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06/11/21, 19:24 LA CONCHIGLIA: UN SIMBOLO DIMENTICATO | by Matteo Bebi | Medium

Matteo Bebi Apr 12, 2020 · 4 min read

LA CONCHIGLIA: UN SIMBOLO DIMENTICATO

Fin dall’alba dei tempi la conchiglia si è sobbarcata il compito di rappresentare un


difficile simbolo di nascita e rinascita.

Legata indissolubilmente all’acqua, che già di suo è rappresentativa, la conchiglia


fu copiosamente usata sin dall’antichità; in Grecia, ad esempio, poteva
simboleggiare i genitali femminili, ed era quindi direttamente connessa alla
riproduzione; è vero infatti che Venere, dea dell’amore e della bellezza, si credeva
nata, appunto, proprio da una conchiglia, che dopo una lunga navigazione si
sarebbe arenata sulla spiaggia. Il Mondo Latino acquisì poi il simbolo con il nome
di "pecten"; esso indicava sia la conchiglia nel senso stretto del termine, sia
l’organo riproduttivo femminile, in modo non dissimile dall’immaginario greco ma
forse in maniera più "pratica", com’era tipico dei pragmatici romani.

La conchiglia diviene quindi idea di fecondità e rinascita con l’avvento del mondo
cristiano; il livello semantico si sposta verso lo spirituale e pian piano la praticità
simbolica sfuma fino a passare alla rappresentazione della purificazione.

Esemplare è la celeberrima "Nascita di Venere" di Botticelli, dove tutta la scena è


un’allegoria dell’amore, intesa come forza motrice della Natura, e la figura della
dea rappresenterebbe la personificazione della purezza e della bellezza dell’anima.

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(“Nascita di Venere”, 1483-1485, Sandro Botticelli, Galleria degli Uffizi, Firenze)

A riprova del suo uso, apparentemente dimenticato, tutti quegli oggetti legati ai riti
cristiani di purificazione, come fonti battesimali e acquasantiere, avevano molto
spesso la forma di una conchiglia, o almeno la richiamavano.

Per tutto il medioevo il significato resta legato all’acqua ma anche alla


resurrezione, e quindi alla tomba.

Il genere di bivalvi che spesso veniva utilizzato è identificato con il nome di "Arca",
e non a caso. Il richiamo all’arca biblica e al Sepolcro appaiono chiari se si analizza
il semantema "Arca": esso viene ad indicare, dal verbo latino arcēre, la protezione,
e quindi un interpretazione che va verso la concezione di conchiglia-sepolcro.

In senso lato la conchiglia e il suo contenuto, vengono ad identificarsi anche con la


luce celeste. Interessante è il passo tratto dal "Tesoro" di Brunetto Latini, ripreso a
sua volta dal "Physiologus"; «Cochilla è un pesce di mare, lo quale sta chiuso con
due ossa grosse, ed apre e chiude, e sta in fondo di mare, e la mattina e la sera
viene a sommo, e toglie la rugiada. E poi sta al sole, e indurano alquanto queste
gocciole della rugiada (…); poi quando sono cavate di queste cochille elle indurano
e queste sono quelle che l’uomo chiama perle, le quali sono pietre di grande
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nobiltà, e specialmente in medicina; e come la rugiada è pura e netta, così sono le


perle bianche e nette».

Il simbolo viene allora ancora a significare la protezione della perla (allegoria, nelle
opere pittoriche, del Cristo), l’arca, intesa come ambito di sacralità, e ricorre
sovente alle spalle delle scene sacre, solitamente identificandosi con le absidi delle
strutture riprodotte nelle diverse rappresentazioni.

Nel buddismo la conchiglia è uno degli otto simboli che auspicano fortuna ma
anche augurio di buon viaggio: si noti che i pellegrini cristiani erano riconosciuti
dalla conchiglia, così come tutto il percorso di pellegrinaggio era contrassegnato da
questo simbolo che ricorreva in alcune soste.

La figura di Santi pellegrini come San Giacomo e San Rocco sono infatti
caratterizzati proprio dalla conchiglia - solitamente, nell’iconografia, portata sul
petto - in particolare una valva di capasanta. E la conchiglia diviene il simbolo del
percorso del pellegrino, della direzione da seguire per Santiago di Compostela,
viaggio affrontato per espiazione dei propri peccati, simbolo della vita e della
rinascita.

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Anche per gli Aztechi la conchiglia rappresentava l’archetipo femminino; la dea


della luna, simbolo della fecondità, della creazione del mondo e di tutti i suoi
abitanti, vegetali, animali e umani.

È dal XVII secolo che la conchiglia comincia però ad apparire sempre più
frequentemente nelle nature morte nei dipinti fiamminghi; le "Vanitas", dove il
significato viene a mutare, svelandosi quali oggetti ammonitori riferiti alla
precarietà dell’esistenza umana, quasi a voler simboleggiare il vuoto della vita
vissuta con superficialità.

Sommessamente, accanto alla "Vanitas", si andò diffondendo anche un significato


nascosto; l’accezione esoterica, la quale la considerava simbolo di conoscenza, il
raggiungimento di un sapere superiore, spesso concesso solo a pochi.

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(Van der Ast Balthasar, “Natura morta di fiori con conchiglie e insetti”)

La storia della conchiglia nell’arte non si fermerà certo qui ma continuerà a


rinnovarsi attraverso la fantasia ed il pennello di artisti come Redon, Picasso, Dalì,
De Chirico, Frida Kahlo e De Pisis.

Attualmente, se non a livello pubblicitario, parrebbe un simbolo dimenticato e


trascurato. Solo molto recentemente la sua forma è tornata al centro
dell’attenzione, specialmente a livello architettonico, con un recupero moderno di
un simbolo antico quanto il mondo stesso.

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