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Giovanni di Bicci de' Medici

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Giovanni di Bicci de' Medici (Firenze, 18 febbraio 1360 – Giovanni di Bicci de' Medici
Firenze, 20 febbraio 1429) figlio di Averardo detto "Bicci"
de' Medici; è stato il primo esponente di spicco del ramo
centrale della famiglia Medici. Durante la sua vita riuscì a
fare una grande fortuna con il Banco Medici da lui fondato
e passò la sua ricchezza al figlio Cosimo.

Indice
Biografia
Origini e ascesa economica (1360-1410)
Il rapporto con Giovanni XXIII (1410-1419)
Gli incarichi istituzionali
La peste del 1417
L'istituzione del catasto (1427)
Cristofano dell'Altissimo, ritratto
Discendenza postumo di Giovanni di Bicci de' Medici,
Ascendenza 1562-65
Mecenatismo Note allo stemma araldico qui di
seguito:[1]
Note
Bibliografia Priore dell'Arte del Cambio

Altri progetti
Collegamenti esterni

Biografia
In carica 1402 - 1408 - 1411
Governatore di Pistoia
Origini e ascesa economica (1360-1410)
In carica 1407
Giovanni era uno dei 5 figli di Averardo di Chiarissimo de'
Membro dei Dieci di Balia
Medici e di Jacopa (o Giovanna) Spini[2]. Suo padre era un
mercante di lana che solo nell'ultimo periodo della sua vita In carica 1419
aveva raggiunto una ricchezza tale da potersi definire Gonfaloniere di Giustizia
benestante. Alla sua morte (1363) il suo cospicuo
In carica 1421
patrimonio venne però diviso in cinque parti uguali,
diventando così un'esigua eredità nelle mani dei figli. Lo
zio di Giovanni, Vieri de' Medici (cugino di secondo grado Nascita Firenze, 18 febbraio
di Averardo), era invece ben più ricco, esercitava la 1360
professione di banchiere e fra i settanta e più banchi
Morte Firenze, 20 febbraio
presenti nella Firenze medievale, il suo era uno dei più
1429 (69 anni)
floridi. Proprio a servizio dello zio, Giovanni imparò il
mestiere di banchiere, diventando presto il responsabile Luogo di
Basilica di San Lorenzo
della filiale a Roma. Nel 1385 rilevò questa filiale grazie al sepoltura
piccolo patrimonio portato in dote da sua moglie, Piccarda Dinastia Medici
Bueri, poi aumentato dall'entrata di nuovi soci[2]. Nel 1397
la sede fu spostata a Firenze, vicino a Orsanmichele, Padre Averardo de' Medici
all'incrocio fra Via Porta Rossa e Via Calimala, con un
Madre Jacopa Spini
capitale di 10.000 fiorini per un po' più della metà di
Giovanni e per la parte restante dei suoi due soci[2]. Le Consorte Piccarda Bueri
banche a quell'epoca espletavano la loro attività attraverso i Figli Cosimo
servizio di deposito, di emissione e conversione delle lettere Damiano
di cambio (le antesignane dei traveler's cheque), di prestito Lorenzo
e di investimenti a vario titolo. Il Banco dei Medici ebbe Antonio
buona sorte anche grazie all'impiego di soldi nel commercio
Religione Cattolicesimo
delle stoffe, tanto che nel 1408 godeva già di due filiali, una
a Venezia e una a Roma, più una sotto-succursale a Napoli
dipendente da Roma. Ma sarà proprio dalla capitale della cristianità che Giovanni incomincerà la
costruzione dell'impero economico.

Il rapporto con Giovanni XXIII (1410-1419)


Era proprio il banco a Roma quello più redditizio, perché nel 1413
Giovanni era riuscito a diventare il banchiere privilegiato dei conti
papali, grazie all'amicizia con l'antipapa Giovanni XXIII (papa della
fazione "pisana" durante lo Scisma d'Occidente, eletto nel 1410).
Giovanni aveva bisogno di fondi per mantenere la propria posizione
e rafforzare la sua autorità a discapito dei suoi due rivali, l'antipapa
Benedetto XIII (fazione avignonese) e il Papa Gregorio XII.
Pertanto Giovanni aveva fatto accedere i Medici all'attività della
Tomba dell'Antipapa Giovanni XXIII, Camera Apostolica. Il Banco dei Medici così poté riscuotere le
commissionata da Giovanni De' decime e ricavarne una percentuale, un'opportunità che accrebbe
Medici enormemente le fortune finanziarie della famiglia.[2] Questo quasi-
monopolio però durò solo due anni perché nel 1415 il papa venne
deposto dal Concilio di Costanza e presto il Banco Medici si trovò a
dividere la fonte di guadagno con le imprese rivali, fra le quali quelle degli Spini (quelli del Palazzo Spini
Feroni) e degli Alberti. Con il fallimento del Banco Spini nel 1420, Giovanni riacquistò buona parte delle
prerogative perse sulla riscossione dei conti papali, questa volta in maniera duratura, che portò una notevole
prosperità a lui e alla sua famiglia.

Grazie alla cospicuità degli introiti del banco, largamente sopra i 100.000 fiorini all'anno, e grazie alla sua
prestigiosa clientela, Giovanni poté permettersi anche di rendere l'antico favore a Giovanni XXIII, nel
frattempo dichiarato antipapa e deposto: nel 1419 inviò un suo fattore a Norimberga per impegnarsi al
pagamento di 30.000 fiorini per ottenere la sua scarcerazione. Dopo la sua morte l'alto prelato venne sepolto
a Firenze nel Battistero di San Giovanni, nella tomba realizzata da Donatello e Michelozzo su commissione
del figlio di Giovanni, Cosimo (molto probabilmente come tributo all'amico paterno)[3].

Gli incarichi istituzionali


Giovanni, nonostante la ricchezza, fu un personaggio che non si dimostrò mai ambizioso di cariche
pubbliche, ma aspettò che le cariche gli venissero offerte accettandole di buon grado. A tal proposito
Machiavelli sentenziò così il suo ruolo politico: «Non domandò mai onori ed ebbegli tutti; morì ricchissimo
di tesoro ma più di buona fama e di benevolenza»[4]. Giovanni era quindi riuscito a riscattare il nome dei
Medici che, seppur macchiato in passato da qualche traditore e assassino, aveva però anche dato alle cariche
pubbliche uomini responsabili e validi, dei quali lui era stato il più importante fino ad allora[5]. Espresse così
quella saggia prudenza riguardo alle invidie altrui che sarà una delle chiavi del trionfo di suo figlio Cosimo.
Nonostante questo tatto politico, Giovanni era di tendenze antioligarchiche e cercò, come dimostrò con il
suo patronato nei confronti della piccola e media borghesia, di opporsi silenziosamente alla fazione degli
Albizzi[6]. Lista degli incarichi pubblici ricoperti:

1402: primo incarico come priore dell'Arte del Cambio[7]


1403: missione diplomatica a Bologna[2]
1407: governatore della città di Pistoia[2]
1408: secondo incarico come priore dell'Arte del Cambio[8]
1411: terzo incarico come priore dell'Arte del Cambio[9]
1419: membro dei Dieci di Balia[10]
1421: Gonfaloniere di Giustizia[11]

La peste del 1417


Nel 1417 si abbatté una violenta pestilenza sulla città di Firenze. In quest'occasione, Giovanni di Bicci
diede un grande contributo in denaro per soccorrere gli ammalati e aiutare la Signoria nell'affrontare
l'epidemia.[7]

L'istituzione del catasto (1427)


Giovanni fu uno dei principali sostenitori dell'istituzione di un catasto cittadino, che per la prima volta
tassasse i fiorentini non con le varie imposte sui consumi, che colpivano in eguale misura ricchi e poveri, ma
con delle tasse calibrate sulle entrate, le rendite e i possedimenti delle singole famiglie.

Questo passaggio fondamentale della lotta tra Medici e Albizzi, fu uno di quei provvedimenti tesi a
guadagnare proseliti tra i ceti subalterni da parte dei Medici, secondo un programma non scritto che andava
avanti da circa un cinquantennio, dall'appoggio di Salvestro de' Medici alle rivendicazioni dei Ciompi.

Prima di questa riforma le imposte del comune si basavano su un complicato e confuso sistema di tassazioni
soprattutto indirette, alle quali si aggiungevano alcuni "estimi", cioè tasse sul patrimonio. Nella pratica
comunque la grandissima fetta di entrate era data dai dazi e dalle gabelle (imposte sulle merci in transito).
Oltre alla tassazione ordinaria, ne esisteva una straordinaria per momenti di particolare necessità, come
guerre e realizzazione di grandi opere come le mura. Queste necessità erano coperte dalle cosiddette
prestanze, cioè prestiti volontari o forzati, che venivano restituiti in maniera sempre più macchinosa: nel
1343 si arrivò a creare addirittura un "monte comune", che
emetteva titoli di Stato. Questi titoli erano così gonfiati da
speculazioni con interessi altissimi, da far offrire nel 1358 al
"Monte" certificati di debito pubblico per trecento fiorini in cambio
di 100 fiorini in contanti. Gli unici a potersi permettere tali guadagni
erano comunque i ricchi che avevano soldi da impegnare.

In definitiva, quindi, le tasse gravavano sia sui poveri sia sui ricchi
in egual misura, mentre il debito pubblico si risolveva in un
continuo drenaggio di denaro a favore dei ricchi.

Fu l'occasione dell'ennesima guerra contro i Visconti di Milano del


1427 a far nascere la necessità di attingere soldi dove veramente si
trovavano, cioè nelle casse dei ricchi possidenti. Il catasto sostenuto
da Giovanni de' Medici lo obbligava senz'altro a un forte esborso,
compresi i suoi alleati, ma anche gli avversari come Rinaldo degli
Albizzi. Va inoltre ricordato che anche l'ultimo atto pubblico di
Orsanmichele, sede dell'Arte della
Giovanni de' Medici fu in difesa del popolo; un gruppo che oggi
Lana di cui Giovanni de' Medici fu
diremmo "conservatore", capeggiato da Rinaldo degli Albizzi e nominato più volte priore.
Niccolò da Uzzano, stava tramando per indurre la Signoria, cioè il
governo, a ridurre il numero delle corporazioni minori, diminuendo
così il peso politico della forte e bene articolata classe artigianale di
Firenze, proponendosi contemporaneamente di far abolire, come
non più consono ai tempi, il provvedimento che da circa 130 anni
escludeva la vecchia nobiltà d'origine feudale dalle cariche
governative. Tale proposta di legge, logicamente, fu presentata nel
modo più plausibile, come una misura di ordinaria amministrazione,
ma al vecchio Medici non sfuggì il suo autentico significato, che era
di svolta reazionaria e antipopolare, facendogli mobilitare per Firenze, Sagrestia Vecchia, Basilica
l'opposizione tutte le forze di cui poteva disporre (ed erano molte). di San Lorenzo, tomba di Giovanni di
La legge fu bocciata e ciò contribuì ad aumentare ancora di più Bicci e Piccarda Bueri
l'appoggio popolare a Giovanni e ai suoi discendenti. Il favore
generale che ne conseguì fu cruciale nel lungo periodo per il
successo della famiglia Medici.

Discendenza
Lo stesso argomento in dettaglio: Tavole genealogiche della famiglia Medici.

Dall'unione di Giovanni e Piccarda Bueri, sposata nel 1386, nacquero cinque figli:

Cosimo, (*1389 †1464), che ereditò la fortuna paterna, costituita da 180.000 fiorini, il Banco
dei Medici e numerosi terreni, e che diede origine al ramo di Cafaggiolo.
Damiano, morto in giovane età e possibile gemello di Cosimo (*? †1390).
Lorenzo, (*1395 circa †1440), che diede origine al ramo Popolano.
Antonio, morto in giovane età (*? †1398).
una figlia dal nome ignoto, morta alla vigilia delle nozze[12]
Linea antica

Salvestro
*? †1346

Averardo
*1310 †1363

Giovanni di
Francesco
Bicci
*? †1402
*1360 †1429

Cosimo Damiano Lorenzo Antonio Malatesta Averardo


*1389 †1464 *? †1390 *1395 †1440 *? †1398 †1406 *1373 †1435

Popolano
Cafaggiolo Giuliano Matteo Mariotto
[Trebbio]
*1396 †1467 *1413 †? *1418 †?

Linea
Granducale Francesco
*1415 †?

Ascendenza
Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Averardo de'
Averardo di Medici
Averardo de'
Medici Benricevuta
Salvestro de'
de' Sizi
Medici

Mandina Arigucci

Averardo di
Chiarissimo de'
Medici …


Lisa Donati



Giovanni di
Bicci de'
Medici …


Francesco



Giacoma Spini
… …




Mecenatismo
Giovanni di Bicci supportò le arti e grazie alle sue cospicue donazioni fu abbellita la città, affidandosi ad
artisti quali Filippo Brunelleschi e Jacopo della Quercia. In qualità di priore dell'Arte della Lana, favorì
l'abbellimento della facciata del Palazzo di Orsanmichele (fine anni '10).[13] Tra il 1419 e il 1425 il
Brunelleschi completò lo Spedale degli Innocenti, finalizzato ad accogliere gli orfani della città[13]. In
seguito a ciò Giovanni de Medici commissionò al grande architetto fiorentino la ristrutturazione dell'antica
basilica di San Lorenzo, destinata a diventare la chiesa della famiglia Medici.[13] Tuttavia la mentalità di
Giovanni era ben lontana da quell'idea di mecenatismo tipica dei suoi figli e nipoti, in quanto la sua era più
una benevolenza verso i concittadini, piuttosto che un uso politico dell'arte come prerogativa di prestigio e
supremazia.

Note
1. ^ Lo stemma Medici, su www.palazzo-medici.it. URL consultato il 18 novembre 2016 (archiviato dall'url
originale il 19 novembre 2016).
2. Mediateca Palazzo Medici-Giovanni di Bicci (http://www.palazzo-medici.it/mediateca/it/Sche
da_Giovanni_di_Bicci) Archiviato (https://web.archive.org/web/20150419052424/http://www.
palazzo-medici.it/mediateca/it/Scheda_Giovanni_di_Bicci) il 19 aprile 2015 in Internet
Archive.
3. ^ Enciclopedia Treccani-Cosimo de'Medici (http://www.treccani.it/enciclopedia/cosimo-de-m
edici_%28Dizionario-Biografico%29/)
4. ^ Niccolò Machiavelli, Istorie Fiorentine IV,16
5. ^ La famiglia Medici era anche accusata di essere « [...] gente rozza e spregiudicata, di
volgari neoricchi animati solo dalla logica del profitto e dell'interesse personale» (Franco
Cesati, I Medici - storia di una dinastia europea, p. 21)
6. ^ Come i suoi predecessori, Giovanni era di idee democratiche prossimo al "partito
antimagnatizio": cercò infatti il consenso delle fasce sociali inferiori (il "popolo minuto") e
delle arti minori e contrastò lo strapotere della fazione oligarchica capeggiata da Rinaldo
degli Albizzi e Niccolò da Uzzano. (tratto da Mediateca Palazzo Medici-Giovanni di Bicci (htt
p://www.palazzo-medici.it/mediateca/it/Scheda_Giovanni_di_Bicci) Archiviato (https://web.ar
chive.org/web/20150419052424/http://www.palazzo-medici.it/mediateca/it/Scheda_Giovanni
_di_Bicci) il 19 aprile 2015 in Internet Archive.)
7. Cesati Franco, I Medici - storia di una dinastia europea, p. 20
8. ^ Mediateca Palazzo Medici-Giovanni di Bicci (http://www.palazzo-medici.it/mediateca/it/Sch
eda_Giovanni_di_Bicci) Archiviato (https://web.archive.org/web/20150419052424/http://ww
w.palazzo-medici.it/mediateca/it/Scheda_Giovanni_di_Bicci) il 19 aprile 2015 in Internet
Archive., nota 5
9. ^ Mediateca Palazzo Medici-Giovanni di Bicci (http://www.palazzo-medici.it/mediateca/it/Sch
eda_Giovanni_di_Bicci) Archiviato (https://web.archive.org/web/20150419052424/http://ww
w.palazzo-medici.it/mediateca/it/Scheda_Giovanni_di_Bicci) il 19 aprile 2015 in Internet
Archive., nota 7
10. ^ Mediateca Palazzo Medici-Giovanni di Bicci (http://www.palazzo-medici.it/mediateca/it/Sch
eda_Giovanni_di_Bicci) Archiviato (https://web.archive.org/web/20150419052424/http://ww
w.palazzo-medici.it/mediateca/it/Scheda_Giovanni_di_Bicci) il 19 aprile 2015 in Internet
Archive., nota 6
11. ^ Mediateca Palazzo Medici-Giovanni di Bicci (http://www.palazzo-medici.it/mediateca/it/Sch
eda_Giovanni_di_Bicci) Archiviato (https://web.archive.org/web/20150419052424/http://ww
w.palazzo-medici.it/mediateca/it/Scheda_Giovanni_di_Bicci) il 19 aprile 2015 in Internet
Archive., nota 10
12. ^ Yvonne Maguire, The Women of the Medici, Taylor & Francis, 2019.
13. Franco Cesati, I Medici - storia di una dinastia europea, p. 21

Bibliografia
J. R. Hale, Firenze e i Medici. Storia di una città e di una famiglia, Mursia, Milano 1980
Niccolò Machiavelli, Istorie Fiorentine
Franco Cesati, I Medici - storia di una dinastia europea, Mandragora, Firenze 1999

Altri progetti
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Category:Giovanni_di_Bicci_de%27_Medici?uselang=it)

Collegamenti esterni

(EN) Giovanni di Bicci, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.


Pierluigi Terenzi, MEDICI, Giovanni di Bicci de’, in Dizionario biografico degli italiani,
vol. 73, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2016.
Mediateca Palazzo Medici-Giovanni di Bicci, su palazzo-medici.it.
Approfondimenti sui Medici, Giovanni di Bicci, su palazzo-medici.it (archiviato dall'url originale l'8
novembre 2007).
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