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a.a.

2020
Università degli studi di Parma

[PSICOFISICA E PERCEZIONE
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Corso di laurea in Psicobiologia e
Neuroscienze Cognitive

MULTISENSORIALE]
Raffaele Di Lorenzo
Elementi di psicofisica e elaborazione teorico-empirica del concetto di percezione multisensoriale
Introduzione

Quanti sono i sensi? Dalla modularità alla prospettiva


multisensoriale. Metodi di studio.

Faremo riferimento a due livelli di base. Il livello del sostrato neurale (struttura) e il
livello delle funzioni adattive (funzione). La prospettiva è quella multisensoriale in cui i
sensi vengono considerati come sistemi interconnessi al servizio del comportamento di un
organismo che percepisce e agisce in una specifica nicchia ecologica. Questa posizione
mette in discussione l’approccio di Fodor della modularità dei sistemi di input.

Oggi sappiamo che è possibile osservare una convergenza dei diversi canali sensoriali
già nelle prime stazioni sinaptiche della via che porta l’informazione sensoriale dai
recettori periferici alla corteccia. Questo suggerisce che l’integrazione multisensoriale
potrebbe essere una caratteristica molto più fondamentale di quanto non si ritenesse in
passato. Fodor separava le facoltà orizzontali (memoria, attenzione etc) dalle facoltà
verticali modulari (sistemi di input e output). Le informazioni percepite dalle facoltà
verticali sarebbero poi, secondo l’autore, trasformate in rappresentazioni, fornite poi alla
parte del sistema cognitivo. L’esperimento di Muller-Lyer (segmenti orizzontali di stessa
lunghezza che appaiono dissimili) avalla questa visione modularista. Tuttavia, ad Oxford
dei ricercatori confutano questo approccio provando che la semplice visione delle labbra
di una persona che sta parlando può attivare la corteccia uditiva primaria anche in assenza
del suono delle parole. Ovvero, all’University College di Londra hanno dimostrato che la
risposta nella corteccia visiva primaria a stimoli visivi presentati in prossimità di una mano
può essere amplificata se le persone contemporaneamente ricevono una stimolazione
tattile sulle dita della stessa mano. Sistema percettivo è il concetto espresso da Gibson,
poiché la percezione è un processo attivo. Gibson fa anche notare che la catena
psicofisica teorizzata da Fechner nell’ottocento (Percetto>Stimolo Prossimale
[recettori]>Stimolo Distale [oggetto fisico]) non è completa. L’informazione afferente

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(feed-back sensoriale) viene usata per per guidare l’attività esplorativa. Tale approccio è
stato riproposto dal filosofo Alva Noe col paradosso della “cecità esperenziale”.

I metodi usati sono quelli classici della psicologia sperimentale e della psicofisica
(misura di accuratezza, precisione, tempi di risposta nello svolgimento di un compito), la
risonanza magnetica funzionale (fMRI), la tomografia a emissione di positroni (PET),
l’event-related potentials (ERP), la stimolazione magnetica transcranica (TMS).

Le ricerche della multisensorialità vanno in tre direzioni: analisi del “valore aggiunto”
della multisensorialità; analisi dei contesti nei quali avviene l’integrazione multisensoriale;
analisi del contenuto della modalità sensoriale quando i diversi canali forniscono
informazioni discordanti. Il nostro sistema percettivo è in grado di accettare discrepanze
temporali e spaziali prima di rinunciare all’unità percettiva dell’oggetto multisensoriale.
Questo genera le percezioni illusorie come suggerito dall’effetto McGurk (illusione
visuoacustica legata all’interazione tra movimento della bocca e suono emesso). Sembra
che nelle situazioni di conflitto tra informazioni il cervello tende a basarsi di volta in volta
sul canale sensoriale che offre l’informazione più affidabile. Dunque, la multisensorialità si
caratterizza chiaramente come un aspetto adattivo del nostro sistema cognitivo per
ottimizzare la percezione rispetto al rumore e incertezza dell’ambiente.

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Corpo
Presumibilmente, dall’insieme dei processi multisensoriali relativi alla percezione del
corpo trae origine il vissuto che il corpo che percepiamo ci appartenga e sia la sede del
nostro Sé

Il corpo come oggetto multisensoriale


Distorsioni della rappresentazione corporea

Illusione di Weber: percezione distorta della distanza di 2 punti di contatto, su zone


recettoriali diverse. Maggiore è la densità recettoriale maggiore è la sensazione di
distanza tra due punti. Manipolazione su Weber: uso di occhiali deformanti che
modificano le percezioni tattili diverse. Dunque, il corpo non si riduce alle sole sensazioni
che riceviamo da singoli sensi (esiste interazione). L’illusione di Pinocchio: una pressione
intermittente sul tendine del braccio semi-flesso genera la sensazione di allontanamento
dell’avambraccio e, conseguente ad una richiesta di toccarsi il naso, la sensazione di
allungamento del naso stesso.

Sentire il corpo in un arto finto

L’illusione della mano di gomma (Rubber Hand


Illusion – RHI), è un’illusione in cui le sensazioni tattili
percepite da un soggetto sono riferite a un arto alieno
sintetico (Botvinick & Cohen, 1998). In questa
procedura, il soggetto che partecipa all’esperimento è
seduto con il braccio sinistro posto sopra un tavolo. Uno
schermo è collocato accanto all’arto al fine di
nasconderlo allo sguardo del soggetto e una mano di
gomma di dimensioni reali, simili a quelle della mano sinistra del soggetto, è posta sopra il
tavolo di fronte a lui. Al soggetto è richiesto di mantenere lo sguardo sulla mano artificiale
mentre due piccole spazzole accarezzano contemporaneamente sia la mano di gomma
che quella del soggetto. I tocchi di spazzola, eseguiti in modo sincrono, sono dati con una
frequenza d’intervallo di un secondo e gli effetti percettivi dell’illusione sono riportati su
un questionario ideato appositamente.
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Tre illusioni: 1) sensazioni tattili inesistenti [cattura visiva del tatto], 2)sensazioni e
ricalibrazioni propriocettive, 3) Ownership. Giocano ruolo fondamentale la sincronia
tattile prodotta dallo sperimentatore (assunto unitarietà), canale sensoriale più affidabile,
immagine plausibile del corpo.

Molteplici rappresentazioni del corpo

Lo schema corporeo è informazione consapevole , body image è inconsapevole.


Questo produce delle dissociazioni. Le dissociazioni dovute a deafferentazione periferica
(indica verbalemente/non manualmente), deafferentazione centrale (non percepisce
stimoli/ indica corr. stimolo tattile).

Percezione di ownership

Si cerca a livello multisensoriale (visione, tatto, propriocezione). Dagli esperimenti di


Jannerod si individuano le sensazioni localizzate in uno spazio per cui lo schema corporeo
è dinamico su base multisensoriale. Lo schema corporeo si traduce nel “mio corpo in
azione”.

Corpo nella sua interezza e il senso di sé

Il Sé corrisponde ad un’esperienza olistica delicata che vacilla con la distorsione.

Esperienze corporee condivise e cognizione sociale

La rappresentazione di una realtà condivisa emerge sulle interazioni sociali grazie alla
condivisione di esperienze percettive sul contesto della comunicazione collaborativa
(Tomasello). Noi abbiamo accesso agli stati mentali interni dell’altro. Un esempio deriva
dall’esperimento di facilitazione visuotattile con stimolazioni sociali ingroup/outgroup.

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Patologie dalla rappresentazione corporea
(compromissione selettiva)> deficit propriocettivi e integrazioni sensoriali

Patologie della rappresentazione corporea

Somatoparafrenie derivanti da lesione controlaterale cerebrale. Questi soggetti


negano l’appartenenza delle parti del corpo. Tale patologia è spesso associata a
anosognosia (incapacità di riconoscere i sintomi della malattia). La somatoparafrenia è
associata a deficit di natura sensoriale: nei pazienti è alterata la capacità di percepire e
riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio senza il supporto della vista
(ovvero la propriocezione).

Arto fantasma

L’amputazione o denervazione dell’arto causa una riorganizzazione delle aree


corticali. A pazienti amputati veniva stimolato il viso con conseguente attivazione sia
dell’area del volto che dell’aria della mano. Le terapie relative sono quella dell’evitamento
dell’ostacolo, la terapia dello specchio ( ideata da Ramachandran che genera fenomeno
di cattura visiva che riduce il dolore del braccio mancante, presente nel 50-80% dei casi).

Arto fantasma sovranumerario

Sensazione del nido di mani, esperienza visiva multisensoriale.

Fenomeni autoscopici

Percepire il corpo in due posizioni simultanee (esp. Visiva temporo-parieto-


occipitale). L’esperienza extracorporea è quella di sentirsi fuori dal proprio corpo.
L’allucinazione autoscopica genera una visione del duplicato di se stessi, senza uscire dal
corpo. Nell’heautoscopy si osserva una situazione conflittuale fra sé e la propria
immagine. In genere vengono tutte riferite come esperienze visive . Nella gran parte dei
casi le aree danneggiate sono la giunzione temporo-parieto-occipitale e disturbi
vestibolari.

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Sindrome mano anarchica

Mano con mente e volontà separata derivante da lesioni del SMA (conversione di
intenzioni in azioni). I soggetti sono consapevoli ma non in grado di inibire la
manifestazione (comportamento di utilizzazione).

Muovere il corpo
I processi multisensoriali sono coinvolti nello spostamento della mano verso un
oggetto, nell’azione di raggiungimento prensione, nella deambulazione e nel
mantenimento della postura

Trasformazioni sensomotorie

Ovvero, elaborazione per l’azione del muscolo effettore. Quattro situazioni:


spostamento della mano verso l’oggetto, raggiungimento e prensione, deambulazione
postura. Una situazione complessa è il heads up durante un volo. Il vettore
dell’accelerazione e quello della gravità danno la sensazione di decollare.

Muovere la mano> sistema guida

Vedi sistema di guida di Woodwort (disegno segmenti su carta della stessa grandezza
secondo due variabli: velocità e visione). I risultati mostravano che la precisione era
funzione della velocità ma a velocità lenta la precisione era funzione della visione.
Suddivise perciò il sistema di guida in due fasi: l’impulso iniziale (motorio) e
monitoraggio (visivo). Gli aggiustamenti saranno più efficaci quanto maggiore è il tempo
disponibile prima della fine del movimento. Ancora oggi si distingue tra guida a circuito
aperto (programma motorio iniziale) e guida a circuito chiuso (elaborazione segnale
visivo e correzione movimento). Il paradigma sperimentale dell’adattamento prismatico
utilizza degli occhiali prismatici che distorcono l’immagine così da creare errori nel
direzionamento dei movimenti. Tali errori sono prima macroscopici ma poi scompaiono a
seguito di una ricalibrazione delle trasformazioni sensomotorie coinvolte. Ispirato da
questo paradigma, Harris intuisce la presenza di un effetto postumo la ricalibrazione.
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Ovvero, eliminando la causa della distorsione il paziente commette errori causati dalla
ricalibrazione. Tale effetto è chiamato aftereffect, dovuto all’adattamento che scompare
abbastanza rapidamente. L’aftereffect veniva musirato sia per la mano adattata che per
quella non adattata (la quale non subiva questo effetto e non produceva errori motori).

Raggiungere e afferrare

Tale gesto è composto da movimenti come lo spostamento della mano e la


conformazione delle dita secondo determinati principi: apertura delle dita rispetto
(sempre più grande rispetto) a grandezza oggetto, decelerazione e conformazione mano
in adattamento rispetto alla forma dell’oggetto….

Camminare e tenersi in equilibrio

Vige un modello a due componenti: generatori di configurazioni motorie (pattern


generator) che lavorano a prescindere dai segnali sensoriali di feedback e meccanismi
riflessi controllati dal cervelletto che attuano correzioni in funzione dei feedback.
L’esperimento della pedana di Nashner (1976) conferma l’esistenza di questi due circuiti.
Ma questi non sono i soli gli unici meccanismi implicati nella dambulazione. Esisterebbero
dei processi multisensoriali superiori. Nell’esperimento della stanza mobile
l’informazione che produce la perturbazione della postura è di natura visiva. Il flusso
ottico radiale è compatibile con il movimento in avanti dell’osservatore, che dovrà
“correggere” la postura in funzione dell’illusione ottica. Altra informazione sensoriale che
partecipa alla deambulazione è quella vestibolare. Pazienti trattati con neurotomia
vestibolare unilaterale (NVU) non riescono a camminare in linea retta ad occhi chiusi.

Postura e movimento in pazienti deafferenziati

Come si vive senza sensibilità somatica? Senza le informazioni provenienti dai fusi
neuromuscolari, dai recettori tendinei e dai recettori cutanei la deambulazione è
impossibile. La deafferentazione causa movimenti motori fini problematici (Gentilucci,
1994). Questi pazienti usano la via visiva per farsi un’idea dell’oggetto da raggiungere, da
sollevare. Questa capacità si chiama kinematic specification of dynamics (KSD). È
possibile altresì che esistano modelli predittivi dell’afferenza sensoriale, ossia, delle
aspettative rispetto all’attività motoria in corso. Bard (1999) ha studiato una paziente
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deafferentata attraverso il paradigma del doppio passo: la paziente deve seguire con un
dito che verrà occultato un puntino luminoso. I risultati sono buoni a riprova che potrebbe
esistere un modello interno efferente sensa l’ausilio della vista.

Chi sta muovendo il mio corpo?

Il concetto di agency appare centrale. Nel paradigma di Libet (1983) i partecipanti


devono sollevare la mano posata sul tavolo nel momento in cui sentono il desiderio di
farlo. Contestualmente si misura l’attività cerebrale con EEG e l’attività muscolare del
braccio con EMG per la tempistica dei processi corticali associati all’azione intenzionale. Il
secondo tipo di dati sono presi da resoconti introspettivi di due giudizi: il giudizio W
(volontà) e il giudizio M (movimento) ponderati attraverso la visione di un orologio.
Risultati: il potenziale di preparazione precedeva di diverse centinaia di millisecondi la
contrazione del muscolo. Il movimento fisico inizia dopo la pianificazione, la percezione
dell’intenzione e dopo l’inizio dell’attività di preparazione. Dato più curioso, l’attività
elettrica di preparazione del movimento precedeva la consapevolezza dell’intenzione di
muoversi di circa 400 ms.

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Gli oggetti

L’interazione multisensoriale nella percezione di


oggetti
La formazione delle unità percetti ve, alla base della percezione degli
oggetti , è anche di natura multisensoriale

Organizzazione percetti va

Col fenomeno del grouping c’è il raggruppamento di contorni e regioni in unità


percettive. I primi principi di unificazione-segregazione sono stati identificati dalla scuola
della gestalt, in particolare da Wertheimer. La formazione di unità percettive risponde a 7
principi di base:

prossimità, somiglianza, destino comune, impostazione oggettiva, buona


continuazione, chiusura, esperienza passata.

Processi multisensoriali nell’oganizzazione percetti va

Teoricamente ci si attenderebbe che la


multisensorialità abbia un ruolo importante,
proprio perché informazione incompleta o
ambigua in un canale unisensoriale potrebbe
essere completa o meno ambigua in un altro.
Nell’esperimento di Sekuler e Lau (1997)
l’aggiunta di un “click” nel momento
dell’incrocio/scontro delle due palline genera l’effetto biliardo o meno. L’informazione di
un canale sensoriale può orientare la scelta di un’alternativa percettiva in condizioni di
ambiguità in un altro canale. Ma la disambiguazione multisensoriale è solo uno dei casi
possibili. Altro fenomeno possibile è l’interferenza: nell’esperimento di Shams (2000)
contare i flash diventava difficile se erano accompagnati da discrete quantità di beep.

Fusione dei canali sensoriali

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Contro l’ipotesi della dominanza visiva vi è quella della modalità più appropriata. Il
sistema percettivo sceglie di volta in volta la modalità percettiva migliore.

L’approccio bayesiano

Scelta dell’interpretazione più probabile per l’informazione sensoriale disponibile in


un dato momento. Tale scelta è determinata dal prodotto di due cose: l’informazione
sensoriale disponibile e ciò che si sa già sull’ambiente e gli oggetti, ovvero,
verosimiglianza e probabilità a priori. Ciò produce la probabilità a posteriori. La
proiezione di una forma tridemensionale è ambigua poiché sulla retina si stampa
un’immagine bidimensionale. A parità di informazione retinica, il percetto viene
influenzato dalla probabilità a priori.

I pesi dei sensi

Nel modello di integrazione ottimale l’interpretazione ottimale dei segnali


multisensoriali corrisponde alla somma dei segnali unisensoriali pesati in base alla loro
affidabilità relativa:

Svt= Wv Sv + Wt St

L’integrazione è ottimale in quanto: a) utilizza al meglio l’informazione fornita da tutti


i canali sensoriali disponibili e b) il percetto integrato è meno soggetto a variabilità casuale
rispetto ai singoli segnali.

Limiti del modello bayesiano

Come fa il sistema percettivo a sapere che i diversi segnali multisensoriali provengono


dallo stesso oggetto? Una risposta si trova nelle proprietà globali della stimolazione, la
coincidenza spaziale e la sincronicità. Ma anche la percezione della sincronicità e della
coincidenza spaziale sono il risultato di processi mutlisensoriali complessi. La definizione
di combinazione multisensoriale può aiutare poiché considera le condizioni in cui i segnali
multisensoriali siano complementari o anche in conflitto. Inserendo al modello bayesiano
la componente a priori dell’interazione (corrisponde alla probabilità che i due segnali
provengano da fonte comune) si aumenta la capacità di predizione. Quando i segnali

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unisensoriali non vengono combinati possono accadere due cose: la prima è che nei
diversi canali sensoriali rimanga un’informazione separatamente disponibile, la seconda è
che l’interpretazione basata su uno dei canali disponibili eserciti una sorta di veto sugli
altri, impedendone l’ulteriore elaborazione e accesso alla coscienza. In questo caso si
parlerebbe di prevalenza. Un esempio di elaborazione lunga e di reinterpretazione dei
segnali è il caso del cubo di Necker tridimensionale.

Il riconoscimento crossmodale
Quesito filosofico di Molyneux e la sostituzione sensoriale per ciechi

Teorie del riconoscimento

Nella teoria delle rappresentazioni strutturali di Biederman gli oggetti sono


rappresentati tutti dalla combinazione di 24 componenti primitivi volumetrici, i geoni.
Tale teoria ha problemi a spiegare la percezione nel caso di rotazione di oggetti. Per tale
problema corre in soccorso la teoria dei template. Il riconoscimento avverrebbe per
confronto dell’immagine retinica attualmente disponibile (vista attuale dell’oggetto) con
un archivio interno delle viste precedentemente esperite.

Il questito di Molyneux

Supponiamo che un uomo sia nato cieco, e che avendo nelle mani una sfera e un
cubo, di circa la stessa grandezza, gli sia stato insegnato quale sia da chiamare sfera e
quale cubo, finche egli non abbia imparato a distinguerli attraverso la sensazione tattile .
Supponieamo ora che entrambe vengano allontanate e poste su un tavolo e che la vista gli
venga restituita. Chiedo: sarà egli in grado con la sola vista, e prima di toccarli ancora, di
sapere quale sia la sfera e quale il cubo. Inoltre: sarà in grado con la sola vista, prima di
allungare in avanti la mano, di sapere se egli sarà in grado di raggiungerli per afferrarli,
ossia distinguere le distanze di interazione? Le capacità transmodali di percezione sono
state confermate da Caviness e da Meltzoff.

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Sostituzione sensoriale

Possono gli individui deprivati di una modalità sensoriale utilizzare sensazioni


provenienti da altri sistemi sensoriali in maniera vicariante? Daredavil utilizza l’udito per
rappresentare lo spazio intorno a sé. La
sonificazione è il tentativo di tradurre in suoni
delle immagini secondo regole che il non vedente
dovrebbe apprendere, ma l’entusiasmo per questi
sistemi protesici è eccessivo. I ciechi dalla nascita
non riescono ad esempio a risolvere il problema
dell’illusione di Ponzo. Secondo Lenay (2003) non
si può parlare di una vera e propria sostituzione perché non viene riprodotta l’esperienza
qualitativa del senso sostituito. Più che di sostituzione si dovrebbe parlare di aggiunta di
funzionalità a un canale sensoriale intatto, o meglio, si dovrebbe parlare di sostituzione
sensomotoria. Per Guarniero l’utilizzo di indici sostitutivi richiede una sorta di deduzione
cosciente.

Riconoscimento e atti vità esplorativa

Gibson confronta tre condizioni di tatto:

tatto passivo (pressione di stampo sul palmo della mano) con 50% di errore;

tatto attivo (esplorazione attiva dello stampo) con 0% di errore;

tatto dinamico (stampo in movimento sulla mano) con 30% di errore.

L’effetto priming è presente anche in condizione di attivazione crossmodale, ovvero,


preallertare con immagine un riconoscimento tattile o viceversa. Anche Newell conferma
la capacità di riconoscimento crossmodale.

La percezione multisensoriale dei cibi


Interagiscono in questa percezione il gusto, l’olfatto, la vista, udito e sensi corporei

Gli oggetti edibili

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Esperienza multimodale per eccellenza, il mangiare cibo ha una grossa valenza
adattiva.

Interazione fra segnali oflatti vi e gustativi

L’importanza dell’interazione tra gusto e olfatto si evidenzia quando abbiamo il naso


congestionato. Se non fosse per la texure e consistenza del cibo avremmo difficoltà a
riconoscerlo senza il retrogusto olfattivo. La sensibilità del sistema in condizioni
multisensoriali è maggiore di quella in condizione unisensoriale. Tuttavia, la sensibilità è
anche funzione dell’associazione dei sapori (Galton).

Ruolo dei segnali visivi

Ancora una volta è influente l’importanza adattiva degli stimoli legati al cibo. I sengali
visivi come il colore sono fondamentali per il riconoscimento preventivo di altuni sapori.
Pensate ad una mozzarella con macchie blu oppure ad una patata con macchie verdastre.
Per i prodotti industriali il discorso potrebbe essere diverso: un’aranciata ben colorata
potrebbe suggerire l’idea di un sapore più intenso. I colori e l’aspetto in generale crea
della aspettative, come suggeriva lo chef Gualtiero Marchesi. Molte ricerche hanno
mostrato come una delle aree più importanti per l’integrazione di stimoli che derivano dai
nostri occhi, dal nostro naso e dalla nostra bocca potrebbe essere la corteccia
orbitofrontale (Rolls, 1994) rispondente a stimoli olfattivi, visivi e gustativi.

Il ruolo dei segnali uditivi

Zampini (2004) ha dimostrato che è possibile influenzare la valutazione di un alimento


modificandone solo il suono e mantenendo le altre caratteristiche costanti. Le patatine
Pringles erano meglio giudicate da chi le mordeva se il suono riprodotto era più
amplificato su frequenze alte, tipiche della croccantezza.

Sinestesia
Quando la stimolazione di un canale evoca l’esperienza di sensazioni
evocate da altri canali

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Un fenomeno curioso

Descritta da John Locke nel suo “Saggio sull’intelletto umano” . Questo fenomeno
curioso ha la potenzialità di darci informazione preziose sulla natura della percezione
multisensoriale e della sua base neurale. La sinestesia non è metafora sinestetica: posso
dire che un gusto sia intenso, rotondo, avvolgente o che un colore sia vibrante. Nel
modello della disinibizione le connessioni normalmente bloccate fra aree corticali
multisensoriali vengono liberate (da droghe o altro) dando vita all’esperienza sinestetica.
Tale percezione è suggestione? Baron Cohen ha scoperto una certa coerenza
longitudinale nel tipo di associazione sinestetica tra colore e tono. In studi recentissimi
la sinestesia sembra avere un effetto su processi indubbiamente multisensoriali: nel primo
studio si parla di sinestesia debole laddove si associa la parola ad una forma geometrica
(takete-maluma). Sicuramente tale associazione è crossmodale motoria. Nel secondo
studio si indaga la sinestesia parola-colore.

Sinestesia e basi neurali della multisensorialità

Nel corso dello sviluppo corticale i canali sensoriali diverrebbero più modulari,
producendo una sempre maggiore differenziazione delle esperienze percettive associalte
alla loro stimolazione. Nei sinesteti, questo processo di differenziazione avverrebbe in
modo incompleto (Baron-Cohen). Influente potrebbe essere la contiguità delle aree
corticali percettive. Ad esempio l’area visiva del colore (V4) è adiacente all’area
temporale responsabile del riconoscimento delle lettere e dei numeri.

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Lo spazio

Spazio, specificazione e multisensorialità


La mente costruisce rappresentazioni multiple dello spazio

La percezione dello spazio

Indubbiamente viviamo in più spazi percettivi non in uno spazio percettivo unitario e
continuo. Per il corpo ne esistono tre: corporeo+peripersonale+extracorporeo.

Il modello di Berkeley

Questo modello si basa sulla natura proiettiva del passaggio di informazione che
caratterizza la visione. Per questo motivo, la distanza in quanto tale non può essere vista
immediatamente. Per questo motivo, la percezione dello spazio non può essere risultato
della mera percezione visiva. Berkeley considera la necessità di un’analisi locale e la
presenza di indeterminazione nell’informazione visiva. Per superare tale
indeterminazione la mente deve ricorrere a informazioni extravisive, ovvero il tatto.
All’esplorazione tattile viene associata via via la convergenza oculare e l’accomodazione
(disambiguazione sensoriale).

Assetto otti co e assetto globale

Gibson confuta l’assunto berkeleyano intruducendo il concetto di assetto ottico che


sarebbe l’insieme degli angoli solidi sottesi dalle superfici a un punto di vista. Per alcuni
neo-gibsoniani l’informazione nell’assetto ottico può anche essere ambigua, in alcuni casi,
ma tali ambiguità vengono rimosse nel momento in cui si considera l’assetto globale
(strutture spaziotemporali meccaniche, caustiche, tattili).

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Spazio corporeo e spazio peripersonale
La rappresentazione dello spazio peripersonale potrebbe avere la funzione di

prepararci al contatto con gli oggetti

Lo spazio corporeo

Quella dello spazio corporeo è una rappresentazione di alto livello. Si ipotizza


l’esistenza di uno schema strutturale corporeo che avrebbe un ruolo importante per
consentire le trasformazione di coordinate necessarie per la localizzazione di stimoli tattili
rispetto allo spazio. Tali coordinate non sono così scontate: ad esempio nell’illusione
giapponese (mani intrecciate) tali
coordinate vengono messe in
discussione. La postura inusuale
della parte corporea produce una
percezione erronea della sua
posizione. Ciò è confermato anche
dagli esperimenti di Benedetti
(1988). Le coordinate corporee nei
casi di perturbazione delle stesse
(incrocio di mani) possono essere ripristinate da un priming tattile, come suggerisce
l’esperimento di Azanon e Soto .

Spazio peripersonale

La zona di fuga è una sorta di bolla che circonda il corpo degli organismi, definendo i
confini all’interno dei quali vanno attivate specifiche risposte comportamentali, come
appunto la fuga (von Uexkull). Rizzolatti ha indagato la lettura dello spazio peripersonale.

Basi neurali dello spazio peripersonale

Esistono neuroni bimodali in cui il campo visivo recettivo sembra ancorato a quello
tattile (Graziano, 1993) caratterizzati da risposte bimodali e sono sensibili sia a una
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stimolazione tattile su una specifica regione della cute, sia a una stimolazione visiva in
prossimità della medesima regione di cute. Tutte le regioni cerebrali nella quali sono stati
descritti neuroni con risposte bimodali visuotattili sono in varia misura implicate nella
pianificazione e nel controllo dell’azione (corteccia premotoria e corteccia parietale
posteriore). L’interesse suscitato da ricerche nell’animale e nei pazienti cerebrolesi ha
spinto molti ricercatori a cercare altri paradigmi sperimentali dell’estinzione visuotattile
(riscontrata in pazienti cerebrolesi), che potessero evidenziare fenomeni analoghi.
L’effetto di congruenza crossmodale (Spence, 2008) risponde a questa richiesta. In
questo paradigma la prestazione tattile è più lenta quando il distrattore visivo è
incongruente rispetto a quando è congruente. Tale influenza è maggiore quando gli
stimoli visivi sono molto vicini alla mano. Ma come il sistema mente/cervello stabilisce i
confini dello spazio peripersonale?

La plasticità dello spazio peripersonale

Iriki ha provato nel 1996 come l’uso di un utensile da parte della scimmia può
modificare la risposta dei neuroni bimodali. Ladavas ha provato la stessa cosa negli esseri
umani con lesione dell’emisfero destro. Altri, usando il paradigma di congruenza
crossmodale hanno riscontrato risposte condizionate dall’inclusione di bastoni all’interno
della percezione del campo peripersonale. Lo spazio visivo percepito in relazione al corpo
è funzione delle nuove “protesi” collegate alle mani (i bastoni).

Spazio peripersonale come interfaccia anticipatoria

Qual è il valore adattivo di uno spazio peripersonale? Potrebbe essere un’interfaccia


anticipatoria del contatto con altri oggetti o organismi, evolutasi come strumento utile
alla fuga e all’evitamento (flight zone). Inoltre può essere utlile anticipare le sensazione
tattili che si verificheranno all’istante del contatto in funzione di ciò che la vista è in grado
di prevedere (Rizzolatti, 1997). Di fatti, il paradigma di congruenza cross modale è valido
anche per le azioni volontarie. Quanto studiato suggerisce che lo spazio peripersonale
potrebbe servire come interfaccia anticipatoria nelle interazione fra il nostro corpo e gli
oggetti prossimi a esso.

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Lo spazio extrapersonale
La rappresentazione dello spazio distante dal nostro corpo si basa sull’integrazione di
segnali sensoriali visivi, acustici e propriocettivi

Spazio distante dal corpo e multisensorialità

Anche queste sono regioni di integrazione multisensoriale? Sembrerebbero coinvolti


solo i canali visivo e acustico. Ma i sensi corporei potrebbero giocare un ruolo
importante. Per interpretare i segnali dell’occhio e dell’orecchio bisogna comunque avere
accesso a segnali di posizione del corpo, della testa, dell’occhio.

La peculariatà dello spazio acustico

Al contrario della retina, nella coclea coglie unicamente la dimensione tonale dello
stimolo, a 1D. Per cui gli indizi spaziali provengono da altro: la separazione delle due
orecchie è uno strumento per ricavare la posizione dello stimolo (differenza nel tempo di
arrivo interaurale e differenza di intensità). Dunque, la rappresentazione dello spazio è
costruita.

Imparare dal ventriloquo

Un esempio di dominanza della visione nei fenomeni extrapersonali è l’illusione del


ventriloquo. Dallo studio su questa illusione derivano due principi importanti: il primo è
che la discrepanza spaziale fra lo stimolo visivo e quello acustico è un fattore che influisce
ampiamente sulla possibilità di integrare i due eventi in un solo percetto. L’altro è l’ effetto
di cattura del suono, ovvero ridurre cognitivamente la distanza tra le due fonti, anche
quando esse non sono per esperienza assimilabili. Altro concetto interessante è quello di
cattura visiva studiata a Bruxelles. Nell’esperimento nella prima fase si chiedeva ai
partecipanti di indicare con il dito indice la posizione di brevi suoni presentati nello spazio
antistante. Nella seconda fase venivano fatti indossare occhiali prismatici. Qui veniva
chiesto di prestare attenzione a stimolazioni audiovisive per rilevare cambiamenti di
luminosità. La discrepanza percepita tra stimolo visivo e suono era di 15 gradi. Dopo 120
prove si ripeteva il primo compito. La localizzazione dei suoni in questa fase risultò
modificata. Questo effetto è noto come effetto postumo della cattura audiovisiva.
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Mappe neurali dello spazio extrapersonale

Anche le aree sensoriali primarie ricevono afferenze multisensoriali. Ad esempio nella


corteccia acustica sono state documentate risposte visive somatosensoriali. Altra area
importante è il collicolo superiore. I primi tre strati rispondono ad informazioni visive le
successive integrano informazioni uditive e somatosensoriali a mo’ di mappa dello spazio.
Queste mappe sensoriali del colliclo superiore sono infatti anche in registro con mappe
premotorie in grado di evocare rilfessi degli occhi verso la posizione dello spazio esterno
dove vi è lo stimolo. Inoltre le risposte integrative sono super addittive quando lo spazio e
il tempo dell’evento coincidono. Comunque il nostro cervello mostra una finestra
multisensoriale di integrazione oltre la quale gli stimoli multisensoriali sono addirittura
inibiti. Sia la corteccia parietale posteriore che la LIP sono anch’esse fondamentali per lo
spazio extrapersonale poiché integrano le informazioni sensoriali e le informazioni
propriocettive motorie circa la posizione del recettore nello spazio (es. retina).

Attenzione spaziale sensoriale


Perché si compiono errori quando l’attenzione spaziale è divisa fra canali sensoriali

Attenzione seletti va e mutlisensorialità

In passato si credeva che la selezione dell’informazione fosse modalità-specifica,


ovvero avvenire in maniera indipendente per i diversi canali sensoriali. Nell’effetto
cocktail party la selezione o l’isolamento degli stimoli si avvale di più canali (per capire
cosa dice il nostro amico da lontano e nella folla cercherò di leggere anche il labbiale).

Orientare l’attenzione nello spazio multisensoriale

A Oxford hanno studiato una


situazione simile a quella del cocktail
party giocando con l’effetto
incongruenza. L’integrazione
visuoacustica era superiore quando
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le fonti erano localizzate nello stesso spazio esterno. Anche in una situazione di cue
acustico precedente ad un cue visivo l’attenzione era spostata tendenzialmente sul primo
cue. Ciò dimostra che i meccanismi di selezione dell’informazione non sono modalità-
specifici ma amodali, ossia basati su un’unica rappresentazione dello spazio indipendente
dai segnali sensoriali utilizzati per costruirla. Da sottolineare che in letteratura esistono
due meccanismi di orientamento delle risorse attenzionali: endogeno (volontario) e
esogeno (automatico).

Usare il cellulare durante la guida

La fonte di distrazione maggiore dell’usare il cellualare mentre si guida è che


l’attenzione visiva è focalizzata in direzione della strada e contemporanemente
l’attenzione acustica è localizzata nell’orecchio, ovvero in posizione spaziale dislocata
rispetto alla strada. In un esperiemento di Spence e Read, se il messaggio acustico era
localizzato in direzione della strada esso veniva percepito con più chiarezza e meglio
distinto da un messaggio irrilevante.

Interagire con un’interfaccia multimodale

Per interagire con entità virtuali sullo schermo è necessario attuare comportamenti
orientati in uno spazio virtuale. I progettisti parlano di interfacce mutlimodali e
multimodali e di usabilità. Nel concetto di usabiltà rientrato diverse dimensioni e
caratteristiche tra cui la coerenza: la codifica spaziale non deve costringere l’utente a
dividere l’attenzione dedicata ai deiversi media su porzioni diverse di spazio (con
coincidenza spazio temporale);

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Il tempo
Simultaneità e successione
il tempo psicologico non è una perfetta riproduzione del tempo fisico

Il tempo fisico, tempo psicologico e multisensorialità

Il processo di trasduzione dell’energia nello stimolo in impulsi nervosi richiede circa 1


millisecondo (ms) per l’udito, 30-40 ms per la vista, 15-30 ms per il tatto e 100-150 per
l’olfatto. All’esterno del corpo le onde sonore e le molecole odorose si spostano
lentamente, mentre la luce è più veloce e il tatto ha un contatto diretto sulla cute. Tutto
questo crea una serie di combinazioni di eventi da far considerare due dimensioni di
tempo, il tempo fisico e il tempo psicologico. Esiste un isomorfismo tra tempo psicologico
e tempo fisico? Si affronteranno qui i temi della percezione della sincronia e della
successione, della percezione della durata e percezione multisensoriale del ritmo.

Misurare simultaneità e successione

Sincronia temporale e coincidenza spaziale controllano l’integrazione tra stimoli


sensoriali diversi. Ma abbiamo visto come la qualità degli stimoli, e la qualità dei recettori
e dei neuroni di trasduzione dell’informazione condizionano l’organizzazione degli eventi
percettivi nel tempo e nello spazio. Ad esempio, l’orizzonte di simultaneità degli stimoli
uditivi e visivi è di 12 metri. I paradigmi sperimentali per misurare la sincronia e la
successione temporale multisensoriale sono due: il giudizio di ordine temporale (TOJ) e il
giudizio di simultaneità.

Tipico compito TOJ: ai


partecipanti vengono presentati due
stimoli diversi separati da intervalli
diversi (SOA, Stimulus Onset
Asynchrony)e viene chiesto lori di
stabilirne i tempi di successione
(first-last). Nel compito di giudizio di
JND
simultaneità viene chiesto di

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giudicare se gli stimoli uguali siano stati presentati simultaneamente o no (yes-not). Esiste
anche paradigma misto.

Nel compito SOA la percentuale di risposte corrette per intervalli da 100ms in su è


molto alta. Dalla curva sigmoide si possono derivare due parametri psicofisici
fondamentali: il punto di simultaneità soggettiva (PSS) e la soglia differenziale o
differenza appena percepibile (JND). Il PSS rappresenta l’intervallo medio per il quale uno
stimolo suono (per esempio) deve precedere l’altro finchè si risponda “suono prima”, il
punto che corrisponde al 50% della sigmoide. L’altro parametro è il JND che rappresenta
invece il minimo intervallo temporale tra due stimoli per il quale il partecipante riesce a
rispondere correttamente nel 75% dei casi. Più il valore della JND è piccolo migliore è la
capacità di discriminare.

Anche nel compito di giudizio di simultaneità gli stimoli vengono presentati a


intervalli differenti e si dovrà decidere se sono simultanei o meno. Nel compito di giudizio
di simultaneità i dati vengono visualizzati con una curva a campana. Tanto maggiore è
l’intervallo fra i due stimoli tanto minore sarà la percentuale di risposte “simultaneo”.
Tanto minore è l’intervallo tra i due stimoli tanto maggiore sarà la percentuale di risposte
“simultaneo”. In questa campana il PSS corrisponde al picco , mentre la JND è
rappresentata dalla curva: maggiore è l’ampiezza peggiore è la prestazione. Sembra
naturale aspettarsi che il PSS nel compito TOJ (punto di massima incertezza riguardo
l’ordine) fornisca una misura accurata di quando due stimoli vengano percepiti simultanei.
Ma questa intuizione è ingannevole come ha dimostrato Van Eijk. Egli presentò stimoli
uditivi e visivi con differenti SOA chiedendo lo svolgimento di tre compiti: un TOJ classico
(primo-secondo), un giudizio simultaneità (SJ2), e un misto con simultaneità e ordine
(SJ3). I giudizi SJ2 e SJ3 avevano valori di PSS molto simili . questo suggerisce che il giudizio
di simultaneità dovrebbe essere preferito al TOJ quando si vuole valutare la sincronia
multisensoriale.

Il fenomeno del “prior entry”

Tra le sette leggi di Titchner c’è quella del prior entry: l’oggetto dell’attenzione
raggiunge la coscienza più velocemente degli oggetti a cui non facciamo attenzione.
Wundt dubitava del fatto che la diversa velocità cui vengono elaborate le informazioni
sensoriali fosse la principale causa di errori nel determinare il punto esatto delle noste
percezioni nel tempo fisico. Cattel infatti mostrò che persisteano errori anche quando tutti

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gli stimoli utilizzati venivano elaborati dallo stesso canale sensoriale. Dunque Wundt
realizzo un pendolo per esperimenti sulla localizzazione visiva in presenza di un suono
(metodo della complicazione e pendolo di complicazione). Tuttavia, il metodo del
pendolo è stato molto criticato. Uno dei primi tentativi di indagare l’effetto prior entry in
un compito TOJ multisensoriale è stato condotto da Hamlin (1895). Veniva chiesto di
mettere in ordine di apparizione dei segnali visivi, tattili, uditivi ma con attenzione
orientata di volta in volta su un unico canale. Hamlin non trovò nessuna modulazione del
PSS in funzione dell’attenzione. La letteratura è contraddittoria in merito alla valenza
dell’effetto prior entry, ma Spence ha migliorato il paradigma sperimentale eliminando la
variabile spaziale (i segnali visivi erano prima posti davanti, quelli uditivi sempre per
mezzo di cuffie e questo condizionava i risultati) e confermando la presenza dell’effetto.

La posizione relativa

Zampini ha cercato di provare come il giudizio dei partecipanti a compiti TOJ


multisensoriali migliora se i suone e le luci vengono presentati da posizioni differenti con
riduzione di JND. Tre ipotesi: limitate capacità attenzionali per emisfero; informazione
spaziale ridondante, processo integrazione multisensoriale.

Il problema della distanza dalla sorgente

Coinvolge i sensi distali e un esempio in natura è la distanza tra la percezione di un


tuono e di un lampo. Ma quali processi multisensoriali consentono l’integrazione e la
sincronia di stimoli sfalsati? I processi di integrazione audio-visiva hanno un magine di
tolleranza. Così come il sistema visivo tiene conto della distanza per valutare la grandezza
di un oggetto così i processi multisensoriali sono in grado di tenere conto della distanza
per valutare la sincronia.

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Integrazione multisensoriale temporale
Tutti gli eventi che cadono nella finestra di integrazione temporale vengono percepiti

come coincidenti

La finestra temporale di integrazione, ampiezza e flessibilità

Nell’effetto Mc Gurk la visione del movimento delle labbra di un parlante influenza la


percezione del suono udito fino a 240 millisecondi dopo la presentazione. Fino a quale
intervallo si tende a percepire sincroni stimoli presentati in successione? Le dimensioni
della finestra sembra possano essere modificate dall’esperienza e anche da altri fattori.
Fenomeni di ricalibrazione avvengono durante la visione di film doppiati male. Alcuni studi
su questo fenomeno dicono che il PSS in un test di TOJ viene modulato nella direzione
della sequenza di stimoli sfasati presentati in preesposizione. La finestra temporale di
integrazione multisensoriale non si modifica solo in seguito all’esposizione ripetuta a
sfasamenti sistematici, ma può essere influenzata anche dal contesto. Questo si verifica
nell’episodio del ventriloquismo temporale (il suono “attrae” un evento visivo lungo la
dimensione temporale) provato alla British Columbia utilizzando un compito TOJ. Altro
esempio di effetto contestuale riguarda i processi di unificazione-segregazione temporale
di eventi multisensoriali come nello studio di Roseboom dove coppie visuo acustiche di
stimoli prima considerati contestuali venivano poi giudicati asincroni in presenza di un
attiguo evento acustico. Ed è stato provato che tale influenza postuma si verifichi anche
se il test prevede l’uso di canali sensoriali differenti. Si può concludere che la finestra di
integrazione sembra essere modificata dalla presenza di eventi multisensoriali multipli,
come se la mente fosse in grado di allineare temporalmente segnali sensoriali di fatto
sfasati nel tempo. La generalizzazione dell’effetto di ricalibrazione si può ottenere
addirittura utilizzando stimoli di diversa complessità e appartenenti a ambiti diversi. La
flessibilità di integrazione temporale è dunque sopramodale? Si cercano prova a riguardo.

Finestra di integrazione temporale e linguaggio

Partiamo dal paradigma di McGurk che dimostra in maniera particolarmente efficace


la natura multisensoriale e non solo uditiva della percezione del linguaggio (esiste anche
una versione dell’esperimento audiotattile). Questo effetto però riguarda la percezione di
materiale essenzialmente linguistico e non meramente sonoro. Il linguaggio ha una via
privilegiata nel nostro sistema percettivo, per questo motivo la sua finestra di integrazione
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è molto molto ampia. Questo soprattutto quando le componenti unisensoriali sono
congruenti (per esempio: la sillaba udita e vista è “ba”).

Durata e ritmo
Da quali canali sensoriali sono registrati queste due dimensioni?

Interazioni multisensoriali nella percezione della durata

Il paradosso di Hans Castorp dice che un tempo vuoto è lungo nello scorrere ma breve
nel ricordo, un tempo pieno è breve nello scorrere ma lungo nel ricordo. Siamo
nell’ambito della percezione della durata e ci chiediamo se sia facoltà sopramodale
(ovvero formato indipendente dai canali sensoriali). Un ampia letteratura mostra come la
durata di un eento possa essere influenzata da molti fattori, fra quali l’attenzione, lo stato
di attivazione emotiva o la probabilità di comparsa dell’evento stesso. Molti studi
dimostrano come ci possano essere differenze notevoli nella stima di durata a seconda del
canale coinvolto. Quindi abbiamo più orologi interni (per ciascun canale sensoriale)? Si è
ipotizzata l’esistenza di un contapassi (con segnali a ritmo costante come la sabbia che
scorre nella clessidra) e un accumulatore (con segnali di start e di stop). Anche se
esistessero orologi distinti, a un qualche stadio di elaborazione essi dovrebbero
comunicare fra loro per scambiare, ad essempio, informazioni di esperienze passate. Il
Calirornia Institute of Tech suggerisce infatti interazioni sistematiche fra le stime di durata
in seguito alla stimolazione di canali sensoriali diversi. Sembra plausibile pensare che a
seconda della necessità del compito, il nostro sistema cognitivo possa focalizzarsi
maggiormente su aspetti specifici a singoli canali o su aspetti più multisensoriali.

Ritmo, multisensorialità e movimento

Gli elementi del ritmo sono le successioni temporali e la loro organizzazione


temporale complessa (la Gestalt). Queste dimensioni sono multisensoriali? Nei bambini
di 3 mesi la percezione del ritmo avviene solo se in condizione di stimolazione audiovisiva
sincrona. Generalmente non siamo in grado di elaborare separatamente informazioni
ritmiche di flusso provenienti da canali sensoriali distinti (effetto eco nella cuffia e parlato
distorto). La base motoria nella percezione del ritmo sembra un’ipotesi indiscutibile e
tipicamente appartenente ai primati e alcune specie di uccelli (come Snowball). Bambini

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di 7 mesi nella culla mostravano preferenza per il ritmo associato alla madre (ritmo
binario o terziario). Questo dimostra trasformazioni somatosensoriali e vestibolari del
ritmo.

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Epilogo
L’esame dei processi percettivi presentati in questo libro suggerisce che nella
percezione la multisensorialità è la norma, non l’eccezione. I sistemi percettivi sono
costruiti per sfruttare appieno l’intrinseca multisensorialità dell’ambiente in cui viviamo, e
dalle interazioni multisensoriali emergono proprietà percepite non riducibili alla mera
somma delle informazioni unisensoriali coinvolte. Queste constatazioni hanno portato
molti ricercatori a formulare alcuni modelli formali della percezione multisensoriale. I
presupposti teorici di questi modelli sono alla base della ricerca contemporanea sulla
percezione e la ispireranno presumibilmente ancora per molti anni.

La dimensione multisensoriale della percezione deve essere uno spunto alla ricerca in
implicazioni più ampie. Quali sono allora queste implicazioni? La modularità di Fodor e il
rapporto fra percerzione e cognizione di Piaget hanno condizionato questa discussione in
passato. La multisensorialità è la norma non l’eccezione. Ad esempio, parlare di
percezione spaziale significa inevitabilmente descrivere il tutto secondo un sistema
integrato multisensoriale e sensomotorio.

Secondo il modello tradizionale le informazioni dei diversi canali vengono integrate


soltanto alla fine del percorso di trasduzione nelle cosiddette aree associative della
corteccia. La controprova di ciò è un articolo apparso su “Science” in cui si prova che la
risposta emodinamica della corteccia visiva in risposta ad uno stimolo visivo è amplificata
dalla stimolazione tattile in prossimità dello stimolo visivo. Anche l’organizzazione del
collicolo superiore, vista nel terzo capitolo è un’esempio di questa ipotesi.

Quali sono i principi della multisensorialità: integrazione non lineare (effetto


superadditivo e effetto subadditivo nel collicolo superiore). Nel modello bayesiano
l’integrazione è lineare (simile ad una media ponderata). Nel modello della Stein le
differenze nelle risposte neuronali riflettono il principio di efficacia inversa: quanto più il
segnale è in grado di evocare una forte risposta neuronale se presentato da solo, tanto
meno questa risposta risulta influenzata dal contributo di altri segnali dopo il processo di
integrazione. Questi modelli non sono necessareamente in contraddizione. Cambiano i
livelli di analisi. L’effetto McGurk è un caposaldo per una formulazione di una teoria
unificata. Di questo effetto sono state date diverse spiegazioni ma le più importanti sono
la teoria motoria della percezione del linguaggio (Liberman, 1967) che non spiega tutto.
Il Fuzzy Logical Model of Perception (percezione basato sulla logica sfocata) in cui il grado
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di specificazione di una informazione riguardo a un possibile percetto viene chiamato
supporto e viene quantificato con un numero reale tra 0 e 1. La massima ambiguità avrà
supporto pari a 0, la massima non ambiguità avrà supporto 1 e il resto dei casi supporto
<1. Nel caso dell’effetto Mc Gurk (suono “ba”, labiale “ga”, percetto “da”) entrambi i
canali offrono supporto accettabile di “da”. Il concetto di supporto è chiaramente
collegato a quello di probabilità a posteriori.

Un modello di integrazione ha bisogno anche di una regola in base alla quale decidere
se le informazioni vanno effettivamente integrate, o se vanno messe assieme in una
maniera più sofisticata, o ancora se uno o più canali sensoriali debbano essere
temporaneamente ignorati a favore di altri.

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