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Il mito di Prometeo è una storia antica della mitologia greca che racconta
del titano Prometeo (in greco antico Promethéus, ossia “colui che riflette
prima”), che controllava l'universo addirittura prima degli dei dell'Olimpo.
Il gigante era cugino di Zeus e grande amico del genere umano, creato
dallo stesso Prometeo su incarico di Zeus.
Prometeo si recò allora dalla sua amica, la dea Atena , dea della saggezza
e dell'artigianato, affinché lo facesse entrare di notte nell'Olimpo. Giunto
lì accese una torcia col fuoco del carro di Elio (il dio del Sole) e fuggì.
Allora Zeus, furioso, decise di farla pagare una volta per tutte al titano e
agli uomini che difendeva. Così fece incatenare Prometeo a una roccia
sulla vetta di un monte. Lì, ogni giorno, un'aquila gli avrebbe squarciato il
ventre e dilaniato il fegato per l'eternità il titano era immortale e durante
la notte le ferite guarivano.
Nel frattempo Epimeteo, che sperava di far cambiare idea a Zeus sulla
sorte del fratello Prometeo, decise di sposare Pandora. Poco dopo, però,
siccome la giovane era curiosa aprì un vaso che Epimeteo teneva
nascosto. Al suo interno si trovavano tutti i mali che potevano colpire
l'uomo e che erano stati chiusi lì da Prometeo stesso: le malattie la
pazzia, la fatica , la passione, la vecchiaia e la morte.
Non appena il vaso fu aperto, questi mali si sparsero subito tra gli
uomini e solo la speranza, anche lei nel vaso, da quel giorno poté dare
conforto gli esseri umani nei momenti peggiori.
Dopo ben tremila anni Ercole, figlio di Zeus, passò sul monte in cui l'eroe
soffriva incatenato. Con una freccia trafisse l'aquila che tormentava
Prometeo e ne spezzò le catene: il titano che aveva plasmato l'uomo e
gli aveva donato il fuoco era di nuovo libero.