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Emidio Spinelli
QUESTIONI SCETTICHE
Letture introduttive al pirronismo antico
Lithos
Impaginazione e copertina: Alessandro Amato
ISBN 88-89604-07-7
Alla memoria di mio padre
IN D IC E
Premessa IX
Avvertenza 159
Emidio Spinelli
C a p it o l o p r im o
GLI SCETTICISMI ANTICHI: UNO SCHIZZO INTRODUTTIVO
natura delle cose, che vengono negativamente etichettate come “senza dif-
ferenze, senza stabilita, indiscriminate”13. Proprio la tesi di una radicale e
intrinseca indeterminatezza delle cose o pragmata , che condiziona la no
stra disposizione, lasciandoci “senza opinioni, senza inclinazioni, senza
scosse” e cui consegue “per prima cosa Pafasia, poi Pimperturbabilita55, in
duce a pensare a un Pirrone per nulla scettico, quanto piuttosto sostenitore
di una sorta di ‘metafisica negativa o indifferentista5, che sul piano episte-
mico non si appaga delT affermazione dubitativa (e gia socratica?), secon
do cui “noi non conosciamo nulla”, ma tende piuttosto a dichiarare senza
esitazione che “non c’e nulla da conoscere”14. Al di la di ogni dibattito, che
pure potrebbe essere alimentato da una lettura diversa delle testimonian-
ze15. credo che a conferma indiretta di questa interpretazione 4dogmatic a'
di Pirrone possa essere addotta la constatazione per cui, per lungo tempo e
comunque sicuramente fino al I sec. a.C., Petichetta dossografica di ‘pir
roniano5non sembra assumere alcuna valenza scettica16.
Certo, qualcuno potrebbe obiettare che molti degli episodi e alcune del
le opinioni o doxai, che costituiscono Possatura della vita laerziana dedi-
cata a Pirrone ci mostrano un Pirrone assolutamente privo di convinzioni
definite in campo etico, pronto anzi a negare forza e valore assoluti a con
cetti basilari come quelli di bene e male17. Almeno su questo piano, dun-
que, bisognerebbe riconoscergli legittimamente la ‘patente5 di scettico, al
punto da giustificare anche la ben nota accusa di inattivita o apraxia im-
plicitamente adombrata in alcuni comportamenti a lui attribuiti dalla tradi-
zione aneddotica18. A parte ogni contro-obiezione fattuale riscontrabile in
altri filoni dossograftci, non pregiudizialmente ostili alia figura e alPatti-
vita filosofica oggettivamente ‘strana’, non classificabile di Pirrone19, an
che in questo caso si puo addurre come testimonianza indiretta la sua col-
locazione, accanto ad altri autori poco noti e comunque diciamo cosi ‘ete-
rodossi5rispetto alle scuole di provenienza, nel novero dei ‘moralisti’20.
Alla nostra iniziale, solo apparentemente paradossale domanda sull’e-
ventuale pirronismo di Pirrone, allora, possiamo in definitiva rispondere
negativamente, citando a sostegno la conclusione di Jacques Brunscliwig:
“Pirrone non fu il primo pirroniano. Il primo pirroniano fu Timone, il piu
noto degli immediati discepoli di Pirrone”21.
con Platone, interpretato soprattutto alia luce di quella sorta di slogan che
e il ‘discutere nell'un senso e in quello contrario’ come vera essenza del fi-
losofare, che consente immediatamente di recuperare la forza e il caratte-
re aporetico dei cosiddetti dialoghi giovanili di Platone, come anche di al-
cuni suoi scritti piu tardi, primo fra tutti il Teeteto. Su questa medesima li-
nea va collocato anche lo sforzo piu generale messo in atto da Arcesilao
per individuare tracce di quel modo di intendere la filosofia - segnato dal
la vigorosa sottolineatura della debolezza gnoseologica dell’uomo (cfr. ad
es. Cic. Varro 44-45) - ancora piu indietro rispetto alia tradizione socrati-
co-platonica. Probabilmente con lui, quindi, nasce una lettura che potrem-
mo dire ‘inclusiva’ della storia della filosofia precedente, segnata da un ve
ro e proprio ‘appello ai presocratici’, inseriti in lunghe e variegate liste di
presunte genealogie delP atteggiamento scettico27.
Un esercizio filosofico quale quello appena descritto, che pure nasce
genuinamente dalla prospettiva del verum invenire velle (cfr. Cic. Luc.
76), non puo che finire con il proporre e rafforzare l ’esperienza della
ugual forza o isostheneia. delle tesi opposte su di un medesimo tema, ren-
dendo piu solido, quasi ‘abituale’ il ricorso alia tecnica dello in utramque
partem disserere, con l’inevitabile approdo a una sospensione generaliz-
zata del giudizio su tutto, al piu radicate peri panton epechein28. Essendo
questi i punti di riferimento positivi dell’atteggiamento filosofico di Arce
silao, bisogna giustamente abbandonare la lettura esclusivamente dialetti-
ca - ovvero anti-stoica - del suo pensiero (cosi come di quello di Camea-
de, come vedremo fra breve), che. sulla scia di una forse fin troppo fortu-
nata e (meccanicamente) ripetuta interpretazione avanzata da Pierre
Couissin, molti studiosi (soprattutto in ambito anglosassone) avevano ab-
bracciato sino a non molti anni fa, trasformandola in una sorta di rigida
‘ortodossia’29. E stato merito di Anna M aria Ioppolo30 aver guarito questo
settore di studio del pensiero antico da ogni cedimento alia ‘couissinite5,
mettendo in evidenza come alia base delle opzioni filosofiche di Arcesilao
- sicuramente anche anti-stoiche - vi siano tesi genuinamente socratiche
(soprattutto il rifiuto di concedere al saggio la possibility di opinare). Esse
appaiono legate anche a un retroterra accademico comune condiviso a
quanto pare con lo stesso Zenone stoico31, affidate per di piu a una di-
scussione serrata, che fa uso di una terminologia non originariamente ed
esclusivamente stoica, ma piu antica e ancora una volta aperta a un uso e
riuso comune alle due scuole accademica e stoica. Oltre a una serie di
espressioni tecniche di primo piano in ambito epistemologico e morale (si
pensi ad esempio a epecho-epechein, kathekon/ka torthoma32) , quest'ulti
ma osservazione viene fatta valere dalla Ioppolo in modo particolare per lo
Emidio Spinelli 7
Lesse con molta cura le opere degli stoici e, particolarmente, quelle di Crisip-
po, anzi contraddiceva con tanta equita alle loro tesi e conseguiva tanto successo,
che soleva dire: ‘Nulla io sarei se non fosse esistito Crisippo5.
traghetto la Stoa nelf Accadernia, tanto che sul suo conto si diceva che tratta-
va temi filosofici stoici all’interno dell’Accademia: dimostrava infatti che in Pla
tone vi sono i dogmi degli stoici.
10. Arrivati a questo punto del secolare sviluppo e intreccio delle no-
stre due correnti scettiche - ovvero nel lasso di tempo compreso fra I e II
secolo d.C. siamo di nuovo costretti a fare i conti con testimonianze e
notizie, die non sono abbondanti ne sempre lineari e coerenti57.
10.1 Per restare sul versante pirroniano, ad esempio, nulla di assoluta-
mente definitivo possiamo dire in merito a figure come quelle di Mnasea
e Filomelo, citati in un passo di Numenio, perche impegnati, forse attra-
verso una personale reintepretazione delle posizioni di Timone, nel tenta
tivo di strappare addirittura Arcesilao dalla tradizione accademica per tra-
sformarlo in uno scettico ‘puro’, ovvero in un pirroniano pronto a negare
sussistenza non solo al vero e al falso, ma anche e soprattutto direi al pitha
non 58. Ne siamo piu fortunati nel caso di Teodosio, singolare personaggio,
forse medico empirico di tendenze scetticheggianti vissuto verosimilmen-
te prima di Sesto Empirico. Nei suoi Capitoli scettici egli arriva a negare
12 Questioni. scettiche. Letture introduttive al pirronismo antico
tarsi come esponente di primo piano di quegli accademici neoteroi, che so-
stengono con forza la tesi di una sostanziale affinita fra i due indirizzi scet
tici. Assumendo come solido punto di partenza quella che egli considera la
base comune dello scetticismo degli accademici ‘piu antichi' - individua-
ta sin da Arcesilao, ma poi anche in Cameade, nella capacita di argomen-
tare pro e contra, destinata a sfociare in un inevitable stallo di logoi op-
posti e dunque in una sospensione del giudizio intesa come impossibility
di definite alcunclie o aoristia64 - Favorino elabora, ancora e sempre in
funzione anti-stoic a65, una sua originale posizione. Egli fonde “ingegnosa-
mente il probabilismo di Cameade, il fallibilismo filoniano e l ’uso pirro
niano di un linguaggio non assertorio” e ritorna “a posizioni scettiche ri-
gorose, come quella di non ‘pronunciarsi in modo certo su nessuna co-
sa’”66. Si tratta di una scelta che si affida soprattutto a cautele e riserve lin-
guistiche (cfr. in tal senso un passo di Gellio: NA XI, 5, 8) non distant!, nel-
le intenzioni di Favorino, dall’analoga strategia messa in atto dai pirronia-
ni per ‘annunciare’ i loro pathe , senza cadere in alcuna forma forte, inten-
zionalmente ontologica di ‘filosofia del linguaggio’67.
10.3 Accanto alia posizione di Favorino, che appare come il promotore
di u n operazione ermeneutica consapevolmente volta a conciliare le due cor-
renti scettiche accademica e pirroniana, non bisogna tuttavia dimenticare
che - nel lasso di tempo di cui ci stiamo occupando (fra I e II sec. d.C.) - an
che sul versante della filosofia dogmatica piu di un pensatore (da Seneca a
Epitteto, da Galeno a Luciano) sembra aderire in modo esplicito - e spes
so malevolo - all’idea di una sostanziale indistinzione dei due indirizzi, ac-
comunati in un giudizio di radicale stroncatura quali nemici di ogni crite-
rio di verita e negatori della vivibilita stessa della vita quotidiana68.1
NOTE
1987 e Barnes 1990a, mentre una tendenza (non condivisibile) ad annullare tale differenza
si ritrova in Fine 2000a e 2003.
6 Cfr. il lungo elenco presente in Diogeue Laerzio (=d’ora iu poi DL) IX 71-73 (sulla te-
stimonianza diogeniana relativa alio scetticismo antico cfr. almeuo i lavori di Decleva Caiz-
zi 1992b e Barnes 1992) e ancora alcuni passi di Cicerone (ad es.: Vano 43-45; Luc. 13-15
e 72-76; sulla variegata testimonianza ciceroniana negli Academica utilissime indicazioni
offrono non solo le pagine di Levy 1992, ma anche i saggi raccolti in Inwood-Mansfeld
1997; meno condivisibile Thorsrud 2002 per i rapporti di Cicerone cou il suo retroteira scet-
tico-accademico) e Plutarco (soprattutto: adv. Col. 1121 f- 1122a; per un primo orientamen-
to sulla sua testimonianza cfr., oltre a De Lacy 1953, almeno: Opsomer 1998; Warren 2002a;
Bonazzi 2003a, sp. cap. VI, pp. 219-232; Donini 2002; Ioppolo 2004a e Feuari 2005), do
ve pullulano precnrsori dello scetticismo accademico. Sulla questione cfr. inofrre Brittain-
Palmer 2001; qualche utile spunto gia in Graeser 1978; Zeppi 1984; Calvo Martinez 1992.
Per nn confronto fra Fatteggiamento di Cicerone e quello di Sesto cfr. anche Spinelli 2006;
un discorso a se meriterebbe infine la figura di Senofane, su cui mi limito a rinviare alle ac
curate considerazioui di Lapini 2003, sp. pp. 39-72; cfr. anche Iofi 2003a.
7 Che la collocazione dossografica del pirronismo e la sua quafifica di hairesis o meno
rappresentassero ad esempio un problema gia agh occhi delle fonti antiche lo mostrano be
ne almeno due passi di Diogeue Laerzio (I 20) e di Sesto Empirico nei suoi Linearnenti. pir
roniani (=d’ora in poi PH\ I 16-17): sulla questione cfr. almeno Giannantoni 1981b, non
che ora Bonazzi 2003a, sp. cap. I, pp. 26-39 e Ioli 2003b.
8 Per i testi riconducibifi a questi due autori cfr. rispettivamente Decleva Caizzi 1981a
e Mette 1984, pp. 41-94.
9 Fra i cui contributi ricordo qui soprattutto: Graeser 1978; Striker 1981; Decleva.Caiz-
zi 1986; Ioppolo 1994a; Striker 2001.
10 Per lispondere adeguatamente a tale quesito occorrerebbe accennare alia formazio-
ne filosofica di Pirrone, che - secondo uuo dei suoi piu reccnti interpret!: cfr. Brunschwig
1999, sp. p. 242 - dovrebbe chiamare in causa, al di la del problematico richiamo a Briso-
ne (su cui cfr. Berti 1981, nonche ora Bett 2000b, pp. 165-169), quanto meno: Democrito
e la prima tradizione democritea (in particolare Anassarco, con possibili legami cinici: cfr.
soprattutto Decleva Caizzi 1984 e ora, sulla sua scia, Chiesara 2003, sp. pp. 4-14; utill in
dicazioni anche in Belt 2000b, sp. pp. 152-165, nonche m Levy 2001, sp. pp. 300-304 e
Wanen 2002b; per l’influsso cinico si veda in particolare Brancacci 1981) e anche possi
bili influssi orientali (oltre ai classici contributi di Piantelli 1978 e Flintoff 1980, cfr. anche
Garfield 1990 e ora soprattutto Bett 2000b, sp. pp. 169-178). Recentemente aucora Bett
(ivi, sp. pp. 132-140) ha ipotizzato - senza tuttavia poter citare a sostegno fouti esplicita-
mente sbilanciate in tale direzione - che la posizione di Pirrone abbia un qualche legame,
forse addirittura una certa dipendenza dalla raffigurazione della realta sensibile fomita da
Platone in alcuni suoi dialoghi (soprattutto Repubblica e Teeteto).
11 Come e facile immaginare, esso ha dato luogo a letture diverse, spesso addirittura
contraddittorie del pensiero di Pirrone: per un primo orientamento cfr. Reale 1981; Gorier
1994, sp. pp. 736-740, nonche ora Brunschwig 1999, p. 241, n. 36.
12 Oltre a Decleva Caizzi 1981a (da integrare con: Decleva Caizzi 1981b e Decleva
Caizzi 1996a), cfr. Reale 1981; Loug-Sedley 1987, sp. vol. 1, pp. 16-18; Hankinsou 1995,
sp. pp. 59-64; Bett 2000b, sp. cap. I; Bailey 2002, sp. cap. 2.2. La sfumatura dogmatica del
pensiero di Pirrone sembra emergere anche da altre testimonianze, di carattere piu marca-
tamente etico: cfr., a puro titolo di esempio, un no to e discusso passo tratto dagli Indalmoi
di Timone (^Pyrrho T. 62 Decleva Caizzi). Su questa importante testimonianza toma ora,
Emidio Spinelli 21
43 Per questa immagine cfr. Cic. Luc. 13-14. Piu in generale sulla figura di Antioco, ol
tre alia raccolta delle testimonianze in Mette 1986-1987, pp. 25-63 e all’accurate lavoro di
Glucker 1978, mi limito a rinviare alTequilibrata trattazione di Barnes 1989; utili spunti di
riflessione anche in Gorier 1994, sp. pp. 938-980.
44 Non solo non esistono certezze sulla collocazione cronologica di Enesidemo (co
munque attivo nel 1 sec. a.C.), ma ancora manca, purtroppo, un’edizione delle testimo
nianze che lo riguardano: cfr. in proposito Decleva Caizzi 1990-1992.
45 Contro la tradizionale considerazione di Enesidemo come inizialmente membro del-
1’Accademia si e espressa Decleva Caizzi 1992c, le cui conclusioni sembrano ora rafforza-
te da Pohto 2002; a favore della vu.lga.ta cfr. invece Mansfeld 1995.
46 A Sesto Empirico dobbiamo la raffigurazione di Timone quale prophetes del verbo
pirroniano: cfr. M 1 53; sulla questione sempre utili si rivelano le conclusioni di Decleva
Caizzi 1986; cfr. anche Hankinson 1995, sp. pp. 69-73.
47 Si tratta di un passo importante e difficile da interpretare, su cni tuttavia non posso
qui soffermarmi; per un riassuntivo status quaestionis mi limito a rinviare ad Aronadio
1990, sp. pp. 222 e 229-233.
48 DL IX 115; cfr. anche Glucker 1978, sp. pp. 351-354 e Giaunantoni 1981b.
49 Molti sono i testi e i lavori monografici che si potrebbero e dovrebbero in proposito
chiamare in causa: per un primo orientamento tematico e bibliografico cfr. ora Chiesara
2003, sp. pp. 102-104.
50 Cfr. Gal. subf. emp. 84, 13; sulla ‘ferocia catena' di Menodoto cfr. gia Brochard
19232, p. 313; piu in generale sulla testimonianza di Galeno relativa alio scetticismo cfr.
almeno De Lacy 1991; cfr. anche Hankinson 1991, nonche alcune utili osservazioni di Bar
nes 1991.
51 Essi possono essere ricostruiti - non completamente, invero - leggendo il breve con
tribute di Perez 2000, in piu punti tuttavia lacunoso e non perspicuo; cfr. piuttosto Chiesa
ra 2003, sp. pp. 112-153, la quale sembra dal canto suo dilatare la presenza di Enesidemo
aH’intemo degli scritti di Sesto Empirico, esagerando la portata della dipendenza di questo
rispetto a quello e seguendo m questo caso, per sua esplicita dichiarazione, le conclusioni
di Polito 2004.
52 Si pensi in particolar modo ancora a Hegel, che attribuiva un peso fondamentale al
ia tropologia scettica non solo nel Rapporto dello scetticismo con la. filosofia e nelle Le-
zioni sulla storia della filosofia., ma anche in altri testi, ora analizzati da Biscuso 2005, sp.
cap. IV.
53 Essi erano forse originariamente solo nove? Cosi sembra attestare Aristocle, la cui
testimonianza e la cui attendibilita al riguardo viene ora nuovamente difesa da Chiesara
2002. Sulla tropologia scettica cfr. piu in generale Chatzilysandros 1970; Striker 1983; so
prattutto Annas-Bames 1985, nonche infra, cap. 11
54 Sulla polemica neo-pirxoniana contro il concetto di causa cfr. infra., cap. IV.
55 Essi, stando ancora a Sesto (PH 1 178-179), sembrano essere ulteriormente riducibi-
h a due soli tropi, che rappresenterebbero ‘T ultimo distillato del liquore scettico” (cosi
Hankinson 1995, p. 189).
56 Sulla struttura e sulle imphcazioni logico-filosofiche della ‘rete scettica’ costituita
dai tropi di Agrippa cfr. in particolare Bames 1990b; egli allarga f analisi anche ai due tro
pi ricordati nella nota precedente in Bames 1990c. Sul valore filosoficamente ancora at-
tuale del ‘diallele' cfr. infine Jacquette 1994.
57 Per ragioni di spazio non mi occupero qui di altre voci importanti, che pure si po
trebbero inserire in modo non marginale nel dibattito. Penso soprattutto all’Auouimo
24 Questioni scettiche. Letture introduttive al pirronismo antico
commeutatore al Teeteto di Platone, la cui posizione solleva problem! di non poco conto
in merito sia all’esatta collocazione cronologica - che gli studiosi fanno oscillare fra I
sec. a.C. e II sec. d.C. - sia alia valutazione della fase scettica della storia dell5Accade
mia e alia differenza concettualc che essa sembra mostiare rispetto all5atteggiamento pir
roniano. Per nn primo orientamento al lignardo mi limito a rinviare al recente studio di
Bonazzi 2003b.
58 Cfr. il fr, 25, 67-71 Des Places di Numenio.
59 Cfr. DL IX 70 (=Pyrrho T. 41 Decleva Caizzi); si veda anche Bames 1992, sp. pp.
4284-4289, nonche, per uua diversa interpretazione della posizione di Teodosio, Ioppolo
2002, pp. 64-65.
60 Cfr. supra, § 9- Pin in generale sulla figura e sulle linee di fondo della posizione fi
losofica di Menodoto mi limito a rinviare alia pregevolissima ricostmzione di Frede 1990;
per un5interpretazione diversa del suo ‘empirismo medico’ e dei suoi rapporti con la tradi
zione scettico-piiToniana cfr. Perilh 2004.
61 Nel loro caso si pno cautamente supporre che avessero come punto di riferimento,
pur con sfumature e argomentazioni diverse, Filone di Larissa: cfr. in proposito soprattut
to Donini 1986, p. 224, n. 38. Per altri titoli e riferimenti relativi a tale dibattito rinvio a:
Dorrie-Baltes 1993, Bans rein 84.
62 Per questi aspetti della posizioue plntarchea rinvio alle opportune considerazioni di
Bonazzi 2004 e 2005; cfr. anche alcnne precisazioni offerte da Opsomer 2005.
63 Per la ricostmzione sommaria del pensiero di Favorino, oltre al contribute di Bari-
gazzi 1966, indispensabili si rivelano alcuni lavori di Anna Maria Ioppolo, le cui conclu
sioni ho cercato qui di riassumere: cfr. al riguardo soprattutto Ioppolo 2002, nonche Iop
polo 1993 e 1994a; qualche utile indicazioue anche in Holford-Strevens 1997 e ora iu
Opsomer 1998, sp. cap. 5; Bonazzi 2003a, sp. cap. IV, pp. 158-170.
64 L’uso di qnesto vocabolo sembra evocare chiaramente terminologia condivisa anche
dalla tradizione pirroniana: cfr. ad es. per Enesidemo la testimonianza di Fozio (bibl. Cod.
212, 170al2-13 e 22-24); ancora DL IX 106; infine, nel corpus sestano, P H I 198, nonche
PH I 28; M V m 298 e XI I 11.
65 Sn questo aspetto dello scontro che sembra coinvolgere quanto meno, nell’ordine,
Plutarco-Epitteto-Favorino-Galeno utili indicazioni offrono Opsomer 1998, sp. pp. 213-
240 e ora Ioppolo 2002, sp. pp. 56-59.
66 Cfr. ancora ivi, rispettivamente pp. 49 e 51, nonche Opsomer 1998, p. 61.
67 11 rinvio pin pertinente e paradigmatico al riguardo e la lunga sezione dei Lineamen-
ti pirroniani, che Sesto dedica all’analisi e alia spiegazione dettagliata delle phonai. scetti
che: cfr. PH I 187-209, nonche Spinelli 1991 e soprattutto infra, cap. V.
68 Attenzione particolare meriterebbero anche il piu volte citato Numenio (cfr, soprat
tutto i ffr. 24-28 Des Places), cosi come il relativamente ignoto Alessandro di Damasco (sul
cui ruolo cfr. Donini 1981).
69 Al di la della probabile professione medica, non si hanno notizie certe in merito al
ia sua provenienza e alia sua. esatta collocazione cronologica {floruit. 180-220 d.C.?): sul
la questione si veda almeno House 1980. Sulla trasmissione e snlla fortuna dei suoi scritti
cfr. ora Floridi 2002.
70 Per qncste dne accuse mi limito qui a ricordare, rispettivarueute, PH 1 1-4 da una par
te e PH II 84; III 1; M IX 1-4; M V 49 dall’altra, auche se i rinvii al riguardo potrebbero
moltiplicarsi.
71 Sn qnesto temaefr. anche Viano 1981, p. 567; per alcune interessanti osservazioni di
dettaglio sulla chinsa di PH I cfr., oltre a lanacek 1977, Fliickiger 1990, sp. pp. 102-113.
Emidio Spinelli 25
72 Ioppolo 1994a, p. 92; cfr. anche Holford-Stxevens 1997, pp. 216-217 e, sempre sul-
l ’idenfita dei tines, Cortassa 1990, p. 2713, n. 45.
73 Sul termine aporetikos cfr. Decleva Caizzi 1992a, sp. pp. 307-313, che discute e cri-
tica anche alcune couclusioni avanzate da Woodruff 1988.
74 Sui motivi paleografici, stilistici e concettuali che sottostanno alia mia proposta di
correzione - in PH I 222 - del tradito -\katapermedoton:\ in kathaper <hoi peri>
Men<o>doton mi limito a rinviare a Spinelli 2000a; per alcune considerazioni ulteriori sul
passo in questione cfr. anche Levy 2001, sp. pp. 309ss.; Brunschwig 2003; Ioli 2003b, sp.
pp. 416-417, n. 59; Bonazzi 2003c, sp. pp. 183-185; Dillon 2004 e soprattutto Dye 2004,
che contrasta inoltre la “tendenza aH’ipercritcismo” evidente iu Perilli 2004, sp. pp. 105ss.,
ribadita (seppure in modo piu sfumato) in Perilli 2005. Piu in generale sul tema Plato scep-
ticus esistono analisi di pregevole fattura, fra cui segnalo Annas 1994; Levy 1990 e 1993b;
Bonazzi 2003a, sp. pp. 148-158 e 2003c; Ioppolo 2004b.
75 Per una spiegazione diversa cfr. Ioppolo 1992, p. 173.
76 Essa riceve molto piu spazio nella sezione dossografica sul criterio nel primo lihro
del Contro i logici: cfr. in part. M VII 159-189, la cui prospettiva di analisi, e - almeno in
parte - le cui fonti paiono comunque diverse rispetto a PH I.
77 Ioppolo 1992, p. 175.
78 Essi sfmtterebbero in tal caso, dialetticamente, precedenti classiiicazioni, forse cri-
sippee secondo Levy 1997, p. 199; cfr. anche supra, § 6, nonche Allen 1994.
79 Cfr. anche supra, § 7 e per il duphee tipo di assenso soprattutto Frede 1987 b, non
che Bett 1990. Per la mancata obiettivita storiografica scstana in questi paragrafi cfr. infi
ne soprattutto Ioppolo 1992; si vedano anche Levy 1997, pp. 200-201 e Palmer 2000, sp.
p, 363.
80 Quest’ultima precisazione sembra inserita da Sesto come uua sorta di personate no-
ta a pie di pagina. Se da una parte essa conferma forse che la dottrina dell’epoche non ha
unicamente origine e carattere dialettici, dall’altra indubbiamente “assolutizza quello che
per Arcesilao e un momento obbligato del processo di ricerca, ma non e il fine” (Ioppolo
1986, p. 160). Ne si puo escludere che essa serva a lasciar trasparire la difference imposta-
zione dello scetticismo accademico rispetto a quello di matrice pirroniana, da intendere co
me “una ricetta di felicith, e uou una mera igiene dell’iutelligenza filosofica” (Brunschwig
1997b, p. 578; cfr. anche Long-Sedley 1987, vol. 1, p. 447).
81 Si noti tuttavia come tale affermazione avesse originariamente una funzioue esclusi
vamente dialettica, anti-stoica: cfr. percio Ioppolo 1986, p. 59.
82 Viene comunque omesso qualsiasi accenno alia sua dottrina dello eulogon, su cui cfr.
MVI1 158; cfr. anche Hankinson 1995, pp. 86-91.
83 Piu esattamente: hos pros ten physin, dove per physis Sesto intende “la vera essen-
za delle cose”, forse deliberatamente ignorando che anche Arcesilao aveva dato di questo
concetto un’interpretazione molto vicina alia a-doxastica hyphegesis physeos accolta da
Sesto in PH I 23-24: cfr. al riguardo la sopracitata testimonianza di Plutarco in adv. Col.
1122c~d.
84 Hankinson 1995, p. 85.
85 PH 1 234: “se poi si deve credere a cio che si dice sul suo conto...”. Essa e priva di
ogni traccia di credulita da parte di Sesto, il quale pare volersi limitare alia reglstrazione di
semplici ‘dicerie’: cfr. Ioppolo 1992, p. 182.
86 Segno indiretto di una presa di distanza? Sulla possibile identita medioplatonica di
questi “altri” cfr. Dome 1987, p. 430.
87 Ioppolo 1992, p. 184; cfr. anche Hankinson 1995, p. 75.
26 Questioni scettiche. Letture introduttive a.1pirronismo antico
L Iniroduzione
zione di poter sapere e dire esattamente come stanno le cose nella realta
che ci circonda.
L’insieme delle considerazioni sin qui svolte potrebbe tuttavia apparire
ancora troppo superficiale o comunque non del tutto sufficiente per demo-
lire l ’attendibilita dell’ipotesi di parallelismo strutturale categorie/tropi
avanzata da Pappenheim. Per raggiungere quest’ultimo obiettivo, dunque,
e forse opportuno percorrere un’altra strada, sicuramente piu efficace, an
che se oggettivamente piu lunga e forse pedante, per arrivare a mostrare
come vada correttamente intesa e storicamente contestualizzata la dottrina
scettica dei tropi riportata da Sesto Empirico. In questo caso forse piu che
in altri. infatti, occorre evitare la formulazione di giudizi estemporanei,
fondati unicamente su vaghe assonanze o superficial! rispondenze. Cosi,
solo affidandosi a un’analisi dettagliata delTmtera sezione dei Lineamenti
pirroniani che riguarda i dieci tropi, sara possibile far emergere sia la loro
genuina struttura, sia i reali debiti che Sesto e le sue fonti contraggono ri
spetto alia tradizione filosofica che li ha preceduti e rispetto alia quale es
si si sentono legittimati ad assumere un atteggiamento di parassitario e non
certo neutrale sfruttamento concettuale o terminologico. Nelle pagine che
seguono, dunque, cerchero di offrire un commento selettivo, ma insieme il
piu possibile puntuale, di PH I 31-163, nella convinzione di poter esibire
in tal modo, de facto e quasi ostensivamente, una chiara confutazione di
qualsiasi tentativo di ricondurre uno dei piu important! (e genuinamente
scettici) capitoli dello sforzo filosofico pirroniano sotto l’ombrello perico-
losamente dogmatico della tradizione peripatetica8.
Dopo aver indicato nella pratica della sospensione del giudizio o epo
che la strada, sottratta tuttavia a qualsiasi rigida connesione del tipo cau-
sa-effetto, per giungere all’imperturbabilita o ataraxia (cfr. PH I 28-29),
Sesto ritiene opportuno soffermarsi a lungo sulle molteplici vie che con-
ducono a sospendere il giudizio. Ribadendo quanto gia accennato in PH I
8, egli pone quale radice generalissima dell’atteggiamento sospensivo
T antitesi riscontrabile fra le cose o pragmata - un termine volutamente ge-
nerico che serve ad abbracciare, spiega subito Sesto, apparenze fenomeni-
che e noumeniche, stati di cose o prodotti di pensiero. La forza di tali op-
posizioni viene sottolineata attraverso alcuni esempi divenuti canonici nel-
1’ambito della polemica scettica. Vengono cosi citati neU’ordine:
30 Questioni scettiche. Letture introduttive al pirronismo antico
temita dei tropi. La presenza del comparativo potrebbe forse essere inter-
pretata come un’allusione addirittura a Pirrone e Timone14. Credo tuttavia
che il confronto con un altro passo sestano e il succinto resoconto di Ari-
stocle costituiscano elementi sufficienti ad avvalorare la convinzione co-
munemente accolta di una patem ita enesidemea15, E ragionevole suppor-
re, in ogni caso, che Enesidemo non invento dal nulla i tropi, ma fu forse
il primo a raccogliere sistematicamente una mole notevole di materiale piu
antico, risalente addirittura a filosofi presocratici16. Il suo intento era di
classificare in maniera organica le opposizioni possibili fra il modo in cui
un oggetto appare (senza distinguere pregiudizialmente se alia percezione
sensibile o intellettuale) e cio che esso e in realta o secondo natura (pros
tenphysin ; physei). L'importanza di questo lavoro di ‘assemblaggio’ fu ta
le ai fini del raggiungimento della epoche che i tropi divennero quasi il ca-
vallo di battaglia della polemica scettica17. La loro diffusione e la centra-
lita che essi dovevano rivestire e del resto confermata da alcuni fatti. Essi
sopravvivono infatti in ben cinque versioni diverse.
1. La piu antica e quella di Filone di Alessandria (de ebr. 169ss.), m ol
to sintetica e caratterizzata da un marcato interesse teoretico, che spinge
Filone stesso a citare i tropi in un contesto e con intend molto diversi da
quelli propri della loro originaria formulazione18.
2. La seconda e frutto di un breve resume offerto da Aristocle nel cor
so della sua polemica antiscettica (ap . Eus. praep. ev. XIV 18, 11-12)19.
3. La terza e appunto quella sestana, che appare come la piu completa
e rice a20.
4. La quarta e conservata nel libro IX delle Vite dei filosofi di Diogene
Laerzio, anch’essa molto compressa e verosiinilmente proveniente da fon-
te diversa da quella cui attinge Sesto (DL IX 78ss.)21.
5. Uultim a, infine, e la tarda compilazione bizantina attribuita a Eren-
nio, di valore non eccelso e forse dipendente da Filone22.
A questi dati si aggiungono tracce dell’interesse nutrito nei confronti
della tropologia pirroniana anche da autori antichi vicini alio scetticismo o
al probabilismo accademico, come ad esempio Plutarco e Favorino23.
Non intendo qui riproporre un confronto preliminare e sistematico fra
questi vari resoconti, soprattutto fra i tre filosoficamente piu rilevanti (Fi
lone, Sesto, Diogene)24. La scelta piu produttiva sembra essere piuttosto
quella suggerita da Hankinson: concentrarsi sulla versione fomita da Se
sto, “integrata, dove filosoficamente rilevante, da Diogene e Filone”25.
Sesto fissa a dieci il numero dei tropi, che sembrano indurre alia epo
che16. Egli aggiunge che essi sono sinonimicamente denominati anche lo
goi., ovvero argomenti in senso piu ampio, o typoi, cioe schemi o figure ar-
32 Questioni scettiche. Letture introduttive al pirronismo antico
relativita
1 2 3 4 7 10 5 6 8 9
la loro diversita rispetto a quelle umane38. Cio avviene a partire dalle in-
negabili differenze riscontrabili rispettivamente:
a. nelle modalita di riproduzione e generazione (PH 141 -43), con esem-
pi di matrice e provenienza dogmatica molto varia, ma spesso riconducibi-
li come fonte alia Historia animalium di Aristotele, forse utilizzata da Se
sto attraverso la mediazione di compilazioni scettiche a lui antecedent!;
b. nella costituzione fisica, soprattutto degli organi di senso (PH I 44-
49: vista; 50: tatto e udito; 51: olfatto; 52: gusto);
c. nelle cose oggetto di scelta, perche benefiche o piacevoli, o di rifiu-
to, perche fonte di dolore o dispiacere ( PHI 55-58); anche in questo caso
le opposizioni, massimamente evidenti, come si legge in PH I 55, vengo-
no costruite sfruttando materiale dogmatico piu antico e di differente va-
lore e peso39.
Quest’ultimo accorgimento va valutato piu da vicino, poiche svolge un
ruolo centrale per l’esatta comprensione della strategia polemica sestana.
Lungi dal costituire un limite intemo, la parassitaria utihzzazione di tesi
dogmatiche conferma una serie di caratteristiche di fondo del logos scettico:
1. esso e rigorosamente ad hominem',
2. in quanto tale non viene assunto come vero e logicamente necessi
t a t e per chi lo usa semplicemente quale arma dialettica;
3. infine esso puo variare a seconda deH’obiettivo polemico e assume-
re forza diversa a seconda della malattia dogmatica che si propone di cu
rare, come precisera Sesto nella clriusa dei Lineamenti40.
Appare dunque legittimo concludere che i seguaci del pirronismo “non
si interessano della validita delle loro argomentazioni m a della loro effica-
da. U n’argomentazione ‘bu o n a\ per i pirroniani, e un’argomentazione
che funziona - un’argomentazione che e efficace nel produrre la sospen
sione del giudizio”41.
Ribadita, in apertura di PH I 59, l’inevitabilita della epoche, Sesto ri-
corre ad alcuni dei modi di Agrippa per escludere ogni possibility di supe-
rare i sopracitati conflitti di rappresentazioni. Essendo infatti parte in cau
sa della diaphonia, non potremo certo preferire noi stessi e le nostre ca
ratteristiche percettive a quelle degli animali, pena un palese vizio di cir-
colarita. Del resto, anche volendo concedere la preferibilita del genere
umano, aggiunge Sesto, potremo farlo solo in due modi: o senza dimo-
strazione (ma allora - resta implicitamente inteso - non saremo degni di
fede) o con una dimostrazione. Anche questa seconda altemativa, pero, ri-
sulta impercorribile: infatti si mostrera che la dimostrazione non sussiste
affatto42. Anche se sussistesse, comunque, o sarebbe per noi non apparen-
te e dunque non degna di fede, o sarebbe una delle cose apparenti e dun-
Emidio Spinelli 35
rispetto a quelle a noi note (PH I 89). V argomentazione sestana puo forse
apparire ingenua e indurre al sorriso il lettore contemporaneo, cosi perva-
sivamente abituato a convivere con la decantata scientificita delle scienze
statistiche. Se perd applichiamo un banale principio di contestualizzazio-
ne storica, dobbiamo forse riconosceme la cautela e T opportunity. Non bi-
sogna infatti dimenticare che Sesto scriveva “millesettecento anni fa,
quando le nozioni di campionatura statistica e di probability non erano an
cora state elaborate. Inoltre, nella sua epoca il mondo conosciuto si am-
metteva fosse solo una piccola parte del mondo effettivo”54.
delLunica acqua, che pure si differenzia nei van organi delle piante, o del-
ru n ic a aria, che pure da luogo alia molteplice varieta dei suoni negh stru-
menti musicali);
B.2 o essa ne ha piu di quelle che noi siamo in grado di percepire con
il nostro limitato apparato sen son ale (questa inferenza61 viene rafforzata in
PH 196 dalla considerazione della condizione di menomazione percettiva
che di fatto sperimenta sin dalla nascita il sordomuto);
B.3 oppure le qualita che essa rivela sono perfettamente commisurate
alle nostre potenzialita percettive.
Quest’ultima altemativa viene fatta scaturire da un'ideale ohiezione
dogmatica (cfr. PH I 98). Essa si basa sul postulate di una sorta di ‘armo-
nia prestabilita’ fra sensi e sensibili, imposta da un superiore principio or-
dinatore*. la natura. Sesto ne contesta tuttavia la legittimita euristica e per-
fino la sussistenza, vista l 5impossibility di dirimere - tanto a livello di sen
so comune quanto sul piano filosofico - la diaphonia sorta fra i dogmati
ci stessi in merito al concetto di natura o physis 62.
L’ugual forza persuasiva delle ipotesi appena ricordate avvolge nelTo-
scurita la presunta essenza della mela, cosi come di qualsiasi altro ogget
to della percezione sensibile. Essa serve quindi adeguatamente alio scopo
ultimo della tropologia scettica, inducendo necessariamente alia sospen
sione del giudizio.
Dopo aver trattato del blocco omogeneo costituito dai primi quattro tro
pi, tutti relativi al soggetto giudicante, Sesto passa ora a esaminare il pri
mo dei modi che hanno a che fare con l’interazione fra soggetto giudican
te e oggetto giudicato. Una notazione di Filone (de ebr. 183) parrebbe sta-
bilire una continuita di polemica ad abundantiam rispetto al quarto tropo.
Anche ammesso che si possa dar preferenza a uno dei cinque sensi (po-
niamo: la vista), subentra la variability di condizione e la mutevolezza del-
T oggetto esterno a m iname l’attendibilita e a rendere cosi impossibile la
determinazione univoca e assoluta della pkysis di alcunche.
Il quinto tropo fonda la propria efficacia su tre diversi elementi79. Piu
esattamente si insiste sulla diversita:
- di condizioni, e correlate rappresentazioni, che si registrano a secon
da degli intervalli, ovvero della varieta in grandezza dello spazio in-
terposto fra osservatore e oggetto osservato (PH I 118)80;
- dei luoghi, ovvero del contesto o contomo spaziale in cui una cosa
viene a trovarsi (PH I 119);
- delle posizioni, ovvero delle differenti inclinazioni angolari (epikli-
sets) sotto cui qualcosa si presenta alia nostra vista (PH I 120).
Per rafforzare la necessita della sospensione del giudizio, derivante dal
fatto che ciascuno di noi non puo mai trovarsi fuori da un intervallo o da
un luogo o da una posizione e quindi e giocoforza parte integrante della
diaphonia che rispetto a quelli si genera, l ’esposizione sestana - come gia
osservato nel caso di precedenti tropi - fa tesoro di esempi tratti da testi
e argomentazioni di parte dogmatica. Non tutti i casi invocati a sostegno
sono ugualmente appropriati e convincenti81. Alcuni di essi, tuttavia, era-
no cavalli di battaglia della lotta contro le illusioni legate alia percezione
sensibile82. Significative da questo punto di vista sono le allusioni: al por
tico, forse con intento ironicamente anti-stoico; alia nave; al remo spez-
zato83; e soprattutto al caso, piu volte richiamato da Sesto, della torre e
delle differenti forme geometriche che essa mostra a seconda della vici-
nanza o lontananza del punto di osservazione (cfr. il caso gia vis to in PH
I 32 e inoltre A/VII 208 e 414). Il fatto che questo esempio venga lunga-
mente discus so da Lucrezio (IV 353-363) e che anche altro materiale del
quinto tropo sembra riconducibile a matrice epicurea ha fatto supporre,
legittimamente a mio avviso, che Sesto stia qui trasformando in armi del
la polemica scettica tesi che originariamente erano state proposte da Epi
cure e dai suoi seguaci. Essi le avevano utilizzate, come e noto, per di-
mostrare che non nelle sensazioni, di per se sempre vere, risiede l ’errore,
42 Questioni scettiche. Letture introduttive al pirronismo antico
falsa vera
REGRESS O
E il primo dei tropi che insiste in modo specifico sulle condizioni del-
1'oggetto giudicato, piu esattamente sui tipi di composizione diversi che
entrano in gioco nella sua formazione. Esso non pretende tuttavia di avere
valenza universale, poiche “e gia abbastanza che il modo funzioni nel ca
so di alcune qualita - abbastanza che esso funzioni, per dire, rispetto a co-
lori e cose simili”92.
Le argomentazioni di Sesto trovano una sostanziale unita nel richiamo
alia quantita , che costituisce il minimo comun denominatore dei diversi
esempi addotti93.
Fra questi, alcuni derivano dalla tradizione medica antecedente Sesto94.
Il richiamo al campo della medicina, del resto, diviene esplicito in PH I
133. Qui l’espressione introduttiva (“in generale”, katholou) lascia inten-
dere che secondo Sesto il lavoro di attenta mistura dei composti proprio
della farmacologia costituisce una sorta di genere comune - o in ogni ca
so massimamente rappresentativo - di riferimento, rispetto al quale i casi
44 Questioni scettiche. Letture introduttive al pirronismo antico
citati in PH I 129-132 altro non sono che casi specific!95. Si puo infine no-
tare come anche altri fra gli esempi menzionati da Sesto rivestano una va-
lenza medica. Essi insistono infatti sulla funzione terapeutica - o all’in-
verso apportarice di malattia - di alcune sostanze: in generale il cibo, piu
in dettaglio l ’elleboro e il vino96.
La registrazione dell’anomalia nelle rappresentazioni derivanti dai
composti presenti nell’elenco sestano, le cui propriety di base non pos-
sono essere definite in modo univoco e assoluto, mette capo a una con
clusione che va interpretata conformemente alle cautele linguistiche piu
volte evidenziate da Sesto. In PH I 132, infatti, leggiamo che siamo au~
torizzati a dire soltanto cosa sono argento, marmo, sabbia, ecc. in senso
relativo, m a non per natura (physei), poiche il settimo tropo getta nella
confusione qualsiasi asserzione sulla reale esistenza (hyparxis , PH I 134)
degli oggetti estem i97. Mi sembra chiaro che in una simile affermazione
il valore da attribuire al verbo essere non sia quello ontologico-esisten-
ziale, m a quello fenomenologico-ostensivo, su cui Sesto insistent - non a
caso, credo - subito dopo, in PH I 13598. Alla luce di tale possibile lettu
ra, dunque, mi pare difficile attribuire a questo tropo una funzione posi-
tivamente assertoria. Eventuali affermazioni dal colore a prim a vista
‘dogm atico’, infatti, vanno piuttosto interpretate dialetticamente, come
efficaci contro-tesi ad hominem , rispetto alle quali il coinvolgimento dei
neo-pirroniani resta n ullo".
(b) o esse sono diverse, ma allora per dirle tali le si deve porre in rela-
zione alle altre cose rispetto a cui si dicono diverse, percio esse an-
che sono relative.
2. Al secondo argomento e sottesa una classilicazione (forse di stampo
peripatetic o), che ordina tutte le cose secondo una scala gerarchica di ge-
neri e specie, che tuttavia possono essere intesi solo se posti in reciproca
relazione.
3. Sorte non migliore tocca alia distinzione che pone ogni cosa come o
evidente o non-evidente e che viene equiparata senza scarti a quella signi-
ficante/significato, ovvero a nozioni impensabili per se, m a che si impli-
cano reciprocamente107.
4. e 5. Pensare di dividere le cose in simili/dissimili o ugualifdisuguali
apre la strada alle medesime aporie, in quanto tutti questi concetti rientra-
no nella sfera dei relativi.
6. Lo schema argomentativo dell’ultimo ‘attacco’ di Sesto e diverso e
sembra far leva su di un caso particolare di autoconfutazione o peritropeim.
Due sono le tesi in conflitto:
(A) quella scettica, secondo cui “tutte le cose sono [=appaiono] relative”;
(B) all'opposto quella dogmatica, per cui “non tutte le cose sono rela
tive”, e dovremmo sottintendere: “anzi, alcune sono assolute, e fra
queste c ’e anche la vostra tesi (A)”.
La contro-obiezione dogmatica verrebbe tuttavia ad autocontraddirsi,
in quanto restringendo la stessa affermazione (A) ai soli scettici, finireb-
be per ammettere che essa e relativa solo a chi la pronuncia. Si noti tutta
via che il ragionamento sestano non appare del tutto lineare e logicamen-
te cogente109.
Infine, a definitiva conferma della peculiarity della versione sestana
dell’ottavo tropo, basta il confronto con le altre fonti. Senza ripercorrere in
dettaglio le caratteristiche dei resoconti offerti da un Filone o da un Dio
gene Laerzio110, e sufficiente sottolineare come entrambi parlino di un al
tro modo, che si incentra non sulla nozione di relativita, quanto sul con
fronto o giustapposizione fra le cose (contrarie). L’ipotesi piu vero simile
per render conto di questa discrepanza e stata formulata da Jonathan Bar
nes: “dobbiamo supporre, piuttosto, che il modo della Relativita che com
pare in Diogene e Filone sia il modo enesidemeo; e che Sesto o la sua fon
te rimpiazzo questo originario modo con il modo di Agrippa”111. Si ag-
giunga che forse Sesto riassume anche, in PH I 137-139, le specifiche ar-
gomentazioni addotte da Agrippa a sostegno del tropo della relativita, al
quale Sesto aveva gia assegnato una funzione egemonica nell’ideale albe-
ro delle relazioni reciproche fra i tropi112.
Emidio Spinelli 47
Gli esempi addotti da Sesto sembrano abbracciare ambiti fra loro di
versi116.
. 1. Da una parte abbiamo infatti i casi di contrasto fra cio che appare ra-
ramente e cio che tutti i giomi e sotto i nostri occhi (rispettivamente: co-
meta e sole, in P H I 141117; oro e acqua, in PH I 143).
2. D all’altra troviamo quelli legati a eventi, in cui ci imbattiamo per la
prima volta o che all’opposto sono per noi del tutto familiari (il terremoto,
il primo ‘contatto’ con la distesa del mare o la bellezza di un corpo uma-
no: P H I 142).
Pur di raggiungere il proprio obiettivo polemico, infine, Sesto ricorre a
due ‘esperimenfi mentali’. Da una parte egli finge l’ipotesi di un sole che
diventa fonte di immediata e sicura sotpresa qualora compia le proprie fun
zioni con la medesima rarita dell’apparizione di una cometa. D all’altra pro
pone di invertire idealmente il valore attribuibile ad acqua e oro, pensando
a un mondo in cui essi siano, contro ogni consuetudine attuale, rispettiva
mente rarissima e diffusissimo. Una tale strategia si inserisce coerentemen-
te nel piano polemico di Sesto, al punto da essere apertamente sffuttata an-
cbe in altre occasioni (cfr. gia P H I 34 e inoltre III 233-234). Essa riesce ai
suoi occhi a indurre alia epoche, perche crea un’efficace situazione di equi-
pollenza, di ugual forza delle tesi in lizza, indipendentemente dal fatto che
l’una si riferisca a un fatto reale, l’altra solo a una condizione ipotetica118.
48 Questioni. scettiche. Letture introduttive al pinonismo antico
matrimonio con sorelle, P H I 152. 159. sul divieto di battere un uomo li-
bero e di buona famiglia, PH I 156, e di commettere omicidio, PH 1 156.
4. Come quarto settore di possibib contrasti di rappresentazioni Sesto
analizza quello delle credenze mitiche, frutto di una radicata accettazione
di favole e invenzioni soprattutto sulle genealogie degli dei (PH I 150) e
sui loro comportamenti, spesso ‘immorali’ (tipica in tal senso la menzione
dei casi di Crono, ricordato in P H I 147 e 154, e di Eracle, P H I 157; o an
cora l ’accenno alle caratteristiche antropomorfiche, spesso e volentieri ne
gative, attribute alia divinita dai poeti: cfr. PH I 154, 159 e 161, con due
cenni alle !um ane’ debolezze di Zeus).
5. L’ultimo fattore preso in considerazione e quello legato alle presup-
posizioni dogmatiche (dogmatikai hypolepseis). Si tratta delle teorie filo-
sofiche in senso stretto, piu o meno sorrette dal ricorso a giustificazioni di
tipo logico, come l’mferenza per analogia o la dimostrazione. Di fronte a
Sesto si apre in questo caso I’ampia distesa delle opinioni dogmatiche sul
la natura e il numero dei costituenti ultimi del reale (PH I 147 e 151), sul-
l’essenza e il destino dell’anima (PH I 151), sull’esistenza e sulla funzio
ne dellaprovvidenza o pronoia (P H I 151, 155)126, sulla determinazione di
alcuni valori o disvalori127, sulla corretta rappresentazione degli dei (dei
quali alcuni dogmatici sottolineano in particolare la moralita e l ’impassibi-
lita: P H I 162) o di determinate creature fantastiche (P H I 162: l’ippocen-
tauro, di cui alcuni - forse gia Aristotele? - negano tout court l’esistenza).5
5. A m o ' di conclusione. ..
NOTE
1 Cfr. Brochard 19232, p. 259, n. 1. Se anche si prescmde dalla dottrina aristotelica delle ca
tegorie nel suo insieme e si circoscrive Tindagine al solo opuscolo attribuito ad Aristotele e in-
titolato Categorie, non si puo non sottolineare la vastita e la ramificazione della sua influenza
sul pensiero antico e nou. Un sintetico panorama della tradizione e dell’interpretazione antica
delle Categorie si puo ricavare da Bodetis 2001, pp. XI-XL1 e passim. La letteratura sui com
ment! antichi delle Categorie e copiosa e in costante espansione (una bibliografia aggiomata
al 1990 si trovain Sorabji 1990, pp. 485-524): si vedano, trai titoli piu recenti, Luna 2001; Bar
nes 2003 e Thiel 2004. L’influsso delle Categorie aristoteliche sul pensiero antico si estende
d’altronde ben oltre il campo delTesegesi filosofica in senso stretto e include discipline molto
diverse tra loro, come la retorica o la teologia. Quanto alia tradizione successiva, non esiste una
storia conrplessiva della dottrina delle categorie dah’antichita al pensiero contemporaneo. Per
un primo orientamento cfr. il coutiibuto (ormai datato) di Trendelenburg 1846.
2 Per le citazioni cfr. Pappenheim 1881, p- 35.
3 Cfr. ancora ivi, p. 36.
4 Cfr. al riguardo ivi, pp. 39-40.
3 Per quest’affermazione Pappenheim rinvia a Trendelenburg 1846, p. 232.
6 Cosi Pappenheim 1881, p. 40.
7 Cosi efficacemente si esprime Frede 1987c, p. 29 (corsivo mio).
8 Prima di affrontare nel dettaglio il commento di questi paragrafi vorrei confessare un
‘debito ermeneutico’, che credo condivida qualsiasi interprete della tropologia scettica (cfr.
di recente anche Mates 1996, pp. 233-234). Nonostante il ricorso ad articoli e contributi di
altri autori, infatti, apparira evidente che sia l ’impostazione generale sia molte delle nota-
zioni specifiche presenti nelle pagine seguenti si appoggiano sulla piu completa, organica
e stimolante monografia sui modi pirroniani finora pubblicata: Anuas-Bames 1985. Ag-
giungo anzi che per alcune questioni, la cui trattazione rischierebbe di essere una mera ri-
petizione passiva e dunque di appesantire la struttura del contributo, mi limitero a riuviare
alle loro analisi e conclusioni, concentrando invece Tattenzione su quei punti che a mio av-
viso meritano ulteriore indagine e approfondimento.
9 Cfr. anche Brennan 2000, pp. 75-76, in merito a problemi testuali relativi a quest’ul-
timo esempio, per cui si veda anche Cic. Luc. 72 e 100.
10 Sul piano delle occorrenze terminologiche va segnalata la preseuza del’espressione
“da te” (hypo sou, PH 1 34), che ponebbe far pensare a un contesto apertamente dialogico.
Credo si debba inoltre concordare sul fatto che questo ipotetico ricorso a dissensi futuri e
non ancora sperimentati e si frutto della piu genuina cautela scettica (come sottolinea
Hankinson 1995, p. 30, respingendo l ’accusa che si tratti piuttosto di un “disperato espe-
dieute”), ma sembra alio stesso tempo presuppone una radicata fiducia induttivistica (cfr.
al riguardo Fluckiger 1990, p. 50).
11 Sulla funzione tecnicamente logica e probabilmente anti-stoica dei Uopi richiamano
Tattenzione Annas-Bames 1985, p. 21; sul mito filosofico da essi generato cfr. inoltre
Gaukroger 1995. Un capitolo particolarmente rilevante di tale !mito’ e probabilmente co-
stituito dall’interesse di Hegel, che attribuiva un peso fondamentale alia tropologia scetti
ca: al rignardo cfr. ora Biscuso 2005, sp. cap. IV.
12 Cfr. iu proposito quanto Sesto scrive rispettivamente in PH 1 38 e 39: b una dichia-
razione di intend che, come spero di mostrare nel prosieguo della trattazione, non e affat-
Emidio Spinelli 53
to insincera. Si noti infine, sin d’ora come la sezione dedicata alia tropologia scettica sia
quella quantitativamente piu rilevante all’interno di PH I e come essa sia stata verosimil-
mente costruita - lo si vedra di volta in volta piu precisamente - sulla base di materiale an
tico e unitario: su quest’ultimo punto cfr. in prima istanza Decleva Caizzi 1992a, p. 301.
13 Cfr. rispettivamente in P H I 36 l ’occorrenza deH’avverhio “abitualmente” (synethos)
e la voce verb ale paradidontai, che sottolinea appunto il carattere di trasmissione tradizio-
nale di tale patrimonio.
14 Cfr. al riguardo Hankiuson 1995, p. 121.
15 Cfr. soprattutto M V II 345, nonche Frede 1999, sp. p. 281; forti dubbi, soprattutto a
causa del silenzio mauteuuto da Fozio al riguardo, solleva tuttavia Hankinson 1995, pp.
120- 121.
16 Ricchi rinvii al riguardo in Chatzilysandros 1970.
17 “Pilastri della scepsi”, come li chiama Pappenheim 1881, p. 24; cfr. anche Striker
1983 e Roman Alcala 1996, sp. pp. 389-402. Essi non restarono tuttavia Funico strumento
critico, come mostra l ’esistenza di altri ‘modi’: i cinque e i due, con funzione ricapitolati-
va, degli scettici piu receuti (Agrippa) e ancora gli otto di Enesidemo, rivolti contro gli ‘ai-
tiologisti’ (cfr. PH I 164ss., nonche infra, n. 83).
18 Sulla peculiarita del resoconto filoniano cfr. soprattutto Janacek 1981.
19 Va ricordato che il numero dei tropi e ridotto a nove da Aristocle: Fattendibilita del
la sua testimonianza viene difesa ora da Chiesara 2002.
20 Diverso al riguardo il giudizio di Chiesara 2003, sp. p. 116. Non va comunque esclu-
sa la possibility di un resoconto ancor piu dettagliato, forse presente nel Torso, ovvero ne
gli iniziali libri ora perduti dell’opera piu inatura di Sesto, M VII-XI: per questa ipotesi cfr.
almeno Janacek 1963.
21 Al riguardo cfr, soprattutto Barnes 1992.
22 E questa la conclusione di Annas-Bames 1985, p. 27; cfr. anche Schrenk 1989.
23 Cfr. rispettivamente il titolo plutarcheo n° 158 nel catalogo di Lampria e Gell. NA
XI, 5, 4-5.
24 E un compito gia assolto a fondo, del resto, da Annas-Bames 1985, sp. pp. 28-30.
25 Cosi Hankinson 1995, p. 155; anche per Mates 1996, p. 233 il resoconto di Sesto
“e il piu lucido e completo”. Diversa la ricostruzione di Chiesara 2003, sp. pp. 116ss., che,
come gia si acceunava (cfr. supra, u. 19), privilegia la testimoniauza di Aristocle.
26 Significativa e la presenza di “sembra” (dokei, PH I 36), che priva di qualsiasi forza
veritativa perfino l’enunciazione e l’uso delle pih acute armi della polemica pirroniana.
27 La versio latina, T, ha infatti figuras\ non credo tuttavia occorra correggere il tradito
typous in topous, come volevano i primi editori sestani e con loro Bury, forse influenzati
dal sopracitato titolo plutarcheo e dall’uso corrente del termine in senso e ambito peripate-
tico.
28 Essi costituisconoun insieme coerente, un “tutto logico” secondo Pappenheim 1881,
p. 30; di uua loro struttura “a tiroirs” parla anche Brunschwig 1997b, p. 576.
29 Non a caso, forse, esso e introdotto all’inizio di PH I 39 da una formula (palin de),
tipica nella prosa sestana per indicare un’aggiunta proveniente da fonte o contesto diverso
da quello precedentemente menzionato: per l’esatto valore di questo artificio stilistico se
stano cfr. Spinelli 2003.
30 Probabilmente l ’espressione “tropo della relativita” (ton pros ti tropon) “ha un rife-
rimento ambiguo: e un nome che vale sia per uno dei dieci modi sia anche per il modo piu
generale”, come suggerisce Bames 1994, p. 63.
31 Lo traggo da Annas-Bames 1985, p. 25.
54 Questioni scettiche. Letture introduttive al pirronismo antico
(tetyphomenon kai periautologounton, P H I 62) cfr. ancora Decleva Caizzi 1993, p. 306,
nn. 6 e 7. Si noti infine in PH 1 63 heuresilogo un te s: la voce verbale, che rimanda al vizio
dogmatico di “formulare ragionamenti capziosi”, ricorre solo in un’altra occasione, M X I
7, mentre il sostantivo derivato, heuresilogia, compare in PH El 9 e 84. L’anaHsi dei conte-
sti di occorrenza consente di considerare tali etichette come termini tecnici utilizzati dagli
scettici per raffigurare la capziosita logico-argomentativa degli stoici (nella fattispecie di
esponenti recenti della scuola stoica, forse addirirttura contemporanei di Sesto): cfr. al ri
guardo soprattutto Decleva Caizzi 1993, p. 328.
46 Oltre al lavoro piu volte citato della Decleva Caizzi 1993, mi limito a rinviare a:
Neuhausen 1975; Dierauer 1977; Sorabji 1993; per la fortuna successiva si vedano almeno
Floridi 1997 e Ferrini 2002b.
47 Cfr. al riguardo l’espressione “essi dicono” in PH 1 80 e l ’esplicita dichiarazione di
PH I 85; per 1’unicita o peculiarity di alcune delle versioni attestate da Sesto rispetto ad al
tre fonti cfr. le osservazioni di Annas-Bames 1985, p. 61. La testimonianza sestana appare
in ogni caso piu ricca di materiale rispetto a quella di Filone (un solo esempio in de ebr.
177) o Diogene Laerzio (IX 80-81), il cui numero di esempi e tuttavia difficilmente deter-
minabile, visto che il testo e probabilmente corrotto in piu di un punto.
48 Sassi 1988, p. 47.
49 II vocabolo utilizzato sottolinea il carattere ‘idiosincratico’ della composizione umo-
rale di ciascun individuo (idiosynkrasia, PH 1 79 e PH 1 81 e 89: si tratta di un terminus te-
chnicus medico); cfr. anche Caujolle-Zaslawsky 1990, sp. pp. 140-143.
50 Le citazioni sestane si appoggiano in questo caso a brani tratti da Pindaro (fr. 221
Maehler), Omero (Od. XIV 228, un verso che toma in M XI 44: per l’ipotesi che esso fa-
cesse parte di una batteria di estratti poetici sffuttata in primo luogo da Enesidemo e da lui
trasmessa a Sesto cfr. Decleva Caizzi 1996b), Euripide {Phoen. 499-500) e da un anonimo
poeta tragico (fr. 462 Kannicht-Snell).
51 Forse sulla scia degli “scettici piu recenti”? Per una possibile dipendenza da Enesi
demo cfr. supra, n. 50; alia eventuality che Sesto abbia omesso una ‘terza via’ accennano
infine Annas-Bames 1985, p. 62.
52 Stando ai principi degli stessi dogmatici, aggiungerei: per il non coinvolgimento de
gli scettici in un simile sistema logico-argomentativo cfr. soprattutto Aubenque 1985; per
un’interpretazione diversa cfr. tuttavia Rossitto 1981.
53 11 testo purtroppo non pare qui del tutto in ordine (cfr. ancora Annas-Bames 1985, p.
63), ma forse PH I 88-90 presenta materiale originale sestano: cfr. gia Dal Pra 19752, p.
357, n. 20.
54 Annas-Bames 1985, p. 65, i quali citano in appoggio anche un passo del de signis di
Filodemo.
55 Soprattutto all’interno della tradizione cinico-stoica: cfr. in proposito Vegetti 1989,
sp. cap. VHL
56 L’esposizione sestana appare ancora una volta ben piu ricca e variegata di quella di
Diogene Laerzio (EX 81), il quale conserva tuttavia terminologia tecnica non solo nel tes-
suto argomentativo (cfr. il cenno ai “canali percettivi”), ma anche nella conclusione, pirro-
nianamente basata sul ricorso alia vox tecnica “non piu” (ou mallon). Si noti invece che Fi
lone omette del tutto il terzo tropo, a parte un breve cenno in de ebr. 178: cfr. al riguardo
Mansfeld 1988.
57 Per rim m agine dei sensi quali “guide” (hodegai) della dianoia cfr. anche PH I 128,
nonche infra, n. 88 e alcune osservazioni in Fine 2003, sp. pp. 360-362; e ancora PHIL 63.
58 E in buona parte poco convincenti, secondo Annas-Bames 1985, p. 69.
56 Questioni scettiche. Letture introduttive al pirronismo antico
-‘)9 Cfr. ad es. PH 1 120 e PH II 70; per aleuni cenni sul dibattito sorto in eta antica e
modema in merito alia questione cfr, Annas-Bames 1985, pp. 69-71.
60 Cfr. anche M VII 103; la testimonianza di Macrobio (sat. VII 14, 20-23) fa supporre
che esso fosse topico gia in ambito scettico-accademico.
61 Toma il verbo epilogizomai, gia utilizzato in PH 1 40 e 87, su cui cfr. supra, n. 38.
62 Non e escluso che Sesto - con una presa di posizione originate (cfr. in proposito Dal
Pra 19752, p. 358, n. 22) - abbia qui di mira l’insanabile opposizione fra spiegazioni te-
leologiche e non-teleologiche, come suggeriscono Annas-Bames 1985, p. 75. In ogni caso
l’argomento di Sesto non mette in discussione l ’esistenza di un mondo estemo, pace Ma
tes 1996, p. 238: cfr. anche infra, n. 128, nonche supra, cap. 1, n. 5.
63 Diatheseis, cui DL IX 82 affianca piu in generale le “variazioni” o paraUagai, mcn-
tre Filone (de ebr. } 78) preferisce pailare di “mutazioni e cambiamenti” (metabolai kai tro-
pai). Dietro l ’uso sestano e forse da intravedere una punta di originalita, come lascerebbe
supporre la precisazione “dicendo/indicando n o i...” (legonton hemon).
64 Cfr. e.g. von Staden 1989, p. 114.
65 Filone ne ricorda invece solo sette, Diogene Laerzio nove; tuttavia, come e stato op-
portunamente rilevato da Annas-Bames 1985, p. 84, Tullimo degli esempi laerziani non ap
pare molto coerente rispetto al resto della trattazione, forse a causa di nn guasto testuale, e
inoltre anche i casi di Teone e dello schiavo di Pericle da lui addotti costituiscono un uni-
cum nella trasmissione del quaito tropo.
66 Si tratta di un vero e proprio topos, siu dal Teeteto platonico (cfr. 158d).
67 Annas-Bames 1985, p. 96, i quali richiamano anche analoghe, radicali critiche mos-
se da Dummett contro tale “cruda ipersemplificazione”.
68 Malgrado alcune malevole accuse gia reperibili in determinati testi anrichi: cfr. ad es.
Gell. NA XI, 5, 7-8 e soprattutto An. Comm. Theaet., col. LX1II, 1-40. Su tale questione cfr.
Annas-Bames 1985, pp. 96-98 e, per una disamina molto piu critica, Bames 1994.
69 Cfr. ad esempio Theaet. I58b-c, il cui intento e ovviamente ben diverso dalle con
clusioni scettiche di Sesto; per ulteriori rinvii cfr. Mates 1996, p. 240.
70 Sulla funzione ‘euristica’ della relativita del moto cfr. le osservazioni di Russo 1996,
p. 107, n. 110.
71 Cfr. Annas-Bames 1985, p. 84; per la vicinanza degli esempi addotti a materiale di
probabile origine medico-metodica cfr. e.g. PH 1 238.
72 Cfr. ad es. le riflessioni platoniche sul coraggio contenute nel Protagora e nel Lachete.
73 Per queste tre ipotesi cfr. rispettivamente nell’ordine: von Fritz 1963, sp. col. 103;
Annas-Bames 1985, p. 85, i quali rinviaho a P H I 218-219 e M V Il 61-64; Sedley 1992, p.
26, n. 9.
74 L argomentazione, anche se bisognosa di qualche delucidazione agginntiva, tiene;
piuttosto critici sulla sua cogenza sembrano invece Annas-Bames 1985, pp. 87-88.
75 Cfr. PH 1 117, con l ’esplicito rinvio al diallele; Annas-Bames 1985, p. 89 riterreb-
bero piu appropriate un richiamo al regresso alPinfinito. Snl carattere post-enesidemo di
questa sezione cfr, anche Dal Pra 19752, p. 359, n. 23.
76 Annas-Bames 1985, p. 89.
77 Sulle cui contro-argomentazioni, storicamente ‘distese’ dalPapproccio teoretico di
Aristotele in an. post. 1, 3 a quello pratico-comportamentale di Wittgenstein in Della cer-
tezza, cfr. Annas-Barnes 1985, pp. 90-92.
78 Cfr. anche PH 1 26ss. e piu in generale infra, cap. VI.
79 Essi non sono per la verita troppo coerentemente amalgamati fra loro, in nessuna del
le nostre fonti: cfr. in proposito Annas-Bames 1985, p. 102.
Emidio Spinelli. 51
80 DL IX 85, che appare in generale meno prcciso, oltre a indicare questo tropo come
settimo anziche quinto, parla non di “intervalli” (diastemata), ma di “distanze” {apostaseis,
variatio di apostemata che si legge anche in Aristocle).
81 Critiche fondate riguardo agli esempi delle uova, del corallo, del hncurio sollcvano
Annas-Bames 1985, p. 103.
82 Cio valeva gia in campo letterario: cfr. ad es, Euiip. lone, 585-586. Tale sembra del
resto essere restata la loro forza nel corso della successiva evoluzione del pensiero, dal Car-
tesio delle Med.ita2.i0ni fino alia filosofia contemporanea (efr, il rinvio a Austin in Annas-
Bames 1985, p. 104). Non si deve tuttavia credere che una simile battagha anti-sensistica
venisse e venga sempre e necessariamente piegata a esiti scetticcheggianti: a puro titolo di
esempio cfr. al riguardo Plat. resp. 602c-d e Phil. 38c-e; o Plot. enn. 11 8; ulteriori rinvii in
Mates 1996, p. 242.
83 Va tuttavia segnalato che tale aporia aveva trovato felice soluzione nell’ambito della
scienza ottica antica, tramite il ricorso alle leggi della rifrazione: cfr. Annas-Bames 1985,
p. 107 e piu in generale Russo 1996, pp. 79-86. Esse sembrano ignorate dalla polemica
neo-pirroniana, forse disposta ad attaccare —soprattutto nella sua versione enesidemea -
non tanto le singole teorie scientifiche specialistiche, qnanto piuttosto, in generale, i fon-
damenti stessi di qualsiasi tentativo di spiegazione causale: cfr. al riguardo PH 1 180-186 e
piu in generale infra, cap. IV.
84 Cfr. al riguardo Annas-Bames 1985, pp. 104-106.
85 Cosi Mates 1996, p. 241; cfr. anche Bailey 2002, pp. 132-133.
86 In PH 1 126 Sesto tratta di vista e udito (omesso, a ragione secondo Annas-Bames
1985, p. 114, da Filone nella sua trattazione in de ebr. 190); in PH 1 127 di gusto e olfatto,
lasciando da parte il solo tatto.
87 Per alcune possibili contro-argomentazioni dogmatiche cfr. Annas-Bames 1985, p. 117.
88 Toma qui T immagine delle “guide” e quindi l’allusione a una sorta di ‘empirismo
della mente’ largamente condiviso a partire da Democrito - cfr. ad es. DK 68 B 125 - fino
alle scuole ellenistiche sistematicamente attaecateda Sesto, con Tunica probabile eccezio-
ne delle correnti platoniche: cfr. in proposito PH 1 99, con le utili notazioni in Annas-Bar-
nes 1985, pp. 116-117.
89 Nel cuore 0 nel cervello, tesi entrambe sostenute da un materialismo di fondo e co
munque condannate a una diaphonia altrove ricordata e discussa da Sesto: cfr. M VII 349,
nonche 313.
90 E quanto potevano ad esempio pensare filosofi di ascendenza platonica e forse an
che pitagorica (cfr. al rignardo Filolao, DK 44 B 14?), pronti per questo a celebrare la mor-
te, sulla scorta ad esempio del Fedone e del Gorgia, come momento positive di vera libe-
razionc delle genuine forze intellettive delTuomo dalla prigionia delTelemento corporeo.
91 Annas-Bames 1985, pp, 114-115 paiono molto critici nei confronti di questo risulta
to, che a loro avviso aprirebbe la strada “verso uno scetticismo piu profondo di qualsiasi
altro finora raggiunto”, difficilmente armonizzabile, sul piano della struttura argomentati-
va, con gli altri tropi. Per una valutazione piu positiva, che rinvia anche alle posizioni
espresse da Ryle 1949, cfr. Mates 1996, pp. 243-244.
92 Annas-Bames 1985, p. 126.
93 Strana e difficilmente spiegabile, dunque, appare la nuda menzione, priva di ulterio
ri indicazioni, della qualita nelle versioni di Filone (de ebr. 185) e Diogene Laerzio (IX 86:
il tropo e qui indie ato come ottavo anziche settimo). Per Tipotesi che essa fosse parte inte-
grante delToriginaria formulazione enesidemea del tropo cfr. Annas-Bames 1985, p. 123 e
ora soprattutto Chiesara 2003, p. 12L
58 Questioni. scettiche. Letture introduttive al pirronismo antico
110 Cfr. al riguardo Annas-Bames 1985, sp. pp. 131-138 e per un utile resume dei di
versi tipi di relativita individuati da questi studiosi (epistemologica in Filone; ontologica in
Diogene Laerzio; semantica in Sesto) cfr. ora Chiesara 2003, p. 122, n. 59.
111 Bames 1994, p. 62.
112 Appare comunque innegabile che il risnltato di questo complesso lavoro di cucitu-
ra e scar to finisca con il produrre “una costruzione disordinata e sciatta interferendo con gli
original! dieci modi enesidemei” (Bames 1994, p. 67).
113 Cfr. DL IX 87, con la fine analisi di Mansfeld 1987.
114 Cfr. Mates 1996, pp. 249-250; contra Annas-Bames 1985, pp. 148-149.
115 Si tratta di caratteristiche che pin di ogni altra suscitano discordia di rappresenta
zioni, come si puo ricavare anche da testi di retorica: cfr. e.g. ad Her. m , XXII, 36, cui op-
portnnamente rinviano Annas-Bames 1985, p. 148, i quali individuano anche altre pro-
piieta, chiamate in causa ades. da Democrito in DK 68 B 231 e 241.
116 Fino al punto di confonderh, secondo Annas-Bames 1985, p. 147, che per questo ac-
cordano 1a loro preferenza alTesposizione piu breve, ma piu accurata di Diogene Laerzio.
117 Si noti tuttavia, in merito alfosservazione sestana relariva al sole e alia maggiore
sorpresa che esso sarebbe in grado di generate, che in P H I 141 l’espressione “di certo” (de-
pou) sembra tradire una qualche forma di certezza epistemica e dunqne avere una carica
dogmatica non ortodossamente pirroniana; nulla esclude, comunque, che tale affermazione
altro non sia che l’ennesimo prestito dogmatico cui Sesto ricoire solo disserendi causa.
118 Secondo Annas-Bames 1985, pp. 149-150, invece, proprio questa diversita degh sta-
ti di riferimento delle opinioni in contrasto, una delle quali si fonda sulla mera possibility,
renderebbe debole, forse addirittura infondato il ricorso sestano agli ‘esperimenti men tali’.
119 Annas-Bames 1985, p. 157.
120 per patteggiamento di Sesto nei confronti del problema dell’agire, soprattutto cosi
come emerge da M X I, rinvio alle considerazioni di piu ampio respiro svolte iu Spinelli
1995, nonche infra, cap. VI, con ulteriore bibliografia; cfr. anche Bett 1997.
121 Confesso tuttavia di non trovare ragioni a sostegno della radicale asserzione di An
nas-Bames 1985, p. 158, secondo cui “e difficile evitare il sospetto che egli trovi gusto uel
carattere oltraggioso di alcune delle nozioni che riporta”; per raggiungere Vepoche e infat
ti sufficiente un conflitto fra rappresentaziorri, di qualsivogha tipo esse siano, e dunque non
necessariamente oltraggiose o fonte di ‘shock’.
122 Cfr. ad es. da Omero: II. XXH 201, P H I 150; Od. X X II423, PH I 157; II. X V I459,
P H I 162.
123 Annas-Bames 1985, p. 163; cfr. anche ivi, p. 160.
124 Cosi come quella di Diogene Laerzio; diverso lo schema adottato da Filone, che
omette le credenze mitiche - per una plausibile spiegazione di tale silenzio cfr. Annas-Bar-
nes 1985, 156 - e sembra quasi dividere in due la propria trattazione, occupandosi prima
sommariamente di indirizzi, costumi e leggi (de ebr. 193-197) e dedicando quindi molta
piu attenzione all’analisi dei discordanti dogmi proposti “da coloro che sono chiamati filo-
soii” (ivi, 198-202).
125 Piu in generale cfr. al riguardo House 1980.
126 Qui viene esplicitamente ricordato Fatteggiamento sostanzialmente anti-provvi-
denziahstico della teologia di Epicuro; si noti inoltre che il cenno alia pronoia e furrico
esempio per cui la trattazione di Sesto coincide con quella sia di DL IX 84, sia di Filone,
de ebr. 199.
127 In PH I 155 il turpe, con citazione dell’indifterenza erica aneddoticamente ricono-
sciuta ad Aristippo: cfr. SSR IV A 32; in PH 1 158 la fama, da alcuni filosofi - verosimil-
60 Questioni scettiche. Letture introduttive at. pirronismo antico
mente cinici —esclusa dal novero dei beni; in PH I 160 l’incesto, esplicitamente approva-
to da Crisippo, sulle cui non certo convenzionali tesi in materia di relazioni sessuali Sesto
insiste in piu occasioni: cfr. ad es. PH HI 243ss.; M X l I89ss.
& B'
128 Dal Pra 19752, p. 365. Sulla quest!one relativa alia conispondenza fra il modo
cui le cose ci appaiono e la loro genuina costituzione ontologica cfr. almeno le notazioni
Fliickiger 1990, p. 14; piu in generale, in merito al problema del pieno realismo presuppo-
sto anche dalla posizione scettica, oltre alTanalisi della Stough ricordata nel testo (cfr.
Stough 1969); rinvio anche a: Preti 1974; Dal Pra 1975^, sp. pp. 535ss.; Dal Pra 1981;
Burnyeat 1982a; Everson 1991; Hankinson 1995, sp. pp. 301-303. Per un approccio diver-
so —direi quasi opposto, ma non accettabile —cfr. ora Vogt 1998, sp. cap. 2 e soprattutto
Fine 2003; cfr inline le notazioni di Chiesara 2003, sp. p. 124.
Ringrazio Riccardo Chiaradonna e Anna Maria Ioppolo, che, dopo aver letto nna pri-
ma versione di questo contributo, mi hanno fornito utili indicazioni e suggerimenti.
C apito lo terzo
INDUZIONE E DEFINIZIONE: CONTRO LA LOGICA DOGMATICA
suo peso nei confronti di qualsiasi forma di induzione che non possa dirsi
perfetta12, ovvero contro ogni procedimento di implicazione induttiva che
non sappia tenere sotto rigoroso controllo tutti i dati sussunti sotto 1’uni
versale, senza alcuna possibile eccezione13.
Se decidiamo a questo punto di spostare l’indagine sul piano storico e
cerchiamo di stabilire con chi Sesto stia polemizzando in PH II 204, il no
stro compito appare piu arduo.
Guardando alia struttura complessiva di queste sezioni del secondo li-
bro dei Lineamenti pirroniani, potremmo essere indotti a formulare una
prima ipotesi. In PH II 213, infatti, appoggiandosi sull’autorita di “alcuni
fra i dogmatici”, che avevano considerato la dialettica “scienza sillogisti-
ca, induttiva, definitoria, divisoria”, Sesto sembra voler ricondurre anche
la propria trattazione sotto il medesimo schema. Egli ammette infatti di
aver gia trattato di sillogismi (cfr. PHIL 193-203), di induzione (PH I I 204,
appunto) e di defmizioni (PH II 205-212, come vedremo subito) e di ac-
cingersi ora a esaminare brevemente anche l’ultima sezione della dialetti
ca: quella sulla divisione (PH II 213-228). Questa sorta di ‘indice temati-
co’ corrisponde - a parte l’ordine inverso: divisione, definizione, induzio
ne, sillogismo ~ alia partizione della dialettica offerta nel Didaskalikos di
Alcinoo14. Si potrebbe dunque supporre che oltre alia forma estema della
divisione Sesto possa aver fatto tesoro anche di alcuni element! contenuti-
stici del manuale di Alcinoo. A1 di la dell’o w ia constatazione secondo cui
una simile supposizione andrebbe di volta in volta verificata rispetto agli
argomenti presenti nei singoli ‘capitoli’ sestani, mi sembra verosimile
escludere tale dipendenza almeno nel caso della induzione o epagoge. Se
infatti mettiamo a confronto PHIL 204 e il passo del Didaskalikos (v. 157,
44-158, 4 H .-p. 10 Whittaker) in cui Isinduzione viene identificata con
“qualsiasi procedimento che, per mezzo di ragionamenti, va o dal simile al
simile o dai particolari alTuniversale; e Isinduzione si rivela utilissima per
mettere in moto le nozioni natural!”, tale coufronto induce a una certa cau-
tela, anzi forse a un ragionevole sospetto. Solo una delle due accezioni del
metodo induttivo, per l ’esattezza quella che implica “un avanzamento nel
pensiero”15, in una direzione che va dal particolare all’universale, infatti, e
oggetto di attenzione da parte di Sesto. L’altra, quella che presuppone
“raddurre casi particolari”16, sempre con lo sguardo rivolto a cio che e
universale, sembra essere invece ignorata17. La polemica sestana passa
inoltre del tutto sotto silenzio la spiegazione offerta da Alcinoo a giustifi-
cazione dell’utilita del procedimento induttivo, quel caratteristico pout-
pourri - figlio di un consapevole ‘sincretismo mediopiatonico' - che me-
scola un concetto aristotelico (epagoge, appunto) a un verbo di chiara
64 Questioni scettiche. Letture introduttive al pirronismo antico
tura delle critiche sestane. Su questo piano, un confronto con alcuni pas-
si del De signis di Filodemo22 potrebbe autorizzare a credere che coloro
che vogliono “render credibile” Funiversale facendo leva sui particolari,
ow ero attraverso un’inferenza induttiva a base empirica, siano filosofi
epicurei. Contro di loro Sesto riassumerebbe - e sintetizzerebbe a modo
suo - obiezioni di derivazione stoica, che miravano a difendere un con
cetto di implicazione logicamente necessaria e dunque assolutainente co-
gente. Nel resoconto filodemeo tali critiche suonavano cost: “quando noi
procediamo per somiglianza, percio, il processo si rivelera senz’altro in-
finito, dal momento che non ci e chiaro se una cosa e tale in quanto (qua)
tale, con il risultato che l ’inferenza e incompleta” (de signis , VI, 36-VII,
3); e ancora: “ed egli [scil. Dionisio di Cirene] dice che l ’aggiunta e vuo-
ta, che qualora nulla sia in conflitto, allora dovremmo far uso del metodo
per somiglianza. Come sara possibile, infatti, stabilire che nulla e in con
flitto, ne fra le cose che appaiono ne fra le cose precedentemente dimo-
strate?” (de signis, VII, 38-VIII, 7)23. Benche una delle piu proficue chia-
vi di lettura delle argomentazioni sestane sia quella che contempla la pos
sibility di interpretarle come una consapevole e camaleontica utilizzazio-
ne delle tesi di una scuola dogmatica contro quelle di u n ’altra, non credo
che le obiezioni contenute in PH II 204 alludano ad alcuna positiva dife-
sa di metodologie logiche necessarie. Ne tanto meno credo che la defini-
zione del procedimento induttivo possa nascondere un'allusione alia tesi
epicurea secondo cui “la somiglianza fra due soggetti e cost forte che di-
venta ‘inconcepibile’ che un predicato essenziale dell'uno non debba ap-
partenere a ir altro”24.
Ricapitolando, mi sembra legittimo affermare che nessuna delle due
ipotesi appena discusse, nonostante alcuni (deboli) element] di verosimi-
glianza, colga in pieno i punti di riferimento storici e teorici del richiamo
sestano alia epagoge e il senso esatto delle critiche che egli avanza. Ecco
perche ritengo necessario esplorare una terza possibility, che poi si rivela
la piu semplice, la piu immediata e quella che piu armonicamente si inse-
risce nel tessuto complessivo del paragrafi che stiamo esaminando.
Cominciamo dalla definizione attaccata da Sesto. E ragionevole pensa-
re che essa non faccia altro che echeggiare - mediatamente, come vedre-
mo subito - la nota tesi aristotelica espressa nei Topici (I, 12, 105al3-14):
“induzione d ’altra parte e la via che dagli oggetti singoli porta all’univer-
sale”. Cio che consente di parlare legittimainente di eco mediata, piu che
di lettura diretta e fedele riproduzione del dettato aristotelico, e il con
fronto con un pas so del Commento ai Topici di Alessandro di Afrodisia
(CAGII, 2, 85-87), che presenta piu di una corrispondenza con PHTl 204.
66 Questioni scettiche. Letture introduttive al pirronismo antic.o
pace Prantl - e su cui tomerd in ogni caso nella parte finale di questo con
tribute), per concentrarsi invece su PH II 212.
Qui compaiono due ‘definizioni di defmizione’ che stanno li a ricapi-
tolare - credo - alcuni (noti e diffusi) bersagli della polemica sestana. Sul
la seconda (“un discorso che mostra l ’essenza”) credo sussistano pochi
dubbi attribuzionistici45: essa appare infatti come la registrazione della
ben nota posizione aristotelica paradigmaticamente espressa, ad esempio,
nei Topici46.
Quauto alia prim a (“un discorso che ci induce, per mezzo di un rapi-
do ricordo, al concetto delle cose che sottostanno alle espressioni”), cre
do sia invece necessario un supplemento di indagine. In primo luogo oc-
corre notare come essa ricompaia - benche purtroppo sempre anonima-
mente - nello pseudo-Galeno: esattamente identica nelle Definizioni me-
diche47 e quasi identica nel capitolo 11 della Historia philosopha, in cui la
formula di cui ci stiamo occupando sembra esplicitamente presentata co
me esempio di “defmizione concettuale” o ennoematikos horns, ben di-
stinta da un altro tipo di defmizione, indieata come essenziale (ousiodes)4*.
Quest’ultima testimonianza sembrerebbe confermare che la formula con-
servata da Sesto allude a una concezione dello hows inteso come “artico-
lazione linguistica di una generica ‘concezione’ {ennoiaf49. Quanto alia
sua origine, si puo congetturare che essa sia stata coniata da pensatori
stoici in polem ica con la dottrina epicurea50. Gli epicurei, infatti, consi-
deravano le prenozioni o prolepseis , equiparate non a caso a “cio che sta
sotto le parole” (ta hypotetagmena tois phthoggois )51. come verita auto-
evidenti e afferrabili immediatamente, all’atto stesso dell’enunciazione
del nome comune che le indica52, senza alcun ricorso a ulteriori specifi-
cazioni via hows.
Se tentiamo di ricapitolare gli elementi fondamentali che caratterizzano
la prima ‘definizione di defmizione’ presente in PH II 212, la cui patemita
stoica pare fortemente probabile, scopriamo che essi sono i seguenti:
1. la forza sinte tic amen te rammemorativa dello how s ;
e conseguentemente
2. la sua capacita di renderci noto il concetto che sta dietro la denomi-
nazione delle cose.
Quello che colpisce, in ogni caso, e che la formulazione riportata da Se
sto appare lontana tanto dall’asciutta tesi di Crisippo, secondo cui lo hows
sarebbe “riproduzione di cio che e proprio”, quanto dalla piu articolata
presentazione di Antipatro, che lo qualifica come “un discorso fondato su
un’analisi puntuale” (cfr. DL VII 60=fr. 621 Hiilser)53. Insomma, piu che
mettere a tema la ricerca di quella caratteristica assolutamente peculiare o
70 Questioni scettiche. Letture introduttive al pirronismo antico
essenziale in cui anclie per gli stoici - o almeno per alcuni di loro in mo-
do preminente - pare consistere la funzione ‘ontologica’ dell’attivita defi-
nitoria, essa sembra insistere sul ruolo ‘epistemologico’ dello horos54. Am-
messo che sia cosi. si potrebbe avanzare Fulteriore ipotesi secondo cui la
‘defmizione della definizione’ conservata da Sesto (e dallo pseudo-Galeno
nei passi sopracitati) risalga direttamente agh anonimi pensatori stoici
menzionati da Diogene Laerzio in VII 41-42. Come abbiamo gia avuto
modo di ricordare, infatti, erano proprio questi ultimi ad attribuire alia de
finizione il potere di farci afferrare le cose per mezzo dei concetti e dun-
que di promuovere la conoscenza della verita55. A sostegno di tale ipotesi
possono inoltre essere fatte valere alcune notazioni terminologiche relati
ve a PH II 206-207. la cui importanza potra essere apprezzata a pieno,
pero, solo tomando a esaminare la struttura argomentativa globale delle
obiezioni sestane.
Riprendiamo dunque il filo della nostra analisi dalle linee conclusive di
PH II 205. Dovendo scegliere il tipo di attacco da portare ahe definizioni
tanto osannate dai dogmatici, Sesto non sembra interessato a discutere del
la loro validita formale. come conferma il fatto che egli restringe imme-
diatamente il raggio d'azione della propria critica alia questione ‘pragma-
tica’ della loro utilita. Anzi, con un ulteriore scarto, che forse rivela Fori-
ginalita della sua impostazione, egli invita il proprio lettore56 a considera-
re tutte le possibili sfumature messe in evidenza dai suoi aw ersari unica-
mente sotto due ‘capitoli’. La necessita attribuita dai dogmatici alle defi
nizioni sembra infatti scaturire dal fatto che in qualsiasi campo si ricorre a
esse per due motivi: o per la conoscenza o per Finsegnamento. Una volta
segnati in questo modo i confini dell’oggetto di indagine, Sesto enuncia il
proprio piano di attacco: bastera mostrare che le definizioni non servono a
nessuno dei due scopi appena menzionati, per far cadere in contraddizio-
ne la fatica dogmatica, gia di per se vana57,
A questo scopo a partire da PH II 207 vengono accumulati uno dietro
Faltro - per la verita senza una conseguenziahta perfettamente coerente -
argomenti specifici e relativi esempi, senza che Sesto si preoccupi di rive-
lare esplicitamente Fidentita dei suoi aw ersari. Vediamo dunque innanzi
tutto di esporre gli argomenti, cercando contemporaneamente di capire an
che contro chi essi potrebbero essere diretti.
Il primo degh ambiti in cui le definizioni sarebbero necessariamente
utili e quello della comprensione (pros katalepsin). La contro-argomenta-
zione di Sesto si articola in due punti, che egh pretende siano correlati l’u-
no ah ’altro (cfr. il kai gar a meta di PH II 207), ma che in realta sembra
no costituire hnee di attacco diverse e strutturalmente distinte.
Emidio Spinelli 71
NOTE
16 Ross 1949, p. 483; altririnvii testuali ancora in Bayer 1997, p. 121, n. 27. Dillon 1993,
p. 77 pensa che tale accezione possa derivare da un’interpretazione di Plat, polit. 278a-b; es-
sa potrebbe forse essere accostata anche al cosiddetto <<similarity-method>> (cfr. Long-Sedley
1987, v. 1, sp. p. 96: una soita di naturale ^cstm sione, del primo tipo di induzione).
17 Sulle molte ‘facce’ che la epagoge sembra assumere gia in Aristotele, oltre alle ri-
flessioni di Ross 1949, pp. 483-485, cfr. Bourgey 1955, pp. 58$s.; Brunschwig 1967, p.
x x x n , n. 2; Hintikka 1980, il qnale pare mirare a riconciliarlc tutte e a mostrame la reci-
proca compatibihta. Per il dibattito sulla possibility di individuate un significato di riferi-
rnento basilare dell’induzione aristotelica cfr. ora Bayer 1997, pp. 121-123.
18 Si noti che physikai ennoiai e il termine preferito da Alcinoo “per le forme cost come
peicepite dalPintelletto incarnate nella materia”: Dillon 1993, p. 77; sulTuso e il valore di
qnest’espressione cfr. anche Schrenk 1993, sp. p. 346, n. 13, nonche pp. 356-359 e ora Boys-
Stones 2005, sp. pp. 216ss. Sul complesso tentativo operato da Alcinoo di assimilazione o
integrazione di elementi di epistemologia non solo e nou tanto stoica, quanto soprattutto ari
stotelica, sullo sfondo di una convinta ‘ortodossia’ platonica, utili indicazioni offre ancora
una volta Schrenk 1993; piu in generale cfr. anche Donini 1988 e il gia citato Boys-Stones
2005; per un ampliamento della prospettiva verso Plotino cfr. inline Chiaradonna 2006.
19 Caujolle-Zaslawsky 1991, p. 518.
20 Non tanto in polemica con il Peripato (come vorrebbe Brissou 1992, p. 3705, n. 39S),
quanto piuttosto, forse, riprcndendone e adattandone alcune tesi (cfr. Caujolle-Zaslawsky
1991, p. 520).
21 Forse va corretto al plurale il tradito heautoi l Scguo in tal senso un suggerimcnto di
Brisson 1992, p. 3705, n. 397.
22 Per la cui interpretazione sono debitore, oltre che delle notazioni offerte dai De Lacy
nella loro edizione (1978), soprattutto della fine analisi proposta da Sedley 1982. Per il di
battito che essa ha suscitato cfr. almeno Barnes 1988a e Long 1988.
23 Per la risposta epicurea a tab contro-csempi, che prcfigura un confronto di piu arn-
pio respiro fra empirismo e razionalismo, cfr. ancora Sedley 1982, pp. 256ss.
24 Ivi, p. 257.
25 Esso, rnsomma - potremrno glossare a nostra volta - non e sullo stesso piano (per
valore ontologico? per statute logico? per entrambe le ragioni?) rispetto ai paiticolari. Su
questa importantc differenza e sul ruolo che essa gioca nella dottrina di Alessandro cfr.
Tweedale 1984.
2611 cui carattere parziale, limitato e la cui differenza dalla epagoge erano stati gia con
chiarezza sottolineafi dallo stesso Aristotele (an. post,, II, 24, 69al3-L9: il brano solleva al
cuni problemi esegetici, sui quali mi limito arinviare a Smith 1989, sp. pp. 222-223).
27 L’in ten to di Alessandro c forse quello di rendere immediatamente evidente il risul-
tato raggiungibile tramite induzione, quella pistis, che in piu punti del corpus aristotelico
viene fatta scaturire ek tes epagoges: per i passi cfr Y Index del Bonitz, s. v. pistis; si veda
anche l’occorrenza di piston in de caelo, 1, 7, 276a 14.
28 86, 15-19: il nocchiero e Pauriga, cui vengono qui aggiunti lo stratega, il medico, il
geometra, il musico, Parchitetto.
29 Cfr. e.g. an. post., ft, 7, 92a34-b3? Su questa differenza insiste anche la testimonianza
di Clemente Alessandrino (strom. VIII, 6, 90, 24-28), che, ponendo come punto di paitenza
della epagoge la sensazione o aisthesis e come sno punto d'approdo P universale, owero to
katholou, le attribuisce la capacita di mostrare non to ti esti, ma solo hoti estin e ouk. estin.
30 Cfr. ivi, 28ss. Piu in generale su quelle che potremrno chiamare “le limitazioni dcl-
l’induzione” nello stesso Aristotele cfr. ora Bayer 1997, pp. 130ss.
78 Questioni scettiche. Letture introduttive alpirronismo antico
serabra essere invece accolto come genuinameute aristotelico in Schol. Dionys. Thr. p. 107,
l-2=fr. 627 Hulser.
47 de/. med. XIX, 348, 17ss. K. (def. l-6=fr. 624 Hulser): qui essa e significativamente
accostata a una formulazione sicuramente stoica, anzi piu esattamente di Autipatro: cfr. an
che subito infra.
48 Acceuno solo a un altro passo, che meriterebbe ben piu ampia trattazione. Un’oppo-
sizione fra definizioue essenziale/definizione concettuale analoga, ma non perfettamente
identica a quella attestata in PH I I 212 compare iu un passo di Porfirio couservato da Sim-
plicio (in. cat., 213, 10~28=fr. 70 Smith). Benche il coutesto in cui tale opposizione vieue
menzionata sia assolutamente peculiare (risposta porfiriana alle aporie orali di Plotino), an
che qui vengono disdnti da una parte le definizioni essenziali (onsiodeis horoi), che sono
in grado di inseguare l’essenza delle cose oggetto di defmizione e su cui massimo e il di-
saccordo fra divers! pensatori qualificad come hoi heterodoxoi, e dall’altra le definizioni
coucettuab (ennoematikoi horoi), che riguardano la qualita (peri tes poioietos), si basano
su cio che e a tutti noto (preuozioni/prolepseis o nozioni comuniJkoinai ennoiai, appunto)
e su cui vige dunque accordo completo. Nonostante l’aggiunta di esempi riferibili anche a
dottrine stoiche, mi pare che Porfirio vogfia alludere in generale a tutti i possibili tipi di de
finizioni essenziali e concettuali e nou esclusivamente a tesi stoiche: sulla questione cfr. an
che Mansfeld 1992, p. 79, n. 5.
49 Cosi Long-Sedley 1987, v. 1, p. 194, con ulteriori linvii testuali.
50 A un’origine direttamente epicurea pensa invece Besnier 1994.
51 Cfr. Epicuro, Ep. Hdt. 37; si veda anche l’espressione to protos hypotetagmenon in
D L X 33.
52 Cfr. ancora ivi e la testimouianza di Diogeniano, ap. Eus., praep. ev. IV 3, 6; si ve
da piu in generale l’analisi puntuale di Sniker 1996, pp. 37-42.
53 Per altre testimonianze su queste due formule cfr. rispettivamente fr. 627 e forse, no
nostante rimprecisione, fr. 625; nonche i frr. 621, 624, 626 Hulser. Cfr. iuoltre la testimo-
rvianza di Alessandro di Afrodisia, il quale da una parte tende a sovrapporle, dall’altra sem-
bra fraintendere la carica di ‘essenzialita’ attribuita dagli stoici a cio che e peculiare o pro-
prio (idion): si veda al riguardo il fr. 628 Hulser e infra, n. 64.
54 Cfr. ancora Long-Sedley 1987, v. 1, p. 194.
55 Un discorso a se meriterebbe il problema dalla viciuanza concettuale riscoutrabile
fra lo hows com’e inteso da questi pensatori (“un discorso ehe ci induce, per mezzo di un
rapido ricordo, al concetto delle cose che sottostanno alle espressioni”) e la nozione, sem
pre stoica, di hypographe (cfr. e.g. DL VII 60=fr. 621 Hulser). Utili osservazioni in propo-
sito si possono intanto leggere in Besnier 1994, pp. 124ss.
56 La presenza della seconda persona (“troverai’’Jheureseis) da im tono di vivace imme-
diatezza aH’argomentazione sestana, ma non so se consenta anche di foimulare ipotesi cogenti
sulla sua provenienza. In altri termini, Sesto potrebbe in questo caso riproduire fedelmente
concreti scambi dialetiici o addirittura il vivo di una ‘lezione’ che lo aveva visto impeguato in
prima persona. A meno che non si voglia sottoscrivere il ritratto che molti ne danno di copi-
sta (ebete?), che ripete passivamente e meccanicamente le parole present! nella sua fonte.
57 L’uso delV hapax mataioponia. (che potremrno rendere con “vano sforzo”, PH H 206)
fa il paio con l’espressione verbale da mochtheo usata in P H U 204 (su cui cfr. supra, n. 5) e
forse serve a far comprendere sin daH’inizio la sostauziale analogia fra una delle critiche
avanzate contro l’induzione e una delle obiezioni rivolte alia presunta forza delle definizioni.
58 Esso sembra iuoltre presentare un’analogia di struttura con alcune critiche di parte epi
curea conservate uel fr. 258 Us.; cfr, in proposito le osservazioni di Besnier 1994, pp. 126-127.
80 Questioni scettiche. Letture introduttive al pirroniswo antico
59 Cfr, e.g. Plut., fr. 215f Sandbaeh, m eui vengono eonfutate le dortriue delTmtnizio-
ne potenziale, delle concezioni natural! o delle prenozioni, storicamente avanzate nell’ or-
dine da peripatetici, stoici ed epicurei per controbattere il noto paradosso del Menone (80d-
e); sulla questione cfr. anche Long-Sedley 1987, v. 1, p. 89.
60 Cfr. Atherton 1993, pp. 62-63; si potrebbe pensare, in altemativa, che si tratti della
ritraduzione in termini stoici di questioni sollevate in generale eontro la forza degli horoi.
61 Si noti come anche in questo easo possano esser ehiamati in causa passi paralleli di
dottrina stoica: cfr. ad es. Agost. de civ. Dei, VTII, 7=fr. 347 Hulser.
62 Cfr. PH III 268; M X I242 e 138; per un primo eommcnto cfr. Spinelli 1995, pp. 393-
394; Bett 1997, sp. pp. 243-248 (eon un tentativo di parallelo rispetto al sopracitato para
dosso del Menone)-, Glidden 1994; infme Atherton 1993, p. 43G e n.
63 Si potrebbe pensare che si tratti di tesi stoiehe per confronto eon M X I 8-13 (=fr. 629
Hulser): qui, infatti, sullo sfondo di un’equivalenza non linguistico-sintattica, ma di strut-
tura logica fra definizione, universale (su cui efr. anche Cie. Luc. 21) e divisione perfetta,
viene esplicitamente attribuita a Crisippo la convinzione secondo cui “non solo 1’universa
le fe comprensivo di tutte le cose particolari, ma anehe la definizione si estende a tutte le
specie dell’oggetto dato, come ad es. quella dell'uomo a tutti gli uomini seeondo la specie,
quella del cavallo a tutti i cavalli. Se poi viene introdotto anche un solo caso falso, l’uno e
l ’altra, sia 1’universale sia la definizione, divengono falsi”. Snlla questione mi limito a rin-
viare a Spinelli 1995, pp. 151ss. e Bett 1997, pp. 53-56.
64 Quest’ultimo contro-esempio, in partieolare, sembra avere un ‘colore’ peripatetico,
poiche individua la non vafidita della definizione nel fatto che essa si limita a enunciare un
‘proprio5 (cfr. e.g. Arist., top. 1, 5, 102al8-21), non l ’essenza individuale oggettiva o per-
fezione di uomo. Una critica analoga viene avanzata da Alessandro di Afrodisia nel suo
Commento ai Topici (43, 2-8) contro una definizione (“uomo=animale che ride”), che ai
suoi occhi esemplifica la tesi stoica dello horns come restituzione del proprio o idiou apo-
dosis; sul probabile fraintendimeuto che opera dietro tale obiezione di Alessandro cfr. in
ogni caso Long-Sedley 1987, v. 1, p* 194: idion pare infatti indieare per lui non l’essenza
stoica, ma il proprio aristotelico (cfr. e.g. il quarto dei significati di idion individnato da
Porfirio nella sua Isagoge: C A G IV, 1, 12, 17-20).
65 E una strategia cui egli aveva fatto ricorso gia nel primo libro dei Lineamenti pirro-
niani (PH 1 62-78), nel lungo excursus antistoico dedicate alfironica esaltazione delle qua
lita del cane: cfr. al riguardo supra, cap. II, sp. p. 35.
66 Per un altro gustoso caso di ridicolizzazione del tecnieismo definitorio cfr. anche
Cic., div. II, 64, 133 e per alcuni rmvii testuali e bibliografici Pease 1963, pp. 561-562 e
Schaublin 1991, p. 390.
67 E per questa ragione che credo non vi sia alcun bisogno di correggere il tradito apha-
sian in asapheian, come proponeva dubitativamente in apparato Mutschmann, seguito ora
da Annas-Bames 2000, p. 125, n. av e da PeUegrin 1997, p. 323, n. 1.
Si noli tuttavia fin d’ora che le speeie chiamate in causa nella satirica seenetta eo-
struita da Sesto in PH II 211 - uomo, cavallo, cane - sembrano costituire esempi standar-
dizzati nella trattazione medioplatonica della scala ends: efr. e.g. Sen. ep. 58, 9 e soprat
tutto Mansfeld 1992, pp. 85ss.
69 Qui e in seguito le traduzioni delPAnonimo sono tratte da Bastianini-Sedley 1995. Cfr,
inoltre Annas-Bames 2000, p. 125, n. 308; sulla presenza del nome proprio ‘Socrate’, rite-
nuta fuorviante da Sedley (Bastianini-Sedley 1995, p. 512), cfr. infine Besnier 1994, p. 122.
70 Un lavoro gih minuziosamente compiuto, del resto, da DeDurand m un importante
articolo del 1973.
Emidio Spinelli. 81
sabilita, scopo, senso, tipici delle conseguenze etiche della dottrina delle
cause - esula dallo scopo di questo contribute2. Anziche inseguire mete
cosi ampie e articolate, ho preferito piuttosto perseguire un obiettivo piu
limitato. Ecco perche mi concentrero unicamente su alcuni momenti della
lunga battaglia condotta dal neo-pirronismo antico contro la pretesa dog-
matica di fomire spiegazioni causali soddisfacenti e rigorose, nella spe-
ranza, pero, di poter quanto meno sfiorare alcuni temi importanti di teoria
della conoscenza, anche nei punti di contatto che essi possono vantare ri
spetto alia riflessione epistemologica contemporanea.
RELATIVITA IPOTESI
bra in ogni caso colpire indifferentemente sia quei dogmatici che di fatto
optano per una soluzione unica, compiendo cosi una scelta arbitraria, assi-
milabile all’assunzione ingiustificata di urn ipotesi contro cui far valere il
quarto tropo di Agrippa; sia quelli che stabiliscono solo in linea di princi
ple la preferibilita di una causa rispetto alle altre.
3. Il terzo tropo e probabilmente rivolto in modo specifico contro le
dottrine atomistiche, che infatti offrono spiegazioni di singoli fatti o even-
ti del tutto ordinati ricorrendo a cause ultime prive di ordine14. La polemi-
ca ha forse radici piu antiche e mira a ribadire che spiegare fatti fra loro
distinti non implica automaticamente dar conto della loro connessione in
un tutto ordinato15.
4. Il quarto tropo sembra essere “niente di piu che un caso speciale del
secondo tropo”16. Se infatti il problema di partenza e quello di offrire una
soluzione per comprendere il mondo delle cose non manifeste e le sue ca-
ratteristiche, resta sempre aperta la possibility di ricorrere quanto meno a
due spiegazioni alternative:
a. potremrno infatti ipotizzare, per estensione analogica, che in esso tut
to accada o si formi alio stesso modo “in cui accadono le cose che ap-
paiono” ;
b .forse potremrno tuttavia anche supporre che in esso tutto accada o si
formi non alio stesso modo “in cui accadono le cose che appaiono”, ma di-
versamente17.
I dogmatici optano precipitosamente per (a). Anche in questa occasio-
ne l ’allusione potrebbe essere ad alcune tesi atomistiche, che attribuisco-
no ai componenti ultimi del reale propriety - ad es. resistenza, peso, soli-
dita - registrabili solo a proposito delle cose manifeste. Enesidemo, inve
ce, si limita a proporre l’equipollenza delle due possibili soluzioni (a) e
(b). Egli sembra quasi voler mettere in guardia contro qualsiasi ingiustifi-
cato oltrepassamento deH’orizzonte della nostra esperienza; o, con termi-
nologia piu tecnica, negare qualsiasi indebito passaggio inferenziale dal
mondo fenomenico a quello delle cose non evident!. Il bersaglio pare dun
que essere un’attitudine epistemologica tipica non solo della dottrina ato-
mistica, ma anche dello stoicismo, nonche della medicina razionalistica18.
Gli ultimi quattro tropi sembrano implicarsi a vicenda. Il tipo di obie-
zioni che essi - insieme al terzo tropo - sollevano sembra essere inoltre piu
moderato, soprattutto in confronto con i tropi 1, 2 e 4, al punto che li si pud
etichettare come scettici “solo nel piu povero dei sensi”19.
5. Il quinto tropo sembra par tire dalla concessione secondo cui si pos-
sono individuare metodi comuni per i procedimenti scientifici20. Nono-
stante questo possibile punto d ’accordo, che dovrebbe essere garanzia di
88 Questioni scettiche. Letture infroduttive al pirronismo antico
unicamente nel principio attivo (id quod facit), nella ratio scilicet faciens,
id est dens; ista enim quaecumque rettulistis non sunt multae et singulae
causae, sed ex una pendent, ex ea quae facit 44
Stando a quanto ci dicono altre fonti, pero, i prirni responsabili della
moltiplicazione delle cause - della produzione di uno smenos aition, come
dice Alessandro di Afrodisia (cfr. S V F I I 945) - sembrano essere per l ’ap-
punto gli stoici. Ad alcuni di loro (ovvero, quanto meno, a Posidonio) so
no state ricondotte non solo una piu generale propensione (di colore peri-
pateticheggiante) alio aitiologein4-5, ma anche bipartizioni, tripartizioni e
quadripartizioni nella discussione dei differenti tipi di cause. In particola-
re e Plutarco (SVF II 997) a informarci di una distinzione posta da Crisip-
po fra due tipi di cause: quella perfetta (o autoteles) e quella semplice-
mente iniziale/antecedente (o prokatarktike). Nel senso della medesima bi-
partizione sembrano pronunciarsi sia la testimonianza di Gellio, priva tut
tavia di qualsiasi sottile differenziazione terminologica rispetto al funzio-
namento del meccanismo causale (cfr. SVF II 1000), sia quella, la piu an-
tica al riguardo e quella quantitativamente piu estesa, del de fato di Cice
rone (cfr. SVF H 974)46.
Se prescindiamo dai testi appena ricordati, nessun’altra fonte attribui-
sce esplicitamente agli stoici la patem ita di ulteriori, piu complesse distin-
zioni fra vari tipi di cause47. Abbiamo tuttavia una testimonianza di Gale-
no, n eir operetta de causis contentiuis, che riconosce agli stoici il primato
di ‘inventori’ del termine di causa contentiua o coniuncta (ovvero, nella
retro-traduzione greca, di aition synektikon). Essa va intesa come la ten-
sione o forza fisica esercitata dal pneuma per ten