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Lezione 1: L’Europa fisica I CONTINENTI SI DISTINGUONO PER RAGIONI FISICHE E

STORICO-CULTURALI
Ogni continente della Terra ha una sua individualità non solo per caratteristiche fisiche, ma
anche per ragioni storiche e culturali, per le civiltà che vi hanno vissuto e per i popoli che
vi abitano.
Tenendo conto di questi aspetti, possiamo distinguere sette continenti:
Europa, Asia, Africa, America settentrionale e centrale, America meridionale, Oceania,
Antartide.
Studieremo l’Europa (e l’Italia che ne è parte) dal punto di vista geografico, per capire le
ragioni che hanno favorito l’insediamento umano e per conoscere i paesaggi che nei secoli
gli uomini hanno creato modificando i diversi ambienti naturali.
Continente
I continenti sono vaste porzioni di terre emerse delimitate dagli oceani.
EUROPA O EURASIA?
L’Europa si trova interamente nell’emisfero boreale, quindi a nord dell’Equatore. Per
dimensione è il sesto continente (supera i 10 milioni di km2) ed è il terzo come popolazione.
CONTINENTI A CONFRONTO CONTINENTESUPERFICIE (IN KM2) POPOLAZIONE
Europa 10 365 470 717 583 695
Asia 44 804 194 4 284 024 496
Africa 30 147 296 1 072 661 417
America settentrionale e centrale 24 391 134 555 530 228
America meridionale 17 818 022 407 325 030
Oceania 8 530 577 39 197 237
Antartide 14 000 000 4000 persone circa in estate - 1000 persone circa in inverno

Quali sono le dimensioni dell'Europa?


La superficie dell'Europa supera i 10 milioni di km2.
Essa è quasi 33 volte superiore alla superficie dell'Italia e rappresenta la 7° parte delle
terre emerse.
L'Europa è uno dei continenti più piccoli:
• per dimensioni è seguito solamente dall'Oceania
• e rappresenta meno di 1/4 della superficie dell'Asia che è il continente più vasto del
pianeta.
L'Europa è un continente?
L'Europa, a differenza degli altri continenti, non è completamente circondata dagli
oceani. Essa, infatti, forma un tutt'uno con l'Asia.
Per questa ragione alcuni autori ritengono che essa debba essere considerata una penisola
del continente euroasiatico formato da Europa ed Asia insieme.
In quale emisfero è situata l'Europa?
L'Europa è situata interamente nell'emisfero boreale.
Quanto è estesa l'Europa?
L'Europa si estende:
• da est ad ovest per circa 5.000 km;
• da nord a sud per più di 4.200 km.
Quali sono i confini dell'Europa?
L'Europa confina ad est con l'Asia dalla quale è separata dalla catena dei monti Urali e dal
fiume Ural.
Gli altri tre lati sono bagnati dal mare:
• a sud-est dal Mar Caspio e dal Mar Nero con un breve tratto di terra rappresentato
dai monti del Caucaso che segnano il confine con il continente asiatico;
• a sud dal Mare Mediterraneo; • ad ovest dall'Oceano Atlantico;
• a nord, dal Mare Glaciale Artico, che si divide in diversi mari di minore importanza.
Quali sono i punti estremi dell'Europa?
I punti estremi dell'Europa sono:
• a nord, capo Nord in Norvegia; • ad est, il mare di Kara in Russia; • a sud, capo
Anemómylos, nell'isola di Creta;
• ad ovest, capo di Bjargtangar in Islanda.
Quali caratteristiche fisiche presenta l'Europa?
Dal punto di vista fisico l'Europa ha una struttura piuttosto varia:
• la superficie è piatta ed uniforme ad ovest;
• mentre ad est è ricca di montagne ed il mare penetra all'interno del territorio
formando molte penisole.

Tante sono le isole di grandi dimensioni:


• la Gran Bretagna, l'Islanda, l'Irlanda nell'Oceano Atlantico;
• la Sicilia, la Sardegna, la Corsica, le Baleari, Creta nel Mediterraneo.
L'EUROPA: CARATTERISTICHE FISICHE IL RILIEVO
L’Europa si estende nell’emisfero boreale tra 71° e 34° di latitudine nord e tra 10° di
longitudine Ovest e 68° di latitudine Est.
Ha una superficie di circa 10,4 milioni di chilometri quadrati, corrispondenti al 7% delle terre
emerse. A Est è unita all’Asia, di cui forma una grande penisola dal punto di vista
geografico; ma dal punto di vista storico-culturale l’Europa è considerata un continente a sé.
Per dividere l’Europa dall’Asia sono stati scelti i Monti Urali, in Russia.
I MONTI DELL’EUROPA
L’Europa non ha grandi e imponenti catene montuose come l’Himalaya in Asia, o le
Montagne Rocciose in America; non ha nemmeno vaste pianure. In Europa c’è un continuo
alternarsi di montagne e colline, bassopiani e pianure, che rendono il nostro continente
molto vario.
L’altezza media dell’Europa è di 340 metri, assai inferiore a quella degli altri continenti.
Dal punto di vista morfologico (o del rilievo) possiamo distinguere in Europa 2 zone: - la
zona settentrionale, dove troviamo soprattutto pianure e rilievi piuttosto bassi - la zona
meridionale, dove prevalgono i monti e le pianure sono poco estese. Le montagne della
parte settentrionale si distinguono da quelle della parte meridionale anche per l’età
geologica: infatti i monti settentrionali sono molto antichi (si sono formati da 600 a 225
milioni di anni fa) e quindi hanno subito per milioni di anni l’erosione del vento, della
pioggia, dei ghiacci; questo li ha fatti abbassare di altitudine e assumere delle forme
tondeggianti.
I monti meridionali sono più giovani (si sono formati da 65 a 2 milioni di anni fa), perciò
hanno avuto una minore erosione e sono più alti, più aguzzi e con versanti ripidi.
I VULCANI
In Europa ci sono molti vulcani. In particolare
- in Italia (l’Etna, il Vesuvio, lo Stromboli, Vulcano sono vulcani ancora attivi, ma
numerosisono anche i vulcani spenti, come il Monte Amiata),
- in Islanda (che ha circa 130 vulcani attivi, tra cui quelli sottostanti il ghiacciaio Vatnajokull),
- in Spagna (le isole Canarie sono di origine vulcanica),
- in Portogallo (le isole Azzorre sono di origine vulcanica)
- in Francia (la regione dell’Alvernia caratterizzata dal Massiccio Centrale che è un
sistemavulcanico estinto).
LE COLLINE DELL’EUROPA
L’Europa è ricca di sistemi collinari diffusi un po’ ovunque, di solito nelle zone circostanti le
catene montuose; ad esempio nei pressi delle Alpi, degli Appennini, degli Urali, delle Alpi
Scandinave, dei Pirenei, dei Carpazi e così via.
Sistemi collinari a sé stanti possiamo individuarli in Francia (le colline della Champagne), in
Islanda, in Irlanda (le Midlands centrali), in Spagna, in Germania e in tutta l’Europa orientale
(il Rialto del Valdaj e le Alture del Volga in Russia).
Numerosi sono anche gli altopiani, come per esempio la Meseta spagnola (che ha
un’altitudine media di 600 metri) o il Ripiano Podolico in Ucraina.
Ma più che conoscere il nome delle colline europee è interessante sapere la loro origine. In
Europa possiamo individuare 3 tipi di colline: - le colline nate dall’erosione delle montagne
- le colline di origine morenica (cioè formate dai detriti trasportati a valle dai ghiacciai)
- le colline di origine vulcanica.
LE PIANURE DELL'EUROPA
Per quanto riguarda le pianure, l’Europa si può dividere in due zone:
- la zona settentrionale è quella più ricca di pianure: si tratta di terreni che vengono
chiamatibassopiani o scudi, hanno un’origine antichissima e sono stati erosi fino alle forme
attuali da grandi ghiacciai, che hanno levigato il terreno e lasciato alcune tracce della loro
presenza nelle colline moreniche distribuite un po’ ovunque. Le due massime pianure sono
il
Bassopiano germanico (o germanico-polacco) e il Bassopiano sarmatico;
- la zona meridionale è meno ricca di pianure, perché le catene montuose sono
spessovicine alla costa; si tratta di pianure alluvionali (cioè formate dai detriti portati dai
fiumi che scendono dalle montagne) e non sono molto estese. Le principali sono il
Bassopiano francese nella Francia nord-occidentale, la Pianura padana in Italia, la Pianura
ungherese tra le Alpi orientali e i Carpazi, la Valacchia tra i Carpazi e i Balcani.
Un discorso a sé merita la Depressione caspica, che si trova a nord del Mar Caspio: si tratta
di una grande area pianeggiante che si trova sotto il livello del mare e che si è formata da
un antico oceano che si estendeva in questa zona.
In Europa (ma anche negli altri continenti) le zone pianeggianti sono tutte densamente
abitate e coltivate e sono piuttosto rare le aree dove cresce ancora la vegetazione
spontanea (per lo più boschi di latifoglie); spesso si tratta di aree protette.
POPOLAZIONE
Quanti sono gli abitanti dell'Europa?
In Europa, vivono più di 700 milioni di abitanti.
Qual è la densità di popolazione in Europa?
La densità di popolazione dell'Europa è di 71 abitanti per km2.
Chiaramente questo è un valore medio: di conseguenza ci sono zone dell'Europa con una
densità di popolazione molto superiore ed altre con una densità di popolazione inferiore.
Quali sono le lingue più diffuse in Europa?
Le lingue più diffuse in Europa sono quelle neolatine, ma sono parlate anche lingue ugro-
finniche e lingue altaiche.
Quali sono le religioni più professate in Europa?
In Europa, le religioni più professate sono quelle cristiane.
Lezione 2: L’Unione europea
In questa lezione parleremo dell'Unione Europea!

L'Unione europea
L'Unione europea è un gruppo di 27 Paesi europei.
Questi Paesi si sono riuniti per rendere la vita delle persone migliore, più semplice e più
sicura.
Questi Paesi hanno deciso di lavorare insieme e di aiutarsi.
Come è nata l'Unione europea
L'idea di creare l'Unione europea è nata dopo due grandi guerre in Europa.
I Paesi europei hanno capito che è meglio collaborare che fare la guerra.
All'inizio solo 6 Paesi europei hanno deciso di lavorare insieme:
o Belgio o
Francia o
Germania o
Italia o

Lussemburgo o
Paesi Bassi
Ben presto altri Paesi europei hanno voluto fare lo stesso e così è nata l'Unione europea.
Oggi, i Paesi che fanno parte dell'Unione europea sono 27 Questi Paesi sono:
o Austria o
Belgio o
Bulgaria o
Cipro o
Croazia o
Cechia o
Danimarca o
Estonia o
Finlandia o
Francia o
Germania o
Grecia o
Irlanda o
Italia o
Lettonia o
Lituania o

Lussemburgo o
Malta
o Paesi Bassi
o Polonia o
Portogallo o
Romania
o Slovacchia o
Slovenia o
Spagna o
Svezia o
Ungheria
Nel giugno del 2016 il Regno Unito ha deciso di uscire dall'Unione europea.
Così, dal 31 gennaio 2020 il Regno Unito non fa più parte dell'Unione europea.
Gli obiettivi e i valori dell’Unione europea
Tutti i Paesi che fanno parte dell'Unione europea lavorano insieme per fare in modo che:
● Ci sia la pace in Europa
● Le persone possano vivere bene
● Tutti siano trattati con giustizia e nessuno sia escluso
● Le lingue e le culture di tutti siano rispettate
● L'economia europea sia forte e i Paesi usino la stessa moneta nel commercio fra un
Paese e l'altro.
I Paesi dell'Unione europea condividono dei valori importanti.
Ad esempio, si impegnano a fare in modo che tutti siano trattati in modo uguale e che i loro
diritti siano rispettati.
La pace in Europa
Da quando l'Unione europea è stata creata non ci sono più state guerre fra i Paesi che la
costituiscono.
Grazie all'Unione europea tutti i Paesi in Europa possono lavorare insieme in pace.
Nel 2012 l'Unione europea ha vinto un premio importante, il "premio Nobel per la pace".
Lo ha vinto per tutto quello che fa per mantenere la pace in Europa.
Muoversi liberamente
Grazie all'Unione europea le persone possono andare liberamente da un Paese all'altro.
Possono vivere, studiare o lavorare in qualsiasi Paese dell'Unione europea.
Ad esempio, un francese può decidere di andare a lavorare in Italia.
Oppure uno studente del Belgio può andare all'università in Grecia.
Anche i prodotti, i servizi e i soldi possono circolare liberamente da
un Paese dell'Unione europea all'altro.
L'Unione europea nel mondo
L'Unione europea svolge un ruolo importante nel mondo in molti modi diversi.
Ad esempio:
● Vende molti prodotti e servizi ad altri Paesi e compra anche prodotti da altri Paesi, in
questo modo aiuta l'economia mondiale.
● Aiuta milioni di persone che vivono in Paesi poveri al di fuori dell'Unione europea.
● Cerca di fare del mondo un posto più sicuro in cui tutti siano trattati con giustizia e le
leggi siano rispettate.
Entrare a far parte dell'Unione europea
Per poter entrare a far parte dell'Unione europea, un Paese deve:
● Accettare tutte le leggi e i valori dell'Unione europea
● Impegnarsi a fare in modo che queste leggi e questi valori siano rispettati.
Può essere necessario molto tempo per arrivare a questa situazione.
Ora alcuni Paesi stanno lavorando per entrare a far parte dell'Unione europea.
Questi Paesi sono:
● Albania
● Macedonia del Nord



Montenegro
Serbia
Turchia
Per poter entrare a far parte dell'Unione europea, questi Paesi devono si affinché le leggi e i
valori dell’Unione europea siano rispettati.
Lo spazio Schengen
L'Unione europea ha creato to "spazio Schengen".
Lo spazio Schengen è un'area senza frontiere.
In quest'area le persone possono spostarsi da un Paese all'altro liberamente e facilmente.
Non ci sono controlli alla frontiera quando passano da un Paese all'altro.
Grazie allo spazio Schengen, ora è più facile viaggiare per lavoro o per turismo.
Lo spazio Schengen è stato creato nel 1985.
Oggi 22 dei 27 Paesi dell'Unione europea fanno parte dello spazio Schengen.
Questi Paesi sono:
● Austria
● Belgio
● Cechia
● Danimarca
● Estonia
● Finlandia
● Francia
● Germania
● Grecia
● Italia
● Lettonia
● Lituania
● Lussemburgo
● Malta
● Paesi Bassi
● Polonia
● Portogallo
● Slovacchia
● Slovenia
● Spagna
● Svezia
● Ungheria
Anche altri 4 Paesi al di fuori dell'Unione europea fanno parte dello spazio Schengen:
● Islanda
● Liechtenstein
● Norvegia
● Svizzera
Ciò significa che le persone possono viaggiare liberamente e facilmente fra questi Paesi.



In questo modo è più facile andare in uno di questi Paesi per turismo o per lavoro.
Le lingue dell'Unione europea
In ogni Paese dell'Unione europea le persone parlano la loro lingua.
L'Unione europea protegge il diritto delle persone di comunicare nella loro lingua. È per
questo che l'Unione europea mette a disposizione tutti i documenti e le informazioni
importanti in tutte le lingue parlate nei vari Paesi:
bulgaro
ceco
croato
● danese
● estone
● finlandese
● francese
● greco
● inglese
● irlandese
● italiano
● lettone
● lituano
● maltese
● olandese
● polacco
● portoghese
● rumeno
● slovacco
● sloveno
● spagnolo
● svedese
● tedesco
● ungherese
In questo modo tutti nell'Unione europea possono trovare le informazioni importanti
nellaloro lingua e capirle.
La moneta dell'Unione europea
Quasi tutti i Paesi che fanno parte dell'Unione europea usano la stessa moneta.
Questa moneta si chiama "euro".
Usare la stessa moneta aiuta i Paesi dell'Unione europea a commerciare fra di loro. Ad
esempio, uno spagnolo può comprare qualcosa dal Belgio senza problemi e senza costi
aggiuntivi.
Usare la stessa moneta aiuta la gente a viaggiare, a comprare prodotti da altri Paesi e ad
avere più scelta.
Oggi 19 dei 27 paesi dell'Unione europea utilizzano l'euro. Questi Paesi sono:
● Austria



● Belgio
● Cipro
● Estonia
● Finlandia
● Francia
● Germania
● Grecia
● Irlanda
● Italia
● Lettonia
● Lituania
● Lussemburgo
Malta
Paesi Bassi
Portogallo
● Slovacchia
● Slovenia
● Spagna
La bandiera europea
Questa è la bandiera dell’Unione europea:
La bandiera dell'Unione europea è blu con un cerchio di stelle dorate.
È un simbolo che mostra che i Paesi dell'Unione europea sono uniti e si aiutano a vicenda.
L’inno europeo
Ogni Paese ha un brano musicale che simboleggia i suoi valori e la sua cultura.
Questo brano musicale si chiama "inno".
Anche l'Unione europea ha il suo inno.
Nel 1985, i politici che prendono le decisioni nell'Unione europea hanno scelto un brano di
un compositore molto importante come inno dell’Unione europea.
Il compositore è Ludwig van Beethoven.
Questa musica mostra quanto è importante che tutti siano liberi, che vivano in pace e che si
aiutino a vicenda.
L'Unione europea crede in questi valori ed è per questo che ha scelto questa musica
come inno.
Uniti nella diversità
L'Unione europea usa la frase "uniti nella diversità" per mostrare quali sono i suoi valori.
Essere uniti nella diversità significa che:
Le persone nell'Unione europea possono avere culture e lingue diversema si aiutano a
vicenda e lavorano insieme in pace.
Non c'è nulla di male ad avere lingue e culture diverse.
Al contrario. Le persone di culture diverse possono imparare molto le une dalle altre e
lavorare bene insieme.
Come funziona l'Unione europea
L'Unione europea ha 3 istituzioni principali:



● La Commissione europea: Le persone della Commissione europea propongono le
leggi per l'Unione europea.
● Il Parlamento europeo: Le persone del Parlamento europeo sono elette da tutti i
cittadini europei per proteggere i loro diritti.
● Il Consiglio dell'Unione europea: I politici che prendono le decisioni In ogni Paese
dell'Unione europea si riuniscono e formano il Consiglio dell'Unione europea.
Queste 3 istituzioni sono molto importanti per l'Unione europea. Lavorano insieme
per migliorare la vita in Europa:
● La Commissione europea propone le leggi.
● Il Parlamento europeo e il Consiglio dell'Unione europea discutono di queste leggi e
decidono se vogliono applicarle in Europa.
● Se decidono che una legge deve essere applicata in Europa, tutti i Paesi dell'Unione
europea devono lavorare per adottarla in ogni Paese.
Altre istituzioni importanti dell'Unione europea sono:
● La Corte di giustizia dell'Unione europea che fa in modo che tutte le leggi siano
rispettate nell'Unione europea.

La Corte dei conti che controlla che i soldi dell’Unione europea siano spesi nel modo
giusto.
Ci sono anche altre istituzioni dell'Unione europea
che fanno un lavoro importante.
Ad esempio:
● Controllano che l'Unione europea funzioni nel modo giusto e rispetti i diritti di tutti.
● Pubblicano informazioni utili sull'Unione europea.
● Scelgono le persone con le capacità giuste per lavorare per l'Unione europea.
● Proteggono i diritti di tutti gli europei, ad esempio le persone con disabilità e i
lavoratori.
Tutte queste istituzioni lavorano insieme per fare in modo che l'Unione europea funzioni
bene a vantaggio di tutti.

Lezione 3: L'Italia fisica [I]


In questa lezione parleremo della geografia fisica dell’Italia
LA GEOGRAFIA FISICA DELL’ITALIA
Per potere capire appieno questa lezione, ti presentiamo alcune parole chiavi:
La penisola
È un territorio unito da una sola parte al continente e circondato dalle acque dalle altre tre
parti. Le principali penisole europee sono: Scandinavia, Iberica, Italica, Balcanica.
La catena montuosa
È formata da una serie di montagne vicine. La collina È un rilievo poco elevato, di solito
inferiore ai 600 metri sul livello del mare.
La pianura
È una zona pianeggiante, cioè senza colline o montagne, che si trova a pochi metri sul
livello del mare.
L’arcipelago
È l’insieme di piccole e grandi isole.

L’Italia si trova nel Sud dell’Europa ed è una lunga penisola nel mar Mediterraneo. A nord il
suo territorio è delimitato dalla catena montuosa delle Alpi. Le colline occupano circa il 40%
del territorio italiano, mentre un terzo è occupato da montagne e il 23% da pianure. L’Italia è
un Paese marittimo poiché il Mar Mediterraneo circonda il suo territorio dividendosi in molti
mari: Ligure, Tirreno, Ionio, Tirreno. Nei mari italiani ci sono due grandi isole: la Sicilia e la
Sardegna, e altre isole minori raggruppate in arcipelaghi.
Le Alpi
Le Alpi sono la catena più alta d’Europa. Molte cime in Italia superano i 4000 m: il Monte
Bianco (4807 m), il Gran Paradiso, il Cervino, il Monte Rosa, il Bernina. Le cime più alte si
trovano nella parte occidentale, in Piemonte e Valle d’Aosta; le altezze decrescono man
mano che si va verso est. Il paesaggio alpino è stato in gran parte determinato dall'azione
erosiva dei ghiacciai durante le epoche glaciali. Le Alpi sono un’importantissima riserva
idrica; i ghiacciai, i nevai e le piogge frequenti danno origine a un gran numero di corsi
d’acqua e di laghi. I 2/3 dei laghi italiani si trovano nella regione alpina. I maggiori laghi
italiani sono quelli prealpini: il Lago di Garda (370 km2 ), il Lago Maggiore, il Lago di Como.
Nascono sulle Alpi il Po (652 km), il maggiore fiume italiano, i suoi affluenti di sinistra (come
il Ticino, l’Adda, l'Oglio, il Mincio) e alcuni di quelli di destra, come il Tanaro. L’Adige
(secondo fiume italiano per lunghezza, 410 km), il Brenta, il Piave e il Tagliamento sono
importanti fiumi alpini che non sfociano nel Po, ma vanno a gettarsi direttamente
nell'Adriatico.
Gli Appennini
Il nome Appennino deriva da Penn, una divinità venerata dai Celti, popolo che abitò l’Italia
peninsulare prima della dominazione dei Romani. La catena degli Appennini è lunga circa
1200 km, poco più delle Alpi; la sua larghezza varia dai 60 ai 140 km, ed è massima nella
parte centrale. Gli Appennini coprono circa il 18% del territorio nazionale. Sono montagne
giovani, ma più basse delle Alpi: la cima più alta, il Gran Sasso d’Italia, arriva a 2912 m. Ciò
è dovuto al fatto che la maggior parte degli Appennini è costituita da rocce facilmente
erodibili, come l’argilla, l’arenaria e il calcare; perciò sono stati erosi velocemente e hanno
acquisito l’aspetto arrotondato di montagne più vecchie. La regione appenninica è
caratterizzata da una grande varietà di paesaggi, legata alla notevole estensione nord-sud
della catena (quasi 800 km in linea d’aria) ma anche ai diversi tipi di rocce che formano le
varie zone.
L’Appennino centrale è formato da un insieme di catene parallele, fra le quali si trovano
spesso vaste conche e pianure. In Abruzzo, Campania e Basilicata le montagne non
formano una vera e propria catena: sono massicci o gruppi isolati, tra i quali corrono valli in
direzioni diverse. In Calabria e in Sicilia, gli Appennini tornano a formare una catena
compatta. Negli Appennini, l’estensione dei ghiacciai durante le epoche glaciali era assai più
ridotta che sulle Alpi; quindi la loro azione sul paesaggio è stata molto meno importante. Gli
Appennini, diversamente dalle Alpi, sono poveri di nevai; è presente un unico piccolo
ghiacciaio, sul Gran Sasso. I fiumi appenninici sono, in generale, inferiori a quelli alpini per
lunghezza e portata. Sono alimentati prevalentemente dalle piogge, perciò hanno una
portata maggiore in inverno e minore in estate, quando le precipitazioni scarseggiano. I fiumi
appenninici che si gettano nell'Adriatico hanno un corso breve, perché nascono vicino al
mare. Hanno una portata scarsa e irregolare; sono in piena per un periodo o due all'anno
(tra inverno e primavera), mentre d’estate tendono a prosciugarsi. Tra i pochi fiumi di una
certa lunghezza, il Reno (211 km), l’Aterno Pescara e il Tronto. Nascono dall'Appennino
anche la maggior parte degli affluenti di destra del Po, come il Trebbia, il Taro, il Secchia e il
Panaro. I fiumi appenninici che si gettano nel Tirreno hanno solitamente un percorso
complicato e irregolare, per la presenza di catene parallele all'Appennino che impediscono
loro un immediato sbocco al mare. Il Tevere (405 km) e il Serchio, per esempio, scorrono a
lungo parallelamente alla costa prima di trovare un varco per sfociare nel Tirreno. Si gettano
nel Tirreno anche l’Arno e il Sele. I fiumi appenninici che si gettano nel Mar Ionio sono tutti
brevi (Bradano, Basento). Gran parte di essi sono fiumare, torrenti temporanei che si
formano d’inverno dopo lunghe piogge e che trascinano grandi masse di detriti, spesso in
modo improvviso e quindi pericoloso. Finita la pioggia, il loro letto si secca, e si trasforma in
un’arida distesa sassosa.
La Pianura padana
La Pianura padana occupa il 14% del territorio italiano (circa 45000 km2 ) e quasi i due terzi
di tutte le aree pianeggianti. Si tratta di una pianura alluvionale: i terreni che la ricoprono
sono formati da alluvioni, cioè da materiali trasportati e depositati dai corsi d’acqua. Il più
importante tra questi fiumi, il Po, era chiamato dai latini Padus, e dà il nome alla Pianura
padana. Quest’area ha assunto l’aspetto attuale in tempi relativamente recenti (circa 600000
anni fa), mentre prima era occupata dal mare. La Pianura padana non è del tutto
pianeggiante, ma è in leggera pendenza: scende dai bordi della pianura verso il letto del Po
e da ovest a est, avvicinandosi al mare. Essa viene infatti suddivisa in alta pianura e bassa
pianura. In realtà, la differenza ha a che fare non tanto con l’altitudine, quanto con la
composizione dei terreni. Infatti, il Po e i suoi afluenti scendono dalle montagne trascinando
materiali che poi depositano a valle via via che la corrente si fa meno rapida e impetuosa. I
primi a cadere sul fondo sono i materiali più grossi e pesanti (ciottoli, ghiaie), mentre le
particelle più fini e leggere (sabbie, limo, argilla) sono trasportate più avanti, verso il mare.
La zona in cui si accumulano i sedimenti più grossolani, cioè la fascia rialzata ai bordi della
pianura, è detta alta pianura; la zona dove si depositano le sabbie più fini è detta bassa
pianura. Il terreno dell’alta pianura, avendo più spazi vuoti tra una pietra e l’altra, è più
facilmente attraversato dall’acqua, perciò risulta più arido. Il terreno della bassa pianura è
invece più compatto e rimane a lungo impregnato d’acqua, pertanto ospita una ricca
agricoltura.
Le altre pianure d’Italia
Le altre pianure italiane sono costiere, generalmente formate da sedimenti portati dai fiumi e
dal mare, spesso bonificate dopo essere state coperte da paludi per secoli. Alcuni esempi
sono la Maremma (tra Toscana e Lazio), l’Agro Pontino (a sud di Roma), la Piana del Sele
(Campania), la Piana del Fucino (Abruzzo), la Piana di Metaponto (Basilicata), il Tavoliere
(Puglia), il Campidano (Sardegna), la Piana di Catania (Sicilia). Le zone bonificate
presentano un paesaggio tipico, dove la distribuzione del territorio non è il risultato di
vicende secolari, ma dall’azione dell’uomo.
Clima e ambiente
L’Italia è attraversata dal 45° parallelo Nord, alla stessa distanza dal Polo Nord e
dall’Equatore; perciò si trova nella regione climatica temperata. La sua estensione da nord a
sud nel Mar Mediterraneo tuttavia influisce sul clima, così possiamo distinguere sei fasce
climatiche:
● la fascia alpina con clima continentale freddo di alta montagna caratterizzato dal
bioma della foresta boreale.
● la fascia padana con clima continentale temperato caratterizzato dal bioma della
foresta di latifoglie, ormai scomparsa per lasciare posto alle terre coltivate.
● la fascia appenninica con clima continentale freddo all’interno, più temperato verso le
coste
● la fascia mediterranea vera e propria a sud e nelle isole con la vegetazione tipica
della macchia mediterranea e le coltivazioni introdotte dagli esseri umani
● la fascia tirrenica con clima mediterraneo ma più piovoso
● la fascia adriatica più fredda a causa dei venti freddi che arrivano dall’Europa nord
orientale.

Lezione 4: L'Italia fisica [II] In questa lezione parleremo delle fonti idriche dell’Italia

L’Italia è bagnata dal mar Mediterraneo, il mare chiuso più grande del mondo e proprio per
questo motivo le sue acque sono più calde. Esso assume nomi diversi a seconda delle
coste che tocca, su quelle italiane troviamo: il mar Ligure compreso tra il golfo di Genova e
la Corsica (isola appartenente alla Francia), è un mare profondo dove troviamo il Santuario
dei Cetacei perché una volta l’anno si avvistano delfini e balene di passaggio. Il mar Tirreno
va dall'Italia Centrale la Sicilia e la Sardegna, è il più profondo dei mari e il suo fondale è
molto particolare perché caratterizzato da vere e proprie montagne. Il mar Ionio unito al mar
Tirreno dallo Stretto di Messina e al mar Adriatico dal Canale d’ Otranto, ha punti
profondissimi come Capo Passero. Il mar Adriatico è lungo stretto e poco profondo e ci
divide dalla penisola Balcanica.
L’Italia è una terra ricca di fiumi che si distinguono per lunghezza e portata e vengono
alimentati dalle piogge e dall’acqua che si scioglie dai ghiacciai o nevai. Ci sono i fiumi alpini
che hanno una maggior portata di acqua perché alimentati non sono dalle piogge ma anche
dai ghiacciai e sono: Po, Dora Riparia, Dora Baltea, Sesia, Ticino, Adda, Mincio, Adige,
Piave e Tagliamento. Ci sono i fiumi appenninici che hanno un corso breve e sono alimentati
dalle piogge, hanno una portata d’ acqua irregolare a carattere torrentizio e sono Tanaro,
Trebbia, Taro, Secchia, Panaro, Reno, Arno, Metauro, Ombrone, Chienti, Tevere, Nera,
Tronto, Velino, Pescara, Sangro, Garigliano, Biferno, Volturno, Calore, Carapelle, Ofanto,
Sele, Agri, Bradano, Basento, Crati.

Il Po

Il Po è il fiume più lungo d’ Italia (652 km), nasce dai ghiacciai del Monviso in Piemonte
attraversa la pianura Padana e sfocia a delta sul mare Adriatico. Lungo il suo percorso
riceve l’acqua da altri fiumi chiamati affluenti: ci sono gli affluenti di sinistra, che sono quelli
alpini e i più importanti sono la Dora Baltea, il Ticino, l’Adda e il Mincio. Gli affluenti di destra
sono i fiumi appenninici e i più importanti sono: il Tanaro, il Trebbia, il Secchia e il Panaro.

I laghi italiani sono di origine diversa: Glaciale (nelle Prealpi) come il lago di Garda, lago
Maggiore, lago di Como e lago di Iseo. Vulcanica (nell'Italia centrale) come lago di Bolsena,
lago di Bracciano e lago di Vico. Costiero come il lago di Varano. L’ unico lago di origine
Tettonica è il lago Trasimeno.

Le coste italiane sono di diverso tipo: ci sono quelle alte e rocciose nella parte Meridionale
della zona del Mar Tirreno e del Mar Ligure, quelle basse e sabbiose nella zona
dell’Adriatico, nella Toscana, Lazio e nel Mar Ionio, le coste paludose e lagunari sono nel
golfo di Venezia, alla foce del Po, nel lago di Varano e nel golfo di Oristano. Grazie alla
conformazione di alcune coste si sono formati golfi e arcipelaghi, i più importanti sono: golfo
di Venezia, Genova e Taranto. Gli arcipelaghi quello Toscano dove si trova l’isola d’ Elba e
quello Campano dove si trovano le isole di Capri e Ischia

Lezione 5: L'Italia [demografica]

L’Italia è uno Stato con 20 regioni e 103 province L’Italia è uno Stato. È un tipo di Stato che
si chiama Repubblica, perché non ha un re o una regina, ma un Presidente della Repubblica
(che è eletto ogni 7 anni). Lo Stato italiano ha un territorio (come tutti gli Stati). Il territorio
dello Stato italiano è diviso in 20 regioni e 103 province.
La superficie complessiva del territorio nazionale, esclusa la Repubblica di San Marino e lo
Stato della Città del Vaticano, ammonta a 302.073 Kmq. Il territorio è costituito per il 35,2%
da 'montagna', per il 41,6% da 'collina' e per il 23,2% da 'pianura'. Il 49% della popolazione
vive nelle zone di pianura, il 38,8% risiede nelle zone collinari, mentre solo il 12,2% vive
nelle zone di montagna.
L’Italia è molto popolata:
Al 1° gennaio 2019, la popolazione residente in Italia risulta pari a 60.359.546 unità
(29.384.766 maschi e 30.974.780 femmine). Circa 124.000 in meno rispetto all’anno
preceente. Nel 2018 continua il calo delle nascite (-18.404 nati), che si attestano a 439.747.
Al 1° gennaio 2019 la popolazione straniera residente ammonta a 5.255.503 persone, l’8,7
per cento del totale dei residenti, con un incremento, rispetto all’anno precedente, del 2,2%
(111.000 persone). La maggioranza degli stranieri proviene dai Paesi dell'UE (30,1%),
mentre fra i paesi extra-europei, il numero maggiore di ingressi si ha dall’Europa centro-
orientale (19,9%) e dall’Africa settentrionale (12,7%).
Al 1° gennaio 2019, l’indice di vecchiaia, cioè il rapporto percentuale tra la popolazione di 65
anni e oltre e la popolazione tra 0 e 14 anni, era pari al 173,1% con un costante aumento
rispetto agli anni precedenti. Il processo di invecchiamento riguarda tutto il territorio
nazionale, ma l'indice di vecchiaia è maggiore nelle regioni del centro e del nord, mentre è
più basso al sud con la punta minima in Campania (129,8%), che risulta essere la Regione
‘meno vecchia’ del paese.
L’aspettativa di vita alla nascita è 80,8 per i maschi e 85,2 per le femmine.
L’Italia è molto abitata in pianura, sulle coste e anche in collina. Solo in montagna è poco
abitata. Le regioni più popolate sono quattro: 1) la Lombardia, che ha 9 milioni di abitanti 2)
la Campania, che ha 5,7 milioni di abitanti 3) il Lazio, che ha 5,1 milioni di abitanti 4) la
Sicilia, che ha 4,9 milioni di abitanti Le due regioni meno abitate sono le più piccole e
montuose: la Valle d’Aosta e il Molise
Tra il 1955 e il 1970 tanti italiani del sud sono andati a lavorare e a vivere nelle grandi città
del nord, soprattutto a Milano e Torino, dove c’erano più industrie (questo si chiama
migrazione interna).
Tanti italiani, fra il 1861 e il 1970 sono anche andati a lavorare e vivere in altri Paesi
dell’America (soprattutto negli Stati Uniti e in Argentina) e dell’Europa (soprattutto in
Germania, in Francia, in Belgio e in Svizzera) e in Australia. (Questo si chiama
emmigrazione. Gli italiani erano emigranti).
Oggi, invece, tante persone vengono a lavorare in Italia dall’Africa, dalla Cina, dalle Filippine
e dall’Europa dell’Est. Oggi ci sono quindi tanti immigrati.
Prima l’Italia aveva tanti emigranti, adesso ha tanti immigrati.
Dove lavorano gli italiani
In Italia ci sono circa 24 milioni di persone che lavorano o cercano un lavoro (la popolazione
totale è di 57 milioni).
Più della metà degli italiani lavora nel settore terziario (o settore dei servizi). Quasi il 30%
degli italiani lavora nell’industria (settore secondario).
Il 5% lavora nell’agricoltura (settore primario) e il 10% cerca lavoro.
In Italia, come negli altri Paesi europei, ci sono ormai pochissime persone che lavorano
nell’agricoltura, perché in campagna tanti lavori sono fatti dalle macchine.
Nell’industria lavora ancora tanta gente, ma sempre più persone lavorano nel settore
terziario o dei servizi, che è grandissimo.
Però ci sono grandi differenze fra una regione e l’altra: in Lombardia, una regione ricca, c’è
solo il 4% di persone che cerca un lavoro. In Calabria, una regione povera, il 26% delle
persone cerca lavoro e il 9% lavora nell’agricoltura (ci sono anche poche industrie).
Gli italiani del nord sono più ricchi di quelli del sud
In media, gli italiani delle regioni settentrionali sono un po’ più ricchi di quelli delle regioni del
centro e più ricchi di quelli delle regioni meridionali.
Attenzione però! Il reddito per persona non vuol dire che ogni persona guadagna quei soldi.
Quella cifra si ottiene dividendo tutto quello che si produce (il Prodotto interno lordo) in una
regione per il numero di abitanti. Così si può avere una media della ricchezza degli abitanti
delle diverse regioni.
Tabella 1 - Distribuzione della popolazione per età

0-14 anni 15-64 anni 65 anni e oltre

2000 14,4% 67,6% 18,0%

2005 14,1% 66,4% 19,5%

2019 13,2% 64% 22,8%


Tabella 2 - Tassi di occupazione e tassi di disoccupazione

Occupazione Disoccupazione

2000 53,5% 10,6%

2005 57,5% 7,7%

2017 58,5% 10,6%


Tabella 3 - Popolazione straniera

Iscrizioni Cancellazioni Residenti Percentuale


dall'estero per l'estero stranieri al 1° rispetto al totale
gennaio dei residenti

2000 226.968 56.601 1.270.553 2,2%

2005 325.673 65.029 2.402.157 4,1%

2018 332.324 156.960 5.255.503 8,7%


Lingue ufficiali e lingue minoritarie
L’italiano è la lingua ufficiale. Tuttavia, la legge 482 del 15 dicembre 1999 tutela la lingua e
la cultura delle minoranze, così come anche previsto dalla Costituzione e dalle normative
europee.
La presenza sul territorio di lingue minoritarie è legata allo stanziamento sul territorio dello
Stato italiano di diverse comunità minoritarie, sia per questioni storiche che per questioni
geografiche. Le lingue e culture minoritarie tutelate sono 12 e sono parlate:
Nelle aree di confine dove insieme all’italiano si parla il francese (Valle d’Aosta), il tedesco
(Trentino/Alto Adige), il ladino (Trentino/Alto Adige), lo sloveno (Friuli-Venezia Giulia);
Presso comunità presenti su tutto il territorio (albanesi, greci, franco-provenzali,
catalani, croati, occitani); in Sardegna e in Friuli-Venezia Giulia in cui si parla,
rispettivamente, il sardo e il friulano.
In base alla legge n. 482, la scuola ha il compito di valorizzare le lingue minoritarie e
garantire l’apprendimento anche in quelle lingue.
A livello centrale, il Ministero dell’istruzione promuove e finanzia progetti nazionali e locali
tramite dei piani di intervento annuali.
Le singole scuole delle aree in cui ci sono le minoranze linguistiche riconosciute organizzano
l’apprendimento della lingua e della cultura minoritaria anche in base alle richieste dei
genitori. Per la scuola dell’infanzia la lingua di minoranza viene utilizzata per svolgere attività
educative, mentre per i livelli di istruzione primario e secondario, la lingua minoritaria può
essere usata come lingua di insegnamento.
Religioni
La religione più diffusa in Italia è quella cristiana cattolica che tuttavia non è religione di
Stato. La Costituzione repubblicana stabilisce che "tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e
sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione.
Per quanto riguarda la Chiesa cattolica, la Costituzione italiana stabilisce che lo Stato e la
Santa Sede sono indipendenti e sovrani e che i loro rapporti sono regolati dai Patti
Lateranensi. Questi risalgono al 1929 e sono stati successivamente modificati nel 1985.
I rapporti fra lo Stato e la Chiesa Cattolica sono regolati dal Concordato, incluso nei Patti
Lateranensi, che prevede, fra le altre cose, l'insegnamento della religione cattolica nelle
scuole statali per gli alunni che scelgono di avvalersi di questo insegnamento.
I rapporti tra lo Stato e le altre confessioni religiose sono regolati da intese con le rispettive
rappresentanze.

Lezione 6: L'economia italiana


L'Italia è il settimo paese più industrializzato del mondo dopo:
La Cina; Gli Stati Uniti; Il Giappone; La Germania; La Corea del Sud; L’India.
Dove lavorano gli italiani
In Italia ci sono circa 25 milioni di persone che lavorano o cercano un lavoro (la popolazione
totale è di 60 milioni).
Più della metà degli italiani lavora nel settore terziario (o settore dei servizi). Quasi il 30%
degli italiani lavora nell’industria (settore secondario). Il 5% lavora nell’agricoltura (settore
primario) e il 10% cerca lavoro.
In Italia, come negli altri Paesi europei, ci sono ormai pochissime persone che lavorano
nell’agricoltura, perché in campagna tanti lavori sono fatti dalle macchine. Nell’industria
lavora ancora tanta gente, ma sempre più persone lavorano nel settore terziario o dei
servizi, che è grandissimo. Però ci sono grandi differenze fra una regione e l’altra: in
Lombardia, una regione ricca, c’è solo il 4% di persone che erca un lavoro. In Calabria, una
regione povera, il 26% delle persone cerca lavoro e il 9% lavora nell’agricoltura (ci sono
anche poche industrie).
Gli italiani del nord sono più ricchi di quelli del sud
In media, gli italiani delle regioni settentrionali sono un po’ più ricchi di quelli delle regioni del
centro e più ricchi di quelli delle regioni meridionali. Attenzione però! Il reddito per persona
non vuol dire che ogni persona guadagna quei soldi. Quella cifra si ottiene dividendo tutto
quello che si produce (il Prodotto interno lordo) in una regione per il numero di abitanti. Così
si può avere una media della ricchezza degli abitanti delle diverse regioni.
Settore primario
L'Italia rappresenta oggi la terza potenza agricola europea, dopo la Francia e la Germania.
La superficie destinata alle attività agricole si aggira intorno ai 12 milioni di ettari: di gran
lunga inferiore rispetto a quella della Francia, che è più del doppio, e a quella della
Germania. Gli occupati nel settore sono più di 800.000: un dato largamente superiore
rispetto a quello della Francia e della Germania. L'Italia riesce a primeggiare in alcuni settori
dell'agricoltura, dove è favorita anche dal clima mite, come la produzione degli agrumi, delle
pesche, dei pomodori.
Un altro settore nel quale l'Italia eccelle è quello dei prodotti DOP ed Igp. Se all'inizio del XX
secolo l'Italia era un paese prevalentemente agricolo, oggi l'agricoltura non svolge più un
ruolo così determinante nell'economia del paese. Si pensi che nel 1901 gli addetti nel
settore agricolo rappresentavano il 62% di tutti gli occupati, mentre oggi rappresentano
solamente circa il 4%.
Nel corso degli ultimi decenni si è assistito ad un aumento delle dimensioni delle imprese
agrarie in termini di terreni disponibili. Tale aumento non è avvenuto in modo uniforme su
tutto il territorio nazionale, ma ha interessato prevalentemente il settentrione. Le aziende
agricole italiane rimangono prevalentemente a conduzione diretta. La principale coltura in
Italia è quella dei cereali. Alla loro coltivazione sono destinati più di 3 milioni di ettari di suolo.
Tra i cereali il primato spetta al frumento, sia per superficie coltivata, che per entità della
produzione. D'altra parte il grano è alla base dell'alimentazione del nostro popolo. Tra gli altri
cereali coltivati troviamo il mais, l'orzo, il riso e l'avena. Il grano è coltivato un po' in tutte le
regioni italiane. Le altre colture diffuse in Italia sono: l'olivo, pianta tipica della flora
mediterranea; la vite. Una coltivazione molto importante per l'economia italiana sia per la
produzione di uva da tavola che per la produzione di vino; gli ortaggi; gli alberi da frutto, tra i
quali un ruolo importante hanno gli agrumi. L'olivo è una pianta tipica delle zone 5
mediterranee. Esso cresce anche nelle zone di collina e di bassa montagna ed è in grado di
sopportare la siccità dei mesi estivi. La vite, come il grano, è presente un po' su tutto il
territorio del paese, ad eccezione delle zone al di sopra dei 1.000 metri. A seconda del tipo
di vite coltivata, delle caratteristiche del suolo e delle condizioni climatiche, si producono vini
qualitativamente diversi.
Anche la coltivazione degli ortaggi e degli alberi da frutta è diffusa un po' in tutta Italia. Le
varietà coltivate sono diverse a seconda delle condizioni del terreno e del clima. Le maggiori
aree ortofrutticole si trovano nella Pianura Padana, in alcune valli alpine ben servite dalle vie
di comunicazione, nelle zone pianeggianti e meno elevate delle colline. La coltivazione degli
agrumi si concentra soprattutto in Sicilia e nelle regioni dell'Italia meridionale.
In Italia troviamo sia allevamenti di bovini, che di suini, di ovini e di pollame. I bovini sono
allevati soprattutto nell'Italia settentrionale. In Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia
Romagna si alleva più del 65% dei capi presenti in tutto il paese. Tali allevamenti forniscono
sia latte, che carne da macello. La ricchezza del patrimonio bovino di queste regioni si
spiega soprattutto per l'abbondanza delle colture foraggere dovuta ai terreni ricchi di acqua.
Per questo motivo le regioni della bassa Pianura Padana possono accogliere allevamenti di
animali, come i bovini, particolarmente esigenti in fatto di alimentazione. L'allevamento
bovino è diffuso, seppure in misura minore, anche nelle altre regioni d'Italia dove, però, esso
è rivolto soprattutto alla produzione di carne.
L'allevamento suino è diffuso soprattutto in: 6 o Lombardia, che dispone di più del 50% del
patrimonio suino nazionale; o Emilia Romagna; o Piemonte. Esso usa, molto spesso, i
residui della lavorazione della canna da zucchero e dei latticini nell'alimentazione del
bestiame. Ovini e caprini, meno esigenti a livello alimentare, sono diffusi soprattutto
nell'Italia centro meridionale ed insulare, dove i pascoli sono più rari. La sola Sardegna
detiene oltre il 40% del patrimonio ovino e caprino del paese. Seguono la Sicilia, la Toscana,
la Basilicata, la Campania e l'Abruzzo. Nonostante l'Itala sia un paese con un grande
sviluppo costiero, la pesca non è particolarmente sviluppata.
Ciò è dovuto al fatto che i mari italiani sono poco pescosi. La pesca è maggiormente
sviluppata: o nel mare Adriatico; o nel Canale di Sicilia. I principali prodotti della pesca sono:
o il pesce azzurro (sgombri, sardine, acciughe); o il tonno, che si pesca soprattutto lungo le
coste della Sicilia occidentale e di quelle della Sardegna; o il pesce spada, pescato
soprattutto nello stretto di Messina. Diffusi sono anche cefali, merluzzi, orate, triglie,
molluschi e crostacei. Quindi, se da una parte la quantità di pesce ottenuta dai nostri mari è
modesta, dall'altra essa è particolarmente varia.
Settore secondario
L'industria impiega più del 26% delle forze di lavoro occupate in Italia. Ancora oggi l'Italia
settentrionale rimane la zona dove sono maggiormente concentrate le aziende italiane.
Lo dimostrano:
● il fatto che gli addetti all'industria rappresentano, al Nord, più del 60% di tutti gli
occupati nel settore secondario del nostro paese;
● il fatturato prodotto dal settore secondario è concentrato per il 60% al Nord. Diverse
sono le ragioni che hanno portato, in passato, ad un maggiore sviluppo dell'industria
nell'Italia settentrionale.
Tra queste ricordiamo:
la maggiore vicinanza ai paesi europei più sviluppati; la facilità delle comunicazioni nella
zona della Pianura Padana; la disponibilità di energia idroelettrica prodotta nelle zone alpine;
governi che, prima dell'unificazione nazionale, si erano già preoccupati dello sviluppo
economico della zona; nobiltà e borghesia maggiormente propensi ad investire i propri
capitali nelle imprese anziché in attività più tradizionali.
La prima zona del Nord Italia nella quale si svilupparono le industrie, è stata quella dell'alta
Pianura Padana, comprese le colline subalpine e le principali valli alpine. In questa fascia, le
zone con una maggiore concentrazione industriale erano quelle del Piemonte e della
Lombardia, ed in particolare del famoso triangolo Milano, Torino, Genova.
Settore terziario
In Italia il settore terziario è quello, attualmente, più sviluppato. Esso assorbe intorno al 60%
degli occupati. La metà di questi, lavora al Nord. I servizi producono quasi il 74% del PIL. In
base al numero di addetti, la principale attività del settore terziario, è rappresentata dal
commercio, sia interno che con l'estero. Molto importante, per l'economia italiana, è anche il
turismo.
Altrettanto importanti sono:
● i servizi dello Stato sociale e le pubbliche amministrazioni;
● le banche, le assicurazioni e i servizi finanziari;
● i trasporti;
● il terziario avanzato.
Milano è il maggiore centro finanziario dell'Italia: qui si trovano sia la Borsa valori più
importante del paese, che la sede delle principali banche e compagnie di assicurazioni.
L'Italia è la 5° nazione al mondo per numero di turisti in entrata. Nel nostro paese il turismo è
un’attività molto più importante di quanto accade normalmente in molti paesi industrializzati.
Le mete turistiche preferite in assoluto dagli italiani sono le località di mare (più del 45%).
Seguono le città di interesse storico (più del 26%) e le località montane (più del 16%). Le
mete turistiche preferite dagli stranieri sono, invece, le città di interesse storico (oltre il
38%).
Al secondo posto vi sono le località marine (più del 26%). Seguono, più o meno allo stesso
livello, le località lacuali e montane (circa il 13% l'una).
Lezione 7: L'Italia politica La Repubblica
L’Italia è una repubblica democratica.
Questo significa che non vi è un re. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita sulla
base di quello che c’è scritto nella Costituzione.
I cittadini italiani scelgono i propri rappresentanti attraverso libere elezioni.
Tutti i cittadini maggiorenni hanno il diritto e il dovere di partecipare alle elezioni.
La Costituzione
La Costituzione è la legge fondamentale dello Stato. Contiene le regole che guidano
l’organizzazione e il funzionamento della nostra società e che riguardano i diritti e i doveri
dei cittadini. Essa è formata da 139 articoli. Eccone alcuni.
Art. 1
L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro.
Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione
di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e
sociali.
Art. 11
L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come
mezzo di risoluzione delle controversie internazionali...
Art. 21
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e con
ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o
censure.
L’organizzazione dello stato
La maggiore carica dello Stato è il Presidente della Repubblica e viene eletto dal
Parlamento.
Il presidente della Repubblica deve garantire che lo Stato funzioni correttamente, secondo
quanto scritto nella Costituzione.
I poteri dello stato sono tre:
Potere Legislativo, cioè il potere di fare le leggi. Questo potere è del Parlamento.
Potere Esecutivo, cioè il potere di applicare le leggi. Questo potere è del Governo.
Potere Giudiziario, cioè il potere di vigilare che le leggi vengano rispettate o di punire chi non
le rispetta. Questo potere è della Magistratura.
Parlamento, Governo e Magistratura sono organi dello Stato separati ma che lavorano
insieme.
Il Parlamento è scelto dai cittadini attraverso le elezioni.
Il Governo è nominato dal Presidente della Repubblica sulla base dei risultati delle elezioni.
Il Governo è composto dal Presidente del Consiglio e da molti ministri che si interessano di
materie particolari dello stato come Sanità, Giustizia, Istruzione, Lavoro…)

Lezione 8: L'Italia e i suoi territori


Il territorio dello Stato italiano è diviso in regioni, province e comuni. Regioni, Province e
Comuni sono detti “enti locali”.
Sono amministrazioni territoriali che organizzano, gestiscono e garantiscono i servizi ai
cittadini. I cittadini possono rivolgersi a queste istituzioni per avere informazioni, servizi
e assistenza.
Le regioni italiane sono 20.
Da nord a sud abbiamo:
Valle D’Aosta – Piemonte – Lombardia – Trentino Alto Adige – Veneto – Friuli Venezia
Giulia – Liguria – Emilia Romagna – Toscana – Umbria – Marche – Lazio – Abruzzo –
Molise – Campania – Puglia – Basilicata – Calabria - e le due isole Sardegna e Sicilia.
I territori delle regioni sono molto ampi e comprendono milioni di persone. I territori si
suddividono a loro volte in province.
Ogni provincia è formata da più comuni. Il comune circostante. In Italia ci sono più di 8000
comuni.
A volte un comune può avere dei centri abitati più piccoli, spesso dislocati in periferia, ma
che dipendono dal comune cui appartengono: sono le frazioni.
I comuni più grandi sono divisi in circoscrizioni, cioè in zone più piccole per affrontare e
risolvere meglio i bisogni di tutti i cittadini.
Ogni cinque anni, i cittadini eleggono i propri rappresentanti a governare il comune.
Vengono eletti un Sindaco e un Consiglio comunale, che si occupano dell’assistenza
sociale, curano gli impianti sportivi, gli edifici scolastici comunali, le strade e la raccolta dei
rifiuti. Il comune inoltre organizza i mercati, disciplina il traffico, assicura il diritto allo studio
preoccupandosi del trasporto degli alunni e delle mense scolastiche, gestisce gli acquedotti,
organizza attività culturali e sportive, istituisce gli asili nido.
I comuni sono enti più piccoli e corrispondono ai centri abitati e alle città dove abitiamo. I
comuni organizzano e gestiscono i servizi ai cittadini come le anagrafi, le scuole, i servizi
sociali.
Il comune più grandi all’interno di una Regione è il capoluogo di quella regione:
Da nord a Sud abbiamo:
Aosta – Torino – Milano – Trento – Venezia – Trieste – Genova – Bologna – Firenze –
Perugia – Ancona – Roma – L’Aquila – Campobasso – Napoli – Bari – Potenza –
Catanzaro – e nelle isole Cagliari e Palermo.
Nei capoluoghi sono presenti tutti i principali uffici amministrativi.
Le province sono territori più grandi dei comuni ma più piccoli delle regioni. In ogni regione ci
sono più province.
Nelle province sono presenti le Prefetture che rappresentano il governo sul territorio. Le
Prefetture sono gli uffici a cui rivolgersi per richiedere alcuni documenti importanti. Fra
tutte le città di Italia, Roma svolge un ruolo particolare.
Roma è la Capitale d’Italia.
A Roma si trovano il Presidente della Repubblica, le sedi della Camera dei deputati e del
Senato della Repubblica che compongono il Parlamento. Anche gli uffici dei Ministeri si
trovano a Roma.

Lezione 9: lingue e dialetti in Italia


L’UNESCO, nel suo Atlante delle lingue in pericolo, ne individua ben 31 solo nel territorio
italiano. A conti fatti, però, se ne parlano anche di più. Mica male per un territorio grande la
metà della Germania!
Mi sembra giusto iniziare la trattazione con la lingua più diffusa sul territorio.
La lingua italiana e i suoi dialetti
La storia dell’italiano parte nel ‘300, quando era solamente uno tra i tanti dialetti parlati
nell’Italia centrale. Per l’esattezza, era la lingua che si parlava a Firenze, all’epoca un
importante centro economico e finanziario. Con il tempo, il fiorentino si impose come lingua
di cultura in un’area molto vasta e oggi è la lingua ufficiale della Repubblica Italiana. Quella
del fiorentino fu una storia prodigiosa… ma che fine fecero gli altri dialetti della Toscana e
del centro Italia? Per fortuna sono sopravvissuti e sono ancora molto parlati!
Tra i borghi e i castelli medievali delle montagne appenniniche si possono ascoltare le
suggestive parlate umbro-marchigiane, mentre a Roma, tra i monumenti romani e le chiese
vaticane, non è raro trovare persone che discorrono nel colorito vernacolo romanesco. In
Toscana si parlano dialetti molto vicini all’italiano standard, ma che si distinguono dal punto
di vista fonetico. Infatti, molte consonanti hanno una pronuncia aspirata che dà luogo a una
sonorità molto caratteristica nota col nome di “gorgia toscana”. La cosa affascinante è che
la gorgia non è uguale per tutti, ma cambia da città a città!
Le lingue regionali d’Italia
In questo paragrafo parlerò degli idiomi che per tradizione vengono definiti dialetti italiani.
Non si tratta però di varietà della lingua italiana. Dal punto di vista linguistico sono idiomi
completamente autonomi rispetto alla lingua nazionale, con una propria grammatica, un
proprio vocabolario e una tradizione letteraria autonoma. Da nord a sud ce ne sono circa
una decina.
Iniziamo il nostro viaggio nell’estremo nord-ovest, dove troviamo il piemontese. Parlato nel
Piemonte centro occidentale, è la lingua con cui fu costruito l’attuale Stato italiano: i grandi
attori del Risorgimento come Cavour e Vittorio Emanuele II parlavano prevalentemente
piemontese. Per via della sua collocazione, il piemontese è anche la lingua d’Italia che ha
risentito maggiormente dell’influsso francese.
In Liguria, a ridosso del mare, si parla invece il ligure, detto anche genovese per via del
ruolo importantissimo che Genova (e il rispettivo dialetto) riveste da secoli nell’area. La
particolare sonorità della lingua ricorda il portoghese, ed è stata utilizzata dal cantautore
genovese Fabrizio De André per comporre l’album “Crêuza de mä”.
Pochi sanno che il genovese è stato lingua franca del Mediterraneo. Si ritrovano documenti
in genovese un po’ dappertutto, dalla Crimea a Gibilterra, dove (incredibile a dirsi) fino
all’inizio del Novecento era parlata una forma di dialetto genovese. Oggi, di quell’antico
splendore non tutto è perduto. Infatti, una varietà della lingua ligure, il monegasco, è lingua
ufficiale del Principato di Monaco.
Continuiamo il nostro viaggio per scoprire la Lombardia, centro pulsante dell’economia
italiana, e la sua lingua, il lombardo.
Diffuso in un’area che comprende, oltre alla Lombardia, il Piemonte orientale, il Trentino
occidentale, il Canton Ticino e parte del Cantone dei Grigioni in Svizzera, il lombardo è
diviso in numerose varietà. Tra di esse, le più celebri sono il milanese, il bergamasco, il
ticinese, il bresciano, il bosino, il laghée. Nonostante l’apparente frammentazione della
lingua, i parlanti lombardi si capiscono bene tra di loro.
La produzione artistica in lingua lombarda è abbondante. Nella musica, Davide Van De
Sfroos è riuscito a ottenere riconoscimento a livello nazionale cantando in lombardo nella
sua varietà laghée. Nella poesia, Carlo Porta ha elevato il milanese a lingua letteraria con i
suoi spassosissimi sonetti. Per quanto riguarda il cinema, il celebre film “L’albero degli
zoccoli”, diretto da Ermanno Olmi, è stato girato interamente in bergamasco.
Andiamo oltre ed esploriamo il nord-est.
In Veneto, nel Trentino orientale e in alcune zone del Friuli Venezia Giulia viene parlata la
lingua veneta, nota anche come veneziano. Questa lingua fu molto importante soprattutto
durante il Medioevo e l’Età moderna, tanto che alcune parole veneziane sono diventate
internazionali.
Molti dicono che il veneziano fu la lingua ufficiale della Repubblica di Venezia. In realtà non
sempre i documenti venivano scritti in questa lingua. In ogni caso, era in veneto che
parlavano il Doge e il Gran Consiglio che governava la Serenissima Repubblica.
Dal punto di vista numerico, il veneto è probabilmente l’idioma più parlato della regione dopo
l’italiano, ma non certo l’unico! In mezzo alle montagne dell’Alto Adige, infatti, 30.000 tenaci
uomini di montagna conservano un antichissimo idioma tipico di quella zona: il ladino.
Questa lingua si divide in 5 varietà parlate in diverse vallate. Alcune di esse sono influenzate
dal veneto, mentre altre risentono dell’influsso tedesco. La diversità però non è un problema,
poiché esiste una forma standard di ladino (il cosiddetto ladin standard). Alcune comunità,
tuttavia, preferiscono leggere e scrivere con la grafia del proprio dialetto.
Passiamo ora al Friuli, regione che ha un idioma caratteristico: il friulano. Questa lingua ha
avuto un trascorso piuttosto sfortunato. Sembra che nel Medioevo fosse molto più diffuso,
arrivando addirittura fino alla Slovenia e al Veneto centrale. Nel corso dei secoli il friulano è
notevolmente arretrato ed è scomparso anche da molti centri urbani del Friuli, come ad
esempio il capoluogo Udine. Durante il XX secolo iniziò un percorso di recupero della lingua
friulana che riportò l’idioma nelle città e gli diede nuovo prestigio. A questo movimento prese
parte anche l’intellettuale Pier Paolo Pasolini.
Appena a sud del Po si parlano emiliano e romagnolo. Sono due lingue molto simili tra loro
che in genere vengono considerate separate per motivi identitari.
L’emiliano è tipico dei territori posti tra la Pianura Padana e l’Appennino resa famosa in tutto
il mondo dai film di Don Camillo e Peppone.
Il romagnolo, invece, è una lingua tipica del litorale adriatico, delle province di Rimini e
Cesena, della Repubblica di San Marino e delle Marche settentrionali. Il regista Federico
Fellini usò il romagnolo, sua lingua nativa, per il titolo di uno dei capolavori del cinema
italiano. Si tratta di “Amarcord”, che significa “mi ricordo”.
Facciamo ora un salto di qualche migliaio di chilometri e andiamo nell’Italia meridionale,
dove troviamo l’idioma che l’UNESCO definisce come lingua napoletana. Prima di
proseguire, però, devo chiarire una cosa!
Infatti, per lingua napoletana si intende tutto il sistema di dialetti che dall’Abruzzo scende
fino alla Calabria comprendendo anche la Puglia centrale e settentrionale, il Molise, la
Campania e la Basilicata. Le parlate di quest’area sono molto simili, tanto da poter essere
considerate un’unica lingua.
Di queste varianti, quella parlata a Napoli è senza dubbio una delle più conosciute. La
prestigiosa tradizione musicale napoletana ha portato in tutto il mondo canzoni in questa
lingua, come “Funiculì funiculà”, “‘O surdato innamorato”, “Tu vuò fa’ l’americano” e molte
altre.
Infine, all’estremità meridionale dell’Italia troviamo la lingua siciliana. Anche in questo caso,
non si deve pensare solo all’idioma parlato nella regione Sicilia. Secondo l’UNESCO infatti i
dialetti di tipo siciliano si estendono anche nella Calabria centro meridionale e nel Salento.
La letteratura italiana ed europea devono molto al siciliano. Fu in questo idioma che venne
inaugurata una nuova tradizione che influenzò la produzione letteraria dell’Europa
medievale: la poesia della Scuola Siciliana. Purtroppo la maggior parte delle poesie di
questa scuola ci è giunta in traduzione toscana. In compenso questa lingua è ancora molto
parlata nelle regioni d’origine.
In Sardegna, ai limiti estremi dell’area geografica italiana, si è sviluppata la lingua sarda, un
idioma autoctono che presenta caratteristiche uniche nell’intero panorama delle lingue
europee. Sarà per la posizione dell’isola, sarà per il tradizionale carattere indipendente dei
sardi, sta di fatto che nel sardo si possono trovare suoni e parole derivati direttamente dal
latino parlato da Cesare e Cicerone. Forse fu per questo che Dante definì il sardo come uno
“scimmiottamento del latino”.
In Sardegna però non si parla solo il sardo, ma varietà linguistiche vicine al corso. Sto
parlando del gallurese e del sassarese, che derivano direttamente da un’antica forma di
toscano portata dai coloni pisani che governarono la Corsica e la Sardegna durante il
Medioevo.
Lingue straniere in Italia
In Italia sono presenti delle “prosecuzioni naturali” delle lingue dei paesi limitrofi. Immaginale
come delle “sbavature linguistiche” che, per una serie di coincidenze storiche, si sono
ritrovate all’interno dei confini italiani.
Partendo da nord-ovest, troviamo l’occitano, l’antica lingua dei trovatori provenzali che fu
tanto apprezzata durante il Medioevo. Oggi è parlato, oltre che nella Francia meridionale,
anche in Piemonte sud occidentale.
Un’altra lingua regionale francese, il francoprovenzale, è una lingua tuttora molto parlata in
Val d’Aosta e nel Piemonte nord-occidentale. Nella Valle d’Aosta, inoltre, è ufficiale la lingua
francese e sono molte le persone che lo usano in alternativa all’italiano.
Molti pensano che nel Trentino Alto Adige si parli in tedesco, ma la realtà è un po’ diversa!
Infatti, accanto al tedesco standard, che ha status ufficiale, si parla il sudtirolese, un dialetto
strettamente correlato al bavarese e alle parlate dell’Austria. Un altro dialetto dello stesso
ceppo è diffuso nei comuni di lingua tedesca dell’estremo nord del Friuli.
Infine, lo sloveno è lingua ufficiale nel Friuli orientale e nella città di Trieste, dove viene
parlato almeno dai tempi di Carlo Magno.
Le isole linguistiche
Fino ad ora abbiamo parlato di idiomi che sono parlati su superfici molto estese, ma esistono
anche lingue parlate da comunità molto piccole, come paesi di montagna o città arroccate
sugli altipiani.
Si tratta di comunità linguistiche con una storia particolarmente affascinante alle spalle.
Gli ultimi eredi della Magna Grecia
In Italia si parla una forma particolare di greco, detta grecanico. Per molto tempo si è
pensato che i grecanici fossero i discendenti di immigrati giunti dalla Grecia nel Medioevo
per via della dominazione bizantina nel Sud Italia.
Studi più recenti sembrerebbero indicare che i greci d’Italia vivono in Calabria e nel Salento
da almeno 2500 anni. Sarebbero quindi gli ultimi discendenti delle antiche colonie della
Magna Grecia. Questo li rende la minoranza linguistica più antica d’Italia.
Giù verso le montagne
Intorno all’anno Mille si verificò un fenomeno chiamato optimum climatico medievale. Dopo
un periodo di freddo, pestilenze carestie, la vecchia Europa vide una fase climatica
insolitamente calda. La popolazione iniziò a crescere, i ghiacciai si ritirarono e quindi partì la
colonizzazione delle montagne.
Intere comunità provenienti dalla Svizzera tedesca e dall’Austria migrarono verso le Alpi
italiane, portarono la loro cultura di pastorizia e agricoltura montana e anche la propria
lingua, che ancora sopravvive in alcune località.
Il walser, imparentato con lo svizzero tedesco, è ancora utilizzato in piccoli comuni della Val
d’Aosta e del Piemonte settentrionale.
Il mocheno e il cimbro sono invece lingue di minoranza del ceppo bavarese parlate
rispettivamente nella Valle dei Mocheni in Trentino e nell’Altopiano di Asiago in Veneto.
Non fate arrabbiare gli aragonesi…
La Sardegna, per la sua natura geografica, è sempre stata una terra contesa tra le potenze
della penisola iberica e di quella italica.
Nel Medioevo l’isola fu sottomessa agli aragonesi, provenienti dal territorio dell’odierna
Spagna nord-orientale. Ad Alghero devono averla fatta veramente grossa. Infatti, l’esercito
aragonese deportò tutta la popolazione e ripopolò la città con coloni provenienti dalla
Catalogna.
Ancora oggi i loro discendenti parlano catalano.
Gli eredi dei cavalieri
In molti paesi del Sud Italia si parlano lingue che… non dovrebbero essere lì! Infatti,
troviamo lombardi in Sicilia e in Basilicata, franco-provenzali in Puglia e occitani in Calabria!
Come mai?
Queste comunità sono le eredi di soldati di ventura che combatterono in Italia meridionale
per conto di vari signori feudali della zona. I mori se ne erano andati da un po’, lasciando
molti terreni incolti. Il clima era ideale, la terra era ricca, e quindi le milizie decisero che era
una buona idea farsi pagare in terreni piuttosto che in moneta sonante.
Pare che sia andata bene, perché i loro discendenti oggi sono ancora tra noi e parlano la
lingua dei loro antenati!
Via dai Turchi
Nel ‘400 gli ottomani conquistarono Costantinopoli e dilagarono nei Balcani. Non fu certo un
momento felice per l’area, dato che molti profughi attraversarono l’Adriatico per stabilirsi in
Italia.
Tra di essi, moltissimi albanesi. Oggi l’albanese d’Italia (Arbëreshë) è ancora diffuso in molti
comuni sparsi un po’ in tutto il sud Italia.
Ma gli albanesi non furono i soli a fuggire dai turchi. Infatti, anche alcuni croati provenienti
dall’attuale Dalmazia trovarono la pace tra le montagne del Molise, dove tutt’ora esistono tre
paesi dove è comunemente parlato lo slavo molisano.

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