Sei sulla pagina 1di 30

Attili, G., Di Pentima, L., Toni, A., & Roazzi, A. (2016).

Reazioni dei genitori in situazioni problematiche e attribuzioni di causa: le aspettative dei bambini maltrattati //
Parental reactions in difficult situations and attributional styles: Expectations by maltreated children.
Maltrattamento e Abuso allinfanzia, 18(1), 89-118. DOI: 10.3280/MAL2016-001005
http://www.francoangeli.it/riviste/Scheda_Rivista.aspx?IDArticolo=56272&Tipo=Articolo%20PDF&idRivista=76

RICERCHE, SAGGI E RASSEGNE


Reazioni dei genitori in situazioni problematiche
e attribuzioni di causa: le aspettative dei bambini
maltrattati
Grazia Attili, Lorenza Di Pentima, Alessandro Toni,
Antonio Roazzi

Questo lavoro analizza le aspettative dei minori maltrattati su: reazioni dei genitori in
eventi problematici, il proprio comportamento, le attribuzioni di causa e di colpa, e le
emozioni. A 60 bambini abusati e trascurati (38 maschi, et media = 10.96 anni) e a 100
appartenenti a un gruppo di controllo (44 maschi, et media = 8.7 anni) sono state
mostrate le tavole di Franchini e Maiolo (2005) rappresentanti situazioni difficili e
chiesto di rispondere a domande sulle aspettative del comportamento dei genitori e del
protagonista. I risultati mostrano nei maltrattati una aspettativa significativa di
indisponibilit dei genitori a rassicurare nelle difficolt e unattribuzione di
comportamenti di rimprovero, punizione e disconferma. Al protagonista viene attribuita
unincapacit di chiedere aiuto e utilizzare strategie per ottenere i propri scopi. Gli
eventi problematici vengono ricondotti a cause interne con aspettative di punizioni
sproporzionate al comportamento e attribuzioni di colpa, che danno luogo a dolore,
vergogna e rabbia. Si argomenta che queste aspettative, pi delle esperienze reali,
potrebbero essere i mediatori dei disturbi riscontrati nei bambini maltrattati.
Parole chiave: maltrattamento, aspettative, reazioni genitoriali, emozioni, attribuzioni di
causa e di colpa.

Parental reactions in difficult situations and attributional styles: Expectations by maltreated children. This study aims to analyze maltreated childrens expectations concerning parents and their own reactions in difficult situations plus their emotions, causes
and blame attributions in these contexts. Drawings by Franchini e Maiolo (2005) depicting difficult situations have been shown to 60 abused children (38 males, mean age =
10.96) and 100 controls (44 males, mean age = 8.7) and they were asked to hypothesize
parents and characters reactions. Results show in maltreated children anticipations of
negative behaviors and punishments by parents and no help requests by the character.

Professore Ordinario di Psicologia Sociale, Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche, Sapienza Universit di Roma.

Ricercatore in Psicologia dello Sviluppo e dellEducazione, Dipartimento di Scienze


Sociali ed Economiche, Sapienza Universit di Roma.

Ricercatore in Psicologia Sociale, Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche,


Sapienza Universit di Roma.

Full Professor di Psicologia Cognitiva, Dipartimento di Psicologia,Universit Federale di Pernambuco, Recife, Brasile.
Indirizzare le richieste a Grazia Attili (Grazia.Attili@uniroma1.it).

Attili, Di Pentima, Toni e Roazzi

Internal causes with expectations of punishments, self and parents blame, sorrow, anger
and shame have been also found. It is argumented that these anticipations, more than
real experiences, could mediate the disorders found in maltreated children.
Key words: maltreatment, expectations, parental relationships, emotions, cause and
blame attributions.

1. Introduzione
Negli studi condotti finora sul maltrattamento in et infantile una
grande attenzione stata data agli esiti del subire abusi fisici, sessuali e
trascuratezza: per esempio, tra i tanti, i comportamenti esternalizzanti,
quali le condotte aggressive o di isolamento (Lyons-Ruth & Jacobvitz,
1999) e il comportamento oppositivo, i disordini della condotta e la
delinquenza (ad esempio, Dodge, Petitt, & Bates, 1997; Mannarino &
Cohen, 1996a), e quelli dellattenzione (Hubbs-Tait et al., 1996),
nonch i comportamenti internalizzanti, quali le fobie (Beumariu &
Kerns, 2010) o internalizzanti e esternalizzanti nei conflitti coniugali
(Camisasca, Miragoli, & Di Blasio, 2013), lansiet, i sintomi depressivi
e dissociativi, i disturbi post-traumatici da stress (Camisasca, Miragoli,
& Di Blasio, 2014; Carlson, 1998; Feiring, Taska, & Lewis, 1998;
Wolfe, Sas, & Wekerle, 1994), il disturbo borderline (Fonagy, 2000).
Dalle ricerche in questo ambito emerge, inoltre, che esperienze di
maltrattamento portano a un basso livello di autostima (Bolger,
Patterson, & Kupersmidt, 1998), a deficit nella competenza sociale e a
relazioni interpersonali problematiche (Bolger et al., 1998; Mannarino
& Cohen, 1996a). Poco investigato , invece, limpatto dellessere
maltrattato sui processi cognitivi, come la capacit di individuare in
maniera non pregiudiziale le cause degli eventi e/o le previsioni sui
propri e altrui comportamenti allinterno delle relazioni interpersonali.
Eppure, dai pochi studi su questo tema emerge che una variabile critica
nel determinare leffetto a lungo termine, pi o meno patologico,
dellessere abusati o trascurati lincapacit del soggetto di rintracciare
un significato per la sua esperienza (van der Kolk, 1994).
Dai lavori presenti in letteratura sulle associazioni tra maltrattamento
e stili attributivi emerge, infatti, che i bambini esposti ad abusi e
trascuratezza presentano delle alterazioni nei processi attribuzionali
quale conseguenza del vedersi in balia di contesti che non possono
controllare. Il rifiuto, il controllo ostile, la mancanza di calore,
limprevedibilit che caratterizza gli stili di accudimento dei genitori
maltrattanti portano i bambini ad avere un locus of control esterno,

Maltrattamento, aspettative sui genitori e attribuzioni di causa

ovvero una modalit di pensiero caratterizzata, secondo la definizione


che ne d Rotter (1966), dallattribuire al destino e agli altri la
responsabilit di quanto accade nella propria vita (Barahal, Waterman,
& Martin, 1981; Ellis & Milner, 1981; Phares, 1976; Weiner, 1986). In
altri termini, queste poche ricerche danno evidenza empirica allipotesi
che i bambini che subiscono maltrattamento, il quale per lo pi si
configura in termini di punizioni fisiche non contingenti con il proprio
comportamento (Serrano, Zuelzer, Howe, & Reposa, 1979) hanno poca
fiducia nella possibilit che siano loro ad avere un impatto sulle proprie
esperienze (Allen & Tarnowski, 1989; Attili, Di Pentima, & Toni 2013;
Barahal et al., 1981; Bolger & Patterson, 2001; Bolstad & Zinbarg,
1997; Waller, 1998). E che vi sia un effetto a lungo termine, pi o meno
patologico, dellincapacit del soggetto di vedersi responsabile di ci
che accade nella propria vita provato dai lavori dai quali emerge che
in bambini e adolescenti, che avevano sperimentato abuso fisico e
sessuale, la presenza di un locus of control esterno era associato a
depressione, ansia, disperazione, problemi esternalizzanti e scarsa
autostima (Mannarino & Cohen, 1996b; Moyer, DiPietro, Berkowitz, &
Stunkard, 1997).
In verit nelle ricerche su riportate le attribuzioni di causa sono state
per lo pi investigate in termini di caratteristiche cognitive di base,
ovvero sono state studiate le aspettative collegate a eventi generali, a
spiegazioni che riguardano il controllo su eventi futuri o su aspetti
generici della propria vita. Quasi assenti gli studi che abbiano
investigato i processi attribuzionali nel confronto con eventi specifici
che possano configurarsi come fortemente problematici, ovvero in
situazioni che potenzialmente potrebbero portare in un futuro pi o
meno prossimo al maltrattamento da parte dei propri genitori, le
aspettative relative alle emozioni che si possono provare in tali contesti
relazionali e i processi che portano a rintracciare nel padre e nella madre
o nel bambino stesso la colpa di quanto accade. Finora, infatti, sono
state investigate per lo pi solo le attribuzioni collegate ai
maltrattamenti gi subiti nel passato (per una rassegna si veda Valle &
Silovsky, 2002), con, peraltro, risultati contrastanti. Per esempio,
emerso che i bambini in et scolare, abusati sessualmente, incolpano gli
abusanti e riportano una grande rabbia (Chaffin, Wherry, & Dykman,
1997) mentre gli adulti si assumono la colpa di questi eventi subiti
nellinfanzia (Wyatt & Newcomb, 1990). Labuso sessuale porta,
inoltre, a forti emozioni di vergogna, le quali si accompagnano al

Attili, Di Pentima, Toni e Roazzi

ritenersi non adeguati, cos che lesperienza di questo stato emotivo pu


essere considerato il precursore del mancato adattamento e dei problemi
psicologici che si riscontrano in questi minori (Feiring, Taska, & Lewis,
2002) nonch dello stile attributivo pessimistico, ovvero del riportare gli
eventi negativi a cause interne e gli eventi positivi a cause esterne, che
si riscontra in questi campioni (Tangney, Wagner, & Gramzow, 1992). I
minori che abbiano subito abuso fisico, invece, attribuiscono
decisamente a se stessi la causa del maltrattamento quando questo segue
un qualche loro comportamento inappropriato (Carlson, Furby,
Armstrong, & Shlaes, 1997); tuttavia, le aggressioni spontanee e
imprevedibili dei genitori fanno s che labuso fisico venga ricondotto a
cause esterne e incontrollabili (Wolfe & McGee, 1991). E comunque il
maltrattamento fisico fattore di rischio per lo sviluppo di una forte
rabbia, dellemergere di comportamenti aggressivi in et pi tarda
(Cicchetti & Toth, 1995) e di emozioni fortemente problematiche
(Deblinger & Runyon, 2005): coloro che subiscono abuso fisico, da una
parte incolpano labusante e non provano senso di colpa, dallaltra sono
spinti a credere che sono loro cattivi e che si meritano quanto accade
(Feiring, 2005), cos che si assumono la colpa e provano vergogna
(Ellenbogen, Trocm, Wekerle, & McLeod, 2015; Valle & Silovsky,
2002). La vergogna e il senso di colpa sembrano, inoltre, associati
allessere emotivamente trascurati (Ellenbogen et al., 2015).
Un altro aspetto poco investigato quello relativo a fino a che punto
esperienze di abuso possano portare allaspettativa che le situazioni
problematiche siano ingestibili e quanto laspettativa di essere puniti,
non supportati, rimproverati dai propri genitori mini la capacit di
chiedere loro aiuto in questi contesti e porti a ritenersi colpevoli di ci
che accade. Si tratta di un tema di ricerca non da poco visto che stato
suggerito che il maltrattamento potrebbe minare la fiducia negli altri e
che questo atteggiamento potrebbe essere generalizzato a tutte le
relazioni del futuro (Cicchetti & Toth, 1995), precludendo la capacit di
coping nellutilizzare aiuti esterni come una strategia per affrontare le
situazioni difficili (Camisasca, Caravita, Milani, & Di Blasio, 2012). In
altri termini, potrebbe ben essere che il non fidarsi abbia come
precursore una mancanza di fiducia per ci che concerne la disponibilit
dei propri genitori a dare cure basate sul calore e laffetto. Non a caso
sono stati individuati, nei soggetti tipici, degli antecedenti specifici, in
termini di un pi generale stile di accudimento genitoriale, di un locus
of control esterno piuttosto che interno. Genitori estremamente

Maltrattamento, aspettative sui genitori e attribuzioni di causa

controllanti e autoritari (una dimensione spesso associata a unuscita in


termini di punizioni) tendono a far sviluppare nei figli la credenza che
loro non abbiano la possibilit di avere un peso sugli esiti della propria
vita, mentre un bambino al quale viene lasciata una relativa autonomia
allinterno della famiglia ha lopportunit di testare e sperimentare le
conseguenze del suo comportamento e, quindi, credere che pu
esercitare un certo controllo sugli eventi (Davis & Phares, 1969). In altri
termini laccettazione e il supporto offerto ai propri figli strettamente
collegato alla loro possibilit di avere un locus of control interno (Di
Pentima & Toni, 2010; Phares, Ritchie, & Davis, 1968).
Per ci che concerne, invece, i minori maltrattati, la qualit delle
relazioni familiari e il comportamento delle madri e dei padri sono stati
studiati solo come fattori direttamente associati, sia pure allinterno di
una molteplicit di variabili, allabuso fisico, sessuale e alla
trascuratezza. Sappiamo che i genitori abusanti fanno ricorso a
punizioni fisiche severe (Trickett & Susman, 1988), utilizzano di pi
modalit assertive basate sullesercizio del potere e puniscono i figli per
le loro trasgressioni o per le loro disobbedienze (Trickett & Kudczynski,
1986). E un basso coinvolgimento nonch mancanza di calore sono stati
riscontrati sia nelle madri sia nei padri dei minori trascurati, abusati
sessualmente e abusati fisicamente (Brown, Cohen, Johnson, &
Salzinger, 1998). In nessuno studio stato preso in considerazione,
come dicevamo, piuttosto che quello che effettivamente accade nelle
famiglie maltrattanti quello che i bambini maltrattati si aspettano per ci
che concerne le risposte dei genitori ai loro bisogni in situazioni
problematiche, le previsioni sulle proprie reazioni in tali contesti, le loro
ipotesi sulle cause di quanto accade e il collegamento tra queste
variabili e le ipotetiche reazione del padre e della madre.

1.1 Obiettivi
Partendo da quanto detto finora, nel presente lavoro ci siamo
prefissati di studiare: (1) le aspettative che i bambini maltrattati
sviluppano nei confronti sia della madre sia del padre quando si trovano
in situazioni di difficolt; (2) le modalit con le quali pensano di poter
affrontare eventi in cui potrebbero aver bisogno di aiuto; (3) le cause
che vengono rintracciate per spiegare tali situazioni e le attribuzioni di
colpa; (4) le associazioni tra le aspettative relative allaiuto da parte dei
genitori e il modo in cui essi pensano di affrontare le difficolt nonch

Attili, Di Pentima, Toni e Roazzi

lassunzione della colpa degli eventi problematici, e (5) le emozioni che


provano in queste situazioni. Nello specifico, abbiamo preso in
considerazione bambini abusati sessualmente, ovvero che avevano
subito contatti sessuali dal caregiver, abusati fisicamente, ovvero che
avevano subito percosse dal caregiver, e trascurati, ovvero che non
avevano usufruito di uno standard minimo di cure fisiche (secondo le
definizioni dei tipi di maltrattamento di Cicchetti & Valentino, 2006 e
Di Blasio, 2000).

2. Metodo
2.1 Partecipanti
I partecipanti allo studio sono stati 60 bambini (38 maschi, 63%) di
et compresa tra 5 e 14 anni (M = 10.96, DS = 2.9), vittime di abusi
accertati fisici (n = 16), sessuali (n = 14) e trascuratezza (n = 30) da
parte dei genitori, reperiti in diverse case-famiglia o afferenti alle Unit
Operative di Neuropsichiatria Infantile di varie ASL del Centro Italia.
Per quel che riguarda la collocazione dei minori al momento della
rilevazione dei dati, 26 bambini vivevano nelle famiglie dorigine e 34
presso strutture esterne, quali case-famiglia, da un massimo di due mesi.
I bambini rimasti nelle famiglie d'origine erano coloro che erano stati
segnalati ai Servizi Sociali a causa di condizioni di trascuratezza e
usufruivano di un costante monitoraggio da parte degli operatori dei
Servizi Sociali, i quali avevano ritenuto pi opportuno non allontanare il
minore, ma lavorare sull'intero nucleo familiare.
Tutte le famiglie erano ad alto rischio socio-economico; per ci che
concerne la scolarit dei genitori, il 24% non aveva alcun titolo di
studio, il 27% aveva conseguito la licenza elementare, il 28% aveva il
diploma di scuola media inferiore, il 21% quello di media superiore. Il
65.3% dei genitori aveva unoccupazione lavorativa, mentre il 34.7%
risultava disoccupato. Sono stati riscontrati, infine, i seguenti fattori di
rischio associati al maltrattamento e/o abuso: detenzione (9.5%),
analfabetismo (7%), tossicodipendenza (5%), patologia psichiatrica
(5%) e alcolismo (2.5%).
Il gruppo dei bambini maltrattati stato confrontato con un gruppo
di controllo di 100 bambini (44 maschi) di et compresa tra 7 e 10 anni
(M = 8.7, DS = 1.2), appartenenti a classi sociali medio-basse, reperiti
attraverso diverse scuole primarie di Roma. I genitori avevano una

Maltrattamento, aspettative sui genitori e attribuzioni di causa

laurea nel 38% dei casi, nel 36% un diploma superiore, nel 26% la
licenza media. Abbiamo scelto un gruppo di controllo di et compresa
tra 7 e 10 anni perch nel gruppo dei minori maltrattati let della
maggior parte dei soggetti si collocava tra 9 e 10 anni (n = 32; 53%). Se
avessimo raccolto i dati in scuole secondarie let media dei soggetti
sarebbe risultata troppo elevata. Peraltro anche nel gruppo di controllo i
soggetti di 9-10 anni costituiscono il 53% del totale.

2.2 Procedura e Strumenti


La rilevazione dei dati stata condotta, per quel che concerne il
gruppo di controllo, in due scuole elementari di Roma durante lorario
di lezione e per quel che concerne i minori maltrattati nelle ASL cui
afferivano o nelle case-famiglia dove risiedevano. La partecipazione di
ciascun bambino avvenuta previo consenso dei genitori.
Per la misura delle aspettative circa le ipotetiche reazioni genitoriali
nel caso i bambini si fossero trovati in situazioni di difficolt, circa le
modalit che ciascun soggetto pensava che potessero essere messe in
atto per affrontarle e per indagare le attribuzioni della causa degli eventi
e le emozioni sono state utilizzate 5 tavole tratte da Franchini e Maiolo
(2005). Queste tavole sono state elaborate in ambito clinico per
sollecitare nei bambini il racconto delle proprie esperienze e le emozioni
sperimentate in relazione a situazioni di difficolt di diverso genere,
quali quelle che si verificano nella vita quotidiana e nelle quali tutti i
piccoli possono essere coinvolti. Di questo test fanno altres parte altre 4
tavole che rappresentano situazioni particolari, come lessere esposto a
trascuratezza, maltrattamento fisico, molestia sessuale e adescamento
attraverso internet, tavole che noi non abbiamo utilizzato poich
volevamo vedere se anche condizioni non estreme potessero portare i
minori maltrattati a ipotesi di comportamenti disfunzionali da parte dei
genitori e di se stessi e ad assunzioni di colpa. Le tavole utilizzate
rappresentano situazioni quali: Un bambino mostra al genitore un
orsacchiotto rotto, Una bambina ha un incubo, A un bambino viene
vietato di uscire con i suoi amici, Una bambina ha fatto la pip a letto
e Una bambina ha un incidente domestico. Ciascuna tavola veniva
presentata, descritta e, al fine di ottenere le informazioni che ci
interessavano, stato deciso di porre al soggetto le seguenti domande:
Secondo te, cosa successo (nella circostanza descritta)?, Secondo
te, cosa prova questo bambino (come si sente?), Perch si sente

Attili, Di Pentima, Toni e Roazzi

cos?, Cosa fa il protagonista ? Perch?, Se il pap l presente cosa


fa? Perch?, Se il pap punisce il bambino perch il bambino si
comportato male o perch il pap cattivo?, Se la mamma l
presente cosa fa? Perch?, Se la mamma punisce il bambino perch
il bambino si comportato male o perch la mamma cattiva?. Questo
strumento stato somministrato individualmente nel corso di ununica
sessione. Franchini e Maiolo (2005) non hanno previsto un sistema di
scoring, in quanto lutilizzo delle tavole finalizzato, come dicevamo,
solo a sollecitare e favorire il racconto di eventuali episodi problematici
vissuti nella relazione con i propri genitori. Pertanto abbiamo
provveduto a formulare degli schemi di codifica elaborati ad hoc, gi
impiegati in uno studio su soggetti non clinici (Di Pentima & Toni,
2012):
Misura delle aspettative riguardo le ipotetiche reazioni dei genitori
in situazioni di difficolt: come dicevamo a ciascun bambino stato
richiesto di descrivere le probabili reazioni che sia il padre sia la
madre avrebbero potuto mostrare nei confronti delle difficolt del
figlio (risposte alle domande 6, 7, 9 e 10) nelle situazioni proposte.
Le risposte dei soggetti sono state codificate utilizzando categorie
globali, liberamente ispirate allo Schema di Codifica per la Misura
delle Relazioni di Attili (1996/2007, pp. 309-320), quali:
Comportamento positivo; Comportamento negativo; Insegna;
Disconferma; Comportamento di controllo; Disaccordo (per la
definizione operazionale delle categorie si veda Appendice A). Per
misurare laffidabilit e il grado di accordo relativamente alla
codifica e alla categorizzazione di queste risposte, il 15% dei
protocolli stato esaminato indipendentemente da due degli autori;
la stima del grado di accordo stata calcolata attraverso la statistica
del Kappa di Cohen (.78, p < .001).
Misura delle reazioni comportamentali del protagonista ipotizzate
dai bambini: le risposte dei bambini, relative alle reazioni del/la
protagonista rappresentato/a (risposte alle domande 4 e 5), sono state
codificate utilizzando uno schema creato ad hoc. Le categorie
impiegate sono le seguenti (per la definizione operazionale vedi
Appendice B): Richiede aiuto; Mancanza di richiesta di aiuto;
Affronta la situazione in modo autonomo perch pensa di poterla
gestire da solo; Affronta la situazione in modo autonomo perch
prevede che i genitori non saranno accessibili/disponibili; Negozia;
Mostra
un
comportamento
aggressivo/
provocatorio;

Maltrattamento, aspettative sui genitori e attribuzioni di causa

Comportamento manipolativo; Richiede di punire altri. Laffidabilit


e il grado di accordo riguardo alla codifica e alla categorizzazione di
queste risposte sono stati rilevati sul 15% dei protocolli analizzati
separatamente da due degli autori; la stima del grado di accordo
stata calcolata attraverso il test del Kappa di Cohen (.74, p < .001).
Misura delle cause degli eventi ipotizzate dai bambini: le tavole
tratte da Franchini e Maiolo (2005) sono state impiegate, infine, per
chiedere ai bambini di interpretare levento cos da far rintracciare le
cause sottostanti le situazioni di difficolt (domanda 1, 6, 7, 9 e 10).
Per le risposte date a questa domanda stato elaborato uno schema
di codifica specifico, liberamente basato sulla distinzione introdotta
da Heider (1958) tra locus of control interno e locus of control
esterno. Abbiamo individuato quattro categorie di variabili alle quali
abbiamo ricondotto le risposte fornite dai bambini: due riportano al
protagonista stesso la causa degli eventi illustrati nelle vignette, in un
caso coniugata con unaspettativa di punizione e in un altro senza
aspettativa di punizione, mentre le altre due individuano le cause
negli altri oppure in fattori esterni. Le categorie sono le seguenti (si
veda Appendice C per le definizioni operazionali): Attribuzione a s
della causa dellevento senza aspettativa di punizione; Attribuzione a
s della causa dellevento con aspettativa di punizione; Attribuzione
agli altri della causa dellevento; Attribuzione a fattori esterni della
causa dellevento. Per quanto riguarda la codifica e la
categorizzazione di queste risposte, la misura dellaffidabilit e del
grado di accordo sono stati rilevati sul 15% dei protocolli analizzati
separatamente da due degli autori. La stima del grado di accordo tra i
due stata calcolata mediante la statistica del Kappa di Cohen (.72, p
< .05).
stata, poi, fatta una distinzione tra lattribuire la colpa di una
eventuale punizione a se stessi, al padre, alla madre o a tutte e due i
genitori, sulla base delle risposte alle domande 8 e 11. Le risposte alle
domande 2 e 3 hanno portato, infine, allidentificazione delle seguenti
emozioni: dolore, vergogna, paura, ansia, rabbia e assenza di emozioni.

2.3 Analisi statistiche


Per lanalisi dei dati abbiamo utilizzato sia tecniche tradizionali quali
quelle basate su correlazioni punto-biseriale effettuate tra la variabile
dicotomica gruppo (controllo vs maltrattati) e i vari tipi di risposte, sia

Attili, Di Pentima, Toni e Roazzi

tecniche multidimensionali, quali il procedimento statistico SSA


(Smallest Space Analysis o Similarity Structure Analysis; Borg &
Lingoes, 1987; Guttman, 1965; Roazzi, 1995; Roazzi & Dia, 2001;
Roazzi, Souza, & Bilsky, 2015), che ha consentito di determinare in che
modo le varie categorie si pongano in un rapporto strutturale con le
variabile esterne (controllo vs maltrattati). La SSA fa parte di un
insieme di tecniche di analisi dei dati denominate Multidimensional
Scaling Analysis (MDS), le quali consentono di organizzare i dati in
maniera tale da produrre un modello dove lelemento essenziale di
definizione la rappresentazione spaziale della struttura dei dati.

3. Risultati
3.1 Le aspettative riguardo le ipotetiche reazioni dei genitori in
situazioni di difficolt
Dallanalisi delle correlazioni punto-biseriale effettuate tra la
variabile dicotomica gruppo (controllo vs maltrattati) e i vari tipi di
comportamenti genitoriali, ricavati dalle risposte alle domande 6, 7, 9 e
10, emerge che i minori maltrattati, rispetto al gruppo di controllo, si
aspettano, in maniera significativa, nelle situazioni problematiche
rappresentate nelle vignette, meno comportamenti positivi, pi
comportamenti negativi, meno insegnamenti e pi disconferme. Inoltre,
i bambini maltrattati attribuiscono alla madre (ma non al padre) un
maggior utilizzo di comportamenti di controllo (si veda tabella 1).
Questi risultati, peraltro, trovano conferma nelle analisi effettuate
con le analisi SSA, dalle quali appare un collocazione spaziale che d
conto di queste differenze: il gruppo di controllo si colloca in uno spazio
delimitato dalla presenza di comportamenti positivi e di insegnamento
da parte sia del padre sia della madre, mentre il gruppo dei maltrattati si
colloca vicino ai comportamenti negativi, le disconferme di entrambi i
genitori e il comportamento di controllo da parte della madre (si vedano
figure 1 e 2).

Maltrattamento, aspettative sui genitori e attribuzioni di causa

Tabella 1 - Correlazioni punto-biseriale tra la variabile dicotomica gruppo


(Maltrattamento = 1 / Controllo = 0) e i vari tipi di comportamenti genitoriali
(padre e madre) ipotizzati dai bambini
Aspettative
Gruppo di comportamento
Comportamenti paterni
Positivo
-.363**
Negativo
.221**
Insegnamento
-.364**
Disconferma
.406**
Controllo
.134
Disaccordo
-.087
Nota: *p < .05, **p < .01

Gruppo Comportamenti materni


-.359**
.222**
-.434**
.483**
.185*
-.061

Figura 1 - SSA dei 6 tipi di comportamenti genitoriali del padre ipotizzati dai
bambini avendo come variabili esterne i due gruppi (maltrattamento versus
controllo; Mappa bidimensionale, Coefficiente di Alienazione = .060)

Attili, Di Pentima, Toni e Roazzi

Figura 2 - SSA dei 6 tipi di comportamenti genitoriali della madre ipotizzati


dai bambini avendo come variabili esterne i due gruppi (maltrattamento versus
controllo; Mappa bidimensionale, Coefficiente di Alienazione = .057)

3.2 Le aspettative riguardo i comportamenti del protagonista in


situazioni di difficolt e lintreccio con il comportamento
dei genitori
Per quel che concerne le varie reazioni del protagonista (risposte alle
domande 4 e 5) emerge che, rispetto al gruppo di controllo, i bambini
maltrattati ipotizzano, in maniera significativa, uninclinazione minore a
mettere in atto quelle richieste di aiuto che sono promosse
dallaspettativa di una disponibilit da parte del genitore a confortare e a
curare; specularmente appare una maggiore tendenza a non fare nulla o
a non chiedere aiuto, in quanto viene ipotizzata una risposta di
punizione o di non disponibilit da parte del padre e della madre.
Vengono, inoltre, ipotizzate maggiori risposte di tipo aggressivo e
provocatorio, e minori comportamenti manipolativi, come per esempio
ricorrere al pianto o alle lamentele per ottenere i propri scopi. Le

Maltrattamento, aspettative sui genitori e attribuzioni di causa

differenze per ci che concerne le altre risposte non sono significative


(si veda tabella 2).
Tabella 2 - Correlazioni punto-biseriale tra la variabile dicotomica gruppo
(Maltrattamento = 1 / Controllo = 0) e i vari tipi di reazioni comportamentali
del protagonista ipotizzati dai bambini
Comportamento del protagonista
Richiedere aiuto
Negoziare
Autogestione positiva
Autogestione negativa
Non richiedere aiuto
Chiedere punizione
Manipolativo
Aggressivo
Nota: *p < .05, **p < .01

Gruppo
(Maltrat. = 1 / Controllo = 0)
-.595**
-.101
.134
.071
.446**
-.153
-.378**
.540**

Figura 3 - SSA degli 8 tipi di comportamenti del protagonista ipotizzati dai


bambini avendo come variabili esterne i due gruppi (maltrattamento versus
controllo; Mappa bidimensionale, Coefficiente di Alienazione = .118)

Attili, Di Pentima, Toni e Roazzi

Questi risultati trovano conferma nelle analisi effettuate con le


analisi SSA dalle quali appare una collocazione spaziale che d conto di
queste differenze: il gruppo di controllo si colloca in uno spazio nel
quale sono presenti i comportamenti di richiesta di aiuto promossi
dallaspettativa di essere confortati e quelli di manipolazione, mentre il
gruppo maltrattati si colloca accanto alla tendenza a non chiedere aiuto
e a comportamenti di tipo aggressivo (si veda figura 3).
Le ipotesi sulle reazioni dei bambini appaiono correlate alle
aspettative relative ai comportamenti dei genitori in maniera differente
nei minori maltrattati e nel gruppo di controllo (si veda tabella 3 e 4).
Tabella 3 - Correlazioni di Pearson tra il comportamento del protagonista e il
comportamento della madre

Positivo
Richiedere aiuto
Negoziare
Autogest. pos.
Autogest. neg.
Non Richiedere
aiuto
Chiedere puniz.
Manipolativo
Aggressivo

.316**
.049
.388**
-.287**
-.117
-.392**
.006
-.055

Gruppo di controllo
Negativo InseDiscongnam.
ferma
-.259**
.146
-.116
-.192
.294**
-.104
-.229*
-.061
-.283**
.342**
-.213*
-.085
.189
-.221*
-.046
.308**
.108
.175

.026
-.189
-.164

-.044
.023
.098

Controllo Disaccordo
-.246*
-.107
-.100
-.060
.175
-.268**
-.126
-.049
.265**
-.076
.101
.022
-.039

Gruppo Maltrattamento
Richiedere aiuto
.190
-.076
a
-.080
-.186
Negoziare
-.099
-.149
a
-.249
.142
Autogest. pos.
.241
.230
a
.149
-.205
Autogest. neg.
-.443**
.390**
a
-.143
.198
Non Richiedere
-.103
.082
a
-.046
.147
aiuto
Chiedere puniz.
a
a
a
a
a
Manipolativo
.014
-.234
a
.312*
.125
Aggressivo
-.338**
.212
a
.129
.031
Nota: *p < .05, **p < .01; a = calcolo non effettuato per variabile costante.

-.025
.065
-.041
a
a
a
a
a
a
a
a

Maltrattamento, aspettative sui genitori e attribuzioni di causa

Tabella 4 - Correlazioni di Pearson tra il comportamento del protagonista e il


comportamento del padre

Positivo
Richiedere aiuto
Negoziare
Autogest. pos.
Autogest. neg.
Non Richiedere
aiuto
Chiedere puniz.
Manipolativo
Aggressivo

.309**
.105
.327**
-.316**
-.196*
-.201*
-.019
-.086

Gruppo di controllo
Negativo
InseDiscongnam.
ferma
-.234*
.075
-.091
-.211*
.301**
-.080
-.078
.046
-.384**
.277**
.187
-.163
.209*
-.129
.007
.174
-.104
.125
-.280**
.231*
-.141
Gruppo Maltrattamento
-.329**
.016
-.168
-.098
-.388**
.000
.184
.069
.050
.102

.088
-.009
-.114

Controllo
-.195*
-.094
-.008
-.187
.238*

Disaccordo
-.066
-.085
.154
-.069
-.109

.088
.158
.015

.088
.202*
-.058

Richiedere aiuto
.185
.073
.068
Negoziare
-.074
.273*
.145
Autogest. pos.
.279*
.026
-.294*
Autogest. neg.
-.296*
-.163
-.040
Non Richiedere
-.165
.040
.211
aiuto
Chiedere puniz.
a
a
a
a
a
Manipolativo
.109
.033
-.068
-.062
-.139
Aggressivo
.027
-.012
-.102
.074
.015
Nota: *p < .05, **p < .01; a = calcolo non effettuato per variabile costante.

a
a
a
a
a
a
a
a

Per quel che riguarda i minori maltrattati dai risultati appare, invece,
una sostanziale non associazione tra i comportamenti attribuiti ai protagonisti e le aspettative riguardanti le reazioni dei genitori. Laffrontare
da soli le situazioni problematiche appare legato in maniera positiva al
comportamento positivo e in modo negativo ai comportamenti negativi
del padre, se al protagonista viene attribuita la capacit di gestire la situazione in modo autonomo; l dove, invece, si ipotizza che il protagonista deve risolvere da solo la situazione perch i genitori non saranno
disponibili i coefficienti di correlazione sono negativi con il comportamento positivo di entrambi i genitori e positivi con il comportamento
negativo della sola madre. Il comportamento aggressivo appare correlato solo alle reazioni della madre, negativamente al suo comportamento
positivo e positivamente a quello negativo.

Attili, Di Pentima, Toni e Roazzi

3.3 Le cause degli eventi problematici e lintreccio con le


aspettative sulle reazioni dei genitori
Dallanalisi delle correlazioni punto-biseriale effettuate tra la
variabile dicotomica gruppo (controllo vs maltrattati) e i vari tipi di
cause cui vengono ricondotti gli episodi problematici (risposte alle
domande 1, 6, 7, 9 e 10; si veda Appendice C) emerge che in entrambi i
gruppi sono rintracciabili attribuzioni di cause interne; i bambini del
gruppo di controllo, tuttavia, rispetto ai maltrattati riconducono a s
stessi le cause degli eventi, ma non hanno unaspettativa di punizione
(-0.331, p < .01), mentre i minori maltrattati si attribuiscono le cause di
ci che accade prevedendo anche una punizione (0.286, p < .01).
Nessuna differenza stata trovata per gli altri tipi di cause.
Le cause, peraltro, appaiono correlate alle ipotetiche reazioni dei
genitori (si veda tabella 5). Nello specifico, nei soggetti di controllo le
cause interne sono correlate a quasi tutte le variabili del comportamento
genitoriale: quelle senza aspettativa di punizione appaiono correlate a
minori reazioni negative, e comportamenti di controllo e a un maggior
comportamento positivo e di insegnamento da parte sia della madre sia
del padre. Le cause interne con aspettativa di punizione sono associate a
una maggiore aspettativa di comportamenti negativi, una minore
presenza di comportamenti positivi da parte di entrambi i genitori, e una
maggiore presenza di comportamenti direttivi solo da parte della madre.
Nei soggetti maltrattati, invece, le cause si associano a poche risposte
genitoriali: le cause interne senza aspettativa di punizione sono
associate di meno ai comportamenti negativi, e di pi al comportamento
di controllo di entrambi i genitori, e ai comportamenti positivi da parte
della sola madre. Quelle con aspettativa di punizione di meno ai
comportamenti positivi della madre, di pi alle reazioni negative e di
meno ai comandi di entrambi i genitori.
Le attribuzioni di causa agli altri risultano correlate alle aspettative
relative agli stili di accudimento genitoriale solo nel gruppo di controllo:
le associazioni sono significative tra questa variabile e una minore
presenza di comportamenti positivi e una maggiore di comportamenti
negativi e direttivi da parte sia del padre che della madre.

Maltrattamento, aspettative sui genitori e attribuzioni di causa

Tabella 5 - Correlazioni di Pearson tra il comportamento dei genitori e le cause degli eventi ipotizzate dai bambini
Gruppo di controllo
Madre
Padre
Senza Punizione
Punizione
Senza Punizione
Punizione
Positivo
.504**
-.474**
.572**
-.531**
**
Negativo
-.616**
.642**
-.582
.583**
**
Insegnamento
.307**
-.387**
.281
-.320**
Disconferma
.046
-.014
-.206*
.193
Controllo
-.274**
.258**
-.201*
.174
Disaccordo
.177
-.146
.123
-.134
Gruppo Maltrattamento
Positivo
.567**
-.532**
.211
-.230
Negativo
-.741**
.670**
-.614**
.626**
Insegnamento
a
a
.184
-.125
Disconferma
.127
-.108
.180
-.140
Controllo
.367**
-.307*
.379**
-.421**
Disaccordo
a
a
a
a
Nota: *p < .05, **p < .01; a = calcolo non effettuato per variabile costante.

3.4 Le emozioni e le attribuzione della colpa


Per quel che concerne le aspettative concernenti le emozioni
(risposte alla domanda 2 e 3) emerge che i bambini maltrattati, rispetto
ai soggetti del gruppo di controllo, ipotizzano che sia il dolore lo stato
emotivo pi provato dal protagonista (0.213, p <.01) mentre per i
bambini del gruppo di controllo sono la vergogna e la paura a essere pi
sentita (-0.192, p <.05 e -0.289, p <.01, rispettivamente). Nessuna
differenza stata riscontrata per ci che concerne le altre emozioni.
Tabella 6 - Correlazioni di Pearson tra emozioni e attribuzioni di colpa ipotizzate dai minori maltrattati

Dolore
Vergogna
Paura
Ansia
Rabbia
Nessuna Emozione
Nota: *p < .05, **p < .01

Colpa
Bambino
.383**
-.389**
-.040
.034
-.353**
-.165

Colpa
Padre & Madre
-.380**
.412**
.024
-.033
.346**
.176

Attili, Di Pentima, Toni e Roazzi

Per quanto attiene lattribuzione della colpa di uneventuale


punizione (risposte alle domande 8 e 11) abbiamo trovato, nei minori
maltrattati, una tendenza a vedere come cattivi se stessi nel 60% dei
casi, e i propri genitori nel 40% dei casi. Quando, infine, abbiamo
investigato le associazioni tra le attribuzioni di colpa e le emozioni
emerso che il dolore associato pi allattribuire al protagonista la
colpa dellessere punito e meno al vedere i genitori come cattivi, mentre
la vergogna e la rabbia risultano associate meno al prendersi la colpa e
pi allattribuire la colpa della punizione ai genitori (si veda tabella 6).

4. Conclusioni e discussione
Dai nostri risultati emerge nei bambini maltrattati, nel confronto con
i soggetti del gruppo di controllo, una chiara aspettativa che i genitori
nelle situazioni problematiche non siano disponibili a mettere in atto
comportamenti di rassicurazione e cura, cos che vengono attribuiti sia
al padre sia alla madre comportamenti centrati sul rimprovero, la
punizione e la disconferma, e per ci che concerne le aspettative legate
alle risposte delle madri, comportamenti di controllo in termini di divieti
e comandi. In maniera speculare viene attribuita al protagonista (e,
quindi, proiettivamente a se stessi) unincapacit di far ricorso a
richieste di aiuto, in quanto ci si aspetta di essere sgridato o comunque
di non trovare nel genitore alcuna disponibilit, tant che ne esce
tarpata la capacit di utilizzare strategie specifiche (per esempio,
piangere per ottenere i propri scopi). Queste aspettative, per ci che
concerne le reazioni genitoriali, sono in linea con la letteratura (Brown
et al., 1998; Trickett & Susman, 1988; Trickett & Kudczynski, 1986)
rispetto agli effettivi comportamenti parentali dei minori maltrattati.
Tuttavia, i nostri risultati richiamano lattenzione, per la prima volta, su
dinamiche cognitive basate su aspettative e previsioni, che potrebbero
fare ipotizzare che siano queste, piuttosto che le reali esperienze, ad
avere un impatto sui disturbi collegati al maltrattamento. In altri termini,
potremmo affermare che i nostri bambini maltrattati si aspettano
reazioni genitoriali delle quali hanno presumibilmente fatto e fanno
esperienza nella loro vita di ogni giorno e che queste aspettative
compromettono la capacit di chiedere loro aiuto nei contesti
problematici. Potremmo argomentare, inoltre, che siano le aspettative
pi che lessere maltrattati a minare la fiducia negli altri (in questo caso
i genitori stessi) e a far generalizzare questo atteggiamento a tutte le

Maltrattamento, aspettative sui genitori e attribuzioni di causa

relazioni del futuro, precludendo la capacit di utilizzare aiuti


allesterno della famiglia come una strategia per affrontare le situazioni
difficili, con esiti maladattivi per ci che concerne comportamenti e
assetti psicologici.
Un risultato che va ben al di l di ci che gi sappiamo , tuttavia,
quello che mostra che nel gruppo di controllo i comportamenti attribuiti
al protagonista delle storie appaiono per lo pi sistematicamente
correlati a risposte specifiche attribuite ai genitori rappresentati nelle
vignette, cos che le correlazioni significative sono 30 su 96 (31.25%):
al comportamento positivo della madre e del padre, ovvero alla loro
capacit di rassicurare e confortare, per esempio, appaiono correlati la
richiesta di aiuto del bambino, la sua capacit di affrontare in maniera
autonoma le difficolt, il fare meno ricorso al richiedere che qualcun
altro sia punito; il rinunciare a chiedere aiuto appare associato alla
tendenza del padre e della madre a dare ordini e comandi, al
comportamento negativo del padre, alla mancanza di insegnamenti da
parte della madre; il comportamento aggressivo del protagonista appare
correlato alle punizioni e rimproveri del padre e cos via. Nel gruppo dei
minori maltrattati, invece, le reazioni dei bambini appaiono scollegate
rispetto a quello che i bambini si aspettano generalmente dai genitori.
Solo 11 coefficienti di correlazione su 96 sono significativi
(11.45%): la capacit di autogestire la situazione in maniera autonoma
correlata solo al comportamento del padre, mentre affrontare le
difficolt in maniera autonoma, perch ci si aspetta che i genitori
saranno inaccessibili, appare associata allattribuire sia alla madre sia al
padre una minore propensione a dare conforto e rassicurazione e a una
maggiore tendenza della madre a essere negativa. Per ci che concerne
le altre associazioni, che nel gruppo di controllo seguono un andamento
prevedibile nella loro significativit, nel gruppo dei maltrattati non sono
rintracciabili valori significativi. Sembrerebbe, in altri termini, che il
maltrattamento porti, da un lato, ad aspettarsi certi comportamenti da
parte dei genitori in risposta al proprio comportamento, quando questo
venga chiaramente ipotizzato (risposte alle domande 4 e 5). Dallaltro,
che il maltrattamento dia luogo a unattribuzione erratica per ci che
concerne le reazioni dei genitori, quando queste vengono descritte a
livello generale (risposte alle domande 6, 7, 9 e 10), cos che i
comportamenti dei bambini e le risposte dei genitori non sempre
appaiono collegati, in una sorta di difficolt, che pu evolvere in un tipo
di confusione, da ricondurre ad assetti mentali esito del dato che per lo

Attili, Di Pentima, Toni e Roazzi

pi il maltrattamento si configura in termini di punizioni e abusi non


contingenti con il comportamento del minore (Serrano et al., 1979).
Questa interpretazione potrebbe trovare conferma nei nostri stessi
risultati relativi alle cause cui vengono riportati gli eventi problematici e
alle aspettative su ci che potrebbe accadere in quei contesti. I minori
maltrattati riconducono a se stessi le cause degli eventi e hanno
aspettative di punizioni sproporzionate con il proprio comportamento
(ad esempio, possono dire: il protagonista rompe il pupazzo mentre ci
giocava e i genitori intervengono per punire o il protagonista si fa
male per la curiosit di toccare la presa e i genitori lo puniscono). I
bambini del gruppo di controllo, invece, quando si vedono responsabili
dellaccaduto, riportano di atteggiamenti supportivi da parte del padre e
della madre (il protagonista rompe il pupazzo mentre ci giocava e i
genitori intervengono per aiutarlo). E anche per queste variabili, nei
soggetti maltrattati, quando le aspettative vengono riportate a livello
generale, le cause risultano associate a poche risposte genitoriali.
Peraltro abbiamo trovato, nei minori maltrattati, una tendenza a vedere
se stessi come cattivi, ma solo nel 60% dei casi. Appare, inoltre, che
allattribuire al protagonista la colpa dellessere punito associato il
dolore, mentre la vergogna e la rabbia risultano associate meno al
vedersi come colpevole e pi allattribuire la colpa della punizione ai
genitori. Questi risultati sono in linea con gli studi che hanno investigato
le attribuzioni collegate ai maltrattamenti gi subiti nel passato, dai
quali emergono risultati contraddittori, ovvero che i bambini maltrattati
e, in particolare, abusati sessualmente, incolpano gli abusanti e riportano
rabbia e vergogna (Chaffin et al., 1997; Feiring & Cleland, 2007;
Procaccia, Miragoli, & Di Blasio, 2013; Robinson et al., 2009) e che
coloro che subiscono abuso fisico, da una parte, incolpano labusante e
non provano senso di colpa, dallaltra, sono spinti a credere che sono
loro cattivi e che si meritano quanto accade (Feiring, 2005), cos che
si assumono la colpa e provano vergogna (Chaffin et al., 1997; Valle &
Silovsky, 2002).
In conclusione, sulla base dal nostro studio si pu argomentare che le
aspettative legate a ci che pu accadere in ipotetiche situazioni difficili
e, in particolare, le aspettative sulle reazioni dei genitori e sulle proprie,
sono strettamente collegate a quanto stato gi esperito. Appare,
inoltre, che, se da un lato vero che i minori maltrattati hanno stili
attributivi che si fondano sul riportare allesterno le cause degli eventi
(Allen & Tarnowski, 1989; Attili et al., 2013; Barahal et al., 1981;

Maltrattamento, aspettative sui genitori e attribuzioni di causa

Bolger & Patterson, 2001; Bolstad & Zinbarg, 1997; Waller, 1998), cos
che hanno poca fiducia nella possibilit che siano loro ad avere un
impatto sulle proprie esperienze, anche vero che nelle situazioni
difficili e, in particolare, in quelle in cui vengono ipotizzate delle
punizioni, il locus of control pu diventare interno con attribuzioni a se
stessi della colpa di quanto accade. Questo non esclude del tutto che
siano i genitori abusanti a essere visti come colpevoli con esiti
fortemente problematici sullorganizzazione di quelle emozioni, come la
rabbia, la vergogna e il dolore, che insieme a queste dinamiche
cognitive potrebbero dar conto sia dei disturbi internalizzanti sia di
quelli esternalizzanti, che, come abbiamo riportato nellintroduzione,
vengono riscontrati nei minori maltrattati.

5. Limiti della ricerca e direzioni future


Vari i limiti del nostro studio. Innanzitutto un numero di partecipanti
non eccessivo, cos che non sappiamo se i nostri risultati, che pur sono
in parte in linea con la letteratura sullargomento, possano trovare
conferma in altri studi. Peraltro non avere avuto a disposizione un
numero maggiore di soggetti non ci ha consentito di indagare se le
variabili considerate potessero avere un peso diverso in funzione del
tipo di maltrattamento subito. Un altro limite la non totale
sovrapposizione del range dellet dei soggetti nei due gruppi
considerati, anche se questo scarto compensato dal dato che per il 53%
dei casi let era la stessa. Sarebbe tuttavia auspicabile replicare il
nostro studio comparando gruppi di soggetti totalmente omogenei. Un
ultimo limite dovuto al fatto che sulla base dei nostri dati non
possibile decidere se il maltrattamento di per s a incidere sulle
aspettative collegate alle reazioni dei genitori, alle cause degli eventi e
alla disponibilit a prendersi la colpa di quanto accade, o se sia lalto
rischio socioeconomico che caratterizza i nostri soggetti a esserne
responsabile (si veda a tale proposito Cyr, Euser, BakermansKronenburg, & van Ijzendoorn, 2010). Tuttavia probabile che nei
nostri soggetti un accumulo di rischi di derivazione sia relazionale sia
socioeconomica abbia un impatto devastante su dimensioni cognitive
quali gli stili attribuzionali e le aspettative relative agli eventi della
propria vita. Sarebbe auspicabile, inoltre, che ricerche future
esplorassero direttamente limpatto delle aspettative e delle previsioni

Attili, Di Pentima, Toni e Roazzi

dei minori maltrattati su quei disturbi che finora sono stati considerati
solo lesito di esperienze effettive.

Bibliografia
Allen, D. M., & Tarnowski, K. J. (1989). Depressive characteristics of
physically abused children. Journal of Abnormal Child Psychology, 17, 111, doi: 10.1007/BF00910766.
Attili, G. (1996/2007). Schema di Codifica per la Misura delle Relazioni
Interpersonali. In G. Attili (2007), Attaccamento e costruzione
evoluzionistica della mente. Normalit, patologia, terapia (pp. 309-320).
Milano: Raffaello Cortina.
Attili, G., Di Pentima, L., & Toni, A. (2013). Abuso, trascuratezza e il
controllo degli eventi: Il paradosso dellattaccamento. Maltrattamento e
abuso allinfanzia, 15, 3, 89-108, doi: 10.3280/MAL2013-003005.
Barahal, R. M., Waterman, J., & Martin, M. P. (1981). The social cognitive
development of abused children. Journal of Consulting & Clinical
Psychology, 49, 508-516, doi: 10.1037/0022-006X.49.4.508.
Beumariu, L. E., & Kerns, K. A. (2010). Parent-child attachment and
internalizing symptoms in childhood and adolescence: A review of
empirical findings and future directions. Development and
Psychopathology, 22, 1, 177-203, doi: 10.1017/S0954579409990344.
Bolger, K. E., Patterson, C. J., & Kupersmidt, J. B. (1998). Peer relationships
and self-esteem among children who have been maltreated. Child
Development, 6, 1171-1197, doi: 10.2307/1132368.
Bolger, K. E., & Patterson, C. J. (2001). Pathways from child maltreatment to
internalizing problems: Perceptions of control as mediators and moderators.
Development & Psychopathology, 13, 913-940.
Bolstad, K. E., & Zinbarg, E. (1997). Sexual victimization, generalized
perception of control, and post-traumatic stress disorder symptom severity.
Journal of Anxiety Disorders, 11, 523-540, doi: 10.1016/S08876185(97)00028-5.
Borg, I. & Lingoes, J. C. (1987). Multidimensional Similarity Structure
Analysis. New York: Springer Verlag.
Brown, J., Cohen, P., Johnson, J. G., & Salzinger, S.(1998). A longitudinal
analysis of risk factors for child maltreatment: Findings of a 17-year
prospective study of officially recorded and self-reported child abuse and
neglect. Child Abuse & Neglect, 22, 11, 1065-1078, doi: 10.1016/S01452134(98)00087-8.
Camisasca, E., Caravita, S. C., Milani, L., & Di Blasio, P. (2012). The
childrens coping strategies checklist-revision 1: A validation study in the
Italian population. TPM: Testing, Psychometrics, Methodology in Applied
Psychology, 19, 3, 197-218.

Maltrattamento, aspettative sui genitori e attribuzioni di causa

Camisasca, E., Miragoli, S., & Di Blasio, P. (2013). Lattaccamento modera le


reazioni dei bambini esposti al conflitto genitoriale? Verifica di un modello
integrato. Psicologia Clinica dello Sviluppo, XVII, 3, 479-500. doi:
10.1449/76229.
Camisasca, E., Miragoli, S., & Di Blasio, P. (2014). La disorganizzazione
dellattaccamento spiega i sintomi post-traumatici nei bambini vittime di
violenza intrafamiliare? Maltrattamento e abuso allinfanzia, 16, 2, 35-55,
doi: 10.3280/MAL2014-002003.
Carlson, E. A. (1998). A prospective longitudinal study of attachment
disorganization/disorientation. Child Development, 69, 4, 1107-1128, doi:
10.2307/1132365.
Carlson, E. B., Furby, L., Armstrong, J., & Shlaes, J. (1997). A conceptual
framework for the long-term psychological effects of traumatic child abuse.
Child Maltreatment, 2, 272-295, doi: 10.1177/1077559597002003009.
Chaffin, M., Wherry, J. N., & Dykman, R. (1997). School age childrens
coping with sexual abuse: Abuse stresses and symptoms associated with
four coping strategies. Child Abuse & Neglect, 21, 227-240, doi:
10.1016/S0145-2134(96)00148-2.
Cicchetti, D., & Toth, S. L. (1995). A developmental psychopathology
perspective on child abuse and neglect. Journal of the American Academy
of Child & Adolescent Psychiatry, 34, 541-565, doi: 10.1097/00004583199505000-00008.
Cicchetti, D., & Valentino, K. (2006). An ecological-transactional perspective
on child maltreatment: Failure of the average expectable environment and
its influence on child development. In D. Cicchetti & D. Cohen (Eds.),
Developmental psychopathology (pp. 129-201). Hoboken, NJ: John Wiley.
Cyr, C., Euser, E. M., Bakermans-Kronenburg, M. J., & van Ijzendoorn, M. H.
(2010). Attachment security and disorganization in maltreating and highrisk families: A series of meta-analyses. Development & Psychopathology,
22, 87-108, doi: 10.1017/S0954579409990289.
Davis, W. L., & Phares, J. (1969). Parental antecedents of internal-external
control of reinforcement. Psychological Reports, 24, 427-436.
Deblinger, E., & Runyon, M. K. (2005). Understanding and treating feelings of
shame in children who have experienced maltreatment. Child Maltreatment,
10, 364-376, doi: 10.1177/1077559505279306.
Di Blasio, P. (2000). Psicologia del bambino maltrattato. Bologna: il Mulino.
Di Pentima, L., & Toni, A. (2010). Stili attribuzionali e attaccamento in et
infantile e in et adulta. Et Evolutiva, 95, 42-58.
Di Pentima, L., & Toni, A. (2012). Modelli mentali dellattaccamento e
aspettative riguardo alle reazioni dei genitori in situazioni difficili. Uno
studio esplorativo su bambini in et scolare. Giornale di Psicologia, 101,
48-68.

Attili, Di Pentima, Toni e Roazzi

Dodge, K. A., Pettit, G. S., & Bates, J. E. (1997). How the experience of early
physical abuse leads children to become chronically aggressive. In D.
Cicchetti & S. L. Toth (Eds.), Developmental perspectives on trauma:
Theory, research, and intervention (pp. 263-288). Rochester, NY:
University of Rochester Press.
Ellenbogen, S., Trocm, N., Wekerle, C., & McLeod, K. (2015). An
exploratory study of physical abuse-related shame, guilt, and blame in a
sample of youth receiving child protective services: Links to maltreatment,
anger, and aggression. Journal of Aggression, Maltreatment & Trauma, 24,
532-551, doi: 10.1080/10926771.2015.1029183.
Ellis, R. H., & Milner, J. S. (1981). Child abuse and locus of control.
Psychological Reports, 48, 507-510, doi: 10.2466/pr0.1981.48.2.507.
Feiring, C. (2005). Emotional development, shame, and adaptation to child
maltreatment.
Child
Maltreatment,
10,
307-310,
doi:
10.1177/1077559505281307.
Feiring, C., Taska, L., & Lewis, M. (1998). The role of shame and attributional
style in childrens and adolescents adaptation to sexual abuse. Child
Maltreatment, 3, 129-142, doi: 10.1177/1077559598003002007.
Feiring, C., Taska, L., & Lewis, M. (2002). Adjustment following sexual abuse
discovery: The role of shame and attributional style. Developmental
Psychology, 38, 1, 79-92, doi: 10.1037/0012-1649.38.1.79.
Feiring, C., & Cleland, C. (2007). Childhood sexual abuse and abuse-specific
attributions of blame over six years following discovery. Child Abuse and
Neglect, 31, 1169-1186, doi: 10.1016/j.chiabu.2007.03.020.
Fonagy, P. (2000). Attachment and borderline personality disorder. Journal of
the American Psychoanalytical Association, 48, 1129-1147, doi:
10.1177/00030651000480040701.
Franchini, G., & Maiolo, G. (2005). Attenti al lupo cattivo. Riconoscere
labuso e proteggere i bambini. Trento: Erickson.
Guttman, L. (1965). A general non-metric technique for finding the smallest
co-ordinate space for a configuration. Psychometrika, 33, 469-506.
Heider, F. (1958). The psychology of interpersonal relations. New York: Wiley
& Sons.
Hubbs-Tait, L., Hughes, K., Culp, A., Osofsky, J., Hann, D., Eberhart-Wright,
A., & Ware, L. (1996). Children of adolescent mothers: Attachment
representation, maternal depression and later behavioural problems.
American Journal of Orthopsychiatry, 66, 416-426, doi: 10.1037/h0080192.
Lyons-Ruth, K., & Jacobvitz, D. (1999). Attachment disorganization:
Unresolved loss, relational violence, and lapses in behavioral and
attentional strategies. In J. Cassidy & P. R. Shaver (Eds.), Handbook of
attachment: Theory, research, and clinical applications (pp. 520-554). New
York: Guilford Press.

Maltrattamento, aspettative sui genitori e attribuzioni di causa

Mannarino, A. P., & Cohen, J. A. (1996a). A follow-up study of factors that


mediate the development of psychological symptomatology in sexually
abused
girls.
Child
Maltreatment,
1,
246-260,
doi:
10.1177/1077559596001003007.
Mannarino, A. P., & Cohen, J. A. (1996b). Abuse-related attributions and
perceptions, general attributions, and locus of control in sexually abused
girls. Journal of Interpersonal Violence, 11, 162-180, doi:
10.1177/088626096011002002.
Moyer, D. M., Di Pietro, L., Berkowitz, R. I., & Stunkard, A. J. (1997).
Childhood sexual abuse and precursors of binge eating in an adolescent
female population. International Journal of Eating Disorders, 21, 23-30,
doi: 10.1002/(SICI)1098-108X(199701)21:1<23::AID-EAT3>3.0.CO;2-5.
Phares, E. J. (1976). Locus of control in personality. Morristown, N.J.: General
Learning Press.
Phares, E. J., Ritchie, D. E., & Davis, W. L. (1968). Internal-external control
and reaction to threat. Journal of Personality & Social Psychology, 10, 402405, doi: 10.1037/h0026828.
Procaccia, R., Miragoli, S., & Di Blasio, P. (2013). Lutilizzo del Blacky
Pictures Test nella valutazione dei minori vittime di abuso sessuale.
Maltrattamento e abuso allinfanzia, 15, 3, 109-130. doi:
10.3280/MAL2013-003006
Roazzi, A. (1995). Categorizao, formao de conceitos e processos de
construo de mundo: Procedimento de classificaes mltiplas para o
estudo de sistemas conceituais e sua forma de anlise atravs de mtodos de
anlise multidimensionais. Cadernos de Psicologia, 1, 1-27.
Roazzi, A. & Dias, M. G. B. B. (2001). Teoria das facetas e avaliao na
pesquisa social transcultural: Exploraes no estudo do juzo moral. In
Conselho Regional de Psicologia 13a Regio PB/RN (Ed.), A diversidade
da avaliao psicolgica: Consideraes tericas e prticas (pp. 157-190).
Joo Pessoa: Idia.
Roazzi, A., Souza, B. C. de, & Bilsky, W. (2015). Facet Theory: Searching for
structure in complex social, cultural and psychological phenomena. Recife:
Editora UFPE.
Robinson, L. R., Morris, A. S., Heller, S. S., Scheeringa, M. S., Boris, N. W.,
& Smyke, A. T. (2009). Relations between emotion regulation, parenting,
and psychopathology in young maltreated children in out of home care.
Journal of Child and Family Studies, 18, 4, 421-434, doi: 10.1007/s10826008-9246-6.
Rotter, J. B. (1966). Generalized expectancies for internal versus external
control of reinforcement. Psychological Monographs, 80, 1-28, doi:
10.1037/h0092976.

Attili, Di Pentima, Toni e Roazzi

Serrano, A. C., Zuelzer, M. B., Howe, D. D., & Reposa, R. E. (1979). Ecology
of abusive and nonabusive families. Journal of the American Academy of
Child Psychiatry, 18, 167-175, doi: 10.1016/S0002-7138(09)60478-7.
Tangney, J. P., Wagner, P. E., & Gramzow, R. (1992). Proneness to shame,
proneness to guilt, and psychopathology. Journal of Abnormal Psychology,
103, 469-478, doi: 10.1037/0021-843X.101.3.469.
Trickett, P. K., & Kudczynski, L. (1986). Childrens misbehaviors and parental
discipline strategies in abusive and nonabusive families. Developmental
Psychology, 22, 115-123, doi: 10.1037/0012-1649.22.1.115.
Trickett, P. K., & Susman, E. J. (1988). Parental perceptions of child rearing
practices in physically abusive and nonabusive families. Developmental
Psychology, 4, 270 -276, doi: 10.1037/0012-1649.24.2.270.
Valle, L. A., & Silovsky, J. F. (2002). Attributions and adjustment following
child sexual and physical abuse. Child Maltreatment, 7, 1, 9-25, doi:
10.1177/1077559502007001002.
van der Kolk, B. A. (1994). Childhood abuse and neglect and loss of selfregulation. Bulletin of the Menninger Clinic, 58, 2, 145-168.
Waller, G. (1998). Perceived control in eating disorders: Relationship with
reported sexual abuse. International Journal of Eating Disorders, 23, 213216,
doi:
10.1002/(SICI)1098-108X(199803)23:2<213::AIDEAT12>3.0.CO;2-0.
Weiner, B. (1986). An attributional theory of motivation and emotion. New
York: Springer-Verlag.
Wolfe, D. A., & McGee, R. (1991). Assessment of emotional status among
maltreated children. In R. H. Starr, Jr., & D. A. Wolfe (Eds.), The effects of
child abuse and neglect: Issues and research (pp. 257-277). New York:
Guilford.
Wolfe, D. A., Sas, L., & Wekerle, C. (1994). Factors associated with the
development of posttraumatic stress disorder among child victims of sexual
abuse. Child Abuse & Neglect, 18, 37-50, doi: 10.1016/01452134(94)90094-9.
Wyatt, G. E., & Newcomb, M. D. (1990). Internal and external mediators of
womens sexual abuse in childhood. Journal of Consulting and Clinical
Psychology, 58, 758-767, doi: 10.1037/0022-006X.58.6.758.

Pervenuto dicembre 2015


Accettato gennaio 2016

Maltrattamento, aspettative sui genitori e attribuzioni di causa

APPENDICE A
Schema di codifica del comportamento genitoriale ipotizzato dai bambini
Categorie

Definizioni operazionali

Comportamento
positivo

Confortare; rassicurare (Il pap e/o la mamma tranquillizzano il


protagonista perch ha avuto un incubo); curare (Il pap e/o la
mamma fanno riaddormentare il protagonista perch si
spaventato/a dopo aver avuto un incubo; la mamma cura il
protagonista perch ha una ferita a seguito dellincidente
domestico); richiedere informazioni (I genitori richiedono
informazioni perch desiderano rassicurare o confortare a parole
il protagonista); ricomprare e/o riparare il gioco (I genitori
ricomprano e/o riparano il gioco perch vogliono bene al/alla
protagonista); incoraggiare.

Comportamento
negativo

Fisicamente e/o verbalmente aggressivi attraverso: rimproverare


attribuendo la colpa al protagonista (Il pap rimprovera il
protagonista perch ha rotto il pupazzo; la mamma rimprovera il
protagonista perch ha fatto pip al letto); rimproverare
attribuendo la colpa alle sorelle (Il pap rimprovera le sorelle
perch hanno rotto il pupazzo); punire (La mamma punisce il
protagonista perch ha fatto pip a letto; la mamma punisce il
protagonista perch ha rotto la presa elettrica); picchiare (La
mamma picchia il protagonista perch ha fatto pip a letto);
comportamento ambiguo/minaccia al rapporto di fiducia (I genitori
dicono al/alla protagonista di chiamarli in caso di bisogno, ma poi
lo/a rimproverano perch non sono disponibili ad aiutare; i
genitori prima forniscono cure e poi sgridano e/o puniscono il
protagonista perch ha disubbidito); minacciare.

Insegna

Fornire indicazioni per gestire una situazione: dare informazioni


e/o spiegazioni riguardo le regole di comportamento (I genitori
vietano di uscire perch il protagonista troppo piccolo e potrebbe
accadergli qualcosa; i genitori vietano di uscire per fattori
climatici); fornire informazioni per gestire le situazioni di difficolt
(I genitori vietano di mettere le dita nella presa perch pericoloso;
la mamma dice al/alla protagonista che meglio fare i compiti e
poi uscire); contrattare/promettere (Il pap promette di comprare
un gioco nuovo a patto che ); correggere.

Disconferma

Ignorare le richieste daiuto (Il pap rimane a dormire anzich


consolare il protagonista per lincubo perch stanco); non fare
nulla; fornire risposte non pertinenti.

Attili, Di Pentima, Toni e Roazzi

Comportamento
di controllo

Dare ordini; proibire; far rispettare le norme con un comando (I


genitori vietano di uscire senza fornire una spiegazione);
sollecitare lattenzione (I genitori ordinano di ascoltare); vietare di
uscire (La mamma vieta di uscire per mantenere vicino il
protagonista; il pap vieta di uscire perch il protagonista deve
fare i compiti).

Disaccordo

Esprimere il proprio dissenso verso iniziative e/o richieste


dellaltro; rifiutare di intervenire (I genitori si rifiutano di
intervenire poich ritengono il protagonista ormai grande; i
genitori non rassicurano per lincubo perch non lo ritengono
necessario).

Liberamente tratto dallo Schema di Codifica per la Misura delle Relazioni (Attili,
1996/2000, pp. 309-320)

APPENDICE B
Schema di codifica del comportamento del/della protagonista ipotizzato dai bambini
Categorie

Definizioni operazionali

Richiede aiuto

Richiesta di intervento rivolta ai genitori: chiedere di


riparare il gioco (Il protagonista chiede al pap di
riparare il gioco perch si aspetta che i genitori siano
disponibili ad aiutarlo); richiedere cure fisiche e/o
rassicurazione (Il protagonista chiede alla mamma di
essere pulito/cambiato dopo aver fatto la pip a letto
perch si aspetta che i genitori siano disponibili a fornire
cure); avvicinarsi ai genitori in caso di stress (Il
protagonista va nella stanza dei genitori a seguito
dellincubo perch si aspetta di essere rassicurato dai
genitori).

Mancanza richiesta
daiuto

Mancanza di azione: non richiedere aiuto (Il protagonista


non chiede aiuto perch: teme di essere sgridato e/o
punito; i genitori dormono; pensa che il genitore assente
e/o impegnato altrove; ha paura di uscire dal letto); non
fare nulla (Il protagonista non fa nulla perch teme di
essere sgridato oppure perch si aspetta che i genitori non
siano disponibili).

Maltrattamento, aspettative sui genitori e attribuzioni di causa

Affronta la situazione in
modo autonomo perch
pensa di poterla gestire da
solo

Comportamenti agiti dal bambino in modo autonomo


perch pensa di farcela da solo: comportamenti quali
ricomprare, riparare, pulire, giocare (Il protagonista
ripara da solo il gioco perch pensa di essere in grado di
farlo; il protagonista pulisce dopo aver fatto pip a letto
perch pensa che non c bisogno di chiamare i genitori;
il protagonista si mette a giocare da solo dopo essersi
svegliato per lincubo perch pensa che non ha necessit
di essere rassicurato).

Affronta la situazione in
modo autonomo perch
prevede che i genitori non
saranno
accessibili/disponibili

Comportamenti agiti dal bambino in modo autonomo


perch si aspetta che i genitori non siano disponibili:
gestire da soli la situazione con comportamenti quali
ricomprare, riparare, gettare, pulire, giocare (Il
protagonista ripara da solo il gioco perch il padre
assente; il protagonista si riaddormenta da solo perch
non pu svegliare i genitori perch sa che non vogliono
essere disturbati; il protagonista si mette a giocare da
solo dopo essersi svegliato per lincubo perch pensa che
i genitori non accorreranno; il protagonista pulisce per
non farsi scoprire ed essere punito dai genitori).

Negozia

Comportamenti basati su una competenza a gestire la


difficolt: cercare un accordo con i genitori (Il
protagonista dice che far i compiti per poi poter uscire;
il protagonista promette che far i compiti dopo essere
uscito con gli amici).

Comportamento
aggressivo/provocatorio

Comportamenti aggressivi/provocatori: (Il protagonista si


mostra arrabbiato/a oppure offeso/a e si chiude nella sua
stanza).

Comportamento
manipolativo

Comportamenti che denotano una difficolt del bambino a


risolvere la situazione in altro modo (Il protagonista
piange perch vuole uscire con gli amici).

Richiede di punire

Richieste di punire i fratelli per comportamenti dei quali


lui responsabile (Il protagonista chiede ai genitori di
punire la sorella per aver rotto il gioco).

Attili, Di Pentima, Toni e Roazzi

APPENDICE C
Schema di codifica delle cause dellevento ipotizzate dai bambini
Categorie

Definizioni operazionali

Attribuzione a s
della causa
dellevento senza
aspettativa di
punizione

Il protagonista vede in se stesso la causa dellevento, tuttavia


poich lazione accidentale, non viene prevista una
punizione e/o pu essere prospettato un intervento di aiuto
da parte dei genitori: il protagonista rompe il pupazzo
mentre ci giocava e i genitori intervengono per aiutare; al
protagonista viene vietato di uscire perch deve fare i
compiti, troppo piccolo, le condizioni meteorologiche non
lo consentono; il protagonista fa pip a letto come incidente
perch sognava di andare al bagno; il protagonista si fa male
per la curiosit di toccare la presa elettrica e i genitori
intervengono per curare.

Attribuzione a s
della causa
dellevento con
aspettativa di
punizione

Il protagonista causa dellevento ad esempio infrangere


una regola oppure disattendere una richiesta dei genitori e
viene dichiarato esplicitamente di aspettarsi una punizione: il
protagonista rompe il pupazzo mentre ci giocava e i genitori
intervengono per punire; al protagonista viene vietato di
uscire perch ha disubbidito; ha risposto male ai genitori; ha
preso una nota a scuola; ha fatto un dispetto alle sorelle; il
protagonista ha fatto pip a letto quando ormai grande e
prova vergogna e/o paura di essere punito; il protagonista si
fa male per la curiosit di toccare la presa elettrica e i
genitori intervengono per punire.

Attribuzione agli altri


della causa
dellevento

Le cause vengono ricondotte ad altre persone: le sorelle


hanno rotto il pupazzo; il protagonista fa pip nel letto
perch la sorella gli fa il solletico.

Attribuzione a fattori
esterni della causa
dellevento

Le cause non includono n il protagonista, n altri membri


della famiglia: il protagonista rompe il pupazzo perch
questo era vecchio; il protagonista fa pip a letto a seguito di
uno spavento.

Potrebbero piacerti anche