Sei sulla pagina 1di 2

GARCIA

MANUEL GARCIA (padre)


MANUEL GARCIA (figlio)

Famiglia di cantanti spagnoli attivi nei sec. XVIII-XX.


Manuel García – padre – (1775-1832) fu uno dei protagonisti della scena lirica europea dell'inizio
del XIX secolo. Il nome di battesimo era Manuel del Pópulo Vicente Rodríguez. Sulle vicende
relative all'acquisizione del cognome definitivo di García esistono versioni differenti: secondo una
tradizione storica, sarebbe rimasto orfano di padre a pochi mesi e avrebbe acquisito il cognome del
secondo marito della madre; secondo ricerche più recenti, "García" sarebbe stato il secondo
cognome del nonno paterno.
A Siviglia Garcia iniziò la sua carriera canora entrando a far parte, a sei anni, del coro della
cattedrale, dove acquisì i primi rudimenti dell'insegnamento della musica e del canto. L'inizio di
una carriera vera e propria si ebbe invece, intorno al 1792, a Cadice, come autore ed esecutore
di tonadillas, sorta di operine tipiche spagnole che ricordavano gli intermezzi italiani di inizio
secolo. A Cadice García concluse anche il suo primo matrimonio, con la cantante Manuela Morales.
Il debutto nell'opera maggiore si ebbe invece a Madrid nel 1799.
Dopo essere stato nominato "compositore del Teatro del Príncipe", a Madrid, senza peraltro
riuscire ad assumere materialmente la carica,si trasferì a Parigi per esibirsi nel Théâtre des Italiens.
Seguì un nuovo trasferimento a Napoli, dove era stato scritturato da Barbaja per i Teatri Reali; in
questo periodo, usufruì dei fondamentali insegnamenti del vecchio tenore e ora maestro di
canto Giovanni Ansani, interpretò parti da baritenore in opere di un gran numero di compositori e
continuò anche la sua attività di compositore.
Tornato a Parigi egli si affermò anche come valente maestro di canto: si dedicò ai due figli
maggiori, Manuel, la cui fama come didatta avrebbe superato quella del padre, e Maria, poi
passata alla storia con il cognome Malibran, ed ebbe tra i suoi allievi anche il
futuro soprano donizettiano Henriette Méric-Lalande. Nel 1824, aprì un'accademia di canto a
Londra e pubblicò anche un saggio dal titolo Exercises and Method for Singing.
Nel 1829 la voce cominciò a dare segni di deterioramento ed egli diede l'addio alle grandi scene
con un'ultima rappresentazione del suo ruolo forse preferito, l'Otello di Rossini. Mai cessando di
comporre, ed anche continuando ad apparire su palcoscenici minori, si dedicò quindi di nuovo
all'insegnamento, coinvolgendo questa volta la terza figlia, Pauline, che avrebbe anch'essa
conquistato gran fama in Europa. Dopo essere apparso un'ultima volta sul palcoscenico, in un ruolo
buffo, nell'agosto del 1831, García morì nel 1832.

CARATTERISTICHE ARTISTICHE: Nonostante le sue origini spagnole, Manuel García rappresenta,


nella storia del canto, l'esempio tipico del tenore di stile italiano dell'inizio del XIX secolo. La sua
voce era, secondo Fétis, "di tenore profondo", ovvero possedeva quelle caratteristiche
baritonaleggianti che erano tipiche del tenore italiano barocco e neoclassico, il quale è stato
conseguentemente spesso in seguito definito come "baritenore".
García possedeva un'estensione vocale ragguardevole: se da un lato era in grado di affrontare,
come già detto, anche ruoli da vero e proprio baritono, le parti scritte per lui da Rossini sono
tendenzialmente più acute di quelle scritte per altri baritenori e, secondo una testimonianza,
sarebbe stato lui, e non Gilbert-Louis Duprez, il primo in grado di emettere il cosiddetto do di petto:
egli non lo eseguì comunque mai in pubblico ed è lecito dubitare che uno con la sua formazione
potesse apprezzare in qualche modo un simile urlo "da cappone strozzato", come poi lo avrebbe
definito Rossini.
La sua tecnica di emissione era sopraffina e gli assicurava capacità virtuosistiche eccezionali, con
una vocalizzazione fluente e rapida e un trillo di forza di grande effetto. Dominava con notevole
efficacia anche l'emissione in falsetto, al punto che, in una delle sue tonadillas, El poeta calculista,
era prevista l'esecuzione di un duetto con sé stesso in cui alternava il canto come tenore a quello
come soprano.

Manuel Garcia – figlio – (1805-1906), a differenza del padre e delle sorelle Maria
Malibran e Pauline Viardot, aveva mezzi vocali limitati e dopo quattro anni abbandonò
definitivamente il palcoscenico, dedicandosi a varie attività ed infine, a quella che lo renderà
famoso, l'insegnamento del canto e l'osservazione analitica del fenomeno vocale. Nel 1835 fu
nominato "Professore di canto" al Conservatorio di Parigi, nel 1840 pubblicò il suo primo studio di
filologia vocale, Mémoire sur la voix humaine, e dal 1848 si trasferì a Londra, dove divenne
"Professor of voice" presso la Royal Academy of Music, incarico che egli mantenne fino al 1895, pur
non interrompendo mai, fino alla morte, l'insegnamento in privato.

ARTE E SCIENZA DEL CANTO: Manuel García figlio viene ricordato come il più illustre docente di
canto dell'800, e ciò sia in forza della pubblicazione del Traité complet de l'Art du Chant, sia per
l'invenzione del laringoscopio, sia per la qualità e il numero dei suoi allievi. In riconoscimento della
sua attività scientifica, nel 1862 l'Università di Königsberggli conferì la laurea honoris
causa in medicina.
García ebbe il grande merito di cercare di superare il precedente carattere empirico della didattica
del canto, sostanziandola con approfondite nozioni di fisiologia. Egli codificò e sistematizzò i
precetti e i princìpi appresi dal padre che coincidevano con quelli derivanti dalla tradizione
settecentesca dell'arte del canto e che erano particolarmente adatti a rendere gli allievi capaci di
affrontare il repertorio belcantista che su tale tradizione era germogliato.
Le regole enunciate da García, per quanto riguarda il passaggio di registro, lo studio della
vocalizzazione, la respirazione diaframmatico-costale, sono state molto discusse nel corso dei
decenni, ma mantengono ad oggi inalterata la loro validità. Anzi sarebbe stato proprio il mancato
rispetto delle stesse a determinare probabilmente la decadenza delle voci femminili nella prima
metà del XX secolo, e di quelle maschili, dagli anni '50 fino alle nuove leve degli anni '80 e
susseguenti.

I REGISTRI VOCALI: fino al XIX secolo risultava assai difficile lo studio della fisiologia vocale, in
quanto non esistevano molte delle tecnologie di cui disponiamo oggi. Essenzialmente le
conoscenze di fisiologia fonatoria si basavano sullo studio della laringe tramite specchietti laringei.
Uno dei primi studiosi ad analizzare con sguardo scientifico i registri vocali fu il celebre Manuel
Garcia, il quale definì il registro vocale come segue: “attraverso la parola registro noi intendiamo
una serie di toni consecutivi e omogenei che vanno dal più grave al più acuto, prodotti attraverso lo
stesso principio meccanico, e la cui natura differisce essenzialmente da un'altra serie di toni
ugualmente consecutivi e omogenei prodotti da un altro principio meccanico. Tutti i toni che
appartengono allo stesso registro sono di conseguenza della stessa natura, a prescindere dalle
variazioni di timbro e forza alle quali uno li sottoponga”[iii].
Garcia aveva descritto tre fondamentali registri: voce di petto, falsetto e voce di testa. Per ognuno
di essi aveva identificato – per la voce maschile e per la voce femminile – un range frequenziale
ben definito.

Potrebbero piacerti anche