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sono fonti di coinvolgimento e di emozioni per il lettore, che vive il pericolo standosene

tranquillamente seduto al sicuro in casa propria e senza rischiare nulla. Dante, qui come
altrove, è consapevolmente il deus ex machina di questa operazione, che «incastra» il lettore.
9. I dannati, che si preparano a salire sulla barca di Carónte e a varcare il fiume, sono
sistematici nelle loro imprecazione (vv. 103-105). In ordine d’importanza, se la prendono con
Dio, i loro genitori, la razza umana, il luogo, il tempo, il seme della loro stirpe ed il seme da
cui erano nati. Di più non potevano fare, perché al di là del fiume li attendeva Minosse, che li
giudicava e li mandava nel cerchio più adatto. I dannati peraltro soffrono di un’intima
contraddizione interiore. Con le parole bestemmiano Dio, con il comportamento eseguono la
giustizia divina. Insomma essi da una parte si vogliono sottrarre alla punizione, dall’altra
sono desiderosi più che mai della punizione. Si potrebbe obiettare: ma è Dio che li spinge
verso la punizione. Anche questo è vero. Il poeta però qui come altrove dimostra
un’attenzione e un acume straordinari verso la psicologia umana: l’uomo è costantemente
contraddittorio, vuole una cosa e ne fa un’altra (e viceversa), vede il bene e cerca il male
(l’osservazione è già di sant’Agostino), nel paradiso terrestre era immortale e viveva senza
lavorare, e disobbedisce a Dio per una mela... Nel séguito il lettore incontrerà numerose altre
osservazioni psicologiche, che lo mettono a contatto con la natura umana più profonda e con
la sua stessa psicologia. Come anticipo se ne possono citare due: «Noi andavam per lo
solingo piano Com’om che torna a la perduta strada, Che ‘nfino ad essa li pare ire invano»
(Pg I, 118-120); «Noi eravam lunghesso mare ancora, Come gente che pensa a suo cammino,
Che va col cuore e col corpo dimora» (Pg II, 10-12). 10. Il poeta ricorre a piene mani a
personaggi del mondo classico per popolare l’inferno. Più avanti s’incontreranno il giudice
delle anime Minosse, il cane Cèrbero con tre gole, il demonio Pluto, il centauro Nesso, le
Arpìe, uccelli dal volto di donna, ecc. Il recupero della mitologia greca nell’oltretomba
cristiano non è un semplice artificio letterario: per il poeta come per i suoi contemporanei
esisteva continuità tra il mondo classico ed il mondo cristiano. Il primo ha dato all’uomo la
ragione, la filosofia e l’arte (il mondo greco), l’organizzazione sociale (le città ben
organizzate, le strade e gli acquedotti), le leggi e l’impero (il mondo latino); il secondo ha
completato il mondo classico con il battesimo, la fede, la rivelazione, la teologia e la
salvezza. 11. Già il mondo romano aveva operato una sovrapposizione tra divinità romane e
divinità greche: Giove=Zeus (il dio del cielo, il padre e il più potente degli dei), Giunone=Era
(moglie di GioveZeus e protettrice della famiglia), Nettuno=Poseidone (il re del mare,
fratello di Giove-Zeus), Minerva=Athena (figlia di Zeus e dea della sapienza),
Apollo=Apollo (figlio di Giove-Zeus e protettore delle arti), Venere=Afrodìte (dea della
fecondità e dell’amore), Marte=Ares (dio della guerra), Diana=Artemide (sorella gemella di
Apollo, e dea della caccia e dei boschi), Mercurio=Ermes (messaggero degli dei e protettore
dei ladri e dei viandanti), Vulcano=Éfesto (il dio della tecnica), Cèrere=Dèmetra (dea dei
raccolti e delle messi), Bacco=Dióniso (il dio del vino) ecc. Questa sovrapposizione però non
è totale: rimangono molte divinità autoctone. 11.1. Quando ha sconfitto le religioni pagane, il
mondo cristiano fa qualcosa di simile: la triade capitolina (Giove, Giunone, Minerva) è
sostituita dalla Santissima Trinità (il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo). La triade capitolina è
a prevalenza femminile, invece la Santissima Trinità è totalmente maschile. Ma sembra una
famiglia più normale: fin dagli inizi dei tempi è profetizzato l’avvento di una donna che sarà
madre di Dio, cioè di Gesù Cristo. Il concepimento avviene per l’intervento dello Spirito
Santo (le altre due persone della Trinità svolgono la funzione rispettivamente di Padre e di
Figlio) e di un padre umano putativo. L’elemento femminile così riappare, e in una forma del
tutto originale: la Madonna è una donna terrena, è vergine e madre di Dio, ed è poi assunta in
cielo in anima e corpo. Ma è anche la madre di tutti gli uomini. E il fedele si rivolge di
preferenza a lei, se vuole che le sue preghiere siano ascoltate. In tal modo il Cristianesimo
propone un rapporto e un contatto fra umano e divino, che non aveva precedenti nella storia
delle religioni. 12. Il mondo occidentale recupera in più occasioni la cultura greca e latina:
con il cristianesimo (dai Padri della Chiesa a sant’Agostino), nel Medio Evo (da Tommaso
d’Aquino ai logici, da Dante a Marsilio da Padova ecc.), con l’Umanesimo ed il
Rinascimento, con il Neoclassicismo, con il Romanticismo classicheggiante, con il
Decadentismo ecc. La cultura greca e latina sono sempre state considerate valide per tutte le
epoche e le uniche capaci di formare l’individuo. A ragione o a torto, sono ritenute valide
anche nel presente. O quasi: l’odierna rivoluzione legata al computer e alla digitalizzazione
delle informazioni sta travolgendo tutto e tutti – l’economia, la società, la politica, la vita, i
divertimenti, la ricerca, le scienze, l’insegnamento, la storia, la letteratura, i rapporti
interpersonali e sociali ecc. –. E sta riplasmando tutto a sua immagine e somiglianza. 12.1.
Con i motori di ricerca il lettore odierno ha una visione completamente diversa della Divina
commedia. Può spostarsi con la velocità del pensiero da un canto all’altro, da una parola a
un’altra, può cercare i personaggi, le occorrenze, le frequenze ecc. e raccoglierle in pochi
secondi; ed ha una fruizione completamente diversa dei commenti che si sono fatti al testo. Il
suo approccio al testo – come agli altri testi digitalizzati – è enormemente più articolato, più
efficace e più profondo. Lo può controllare fin nei recessi più remoti. Ben inteso, purché
abbia la capacità di usare l’enorme potenze di calcolo del computer. Se proprio non ha
fantasia, può accontentarsi di una D

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