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Minotauro

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Il Minotauro (in greco antico: Μινώταυρος, Minótauros) è una


figura della mitologia greca. Figlio del Toro di Creta e di Pasifae,
regina di Creta, era un essere mostruoso e feroce, con il corpo di un
uomo e la testa di un toro che nacque per volere di Poseidone, il dio
del mare, che intendeva punire il re di Creta, Minosse.

Atene, sconfitta da Minosse, fu costretta a pagare un orribile tributo


offrendogli ogni anno sette ragazzi e sette ragazze nel Labirinto di
Cnosso.

Indice Kylix, ca. 515 a.C., Museo


Arqueológico Nacional de España
Mito greco: l'impresa di Tesèo contro il Minotauro
Significati dietro al mito
Il Minotauro nella Divina Commedia
Nella cultura di massa
Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni

Mito greco: l'impresa di Tesèo contro il Minotauro


Minosse, re di Creta, non era ben visto dalla popolazione cretese in quanto il suo vero padre non era il re
precedente, Asterione, bensì Zeus. Il re, disperato, pregò Poseidone, il dio del mare, di inviargli un toro
come simbolo dell'apprezzamento degli dei verso di lui in qualità di sovrano, promettendo di sacrificarlo in
onore del dio. Poseidone acconsentì e gli donò un bellissimo e possente toro bianco di gran valore. Vista la
bellezza dell'animale, però, Minosse decise di tenerlo per le sue mandrie e ne sacrificò un altro. Poseidone
allora, per punirlo, fece innamorare perdutamente Pasifae, moglie di Minosse, del toro stesso. Ella riuscì a
soddisfare il proprio desiderio carnale nascondendosi dentro una giovenca di legno costruita per lei
dall'artista di corte Dedalo. Dall'unione mostruosa nacque il Minotauro, termine che unisce, appunto, il
prefisso minos ovvero "re" con il suffisso taurus ovvero "toro". Il Minotauro aveva il corpo umanoide e
bipede, ma aveva zoccoli, pelliccia bovina, coda e testa di toro. Era di carattere selvaggio e feroce, perché la
sua mente era completamente dominata dall'istinto animale, avendo la testa di una bestia. Minosse, per
impedirgli di nuocere, fece rinchiudere il violento e crudele Minotauro nel Labirinto di Cnosso, costruito da
Dedalo. Quando Androgeo, figlio di Minosse, morì ucciso dagli
ateniesi infuriati perché aveva vinto troppo ai loro giochi,
disonorandoli, Minosse decise, per vendicarsi della città di Atene,
sottomessa allora a Creta, che questa dovesse inviare ogni anno sette
fanciulli e sette fanciulle da offrire in pasto al Minotauro, che si
cibava di carne umana.[1]

Teseo, eroe figlio del re ateniese Egeo, si offrì di far parte dei
giovani per sconfiggere il Minotauro. Arianna, figlia di Minosse e di
Pasifae, si innamorò di lui. Alla piccola entrata del labirinto, Arianna
diede a Tèseo il celebre "filo", un gomitolo che gli avrebbe permesso
di non perdersi una volta entrato. Quando Tèseo giunse dinnanzi al
Minotauro, lo affrontò e lo uccise con la spada. Uscito dal labirinto,
Tèseo salpò con Arianna alla volta di Atene, montando vele bianche
in segno di vittoria. Più avanti, però, abbandonò la fanciulla
dormiente sull'isola deserta di Nasso. Il motivo di tale atto è
controverso. Si dice che l'eroe si fosse invaghito di un'altra o che si Thésée et le Minotaure, Étienne-
sentisse in imbarazzo a ritornare in patria con la figlia del nemico, Jules Ramey, 1826. Giardino delle
oppure che venne intimorito da Dioniso che, in sogno, gli intimò di Tuileries (Parigi)
lasciarla là, per poi raggiungerla ancora dormiente e farla sua sposa.

Arianna, rimasta sola, iniziò a piangere, finché apparve al suo cospetto il dio Dioniso, che per confortarla le
donò una meravigliosa corona d'oro, opera di Efesto, che venne poi, alla sua morte, mutata dal dio in una
costellazione splendente: la costellazione della Corona.

Poseidone, adirato contro Tèseo, inviò una tempesta che squarciò le vele bianche della nave, costringendo
l'eroe ateniese a sostituirle con quelle nere; altre versioni raccontano che per l'eccitazione della vittoria egli
si dimenticò di issare le vele bianche, oppure gli fu annebbiata la memoria dagli dei come punizione per
aver abbandonato Arianna. Infatti a Tèseo, prima di partire, fu raccomandato da suo padre Ègeo di portare
due gruppi di vele, e di montare al ritorno le vele bianche in caso di vittoria, mentre, in caso di sconfitta, si
sarebbero dovute issare quelle nere. Ègeo, vedendo all'orizzonte le vele nere, credette che suo figlio fosse
stato divorato dal Minotauro e si gettò disperato in mare, che dal suo nome fu poi chiamato mare di Ègeo,
cioè Mar Egèo.

Significati dietro al mito


Dietro il mito si celano anche particolari significati che i Greci attribuivano ad alcuni elementi del racconto.
Ad esempio il termine Minosse, attribuito al re di Creta, è designato da alcuni studi non come il nome del
solo re di Cnosso, ma come il termine genericamente utilizzato per indicare "i sovrani" in tutta l'isola di
Creta. Dietro al personaggio del Minotauro si stima la divinizzazione del toro da parte dei Greci, mentre lo
sterminato Labirinto di Cnosso è simbolo dello stupore provato dai Greci nel vedere le immense costruzioni
Cretesi. Alla vittoria di Teseo si attribuisce invece l'inizio del predominio dei Greci sul mar Egeo.

Una ipotesi considerata pseudoscientifica dalla quasi totalità degli studiosi infine la avanza Felice Vinci, il
quale sostiene, nel suo Omero nel Baltico, che il mito di Teseo e Arianna sia originario non della Creta egea,
ma della sua corrispondente terra baltica, identificata con la Pomerania. L'autore indica come riscontro la
presenza, di fronte a quest'ultima, dell'isola di Bornholm, corrispondente a Nasso, e della costa della Scania,
dove invece viene ricollocata Atene.

Il Minotauro nella Divina Commedia


«e 'n su la punta de la rotta lacca
l'infamïa di Creti era distesa
che fu concetta ne la falsa vacca»

(Dante Alighieri, Inferno, Canto XII, vv. 11-13)

Il Minotauro appare nella Divina Commedia, precisamente nel


dodicesimo canto dell'Inferno. È il guardiano del Cerchio dei
violenti ed è qui che Dante e Virgilio lo incontrano. Nonostante
tenti inizialmente di sbarrare loro la strada, Virgilio riesce ad
allontanarlo, e allora il Minotauro comincia a divincolarsi qua e
là come un toro.

Allegoricamente, il Minotauro è posto a guardia del girone dei


violenti, perché nel mito greco esso simboleggia proprio la parte
istintiva e bestiale della mente umana, quella che ci accomuna
agli animali (la «matta bestialità») e ci rende inconsapevoli. I
Dante e Virgilio incontrano il Minotauro
violenti sono proprio quei peccatori che hanno peccato cedendo
(Gustave Doré)
all'istinto e non hanno seguito la ragione. Per la teologia cristiana
rappresenta un grave peccato, perché mentre agli animali non si
può dare alcuna colpa, perché fanno ciò che è necessario per
sopravvivere e nulla più, l'uomo dovrebbe usare la ragione per
non compiere atti di pura crudeltà. La scena di Virgilio che vince
il Minotauro rappresenta allegoricamente il trionfo della ragione
sull'istinto.

Nella Divina Commedia è presente inoltre un accenno a Pasifae,


madre del Minotauro, nel ventiseiesimo canto del Purgatorio,
dedicato al vizio dei lussuriosi. Pasifae vi è citata due volte, come
emblema dell'animalità del peccato di lussuria: Dante la definisce
con eloquente sintesi "colei che si imbestiò ne le 'mbestiate La rappresentazione del Minotauro
schegge" (cf. Purgatorio, Canto XXVI, vv. 41-42, vv. 86-87). nell'illustrazione di William Blake del
dodicesimo canto dell'Inferno.

Nella cultura di massa


Nel videogioco Age of Mythology il minotauro è una delle unità mitiche che possono creare i
Greci. Nel videogioco gli viene assegnato il nome scientifico fittizio di Homo taurus ed
un'altezza di circa 2,7 m (circa 9').[2]
Nella saga Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo il minotauro è il primo mostro che Percy
combatte.
Nel videogioco Assassin's Creed Odyssey il Minotauro è uno dei quattro boss mitologici
necessari per ottenere i manufatti di Atlantide.
Nella serie di romanzi Hunger Games di Suzanne Collins e nei film da essi tratti, i tributi che
ogni anno vengono sorteggiati dai distretti di Panem e obbligati a partecipare ai crudeli giochi
detti Hunger Games per ripagare il governo di una passata rivolta, sono un chiaro riferimento
ai tributi inviati da Atene a Creta per essere divorati dal Minotauro.

Note
1. ^ La leggenda del Minotauro, appuntidistoria.net. URL consultato il 17 luglio 2018.
2. ^ Minotauro (http://ageofempires.wikia.com/wiki/Minotaur) su Age of Empires Series Wiki (htt
p://ageofempires.wikia.com/wiki/Age_of_Empires_Series_Wiki)
Bibliografia
Fonti secondarie

Mino Milani, La storia di Dedalo e Icaro, Einaudi, 1999, ISBN 88-7926-290-4.

Voci correlate
Axto
Animale mitologico
Teseo sul Minotauro
Minotauromachia
Zoomorfismo

Altri progetti
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o altri file sul Minotauro (https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Minotaur?uselan
g=it)

Collegamenti esterni

Minotauro, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.


Minotauro, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
(EN) Minotauro, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
(EN) Minotauro, su Theoi Project.
(EN) Minotauro, su Goodreads.
Minotauro, su tmcrew.org.
Minotauro, su massimilianopizzirani.com.
(ES) Minotauro, su almargen.com.ar.
VIAF (EN) 54952194 (https://viaf.org/viaf/54952194) · LCCN (EN) no2017089825 (htt
Controllo di p://id.loc.gov/authorities/names/no2017089825) · GND (DE) 119170310 (https://d-nb.i
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