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2020
Università degli studi di Parma
[PSICOFISICA E PERCEZIONE
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Corso di laurea in Psicobiologia e
Neuroscienze Cognitive
MULTISENSORIALE]
Raffaele Di Lorenzo
Elementi di psicofisica e elaborazione teorico-empirica del concetto di percezione multisensoriale
Introduzione
Faremo riferimento a due livelli di base. Il livello del sostrato neurale (struttura) e il
livello delle funzioni adattive (funzione). La prospettiva è quella multisensoriale in cui i
sensi vengono considerati come sistemi interconnessi al servizio del comportamento di un
organismo che percepisce e agisce in una specifica nicchia ecologica. Questa posizione
mette in discussione l’approccio di Fodor della modularità dei sistemi di input.
Oggi sappiamo che è possibile osservare una convergenza dei diversi canali sensoriali
già nelle prime stazioni sinaptiche della via che porta l’informazione sensoriale dai
recettori periferici alla corteccia. Questo suggerisce che l’integrazione multisensoriale
potrebbe essere una caratteristica molto più fondamentale di quanto non si ritenesse in
passato. Fodor separava le facoltà orizzontali (memoria, attenzione etc) dalle facoltà
verticali modulari (sistemi di input e output). Le informazioni percepite dalle facoltà
verticali sarebbero poi, secondo l’autore, trasformate in rappresentazioni, fornite poi alla
parte del sistema cognitivo. L’esperimento di Muller-Lyer (segmenti orizzontali di stessa
lunghezza che appaiono dissimili) avalla questa visione modularista. Tuttavia, ad Oxford
dei ricercatori confutano questo approccio provando che la semplice visione delle labbra
di una persona che sta parlando può attivare la corteccia uditiva primaria anche in assenza
del suono delle parole. Ovvero, all’University College di Londra hanno dimostrato che la
risposta nella corteccia visiva primaria a stimoli visivi presentati in prossimità di una mano
può essere amplificata se le persone contemporaneamente ricevono una stimolazione
tattile sulle dita della stessa mano. Sistema percettivo è il concetto espresso da Gibson,
poiché la percezione è un processo attivo. Gibson fa anche notare che la catena
psicofisica teorizzata da Fechner nell’ottocento (Percetto>Stimolo Prossimale
[recettori]>Stimolo Distale [oggetto fisico]) non è completa. L’informazione afferente
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(feed-back sensoriale) viene usata per per guidare l’attività esplorativa. Tale approccio è
stato riproposto dal filosofo Alva Noe col paradosso della “cecità esperenziale”.
I metodi usati sono quelli classici della psicologia sperimentale e della psicofisica
(misura di accuratezza, precisione, tempi di risposta nello svolgimento di un compito), la
risonanza magnetica funzionale (fMRI), la tomografia a emissione di positroni (PET),
l’event-related potentials (ERP), la stimolazione magnetica transcranica (TMS).
Le ricerche della multisensorialità vanno in tre direzioni: analisi del “valore aggiunto”
della multisensorialità; analisi dei contesti nei quali avviene l’integrazione multisensoriale;
analisi del contenuto della modalità sensoriale quando i diversi canali forniscono
informazioni discordanti. Il nostro sistema percettivo è in grado di accettare discrepanze
temporali e spaziali prima di rinunciare all’unità percettiva dell’oggetto multisensoriale.
Questo genera le percezioni illusorie come suggerito dall’effetto McGurk (illusione
visuoacustica legata all’interazione tra movimento della bocca e suono emesso). Sembra
che nelle situazioni di conflitto tra informazioni il cervello tende a basarsi di volta in volta
sul canale sensoriale che offre l’informazione più affidabile. Dunque, la multisensorialità si
caratterizza chiaramente come un aspetto adattivo del nostro sistema cognitivo per
ottimizzare la percezione rispetto al rumore e incertezza dell’ambiente.
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Corpo
Presumibilmente, dall’insieme dei processi multisensoriali relativi alla percezione del
corpo trae origine il vissuto che il corpo che percepiamo ci appartenga e sia la sede del
nostro Sé
Percezione di ownership
La rappresentazione di una realtà condivisa emerge sulle interazioni sociali grazie alla
condivisione di esperienze percettive sul contesto della comunicazione collaborativa
(Tomasello). Noi abbiamo accesso agli stati mentali interni dell’altro. Un esempio deriva
dall’esperimento di facilitazione visuotattile con stimolazioni sociali ingroup/outgroup.
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Patologie dalla rappresentazione corporea
(compromissione selettiva)> deficit propriocettivi e integrazioni sensoriali
Arto fantasma
Fenomeni autoscopici
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Sindrome mano anarchica
Mano con mente e volontà separata derivante da lesioni del SMA (conversione di
intenzioni in azioni). I soggetti sono consapevoli ma non in grado di inibire la
manifestazione (comportamento di utilizzazione).
Muovere il corpo
I processi multisensoriali sono coinvolti nello spostamento della mano verso un
oggetto, nell’azione di raggiungimento prensione, nella deambulazione e nel
mantenimento della postura
Trasformazioni sensomotorie
Vedi sistema di guida di Woodwort (disegno segmenti su carta della stessa grandezza
secondo due variabli: velocità e visione). I risultati mostravano che la precisione era
funzione della velocità ma a velocità lenta la precisione era funzione della visione.
Suddivise perciò il sistema di guida in due fasi: l’impulso iniziale (motorio) e
monitoraggio (visivo). Gli aggiustamenti saranno più efficaci quanto maggiore è il tempo
disponibile prima della fine del movimento. Ancora oggi si distingue tra guida a circuito
aperto (programma motorio iniziale) e guida a circuito chiuso (elaborazione segnale
visivo e correzione movimento). Il paradigma sperimentale dell’adattamento prismatico
utilizza degli occhiali prismatici che distorcono l’immagine così da creare errori nel
direzionamento dei movimenti. Tali errori sono prima macroscopici ma poi scompaiono a
seguito di una ricalibrazione delle trasformazioni sensomotorie coinvolte. Ispirato da
questo paradigma, Harris intuisce la presenza di un effetto postumo la ricalibrazione.
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Ovvero, eliminando la causa della distorsione il paziente commette errori causati dalla
ricalibrazione. Tale effetto è chiamato aftereffect, dovuto all’adattamento che scompare
abbastanza rapidamente. L’aftereffect veniva musirato sia per la mano adattata che per
quella non adattata (la quale non subiva questo effetto e non produceva errori motori).
Raggiungere e afferrare
Come si vive senza sensibilità somatica? Senza le informazioni provenienti dai fusi
neuromuscolari, dai recettori tendinei e dai recettori cutanei la deambulazione è
impossibile. La deafferentazione causa movimenti motori fini problematici (Gentilucci,
1994). Questi pazienti usano la via visiva per farsi un’idea dell’oggetto da raggiungere, da
sollevare. Questa capacità si chiama kinematic specification of dynamics (KSD). È
possibile altresì che esistano modelli predittivi dell’afferenza sensoriale, ossia, delle
aspettative rispetto all’attività motoria in corso. Bard (1999) ha studiato una paziente
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deafferentata attraverso il paradigma del doppio passo: la paziente deve seguire con un
dito che verrà occultato un puntino luminoso. I risultati sono buoni a riprova che potrebbe
esistere un modello interno efferente sensa l’ausilio della vista.
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Gli oggetti
Organizzazione percetti va
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Contro l’ipotesi della dominanza visiva vi è quella della modalità più appropriata. Il
sistema percettivo sceglie di volta in volta la modalità percettiva migliore.
L’approccio bayesiano
Svt= Wv Sv + Wt St
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unisensoriali non vengono combinati possono accadere due cose: la prima è che nei
diversi canali sensoriali rimanga un’informazione separatamente disponibile, la seconda è
che l’interpretazione basata su uno dei canali disponibili eserciti una sorta di veto sugli
altri, impedendone l’ulteriore elaborazione e accesso alla coscienza. In questo caso si
parlerebbe di prevalenza. Un esempio di elaborazione lunga e di reinterpretazione dei
segnali è il caso del cubo di Necker tridimensionale.
Il riconoscimento crossmodale
Quesito filosofico di Molyneux e la sostituzione sensoriale per ciechi
Il questito di Molyneux
Supponiamo che un uomo sia nato cieco, e che avendo nelle mani una sfera e un
cubo, di circa la stessa grandezza, gli sia stato insegnato quale sia da chiamare sfera e
quale cubo, finche egli non abbia imparato a distinguerli attraverso la sensazione tattile .
Supponieamo ora che entrambe vengano allontanate e poste su un tavolo e che la vista gli
venga restituita. Chiedo: sarà egli in grado con la sola vista, e prima di toccarli ancora, di
sapere quale sia la sfera e quale il cubo. Inoltre: sarà in grado con la sola vista, prima di
allungare in avanti la mano, di sapere se egli sarà in grado di raggiungerli per afferrarli,
ossia distinguere le distanze di interazione? Le capacità transmodali di percezione sono
state confermate da Caviness e da Meltzoff.
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Sostituzione sensoriale
tatto passivo (pressione di stampo sul palmo della mano) con 50% di errore;
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Esperienza multimodale per eccellenza, il mangiare cibo ha una grossa valenza
adattiva.
Ancora una volta è influente l’importanza adattiva degli stimoli legati al cibo. I sengali
visivi come il colore sono fondamentali per il riconoscimento preventivo di altuni sapori.
Pensate ad una mozzarella con macchie blu oppure ad una patata con macchie verdastre.
Per i prodotti industriali il discorso potrebbe essere diverso: un’aranciata ben colorata
potrebbe suggerire l’idea di un sapore più intenso. I colori e l’aspetto in generale crea
della aspettative, come suggeriva lo chef Gualtiero Marchesi. Molte ricerche hanno
mostrato come una delle aree più importanti per l’integrazione di stimoli che derivano dai
nostri occhi, dal nostro naso e dalla nostra bocca potrebbe essere la corteccia
orbitofrontale (Rolls, 1994) rispondente a stimoli olfattivi, visivi e gustativi.
Sinestesia
Quando la stimolazione di un canale evoca l’esperienza di sensazioni
evocate da altri canali
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Un fenomeno curioso
Descritta da John Locke nel suo “Saggio sull’intelletto umano” . Questo fenomeno
curioso ha la potenzialità di darci informazione preziose sulla natura della percezione
multisensoriale e della sua base neurale. La sinestesia non è metafora sinestetica: posso
dire che un gusto sia intenso, rotondo, avvolgente o che un colore sia vibrante. Nel
modello della disinibizione le connessioni normalmente bloccate fra aree corticali
multisensoriali vengono liberate (da droghe o altro) dando vita all’esperienza sinestetica.
Tale percezione è suggestione? Baron Cohen ha scoperto una certa coerenza
longitudinale nel tipo di associazione sinestetica tra colore e tono. In studi recentissimi
la sinestesia sembra avere un effetto su processi indubbiamente multisensoriali: nel primo
studio si parla di sinestesia debole laddove si associa la parola ad una forma geometrica
(takete-maluma). Sicuramente tale associazione è crossmodale motoria. Nel secondo
studio si indaga la sinestesia parola-colore.
Nel corso dello sviluppo corticale i canali sensoriali diverrebbero più modulari,
producendo una sempre maggiore differenziazione delle esperienze percettive associalte
alla loro stimolazione. Nei sinesteti, questo processo di differenziazione avverrebbe in
modo incompleto (Baron-Cohen). Influente potrebbe essere la contiguità delle aree
corticali percettive. Ad esempio l’area visiva del colore (V4) è adiacente all’area
temporale responsabile del riconoscimento delle lettere e dei numeri.
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Lo spazio
Indubbiamente viviamo in più spazi percettivi non in uno spazio percettivo unitario e
continuo. Per il corpo ne esistono tre: corporeo+peripersonale+extracorporeo.
Il modello di Berkeley
Questo modello si basa sulla natura proiettiva del passaggio di informazione che
caratterizza la visione. Per questo motivo, la distanza in quanto tale non può essere vista
immediatamente. Per questo motivo, la percezione dello spazio non può essere risultato
della mera percezione visiva. Berkeley considera la necessità di un’analisi locale e la
presenza di indeterminazione nell’informazione visiva. Per superare tale
indeterminazione la mente deve ricorrere a informazioni extravisive, ovvero il tatto.
All’esplorazione tattile viene associata via via la convergenza oculare e l’accomodazione
(disambiguazione sensoriale).
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Spazio corporeo e spazio peripersonale
La rappresentazione dello spazio peripersonale potrebbe avere la funzione di
Lo spazio corporeo
Spazio peripersonale
La zona di fuga è una sorta di bolla che circonda il corpo degli organismi, definendo i
confini all’interno dei quali vanno attivate specifiche risposte comportamentali, come
appunto la fuga (von Uexkull). Rizzolatti ha indagato la lettura dello spazio peripersonale.
Esistono neuroni bimodali in cui il campo visivo recettivo sembra ancorato a quello
tattile (Graziano, 1993) caratterizzati da risposte bimodali e sono sensibili sia a una
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stimolazione tattile su una specifica regione della cute, sia a una stimolazione visiva in
prossimità della medesima regione di cute. Tutte le regioni cerebrali nella quali sono stati
descritti neuroni con risposte bimodali visuotattili sono in varia misura implicate nella
pianificazione e nel controllo dell’azione (corteccia premotoria e corteccia parietale
posteriore). L’interesse suscitato da ricerche nell’animale e nei pazienti cerebrolesi ha
spinto molti ricercatori a cercare altri paradigmi sperimentali dell’estinzione visuotattile
(riscontrata in pazienti cerebrolesi), che potessero evidenziare fenomeni analoghi.
L’effetto di congruenza crossmodale (Spence, 2008) risponde a questa richiesta. In
questo paradigma la prestazione tattile è più lenta quando il distrattore visivo è
incongruente rispetto a quando è congruente. Tale influenza è maggiore quando gli
stimoli visivi sono molto vicini alla mano. Ma come il sistema mente/cervello stabilisce i
confini dello spazio peripersonale?
Iriki ha provato nel 1996 come l’uso di un utensile da parte della scimmia può
modificare la risposta dei neuroni bimodali. Ladavas ha provato la stessa cosa negli esseri
umani con lesione dell’emisfero destro. Altri, usando il paradigma di congruenza
crossmodale hanno riscontrato risposte condizionate dall’inclusione di bastoni all’interno
della percezione del campo peripersonale. Lo spazio visivo percepito in relazione al corpo
è funzione delle nuove “protesi” collegate alle mani (i bastoni).
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Lo spazio extrapersonale
La rappresentazione dello spazio distante dal nostro corpo si basa sull’integrazione di
segnali sensoriali visivi, acustici e propriocettivi
Al contrario della retina, nella coclea coglie unicamente la dimensione tonale dello
stimolo, a 1D. Per cui gli indizi spaziali provengono da altro: la separazione delle due
orecchie è uno strumento per ricavare la posizione dello stimolo (differenza nel tempo di
arrivo interaurale e differenza di intensità). Dunque, la rappresentazione dello spazio è
costruita.
Per interagire con entità virtuali sullo schermo è necessario attuare comportamenti
orientati in uno spazio virtuale. I progettisti parlano di interfacce mutlimodali e
multimodali e di usabilità. Nel concetto di usabiltà rientrato diverse dimensioni e
caratteristiche tra cui la coerenza: la codifica spaziale non deve costringere l’utente a
dividere l’attenzione dedicata ai deiversi media su porzioni diverse di spazio (con
coincidenza spazio temporale);
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Il tempo
Simultaneità e successione
il tempo psicologico non è una perfetta riproduzione del tempo fisico
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giudicare se gli stimoli uguali siano stati presentati simultaneamente o no (yes-not). Esiste
anche paradigma misto.
Tra le sette leggi di Titchner c’è quella del prior entry: l’oggetto dell’attenzione
raggiunge la coscienza più velocemente degli oggetti a cui non facciamo attenzione.
Wundt dubitava del fatto che la diversa velocità cui vengono elaborate le informazioni
sensoriali fosse la principale causa di errori nel determinare il punto esatto delle noste
percezioni nel tempo fisico. Cattel infatti mostrò che persisteano errori anche quando tutti
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gli stimoli utilizzati venivano elaborati dallo stesso canale sensoriale. Dunque Wundt
realizzo un pendolo per esperimenti sulla localizzazione visiva in presenza di un suono
(metodo della complicazione e pendolo di complicazione). Tuttavia, il metodo del
pendolo è stato molto criticato. Uno dei primi tentativi di indagare l’effetto prior entry in
un compito TOJ multisensoriale è stato condotto da Hamlin (1895). Veniva chiesto di
mettere in ordine di apparizione dei segnali visivi, tattili, uditivi ma con attenzione
orientata di volta in volta su un unico canale. Hamlin non trovò nessuna modulazione del
PSS in funzione dell’attenzione. La letteratura è contraddittoria in merito alla valenza
dell’effetto prior entry, ma Spence ha migliorato il paradigma sperimentale eliminando la
variabile spaziale (i segnali visivi erano prima posti davanti, quelli uditivi sempre per
mezzo di cuffie e questo condizionava i risultati) e confermando la presenza dell’effetto.
La posizione relativa
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Integrazione multisensoriale temporale
Tutti gli eventi che cadono nella finestra di integrazione temporale vengono percepiti
come coincidenti
Durata e ritmo
Da quali canali sensoriali sono registrati queste due dimensioni?
Il paradosso di Hans Castorp dice che un tempo vuoto è lungo nello scorrere ma breve
nel ricordo, un tempo pieno è breve nello scorrere ma lungo nel ricordo. Siamo
nell’ambito della percezione della durata e ci chiediamo se sia facoltà sopramodale
(ovvero formato indipendente dai canali sensoriali). Un ampia letteratura mostra come la
durata di un eento possa essere influenzata da molti fattori, fra quali l’attenzione, lo stato
di attivazione emotiva o la probabilità di comparsa dell’evento stesso. Molti studi
dimostrano come ci possano essere differenze notevoli nella stima di durata a seconda del
canale coinvolto. Quindi abbiamo più orologi interni (per ciascun canale sensoriale)? Si è
ipotizzata l’esistenza di un contapassi (con segnali a ritmo costante come la sabbia che
scorre nella clessidra) e un accumulatore (con segnali di start e di stop). Anche se
esistessero orologi distinti, a un qualche stadio di elaborazione essi dovrebbero
comunicare fra loro per scambiare, ad essempio, informazioni di esperienze passate. Il
Calirornia Institute of Tech suggerisce infatti interazioni sistematiche fra le stime di durata
in seguito alla stimolazione di canali sensoriali diversi. Sembra plausibile pensare che a
seconda della necessità del compito, il nostro sistema cognitivo possa focalizzarsi
maggiormente su aspetti specifici a singoli canali o su aspetti più multisensoriali.
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di 7 mesi nella culla mostravano preferenza per il ritmo associato alla madre (ritmo
binario o terziario). Questo dimostra trasformazioni somatosensoriali e vestibolari del
ritmo.
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Epilogo
L’esame dei processi percettivi presentati in questo libro suggerisce che nella
percezione la multisensorialità è la norma, non l’eccezione. I sistemi percettivi sono
costruiti per sfruttare appieno l’intrinseca multisensorialità dell’ambiente in cui viviamo, e
dalle interazioni multisensoriali emergono proprietà percepite non riducibili alla mera
somma delle informazioni unisensoriali coinvolte. Queste constatazioni hanno portato
molti ricercatori a formulare alcuni modelli formali della percezione multisensoriale. I
presupposti teorici di questi modelli sono alla base della ricerca contemporanea sulla
percezione e la ispireranno presumibilmente ancora per molti anni.
La dimensione multisensoriale della percezione deve essere uno spunto alla ricerca in
implicazioni più ampie. Quali sono allora queste implicazioni? La modularità di Fodor e il
rapporto fra percerzione e cognizione di Piaget hanno condizionato questa discussione in
passato. La multisensorialità è la norma non l’eccezione. Ad esempio, parlare di
percezione spaziale significa inevitabilmente descrivere il tutto secondo un sistema
integrato multisensoriale e sensomotorio.
Un modello di integrazione ha bisogno anche di una regola in base alla quale decidere
se le informazioni vanno effettivamente integrate, o se vanno messe assieme in una
maniera più sofisticata, o ancora se uno o più canali sensoriali debbano essere
temporaneamente ignorati a favore di altri.
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