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AFRICA
Con una superficie di circa 30.000.000 kmq. è il secondo continente per estensione. L’Africa e
compresa in quattro fusi orari.
A. Morfologia
L’Africa ha una forma grosso modo triangolare ed è bagnata a nord dal Mar Mediterraneo, ad est
dall’Oceano Indiano e dal Mar Rosso e ad ovest dall’Oceano Atlantico.
Coste
Le coste dell’Africa presentano uno sviluppo
limitato (28.000 km) rispetto alle dimensioni
del continente, poiché sono complessivamente
poco articolate.
L’unica penisola degna di nota è quella
somala tra il Golfo di Aden e l’Oceano
Indiano mentre le insenature si limitano al
Golfo di Gabes e al Golfo della Sirte nel Mar
Mediterraneo; all’ampio Golfo di Guinea
nell’Oceano Atlantico e alle baie di Sofala e
di Maputo che, nell’Africa meridionale, si
affacciano sull’Oceano indiano.
Un’altra caratteristica della costa è quella di
presentarsi, quando è bassa, quasi sempre
paludosa.
Isole
Pochi arcipelaghi e non molto estesi
circondano il continente africano.
Ad occidente nell’Oceano Atlantico si
localizzano nel settore nord occidentale:
Madeira e le Isole Canarie; nel settore
centrale: Le isole del Capo Verde e quelle di
São Tomè e Principe; nel settore meridionale,
a sud ovest le isole di Ascensione e S. Elena.
Più ricco appare il settore meridionale
affacciato sull’Oceano Indiano dove, vicino al
Madagascar si localizzano gli arcipelaghi
delle Mascarene, delle Comore e delle
Seicelle, più a nord di fronte alla Tanzania, si
trovano le isole di Pemba, e Zanzibar.
Nell’Oceano indiano si trova anche l’Isola del
Madagascar (la quarta isola più grande del
pianeta)
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Territorio
L’africa è un continente costituito in larga parte da terre antichissime e questa condizione fa si che
siano quasi completamente assenti le catene montuose. Le montagne sono state spianate
dall’erosione ed al loro posto si estendono altopiani tabulari che scendono con bruschi dislivelli
verso le terre circostanti. I rilievi si estendono soprattutto lungo le coste e danno al continente
l’aspetto di un bassopiano orlato.
Il continente può, a grandi linee essere distinto in tre grandi regioni.
Africa orientale
E’ caratterizzata dalla lunga (5000 km.) fossa tettonica, la Rift Valley, che dalla foce dello Zambesi
(Mozambico) sale verso nord fino alla depressione della Dancalia (Etiopia), prosegue nel Mar
Rosso e seguita in Asia raggiungendo la depressione del Mar Morto e insinuandosi tra le catene del
Libano e dell’Antilibano.
Il nostro pianeta non ha sempre avuto la stessa geografia. 500 milioni di anni fa le terre erano unite
in un unico continente, la Pangea, circondato da un solo oceano, la Pantalassa. In seguito le zolle
continentali si separarono originando due continenti distinti, Gondwana e Laurasia, separati da un
oceano, la Tetide. Successivi movimenti hanno prodotto la geografia attuale.
Le ragioni per cui i continenti si muovono vanno cercate nello stato del mantello, che è fluido e
soggetto ai movimenti convettivi. Tali movimenti producono forze tali da far muovere la crosta
terrestre, che è rigida e galleggia sul mantello.
I moti convettivi che si originano nel mantello si distribuiscono in celle, dove i flussi di forze
possono essere convergenti quando tendono ad incontrarsi ( ) o divergenti,
quando tendono a separarsi ( ). Tali azioni hanno una ricaduta sulla crosta terreste
soprastante che può piegarsi nel primo caso e fratturarsi nel secondo. Tali movimenti si compiono
in milioni e milioni di anni, ma i fenomeni vulcanici e quelli sismici ci indicano che stanno
avvenendo.
Divergenza
L’area è caratterizzata anche dalla presenza di elevati rilievi che superano i 5000 m. come il
Ruwenzori e come il Kenia ed il Kilimangiaro (5895 m.) che sono di origine vulcanica.
Africa meridionale
A sud del 10° parallelo si localizzano di nuovo ampi altopiani che raggiungono i 1000 ed i 2000 m.
di altezza.
Le pianure vere e proprie si estendono lungo le coste ma sono in genere limitate perché alle loro
spalle si elevano subito le ripide scarpate degli altopiani.
La natura del territorio ed il clima influenzano grandemente lo sviluppo e la portata dei fiumi
africani. I fiumi più importanti (Nilo (6671 km.), Congo, Niger, Zambesi, ecc.) nascono nella fascia
intertropicale, dove più abbondanti sono le precipitazioni dalle quali dipende esclusivamente
l’alimentazione, che nel caso del Nilo sono tanto abbondanti da permettergli di superare il deserto e
raggiungere il Mar Mediterraneo. Questi fiumi scorrono in ampi bacini interni e prima di
raggiungere il mare incontrano però bruschi dislivelli che superano con cateratte (Nilo) o cascate
(Zambesi – Cascate Vittoria) che rendono impossibile la navigazione e l’accesso al continente dal
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mare. In alcuni casi si formano addirittura delta interni come sull’Okavango che sfocia nel deserto
del Kalahari.
I laghi si concentrano soprattutto nella parte orientale dell’Africa all’interno delle fosse tettoniche
ed assumono perciò una forma allungata come il L.Tanganica, il L. Malawi (Niassa) e i laghi
Edoardo, Alberto e Turkana. Oppure occupano conche interne assumendo forma circolare come il
Lago Ciad (Africa centro settentrionale) e il Vittoria.
1. Zona equatoriale
Comprende il territorio posto a cavallo dell’equatore ossia il bacino del fiume Congo e i territori
che si affacciano sul Golfo di Guinea.
Nella zona dell'Equatore il clima rientra tra quelli tropicali umidi: è caratterizzato dalle alte
temperature, dalla continuità delle piogge e dall'elevata umidità dell'aria. Alla latitudine
dell'Equatore, c'è una sola stagione, calda umida, con temperature diurne che oscillano tra i 20 e
i 28 °C. Il dì e la notte si alternano con durate simili (12 ore) per tutto il corso dell'anno. Ne
consegue che la temperatura non conosce mai forti sbalzi e che l'evaporazione rende l'aria satura
di umidità: si formano costantemente nubi dense che ristagnano nell'atmosfera, perché
all'Equatore non spirano mai forti venti. La cappa di nubi e l'umidità mitigano almeno in parte
l'incidenza dei raggi solari, perché ostacolano l'irraggiamento diretto del suolo: le temperature
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massime diurne toccano i 35 °C, ma non raggiungono mai i valori torridi dei deserti; nelle ore
notturne l'umidità abbassa le temperature di alcuni gradi. Non c'è giorno interamente sereno;
nelle ore pomeridiane si scatenano improvvise le piogge equatoriali: sono vere e proprie
valanghe d'acqua che si rovesciano dal cielo poi, così come improvvisamente sono iniziati,
questi acquazzoni finiscono, e il sole ricomincia a splendere. Possono cadere fino a 3-4 metri di
acqua in un anno, contro la media di 70 centimetri l'anno in Italia. All'Equatore non ci sono
dunque differenze stagionali, ma un'unica estate calda, piovosa e umida.
La foresta pluviale
Il caldo e l'umidità creano le condizioni ideali per lo sviluppo della vegetazione che cresce con
un ritmo rapidissimo e raggiunge dimensioni eccezionali, costituendo la foresta pluviale
caratterizzata da una grande ricchezza di flora e di fauna. La foresta ospita infatti il 40% delle
specie vegetali e animali viventi. Tanto che non ci sono alberi simili uno accanto all'altro, ma
sempre un'incredibile varietà di forme e dimensioni.
2. Zona subequatoriale
Comprende le due fasce di territorio situate a nord ed a sud della zona equatoriale. A nord arriva
fino ai margini del Sahara e comprende parte dell’Acrocoro Etiopico a sud comprende gli
altopiani che delimitano il bacino del Fiume Congo. Nella zona a nord dell’equatore si hanno
temperature elevate per tutto l’anno, inverni caldi ed asciutti ed estati piovose. Nella zona posta
a sud dell’equatore invece l’estate è asciutta e piove in inverno.
La savana è un habitat delle regioni calde tropicali in cui le piogge cadono con regolarità
stagionale. È costituita da vaste distese di graminacee, alte fino a due metri, disseminate di
cespugli e di radi alberi isolati (come acacia e baobab). Le savane dell’ Africa occidentale e
sudoccidentale, si sviluppano in regioni caratterizzate da clima arido, con precipitazioni annue
comprese tra i 300 e i 1.500 mm; tali savane variano dalle foreste a volta aperta, con una
modesta presenza di erbe, alle foreste a galleria, situate lungo il corso dei fiumi, alle vere e
proprie savane, nelle quali invece le erbe sono dominanti e gli alberi sono molto radi. Con
precipitazioni di soli 300 mm annui, solo le erbe possono sopportare la stagione arida; la
vegetazione si espande con l'aumentare delle precipitazioni, sino alla formazione di una selva
che ombreggia le erbe quando si superano i 1.500 mm annui. Nelle regioni con elevate
precipitazioni (Africa orientale), la vegetazione della savana viene controllata artificialmente
tramite incendi periodici, che consentono di tenere a freno l'invasione di alberi e cespugli e
favoriscono la crescita di erba nuova.
In prossimità del deserto, con il forte diminuire delle precipitazioni, le erbe si abbassano e si
diradano dando origine ad un ambiente steppico.
caratteristiche dune di sabbia alte fino a 100m. che si allineano in campi di dune e in barcane
spostate dal vento.
Movimento di una barcana
Nel Sahara mancano totalmente corsi d'acqua e quindi l'idrografia è rappresentata da una rete di
valli disseccate e di fiumi fossili (arabo widyān, pl. di wādī, "fiume" o "letto del fiume")
orientati verso il Niger, il Ciad, e il Nilo, nei quali scorre l'acqua solo in caso di piogge
eccezionalmente abbondanti. Ricchissima è invece la circolazione sotterranea alimentata da
numerose falde oggi fossili poste a diverse profondità che danno origine alla grande
maggioranza delle oasi.
Nelle oasi è possibile l’insediamento umano e lo sviluppo delle attività agricole irrigue. Le
coltivazioni spesso si dispongono, viste le ristrette superfici, secondo un sistema di coltura
promiscua a piani.
La caratteristica fondamentale del clima nel Sahara è la siccità: le precipitazioni sono ben al di
sotto dei 100 mm annui. Elevatissima è l'evaporazione, fortissimo il riscaldamento diurno e
intensa l'irradiazione notturna che provocano ampie oscillazioni termiche (fino a 25°C-30°C).
Le temperature diurne raggiungono punte molto alte, mentre le piogge, soprattutto in alcune
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regioni, mancano del tutto. Una particolarità del clima del Sahara sono i venti desertici, che
prendono vari nomi: ad esempio simùn, harmattan, khamsin, ghibli.
Il deserto del Kalahari è una vasta distesa sabbiosa dell'Africa meridionale, che si estende per
circa 520.000 km². È il quarto deserto al mondo per estensione. È parte di un immenso altopiano
africano e si trova ad una altezza media di 900 metri. Includendo, oltre al deserto vero e proprio,
anche il bacino semi-arido che lo comprende, si ottiene un'area di oltre due milioni e mezzo di
chilometri quadrati, Il nome Kalahari deriva dalla parola Kgalagadi della lingua Tswana, e vuol
dire "la grande sete".
Il Kalahari è un deserto di sabbia rossa in parte arido e in parte semi arido. Parti del Kalahari
ricevono più di 250 mm di acqua piovana ogni anno, mentre la zona veramente arida si trova a
sud-ovest, dove ogni anno piovono meno di 175 mm d'acqua. Le temperature estive variano dai
20 ai 40 °C. In inverno il clima è secco e freddo, con una temperatura minima che in media può
essere sotto lo zero, e di notte sono frequenti le gelate. Le uniche riserve permanenti d'acqua di
grandi dimensioni sono constituite dalle saline, tra cui le più grandi sono Makgadikgadi in
Botswana e Etosha in Namibia.
Ambienti naturali
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C. Popolazione
In Africa vivono attualmente più di 830 milioni di persone che, poste in relazione con la
dimensione del continente, danno una densità abbastanza bassa (28,5 ab/kmq). La popolazione
non è però distribuita in maniera uniforme sul territorio. Questa diseguale distribuzione dipende
dalla presenza di grandi aree geografiche repulsive per la vita dell’uomo, quali i deserti (a causa
della carenza d’acqua) e delle foreste tropicali (a causa dell’eccessiva umidità e dell’accentuata
diversità biologica). Altri fattori limitanti lo sviluppo della popolazione vanno ricercati:
nel clima, che appare complessivamente troppo caldo, tanto che sono frequenti le annate
siccitose che riducono la produttività agricola e favoriscono il processo di
desertificazione.
nelle precarie condizioni di vita che a causa della carenza d’acqua potabile, della
difficoltà di accesso ai servizi igienici, di strutture insediative primitive, di carenze
alimentari, di mancanza di una rete di servizi sanitari e sociali, favoriscono il diffondersi
di malattie di carattere tradizionale ed endemico (tubercolosi, malaria, febbre gialla,
dengue, epatite, leishmaniosi, oconcercosi, bilharziosi) e moderne come l’A.I.D.S.
malaria oconcercosi
La popolazione, che nell’ Africa subsahariana vive per oltre il 50% nelle campagne, si concentra
invece in alcune aree precise dove invece le condizioni ambientali appaiono migliori. In
particolare le densità più elevate si incontrano:
nell’Africa settentrionale
sul delta e nella lunga oasi del Nilo
sulle coste settentrionali del Golfo di Guinea
sugli altopiani dell’Africa Orientale
nell’Africa sud orientale
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Nonostante le difficoltà a partire dal ‘900 la popolazione a iniziato ad aumentare, tanto che il
tasso di natalità è elevato, la popolazione minore di quindici anni costituisce la maggioranza
della popolazione in numerosi Stati e la media è di sei figli per donna (ragioni che vanno
ricercate in una società con caratteri ancora tradizionali che tende a marginalizzare la donna, in
un basso tasso scolarizzazione femminile, nell’elevata mortalità infantile, nelle resistenze alla
diffusione dei metodi di controllo delle nascite e nei matrimoni precoci).
Gruppi umani
Tradizionalmente si tende a dividere l’Africa bianca costituita dalle regioni che si affacciano sul
bacino del Mar Mediterraneo e l’Africa nera che si estende a sud del Sahara. Se nel nord la
popolazione presenta caratteristiche più omogenee costituite da popoli semiti (arabi) e camiti
(berberi) a sud del Sahara le caratteristiche fisiche diventano estremamente verie nei diversi
gruppi etnici. I più antichi abitanti dell’Africa sono Khoisanidi (boscimani e ottentotti) che
vivono nelle aree interne dell’Africa meridionale. I gruppi principali dell’Africa nera sono
comunque due. Subito a sud del Sahara dall’Oceano Atlantico al Nilo vivono le etnie sudanesi,
mentre nella fascia equatoriale e nell’Africa meridionale vivono i gruppi dei bantu.
Dall’incontro con i diversi gruppi sono emersi inoltre altri popoli come etiopi e somali (sudanesi
e semiti provenienti dalla Penisola Arabica) e i malgasci (bantu e indonesiani) che abitano il
Madagascar. In Africa vivono anche circa cinque milioni di africani di origine europea che si
concentrano principalmente nell’Africa settentrionale e meridionale.
Lingue
In Africa viene parlata una grande varietà di lingue. Spesso all’interno di uno stato si parlano
anche sei sette lingue differenti. I tipi principali sono comunque il sudanese e il bantu. I
boscimani e gli ottentotti parlano lingue del gruppo khoisanide ed i malgasci una lingua affine
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all’indonesiano. Diffuse soprattutto nelle città le lingue dei paesi colonizzatori quali l’inglese
nella Africa orientale, il francese nell’Africa occidentale e il portoghese soprattutto in Angola e
Mozambico. In Sud Africa è poi diffusa una lingua africana di origine europea l’afrikaans
parlata dai boeri i discendenti degli antichi coloni di origine olandese.
Religioni
Le religioni tradizionali africane ancora diffuse tra la popolazione sono culti di tipo animista e
totemico che assegnano un’anima ad animali, piante, rocce, corsi d’acqua, fenomeni naturali,
idoli ed oggetti. Queste religioni in genere non vengono praticate in luoghi di culto particolari,
né hanno apparati ecclesiastici strutturati. A fianco di queste in Nord Africa si è diffuso l’Islam
che attualmente sta progressivamente estendendosi nelle regioni a sud del Sahara. Con l’arrivo
degli europei si sono inoltre diffusi i culti cristiani nelle varie forme del protestantesimo e del
cattolicesimo. In Etiopia è inoltre praticato il culto cristiano copto.
D. Economia
Tutto il continente presenta notevoli carenze infrastrutturali. Le linee ferroviarie si estendono
per soli 80.000 km. (un quarto di quelle europee) di questi 23.000 si trovano in Nord Africa e
solo 65.000 in tutta l’Africa subsahariana (una volta e mezzo quelle della Germania). Non esiste
poi una rete ferroviaria vera propria perché le linee nazionali spesso non sono collegate tra loro.
Lo stesso vale per la rete stradale che vede una ridotta quota di strade asfaltate, per il resto si
tratta di piste in terra battuta impercorribili durante la stagione delle piogge. Anche la
navigazione fluviale soffre per le difficoltà di accesso al mare (il fiume Congo ad esempio, con
i suoi affluenti costituisce una rete navigabile di circa 15.000 km, ma ha lo sbocco al mare
interrotto dalle cascate Livingstone). L’Africa centro meridionale inoltre ha pochissimi porti
(solo sei) che movimentano più di 10 milioni di tonnellate l’anno (il porto di Genova ne muove
41 milioni). Il traffico aereo sebbene abbia avuto in tempi recenti un certo incremento, rimane
comunque al di sotto dei volumi internazionali (nella Repubblica Centrafricana estesa 622.436
kmq. l’unico aeroporto internazionale si trova nella capitale, Bangui, nell’estremo sud ovest del
paese ed è collegato solo con Parigi da voli con frequenza settimanale).
Nonostante le notevoli potenzialità economiche il continente africano si trova in uno stato di
arretratezza assai avanzato. Al momento dell’indipendenza quasi tutti gli Stati africani si sono
trovati con economie fortemente dipendenti dalle fluttuazioni dei mercati internazionali in
quanto grandi produttrici di materie prime, agricole e minerarie, e quasi mai di manufatti. I
governi africani hanno tentato varie forme di sviluppo, sia cercando di accumulare capitali
ricorrendo anche ai prestiti internazionali, sia seguendo modelli economici di ispirazione
socialista, ma sempre senza successo. Tanto che le caratteristiche delle economie africana
possono essere sintetizzate nei seguenti punti:
economie dipendenti dagli acquisti esteri
forte indebitamento con i paesi più ricchi
dipendenza dagli aiuti stranieri
agricoltura basata sulla piantagione e sulla sussistenza.
forti squilibri regionali interni
Nell’Africa tropicale i Paesi affacciati sul Golfo di Guinea e quelli localizzati negli
altopiani centrali vedono la presenza delle piantagioni di prodotti tropicali (arachidi,
caffè, cacao, ananas e banane), ma puntano anche molto sul turismo: balneare e
naturalistico nelle savane (Costa d’Avorio e Kenia).
Nell’Africa equatoriale e presente la grande realtà economica della Repubblica
Democratica del Congo ricca di risorse minerarie (oro, rame e diamanti) e di legname
pregiato.
Nell’Africa australe a delle povere ex colonie portoghesi ed inglesi emerge quello che è
certamente lo Stato più sviluppato di tutto il continente, la Repubblica Sudafricana, che
oggi, dopo la fine dell’apartheid, si propone come l’esempio migliore per quanti in
Africa vogliano seguire la via della democrazia.
E. Problemi
Le condizioni di sottosviluppo del continente africano sono fonte di problemi che si stanno
ripercotendo sulle risorse naturali del paese rischiando di comprometterle definitivamente. Le
ragioni di questa situazione sono da ricercarsi in questioni di ordine storico, politico, etnico,
economico ed ambientale.
a. L’africa ha sofferto della dominazione delle potenze europee che hanno attivato sul suo
territorio un’economia di rapina (di risorse e di popolazione attraverso la tratta degli schiavi)
tanto che nel 1939 in Africa esistevano solamente tre Stati indipendenti: la Liberia - fondata per
rimpatriare gli schiavi americani e protetta dagli Stati Uniti-; l’Egitto - che comunque era un
protettorato inglese - e l’Unione Sudafricana - uno Stato governato da bianchi (olandesi e
inglesi). Le fasi che hanno portato al controllo del territorio sono state prima quella del
colonialismo, iniziato dai portoghesi e fino all’Ottocento limitato alla sola fascia costiera; poi
quella dell’imperialismo seguita alla Conferenza di Berlino del 1885 dove le varie potenze
europee si spartirono l’Africa (questo spiega i confini rettilinei che separano gli Stati africani,
senza tener conto dei confini naturali e tanto meno delle popolazioni che abitavano quei
territori);
Imperi coloniali
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Una rete di flussi finanziari sotto forma di prestiti internazionali lega tra loro gli Stati e le
istituzioni finanziarie. Il credito internazionale viene concesso da Stati ad altri Stati, da istituti
economici internazionali come la Banca Mondiale1 e il Fondo Monetario Internazionale 2 o da
istituti di credito pubblici e privati.
Nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale e fino agli anni ’70, la scarsa quantità
di denaro presente sul mercato internazionale determinava una accorta politica dei prestiti
internazionali. Per ridurre i rischi di insuccesso la concessione di crediti avveniva su volumi
finanziari ridotti, per progetti che consentissero un veloce rientro dei prestiti erogati (prestiti a
breve termine) e con un tasso di interesse prestabilito.
Negli anni ’70 l’innalzamento del prezzo del petrolio fece si che i paesi esportatori di
petrolio venissero in possesso di ingenti quantità di denaro (petrodollari) che non trovando
possibilità di investimento all’interno degli Stati furono dirottate all’estero sotto forma di
investimenti e depositi negli istituti di credito dei paesi del primo mondo.
Contemporaneamente l’aumento del prezzo del petrolio trascinò al rialzo anche i prezzi
delle principali materie prime minerarie ed agricole.
Ritenendo che questa congiuntura economica fosse stabile si creò nei paesi esportatori di
materie prime l’aspettativa di basare il proprio sviluppo economico sulla crescita delle
produzioni e delle esportazioni, mentre tra le istituzioni finanziarie pubbliche e private si creava
l’aspettativa della solvibilità quasi infinita di questi paesi.
Perciò l’aumento della liquidità determinato dai petrodollari spinse gli istituti di credito ad
offrire condizioni di prestito molto vantaggiose anche su finanziamenti a medio ed a lungo
termine, che vennero proposti con tassi di interesse variabile e molti paesi, soprattutto quelli
ricchi di risorse minerarie, accettarono ed alcuni (Africa) anziché finanziare la rete di
infrastrutture di cui avevano bisogno o promuovere l’incremento dell’istruzione e della sanità,
investirono in favore delle elité dominanti ammodernando le capitali, realizzando aeroporti, aree
commerciali e quartieri residenziali.
Negli anni ’80 però una nuova congiuntura internazionale dovuta a differenti fattori quali:
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Banca Mondiale / World Bank Istituita nel 1944 ha sede a Washington (U.S.A) Utilizzando fondi proprio reperiti
sul mercato dei capitali, fornisce prestiti con basso tasso di interesse ai paesi in via di sviluppo, per la realizzazione di
progetti specifici.
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F.M.I. / International Monetary Fund Istituito nel 1944 ha sede a Washington (U.S.A).Aderiscono al F.M.I.. 184
paesi. Promuove la cooperazione internazionale nel settore monetario e in quello della stabilizzazione valutaria segue
le congiunture economiche dei membri e concede prestiti ai paesi che hanno un deficit nella bilancia dei pagamenti.
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il monopolio delle società multinazionali3 che controllano larga parte del ciclo
produttivo delle materie prime (acquisto, trasporto, lavorazione e commercio)
la saturazione del mercato fatta dai produttori che avevano aumentato le esportazioni
la bassa percentuale sul prezzo finale del prodotto che è destinata al paese produttore
(in quanto si tratta di merci a basso valore aggiunto).
Tutto ciò determinò il crollo dal 1980 al 1991 di circa il 50% dei prezzi delle materie prime
e contemporaneamente si ebbe una crescita dei prezzi dei prodotti ad elevato valore aggiunto
che questi paesi importavano dal primo mondo.
La crisi degli anni ’80 producendo una riduzione della quantità di denaro in circolazione ha
determinato un aumento dei tassi di interesse, in media 4 volte più alto di quelli praticati nei
paesi industriali, che ha messo in serie difficoltà i paesi debitori. Tale situazione è peggiorata
ulteriormente quando le banche hanno trasformato le rate di debito scadute in ulteriori prestiti
concessi a tasso di interesse più elevato, innescando la spirale dell’indebitamento dei paesi del
sud del mondo.
Di fronte alla stretta creditizia effettuata agli istituti di credito del primo mondo, via via che
aumentava il grado di insolvenza, i paesi poveri si sono rivolti alla Banca mondiale ed al Fondo
Monetario Internazionale. Soprattutto quest’ultimo ha concesso prestiti destinanti però a
finanziare la restituzione del debito anziché a creare opportunità di sviluppo, producendo così il
paradosso che questi paesi ora devono pagare gli interessi sul vecchio debito e quelli sul debito
contratto con il F.M.I. Inoltre su richiesta del F.M.I. questi paesi hanno dovuto attuare misure
strutturali sulle proprie economie interne quali:
taglio della spesa pubblica soprattutto su sanità e istruzione
liberalizzazione del sistema bancario con riduzione o abolizione dei finanziamenti
alle imprese locali e con l’innalzamento dei tassi di interesse
privatizzazione delle imprese pubbliche con conseguente aumento dei prezzi delle
utenze.
Contemporaneamente gli istituti di credito hanno iniziato a scambiare quote di debito con
titoli di proprietà di società pubbliche che sono così sempre più controllate da investitori
stranieri.
AUMENTO DEL DEBITO ESTERO NELLE DIVERSE REGIONI DAL 1986 AL 19974
(in miliardi di dollari)
Asia meridionale
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Società multinazionali: Imprese che dal paese in cui ha sede il centro direttivo (società madre) lavorano su scala
multinazionale attraverso filiali ed investimenti esteri. Il loro numero alla fine degli anni ’90 era valutato in 60.000 e
quello delle filiali in 500.000.
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d. A livello ambientale una delle piaghe che colpisce soprattutto l’Africa nella fascia del
Sahel è quella della desertificazione causata dai ricorrenti periodi di siccità, ma anche da
cause antropiche quali lo sfruttamento eccessivo di pascoli e coltivi, dall’eccessivo
emungimento d’acqua dalle falde che ne provoca la salinizzazione e dalla deforestazione
massiccia. Il fenomeno della deforestazione è inoltre presente anche nella fascia equatoriale
dove la foresta pluviale viene profondamente intaccata per procurare legname pregiato.
L’ambiente viene inoltre minacciato anche dall’inquinamento chimico. Sebbene le aree
industrializzate siano assai esigue rispetto alle dimensioni del continente, in generale
mancano bassi sono i livelli di controllo riguardo la sicurezza e lo smaltimento dei rifiuti
così i reflui liquidi, solidi e gassosi, delle lavorazioni prodotte da fabbriche inquinanti e con
sistemi produttivi antiquati vengono dispersi nell’ambiente. Oltre ciò molti paesi hanno
accettato di divenire le discariche di rifiuti tossici e nocivi dei paesi dell’Occidente (casi di
questo genere sono stati denunciati in Nigeria, Benin, Congo e Guinea Bissau).
F. Turismo
L’africa vede flussi turistici assai diversificati nelle diverse parti del suo territorio. In particolare
il numero maggiore di presenze, fino a sei milioni di ingressi l’anno, si concentrano nell’Africa
settentrionale, dove tre Paesi: Marocco, Tunisia ed Egitto ricevono i flussi maggiori, mentre la
Libia apertasi più recentemente al turismo vede ancora flussi ridotti. L’altra area di grande
richiamo si localizza in Africa meridionale dove ancora su tre Paesi: Repubblica Sudafricana,
Botswana e Zimbabwe, si concentrano i flussi maggiori anche se in forma minore rispetto al
Nord Africa a causa della lontananza dalle aree di turismo attivo. Per larga parte degli Stati
africani non sono comunque disponibili i dati sulle presenze, a conferma di un numero di
presenze veramente esiguo.
Numero di ingressi
Le principali risorse turistiche che costituiscono motivazioni di richiamo per i turisti che si
recano in Africa vedono attrattive di carattere culturale e naturalistico in Africa del nord e
prevalentemente naturalistico nell’Africa centro meridionale.
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Attrattive culturali
L’africa settentrionale può essere distinta in due aree principali. La parte occidentale vede la
presenza di testimonianze archeologiche, puniche, greche e romane come Cartagine in Tunisia o
Leptis Magna in Libia. A queste si è sovrapposta la colonizzazione araba che in Marocco, nelle
città imperiali di Rabat, Fès, Meknès e Marrakech, mostra i preziosi tesori dell’arte islamica
nelle moschee, nei palazzi e nelle medine. Ad oriente invece l’Egitto mostra la sua storia
millenaria nelle vestigia monumentali della civiltà egizia che si concentrano nella piana di Giza,
nei complessi archeologici di Luxor e Karnak e nella valle dei Re.
Altri siti di interesse archeologico si trovano più a sud verso in Sudan, dove si localizzano
complessi pre egiziani, difficili però da visitare a causa della situazione politica del paese. Verso
oriente, in Etiopia, nel I sec. d.C. ebbe origine un regno che nel IV sec. Si convertì al
cristianesimo assumendo la particolare forma del rito copto. Di particolare interesse sono i siti
archeologici dove si rinvengono particolari tipi di obelischi e le chiese, anche ipogee, decorate
con cicli di figure che narrano le vicende sacre. Nell’Africa centro meridionale sebbene sia
attestata la presenza di importanti regni come quelli del Mali o del Songhai o quelli del Congo e
di Monomotapa (Zimbabwe e Mozambico) le testimonianze archeologiche si fanno più rare e
meno interessanti.
Attrattive naturalistiche
Molti governi africani hanno istituito parchi e riserve naturali assai estesi (talvolta come intere
regioni italiane), dove è possibile effettuare safari fotografici e vedere gli animali liberi nel loro
ambiente naturale. Il maggior numero di questi parchi si trova nell’Africa centro meridionale.
I principali parchi e le più note riserve sono:
Nell’ambiente della savana: il Kafue National Park (Zambia), il W National Park (Benin, Niger
e Burkina Faso), il cratere di Nogorongoro (Tanzania), il Serengeti e la riserva del Masai Mara
(Kenia), in questi parchi è possibile vedere i cosiddetti “big five”, ossia il leone, l’ippopotamo,
il rinoceronte, l’elefante e il bufalo.
Nell’ambiente della foresta pluviale: il parco dei Virunga (Repubblica Democratica del Congo),
quello dei Vulcani (Ruanda) e la riserva di Kigezi (Uganda) dove è possibile vedere gli ultimi
gorilla di montagna.
Nell’ambiente montano: il Parco Nazionale del Kilimangiaro ( Tanzania) dove l’interesse è dato
dalle particolari fasce di vegetazione che si succedono dal basso verso l’alto.
Nell’ambiente del deserto: il parco del Tassili -n- Ajjer (Algeria) dove oltre all’ambiente
desertico l’interesse è suscitato da graffiti, incisioni e pitture rupestri che mostrano l’ambiente
naturale del Sahara quando il clima era più umido.