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L’articolo in forma di recensione “Remarques sur quelques symboles maçonniques” (“Osservazioni su
alcuni simboli massonici”) di Denys Roman costituisce il secondo capitolo del libro Réflexions d’un
chrétien sur la Franc-Maçonnerie - «L’Arche vivante des Symboles» (Éditions Traditionelles), opera che
raccoglie alcuni tra gli scritti più interessanti di questo autore e Massone francese. L’articolo, di cui
viene data la traduzione in italiano sul n° 2 della rivista «La Lettera G» e anche online una breve ma
chiara «Nota introduttiva» di André Bachelet (QUI [http://www.laletterag.it/2005/03/osservazioni-
su-alcuni-simboli-massonici/] ), si propone di rettificare alcune mancanze più o meno gravi presenti nel
noto libro dello scrittore occultista Jules Boucher, La Symbolique maçonniques (La Simbologia
massonica), apparso per la prima volta nel 1948 e che è stato ultimamente oggetto di un’ampia
revisione critica da parte dell’autrice Irène Mainguy, bibliotecaria-documentalista in carica presso la
Biblioteca massonica del Grande Oriente di Francia, con il nuovo titolo di Simbolica Massonica del
terzo millennio (ed. Mediterranee). Tra i vari temi sviluppati da Denys Roman nel corso di questa sua
recensione, si possono citare senza dubbio alcune osservazioni linguistiche interessanti inerenti al
simbolismo tradizionale del colore «verde», ed in particolare tutto quanto viene detto riguardo al
simbolismo massonico della «cazzuola» e dell’uso rituale che di essa se ne faceva nell’antica
Massoneria «operativa»;; vero e proprio utensile sacro, presto caduta nell’oblio (almeno quanto al suo
profondo significato esoterico) negli stessi ambienti massonici, oggigiorno solo semplice e “umile”
attrezzo di mestiere per i profani, la «cazzuola» possiede e conserva nondimeno ancora perfettamente
intatta la sua propria valenza simbolica ed iniziatica, in forza delle corrispondenze metafisiche e
cosmologiche instaurabili con la sua particolare forma geometrica «triangolare» (o anche a punta
«quadra») e «a zig-zag» e con la sua specifica funzione nell'arte costruttoria, come ben mette in
evidenza Denys Roman nelle sue diverse argomentazioni.*
Proponiamo dunque qui di seguito la nostra traduzione di quest’ultima parte d’articolo, dedicata
appunto al simbolismo massonico della «cazzuola» (op. cit., pp. 62-65). A.R.
*[l’Autore, in verità, come si potrà leggere, si concentra particolarmente solo sul carattere simbolico «a
zig-zag» della cazzuola, mentre tralascia quasi del tutto l’analisi dell’altro suo aspetto «triangolare»;;
tuttavia, pensiamo, che anche sotto quest’ultimo aspetto sarebbero state ugualmente possibili sviluppare
notevoli concordanze simboliche e tradizionali, come ad esempio si evince dalla lettura comparata di
saggi come “Il Monogramma di Cristo e il Cuore negli antichi marchi corporativi” e “La «pietra
angolare»” di René Guénon (rispettivamente in Studi sulla Massoneria e il Compagnonaggio vol.II, e in
Simboli della Scienza sacra), n.d.c.]
[...] Questa pagina 22 è consacrata al simbolismo della cazzuola, sul quale crediamo giusto soffermarci
un poco. La cazzuola, con la quale si applica il cemento che «lega» le diverse parti di un edificio, è uno
strumento indispensabile in ogni costruzione. Ora, nel simbolismo massonico, essa non svolge che un
ruolo pressoché insignificante: nel Rito Francese, è l’utensile del quinto viaggio del secondo grado,
mentre nel Rito Scozzese è del tutto ignorata. Jules Boucher si meraviglia a buon diritto di un ruolo così
modesto. Dobbiamo però dire che quando si vede l’autore (p.23) fare della cazzuola il simbolo della
«benevolenza verso il prossimo», ci sembra che egli cada in una di quelle interpretazioni puramente
«moralizzatrici» in merito alle quali lui stesso giustamente si leva contro altrove.
La forma della cazzuola è notevole: per un verso, essa possiede un profilo a zig-zag, mentre per un altro,
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la sua lama è [di forma] triangolare: lo schema [grafico] di questo strumento è dunque l’equivalente
esatto dei «fulmini» che vanno posti nelle mani del «maestro del tuono». É sufficiente del resto aver
visto qualche volta un muratore costruire un muro, per essere colpiti dalla maniera «secca» [saccadée =
brusca, a scatti, n.d.t.] con la quale egli scaglia il cemento, e che fa pensare alle «folgorazioni» del
lampo. Ciò che conferma ancor maggiormente questa equivalenza fulmine-cazzuola, è il fatto che i
«figurativi» del Medio Evo hanno rappresentato assai spesso il Creatore con in mano la cazzuola (23). Si
può asserire che Dio ha creato il mondo per mezzo della cazzuola, e che questo attrezzo è così un
simbolo del Verbo. La cazzuola serve qui da «scettro» per il Creatore, e si sa altresì che le divinità indù e
buddhiste che hanno diritto a portare il vajra, portano parimenti alla maniera di uno scettro proprio
questo utensile sacro, che ha inoltre un carattere ternario ed è espressamente assimilato alla folgore.
Possiamo allora affermare che la cazzuola è un simbolo della potenza creatrice (e pure de l’atto
creatore). Come è possibile, allora, che un emblema così «lampante» [parlant, n.d.t], e che gioca un
ruolo tanto importante nell’arte della costruzione, sia stato trascurato a tal punto da essere ridotto, nel
simbolismo massonico, al ruolo insignificante da noi accennato poco fa? Pensiamo che la cosa non sia
sempre stata così, e che invece, durante il Medio Evo, la cazzuola occupasse presso i Massoni operativi
un posto di tutto riguardo. A quell’epoca, infatti, le corporazioni artigianali erano state dotate di un certo
numero di «privilegi» che le assimilava in una certa misura alla nobiltà. Fra questi privilegi, si possono
citare il porto dei guanti e l’uso degli emblemi araldici. Quest’ultimi ornavano poi in particolare lo
stendardo che ciascuna corporazione era tenuta a portare pubblicamente al momento della festa del santo
che essa onorava come suo patrono. Figurava, in genere, su questi emblemi l’utensile di lavoro che quel
corpo di mestiere aveva caratteristico della sua specifica attività. E i massoni vi rappresentavano del
tutto naturalmente proprio la cazzuola, attrezzo essenziale della loro arte (24).
Sul finire del periodo di tempo confuso e scarsamente conosciuto che caratterizzò il passaggio dalla
Massoneria operativa alla Massoneria speculativa, la cazzuola era ancora utilizzata per l’iniziazione
presso alcune Logge. Per questo fatto, secondo un antico Rituale Inglese (25), il recipiendario deve
tenere, mentre presta giuramento, una cazzuola nella mano destra e un martello nella mano sinistra. Se
noi ritorniamo in ambito francese, è altrettanto evidente che, in conseguenza dell’«accostamento» del
fulmine con l’influenza spirituale, ci si potrebbe altresì aspettare di vedere la cazzuola impiegata come
«veicolo» nel corso del rito che comunica questa influenza. É possibile che sia stato così ad una certa
epoca, più o meno remota;; tuttavia, nelle circostanze attuali, ad essere utilizzata congiuntamente al
maglio per l’iniziazione non è la cazzuola, ma la spada fiammeggiante.
Una sostituzione di questo genere è possibile che sia stata la conseguenza e il frutto dell’entrata degli
Kshatrya nella Massoneria, entrata che trasformò questa organizzazione corporativa in una
organizzazione a reclutamento non corporativo, e [trasformò] l’arte dei costruttori in «Arte Regale». Una
tale modifica doveva necessariamente avere ripercussioni anche sul simbolismo dell’istituzione, ed è
senza dubbio per via di questi adattamenti tradizionali che si può assistere, in occasione del rito
d’aggregazione all’Ordine, all’utilizzo, a fianco del maglio artigianale, pure di un utensile
essenzialmente «regale» [quale la spada fiammeggiante].
Un’allusione oscura a questa sostituzione di simboli si può forse trovare in un passaggio dei rituali
inglesi, dove si dice: «E la reputazione della Massoneria ha raggiunto un tale grado che i re non hanno
temuto venir meno alla loro dignità nel patrocinare la nostra arte, scambiando lo scettro con la cazzuola,
e nel fraternizzare con le loro persone alle nostre assemblee (26)». Ritroviamo qui l’equivalenza
cazzuola-scettro alla quale avevamo fatto allusione poco sopra, e si può aggiungere che se gli Kshatrya,
entrando nella Massoneria, «deposero» simbolicamente il loro scettro per essere «eguali» di coloro che
divenivano così loro fratelli, la Massoneria, che li riceveva a sua volta in seno, «perdeva» la cazzuola e
riceveva in cambio un insigne equivalente regale: lo scettro, o più esattamente, la spada fiammeggiante.
La Massoneria aveva senza dubbio fin dalla sua origine qualcosa che giustificasse la scelta poi presa
dagli Kshatrya di effettuare in essa il «deposito» dell’Arte Regale. In ogni caso, a partire dal Medio Evo,
alcune «Logge» utilizzarono un simbolo che è l’equivalente rigoroso della spada fiammeggiante. Ciò
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spiega il perché la corporazione dei massoni di Beaulieu portava [l’emblema araldico]: «D’azzurro, al
regolo e alla squadra passati in forma di croce decussata [passées en sautoir, cfr. QUI
[http://it.wiktionary.org/wiki/decusse] ;; questi e i seguenti sono tutti termini del linguaggio "tecnico"
araldico, n.d.t.], al compasso aperto in scaglione, il tutto d’oro, intrecciati e legati l’un con l’altro da un
serpente in palo anch’esso d’oro ondeggiante attraverso tutti questi pezzi, al di sopra dei quali esso leva
la testa». La spada fiammeggiante e il serpente ondeggiante, è ben noto, sono simboli intercambiabili,
che rappresentano il Verbo. Degno di nota è che sullo stendardo di Beaulieu, il serpente porti una lingua
in forma di ferro di lancia ["fer-de-lance" è anche una specie particolare di serpenti, n.d.t.], o di
cazzuola, cosa non molto comune in araldica (27). D’altra parte si sa pure che i serpenti fanno guizzare
la loro lingua con estrema vivacità, carattere che evoca irresistibilmente l’istantaneità del lampo. E tutto
ciò conferma ancora l’equivalenza dei simboli cazzuola, fulmine, spada e serpente.
Ci siamo attardati sul simbolismo della cazzuola, ed alcuni potrebbero forse meravigliarsene, dal
momento che si tratta nello specifico di un simbolo pressoché scomparso (28), come è il caso di altri
simboli massonici quali [il simbolo del]l’ape, il «nome dei Maestri», etc.
Abbiamo però cercato di mostrare che questa scomparsa stessa ha certamente un suo senso, e che essa è
verosimilmente legata a quel evento capitale che riguarda la storia celata della Massoneria, evento che
trasformò questa organizzazione artigianale, per lungo tempo simile a tutte le altre [corporazioni], in
un’organizzazione aperta a tutti gli uomini «qualificati». Colui che fosse in grado di penetrare le ragioni
profonde di questa notevole trasformazione, potrebbe altresì con certezza prevedere i «destini» riservati
all’Ordine massonico, e avrebbe la «chiave» di ben altri enigmi storici. Ma d’altronde simili ricerche non
sono il fine di questo capitolo, che non ha altro oggetto se non attirare l’attenzione su alcuni aspetti fin
troppo trascurati del simbolismo massonico.
NOTE
[...]
23. Cfr. Albert Lantoine, «Histoire de la Franc-Maçonnerie française», 1° volume, p. 4.
24. É per questo motivo che la corporazione dei massoni di Saumur portava [l’emblema araldico]:
«D’azzurro, alla cazzuola d’oro». Quella di Tours: «Di sabbia, alla cazzuola d’oro». Citiamo questi
stemmi araldici da Le Moyen Age et la Renaissance, pubblicato sotto la direzione di Paul Lacroix, tomo
III, 1a parte, 3° art., folio XXVIII. Quest’opera riproduce un gran numero di bandiere di antiche
corporazioni. Nel volume viene rappresentato pure un terzo stendardo di massoni, che presenta un
carattere particolare, e sul quale avremo da ritornarci in seguito.
25. Riprodotto in Early Masonic Catechims di Knoop e Jones. Il rituale in questione risale al 1726,
almeno;; si trova anche detto che il martello separa e la cazzuola unisce.
26. Cfr. Rev. John T. Lawrence, Highways and By-ways of Freemasonry, p. 170.
27. Nel blasone, in effetti, la lingua del serpente viene rappresentata ordinariamnete come bifida. Va
notato, inoltre, che nell’«arte heroica» il serpente [serpent] dovrebbe essere di regola chiamato «biscia»
[bisse, che in francese significa «biscia» araldica, ma che richiama pure bisser «ripetere, duplicare,
bissare», come si dirà a breve, n.d.t.]. Questo termine viene fatto derivare dall’italiano biscia, colubro
(l’espressione a biscia significa «a zig-zag»);; è molto probabile poi che il nome italiano, il termine
blasone, e la forma biforcuta della lingua del serpente che Aristotele aveva già rilevato nei suoi scritti
(Trattato delle Parti degli Animali, II, 17), come pure la parola francese «bisse», evochino curiosamente
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28. Scomparso, ben inteso solo in quanto utensile di uso rituale, e non come motivo decorativo.
Segnaliamo d’altra parte che la cazzuola figura sul Tracing Board della Mark Masonry la cui origine
«operativa» è fuori discussione, e che la Massoneria di lingua inglese ha conservato un rito «costruttivo»
nel quale la cazzuola svolge di necessità un ruolo preponderante: ci riferiamo alla posa della prima pietra
di un edificio pubblico con gli «onori massonici».
[FONTE: tratto da “Remarques sur quelques symboles maçonniques” di Denys Roman in Réflexions d’un
chrétien sur la Franc-Maçonnerie - «L’Arche vivante des Symboles», pp. 62-65;; traduzione nostra]
Postato 8th September 2013 da A.R.
Etichette: Denys Roman, Massoneria, René Guénon, simbolismo cazzuola, vajra
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