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Prima sessione
“I servizi dedicati al trauma in infanzia e adolescenza”
Un maggiore rischio di maltrattamento sui minori è associato alla presenza di alcuni fattori di rischio nei genitori o in
altri membri della famiglia (caregivers) quali:
• difficoltà a costruire il legame affettivo con il neonato, conseguentemente, per esempio ad un aborto, una
gravidanza difficile, a complicazioni alla nascita o a un senso di delusione nei confronti del bambino;
• maltrattamenti subiti da bambini;
• mancanza di consapevolezza delle tappe dello sviluppo del bambino o che hanno aspettative irrealistiche che
impediscono la comprensione dei bisogni e dei comportamenti del bambino per esempio, interpretando il
comportamento scorretto del bambino come intenzionale invece che come uno stadio del suo sviluppo;
• risposte inappropriate, eccessive o violente a un comportamento ritenuto scorretto;
• soffrono di problemi fisici e/o psicologici e/o sono affetti da disabilità cognitive che interferiscono con la loro
capacità di crescere i figli;
• evidenziano una mancanza di auto controllo quando sono tristi o arrabbiati;
• abusano di alcool e droga, anche durante la gravidanza, il che incide negativamente sulla capacità di accudire i figli;
• sono coinvolti in attività criminali che danneggiano la relazione genitori e figli;
• sono socialmente isolati;
• sono depressi o evidenziano sentimenti di bassa stima di sé o inadeguatezza, sentimenti che possono essere acuiti
dal non essere in grado di rispondere completamente ai bisogni del bambino e della famiglia;
• dimostrano scarse competenze educative legate alla giovane età o alla mancanza di educazione;
• hanno vissuto difficoltà economiche.
Fattori di protezione
«Sfortunatamente sono state condotte pochissime ricerche sistematiche su questi fattori di protezione
e non sono state ben comprese. La ricerca si è concentrata maggiormente sui fattori di resilienza) che
diminuiscono l’impatto del maltrattamento sulla vittima). Fattori che sembrano facilitare la resilienza
includono:
• attaccamento stabile del minore ai membri adulti della famiglia;
• alti livelli di «attenzione» da parte del padre durante l’infanzia;
• non avere rapporti con pari che delinquono o che abusano di sostanze;
• una relazione affettuosa e di sostegno con un genitore.
Vivere in una comunità con una forte coesione sociale può avere un effetto di protezione e può ridurre
il rischio di violenza, anche quando altri fattori di rischio sono presenti.
Una buon livello di istruzione dei figli, un forte attaccamento tra genitori e minori, tecniche non
corporali positive di disciplina, sono verosimilmente fattori di protezione. Questi elementi
apparentemente protettivi dovrebbero essere incoraggiati, specialmente nelle comunità con livelli di
coesione sociale bassi».
Prevenzione della violenza
Una volta che sia stato identificato un ente di riferimento, il passo successivo è quello di coinvolgere attivamente gli
esperti in materia, provenienti da una vasta gamma di settori, competenti nel campo dei fattori di rischio specifici. I
dibattiti dovrebbero coinvolgere i gruppi della società civile, molti dei quali sono attivi nel campo del maltrattamento e
della protezione minorile. Sforzi particolari dovrebbero inoltre essere profusi per introdurre enti e gruppi della
comunità non tradizionalmente considerati legati al maltrattamento sui minori, ma le cui attività possono avere un
impatto significativo sui fattori di rischio come:
• enti per l’ edilizia agevolata;
• servizi assistenziali per l’infanzia;
• servizi territoriali per la comunità;
• servizi per la pianificazione familiare e la riproduzione umana;
• programmi di prevenzione dell’HIV;
• enti di controllo per le dipendenze da alcool e droga;
• programmi dedicati al contrasto alla violenza contro le donne e alla violenza giovanile;
• media.
Coloro che sono coinvolti in queste istituzioni possono non avere tra gli obiettivi del proprio lavoro la prevenzione del
maltrattamento sui minori tuttavia stanno probabilmente lavorando su politiche e programmi che influenzano i fattori
di rischio alla base del maltrattamento sui minori.
La prevenzione del maltrattamento sui minori beneficia di un programma con un altro obiettivo come ad esempio la
prevenzione dell’abuso di alcool e sostanze.
Prevenzione della violenza:
i programmi di visite domiciliari
Progettare programmi di visite domiciliari
I programmi di visite domiciliari consentono di far pervenire le risorse della
comunità alle famiglie, nelle loro case e sono di comprovata efficacia nella
prevenzione del maltrattamento sui minori.
Un revisione sistematica recente di studi di valutazione (principalmente
americani) mostra una riduzione media del 40% nel maltrattamento sui
minori perpetrato da genitori e altri membri della famiglia che partecipano ai
programmi di visite domiciliari.
Questi programmi sembrano essere promettenti anche nella prevenzione
della violenza giovanile. Durante le visite domiciliari vengono offerte
informazioni e supporto così come altri servizi con lo scopo di migliorare la
vita della famiglia.
Fonte: Centers for Disease Control and Prevention. First reports evaluating the effectiveness of strategies for preventing violence:
early childhood home visitation. Findings from the Task Force on Community Preventive Services. Morbidity and Mortality
Weekly Report, 2003, 52:1–9. Disponibile al sito: <http://www.cdc.gov/mmwr/preview/mmwrhtml/rr5214a1.htm>
Normativa di riferimento nazionale
DPCM 12 gennaio 2017 “Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di
assistenza, di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto legislativo 30 dicembre
1992, n. 502 dove è prevista al Capo IV articolo 24 l’“Assistenza sociosanitaria
ai minori, alle donne, alle coppie, alle famiglie” che prevede espressamente
che: “1. Nell’ambito dell'assistenza distrettuale, domiciliare e territoriale ad
accesso diretto, il Servizio sanitario nazionale garantisce alle donne, ai minori,
alle coppie e alle famiglie, le prestazioni, anche domiciliari, mediche
specialistiche, diagnostiche e terapeutiche, ostetriche, psicologiche e
psicoterapeutiche […] necessarie ed appropriate nei seguenti ambiti di
attività:
•Comma 1 […] lettera m) prevenzione, valutazione, assistenza e supporto
psicologico ai minori in situazione di disagio, in stato di abbandono o vittime
di maltrattamenti e abusi e lettera n) psicoterapia (individuale, di coppia,
familiare, di gruppo).
Normativa di riferimento nazionale
Decreto del Ministero della Salute del 3 aprile 2017 “Linee guida per la programmazione
degli interventi di assistenza e riabilitazione nonché per il trattamento dei disturbi psichici dei
titolari dello status di rifugiato e dello status di protezione sussidiaria che hanno subito
torture, stupri o altre forme gravi di violenza psicologica, fisica o sessuale” (Accordo Stato
Regioni e PA n. CSR 43 del 30 marzo 2017): nel suddetto documento è previsto, tra l’altro,
che durante gli interventi sanitari dovrà essere garantita la presenza di un mediatore
linguistico-culturale, adeguatamente formato (recepito con D.G.R. n. 590/2018 recante
“Approvazione del documento concernente “Indicazioni e procedure per l’accoglienza e la
tutela sanitaria dei richiedenti protezione internazionale” che recepisce il suddetto Decreto)
La necessità che la presa in carico e la valutazione del minore e/o della famiglia per i casi che rientrano nei
sospetti abusi e/o maltrattamenti durante le indagini giudiziarie sia chiaramente differenziata, dal punto di
vista clinico e organizzativo all’interno del Servizi TSMREE, dal ruolo degli operatori che effettuano il
trattamento psicologico e, in particolare, la psicoterapia con il minore o i minori.
L’istituzione in ogni ASL n. 1 Équipe Specialistiche di 2° livello all’interno dei Servizi TSMREE e che tali équipe
saranno composte da un modulo organizzativo di base che prevede n. 1 psicologo/psicoterapeuta esperto
con almeno 10 anni di esperienza documentata in campo di abusi e maltrattamenti sui minori (con funzioni
di coordinamento dell’equipe e di supervisore) e da operatori psicologi/psicoterapeuti specializzati e con
almeno 5 anni di esperienza documentata in campo di abusi e maltrattamenti sui minori presenti per
almeno 60 ore settimanali, preferibilmente articolate in massimo 20 ore settimanali per operatore.
Il modello
L’équipe specialistica per il contrasto agli abusi, maltrattamenti e al bullismo è
un’articolazione organizzativa e funzionale di secondo livello dello stesso
Servizio TSMREE.