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Piccola Antologia Esoterica

PICCOLA ANTOLOGIA ESOTERICA

@SoleBlu Edizioni 2022

Autore: Edmond Dantès


Editing e prefazione: Diego Marin

Per maggiori informazioni sull’autore e sulla collana visitate il nostro sito


www.solebluedizioni.com

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Metadati

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Piccola Antologia Esoterica

Prefazione
di Diego Marin

E gli dèi tirarono a sorte,


si divisero il mondo:
Zeus la Terra, Ade gli Inferi,
Poseidon il continente sommerso.
Apparve Atlantide,
immenso, isole e montagne,
canali simili ad orbite celesti.

F. Battiato, Atlantide, 1993

Non so molto di Edmond Dantès, non conosco nep-


pure il suo vero nome. Tuttavia ho accettato di edi-
tare questo testo e di scriverne la prefazione dopo
una serie di scambi epistolari che mi hanno con-
vinto dell’estrema erudizione dell’autore e della
sua buona fede. Ciononostante fin dall’inizio ho
avuto l’impressione che si trattasse di un ragazzo,
e ancora adesso conservo questa convinzione.
Come si evince dal titolo, il testo proposto è una sorta di antologia, una
raccolta di citazioni e commenti intorno a questioni di carattere esoterico,
molte delle quali ruotano attorno al tema del benessere psico-fisico. Gli
autori citati sono noti al grande pubblico, ma sono stati scelti in quanto le
loro conoscenze risultano simili se non identiche a quanto trasmesso da
un antico Ordine a trasmissione famigliare chiamato “Ordine di AntAres”,
di cui il sig. Dantès sarebbe membro.
Il simbolo dell’Ordine è l’unione di due rune Ansuz, la A norrena, iniziali
appunto di Ant (rivale) e Ares (Marte, pianeta rosso), le due parole che
battezzano la stella più luminosa della costellazione dello Scorpione (un
tempo Aquila o Fenice) e che riflettono la sua somiglianza in termini di
colore e luminosità con il pianeta Marte. L’unione delle due rune disegna
una sorta di doppia Eihwaz, la runa dello sciamano o del “guaritore ferito”,
di quella persona che proprio perché ha vissuto un particolare stato di
sofferenza e lo ha superato, può ora occuparsi di aitare efficacemente gli
altri.

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Prefazione

Questa in breve la storia. Intorno al 2.000 a.C. scoppiò la guerra tra i


Greci e i Pelasgi, interrotta da un’alluvione che per volere di Zeus si ab-
batté sull’“isola” di Atlante e la rese a lungo inabitabile. I dotti conoscono
la storia di Dardano, che fuggitivo dall’isola riparò nella terra degli Asi –
nell’attuale Finlandia meridionale –, e di suo bisnipote, Ilo, che fondò
Troia. Lo stesso motivo epico ritorna nella favola di Enea, che fuggitivo da
Troia riparò nella terra dei Latini – l’attuale Lazio –, e di suo figlio, anch’egli
Ilo*, che fondò Albalonga (o del suo discendente Romolo che fondò Ro-
ma).
Poco meno di un secolo in anticipo sul conflitto succitato, i sacerdoti
della “Legge dell’Uno” costituirono l’Ordine di AntAres, il cui obbiettivo
era la conservazione delle conoscenze magiche proprio in previsione di
simili eventi funesti. Le idee che lo animavano erano tuttavia molto più
antiche, e risalivano ad un’età precedente la migrazione dei Pelasgi nello
Jutland, datata intorno al 5.000 a.C..
All’epoca, quando ancora l’intera razza Ariana abitava l’alto corso dello
Yenisei, una parte della nobiltà meditò di fare della magia la propria arma,
riservandola alla propria classe e impegnandola per schiavizzare il popolo.
Un’altra parte voleva invece la libera circolazione della conoscenza, senza
che ci fossero legami tra l’Arte e il Potere. Questo fu uno dei punti di di-
saccordo che spinse gruppi diversi a migrare in terre diverse. In partico-
lare i Kurgan, che migrarono a sud, in Scizia, si impegnarono a sviluppare
un piano di schiavizzazione delle coscienze che sarebbe proseguito indi-
sturbato fino all’epoca moderna.
Dall’Ordine di AntAres, al contrario, si svilupparono numerose coven
di maghi e streghe che dopo la distruzione dell’isola si sarebbero sparse
per l’Europa Occidentale. Ciò che oggi più gli somiglia, è senza dubbio la
tradizione wiccan.
Tra le conoscenze tramandate dall’Ordine vi sarebbe tra l’altro la posi-
zione sul mappamondo della stessa Atlantide (Ataland), e con essa la sto-
ria dei suoi abitanti, i Pelasgi, e delle loro migrazioni. Non nascondo la
personale soddisfazione che mi ha colto nel sentirmi dire che molte di
queste informazioni si accordavano alle conclusioni che avevo tratto nel
mio saggio Platone nel Baltico. Certamente questa coincidenza mi ha
spinto ad approfondire la conoscenza di Dantès e mi ha condotto infine a
curare per lui questo lavoro.

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Piccola Antologia Esoterica

Sono certo che questa antologia vi spronerà a rimbalzare sui testi di


cui la stessa fa menzione, e magari fra qualche anno la ricorderete piace-
volmente come il vostro “primo passo”. Perciò preparatevi a una grande
avventura.
Buona lettura.

* Il nome completo di Ilo era Ilo (poi latinizzato in “Iulo”) Ascanio. Da lui
si fa discendere la Gens Iulia.

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Prefazione

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Piccola Antologia Esoterica

Introduzione
Buoni e Cattivi

Si diventa saggi soltanto nella misura


in cui si passa attraverso la propria follia.

A. Jodorowsky, Psicomagia, Feltrinelli 2020

Se escludiamo lo zoroastrismo*, nessuna forma di paganesimo contempla


l’esistenza di un dio del bene e di un dio del male: tutte le divinità, inter-
pretate come eggregore che dirigono e filtrano l’energia divina, sono con-
nesse ad un’unica fonte. Potremmo dire che tutti gli dèi e le dèe non sono
altro che aspetti dell’unico Dio. Alcune eggregore hanno per lo più carat-
teristiche positive, altre negative, ma la stessa divinità può essere invo-
cata a seconda del contesto per uno scopo etico o al contrario per uno
immorale. Così, nel corso della storia, una parte delle congreghe di sacer-
doti (maghi) e sacerdotesse (streghe) si impegnò per l’appunto nel darsi
un’etica e in particolare a rispettare il libero arbitrio. Un’altra parte non si
diede pensieri.
Dopo l’Editto di Tessalonica (380 d.C.), col quale il Cristianesimo dive-
niva religione di Stato dell’Impero Romano, le autorità cristiane si senti-
rono autorizzate a perseguitare i pagani e a distruggerne i templi, non di-
sdegnando torture, incarcerazioni e omicidi. Tale atteggiamento spinse le
congreghe più liberali a sviluppare un sistema letteralmente antitetico al
cristianesimo. In primo luogo esse adottarono quale eggregora principale
del loro culto un’eggregora sviluppata dalle peggiori paure dei monoteisti,
ovvero il Diavolo, identificando quest’ultimo con il dio latino Lucifero (il
greco Fosforo), fratello di Diana. Quindi inclusero nelle pratiche di in-
gresso alla fratellanza il rinnegamento di Cristo e dei sacramenti. Infine
introdussero la celebrazione della messa “nera”, per la quale adopravano
ostie consacrate che gli adepti sottraevano dalle chiese nel corso delle ce-
lebrazioni cristiane. Ovviamente si tratta di un processo che richiese se-
coli, e che possiamo ritenersi concluso al principio del XIV secolo.
Che si trattasse di una forma corrotta di paganesimo e non di una reli-
gione antitetica sviluppata ex novo è comunque evidente dalle testimo-
nianze raccolte dall’Inquisizione, nelle quali scopriamo che il Diavolo era
sovente evocato in associazione alla sorella-compagna di Lucifero, Diana,
e alla figlia dei due, Erodiade od Aradia. Il Diavolo e Diana erano inoltre

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Buoni e Cattivi

appellati “Signore e Signora degli Elfi” o “delle Fate”, e le maggiori cele-


brazioni erano quelle dei sabba celtici e germanici (Imbolc-2 febbraio, Bel-
tane-1 maggio, Lammas-1 agosto, Samhain-31 ottobre). Si leggano a ri-
guardo i libri di Margaret A. Murray, Le Streghe nell’Europa Occidentale
(Edizioni della Terra di Mezzo 2022) e Il Dio delle Streghe (Astrolabio
1978).
Così, ancora oggi, con le leggi contro la stregoneria abolite nei primi
del ‘900, ci sono congreghe che rispettano i fondamentali principi etici e
che rispecchiano quasi fedelmente il paganesimo dell’età pre-cristiana
(oggi per lo più riunite nella Wicca), così come ci sono congreghe votate
al solo ottenimento di vantaggi personali che potremmo tranquillamente
appellare “sette sataniche”. Quest’ultime colpiscono chiunque metta loro
i bastoni fra le ruote, e se necessaria al rito non disdegnano la pratica del
sacrificio (animale o, nei casi estremi, persino umano).
Tutto questo è per dire che la magia non può considerarsi buona o cat-
tiva a priori, ma che il suo carattere dipende essenzialmente dall’inten-
zione di chi la pratica.**
Personalmente non consiglierei di avviarsi su questa strada a chi non
ne abbia la necessità. Farlo apre una porta su di un mondo nuovo fatto di
luci e ombre, e le ombre potrebbero essere troppo opprimenti per essere
sopportate. D’altro canto c’è chi non ha scelta, magari perché vittima
della magia di altri, e costui ha tutto il diritto di imparare l’Arte a sua volta,
per difendersi.
Purtroppo tale necessità non riguarda pochi casi isolati. Specialmente
nelle zone rurali, dove le conoscenze tradizionali attraversano facilmente
i secoli, non è affatto raro imbattersi in quella che gli esorcisti cristiani
chiamano “vessazione diabolica”, ovvero una persecuzione di natura ma-
gica che intacca il corpo o più spesso la psiche della vittima. A contrastare
questo genere di attacchi, motivati per lo più dall’invidia e canalizzati da
maghi e streghe “liberali”, non può certo bastare l’intervento degli uomini
di Chiesa, generalmente troppo blando e comunque caratterizzato da at-
mosfere cupe che spesso producono più shock di quanti ne rimuovano.
Senza parlare dell’insano rapporto di dipendenza dal sacerdote che si crea
nella quasi totalità dei casi, il quale costringe l’assistito a limitare i propri
spostamenti, condizionandone pesantemente l’esistenza. Molto più
gioiosa è ad esempio l’atmosfera di un rituale wiccan, specie se chi ne
fruisce è lo stesso esecutore, il quale imparando ad usare la magia guada-
gnerà sicurezza in sé stesso e potrà sempre contare sulle proprie forze.

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Piccola Antologia Esoterica

Vi invito comunque all’attenzione. Non avvicinatevi al mondo dell’eso-


terismo se siete dominati dalla disperazione e avete poca lucidità. Esso è
popolato da ciarlatani che non vedono l’ora di impressionarvi per rendervi
dipendenti da loro e spillarvi un sacco di soldi. Raggiungete prima un mi-
nimo di equilibrio frequentando un buon psicologo o una buona psicologa
(e se serve un/a psichiatra). Solo a quel punto, con avvedutezza, cercate
chi può offrirvi risposte più complete. Probabilmente vi chiederà di offrir-
gli/le il pranzo.
Il testo presente, che si articola come un’antologia di citazioni e com-
menti, vuole pertanto aiutare il neofita a trovare la strada, a indirizzarlo
verso le migliori fonti d’informazione in merito alla magia e all’esoterismo.
Tra gli autori a cui attinge citiamo in particolare G.I. Gurdjieff #, A. Jodoro-
wsky##, V. Zeland§, C. Castaneda§§ e V. Crowley@. Alcune note sono a
stampo prettamente psicologico, e d’altro canto cos’è la psicologia se non
una branca dell’esoterismo? Certamente da questo è nata, ed anche se
molti professionisti preferiscono rinnegarne le origini per vestirla di scien-
tismo, la figlia mantiene comunque i lineamenti del padre.
Ho scritto volutamente “scientismo” in luogo di “scienza”, poiché lo
scientismo è la fede cieca nell’idea che le conoscenze scientifiche attuali
siano tutte le conoscenze scientifiche possibili, senza accettare la possibi-
lità che ciò che oggi è straordinario possa domani diventare ordinario. Ci
tengo pertanto a precisare quella che secondo me è la sola e unica diffe-
renza esistente tra la fisica e la magia. Tanto nella fisica quanto nella ma-
gia improntiamo delle azioni e ricaviamo delle reazioni che riusciamo a
prevedere sulla base di osservazioni precedenti. Mentre tuttavia nella fi-
sica ogni trasformazione è ben descritta da un modello matematico, esso
nella magia è completamente assente (al più abbiamo modelli qualitativi).
Eppure tuttavia probabilmente esiste, e arriverà il giorno in cui ogni vuoto
sarà colmato. Quel giorno tutta la magia sarà stata spiegata, e il suo calice
svuotato in quello della scienza. Nel frattempo una categoria di scienziati
ha già aperto le porte alla magia, solo che per discrezione la chiama “ef-
fetto placebo”. Sto ovviamente parlando dei medici.
In quanto leggerete vi è particolare enfasi sul tema della libertà, alle
vie da percorrere per essere finalmente noi stessi, in linea con i nostri de-
sideri e le nostre propensioni, liberi da qualsivoglia paura o vergogna. Per-
ché un uomo libero o una donna libera sono un uomo e una donna forti,
imperturbabili, e non lasciano falle nel proprio spirito da cui possano pe-
netrare influenze negative.

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Buoni e Cattivi

Non mi resta che farvi gli auguri e, se il caso lo richiede, incoraggiarvi


a proseguire la lettura.

*Religione fondata in Persia nel VII secolo a.C. dal predicatore Zoroastro
(Zaratustra) secondo la quale il dominio sull’universo sarebbe conteso tra
le forze del bene, guidate da Ahura Mazda (Ormus), e le forze del male,
guidate da Angra Mainyu (Ahriman).

** Non si confondano i termini “buono” e “cattivo” con “bianco” e “nero”.


La magia “bianca” è semplicemente la magia costruttiva, così come la ma-
gia “nera” è la magia distruttiva. Se voglio favorire la scomparsa di un tu-
more, userò la magia nera, per distruggerlo, ma la starò ovviamente im-
piegando per il bene.

#
Georges Ivanovic Gurdjieff (Gyumri 1866 - Neuilly-sur-Seine 1949) è
stato il portatore in occidente di una disciplina battezzata “quarta via” (in
contrapposizione alle vie del fachiro, del monaco e dello yogi), un sistema
per l’evoluzione psichica e spirituale dell’individuo che prende inizio
dall’equilibratura dei centri operativi (intellettuale, emozionale, motorio,
istintivo e sessuale) e volge verso l’unificazione dell’“IO” e il ricongiungi-
mento alla divinità. Egli apprese tale sistema negli anni a cavallo tra ‘800
e ‘900 dagli adepti di una confraternita sufi installata a Nusaybin (oggi Ni-
sibis, Siria), i quali a loro volta riportavano le conoscenze cristiano-gnosti-
che assorbite dai Mazdakiti di Persia. Vedi D. Marin, Appunti di Storia Proi-
bita, SoleBlu 2022.

##
Alejandro Jodorowsky (Tocopilla, 17 febbraio 1929) è un drammaturgo,
regista, attore, compositore e scrittore cileno naturalizzato francese.
Ideatore di un metodo di guarigione tra l’esoterico e lo psicologico da lui
denominato psicomagia.

§
Vadim Zeland è un fisico teorico e un esoterista russo. È ideatore di una
pratica mentale da lui chiamata transurfing il cui scopo è lo spostamento
della nostra coscienza tra le infinite varianti che sovrapposte nel mo-
mento presente conducono cionondimeno a futuri radicalmente diversi.

§§
Carlos Castaneda (Cajamarca, 25 dicembre 1925 – Los Angeles, 27 aprile
1998) è stato uno scrittore peruviano naturalizzato statunitense. Nei suoi

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Piccola Antologia Esoterica

libri, Castaneda descrive in prima persona la propria esperienza sotto la


guida dello sciamano yaqui Juan Matus, incontrato nel 1960.

@
Vivianne Crowley (New Forest, ...) è una psicologa, saggista, sacerdo-
tessa wiccan e docente universitaria britannica. Fu iniziata alla Wicca
all’età di diciannove anni da Alex Sanders, fondatore della tradizione ale-
xandriana, e da sua moglie Maxine. Qualche anno più tardi ricevette an-
che l’iniziazione alla tradizione gardneriana da Madge Worthington e Ar-
thur Eaglen, fondatori della linea Whitecroft. È l’unica persona conosciuta
a essere stata membro di congreghe sia gardneriane che alexandriane.

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Buoni e Cattivi

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Piccola Antologia Esoterica

Capitolo 1
Forme-Pensiero ed Eggregore

E coloro che furono visti danzare


vennero ritenuti pazzi da coloro
che non potevano sentire la musica.

Friedrich Nietzsche (1844-1900)

«Francamente non so, se fosse stata la puttana, il poco sonno o i farmaci


che prendevo, ma al terzo bicchiere ero steso. Guardavo Giada, la barista,
con occhio torvo, forse perso nella scollatura, forse semplicemente para-
lizzato in quella direzione. Spero di non averle parlato, ma non lo saprei
dire con certezza. So solo che ad un certo punto è cominciata la melodia;
il resto dei clienti probabilmente non batté ciglio, ma per me era la voce
di una sirena, che nemmeno usciva dall’altoparlante, ma rimbalzava nella
memoria da un ricordo di Lara che al karaoke intonava la stessa canzone.
Ed ecco che all’improvviso mi guardavo dal di fuori, con un misto di rim-
provero e compassione. Non ero più identificato nell’evento, non ero più
nella scollatura di Giada, o non soltanto laggiù. Ero lì, ma ero anche qual-
cos’altro che ascoltava il flusso dei miei pensieri, delle emozioni, istinti e
movimenti involontari. Ero fuori e dentro allo stesso tempo. Non era il
mio centro mentale che ascoltava le emozioni, né il contrario, né altra
combinazione dei tre centri cerebrali. Qualcosa di nuovo era emerso, un
centro “superiore”, e guardava, indisturbato dai neon e dal chiacchieric-
cio, quel pezzo di sterco retto a stento dal bancone. E all’improvviso ebbe
inizio la magia.
«Dal profondo dell’abisso avevo raggiunto la vetta più alta. Deglutii e
mi scossi. Il colpo mi aveva riportato alla normalità. Che diavolo ci facevo
da solo a bere un bicchiere dopo l’altro? Perché volevo stordirmi? Ah, già.
La prigione. Non una prigione fatta di sbarre e puzza di sudore, ma di
aspettative e di tutto ciò che per mio padre e la mia famiglia avrei dovuto
essere» (Lucius, Memorie).

Cosa Sono

Una forma-pensiero è un’entità collocata nei piani spirituali che si forma


quando singolarmente adottiamo un’attitudine mentale ossessiva. Essa

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Forme-Pensiero ed Eggregore

può pertanto avere l’origine più svariata, potendo questa attitudine iden-
tificarsi con l’adorazione, il senso di colpa, il senso del dovere, il desiderio
di soddisfare un certo stereotipo, la paura, ecc. La forma-pensiero (FP)
trae energia da comportamenti in sintonia con l’attitudine che l’ha gene-
rata e cerca pertanto di condizionare i pensieri della vittima affinché li
mantenga.
In particolare essa può essere riconosciuta in una diagnosi di disturbo
ossessivo-compulsivo, il quale, mantenendo fissa l’attenzione del pa-
ziente su un pensiero secondario, anche variabile nel tempo, gli impedisce
di scorgere l’attitudine che ha creato la forma-pensiero, l’identificazione
e la cessazione della quale curerebbero immediatamente il disturbo.
Se il paziente comprendesse la reale natura del suo problema, egli ces-
serebbe l’attitudine che ha dato vita alla FP, così che quest’ultima, trovan-
dosi senza energia, si consumerebbe fino a sparire completamente. È per
impedire che questo accada che la FP tiene il paziente occupato mental-
mente su questioni del tutto irrilevanti, al punto da costruire per lui una
finta logica che trasforma l’irrilevante in rilevante.
Uno psichiatra della mia città mi raccontò di una paziente che aveva
una paura irragionevole di contrarre l’AIDS, e che per questo non voleva
che due tecnici (potenzialmente contagiosi) salissero sul suo tetto a siste-
marle l’antenna. Il medico le chiese come ritenesse possibile, anche ac-
cettando che uno o entrambi i tecnici fossero stati malati, che la malattia
potesse raggiungerla. La donna rispose con semplicità che uno dei due
tecnici poteva masturbarsi sul tetto, e che poi la pioggia avrebbe potuto
trasportare lo sperma a terra attraverso la grondaia. Qui, avrebbe potuto
rimbalzare sul cemento per risalirle la gonna mentre lei passava lì accanto
per portare da mangiare al cane. Questa è esattamente la finta logica che
può creare una forma-pensiero.
In alcuni casi tuttavia la forma-pensiero può essere creata volontaria-
mente, e c’è chi ne incentiva la formazione “decorando” la propria attitu-
dine ossessiva con un rituale. Per esempio uno potrebbe essere ossessio-
nato dal desiderio di acculturarsi, al punto da desiderare di vincere sem-
pre e comunque la stanchezza. Così inizia ad accendere una coppia di can-
dele e a bruciare dell’incenso prima di aprire i libri, magari invocando delle
divinità che poi ringrazia a lavoro concluso. Tanto basta per accelerare la
formazione della FP, la quale continuerà giorno dopo giorno a condizio-
nare il praticante affinché si dedichi assiduamente allo studio. In questo
caso, inoltre, con la volontà del praticante allineata alla volontà della FP,
potrebbe accadere un fenomeno singolare: l’apertura di un canale con la

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Piccola Antologia Esoterica

fonte primaria, per la quale la FP funge tipo da rubinetto. Essa in questo


caso non rischia di estinguersi, perché sta semplicemente convogliando
l’energia di una fonte esterna, mentre la propria continua ad alimentarsi
dal praticante, che dona da una parte per ricevere – molto di più – dall’al-
tra. Vi è chiaramente il rischio che la volontà del praticante si orienti col
tempo in un’altra direzione, perdendo l’apporto dalla fonte primaria e as-
sumendo lo status di vittima.
Una FP può inoltre creare problemi fisici, in quanto è possibile che s’in-
nesti nel sistema delle nadi (i vasi “sanguigni” dei corpi sottili) ostacolando
la circolazione del prana, la quale a sua volta potrebbe condizionare la
circolazione del sangue nei tessuti, provocando rigidità muscolari o arti-
colari, finanche problemi cardiaci. I due sistemi sono infatti connessi per
mezzo di canali detti Chakra.
Riportiamo l’esempio di un caso curato dagli operatori olistici Anne Gi-
vaudan e Antoine Achram e descritto in Forme-Pensiero (Amrita 2014, pp.
39 ss.):

Quando incontriamo Luce, è appena uscita da un corso di massaggio che l’ha


molto scossa. Desiderosa di seguire una formazione che le permetta di aiutare le
persone con il massaggio, è solo all’inizio del corso, e già si trova di fronte ad un
ostacolo a cui, fino a quel momento, non aveva mai pensato.
È una giovane donna rotondetta, con un temperamento abbastanza aggres-
sivo. Tutto il suo corpo sembra dire «Altolà: a me, non la date a bere!». È visibil-
mente sempre sulla difensiva, e mi chiedo quale sofferenza si celi dietro quell’ar-
matura. L’ascolto…
Durante la dimostrazione di un massaggio, Luce ha dovuto servire da cavia,
come ogni altro allievo. Era un po’ reticente, perché le piace toccare, dare, ma
non le piace ricevere e tanto meno essere toccata. Ciò nonostante ha accettato,
perché è la regola della scuola. È a questo punto che ha avuto luogo l’incidente:
un’allieva tocca certi punti sulle gambe di Luce e lei, senza poter esercitare un
controllo su quanto quel gesto scatena, entra in una regressione che la riporta
alla prima infanzia. Geme, si raggomitola, si mette a gattonare e piange, proprio
come una bambina piccola sofferente. Ci vorranno quindici minuti buoni perché
la giovane donna si calmi e riprenda il controllo. Rimane profondamente scossa
e turbata da quella sua reazione, di cui crede di avere una vaga comprensione
senza tuttavia precisare i contorni della vicenda a cui si riferisce.
Quando guardo attentamente i suoi corpi sottili, compare una FP legata alle
cosce della giovane donna, lungo i nadi. […]
La FP che è in azione è stata riattivata quando a Luce sono state toccate le
cosce, ed è di un grigio metallico, che denota una paura vitale; contiene anche
del rosso sporco e un verdastro indefinibile. Di quando in quando, nella FP in-
forme e agitata da sussulti, compare il volto di un uomo.

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Forme-Pensiero ed Eggregore

Ce n’è un’altra, più lontana, collegata con quella che si trova lungo i nadi. È
attaccata allo stesso filo conduttore, e si colloca nella prima infanzia di Luce. Que-
sta FP contiene tutto il suo dolore e l’incomprensione di un mondo di cui non vuol
più sentir parlare.
Un trattamento terapeutico consentirà a Luce di ricordare: Luce è nel lettino,
ha appena compiuto quattro anni, e dorme di un sonno lieve quando, all’improv-
viso, sente su di sé un alito impregnato d’alcool. È un odore che conosce bene,
che contemporaneamente le piace e le fa paura. L’alito carico di vapori inebrianti
e pesanti si fa più pronunciato, famigliare e inquietante insieme: l’odore di suo
padre. Luce non vuole aprire gli occhi, dentro sente un inspiegabile senso di insi-
curezza. È come immersa nella violenza. Non ci sono grida, né parole, ma la sente,
è quasi palpabile. La piccola tiene gli occhi chiusi, quasi li stringe, perché lo
sguardo di suo padre la spaventa sempre e preferisce evitarlo. In fondo spera che
il papà se ne andrà, che non la vedrà, dal momento che lei non lo guarda. Ma il
papà, però, non se ne va. La mamma è uscita per delle commissioni… e comun-
que, non sarà mai presente a difenderla. Quando Luce racconterà, una volta sol-
tanto, ciò che ha vissuto quel giorno e molte altre volte in seguito, la mamma
rifiuterà di crederci. Luce si sentirà colpevole, si sentirà impazzire dalla sofferenza
di non venire creduta… e tacerà per un bel pezzo. “Tradimento… tradimento!”, è
la parola che, da allora, Luce si porta dentro.
Inizialmente si proteggerà prendendo peso, rendendo il suo fisico poco at-
traente, e poi sviluppando una corazza di aggressività protettiva.
Oggi è una giovane adulta, e di quelle protezioni non ha più bisogno; ma le
resta una FP che continua a generare lo stesso meccanismo di autodifesa fin nelle
cellule. Una FP di collera e rancore, di paura e smarrimento davanti a un’infanzia
che ritiene le sia stata rovinata.
Luce non ha mai perdonato i suoi genitori per quel tradimento ad un’età in
cui poteva contare su di loro soltanto. È una delle ragioni della presenza di quella
FP, ancora così ingombrante.
Mi sembra già di sentire la domanda:
«Ma è ingiusto! Luce è la vittima, e come se non bastasse le tocca subire an-
che l’effetto nefasto della FP che ha generato a causa di genitori incompetenti…
Come lo spieghi?»
In questo istante apro un libretto che si intitola Un temps pour Soi, e leggo:
«non possono esserci né vittime né cattivi. Vi è solo il risultato del tuo pensiero
su qualcosa».
È una risposta chiara: ciò che accade non viene dall’esterno, ma è attratto da
quella parte di noi “che sa”, allo scopo di rimetterci in contatto con un’esperienza
che non è né giusta né ingiusta, bensì necessaria per cancellare, capire e risolvere
una difficoltà che ci portiamo appresso, perlopiù all’insaputa del nostro conscio.
Che Luce si ribelli e agisca è completamente logico, anzi è necessario. Ma che
si tenga dentro il rancore, il senso di colpa o la disperazione non l’aiuterà per

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Piccola Antologia Esoterica

nulla, e non farà che contribuire ad imprigionare i suoi corpi, uno dopo l’altro,
senza risolvere la storia.

Luce guarirà accettando la sua storia, perdonando i suoi genitori e la-


sciandosi scivolare di dosso la paura. È un processo che richiede una salda
volontà ed un’estrema fiducia nel futuro, dal quale tutti noi possiamo
avere il meglio, senza accontentarci dell’appagamento fuggevole e consu-
mante che viene da rabbia e rancore.
Il caso di Luce rientra nella casistica dei traumi di natura parentale, per
la risoluzione dei quali esiste un metodo dedicato che va sotto il nome
evocativo di “Costellazioni Familiari”. Ideato dallo psicoterapeuta tedesco
Bert Hellinger, esso consiste in una sorta di teatro nel quale gli attori im-
personificano i parenti del soggetto debilitato e interagendo con lo stesso
risolvono simbolicamente i conflitti familiari ancora aperti. Come diremo
con Jodorowsky, “l’inconscio non distingue il simbolo dalla realtà”. I con-
flitti vengono risolti su tutti i piani e la forma-pensiero si dissolve: il sog-
getto è a quel punto completamente guarito.

Eggregore

«Che cos’è un’eggregora? È in primo luogo un motore, una massa di ener-


gia alimentata da tutti i pensieri dello stesso genere che circolano sulla
superficie della Terra» (Daniel Meurois e Anne Givaudan, Wesak: il tempo
della Riconciliazione, Amrita 1999).
Chiamata “pendolo” nel Transurfing e Voladores nello sciamanesimo,
l’eggregora è infatti la creazione di molteplici forme-pensiero, che unendo
i propri sforzi generano e si connettono ad un’entità ad esse analoga, ma
più potente ed affamata.
Degno di nota è il fenomeno delle “eggregore-divinità”.
Formulando ripetutamente l’idea di una certa divinità, il praticante svi-
luppa una forma-pensiero che la rappresenta. Forme-pensiero simili ge-
nerate da persone diverse si riuniscono come i rami di un albero e si inne-
stano (attraverso una sorta di worm-hole) allo stesso nodo, che è l’eggre-
gora della divinità in questione. Eggregore di divinità simili (come Bacco e
Dioniso) si riuniscono a loro volta in eggregore superiori, che di nuovo si
connettono all’eggregora del Dio o della Dèa (a seconda del loro sesso).
Infine le eggregore del Dio e della Dèa si connettono alla Fonte primaria,
che è la Divinità-Unica.

17
Forme-Pensiero ed Eggregore

Esiste quindi un worm-hole estremamente ramificato che dalla Fonte


primaria conduce ad ogni singola forma-pensiero. Per tale motivo una
forma-pensiero allineata con la volontà del praticante restituisce molta
più energia di quanta ne sia servita a crearla: ribadiamo infatti come essa
non restituisca l’energia che è servita alla sua formazione e che è neces-
saria al suo mantenimento, mentre funge piuttosto da canale per l’ener-
gia inesauribile della Divinità-Unica. Tale energia non giunge comunque
nella sua forma inviolata, ma viene filtrata e ricondizionata secondo le ca-
ratteristiche delle eggregore e della forma-pensiero attraversate lungo il
percorso.
L’immagine delle eggregore-divinità come un sistema ramificato è per-
fettamente in linea con la concezione panteistica delle religioni pagane e
neo-pagane. Essa, infatti, tende «a identificare Dio come ente che permea
e costituisce la natura del cosmo e che si manifesta nel mondo fisico ren-
dendosi visibile e comprensibile all’uomo attraverso la molteplicità delle
sue manifestazioni, identificate con varie divinità» (U. Carmigiani & G.Bel-
lini, Runemal, Età dell’Acquario2017, p. 235).
«Questo è ciò che i preti ignorano, con il loro Dio Unico e la loro Unica
Verità: non esiste un racconto che risponda al vero. La verità ha molte
facce, è come l’antica strada che portava ad Avalon: dipende dalla tua vo-
lontà, dai tuoi pensieri, da dove la strada ti condurrà, se alla fine giungerai
all’Isola Sacra dell’Eternità oppure dai Preti con le loro campane, la loro
morte, il loro Satana, l’inferno e la dannazione eterna… ma forse sono in-
giusta nei loro confronti. Persino la Dama del Lago, che odiava l’abito nero
dei preti come fosse una serpe velenosa – e aveva le sue ragioni – una
volta mi rimproverò per aver parlato male del loro Dio. “Tutti gli Dèi sono
un unico Dio” mi disse, parole già pronunciate molte volte in precedenza,
e che io stessa molte volte ho ripetuto alle mie allieve, e che ogni prete
dopo di me farà sue. “Tutte le Dèe sono una sola Dèa. C’è un solo Inizia-
tore. E ogni uomo ha la sua verità, e in essa c’è Dio”» (M. Z. Bradley, Le
Nebbie di Avalon, Parte Prima, HarperCollins 2022, p. 15).
L’avvento del cristianesimo ha generato una serie di nuove eggregore
sostenute dall’idea del Cristo, della Madonna, degli Angeli e dei Santi.*
Benché ispirate per lo più da personaggi storici reali, la loro esistenza è
tuttavia completamente indipendente da essi. Presumo che le apparizioni
di Lourdes o Fatima siano da imputare appunto all’eggregora mariana, e
non alla presenza in spirito della Maria di Nazareth originaria. Idem per le
apparizioni di altri personaggi cardine del sentire popolare, come ad
esempio Padre Pio. Quanto alle presunte canalizzazioni di Medjugorje, la

18
Piccola Antologia Esoterica

mia impressione è che si tratti di semplice truffa, come una truffa è quella
che spaccia per piramidi delle colline nella vicina Visoko.
Nel diagramma ad albero che dalla Divinità-Unica conduce alle molte-
plici divinità inferiori, le eggregore cristiane sono collocate su rami attigui
ai rami delle divinità pagane con cui condividono l’archetipo, con la Ma-
donna a fianco di Iside (la Madre) e Giovanni Battista a fianco di Belenos
(il Custode delle Acque).

* Nella Cabala il Dio cristiano viene addirittura appellato con nomi diversi
a seconda dell’aspetto che si desira evocare (vedi V. Crowley, La Cabala
della Dea, Phanes 2021), rivelando in tutto e per tutto come anche il Cri-
stianesimo sia di fatto una religione politeista, benché ben mascherata.

Eggregore e DOC

«Il pendolo (i.e. l’eggregora) può agire o tramite i suoi sostenitori, ovvero
le persone coinvolte nel determinato problema, oppure tramite oggetti
inanimati. Fissa l’emissione di energia mentale su una determinata fre-
quenza e succhia l’energia mentre la persona è aggravata dal problema.
Sembrerebbe a prima vista che la fissazione della frequenza sull’oggetto
possa aiutare a concentrarsi. Come può, allora, ostacolare la soluzione del
problema? Il fatto è che il pendolo fissa i nostri pensieri in un settore ri-
stretto del campo d’informazione. La risoluzione, per contro, può trovarsi
oltre i limiti di questo settore. Ne deriva che l’uomo pensa e agisce nei
limiti di uno spazio ristretto e risulta impedito a guardare il problema da
un più largo punto di vista. Le soluzioni originali e dettate dall’intuizione
vengono proprio quando l’uomo si libera dall’influenza del pendolo e si
guadagna la libertà di pensare in un’altra direzione» (Vadim Zeland, Rea-
lity Transurfing, Macro 2009, p. 76).
La sintomatologia di una connessione coatta ad un’eggregora è iden-
tica a quella del Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC). Il DOC di origine
psicologica è quello che si sviluppa quando ci troviamo a possedere un
ricordo o a vivere una situazione altamente disturbante, al punto che il
cervello tenta di nasconderlo/a sovrapponendogli appunto un pensiero
ossessivo. Questo può essere un’immagine, una canzone, una paura, ecc…
e tanto deve oscurare la vera causa del disturbo da ricavarsi una sorta di
esclusiva, riuscendo a convogliare su di sé il 90% delle nostre capacità ce-
rebrali, rendendo davvero difficile portare l’attenzione altrove, formulare
discorsi complessi, ragionare o richiamare alla memoria fatti e nozioni

19
Forme-Pensiero ed Eggregore

(perfino i nomi delle persone). Se tuttavia abbiamo affrontato un appro-


fondito percorso di psicoterapia, magari accompagnato da sedute di ip-
nosi, e ancora quel ricordo disturbante non è emerso, potremmo ragio-
nevolmente supporre che alla base del DOC vi siano cause soprannaturali.
Se arriviamo a tale conclusione, è tuttavia controproducente adirarsi
contro il nostro destino o contro chi potrebbe star dietro al rito magico.
O adirarsi con il Diavolo se ancora apparteniamo ad un contesto cristiano
e ci siamo rivolti agli esorcisti. (Tra l’altro potremmo essere noi stessi i
creatori inconsapevoli dell’eggregora, magari perché per sopperire alla
paura o al desiderio siamo diventati ossessivi nell’attenzione o nei com-
portamenti.) È infatti ben noto che liberare sentimenti di paura od odio
verso un’eggregora non fa che rafforzarne i legami, al pari che rivolgerle
stima e preghiere. Al contrario bisognerebbe ignorarla (ma è ben difficile
dato che l’eggregora ha il potere di stimolare i nostri pensieri) oppure
adottare comportamenti inaspettati, che non collimano con quanto l’eg-
gregora si aspetterebbe (sudditanza od opposizione), comportamenti che
devono in ogni caso essere in linea con la nostra essenza, condizione che
si manifesta con una prolungata sensazione liberatoria. Di solito si tratta
appunto di atti liberatori, del fare quelle cose che vogliamo così ardente-
mente ma che temiamo possano urtare il giudizio comune.* A questi pos-
siamo affiancare un rituale di guarigione o liberazione.

* L’accento sulla sensazione di libertà viene posto anche da Jodorowsky


in riferimento ai suoi atti di psicomagia, di cui parleremo (A. Jodorowsky,
Psicomagia, Feltrinelli 2020, p. 51):

Ciò che propongo è la realizzazione cosciente di un atto liberatorio. A prescin-


dere dai dettagli, esso deve collegarsi con quanto di oscuro e violento, inconfes-
sabile e represso si trovi dentro di noi. Per quanto positivo sia, ogni atto porta
con sé una certa “negatività”. L’importante è che queste energie distruttive, che
quando ristagnano ci corrompono dall’interno, possano risolversi in un’espres-
sione canalizzata e trasformatrice. L’alchimia dell’atto riuscito trasforma le tene-
bre in luce.

Forme-Pensiero Genealogiche

Una forma-pensiero non dissolta può sopravvivere alla morte fisica del
soggetto che l’ha generata e rimanere sospesa nell’ambiente (tipica-
mente la casa) a cui il soggetto era maggiormente legato. Qui si pone in

20
Piccola Antologia Esoterica

attesa di un’altra persona da parassitare, preferendo tra tutti un even-


tuale parente empatico.
«L’Albero Genealogico, inteso come Anima Familiare o Inconscio Fa-
miliare, risente di tutte le esperienze più o meno drammatiche vissute dai
membri della nostra famiglia di origine, dove ogni membro che sia stato
escluso tende a ripresentarsi sotto forma di sofferenza e quindi di sin-
tomo.
«Se un fratello o un fidanzato è morto o disperso in guerra, se un
bimbo è morto in giovane età o una donna muore di parto, un altro mem-
bro della famiglia della generazione seguente tende a sostituire inconsa-
pevolmente chi è stato escluso e ne imita il destino manifestando le sue
emozioni e i suoi sintomi, o cerca di seguirlo nella morte. Se qualcuno nel
passato non si è preso la responsabilità di una colpa grave, un bambino
tenterà in seguito di espiare questa colpa, pagandone il prezzo con la sua
salute, con la sua felicità, con il suo successo nella vita» (U. Carmignani &
G. Bellini, Runemal, Età dell’Acquario 2017).
Anche in questo caso si può ricorrere alla tecnica delle Costellazioni
Familiari. Stavolta però tutti i presenti recitano una parte: il soggetto pa-
rassitato interpreta il parente defunto che ha originato la forma-pensiero,
mentre gli altri attori impersonificano i familiari con i quali lo stesso
avrebbe interagito in vita.

Varianti

Le leggi della fisica stabiliscono legami tra le grandezze misurabili di un


sistema. E finché rimaniamo nell’ambito della fisica classica, tutte quante
possono essere ricavate da una singola condizione, ovvero che l’“Azione”
manifesti il suo valore minimo.
L’“Azione”, tipicamente indicata con la lettera S, è il Santo Graal della
fisica. Non è altro che la somma infinita dell’energia posseduta da un si-
stema in tutti gli istanti di tempo della sua esistenza, ma la sua corretta
manipolazione può produrre ogni genere di ghiottoneria.
Passando alla fisica quantistica, nel 1948 Richard Feynman stabilì che
il comportamento quantistico di un sistema poteva essere descritto esat-
tamente come la sovrapposizione di tutte le evoluzioni che gli si potessero
immaginare, tra le quali, attraverso l’interazione con un’entità cosciente,
una soltanto avrebbe fornito i propri valori da misurare. In parole povere,
esisterebbero contemporaneamente infinite varianti dell’universo, e la
nostra coscienza interagendo con esse ne vitalizzerebbe una soltanto.

21
Forme-Pensiero ed Eggregore

La probabilità che una certa variante si vitalizzi, sarebbe proporzionale


al numero di Nepero (e = 2,718…) elevato all’inverso dell’azione (e-S). È
sufficiente aver frequentato qualche anno alle superiori per capire che in
questo modo la variante più probabile è quella “classica” (ovvero quella
di un sistema che segue le leggi della fisica classica), alla quale corrisponde
l’Azione più piccola.
Seguono in ordine di probabilità tutte le varianti lisce, ovvero quelle
che non manifestano cambi improvvisi di situazione. Potremmo pensare
ad esse come le varianti in cui un essere umano è sempre fortunato o
sempre sfortunato.
Restano infine tutte le altre, dove il cammino di un sistema può essere
a balzi, o, nel caso umano, un individuo può passare da una condizione di
sfortuna ad una di fortuna o viceversa.
Per quanto improbabile, il salto non è tuttavia impossibile. Il fisico
russo Vadim Zeland, ha dedicato ben 9 volumi alla disciplina del Transur-
fing, ovvero l’arte di passare da una variante negativa ad una positiva, e
una volta lì, di rimanerci.
In particolare egli insegna come liberarsi dal potere delle eggregore
(per lui “pendoli”) le quali sarebbero impegnate costantemente a trasci-
nare o mantenere ciascun individuo sulla variante ad esse favorevole,
nella quale egli adotta i comportamenti necessari al sostentamento
dell’eggregora stessa.
L’ancoraggio avrebbe successo sia che il soggetto desideri assecondare
l’eggregora, sia che desideri sfuggirle. L’unica soluzione, ribadiamo, sa-
rebbe non darle importanza, ignorarla, attendendo serenamente che se
ne vada.
Al contrario, per scivolare volontariamente da una variante ad un’al-
tra, sarebbe necessario accordare la ragione con l’emozione, l’emisfero
sinistro con quello destro, il corpo fisico con quello astrale.
Prima di tutto immaginiamo la nostra meta, la nostra nuova condi-
zione, e con essa immaginiamo tutti i probabili step che la separano dalla
nostra condizione attuale. Sfruttando l’immaginazione, facciamo viag-
giare il corpo astrale (il secondo dei corpi sottili) sulle varianti finché non
la troviamo. La riconosceremo dal senso di pace liberatoria e profonda
serenità. Assorbiamone tutto il carico emozionale. Fissiamola nell’incon-
scio, magari associando ad essa un talismano realizzato ad hoc, da riporre
laddove vi siano ragionevoli possibilità di vederlo ripetutamente senza es-
serne coscienti. Quindi spostiamoci sulla ragione, e focalizziamo la nostra
volontà al suo raggiungimento. Mettiamoci progressivamente nella

22
Piccola Antologia Esoterica

condizione di affrontare ogni gradino, e ogni volta convinciamo noi stessi


che superarlo sia niente più che questione di tempo, una formalità. Ini-
ziamo a comportarci in anticipo come se il gradino fosse già stato supe-
rato. Agiamo secondo istinto, senza paura di fallire o di dover rimpiangere
le nostre scelte. Al contempo rifiutiamo tutto ciò che è opprimente o lo-
gorante. Se iniziamo a percepire fretta e disequilibrio o qualunque altra
tensione rallentiamo. La meta deve essere raggiunta senza eccessi, con
dedizione ma non fanatismo. In caso contrario genereremmo una forma-
pensiero e rischieremmo di essere trascinati indietro da un’eggregora che
di tali tensioni si alimenta.
«Per l’iniziato il successo deve arrivare per gradi, con grande sforzo ma
senza tensioni né ossessioni» (C. Castaneda, La Ruota del Tempo, Rizzoli-
Bur 2018, p.86).
«Una delle opinioni comuni più errate è che occorra lottare per la pro-
pria felicità, occorra mostrare tenacia, caparbia, superare tutti gli ostacoli
che si sovrappongono per conquistarsi un corpo al sole. Si tratta di uno
stereotipo falso ed estremamente dannoso. […]
«L’errore dell’uomo sta nella falsa convinzione: “Se supererò tutti gli
ostacoli, allora lì davanti troverò ad aspettarmi la fortuna”. Non è altro
che un’illusione. Lì davanti non c’è alcuna felicità. Per quanto l’uomo si
sforzi, si troverà sempre in condizione di rincorrere un sole che sta tra-
montando. Su una linea altrui della vita nessuna felicità attende l’uomo,
né in un futuro prossimo né in un futuro lontano.
Molte persone, dopo aver raggiunto con grande fatica il fine prefisso,
non sentono niente, eccetto un senso di svuotamento. Dov’è andata a fi-
nire questa felicità? Ma essa non c’era proprio fin dall’inizio, era solo un
miraggio creato dai pendoli [eggregore; ndr] affinché l’uomo li nutrisse di
energia lungo il cammino di una felicità illusoria. Ribadisco ancora una
volta: davanti non c’è nessuna felicità, essa c’è ora e adesso, sulla linea
corrente della vita, o non c’è proprio. […]
«La felicità arriva durante il movimento verso il proprio fine attraverso
la propria porta. Se una persona si trova sulla sua linea della vita, sul suo
cammino, si sente felice già ora, anche se il fine è ancora davanti» (V. Ze-
land, Reality Transurfing, Macro 2021, pp. 415-416).
Riassumendo: si suggestioni l’inconscio, anche per mezzo di simboli;
dopodiché si inganni la mente conscia per farla accordare all’inconscio.
Una buona strategia per allineare conscio e inconscio consiste nello
sfruttare i microsonni della ragione. Questi si presentano regolarmente
nel corso della giornata, hanno durata di qualche millisecondo e li

23
Forme-Pensiero ed Eggregore

riconosciamo solitamente per essere seguiti da un’intuizione, un’ispira-


zione od un lampo di preveggenza (percezioni del corpo astrale nello spa-
zio delle varianti). Quando il “lampo” si presenta, la ragione è ancora
mezza addormentata e non si è ancora riconosciuta nei propri vincoli. Se
riusciamo pertanto ad indirizzare le sensazioni associate al “lampo” e ad
amplificarle, la ragione le riconoscerà come autentiche e si uniformerà
alle indicazioni del corpo astrale.
Un altro modo per trasferire la propria coscienza da una variante ad
un’altra è prender parte ad un atto di divinazione. Se il richiedente ha fi-
ducia nel processo divinatorio, allora l’estrazione delle rune o dei taroc-
chi* sarà sincronizzata sulle sue emozioni. Consideriamo il semplice si-
stema delle cinque estrazioni. Le prime tre rappresenteranno rispettiva-
mente la strada percorsa dal richiedente nel passato, la strada che sta
percorrendo nel presente e la strada che percorrerà nel futuro se non ri-
vedrà i propri pensieri e le proprie intenzioni. La quarta estrazione rap-
presenta il consiglio sui cambiamenti da adottare. Infine la quinta rappre-
senta il futuro nella nuova variante, alla quale approderà adottando i cam-
biamenti consigliati. In pratica il richiedente allunga lo sguardo sul proprio
futuro, e divenendone consapevole è ora in grado di cambiarlo. Po-
tremmo spingerci oltre, affermando che l’osservazione del proprio futuro
inevitabilmente lo cancella, sostituendolo con una nuova variante.
Quale che sia la maniera in cui si è approdati alla nuova linea, per man-
tenersi su di essa è adesso sufficiente seguire i segni, le sincronicità, le
occasioni. Restare (o diventare) consapevoli di chi e che cosa ci circonda,
parlare con le persone che troviamo sul treno, in spiaggia, nei locali, dare
un senso ad ogni incontro. Sintonizzarsi infine sulle proprie attitudini e
non cercare per nessuna ragione di diventare qualcun altro. Permettersi
di essere e di avere.**
«Ci sono milioni di strade. Un iniziato, di conseguenza, deve sempre
tenere presente che una strada è soltanto una strada; se sente di non do-
verla seguire, per nulla al mondo dovrà indugiarvi.
«La decisione di proseguire su di essa o di abbandonarla dev’essere
presa indipendentemente dalla paura o dall’ambizione.
«Un iniziato deve considerare ogni strada con attenzione e determina-
zione e c’è una domanda che non può fare a meno di porsi: questa strada
ha un cuore?
«Le strade sono tutte uguali: non portano da nessuna parte. Cionono-
stante, una strada senza un cuore non è mai gradevole. D’altro canto, una
strada con un cuore è facile… un guerriero non deve sforzarsi per trovarla

24
Piccola Antologia Esoterica

gradevole, essa rende il viaggio felice e finché un uomo la segue, è una


cosa sola con essa» (C. Castaneda, La Ruota del Tempo, Rizzoli-Bur 2018,
p.21).
Nemico numero uno del senso di libertà e di conseguenza del mante-
nimento della “linea buona”, è ovviamente il senso di colpa. Immaginiamo
un bambino che viene picchiato ripetutamente per motivi futili o inesi-
stenti; egli si chiede dove ha sbagliato senza trovare risposta; pertanto,
per ogni sua azione al di fuori della routine, egli sospetta sistematica-
mente di trovarsi in errore, teme di poter danneggiare qualcuno e di es-
sere picchiato di nuovo, e di conseguenza inizia a trattenersi. A sviluppare
un’attenzione ossessiva. A non fare quello che vuole fare. Immaginiamo
che egli inizi a soffrire di DOC e che qualche anno più tardi si rivolga ai
preti, i quali gli diranno che se sta male è colpa sua, perché ha attirato il
diavolo verso di sé a causa dei suoi atti impuri (tipica spiegazione da esor-
cista). Egli smetterà persino di masturbarsi. Poiché il disturbo non cesserà,
gli stessi lo accuseranno di non impegnarsi abbastanza nel diffondere la
parola di Dio e nel fare proselitismo. Forse a quel punto razionalmente
imparerà la lezione, ma l’ossessione di meditare sulle minime conse-
guenze dei propri gesti sarà troppo radicata per andarsene dall’oggi al do-
mani. Smetterà di credere all’inferno ma non di temerlo. Se poi quel ra-
gazzo si rivelasse un artista, le difficoltà sarebbero anche maggiori. L’arti-
sta tende naturalmente a conferire una forma ad ogni espressione della
vita, anche la più scabrosa.*** Chiunque potrebbe ispirarsi a tale forma
per fare del male. Se l’artista se ne preoccupasse, la sua opera ne risenti-
rebbe. Smetterebbe di essere un artista; di nuovo, non farebbe quel che
vorrebbe fare. E aumentando in lui la tensione finirebbe catturato da
un’eggregora, perdendo la linea buona.
Indicative per i tempi che corrono, sono le indicazioni di Zeland in me-
rito alle epidemie e alle guerre, che riportiamo nelle prossime sezioni. Ba-
date bene che esse anticipano di oltre un decennio tanto il fantomatico
Covid-19 quanto la guerra dai tratti farseschi che si sta combattendo oggi
in Ucraina.

* Ogni runa o tarocco rappresenta la strada tra uno stato di coscienza e


un altro. Gli stati di coscienza sono stati rappresentati dai cabalisti nei ver-
tici (sephiroth) del diagramma noto come “Albero della Vita”, così che i
ventidue cammini (netivoth) tra una sephira e l’altra sono in corrispon-
denza uno a uno con i tarocchi. L’esatto abbinamento tra netivoth e

25
Forme-Pensiero ed Eggregore

tarocchi è stato investigato e stabilito definitivamente da Eliphas Levi nel


1854.

** Gli sciamani toltechi descrivevano le varianti immaginando un universo


composto da filamenti luminosi, uno dei quali veniva intercettato da una
sferetta collocata per ciascuno all’altezza della propria scapola destra,
benché leggermente separata da questa, diciamo “immersa” nei nostri
corpi sottili. Tale sferetta, detta “Punto d’Unione”, determinava la va-
riante attiva, e sui libri di C. Castaneda possiamo trovare diverse istruzioni
per spostarla in modo da intercettare un diverso filamento, istruzioni che
possiamo tranquillamente considerare una forma antica di Transurfing.
«Gli sciamani possedevano un elemento cognitivo chiamato la ruota
del tempo e la spiegazione che ne offrivano era che il tempo assomigliava
a un tunnel infinitamente largo e lungo, un tunnel con solchi riflettenti.
Tutti i solchi erano infiniti, e altrettanto infinito era il loro numero. La forza
stessa della vita imponeva alle creature viventi di guardare in un unico
solco, e questo significava restarne intrappolati e vivere esclusivamente
in esso.
«Lo scopo ultimo di un iniziato sta nel concentrare, attraverso l’im-
piego di una disciplina profonda, la sua attenzione incrollabile sulla ruota
del tempo, al fine di farla girare. Gli iniziati che vi riescono possono guar-
dare in qualsiasi solco e da esso ricavare qualunque cosa desiderino. La
libertà dalla coercizione a contemplarne uno solo significa che si è in
grado di guardare in entrambe le direzioni: dove il tempo si ritira e dove
avanza. In quest’ottica, la ruota del tempo si traduce in un’influenza so-
verchiante che abbraccia tutte le varianti dell’iniziato e le supera» (C. Ca-
staneda, La Ruota del Tempo, Rizzoli-Bur 2018, p. 11-12).
I Toltechi chiamavano “Tonal” quella parte della mente umana che si
occupa di trovare un “accordo” sulla realtà. I Tonal di tutti gli esseri co-
scienti interagiscono inconsciamente l’uno con l’altro accordandosi sulle
regole (tra cui le leggi fisiche) e determinando (per l’uomo ordinario) la
variante percepita.
“Nagual” era invece l’insieme delle possibilità senza vincoli, ciò che
nell’essere umano ordinario è immanifesto, a cui l’iniziato può accedere
violando perfino le leggi fisiche, un po’ come Neo in Matrix.
«Parliamo incessantemente a noi stessi del nostro mondo ed è proprio
grazie a questo nostro dialogo interiore che lo preserviamo, e ogniqual-
volta smettiamo di parlarci di noi e del nostro mondo, il mondo rimane
sempre come dovrebbe essere. Con questo nostro dialogo lo rinnoviamo,

26
Piccola Antologia Esoterica

gli infondiamo vita, lo puntelliamo. Non solo; è mentre parliamo a noi


stessi che scegliamo le nostre strade.
«Ripetiamo quindi le stesse scelte fino al giorno della morte, perché
fino a quel giorno continuiamo a ripeterci le stesse cose.
«Un iniziato è consapevole di questo atteggiamento e si sforza di fer-
mare il suo dialogo interiore.
«Quando un guerriero impara a far tacere il dialogo interiore, tutto di-
venta possibile: i progetti più azzardati si fanno accessibili» (C. Castaneda,
La Ruota del Tempo, Rizzoli-Bur 2018, p. 47,88).

*** Non ho potuto fare a meno di ricordare la risposta del fabbro Godor
alla domanda di Gatsu “Perché fai il fabbro?”, presa dal manga Berserk di
Kentaro Miura: «Tradizione di famiglia… dai tempi del mio bisnonno. […]
Ancora prima di camminare, tenevo in mano un martello. Prima di poter
decidere se mi sarebbe piaciuto, ho iniziato a battere il ferro che avevo
davanti. Poi ho pensato soltanto a diventare sempre più bravo… a forgiare
spade sempre migliori. E così gli anni sono volati. Eh! La vita è semplice. È
da quando son nato che continuo a battere il ferro. Come l’uomo non sa
perché vive, neanch’io so perché percuoto il metallo. Sai… c’è una cosa
che mi piace di questo lavoro. […] Le scintille. Sono belle, mi affascinano.
Sono come la vita, come se fossero la mia stessa vita che in un istante
esplode davanti ai miei occhi».

Le Epidemie
Vadim Zeland, Reality Transurfing, Macro 2009, pp. 183ss.

Voi forse penserete: qui le linee della vita non possono c’entrare niente, una per-
sona si ammala perché è stata contagiata. E avete ragione, ma solo affermando
che la persona ha permesso di farsi contagiare. Non voglio dire che doveva an-
darsene in giro con la mascherina. Non l’avrebbe comunque aiutata.
Dunque, scopriamo l’anamnesi di una malattia. La causa di una malattia è il
vostro volontario consenso a prender parte al gioco che si chiama “Epidemia”.
Tutto incomincia quando sentite dire in giro che da qualche parte si è scatenata
una epidemia. Tutte le persone normali sanno che l’epidemia si trasmette per via
aerea, quindi voi, come ogni persona normale, ammettete tranquillamente
l’eventualità che tutti possano essere contagiati. In testa turbina già lo scenario
della malattia: vi immaginate con la febbre, vi vedete già starnutire e tossire. È
fatta: da questo momento siete già in gioco, poiché emettete energia mentale
alla frequenza del pendolo (i.e. dell’eggregora) distruttivo(a).
Inconsciamente cercate già la conferma dell’avanzare dell’epidemia e la vo-
stra attenzione comincia a lavorare selettivamente. Intorno a voi vedete persone

27
Forme-Pensiero ed Eggregore

che starnutiscono, ovvero, prima non le notavate anche se c’erano, ma adesso sì;
al lavoro e a casa di tanto qualcuno parla dell’influenza. Ovunque trovate nuove
conferme della vostra supposizione, cioè del fatto che l’epidemia sta avanzando,
anche se voi apposta non cercate conferme e il tema più di tanto non vi preoc-
cupa. Pare quasi che le circostanze avvengano da sole. Ciò perché, se all’inizio del
gioco vi eravate sintonizzati sulla frequenza del pendolo distruttivo, poi il legame
è diventato via via più forte, indipendentemente dalla vostra partecipazione con-
sapevole. Se poi non siete così contrari ad ammalarvi o siete propensi a non aver
scampo, significa che siete già un sostenitore attivo del pendolo. Si può anche
verificare il caso contrario: avete deciso di non ammalarvi e vi siete persuasi di
essere assolutamente sani e di non correre alcun rischio. Anche questa volta,
però, non ne verrà fuori niente: state comunque pensando alla malattia e quindi
emettete energia alla frequenza della malattia. Direzionare i pensieri a favore o
contro la malattia non ha nessuna importanza. In altri termini: se cercate di con-
vincervi che non vi ammalerete, significa che fin dall’inizio ammettete questa
possibilità, quindi non vi aiuterà alcuna persuasione del contrario. Le parole dette
ad alta voce smuovono semplicemente l’aria. Le parole dette tra sé e sé non sono
invece niente, mentre la fede è una energia potente, anche se non ha voce. Giunti
a questo livello non vi salverete dall’epidemia nemmeno se correrete a farvi vac-
cinare. Vi ammalerete lo stesso, in una forma o nell’altra. Il primo sintomo della
malattia vi porrà di fronte ad una scelta: cedere alla fin fine alla malattia o no?
Voi opporrete una debole resistenza e vi rassegnerete poi ad ammalarvi. Questo
esito apporterà una correzione definitiva alla vostra emissione di energia e vi tra-
sferirete sulla linea della vita dove la malattia si manifesta pienamente.
Il passaggio indotto è iniziato nel momento in cui avete accettato il pendolo-
malattia. Se veramente ve ne infischiate, il passaggio non avverrà; analogamente,
se siete in vacanza, non siete in contatto con nessuno, non ascoltate le notizie e
non sapete niente dell’epidemia, il pendolo non vi toccherà, affonderà semplice-
mente nel vuoto.
Vi siete mai chiesti perché i medici non vengono contagiati dai malati? Molti
di loro lavorano anche senza protezioni. Non è perché sono vaccinati, tanto più
che non ci si può vaccinare contro tutte le malattie. Il fatto è che anche i medici
giocano attivamente al gioco pendolo-malattia, ma il loro ruolo è un altro.
Per analogia, provate a seguire il comportamento delle hostess in aereo: que-
ste buone fate raccomandano insistentemente a tutti di legare le cinture. Loro,
invece, volteggiano per l’aereo come se, in caso di avaria, potessero librarsi in
aria alla maniera dei colibrì.

Le Guerre
Vadim Zeland, Reality Transurfing, Macro 2009, pp. 179ss.

In sostanza la guerra scoppia, più o meno, come una rissa banale. All’inizio una
parte esprime la sua opinione all’altra parte. Quest’ultima ha un’opinione

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Piccola Antologia Esoterica

opposta, pertanto il punto di vista diverso funziona come una spinta del pendolo
(i.e. l’eggregora) distruttivo(a). La seconda parte risponde alla prima spinta con
un impulso più forte e, dal canto suo, la prima parte risponde in modo ancora più
aggressivo. E così via con intensità crescente, finché non si arriva alle mani.
Questo esempio offre un quadro semplice e chiaro di lotta di due pendoli che,
cozzando l’uno contro l’altro, oscillano con forza crescente. Quando una guerra
o una rivoluzione sono in incubazione, entrano in gioco vari fattori, ma la so-
stanza è la stessa.
All’inizio si dice alla gente che si vive male. Tutti concordano facilmente con
quest’affermazione: la prima battuta del pendolo viene accettata. Poi si trova una
spiegazione: a vivere meglio ci disturba qualcun altro di diverso da noi. Ciò suscita
l’indignazione generale e il pendolo incomincia ad oscillare. Quindi segue una
provocazione da parte dell’una o dell’altra parte e ciò origina una tempesta di
proteste. Il pendolo ha preso forza e la guerra o la rivoluzione possono comin-
ciare. Ogni colpo di pendolo genera una ripercussione che rafforza ulteriormente
le oscillazioni, fino a farle smottare in forma di valanga sulle linee della vita dove
la tensione è in continuo crescendo.
Un tentativo di cambiare la situazione si può fare solo all’inizio, giacché poi
essa esce fuori da ogni controllo. Se all’inizio del movimento di avvolgimento
della spirale si risponde al primo attacco del pendolo in modo pacifico o spostan-
dosi di lato, il pendolo verrà affossato o estinto; di conseguenza, il passaggio su
una nuova voluta della spirale, ovverossia su una nuova linea, verrà bloccato. Se
invece si accettano le oscillazioni del pendolo, la frequenza di oscillazione del par-
tecipante verrà ad assumere parametri somiglianti alle linee della nuova voluta
della spirale.
Purtroppo, il fatto che un singolo partecipante agli eventi non reagisca al pen-
dolo, non dà ancora garanzia che egli non verrà coinvolto in una guerra o in una
rivoluzione. Per chi è stato risucchiato in un vortice potente è praticamente im-
possibile uscirne fuori, per quanti sforzi faccia. Tuttavia, il partecipante che non
accetta il gioco del pendolo avrà per lo meno più chances di sopravvivere e di
uscire dalla situazione con una perdita minima. Attenzione, però bisogna capire
bene cosa significhi non accettare una guerra o una rivoluzione. Potete odiare
profondamente la guerra e lottarci attivamente contro; al pendolo è assoluta-
mente indifferente se siete pro o contro, gli va bene l’energia di qualsiasi segno.
Se emettete energia alla frequenza della guerra, avrà luogo un passaggio su que-
sta linea: accetterete la guerra, ne prenderete parte, sarete sul campo di batta-
glia. Se invece lottate contro la guerra, essa vi ingoierà comunque. Non accettare
il pendolo-guerra significa ignorarlo. È vero che non è sempre facile ignorare, e
qui sta proprio il pericolo del passaggio indotto. Però si può quanto meno non
prendere posizione, né contro né a favore. Sono sempre esistiti paesi neutrali
che, rimanendo da parte, assistevano alla distruzione di interi popoli, gli uni per
mano degli altri.

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Forme-Pensiero ed Eggregore

Fate attenzione ai meeting di protesta contro le azioni militari: per un pendolo


interessato a scatenare un conflitto contro il suo nemico, i manifestanti dell’op-
posizione sono sostenitori devoti e desiderati non meno degli aperti fautori della
guerra, nonostante gli ingenui oppositori siano convinti del contrario. Avanzare
proposte di pace, smascherare il vero volto e le reali motivazioni del pendolo-
guerra sono le uniche azioni che possono reprimere un conflitto. Vi ricordate l’al-
legoria del nido di api selvatiche? Il pendolo dichiara ai suoi membri che le api
sono pericolose e per questo bisogna distruggerle. Ma di che cosa ha veramente
bisogno il pendolo? Del loro miele, forse?

… p. 53 … Quanto alla logica con cui viene concepita oggi la guerra, essa può es-
sere resa dalla metafora seguente: su un albero del bosco sta appeso un nido di
api. Ci vivono api selvatiche che si occupano della loro covata e di produrre il
miele. Ma un bel giorno al nido si avvicina un pendolo e dichiara ai propri seguaci:
«Vedete queste api? Sono selvatiche ed estremamente pericolose. Bisogna asso-
lutamente eliminarle o almeno distruggere il loro nido. Non mi credete? Guar-
date!» E incomincia a stuzzicare il nido con un bastone. Le api volano fuori dal
nido e attaccano i seguaci del pendolo. E il pendolo dichiara trionfante: «Ve
l’avevo detto io che erano aggressive! Bisogna subito eliminarle!».
Quali che siano gli slogan usati da guerre e rivoluzioni per giustificare sé
stesse, la sostanza è una sola: si tratta di una battaglia di pendoli per la conquista
di seguaci.
Le forme di battaglia possono essere le più diverse, ma il fine è solo uno: fare
più proseliti possibile. Le energie fresche, infatti, sono d’importanza vitale per il
pendolo. In loro assenza il pendolo si fermerebbe. Per questo la battaglia dei pen-
doli è in realtà una mera lotta di sopravvivenza, inevitabile e naturale.

Magia “Simulata”

Uno spostamento continuo da una variante all’altra consente di ripro-


durre dei fenomeni ascrivibili al territorio magico. Azioni “magiche” come
attraversare un muro, camminare sull’acqua o fluttuare nell’aria possono
ottenersi abbandonando una variante in cui ci trova nella posizione enne-
sima (n-esima) di un dato percorso per trasferirsi in un’altra variante in
cui ci si trova nella posizione (n+1)-esima, componendo passo passo la più
improbabile delle storie, come il sollevamento del proprio corpo da terra
e la sua permanenza a mezzo metro dal suolo.
Restando sull’esempio della levitazione, all’istante iniziale mi trovo ad
h=0; all’istante successivo dovrei trovarmi ancora ad h=0, ma posso spo-
starmi in una variante dove mi trovo ad h=1 cm. Potrebbe essere una va-
riante in cui sto cadendo dall’alto, ma mi ci soffermo solamente un
istante, il tempo sufficiente a mostrarmi ad h=1 cm. Non ho alcun
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Piccola Antologia Esoterica

interesse a comprendere come sono arrivato a quell’altezza. Quindi mi


sposto in un’altra variante in cui mi trovo ad h=2 cm, e così via fino ad
h=50 cm.
A quel punto dovrei comunque ricominciare a scendere, trovandomi
all’istante seguente ad h=49 cm, ma posso spostarmi in un’altra variante
in cui in quell’istante sono ancora ad h=50 cm, e così via per tutti gli istanti
che desidero.
Come spiega Zeland, tuttavia, «per poter volare dovete avere una fede
incondizionata nella possibilità di farlo» (Reality Transurfing, p. 275).
In alternativa (vedi I. Bonewits, La Realtà della Magia, Phanes 2022) è
possibile convincere la ragione a gettare le armi e ad affidare la gestione
del corpo fisico all’emisfero destro, meglio connesso con i corpi sottili. Se
parliamo ad una persona ferita cominciando con un discorso sensato e ad
un certo punto, improvvisamente, le chiediamo una cosa assurda tipo “di
che colore sono le labbra del gallo?”, la sua ragione (favorita dall’alto con-
tenuto emozionale del momento) andrà praticamente in tilt, lasciando il
controllo all’emisfero destro ed al corpo astrale quel tanto che basta a far
loro guarire le ferite più importanti, anche violando le leggi fisiche. Simili
trucchi possono altresì fornire una forza spropositata a coloro i quali ne
abbiano necessità per districarsi da situazioni di pericolo estremo, ad
esempio a chi stia cercando di sollevare un peso per liberare una terza
persona. Funzionano soprattutto con le madri giunte in aiuto dei figli.

Le Quattro Nobili Verità

«Il nucleo centrale della dottrina buddista si articola nelle tradizionali


Quattro Nobili Verità. La prima nobile Verità riguarda l’esistenza e l’uni-
versalità della sofferenza: la vita è dolore, rimpianto, insoddisfazione e in-
quietudine, soffriamo perché ci rendiamo conto che tutto è effimero.
“Nascita è dolore, vecchiaia è dolore, morte è dolore, tristezza, afflizione,
tormento, strazio e disperazioni sono dolore, non ottenere quel che si
brama è dolore, l’attaccamento è dolore.”
«La seconda nobile Verità è che la sofferenza ha origine dentro di noi,
nel nostro tentativo, destinato all’insuccesso, di cercare la felicità in ciò
che è transitorio, spinti dalla bramosia di far nostre delle cose o delle si-
tuazioni che consideriamo attraenti. “La sete del sesso, la sete dell’essere,
la sete del possedere.”
«La terza nobile Verità è che potremo porre fine alla sofferenza solo
quando impareremo a liberarci dalla scala di valori ingannevoli per

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Forme-Pensiero ed Eggregore

abbandonare ciò che nella vita è soltanto provvisorio. “L’abbandono, la


rinunzia, la liberazione, il distacco.”
«L’ultima nobile Verità riguarda la strada da intraprendere per avvici-
narsi al Nirvana, l’estinzione del ciclo delle rinascite, che il Buddha indica
come “Nobile Ottuplice Sentiero”: “Retto pensiero, retta intenzione, retta
parola, retta azione, retti mezzi di sussistenza, retto sforzo, retta atten-
zione e retta concentrazione”» (U. Carmignani & G. Bellini, Runemal, Età
dell’Acquario, pp. 177-178).
Le parole del Buddha non fanno altro che ricalcare i precetti che nel
più antico Induismo andavano sotto la denominazione di Karma-Yoga, ov-
vero il distacco dal fine.
Quando studi, studia per il piacere di studiare, non per diventare più
colto. Quando giochi a calcio, divertiti, fai il meglio per la partita, non pen-
sare al campionato e ai punti in classifica. Quando lavori, cerca di trovare
un equilibrio nel momento, lavora con impegno ma senza affanno, non
pensare all’ora di cena o alla domenica. Preferisci un lavoro che ti dà pace
e serenità ad uno che ti rende instabile e rabbioso, anche a differenza di
stipendio. Il denaro in più dovrai altrimenti spenderlo in farmaci o in inutili
orpelli consolatori. Quando hai l’istinto di comprare qualcosa, chiediti se
è funzionale al tuo percorso o se è soltanto il palliativo per colmare un
vuoto emozionale. Nel primo caso compralo, non preoccuparti delle
spese. Nel secondo lascia stare, la voglia di possederlo passerebbe subito
dopo aver messo mano al portafogli, e potresti finire a tormentarti per
aver buttato i soldi.
Corri, lavora, leggi, chiacchiera, gusta del buon cibo, perché queste
azioni migliorano le tue percezioni, non perché vuoi diventare più magro,
più ricco e chissà cos’altro. La tua attenzione sia nel qui ed ora. La felicità
puoi trovarla solo adesso. Se non c’è adesso, tanto meno ci sarà nel fu-
turo.
Come diceva Castaneda, scegli una strada che abbia un cuore, non
preoccuparti del fine. E tornando alle parole del Buddha, puoi ricono-
scerla, perché percorrerla significherà allo stesso tempo camminare sul
Nobile Ottuplice Sentiero.

L’Espansione dell’Universo

In base all’Arrangement Field Theory (AFT – Teoria del Campo di Ordina-


mento), l’universo è costituito da un insieme di entità elementari micro-
scopiche denominate “grani”. In base ai valori di un campo fondamentale

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Piccola Antologia Esoterica

(indicato con M) ogni grano tende ad essere percepito in contatto con un


certo numero di altri grani. Ciò determina la forma percepita dell’uni-
verso. (Maggiori dettagli in D. Marin, Dalla Coscienza ai Buchi Neri, So-
leBlu 2022.)
Al principio l’universo esisteva nella sovrapposizione di tutte le combi-
nazioni possibili (un po’ come il gatto di Schroedinger; vedi D. Marin, op.
cit.) e la sostanza divina era equamente distribuita. In alcune di queste
combinazioni tuttavia l’interlacciamento dei “grani” era tale da poter
ospitare delle coscienze. Queste cominciaro-no a osservarsi, e osservando
fecero scomparire tutte le combinazioni in cui la loro esistenza non era
possibile (un po’ come il gatto una volta osservato è solo vivo o solo
morto). Così, avendo meno combinazioni in cui distribuirsi, la sostanza di-
vina aumentò la propria pressione sulle combinazioni rimaste, nelle quali
si verificò un’espansione per consentire alla stessa di distendersi. Un uni-
verso più espanso e più freddo consentì lo sviluppo di nuove forme atte
ad accogliere nuove coscienze, che nel processo di osservazione ridussero
ulteriormente le combinazioni esistenti. Il nuovo aumento di pressione
della sostanza divina produsse nuova espansione e così via...
Nota che la prima manifestazione delle coscienze deve essersi avuta in
uno stadio primordiale in cui non potevano esistere corpi biologici. Pos-
siamo perciò parlare di Dèi o Angeli.

Una Nota sull’Empatia

Individui con una forte componente empatica, possono involontaria-


mente assorbire i traumi delle persone con cui condividono l’esistenza,
facendo proprie le emozioni connesse fino a “rubare” la forma-pensiero
che di esse si alimenta. In questo caso essi devono far presa sulla ragione
e riconoscere l’estraneità della stessa, affinché si disperda.
Capita tuttavia che tra questi individui vi siano neonati (o perfino ani-
mali particolarmente sensibili come cani o gatti) nei quali la ragione è an-
cora assente o poco sviluppata. Non avendo costoro la capacità di ricono-
scere la FP come estranea, rimangono incolpevolmente coinvolti nelle sue
dinamiche, il che significa in altre parole rimanere coinvolti nelle faccende
degli adulti, e in particolare dei genitori. Comprese guerre e malattie.*
Ciò non significa che individui invece sufficientemente sviluppati deb-
bano astenersi dallo sviluppare l’empatia. È anzi vero che essa, fornendo
una motivazione per i comportamenti di chi ci circonda, in particolare per
i comportamenti sgradevoli, ci impedisce di sviluppare tensioni inutili

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Forme-Pensiero ed Eggregore

(come rabbia e rancore) e preserva la nostra energia per intenti molto più
nobili della vendetta.

* Una volta emerse le conseguenze fisiche sarà comunque troppo tardi


per limitarsi ad intervenire sulle cause spirituali, dacché sarà necessario
fare affidamento su metodologie oggettive, nel caso della malattia sulla
medicina e la scienza ordinarie. Abbattere le cause spirituali servirà in ogni
caso a migliorare la risposta del corpo e ad evitare che il problema si ri-
presenti.

Il “Doppio”

Molti di voi ricorderanno, dai libri di C. Castaneda, la possibilità, sovente


sfruttata dagli sciamani toltechi, di risvegliarsi dal sonno in un luogo di-
verso da dove si trova il nostro corpo addormentato. In tal caso si avrebbe
la formazione di un “doppio”, ovvero di un corpo fisico di durata limitata
che tuttavia per tutta la sua permanenza consentirebbe una piena espe-
rienza sensoriale.
Per svegliarsi come doppio è necessaria la seguente convergenza di
operazioni:
• Sperimentare un sogno lucido;
• Praticare nel sogno il “Ricordo del Sé” (vedi sezione seguente) per
ottenere almeno temporaneamente l’unita dell’IO;
• Costruire un sogno dentro al sogno, in modo da ingannare il cen-
tro mentale (la ragione), il(la) quale uscendo dal sogno più interno
crederà erroneamente di essere sveglio(a).

Il sogno si realizza allorché il corpo astrale visita una variante. Una


volta ingannato, anche il corpo mentale è convinto di trovarsi su tale va-
riante, e una volta convinto vi viene in effetti risucchiato. A quel punto
viene generato uno pseudo corpo-fisico che può risvegliarsi in quell’al-
trove.

Il Ricordo del Sé

Precedentemente, in riferimento al Transurfing, abbiamo sottolineato


che lo spostamento da una variante all’altra necessita di una ferrea vo-
lontà. E tuttavia l’uomo ordinario non possiede volontà. Nell’uomo ordi-
nario la Personalità (le nostre caratteristiche acquisite per imitazione) è

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Piccola Antologia Esoterica

separata dall’Essenza§ (i nostri tratti innati) ed è ulteriormente divisa in


molteplici “io” (centinaia o migliaia).
Oggi uno di nostri “io” decide di risparmiare in vista dell’aumento delle
imposte; domani un altro “io” passa davanti a una vetrina e ignorando
beatamente tale intento si compra quel vestito o quel modellino costoso
che gli piace tanto. La mattina un “io” si propone di mettersi in forma, di
iniziare a correre dopo lavoro, di rinunciare all’alcool e di migliorare l’ali-
mentazione. La sera, in seguito a una telefonata con gli amici, interviene
però un altro “io”, che lo porta a dimenticarsi della corsa e a raggiungere
il gruppo al ristorante, dove si abbuffa e beve senza ritegno. Ancora, dopo
l’ennesima litigata un “io” decide che è tempo di rompere il fidanza-
mento, ma solo due giorni più tardi, spinto dal desiderio sessuale, un altro
“io” acconsente a portare avanti la relazione al solo scopo di andare a
letto con qualcuno.
Come vedete, nell’uomo ordinario la volontà non esiste, esistendo al
suo posto una moltitudine di intenti contraddittori.
Ben di rado ci accorgiamo della nostra incoerenza, in quanto, spiega G.
I. Gurdjieff ne La Quarta Via (di P. D. Ouspensky, Astrolabio 1974, pp. 184
ss.):

Abbiamo in noi speciali congegni che ci impediscono di scorgere queste con-


traddizioni. Questi congegni sono chiamati “respingenti” o “ammortizzatori”. I
respingenti sono dispositivi speciali, o se preferite una speciale crescita, che ci
impedisce di vedere la verità su noi stessi e su altre cose. I respingenti ci dividono
in specie di compartimento a prova di pensiero. Possiamo avere parecchi desi-
deri, intenzioni, scopi contraddittori e non ci accorgiamo che sono contraddittori
perché tra loro ci sono i respingenti che ci impediscono di vedere da un compar-
timento all’altro. Allorché vi trovate in un compartimento, ritenete che esso sia il
tutto, poi passate in un altro e ritenete che questo sia il tutto. Questi congegni
sono chiamati respingenti perché, come in un vagone ferroviario, diminuiscono
le scosse. Ma in relazione alla macchina umana essi sono ancor di più: rendono
impossibile il vedere, perciò sono anche dei paraocchi. Gli individui con respin-
genti veramente forti non vedono mai; ma se si accorgessero di quanto essi sono
contraddittori, sarebbero incapaci di muoversi perché non si fiderebbero di sé
stessi. Questo è il motivo per cui i respingenti sono necessari nella vita meccanica.
Casi estremi del genere significano sviluppo sbagliato, ma anche negli individui
ordinari esistono sempre respingenti profondamente nascosti. […]
I respingenti sono assai difficili da descrivere o da definire. Come ho detto,
essi sono specie di tramezzi in noi che ci impediscono di osservare noi stessi. Po-
tete avere diversi atteggiamenti emozionali (essi si riferiscono sempre ad atteg-
giamenti emozionali) verso la stessa cosa al mattino, a mezzogiorno e alla sera,

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Forme-Pensiero ed Eggregore

senza accorgervene. O, in determinate serie di circostanze, avete un tipo di opi-


nioni, e in altre circostanze un altro tipo di opinioni; i respingenti sono muri che
si ergono tra quelle. Generalmente ciascun respingente è basato su qualche sorta
di assunto sbagliato su noi stessi, sulle nostre capacità, sui nostri poteri, inclina-
zioni, conoscenza, essere, consapevolezza, ecc. Differiscono dalle ordinarie idee
sbagliate perché sono permanenti; in determinate circostanze uno può sempre
sentire e vedere la stessa cosa; e voi dovete comprendere che nell’uomo ordina-
rio nulla deve essere permanente. L’unica possibilità di cambiare è che non c’è
nulla di permanente in lui. Opinioni, pregiudizi, idee preconcette, non sono an-
cora respingenti, ma allorché divengono assai solidi, sempre gli stessi, e ogni volta
fanno lo stesso trucco di impedirci di vedere le cose, diventano respingenti. Se la
gente ha qualche sorta di atteggiamento sbagliato, basato su informazioni sba-
gliate, su erroneo lavoro dei centri operativi [intellettuale, emozionale, istintivo-
motorio; ndr], su emozioni negative, se si serve sempre dello stesso tipo di scusa,
essa prepara i respingenti. E quando un respingente è ben stabilito e diviene per-
manente, arresta qualsiasi possibile progresso. Se i respingenti continuano a svi-
lupparsi, divengono idee fisse, e ciò è sempre follia, o principio di follia.
I respingenti possono essere assai diversi. Io, per esempio, conoscevo un
uomo che aveva un respingente interessantissimo. Ogni volta che faceva qual-
cosa di sbagliato, diceva di farlo apposta, per esperimento. Questo è un ottimo
esempio di respingente. Un altro aveva il respingente di non essere mai in ritardo;
così, con questo respingente fermamente stabilito, era sempre in ritardo ma non
se ne accorgeva mai, e se si richiamava la sua attenzione su ciò, ne era sempre
sorpreso e diceva: “Come posso essere in ritardo? Non sono mai in ritardo!”.

Il mezzo per abbattere i respingenti ed ottenere l’unità dell’“IO” è la


pratica costante del cosiddetto “Ricordo del Sé”. Questo si definisce come
il raggiungimento di una condizione per cui l’individuo attua la contempo-
ranea osservazione di un oggetto o di un evento, e della propria reazione
psicologica di fronte allo stesso. Quest’ultima deve riguardare allo stesso
tempo il centro mentale (pensieri), il centro emozionale (emozioni) e il
centro istintivo-motorio (istinti e movimenti involontari).*
Essa richiede molta energia che deve essere recuperata da altri pro-
cessi. Nello specifico per ottenerne un sufficiente accumulo sono neces-
sarie sette caratteristiche:

1) Un alto livello di empatia. Pensate a quanta energia si risparmia nella


comprensione degli altri: convincetevi che ogni scontrosità e cattiveria
sono soltanto il frutto di un background infelice; convincetevi che i di-
fetti che crediamo di vedere negli altri sono praticamente sempre sol-
tanto il riflesso dei difetti che non vogliamo vedere in noi stessi; se ci

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Piccola Antologia Esoterica

riuscirete, allora la collera troverà in voi terreno sterile. Recitava De


André ne La Città Vecchia (1966): «Se non sono gigli son pur sempre
figli, vittime di questo mondo». Fate vostro questo motto**;
2) Il coraggio di abbandonare la propria “storia personale”, ovvero quei
legami e abitudini che non abbiamo costruito coscientemente ma che
sono unicamente frutto delle passate circostanze;
3) Un buon controllo dell’immaginazione: spesso crediamo senza valide
ragioni che gli altri abbiano una pessima opinione di noi o che un certo
evento si svilupperà in modo drammatico. Stiamo immaginando. Allo
stesso modo le eggregore sfruttano l’immaginazione per creare la falsa
logica a sostegno del DOC;
4) La capacità di non identificarsi (nella propria professione, nel proprio
ruolo in famiglia o nel gruppo, nell’opinione che gli altri hanno di noi,
negli eventi: lasciarsi trascinare dal tifo, dalle altrui lamentele,
dall’adorazione o dalla protesta, ecc.);
5) L’abbandono della cosiddetta “Considerazione Interiore” o, in altre pa-
role, della propria canzone interiore: “io non-merito/merito questo
trattamento perché in passato ho sofferto tanto; o perché sono
buono, bello e bravo; quindi non sono tenuto ad agire; aspetterò che
le cose buone si presentino da sole, qui ai piedi del mio divano”. Ca-
staneda scriveva di “cancellare la propria storia personale”;
6) La soppressione della “Falsa Personalità”, di tutti quegli “io” che ci con-
ducono a false considerazioni sulla vita e sul mondo, che definiscono
scale di valori sulla base un esempio di massa e ci impongono scelte
estetiche, di stile e finanche di vita, che accettiamo controvoglia. Che
il giudizio della gente abbia qualche importanza è senza dubbio il peg-
giore inganno della Falsa Personalità, seguito a ruota dall’idea illusoria
di essere “uno”. Quanto a quest’ultima, essa costituisce un blocco ad
ogni tentativo per raggiungere in effetti l’unità. Come potremmo in-
fatti lavorare per qualcosa, se credessimo già di possederla?
7) La capacità di farsi scivolare di dosso la rabbia e in generale di abban-
donare sul nascere le emozioni negative. Togliersi dalla testa desideri
di vendetta od azioni fatte al solo scopo di deludere o dare preoccupa-
zione a chi ci ha ferito.

Ma vediamo come agisce passo passo il Ricordo del Sé.

In figura rappresentiamo l’Essenza (cerchio grande centrale) circon-


data e nascosta dagli “io” della Personalità (cerchi piccoli):

37
Forme-Pensiero ed Eggregore

Il primo risultato della pratica del “Ricordo del Sé” è l’apparizione


dell’“IO OSSERVANTE”, ovvero un gruppo di “io” (cerchi scuri) che riesce
ad osservare gli altri “io” (in chiaro) ed a rendersi conto della molteplicità
dell’essere. Gli “io” sono suddivisi in tre gruppi in base al loro centro di
gravità (il centro operativo in cui lavorano più spesso): intellettuale, emo-
zionale, istintivo-motorio.# I contatti con l’ESSENZA a questo livello sono
sporadici.
La seconda fase è quella che vede apparire il “MAGGIORDOMO DELE-
GATO”, ovvero quando il gruppo di “io” più scuri riesce ad osservare e a
dirigere gli altri “io”. I contatti con l’ESSENZA sono ancora sporadici, ep-
pure qualche “io” riesce a penetrarvi ed a cedervi il proprio contenuto
informazionale. Se anche il processo si interrompesse a questo punto, le
abilità trasferite dalla Personalità all’ESSENZA potrebbero sopravvivere
alla morte del corpo fisico. È questo il caso di chi ha praticato a lungo una
disciplina (un’arte marziale o l’uso di uno strumento) in una certa vita, e
nella vita successiva dimostra un’attitudine naturale per la stessa. La ra-
pidità di (ri)emersione delle capacità maturate nella vita precedente, farà
di costui un genio nella vita successiva.
Nella terza fase l’ESSENZA è cresciuta (il cerchio centrale ha aumentato
il suo diametro e si è sovrapposto parzialmente alla corona del maggior-
domo). Il “MAGGIORDOMO DELEGATO” è entrato in contatto stabile con
l’ESSENZA, evolvendo in “MAGGIORDOMO”. Attraverso l’ESSENZA si è

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Piccola Antologia Esoterica

stabilito un collegamento stabile tra i centri intellettuale, emozionale e


istintivo-motorio, i quali ora possono lavorare contemporaneamente.
Nella quarta e ultima fase l’ESSENZA si è completamente espansa as-
sorbendo tutti gli “io” della Personalità. In essa è emersa una nuova entità
dirigente chiamata “IO REALE”. I corpi sottili sono stati “solarizzati”, pa-
rola di cui scopriremo il significato alla sezione seguente.
Senza la pratica dell’auto-osservazione che sta alla base del Ricordo
del Sé, l’uomo sarebbe niente più che una macchina, per quanto com-
plessa, ma una macchina. Le sue azioni sarebbero niente più che reazioni
a tutto quanto gli succede attorno. Il libero arbitrio sarebbe per lui unica-
mente un’illusione data dalla complessità dei propri circuiti. Conoscendo,
per assurdo, tutti gli accadimenti di in un dato istante, potremmo preve-
dere con precisione il suo comportamento nell’istante seguente. È una
triste verità, che riguarda il 99% degli uomini; e con la stima sono stato
gentile.
Al contrario, un uomo che ha ottenuto l’unità dell’“IO” ha «la possibi-
lità di esercitare un potere creativo. Ciò può portare al di là dell’esistenza
lungo la strada del servizio agli altri, oppure a un ancor più marcato attac-
camento all’esistenza lungo la strada dell’egoismo. … Se [egli] considera
se stesso un fine, il centro di tutto, ha il potere di creare nel mondo dei
disordini terribili. Un tale uomo, Gurdjieff lo chiama un hasnamuss, che in
persiano significa “anima di sterco”. … L’uomo che [invece] è in grado di
andare al di là dell’esistenza e di essere distaccato dalle forze del proprio
corpo, Gurdjieff lo chiamò Uomo n°5. L’uomo n°5 è andato al di là dell’io,
ha attraversato la barriera dell’egoismo, e tuttavia non è ancora libero da
ciò che si è trasportato dietro dai mondi [=stati di coscienza] inferiori. Solo
quando l’energia unificatrice dell’amore sarà penetrata in lui, egli potrà
finalmente esser liberato dalla separazione. A questo fine, egli deve en-
trare in purgatorio [=altro stato di coscienza] e operare la purificazione
finale nella sofferenza della chiara consapevolezza di essere separato
dalla Fonte##» (J. G. Bennett, L’Uomo Superiore, Ubaldini 1985, p. 110).

§
L’Essenza conterrebbe inoltre lo “schema”, impressole miliardi di anni fa
per mezzo di un rituale operato da un gruppo di Angeli, che determina la
percezione dell’universo in termini di odori, sapori, colori, suoni e sensa-
zioni tattili. Vedi D. Mansuino, Signori di Volontà e Potere, Amenothes
2014.

39
Forme-Pensiero ed Eggregore

* L’osservazione contemporanea dei tre centri impedisce la sperimenta-


zione di un “falso” Ricordo del Sé, nel quale potrebbe aversi un centro che
osserva l’altro. Con tutti e tre i centri sotto osservazione, l’osservatore
non può che essere un “io” indipendente, e l’unica possibilità è che si
tratti dell’IO REALE confacente all’Essenza.

** La pratica dell’empatia non deve essere confusa con l’obbligo morale.


Noi non abbiamo obblighi morali, men che meno se stiamo ancora lavo-
rando per trovare il nostro benessere. Essa è semplicemente la via più
efficace per non provare rabbia e non disperdere energia. Non siamo ob-
bligati a fare volontariato o ad essere particolarmente servizievoli con
qualcuno. Certo, se a pensarci abbiamo buone sensazioni, facciamolo, ci
farà stare bene. Ad esempio a me piace fare regali ai figli dei miei amici,
perché vederli contenti mi fa felice di riflesso. Ma non preoccupatevi di
non fare la vostra parte: una volta raggiunto lo stato di benessere saremo
naturalmente e spontaneamente disponibili, daremo il buon esempio e
trasmetteremo pace e tranquillità. Verrà il momento. Ma anche a quel
punto, non faremo il bene per senso del dovere, bensì perché saremo por-
tati a farlo.

#
Per approfondire i centri operativi e le loro suddivisioni consiglio la let-
tura di Sergio Antonio, Questione di Presenza – il lavoro in una scuola spi-
rituale -, pubblicazione a cura dell’autore, Roma 2020 (specie pp. 42-57);
e Maurice Nicoll, Commentari Psicologici vol. 3, Eifis 2021 (specie pp. 298-
318).
In sintesi, il sistema di controllo della macchina umana risulta diviso in
cinque compartimenti o centri: mentale (quadri), emozionale (cuori),
istintivo (fiori), motorio (picche) e sessuale, benché per la maggior parte
delle funzioni gli ultimi tre si comportino come un unico centro. A questi
si aggiungono il centro emozionale superiore e il centro mentale supe-
riore, che tuttavia entrano in attività solamente in seguito all’applicazione
dei due shock coscienti (vedi capitolo 2) e alla solarizzazione dei corpi sot-
tili. Essi necessitano infatti per il proprio funzionamento delle energie H12
e H6.
Ogni centro è suddiviso a sua volta in una sezione mentale (re), una
emozionale (regina) e una inferiore (fante), caratterizzate dal diverso tipo
di attenzione. Se l’attenzione richiede sforzo, il mio “io” attivo sta lavo-
rando nella sezione mentale; se l’attenzione non richiede sforzo, perché
in qualche modo è generata da un soggetto esterno (un potenziale

40
Piccola Antologia Esoterica

partner, un quadro, un film, ecc.), il mio “io” attivo sta lavorando nella
sezione emozionale; se non c’è attenzione e il mio “io” attivo è per così
dire trascinato dall’abitudine, esso sta lavorando nella sezione inferiore.
Nel caso ad esempio del centro mentale, potremmo così ripartire il
contenuto delle sezioni: mentale (capacità creative, costruzioni, inven-
zioni, scoperte), emozionale (desiderio di conoscere e comprendere, pia-
cevolezza della scoperta), inferiore o formatoria (sagacia, scaltrezza, pru-
denza, curiosità, indiscrezione, immaginazione sfrenata, ripetizione mec-
canica di parole e frasi).
Nel caso del centro emozionale, abbiamo invece le sezioni: mentale
(creazione artistica), emozionale (emozioni religiose, estetiche e morali;
crudeltà, ostinazione, freddezza, gelosia), inferiore (piccoli desideri e “vo-
lontà” quotidiane, tutte le emozioni riferite alle nostre simpatie e antipa-
tie, espressione meccanica delle emozioni, riso e pianto, umorismo scon-
tato, gelosia e invidia).
Di tutti gli altri val la pena citare la sezione intellettuale del centro istin-
tivo (il cosiddetto re di fiori), poiché è ad essa che ci si affida durante il rito
magico. Per usare le parole di S. Antonio (pp. 43-44):

Il re di fiori è un’intelligenza animale. Molto perspicace e percettiva, riesce ad


avvertire pericoli e ad interpretare energie senza che noi ce ne accorgiamo. […]
Le sue decisioni sono prese in segreto. L’esempio classico è che al ristorante
mi siedo nel tavolo d’angolo, da dove posso vedere tutti senza essere sorpreso
alle spalle, senza rendermene conto. Se qualcuno mi chiedesse come mai io abbia
scelto proprio quel tavolo, risponderei probabilmente soltanto: “Mah, non so. Mi
piace qui.” Altro esempio, il “sentire” che il quartiere della città sconosciuta che
stiamo attraversando è potenzialmente pericoloso e il senso d’allerta che lo ac-
compagna.
Se volete sapere qual è esattamente una tipica sensazione generata dal re di
fiori, mettete tutti i vostri soldi e oggetti di valore in una valigetta e uscite a fare
una passeggiata tenendola in mano.
Le percezioni del re di fiori sono molto acute. Possiamo avvertire che qual-
cuno ci sta guardando dietro le nostre spalle perché questa parte è sensibile alle
energie. Talmente sensibile che diversi insegnamenti esoterici si concentrano su
di essa per acquisire “poteri superiori” […]. Le pratiche cosiddette magiche ap-
partengono a questo dominio.

Antonio finisce con lo screditare la magia, proprio perché connessa


con il centro istintivo (dopo aver nominato i “poteri superiori” commen-
tava “che non sono affatto superiori, ma rimangono a livello della

41
Forme-Pensiero ed Eggregore

macchina; sono solo percezioni intense”), mentre più avanti esporremo la


nostra opinione, radicalmente diversa.
Ogni “io” della Personalità manifesta una propria preferenza per una
data sezione di un determinato centro, la quale viene detta “centro di gra-
vità dell’‘io’”. Nel caso dell’“IO Reale”, che emerge in seguito all’unifica-
zione degli “io” di Personalità, si parla di “Centro di Gravità Permanente”.

##
Nella terminologia di Gurdjieff, l’Uomo n°1,2,3 è l’uomo comune, ignaro
del proprio livello spirituale e disinteressato ad accrescerlo. Si distingue
l’Uomo n°1, dominato dal corpo, l’Uomo n°2, dominato dalle emozioni, e
l’Uomo n°3, dominato dall’intelletto. «L’Uomo n°4 è colui che è in grado
di avere un vero scopo nella vita, di capire cosa vuole, e di iniziare a ope-
rare in direzione della propria trasformazione» (J. G. Bennett, L’Uomo Su-
periore, Ubaldini 1985, p. 71). Egli «è capace di mantenere un equilibrio
tra tutti e tre i centri» (Ibidem, p. 179). L’Uomo n°5 ha il pieno controllo
della propria volontà e la piena comprensione dei meccanismi dello spi-
rito (eccetto di quelli che intervengono limitatamente agli uomini n°6 e
n°7). Gli “io” della sua Personalità sono stati assorbiti dall’ESSENZA ed è
emerso l’“IO REALE”. L’Uomo n°6 è l’uomo purificato. «Coloro che rag-
giungono questo stadio in questa vita sono santi. Essi non agiscono per
propria iniziativa, ma è lo Spirito di Dio che agisce attraverso di essi. Essi
sono sotto l’azione diretta della Volontà di Dio e portano il fardello di tra-
smettere gli influssi provenienti dal mondo spirituale al resto dell’uma-
nità. Tuttavia non siamo ancora al termine. … [V]i è ancora una separa-
zione dalla Fonte, e questo è il significato del Purgatorio. Gurdjieff de-
scrive come tutto ciò che vi è sul pianeta Purgatorio è tutto ciò che vi è di
desiderabile per l’esistenza, ma che è uno stato intollerabile perché vi è
piena consapevolezza di cosa significhi essere separato dalla Fonte. Sino
a che questo stato non è raggiunto, la consapevolezza della separazione
è attenuata, diluita da tutte le altre illusioni che vi sono in noi» (Ibidem,
pp. 244-245). L’Uomo n°7 è infine l’uomo in cui è si è sviluppata la mas-
sima connessione con la Fonte e attraverso di Essa con tutti gli altri uomini
dello stesso livello. Questo è lo stadio raggiunto dai grandi Maestri Spiri-
tuali.

La Teoria dei Sette Corpi, tra Gurdjieff e Weor

Il nucleo della nostra parte spirituale è la sfera dell’Essenza o Corpo Cau-


sale. Essa contiene tutto ciò che siamo per fato e destino, e quanto da ciò

42
Piccola Antologia Esoterica

si è sviluppato autonomamente entro i primi cinque anni di vita. Può con-


siderarsi l’unione di una parte maschile (Corpo Psichico) e di una parte
femminile (Corpo Divino). Come ogni corpo, essi hanno una parte di me-
moria e una parte operativa (l’IO reale) che tuttavia dopo i suddetti cinque
anni si assopisce per essere soverchiata dagli innumerevoli “io” minori che
compongono la Personalità. L’Essenza si connette prevalentemente al
centro mentale superiore e al centro emozionale superiore. Ospitando un
solo IO, l’Essenza si classifica come “corpo solare”.
Attorno all’Essenza vi è uno strato costituito da piccole bolle, ognuna
con il proprio “io” e la propria memoria. Sono le bolle della Personalità,
ovvero di tutto ciò che abbiamo acquisito per istruzione o imitazione. Gli
“io” prendono possesso del nostro cervello alternatamente, contraddi-
cendo l’uno le scelte dell’altro, rendendoci incoerenti e privi di volontà. Il
primo strato è quello più nobile, il Corpo Mentale, il quale si connette pre-
valentemente con la parte mentale dei tre centri (mentale, emozionale,
istintivo-motorio). Ospitando molti “io”, il Corpo Mentale nasce come
“corpo terrestre”, il quale tuttavia può essere “solarizzato”. Il “Ricordo del
Sé” consente di dissolvere le bolle inutili o deleterie e di fondere poi le
restanti, riducendo (fino ad unificare) il numero degli “io”. S. A. Weor pro-
pone invece di ottenere l’unificazione degli “io” attraverso la pratica del
“Tantra” (vedi sez. sul tema).
Il secondo strato, il Corpo Astrale, si connette prevalentemente con la
parte emozionale dei centri. Può considerarsi anch’esso l’unione di una
parte maschile (il Corpo Astrale propriamente detto) e una parte femmi-
nile (il Corpo Emozionale). Le sue nadi convergono in cinque centri (Cen-
tro Spirito, Centro Aria, Centro Fuoco, Centro Acqua, Centro Terra) corri-
spondenti alle cinque sephiroth del Pilastro Centrale dell’Albero della Vita
(Keter, Daath, Tiferet, Yessod, Malkuth), le quali fungono inoltre da colle-
gamento con il Corpo Etereo. Seguono le posizioni:

Centro Spirito -> Sommità del capo


Centro Aria -> Gola
Centro Fuoco -> Cuore
Centro Acqua -> Basso addome, genitali
Centro Terra -> Perineo

Anche il Corpo Astrale nasce come “corpo terrestre”, ma può essere


solarizzato con le stesse tecniche impiegate per il Corpo Mentale.

43
Forme-Pensiero ed Eggregore

Il terzo strato è il summenzionato Corpo Etereo, chiamato anche Aura


od Askonkin, che nasce come “corpo lunare” e si connette prevalente-
mente con le parti basse dei centri. Le sue nadi convergono in sette punti
denominati Chakra, che fungono inoltre da collegamento con specifiche
ghiandole del corpo fisico. Questi sono in ordine:

Sahasrara -> alla sommità del capo -> Epifisi


Ajna -> fronte -> Ipofisi
Visuddha -> gola -> Tiroide
Anahata -> cuore -> Timo
Manipura -> plesso solare -> Pancreas
Svadhistana -> basso addome, genitali -> Gonadi
Muladhara -> perineo -> Surrenali

Come vedete, cinque dei sette Chakra sembrano sovrapporsi ai sovra-


citati centri del Pilastro Mediano. In realtà manca un’esatta sovrapposi-
zione tra Visuddha e il Centro Aria, quest’ultimo collocato leggermente
più in alto.
Al pari dei corpi Mentale ed Astrale, il Corpo Etereo può essere sola-
rizzato con il “Ricordo di Sé” od il “Tantra Yoga”.
Segue infine il corpo fisico, per un totale di sette corpi.
Strutturalmente non vi è alcuna differenza tra corpi terrestri e lunari
(tanto che Weor li chiama entrambi “lunari”). Diversa è invece la loro ori-
gine leggendaria, dall’utero della Terra i primi e dall’utero della Luna i se-
condi. In ambito esoterico i corpi celesti sono infatti considerati vivi. Essi
possiederebbero un’intelligenza racchiusa nella cosiddetta “Grande
Sfera” (un guscio collocato alla metà del raggio planetario) ed appunto un
utero (chiamato anche “Nona Porta”) in grado di generare corpi spirituali.
La pratica del “Ricordo del Sé” o del “Tantra Yoga” conduce infine
all’unificazione dei corpi precedentemente solarizzati (Etereo, Astrale,
Mentale) con il Corpo Causale. Gli “io” già unificati dei corpi inferiori si
fonderebbero all’IO Reale dell’Essenza, provocandone il risveglio. Il corpo
risultante (chiamato ancora “Causale”) possiederebbe pertanto un unico
IO.
Un Corpo Causale unificato, una volta perito il corpo fisico, viene tra-
sportato in uno dei mondi superiori (in progressione il Sole, il Nucleo Ga-
lattico e l’Assoluto), portando con sé tutta l’esperienza maturata sulla
Terra. In caso contrario, il corpo solare, i corpi terrestri ed il corpo lunare
percorrono strade diverse.

44
Piccola Antologia Esoterica

Il corpo solare attrae a sé una nuova coppia di corpi (terrestre e lunare)


per costituire un nuovo individuo. Questi possono essere “liberi” in
quanto rifiutati rispettivamente dalla Terra e dalla Luna. Oppure possono
essere stati creati ex novo. In ogni caso è improbabile che si ricostituisca
lo stesso individuo del precedente ciclo di vita. È anche possibile che il
corpo solare attragga unicamente il corpo lunare, e che un nuovo corpo
terrestre si formi di conseguenza per interazione tra i due.
Nel caso degli animali (privi di Corpo Causale), i corpi terrestri rifiutati
possono formare un nuovo individuo attraendo un nuovo corpo lunare.
Un corpo terrestre rifiutato (per estremo attaccamento alla vita o per
profonda corruzione) può trascorrere del tempo individualmente come
fantasma, finché non trova nuovi corpi ai quali agganciarsi. Altrimenti
viene riassorbito dallo spirito della Terra, la quale ne assimila l’esperienza
ed avanza nel proprio percorso evolutivo.
Similmente, un corpo lunare rifiutato può trascorrere del tempo indi-
vidualmente come poltergeist. Altrimenti viene riassorbito dallo spirito
della Luna, che ne assimila l’esperienza per avanzare nel proprio percorso
evolutivo.
«Il poltergeist non è in grado di alimentarsi in assenza di un corpo fi-
sico. Pertanto va a caccia di viventi per prosciugare la loro energia vitale.
È un parassita senziente che cerca costantemente di sconvolgere le vite
degli esseri umani, inducendo stati di paura, dolore e rabbia, di cui si nu-
tre.
«Un poltergeist può essere inoltre generato da un corpo terrestre
come “doppio” mentre l’individuo è ancora in vita. Ciò accade in conco-
mitanza ad esplosioni di energia psichica da parte di individui totalmente
fuori controllo, per esempio un adolescente ipersensibile, ma vittima de-
gli squilibri ormonali ed emotivi tipici della pubertà» (Mat Auryn, La
Strega Psichica, Armenia 2021, pp. 120-121).
Nelle fasi di fantasma o poltergeist, i corpi terrestri e lunari possono
scambiare singole bolle con altri corpi omologhi.
(Analogamente ai corpi “terrestri” e “lunari”, anche il corpo fisico ri-
sulta frammentato, sebbene in questo caso i costituenti sarebbero cellule
o molecole organiche. Le descrizioni letterarie di casi di ascensione fisica,
farebbero tuttavia supporre la possibilità di integrare le cellule del corpo
fisico in un solo costituente immortale, il quale potrebbe essere traspor-
tato con il corpo “causale” nei mondi superiori).
Concludiamo, esponendo la nostra opinione secondo cui i termini “Nu-
cleo Galattico”, “Sole”, “Terra” e “Luna” sarebbero qui impiegati in senso

45
Forme-Pensiero ed Eggregore

simbolico. L’opinione di Gurdjieff e Weor, secondo cui questi mondi sa-


rebbero costituiti da materia via via più fine non trova infatti il conforto
della scienza. Come non vi è alcuna traccia dei loro abitanti, ovvero gli
“Arcangeli” nel Nucleo Galattico e gli “Angeli” nel Sole.
Gurdjieff traccia l’ottava di creazione* associando come segue le note
della stessa:

DO+: Assoluto SI: Tutti i Nuclei Galattici


LA: Tutti i Soli della Galassia SOL: Sole
FA: Tutti i pianeti MI: Terra
RE: Luna DO: Anulios**

Nella cosmogonia così tracciata, ogni “nota” trae sostentamento dalla


nota precedente: il Nucleo Galattico prende energia dall’Assoluto
(l’Aquila degli Sciamani toltechi), il Sole dal N.G., la Terra dal Sole e la Luna
dalla Terra. In corrispondenza dei semitoni mancanti (DO-SI e FA-MI) la
trasmissione dell’energia necessita di una spinta aggiuntiva. Nel primo
caso basta la volontà dell’assoluto; nel secondo vi è la vita organica che
funge da antenna ricevente. Inoltre, ciascuna nota è destinata ad evol-
vere: il N.G. tornerà all’Assoluto, il Sole diventerà un nucleo galattico, la
Terra diventerà un sole, e la Luna un pianeta, mentre da quest’ultimo sarà
emesso un nuovo satellite. Anche questa ricostruzione si scontra però con
l’evidenza scientifica.
C’è tuttavia un’altra cosmogonia, disegnata dalla tradizione cabalistica
secondo l’Albero della Vita, costituito anch’esso da otto livelli contenenti
ciascuno una o due sephiroth:

DO+: Keter o Atziluth SI: Binah e Chokmah


LA: Da’at SOL: Geburah e Chesed
FA: Thiphareth MI: Hod e Netzach
RE: Yesod DO: Malkuth

In questa cosmogonia, l’Assoluto è l’universo Atziluth. In luogo del Nu-


cleo Galattico, ma abitato comunque dagli Arcangeli, troviamo l’universo
Briah, i cui abitanti possiedono i corpi Causale, Mentale ed Astrale (fatti
salvo coloro che sono riusciti a “solarizzare” e a portare con sé i corpi in-
feriori). Al di sotto, in luogo del Sole ma abitato comunque dagli Angeli,
c’è l’universo Yetzirah, i cui abitanti possiedono i corpi Causale, Mentale,
Astrale ed Etereo (sempre fatti salvo coloro che sono riusciti a

46
Piccola Antologia Esoterica

“solarizzare” e a portare con sé i corpi inferiori). Ancora più giù, in luogo


della Terra c’è Assiah, l’universo materiale, il nostro universo, dove ai
corpi già citati si aggiunge l’ordinario rivestimento di carne e sangue. An-
cora più in basso, in luogo della Luna, potrebbe collocarsi un universo in
formazione, i cui abitanti potrebbero essere appesantiti da un ottavo
corpo, composto di materia ancora più grossolana di quella presente
nell’universo fisico. Infine, in luogo di Anulios, potrebbe trovare posto un
universo allo stadio larvale, disabitato.***
È molto più probabile che sia questa la visione corretta, dove gli abi-
tanti di quello che potremmo chiamare un multiverso abbandonano i ri-
vestimenti più pesanti (salvo “solarizzarli”) a mano a mano che nel cam-
mino di morti e rinascite ascendono ad universi superiori la cui materia
ordinaria è progressivamente più fine. Inoltre, ogni universo sarebbe de-
stinato ad una transizione, per cui Briah tornerebbe ad Atziluth, Yetzirah
diverrebbe Briah ed Assiah diverrebbe Briah, forzando gli umani ad ab-
bandonare il corpo fisico.
Similmente la “Nona Porta” potrebbe interpretarsi come un condotto
attraverso il quale i corpi generati negli universi superiori penetrerebbero
negli universi inferiori, permettendo ad esempio la costituzione dell’es-
sere umano, nel quale i corpi spirituali sono avvinti al corpo fisico.
* La legge del sette, o legge dell’ottava, afferma che ogni fenomeno fisico
può essere suddiviso in sette passi o “note”. Percorrendo queste “note”,
ci sono sempre due momenti (i passaggi Mi-Fa e Si-Do) nei quali l’energia
iniziale rallenta e in cui, senza uno shock dall’esterno, il fenomeno assume
una direzione diversa da quella decisa inizialmente (oppure si arresta).

** Corpo celeste di piccole dimensioni orbitante un tempo intorno alla


Luna.

*** Ad essere precisi, secondo la tradizione ebraica ciascuna sephira esi-


sterebbe in molteplici copie, una copia per ciascun universo. Per ogni se-
phira ci sarebbe tuttavia un universo in cui essa avrebbe “maggiore va-
lenza”, espressione che potremmo intendere con il fatto che una copia di
una data sephira in un dato universo sarebbe maggiormente abitata delle
altre copie della stessa sephira negli altri universi. Ad esempio i fantasmi
abiterebbero la “Terra astrale”, interagendo solo saltuariamente con gli
abitanti in carne ed ossa della “Terra materiale”. E tuttavia non c’è dubbio
che la Terra per antonomasia (la più abitata) sia quella materiale, in
quanto i corpi astrali tenderebbero a migrare in altri mondi.

47
Forme-Pensiero ed Eggregore

La resurrezione di Sri Yukteswar


Paramhansa Yogananda, Autobiografia di uno Yogi,
Ananda 2021, pp. 399-418

Riguardo la natura dei mondi sottili e dei loro abitanti, è interessante la


testimonianza dello yogi Paramhansa Yogananda, che nella sua biografia
trascrive il dialogo avuto con lo spirito del suo maestro Sri Yukteswar, ap-
parsogli a pochi giorni dalla morte terrena.
Per un raffronto con i paragrafi precedenti, facciamo notare che Yoga-
nanda usa una terminologia diversa dalla nostra. Laddove egli dice
“astrale” si sta riferendo al nostro “etereo”. Il suo “causale” corrisponde
al nostro “astrale”. Parlando di anima, egli intende il nostro “corpo cau-
sale”.

Seduto sul mio letto nell’albergo di Bombay, alle tre del pomeriggio del 19
giugno 1936, fui scosso dalla mia meditazione da una luce beatifica. Davanti ai
miei occhi spalancati e stupefatti, l’intera stanza fu trasformata in uno strano
mondo e la luce del sole si trasformò in uno splendore superno.
Ondate di rapimento estatico mi sommersero nel vedere il corpo in carne ed
ossa di Sri Yukteswar!
«Figlio mio!». Il Maestro parlava teneramente, sul suo volto un sorriso da am-
maliare gli angeli.
Per la prima volta nella mia vita non m’inginocchiai ai suoi piedi per salutarlo,
ma gli andai subito incontro per stringerlo, con slancio quasi famelico, tra le mie
braccia. Momento ineguagliabile! L’angoscia dei mesi passati mi sembrò un tri-
buto di poco conto rispetto alla beatitudine che ora scendeva, torrenziale, su di
me.
«Maestro mio, amato del mio cuore, perché mi avete abbandonato?». Farne-
ticavo, nell’eccesso di gioia. […]
«Ti ho lasciato solo per breve tempo; non sono forse di nuovo con te?».
«Ma siete proprio voi, Maestro, lo stesso Leone di Dio? Avete addosso un
corpo come quello che ho seppellito sotto le crudeli sabbie di Puri?».
Sì, figlio mio, sono lo stesso. Questo è un corpo in carne e ossa. Benché io lo
veda etereo, alla tua vista esso è fisico. Dagli atomi cosmici ho creato un corpo
interamente nuovo, proprio come quel corpo fisico di sogno cosmico che tu hai
deposto sotto le sabbie di sogno a Puri, nel tuo mondo di sogno. Sono risuscitato
davvero: non sono sulla terra, bensì su un pianeta astrale. I suoi abitanti sono
maggiormente in grado, rispetto all’umanità terrestre, di soddisfare i miei criteri
elevati. Lì, un giorno, verrai anche tu, insieme alle persone evolute da te amate,
per restare con me».
«Guru immortale, ditemi di più!». […]

48
Piccola Antologia Esoterica

«Così come i profeti vengono inviati sulla terra per aiutare gli uomini a esau-
rire il proprio karma fisico, io ho ricevuto da Dio l’ordine di servire su un pianeta
astrale come redentore» spiegò Sri Yukteswar. «Si chiama Hiranyaloka, o “Pia-
neta astrale illuminato”. Lì sto aiutando gli esseri evoluti a disfarsi del loro karma
astrale e a raggiungere così la liberazione dalle rinascite astrali. Gli abitanti di Hi-
ranyaloka sono altamente progrediti dal punto di vista spirituale; tutti hanno ac-
quisito, nella loro ultima incarnazione sulla terra, il potere conferito dalla medi-
tazione di lasciare consapevolmente il corpo fisico al momento della morte. Nes-
suno può giungere a Hiranyaloka se, sulla terra, non ha superato lo stato del sa-
bikalpa samadhi, accedendo allo stadio superiore del nirbikalpa samadhi.*
«Gli abitanti di Hiranyaloka hanno già attraversato le sfere astrali ordinarie,
dove devono recarsi, al momento della morte, quasi tutti gli esseri provenienti
dalla terra; lì essi hanno estinto molti semi delle loro azioni passate nei mondi
astrali. Soltanto gli esseri progrediti possono svolgere tale opera di redenzione in
modo efficace nei mondi astrali. Quindi, al fine di liberare completamente la loro
anima dal bozzolo delle tracce karmiche depositate nei loro corpi astrali, questi
esseri superiori sono stati indotti dalla legge cosmica a rinascere con nuovi corpi
astrali su Hiranyaloka, il sole o paradiso astrale in cui io sono risuscitato per aiu-
tarli. Su Hiranyaloka vi sono anche esseri altamente evoluti che provengono dal
superiore mondo causale, ancora più sottile. […]
«Come hai letto nelle Scritture, Dio ha racchiuso l’anima umana in tre corpi in
ordine successivo: il corpo-idea, o corpo causale; il corpo astrale sottile, sede
della natura mentale ed emozionale; il corpo fisico grossolano. Sulla terra gli es-
seri umani sono dotati dei propri sensi fisici. Gli esseri astrali operano con la pro-
pria coscienza, i propri sentimenti e un corpo fatto di prana.** Gli esseri dotati
soltanto di un corpo causale restano nel regno gaudioso delle idee. La mia opera
si svolge con gli esseri astrali che si stanno preparando a entrare nel mondo cau-
sale. […]
«Vi sono molti pianeti astrali, che pullulano di esseri astrali. Gli abitanti utiliz-
zano velivoli astrali, ossia masse di luce, per spostarsi da un pianeta all’altro a una
velocità superiore a quella dell’elettricità e delle energie radioattive.
«L’Universo astrale, formato da varie vibrazioni sottili di luce e colore, è cen-
tinaia di volte più vasto del cosmo materiale. L’intera creazione fisica pende come
un piccolo cesto solido sotto l’enorme pallone luminoso della sfera astrale. Così
come vi sono innumerevoli stelle e soli fisici che vagano nello spazio, vi sono an-
che infiniti sistemi solari e stellari astrali. I loro pianeti hanno soli e lune astrali,
più belli di quelli fisici. […]
«L’universo astrale ordinario – non il paradiso astrale di Hiranyaloka, di livello
più sottile – è popolato da milioni di esseri astrali, giunti in epoca più o meno
recente dalla terra, e anche da miriadi di esseri fatati, sirene, pesci, animali, fol-
letti maligni, gnomi, semidei e spiriti, che risiedono tutti in pianeti astrali diversi
a seconda delle loro caratteristiche karmiche. Sono disponibili varie dimore nelle
sfere celesti, o regioni vibratorie, per gli spiriti benigni e quelli maligni. Gli spiriti

49
Forme-Pensiero ed Eggregore

benigni possono viaggiare liberamente, mentre quelli maligni sono confinati in


aree delimitate. Così come gli esseri umani vivono sulla superficie della terra, i
vermi nel terreno, i pesci nell’acqua e gli uccelli nell’aria, allo stesso modo gli es-
seri astrali di diverso grado sono assegnati ad appropriate regioni vibratorie.
«Fra i tenebrosi angeli caduti, espulsi da altri mondi, scoppiano ostilità e
guerre […]. Questi esseri dimorano nelle regioni intrise di tristezza del cosmo
astrale inferiore, dove esauriscono via via il loro cattivo karma.
«[…] Rispetto alla terra, il cosmo astrale è più naturalmente in sintonia con la
volontà e il piano di perfezione divini. Ogni oggetto astrale è manifestato prima-
riamente per volontà di Dio e, in parte, per il richiamo della volontà degli esseri
astrali. Questi ultimi hanno il potere di modificare o accrescere la grazia di qual-
siasi cosa sia già stata creata dal Signore. Egli ha dato ai Suoi figli astrali la libertà
e il privilegio di modificare o perfezionare, secondo la propria volontà, il cosmo
astrale. Sulla terra un solido deve essere trasformato in liquido o in un’altra forma
mediante processi naturali o chimici; i solidi astrali, invece, vengono mutati in
liquidi, gas o energia astrali unicamente e istantaneamente per volontà degli abi-
tanti.
«La terra è oscurata da guerre e assassinii, in mare, in terra e nell’aria» pro-
seguì il mio guru «ma i regni astrali conoscono una felice armonia e uguaglianza.
Gli esseri astrali smaterializzano o materializzano le proprie forme a piacimento.
Fiori, pesci o animali possono tramutarsi, per un certo tempo, in uomini astrali.
Tutti gli esseri astrali sono liberi di assumere qualsiasi forma e possono facil-
mente entrare in comunione gli uni con gli altri. […]
«Nessuno nasce da donna; la prole viene materializzata dagli esseri astrali,
con l’aiuto della volontà cosmica, in forme predisposte in modo specifico, con-
densate astralmente. L’essere disincarnatosi di recente dal proprio corpo fisico
viene invitato a entrare in una certa famiglia, attratto da tendenze mentali e spi-
rituali affini.
«Il corpo astrale non è soggetto al freddo, al caldo o ad altre condizioni natu-
rali. La sua anatomia comprende un cervello astrale, ovvero il loto di luce dai mille
petali, e sei centri risvegliati lungo la sushumna, o asse cerebro-spinale astrale. Il
cuore attinge sia energia cosmica che luce dal cervello astrale, pompandole fino
ai nervi e alle cellule astrali, o vitatroni. Gli esseri astrali possono agire sui propri
corpi mediante la forza vitatronica o vibrazioni mantriche.
«Il corpo astrale corrisponde esattamente all’ultima forma fisica. Gli esseri
astrali conservano lo stesso aspetto che possedevano in età giovanile nel loro
precedente soggiorno sulla terra; talvolta un essere astrale sceglie, come il sot-
toscritto, di mantenere l’aspetto che aveva in età senile». Il Maestro, che ema-
nava l’essenza stessa della gioventù, rise allegramente.
«A differenza del mondo fisico spaziale a tre dimensioni, conosciuto soltanto
attraverso i cinque sensi, le sfere astrali sono percepibili mediante il sesto senso
onnicomprensivo, ovvero l’intuizione», proseguì Sri Yukteswar. «Per semplice
sensazione intuitiva, tutti gli esseri astrali vedono, odono, gustano e toccano. […]

50
Piccola Antologia Esoterica

«Il corpo fisico dell’uomo è esposto a innumerevoli pericoli e può essere ferito
o mutilato facilmente; il corpo astrale eterico può talvolta subire tagli o contu-
sioni, ma guarisce istantaneamente con la semplice volontà. […] Gli esseri astrali
hanno [inoltre] il privilegio di potersi rivestire a piacere con corpi nuovi […].
«Coloro che furono amici in vite precedenti si riconoscono facilmente nel
mondo astrale» continuò Sri Yukteswar con la sua meravigliosa voce flautata.
«Gioendo dell’immortalità dell’amicizia, essi prendono coscienza dell’indistrutti-
bilità dell’amore, della quale si dubita spesso nei tristi momenti d’illusoria sepa-
razione nella vita terrena.
«L’intuizione degli esseri astrali oltrepassa il velo e osserva le attività umane
sulla terra, ma gli esseri umani non possono prendere visione del mondo astrale
a meno che il loro sesto senso non sia almeno in parte sviluppato. Migliaia di
abitanti della terra hanno intravisto fugacemente un essere astrale o un mondo
astrale.
«Gli esseri evoluti su Hiranyaloka […] contribuiscono con il loro aiuto alla so-
luzione degli intricati problemi del governo cosmico e alla redenzione dei figlioli
prodighi, cioè delle anime legate alla terra. […]
«La comunicazione fra gli abitanti dei mondi astrali si svolge interamente per
mezzo della trasmissione telepatica astrale di pensieri e immagini; sono del tutto
assenti la confusione e i fraintendimenti della parola scritta e parlata, a cui sono
ancora soggetti gli abitanti della terra. […]
«L’uomo dipende da solidi, liquidi, gas ed energia per il proprio sostenta-
mento; gli esseri astrali si alimentano principalmente di luce cosmica. […] [E tut-
tavia] Nei terreni astrali abbondano ortaggi che irradiano una tenue luminosità.
Gli esseri astrali consumano vegetali e bevono un nettare che fluisce da splen-
denti fontane di luce e dai fiumi e ruscelli astrali. […] Gli impercettibili progetti
astrali dei vegetali e delle piante creati da Dio, fluttuanti nell’etere, vengono fatti
precipitare su un pianeta astrale per volontà dei suoi abitanti. Allo stesso modo,
dalle più bizzarre fantasie di questi esseri, si materializzano interi giardini di fiori
fragranti per poi ritornare all’invisibilità eterica. Benché gli abitanti dei pianeti
celesti come Hiranyaloka siano dispensati quasi del tutto dalla necessità di man-
giare, ancora più incondizionata è l’esistenza delle anime quasi totalmente libe-
rate nel mondo causale, che non mangiano nulla, salvo la manna della beatitu-
dine.
«L’essere astrale affrancato dalla terra incontra una moltitudine di parenti,
padri, madri, mogli, mariti e amici acquisiti durante le diverse incarnazioni ter-
rene***, allorché essi appaiono, di tanto in tanto, in varie parti delle regioni
astrali. Egli rimane dunque disorientato, non sapendo chi amare in modo esclu-
sivo; impara in tal modo a rivolgere un amore divino ed equanime a tutti, in
quanto creature e manifestazioni individualizzate di Dio. Benché l’aspetto este-
riore delle persone amate possa essere cambiato, in misura maggiore o minore a
seconda dello sviluppo di nuove qualità nell’ultima vita di ogni singola anima,
l’essere astrale ricorre alla sua infallibile intuizione per riconoscere tutti coloro

51
Forme-Pensiero ed Eggregore

che gli furono cari in altri piani di esistenza, dando loro il benvenuto nella loro
nuova casa astrale. Poiché ogni atomo della creazione è dotato di un’inestingui-
bile individualità#, un amico astrale verrà comunque riconosciuto a prescindere
dal costume con il quale è abbigliato, così come sulla terra l’identità di un attore
è riconoscibile a un’attenta osservazione, indipendentemente da qualsiasi trave-
stimento.
«L’arco di vita nel mondo astrale è molto più lungo rispetto a quello sulla
terra. La durata media della vita di un normale essere astrale progredito varia dai
cinquecento ai mille anni, misurati secondo i criteri temporali terrestri. Così come
talune sequoie sopravvivono di millenni alla maggior parte delle altre specie di
alberi, o così come alcuni yogi vivono parecchie centinaia di anni mentre la mag-
gior parte degli uomini muore prima di aver raggiunto i sessant’anni, alcuni esseri
astrali vivono molto più a lungo rispetto al normale lasso di tempo dell’esistenza
astrale. I visitatori rimangono nel mondo astrale per un periodo più o meno lungo
a seconda del peso del loro karma fisico, che li attrae di nuovo verso la terra entro
un tempo specifico.
«Gli esseri astrali non devono lottare dolorosamente con la morte al mo-
mento di liberarsi dal proprio corpo luminoso. Molti di questi esseri, tuttavia, av-
vertono un certo nervosismo al pensiero di abbandonare la propria forma astrale
in cambio di quella causale più sottile. Il mondo astrale è esente da esperienze
indesiderate quali la morte, la malattia e la vecchiaia. Queste tre fonti di terrore
sono la maledizione della terra, dove l’essere umano ha consentito alla propria
coscienza di identificarsi quasi totalmente con il fragile corpo fisico, il quale ri-
chiede l’apporto costante di aria, cibo e sonno per poter sopravvivere.
«La morte fisica avviene per la cessazione del respiro e la disintegrazione delle
cellule corporee. La morte astrale consiste nella dispersione dei vitatroni, ossia
delle unità manifeste di energia che danno vita agli esseri astrali. Al momento
della morte fisica, gli esseri perdono la propria consapevolezza della carne e di-
vengono coscienti del corpo sottile nel mondo astrale. Compiendo, al momento
opportuno, l’esperienza della morte astrale, l’essere passa pertanto dalla co-
scienza della nascita e della morte astrale a quella della nascita e della morte
fisica. Questi cicli ricorrenti di chiusura in un corpo astrale e fisico sono il destino
ineluttabile di tutti gli esseri non illuminati. Le definizioni del paradiso e dell’in-
ferno contenute nelle Scritture talvolta evocano memorie, sepolte in strati ancor
più profondi del subconscio, della lunga serie di esperienze nei gioiosi mondi
astrali e nei deludenti mondi terrestri.
«Dio ha elaborato dentro di Sé diverse idee e le ha proiettate in forma di so-
gni. Ha fatto così la sua comparsa la Signora del Sogno Cosmico, agghindata con
tutti i suoi enormi e infiniti ornamenti della relatività. […]
«Il corpo di carne è formato dai sogni fissati e oggettivati del Creatore. Le
dualità sono onnipresenti sulla terra: malattia e salute, dolore e piacere, perdita
e guadagno. Gli esseri umani incontrano limitazioni e resistenze nella materia tri-
dimensionale. Quando il desiderio di vivere dell’uomo è gravemente minato dalla

52
Piccola Antologia Esoterica

malattia o da altre cause, sopraggiunge la morte; il pesante soprabito di carne


viene temporaneamente abbandonato. L’anima, tuttavia, rimane racchiusa nel
corpo astrale e in quello causale. ## La forza coesiva che mantiene uniti tutti e tre
i corpi è il desiderio. Il potere dei desideri insoddisfatti è la radice di tutta la schia-
vitù dell’essere umano.
«I desideri fisici sono radicati nell’egotismo e nei piaceri dei sensi. La compul-
sione o tentazione a indugiare nell’esperienza sensoriale è più potente della forza
del desiderio connessa agli attaccamenti astrali o alle percezioni causali.
«I desideri astrali sono incentrati sul godimento inteso in termini di vibra-
zione. Gli esseri astrali si dilettano della musica eterea delle sfere e sono amma-
liati dalla vista dell’intera creazione quale inesauribile manifestazione di luce can-
giante. Essi, inoltre, odorano, gustano e toccano la luce. I desideri astrali sono
quindi collegati alla capacità degli esseri astrali di trasmutare tutti gli oggetti e le
esperienze in forme di luce oppure in sogni o pensieri condensati.
«I desideri causali sono soddisfatti dalla sola percezione. Gli esseri semi-liberi
che sono racchiusi soltanto nel corpo causale vedono l’intero universo come la
realizzazione delle idee-sogno di Dio; essi possono materializzare ogni cosa nel
puro pensiero. Gli esseri causali, pertanto, considerano il godimento di sensazioni
fisiche o di piaceri astrali come grossolano e soffocante per la fine sensibilità
dell’anima. Gli esseri causali soddisfano ed esauriscono i propri desideri materia-
lizzandoli istantaneamente. Coloro che sono ricoperti soltanto dal delicato velo
del corpo causale possono manifestare interi universi, esattamente come il Crea-
tore. Poiché l’intera creazione è fatta della trama cosmica del sogno, l’anima nella
sfera causale, con il suo sottilissimo rivestimento, ha vaste possibilità di realizza-
zione del proprio potere.
«L’anima, essendo invisibile per natura, può essere individuata soltanto per
la presenza di uno o più corpi. La mera presenza di un corpo sta a indicare che la
sua esistenza è resa possibile da desideri insoddisfatti. ###
«Finché l’anima è racchiusa in uno, due o tre contenitori corporei, sigillati dai
tappi dell’ignoranza e dei desideri, l’uomo non può immergersi e fondersi nel
mare dello Spirito. Quando il recipiente fisico grossolano viene distrutto dal mar-
tello della morte, gli altri due involucri – quello astrale e quello causale – riman-
gono a impedire all’anima di unirsi consapevolmente alla Vita Onnipresente. Rag-
giunto lo stato di assenza totale di desideri grazie alla saggezza, il potere di
quest’ultima disintegra i due recipienti residui. Emerge allora la minuscola anima
umana, finalmente libera: essa è una con l’Incommensurabile Ampiezza».
Chiesi al mio divino guru di gettare ulteriore luce sull’elevato e misterioso
mondo causale.
«Il mondo causale è indescrivibilmente sottile» rispose. «Per comprenderlo,
sarebbe necessaria una straordinaria capacità di concentrazione, così da poter
chiudere gli occhi e visualizzare in tutta la loro vastità il cosmo astrale e il cosmo
fisico – il luminoso pallone con il cesto solido – come esistenti soltanto sotto
forma di idee. Se, per sovrumana concentrazione, si potessero convertire o

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Forme-Pensiero ed Eggregore

scomporre in pure idee i due universi con tutte le loro complessità, si raggiunge-
rebbe il mondo causale e ci si troverebbe sulla linea di confine della fusione fra
mente e materia. In quel punto si percepiscono tutte le cose create – i solidi, i
liquidi, i gas, l’elettricità, l’energia, tutti gli esseri, le divinità, gli esseri umani, gli
animali, le piante, i batteri – come forme di coscienza, così come un uomo può
chiudere gli occhi ed essere consapevole di esistere anche se il suo corpo è invi-
sibile ai suoi occhi fisici ed è presente unicamente come idea.
«Qualsiasi cosa un essere umano possa fare nella fantasia, un essere causale
può farla nella realtà. La più prodigiosa facoltà immaginativa umana è in grado,
solo mentalmente, di andare da un estremo del pensiero a un altro, di balzare di
pianeta in pianeta, di ruzzolare senza fine precipitando in un abisso d’eternità, di
salire come un razzo verso il baldacchino della galassia o di scintillare come il fa-
scio di un riflettore sulle vie lattee e gli spazi interstellari. Gli esseri del mondo
causale, tuttavia, hanno una libertà di gran lunga maggiore e possono manife-
stare senza sforzo i propri pensieri oggettivandoli all’istante, senza alcun ostacolo
materiale o astrale né alcuna limitazione karmica.
«Gli esseri causali sono consapevoli che il cosmo fisico non è costituito prima-
riamente da [quark ed] elettroni e che il cosmo astrale non è composto fonda-
mentalmente da vitatroni: entrambi, in realtà, sono stati creati a partire dalle più
minute particelle del pensiero di Dio, frantumate e divise da maya, la legge di
relatività che interviene a separare apparentemente il Noumeno dal Suo feno-
meno.
«[…] Gli esseri causali comprendono che le differenze fra i loro corpi e i loro
pensieri sono soltanto idee. Così come un uomo, chiudendo gli occhi, può visua-
lizzare una luce bianca scintillante o una foschia azzurrina, allo stesso modo gli
esseri causali, con il solo pensiero, sono in grado di vedere, udire, percepire, gu-
stare e toccare; essi creano ogni cosa o la dissolvono con il potere della mente
cosmica.
«Nel mondo causale sia la morte che la rinascita avvengono nel pensiero. […]
Molti esseri rimangono per migliaia di anni nel cosmo causale. Per mezzo di estasi
più profonde, l’anima liberata si ritrae allora dal piccolo corpo causale, per am-
mantarsi della vastità del cosmo causale. Tutti i singoli vortici di idee, le onde
distinte di potere, amore, volontà, gioia, pace, intuizione, calma, autocontrollo e
concentrazione si mescolano nel Mare perennemente gioioso della Beatitudine.
L’anima non è più costretta a esperire la propria gioia come un’onda individualiz-
zata di coscienza, ma è immersa nell’Unico Oceano Cosmico, con tutte le sue
onde: eterne risa, eterni fremiti e pulsazioni.
«Una volta fuori dal bozzolo dei tre corpi, l’anima è affrancata per sempre
dalla legge di relatività e diventa l’ineffabile Sempre Esistente. § […] L’anima che
si è espansa nello Spirito resta sola nella regione della luce senza luce, dell’oscu-
rità senza buio, del pensiero senza pensiero, ebbra della sua estasi di gioia nel
sogno divino della creazione cosmica».
«Un’anima libera!» esclamai, pieno di reverenziale stupore.

54
Piccola Antologia Esoterica

«Quando l’anima esce finalmente dai tre vasi delle illusioni corporee» prose-
guì il Maestro «diviene tutt’uno con l’Infinito, senza alcuna perdita d’individua-
lità. Cristo aveva conquistato tale liberazione finale ancor prima di nascere come
Gesù. In tre fasi del suo passato, rappresentate simbolicamente nella sua vita ter-
rena dai tre giorni della sua esperienza di morte e resurrezione, egli aveva acqui-
sito il potere di elevarsi pienamente nello Spirito.
«L’essere umano non evoluto deve passare attraverso innumerevoli incarna-
zioni terrene, astrali e causali, per emergere infine dai suoi tre corpi. Un maestro
che raggiunge tale libertà suprema può decidere di ritornare sulla terra per ricon-
durre altri esseri umani a Dio oppure, come ho fatto io, può scegliere di risiedere
nel cosmo astrale. In questo caso, il salvatore si assume in parte il peso del karma
degli abitanti§§, aiutandoli così a porre fine al ciclo di reincarnazioni nel cosmo
astrale e ad avviarsi per sempre verso le sfere causali. Oppure un’anima liberata
può entrare nel mondo causale per aiutare quegli esseri ad abbreviare il loro pe-
riodo di permanenza nel corpo causale e a raggiungere pertanto la Libertà Asso-
luta».
«O guru risorto, voglio sapere qualcosa di più sul karma che costringe le anime
a ritornare nei tre mondi». […]
«L’essere umano deve aver estinto completamente il proprio karma fisico,
ovvero i propri desideri, prima che si renda possibile la sua definitiva permanenza
nei mondi astrali» spiegò il mio guru con la sua voce vibrante. «Nelle sfere astrali
vivono due tipi di esseri. Quelli che hanno ancora una parte di karma terreno di
cui devono disfarsi, e che pertanto dovranno abitare nuovamente un corpo fisico
grossolano per poter ripagare i propri debiti karmici, potrebbero essere classifi-
cati dopo la morte fisica come visitatori temporanei del mondo astrale, anziché
come residenti stabili.
«Agli esseri con un karma terreno ancora irredento non è consentito, dopo la
morte astrale, di recarsi nell’elevata sfera causale delle idee cosmiche; essi de-
vono limitarsi a fare la spola tra il mondo fisico e quello astrale, consapevoli dap-
prima del loro corpo fisico di sedici elementi grossolani e quindi del corpo astrale
di diciannove elementi sottili. Dopo ogni perdita del proprio corpo fisico, tuttavia,
un essere non evoluto proveniente dalla terra resta per la maggior parte del
tempo nello stato di profondo torpore del sonno-morte ed è consapevole solo in
minima parte della bellezza della sfera astrale. Dopo il riposo astrale, un tale es-
sere umano fa ritorno al livello materiale per ricevere ulteriori insegnamenti, abi-
tuandosi gradualmente, per mezzo di ripetuti soggiorni, ai mondi dalla sottile
trama astrale.
«I residenti abituali o di vecchia data dell’universo astrale, invece, sono coloro
che, liberati definitivamente da qualsiasi brama materiale, non hanno più biso-
gno di ritornare alle vibrazioni grossolane della terra. Tali esseri devono esaurire
soltanto il karma astrale e causale. Al momento della morte astrale, essi passano
al mondo causale, infinitamente più fine e delicato. Abbandonando la forma-pen-
siero del corpo causale al termine di un certo lasso di tempo, stabilito dalla legge

55
Forme-Pensiero ed Eggregore

cosmica, questi esseri progrediti fanno dunque ritorno a Hiranyaloka o a un ana-


logo pianeta astrale elevato, rinascendo in un nuovo corpo astrale per esaurire il
loro karma astrale irredento.
«Figlio mio, ora puoi comprendere più pienamente che io sono risorto per
volontà divina» proseguì Sri Yukteswar «come salvatore, in particolare, delle
anime che si reincarnano a livello astrale ritornando dalla sfera causale, più che
degli esseri astrali provenienti dalla terra. Questi ultimi, se mantengono tracce
del karma materiale, non si innalzano fino a pianeti astrali molto elevati come
Hiranyaloka.
«Così come la maggior parte delle persone sulla terra, non avendo imparato
ad apprezzare i benefici e le gioie superiori della vita astrale grazie alla chiara
discriminazione acquisita con la meditazione, desidera ritornare dopo la morte ai
piaceri limitati e imperfetti della terra, allo stesso modo molti esseri astrali, du-
rante la normale disintegrazione dei loro corpi astrali, non riescono a prospettarsi
lo stato avanzato di gioia spirituale nel mondo causale e, indugiando nel pensiero
della felicità astrale, più grossolana e appariscente, ambiscono a rivisitare il pa-
radiso astrale. È un pesante karma astrale quello che tali esseri devono riscattare
prima di poter raggiungere, dopo la morte astrale, una dimora permanente nel
mondo-pensiero causale, la cui separazione dal Creatore è quasi impercettibile.
«Soltanto quando un essere non prova più alcun desiderio di compiere espe-
rienze nel cosmo astrale, piacevole a vedersi, e non può più essere tentato di
ritornarvi, egli resta effettivamente nel mondo causale. Qui, portando a compi-
mento l’opera di riscattare l’intero karma causale o i semi dei desideri passati,
l’anima confinata fa saltare via l’ultimo dei tre turaccioli dell’ignoranza e, emer-
gendo dal recipiente finale del corpo causale, si fonde con l’Eterno. […]
«La compenetrazione dei tre corpi dell’essere umano è espressa in molti modi
attraverso la sua triplice natura. Nello stato di veglia sulla terra, un essere umano
è più o meno consapevole dei suoi tre veicoli. Quando, intento a gustare, odo-
rare, ascoltare o vedere, esercita le facoltà sensoriali, egli opera principalmente
attraverso il proprio corpo fisico. Nell’esercizio dell’immaginazione o della vo-
lontà, l’uomo agisce principalmente attraverso il proprio corpo astrale. Il suo vei-
colo causale trova espressione quando l’uomo pensa o si immerge profonda-
mente nell’introspezione o nella meditazione; pensieri cosmici geniali si affac-
ciano alla mente di chi è abitualmente in contatto con il proprio corpo causale. In
questo senso, gli individui possono essere classificati in linea di massima come
persone di tipo “materiale”, “energetico” o “intellettuale”.
«L’uomo si identifica per circa sedici ore al giorno con il proprio veicolo fisico.
Quindi dorme; se sogna, egli resta nel proprio corpo astrale e crea senza alcun
sforzo qualsiasi oggetto, così come fanno gli esseri astrali. Se il suo sonno è pro-
fondo e privo di sogni, per parecchie ore egli è in grado di trasferire la propria
coscienza, o senso dell’ego, al corpo causale; tale sonno è rigenerante. Chi sogna
entra in contatto con il corpo astrale e non con quello causale; il suo sonno non
è del tutto ristoratore».

56
Piccola Antologia Esoterica

Ero rimasto ad osservare amorevolmente Sri Yukteswar durante la sua straor-


dinaria esposizione.
«Angelico guru» dissi «il vostro corpo appare identico a quello sul quale ho
versato le mie lacrime nell’ashram di Puri».
«Oh sì, il mio nuovo corpo è una copia perfetta di quello vecchio. Materializzo
o smaterializzo questa forma in qualsiasi momento, a mio piacimento, molto più
spesso di quanto facessi sulla terra. Con una rapida smaterializzazione, ora viag-
gio istantaneamente […] di pianeta in pianeta o, per meglio dire, dal cosmo
astrale a quello causale o a quello fisico». Il mio divino guru sorrise. «Nonostante
tutti i tuoi rapidi spostamenti in questi giorni, non ho avuto difficoltà a trovarti
qui a Bombay!».
«O Maestro, ero così profondamente afflitto per la vostra morte!».
«Ah, e in che senso sarei morto? Non vi è una certa contraddizione?». Gli oc-
chi di Sri Yukteswar brillavano d’amore e di divertimento.
«Stavi solo sognando, sulla terra; su quella terra tu hai visto il mio corpo di
sogno» continuò. «Poi hai sepolto quell’immagine di sogno. Ora il mio corpo di
carne più sottile – che hai davanti agli occhi e che continui anche adesso ad ab-
bracciare – è risuscitato su un altro pianeta di sogno di Dio, più sottile. Un giorno
quel corpo di sogno e quel pianeta di sogno più sottili cesseranno di esistere.
Anch’essi non durano in eterno. Tutte le bolle di sogno dovranno scoppiare,
prima o poi, al tocco finale del risveglio. Yogananda, figlio mio, discerni i sogni
dalla Realtà!».
Questa concezione vedantica della resurrezione§§§ mi colmò di meraviglia. Mi
vergognai di aver compianto il Maestro nel vedere il suo corpo privo di vita a Puri.
Compresi infine che il mio guru era sempre stato pienamente risvegliato in Dio e
considerava la propria vita, il proprio passaggio sulla terra e la propria attuale
resurrezione come null’altro che aspetti relativi delle idee divine nel sogno co-
smico. […]
«Figlio mio» risuonò la sua voce, vibrando nel firmamento della mia anima
«ogni volta che varcherai la soglia del nirbikalpa samadhi e mi chiamerai, io verrò
a te in carne e ossa, proprio come oggi».
Con questa promessa celestiale, Sri Yukteswar scomparve alla mia vista. […]
Cessato era il tormento della separazione. La pena e l’angoscia per la sua morte,
che a lungo mi avevano derubato della mia pace, si dileguarono sopraffatte dalla
vergogna. […]
Non fui l’unico a godere del privilegio di vedere il Guru Risorto. Uno dei chela
di Sri Yukteswar era una donna anziana, chiamata affettuosamente Ma (Madre),
la cui casa era vicina all’ashram di Puri. Il Maestro si fermava spesso a chiacchie-
rare con lei durante la sua passeggiata mattutina. La sera del 16 marzo 1936, Ma
giunse all’ashram e chiese di vedere il guru.
«Ma come, il Maestro è morto una settimana fa!». Swami Sebananda, ora a
capo dell’ashram di Puri, la guardò tristemente.

57
Forme-Pensiero ed Eggregore

«È impossibile!». Ella abbozzò un sorriso. «Forse stato soltanto cercando di


proteggere il guru da visitatori troppo insistenti?».
«No». Sebananda le riferì i particolari della sepoltura. «Venite» disse «vi con-
durrò alla tomba del Maestro, nel giardino davanti all’edificio principale».
Ma scosse il capo. «Non vi è tomba per lui! Stamane alle dieci egli è passato
davanti alla mia porta, durante la sua passeggiata abituale! Ho parlato con lui per
parecchi minuti, all’aperto, in pieno sole.
«“Vieni questa sera all’ashram”, mi ha detto.
«Ed eccomi qui! Benedizioni scendono su questo vecchio capo ingrigito! Il
guru immortale voleva che comprendessi in quale corpo trascendente egli mi ha
fatto visita stamattina!».
Lo stupefatto Sebananda si inginocchiò di fronte a lei e disse:
«Ma, che enorme peso di dolore mi avete levato dal cuore! Egli è risorto!».

* Nel sabikalpa samadhi il devoto è progredito spiritualmente fino a uno stato di


unione divina interiore, ma riesce a mantenere la propria coscienza cosmica sol-
tanto in una condizione estatica d’immobilità. Grazie alla meditazione continua,
egli raggiunge in seguito lo stato superiore del nirbikalpa samadhi, in cui si muove
liberamente nel mondo e adempie i propri doveri esteriori senza perdere in alcun
modo la piena coscienza di Dio.
** Il prana è intrinsecamente intelligente. Le particelle praniche presenti negli
spermatozoi e negli ovuli, ad esempio, guidano lo sviluppo dell’embrione se-
condo un progetto karmico.
*** Una volta fu chiesto al Signore Buddha perché un uomo dovrebbe amare tutti
in eguale misura. «Perché» rispose il grande maestro «nei vari e numerosissimi
periodi di vita di ciascuno, ogni altro essere gli è stato caro, una volta o l’altra».
# Le otto qualità elementari che entrano a far parte di tutta la vita creata,
dall’atomo all’uomo, sono: la terra, l’acqua, il fuoco, l’aria, l’etere, il moto, la
mente e l’individualità (Bhagavad Gita VII, 4).
## Per “corpo” si intende qualsiasi involucro dell’anima, sia esso denso o sottile.
I tre corpi sono gabbie per l’Uccello del Paradiso.
### «Ed egli disse loro: “Dove sarà il cadavere, là si raduneranno anche gli avvol-
toi”» (Luca 17, 37). Dovunque l’anima è racchiusa nel corpo fisico, astrale o cau-
sale, anche gli avvoltoi del desiderio – che si alimentano delle umane debolezze
dei sensi o degli attaccamenti astrali e causali – si raduneranno per tenerla pri-
gioniera.
§
«Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà
mai più (cioè non dovrà incarnarsi mai più) … Il vincitore lo farò sedere presso di
me, sul mio trono, come io ho vinto e mi sono assiso presso il Padre mio sul Suo
trono» (Apocalisse 3, 12-21).
§§
Sri Yukteswar intendeva dire che, così come nella sua incarnazione terrena egli
si era occasionalmente assunto il peso della malattia per alleviare il karma dei
propri discepoli, nel mondo astrale la sua missione di salvatore gli consentiva di

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Piccola Antologia Esoterica

prendere su di sé una parte del karma astrale degli abitanti di Hiranyaloka, acce-
lerando così la loro evoluzione verso il mondo causale superiore.
§§§
Vita e morte come mere relatività del pensiero. Nel Vedanta si sottolinea che
Dio è l’unica Realtà; tutta la creazione, ossia l’esistenza separata, è maya, illu-
sione. Questa filosofia monistica raggiunse la sua espressione più elevata nei
commenti di Shankara alle Upanishad.

Il Principio Olografico

Si deve ai fisici Gerardus’t Hooft e Leonard Susskind, nel 1993, la scoperta


che l’informazione contenuta nel nostro universo 3D poteva essere confi-
nata in una lastra olografica 2D. In altre parole, la rappresentazione ordi-
naria dell’universo potrebbe ottenersi in fronte alla lastra illuminandola
da dietro con una fonte d’energia. Ciò non significa evidentemente che il
nostro universo sia una lastra, come probabilmente non è neppure un in-
sieme disordinato di stelle e pianeti: il nostro universo è semplicemente
un insieme di informazioni. Significa piuttosto che come esistono stru-
menti (compresi i nostri occhi) che leggono l’universo come una distribu-
zione di materia nello spazio delle coordinate ordinarie (x,y,z; da qui sem-
plicemente “coordinate”), potrebbero esistere strumenti che leggono lo
stesso come una distribuzione di chiaroscuri in una lastra olografica, le cui
coordinate sono meglio note come “momenti”.
Indicativamente, la distribuzione di materia nell’universo può essere
descritta come una sovrapposizione di infinite onde di ampiezza variabile.
Le onde lunghe definiscono grossolanamente le forme, mentre le onde
corte rifiniscono i dettagli. La lastra olografica tiene memoria di queste
onde ospitando la rappresentazione dei rispettivi “momenti”, dove ogni
momento è definito come l’inverso della lunghezza d’onda. Ciò significa
che spezzando la lastra in due parti, ciascuna parte risultante perderà l’in-
formazione contenuta nei momenti grandi (ovvero onde corte ovvero
dettagli) mentre manterrà l’informazione contenuta nei momenti piccoli
(ovvero onde lunghe ovvero quadro generale). Posso spezzare la lastra in
quante parti desidero e ogni singola parte conterrà comunque un’imma-
gine generale benché grossolana dell’universo. Al contrario andranno
persi i dettagli.
La ragione umana, collocata nell’emisfero sinistro del cervello, inter-
preta il mondo in cui viviamo in termini di coordinate, mentre l’immagi-
nazione, collocata nell’emisfero destro e più direttamente connessa con
l’inconscio, fa invece riferimento allo spazio dei momenti. Com’è noto,
l’inconscio è connesso a sua volta con il Corpo Astrale, il quale deve

59
Forme-Pensiero ed Eggregore

muoversi evidentemente secondo leggi simili. Ciò significa che, per


quanto il corpo astrale possa essere involuto, per quanto piccolo sia il
frammento di “lastra” a cui abbia accesso, riuscirà comunque ad avere
contezza del quadro generale dell’universo.
Quando operiamo una scelta per il nostro futuro basata sul puro ragio-
namento, non possiamo sapere neanche lontanamente se essa condurrà
alla nostra felicità (benché possiamo essere convinti del contrario), que-
sto perché i dati su cui ci appoggiamo costituiscono un campione troppo
limitato se paragonato all’insieme infinito di tutti i legami di causa-effetto.
Al contrario, il Corpo Astrale, viaggiando lungo le innumerevoli varianti
della nostra esistenza, ci restituirà per la stessa scelta un campionario di
emozioni recuperate da ciascuna variante. Sicché risulterebbe più oppor-
tuno considerare se una data scelta ci renda tesi e impauriti o piuttosto
allegri e spensierati, anche se non riusciamo a determinarne la logica, poi-
ché dallo spazio dei momenti assorbiamo con chiarezza soltanto il quadro
generale. E limitatamente alle emozioni.
Per la stessa ragione, anche dei nostri ricordi salviamo più che altro il
quadro generale. La memoria è infatti distribuita nel cervello in modo olo-
grafico, riflesso del fatto che la sua sorgente è di nuovo il Corpo Astrale,
stavolta in viaggio retrogrado sulla nostra linea temporale. Un’asporta-
zione parziale del cervello consente comunque alla parte rimasta di acce-
dere a una parte della “lastra”, cosicché, per quanti neuroni si perdano, il
quadro generale si conserva. Le emozioni vengono facilmente convertite
in immagini, mentre abbiamo maggiori difficoltà con i dialoghi, che man-
tengono il contenuto emozionale ma assumono rapidamente una forma
approssimativa.
Il cervello fisico contiene gli indirizzi corrispondenti alla variante effet-
tivamente realizzata nel passato. A questi fa riferimento il Corpo Astrale
nel suo viaggio per riportare i ricordi alla coscienza. Può tuttavia capitare
– benché sporadicamente – che il Corpo Astrale eluda tale regola, por-
tando così alla coscienza un falso ricordo: è il cosiddetto “Effetto Man-
dela”.*
Non saprei dire (perché personalmente sono lontano da quel livello)
quali possibilità si aprano per coloro i quali siano riusciti a “solarizzare” il
Corpo Mentale. Esso stabilirebbe un contatto sempre tramite l’inconscio
ma con l’emisfero sinistro, e a quel punto è probabile che (in avanti) co-
storo riescano effettivamente a cogliere i pensieri del futuro su ciascuna
variante, ottenendo di poter di scegliere con obiettività la più opportuna.
All’indietro recupererebbero invece il contenuto logico dei dialoghi, che

60
Piccola Antologia Esoterica

fondendosi al contenuto emozionale recuperato dal Corpo Astrale ne con-


sentirebbe l’esatta riproposizione.

* Tale denominazione si rifà ad un intervento dell’autrice Fiona Broome,


la quale, sulla base di un falso ricordo, nel corso di una fiera fantascienti-
fica ebbe modo di dire che Mandela era morto in prigione negli anni ’80
(quando in realtà sarebbe morto nel 2013 dopo molti anni di libertà).

L’Identificazione Volontaria

Uno dei dubbi più comuni che attanagliano il neofita è se la magia debba
o meno ritenersi “identificazione” e se possa pertanto risultare contro-
producente ai fini della solarizzazione dei corpi superiori.
Illuminante a riguardo è quanto riportato alle pp. 69 ss. del famoso
libro di Vivianne Crowley, Ritorno alla Magia, dove l’autrice distingue tra
“meditazione stabilizzante” (in cui ci identifichiamo con un oggetto, una
visualizzazione o un pensiero) e “meditazione contemplativa” in cui met-
tiamo in atto la doppia osservazione, ovvero oltre agli oggetti e agli eventi
che ci circondano, osserviamo le mie reazioni ad essi in termini di pensieri,
emozioni ed istinti (il “Ricordo del Sé”).
La Crowley spiega che entrambe le meditazioni, pur sembrando in op-
posizione, aiutano lo sviluppo dell’intuizione e pertanto della predisposi-
zione alla magia.*
Ciò risolve il dubbio. La magia è identificazione? Sì e no. Sì, perché du-
rante la celebrazione noi scompariamo nel canto, nella danza e nelle altre
ritualità. No, perché di fatto noi non “cadiamo” nell’identificazione, ma
semplicemente programmiamo la macchina-corpo-apparato_formato-
rio** affinché si comporti in un determinato modo, poi come coscienza
scompariamo e riappariamo a rito terminato, cogliendo i risultati, come
se appunto la nostra coscienza facesse un balzo in avanti nel tempo. La
coscienza abbandona la macchina, ma non involontariamente, quanto
piuttosto perché sa esattamente cosa quest’ultima deve fare, sa che può
farlo solo se lasciata a sé stessa e sa esattamente quali risultati produrrà.
Quindi diversamente dall’identificazione involontaria che consuma ener-
gie e sviluppa entropia, questa identificazione volontaria opera in senso
opposto, e benché non guidata dalla coscienza in tempo reale, è comun-
que da questa programmata. Ciò distingue un atto di magia dall’essere
assorti dal chiacchiericcio di un imbonitore.

61
Forme-Pensiero ed Eggregore

«L’iniziato è cacciatore: calcola ogni cosa. Questo è il controllo. Ma una


volta fatti i suoi calcoli, agisce e lascia andare. Questo è l’abbandono. Un
iniziato non è una foglia in balia del vento. Nessuno può costringerlo: nes-
suno può forzarlo ad agire contro la sua volontà o contro il suo giudizio.
Un iniziato è sintonizzato per sopravvivere, e sopravvive nel modo mi-
gliore» (C. Castaneda, La Ruota del Tempo, Rizzoli-Bur 2018, p.74).

* Qualcosa di straordinario accade ogniqualvolta «plachiamo il chiacchie-


riccio della mente ed entriamo in uno stato meditativo: i pensieri perso-
nali scorrono e svaniscono, mentre sempre più ci raggiungono le informa-
zioni provenienti dalla Coscienza Collettiva» (U. Carmignani & G. Bellini,
Runemal, L’Età dell’Acquario 2017, pp. 263-265).

** L’apparato formatorio costituisce il livello inferiore del centro mentale,


deputato alle frasi fatte, alle risposte automatiche, alle convenzioni, ecc.

Tantra
Umberto Carmignani & Giovanna Bellini, Runemal,
L’Età dell’Acquario 2017, pp. 263-265

Un tipo di identificazione volontaria è la pratica del “Tantra”. Pur ope-


rando in direzione opposta al “Ricordo del Sé”, essa nondimeno si rivela
una strategia altrettanto funzionale per ottenere l’espansione dell’Es-
senza e l’assorbimento degli “io” della Personalità. In questo caso l’Es-
senza aumenta di “volume” non in risposta all’osservazione concomitante
dei tre centri, ma attraverso la fusione temporanea con l'Essenza del part-
ner:

Il Tantra è la fusione più totale, un perdersi, un fondersi, un annientarsi, un


precipitare l’uno nell’altro […]. L’innamoramento e la sessualità sono sul piano
emozionale e sul piano fisico le esperienze più intense e motivanti che l’essere
umano sia in grado di provare e di cui è alla continua ricerca. Ma anche sul piano
spirituale, quando nell’io dell’uomo irrompe l’io della donna e viceversa, è come
se un’improvvisa o progressiva rottura di argini facesse fluire in noi un mondo
sconosciuto che è potenzialmente il mondo intero. La conseguenza dell’innamo-
ramento è allora un sentimento di completa unitarietà: ci sentiamo collegati con
il cosmo, ci sentiamo parte del tutto. Questo stato non è necessariamente tran-
sitorio; può al contrario trasformarsi in consapevole dedizione. L’allargamento
dei nostri confini attraverso l’amore per l’altro può rispecchiare il nostro collega-
mento con la struttura cosmica, dove sentirsi tutt’uno con il mondo rappresenta

62
Piccola Antologia Esoterica

il più elevato senso della vita. La persona amata è di fatto la porta attraverso cui
far entrare dentro di noi il mondo estromesso dai confini limitati dell’io. […]
Tantra significa dunque intrecciare l’io e il tu in modo da ottenere un unico
ordito, tessere gli infiniti fili della diversità per ottenere unità e forza, riconoscersi
diversi eppure eguali nell’intimo abbraccio dell’amore. Una sessualità libera, ap-
pagante, consapevole e gioiosa è certamente il risultato di una progressiva
espansione della coscienza oltre gli stretti confini dell’ego e della mente razio-
nale, ma ciò che si prefigge essenzialmente il Tantra va ben oltre, ossia imparare
a incontrare la divinità (Shiva/Shakti) in sé e nell’altro per riconoscerla e cele-
brarla in tutte le manifestazioni della vita. L’estasi cosmica del Tantra non è solo
un orgasmo prolungato*; significa aprire i sensi, il cuore, la mente e lo spirito alla
vita e concedersi il piacere, il godimento, il gioco; significa abolire i rigidi divieti
delle regole, dei moralismi, dei sensi di colpa e di tutto ciò che la mente razionale
utilizza per controllare, assoggettare, inibire e ridurre la nostra vita all’interno di
un lugubre e inutile schematismo.
Ma è vero anche che la relazione di coppia è uno dei campi in cui maggior-
mente dobbiamo fare i conti con noi stessi e con l’altro, poiché nell’intimità e
nella profondità della relazione d’amore emerge talvolta una parte di noi stessi
sconosciuta e misteriosa, a volte incomprensibile, fatta di bisogni insoddisfatti e
desideri irrealistici, di proiezioni e idealizzazioni, di meccanismi di fuga e di difesa,
di aspirazioni ad essere appagati e nutriti dal partner con ogni sorta di beni ma-
teriali e spirituali, in una relazione che ricorda più quella tra un genitore e un figlio
che tra due esseri adulti che aspirano a diventare completi. L’amore diventa al-
lora un prezzo da pagare con la rinuncia alla libertà e alla autorealizzazione, e il
rapporto amoroso inizia a languire nell’apatia e nell’indifferenza, si trasforma in
fastidio, rancore e colpevolizzazione, fino a diventare un conflitto destinato a sfo-
ciare nell’odio, nella vendetta e nella reciproca distruzione. Ecco allora la neces-
sità di una disciplina per prevenire e guarire le ferite dell’amore.
Il principio maschile negli antichi testi sacri indiani è chiamato Shiva, mentre
Shakti è l’energia femminile: se impariamo a considerare il nostro partner come
l’incarnazione del trascendente al di là dei limiti prevedibili e conosciuti, l’espe-
rienza stessa della trascendenza entrerà nella nostra relazione.
La filosofia del Tantra ci insegna che un uomo dovrebbe aver cura di onorare
il principio femminile che è nel suo partner, nelle altre donne e in se stesso. Una
donna dovrebbe riconoscere la dèa che è in sé e cercare di incarnarla; inoltre
dovrebbe entrare in contatto con la parte donna del suo uomo. Quando un uomo
riconosce spontaneamente nel suo partner un’incarnazione della Shakti, divinità
creatrice, ella risponderà con la Bhakti, la pura fede e devozione, e diventerà la
sua sacerdotessa e la sua iniziatrice nei misteri dell’amore. L’uomo a sua volta si
rivelerà come il Signore e l’Amante di lei. Se la donna accoglie l’amato con fede e
devozione, l’energia di Shakti risveglierà l’intimo principio di Shiva, una forza di
pura coscienza. Attraverso l’unione di Shiva e Shakti nell’estasi amorosa, l’anima
individuale (lo Jiva) diviene libera dai limiti del Karma.

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Forme-Pensiero ed Eggregore

* Weor insisteva sulla necessità di non raggiungere l’orgasmo, al quale


imputava un inopportuno consumo di energia. Dal mio punto di vista si
tratta invece di una liberazione necessaria (si legga R. Collin, Le Influenze
Celesti, per i problemi derivanti da un eccessivo accumulo di energia ses-
suale) mentre probabilmente il pensiero di Weor era frutto del condizio-
namento più o meno conscio della sua formazione cristiana.

Psicomagia
Alejandro Jodorowsky, Manuale Pratico di Psicomagia,
Feltrinelli 2021, pp. 12ss.

Nella sua introduzione a Manuale Pratico di Psicomagia, A. Jodorowsky


espone i tratti fondamentali del suo metodo di guarigione, un buon primo
passo nel mondo dell’esoterismo, in una piccola isola tra il territorio pro-
tetto della psicologia e i reami impervi della magia più profonda.

Il/la consultante, nel momento in cui smette di considerare il proprio incon-


scio come un nemico e perde ogni timore di vedersi così com’è, riesce a scoprire
i traumi che lo fanno soffrire. Quando questo accade, di solito chiede che gli
venga offerta una soluzione. “Bene, ora che so di essere innamorato di mia ma-
dre, e che questo mi impedisce di avere un rapporto stabile con una partner, che
cosa faccio?” “Sono tormentata dal desiderio di fare sesso orale con uomini di
una certa età perché, quand’ero piccola, mio nonno mi aveva infilato il suo mem-
bro in bocca. Come posso liberarmi da questa tentazione?” Avendo constatato
che subliminare un impulso sconveniente con un’attività artistica o con azioni di
tipo sociale non eliminava i desideri repressi, ho inventato la psicomagia.
La psicanalisi è una tecnica che cura mediante le parole. Il consultante, defi-
nito “paziente”, sta seduto su una sedia o un divano e lo psicanalista non si per-
metterà mai di toccarlo. Per liberare il paziente dai sintomi dolorosi, gli chiede
soltanto di ricordare i sogni, di prendere nota di lapsus e incidenti, si svincolare
la lingua dalla volontà dicendo senza freni tutto quello che gli passa per la testa.
Dopo una lunga serie di monologhi confusi, il consultante talvolta riesce a rivivere
un ricordo che giaceva nelle profondità della memoria. “Mi hanno imposto un’al-
tra baby-sitter”, “Il mio fratellino mi ha rotto tutte le bambole”, “Mi hanno co-
stretto ad andare a vivere con i miei orribili nonni”, “Ho sorpreso mio padre men-
tre faceva l’amore con un uomo” eccetera.
Lo psicanalista, il cui lavoro consiste nel trasformare i messaggi mandati
dall’inconscio in un discorso razionale, è convinto che, una volta che il paziente
abbia scoperto la causa dei propri sintomi, questi svaniscano… Ma non è così!
Quando un impulso riemerge dall’inconscio, possiamo liberarcene soltanto realiz-
zandolo. Ecco perché la psicomagia si propone di agire, non solo di parlare. Il con-
sultante, seguendo un percorso inverso rispetto a quello della psicanalisi, invece

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Piccola Antologia Esoterica

di insegnare all’inconscio a parlare usando il linguaggio della ragione, insegna alla


ragione a padroneggiare il linguaggio dell’inconscio: esso è composto non sol-
tanto di parole, ma anche di gesti, immagini, suoni, odori, sapori o sensazioni tat-
tili. L’inconscio accetta la realizzazione simbolica, metaforica; pertanto una foto-
grafia non rappresenta ma è la persona ritratta. Inoltre considera la parte come
il tutto (gli stregoni realizzano le loro fatture usando capelli, unghie o brandelli di
vesti delle possibili vittime), e proietta le persone che popolano la sua memoria
su creature reali o cose. Chiunque abbia partecipato a uno psicodramma si è reso
conto che chi accetta di interpretare il ruolo di un famigliare suscita nel paziente
reazioni viscerali, come se costui si trovasse di fronte al parente vero, reale. Pren-
dere a pugni un cuscino allevia la collera che si prova contro chi ha abusato di
noi… Per ottenere un buon risultato, la persona che realizza l’atto deve in qualche
modo liberarsi dalla morale imposta dalla famiglia, dalla società e dalla cultura.
Se lo fa, riuscirà ad accettare i propri impulsi interni, sempre amorali, senza te-
mere castighi. Per esempio, se qualcuno volesse eliminare la sorella minore per-
ché attirava su di sé le attenzioni della madre, deve incollare una fotografia della
bambina sopra un melone e distruggerlo prendendolo a martellate: per il suo in-
conscio avrà compiuto il delitto. E il consultante sarà liberato.
In psicomagia si è consapevoli che le persone che popolano il mondo interno
– la memoria – non sono le stesse che popolano il mondo esterno. La magia tra-
dizionale e la stregoneria lavorano credendo di poter acquisire poteri sopranna-
turali mediante rituali superstiziosi per influire su cose, eventi ed essere. La psi-
comagia lavora con la memoria: nel caso precedentemente illustrato, non si
tratta di eliminare la sorellina in carne e ossa, che ormai si è fatta adulta, ma di
provocare un cambiamento nella memoria, sia dell’immagine dell’essere odiato
(la sorella quando era piccola) sia della sensazione di rabbia e impotenza accu-
mulate dal ragazzino che la odiava. Per cambiare il mondo dobbiamo cominciare
a cambiare noi stessi. Le immagini che serbiamo nella memoria sono accompa-
gnate dalla percezione che avevamo di noi stessi nel momento di quelle espe-
rienze. Quando ricordiamo certi comportamenti dei nostri genitori mentre era-
vamo piccoli, lo facciamo da un punto di vista infantile. Viviamo accompagnati o
dominati da un gruppo di ego che appartengono ad età diverse. E sono tutti
quanti manifestazioni del passato. La finalità della psicomagia, trasformando il
consultante in guaritore di se stesso, è fare in modo che si collochi nel proprio
ego adulto, un ego che non può occupare nessun tempo se non il presente.
Ho iniziato a proporre atti di psicomagia ai miei consultanti dei Tarocchi. Li
creavo “su misura”, in base al carattere e alla storia della persona. Alccune di
queste esperienze le ho raccontate nei miei libri Psicomagia e La danza della
realtà. Hanno avuto grande risonanza. Le richieste di aiuto si sono moltiplicate al
punto che non riuscivo a rispondere a tutti. Ma alle persone cui ho avuto il tempo
ci consigliare tali atti, ho chiesto di mandarmi una lettera in cui descrivessero i
risultati ottenuti. Basandomi sugli atti che avevano avuto un effetto positivo, ho
iniziato a creare consigli di psicomagia che potessero essere impiegati da una

65
Forme-Pensiero ed Eggregore

grande quantità di persone. Questo libro di “ricette” è il risultato della mia lunga
sperimentazione.

Per ottenere buoni risultati occorre che la persona che intende praticare la
psicomagia sia comprensiva verso se stessa. I bambini, nell’ansia di farsi amare
dai genitori, temono di venire giudicati colpevoli per qualche mancanza. Per un
bambino, la cui vita dipende sostanzialmente dagli adulti, è terribile destare la
loro rabbia ed essere punito. Per cui impara a negare quella che Freud chiamava
la sessualità “perversa polimorfa”, vale a dire i desideri sessuali infantili che si
avvertono liberamente verso qualsiasi oggetto, prima che inizi la repressione.
Questa amoralità originaria, innata, dev’essere accettata nel momento in cui si
lavora per eliminare gli effetti di un trauma. Lo sperimentatore deve accettare i
propri desideri: incestuosi, narcisisti, bisessuali, sadomasochisti, coprofagi o can-
nibali. E poi deve realizzarli in modo metaforico. Alla radice di ogni malattia c’è il
divieto di fare qualcosa che vorremmo fare o l’ordine di fare qualcosa che non
vorremmo. Qualsiasi guarigione richiede la disobbedienza a tale divieto o a tale
ordine. E per disobbedire occorre perdere il timore infantile di non essere amati;
vale a dire, di essere abbandonati. Tale timore impedisce la coscienza di sé: chi
ne è affetto non si rende conto di che cosa sia veramente, e cerca di essere quello
che gli altri si aspettano che sia. Se persiste in tale atteggiamento, trasforma la
propria bellezza intima in malattia. La salute si ritrova soltanto nell’autenticità;
non c’è bellezza se non è autentica. Per arrivare a essere ciò che siamo, dobbiamo
eliminare tutto ciò che non siamo. Essere quello che si è: la felicità più grande.

«Dobbiamo riflettere su questo: tutto quello che neghiamo, ci pos-


siede. Fuggendo dal male si finisce per evitare il bene; evitando il dolore
[ovvero evitando il confronto con la propria Essenza; ndr] si finisce per
fuggire lontano dalla gioia; così, tutto quello che non vogliamo ricono-
scere come nostro, sia il buono che il cattivo, confluisce nel grande serba-
toio che chiamiamo inconscio, ombra, lato oscuro. […] Il dolore e la gioia
sono indissolubilmente legati, come la vita e la morte» (U. Carmignani &
G. Bellini, Runemal, L’Età dell’Acquario 2017, p. 165).
«L’inferno non è necessariamente un luogo di torture, di ghiaccio e di
fiamme; l’inferno è quando non riusciamo ad essere noi stessi, quando
viviamo una vita non autentica, quando rinunciamo alla nostra verità per
paura di apparire inadeguati, quando sopportiamo situazioni frustranti
senza reagire, quando neghiamo i nostri talenti, le nostre idee, i nostri
sogni, quando accettiamo situazioni contrarie alla nostra etica, quando
abbandoniamo le nostre aspirazioni e ci crogioliamo nell’insoddisfazione
e nel vittimismo.

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Piccola Antologia Esoterica

«Quando, invece, nonostante la paura, decidiamo di affrontare la bat-


taglia e di rivelarci al mondo per quello che siamo, entriamo in quello che
Joseph Campbell ha chiamato “Il Viaggio dell’Eroe”, un viaggio avventu-
roso all’interno di un territorio sconosciuto, la nostra anima, dove hanno
luogo le sfide e dove si compie la nostra trasformazione» (U. Carmignani
& G. Bellini, Runemal, L’Età dell’Acquario 2017, pp. 144-145).

Val la pena aggiungere che non saremo mai liberi finché esprimeremo
i desideri degli altri. Ogni vero desiderio viene da dentro (dall’Essenza), e
non ascolta mode o suggerimenti.

Un atto psicomagico è più efficace se il consultante ottempera ai seguenti re-


quisiti:
1. Deve realizzare metaforicamente le predizioni.
Insieme agli ordini o ai divieti, i genitori incidono nella memoria dei figli parole
che più tardi agiranno come predizioni; il cervello ha la tendenza a realizzarle. Per
esempio: “Se ti accarezzi il sesso, da grande diventerai una prostituta”, “Se non
farai lo stesso mestiere di suo padre e tuo nonno, morirai di fame”, “Se non sei
un bambino obbediente, da grande finirai in prigione”… Nell’età adulta tali pre-
dizioni si trasformano in minaccia angosciante. Il modo migliore per liberarsene,
come scoprirà il lettore vedendo le ricette, è realizzarle in maniera metaforica:
invece di rifuggire ogni minaccia, deve abbandonarsi ad essa.
2. Deve fare qualcosa che non ha mai fatto.
La famiglia, complici la società e la cultura, ci costruisce tantissime abitudini:
mangiamo sempre lo stesso tipo di alimenti, abbiamo un numero limitato di pre-
cetti, idee, sentimenti, gesti e azioni. Siamo circondati sempre dalle stesse cose.
Per guarire bisogna cambiare il punto di vista su noi stessi. L’Io che soffre per una
malattia è più giovane di noi: è una costruzione mentale prigioniera del passato.
Nel momento in cui ci liberiamo dal circolo vizioso delle nostre abitudini, por-
tiamo allo scoperto una personalità più autentica e, per questo motivo, sana. Car-
los Castaneda fece vestire poveramente un importante dirigente d’azienda, suo
discepolo, e lo mandò a vendere giornali in giro per la città. L’occultista G. I. Gur-
djieff pretese che un suo alunno, tabagista incallito, smettesse di fumare. Si sa-
rebbero rivisti solo dopo che fosse riuscito a smettere. L’alunno lottò per quattro
anni contro tale dipendenza, e quando riuscì a vincerla si presentò davanti al suo
Maestro, orgoglioso dell’impresa. Gurdjieff gli rispose: “Adesso fuma!”.
L’antica magia nera utilizzava amuleti confezionati con elementi ripugnanti
(materia fecale, membra di cadaveri umani, veleno di animali), ritenendo che
ogni ingrediente impuro – e quindi inconsueto – fosse sicuramente efficace. Ecco
perché i consigli di psicomagia includono a volte materiali considerati sporchi o
promiscui dalla maggior parte della gente.

67
Forme-Pensiero ed Eggregore

3. Deve capire che più gli riuscirà difficile realizzare un atto, maggiori saranno
i benefici che ne trarrà.
Per guarire o per risolvere un problema ci vuole una volontà di ferro. Non
poter fare ciò che desideriamo e non poter non fare ciò che non desideriamo
provoca in noi una profonda disistima, all’origine di depressioni e malattie gravi.
Combattere instancabilmente per raggiungere una meta che pare impossibile svi-
luppa la nostra energia vitale. L’avevano capito benissimo gli stregoni medievali,
i cui ricettari proponevano atti impossibili da realizzare, come per esempio un
metodo per diventare invisibili: “Si metta sul fuoco un pentolone pieno di acqua
benedetta, usando legna di vite bianca. Si porti ad ebollizione e vi si tuffi dentro
un gatto nero vivo, lasciandolo cuocere finché le carni si staccheranno dalle ossa.
Estrarre le ossa usando una stola da vescovo e mettersi di fronte a una lastra
d’argento brunito. Introdursi in bocca, uno dopo l’altro, tutti gli ossicini del gatto
bollito, fino a che l’immagine svanirà dallo specchio d’argento”. Oppure un filtro
per sedurre un uomo: “In un bicchiere modellato a mano con l’argilla scavata da
un cinghiale con il suo grugno, mescolare sangue di cane con sangue di gatto e il
proprio sangue mestruale, aggiungere una perla dopo averla triturata e dar da
bere all’amato dieci gocce di questo intruglio disciolte in un bicchiere di vino”.
Nel primo consiglio, potrebbe essere l’Io individuale dell’aspirante stregone a di-
venire trasparente. Dopo tanta fatica per realizzare un atto così difficile e crudele,
la personalità individuale sfuma lasciando apparire l’Essere Essenziale, che è im-
personale per definizione. Nel secondo consiglio, viene da pensare che se la
strega, per amore di un uomo, riesce a trovare dell’argilla smossa da un cinghiale,
a uccidere un cane, un gatto e a sacrificare del denaro riducendo in polvere una
perla, tutto ciò le darebbe una così grande fiducia in se stessa che sarebbe capace
di sedurre un cieco sordomuto.
Certe guarigioni in luoghi remoti del pianeta dichiarate miracolose sono in
parte dovute al lungo e costoso viaggio che il malato ha intrapreso per raggiun-
gerli.
4. L’atto deve sempre finire in modo positivo. Aggiungere male al male non
serve a nulla.
Nelle pratiche kasher della cultura ebraica, quando gli strumenti che sono a
contatto con i latticini entrano in contatto con la carne di un animale diventano
impuri, per cui si scava una buca nella terra e si seppelliscono lì per un determi-
nato numero di giorni; trascorso il tempo previsto, vengono disseppelliti: la terra
li ha purificati… Ispirandomi a questa idea, sovente ho raccomandato di seppellire
oggetti, vestiti, fotografie che erano serviti a liberare antiche sofferenze, ma ho
sempre chiesto che sul luogo in cui sono state deposte le cose “impure” venisse
piantato un alberello o una pianta fiorita. Se consiglio a un consultante di tirar
fuori la rabbia accumulata negli anni contro qualcuno strappandone la fotografia,
o prendendo a calci la sua tomba, o mediante un confronto scritto e così via, rac-
comando sempre di spalmare sulla fotografia un po’ di marmellata di rose, scri-
vere sulla tomba la parola amore con un po’ di miele, mandare alla persona cui

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Piccola Antologia Esoterica

si chiede di riparare i torti subiti un mazzo di fiori o una scatola di cioccolatini, o


una bottiglia di liquore. L’atto psicomagico deve trasformare: la sofferenza darà
origine ad un finale pieno d’amore. In fin dei conti, l’odio è amore non corrispo-
sto.

Sul testo originale di Jodorowsky segue a questo punto un lungo “for-


mulario” di atti psicomagici. Si tratta di atti simbolici: la realizzazione sim-
bolica delle nostre pulsioni più turpi, che tuttavia il nostro inconscio rico-
nosce come autentica. Da quel momento esso concede loro di lasciarci,
portando con sé tutto il disagio psicologico che la nostra mente aveva ge-
nerato per impedirci di avere con esse un contatto cosciente.
Di Jodorowsky ci piace infine ricordare il suo amore giovanile per la
figlia di Gurdjieff, Reyna d’Assia, di cui ci resta la trasposizione autobio-
grafica ne Il Maestro e le Maghe (Feltrinelli 2017, pp. 177ss.). Nello stesso
libro, Jodorowsky pubblica il testo di una lettera lasciata a Reyna dal mae-
stro armeno, che avrebbe voluto fungere da guida per la sua vita. La ri-
portiamo anche qui, per la sua bellezza ed efficacia.

Fissa la tua attenzione su te stesso, sii cosciente in ogni momento di quello


che pensi, senti, desideri e fai. Finisci sempre quello che hai cominciato. Fa’ quello
che stai facendo il meglio possibile. Non incatenarti a nulla che alla lunga ti possa
distruggere. Sviluppa la tua generosità senza testimoni. Tratta ogni persona come
se fosse un parente prossimo. Riordina ciò che hai disordinato. Impara a ricevere,
ringrazia per ogni regalo. Smettila di autodefinirti. Non mentire e non rubare, se
lo fai menti e rubi a te stesso. Aiuta il prossimo senza renderlo dipendente da te.
Non desiderare di essere imitato. Stila dei progetti di lavoro e realizzali. Non oc-
cupare troppo spazio. Non fare rumore né gesti che non siano necessari. Se non
hai fede, fa’ come se ce l’avessi. Non lasciarti impressionare dalle personalità
forti. Non impadronirti di niente e di nessuno. Distribuisci in modo equanime.
Non sedurre. Mangia e dormi il minimo indispensabile. Non parlare dei tuoi pro-
blemi personali. Non emettere giudizi né critiche quando conosci solo una mi-
nima parte dei fatti. Non stringere amicizie inutili. Non seguire le mode. Non ven-
derti. Rispetta i contratti che hai sottoscritto. Sii puntuale. Non invidiare i beni o
i successi del prossimo. Parla il minimo indispensabile. Non pensare ai benefici
che ti procurerà la tua opera. Non minacciare mai. Mantieni le promesse. In una
discussione, mettiti nei panni dell’altro. Accetta di venire superato da qualcuno.
Non eliminare, trasforma. Vinci le tue paure, dietro ciascuna di loro si nasconde
un desiderio. Aiuta l’altro ad aiutarsi da solo. Vinci le tue antipatie e avvicinati
alle persone che vorresti allontanare. Non agire come reazione a quello che di-
cono di te, nel bene e nel male. Trasforma il tuo orgoglio in dignità. Trasforma la
tua collera in creatività. Trasforma la tua avarizia in rispetto per la bellezza. Tra-
sforma la tua invidia in ammirazione per le qualità dell’altro. Trasforma il tuo odio

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Forme-Pensiero ed Eggregore

in carità. Non ti lodare e non ti insultare. Tratta quello che non ti appartiene come
se ti appartenesse. Non ti lamentare. Sviluppa la tua fantasia. Non dare ordini per
il solo piacere di essere obbedito. Paga per i servizi che ti vengono dati. Non fare
propaganda delle tue opere o idee. Non cercare di suscitare negli altri emozioni
nei tuoi confronti come la pietà, l’ammirazione, la simpatia, la complicità. Non
cercare di distinguerti per l’aspetto esteriore. Non contraddire mai, taci. Non con-
trarre debiti, compra e paga subito. Se offendi qualcuno, chiedigli scusa. Se lo hai
offeso pubblicamente, scusati in pubblico. Se ti accorgi di aver detto qualcosa di
sbagliato, non insistere per orgoglio nel tuo errore e desisti subito dai tuoi pro-
positi. Non difendere le tue idee più antiche per il semplice fatto di essere stato
tu a enunciarle. Non conservare oggetti inutili. Non farti bello delle idee altrui.
Non farti fotografare vicino a personaggi famosi. Non rendere conto a nessuno,
sii tu il giudice di te stesso. Non definirti in base a quello che possiedi. Non parlare
mai di te senza concederti la possibilità di cambiare. Accetta l’idea che nulla è
tuo. Quando ti chiedono la tua opinione riguardo qualcosa o qualcuno, dì soltanto
le sue qualità. Quando ti ammali, invece di odiare il male, consideralo il tuo mae-
stro. Non guardare di nascosto, guarda diritto negli occhi. Non dimenticare i tuoi
morti, ma assegna loro un posto limitato, in modo che non invadano tutta la tua
vita. Nel luogo in cui vivi, dedica sempre uno spazio al sacro. Quando rendi un
servizio, non esagerare i tuoi sforzi. Se decidi di lavorare per gli altri, fallo con
piacere. Se sei in dubbio tra il fare e il non fare, corri il rischio e fa’. Non cercare
di essere tutto per il tuo partner; accetta che cerchi in qualcun altro quello che
tu non puoi offrirgli. Quando qualcuno ha il suo pubblico, non precipitarti a con-
traddirlo rubandogli l’attenzione dei presenti. Vivi del denaro che tu stesso ti sei
guadagnato. Non ti vantare delle tue avventure amorose. Non ti pavoneggiare
delle tue debolezze. Non andare mai a trovare qualcuno soltanto per passare il
tempo. Ottieni per ridistribuire. Se stai meditando e arriva un diavolo, fallo me-
ditare con te…

Il Sogno

Grifis: «C’è chi sogna di dominare il mondo e chi dedica tutta la vita alla creazione
di una spada. E se c’è un sogno a cui sacrificare tutti se stessi, c’è anche un sogno
simile a una tempesta che spazza via migliaia di altri sogni. Non c'entra la classe,
né lo status, e neppure l’età. Per quanto siano irrealizzabili, la gente ama i sogni.
Il sogno ci dà forza e ci tormenta, ci fa vivere e ci uccide. E anche se ci abbandona,
le sue ceneri rimangono sempre in fondo al cuore... fino alla morte. Se si nasce
uomini, si dovrebbe desiderare una simile vita. Una vita da martiri spesa in nome
di un dio chiamato “sogno”». (Kentaro Miura, Berserk)

Caska: «Sarebbe facile descriverlo solo come un uomo forte... no, chi cerca di
impadronirsi di qualcosa di grandioso deve sopportare più degli altri. Grifis non
era forte, all'inizio... lo è diventato col tempo». (Kentaro Miura, Berserk)

70
Piccola Antologia Esoterica

Gatsu: «Siccome le sue frecce sono sempre rivolte verso il cielo… il suo arco deve
essere sempre teso al massimo. Per questo non deve lasciare che i deboli stiano
al suo fianco». (Kentaro Miura, Berserk)

Teti (ad Achille): «Se resterai troverai la pace, troverai una magnifica donna, avrai
figli e figlie, che ne avranno a loro volta, e tutti ti ameranno, e ti ricorderanno
quando morirai. Ma quando anche loro se ne andranno, i tuoi figli e i loro figli, il
tuo nome sarà disperso. Se invece vai a Troia, sarai coperto di gloria, si scrive-
ranno poemi sulle tue vittorie nei secoli a venire, il mondo intero ricorderà il tuo
nome. Ma se tu vai a Troia non tornerai più, perché la tua gloria è legata fatal-
mente alla tua distruzione, e io non ti vedrò più». (Wolfgang Petersen, Troy)

Olimpiade (ad Alessandro): «In te figlio di Zeus dimora la luce del mondo, i tuoi
compagni saranno ombre nell’oltretomba mentre tu sarai un nome che vivrà per
sempre nella storia, come la più gloriosa e fulgida luce della giovinezza. Per sem-
pre giovane, per sempre un’ispirazione, mai esisterà un Alessandro come te: Ales-
sandro il Grande». (Oliver Stone, Alexander)

Segue il commento di un giovane uomo, Lucius, che per oltre vent’anni ha


sofferto di DOC, e che ho avuto il piacere di intervistare sul tema del so-
gno:

«Personaggi letterari come Grifis, storici come Alessandro Magno, o


collocati nel mezzo come Achille, ci riportano ad esempio delle vite sacri-
ficate nel nome di un sogno, ad un’idea di immortalità consegnata ai po-
steri che tuttavia si sarebbe perpetuata unicamente nel loro nome.
«Per i primi 33 anni della mia esistenza, tormentato dal demone del
DOC che magistralmente cancellava ogni occasione di gioia, anch’io ho
proiettato tutti i miei sforzi nella realizzazione del sogno, nella convin-
zione che la gloria eterna potesse pareggiare i conti con la felicità che mi
era stata indebitamente sottratta. Un’unica direzione, un unico obbiettivo
a cui confermare e sacrificare tutto il resto.
«In un certo senso mi ha permesso di sopravvivere. Non so come avrei
affrontato certi momenti di disperazione se non opponendo ad essi
un’ambizione sfrenata. Non potevo lasciarmi uccidere, e tanto meno po-
tevo suicidarmi, perché sentivo di dover lasciare una memoria viva, il ri-
cordo di un’opera grandiosa, la dimostrazione tangibile che ero stato nel
mondo e vi avevo lasciato la mia impronta. “Un giorno avrò tutto” dissi
impunemente alla mia ragazza, la sola che pur brevemente riuscii ad
amare in quel terzo di secolo. Ma ero solo un cane bastonato che

71
Forme-Pensiero ed Eggregore

sacrificava le ultime forze per alzare la testa ed abbaiare al vento. Ora ca-
pisco di essere stato uno sciocco.
«Inconsciamente, raggiunti i 33 anni, sentii che avevo superato la so-
glia per la realizzazione dei miei progetti, perché a quell’età Alessandro
aveva completato la conquista dell’Asia, e come per magia aveva lasciato
questo mondo, probabilmente perché questo mondo non si aspettava da
lui più nient’altro. A quel punto era già diventato immortale. Quando rag-
giunsi i suoi anni compresi di aver fallito, e calai in una profonda depres-
sione. Restava solo il mio dolore, e nessuna speranza di gloria che potesse
pareggiare i conti.
«Allora non avevo ancora letto Jodorowsky. Credevo che la mia pato-
logia fosse inguaribile, che avessi dentro un demone imbattibile, o che
fossi comunque già segnato così profondamente da non potermi ristabi-
lire. È significativo che il primo libro esoterico che acquistai mi venne po-
sto tra le mani da uno sconosciuto in libreria, un cliente fra tanti che mi
aveva attratto banalmente perché accompagnato da una ragazza dai
tratti statuari, che poi scoprii essere di origine greca. James Redfield lo
avrebbe considerato un segno, un indicatore della salvezza.
«Da quando sono tornato in forze ho elaborato una nuova dottrina del
sogno. Esso non dev’essere fine a sé stesso o alla memoria del nome.
Dev’essere piuttosto una freccia che scagliamo lontano, alla quale è at-
taccato un filo che una volta centrato il bersaglio inizia a tendersi e deli-
mita una strada, una direzione da seguire. Ma è sulla strada, non sul ber-
saglio che dobbiamo concentrarci. Come ha detto Castaneda, dobbiamo
sentire se la strada ha un cuore, se ci fa stare sereni e gioiosi ad ogni sin-
golo passo, se possiamo percorrerla guardandoci attorno, senza l’ansia di
arrivare velocemente in fondo. Dobbiamo essere nel “qui ed ora”. Per
questo, se ad un certo punto sentiamo crescere la tensione, il disagio, se
i nostri compagni di viaggio non ci vanno a genio, può essere il caso di
tagliare il filo e tirare una seconda freccia, provare una nuova direzione,
finché non sentiamo che ogni dettaglio del viaggio è perfetta sintonia con
la nostra anima. Dobbiamo gustarci il panorama e non perdere mai la spe-
ranza che i problemi si risolvano, in un modo o nell’altro. Non dobbiamo
accontentarci di barattare la felicità con la gloria. Non ascoltiamo chi ci
dice “impossibile”. Come diceva Einstein, “Tutti sanno che una cosa è im-
possibile da realizzare, finché arriva uno sprovveduto che non lo sa e la
inventa”. Fermati e pensa: sono felice in questo istante, o sto solo aspet-
tando che arrivi domani, o il weekend, o le ferie? Mi sto godendo la serata,

72
Piccola Antologia Esoterica

o sto solo postando foto per farlo credere al mondo? Se è così scappa, di
corsa, corri dall’altra parte prima che sia tardi!
«Ho aspettato quasi 40 anni per essere libero. Prima pensavo di essere
forte, ma mi mancava la forza di deludere gli altri, la mia famiglia in primis.
Ora, grazie ai miei maestri, ho capito che tutta la mia angoscia nasceva da
quella prigione. Ed ora che sono libero sono felice. Ho perso del tempo, è
vero, ma sono convinto di avere appreso una lezione che ben pochi hanno
la fortuna di apprendere, una lezione che mi ha reso capace tra l’altro di
investire al meglio il mio tempo. Ora che conosco il segreto, sono certo
che avrò più momenti di gioia da qui alla mia morte, di quanti ne avrei
avuti se non fossi mai stato malato e se avessi vissuto la vita ignaro delle
leggi del cosmo, trasportato dagli eventi. E per dirla tutta nemmeno la
morte mi incute paura. Ora so che è soltanto un passaggio, e che la mia
gioia verrà con me oltre la soglia.»

73
Forme-Pensiero ed Eggregore

74
Piccola Antologia Esoterica

Capitolo 2
Trasmutazione della Materia

Mago anzitutto significa sapiente,


come lo erano i Trimegisti fra gli Egizi,
i Druidi fra i Galli, i Gimnosofisti fra gli Indi,
i Cabalisti fra gli Ebrei, i Magi fra i Persiani,
i Sofisti fra i Greci, i Sapienti fra i Latini.

Giordano Bruno (1548-1600)

Nella tradizione esoterica, la materia-energia viene indicata con la sigla


“H” seguita da un numero via via inferiore a mano a mano che ci si muove
dalle forme grossolane a quelle più sottili.
Nello specifico abbiamo:
H6144 Materia del sotto-mondo in formazione, corrispondente di Anu-
lios, sotto il livello materiale;
H3072 Materia inorganica dell’universo fisico;
H1536 Materia organica non commestibile per l’uomo (legno, cellulosa,
foraggio);
H768 Alimento umano;
H384 Acqua e Chimo (cibo scomposto dai succhi gastrici e passato nel san-
gue);
H192 Aria e Chilo (sostanze raffinate da fegato, pancreas e cistifellea);
H96 Magnetismo animale;
H48 Materia dell’universo Yetzirah, Corpo Etereo, Impressioni;
H24 Materia dell’universo Briah, Corpo Astrale;
H12 Materia dell’universo Atziluth, Corpo Mentale;
H6 Vitatroni, materia intrinsecamente viva, Corpo Causale.

La materia-energia entra nel corpo umano da tre fonti: cibo, aria e im-
pressioni, dove «un’impressione è la più piccola unità di pensiero, di sen-
sazione o di emozione» (Andrea Bertolini, I Segreti di Gurdjieff, p. 209,
pubblicazione a cura dell’autore, Lecce 2020).
Per descrivere come avvenga la progressiva “digestione” di queste so-
stanze ci rifacciamo a quanto scritto da P. D. Ouspensky in Frammenti di
un Insegnamento Sconosciuto (Astrolabio 1974, pp. 203ss.), tenendo pre-
sente che, come tutti i processi, anche questo è retto dalla legge

75
Trasmutazione della Materia

dell’ottava, per cui ogni materia entrerà come DO e toccherà le altre note
ad ogni atto di trasmutazione:

Rappresentiamoci l’organismo umano sotto la forma di una fabbrica a tre


piani. Il piano superiore di questa fabbrica è la testa; il piano intermedio è il to-
race; il piano inferiore comprende il dorso, l’addome e la parte propriamente in-
feriore del corpo.
Il nutrimento fisico è H768, il quale penetra al piano inferiore dell’organismo
come DO768.

Le prime due trasmutazioni, DO768 -> RE384 -> MI192, avvengono


spontaneamente, dopodiché:

Come noi sappiamo dalla legge dell’ottava, mi non può passare a fa in un’ot-
tava ascendente senza uno choc addizionale. Se non riceve uno shoc addizionale,
la sostanza mi 192 non può passare da sola alla piena nota fa.
Nel momento in cui, nell’organismo, mi 192 dovrebbe apparentemente giun-
gere ad un punto morto, penetra il “secondo nutrimento”, l’aria, sotto forma di
do 192. La nota “do” contiene il semitono necessario, vale a dire tutta l’energia
necessaria per passare alla nota seguente; ed essa dà, in un certo modo, una
parte della sua energia alla nota mi, che è di densità uguale. L’energia di questo
do fornisce a mi 192 la forza sufficiente affinché esso possa passare al fa 96.

La sequenza procede quindi indisturbata secondo lo schema FA96 ->


SOL48 -> LA24 -> SI12, dove si ferma nuovamente in attesa di un secondo
choc. Intanto l’aria (DO192), dopo aver ceduto una parte della sua energia
a MI192, passa spontaneamente a RE96 e quindi a MI48. Di nuovo:

Per il passaggio di mi a fa, uno choc addizionale è indispensabile, ma a questo


punto la natura non ha preparato alcuno shoc addizionale; e la seconda ottava,
vale a dire l’ottava dell’aria, non può svilupparsi ulteriormente, e nelle ordinarie
condizioni della vita non si sviluppa ulteriormente.
La terza ottava comincia con do 48. […]
Do 48 ha abbastanza energia per passare alla nota seguente, ma al momento
in cui do 48 penetra nell’organismo, [non incontra alcun apparato che possa
scomporla].
Nelle condizioni di esistenza normale, la produzione di materie sottili da parte
della fabbrica arriva allora ad un punto morto, si arresta e la terza ottava risuona
come “do” soltanto. La sostanza di qualità più alta prodotta dalla fabbrica è si 12
e, per tutte le sue funzioni superiori, la fabbrica può impiegare solo questa so-
stanza superiore.

76
Piccola Antologia Esoterica

È la condizione dell’uomo ordinario, il quale vive sotto la legge dell’ac-


cidente, reagisce meccanicamente ai fatti che gli succedono intorno e ri-
mane continuamente coinvolto in questioni che non gli appartengono.

Tuttavia vi è una possibilità di aumentare il rendimento, vale a dire di permet-


tere all’ottava dell’aria e all’ottava delle impressioni di svilupparsi oltre. A questo
scopo è indispensabile creare un tipo speciale di “choc artificiale” nel punto
stesso dove la terza ottava ha avuto inizio e si è arrestata. Ciò significa che lo
“choc artificiale” deve essere applicato alla nota do 48.
Ma che cos’è uno “choc artificiale”? Esso è connesso con il momento della
ricezione di un’impressione. La nota do 48 indica il momento in cui l’impressione
entra nella nostra coscienza. Uno choc artificiale a questo punto significa un certo
tipo di sforzo, fatto nel momento in cui si riceve un’impressione.

I tre tipi di nutrimento e la digestione di H768 e H192 nell’organismo con l’aiuto


di uno choc meccanico. Lo stato normale dell’organismo e la normale produ-
zione delle sostanze più sottili a partire dai prodotti del nutrimento.
FONTE: P. D. Ouspensky, Frammenti di un Insegnamento Sconosciuto,
Astrolabio 1974, p. 209

È stato spiegato precedentemente che, nelle condizioni di vita ordinaria, noi


non ci ricordiamo di noi stessi; noi non ci ricordiamo, vale a dire non abbiamo la
sensazione di noi stessi al momento della percezione di un’emozione, di un pen-
siero o di un’azione. Se un uomo comprende questo e tenta di ricordarsi di sé,

77
Trasmutazione della Materia

ogni impressione che egli riceverà durante questo ricordarsi di sé sarà, in un certo
modo, doppia. Per esempio, in uno stato psichico ordinario, io guardo semplice-
mente la strada, ma se io “mi ricordo di me stesso”, non guardo semplicemente
la strada, sento che io la guardo, come se dicessi a me stesso: “Io guardo”. Ed in
luogo di un’impressione della strada, ho due impressioni: una della strada e l’altra
di me stesso che guardo la strada. Questa seconda impressione, prodotta dal
fatto del mio “ricordarmi di me”, è lo “choc addizionale”. […]
Allo stesso tempo, gli sforzi corrispondenti alla transizione di una nota ad
un’altra ed al passaggio di do 48 a re 24, permettono a do 48 della terza ottava di
entrare in contatto con mi 48 della seconda ottava, e di dare a questa nota la
quantità di energia necessaria al passaggio dal mi al fa. In questo modo, lo choc
dato a do 48 si estende anche a mi 48 e permette alla seconda ottava di svilup-
parsi.

A questo punto l’ottava dell’aria è libera di produrre la materia più


fine, secondo la transizione MI48 -> FA24 -> SOL12 -> LA6. Tale materia
basta a solarizzare il Corpo Etereo. L’uomo che raggiunge questo stato
dell’essere si trova libero dalla legge dell’accidente e tuttavia è ancora do-
minato dalle influenze planetarie (= il fato).
È la fase alchemica della Nigredo o Opera al Nero. «Il fuoco interno
viene attivato e la materia inizia a putrefarsi fino a ridursi al suo stato ori-
ginario. Ci si guarda allo specchio spogliandosi dalle scomode e rassicu-
ranti maschere sociali, mettendosi a faccia con le proprie illusioni e le pro-
prie debolezze» (Coleritium, La Radice Divina, Pubblicazione a cura
dell’autore, 2020, p.81).*
Similmente l’ottava delle impressioni segue liberamente la coppia di
passaggi DO48 -> RE24 e RE24 -> MI12. A questo punto però è necessario
un secondo choc cosciente: la trasmutazione delle emozioni (da negative
a positive).

Questa idea era conosciuta da numerosi insegnamenti antichi, e anche da


qualche insegnamento più recente, per esempio l’alchimia del Medio Evo. Ma gli
alchimisti parlavano di questa trasmutazione sotto la forma allegorica di una tra-
sformazione di metalli vili in metalli preziosi. In realtà, essi volevano parlare della
trasformazione della materia grossolana in energia sottile nell’organismo umano.

Una volta raggiunta questa capacità, MI12 riesce a compiere il salto e


raggiungere FA6, con la quale si solarizza il Corpo Astrale.
È la fase alchemica dell’Albedo od Opera al Bianco. «Con questo passo
ci si purifica delle scorie venute a galla nella prima operazione, colmando
le lacune con ciò che fa vibrare e disseta l’anima: l’alchimista scopre

78
Piccola Antologia Esoterica

dentro di sé la sorgente della vita, la fonte da cui l’acqua della vita scorre,
donando giovinezza eterna» (Coleritium, La Radice Divina, Pubblicazione
a cura dell’autore, 2020, p.88).
A questo punto l’uomo è libero tanto dall’accidente che dalle influenze
planetarie, dovendo comunque sottostare al proprio destino, ovvero alla
strada che lui stesso avrebbe scelto prima di incarnarsi.
«Il destino del figlio è unico, assegnato al figlio indipendentemente da
chi siano i genitori. Esso non proviene da loro [al contrario dell’eredità
fisica; ndr], né da assolutamente nulla “al di fuori” del figlio. Possiamo dire
che proviene da Dio. Ha a che vedere con ciò che il figlio deve adempiere
ora che è nato, ed è per via di ciò che vi è un potere di scegliere le condi-
zioni di vita corrispondenti. Tuttavia egli non ha poteri illimitati. Talvolta
non vi può essere corrispondenza tra il destino e le condizioni di vita. Il
concepimento non va a buon termine: non avviene, oppure vi sono diffi-
coltà di natura fisica, un aborto, qualcosa che impedisce al destino di in-
carnarsi. Oppure può darsi che il figlio nasca, e si scopra che il fato o le
condizioni di vita non permettono che il destino sia realizzato. Figli con
destini molto elevati sono molto rari a questo mondo, e per assicurare le
buone condizioni del loro concepimento e della loro nascita vengono pre-
parate condizioni particolari.
«Tutti noi abbiamo un destino unico, che siamo chiamati ad adempiere
in questa vita. Il compito consiste non solo nel trarre il massimo dalla no-
stra eredità fisica, non solo nel venire a termini col nostro fato, ma nel
divenire uomini e donne che siano in grado di adempiere alla ragione per
la quale siamo venuti all’esistenza. Per fare ciò, abbiamo bisogno di sot-
tometterci a leggi superiori. Non si tratta di una cosa che dobbiamo
“fare”, che possa esserci detta o che sappiamo. È il nostro dharma, la “via
giusta” nella nostra vita» (J. G. Bennett, L’Uomo Superiore, Ubaldini 1985,
pp. 151-152).
Il destino di un uomo può proteggerlo da molti accidenti e congiunzioni
astrali pericolosi, configurandosi come forza conservatrice. È certamente
quanto accade all’uomo che è riuscito a solarizzare il corpo Astrale.
Ma che significa trasformare un’emozione negativa in positiva?
Francamente è un processo più facile da vivere che da spiegare, perché
in effetti portando con sé certe idee e certe influenze ti capita un giorno
di realizzarlo, senza aver dato a sé stessi nessuna indicazione precisa in
merito.
Sostanzialmente si tratta di ricevere l’impressione negativa e di igno-
rarne completamente l’involucro. Scartarla come un cioccolatino e

79
Trasmutazione della Materia

ingoiarla, assorbendo il contenuto energetico proprio come si farebbe con


un’impressione positiva. Bloccate sul nascere la più piccola goccia di scon-
forto, e siate lieti di nutrirvi. Può sembrare pazzesco, ma è possibile igno-
rare la tristezza e oltretutto guadagnarci in forza.
Tornando a quanto esposto più sopra, nel caso in cui MI12 riceva suf-
ficiente energia, ella potrebbe avanzarne abbastanza per interagire con
SI12 e farle compiere a sua volta il balzo verso DO+6, solarizzando così
anche il Corpo Mentale e portando alla nascita del “Corpo Causale unifi-
cato”, capace di trasferirsi indenne da un’incarnazione all’altra.
È la fase alchemica della Rubedo od Opera al Rosso. «Infine la Fenice
risorge dalle sue ceneri. Quando tutto in noi è stato purificato e appare la
luce, dobbiamo saldarla, fissarla, renderla durevole in modo che rimanga
sempre presente. Una volta scoperta la Luce, essa deve essere l’unica
realtà nella nostra coscienza» (Coleritium, La Radice Divina, Pubblicazione
a cura dell’autore, 2020, p. 98).

Tavola completa del lavoro intenso dell’organismo e della produzione intensiva


di sostanze a partire dai prodotti della nutrizione, dopo il primo choc cosciente.
FONTE: P. D. Ouspensky, Frammenti di un Insegnamento Sconosciuto,
Astrolabio 1974, p. 209

80
Piccola Antologia Esoterica

L’uomo che solarizza il Corpo Mentale entra nel regime della “vo-
lontà”. Egli non è più limitato né dall’accidente, né dal fato, né dal destino
che lui stesso aveva scelto. «La nostra volontà, il nostro io, è ciò che ci
permette di prendere il nostro posto nell’armonia in espansione, e di di-
venire un aiuto nella gestione del mondo in espansione, perché possiamo
essere liberi» (J. G. Bennett, L’Uomo Superiore, Ubaldini 1985, p. 165).
Esiste in realtà un terzo «tipo di shock che permette alla materia SI12
di passare al DO di una nuova ottava, il quale, secondo natura, arriva dal
di fuori dell’organismo. L’atto sessuale, con l’unione del SI12 di un ma-
schio e di quello di una femmina, fornisce uno shock che dal SI12 porta al
DO di una nuova ottava che si svilupperà come un nuovo organismo indi-
pendente, una nuova vita» (Andrea Bertolini, I Segreti di Gurdjieff, p. 220,
pubblicazione a cura dell’autore, Lecce 2020).

* «L’acronimo alchemico “V.I.T.R.I.O.L.U.M.”, spesso abbreviato in


“V.I.T.R.I.O.L.”, è formato dall’espressione latina “Visita Interiora Terrae
Rectificando Invenies Occultum Lapidem Veram Medicinam”, che signi-
fica “Visita l’Interno della Terra e Rettificando Troverai la Pietra Nascosta
che è la Vera Medicina”. Si tratta quindi di un invito a discendere nella
terra, negli “inferi” dell’inconscio. La “terra” è il simbolo dell’uomo fisico;
l’alchimista deve prendere coscienza del suo mondo interiore, di chi è, di
cosa sta facendo e di quali sono le sue motivazioni. Una volta rivolta l’at-
tenzione verso l’interno, si scoprirà un mondo occulto: gli inferi dell’Ade,
il regno oscuro delle ombre e dei demoni. Ma è nel profondo dell’uomo,
nell’oscurità della sua psiche, che risiedono i moventi delle sue azioni. Il
prendere coscienza di questi impulsi profondi è una condizione necessaria
per esplorare la zona oscura di sé stessi ed illuminarla con la luce della
coscienza.
«“Rectificando” significa “correggere” i nostri aspetti negativi, dissol-
vere i blocchi psichici e purificare le emozioni nocive alla nostra crescita
spirituale. Questo processo serve a “raddrizzare” ciò che è cresciuto
storto durante la vita. L’alchimista deve ripulirsi da tutta la “sporcizia”, da
tutte le sue “scorie”. Egli deve conoscere, sentire ed essere responsabile
di tutti i suoi pensieri e sentimenti. Le emozioni non devono essere sem-
plicemente represse, poiché così facendo si otterrebbe l’unico effetto di
“comprimerle” in qualche angolino della propria psiche, dal quale potreb-
bero emergere quando meno ce lo aspettiamo; vanno invece sublimate,
cambiate e trasmutate in sentimenti più elevati. La repressione incatena
l’uomo agli oggetti che reprime, ma la purificazione li trasmuterà in

81
Trasmutazione della Materia

elementi positivi, portandolo più vicino alla sua vera essenza. Fin quando
non intraprenderemo consapevolmente questa Grande Opera, finché non
affronteremo, illuminandoli, i demoni del nostro inconscio, dolore e sof-
ferenza disturberanno le nostre vite» (Coleritium, La Radice Divina, Pub-
blicazione a cura dell’autore, 2020, p. 57).

Il Magnetismo Animale (FA96)


Maurice Nicoll, Commentari Psicologici vol.1, Eifis 2016, pp. 230 ss.

Il termine “Magnetismo Animale” significa qualcosa di “animale” e così anche


qualcosa di “fisico”, una specie di vitalità o salute, ma non la stessa cosa. Il ter-
mine “magnetismo” denota che sta ad un livello superiore. Un uomo può non
essere in buona salute fisica, nel senso ordinario della parola, e tuttavia posse-
dere elasticità e forza che proviene dall’avere Fa 96. Una persona può essere fi-
sicamente inferma e tuttavia possedere sufficiente quantità della sostanza chia-
mata Fa 96 affinché possa superare l’infermità… d’altra parte può sentirsi bene
fisicamente ma avere quantità insufficiente di Fa 96 e di conseguenza mancare
del potere di far sì che gli altri si sentano bene. Molto tempo fa qualcuno chiese
a Gurdjieff cosa significasse Fa 96: rispose che se avesse avuto sufficiente quan-
tità di questa energia “le pulci non lo avrebbero punto”. […] Questa risposta
esprime esattamente l’idea. Fa 96 è qualcosa che ci protegge, per così dire, come
un “involucro” che ci sta attorno. Esaminiamo ora la sua posizione. Bisogna os-
servare che è prodotto nel piano intermedio della fabbrica di tre piani che costi-
tuisce la macchina umana. Come sapete, nei diagrammi dei centri dell’Uomo, il
centro emozionale è al secondo piano. Lo domina. Pertanto, la formazione di Fa
96 subisce un’interferenza se lo stato emozionale è sbagliato. Le emozioni nega-
tive, la disperazione, il timore nervoso, l’immaginazione equivoca, l’invidia, la de-
pressione, l’ansia, l’antipatia cronica, la sofferenza costante, ecc., sono tutti stati
negativi del centro emozionale. Tali stati, nel formarsi al secondo compartimento
della macchina umana, possono impedire la formazione di una quantità suffi-
ciente di Fa 96 e così svuotano l’uomo di questa importante sostanza. Conse-
guentemente è privato del suo “Magnetismo Animale”. Vale a dire, questo pas-
saggio nella digestione dell’alimento è perturbato e in questo modo soffre di una
particolare forma di “indigestione” che impedisce a questo punto all’ottava di
alimentazione di continuare a svilupparsi in modo corretto. A volte la gente molto
negativa o certi tipi di malati possono svuotare un’altra persona del Fa 96… que-
sto solamente se ci si identifica con loro. A quel punto ci si sente svuotati, seb-
bene, nel senso generale, si ritenga di stare relativamente bene. Al contrario, il
contatto con una persona con Fa 96 conferisce un aumento di energia. La gente
generalmente negativa, specialmente quella malvagia a causa dell’ampio svi-
luppo dell’invidia e dell’odio, si alimenta con il Fa 96 di altre persone; in realtà si
diletta ad esaurirle, specialmente le persone più giovani. Sono, per così dire, veri

82
Piccola Antologia Esoterica

vampiri, che succhiano quella forma di sangue chiamata Fa 96. È necessario evi-
tare il loro contatto. In modo analogo, la gente depressa, annoiata, che non fa
nessuno sforzo nella vita, può svuotare di questa forza molto importante un’altra
persona senza averne l’intenzione. Basta ricordare che gli stati negativi in sé
stessi possono impedire la corretta formazione di Fa 96, energia molto impor-
tante della macchina umana che ci protegge da molti mali, sia fisici che psichici.

A seguito di un grave trauma, l’involucro di FA96 può indebolirsi fino a


frantumarsi, causando di riflesso una vasta casistica di disturbi psichici.
Per restituirne l’integrità, gli sciamani hanno sviluppato una pratica chia-
mata impropriamente “Recupero dell’Anima”, da identificarsi presumibil-
mente con la tecnica chiamata da Castaneda “Ricapitolazione”.

Pianeti e Magnetismo Animale

Nel XVIII secolo il fisico tedesco Franz Anton Mesmer (1734-1815) svi-
luppò un sistema di guarigione improntata sull’uso cosciente del magne-
tismo animale. Stando a quanto scrive Dean Radin in Real Magic (Medi-
terranee 2020, pp. 60-61), tale tecnica…

…offriva cure sbalorditive, che la resero assai richiesta. Alcuni ne rimasero po-
sitivamente colpiti, mentre altri divennero invidiosi e sospettosi al punto di attac-
carlo, sostenendo che i loro strumenti non rivelavano il suo presunto fluido ma-
gnetico.
L’esplosione dell’interesse popolare verso il metodo di Mesmer finì col pro-
vocare l’apertura di un’indagine da parte dell’Accademia Francese delle Scienze
nel 1784, presieduta dal celebre eclettico americano Benjamin Franklin, il quale
si trovava in quel momento in Francia perché voleva indurre il paese ad appog-
giare la Rivoluzione Americana. All’Accademia Francese fu assegnato il compito
di valutare la validità scientifica del mesmerismo, mentre una commissione in-
terna della Società Reale Francese di Medicina aveva il compito di determinare
se il mesmerismo fosse utile nel trattamento degli stati patologici.
Dopo numerosi test, le due commissioni conclusero che non vi fosse alcuna
evidenza a supporto del fluido magnetico di Mesmer, e che gli effetti medici si
potessero spiegare come il risultato delle aspettative dei pazienti (quello che oggi
chiameremmo “effetto placebo”). Tuttavia, sul piano medico la conclusione a cui
giunse la Società Reale non era del tutto unanime: il suo rapporto di minoranza
indicava che alcune guarigioni non si potevano spiegare con la semplice aspetta-
tiva dei pazienti.
Cinquant’anni più tardi, il mesmerismo andava ancora forte in tutta Europa,
quindi la Società Reale Francese di Medicina aprì un’altra indagine. Questa volta
il rapporto si espresse all’unanimità in favore non solo dell’utilità medica del

83
Trasmutazione della Materia

mesmerismo, ma anche degli effetti psichici indotti in alcuni pazienti in stato di


trance profonda. Il rapporto si concludeva con la raccomandazione che la Società
Reale seguitasse a studiare i suddetti effetti psichici. Nei cinque anni che segui-
rono, gli ispettori descrissero numerosi esempi di fenomeni ai quali avevano as-
sistito in prima persona. Questo fatto catturò l’attenzione di Jean Eugène Robert-
Houdin, il più famoso illusionista del suo tempo. Robert-Houdin studiò il caso di
un tale di nome Alexis che si diceva fosse in grado di manifestare un’abilità di
chiaroveggenza estrema-mente accurata mentre si trovava nello stato mesme-
rico di trance profonda. Robert-Houdin confessò successivamente di essere rima-
sto “completamente sgomento” di fronte a ciò che Alexis sapeva fare.

Spiega ancora Rodney Collin ne Le Influenze Celesti (Mediterranee


1999, pp. 130-131):

Questo campo o corpo “magnetico” ha molti interessanti aspetti. È quello


che, studiato da Kilner e Bagnall attraverso schermi di tinta di cyanine, apparve
come una specie di aura che si estendeva per due o tre pollici (5-7 cm) in ogni
direzione oltre il corpo fisico. Esso ha una particolare affinità per i liquidi del
corpo, specialmente per il sangue arterioso […]; ed è più forte in quegli individui
che hanno una ricca circolazione sanguigna, e più tenue in quelli magri e anemici.
Così esso è strettamente collegato con lo stato di salute, sia del corpo come un
intero, che delle sue parti separate.
È con questo corpo magnetico che un uomo è sensibile agli stati fisici degli
altri, e sente immediatamente simpatia verso uno e antipatia verso un altro. È
anche il mezzo della “simpatia”, cioè della comprensione, o del “sentirsi con” la
sofferenza fisica, i bisogni o il benessere degli altri; sebbene questa qualità non
debba essere confusa con la comprensione emozionale, che è molto più rapida e
più penetrante. Lo stretto rapporto tra il campo “magnetico” e la circolazione
sanguigna lo rende un fattore importante nella guarigione. Oltre all’individuo
stesso che ha il potere di concentrarlo su un punto desiderato per mezzo dell’at-
tenzione, alcune persone hanno la naturale capacità di “distendere” o polarizzare
i campi “magnetici” degli altri. Quando questo potere è genuino, abbiamo i “gua-
ritori per fede” o “guaritori psichici”.
In alcuni posti in cui è stata concentrata per lungo tempo molta forza “ma-
gnetica”, come alcuni centri di pellegrinaggio, è possibile che questa “disten-
sione” del corpo “magnetico” possa essere fatta impersonalmente, e che si pro-
duca un senso di speciale benessere e perfino “miracoli fisici” prodotti in persone
che rispondono. In altri casi l’azione sul corpo “magnetico” di altri può prendere
la forma di ipnotismo o mesmerismo.
In modo normale il campo “magnetico” è fluido e nebuloso, e abbraccia l’in-
tero corpo fisico, o forse è più concentrato intorno al cuore. L’attenzione fissa ha
il potere di localizzarlo, e per suo mezzo, di aumentare il flusso “magnetico” in un
particolare posto. Ma esiste anche la possibilità che qualche terribile shock o

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Piccola Antologia Esoterica

violenza di tipo emozionale, particolarmente al momento della morte, possa con-


gelarlo permanentemente o semi-permanentemente in una data forma. In que-
sto caso esso può trattenere la sua forma o campo, perfino dopo la disintegra-
zione del corpo vivente che gli ha dato origine. È questa possibilità che sta in
fondo alle storie di fantasmi, di spettri e di invasioni di spiriti.

Collin (p. 130) passa quindi ad analizzare il legame tra il magnetismo


animale e la Luna:

…la Luna è il più grande “magnete” di tutta la Natura. Sostiene i milioni di


campi “magnetici” che animano tutti i corpi viventi individuali della Terra, e che
li distinguono da quelli morti. Ogni organismo vivente, dotato di vita dal Sole,
costituisce un campo “magnetico” individuale ed effimero. Infatti si può dire che
possiede un corpo magnetico in aggiunta a quello fisico. E questi corpi “magne-
tici” sono sia prodotti che influenzati dall’azione magnetica della Luna, sebbene
altre forme e varietà lo siano dal minore e sempre mutevole “magnetismo” dei
pianeti.

La Luna, infatti, come scoprì l’ingegnere Alessandro Porro nel 1967


(vedi D. Marin, Il Diario degli Antichi, SoleBlu 2022), emette un potente
fascio di radiazioni denominate “neutroonde”, le quali possono essere
captate da opportune “antenne” biologiche che fungono da convertitori
in segnali elettrici, mentre non producono effetti diretti sui comuni con-
duttori.
Presumibilmente ogni pianeta e satellite del sistema solare emette
un’analoga radiazione, e tuttavia, considerate le distanze, la loro influenza
sul magnetismo animale degli organismi terrestri risulta surclassata da
quella lunare.

Ricapitolazione
Carlos Castaneda, Il Dono dell’Aquila, Rizzoli (Bur) 2021, pp. 286ss.

I quattro impiegarono un’ora per costruire una sorta di gabbia intorno alla sedia
su cui sedeva Florinda. Quando ebbero finito, Florinda era comodamente chiusa
in uno scatolone che aveva la parte superiore fatta a graticcio per far passare
l’aria. Uno dei lati era incernierato perché servisse da porta. […]
La ricapitolazione consisteva nel ricordare la propria vita fino al dettaglio più
insignificante. Così il benefattore le aveva dato quello scatolone come simbolo e
strumento di lavoro. Le avrebbe fatto apprendere la concentrazione, in quanto
avrebbe dovuto starci dentro per anni, fino a quando tutta la vita non le fosse
passata davanti agli occhi. Ed era un simbolo dei limiti ristretti della nostra per-
sona. Il benefattore le aveva detto che quando avesse finito la propria

85
Trasmutazione della Materia

ricapitolazione, avrebbe potuto fare a pezzi lo scatolone, a significare che non


doveva più sottostare alle limitazioni del corpo.
Disse che gli sciamani usano scatoloni o bare di terra per chiudercisi dentro
mentre, più che ricordare, rivivono ogni attimo della loro esistenza. La ragione
per cui essi devono ricapitolare la propria vita in modo così particolareggiato è
che il dono dell’Aquila [l’Assoluto; ndr] all’uomo include la disponibilità di accet-
tare al posto della genuina consapevolezza un suo surrogato, se ne è la copia
conforme. Florinda spiegò che poiché la consapevolezza è il cibo dell’Aquila, que-
sta si può soddisfare con una perfetta ricapitolazione che ne faccia le veci.
Florinda me ne spiegò i punti fondamentali. Il primo stadio è un breve rias-
sunto di tutti quegli avvenimenti della nostra vita che più spiccano in un esame
generale. Il secondo stadio è una memoria più dettagliata che inizia sistematica-
mente da un punto che potrebbe essere l’attimo prima che lo sciamano si sieda
nello scatolone e in teoria potrebbe arrivare fino al momento della nascita.
Mi assicurò che una perfetta ricapitolazione potrebbe cambiare il praticante
tanto da farlo entrare nella terza attenzione.*
Florinda spiegava che l’elemento chiave del ricapitolare era la respirazione. Il
respiro per lei era magico perché era una funzione vitale. Diceva che era facile
ricordare se si poteva ridurre l’area di stimolazione intorno al corpo. Per questo
era necessario lo scatolone, così la respirazione avrebbe favorito ricordi sempre
più profondi. In teoria, gli sciamani devono ricordare ogni sensazione provata in
vita, e il processo inizia con un respiro. Mi avvisò che quel che lei mi stava inse-
gnando erano solo i preliminari e che più avanti, in un diverso ambiente, mi
avrebbe insegnato i dettagli più complicati.
Florinda mi riferì che il benefattore le aveva ordinato di scrivere un elenco di
avvenimenti da rivivere. Le aveva detto che la procedura s’avvia con il respiro
iniziale. Gli sciamani cominciano col mento sulla spalla destra, inalando lenta-
mente mentre ruotano il capo per un arco di 180 gradi. Il respiro termina sulla
spalla sinistra. Finito di inalare, la testa torna in posizione rilassata. Esalano guar-
dando dritto davanti a sé.
Poi lo sciamano prende il primo avvenimento della lista e ci si sofferma finché
non ha ricordato ogni sensazione ad esso collegata. Mentre gli sciamani ricor-
dano le sensazioni connesse a tutto quel che è oggetto di ricapitolazione, inalano
adagio, ruotando la testa dalla spalla destra alla spalla sinistra. Questa respira-
zione ha il compito di ridare energia.
Florinda affermava che il corpo luminoso crea in continuazione filamenti simili
a ragnatele che sono proiettati fuori dalla massa luminosa, spinti da svariate emo-
zioni. Di conseguenza ogni interazione oppure qualsiasi altra situazione che coin-
volga i sentimenti, depaupera potenzialmente il corpo luminoso. Gli sciamani, re-
spirando da destra a sinistra, mentre ricordano una sensazione, con la magia del
respiro raccolgono i filamenti che si sono lasciati dietro. Il respiro che viene subito
dopo, va da sinistra a destra ed è un’esalazione; con questa gli sciamani espellono

86
Piccola Antologia Esoterica

i filamenti lasciati in loro da altri corpi luminosi coinvolti in quel che si sta ricor-
dando.
Lei dichiarò che questi erano i preliminari obbligatori dell’arte dell’agguato
che tutti i componenti del suo gruppo eseguirono come introduzione alle più
complesse manovre dell’arte. A meno che gli sciamani non abbiano completato
la parte iniziale per recuperare i filamenti lasciati nel mondo e in particolare per
espellere quelli che gli altri gli hanno lasciato dentro, non c’è possibilità alcuna di
regolare la follia controllata, perché quei filamenti estranei sono la base della
propria infinita capacità di presunzione. Per poter praticare la follia controllata**,
poiché non si tratta di una maniera per ingannare o castigare la gente o per sen-
tirlesi superiore, si deve essere capaci di ridere di sé stessi. Florinda disse che uno
dei risultati di una dettagliata ricapitolazione è una gran risata quando ci si trova
di fronte alla noiosa ripetizione della propria boria, che è al fondo di ogni intera-
zione umana.
Florinda fece notare che la regola definisce la ricapitolazione un’arte; essa di-
pende quindi dalla esecuzione individuale. Disse che la natura vivificante del re-
spiro è anche causa della sua qualità purificatoria, qualità che trasforma la rica-
pitolazione in qualcosa di pratico. […]
Il suo benefattore pensava che una completa ricapitolazione fosse il sistema
più opportuno per perdere la forma umana. # Dopo aver ricapitolato la propria
vita, per un cacciatore diveniva così più facile usare tutto il proprio non-fare##,
quale l’annullamento della storia personale, la perdita dell’arroganza, l’interru-
zione delle abitudini e così via.

Secondo Castaneda, la ricapitolazione sarebbe inoltre un esercizio


utile per favorire il cambio di variante.

* La “terza attenzione” o “coscienza oggettiva” è uno stato di coscienza


difficile da descrivere che si trova oltre il sonno, la veglia e il ricordo del
sé.
** La “follia controllata” è l’atteggiamento dell’iniziato che si finge un pro-
fano per non dare adito ad incomprensioni.
#
La perdita della forma umana corrisponde alla rottura degli schemi, ov-
vero alla liberazione dai luoghi comuni e dal giudizio degli altri.
##
Il non-fare comprende ogni atto volto alla liberazione dalle costrizioni e
all’abbandono di tutto quanto non ci è proprio, al fine di condurre al do-
minio dell’Essenza sulla Personalità.

87
Trasmutazione della Materia

4 Tipi di Vampiri Energetici: I 4 drammi


James Redfield, La Profezia di Celestino, Corbaccio 2021, pp. 142ss.

Segue un estratto del romanzo in oggetto, nel quale il dialogo tra i prota-
gonisti svela le origini e la natura dei quattro tipi fondamentali di vampiro
energetico.

«[…] Hai detto a Wil chi sei?»


«No, non sapevo se potessi fidarmi.»
Sanchez mi guardò incredulo. «Ti avevo detto che non c’erano problemi a par-
lare con loro. Conosco Julia da anni: possiede un’azienda a Lima, e da quando
hanno trovato il Manoscritto è alla ricerca della Nona Illuminazione. Non viagge-
rebbe mai con una persona che non sia degna di fiducia, e non c’era quindi nessun
pericolo: comportandoti così hai perso un’ottima occasione per ottenere impor-
tanti informazioni.»
La sua espressione si fece severa. «Questo è un esempio perfetto di come il
dramma del controllo possa interferire», mi spiegò. «Eri talmente chiuso in te
stesso da impedire il verificarsi di un’importante coincidenza.»
Vedendomi così sulle difensive si affrettò ad aggiungere: «Va tutto bene,
ognuno di noi recita in qualche modo un dramma. Almeno tu sai come funziona
il tuo».
«Non capisco! Cosa faccio, esattamente?»
«Il tuo modo di controllare persone e situazioni, per attirare energia, consiste
nel creare questo tipo di dramma nella tua mente: ti ripieghi su te stesso, mo-
strandoti misterioso e poco comunicativo. Racconti a te stesso che il tuo compor-
tamento è solo prudente, ma in realtà speri che qualcuno venga coinvolto in que-
sta recita e cerchi di scoprire cosa ti succede. Quando una persona lo fa, tu con-
tinui a mostrarti sfuggente costringendola ad affannarsi e a indagare per scoprire
i tuoi veri sentimenti.
«E in questo modo la persona ti dona tutta la sua attenzione e questo convo-
glia su di te la sua energia. Più a lungo riesci a mantenerla interessata e confusa,
maggiore è la quantità di energia che ricevi. Sfortunatamente quando sei così
scostante la tua vita tende a evolversi molto lentamente, dato che ripeti in con-
tinuazione la stessa scena. Se tu ti fossi aperto con Rolando, il film della tua esi-
stenza sarebbe avanzato in una direzione nuova e ricca di significato.»
Mi sentii assalire dalla depressione. Quello era un altro esempio di ciò che Wil
mi aveva fatto capire mostrandomi la resistenza che avevo opposto a Reneau
quando mi ero rifiutato d concedergli la benché minima informazione. Era tutto
vero: avevo la tendenza a nascondere ciò che pensavo. Guardai fuori dal fine-
strino mentre proseguivamo lungo la strada che portava alle montagne. Sanchez
era concentrato sulla guida per evitare i precipizi. Quando la strada si fece più
dritta il mio compagno di viaggio mi guardò: «Per ognuno di noi il primo passo da
compiersi nel processo di chiarificazione consiste nel raggiungere la piena

88
Piccola Antologia Esoterica

consapevolezza del nostro particolare dramma del controllo. Niente può proce-
dere finché non guardiamo noi stessi con occhi sinceri e prendiamo coscienza
della nostra manipolazione dell’energia. E questo è proprio ciò che è capitato a
te».
«Qual è il passo successivo?» gli chiesi.
«Ognuno di noi deve ripercorrere il proprio passato, la vita famigliare, per ca-
pire come si è formata questa abitudine. Vederne l’inizio ci aiuta a mantenere la
consapevolezza del nostro modo errato di esercitare il controllo. Ricordati, la
maggior parte dei membri della nostra famiglia svolgeva una parte in un dramma,
cercando di impossessarsi della nostra energia quando eravamo bambini. E que-
sto è il primo motivo per cui noi stessi abbiamo sviluppato una forma di dramma
del controllo, creando una strategia per riprendere quanto ci era stato strappato.
È sempre in relazione alla nostra famiglia che sviluppiamo una particolare forma
di dramma. Ma dopo aver riconosciuto le dinamiche dell’energia in famiglia
siamo in grado di superare queste strategie di controllo e di capire finalmente
cosa ti sta accadendo.»
«In che senso?»
«Ogni persona deve reinterpretare la propria esistenza dal punto di vista
dell’evoluzione e scoprire chi è in realtà. Fatto questo, il dramma svanisce e la
nostra vita può finalmente decollare.»
«E io da che parte comincio?»
«Arrivando a capire in che modo ha avuto origine il tuo dramma. Parlami di
tuo padre.»
«È un brav’uomo, onesto, che si gode la vita, ma…» esitai, temendo di sem-
brare ingrato nei suoi confronti.
«Ma cosa?» volle sapere Sanchez.
«Vedi, era sempre critico. Non facevo mai niente che andasse bene.»
«In che modo ti criticava?»
Un’immagine di mio padre, giovane e forte, mi apparve nella mente. «Mi po-
neva domande, poi trovava sempre qualcosa di sbagliato nelle risposte.»
«E cosa succedeva alla tua energia?»
«Mi sentivo spossato, e allora cercavo di non raccontargli tutto.»
«Vuoi dire che diventavi vago e distante, sforzandoti di parlare in un modo
che potesse attirare la sua attenzione senza però esporti alle sue critiche? Lui era
l’inquisitore e tu cercavi di scansarlo con il tuo atteggiamento distaccato.»
«Sì, credo di sì. Ma che cos’è un inquisitore?»
«È un altro tipo di dramma. Le persone che usano questo sistema per guada-
gnare energia lo mettono in scena facendo domande e intromettendosi nella vita
degli altri con lo scopo preciso di trovarvi qualcosa di sbagliato. Una volta rag-
giunto il loro obiettivo iniziano a criticare un determinato aspetto dell’esistenza
altrui. Se questa strategia ha successo, la persona criticata si ritrova coinvolta nel
dramma. Si accorge improvvisamente della strategia dell’inquisitore e misura il

89
Trasmutazione della Materia

proprio atteggiamento e le proprie risposte in modo da non provocarne le criti-


che. Questa sottomissione psichica fornisce all’inquisitore l’energia desiderata.
«Prova a ripensare a tutte le volte in cui ti sei trovato vicino a una persona del
genere. Quando resti invischiato in un dramma simile non cerchi forse di com-
portarti in modo da evitare le critiche del tuo inquisitore? Questi riesce ad allon-
tanarti dalla tua strada e ad assorbire la tua energia, perché tu stesso ti giudichi
in base alla sua opinione.»
Ricordai di essermi sentito esattamente in quel modo, e la persona che mi
venne in mente fu Jensen.
«Allora mio padre era un inquisitore?»
«Così sembra.»
Per un istante rimasi assorto, pensando al dramma di mia madre: se mio pa-
dre era un inquisitore, lei cosa poteva essere?
Sanchez mi chiese a cosa stessi pensando.
«Mi chiedevo com’era il dramma del controllo di mia madre. Quanti tipi di-
versi ne esistono?»
«Adesso ti spiego la classificazione indicata dal Manoscritto», mi spiegò San-
chez. «Ognuno agisce per impadronirsi dell’energia in modo aggressivo, costrin-
gendo le persone a prestare loro attenzione, oppure passivamente, sfruttando la
sensibilità e la curiosità degli altri. Per esempio, se qualcuno ti minaccia a parole
o addirittura fisicamente, per paura che ti accada qualcosa tu gli dai ascolto e
finisci per cedergli la tua energia. La persona che cerca di intimidirti ti trascina nel
dramma più aggressivo, quello che la Sesta Illuminazione definisce di tipo intimi-
datorio.
«Se invece qualcuno ti racconta tutte le cose orribili che gli stanno capitando,
lasciando sottintendere che ti ritiene responsabile dei suoi guai e che questi con-
tinueranno se tu non lo aiuterai, evidentemente cerca di controllarti con un me-
todo più passivo, quello che il Manoscritto definisce un dramma di tipo vittimi-
stico. Prova a pensarci per un attimo: hai mai incontrato qualcuno che ti facesse
sentire in colpa, senza che tu ne avessi commessa alcuna?»
«Sì.»
«Bene, ciò avveniva perché eri stato trascinato in un dramma di questo ge-
nere. Tutto ciò che una persona dice e fa ti costringe a difenderti dall’idea di non
fare abbastanza per lui. Ecco perché accanto a gente simile provi sempre sensi di
colpa.»
Feci un cenno di assenso.
«Il dramma di ciascuno può essere esaminato», riprese Sanchez, «a seconda
della sua posizione in una scala di valori che va dall’aggressivo al passivo. Se una
persona è aggressiva in modo sottile, trova errori nel tuo comportamento e sgre-
tola lentamente il tuo universo al fine di impossessarsi della tua energia, come
faceva ad esempio tuo padre, ecco che ci troviamo davanti a un inquisitore. Meno
passivo del tipo vittimistico è il tuo dramma dell’eccessiva riservatezza. Il dramma

90
Piccola Antologia Esoterica

può quindi essere classificato in questo ordine: intimidatorio, inquisitore, troppo


riservato e del tipo vittimistico. Capisci quel che ti dico?»
«Credo di sì. Tu pensi che ognuno di noi finisca per ricadere in uno di questi
modelli?»
«Esatto. Alcuni ne usano diversi a seconda della situazione, ma la maggior
parte di noi fa ricorso sempre allo stesso tipo di dramma, basandosi su quello che
ha meglio funzionato sui membri della sua famiglia.»
Improvvisamente riuscii a capire: mia madre si era comportata con me pro-
prio come aveva fatto mio padre. Guardai Sanchez. «Adesso so cos’era mia ma-
dre: anche lei un’inquisitrice.»
«Così hai avuto doppia razione. Non c’è da stupirsi che tu sia così chiuso. Ma
almeno non cercavano di intimidirti, e quindi non hai mai temuto per la tua sicu-
rezza.»
«In quel caso cosa sarebbe accaduto?»
«Saresti rimasto bloccato in un dramma di tipo vittimistico. Capisci come fun-
ziona? Se tu sei un bambino e qualcuno assorbe la tua energia minacciando di
farti del male, stare per conto tuo non basta, non puoi evitare di cedere la tua
energia semplicemente mostrandoti riservato. A loro non importa ciò che provi
dentro di te, anzi, diventano sempre più forti, mentre tu sei sempre più passivo.
Finisci così per ricorrere all’atteggiamento della vittima, facendo appello alla
compassione del tuo antagonista. Cerchi di farlo sentire in colpa per il male che
sta commettendo.
«Se questo non funziona, quando sei ancora un bambino sopporti finché sei
grande abbastanza per esplodere contro la violenza e combattere l’aggressività
con altrettanta veemenza.» Si interruppe. «Come per la ragazzina di cui mi hai
parlato, quella che vi ha servito la cena nella famiglia peruviana.
«Una persona arriva a compiere qualunque eccesso pur di ottenere l’energia
che vuole nell’ambito della sua famiglia. E da quel momento in poi questa strate-
gia diventa il suo sistema preferito per avere il controllo e quindi l’energia. Il
dramma cioè si ripete costantemente.»
«Capisco l’intimidatore, ma come si sviluppa l’inquisitore?»
«Tu cosa faresti se fossi un bambino e i membri della tua famiglia fossero as-
senti o ti ignorassero perché troppo impegnati con la propria carriera?»
«Non saprei.»
«Essere troppo riservato non servirebbe a ottenere la loro attenzione, perché
non si accorgerebbero di nulla. Non credi che finiresti per curiosare e interrogarli
fino a trovare qualcosa di sbagliato in queste persone così lontane, catturando la
loro attenzione ed energia? E questo è proprio ciò che fa un inquisitore.»
Cominciai a comprendere l’Illuminazione. «Le persone troppo chiuse in sé
stesse creano degli inquisitori!»
«Esatto!»

91
Trasmutazione della Materia

«E gli inquisitori creano delle persone troppo chiuse in sé stesse! Gli intimida-
tori invece causano l’atteggiamento vittimistico o, se questo non funziona, un al-
tro intimidatore.»
«Giusto. È così che i drammi del controllo si susseguono in continuazione. Ma
ricorda che c’è la tendenza a notare negli altri questi drammi, pensando di es-
serne immuni. Per potersi evolvere ognuno di noi deve superare questa illusione.
In genere abbiamo la tendenza a restare bloccati in un certo dramma e dobbiamo
quindi fare un passo indietro per poter guardare dentro noi stessi, in modo da
scoprire di cosa si tratta.»
Restai un attimo in silenzio e alla fine gli chiesi: «Cosa succede dopo che di-
ventiamo consapevoli del nostro dramma?»
Rallentò per potermi guardare bene negli occhi. «Siamo veramente liberi di
diventare qualcosa di più della parte che inconsapevolmente recitiamo. Come ho
detto prima, siamo in grado di attribuire un significato più elevato alla nostra esi-
stenza, la ragione spirituale per cui siamo nati proprio nella nostra famiglia. Pos-
siamo iniziare a fare chiarezza su chi siamo veramente».

92
Piccola Antologia Esoterica

Capitolo 3
L’Incantesimo

Nell’ambito della magia naturale


non c’è niente di più efficace degli Inni di Orfeo,
se si eseguono con il concorso di musica adatta,
di un’opportuna disposizione dell’animo,
e delle altre circostanze ben note al saggio.

Pico della Mirandola (1463-1494)

Abbiamo visto, parlando del Transurfing, come una prima forma di magia
consista per buona metà nel suggestionare l’inconscio. Ciò si può dire an-
che per gli incantesimi, nei quali la suggestione rende l’inconscio addirit-
tura “creatore”, sebbene ogni eventuale atto creativo abbia luogo sul
piano etereo (universo Yetzirah).
Quindi la magia prosegue spingendo l’oggetto della creazione verso
l’“alto” attraverso gli altri universi, fino a produrre una sorta di rimbalzo
sul piano causale, da cui l’oggetto ripercorre a ritroso gli universi sfo-
ciando stavolta nel piano fisico.
Così spiega Mat Auryn ne La Strega Psichica (Armenia 2021, pp.
225ss.):

Per un’azione magica efficace, dobbiamo partire dal piano fisico. Possiamo
raccogliere ingredienti fisici, come candele, erbe, piccoli feticci, cristalli, e così via.
Potremmo persino eseguire semplici gesti scaramantici, come incrociare le dita.
Sono tutti modi validi per avviare il lavoro energetico. Il passaggio successivo con-
siste nel creare un contenitore energetico nel piano eterico, creando così lo spa-
zio dove la magia potrà operare. Azioni come liberare la mente per entrare in uno
stato di coscienza alterato, impostare un tempo dedicato alle azioni magiche,
tracciare un cerchio magico o creare uno spazio sacro sono tutte espressioni di
questa fase che apre la strada alla creazione. Il passaggio successivo consiste
nello spingere il contenitore di magia – e il suo contenuto, spesso indicato con
l’espressione forma-pensiero – sul piano astrale, colmandolo con la nostra vo-
lontà e gli intenti che desideriamo manifestare.
Quindi, la forma-pensiero viene trasferita sul piano emozionale, evocando
l’energia emozionale che intendiamo manifestare, allineandoci con essa e convo-
gliandola nell’incantesimo. I praticanti della tradizione Hoodoo accompagnano
spesso i propri rituali magici con un sottofondo di musica jazz, che ha il potere di
evocare la forza emozionale dell’azione in corso. Se operate con la magia per

93
L’Incantesimo

manifestare amore, ricordate di evocare simultaneamente i sentimenti interiori


di amore e di grazia, che si trasferiranno alla forma-pensiero. Il passo successivo
consiste nel trasferire la forma-pensiero nel piano mentale, esprimendo mental-
mente o a voce alta i propri desideri, scrivendo una petizione, pronunciando o
salmodiando la formula dell’incantesimo.
La fase seguente è il trasferimento della forma-pensiero sul piano psichico,
che avviene visualizzando chiaramente il risultato desiderato e il modo in cui do-
vrà manifestarsi. L’ultimo passaggio della nostra sequenza di creazione dell’in-
cantesimo coinvolge il Divino, a cui trasmettiamo la nostra forma-pensiero chie-
dendogli di intervenire e di agire per nostro conto. È ciò che accade quando una
strega crea un cono di potere per trasmettere la forma-pensiero al cosmo, affin-
ché la realizzi: un gesto di fiduciosa resa, di rinuncia e di distacco dalla forma-
pensiero. Da questo istante, il resto dell’azione magica è affidato all’Universo.
Con quest’ultimo passaggio, la fase di formulazione dell’incantesimo è con-
clusa. Ora non ci resta che attendere che faccia ritorno, come un boomerang. Per
aprirgli la via del ritorno, dobbiamo assicurarci di mantenere tutta la nostra ener-
gia in allineamento con ciò che desideriamo ottenere. Quando ogni parte del no-
stro essere è in allineamento con la nostra magia, noi stessi diventiamo magia –
ed è quasi impossibile che non si manifesti nella realtà. Onoriamo il Divino, in
allineamento con la nostra Volontà Superiore ed agendo al servizio degli altri:
solo così la manifestazione può avere inizio. Partendo dal piano divino, la mani-
festazione accede al piano psichico: l’incantesimo è già compiuto, nella nostra
visualizzazione, e non è più possibile visualizzare un esito che contraddica il no-
stro desiderio.
Dal piano psichico, la manifestazione si trasferisce sul piano mentale: è la cer-
tezza che ogni cosa è già compiuta, che ci impedisce di formulare pensieri che
contraddicano il nostro desiderio per ostacolarne la realizzazione. Ora la manife-
stazione passa al livello emozionale: sentiamo che tutto sta assecondando il no-
stro desiderio, e ci sentiamo colmi di ottimismo. Quindi la manifestazione attra-
versa il piano astrale, rimanendo assolutamente salda nella nostra volontà e ri-
fiutando qualsiasi esito che non sia in linea con il nostro desiderio. Infine si stabi-
lisce nel piano eterico, dove si creano le condizioni per trasferire la manifesta-
zione nella realtà di tutti i giorni.
Affinché la manifestazione possa concretizzarsi nel piano fisico, è necessaria
la nostra partecipazione attiva – un passaggio essenziale, ma spesso trascurato,
dell’incantesimo. La partecipazione attiva consiste nel creare uno sbocco attra-
verso cui tutta l’energia può fluire nel piano fisico. Per esempio, se desiderate
manifestare una relazione perfetta, sarebbe impossibile realizzare tale desiderio
se prima non vi metteste attivamente in gioco nelle situazioni sociali che potreb-
bero favorire un nuovo incontro. Se avete eseguito tutti i passaggi, ma all’ultimo
istante vi sedete sugli allori, esiste una seria possibilità che nulla cambi: la vostra
anima gemella non irromperà sfondando le pareti del vostro soggiorno per strap-
parvi dal divano.

94
Piccola Antologia Esoterica

Certo è difficile, se non impossibile, differenziare questo processo dal


Transurfing, in quanto la concretizzazione dell’oggetto sul piano fisico po-
trebbe essere solo un modo diverso per indicare lo spostamento su una
nuova variante. Probabilmente si tratta di due interpretazioni diverse che
necessitano di una sintesi, sulla quale mi impegno a riflettere con la spe-
ranza di poterla presentare in qualche lavoro futuro.

Configurazione Astrale

Il risultato di qualunque incantesimo viene influenzato dalla disposizione


dei pianeti rispetto alla Terra. Abbiamo già visto in particolare come la
Luna intervenga sul magnetismo animale (FA 96) e di conseguenza sulle
emozioni del praticante.
A questo effetto si somma quello del Sole e dei pianeti interni (Mercu-
rio, Venere, Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno), la cui emissione di
neutroonde, benché non competa in potenza con quella lunare e non sia
pertanto in grado di influenzare sensibilmente il magnetismo animale, è
comunque sintonizzata sulle frequenze di particolari stazioni riceventi in-
stallate negli organismi più evoluti: le ghiandole endocrine, la cui emis-
sione ormonale viene così differenziata in base alla configurazione
astrale. Gli ormoni a loro volta condizionano emozioni e pensieri, che si
riverberano sul risultato dell’incantesimo.*
Ogni ghiandola (o meglio, il grande plesso nervoso ad essa connesso)
funge da antenna per le neutroonde emesse da uno specifico pianeta, e
la potenza ricettiva di ciascuna ghiandola risulta inversamente proporzio-
nale alla potenza di trasmissione del pianeta ad essa connesso, così che
approssimativamente tutti i pianeti manifestano lo stesso grado d’in-
fluenza. Segue l’elenco delle ghiandole associate al pianeta corrispon-
dente:

Timo -> Sole


Pancreas -> Luna
Tiroide -> Mercurio
Paratiroidi -> Venere
Surrenali -> Marte
Pituitaria Posteriore -> Giove
Pituitaria Anteriore -> Saturno
Gonadi -> Urano

95
L’Incantesimo

Pineale -> Nettuno

Non esistono invece studi completi sugli effetti dei planetoidi della fa-
scia di Kuiper. Avendo comunque un tempo di rivoluzione superiore ai 200
anni terrestri, è chiaro che eventuali influenze sulle emozioni e i pensieri
umani possono considerarsi praticamente costanti e pertanto ininfluenti
sulla scelta del giorno e dell’ora dell’incantesimo.

Ogni persona ha in sé una ghiandola dominante che determina una


sovrabbondanza dell’ormone da essa prodotto e che la allinea con un de-
terminato archetipo comportamentale. Tipicamente si riconoscono 7 tipi
planetari:

Solare: dotato di intelligenza al contempo logica e visiva, possiede una


sviluppata capacità di penetrazione psicologica, sobrio, poco sensuale,
lontano dagli eccessi, positivo, giovanile, fiero ed egoista. Ciononostante
è fragile e predisposto al disagio psichico.
Lunare: dotato di intelligenza visiva, intuitivo, soggetto ai presenti-
menti, passivo, capriccioso, introspettivo, socievole ma fugge il rumore
della folla, amante della natura e dei paesaggi, cerca l’emozione ma è fa-
cilmente impressionabile. Può subire temporaneamente il fascino di una
persona più forte e diventare così il suo satellite.
Mercuriale: dotato di intelligenza logica e di una memoria impressio-
nante, irrequieto, reattivo, impulsivo, irrequieto, tendente a crisi esplo-
sive, insonne, inesauribile, astuto, scettico, curioso, spiritoso, ironico, in-
dipendente, sperimentatore, quasi incapace di dare affetto ma bisognoso
di riceverlo.
Venusiano: impara con facilità ma con la stessa facilità dimentica, so-
cievole, ama il mondo, i piaceri, i vestiti ricercati ed eleganti, gli ornamenti
di ogni genere, il lusso, gli oggetti d’arte, e troppo spesso preferisce quel
che è bello a quel che è solido. Rifugge la lotta, la fatica e il dolore; aspira
alla pace e al riposo. Molto fiducioso, si lascia ingannare facilmente.
Espansivo, affettuoso e socievole, ha un carattere amabile, dolce, poco
mutevole e remissivo.
Marziale: autoritario, energico, audace, aggressivo, istintivo, impul-
sivo, passionale, franco, generoso, colmo di dignità e magnanimità. Im-
pressiona per gli eccessi di collera così come di gioia. Possiede una volontà
incrollabile, un coraggio indomabile e uno sprezzo della morte.

96
Piccola Antologia Esoterica

Gioviale: dotato di intelligenza pratica e senso del ritmo, riflessivo, se-


rio, allegro, gaio, tollerante giudizioso, autoritario, paternale, ragione-
vole, preoccupato di agire bene e di meritare la considerazione altrui.
Ama tanto le maniere quanto i risultati, ottimista, non lascia nulla di in-
tentato.
Saturnino: possiede una notevole attitudine verso le scienze astratte,
la matematica, la fisica teorica e la filosofia. Eccelle nelle discussioni. In
tutti i campi del pensiero si impegna alla dimostrazione logica di fatti e
principi. La sua mente non riposa mai. È assorbito soprattutto dalla medi-
tazione sull’essenza divina e sull’immortalità dell’anima. È tuttavia co-
stantemente turbato dal dubbio, che lo fa spesso piombare in un’amara
disperazione. Austero, rigido, portato all’ascetismo, riflessivo e previ-
dente. È un ottimo consigliere, molto ombroso e suscettibile, meticoloso
e maniaco.

Non preoccupatevi se non trovate un’esatta corrispondenza, in quanto


col tempo, per sua natura il Lunare tende al Venusiano, il Mercuriale al
Saturnino, il Venusiano al Mercuriale, il Marziale al Gioviale, il Gioviale al
Lunare e il Saturnino al Marziale.

Per quanto detto sul magnetismo animale, in base al tipo di incante-


simo che intendiamo porre in atto, esisterà una fase lunare propizia:

Luna crescente -> Attrazione

97
L’Incantesimo

Luna piena -> Consolidamento, Abbondanza


Luna calante -> Allontanamento
Luna nera -> Protezione

E per quanto detto sulle ghiandole-antenne, esiterà a sua volta anche


un giorno propizio ed un’ora del giorno o della notte propizia, in base al
nostro tipo planetario (vedi tabella).

Il giorno può essere scelto in alternativa sulla base delle seguenti cor-
rispondenze:

98
Piccola Antologia Esoterica

Domenica -> Prosperità, salute


Lunedì -> Piano psichico, guarigione
Martedì -> Forza
Mercoledì -> Saggezza, insegnamenti, mente
Giovedì -> Buona fortuna
Venerdì -> Amore
Sabato -> Diminuire, confinare

Immaginiamo di voler eseguire un incantesimo oggi, lunedì 17 ottobre


2022, con la luce del sole. Siamo in luna calante, per cui andrebbe benis-
simo un incantesimo di guarigione (= allontanamento della malattia). Im-
maginiamo inoltre di essere “governati” da Saturno, sicché sceglieremo
l’ora in corrispondenza a tale pianeta. Di lunedì essa può essere la 2a la 9a
ora diurna. Scegliamo quest’ultima. Per prima cosa devo andare a vedere
quando il sole è sorto e quando tramonterà. Alle 7:32 e alle 18:24. L’inter-
vallo è di 10 ore e 52 minuti, che diviso per 12 fornisce una durata dell’ora
diurna pari a 54 minuti e 20 secondi. Moltiplico per le otto ore diurne che
separano l’alba dall’ora di Saturno e ottengo 7 ore e 15 minuti. L’ora di
Saturno comincerà quindi 7 ore e 15 minuti dopo l’alba, ovvero alle 14:47,
e finirà alle 15:41.
Sulla base del tipo planetario possiamo poi scegliere opportunamente
tutto un insieme di ornamenti e strumenti canalizzatori quali pietre, me-
talli, carta o stoffa di un particolare colore, candele colorate, erbe, fiori e
incensi. Esistono interi libri e pagine web dedicate a suddette associazioni.
Eventualmente il tipo planetario può essere sostituito con il/i pianeta/i
corrispondente/i alle divinità evocate nell’incantesimo, essendo tale pia-
neta portatore delle caratteristiche archetipe della stessa, e pertanto por-
tatore dei poteri richiesti dall’intento magico. Per un incantesimo di gua-
rigione ad esempio potrebbe essere opportuno operare di lunedì nell’ora
del Sole, pianeta di Apollo, padre quest’ultimo del dio della medicina
Asclepio.

* Non stiamo evidentemente parlando qui di astrologia. L’influenza dei


pianeti sulle ghiandole endocrine è un’influenza diretta, mentre l’astrolo-
gia si basa sul principio ermetico del “come in Cielo, così in Terra”, per cui
gli astri come gli uomini sarebbero sincronizzati dallo stesso intento divino
e si comporterebbero pertanto secondo gli stessi schemi, riflettendosi gli
uni negli altri. Si guarda al Cielo perché meno coperto dal rumore di fondo.

99
L’Incantesimo

Tradizione Wiccan

Il resoconto che faremo dell’esecuzione di un rituale magico si basa es-


senzialmente sulle modalità codificate dalla Wicca, per cui sarà opportuno
riportare qui l’origine di suddetta tradizione.
La storia della Wicca viene trasmessa in parte dalla tradizione interna
del gruppo, di cui fa una splendida sintesi Christian Bouchet in Wicca -
Storia, teoria, pratica – (Ed. L'Età dell'Acquario 2005, pp. 15-16), sebbene
lo stesso autore specifichi più avanti di avere seri dubbi a riguardo:

Secondo i wiccan, durante il neolitico la popolazione dell’Europa e del bacino


del Mediterraneo viveva in una società pacifica ed ugualitaria, le cui principali
divinità erano il dio della caccia e la dea della fertilità. Era una società matriarcale,
nella cui diade divina la dea che trasmette la vita era il principale elemento del
culto. Per ciò, in quell’era è stata prodotta una tale quantità di statuette di “Ve-
nere” sotto forma di donne obese, spesso in gravidanza. Sono rappresentazioni
della grande dea.
Quella pacifica società fu distrutta dagli invasori indoeuropei, una razza guer-
riera, patriarcale, che attraversava le steppe in groppa ai propri cavalli e che di-
strusse la “vecchia Europa”. La sua civiltà fu sostituita da una società belligerante,
gerarchizzata, dominata dagli uomini. Una società perpetuatesi fino ai nostri
giorni.
Ma, secondo i wiccan, gli invasori indoeuropei erano minoritari e, se domina-
rono i paesi che conquistarono, non li convertirono dal punto di vista religioso.
Nelle campagne e fra il popolo delle regioni asservite, sussistettero le credenze
preindoeuropee, sotto forma di culti della fertilità e delle divinità femminili.

Come spiega lo storico D. Marin nei saggi da lui pubblicati per le edi-
zioni SoleBlu (Gli Eredi di Atlantide, Il Sangue degli Illuminati, Appunti di
Storia Proibita), anche gli Indoeuropei praticavano la magia e la divina-
zione, sicché essi non si limitarono a tollerare le forme di stregoneria dif-
fuse in Europa, ma le inglobarono piuttosto nelle proprie fratellanze. Que-
ste erano in particolare diffuse tra gli Hyksos (stabilitisi in Scizia nel 3000
a.C.) e tra i Celti (stabilitisi sul confine italofrancese nel 2.000 a.C.). Dalle
prime si svilupparono in epoca più recente i tre filoni della Rosacroce,
della Massoneria e della Teosofia, con la Massoneria che assorbì la Rosa-
croce ad inizio '700. Dalle seconde, manco a dirlo, ebbe origine e si per-
petuò fino ai giorni nostri il ben noto druidismo.
Di riflesso, la pratica stregonesca assorbì i nomi delle divinità indoeu-
ropee associandoli alla propria diade. Così ancora oggi tra i wiccan è uso

100
Piccola Antologia Esoterica

comune rivolgersi alla Dèa come Ecate, Iside o Aradia, o al Dio come Cer-
nunnos, Odino od Osiride.
L’avvento del cristianesimo, progettato a tavolino dalle élite indoeuro-
pee, oltre a costituire un efficace strumento di controllo sulla popola-
zione, ebbe come obiettivo la privazione del popolo delle sue pratiche
magiche, etichettandole come peccaminose e frutto di patti col demonio.
In tal modo si eliminava un potente mezzo di opposizione alle oppressioni
dei potenti. Esse divennero privilegio delle élites che iniziarono a realiz-
zarle in segreto nelle loro “logge” mentre all’esterno propagandavano in
un primo tempo una fede dogmatica basata sull’inoperosità e la rassegna-
zione, e qualche secolo dopo uno spietato scientismo positivista. Spiega
ancora Bouchet (p. 17):

La cristianizzazione dell'Europa durò secoli. I re e i nobili si convertirono per


primi, i templi pagani furono trasformati in luoghi di culto della Chiesa romana,
ma gli abitanti delle campagne rimasero fedeli al proprio credo, solo rivestito da
una patina cristiana.

Così scriveva, tra il 1156 e il 1159, Giovanni di Salisbury (da Vivianne


Crowley, I Poteri della Wicca, Armenia 2003, p. 44):

[A]ffermano che una certa donna che risplende nella notte, anche chiamata
Erodiade […] convochi incontri e assemblee, in cui sono presenti diversi ban-
chetti. La sua figura riceve ogni genere di omaggio dai suoi servi.

Ma torniamo alla sintesi di Bouchet (pp. 17-23):

La caccia alle streghe […] costituisce l’ultima fase della lotta del cristianesimo
contro l’antica religione. Ebbe luogo dalla fine del XV secolo alla metà del XVIII
secolo, dopo essersi generalizzata in tutta la cristianità nel 1484 con la bolla Sum-
mis desiderantes affectibus di papa Innocenzo VIII - che dichiarava la stregoneria
un’eresia - e teorizzata nel Malleus Malleficarum nel 1486.
Secondo il racconto wiccan, l’eliminazione delle streghe fu un autentico olo-
causto che causò quasi 9 milioni di vittime in tutta Europa, e anche in Nord Ame-
rica, dopo la sua scoperta [contro la cifra di 50.000 trasmessa invece dalla Chiesa;
ndr]. La repressione colpì prevalentemente le donne […]. Decimati e terrorizzati,
i sostenitori dell’antica religione si ripiegarono totalmente su sé stessi. In appa-
renza furono buoni cristiani e, come marrani pagani, continuarono a praticare il
loro culto nella clandestinità delle proprie case. Trasmisero le credenze ai figli, di
generazione in generazione, costituendo in tal modo dinastie di streghe e stre-
goni.

101
L’Incantesimo

Poiché la repressione della stregoneria era diminuita e poi scomparsa (ma le


leggi contro di essa furono abolite solo molto tardi: nel 1951 in Gran Bretagna,
nel 1969 in Australia), progressivamente le congreghe riapparvero alla fine del
XIX secolo e all'inizio del XX secolo.
Così in Inghilterra sarebbero esistite varie congreghe ereditarie. Le più impor-
tanti sarebbero state controllate da “Old George” Pickingill, nato a Hockley nel
1816 e morto probabilmente nel 1909. Il celebre mago inglese Aleister Crowley
sarebbe stato iniziato nella sua prima giovinezza in questa filiazione.
Negli anni '30, Cecil Williamson, che sosteneva di essere stato iniziato a sei
anni da una strega che aveva aiutato, avrebbe intrapreso la ricerca di tutte le
streghe che potevano ancora esercitare sulle isole britanniche; ne avrebbe con-
tate un centinaio e fondato di conseguenza il Witchcraft Research Center. Dopo
la seconda guerra mondiale, aprì a Windsor il Museum of Magic and Witchcraft,
che si avvaleva di uno “stregone residente”, poi si spostò sull’isola di Man ed in-
fine in Cornovaglia. D’altra parte, Cecil Williamson affermò che le sue conoscenze
in stregoneria erano state utilizzate dall’MI6, uno dei servizi segreti della corona
britannica, per lottare contro la Germania nazionalsocialista.
Una favola simile [un gran rito stregonesco per impedire l'invasione tedesca
della Gran Bretagna; ndr] è raccontata da Paddy Slade, che sostiene di essere una
strega ereditaria, nell’opera Far Out. […]
Un’altra strega, Sybil Leek, - la quale accampa una filiazione ereditaria, visto
che sarebbe stata iniziata da sua nonna nelle “Gole del Lupo”, nei pressi di Nizza
- divenne nota negli anni '60. Affermava di aver ricevuto un insegnamento da
Aleister Crowley a metà degli anni '30, quando aveva solo otto anni, e di aver
fatto parte della congrega “Horsa”, che funzionerebbe senza soluzione di conti-
nuità da 700 anni.

Un’altra testimonianza sui generis è riportata da Vivianne Crowley ne


I Poteri della Wicca (Armenia 2003, p. 45):

Nel 1886, il folklorista americano Charles Leland aveva incontrato un’indovina


e strega italiana di Firenze chiamata Maddalena. Leland affermava che a mano a
mano che la sua amicizia con Maddalena era cresciuta, questa gradualmente gli
aveva trasmesso dei segreti che erano rimasti nascosti per secoli. Si trattava delle
credenze della tradizione stregonesca italiana che le streghe chiamavano Vecchia
Religione. Nel 1899 furono pubblicate in un libro intitolato Aradia o il vangelo
delle streghe.

Tuttavia, l’autentica rinascita della Wicca si deve all’opera di un solo


uomo, Gerald Brousseau Gardner (Bouchet, pp. 23-24):

Era nato a Great Crosby, nel Lancashire, il 13 giugno del 1884, in una famiglia
piuttosto agiata. Anziché proseguire gli studi universitari, affascinato dall’Orien-

102
Piccola Antologia Esoterica

te, preferì esiliarsi e lavorare a Ceylon, nel Borneo, a Sumatra, a Singapore, come
impiegato nelle piantagioni di tè e caucciù e successivamente come funzionario
(ispettore delle piantagioni di caucciù, poi ufficiale di dogana). Si appassionò alle
credenze dei popoli con i quali era in contatto ed effettuò alcune ricerche archeo-
logiche ed etnologiche. Nel 1936, all’età di 52 anni, rassegnò le dimissioni dal
British Civil Service e si ritirò nell’Inghilterra meridionale, nella regione dello
Hampshire chiamata New Forest. Divenne membro del Consiglio della Società
delle Arti Popolari e scrisse numerosi articoli sul folklore dell’Inghilterra e
dell’isola di Man.

Per una strana convergenza, nella New Forest avevano sede una loggia
della Società Teosofica (con relativa co-massoneria, ovvero un’imitazione
di loggia massonica che accettava l’ingresso delle donne), l’Order of
Woodcraft Chivalry (fondato nel 1916 dalla famiglia Westlake, che recu-
perava le pratiche magiche dei pellerossa), una loggia di The Druid Order
(una fratellanza druidica fondata nel 1909 da George Watson MacGregor
Reid, cui apparteneva il martinista Philip Ross Nichols, poi fondatore
dell’Order of Bards, Ovates and Druids) e la Rosicrucian Order Crotona Fel-
lowship (fondata nel 1911 da Alexander Sullivan, inizialmente chiamata
Ordine dei 12). Su quest’ultima vale la pena spendere due parole.
Intorno alla metà del 1700 era nata la Società dei Fratelli Iniziati d’Asia,
una delle prime logge rosacrociane controllate dalla massoneria. Qui era
stato formato Franz Anton Mesmer (1734-1815), che come abbiamo visto
divenne il padre del cosiddetto mesmerismo, ovvero la disciplina della
cura a distanza mediante emanazione del fluido psichico denominato
“magnetismo animale”.
Tra i discepoli di Mesmer, Phineas Parkhurst Quimby (1802-1866)
viene considerato il fondatore del movimento New Thought, la cui più
nota emanazione fu appunto la Rosicrucian Order Crotona Fellowship di
George Alexander Sullivan (1890-1942). Qui, ai tempi di Gardner, militava
Mabel Besant-Scott, figlia di Annie Besant, la terza presidente della So-
cietà Teosofica. Altro membro degno di nota era Peter Caddy, fondatore
di Findhorn, una grande comunità che negli anni '60 diede origine di fatto
al movimento New Age.
Gardner entrò nella Società Teosofica e si fece iniziare tanto nell’OWC
che nel ROCF. Strinse inoltre amicizia con Philip Ross Nichols di TDO.
Venne quindi a conoscenza di una congrega di streghe, presente
anch’essa nella New Forest, che riceveva protezione da tutte e quattro le
fratellanze ivi presenti, con le quali condivideva alcuni membri. Gardner

103
L’Incantesimo

guadagnò rapidamente anche l’iniziazione nella congrega (Bouchet, p.


26):

Appellandosi a questa iniziazione, così come a una tradizione familiare – sa-


rebbe stato il lontano discendente di Grissell Gardner, bruciata come strega nel
1610 -, Gerald Brousseau pretese di infondere nuova vita alla corrente religiosa
wiccan.

Con la fondazione della Wicca, nel 1954, Gardner tuttavia non si limitò
a restituire una veste ufficiale all’antica stregoneria, ma la arricchì delle
conoscenze apprese in tutti i contesti esoterici da lui frequentati (una
sorta di processo inverso a quanto operato dagli Indoeuropei al loro arrivo
in Europa). Oltre a quelli citati, è d'obbligo ricordare che Gardner fu anche
un allievo di Crowley nell’Ordo Templi Orientis (altro ordine rosacrociano
controllato dalla massoneria, fondato nel 1895 da Karl Kellner, Theodor
Reuss e Franz Hartmann) del quale raggiunse l’VIII grado su un totale di
undici. Crowley inoltre gli accordò un permesso scritto per fondare una
nuova loggia della fratellanza.
Ad ogni modo, alla morte di Gardner, nel 1964, la guida della fratel-
lanza venne assunta da Alex Sanders, che pubblicizzò con successo l’esi-
stenza dell’Arte non soltanto in Inghilterra, ma anche altrove in Europa.
Più tardi (entro la fine degli anni '60) una corrente scissionista fu guidata
da Robert Cochrane, che dichiarava di essere stato iniziato in una con-
grega ereditaria all’età di cinque anni. Egli faceva risalire il suo lignaggio
stregonesco all’indietro fino al 1734, ad una congrega tradizionale del
Warwickshire.
La tradizione di Cochrane si orientò maggiormente verso il maschile
rispetto a quella gardneriana-alexandriana, conferendo una forte enfasi
al ciclo agricolo e al legame con la terra (si veda Vivianne Crowley, I poteri
della Wicca, Armenia 2003, p. 50).
Col tempo, senza distinzione di corrente, crebbe inoltre l’influenza
nella Wicca delle opere Dion Fortune (al secolo Violet Firth, 1890-1946),
in particolare de La Cabala Mistica. Ella era stata un’allieva autorevole
della Golden Dawn, fratellanza fondata nel 1888 da Wynn Westcott, Sa-
muel Liddell McGregor-Mathers e Robert William Woodman come scis-
sione della Societas Rosicruciana in Anglia, a sua volta fondata nel 1866
da Robert Wentworth Little, un importante esponente della massoneria
inglese. Così pure la Cabala ottenne un posto tra le discipline tradizionali
dell’Arte.

104
Piccola Antologia Esoterica

La Preparazione

Dopo aver stabilito un altare a nord ed avervi riposto gli strumenti di la-
voro preventivamente consacrati (il coltello rituale chiamato Athame – o
in alternativa la Spada -, la Coppa, il Pentacolo, la Bacchetta, l’Incensiere,
una ciotola con l’acqua, una col sale, una candela bianca o dorata per il
Dio ed una nera o argentata per la Dèa, una terza candela – bianca – per
rappresentare l’elemento Spirito) il praticamente visualizza il proprio ra-
dicamento e la propria centratura, in pratica una ramificazione spirituale
(un prolungamento delle nadi) che dal plesso solare si estende al centro
della Terra e alle profondità del Cielo, stabilendo un circuito energetico.
In tal modo egli può attingere alle energie degli universi e allo stesso
tempo può scaricare in essi l’energia in eccesso. Quindi comincia a purifi-
care gli elementi.
Egli pone il recipiente con l’acqua sul pentacolo, vi immerge la punta
dell’Athame e pronuncia le seguenti parole:

Io ti esorcizzo, o creatura d’acqua,


affinché si cancellino in te impurità e negatività degli spiriti del mondo dei
fantasmi,
nei nomi di Cernunnos e Aradia.

Il praticante visualizza una luce che fuoriesce dal suo braccio, entra
nell’acqua e la purifica. Nel mentre deve percepire il flusso dell’energia.
Ho riportato qui i nomi delle “divinità standard” Cernunnos e Aradia,
le quali debbono essere sostituite con le divinità più appropriate alla rea-
lizzazione del nostro intento. Per un incantesimo di guarigione potremmo
scegliere ad esempio Ecate (dèa degli incantesimi) ed Asclepio (dio della
medicina).
Dopo l’acqua viene il sale. Il praticante appoggia l’Athame e alza il re-
cipiente d’acqua con entrambe le mani. Quindi dispone sul pentacolo il
recipiente col sale. Appoggia la punta dell’Athame sul sale e ripete:

Che questa creatura di sale sia benedetta;


che ogni malignità e ostilità esca da qui per lasciare entrare ogni bene;
giacché io ti benedico, che tu possa aiutarmi,
nei nomi di Cernunnos e Aradia.

Di nuovo egli visualizza una luce che fuoriesce dal suo braccio, entra
stavolta nel sale e lo benedice. Quindi egli appoggia l’Athame e rovescia il

105
L’Incantesimo

sale nel recipiente con l’acqua. A questo punto il praticante purifica i par-
tecipanti al rituale e passa a delineare il confine del Cerchio Sacro diffon-
dendo l’elemento Acqua/Terra (l’acqua salata) e subito dopo l’elemento
Aria/Fuoco (l’incensiere), partendo da nord e ritornando a nord.

Disposizione tipo di un altare wiccan per l’incantesimo della candela:


(N) Candela nera per la Dèa; (V) Candeliere vuoto; (C) Candela incisa;
(B) Candela bianca per il Dio; (R) Rune (non necessarie);
(L) Coppa per la libagione (S) Candela bianca dello Spirito; (I) Incensiere;
(A) Ciotola per l’Acqua; (P) Pentacolo; (T) Ciotola per il Sale;
(F) Bacchetta magica (accompagnata o sostituita dall’Athame).

106
Piccola Antologia Esoterica

La Tracciatura del Cerchio

Il cerchio (in realtà una sfera) è lo spazio sacro e protetto che viene in un
certo qual modo ritagliato dal mondo fisico per farne una “nicchia” in cui
sia possibile la violazione delle leggi naturali ordinarie.
Il praticante traccia il Cerchio con l’Athame, procedendo in senso ora-
rio da Nord verso Est, Sud e Ovest, ritornando infine a Nord, il tutto pro-
nunciando la seguente strofa:

Io ti evoco, o cerchio di Potere,


che tu sia un luogo d’incontro di amore, gioia e verità;
scudo contro ogni inganno e malvagità;
confine tra il mondo degli uomini e i reami dei Potenti;
protezione che preservi e contenga il potere da noi evocato.
Perciò io ti benedico e ti consacro, nei nomi di Cernunnos e Aradia.

Egli visualizza una luce che fuoriesce dal suo braccio e traccia il Cerchio.
Man mano che la tracciatura avanza, il praticante visualizza un meridiano
luminoso che si espande progressivamente ricoprendo uno spicchio dopo
l’altro fino a richiudersi in una sfera completa. A quel punto deve raffor-
zare il Cerchio con l’elemento Spirito, percorrendo il bordo dello spazio
sacro ancora una volta da Nord a Nord in senso orario, tenendo la terza
candela rivolta all’esterno e sollevandola in corrispondenza dei punti car-
dinali.
Segue l’invocazione dei quattro guardiani.

A est:

Guardiani della Torre dell’Est, Potenze dell’Aria,


io vi evoco, vi incito e vi chiamo,
a presiedere ai nostri riti e a difendere lo spazio di questo Cerchio.
Siate i benvenuti!

A sud:

Guardiani della Torre del Sud, Potenze del Fuoco,


io vi evoco, vi incito e vi chiamo,
a presiedere ai nostri riti e a difendere lo spazio di questo Cerchio.
Siate i benvenuti!

A Ovest:

107
L’Incantesimo

Guardiani della Torre dell’Ovest, Potenze dell’Acqua,


Artefici della morte e della rinascita,
io vi evoco, vi incito e vi chiamo,
a presiedere ai nostri riti e a difendere lo spazio di questo Cerchio.
Siate i benvenuti!

Infine a Nord:

Guardiani della Torre del Nord, Potenze della Terra,


Borea, guardiano dei Portali di Settentrione,
Antico Immortale e Grande Dea,
io vi evoco, vi incito e vi chiamo,
a presiedere i nostri riti e a difendere lo spazio di questo Cerchio.
Siate i benvenuti!

Eventuali presenti rispondono: «Benvenuti!»

Ad ogni direzione – prima, durante o dopo la formula – si traccia il pen-


tagramma di evocazione corrispondente. Prima di pronunciare la formula
si visualizza il guardiano della direzione a cui ci si volge, attenendosi
quanto più possibile alle descrizioni seguenti.

Est, aria: Euro. Può essere visualizzato come un giovane pallido con i ca-
pelli chiari, vestito in abiti azzurri; cinge una spada e sta eretto contro lo
sfondo di un cielo azzurro in un ventoso giorno di primavera.
Sud, fuoco: Noto. Può essere visualizzato come un uomo sulla ventina o
sulla trentina vestito in abiti e armatura rossi e con una lancia. I suoi ca-
pelli sono come l’oro del Sole estivo. Dietro di lui arde un grande fuoco.
Ovest, fuoco: Zefiro. Può essere visualizzato come un uomo maturo in
abiti verde mare, che emerge dalle onde e con una coppa. I suoi capelli
sono rosso ruggine, il colore dell’autunno.
Nord, terra: Borea. Può essere visualizzato come un uomo anziano con
capelli grigio scuro striati di nero. Indossa una tunica marrone o nera.
Porta con sé un pentacolo o uno scudo. Dietro di lui svetta una pietra
eretta.

In alternativa, si può scegliere di visualizzare gli spiriti elementali: Silfidi


(aria) ad est; Salamandre (fuoco) a sud; Ondine (acqua) a ovest; Gnomi
(terra) a nord.

108
Piccola Antologia Esoterica

Aria Fuoco

Acqua Terra

Poiché la Terra si muove nello spazio, le 4 direzioni scelte nella prima


fase della rappresentazione mutano continuamente, col rischio di pro-
durre risultati finali differenti. A mio avviso sarebbe pertanto più equili-
brato fissare 6 punti: nord, est, sud, ovest, zenit e nadir, visualizzando im-
mediatamente la loro unione in un ottaedro. Alle Potenze dello Zenit e
del Nadir assocerei l’elemento Spirito.
Non escludo che gli antichi costruttori usassero come riferimento i ver-
tici delle piramidi, immaginando che ogni piramide avesse una contro-
parte capovolta con il vertice sottoterra. Le costellazioni associate ai ver-
tici erano presumibilmente: Nord/Est-Aria-Acquario; Sud/Est-Fuoco-Leo-

109
L’Incantesimo

ne; Sud/Ovest-Acqua-Scorpione (ex Aquila); Nord/Ovest-Terra-Toro; Ze-


nith-Spirito-Orsa Maggiore; Nadir-Spirito-Croce del Sud.
Ad ogni modo, essendo l’Aria associata al pensiero, il Fuoco all’intui-
zione, la Terra alla sensazione e l’Acqua all’emozione, «chiamare i guar-
diani delle quattro direzioni è chiamare all’appello la parte più alta e no-
bile delle nostre quattro funzioni. Essi sono gli strumenti con cui faremo
davvero magia. Si tratta delle nostre sensazioni che ci mostreranno la
strada migliore, delle nostre emozioni con cui caricheremo le nostre ope-
razioni, delle intuizioni e della volontà che ci guiderà, e dell’intelletto che
ci consentirà di discernere in tutto ciò che facciamo» (Davide Marrè, Co-
noscere la Wicca, Armenia 2021, p. 150).

Infine la tracciatura del Cerchio si conclude con la recitazione di una


cantilena propiziatoria volta ad aumentare ulteriormente il livello di sug-
gestione, nota come Witches’Rune:

Luna splendente, notte dall’oscuro manto,


est, sud, ovest e settentrione,
delle streghe ascoltate il canto,
giunte a chiamarvi in questa occasione.

Terra, acqua, aria e fuoco,


pentacolo, coppa, spada e bastone,
operate voi per il nostro scopo,
e udite la nostra invocazione.

Corda e Incensiere, Coltello e Frusta,


poteri della Lama Stregonesca,
la nostra magia a nuova vita vi desta,
accorrete affinché l’incantesimo riesca.

Regina degli Inferi, Regina dei Cieli,


della notte cacciatore cornuto,
all’incantesimo donate i vostri poteri,
e per il rito operate ciò che abbiamo voluto.

Per tutti i poteri della Terra e del Mare,


per tutta la forza della Luna e del Sole,
come vogliamo, così possa andare,
così sia fatto con queste parole.

Eko, Eko Azarak

110
Piccola Antologia Esoterica

Eko, Eko Zamilak


Eko, Eko Cernunnos
Eko, Eko Aradia (X3)

La recitazione della Witches’Rune viene accompagnata da una sorta di


danza estatica nella quale si marcia in circolo muovendo due passi avanti
e poi, voltandosi, due passi indietro, quindi di nuovo avanti e così via.

Invocazione degli Dèi e Lavoro Magico

L’incantesimo prosegue evocando il Dio e la Dèa nel Cerchio, per ottenere


il Loro aiuto. La chiamata si compone di quattro sezioni così determinate
(dalle dispense del Wicca Study Group organizzato da Il Circolo dei Trivi di
Cremona):

La prima è un discorso descrittivo per costruire l’immagine magica e nel frat-


tempo stabilire una posizione (io – Tu) rispetto alla divinità.
La seconda equivale ad un’ingiunzione alla divinità di “fare il proprio lavoro”;
è l’evocazione del potere di quella forza archetipa, allineando la Volontà dell’evo-
catore con quella della divinità, ma in un modo attivo e imperativo.
La terza sezione rapporta la manifestazione della divinità alla vita delle crea-
ture su questo pianeta e su questo piano, per radicare la forza entro una reale
esperienza umana.
La quarta è l’evocazione vera e propria, una serie di mitiche e drammatiche
invocazioni persuasive in un crescendo che porta al punto culminante: “Io ti in-
voco, discendi tra di noi in corpo e spirito!”.

Riporto un paio di esempi:

Ad Aradia, di Gerald Gardner

Ave Aradia! Dal corno della capra Amaltea


riversa il tuo immenso amore su di noi;
volgo il mio sguardo umilmente davanti a te,
adorandoti fino alla fine dei tempi;
con amorevole sacrificio adorno il tuo tempio.
Il tuo piede è alle mie labbra
La mia preghiera sale
con il fumo dell’incenso, spendi
il tuo antico amore, Oh Potente, discendi
per aiutarmi, poiché senza di te sarei perduto.
A Cernunnos, di Dion Fortune

111
L’Incantesimo

Grande Dio Cernunnos ritorna di nuovo alla terra dall’infinito!


Vieni alla mia chiamata e mostrati agli uomini.
Pastore di Capre, sulla selvaggia via della collina
Guida dall’oscurità fino al giorno il tuo gregge smarrito.
Il sentiero del sonno e della notte è dimenticato –
Lo cercano gli uomini i cui occhi la luce hanno perduto.
La porta che non ha chiave apri ora,
la porta dei sogni, che conduce gli uomini da ogni dimora.
Pastore di Capre, dammi una risposta ancora!

Un’altra coppia di esempi è stata pensata specificamente per un incan-


tesimo di guarigione dal DOC:

Ad Aradia

Aradia dagli occhi di ghiaccio,


la cui bellezza trascende il corpo e pur lo comprende,
tu che hai imparato ad ascoltare,
e la spada riponi in mano al povero e all’oppresso.
Tu che hai ereditato l’orgoglio e l’istinto al fine di superarli,
tu che hai bandito la rinuncia per la lotta,
allontana da me la paura di ferire,
insegnami la libertà anche al prezzo dell’abbandono.
Allontana da me la paura dell’inferno,
fammi vivere secondo ispirazione,
fa che il mio bene sia l’esempio,
non una danza costretta da leggi e tradizioni.
Scendi e liberami! Scendi e liberami! Scendi e liberami!

A Cernunnos

Dio cornuto,
a cui si inchinano le bestie,
al cui passo germoglia la semente,
tu che hai anticipato la civiltà,
la cui figura era incisa millenni prima delle rune,
Uccidi ciò che intoppa il mio pensiero,
permettimi di accettare ciò che l’ossessione vuol coprire,
toglimi la paura di ciò che tengo nascosto.
Porta la luce e concedimi la libertà,
rendimi creativo, fai fiorire il mio desiderio,
preservami dai blocchi che interrompono il mio cammino.

112
Piccola Antologia Esoterica

Rendi fertile la mia mente,


dai equilibrio al mio braccio.
Vieni ed abbatti! Vieni ed abbatti! Vieni ed abbatti!

A questo punto si esegue l’incantesimo vero e proprio, di cui di nuovo


riportiamo alcuni esempi.

Incantesimo della Candela: per prima cosa incido l’intento sulla can-
dela. Quindi, per “attirare”, ungo la candela con entrambe le mani dalle
estremità verso il centro. Per “allontanare” ungo al contrario dall’interno
all’esterno. Durante l’operazione resto fermo sull’intento (ovvero visua-
lizzo la realizzazione sul piano fisico dell’atto magico e le sue dirette con-
seguenze) e nello stesso tempo pronuncio l’incanto:

Su questa candela io scriverò


Ciò che stanotte da te otterrò.
Dammi ciò che da te ho ambito,
A te io dedico questo rito.
So che mi donerai questa fortuna,
O amata signora della Luna.

Anche in questo caso ho riportato una formula standard, che deve es-
sere personalizzata in funzione del nostro intento e delle divinità che ab-
biamo deciso di evocare. Segue anche qui un esempio concepito in fun-
zione anti-DOC:

Ho inciso il dolore, la paura e il tormento,


Leggete oh dèi ciò che voglio lontano,
Ho scelto i gesti, le parole e l’unguento,
Affinché cancelliate ogni pensiero insano.

Quando percepisco l’arrivo del culmine d’energia, accendo la candela


così da “scoccare” l’intento (come fosse una freccia), indirizzandolo attra-
verso i piani sottili.
Si faccia attenzione alla scelta del colore della candela e del tipo d’olio.
Per entrambi si cerchino in rete le corrispondenze con gli intenti.

Incantesimo della Bambola: stringo nella mano destra una bambolina


di rafia da me realizzata in vista dell’operazione magica. L’intento è di tra-
sferire le mie infermità dal mio corpo fisico alla bambola. Quindi pronun-
cio la cantilena seguente cercando allo stesso tempo di visualizzare un

113
L’Incantesimo

fumo nero che esce dal mio corpo per entrare nel fantoccio. Cerco inoltre
di immaginarmi forte e in salute:

Questo è l’incanto che intonar posso,


carne a carne e osso a osso
che ogni male sia rimosso.

Ripeto più volte in un crescendo di tono ed energia, fino alla perce-


zione del culmine. Quindi ripongo la bambola sull’altare. Più avanti, con
la luna piena, la stessa sarà bruciata o abbandonata alla corrente del
fiume.

Incantesimo della Corda: su uno spago qualunque sono stabilite nove


posizioni su cui lo stesso dovrà essere annodato:

----------------1----------------
2---------------1----------------
2---------------1---------------3
2-------4-------1---------------3
2-------4-------1-------5-------3
2---6---4-------1-------5-------3
2---6---4-------1-------5---7---3
2---6---4---8---1-------5---7---3
2---6---4---8---1---9---5---7---3

1 Al nodo primo l’incanto esprimo


2 Al nodo secondo lo rendo fecondo
3 Al nodo terzo nessuno scherzo
4 Al nodo quarto è aperto il varco
5 Al nodo quinto l’incanto è spinto
6 Al nodo sesto l’incanto è desto
7 Al nodo sette le stelle perfette
8 Al nodo ottavo la mia meta trovavo
9 Al nodo nono ho quel che voglio ed è buono

Improntando il nodo leggo la frase di sinistra, mentre con l’ultima


stretta pronuncio la frase di destra. Durante tutta l’operazione resto con-
centrato sul mio intento (ovvero visualizzo la realizzazione sul piano fisico
dell’atto magico e le sue dirette conseguenze).

114
Piccola Antologia Esoterica

Tanti altri incantesimi potete trovarli nei cosiddetti “Grimori”, reperi-


bili in qualunque libreria esoterica.
In generale, spiega Davide Marrè (Conoscere la Wicca, Armenia 2021,
pp. 120-121), «gli ingredienti per un buon incantesimo sono:
1) Un intento chiaro;
2) Il tempo giusto;
3) La base materiale corrispondente;
4) Gesti e/o parole appropriate.
«Seguire ricettine preconfezionate non vi porterà da nessuna parte se
non fate vostro l’incantesimo. Le ricettine che trovate su internet, vi illu-
deranno e basta. Fare un incantesimo è invece come creare un meccani-
smo. Se volete che funzioni avete bisogno di assemblare la macchina per
uno scopo ben preciso. Una calcolatrice serve a far calcoli, non a impa-
stare ingredienti: l’intento è quindi la parte più fondamentale. Avere un
intento chiaro è evitare si trovare a mescolare la pasta con l’accendino
per il fuoco. I tempi sono quelli di funzionamento del vostro meccanismo,
che non potrà andare a ciclo continuo e che dovrà essere azionato in
modo proprio. Base materiale, parole e gesti sono gli ingranaggi del vostro
incantesimo e l’energia con cui lo fate funzionare.
«Nessun incantesimo funzionerà senza questi presupposti».

Qualcuno potrebbe domandarsi se la necessità di visualizzare l’intento


non contraddica l’opinione precedentemente espressa secondo cui nella
pratica magica ci si deve lasciare andare, abbandonandosi al fante di fiori.
Così chiarisce la questione l’esoterista Daniele Mansuino:

L’intento funziona a livello magico quando riesce a porsi in sintonia con le


correnti dello spaziotempo - quando invece ci intestardiamo a voler piegare la
natura, non otteniamo niente. Si tratta di innestarsi nel flusso della realtà ogget-
tiva come un canoista che lo discende, ma non in modo passivo, quanto piuttosto
orientando il nostro percorso in modo tale da evitare gli ostacoli.
Quindi direi che la prima cosa da fare è aumentare la ricettività; e quando
siamo in grado di entrare nel ritmo delle lunazioni, di percepire gli influssi dei
pianeti eccetera, allora l’innesto della nostra intenzione nel flusso di quelle
grandi correnti non è una contrapposizione che brucia energia, ma è qualcosa
che assomiglia al “lasciarsi andare”.

Con parole simili si esprime Castaneda (La Ruota del Tempo, Rizzoli-
Bur 2018, p.10):

115
L’Incantesimo

Per gli sciamani dell’antico Messico, l’intento era una forza che potevano vi-
sualizzare quando vedevano l’energia così come fluisce nell’universo. Lo defini-
vano una forza pervasiva che interveniva in ogni aspetto del tempo e dello spazio.
Era la spinta che sta alla base del tutto; ma la cosa fondamentale per gli sciamani
era che quell’intento, un’astrazione pura, era intimamente legato all’uomo.
L’uomo è sempre in grado di manipolarlo.
Compresero che il solo modo per influenzare tale forza risiedeva in un com-
portamento impeccabile, un’impresa in cui solo gli stregoni maggiormente disci-
plinati potevano riuscire.

Riassumendo: pronunciare un intento non vuol dire opporsi alla cor-


rente e remarvi contro, ma trovare quel fiume che già volge in direzione
dei nostri desideri e lasciarvisi trasportare.

Libagione e Chiusura del Cerchio

Parte fondamentale del rituale è un Grande Rito simbolico, ossia l’unione


del Dio e della Dèa (matrimonio sacro), ovvero l’unione dei Princìpi Ma-
schile e Femminile.
Nella forma più semplice esso consiste nell’immergere l’Athame nella
Coppa pronunciando la formula seguente:

Come l’Athame è per il maschile


Così la Coppa è per il femminile
E congiunti portano le loro benedizioni.

Si procede quindi con la chiusura (leggi “scioglimento”) del Cerchio Sa-


cro.
Partendo da est, in senso orario:

Guardiani della Torre dell’Est, Potenze dell’Aria,


vi ringraziamo per avere atteso ai nostri riti
e rimandandovi ai vostri reami ci congediamo da voi in pace.
Salute e addio!

Eventualmente tutta la congrega risponde all’unisono “Salute e ad-


dio!”.
Stessa cosa a sud:

Guardiani della Torre del Sud, Potenze del Fuoco,


vi ringraziamo per avere atteso ai nostri riti

116
Piccola Antologia Esoterica

e rimandandovi ai vostri reami ci congediamo da voi in pace.


Salute e addio!

E a Ovest:

Guardiani della Torre dell’Ovest, Potenze dell’Acqua,


Artefici della morte e della rinascita,
vi ringraziamo per avere atteso ai nostri riti
e rimandandovi ai vostri reami ci congediamo da voi in pace.
Salute e addio!

Infine a Nord:

Guardiani della Torre del Nord, Potenze della Terra,


Borea, guardiano dei Portali di Settentrione,
Antico Immortale e Grande Dea,
vi ringraziamo per avere atteso ai nostri riti
e rimandandovi ai vostri reami ci congediamo da voi in pace.
Salute e addio!

Ad ogni direzione cardinale si traccia il pentacolo di bando corrispon-


dente, impiegando movimenti inversi a quelli usati per il pentacolo d’in-
vocazione:

Aria Fuoco

117
L’Incantesimo

Acqua Terra

Infine si possono ringraziare gli Dèi per il loro favore e la loro assi-
stenza. Non si usa congedare le divinità, piuttosto ci si congeda da loro.

La Meditazione sul Pilastro Mediano

Ad ogni passo del nostro avanzamento spirituale segue generalmente un


periodo di destabilizzazione dovuto a una sorta di disassamento dei corpi
sottili.
Al fine di ritrovare l’equilibrio, si pratica in genere una visualizzazione
incentrata sul Pilastro Mediano dell’Albero della Vita. Tale esercizio rias-
sesta i corpi sottili e allo stesso tempo riequilibra la presenza negli stessi
dei quattro elementi (Terra, Acqua, Aria e Fuoco).*
Il testo seguente si può trovare nei libri Teoria e pratica della Magia di
Israel Regardie ed Il Mago di W. E. Butler:

Anzitutto bisogna memorizzare la posizione dei centri quale è mostrata nel


diagramma. In questo caso devono essere messi in attività quando si è coricati
supini in stato di perfetto rilassamento. Le mani possono essere intrecciate sul
ventre o sul plesso solare. La mente sia calma, e si dedichino alcuni minuti ad
ascoltare il proprio respiro fino ad avere la sensazione di un lieve incresparsi del
diaframma.
Si immagini poi, sopra la regione coronale della testa, una sfera di brillante
luce bianca. Nello stesso tempo, vibrate o intonate le parole Eh-he-ie [Il nome di
Dio in Keter; ndr]. Dopo qualche giorno di pratica vi sarà facile immaginare il
nome vibrante sopra la testa nel cosiddetto Centro Spirito.

118
Piccola Antologia Esoterica

Dopo avere lasciato riposare la mente


qui per circa cinque minuti (continuando a
vibrare il nome relativo), durante i quali si
vedrà il centro ardere e scintillare, si imma-
gini che esso emetta un bianco prolunga-
mento verso il basso, attraverso il cervello
e il cranio, fermandosi nella gola. Qui si
espande e forma una seconda sfera di luce
che includerà gran parte del volto fino alle
sopracciglia. Con questa sfera, che chia-
miamo Centro Aria, si seguirà una tecnica
simile a quella seguita in precedenza. Que-
sto centro dovrebbe essere fortemente e
vivacemente visualizzato come una sfera
scintillante di luce indaco, che risplende dal
di dentro. Il nome che deve essere vibrato
è Je-ho-vah E-lo-hem [Il nome di Dio in
Daath; ndr]. Lasciate riposare qui la mente
per altri cinque minuti, trascorso questo
periodo, lasciate che proietti verso il basso
un prolungamento di luce.
Discendendo nella regione del plesso
solare, immediatamente sotto lo sterno, il
prolungamento si espande ancora una volta per formare una terza sfera. È questa
l’ubicazione del Centro Fuoco. Il diametro di questa sfera nell’ambiente cardiaco
deve essere tale da espandersi dal petto alla schiena. Qui vibrate il nome Je-ho-
vah El-oah-Ve-Da-as [Il nome di Dio in Tiferet; ndr]. State attenti a che l’intona-
zione vibri bene nella rossa sfera visualizzata. Se questo verrà fatto, subito una
radiazione di calore verrà sentita emanare dal centro, stimolando delicatamente
tutte le parti e gli organi attorno.
Segue il prolungamento verso il basso dal plesso solare alla regione pelvica, la
regione degli organi della riproduzione. Anche qui deve essere visualizzata una
sfera radiante, approssimativamente delle stesse dimensioni della più alta. Pro-
nunciate Sciad-dai El-ciai [Il nome di Dio in Yessod; ndr]. Bisogna permettere
alla mente di rimanere per alcuni minuti nella formulazione immaginativa del
Centro Acqua, visualizzando la sfera in un blu sfolgorante.
L’ultimo gradino consiste, ancora una volta, nel visualizzare un prolunga-
mento che scende dalla sfera riproduttiva lungo le cosce e le gambe fino ai piedi.
Lì si espande da un punto approssimativamente sotto le caviglie e forma la quinta
sfera di colore giallo, che abbiamo chiamati Centro Terra. La mente formula qui,
esattamente come nei casi precedenti, una brillante sfera delle stesse dimensioni
delle altre. Vibrate il nome Ah-doh-nai Ha-ah-rez [Il nome di Dio in Malkuth;

119
L’Incantesimo

ndr]. Dopo avere dedicato alcuni minuti a risvegliare questo centro con un pen-
siero fisso e continuo e ripetendo la vibrazione del nome, fate una breve pausa.
Poi cercate di visualizzare chiaramente l’intero tratto di luce argentea, ornato,
per così dire, dei cinque centri quali cinque splendide pietre preziose di incompa-
rabile splendore, che si estende dalla testa fino alla pianta dei piedi. Solo pochi
minuti saranno sufficienti per dare realtà a questo concetto, portando a una vi-
vida coscienza delle potenti forze che, agendo sulla personalità, vengono infine
assimilate nel sistema psico-fisico dopo il loro passaggio e la loro trasformazione
attraverso i centri immaginativi.
Adesso, riportiamo la mente alla sfera coronale immaginando che sia in uno
stato di vigorosa attività. Ossia che essa agisca rapidamente assorbendo energia
dallo spazio attorno. Poi si immagina che questa energia fluisca come un fiume
giù per il lato sinistro della testa e per il lato sinistro del tronco e della gamba.
Mentre la corrente sta discendendo, il respiro deve essere esalato lentamente in
un conveniente ritmo. Con una lenta inalazione, immaginiamo poi che la corrente
vitale passi dalla pianta del piede sinistro a quella del piede destro e lentamente
risalga su per il lato destro del corpo. In questo modo torna alla fonte da cui è
partita, il centro coronale. Naturalmente questa energia viene visualizzata come
persistente nel corpo piuttosto che come viaggiante alla periferia della forma fi-
sica.
Questa circolazione, una volta fermamente stabilita dalla mente, deve fluire
regolarmente al ritmo del respiro per alcuni secondi, così che il circuito venga
compiuto una mezza dozzina di volte, o anche più se volete. Poi ripetetelo in una
direzione leggermente diversa. Visualizzate il flusso vitale come movente dal cen-
tro coronale, giù per la fronte, il volto e il corpo. Dopo essersi diretto nuovamente
in su, passando sotto le piante dei piedi, esso risalirà lungo il dorso in un vasto
circuito di energia vibrante. Anche questo circuito accompagnerà, come il prece-
dente, l’inalazione e l’esalazione del respiro e deve essere ripetuto per almeno
sei volte.
Portate poi la vostra attenzione al Centro Terra per dare avvio ad una corrente
circolatoria nell’aura. Questa corrente può essere visualizzata come una larga fa-
scia di luce bianca, che deve essere mentalmente avvolta intorno al corpo come
se si stesse avvolgendo nelle sue bende una mummia. È importante notare che
la direzione del bendaggio deve essere da destra a sinistra, ossia la corrente di
energia deve cominciare dalla parte del Centro Terra dove è posto il piede destro
e muovere verso il piede sinistro passando dietro di esso.
L’effetto generale di questi due movimenti sarà di stabilire nella forma fisica,
e attorno a essa, una forma ovoidale di sostanza e potere rapidamente circolanti.
Il metodo finale di circolazione assomiglia all’azione di una fontana: come lo zam-
pillo esce da un tubo volgendosi verso l’alto e poi ricade da ogni lato, così fa il
potere diretto da questa circolazione. Dalla mente scende verso il centro Terra,
immaginato come il culmine di tutti gli altri, il “magazzino” ultimo della forza vi-
tale che entra. Poi si immagina che il potere salga, o sia succhiato in alto

120
Piccola Antologia Esoterica

dall’attrazione magnetica del centro Spirito sopra la corona della testa. Il potere
sale e poi ricade entro i confini dell’aura ovoidale. Quando è sceso ai piedi, è nuo-
vamente accolto e concentrato nel centro Terra, preparandosi a essere ancora
spinto verso l’alto. Come in precedenza, la circolazione a fontana dovrebbe se-
guire un ben definito ritmo di inalazione ed esalazione. Con questi mezzi la forza
salutare è distribuita in ogni parte del corpo.
Compiuta la circolazione, si può permettere alla mente di soffermarsi sull’idea
della sfera di luce, di qualità spirituale e risanatrice, che circonda l’intero corpo.
La visualizzazione dovrebbe essere fatta quanto più vivida e potente possibile per
tutto il tempo che si desidera.

* Segue il significato di ciascun elemento:

Aria
CARATTERISTICHE POSITIVE PERSONALI: chiarezza mentale, loquacità,
propensione allo studio, leggerezza, allegria, velocità di ragionamento.
CARATTERISTICHE NEGATIVE PERSONALI: freddezza, menzogna, scarsa
praticità, tendenza a fare affidamento sulle proprie fantasie.
AVERE TROPPO ELEMENTO: eccessiva oggettività nella valutazione, testa
fra le nuvole, mancanza di punti fermi o idee precise, frequenti cambi di
opinione, scarsa o nessuna empatia.
AVERE POCO ELEMENTO: difficoltà di comprensione logica, faziosità,
scarsa fantasia, ignavia.

Fuoco
CARATTERISTICHE POSITIVE PERSONALI: intuizione, energia, volontà, pas-
sione, coraggio, generosità, creatività, sessualità, disponibilità.
CARATTERISTICHE NEGATIVE PERSONALI: aggressività, tendenza a fingere
di sapere (tuttologi), predisposizione alla rabbia, ipocrisia, permalosità.
AVERE TROPPO ELEMENTO: tendenza alla rabbia furibonda, fanatismo,
frettolosità nella valutazione.
AVERE POCO ELEMENTO: impotenza, abbattimento, tendenza a lasciarsi
sopraffare.

Acqua
CARATTERISTICHE POSITIVE PERSONALI: memoria, empatia, compas-
sione, veggenza, guarigione, premura.
CARATTERISTICHE NEGATIVE PERSONALI: malinconia, rimpianto, ven-
detta.

121
L’Incantesimo

AVERE TROPPO ELEMENTO: trascuratezza di sé, attaccamento al passato,


oppressività-ossessività.
AVERE POCO ELEMENTO: egoismo, incapacità di apprendere dai propri
errori.

Terra
CARATTERISTICHE POSITIVE PERSONALI: sensibilità fisica sviluppata, ra-
dicamento, praticità, pragmatismo, accudimento, parsimonia, preci-
sione, affidabilità.
CARATTERISTICHE NEGATIVE PERSONALI: attaccamento alla dimensione
corporea, venialità, possessività, pignoleria.
AVERE TROPPO ELEMENTO: Tendenza a dare troppa importanza ai beni
materiali, avarizia, maniacalità, cocciutaggine.
AVERE POCO ELEMENTO: Sradicamento, senso di estraneità, incapacità a
gestire il denaro, poco senso pratico.

Leggi Magiche

Per costruire al meglio un incantesimo è opportuno tenere a mente le due


leggi fondamentali della magia: la Legge di Similitudine e la Legge del Con-
tagio. Riportiamo la descrizione che ne fa Isaac Bonewitz in La Realtà della
Magia (Phanes 2022, pp. 46ss.):

La prima è alla base della magia simpatica e sostanzialmente afferma che gli
effetti assomigliano alle cause. Se volete far volare una scopa, dovete metterci
sopra delle piume di uccello, agitarla, cinguettarci sopra e così via. Qualsiasi og-
getto, idea o persona, che vi ricorda o è associata a un particolare fenomeno o
entità, partecipa del potere di quell’entità e può essere usato come se fosse l’en-
tità stessa. Così le piume, il cinguettio e altri oggetti di scena sono collegati
all’idea del volo e possono essere usati per produrre il potere del fenomeno volo.
[…]
La Legge del Contagio gode immeritatamente di una cattiva reputazione a
causa della pubblicità data al voodoo e alle maledizioni nelle società non colte.
Certo, può essere usata per uccidere, ma può anche essere usata per curare. La
legge afferma che «la cose una volta in contatto continuano a interagire dopo la
separazione» [una sorta di corrispettivo macroscopico dell’entanglement quan-
tistico; ndr]. Qui l’enfasi è su oggetti o persone che sono state in contatto fisico
tra di loro. Quindi potreste usare ritagli di capelli o unghie per aiutare a lanciare
una maledizione perché i ritagli sono associati con (ricordano) la vittima. Oppure
potreste toccare un bambino malato con acqua santa [o in generale con qualcosa
di sanificato, esorcizzato e benedetto; ndr] per curarlo dalla malattia. […]

122
Piccola Antologia Esoterica

Queste due leggi spesso lavorano insieme. Un esempio potrebbe essere il can-
nibalismo rituale.* Un altro sarebbe l’area della magia della fertilità, che di solito
consiste nel lasciare che i giovani facciano le loro cose nei campi prima di arare.
Oppure potreste prendere una bottiglia del vostro vino migliore e versarla sui
viticci in crescita per assicurare l’alta qualità del raccolto. Quasi tutti i rituali reli-
giosi invocano queste due leggi, come quando un sacerdote traccia il segno della
croce con olio o acqua santa sul corpo di un credente, o quando il riso della ferti-
lità viene lanciato ad un matrimonio.

Condotte all’estremo, le due leggi si compenetrano in una terza legge


detta dell’Identificazione. La riportiamo unicamente al fine di comple-
tezza, in quanto la sua applicazione esula dall’incantesimo ordinario ed è
altresì fuori portata per qualunque neofita (certamente per i rischi che
comporta, ma soprattutto per la profonda conoscenza che essa richiede):

Essa afferma che con la massima associazione tra la vostra visione del mondo
e quella di un’altra entità, potete effettivamente diventare quell’entità ed eser-
citare il suo potere. […] È anzitutto necessario che aumentiate la vostra cono-
scenza della medesima. L’atto strumentale di interpretare la parte dell’entità vi
fornisce ancora più dati, mentre iniziate a farvi un’idea di come essa si senta dal
di dentro. Immedesimatevi quindi nell’entità ed esaminate la vostra visione del
mondo attraverso il filtro della visione del mondo della stessa.** […] Tutti i pen-
sieri di separazione svaniscono, e voi potete fare tutto ciò che può fare lei, perché
voi siete l’entità.
Sfortunatamente la maggior parte delle persone si perde così completamente
all’interno dell’entità in questione tanto che non è più in grado di uscirne. Per-
dono persino ogni pensiero in relazione a sé stessi visti come qualcosa di diverso
dall’entità. I due esseri non sono né separati né equivalenti, e il più forte sopraffà
il più debole. A seconda della società e cultura, questo è noto o come santità o
come follia. Questa legge è principalmente teurgica, perché una volta che avete
successo non siete più in condizione di fare altra sperimentazione, né volete dav-
vero farla. Quando l’identificazione è temporanea, abbiamo qualcosa chiamato
possessione divina o demoniaca.

È piuttosto evidente come la stessa legge possa essere usata per sta-
bilire una connessione “telepatica” con un’altra persona od addirittura
controllarla. Il rischio che si compia un’azione tanto deprecabile è tuttavia
fortemente (e fortunatamente) mitigato dalla difficoltà di conoscere l’al-
tro ad un tale livello di intimità da assorbire nei dettagli la sua visione del
mondo, la quale comprende ogni pensiero ed emozione per qualunque
argomento (idea, fatto, cosa inanimata od essere vivente) di cui sia rima-
sta traccia nella memoria del soggetto (conscia ed inconscia).

123
L’Incantesimo

* Quando il cacciatore insegue e uccide un leone, può mangiare il fegato del leone
pensando che questo gli darà forza; oppure un guerriero può mangiare il cervello
del suo nemico ucciso per assimilare il coraggio o l’intelligenza del suo avversario.
Un comunicando in chiesa mangia un pezzo di pane che si crede sia il corpo di
Cristo in modo da ottenere alcuni degli attributi di Cristo. Tutti questi sono
esempi di cannibalismo rituale e sono essenzialmente gli stessi. Il leone ha la
forza e così il fegato di un leone. Se io ho il fegato del leone, avrò anche la forza
del leone. Lo stesso meccanismo di associazione vale per ogni esempio.

** Si tratta – mi pare di capire – di analizzare la propria visione del mondo


per alterarla e conformarla passo passo a quella dell’entità.

Chi Impedisce la Magia


Isaac Bonewits, La Realtà della Magia, Phanes 2022, pp. 100ss.

Chiunque sia minimamente ferrato in tema di magia ed esoterismo, vi dirà


per certo che per compiere un atto magico (da qui in avanti “atto psi”)
qualunque mago debba avere fiducia nelle proprie possibilità. Il dubbio e
la sfiducia inibiscono l’interazione tra la nostra mente e i piani sottili.
Oltre a ciò, esistono persone che per loro involontario talento naturale
disturbano, evitano, distruggono o in genere rovinano la normale attività
psi.

Possiamo iniziare con Catapsi, la generazione di staticità che annulla i normali


poteri psi all’interno del suo raggio d’azione. Ora non sto parlando solo di ricer-
catori scettici, anche se è vero che il tipo di persona rabbiosamente scettica di
solito è abbastanza bravo a generare staticità da catapsi. Sono sicuro che tutti
conoscono una o due persone in presenza delle quali è difficile pensare o con-
centrarsi, persone che non per loro colpa sono semplicemente irritanti. La catapsi
è molto simile a questo, operando su livelli psichici invece di (o in aggiunta a)
quelli psicologici. La catapsi può essere spesso considerata l’equivalente psichico
del rumore bianco, in quanto viene trasmessa così tanta potenza in uno schema
assolutamente casuale che i segnali coerenti semplicemente non possono pas-
sare. Può essere molto difficile proteggersi, soprattutto se non si ha un’idea
chiara di cosa stia succedendo. D’altra parte, una persona con una forte capacità
di generare catapsi in modo controllato può essere un’aggiunta molto utile a
qualsiasi gruppo di lavoro magico, poiché quando diretto, questo talento è effi-
cace sia per l’attacco psichico che per l difesa. Di sicuro se riteneste di possedere
questo talento, dovreste iniziare ad esercitarvi nel controllo.
Ci sono molti famosi sensitivi nel mondo che hanno ripetutamente mostrato
i loro talenti genuini, solo per vederli fallire in presenza di esaminatori

124
Piccola Antologia Esoterica

particolarmente ostili. Il concetto di catapsi ci offre una possibile spiegazione per


questo, anche se non dovrebbe essere usato come scusa per tutto!
Dalla mia esperienza personale e dalle mie ricerche ho acquisito familiarità
con il fatto che determinate persone inibiscono l’azione dei poteri psi quando si
cerca di usare questi poteri nelle loro vicinanze. In diverse occasioni delle brave
persone hanno dovuto essere allontanate dalla stanza affinché un esperimento
o una visita a casa potesse avere successo, semplicemente perché stavano gene-
rando inconsapevolmente staticità.
La catapsi non deve essere confusa con l’imbrattamento, una ampia e diffusa
trasmissione di emozioni così forte da soffocare tutte le altre psi in competizione
e così forte che anche le persone normalmente senza talento possono captarla.
Di solito si verifica negli stati di ansia e l’imbrattatore raramente è consapevole
di farlo. È stato chiamato l’equivalente di un urlo psichico e spesso mette molto
a disagio i suoi destinatari. Se consideriamo la catapsi come la produzione di pura
staticità, possiamo considerare l’imbrattamento come la trasmissione di un se-
gnale specifico a un volume così alto da coprire tutti i segnali nelle vicinanze.
C’è anche l’area di apopsi (dalla radice greca che significa evitare), è il talento
di essere completamente immuni da qualsiasi attività psi diretta verso di sé. Que-
ste persone sono l’esatto opposto degli empatici totali. Se cercate di curarli, ma-
ledirli o fare telepatia con loro, non passa assolutamente nulla. È come se aves-
sero uno scudo impenetrabile attorno a loro che nulla di natura psichica può per-
forare. Proprio come chi genera catapsi, menzionato sopra, ha solitamente una
personalità molto ostile, così quelli che provocano l’evitamento di solito hanno
una natura molto riservata e priva di emozioni, anzi, di solito hanno la massima
difficoltà nell’esprimere verso gli altri perfino le emozioni più semplici e normali.
Un altro talento è quello di negapsi, il capovolgimento o inversione dell’atti-
vità psi nelle vicinanze. Se hai inviato una benedizione a un generatore di negapsi,
lui la trasforma in una maledizione e viceversa. Se cerca di fare qualche precogni-
zione finisce per fare retrocognizione. Se tenta di ottenere un punteggio alto in
un test ESP, finisce per segnare un punteggio inferiore alle possibilità.
L’ultimo tipo conosciuto di anti-psi è quello di reddopsi (dalla radice restituire,
riportare). Questa è la capacità di riportare istantaneamente qualsiasi psi diretta
verso di sé, al punto della sua origine. Se qualcuno cerca di maledire un genera-
tore di reddopsi, la maledizione verrà semplicemente rimandata al mittente,
spesso senza che il generatore reddopsi ne sia consapevole. È come se fosse cir-
condato da uno specchio che rimanda indietro tutto quanto è indirizzato a lui.
Tutti questi talenti anti-psi possono avvantaggiare o danneggiare il posses-
sore, a seconda di quanto controllo ha su di essi. Ovviamente se sto cercando di
usare la psicocinesi per curare qualcuno, ci saranno problemi se il paziente usa
uno di questi talenti in modo incontrollabile. Potrebbe generare così tanta stati-
cità da impedire alla mia psicocinesi di passare, o avere una schermatura tanto
forte che non riesco ad attraversare, oppure trasformare la mia cura in una

125
L’Incantesimo

maledizione e così uccidersi, o rispedirmi la cura, il che non sarebbe un male per
me ma di certo non lo aiuterebbe affatto!
E poiché questi poteri, come tutti i poteri psi, possono funzionare in combi-
nazione, è del tutto possibile che il paziente possa usare sia la negapsi che la red-
dopsi e mandarmi indietro la mia cura come una maledizione su vasta scala! Inu-
tile dire che una parte vitale di qualsiasi diagnosi è assicurarsi che il paziente non
sia vittima di poteri anti-psi incontrollabili.
Parlando della combinazione dei poteri psi, potremmo anche notare i risultati
interessanti che si ottengono quando gli scettici professionisti (che generano ca-
tapsi) cercano di fare esperimenti da soli. Spesso si scoprono, con loro grande
imbarazzo, molto bravi in cose come rabdomanzia e chiarosensazioni. Oppure
possono, come accennato in precedenza, ottenere un punteggio significativa-
mente al di sotto delle probabilità, esibendo così negapsi. Quindi sembrerebbe
perfettamente possibile passare da una forma di anti-psi a un’altra o a una nor-
male psi.
I vari talenti anti-psi possono essere molto utili se sotto controllo, sia per scopi
di attacco che di difesa. Chiunque sia mai stato attaccato psichicamente saprà
quale condizione infelice possa essere. Se non siete mai stati attaccati, contate le
vostre benedizioni: probabilmente ne sono responsabili. Esistono davvero cose
come gli attacchi psichici, sebbene condizioni di malattia reale o ipocondria e pa-
ranoia siano spesso responsabili di illusioni di persecuzione psichica. Gli attacchi
di solito prendono la forma di una sensazione generale di disagio, nausea, dolore
nella parte inferiore della pancia e una netta mancanza di fiducia in sé stessi. Vuoi
letteralmente strisciare in un buco e morire. In nove casi su dieci, l’attaccante
sarà nelle immediate vicinanze e potrebbe non essere a conoscenza del fatto che
stia attaccando.
Come potete difendervi? Ebbene, la letteratura sull’occultismo è piena di
commenti sulla schermatura psichica. Parlano di immaginare uno scudo sferico o
a forma di uovo che vi circonda completamente e vi protegge. Questo ovvia-
mente si riferisce semplicemente all’uso deliberato dell’apopsi. Se riuscite a pa-
droneggiare gli altri tipi di anti-psi, potreste usare anche loro. Immaginate solo
che lo scudo inverta tutte le energie dannose in energie utili mentre lo attraver-
sano (negapsi). Oppure visualizzate l’esterno dello scudo come uno specchio per-
fetto, che riflette le energie dannose al punto d’origine (reddopsi). Oppure im-
maginate lo scudo come un campo energetico che genera staticità psichica (ca-
tapsi), interrompendo così tutte le trasmissioni nelle vicinanze. Ricordate però
che se avete intenzione di occupare un po’ del vostro tempo con la schermatura,
è meglio specificare che venga progettata per difendersi solo dagli attacchi, e che
invece benedizioni e offerte di aiuto siano in grado di passare. Una via possibile
consiste nell’avere come sistema di schermatura automatico un allarme anti-
furto, che sia inattivo per la maggior parte del tempo, ma entri in funzione alla
prima ricezione di un attacco. Contrariamente alla fantascienza, un attacco

126
Piccola Antologia Esoterica

psichico richiede tempo per logorarvi. Se notate l’inizio dell’attacco, vi sarà facile
difendervi.
D’altra parte c’è la scuola che sostiene: «La miglior difesa è l’attacco». In di-
verse occasioni, quando sono stato attaccato (e ciò accade spesso nel corso di
una conversazione superficialmente educata), ho sventato il tentativo semplice-
mente ripetendo Jabberwocky di Lewis Carroll mentre mi concentravo a generare
quanta più catapsi statica possibile. Per un aggressore che non abbia familiarità
con la catapsi, può essere molto doloroso, soprattutto se puntata direttamente
su di lui! In un’occasione, però, ho solo preso un paio di cucchiai di antiacido per
lo stomaco concentrandomi sul puro disprezzo per il mio assalitore. È davvero un
fatto bellissimo che un atteggiamento di ridicolo o l’umorismo, come recitare
poesie senza senso o persino Mamma Oca, abbia il potere di spaventare un av-
versario più di qualunque altra cosa. Questo ovviamente perché la maggior parte
dell’umorismo implica un atteggiamento del tipo: «Pensavo fossi pericoloso, ma
non lo sei davvero per niente». Questo tipo di fiducia in sé stessi è sempre la
difesa più potente.

Halloween e Satana, Un Abbinamento Recente

Nella Wicca, così come in altre forme di neo-paganesimo, rivestono parti-


colare rilievo le celebrazioni degli otto sabbat annuali:

• Samhain/Calenda - Capodanno - Levata eliaca di Antares (Alpha


Scorpii) celebrato attorno al 31 ottobre [Il Dio diventa Signore del
Regno dei Morti, avvicendato sulla Terra dal proprio figlio/alte-
rego];
• Yule – Solstizio d’Inverno - celebrato attorno al 21-22 dicembre
[Nasce il nuovo Dio; resterà con la madre per 7 anni];
• Imbolc/Candelora - Festa del ritorno della Luce - Levata eliaca di
Capella (Alpha Auriga) celebrato attorno al 2 febbraio [La Dèa ri-
torna in superficie accompagnandosi al figlio];
• Ostara – Equinozio di Primavera - celebrato attorno al 22-23
marzo [Accoppiamento tra il Dio e la Dèa];
• Beltane/Calendimaggio - Estate - Levata eliaca di Aldebaran (Al-
pha Taurus) celebrato attorno al 1º maggio [Il grembo inizia a mo-
strarsi; matrimonio tra il Dio e la Dèa];
• Litha – Solstizio d’Estate - celebrato attorno al 21-22 giugno [Il Dio
si fa carico della Terra ed accetta il ruolo di Re-Consorte];
• Lughnasadh/Lammas - Festa del raccolto - Levata eliaca di Sirio
(Alpha Canis major) celebrato attorno al 1º agosto [Primi raccolti;

127
L’Incantesimo

la Dèa uccide il Dio (il Dio si sacrifica per sfamare il popolo); si


benedice il seme prima di stoccarlo];
• Mabon – Equinozio d’Autunno - celebrato attorno al 22-23 set-
tembre [Il Dio rapisce la Dèa e la conduce con sé negli inferi].

Un’interpretazione distorta dei fatti vuole che i wiccan siano una sorta
di eccentrici satanisti, contro i quali si dovrebbero alzare barricate e sca-
gliare dardi infuocati. Ciò soprattutto in concomitanza con il primo Sab-
bat, quando essi celebrerebbero rituali di sangue nell’antro di qualche
oscuro postribolo. Inutile dire che tali idee non hanno ragione di esistere.
Ma, poiché esistono, da dove traggono esattamente la loro origine?
Tutti i popoli indoeuropei celebravano la festa di fine estate (il Samhain
dei Celti o l’Álfablót dei Germani, oggi nota come Halloween). Ovunque
essa prevedeva l’utilizzo di zucche o rape intagliate con candele accese
all’interno, travestimenti da fantasmi per spaventare i passanti, prepara-
zioni di cibi per i defunti (ai quali si lasciava una sedia vuota intorno al
tavolo), accensione di falò, nonché la vecchia versione del ben noto “dol-
cetto o scherzetto”. I bambini andavano di casa in casa a chiedere del cibo
come noci, nocciole, castagne, e in cambio assicuravano di non procurare
nessuno scherzo: in caso contrario, lasciavamo un sacchetto di carta pieno
di letame. (Si approfondisca su AA.VV., Samhain - Riti, tradizioni e streghe
di Halloween -, Phanes 2022.)
La festa commemorava l’ultimo raccolto, la spartizione dei prodotti
agricoli (come il grano turco e il vino, che in questo periodo raggiungeva
la piena fermentazione), la preparazione dei granai e ultimo, non per im-
portanza, il ricovero degli animali nelle stalle e negli ovili, con la macella-
zione di quelli in eccesso.
Per associazione d’idee, la fine dell’estate diventava la fine della vita
terrena, motivo per cui si riteneva Samhain il momento di massima vici-
nanza tra la Terra e il mondo delle anime. Era quindi il momento della
preghiera, che per la minima distanza aveva la massima probabilità di ve-
nire recepita.
Tali usanze si mantennero pressoché inalterate (perfino in Italia! Con
nomi come “Is Animeddas” in Sardegna o “Notte delle Lumere” in Lom-
bardia e Sicilia) per tutta l’età romana, il medioevo e l’età moderna, per
poi scomparire repentinamente in concomitanza con il boom economico
del secondo dopoguerra, quando la maggior parte dei cittadini europei
abbandonò la vita agricola per quella cittadina, nella quale i preziosi rituali
legati alla terra non facevano più parte del vivere quotidiano.

128
Piccola Antologia Esoterica

Gli Indoeuropei esistevano probabilmente come compagine omoge-


nea già nel 10.000 a.C., sulle rive dell’alto Yenissei, in Siberia centrale, da
dove due flussi migratori li avrebbero condotti, a partire dal 5.000 a.C.,
una parte nel Baltico ed un’altra in Scizia. Già dal 3.000-2.500 a.C. pos-
siamo parlare di Germani insediati in Scandinavia, mentre dal 2.000 a.C.
possiamo riscontrare la presenza dei Celti sul confine Italo-Francese.
Al contrario il mito di Satana è molto più recente, e risale alla riforma
religiosa del re giudeo Giosia (622 a.C.), o a quella del suo predecessore
Ezechia (intorno al 700 a.C.), che contribuirono ad identificare le divinità
“rivali” di Yahweh con la figura di un “avversario”, un angelo caduto chia-
mato Satana, destino che toccò in particolare al dio greco Lucifero o Fo-
sforo.
Nel Medioevo, come abbiamo letto in introduzione, numerose congre-
ghe avvallarono questa visione adottando Satana-Lucifero quale eggre-
gora principale e trasformando i sabbat in un’adorazione del demonio.
Ma si trattò appunto di una deformazione della tradizione originaria. D’al-
tro canto le congreghe cosiddette “etiche” mantennero l’usuale dedica-
zione al Dio e alla Dèa in chiave assolutamente benigna.
Infine, nel 1966, l’esoterista Anton LaVey fondò a San Francisco la
“Chiesa di Satana” e tre anni più tardi nel suo libro La Bibbia Satanica so-
stenne l’identificazione paganesimo = satanismo promossa dall’ambiente
ebraico. Scrisse infatti di approvare i genitori che permettevano ai loro
figli di festeggiare Halloween, perché così almeno una volta all’anno
avrebbero adorato Satana.
Così, da allora, seguendo il messaggio di un satanista, orde di Cristiani
investono (male) il loro tempo insultando e rimproverando quei poveretti
che cercano un po’ di spensieratezza nelle tradizioni di una volta, e ancora
di più quei non-cristiani che si rivolgono ad altri Dèi affinché li aiutino a
comunicare con i propri antenati.
Del resto, quando segui una religione secondo la quale siamo tutti pec-
catori, il peccato o si trova o si trova per forza, a costo di inventarlo.
In ogni caso siete liberi di recarvi ad una celebrazione di Samhain in un
tempio wiccan (ad esempio il Tempio della Luna di Milano). Non vedrete
né sangue né il benché minimo comportamento irrispettoso o contrario
al buon costume.

129
L’Incantesimo

130
Piccola Antologia Esoterica

Conclusione

Se porterete alla luce quello che è dentro di voi,


quello che porterete alla luce vi salverà.
Se non porterete alla luce quello che è dentro di voi,
quello che non porterete alla luce vi distruggerà.

Vangelo di Tommaso

Ci sono uomini che attraversano i decenni attanagliati dalla paura, cer-


cando di sfuggire ai rivolgimenti della propria anima, finché qualcosa non
scatta dentro la loro testa, ed allora si rendono conto che è arrivato il mo-
mento di comprendere. Rifiutando la visione tetra e timorata di Dio che
era stata loro imposta, essi cominciano a studiare quel mondo che a sen-
tire i preti ci sarebbe stato precluso. E la scoperta fondamentale è che la
tristezza si combatte con la gioia, e che la gioia, se coltivata, ripulita dai
sensi di colpa e dal senso del dovere, può anche trasformarsi in felicità,
che poi non è altro che la piena consapevolezza di essere liberi. A volte è
per ripulirsi dal senso di colpa e dagli obblighi morali che l’uomo ricerca la
magia, ma la magia è danza, canzoni ed emozioni che fanno piacevol-
mente sobbalzare il cuore. Non è affatto ginnastica su scomode panche di
legno nel cupo silenzio rotto da una voce accusatoria. Ciò che ci dà gioia
è buono, e non credo sia necessario aggiungere nulla. La postilla “se non
ferisce alcun altro” è totalmente superflua. L’intenzione di ferire non ap-
partiene al flusso del tempo, così come ogni altra forma di rabbia; è solo
frustrazione perché non abbiamo gioito abbastanza, perché ci siamo la-
sciati convincere a fare controvoglia e a sopprimere i nostri desideri sulla
base di dogmi immotivati e immotivabili. Non ci dà gioia uccidere. Non ci
dà gioia rubare. Sono solo palliativi, come la sigaretta o il cioccolatino
quando ci illudiamo che possano colmare la nostra fame di spirito. E in-
vece ci danneggiano ancora più profondamente. Il sorriso sulle labbra
dell’assassino è soltanto un ghigno di disperazione.
Questo saggio è niente più che un inno alla LIBERTÀ, un’ode ad un giar-
dino incantato dove sbocciano fiori colorati e germogliano frutti succu-
lenti che nutrono l’anima tanto quanto il corpo. All’ombra dei suoi cedri
ci sono cibo e acqua per tutti, i profumi estinguono ansie e frustrazioni; e
tuttavia i suoi cancelli sono protetti da labirinti fatti di sensi di colpa e da
fedi disorientanti.

131
Conclusione

Provo solo una grande compassione per quegli uomini che per primi
forgiarono catene per imprigionarvi i loro simili. Essi credevano di innal-
zare il proprio essere abbassando quello degli altri. Ma ad ogni colpo
sull’incudine erano i loro piedi a sprofondare nel pavimento, fino a trovar-
visi impantanati. La loro fu solo gloria effimera.
Dimentichiamoci di loro. Scrolliamoci di dosso i nostri zaini pesanti.
Buttiamoli a terra, e sentiremo tintinnare le chiavi per liberarci. Partiamo.
Ho letto da qualche parte che il primo passo non è per raggiungere la de-
stinazione, ma per lasciare il luogo in cui ci si trova. Ed è solitamente la
parte più difficile. Ora basta non perdere la direzione.
Se la decisione è presa, potrebbe essere una buona idea accompa-
gnarci a qualcuno che abbia già percorso la strada una volta, qualcuno che
sappia indicarci i principali ostacoli e che ci aiuti ad interpretare la mappa.
La persona che ho in mente non ha niente a che vedere coi cosiddetti
“guru”, coloro che chiedono fede cieca e che instillano nei propri discepoli
un sentimento di dipendenza.* No. Alla fine dobbiamo aver elaborato
ogni concetto ed averlo approvato, e possiamo anche trovare dei punti di
disaccordo con il nostro “fratello” o “sorella maggiore”. È giusto voler-
gli/le bene, e proprio per questo non lo/la offenderemo associandogli/le
un ruolo che non gli/le è proprio. Un vero Maestro non cerca affatto di
ridurre il proprio discepolo alla dipendenza (propensione semmai riscon-
trabile in buona parte degli esorcisti e in alcuni - pochi per fortuna - psi-
cologi e psichiatri), ma gli fornisce al contrario i mezzi per cavarsela da
solo, così che in futuro diventi anch’egli un Maestro per qualcun altro.
Finché non lo trovate nel mondo reale, potete comunque trovarlo nei
libri.
Fate buon viaggio!

* Ovviamente non è questo il significato che la parola “guru” assume in


Oriente, dove per guru si intende appunto un “accompagnatore”, un
Maestro che intende trasformare i propri discepoli in nuovi Maestri.

132
Piccola Antologia Esoterica

Bibliografia:

1. P. D. Ouspensky, Frammenti di un Insegnamento Sconosciuto, Astro-


labio 1976.
2. P. D. Ouspensky, La Quarta Via, Astrolabio 1974.
3. John G. Bennett, L’Uomo Superiore, Ubaldini 1985.
4. Sergio Antonio, Questione di Presenza, Thirdforce 2020.
5. Rodney Collin, Le Influenze Celesti, Mediterranee 1999.
6. Maurice Nicoll, Commentari Psicologici, Vol. 1-4, Eifis 2016-2022.
7. Andrea Bertolini, I Segreti di Gurdjieff, pubblicazione a cura dell’au-
tore, 2020.
8. Alejandro Jodorowsky, Psicomagia, Feltrinelli 2004.
9. Alejandro Jodorowsky, Manuale Pratico di Psicomagia, Feltrinelli
2021.
10. Alejandro Jodorowsky, Il Maestro e le Maghe, Feltrinelli 2017.
11. Carlos Castaneda, Il Dono dell’Aquila, Rizzoli (Bur) 2021.
12. Carlos Castaneda, La Ruota del Tempo, Rizzoli (Bur) 2020.
13. Coleritium, Principi Mistici ed Esoterici, pubblicazione a cura dell’au-
tore, 2020.
14. Vadim Zeland, Reality Transurfing, Macro 2021.
15. Diego Marin, Dalla Coscienza ai Buchi Neri, SoleBlu 2022.
16. Diego Marin, Appunti di Storia Proibita, SoleBlu 2022.
17. Dean Radin, Real Magic, Mediterranee 2020.
18. Mat Auryn, La Strega Psichica, Armenia 2021.
19. Christian Bouchet, Wicca – Storia, Teoria, Pratica, L’Età dell’Acquario
2018.
20. Thea Sabin, Primi Passi nella Wicca, Armenia 2016.
21. Davide Marrè, Conoscere la Wicca, Armenia 2021.
22. Andrea Pellegrino, Anatomia Occulta, Anima 2020.
23. Vivianne Crowley, Ritorno alla Magia, Armenia 2022.
24. Israel Regardie, Teoria e Pratica della Magia, Hermes 1984.
25. W. E. Butler, Il Mago - Esercizi e Pratiche Magiche, Hermes 1984.
26. James Redfield, La Profezia di Celestino, Corbaccio 2019.
27. Isaac Bonewits, La Realtà della Magia, Phanes 2022.
28. Umberto Carmignani & Giovanna Bellini, Runemal, L’Età dell’Acqua-
rio 2017.
29. Marion Zimmer Bradley, Le Nebbie di Avalon, HarperCollins 2022.

133
Indice

Indice:

Prefazione 3
Introduzione, Buoni e Cattivi 7
Capitolo 1, Forme-Pensiero ed Eggregore 13
Cosa Sono 13
Eggregore 17
Eggregore e DOC 19
Forme-Pensiero Genealogiche 20
Varianti 21
Le Epidemie 27
Le Guerre 28
Magia “Simulata” 30
Le Quattro Nobili Verità 31
L’Espansione dell’Universo 32
Una Nota sull’Empatia 33
Il “Doppio” 34
Il Ricordo del Sé 34
La Teoria dei Sette Corpi, tra Gurdjieff e Weor 42
La resurrezione di Sri Yukteswar 48
Il Principio Olografico 59
L’Identificazione Volontaria 61
Tantra 62
Psicomagia 64
Il Sogno 70
Capitolo 2, Trasmutazione della Materia 75
Il Magnetismo Animale (FA96) 82
Pianeti e Magnetismo Animale 83
Ricapitolazione 85
4 Tipi di Vampiri Energetici: I 4 Drammi 88
Capitolo 3, L’Incantesimo 93
Configurazione Astrale 95
Tradizione Wiccan 100
La Preparazione 105
La Tracciatura del Cerchio 107
Invocazione degli Dèi e Lavoro Magico 111
Libagione e Chiusura del Cerchio 116
La Meditazione sul Pilastro Mediano 118
Leggi Magiche 122

134
Piccola Antologia Esoterica

Chi Impedisce la Magia 124


Halloween e Satana, Un Abbinamento Recente 127
Conclusione 131
Bibliografia 133

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