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SABATO 29 OTTOBRE 2011 SUPPLEMENTO SETTIMANALE DE IL MANIFESTO SABATO 26 NOVEMBRE 2011 ANNO 14 N.

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TORINO FILM FESTIVAL: ROBERT ALTMAN, SION SONO, CARLO MICHELE SCHIRINZI ULTRAVISTA: CROWFUNDING BARCELLONA FC ULTRASUONI: I ROBOT DEL ROCKNROLL 1981-2011, LE BUFALE DEL SATAN POP TALPALIBRI: JEAN CLAIR BASAGLIA PEIRCE-JAMES CARTLEDGE R. WALSER FACCHETTI41 SUPPLEMENTO SETTIMANALE DE IL MANIFESTO ANNO 14 - N. MILA CASCELLA HUMPHREYS MILLET

di Beatrice Cassina
ROMA

uando, come, e se le Nazioni Unite decideranno per il riconoscimento della Palestina come Stato, ancora non dato sapere. Ma il video artista palestinese Khaled Jarrar, tre anni fa, ha comunque deciso di portarsi avanti. Nel 2008, presso la galleria di Ramallah Almahata, aveva preparato una specie di domanda di residenza per la Palestina: How to get a green card, live and work in Palestine che ogni straniero avrebbe potuto compilare per avere loccasione di poter trasferirsi per un po in West Bank. Lo dichiara lui stesso: Era ed un messaggio politico, per portare avanti la mia personale dichiarazione che Israele non ha il diritto di rifiutare lingresso a persone che vogliono visitare la Palestina, e neanche il diritto di rimandarle indietro. Gli israeliani possono fermare allaeroporto chi vuole visitare i territori occupati. Credo non abbiano diritto di farlo e questo, attraverso quel progetto di permesso di residenza e green card, stato il mio primo, forte messaggio. Gli israeliani sono gli unici che controllano i confini e a volte... lingresso negato a chi vuole venire a trovarci. Lo stesso messaggio, ma indubbiamente pi forte, quindi stato la creazione di un semplice timbro, quello dello Stato di Palestina.

Khaled ne ha preparato uno simbolico, quello che un giorno gli piacerebbe vedere stampato sui passaporti dei cittadini del mondo una volta superata la frontiera di un ipotetico aeroporto internazionale palestinese. Ha semplicemente creato un timbro con una colomba e con la scritta in arabo e inglese Stato di Palestina. Ha pensato che sarebbe stato un forte messaggio se, almeno per cominciare, quello stesso timbro fosse stato realmente impresso sul passaporto di persone che supportano la creazione di uno Stato palestinese e che sarebbero diventati loro stessi parte integrante dellopera-progetto. Khaled ha cominciato la sua missione di sensibilizzazione proprio nella confusione della stazione degli autobus di Ramallah. Tra gente che si affretta e autobus che caricano e scaricano viaggiatori, Khaled arrivato accompagnato dal suo inseparabile timbro. Trovare turisti non difficile, alla stazione dei bus. Proprio dallautobus numero 18, quello che arriva direttamente da Gerusalemme, scendono i turisti che si avventurano in quel pericoloso territorio di Palestina occupata, ovvero oltre quellonnipresente muro alto pi di 7 metri, a cui si aggiungono sempre nuovi pezzi.

ROMA, MUSEO D'ARTE CONTEMPORANEA KHALED JARRAR

Timbro di lotta e di speranza


Con un sorriso genuino, ha cominciato ad avvicinarsi alle persone presentandosi e spiegando del suo progetto di timbro. Ha chiesto, chiede e continuer a chiedere alle persone che arrivano o stanno per partire, se sono disponibile per la prova generale di un nuovo Stato e vogliono offrire una pagina del proprio passaporto per una prima dimostrazione. In tanti hanno risposto positivamente e in tanti sono tornati a casa con un timbro di per ora pura fantasia sul passaporto. Ma qualcuno, sapendo di dover ripartire dallaeroporto di Tel Aviv Ben Gurion, e dovendo quindi superare le trincee di controlli israeliani... be, qualcuno ha preferito evitare quel timbro, per non dover poi rispondere alle mille domande da parte della pi angosciata e angosciante security israeliana. Ma Khaled viaggia con la sua arte e, proprio grazie alloccasione dellapertura di sue mostre organizzate in tante citt europee, da Parigi a Bruxelles, a Belgrado, quel timbro riuscito a imprimere il proprio marchio di sostegno e speranza su tanti passaporti del mondo di appassionati sia darte che di Palestina. Quel timbro, tuttavia, anche se non ha nessun valore politico n legale ma rappresenta solo una specie di souvenir, (come qualsiasi timbro che si pu stampare sul proprio passaporto in tante parti del mondo, come al Grand Canyon) ha in realt un grande valorelore simbolico e ha da subito

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Il 16 e 17 dicembre al Macro di Roma la video-arte del palestinese Khaled Jarrar, creatore tra laltro del timbro con una colomba e la scritta in arabo e inglese Stato di Palestina, souvenir da apporre sui passaporti. Non ha valore legale ma ha gi creato qualche problema con Israele

di Jonathan Rosenbaum *

SEGUE DA PAGINA 1 incontrato lantipatia di Israele e creato qualche problema. Che uscire da Israele sia sempre un po noiosamente stressante e nevrotico (basti pensare che allaeroporto consigliato arrivare almeno tre ore prima della partenza del volo), cosa nota. Ma, lasciare il Paese con un timbro di questo tipo, con il timbro del nemico, pu davvero comportare lunghi interrogatori perch, a quel punto, esprimere la propria vicinanza al popolo palestinese pu automaticamente significare essere una persona sospetta, nemica e da tenere sotto controllo. Semplice ed elementare sillogismo: amico del mio nemico, sei mio nemico anche tu. Un fastidioso incidente successo proprio ad Alison, una ragazza con passaporto sia americano che israeliano. Cos lei stessa racconta cosa le successo. Partire con il mio timbro dello Stato di Palestina stato semplice, come mi aspettavo. Quando sono arrivata al controllo della frontiera, unufficiale donna si accorta del visto dello Stato di Palestina, ha sorriso, e ha timbrato il mio passaporto israeliano con il visto di uscita senza nessun problema. Ma tornare stata una storia molto diversa e complessa. Arrivando allaeroporto il giorno prima dellarrivo della Flottilla, sono andata dallufficiale di frontiera e gli ho dato il mio passaporto. Ha visto il timbro e mi ha chiesto, un po perplesso, cosa fosse. Ho risposto che era il visto del nuovo Stato di Palestina. Mi ha guardato come se parlassi una lingua che non conosceva e ha chiesto ai suoi colleghi se avessero mai visto qualcosa del genere. Hanno chiamato il loro superiore che mi ha subito rimproverata, dicendo che il passaporto solo per Stati reali. Gli ho allora risposto che la Palestina era uno Stato prima della creazione dello Stato di Israele. Detto questo, mi ha portato nella stanza per gli interrogatori e mi ha confiscato il passaporto sia americano che israeliano. Dopo unora tornato, me li ha restituiti: quello americano intatto, quello Israeliano cancellato; s, con un grosso timbro: CANCELLED. Khaled continua a timbrare passaporti (ne ha timbrati circa 150) chiedendo sempre, con il suo solito sorriso amichevole, se vogliamo avere quel timbro. Proprio pochi mesi fa, di accettare volentieri quel timbro sul passaporto, stato il filosofo serbo Slavoj Zizik, in visita a Ramallah per tenere un workshop. Evidentemente parte del mondo della cultura apprezza e sostiene lidea di dare riconoscimento alla Palestina, partendo proprio da una simile provocazione. Ogni volta che una galleria presenta una sua mostra, Khaled si presenta sempre con quel timbro, e adesso anche con delle magliette con quellimmagine. Dopo il Centro Pompidou, la galleria Polaris e il Fiac di Parigi, e dopo il quarantanovesimo Salone dOttobre di Belgrado, adesso sar la volta di Bruxelles, Chent, Atene. Il 16 e 17 dicembre infine, lo screening della sua opera di video-arte sar al Macro di Roma e, anche e soprattutto in quei giorni, il suo timbro lo accompagner nelle sale del museo. Proprio a Roma, chiss mai, gli piacerebbe riuscire ad organizzare anche una performance. Intanto di aspetta, ci aspettiamo, di vedere il mondo della cultura italiana in coda ad aspettare quel timbro di quel Paese che, da pi di 60 anni in stand-by per riuscire ad ottenere il diritto di esistere.

meno di non pretendere che le dita del pianista si agitino a casaccio su e gi per la tastiera ci che nessuno vorr, mi auguro, sostenere seriamente si dovr pur bene ammettere lesistenza di un pensiero organizzatore, cosciente o subcosciente che sia, da cui si parta e attraverso cui si stabilisca la successione delle figurazioni sonore. []Pu senza dubbio accadere, e anche abbastanza spesso, che le dita dello strumentista recitino una lezione imparata a memoria; ma in tal caso non si pu pi parlare di creazione. (Andr Hodeir, Uomini e problemi del jazz) Non riesco mai a suonare e pensare nello stesso tempo. Emotivamente impossibile. (Lennie Tristano, 1962 circa) Charlie (Elliott Gould): Questa vera, eh! A te piacciono le storie di bestie Susan (Gwen Welles): S. Charlie: Sta a sentire allora: la grande balena azzurra! Hai presente la balena azzurra? Susan (semi-udibile): Ma sarebbe quel tale che faceva la lotta? Charlie: No, un pesce, un pesce grossissimo. Ce ne sono solo due o tre cos al mondo. Tu pensa che la lingua della grande balena azzurra pesa pi di uno dei pi grossi elefanti africani Susan: No, non ci credo. Charlie: Non ci credi. Susan: Lhai detto solo per farmi sentire meglio Charlie: Eh Susan: Perch non vuoi vedermi piangere. Charlie: No. Per va po meglio di prima?

Susan (tirando su col naso): S, certo. (California poker) La prima citazione di un teorico, la seconda di un pianista jazz; insieme sono solo un assaggio delle difficolt e delle ambiguit che si incontrano nel definire le condizioni estetiche dellimprovvisazione per il pubblico, per chi improvvisa e per il teorico. Se prendiamo la terza citazione come test, difficile dire da dove cominciare. Quel dialogo scritto o improvvisato? La scena Susan, una prostituta, arriva a casa in lacrime dopo essersi innamorata dellennesimo cliente; Charlie, il suo coinquilino, cerca di tirarla su di morale scritta per intero nella sceneggiatura di Robert Walsh o qualcosa che Robert Altman e/o Gould e la Welles hanno inventato (del tutto o in parte) sul set?. Uno scettico potrebbe sottolineare con una certa ragione che non fa alcuna differenza: a prescindere dalla fonte, e dalla commistione e percentuale di calcolo e spontaneit, lunica cosa che conta sono i risultati sullo schermo. Ma il fatto che quei risultati diano uninequivocabile impressione di improvvisazione come dimostrato da fattori quali la flessibile sintassi di Gould e il riferimento semi-udibile e altrettanto vago della Welles a il tale che faceva la lotta ha un suo peso; senza di essa, la nostra reazione alla scena non sarebbe la stessa. Se Gould dicesse quelle stesse battute in modo pi pulito, meno a scatti, la nostra attenzione si concentrerebbe su tutta la sua dichiarazione come fosse un unico gesto: Charlie snocciola assurdit per consolare Susan. Ma nella scena cos com recitata, quel che osserviamo lesposizione enfatica (per quanto un po maldestra) delle assurdit di Charlie e delle reazioni di Su-

san, con un fondo di suspense e un elemento di rischio. Forse sembrer esagerato attribuire tanta importanza a una scena cos piccola e, per Altman, del tutto normale; ma la distinzione cruciale. Un dialogo ben composto e recitato in modo fluido forse comunicherebbe un implicito giudizio morale: Charlie tenta di rallegrare Susan e quindi buono. Spostando leggermente laccento, Altman ci invita a giudicare Charlie/Gould dal punto di vista estetico oltre che morale, un istante dopo laltro. Come un matador che coordina i suoi gesti in base ai movimenti imprevedibili e ineludibili del toro, o come un improvvisatore jazz che si adegua ai suoi compagni e ai cambi di accordo, Charlie/Gould si d da fare per adattarsi alle imponderabilit di una certa situazione emotiva, e noi, per rispondere direttamente al suo comportamento, dobbiamo fare lo stesso; cos come Susan/Welles. anche importante il contesto in cui si svolge il dialogo. Viene subito dopo uno scambio tra Barbara (Ann Prentiss) e Bill (George Segal) nella stanza accanto Barbara: gi, a Charlie i poliziotti non sono simpatici. Bill: E non ne fa un segreto. Ed seguito da (1) Susan che chiede a Charlie chi sia Bill e (2) da Charlie che torna da Bill e Ann e dice: Ah, cose da niente, si innamorata unaltra volta domani le sar gi passata, chiarendo lesatta causa delle lacrime di Susan. Dunque la nostra visione di Charlie insieme a Susan lievemente modificata dai commenti di Barbara e Bill, che lo descrivono come un duro; e la nostra visione di Susan insieme a Charlie altrettanto influenzata dal fatto che non sappiamo bene perch lei sia cos turbata. La differenza tra i metodi con-

venzionali e quello di Altman , in poche parole, la stessa che passa tra lessere diretti e indiretti, tra azione e interazione degli attori, dei personaggi, del regista, dello sceneggiatore e nostre. chiaramente un lavoro di gruppo, e in quanto tale un lavoro che vive e respira in unintangibile terra di nessuno, tra il pensiero e la recitazione per quelli che fanno il film e tra il pensiero e la reazione spontanea per il pubblico: la rispettiva forza dei due valori tenuta perennemente in sospeso, perch a ogni nuova circostanza sorgono nuovi stimoli potenzialmente in grado di mutare lequilibro. Sotto questo profilo, tutto pu influire su tutto, e non ci sono due spettatori che reagiscono esattamente allo stesso modo il testo completo comune a tutti, ma ogni lettura varia a seconda dellattenzione, del temperamento e della capacit percettiva: una selezione personale di quel che interessante o rilevante e di quel che non lo . [] * Tratto dal saggio Improvisations and Interactions in Altmanville, Sight & Sound, n. 442, primavera 1975. E dal catalogo del Torino Film Festioval 2011 (ed. Il Castoro, 2011)

Le improvvisazioni e le interazioni ad Altmanvile. In un saggio del critico americano Jonathan Rosenbaum viene analizzato il metodo free jazz del regista di Mash e Califonia Poker, al centro di un omaggio del Tff
TORINO FILM FESTIVAL TUTTO ROBERT ALTMAN

Specialit altmaniane
Robert Altman; poster di Mash e Nashville; Sion Sono; immagini da Exte: Hair Extensions

2) ALIAS N. 45 - 26 NOVEMBRE 2011

Il Manifesto
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di Matteo Boscarol*
TOKIO

bbiamo incontrato il regista in un caff di Shimokitazawa, la zona di Tokyo in cui risiede, e gli abbiamo posto alcune domande cui ha risposto con la disponibilit e la loquacit che tutti i dati tecnici dei film su un lo caratterizzano. quaderno, dal nome del montatore a quelli di tutti i membri dello Prima di tutto vorrei chiederstaff. Mentre gli altri miei compale dei suoi inizi, di come engni si divertivano a parlare dei protrato nel mondo del cinema tagonisti dei loro cartoni animati e se da ragazzo aveva partipreferiti, io me ne venivo fuori colare interesse per la setticon Ingrid Bergman (ride) e per ma arte. questo non avevo amici. Una straDa ragazzo mi piaceva molto guarna sorta di follia per il cinema, ecdare film alla televisione, cerano co che cos'era la mia. Insomma, molti film europei e americani a mi piaceva il cinema, ne ero attratquel tempo, tanti capolavori, una to, senza per questo avere nessun cosa che impensabile nella teleparticolare proposito di diventare visione giapponese di adesso. regista o quant'altro. Mi piaceva anche leggere manga o libri, ad Ad esempio? esempio le storie di Edogawa Un po' di tutto, film di Fellini e anRanpo; insomma ero un ragazzo a cora pi vecchi, quelli di De Sica, cui piaceva stare da solo. Odiavo per esempio; bastava guardare la stare insieme agli altri. A ditv e si poteva gi imparare molto. ciottanni ero un appassionato di Era una cosa naturale, come adescinema ma suonavo anche in un so ci sono i programmi per bambigruppo ni o come i ragazzi di oggi guardano i cartoni animati, cos noi aveE la poesia vamo i film. Non era niente di ecS, certo, scrivevo poesia e il mio cezionale, era una cosa naturale. nome cominci pian piano a giraNe ho guardati tantissimi, a quel re, tanto che, a un certo punto, tempo ero un esperto, mi scrivevo pensavo di diventare un poeta di professione. Per, se avessi pubblicato dei libri, la mia scrittura sarebbe diventata uniforme; con i caratteri di stampa, le emozioni non possono trasparire come con la propria calligrafia. Invece, volevo che il mio stato d'animo rimanesse nella scrittura, uno stile nervoso e tremolante quando ero irritato, e uno pi disteso e bello quando ero calmo e in pace con me stesso. per questo che decisi di cominciare a fotografare queste poesie che scrivevo in giro per la

INTERVISTA AL TORINO FILM FESTIVAL OMAGGIO A SION SONO

Prove di movimento
citt, erano dei veri e propri graffiti. Facendo le foto di queste poesie/graffiti, accadeva che qualcuno vi passasse davanti e ne fosse catturato. E se aggiungessi il movimento? mi chiesi, ed ecco che allora tirai fuori una 8mm e cominciai a girare Poesia in movimento S, e cos pensai che sarebbe stato interessante girare la videocamera verso di me e cominciare anche a parlare (il riferimento al film I Am Sion Sono! ndr). Fu intrigante e la cosa ebbe anche dei consensi, ma non lo consideravo un primo passo per diventare regista; non che fosse una cosa cos seria, era solo un esperimento interessante, divertente. Un film-performance personale, fatto da una o due persone, io e qualche mio amico. E poi il Pia Film Festival, dedicato ai film indipendenti e autoprodotti... Fu in quell'occasione che presentai I Am Sion Sono!, per allo stesso tempo scrivevo manga, suonavo musica e facevo anche l'attore in teatro. Insomma mi occupavo di diverse cose, non che per il solo fatto di aver partecipato al Pia mi considerassi un regista. Quell'anno al festival andavano molto le storie drammatiche e lacrimose e cos anch'io, per l'edizione successiva, mi decisi a girarne una, Otoko no hanamichi (Mans Flower Road), una storia personale dove misi dentro le baruffe e i pianti della mia famiglia e vinsi il Gran Prix! Quindi ricevetti un premio in denaro, pochi soldi a dire il vero, solo tre milioni di yen (oggi circa 30.000 euro, ndr), per realizzare un film vero e proprio, Jitensha toiki (Bicycle Sighs). Avevo 25 anni e ancora non sapevo che cosa avrei fatto in futuro (ride). Ma in quell'edizione del Festival incontrai Oshima Nagisa che faceva parte della giuria e che mi incoraggi, cos come furono determinanti le sue parole che lessi in un libro, dove diceva che un uomo a 25 anni dovrebbe decidere che cosa fare nella propria vita. Visto che in quel momento era il cinema ci che era pi a portata di mano, decisi di provare questa strada; non stata quindi per niente una decisione ponderata ma anzi assai idiota (ride). Direi che il momento in cui ho sentito dal profondo che la mia professione sarebbe diventata quella di regista stato quando ho fatto Jisatsu sakuru (Suicide Club), cio a quarant'anni. Fino a quel momento, per ventanni, da quando ho cominciato i primi esperimenti indipendenti in 8mm, stata pi una questione di perseguire e creare qualcosa di artistico, delle performance. Solo con Suicide Club sono entrato per la prima volta nel cinema commerciale. Dai suoi primi esperimenti fino al suo ultimo film Himizu, cambiato il suo approccio al cinema, il suo modo di lavorare? Sa, sono cambiati i tempi, quello che facevo io venti o trent'anni fa e che non faceva nessuno diventato ora normale. Vorrei parlare un po' di due registi giapponesi, Ishii Teruo e Terayama Shuji. A mio modo di vedere, ci sono dei punti in comune, delle similitudini fra i suoi lavori e quelli di questi due autori. Lei che cosa ne pensa? Questo perch ho visto molti

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Un incontro con il regista giapponese (classe 61), ma anche poeta, attore, musicista, disegnatore di manga, che realizza freneticamente horror sociali ed erotici, film intimisti, come Suicide Club, Cold Fish, fino a Himizu, voce di una generazione sottoposta a insipportabile pressione

In copertina il timbro dello Stato di Palestina dellartista Khaled Jarrar

ALIAS N. 45 - 26 NOVEMBRE 2011 (3

SEGUE DA PAG 3
film giapponesi di un certo periodo, cio gli anni '60 e '70. Il cinema giapponese per me quello, quindi Ishii, Terayama, ma devo aggiungere anche Fukasaku Kinji. Non il cinema che viene prima, non quello che viene dopo, ma soprattutto questo per me il cinema giapponese... Nelle sue interviste vengono spesso fuori i nomi di Cassavetes e Fassbinder. Quali sono per lei i punti o le parti interessanti del loro cinema? A Cassavetes non interessava fare dei film belli, ma piuttosto riprendere gli attori, le persone, che una cosa che faccio anch'io, indipendentemente dai soldi che ho a disposizione. Dreyer, il regista di La Passione di Giovanna d'Arco, per questo suo film aveva fatto costruire un grande set, per poi riprendere per soltanto i volti (ride). ..riguardo a Fassbinder ci sono due cose che mi piacciono del suo cinema: una il suo modo di lavorare come un pazzo, in un anno cinque o sei film, senza distinzione tra lavori maggiori o minori. Non c' un film pi bello o pi brutto dell'altro, la totalit delle sue opere che caratterizza Fassbinder. Poi, il secondo aspetto che mi attrae che i suoi lavori sono privi di humour, non c' mai un lieto fine, sono tutte storie terribili. A me piace molto, ad esempio, il suo penultimo film, Veronika Voss, girato in bianco e nero, penso sia un film che mi ha influenzato parecchio, specialmente quando ho cominciato a fare cinema. Nei registi giapponesi degli anni '60 e '70, temi come sesso e violenza assumevano spesso un significato politico. Erano anni in cui tutto era politico, pensi a Pasolini oppure al festival di Venezia dove la competizione venne sospesa e nessun premio fu assegnato, erano gli anni della contestazione studentesca, era il periodo insomma. Ora, con il disastro appena successo in Giappone (il riferimento al terremoto e allo tsunami del marzo 2011, con la conseguente contaminazione nucleare, ndr), si presenta un tempo dove di nuovo il politico si riafferma, c' una divisione netta tra chi si interessa al sociale e al politico e chi se ne disinteressa, e solo i primi hanno la coscienza che un nuovo tempo in cui sar necessario riflettere oramai cominciato. Come si pone lei rispetto a tale questione? L'incidente di Fukushima non ha solo causato radiazioni nucleari, ma ha anche evidenziato varie altre cose, come la differenza e il rapporto fra citt e campagna o il problema delle concessioni, ad esempio. Inoltre, nell'attuale movimento antinucleare sono concentrate varie problematiche, quella politica, quella sociale, quella sull'educazione, insomma tutte le cose sporche sono venute fuori. Per questo, nella tragedia, il disastro nucleare stato paradossalmente quasi un bene. *parte di una lunga intervista contenuta in Il signore del caos a cura di Dario Tomasi e Franco Picollo (ed. Feltrinelli 2011, appena uscito).

di S. S. Collins

orna al Torino Film Festival come componente della giuria di Italiana corti Carlo Emanuele Schirinzi dopo essere stato premiato pi volte come una delle scoperte della manifestazione. Lo abbiamo incontrato alla mostra di Venezia dove era in Controcampo con Eco da luogo colpito, feroce luogo che emerge dal passato (un tabacchificio abbandonato che porta impresse sulle pareti leco di Paul Klee), frequentatore assiduo della sala Volpi dove si mostrava un cinema italiano scomparso degli anni 60, come quello dei fratelli Mario e Fabio Garriba. In quei film, dice, cera gi tutto Moretti, un po di Bellocchio e anche Benigni delle origini, ma non li conosce nessuno. una questione di percorrere sentieri rigorosi, e allora si incontrano i giusti compagni di strada: Grifi lo scienziato che ancora fa vibrare il video (un uomo del Rinascimento come Rybczynski), Stan Brakhage, Roberto Nanni. Defilato dal centro, dai patrocini, dai documentaristi e dai nuovi autori, io sono drastico, dice, ma non voglio portare tutti sulla mia linea. Il cuore batte a ritmo di Carmelo Bene, quasi uno del nord rispetto a Schirinzi che vive ad Acquarica del Capo. Non stiamo parlando di quella Puglia sotto i riflettori, ma di un territorio fertile di cultura. Gli studi classici dagli Scolopi di Bene, gli studi darte per Schirinzi: Ho fatto quattro anni di scenografia, per rendermi conto che quello che odio di pi, tutto ci che facciata a me non interessa. Non rinnego la mia scuola, anzi mi ha fatto capire cosa significa. Non che disprezzo la scenografia teatrale o cinematografica, ma il concetto di scenografia, la ricostruzione di qualcosa, limbellettare. Ora dopo una sessantina e pi di lavori, sta girando un lungometraggio, I resti di Bisanzio, produce Arcopinto. Cinema indipendente? Ora tutti sono indipendenti, la cosa che ti colloca politicamente. Io sono anarchico o comunque sono al di sopra o al di sotto dei partitismi, pur avendo idee molto forti a riguardo per nel momento in cui si dice cinema indipendente, si viene subito messi in una posizione che non mi riguarda. Cinema indipendente tutto, poi vieni a scoprire che nei titoli di coda ci sono sempre soldi dalle associazioni o da qualche area politica. Cinema autonomo di chi vuole dire delle cose urgentemente. Io mi sono formato con la musica punk. Che faceva la musica punk negli anni 70? Bisognava dire una cosa, si raccoglievano dei soldi e si registrava un disco, e poi basta. Quindi quando hai lurgenza di raccontare una cosa bisogna dirla subito, anche senza aspettare tutta la fase regolare della scrittura e del finanziamento che arriva. Se parli di un problema sociale, degli immigrati allora i soldi ti arrivano o dal ministero o da un ente. Se vai a proporre unidea in cui non affronti delle tematiche di loro interesse (e questo una critica molto forte alla sinistra) allora puoi anche fare la fame. Di cosa parla il tuo nuovo film? Parla un po contro la situazione pu-

Pi di sessanta titoli, numerose personali, una collezione di premi ed ora sta girando il suo primo lungometraggio, I resti di Bisanzio. Dalla messa in scena di s, al corpo-video, il percorso autonomo di un regista che da Paolo Uccello ai Joy Division guarda oltre le strade maestre

TORINO FILM FESTIVAL CARLO MICHELE SCHIRINZI

Il caso Schirinzi dal punk a Bisanzio

Dallalto foto di scena da I resti di Bisanzio e immagini da Eco da luogo colpito di Carlo Michele Schirinzi

gliese di ora. Come diceva qualcuno giustamente a proposito di Nostra Signora dei turchi (come era scritto sul dvd di Rarovideo) allepoca venne criticato Carmelo Bene dalla sinistra (come, nel 68 non fai un film sui giovani?) e invece lunico film con lanima del 68. Il tuo un film punk? No, per fatto con quello spirito. la storia di questa persona - molto autobiografico - trenta quarantenne, che vive nel Salento con i genitori, non si capisce bene cosa fa, lo vediamo in qualche scena che lavora in una falegnameria ed un piromane, per un piromane impotente perch immaginario, non ha stimoli nel quotidiano e le uniche boccate di ossigeno sono quando vede andare a fuoco delle strutture, delle chiese abbandonate. Le immagini del fuoco le scarica da internet e non riesce neanche a fare del male per quanto impotente. E ha due amici, uno un benzinaio che vive apatico in questo distributore abbandonato (costruito su una figura ben precisa, del mio paese) da cui va a elemosinare alcune gocce di benzina. Ha un altro amico che suona nella banda di paese che gli procura le cassette pornografiche. A questa storia principale si interseca quella dellemigrazione clandestina, lunico evento storico che c stato in Puglia negli ultimi quarantanni. Lunico stato lo sbarco degli albanesi. Ci sono scene autentiche del primo sbarco, non quello che tutti conoscono, quello di Bari, ma a Brindisi e le scene furono girate casualmente da un poliziotto, neanche montate, recuperate alla Rai Puglia. A Bari erano gi preparati, le riprese sono fatte bene, con la colonna sonora. Io andavo ancora al liceo, questo sbarco ci ha segnato tutti. Tre di questi clandestini iniziano ad attraversare il Salento e io li tratto in maniera grottesca, attraversano zone del Salento che non sono

state sfortunatamente, ma secondo me fortunatamente, toccate dal turismo politico culturale, luoghi importanti ma non restaurati, come una cappella a Giuliano del Capo, dove si pensa che San Pietro appena arrivato abbia fatto il primo miracolo. Non cera il soffitto in quella cappella e la scena mi serviva cos: ora i beni culturali hanno messo una tavola a copertura (mi hanno detto: smontalo e rimontalo a tue spese, 10 mila euro). O Casole, il luogo pi importante che c in Puglia, un vecchio monastero dove passata tutta la cultura orientale in Italia, i monaci che fuggivano da Bisanzio come quello che ha creato il pavimento di Otranto. O Pat Le cento pietre, dove c un luogo sacro, struttura funeraria formata da cento blocchi. Luoghi pi importanti delle scenografie leccesi o Alberobello o Castellana, le solite gite, ma dimenticati. Il mio potrebbe anche sembrare un discorso di restauro, invece interesse per un luogo pregnante e scopnosciuto. come per Carmelo Bene, ce lo siamo fatto sfuggire allora e ce lo siamo fatti sfuggire di nuovo perch si voleva portare la fondazione a Lecce e per problemi di eredit e provincia senza soldi non si potuto fare. C stata anche una manifestazione a Palazzo Sticchi che vogliono vendere, dove ha girato Nostra Signora dei Turchi, ma io non ci sono andato, la vendessero pure, visto che non si studia neanche nelle scuole. Come le scenografia di cartapesta tutte rovinate, di Hommelette for Amlet abbandonate in un giardino del museo Castromediano. Ci vorrebbe qualcuno che si occupi della sua eredit. Tutti speravamo che si creasse un memoriale a Otranto, un archivio, poi tutto si bloccato. Perch siamo arrivati a parlare di Carmelo Bene? Perch si torna sempre sui propri passi.

Infatti in alcuni dei tuoi film c quel senso in pi. Parlami del tuo percorso creativo. Lavoro sulle pellicole fotografiche e ho inventato una tecnica che ho chiamato iconoclastia al negativo perch lavoro con delle lame eliminando, graffiando tutto ci che a me non serve, quindi nelle immagini che poi stampo rimane il corpo umano sospeso in questo bianco completamente graffiato, un lavoro pi scultoreo che fotografico. Il mio approccio video, non cinematografico, sono molto legato a questo approccio perch questa la mia formazione, mi sento legato a un rapporto digitale, matematico, non chimico della pellicola. Sono arrivato dallimmagine, dalla pittura. Poi gli amori cinematografici da un lato e larte dallaltra. I miei alla laurea nel 99 mi hanno regalato la videocamera. Prima di questo ho fatto dei primi racconti fotografandomi con delle diapositive e delle scritte, era uno story board di un possibile film. Mi definivo allinizio un regista della domenica, cos come esistono i pittori della domenica perch tuttora vivo con i miei genitori e aspettavo che la domenica uscissero di casa, mi spogliavo nudo e mi riprendevo nelle varie stanze. Film girati in un giorno e montati in macchina e poi mettevo la colonna sonora. Nel

2001 mandai uno di questi film, D-Tail, a Bellaria, mandai una videocassetta a Francesco Di Pace, la gente di Fuori Orario, i miei miti su cui mi ero formato. Ti si vede sempre in campo, perch? mi chiese Di Pace, molto autoriale, la devo mostrare a Enrico. Ghezzi mi accolse con: Ah, il caso Schirinzi, me lo disse in tedesco. Dal 99 tutti i miei lavori sono stati girati in questo modo, sono stati in tutti i festival, hanno vinto premi, uno stato premiato da Tinto Brass, si chiamava Lire 3000. Ho iniziato a sperimentare con il computer nel 2002, la forma diventava sempre pi cinematografica e meno performativa. Poi nel 2003 ho visto Sokurov. Non pi il discorso sul corpo fisico, ma sullimmagine, sui pixel, sul corpo-video, sulla frattura del montaggio. A Torino vidi tutti i suoi film, comprese le cinque ore dei diari di guerra. Al ritorno, mio padre falegname, stava restaurando un divano del settecento alla luce di una lampada che creava riflessi sulle pareti e nacque Il rintocco di 7, un omaggio a lui, sonoro, surreale. Quello stato il passo diverso rispetto alle cose precedenti, non ero pi in scena, non cera la canzone come colonna sonora, il gusto di filmare con un occhio pittorico le cose presenti e non posizionate.

4) ALIAS N. 45 - 26 NOVEMBRE 2011

CULT

INSOSTENIBILE

LETALE

RIVOLTANTE

SOPORIFERO

COSI COSI

BELLO

MAGICO

CLASSICO

GIORNATE EUROPEE DELLAUDIOVISIVO

la folla che ci finanzia


di Andrea Rocco

ANCHE SE AMORE NON SI VEDE


CON E DI SALVATORE FICARRA E VALENTINO PICONE. ITALIA 2011.

I due amici Salvo e Valentino gestiscono una piccola societ di servizi per il turismo. Il loro vecchio autobus inglese trasporta i turisti tra i monumenti di Torino. Da loro lavora Natascha, una giovane e bella guida turistica, che per non conosce nessuna lingua straniera. Valentino fidanzato da anni con Gisella, e il loro un amore morboso e oppressivo. Quando la storia finisce, Salvo cerca per lamico una donna che gli faccia tornare il sorriso. A sua volta, Valentino cerca lanima gemella di Salvo, affinch lamico possa impegnarsi in una relazione stabile. I loro intenti, per, vacillano con larrivo dagli States di unamica di vecchia data, Sonia.

HAPPY FEET 2 3D
DI GEORGE MILLER, CON LE VOCI DI GIUSEPPE FIORELLO E PIERFRANCESCO FAVINO. AUSTRALIA 2011

Ritornano le avventure dei pinguini in Antartide: Mambo ormai riconosciuto come il re del tip tap, ma suo figlio Erik ha la fobia per la danza. Erik, per cercare il suo posto nel mondo, un giorno fugge e incontra Sven, un pinguino che pu volare. Il loro mondo viene sconvolto da oscure forze, ed Erik scopre il coraggio del padre quando Mambo riunisce tutti i pinguini e varie creature fantastiche, per tentare di riportare la pace nella loro comunit.

INTI-ILLIMANI: DOVE CANTANO LE NUVOLE


DI FRANCESCO CORDIO, PAOLO PAGNONCELLI; CON JORGE COULON. ITALIA 2007

Gli Inti-Illimani attraverso la loro musica e le loro interviste, si raccontano ripercorrendo i quarantanni di storia del loro complesso musicale. Costretti allesilio dal Cile dopo lascesa di Pinochet, giungono nel 1973 in Italia, dove si fermeranno fino al 1988, quando decidono di tornare in patria. La loro musica nel tempo ha subito trasformazioni, alcuni giovani si sono aggiunti allo storico gruppo che, politicamente impegnato, ha permesso al mondo di conoscere la realt di un paese oppresso e di diffondere messaggi sulla lotta per la liberazione.

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iovedi 10 novembre 2011, ore 16 italiane. Mancano solo 3 ore alla scadenza del termine per finanziare il progetto di documentario Vinylmania. Se non si raggiunge la somma/obiettivo di 33 mila dollari donati, le ferree regole del sito di crowdfunding Kickstarter.com prevedono che anche i 27 mila gi raccolti attraverso il sito vadano perduti e restituiti ai donatori. Benvenuti nel mondo del crowdfunding, letteralmente il finanziamento da parte della folla al quale sempre pi la comunit creativa, e non solo in ambito audiovisivo, si rivolge per lanciare e realizzare i propri progetti. Crowdfunding qualcosa di pi e di diverso da quello che sembra a prima vista, ovvero una versione tecnologica e moderna della tradizionale colletta. in realt un uso conseguente e intelligente delle potenzialit del Web 2.0 in ambiti, come quello della produzione cinematografica e audiovisiva, nei quali la crescente difficolt di trovare finanziamenti ha portato a esplorare le potenzialit della rete. Ancora poco praticato in Italia (ma con eccellenti eccezioni e buone prospettive nel futuro non lontano) il crowdfunding sar il tema centrale di una delle Giornate Europee dellAudiovisivo, che si svolta a Villa Bombrini a Genova-Cornigliano, venerdi 25 novembre con la partecipazione di alcuni dei principali attori europei (e non) del settore e con la collaborazione di Genova-Liguria Film Commission e di Societ per Cornigliano. Le piattaforme di crowdfunding si sono sviluppate negli ultimi anni a partire dagli Stati Uniti dove ha fatto scuola il caso di kickstarter.com (che lavora in collaborazione con Amazon). Come funziona il meccanismo? Il produttore o il filmmaker che vuole finanziare, totalmente o parzialmente, il suo progetto lo propone al servizio Web (kickstarter o altri) con una descrizione dello stesso e una lista di livelli di sostegno proposti e di ricompense. Ad esempio, con 2 euro si riceve un ringraziamento sul sito del film, con 50 unedizione speciale del Dvd autografata dal regista, con 500 un invito allanteprima e al party privato con gli attori, con 1000 la qualifica di co-produttore. Ci sono anche ricompense pi bizarre come la possibilit di

avere un piccolo ruolo come attore nel film con una donazione di 3000 dollari, proposta dai produttori del film Lust for Love. La piattaforma di crowdsourcing promuove il film e si occupa di incassare i contributi (dietro un compenso percentuale abbastanza ragionevole). Il progetto ha un periodo di tempo limitato per raccogliere i fondi, di solito 40-60 giorni. Se a fine periodo la somma /obiettivo viene raggiunta o superata, il produttore riceve i quattrini, in caso contrario gli stessi vengono restituiti ai donatori (la regola del tutto o niente la pi diffusa, ma non applicata da tutte le piattaforme). I finanziamenti che si possono ottenere vanno da poche centinaia di euro a qualche centinaio di migliaia. Ci siamo rivolti al crowdfunding dice Eddy Fracchia, di SteFilm, co-produttore del progetto Vinylmania e uno degli esperti intervenuti alla giornata di Genova perch il nostro progetto gi in fase di preparazione e di produzione ci sembrava avesse intercettato linteresse della comunit degli amanti dei dischi in vinile, molto appassionata e diffusa in tutto il mondo. Poi il nostro co-produttore americano ci ha spinto a provare con kickstarter.com e ci siamo buttati in questa avventura. Vinylmania stato proposto per un finanziamento diffuso in fase di distribuzione, per coprire le spese connesse con la distribuzione internazionale, i diritti musicali e lauthoring. Altri progetti, ed quasi la norma, vengono pro-

posti prima dellinizio delle riprese o comunque a produzione non ultimata. E la scelta delle piattaforme di crowdfunding con cui collaborare si sta ampliando aldil di kickstarter (che peraltro richiede la presenza di un soggetto produttivo/amministrativo statunitense per poter accettare un progetto). Cosi in Francia sono nati Ulule e Touscoprod (tutti co-produttori), che a Genova ha presentato la versione italiana della sua piattaforma. In Catalogna c un interessante caso di piattaforma quasi artigianale e famigliare che si chiama Verkami. nata nella cittadina di Mataro per iniziativa di un padre e due figli, Joan, Adri e Jons Sala, un biologo, uno storico dellarte e un fisico. Come dicono nel loro sito, uniti dalla passione per la creativit, larte e la ricerca. Poter realizzare piccole manifestazioni di quello che pi amiamo quello che ci (com)muove. Jonas Sala arrivato a Genova con uno dei nuovi partner in un progetto di crowdfunding, Pierr Nosari, regista e co-produttore (con Giusi Santoro di PopCult) di un film documentario italiano sul mondo del Subbuteo. Cera anche Tania Innamorati, co-fondatrice di Cineama, una delle prime esperienze italiane, che ha gi aperto anche un interessante canale di collaborazione con la Apulia Film Commission. Presente solo via skype, perch un po fuori zona, anche Enzo Tedeschi, che rappresenta un proget-

Due immagini da Vinylmania con DJ Kentaro

Benvenuti nel mondo del crowdfunding, una forma di finanziamento tramite il web al quale sempre pi la comunit creativa si rivolge per realizzare i propri progetti

to diventato ormai quasi leggenda sul Web: The Tunnel, il film realizzato attraverso il cosiddetto 135 K Project. In questo caso, nessuna intermediazione di piattaforme esterne, ma la vendita, attraverso la rete di tutti i 135 mila fotogrammi che compongono i 90 minuti del film a 1 dollaro luno. Lidea era quella di poter fare un film senza lingombrante presenza di un grande studio di produzione con le sue necessit e suoi condizionamenti dovuti alle preoccupazioni di botteghino e con la possibilit di far vedere anche gratuitamente il film. Il progetto stato lanciato con queste parole: Se vi piace il progetto di The Tunnel o lidea che sta dietro il 135 K Project, comprate uno o due fotogrammi, scrivetene nel vostro blog o nei vostri tweet. Una volta completata con successo la vendita dei 135 mila fotogrammi, i produttori hanno regalato ai sostenitori un ulteriore bonus. stato estratto tra tutti i sottoscrittori un fotogramma, il cui possessore ricever l1% degli incassi del film. Missione compiuta e realizzazione di un film che ha avuto una ottima accoglienza da parte della critica, ha vinto festival importanti ed stato selezionato per il Telluride Film Festival. Non tutti i progetti hanno uguali possibilit di successo con il crowdfunding o in generale con un finanziamento dal basso. Penso che i progetti pi promettenti dice Fracchia siano quelli che hanno un tema che fa riferimento a una comunit di interessi. Ma anche in questi casi il successo delloperazione dipende dal lavoro di contatti, di networking e di promozione che il produttore realizza in rete e fuori. Le soddisfazioni non solo solo economiche. La lezione che ho imparato conclude il produttore che la rete, al contrario di quanto si crede, calda, anche nel senso umano e relazionale. Con il nostro progetto abbiamo avuto riscontri e ritorni relazionali inaspettati e questo per il nostro film, ma anche personalmente, stato un valore aggiunto enorme. Un valore quasi superiore alle migliaia di dollari che nelle ultime, frenetiche ore sono arrivati a kickstarter.com per finanziare Vinylmania. Allultimo giro di lancette dellorologio la somma totale raccolta ha superato i 37 mila euro.

Catastrofe - Mentre assisto attonita e inerte al lento spegnersi della vita di colei che me l'ha data cerco di trovare nel mio cervello sovraffollato d'immagini ed emozioni il tema, la parola chiave per mettermi a scrivere questo pezzo. Ho chiesto aiuto agli amici pi cari e alle figlie ho domandato ad ognuno: dammi una parola; e ho accumulato un bell'elenco d'idee ma su nessuna sono riuscita a concentrarmi, poi ieri sera tornando a casa il mio amico Paolo Lapponi, biologo dai mille interessi, mi ha fulminato con questa frase: la morte non la fine della vita ma il contrario della nascita, se la vedi cos cambia tutto e poi mi ha spiegato che nascita e morte sono entrambe frutto di una catastrofe e che c' un momento in cui addirittura assumono la stessa forma a spirale, un p spirale un p girino per l'esattezza. Quando l'embrione ad un certo punto della crescita assume questa forma e viceversa anche le cellule di chi sta morendo vi regrediscono. Cos mi sembrato di capire. Allora penso che il lungo percorso compiuto da quella vecchia bambina che si sta perdendo chiss dove nei meandri della memoria pi remota ha prodotto una serie di catastrofi di cui io sono la prima e che a mia volta ho prodotto le due catastrofi Flavia e Corinna e che a sua volta Flavia, la pi adulta, ha prodotto la piccola catastrofe Leo che ha solo quattro anni e che ha reso la matriarca bisnonna. Pare che nel nostro corpo le catastrofi siano necessarie e molto frequenti, che la vita su di loro si fondi, che anche il cosmo sia nato cos; e mentre dormiamo le cellule lavorano a riparare i danni che le catastrofi diurne hanno prodotto, e tutto ci avviene durante la crescita fino a quando nella vecchiaia il processo s'inverte e pian piano il corpo si consuma, non si aggiusta pi, si spegne. triste, molto, ma la certezza di sapere che nel piccolo pronipote sono sopravvissuti i geni della bisnonna, che il sapere quello biologico si trasferito da una vita all'altra, in un flusso ininterrotto di conoscenza non solo verbale, se non consola almeno d una sensazione di armonia. La madre ha dormito quasi tutto il giorno legata ad una flebo nel letto d'ospedale mentre io la vegliavo e sul suo viso sono passate tutte le espressioni accumulate nei suoi intensi 85 anni dal dolore alla beatitudine dalla sapienza all'innocenza tornando a tratti alla somiglianza con se stessa bambina e mentre il suo corpo ancora resiste e lotta il suo cervello, cos dicono i medici, s perso, la materia cerebrale stata colpita da degenerazione organica e le cellule sono troppo compromesse e invecchiate per potersi riaggiustare, la vita torna indietro retrocede allo stadio primario a quell embrione a forma di spirale e il cerchio sta per chiudersi. Ma io adesso so che quando ne avr nostalgia potr sempre trovare nel bambino Leo mio nipote lo sguardo di mia madre.

ALIAS N. 45 - 26 NOVEMBRE 2011 (5

filippo brunamonti a. catacchio mariuccia ciotta s.s. collins giulia da. vallan marco giusti cristina piccino roberto silvestri

punto di vista (del film) sul mondo Monica e Milano, in una strana dicotomia con una campagna assai poco solare. Le immagini di Marina Spada, negli interni della finanza intrecciati al fantasma di una madre ribelle, e per questo punita, declinano la prima persona al nostro tempo, dichiarando in maniera quasi spudorata, un universo poetico che quello del suo cinema. (c.pi.)

IL PAESE DELLE SPOSE INFELICI


DI PIPPO MEZZAPESA, CON NICOLAS ORZELLA, LUCA SCHIPANI. ITALIA 2011.

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MIRACOLO A LE HAVRE
DI AKI KAURISMKI, CON ANDR WILMS, KATI OUTINEN. FRANCIA 2011

REAL STEEL
DI SHAWN LEVY, CON HUGH JACKMAN ED EVANGELINE LILLY. USA 2011

Charlie Kenton un ex pugile che non ha conquistato il titolo perch un gigantesco robot lo ha sostituito sul ring. Charlie si guadagna da vivere montando robot di poco valore e partecipando ad incontri clandestini di boxe, fino a quando deve allenare un pugile vincente con Max, il figlio dal quale si era separato.

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COLPO AD ALTO LIVELLO


DI BRETT RATNER, CON EDDIE MURPHY E BEN STILLER. USA 2011.

Marx, scrittore bohmien in esilio volontario al suo banchetto di lustrascarpe, in una Francia perfetta per il poemetto dedicato a Idrissa (Blondin Miguel) un ragazzino africano sbarcato da un container. Kaurismaki disegna le coordinate dell'avventura extracomunitaria, Idrissa nascosto nell'armadio, dentro un carretto, dietro una porta mentre il lustrascarpe, malvisto fino a quel momento dal vicinato, diventa la primula rossa di Le Havre e come in un musical orchestra l'opera di soccorso corale. Il film lievita nel suo esilarante tocco. (m.c.)

Dal romanzo di Mario Desiati protagonista un vero talento del calcio ( Luca Schipani, soprannominato il Maicon del Taranto) e il suo migliore amico, un ragazzino borghese soprannominato Veleno, che trascura gli studi e si rotola nel fango per cercare di crescere in maniera autonoma. La sposa infelice, si butta dallalto della chiesa ma si salva, come in un film di Truffaut, il rapporto di amicizia tra i due ragazzi si stringe attorno al sorriso ritrovato della ragazza. Mezzapesa fa tutto un lavoro a togliere, sottintende lelemento sociale e comico ed evidenzia con passione la poetica delladolescenza, con la sua malinconia e la sua energia (s.s.)

militanti e chitarristi, Fabio Lulli e Fabio Gismondi, a viaggiare verso il confine ed evitare cos di essere arrestati nottetempo. Le voci di un colpo di stato si sono fatte concrete e loro ne sono sempre pi convinti man mano che si avvicinano al confine. Gli anni settanta tornati di moda fanno da sfondo al racconto con i toni leggeri della commedia. Si rideva anche molto, vero, ma cera poco da ridere. (s.s.)

di Bruno Di Marino

il principio di un nuovo inizio. Realizzato in computer animation 2-D impiegando solo tre colori (bianco, il nero e il giallo), Ho fatto un sogno un po naf nella sua narrazione e anche un po rigido stilisticamente, ma svolge bene la sua funzione di far presa sui giovani fans del rocker emiliano.

SONNE
Germania, 2002, 530, musica: Rammstein, regia: Jrn Heitmann, fonte: Youtube.com

SCIALLA!
DI FRANCESCO BRUNI; CON FABRIZIO BENTIVOGLIO, FILIPPO SCICCHITANO. ITALIA 2011

VM18
Italia, 2011, 3, musica: Valerio Millefoglie, regia: Valerio Millefoglie, fonte: Youtube.com

I PRIMI DELLA LISTA


DI ROAN JOHNSON, CON CLAUDIO SANTAMARIA, PAOLO CIONI. ITALIA 2011.

Il 1 giugno 1970 ( cronaca), il cantautore pisano Pino Masi (lautore dellinno di Lotta Continua) convince due liceali

Un gruppo di addetti alla manutenzione sono stati defraudati delle loro pensioni da un ricco uomo d'affari di Wall Street che vive in un attico a Manhattan. Questo truffatore agli arresti domiciliari nellappartamento al piano di sopra di quello del direttore del palazzo di lusso, anchegli truffato dalluomo. Questultimo insieme a quattro altri decidono di organizzare a sue spese un furto in grande stile, per riprendersi i loro soldi.

IL QUIZ. IN PREMIO UN CALENDARIO 2012


CALENDARIO TEODORA
CONCORSO TEODORA FILM E SPAZIOCINEMA

IL MIO DOMANI
DI MARINA SPADA, CON CLAUDIA GERINI E RAFFAELE PISU.ITALIA 2011.

Marina Spada sceglie ancora una volta come centro narrativo ed emozionale una figura femminile, Monica (Claudia Gerini, bravissima e sorprendente nel confronto con un registro molto diverso da quello della commedia). Ma il

Conoscete le grandi star di Hollywood? Teodora Film e spazioCinema mettono in palio per i cinephiles un Calendario 2012: 13 pagine corredate da foto rare di attori e registi. Indovinando i nomi di 26 stelle sulle 78 della copertina, pubblicata insieme alle regole del concorso su www.facebook.com/teodorafilmdistribuzione, i 100 lettori di alias che per primi scriveranno a: info@teodorafilm.com (oggetto: Calendario-Alias) vinceranno il calendario. Un indovinello supplementare (sempre sul sito) legato per a Almanya di Yasemin Samdereli, film Teodora in sala dal 6 dicembre, ma in prima il 28 novembre a Treviso (Edera, ore 20.30). Il 30 a Milano (Anteo, 20.30), Sesto S. Giovanni: (Rondinella, 21), Firenze (Portico, 21) e Bologna (Odeon, 20.30). L1 dicembre a Roma (Eden, 21), Genova (Cinema City, 21.15), Torino (Romano, 20), Padova (Astra 21) e Brescia (Cinema sociale ore 21). Poi a Bergamo (5 dicembre, Conca Verde, 21), Reggio E. (il 13 al Rosebud, 20.30), Udine (il 13 al Visionario, 20.30) e Modena (il 14 al Filmstudio, 20.30). (m.c.)

Scialla! (nello slang dei ragazzini romani significa tranquillo) non il solito film sugli adolescenti incomprensibili agli adulti e Francesco Bruni (sceneggiatore di Virz, Calopresti, Ficarra e Picone) non ha la presunzione di spiegarceli. Per il suo esordio punta su un cinema di scrittura, che dosa i suoi ingredienti con semplicit. Bruno il professore che d inutili ripetizioni a Luca, quindicenne sveglio e casinista, lui l'insegnamento lo ha lasciato per dedicarsi alla scrittura, in realt scrive senza firmare le autobiografie di cantanti e calciatori. Garantiscono la riuscita del film i suoi attori, Bentivoglio, svagato e col fascino scassato di chi ha un po' rinunciato alla vita e lo strepitoso Filippo Scicchitano, ragazzino irruento pieno di spudorato umorismo. (c.pi.)

Mescolando sequenze prese da film porno della societ Showtime tra cui alcuni diretti da Silvio Bandinelli, uno dei registi italiani di punta dellhard con divertenti scene di playback in cui Millefoglie interagisce con presunti pornodivi in situazioni quotidiane (alla cassa di un cinema, su una panchina, tra gli scaffali di un supermarket), ecco a voi il clip di VM18. Ovviamente non c nessuna immagine davvero oscena, ma solo quei momenti narrativi che preludono allatto sessuale. Cos il gioco quello di svuotare di senso limmaginario a luci rosse, di sabotarlo fino alla parodia. Il singolo ha anticipato lalbum del musicista dal titolo I miei migliori amici immaginari.

HO FATTO UN SOGNO
Italia, 2010, 340, musica: Vasco Rossi, regia: Arturo Bertusi e Francesco Merani, fonte: Mtv

I SOLITI IDIOTI
DI ENRICO LANDO; CON FRANCESCO MANDELLI, FRANCESCO BIGGIO. ITALIA 2011

Figlio stretto del capolavoro di Dino Risi I mostri, ma anche della cultura della gloriosa Mtv italiana, della digestione rapida del romano di Sordi-VerdoneFunari-Cipolla. Proprio lamore che un pubblico di giovanissimi nutre per questi personaggi ripugnanti e adorabili, cos legati allItalia di questi ultimi ventanni, ci dovrebbe fare aprire gli occhi: il pi perfetto esempio di come i nostri ragazzi vedono la generazione che li ha preceduti e che li sta mandando alla rovina. (m.gi.)

Ispirata al brano Ho fatto un sogno la graphic novel che porta lo stesso titolo ha poi a sua volta ispirato, inevitabilmente, questo videoclip, firmato dal duo BertusiMerani. In un regime dittatoriale dove vietata qualsiasi forma di aggregazione e la musica bandita, il controllo sui cittadini viene esercitato dalla televisione che pubblicizza la felicitina in compresse e costringe la popolazione a sorridere sempre. Non difficile scorgere dietro questa metafora il berlusconismo imperante e lideologia ottimisticoconsumistica che vi sottesa. Ma due hacker sabotano il sistema e il volto di Vasco verr presto diffuso sui monitor.

Una Biancaneve-gigantessa terribilmente sexy che pippa la polvere doro, sculaccia i nani minatori e alla fine muore di overdose in una tinozza. La bara di vetro dove conservato il cadavere sar infranta da una enorme mela rossa. Assolutamente geniale questa rilettura politicamente scorretta della fiaba di Grimm/ Disney. La band tedesca ha approntato una quarantina di idee differenti per il video, come la storia di un pugile, prima di scegliere il tema di Biancaneve. Heitmann traduce il brano dei Rammstein in una favola dark, dove lunico personaggio a colori in mezzo a tanto grigiore sotterraneo solo la principessa-tossicodipendente, interpretata dall'attrice di soap russa Julia Stepanova. Magnifica la fotografia e anche la scenografia: Sonne girato nei mitici studi di Babelsberger va ad aggiungersi alla ricca galleria di music video del gruppo tedesco, contrassegnati da una formidabile potenza visiva. Il singolo tratto dallalbum Mutter.

THIS OLD DARK MACHINE


Irlanda, 2011, 415, musica: James Vincent McMorrow, regia: Myles OReilly, fonte: Mtv Rock

soprattutto il profilo in controluce del cantautore dublinese a essere protagonista del video e sulla sua sagoma in primissimo piano sono intarsiate immagini molto sporche (in super8 o 16mm) filmate dal finestrino di un treno o di unautomobile. A questo si aggiunge qualche altro effetto di elaborazione e scomposizione visiva. Un clip di playback ma dal sapore underground questo del singolo incluso nellalbum desordio di McMorrow: Early in the Morning.

6) ALIAS N. 45 - 26 NOVEMBRE 2011

di Francesco Adinolfi

na voce robotica che attraversa 40 anni di musica, gelida, ansiogena. L'unica possibilit/presunzione di poter assomigliare a un uomo-macchina che arriva dallo spazio profondo. Questo il senso del vocoder, splendido strumento senz'anima che ha accompagnato la nascita dell'electro (funk hip-hop) nel 1982, della robot music dieci anni prima (con i Kraftwerk), dell'electro jazz (con Herbie Hancock) a met anni Ottanta e su su fino a oggi. Le prime volte che si ascoltava Planet Rock di Afrika Bambaataa & Soulsonic Force si restava smarriti, da un lato c'era dentro il mondo bianchissimo, ipertecnologico dei Kraftwerk (in particolare la melodia di Trans-Europe Express e la ritmica di Numbers) e dall'altro il rap da cui Bambaataa proveniva. E poi la voce: da dove usciva quell'invito cos sintetizzato e de-umanizzato di Bam? Quel: Rock rock to the Planet Rock, don't stop! Rock rock to the Planet Rock, don't stop!? Arrivava da un Lexicon PCM 41, utilizzato per ottenere tutti gli effetti presenti sul disco incluso il vocoder sound della voce. Un anno dopo Michael Jonzun registrer Lost in Space il primo vocoder album nella storia dell'hip hop. Quella macchina, quell'infernale vocoder fu una grande diavoleria; lo snodo per artisti e generi musicali, la sensazione che imitare la presunta voce metallica e distorta di un robot aprisse uno squarcio nel presente e prefigurasse chiss quale futuro. La storia del vocoder e del suo impiego - affatto inteso per un ambito di intrattenimento - ben spiegata in How to Wreck a Nice Beach : The Vocoder from World War Two to Hip-Hop. The Machine Speaks (Melville House/Stop Smiling $16.95), un libro di Dave Tompkins, giornalista di The Wire. La vicenda affascinante per quanto complessa e intricata. Lo inventa Homer Dudley nei laboratori Usa della Bell nel 1928 e trover massima applicazione negli anni della seconda guerra mondiale. Era una macchina enorme con un simil telefono dentro cui parlare e ai tempi occupava un appartamento di tre stanze. Churchill ne aveva uno impiantato in un grande magaz-

zino londinese e lo utilizz per pianificare il D-Day con Roosevelt. Il presidente Lyndon Johnson lo utilizzava a bordo dell'Air Force One, mentre John Fitzgerald Kennedy ne fece un uso fondamentale durante il dispiegamento dei missili sovietici a Cuba nel '62. Serviva a depistare il nemico, a far viaggiare informazioni criptate che venivano poi decifrate. Il vocoder (contrazione di voice encoder) frammentava la voce umana, la trasformava in numeri, in un codice binario e la trasmetteva elettronicamente. Dall'altra parte del mondo un altro vocoder la riassemblava e sintetizzava riproducendo le parole con tanto di suono robotico distorto. Quella distorsione ci che resta dei risvolti militari dell'oggetto, quello che filtrato nella cultura popolare. Risentire i Kraftwerk di Trans-Europe Express o gli argentei Rockets di Electric Delight chiarisce subito di quali vocalizzi spaziali stiamo parlando. Anche il titolo del libro emblematico: how to wreck a nice beach, come distruggere una bella spiaggia. Quella frase fu al cuore dei primi test del vocoder: pronunciando la frase how to recognize speech, come riconoscere il discorso, la macchina sball ed elabor una linea di parole del tutto diversa; aveva capito spiagge e distruzioni. Nulla di pi premonitorio. Nel senso che le spiagge di Cuba non furono distrutte proprio grazie al vocoder. Non solo: forse proprio grazie a quell'infernale strumento che chi scrive ora qui e chi legge dall'altra parte. Il 22 ottobre del 1962 John Fitzgerald Kennedy parl, infatti, alla nazione. Inform gli Usa e il mondo che i sovietici avevano dispiegato missili nucleari a Cuba. La crisi era ufficialmente iniziata il 15 ottobre (il giorno prima ci fu la scoperta dei missili) e sarebbe durata 13 giorni. Senza vocoder sicuramente sarebbe andata in maniera diversa. Nell'agosto di quello stesso anno il primo ministro inglese Harold MacMillan era stato informato dal suo segretario Philip de Zulueta che gli Americani hanno sviluppato un dispositivo per la cifratura dei messaggi che rende sicure le comunicazioni transoceaniche. Ha un unico difetto, la voce

suona molto strana. Quella voce, la stessa che Lyndon Johnson odiava. Quando parlo con il segretario - ripeteva - voglio sentire la voce del segretario di stato!. Ma la distorsione faceva parte della sicurezza. Altro che comunicazione via telescrivente tra Kennedy e Chrucv che potevano richiedere anche dodici ore tra trasmissione, decodifica e traduzione. Via vocoder - e torniamo a Cuba - MacMillan cerco di convincere Kennedy a non invadere lisola e ci riusc. La macchina era la KY-9, in codice Mack-Jack Line, costava 40mila dollari e pesava 220 chili. Poteva contare su 12 canali, la solita cornetta e due pulsanti: rosso e verde. Il primo per comunicazioni non sensibili, il secondo per i messaggi cifrati. Spesso Kennedy si sbagliava. Non sempre, per fortuna. Il libro di Tompkins presenta interviste con una sequela di artisti che hanno fatto ricorso al vocoder: Afrika Bambaataa, Ray Bradbury, Florian Schneider (Kraftwerk), Peter Frampton, Laurie Anderson, ELO, Rammellzee, Arthur Baker, Lester Troutman (Zapp), Holger Czukay (Can), Wendy Carlos ecc. Proprio quest'ultima (gi Walter Carlos), lo speriment nel 1971 nella colonna sonora di Arancia meccanica (in particolare il coro sintetizzato della versione elettronica della Nona di Beethoven). Racconta Tompkins: Segn una vera e propria esposizione di massa.

PAGINE LA MACCHINA CHE HA SALVATO IL MONDO

Il pianeta del vocoder


A sinistra la copertina del libro di Dave Tompkins, qui sopra i Kraftwerk, accanto il mitico KY-9, il vocoder usato da kennedy (sotto in azione). In grande una cornetta, solo in apparenza normale

Rende la voce robotica e de-umanizzata. Utilizzato dagli alleati per cifrare i messaggi e depistare i nazisti, diventer un ingrediente centrale del pop. Dai Krafwerk ai Daft Punk

Autobahn (1974) dei Kraftwerk fece il resto. Importante anche l'Alan Parsons Project che lo utilizzer negli album Tales of Mystery and Imagination e I Robot ispirando Jeff Lynne della Electric Light Orchestra (si sentano pezzi come Mr Blue Sky o Sweet Talkin' Woman entrambi sul 33 giri Out of the Blue del 1977). il passaggio dai pachidermi d'acciaio di met secolo alle macchine minute anni Settanta-Ottanta. il trionfo di marche come Roland, Korg o Electronic Music Studios. Nel '78 Herbie Hancock, pianista jazz, addirittura traumatizzer i fan avviando l'era del vocoder. L'album Sunlight , infatti, il preludio a dischi electro dell'80 come Future Shock e SoundSystem. Anche Neil Young far lo stesso. Padre di un figlio disabile con difficolt di parola, incider Trans con una voce processata dal vocoder, inimicandosi pubblico e casa discografica. Pochi resisteranno al fascino dellugola robotica o del suono sintetizzato. Lo stesso Tompkins ha redatto una lista delle sue vocoderizzazioni preferite: On the Road Again (Rockets, 1978), O Superman (Laurie Anderson, 1981; da notare che i primi vocoder non riconoscevano le frequenze vocali femminili); In the Air Tonight (Phil Collins, 1981), Ecstasy (New Order, 1983), Needle to the Groove (Mantronix, 1985), Computer Love (Zapp, 1985); Intergalactic (Beastie Boys, 1998), Robot Rock (Daft Punk, 2005). Anche cinema e televisione hanno glorificato il vocoder. Dallo splendido Colossus: The Forbin Project (su un supercomputer che domina il mondo e parla, ehm, da robot) a Tron (1982), passando per il serial tv Galactica, le voci dei robot sono sempre passate attraverso il vocoder. Allo stesso modo gli spiriti della casa robotica post nucleare di Ray Bradbury (che conosce il vocoder alla Fiera internazionale di New York del '39) parlano via vocoder. Avviene nel racconto Cadr dolce la pioggia. Insomma un ulteriore omaggio a un aggeggio che in fondo ha segnato la vita di un secolo: attraverso cui scattato il via al DDay, alla bomba su Hiroshima; che ha funestato i sogni di Hitler e Stalin entrambi impegnati a carpirne i segreti. Oggi il suo erede (?) l'autotune, il correttore degli stonati: da Cher a Kanye West. Che tristezza.

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LED ZEPPELIN
Stairway to Heaven (da IV, 1971) Il testo di una delle canzoni pi celebri e pi amate della storia del rock ispirato alle letture di Robert Plant e fa riferimento a rituali magici delle tradizioni celtiche, un immaginario che compare spesso nelliconografia legata al gruppo, i cui membri non nascondevano la passione per il mondo delloccultismo. Michael Mills e Paul Crouch diffusero lidea che il brano contenesse uninvocazione a Satana. Sotto accusa i versi ...If there's a bustle in your hedgerow, don't be alarmed/now it's just a spring clean for the May Queen/Yes, there are two paths you can go by, but in the long run /there still time to change the road you're on... (...Se c' trambusto nella tua siepe, non ti allarmare/ solo la pulizia di primavera in onore della Regina di Maggio./S, ci sono due sentieri che puoi percorrere, ma a lungo andare/c' ancora tempo per cambiare la strada che stai percorrendo... ). Ascoltando al contrario con un buon orecchio e una certa fantasia si possono afferrare le parole: Oh here's my sweet Satan, the one (whose) little path won't make me sad, whose power is saint... he'll give the growth giving you six-six-six, and all the evil tools shed he'll make us suffer sadly... (Oh ecco il mio dolce Satana, la cui piccola via non mi render triste, il cui potere santo... egli dar progresso dandoti il 666, e tutti gli strumenti del male sparsi ci far soffrire...). Nel 1983 in California il brano fu vagliato da una commissione dellassemblea legislativa statale di fronte a un sedicente esperto che sostenne la pericolosit della canzone. Alla fine fu varata una risoluzione che stabiliva come dovessero essere prevenuti fenomeni di backmasking (messaggi al contrario) che potevano manipolare il comportamento allinsaputa dellascoltatore e fare proseliti per lAnticristo. La band ha sempre smentito categoricamente questa teoria, lo stesso fece il tecnico del suono dellalbum Eddie Kramer. Ma una generazione di ascoltatori ha consumato il vinile e rotto i giradischi nel tentativo di scoprire i versi nascosti.

THE BEATLES
Revolution 9 & Im so Tired (da The Beatles, 1968) Tutto inizi con i Fab Four che dallalbum Revolver introdussero suoni incisi al contrario per ottenere sonorit nuove e inaspettate. Le loro sperimentazioni si fecero pi radicali con il White Album. un disco rivoluzionario e maledetto. Il quartetto, ormai ritiratosi dalla scene, liber in studio tutta la propria creativit dedicandosi a contaminare generi e stili, concedendosi provocazioni e utilizzando al massimo le tecnologie degli studi di registrazione dellepoca. La cacofonica suite Revolution 9 rappresenta una sorta di sinfonia dadaista che raccoglie caos e dissonanze. Ascoltando al contrario il mantra Number 9, che ricorre pi volte nel brano, le parole diventano Turn me on, dead man (Eccitami, uomo morto). Ma per molti, lintero brano per essere decodificato andrebbe ascoltato al contrario. Da questi solchi nacque la grande bufala secondo cui Paul McCartney era deceduto in un incidente nel 1966 ed era stato sostituito da un sosia. La pi celebre leggenda nera del rock viene accreditata anche dal messaggio nascosto nel brano Im so Tired dove compare la voce di Lennon incisa al contrario che sembrerebbe dire Paul is dead man, miss him, miss him, miss him. In unaltra parte della canzone la voce a rovescio di Lennon rivelava per una verit: I wish I was not a Beatle (Vorrei non essere un Beatle), lAlbum bianco segn infatti linizio dei contrasti nella band. Ma la maledizione del disco non tanto legata ai trucchi sonori che i Beatles misero insieme in sala di registrazione, ma alla tristemente celebre strage di Bel Air dell 8 agosto 1969 in cui alcuni membri di una comune chiamata The Family guidata da Charles Manson uccisero in una elegante villa lattrice Sharon Tate e altre quattro persone, scrivendo col sangue in diverse parti della casa alcuni titoli delle canzoni dellalbum.

Trentanni fa si apriva negli Usa una vera e propria caccia alle streghe del pop. Con una insulsa campagna censoria volta a scovare nei dischi presunti messaggi occulti e incisioni al contrario. Grida ancora vendetta

STORIE DROGHE, DIAVOLI, SUICIDI, OMICIDI, BURLE

La super bufala del rock


di Guido Mariani
el 1981 il pastore evangelico Michael Mills lanci dalle radio Usa una campagna contro il rock. Laccusa? Alcune note canzoni, se ascoltate al contrario, rivelavano messaggi satanici o inviti a delinquere. Secondo alcune teorie prive di ogni base scientifica, questi versi nascosti, identificati con il termine backmasking, venivano percepiti dal subconscio e potevano plagiare

lignaro ascoltatore. In altre epoche laccusa sarebbe caduta nel vuoto accompagnata da una risata, ma era appena iniziata lera di Ronald Reagan e gli Usa archiviavano la ribellione e la licenziosit degli anni 70 riscoprendosi puritani e conservatori. A pagare fu la musica. La strampalata battaglia di Mills venne sposata e resa popolare dal noto predicatore televisivo Paul Crouch, fondatore del network religioso Tbn, e da altri fondamentalisti evangelici e il rock ritorn ad essere la musica del demonio. La fobia port alcuni stati Usa come lArkansas e la California a va-

rare provvedimenti legislativi per monitorare e reprimere il fenomeno. A trentanni di distanza, nessuno pensa pi che i dischi vadano ascoltati al contrario, anche perch i dischi non esistono pi. Se alcune canzoni hanno legato la loro fama a queste bizzarre accuse, ci sono stati anche artisti che si sono divertiti nel corso del tempo a nascondere inconsueti messaggi subliminali o sberleffi nelle loro canzoni. Anche nel nostro paese. Con Elio e le Storie Tese che nel pezzo Messaggio satanico (1989) ci infilarono addirittura un buon compleanno cantato al contrario!

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A sinistra il predicatore televisivo Paul Crouch e accanto Rob Halford (Judas Priest) al processo

BOOKNOTE

Gli amori proibiti di Lucio Battisti


Gabrielle Lucantonio
Amore, libert e censura - Il 1971 di Lucio Battisti (Aerostella, euro 22, 330 pagine), scritto dal critico Donato Zoppo, tratta del 33 giri Amore e non amore, pubblicato appunto nel 1971, quarant'anni prima del testo che ne racconta la storia. Sto lavorando alacremente per mettere insieme un microsolco da registrare a settembre (...) Conterr da quattro a sei pezzi soltanto, tutti inediti. Pi che canzoni, si tratter di romanze, legate fra loro da un filo conduttore, aveva dichiarato all'epoca Battisti in un'intervista citata da Zoppo. Il disco anticipa le atmosfere progressive rock che arriveranno a breve in Italia. Il libro racconta brevemente il percorso del cantautore di Poggio Bustone prima di Amore e non amore, la lavorazione dei brani, la scelta concettuale, i conflitti con letichetta discografica Ricordi, il ritardo della pubblicazione, le reazioni del pubblico e della critica, la Commissione d'ascolto della Rai che aveva deciso di bocciare Dio mio no. Non potr mai essere presentato nei programmi radiofonici e televisivi, racconta un incontro piuttosto passionale fra due innamorati. Il provvedimento di censura sembra sia stato adottato in particolare a causa delle grida strozzate e dei gemiti che caratterizzano la seconda parte del brano, scrivevano all'epoca su Bolero Teletutto. Grazie alle testimonianze inedite dei protagonisti (tra i tanti Franz Di Cioccio della Premiata Forneria Marconi e Alberto Radius della Forumula 3) il libro affronta il 1971 vissuto da Lucio Battisti. IL RACCONTO, che d il titolo al libro, Maremma sangue. La vera storia di Dante Busonero detto Inferno (Zona, euro 12, 110 pagine), ispirato non da un disco, ma da una canzone, proprio Maremma sangue che chiudeva lultimo bellissimo album di Luca Faggella, Ghisola (Goodfellas, 2010). La canzone si concludeva con questa strofa: Quaggi allinferno amore non ti trovo/trovo briganti come me e nemici/trovo i padroni e i loro leccapiedi/ma te che amavo ti dovr cercare/ancora). Il testo (finisce alla pagina 37 del libro) narra la storia, ambientata nella terra toscana di fine Ottocento, di un bracciante maremmano che si vendica del proprio destino - che lo colpir profondamente negli affetti pi cari - con il brigantaggio. Una notte dAgosto, 1894, per la prima volta rischi o comunque fece unazione non pi solitaria con un paio di briganti che venivano dalla bassa, verso Capalbio, scrive il cantautore livornese, qui al suo debutto da scrittore. Ma questo libro anche l'occasione per fare il punto sulla sua scrittura. Nel volume sono contenute anche alcune sue poesie e tutti i testi delle sue canzoni, dallinizio della sua carriera fino a quelle del suo ultimo cd Ghisola. Un modo per conoscerlo meglio.

PINK FLOYD ELECTRIC LIGHT ORCHESTRA


Eldorado (da Eldorado a Symphony, 1974) Tra le prime band ad essere accusate di messaggi nascosti ci furono anche gli Elo di Jeff Lynne. I primi versi della title track del loro quarto album celerebbero linvocazione maledetta: He is the nasty one/Christ you're infernal/It is said we're dead men/Everyone who has the mark will live ( il malvagio/Cristo tu sei infernale/si dice che sei un uomo morto/chiunque ha il marchio vivr). Lynne ha sempre negato queste accuse sfruttandole in seguito come ottimo veicolo pubblicitario. I successivi album della band sono disseminati di messaggi nascosti e un disco del 1983 intitolato Secret Messages e porta anche un avvertimento agli ascoltatori sulla copertina. Empty Spaces (da The Wall, 1979) Pi che un messaggio satanico un concorso a premi. Nei secondi iniziali del brano si percepisce a stento, coperta dagli strumenti, una voce incisa al contrario. Roger Waters che dice Congratulations. You have just discovered the secret message. Please send your answer to 'Old Pink', Care of the Funny Farm, Chalfont... (Congratulazioni. Avete scoperto il messaggio segreto. Mandate le vostre risposte a 'il Vecchio Garofano', presso la Fattoria Divertente, Chalfont). Il primo a decodificare larcano fu Steve Becker, un dj di Waqx, la stazione radio di Syracuse, New York. Lindirizzo di fantasia suggerito da Waters faceva riferimento all ex compagno Syd Barrett.

JUDAS PRIEST
Better by You, Better than Me (da Stained Class, 1978) La caccia alle streghe contro i messaggi nascosti ebbe la propria inquisizione quando la hard rock band inglese fin sotto processo in Nevada nel 1990 con laccusa di aver istigato al suicidio due adolescenti. Una notte di inverno del 1985 due teenager fan dei Judas Priest, Ray Belknap e James Vance, dopo aver bevuto e assunto droghe, decisero di porre fine alle loro vite in un parco pubblico di Reno. Utilizzarono un fucile. Ray mor sul colpo, James sopravvisse rimanendo per sfigurato. Alcuni mesi dopo, in una lettera indirizzata ai genitori dellamico, il ragazzo, che mor nel 1988 per le conseguenze delle ferite, scrisse di essersi convinto che a causare il gesto furono lalcol e la musica heavy metal dei Judas Priest. Un avvocato senza molti scrupoli accett il caso e denunci la rock band sostenendo che il brano Better by you, better than me alludeva al suicidio e, se ascoltato al contrario, conteneva lesplicita istigazione Do it! Do it! (Fallo! Fallo!). I giovani avrebbero dunque agito in seguito a unipnosi causata dallascolto prolungato del disco. Il cantante Rob Halford and da imputato davanti al giudice e dovette cantare la canzone alla sbarra. Il brano per non era stato scritto dai Judas Priest, ma era un pezzo degli anni 70 di una band chiamata Spooky Tooth. Laccusa poteva contare solo sulla lettera del ragazzo e su unopinione pubblica conservatrice nemica della musica metal. La difesa dimostr che ascoltando lintero album Stained Class al contrario si potevano sentire, con un po di fantasia, diversi messaggi subliminali, uno dei quali, inequivocabile, era Posso avere una mentina? . I Judas Priest furono assolti. Dichiareranno, inoltre: Se proprio dovessimo includere un messaggio subliminale diremmo comprate di pi i nostri dischi.

QUEEN
Another One Bites the Dust (da The Game, 1980) Con un ritmo funky e un giro di basso destinato a passare alla storia, la band di Freddie Mercury conquist la classifica dei singoli di mezzo mondo e le piste di molte discoteche. Il ritornello Un altro ancora morde la polvere secondo le accuse racchiudeva per linvito a darsi alle droghe (leggere). Ascoltate al contrario, le parole diventerebbero inizia a fumare marijuana o bello fumare marijuana (start to smoke/its fun to smoke marijuana). I fanatici sostenitori di questa azzardata tesi per avrebbero forse dovuto ascoltare unaltra hit funky di quegli anni I love you Mary Jane di Rick James. Il messaggio era lo stesso e la canzone non andava ascoltata neppure al contrario.

PRINCE
Darling Nikki (da Purple Rain, 1984) Questo brano scaten quasi una rivoluzione. Contenuto nellalbum pi amato dai teenager americani degli anni 80 era la storia di unavventura sessuale estrema che un Prince al massimo del suo genio trasformava in un viaggio carnale e perverso. Quando Tipper Gore, moglie dellallora senatore Al Gore, scopr che tra i dischi della figlia compariva anche questa canzonaccia decise di costituire il famigerato Parents Music Resource Center per il controllo dei contenuti della musica pop e rock. Leffetto fu dirompente soprattutto per il mercato dei dischi visto che Purple Rain, anche sulla scorta della pubblicit gratuita, fin per vendere pi di 10 milioni di copie e rimase in vetta alla classifica americana per 24 settimane. Il brano, nel finale, conteneva anche un messaggio subliminale, ma tuttaltro che satanico: Ciao. Come stai? Sto bene perch so che il Signore sta arrivando.

THE EAGLES
Hotel California (da The Eagles, 1977) Come tante canzoni di grande successo, ma dal testo criptico, il brano della band statunitense ha suscitato nel corso degli anni miriadi di interpretazioni. La canzone descrive un hotel lussuoso in cui ci si ritrova prigionieri e allude a feste e a una bestia da uccidere. Per la band si trattava solo di una allegoria della vita in California dove si inseguono i propri sogni e si rimane prigionieri. Secondo i seguaci del reverendo Crouch, era un perverso affresco satanico. LHotel California era in realt lalbergo in cui il noto satanista Anton Lavey, autore della Bibbia Satanica, aveva fondato la prima Chiesa di Satana. Limmagine di Lavey sarebbe visibile anche in alto a sinistra sulla copertina dell lp,dove una figura si affaccia a una finestra. Ovviamente il testo conterrebbe un messaggio nascosto: Satan he hears this. He had me believe in him (Satana in ascolto. Mi ha costretto a credergli). La band ha sempre reagito stizzita a queste letture, tanto pi che la misteriosa figura sulla copertina era solo una donna che aveva partecipato agli scatti fotografici per la grafica dellalbum.

STYX
Snowblind (da Paradise Theater, 1981) Tra la fine degli anni 70 e i primi anni 80 la band di Chicago conquist un enorme successo, diventando uno dei punti di riferimento del rock radiofonico statuintense. Il successo richiam anche le attenzioni dei fanatici che misero sotto accusa il brano Snowblind, tratto da uno dei loro album pi venduti. La canzone era il racconto tormentato di una dipendenza da cocaina, ma secondo gli inquisitori celava un atto di sottomissione al diavolo (Satan moves through our voices, Satana si muove attraverso le nostre voci). Gli Styx decisero di attaccare il movimento fondamentalista cristiano che li aveva chiamati in causa, nel loro album successivo, Kilroy Was Here, un concept album che racconta di una fantasiosa formazione politica, la Majority for Musical Morality, che conquista il potere e mette fuorilegge il rock.

THE MARS VOLTA


Eunuch Provocateur (da Tremulan Ep, 2002) La formazione di El Paso fondata da Omar Rodrguez-Lpez e Cedric Bixler-Zavala, fuorisciti dalla punk band At The Drive In, esordisce nel 2002 con un Ep che mette in mostra eclettismo e originalit. Lintero lavoro ispirato al suicidio di un amico dei due musicisti che, a loro dire, fu istigato da un ex membro della loro precedente band. Nel lungo brano conclusivo compaiono diversi campionamenti di voci al contrario che rendono lascolto inquietante. Ma nonostante il tema assai drammatico che accompagna le composizioni del disco, lascolto rovesciato rivela solo una melodia di una canzone per bambini The Itsy Bitsy Spider, campionata da un vecchio e consunto disco in vinile.

SLAYER
Hell Awaits (da Hell Awaits, 1985) Non c bisogno di ascoltare al contrario il secondo album della band trash metal californiana dal promettente titolo Linferno aspetta per essere immersi in un immaginario demoniaco. Allinizio dellalbum un coro ipnotico nascosto, cantato al contrario, racchiude linvito Join us!, join us! (diventa uno di noi). S questa volta proprio un messaggio satanico.

SOUNDGARDEN
665 (da Ultramega Ok, 1989) La carriera della grunge band di Seattle inizi allinsegna dei Led Zeppelin e per rispetto nei confronti dei maestri non potevano mancare nel loro album desordio neppure esercizi di backmasking. 666 il numero del diavolo e nel disco compaiono due intermezzi musicali intitolati 665 e 667 incisi con voci incomprensibili che, rivoltate inneggiano non a Satana, bens a Santa, cio Babbo Natale.

WEIRD AL YANKOVIC
Nature Trail to Hell (da Weird Al Yankovic in 3-D, 1984) Il re delle parodie musicali non poteva lasciarsi sfuggire loccasione di sfottere la nuova caccia alle streghe e tra le note di una canzone dedicata al Percorso natura verso linferno inser una voce nascosta che ascoltata al contrario rivela che Satan eats Cheez Whiz (Satana mangia Cheez Whiz unorrenda crema al formaggio Usa). Nel brano del 96 I Remember Larry ci riprov, nascondendo per i cacciatori di messaggi nascosti il monito Devi proprio avere un sacco di tempo da perdere! .

ALIAS N. 45 - 26 NOVEMBRE 2011 (9

STEFANO CRIPPA, GUIDO FESTINESE, GUIDO MICHELONE, BRIAN MORDEN, ROBERTO PECIOLA, MARCO RANALDI

APPARAT
THE DEVILS WALK (Mute/Self) Di questo disco se ne parla da

INDIE

JAZZ

Le bambine cattive Javier Girotto, del post punk sax senza dubbi
La voce da bambina cattiva di Romily Alice lelemento distintivo di una band londinese allesordio. Si chiamano Japanese Voyeurs e fanno pensare a un fumetto manga, di quelli truculenti e espliciti, che non fanno sconti n dal punto di vista musicale, con il loro pieno di rock che prende spunti dal grunge e dal metal, n da quello dei testi, sempre border line. Yolk (Spinefarm/Cooperative Music) questo il titolo - scorre bene, pur senza strafare. Sempre da Londra arrivano The Duke Spirit, ancora poco conosciuti nonostante giunti al terzo disco, Bruiser (Fiction/Cooperative). Ancora una voce femminile, quella della biondissima Liela Moss - che ci rimanda la mente a Nina Person dei Cardigans... -, e ancora rock, questa volta per pi virato verso lalternative con qualche spunto pop e momenti di rilassatezza (Villian), e anche qui il giudizio positivo, seppur con qualche riserva. Chiudiamo il cerchio spostandoci in California, patria degli Evaline, anche loro allesordio con Woven Material (Riverman). Sentori di U2, sapori di Radiohead in salsa grezza e ruvida, e poi tanto post punk e new wave in un disco che sorprende a ogni ascolto. (Roberto Peciola) Sin lugar a dudas, ovvero senza ombra di dubbio. Difficile farsi venire qualche dubbio sulla magnifica nuova avventura musicale di Javier Girotto e dei suoi sodali cordobesi, Gerardo Di Giusto, Carlos Buschini, Gabriel Garay. Il sassofonista argentino ormai italiano di ritorno quando rimette assieme le forze con i suoi conterranei - qui avvenuto in Svizzera a Lugano - difficilmente sbaglia il colpo: ne scaturisce sempre musica appassionata, com' nel carattere di quella gente che ha dio e il diavolo in corpo, per citare le belle note di Cristina Bajo a questo disco (Abeat Records). Qualche tempo fa di Girotto era uscito anche il notevole (e per molti versi spiazzante) contributo con i Sax Four Fun, progetto nato per I Suoni delle Dolomiti: Pangea/ Dalle Dolomiti alle Ande (ed. Caligola). Se non credete che si possa swingare su Quel mazzolin di fiori, qui avete di che ricredervi. Infine appena uscito, Iguaz (Note Sonanti) di Girotto assieme al funambolico fisarmonicista nostrano Luciano Biondini, classe e musicalit temprati da dieci anni di dialoghi. Nuovo, appassionante cd e dvd ripreso nellormai lontano 2007. (Guido Festinese)

un po e se ne era potuto avere un assaggio gi la scorsa estate in una performance alla Cavea dellAuditorium di Roma per il festival Meet in Town. Ormai sempre pi lontano dai beat elettronici degli esordi Sascha Ring mette su una vera e propria band e rilascia un disco di elettropop che definiremmo accomodante, senza voler sembrare irriverenti. Intendiamoci, The Devils Walk un buon disco, di quelli che si ascoltano anche con piacere in una serata invernale e uggiosa, ma manca il quid che ti fa sobbalzare dalla sedia... (r.pe.)

te debutto da solista di Roberto Dellera, bassista degli Afterhours, colpisce nel segno. Perch abbandonando ogni tentazione di agganciarsi ai suoni della band di Agnelli, Dellera partorisce un disco dal tocco sentimentale, pieno di ballate morbide e dove sovente trapela persino qualche eco pinkfloydiana. Viole, violini, chitarre e - per stessa ammissione del musicista qualche reminiscenza dai dischi di Nick Drake e... Nino Rota. Impossibile? Ascoltare per credere... (s.cr.)

GEM CLUB
BREAKERS (Hardly Art/Audioglobe) Un duo. Pianoforte, voce, un violoncello e qua e l qualche percussione. Il minimalismo al potere, si potrebbe dire. Il rischio della noia , come al solito in certi casi, dietro langolo, in agguato, ma questa volta ridotto al minimo (anchesso...) grazie alla gradevolezza e alla dolcezza dei nove brani che compongono questo disco desordio dei Gem Club, dal Massachusetts, che definiremmo un incontro tra Bon Iver e i Dirty Three. Se dovessimo trovare un difetto al tutto questo sarebbe la voce di Christopher Barnes, la mente del progetto, bella e suadente s ma con una gamma di sapori e colori limitata, quando invece sarebbe stata necessaria una maggiore variet despressione. Chiusura da brividi con In Wavelenghts. (b.mo.)

ETNO

MAINSTREAM

ENRICO BLATTI
ESPRESSO 443 (Egea) Enrico Blatti con la sua musica bella e fuori da tendenze modaiole un piccolo tesoro nascosto delle note di qualit italiane. Almeno per un pubblico dai grandi numeri. Il compositore romano, classe 1969, lavora a progetti su tempi lunghi, meditati: come questo Espresso 443, nato per un'importante commissione del Festival Jazz di Montreal. Jazz flessuoso e onirico, pacato ma capace di guizzi roventi, appassionati. Che non dimentica radici mediterranee ed echi di classicit. Merito del lavoro di scrittura e arrangiamento, merito della scelta eccellente dei musicisti: tra gli altri Pietro Tonolo, Gabriele Mirabassi, Ettore Pellegrino. (g.fe.)

Una ninnananna per il mondo


Addormentarsi nel grembo di una culla, ascoltando le parole e i suoni del mondo. E cos, imparare, fin dalla pi tenera et, grazie anche alla musica, che i colori della pelle, le culture e le tradizioni, sul nostro pianeta, sono tanti e tutti da amare. questo lintento dei tre album editi dalla collana Rough Guides to, distribuiti in Italia da Egea (egeamusic.com): World Lullabies, African Lullabies, World Playtime. Lullabies, ninnananne. Un genere che, dallAfrica alle Americhe, dallEuropa allAsia, viene declinato sullo spartito popolare avendo in comune la dolcezza e la serenit. Molti i pezzi da Novanta che Rough Guides ha messo in campo. Qualche nome sparso sar pi che eloquente: la cubana Omara Portuondo, il senegalese Daby Balde, Angelique Kidjo, il duo Ali Farka Tour e Toumani Diabat, la nostra Lucilla Galeazzi, da Capo Verde Maria De Barros. E ancora, Talitha MacKenzie dalla Scozia, i brasiliani Axal, Ginou Oriol da Haiti, Chava Alberstein da Israele, Teresa Doyle born in Canada. Un ottimo cast per una lodevole idea. (Luciano Del Sette)

Swingando tra gli anni 50


L' inglese Stanley Dance, giornalista, critico, produttore a New York inventa il mainstream jazz pubblicando nove stupendi ellep, che ora il cofanetto The Complete Felsted Mainstream Collection (Solar Records/Egea) riunisce in soli 5 cd, con i 57 brani originali incisi tra il 28 gennaio 1958 e il 22 aprile '59 - inseriti in ordine sparso. Per l'ascolto occorre quindi munirsi di libretto (molto ben curato da Alec Rex) per godersi appieno l'integrit di The High and Mighty Hawk, Cue For Saxophone ecc., con le firme via via di Rex Stewart, Dicky Wells, Earl Hines, Cozy Cole, Buster Bailey, Budd Johnson, Buddy Tate, Coleman Hawkins, Billy Strayhorn. Volendo, poi, durante tutti i Fifties, restano le proposte mainstream di jazzisti che da l fino agli anni Ottanta-Novanta avranno ancora molto da dire: in tal senso Improvisations di Stphane Grappelli e Kansas City Suite di Count Basie (entrambi American Jazz Classics) confermano la validit del genere, l'uno omaggiando la musica dello swinger Benny Carter, l'altro suonando i pezzi coevi al repertorio di Django Reinhardt, suo compagno nel Quintette du Hot Club de France. (Guido Michelone)

LESZEK MOZDZER
KOMEDA (Act)

THE CHEMICAL BROTHERS


HANNA (Sony) Che razza di colonna sonora questa dei discolacci fratelli Chemical! Per un film adrenalinico come Hanna hanno scritto uno score adattissimo, acidognolo e fortemente giocato su quelle sonorit ricercate, molto elettroniche e tanto garage. Bello, anzi bellissimo. (m.ra.)

ROBERTO DELLERA
COLONNA SONORA ORIGINALE (MarteLabel/Venus) Registrato in analogico, perch l'idea era quella di realizzare un disco dal sound realmente energico, il sorprenden-

Il giovane pianista polacco dedica un profondo sentito omaggio alla musica del conterraneo Krzysztof Komeda (1931-1969), tra i primi in assoluto a concepire un jazz profondamente europeo, giocando su scrittura e improvvisazione attraverso lulteriore assorbimento del free e della classica. Mozdzer, dal canto suo, in otto temi eseguiti al solo piano, applica il tema gi sperimentato nel disco su Chopin: vena romantica, analisi strutturale, evidenze impressive, cromatismi accentuati. E il risultato ad esempio in pezzi antipodici quali Cherry e The Law and the Fist, sfiora il capolavoro. (g.mic.)

nauseante insipido saporito intenso unico

Chicks on Speed

Lamb
Drumnbass, trip hop e pop nella musica del duo di Manchester.
TREZZO D'ADDA (MI) DOMENICA 27 NOVEMBRE (LIVE) RONCADE (TV) LUNEDI' 28 NOVEMBRE (NEW AGE) ROMA MARTEDI' 29 NOVEMBRE (AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA)

Patrick Wolf
Il sofisticato cantautore nel nostro paese.
TORINO GIOVEDI' 1 DICEMBRE (SPAZIO 211) MILANO VENERDI' 2 DICEMBRE (CATTEDRALE FABBRICA DEL VAPORE) MADONNA DELL'ALBERO (RA) SABATO 3 DICEMBRE (BRONSON)

Wim Mertens
Il grande compositore belga in un concerto per voce e pianoforte.
REZZATO (BS) VENERDI' 2 DICEMBRE (TEATRO CTM)

Musiche Possibili
Il festival apre con i concerti di Paolo Spaccamonti e The Magic I.D.
IVREA (TO) VENERDI' 2 E SABATO 3 DICEMBRE (ANTICA SINAGOGA)

ON THE ROAD
White Lies
La band inglese, che si rif alle sonorit degli anni Ottanta, torna nel nostro paese con i brani del nuovo album, Ritual. In apertura un'interessante nuova indie rock band londinese, The Duke Spirit.
PADOVA VENERDI' 2 DICEMBRE (GRAN TEATRO GEOX) CIAMPINO (RM) SABATO 3 DICEMBRE (ORION)

Il combo femminile, tra i pi interessanti della scena electroclash, in Italia per un concerto a met tra live, dj set e performance artistica.
MILANO GIOVEDI' 1 DICEMBRE (SMOKING KILLS CLUB) ROMA VENERDI' 2 DICEMBRE (RISING LOVE) BOLOGNA SABATO 3 DICEMBRE (LOCOMOTIV)

Subsonica
Tour invernale per la band torinese.
NAPOLI LUNEDI' 28 NOVEMBRE (TEATRO AUGUSTEO) ASCOLI PICENO MARTEDI' 29 NOVEMBRE (TEATRO VENTIDIO BASSO) CREMONA MERCOLEDI' 30 NOVEMBRE (TEATRO PONCHIELLI) GROSSETO VENERDI' 2 DICEMBRE (TEATRO MODERNO) MONTECATINI TERME (PT) SABATO 3 DICEMBRE (TEATRO VERDI)

Roma Jazz Festival


Gli ultimi appuntamenti della 35a rassegna capitolina vedono il gruppo Latin Mood, diretto da F. Bosso e J. Girotto, il trio del pianista Tigran Hamaysan, il progetto Mistico Mediterraneo con Paolo Fresu, Daniele Di Bonaventura e il coro corso A Filetta, il trio del pianista scandinavo Martin Tingvall, il progetto sul repertorio di M. Jackson (arrangiamenti di Mauto Ottolini) con Enrico Rava e il Parco della Musica Jazz Lab.
ROMA DA SABATO 26 A MERCOLEDI' 30 NOVEMBRE (PARCO DELLA MUSICA)

Karma to Burn
Lo stoner rock della formazione Usa.
TORINO VENERDI' 2 DICEMBRE (UNITED CLUB)

Oneohtrix Point Never


I suoni sperimentali del musicista di Brooklyn, Daniel Lopatin.
MILANO MERCOLEDI' 30 NOVEMBRE (BITTE)

Handsome Furs
Il duo indie formato da Dan Boeckner degli Wolf Parade e Alexei Perry.
ROMA GIOVEDI' 1 DICEMBRE (CIRCOLO DEGLI ARTISTI, CON JUNIOR BOYS)

Adam Cohen
Il cantante e autore canadese, leader dei Low Millions.
MILANO SABATO 3 DICEMBRE (LA SALUMERIA DELLA MUSICA)

Gladiators
Il roots reggae della band giamaicana.
MARGHERA (VE) SABATO 26 NOVEMBRE (CS RIVOLTA)

Paul McCartney
Il leggendario artista di nuovo in Italia.
CASALECCHIO DI RENO (BO) SABATO 26 NOVEMBRE (UNIPOL ARENA) ASSAGO (MI) DOMENICA 27 NOVEMBRE (MEDIOLANUMFORUM)

Paolo Benvegn
Il cantautore si conferma tra i pi ispirati della scena italica con il nuovo lavoro Hermann.
MODENA GIOVEDI' 1 DICEMBRE (OFF) GRUGLIASCO (TO) VENERDI' 2 DICEMBRE (TEATRO LE SERRE)

Low
Probabilmente la pi lenta delle slowcore band, con molti riferimenti al dark anni Ottanta.
MILANO LUNEDI' 28 NOVEMBRE (MAGAZZINI GENERALI)

The Sandwitches
Per la prima volta in Italia la giovane band della west coast americana.
CARPI (MO) SABATO 26 NOVEMBRE (MATTATOIO) ROMA DOMENICA 27 NOVEMBRE (MICCA) BOLOGNA LUNEDI' 28 NOVEMBRE (SPAZIO ELASTICO) MILANO MARTEDI' 29 NOVEMBRE (ROCKET)

Ringodeath Starr
Dagli States un trio heavy pop sulla scia di Jesus and the Mary Chains.
MADONNA DELL'ALBERO (RA) MERCOLEDI' 30 NOVEMBRE (BRONSON, CON SUUNS)

Parma Jazz Frontiere


La manifestazione ha in cartellone John Surman e la Big Band di Bergen, un omaggio a Graham Collier del Ruvido Insieme, il Pollock Project con Nicola Alesini, il trio del pianista svedese Bobo Stenson.
PARMA SABATO 27, DOMENICA 27, MARTEDI' 29 NOVEMBRE E SABATO 3 DICEMBRE (AUDITORIUM PAGANINI, CASA DELLA MUSICA)

Big Sexy Noise


In Italia Lydia Lunch con questo nuovo progetto che la vede al fianco dei Gallon Drunk e gli italiani Avvolte.
ACQUAVIVA DELLE FONTI (BA) SABATO 3 DICEMBRE (OASI SAN MARTINO)

Smashing Pumpkins
Torna in Italia la band capitanata da Billy Corgan in una nuova formazione.
ASSAGO (MI) LUNEDI' 28 NOVEMBRE (MEDIOLANUMFORUM) PADOVA MARTEDI' 29 NOVEMBRE (PALAFABRIS)

Sacri Cuori
Il post rock catartico del progetto di Antonio Gramentieri che ha coinvolto moltissimi musicisti di caratura internazionale. Sul palco anche Richard Buckner.
MADONNA DELL'ALBERO (RA) MARTEDI' 29 NOVEMBRE (BRONSON)

Diamond Rings
Due serate con John O'Regan, eccentrico artista pop elettronico canadese.
SEGRATE (MI) MARTEDI' 29 NOVEMBRE (MAGNOLIA) BOLOGNA MERCOLEDI' 30 NOVEMBRE (LOCOMOTIV)

Suuns
Gli alfieri del nuovo rock canadese in Italia.
MADONNA DELL'ALBERO (RA) MERCOLEDI' 30 NOVEMBRE (BRONSON, CON RINGODEATH STARR)

Peter Kernel
L'indie rock della band svizzero-canadese.
VERONA SABATO 3 DICEMBRE (INTERZONA)

Casa del Jazz


Continuano gli incontri divulgativi curati da Lino Patruno (con Silvia Manco e Luca Velotti), Gerlando Gatto (con Gerardo Iacobucci) e Paolo Prato; da segnalare Ho sognato B. Marley-2011 Anniversary Special Edition - con Alberto Castelli, Bunna, Ru Catania e Dj Mercy Far I - e Omaggio a Lelio Luttazzi a cura di Dario Salvatori con il Seby Burgio Trio.
ROMA DA DOMENICA 27 A LUNEDI' 29 NOVEMBRE , VENERDI' 2 E SABATO 3 DICEMBRE (CASA DEL JAZZ)

Kaki King
La bravissima cantante e autrice nonch ottima chitarrista acustica, torna in Italia.
MADONNA DELL'ALBERO (RA) VENERDI' 2 DICEMBRE (BRONSON) TORINO SABATO 3 DICEMBRE (SPAZIO 211)

Simona Severini
La vocalist attesa nell'ambito di Atelier musicale.
MILANO SABATO 26 NOVEMBRE (AUDITORIUM G. DI VITTORIO)

Thank You
Il punk religioso della band del Maryland.
FAENZA (RA) MERCOLEDI' 30 NOVEMBRE (CLANDESTINO) GENOVA GIOVEDI' 1 DICEMBRE (TEATRO DELLA TOSSE) FIRENZE VENERDI' 2 DICEMBRE (EX FILA)

Junior Boys
La synth-psichedelia del duo canadese.
SEGRATE (MI) MARTEDI' 29 NOVEMBRE (MAGNOLIA) BOLOGNA MERCOLEDI' 30 NOVEMBRE (COVO) ROMA GIOVEDI' 1 DICEMBRE (CIRCOLO DEGLI ARTISTI, CON HANDSOME FURS)

Noel Gallagher
Il chitarrista e ex co-leader degli Oasis in versione solista.
MILANO LUNEDI' 28 NOVEMBRE (ALCATRAZ)

La Tempesta in Rivolta
Serata dedicata ai gruppi della scuderia La Tempesta, con The Zen Circus, Trea Allegri Ragazzi Morti, Giorgio Canali & Rossofuoco, Massimo Volume, Le Luci della Centrale Elettrica, One Dimensional Man, Sick Tamburo, A Classic Education, Gionata Mirai, I Melt e Il Cane.
MARGHERA (VE) SABATO 3 DICEMBRE (CS RIVOLTA)

Dee Dee & Brandon


I due leader di Dum Dum Girls e Crocodiles insieme nel Fire of Love Tour.
TORINO SABATO 26 NOVEMBRE (SPAZIO 211) PADOVA DOMENICA 27 NOVEMBRE (FACTORY)

Lovers
Il rock dalle venature calde della band statunitense.
CASERTA SABATO 26 NOVEMBRE (JARMUSCH)

The Field
Il progetto del produttore elettronico svedese Axel Willner.
MILANO VENERDI' 2 DICEMBRE (BITTE) FOLIGNO (PG) SABATO 3 DICEMBRE (AUDITORIUM SANTA CATERINA)

Fischerspooner
Il duo electroclash newyorkese.
MILANO VENERDI' 2 DICEMBRE (TUNNEL)

a cura di Roberto Peciola con Luigi Onori (jazz) (segnalazioni: rpeciola@ilmanifesto.it) Eventuali variazioni di date e luoghi sono indipendenti dalla nostra volont.

10) ALIAS N. 45 - 26 NOVEMBRE 2011

OSTIENE GAMER
di Carlo Avondola

A
In un brillante libro sulla squadra pi bella del mondo, i segreti di una meccanica di gioco che pare rovesciare le leggi newtoniane sul moto dei corpi
di Luigi Cavallaro
l Bara rappresenta unanomalia vistosa nel panorama del calcio mondiale. lunica squadra contro la quale i principi ispiratori del calcio moderno circolazione del pallone e movimento continuo in fase di possesso palla, pressione costante per recuperarla in fase di non possesso sembrano non valere pi. Se provi a fare possesso, ti trovi sempre in inferiorit numerica per effetto di un pressing che vieta gli accessi in ogni direzione e prepara ripartenze fulminee e letali. Se sono loro in possesso e provi a pressarli, ti ritrovi ben presto intontito da una fittissima trama di passaggi ravvicinati di precisione chirurgica che prima o poi ti scopre da qualche lato, costringendoti al fallo o a subire una percussione in profondit che, fatalmente, liberer qualcuno dei loro al tiro (e assai spesso al gol). come trovarsi di fronte ad una squadra dalla meccanica incomprensibile. Capire la meccanica di qualcosa significa infatti poterne prevedere sia la statica che la dinamica, ossia il movimento. Con il Bara sembra invece che le leggi newtoniane che governano il moto dei corpi non valgano pi, perch come se di ognuno dei suoi giocatori si riuscisse a immaginare quale sar la posizione o la velocit, ma mai tutte due le cose insieme. Un problema analogo afflisse la fisica verso la fine del XIX secolo, allorch numerose prove sperimentali rivelarono lincapacit delle leggi della meccanica classica di spiegare il comportamento degli atomi e della luce. Esattamente come gli allenatori avversari dei blaugrana, che vedono continuamente frustrati i loro tentativi di costringere il sistema Bara

Monsters Land(is). Aveva 18 anni John Landis quando durante un viaggio in autostop da Londra a quella che una volta si chiamava Jugoslavia inizi a elaborare lidea di un film sulla licantropia differente da tutti quelli realizzati fino ad allora, che contemplasse cio il soprannaturale nelle forme compiute del realismo. ben noto cosa nel 1981 il regista poi realizz, quel Lupo mannaro americano a Londra concretatosi in un insperato blend di horror, realt e umorismo nero. Oggi, a 61 anni, Landis firma s un altro capodopera, ma in versione editoriale, Monsters in the Movies 100 Years of Cinematic Nightmares (pubblicato da DK, su Amazon a 24 dollari), volume dedicato e devoto a quanto di memorabile il secolo del cinema ha prodotto per quanto riguarda lorrore e il macabro, ben sapendo che il monster movie pi genuino sempre stato quello che ha trasfigurato lanarchia, ovvero quanto di pi pauroso per lordine sociale costituito. Tra i classici, dal Christopher Lee di Dracula al Nicholson di Shining, spunta a sorpresa come preferenza top Lo squalo di Steven Spielberg, impossibile da considerare come mostro per David Cronenberg, e invece qui sottilmente interpretato quale incarnazione primaria dellintelligenza del male. Ma come si pu uccidere un bambino? E sempre a proposito di essenza del male e sue rappresentazioni, ecco la lista stilata dal sito Topless Robot (www.toplessrobot. com), The 10 Most Evil Kids in Horror, che prova a individuare dieci esempi emblematici di protagonisti in tenera et che il genere ha reso celebri nellesegesi pi o meno distorta della visione dellinnocenza. Al decimo posto la Kirsten Dunst del 1994, ovvero la giovanissima succhiasangue Claudia di Intervista col vampiro, vecchia di 700 anni imprigionata in un corpo infantile. A seguire Samara di The Ring, il piccolo ma gi paurosissimo Gage di Pet Sematary e la Alessa Gillespie di Silent Hill, con la sua diabolica resurrezione. Se Il villaggio dei dannati, Il presagio e Grano rosso sangue premono per assestarsi come vertici assoluti in argomento, la prima posizione non pu che appartenere a Linda Blair/Regan dellEsorcista, un titolo per il quale inutile aggiungere alcunch, se non che a tuttoggi insiste nellimmaginario come irreversibile e (in)fausto danno permanente, per la sua protagonista e per tutti noi. New Years Divine. Il prossimo anno cinefago parte benissimo (almeno negli USA): appuntamento infatti al 1 gennaio 2012, data di uscita di I Am Divine, ultimo documentario del prolifico Jeffrey Schwarz (suo il ritratto di William Castle del 2007 Spine Tingler!), convinto sostenitore dellassunto secondo il quale se nella storia del cinema hanno abbondato stelle e leggende, una sola stata Divine, nato Harris Glen Milstead (1945-1988), corpo-schermo unico e irraggiungibile che con la complicit dellamico John Waters ha espanso, da Baltimora allintero pianeta, il significato di bad taste in profonda verit artistica. Il film preannuncia footage rarissimo e super-testimonianze, da Ricki Lake a Tab Hunter, passando per David De Coteau, Pat Moran, Holly Woodlawn, Colleen Fitzpatrick Nel frattempo impazza in rete il poll per stabilire il suo miglior ruolo di sempre: al momento vince la Dawn Davenport di Female Trouble (1974).

entro i consueti canoni tattici, i fisi verifichi luna o laltra situaziosici di allora constatavano sbigottine dipende dalla possibilit di dar ti linanit delle equazioni newtovita a ci che in meccanica quantiniane di fronte a fenomeni come stica si chiama effetto-tunnel: il moto delle particelle sub-atomiaumentando la velocit con cui si che o landamento dellincandecorre verso una barriera, diventa scenza allapprossimarsi alla regiopi elevata la probabilit di penene ultravioletta dello spettro. Per trarla e finire dallaltra parte provenirne a capo, furono addirittura prio come accade nei fumetti di costretti a supporre che a quei liFlash o degli X-Men. E a vedere velli valesse una meccanica di ticerti gol della Pulce, sembra davpo assolutamente diverso, alla vero di aver a che fare con un muquale diedero il compito di spiegatante dotato della capacit di altere lanomalia pi rilevante con cui rare la propria funzione donda dovevano confrontarsi: e cio che quantistica macroscopica, in monon risultava in alcun modo possido da aumentare a piacere la probile prevedere con esattezza la trababilit delleffetto-tunnel fin quaiettoria di un qualunque elettrone si al 100 per cento! che fosse stato sottoposto allazioSe davvero questa fosse la spiene di una forza esterna, ma si potegazione, ci troveremmo davanti a va tuttal pi calcolare la probabiliqualcosa di miracoloso. Cos, dit di trovarlo in un certo punto fatti, vengono raccontate le giocadel tempo e dello spazio. Era nata te di Messi, specie dai nostri comla meccanica quantistica. mentatori sportivi che pi inclinaLipotesi che Sandro Modeo arno alla passione popolare per gomenta brillantemente in quequei fuoriclasse un po cialtroni, sto suo ultimo libro (Il Bara, Isbn che tengono alla loro libert Edizioni, pp. 197, euro 13,90) anarcoide sopra ogni cosa e consiche il Bara di oggi, nei suoi moderano la disciplina tattica buomenti migliori, sembra proprio na solo per i mediocri. N c da una squadra quantistica di fronstupirsene: come opportunamente a squadre imprigionate nelle te ricorda Modeo, il calcio totale forze della meccanica classica. Indi cui oggi il Bara offre la massitendiamoci, il gioco dei blaugrama espressione si sviluppa a partina viene da lontano: sono ormai re da un nucleo di principi antitetiquarantanni da quando Rinus Mici al common sense prevalente, in chels lallenatore della fantasmacui lorchestrazione polifonica gorica Olanda degli anni 70 si ispirata alla cooperazione, alla getrasfer a Barcellona, seguito di l a rarchia e al pensiero collettivo prepoco dal suo pupillo Johann valgono sullimportanza del coup Cruijff, e pochi dubbi possono sussistere sul fatto che lintelligenza di Pep Guardiola, attuale allenatore catalano, stia proprio nellaver prelevato da ciascuno degli allenatori che lo hanno preceduto sulla panchina del Bara un segmento della propria orchestrazione. per indubbio che la capacit specifica di Guardiola il suo brand, come scrive Modeo consista nell effetto quantistico, vale a dire nellaver portato la fase offensiva e difensiva, il pressing e il possesso, ad unosmosi mai vista, che trova la sua sintesi e apoteosi nelle vertiginose accelerazioni di Messi. Ecco, proprio con Messi che si pu apprezzare lautentico significato delleffetto quantistico. Immaginate di vederlo nella met campo avversaria, con la squadra che difende schierata tutta dietro la linea della palla. Stando al buon senso (che poi quello della meccanica classica), direste che non c possibilit che riesca a penetrare fra le linee per concludere a rete o servire un assist. Invece, applicando gli insegnamenti della meccanica quantistica, si scopre che la situazione ben diversa: esiste una certa probabilit Johan Cruyff quando vestiva che lanciandosi in dribbling perla maglia del Bara negli anni 70. da il pallone e una pi bassa (ma A destra, Pep Guardiola lanciato diversa da zero) che si trovi imin cielo dai suoi giocatori. In alto, provvisamente solo davanti al poril gol di Messi nellultima finale tiere avversario. Che in concreto di Champions League. Foto Reuters

de thtre individuale, che pu giustificarsi solo se garantisce la plusvalenza del gol. Ma se non vogliamo ricadere nei luoghi comuni su cui prospera la chiacchiera calcistica, dobbiamo riconoscere che il Bara costituisce unanomalia, e per gli stessi motivi per cui rappresenta unanomalia la meccanica quantistica. Dio non gioca ai dadi, obiett al riguardo Einstein a Max Born, e a meno di ricadere nel misticismo del caso o del miracolo devesserci un modo per riuscire a prevedere quale sar la posizione nel tempo e nello spazio di Messi prima che la sua funzione donda collassi nellattimo in cui il pallone sinsacca alle spalle del portiere avversario. Sospettiamo infatti che lindeterminazione quantistica dei suoi movimenti possa essere la spia non gi di unirriducibilit probabilistica della dimensione blaugrana, ma semplicemente della nostra ignoranza nella comprensione delle sue cause. Il ragionamento di Modeo conforta questa ipotesi, perch suggerisce che ci siano delle variabili nascoste che governano la descrizione approssimata e probabilistica del funzionamento quantistico del Bara: vale a dire, le relazioni strutturali che legano tra loro i giocatori nella sovraunit che la squadra. Stando corti, vicini e ben posizionati, con la linea difen-

siva, mediana e offensiva che si muovono in simultanea, ai blaugrana bastano in effetti spostamenti minimi e sinergici di 2-3 giocatori per pressare e recuperare palla, mentre in fase di possesso ognuno si trova con due o pi opzioni di passaggio o, in mancanza, con la possibilit di sospendere il tempo (come talora fa Xavi) e tener palla fino al primo smarcamento utile di un compagno. Lo stesso dicasi per le folate offensive che si diramano a ventaglio, come tanti laser che si incrociano fulmineamente: sono frutto di una tecnica e di un imprinting tattico che i giocatori apprendono fin da pulcini nella cantera della Masia, a cominciare dal lavoro sul tiki-taka a base di triangolazioni veloci. E cos stando le cose, leffetto-tunnel delle accelerazioni di Messi potrebbe non avere nulla di miracoloso: sarebbe semplicemente la risultante di una complessit ascrivibile alla contemporanea salita degli esterni di difesa, allo schiacciarsi dei centrocampisti verso la trequarti e ai tagli senza palla delle altre punte. Perch mai, senn, lo stesso giocatore alternerebbe alle prestazioni-monstre con il Bara performance affatto incolori con la nazionale albiceleste? Beninteso, possibile che nel Bara vi siano ancora delle relazioni nascoste perch non locali un po come il celeberrimo battito dali della farfalla a Pechino, che in capo a un certo tempo determina un uragano in California. Ma se corretto supporre che le propriet fondamentali delle entit fisiche (atomi o calciatori che siano) non sono altro che una serie di relazioni che si evolvono dal punto di vista dinamico, il mistero dellindeterminazione quantistica del Bara potrebbe alfine essere svelato se solo si pensasse al calcio (e perch no, alla natura e alla societ) come ad uninterazione fra sistemi, e non come a una questione di stati o cambiamenti in sistemi individuali. Sta qui il senso autentico di quella prospettiva Mourinho che Modeo tende invece a declinare come modello culturale alternativo al Bara: nella fiducia che sia possibile concepire lindeterminazione quantistica del Bara come un analogo del caos organizzato di cui parlavano Eugenio Fascetti e, molto prima di lui, Boris Arkadev. Ossia come un sistema che, bench apparentemente imprevedibile, in realt deterministico e, proprio per ci, suscettibile entro certi limiti di previsione e controllo. Finora col Real non gli andata benissimo, ma un altro clsico bussa gi alla porta.

CALCIO IL BARA DI SANDRO MODEO

Londa quantistica della banda Messi

ALIAS N. 45 - 26 NOVEMBRE 2011 (11

di Alessandra Sarchi

Il teschio di Damien Hirst, gli escrementi di Paul McCarthy, la BMW dipinta da Jeff Koons... Jean Clair ci d un nuovo capitolo della querelle antico-moderno, evidenziando i tratti infantili anali dei meccanismi che regolano IL PAMPHLET LINVERNO DELLA CULTURA (SKIRA) la promozione e il consenso degli artisti di punta nel mercato
12) ALIAS N. 45 - 26 NOVEMBRE 2011

osa aggiunge di nuovo lultimo pamphlet di Jean Clair, Linverno della cultura (edizione originale Flammarion 2011, traduzione italiana di Doriana Comerlati, Skira Saggi, pp. 112, 16,00), a quanto gi argomentato nei precedenti Critica della modernit e La responsabilit dellartista? A chi non si gi fatto persuadere dalla vis polemica del critico francese contro la pratica artistica postmoderna trovando che le sue ragioni fossero quelle del passatista, poich disgusto e previsione di apocalittiche desertificazioni della cultura sono da sempre le armi spuntate di chi, nella querelle tra antichi e moderni di qualunque secolo, sta con gli antichi, converr leggere questi nove paragrafi. Se non altro perch alle ragioni storiche, da conoscitore delle avanguardie il suo primo saggio edito era su Duchamp , qui Jean Clair connette la dbacle economica mondiale del presente e la peculiare postura degli occidentali del ventunesimo secolo, a suo modo di vedere schiavi della propria immanenza. Partiamo da questultima. Che di immanenza si tratti nelle sue forme pi deiettizie non v dubbio, la carrellata di opere che rivoltano linterno del corpo allesterno impressionante: dalla merda di artista di Manzoni, al secchio di vermi rovesciato in faccia di Gina Pane, agli intestini attraversati da microsonde di Mona Hatoum, allo sperma spruzzato su metallo di Kiefer, ai video in cui Paul McCarthy dipinge con escrementi su un muro, per non parlare dello sfinente catalogo della body art. Linsistenza sulla zoe, vita bestiale, o residuale, in contrasto con il bios degli animali intelligenti, secondo la distinzione di Agamben, rivela agli occhi di Clair il pericolo paventato da Freud nel 1912: Ci si dovrebbe abituare allidea che un adeguamento delle pretese della pulsione sessuale alle esigenze della civilt non sia affatto possibile, che la rinuncia e la sofferenza nonch, in lontanissima prospettiva, il pericolo di estinzione del genere umano in seguito alla sua evoluzione civile non possano venire allontanati. Luomo contemporaneo gode in sintonia con lartista dei propri escrementi e fluidi, come ne gode il bambino che crede di possedere tutto il mondo in potenza. Larte antica e moderna si svolta, secondo Jean Clair, sotto il segno del sacrificio di Abramo, della fiducia nel padre-arch a cui viene chiesto limpossibile e che obbedendo ottiene la grazia per il figlio, ossia la propria continuit; unallegoria potente e fondativa, oggi persa a favore di un altro mito, quello di Edipo che elimina il padre per possedere la madre. Lautorit, la trasmissione, la tradizione sono diventatate impensabili per lartista contemporaneo; le riflessioni del critico dar-

te francese suonano complemetari a quelle sullo svuotamento del ruolo e della figura del padre di Luigi Zoja (Il gesto di Ettore: preistoria, storia, attualit e scomparsa del padre, Bollati Boringhieri, 2000). Ma veniamo alla questione economica che costituisce la parte pi nuova e affilata del testo. Il valore estetico e commerciale attribuito alle opere darte contemporanea, e le procedure che ne permettono la promozione, sono assimilate da Clair a quelle criminose che nellimmobiliare e nella finanza consentono di vendere il nulla: subprimes, cartolarizzazione, hedge funds, termini con i quali la crisi in atto dal 2008 ci ha tristemente familiarizzato. Galleristi e musei agiscono come promotori economici e agenzie di rating che decretano quasi sempre in maniera decorrelata rispetto alla realt materiale il valore delle opere. La BMW dipinta di colori sgargianti da Jeff Koons, esibita prima nel cortile di Versailles poi al Pompidou, il teschio tempestato di diamanti, lopera con-

temporanea pi costosa al mondo, esposta da Damien Hirst a Palazzo Vecchio, la scultura di papa Wojtila abbattuto da un meteorite di Maurizio Cattelan venduta per tre milioni di dollari, sono solo alcuni degli esempi pi eclatanti del patto stretto tra grandi capitali monetari e gesti artistici di esclusivo contenuto spettacolare. La loro quota estetica e il loro valore economico si nutrono del prestigio della cornice in cui si mostrano, del marchio che esibiscono. Togli Versailles, togli Palazzo Vecchio e rientrano nel kitsch indistinguibile da cui siamo sommersi. E quando non vi sia uno spazio antico da saccheggiare per investire di sacralit e funzionalit le opere, e soprattutto per legittimarne il valore di mercato, ecco moltiplicarsi i musei darte contemporanea, definiti mattatoi culturali, anche nellaspetto un miscuglio di scialba modernit e di imprestiti arrischiati, quel kitsch che invader larchitettura delle megalopoli, da Las Vegas a Dubai. Il contenitore che determina il contenuto tutte le ar-

Clair: impostura estetica per i nuovi ricchissimi

chi-star devono fare almeno un museo nella loro carriera! al punto che senza lo spazio artificiale, iper-tecnologico e asettico cos acutamente individuato da Brien ODoherty (Inside the White Cube. The Ideology of Gallery Space, edizione originale 1976, in uscita presso Johan & Levi in traduzione italiana), c da domandarsi se tanta produzione contemporanea avrebbe luogo desistere. Chi vorrebbe nella propria casa le opere esposte negli show room in cui sono stati trasformati Palazzo Grassi o la Punta della Dogana? Clair non ha dubbi: non il visitatore che paga il biglietto e fa le code, non potrebbe permetterselo e nemmeno lo concepirebbe al di fuori di quelle mura che gli garantiscono che ci che sta guardando arte; piuttosto quella microsociet di ricchissimi che pu creare dal nulla caveau per contenere tali opere, come lo Shaulager di Basilea, un immenso bunker di cemento, n museo, n deposito, in cui unistituzione privata dichiara di dedicarsi alla trasmissione della creativit e dellarte contemporanea, con i criteri e la discrezione di una banca, per lappunto. Che esista dellaltro nellarte contemporanea Jean Clair lo sa, ma a spingerlo al catalogo impietoso di queste miserie, una volta di pi la consapevolezza che questo altro rischia, ora pi che mai, di rimanere fuori dai circuiti di ci che si conosce.

BASAGLIA

Scrittura dei corpi anti-professionale


di Enrico Redaelli

ranco Basaglia ha saputo osservare ci che di norma rifugge allo sguardo: non il punto nero sul foglio ma lo spazio bianco che gli sta intorno. Non la malattia mentale, scritta e rigidamente codificata sulla carta da un sapere tanto astratto quanto cieco, quale la psichiatria di cinquantanni fa, ma lintreccio di teorie e di pratiche che sorreggevano e rendevano possibile quella scrittura. Scrittura dei corpi entro lo spazio clinico, scrittura delle vite entro gli ingranaggi dellistituzione. Da medico e da ricercatore, ha interrogato il gesto stesso con cui si arrivati a scrivere la follia, a farne un punto nero sul foglio, a darle quella forma apparentemente definitiva. E a ingabbiarvi, come un destino irrevocabile, la sofferenza mentale. Fu ci che aveva visto a permettergli di pensare, e poi sperimentare, prima a Gorizia e poi a Trieste, un totale rovesciamento di prospettiva. Ma questa solo una parte dellimpresa basagliana, oggi scandagliata da filosofi, psichiatri e psicoanalisti nel volume Franco Basaglia Un laboratorio

PRAGMATISTI CARTLEDGE

La bassa melodia della credenza


di Marco Pacioni

Democrazia classica pensiero e prassi


di Dino Piovan

italiano (Bruno Mondadori, pp. 133, 11,00), a cura di Federico Leoni. Forse ancor pi sorprendente come egli riusc a catalizzare attorno al proprio obiettivo, in un ristretto ambito specialistico come quello della salute mentale, istanze di rinnovamento e aspirazioni sociali di pi ampia portata, mettendo in moto una formidabile macchina organizzativa e comunicativa che port infine a una riforma decisiva delle istituzioni psichiatriche, siglata con la legge 180 del 1978. Tutto questo con un coraggio e unaudacia che ricordano i gesti sovversivi del surrealismo, come osserva Stefano Mistura nel suo intervento in questo libro, e con una radicalit tale da mettere in questione, anzitutto, il proprio ruolo professionale, come ben spiega il testo di Mario Colucci. Dopo una prima sezione di prospettive, che ospita, accanto agli autori citati, anche un saggio di Pier Aldo Rovatti, il volume collettaneo esamina la ricerca basagliana tra follia, corpo e istituzioni. Federico Leoni mostra in dettaglio come quella ricerca non sia

suddivisibile, secondo una distinzione ormai divenuta canonica, tra una prima fase, teorica e fenomenologica, e una seconda fase anti-istituzionale. Massimo Recalcati disegna lincontro mancato tra lo psichiatra veneziano e Lacan, entrambi critici verso una certa declinazione della psicanalisi. Chiude la sezione un confronto con Foucault a cura di Giovanni Mierolo. Lultima parte del libro infine dedicata a sondare lintreccio tra ricerca e impegno etico-politico, con interventi di Gabriella Farina, Rino Genovese e Pierangelo Di Vittorio. Merito del volume quello di restituire la complessit di una figura irriducibile alle stilizzazioni successivamente compiute tanto dai sostenitori che dai critici, sino alla versione agiografica della fiction televisiva. Come ricorda Leoni nella prefazione, il problema sollevato da Basaglia, lungi dallessere un episodio felicemente concluso della storia italiana, ci interroga ancora e riguarda tutti noi, le nostre pratiche e la rete di saperepotere che informa le nostre vite e d forma alle nostre istituzioni.

ttraverso gli epistolari si pu entrare in maniera meno ufficiale nelle opere. Proprio per questo motivo le lettere possono far venire alla luce elementi che altrimenti rimarrebbero opachi. Cos avviene nella corrispondenza fra Charles S. Peirce e William James raccolta in Alle origini del pragmatismo, a cura di M. Annoni e G. Maddalena (Aragno, pp. LXII-304, 15,00), che copre un arco cronologico dal 1875 al 1910 ed molto importante non soltanto come fonte per capire lo sviluppo del pragmatismo americano, ma soprattutto per evidenziare il sostrato che, al di l delle diversit dei due protagonisti, ha contribuito a dare la scossa decisiva al costituirsi di un approccio comune alla filosofia e ai diversi temi che essi affrontavano. In questo senso, le lettere di questo volume non sono semplicemente una risorsa storica, ma soprattutto genealogica, come sottolinea il saggio introduttivo di Annoni. Molti sono gli argomenti, gli elementi di contesto che aiutano a ricostruire latmosfera in cui matura la filosofia classica americana, i personaggi e i luoghi che animano questo scambio epistolare. E nonostante siano state escluse le lettere di contenuto pi personale e doccasione (ma anche una parte di lettere pi tecniche di Peirce), il libro si presta anche a una lettura non specialistica. Dal punto di vista della genealogia del pragmatismo il momento decisivo quello della ricezione della teoria della credenza del filosofo britannico Alexander Bain allinterno del Metaphysical Club (tra i cui membri troviamo ovviamente anche Peirce e James) negli anni settanta del diciannovesimo secolo, quando lidea di una tendenza pragmatista non si ancora definita, ma proprio per questo Bain pu fecondare efficacemente un insieme di ricerche filosofiche eterogenee. solo pi tardi, fra la fine dellOttocento e linizio del Novecento, per le vie indirette documentate da queste lettere che capiamo limportanza dellelaborzione nella filosofia americana della questione della credenza. Bain, pur citato una sola volta in una lettera del 1904, aleggia un po in tutto il carteggio. Peirce lo chiama direttamente in causa soltanto nel momento in cui impegnato a elencare definizioni psicologiche della coscienza. Qui, non a caso, compare la credenza in tutta la sua portata strategica per la definizione del pragmatismo: Noi ci portiamo dentro una sorta di bassa melodia di contrappunto della credenza durante tutta la nostra vita. Il pragmatismo, la sua vera essenza che la credenza sempre laspettativa del futuro. La fenomenologia della credenza e il generale investimento nella psicologia filosofica (ma anche nellantropologia: non si dimentichi la rilevanza di Darwin) servono al pragmatismo per orientare (forse per aggirare) le domande teoretiche della metafisica verso risposte applicative. Come mostra questo scambio epistolare, lapplicabilit nel pragmatismo non soltanto una conseguenza di un certo tipo di approccio ai problemi, ma il criterio stesso per legittimare un modo del pensiero.

n un momento in cui sembra rivivere lesigenza di una democrazia diversa dalla forma rappresentativa che ben conosciamo, pur tra formidabili tentativi politici e mediatici di delegittimazione allinsegna dello spauracchio del populismo dal basso, non inutile tornare a riflettere su quando la democrazia era davvero, nel senso genuino, potere del popolo. Un aiuto ci pu venire da Il pensiero politico in pratica Grecia antica (secoli VII a.C.-II d.C.) di Paul Cartledge, antichista di Cambridge tra i maggiori storici dellantica Grecia in circolazione (trad. di F. Pezzoli, Carocci editore, pp. 215, 19,50). Per esempio nel ricordarci che la democrazia greca antica era un fenomeno sociale complessivo, una vera e propria cultura e non semplicemente un sistema politico istituzionalizzato, un fenomeno cos radicale che le lite intellettuali dellEuropa moderna hanno considerato a lungo inaccettabile, e che infine riapparso solo al prezzo di uno svuotamento progressivo nella prassi, fino a far perdere al nome democrazia il suo significato originario. C naturalmente molto altro in questo denso libro di introduzione al pensiero politico greco da Omero a Plutarco, passando per Solone, Clistene, gli immancabili Platone e Aristotele nonch i rivoluzionari-utopisti spartani del III secolo a.C. Uno dei capitoli pi interessanti riservato al processo a Socrate, additato spesso ad esempio del livello di intolleranza e oscurantismo che connotava la democrazia classica. Attraverso una rigorosa contestualizzazione storico-culturale Cartledge arriva a concludere che la condanna decretata dalla giuria popolare era corretta, pur senza negare il coraggio di Socrate; tralascia per di rispondere alla questione se fosse anche giusta, almeno per quanto riguarda laccusa di aver ispirato i nemici della democrazia come Crizia, il leader intellettuale e politico dei Trenta tiranni. La contestualizzazione uno degli obiettivi perseguiti da Cartledge, che si richiama alla scuola storiografica di Cambridge (J. Pocock e Q. Skinner) in favore di un approccio fortemente contestualizzato, che legge i testi secondo i loro reciproci rapporti e scruta lo scarto tra denotazione del linguaggio comune e connotazione del testo in analisi; di qui il fatto che i capitoli veri e propri sono accompagnati da altri denominati contesti, che illustrano il quadro storico-politico di fondo. Risulta per singolare che, tra le tante fonti citate, manchino totalmente riferimenti alle orazione attiche di V-IV secolo, a lungo ostracizzate nella storia del pensiero politico ma non meno significative delle fonti filosofiche per cogliere le peculiarit dellideologia democratica ateniese. Frutto del dialogo con gli studi non specialisti anche la dichiarata centralit al rapporto tra teoria e pratica politica; se lintenzione meritoria, le singole trattazioni lasciano tuttavia molti nodi aperti o poco esplorati, come quello tra pensiero e pratica della democrazia (e anche dellantidemocrazia). Non resta che augurarsi che questa esplorazione continui.

R. WALSER FACCHETTI

Visioni e proiezioni Catabasi nel lutto dinanzi ai quadri col grande Giacinto
di Davide Racca

La BMW M3 GT2 trasformata in opera darte da Jeff Koons

l poeta Robert si soffermava spesso a contemplare il fratello maggiore Karl, pittore e illustratore, nellatto di dare forma alle sue visioni. Fu lo stesso Karl a iniziare il giovane Robert alla conoscenza della storia dellarte. I due fratelli svizzeri si sarebbero incontrati diverse volte in varie citt della Germania, fin quando Karl non focalizz la sua attivit a Berlino. Ed qui che Robert partecip alla bohme berlinese e frequent gallerie, mercanti darte, artisti della Secessione e mostre. Robert mantenne con le arti plastiche unaffinit elettiva fino al 1933, anno in cui, trasferito nel sanatorio di Herisau, in Svizzera, sempre pi chiuso nelle sue passeggiate, senza cessare di scrivere. Il poeta trova nella pittura e nel disegno un filtro sensibile per accedere al mondo. Non necessariamente vede opere dal vero. Anche semplici riproduzioni, pescate in botteghe darte, sono scintille da cui partire per percorrere brevi prose o poesie, oppure dialoghi divaganti con figure immaginarie. quanto accade in Ritratti di pittori di Robert Walser (Adelphi, pp. 134, 16,00), a cura di Bernhard Echte e tradotto da Domenico Pinto. Un libro con quadro a fronte, dove il dipinto o il disegno non viene spiegato e giustificato ma rappresenta un punto di partenza immaginativo, un trampolino per visioni e moti danimo, un serbatoio di storie, di umanit e di qualcosaltro. Walser si lascia andare a un flusso di proiezioni e sinestesie, come quando nel Bosco di faggi, del pittore svizzero Ferdinand Hodler, mette le mani in tasca perch pervaso dallaria fredda e pungente dellinverno. Parlare in sintesi di molti quadri costituisce per me una difficolt di cui, in un certo senso, mi compiaccio sinceramente. Qui contemplai un paesaggio ora primaverile ora innevato, un dipinto ora di fiori ora di donna. Quando mi fermai davanti a un nudo femminile, che posava su un morbido sof, qualcuno mi rivolse la parola nel tentativo di far colpo con la sua critica darte. Trovai tuttavia giusto lasciargli intendere che a me la saccenteria non garba. Walser non vuole influenzare lopinione pubblica o esercitare alcuna forma di giudizio intellettuale e si sente affine allacquarellista che sembra dire: Dipingo acquerelli perch vorrei insegnarti ad amare ci che sta intorno a noi. Questi testi sono poesia che dalla pittura imbocca il sentiero dellinvenzione, con similitudini di grande fecondit interpretativa: Vidi un Cristo con una ferita nel costato; la ferita era simile a una bocca. E la scrittura divagante sempre interna a una visione umile e creaturale, mossa da sentimenti di piet, che impongono un limite alla scrittura stessa, quando, davanti a un Brueghel, scrive: il mio sar solo un breve articoletto irrilevante, a quelluomo prigioniero e ignudo, perso nella notte dei tempi. Walser si ritrova a cercare in s, e non nellinaffidabilit del successo, ragione e fondamento del proprio essere e fare. Per lui, in arte, decisivo piuttosto un qualcosa che arricchisca la vita, qualcosa che pu cadere nelloblio ma che in seguito si torna poi ad amare, che per un certo tempo viene magari censurato, ma che forse proprio per questo avr in avvenire effetti pi profondi.

di Massimo Raffaeli

n uno dei nostri romanzi pi a lungo clandestini, il solo che traduca il calcio in unaspra metafora etico-politica, vale a dire Azzurro tenebra (Einaudi 1977, poi Rizzoli-Bur 2010), Giovanni Arpino acquisisce la figura di Giacinto Facchetti, anzi Giacinto Magno che nella sua definizione vale un destino, come la vivente eccezione di uno sport che in Italia non pi da gran tempo uno sport e tanto meno un gioco, ma oramai uno spettacolo di ambigui circensi e di professionisti asserviti. Alla fine dello stesso romanzo, che oggi si direbbe una docufiction ambientata nellestate del 74, cio al tempo della disastrosa spedizione della nazionale italiana ai Mondiali di Monaco, Facchetti d appuntamento allamico scrittore per la cerimonia di battesimo del suo terzogenito e primo figlio maschio: Arpino arriva puntuale e diviene in effetti il padrino di quel piccolo Gianfelice, oggi trentasettenne e uomo di teatro, che dedica alla memoria del suo genitore Se no che gente saremmo Giocare, resistere e altre cose imparate da mio padre Giacinto (Longanesi, pp. 182, 14,00), un libro toccante e dal titolo pure arpiniano, scritto ex imo corde ma comunque originale nella propria struttura come lucido negli assunti. Un libro, sia detto per inciso, che risulta tanto pi necessario nel momento in cui il nome di Giacinto Facchetti (non solo un campione ma un uomo di straordinaria limpidezza sia da atleta sia da presidente dellInter) diviene oggetto di svergognate insinuazioni postume, di prove artatamente taroccate e addirittura di chiamate di correo da parte della stessa Cupola di cui, al tempo di Calciopoli, egli era stato nientaltro che un bersaglio. Se non ovviamente una biografia tecnica, il libro di Gianfelice non nemmeno lapologia del padre: alle pagine pregne di ricordi, scandite per continue diversioni e ritorni al presente, non sovrintende affatto la nostalgia ma viceversa la malinconia e, dunque, la sua personale elaborazione del lutto. Come se Gianfelice si chiedesse di continuo: che cosa significa lesempio di un tal uomo prima che del calciatore? Quale il senso della sua presenza, al passato, e del vuoto relativo, al presente? E quanto pesa, infine, un pegno cos intatto da sembrare inarrivabile e persino intangibile? La scrittura di Gianfelice, dove leggerezza e delicatezza sono esatti sinonimi, muove da una lenta discesa agli inferi del proprio lutto, risale da uno stato di apnea che via via libera il flusso dei ricordi, il loro risuonare a stormo nello spazio disertato, e tuttavia gremitissimo, di un manque. Scrive Gianfelice, a un certo punto: Pu capitare che a una ferita ci si affezioni inconsciamente, e forse solo perch in tutto quel vissuto disumano dobbiamo ammettere di aver sentito la vita vibrare fino in fondo. Chi abbia avuto la fortuna di incontrare anche una volta sola Giacinto Facchetti, sa che tutto questo vero, alla lettera.

ALIAS N. 45 - 26 NOVEMBRE 2011 (13

Gigi Chessa, Pesci di celluloide, 1931, Torino, collezione privata

BERSAGLI
A I T A

Anna Cascella Luciani, oscillazioni e stupore


di Roberto Galaverni
Ora che Anna Cascella Luciani ha raccolto la sua intera opera in versi nel volume Tutte le poesie 1973-2009 (Gaffi, pp. 768, 25,00), possibile valutare appieno la fecondit della vena poetica di questa scrittrice sempre reattiva, appassionata e intimamente necessaria. Nella sua introduzione Massimo Onofri ha individuato con molta precisione alcuni attributi fondamentali della sua poesia, a partire dalla specifica costellazione di riferimento che le appartiene: Penna, Saba, Bertolucci, Caproni, i classici latini, Catullo e Orazio, anzitutto, ma poi anche Giudici e Fortini, tanto pi attivi e visibili nelle ultime raccolte, quando il rapporto con la vita sinasprisce e il discorso poetico si fa via via pi amaro e grave, pi strappato. Ma vero che se esiste un elemento costante, direi quasi una base sonora della Cascella Luciani, questo andr trovato comunque nella disposizione al canto e nella costante freschezza dellintonazione, o se si preferisce della voce. A sorreggere questi versi sono sempre, e innanzi tutto, convinzioni esclusivamente musicali, forti solo del loro ritmo. Se la vita si vanifica nel niente dei suoi tesori, sar comunque levidenza della musica a replicarne la verit, ha scritto bene Onofri. Parecchi tratti tra espressivi e tematici o, in senso lato, di rappresentazione, sono in vario modo connessi con un simile talento vocale e melodico: il verso prevalentemente breve, la tendenza epigrammatica e il piacere della rima (una rima dettata non dalla metrica ma dalla risoluzione concettuale), la preferenza per la canzonetta (Canzonette anche il titolo di una sezione del libro), il lessico semplice, basico, che fornisce come i mattoni dati una volta per sempre di questi versi. E se proprio da Penna, capostipite inarrivabile, derivato tutto un modo di scrivere poesia, allora alcune caratteristiche di un tale assetto poetico potrebbero anche riconoscersi comuni con una certa area di poesia romana su cui la critica tornata pi volte negli ultimi anni (anche se un tale legame non andr tenuto fisso pi di tanto): un rapporto assoluto con la realt, la precedenza, tra cameretta e apertura atmosferica, della dimensione privata rispetto alla Storia, la centralit della parola vita (piuttosto che esistenza). Nel componimento che apre i semplici (1989), che vale anche come unindicazione di poetica e perfino, se vogliamo, come la ricerca di un certo tipo di lettore, la Cascella Luciani scrive: se vero che io / come tu dici muto / lorrore in splendore / e langoscia / in idillio, ebbene io / non ti assomiglio. Se si aggiunge che il testo subito successivo un breve esercizio concettuale su amore e morte (amore e morte si guardano / a distanza), si pu vedere subito come la sua poesia si possa leggere, e non dietro ma proprio dentro agli accordi del ritmo e alle figure della scrittura, come una vera e propria guerra per la difesa di una propria essenziale integrit, di una dovuta misura umana, si pu dire, e cio di tutto quello che per questa poetessa si associa allidea della vita, o meglio allidea di quello che la vita si sente che dovrebbe essere. E per la Cascella Luciani presto detto, anche se si tratta di qualcosa dirrinunciabile e, proprio per questo, da dire e ridire continuamente: amore, gioia, libert, felicit. In ogni parte del suo canzoniere si trova il senso di una promessa mancata: mai avrebbe detto / la figlia che il petto / di ognuna ha / una storia nel tempo / che cambia il corpo-fanciulla. Si tratti dellabbandono alla malinconia amorosa, come la chiamava Saba, o viceversa della partecipazione allestasi del presente (lamore-passione, ma anche limprovviso avvertimento della pienezza auratica delle cose: lazzurro del cielo, gli uccelli, il gatto, il suo concluso orto, le piante, i fiori); si tratti invece della memorie dellinfanzia e del retaggio familiare abruzzese (Pescara, lAdriatico, intessuti in modo sempre pi continuo e organico), questa poesia coincide appieno con quella che si pu definire come la sua situazione prima e ultima: il sentimento per la perdita della bellezza e della gentilezza del mondo, della sua grazia. In questa oscillazione continua di aspirazioni e di smentite, di promesse e di adempimenti mancati, quello che pi stupisce lo dir con un gioco di parole come la poetessa non smetta di stupirsi. Credo che proprio questo abbia a che vedere con la freschezza della voce di cui dicevo allinizio. Pur con tutta la sua ironia, con la sua saggezza di vita, con la progressione spesso amara nella conoscenza di s e delle cose, la Cascella Luciani non ha mai fatto proprio il disincanto per il disincantamento del mondo. Ogni nuovo accadimento, ogni nuovo incontro o nuova constatazione, rappresentano una scoperta anchessa nuova, che per sempre la stessa. La sua poesia, anzi il suo gesto poetico possiede in questo qualcosa di estremamente vitale che viene prima dellideologia, prima della concettualizzazione, prima anche, se possibile, della letteratura. La Cascella Luciani corre al verso come se ogni volta non poetesse farne a meno. Ne ha bisogno per comprendere, per superare, prima di tutto per difendere, sapendo comunque bene che nessuna poesia pu davvero sostituire e compensare quanto della vita stato tolto. Cos le basta dislocare anche solo di un poco il proprio angolo dosservazione, per trovare quel punto esatto di giuntura tra il fiato caldo della dimensione immediata e lintelligenza, tra lincantamento musicale e la definizione precisa del concetto, in cui credo si trovino i suoi risultati migliori (il suo fiore prediletto non a caso la rosa, a cui sono dedicate varie poesie; e la rosa, com noto, per eccellenza il fiore in cui si uniscono naturalezza e artificio, natura e letteratura, il profumo e la massima convenzionalit): Misurando il piccolo e il grande e / la distanza tra le due misure, veniva / fuori la forma di una nenia. // La sussurrava il bambino a mezza bocca / segnando il tempo, a chi tocca tocca.

di Daniele Mastrangelo

un sentimento di libert conquistata quello che accompagna luomo ogni volta che pu rivolgere ad altro suo simile, vivo e operante, la parola: maestro. Questo sentimento la tonalit dimpianto che attraversa la raccolta postuma degli Scritti civili di Massimo Mila (a cura di Alberto Cavaglion, Il Saggiatore, pp. 384, 22,00): la testimonianza di un uomo libero non soltanto per lautonomia di giudizio, la coerenza, il rifiuto della retorica in essi profusi; ma, ancor prima, per lindipendenza con la quale lautore riconosce e racconta i suoi maggiori e, insieme, il proprio apprendistato. Quanti conoscono il Mila pi noto, lo studioso di fatti musicali, troveranno in queste pagine la radice che alimentava quegli studi speciali; inoltre la presente ristampa offre alcuni scritti sparsi, nella sezione Musica e Cultura, che mancavano nella prima edizione del libro (Einaudi, 1992). Quali furono allora i maestri di Mila? In ordine non casuale si possono restringere a quattro: Augusto Monti, Croce, lesperienza partigiana con i suoi compagni di lotta e la prigionia. Dal primo di questi, dallamato professore del DAzeglio, Mila impara la necessit di stare nei termini delle questioni, senza cedere alla comodit di spiegazioni dallesterno, impara il rifiuto della complicazione e dello scrivere oscuro, fa sua la polemica contro il letterato, ovvero contro gli esteti puri che proprio sul loro terreno facevan di solito cilecca e rivelavano i loro limiti poetici, estetici, poich privi di interessi umani, e magari politici e sociali. Nel 1929, al primo anno della Facolt di Lettere e Filo-

Quattro maestri: Augusto Monti, Croce, lesperienza partigiana, il carcere. In questo perimetro militante si prepara il futuro critico musicale
sofia di Torino, si unisce alla scoperta dellEstetica di Croce anche quella del carcere e per ragioni non troppo distanti: Mila sottoscrive una lettera di solidariet al filosofo in seguito al suo noto e isolato discorso contro i Patti Lateranensi. Liniziazione oramai avvenuta e dopo un mese e mezzo di carcere Mila in un certo senso gi antifascista seppure lo stile con il quale racconta queste prime esperienze inclini piuttosto al picaresco. Come avventurosa e perfino sportiva la prima collaborazione a Giustizia e Libert: portavo pacchi, diffondevo manifestini, attraversavo la frontiera a piedi, in sci e in treno tutte le volte che Ginzburg me lordinava. Nel 1943 un nuovo arresto, questa volta a seguito della delazione di Pitigrilli allOvra, Mila viene condannato a sette anni di carcere. Alla vita, alle abitudini dei reclusi antifascisti sono dedicate tante pagine di questi scritti: Mila racconta soprattutto le esperienze altrui, come quelle di Ernesto Rossi e Riccardo Bauer, mentre alla personale aneddotica carceraria quasi non concede spazio. Se si va oltre il racconto per, si pu intuire come il IV braccio di Regina Coeli trasfiguri nel corso degli anni in un luogo della mente, in uno spazio immaginario dove tornare per poter distillare la realt e i problemi che essa pone, proprio come nei primi anni quaranta ci fu un solo osservatorio in Italia dal quale la vista non fu mai ottenebrata: la prigione. Accanto ai ritratti e alle memorie, il libro raccoglie anche scritti e polemiche apparsi sul quotidiano di Giustizia e Libert dal 45 al 50. Non si pu che provare stupore per la loro attualit allorch si segua Mila nel racconto degli effetti della dittatura sugli italiani o piuttosto nella denuncia della ricostruzione del fascismo amorosamente coltivata da questo governo (il quinto governo De Gasperi, ndr) e per tutti gli aspetti ormai completa nella connivenza di tre ingredienti sostanziali: il grande capitale, lalta burocrazia e la chiesa. In queste pagine c gi la consapevolezza di come la monumentalizzazione del ricordo sia uno dei migliori strumenti di rimozione e allora lautore sente il bisogno di pensare la scelta antifascista non commisurando immediatamente il risultato ultimo, la causa finale, quello che sarebbe venuto chiss quando (), ma cercando la spiegazione di ogni singolo fatto nel fatto precedente, una spiegazione immanente e non finalistica. E non parla forse di noi Mila allorch recensendo le memorie carcerarie di Michele Giua, di cui era stato in quel frangente compagno, ricorda: il tormento di dover contemplare quotidianamente, ed esperimentare a proprie spese, quello che Goethe definiva il pi triste di tutti gli spettacoli per la mente

delluomo: lassurdo incarnato? Tanto Mila non cede alla retorica monumentale quanto rifiuta ogni tentativo (ad esempio nella polemica con Togliatti) di assoggettare larte e la cultura allimpegno direttamente politico e sociale. Se da un lato infatti allarte bisogna affidarsi per riparare le devastazioni morali che abbiamo sofferto in questi anni, dallaltro esse devono restare esclusivamente, liberamente se stesse: intisichiscono quando non sono sorrette da una intensa partecipazione umana agli interessi politici e civili del loro tempo, ma questo deve essere il punto di partenza, un impulso motore, non uno scopo. Seguendo i motivi della libert di pensiero e dellautonomia dellarte, si pu dire che gli Scritti civili (non tanto per la sezione Musica e Cultura ma piuttosto nel loro insieme) sono unintroduzione a tutta lopera saggistica di Mila. Basterebbe soltanto provare a leggere quella meravigliosa testimonianza che si intitola Umanit di Rosselli. il racconto di come lautore, sotto lauspicio di Ginzburg, si reca a Parigi per incontrare la prima volta i vertici di Giustizia e Libert: Garosci, Tarchiani, Lussu e in particolare Carlo Rosselli; ma accanto a questi uomini la musica assurge nella storia quasi al ruolo di sesto personaggio. Davanti al sogno di Parigi, Mila abbandona presto il rammarico per non poter conoscere Stravinskij, che a Torino avrebbe diretto la Sinfonia dei Salmi (era lepoca delle dichiarazioni di ammirazione del compositore verso Mussolini!), ma allarrivo scopre che Rosselli allOpra ad ascoltare il Boris Godunov con il mitico aljapin. Me nandai a zonzo per Parigi sfolgorante di luci : cos comincia la nobile vicenda di uno studioso della musica

UNA RIEDIZIONE AUMENTATA DEGLI SCRITTI CIVILI DI MASSIMO MILA

Prigionia il mio maestro

14) ALIAS N. 45 - 26 NOVEMBRE 2011

POSTLETTERATURA

CASI CRITICI

HELEN HUMPHREY, LA VERIT, SOLTANTO LA VERIT

RICHARD MILLET ANTI-AMERICANISTA FRANCO-CENTRICO


di Gilda Policastro
Che il mercato sia assurto a unico luogo di verifica della produzione letteraria; che il romanzo appaia come il genere egemone su scala mondiale; che le forme migliori di narrazione contemporanea corrispondano a quelle ibride, frante e discontinue, sono elementi ritornanti nel dibattito di questi anni. E dunque averli identificati ed enucleati va riconosciuto come il maggior merito del libro di Richard Millet, Linferno del romanzo Riflessioni sulla postletteratura (Transeuropa, pp. 220, 18,90). Quello che ne costituisce invece un forte limite il carattere apoftegmatico-sentenzioso (piuttosto che aforismatico, come da prefazione) delle affermazioni, e della loro ostinata collocazione entro un discorso dichiaratamente, ossessivamente antiamericano. Di un antiamericanismo, per, che non si traduce o non si identifica con lanticapitalismo o lantiimperialismo, ma si richiama piuttosto a una matrice idealmente reazionaria, nazionalista e razzista, da cui il prefatore Carlo Carabba prende opportunamente le distanze. Singolare tra laltro che a idee analoghe (e per chi scrive condivisibili nella loro massima parte) sul mercato e sul romanzo si possa provenire da percorsi pressoch opposti, se si pensa a Schiffrin, e alla sua contestazione politica dellasservimento editoriale alloperato di Bush ai tempi della guerra in Iraq. Lidea di purezza della lingua che Millet caldeggia rispetto al romanzo invece fortemente francocentrica: che la lingua pi praticata dal romanzo attuale sia una sorta di traduzione perenne dallinglese non vale ad es. per la narrativa italiana (limitatamente, certo, al suo peso internazionale), dove specie i pi giovani, lungi dal parlare uno slang anglofono, propongono piuttosto una sorta di narrativese pseudocolto, cimentandosi sin nellandamento sintattico con la tradizione pi illustre del genere (dunque anche francese tra laltro), con lequivoco poi tipicamente nostrano della necessit di uno stile impostato (per cui si adoperano di preferenza termini meno correnti nella lingua duso, indipendentemente dal contesto). Anche quanto allanalogia romanzo-inferno Millet si mostra ben poco consapevolmente debitore alla tradizione italiana (da Dante giusta la definizione sanguinetiana della Commedia come romanzo teologale a Giacomo Debenedetti, che defin ogni romanzo una nekuia): linferno qui piuttosto il simbolo ambivalente del romanzo come auspicabile affondo nel baratro, ma anche come ganglio della comunicazione di massa (la postletteratura di Millet), coi libri che non si leggono pi perch pi spesso si scrivono, e quando si leggono non si capiscono dal momento che la velocit della rete ha abolito quelladdentellato principe della lettura che la noia. Vero che se lo sfondo rimosso del libro il capitalismo, pi che allinferno, dove chi sbaglia paga, ci troveremmo nel solito lunapark, in cui per ci si diverte poco perch si pensa piuttosto a come congegnare il prossimo giro. Oppure si pagher, prima o dopo, quella pena che si chiama oblio, ma che ben poco ha a che spartire col silenzio mediatico-televisivo.

Il mistero di Sainte-Beuve
Dal Canada un evocativo romanzo sul risentimento mimetico del grande critico francese nei confronti di Hugo: della cui moglie Adle era lamante un po... speciale

VAGABONDING
L I B R I E V I A G G I

NOTIZIE POSTUME DA SEPLVEDA E MORDZINSKI


di Roberto Duiz
Si procede con lentezza in Patagonia, non tanto perch le strade sono spesso dissestate, quanto perch da quelle parti si dice che hanno fretta solo quelli che scappano. E il cielo basso, tanto che sembra schiacciare il viaggiatore. avanzando fra la terra e il cielo sulla strada sterrata che porta a Cholila, che a Luis Seplveda e al suo compagno di viaggio Daniel Mordzinski capita dincontrare un tipo solitario, baffuto e sorridente alla ricerca di un violino in mezzo alla steppa a sud del 42 parallelo. Ma questo violino quando lha perso?, chiede lo scrittore. Chi ha detto che lho perso? Come facevo a perderlo se non lho ancora trovato?, risponde quello. Una logica schiacciante che non ammette supplementi dindagine, tanto pi che da quelle parti, dov il vento a dominare la colonna sonora, il buon silenzio delle voci umane fa parte della conversazione. Dunque non c che da dargli una mano a cercare, perch a sud del 42 parallelo la fiducia nasce senza mezzi termini, senza ambiguit n goffi richiami alla prudenza. Fino al gioioso successo finale, consistente nel ritrovamento di un grosso ceppo di abete rosso che le esperte mani da liutaio di quel nuovo, occasionale amico avrebbero trasformato in cassa armonica. Se ne incontrano di storie stravaganti in quel mondo australe che slitta verso la fine del mondo. Ma proprio quelle che lo scrittore cileno (gi autore di Patagonia Express) e il fotografo argentino sono andati a cercare. Questo libro avverte Seplveda nato come la cronaca di un viaggio compiuto da due amici, ma il tempo, i violenti cambiamenti delleconomia e lavidit dei vincitori lo hanno trasformato in un libro di notizie postume, nel romanzo di una regione scomparsa. Ultime notizie dal Sud (Guanda, pp. 161, 16,00) dunque il titolo inevitabile, inseribile in quell inventario delle perdite di cui parlava lamico fraterno Osvaldo Soriano al quale il libro dedicato e che quella regione ha parecchio frequentato. Ha gli occhi azzurri, acquosi per lalcol, sperduti in una faccia conciata dai venti pi feroci, il trisnipote di Davy Crockett, tenacemente aggrappato ai banconi dei bar di San Carlos de Bariloche, citt nata come lurido nido di nazisti tedeschi e croati. In una piccola casa sperduta nella valle che separa El Bolsn da El Maitn una signora ultranovantenne profonde serenit e alla domanda se vive da sola risponde stupita: Sola? No. Vivo con il mio cane, le pecore, le piante e i fiori, e i visitatori si lasciano ipnotizzare dal linguaggio del fuoco del camino, sorseggiando mate. Nella pittoresca El Bolsn aleggia ancora il fantasma di Martin Sheffileds, lo Sceriffo, detto anche il Serpente, seppellito con tutte e due le colt in mano, e di Butch Cassidy, col quale intratteneva un ambiguo rapporto. Il romanzo di una regione scomparsa non si assume lonere delle cronologie. Nelle taverne patagoniche i racconti si fanno con toni da poeta, non da professore. E Seplveda in perfetta sintonia.

di Enzo Di Mauro

conti fatti, nel romanzo La verit, soltanto la verit della canadese Helen Humphreys, classe 1961 (Playground, traduzione di Carlotta Scarlata, pp. 241, 16,00), la storia damore tra Charles-Augustin SainteBeuve e Adle Boucher coniugata Hugo non altro che la cornice dentro cui il grande critico e lo scrittore ricco di gloria mettono in scena qualcosa di pi di un teatro delle rispettive vanit. Il filo tenace che lega gli amanti quasi inciampa in un destino dastratta ovviet e di inapparenza, in queste pagine, rispetto al verticale, serrato confronto a colpi degolatria dei due campioni delle lettere francesi, accademici entrambi ed entrambi potenti e assai ascoltati. Sembra chiaro un elemento: Victor Hugo rappresent per Sainte-Beuve ci che Napoleone aveva rappresentato per Chateaubriand, vale a dire unentit (pi che un soggetto) contro la quale sperare di potersi battere alla pari, ammirata e detestata, a portata di mano e insieme irraggiungibile, oggetto dunque di risentimento mimetico. La Humphreys, sebbene non indichi le sue fonti bibliografiche (a parte la biografia dedicata a SainteBeuve da Harold Nicolson), si certamente documentata. Ci tiene, nella noterella finale, a sottolineare che, con poche eccezioni e laddove possibile, non ha inventato nulla e anzi si tenuta fedele ai fatti e persino alle parole degli stessi protagonisti. Che non si lasciano pregare, sebbene il

memoriale venga quasi sempre affidato, e fatta salva qualche incursione di Adle, alla voce in prima persona di Sainte-Beuve. Lei quasi sempre lontana e immota, chiusa e intatta nel suo sacrificale ruolo di madre e di moglie di un monumento vivente che esige comunque vicinanza e affetto senza nulla restituire, preso com a suscitar clamori attorno a s e a trasformare ogni suo gesto (si direbbe oggi) in un evento planetario. Tutto lo favoriva, dalle tribali battaglie romantiche intorno allErnani nei teatri parigini allesilio di Guernsey, dove si fece seguire dallamante, lattrice Juliette Drouet, che sistem in una casa accanto a quella della famiglia, lui in su la cima, nella serra di vetro di sua costruzione, sotto un sole accecante, a scrivere tutto il giorno, cieco e indifferente allinfelicit altrui. Ego Hugo: ecco il motto che preferiva. Sainte-Beuve, da parte sua, invidia e ammira la salute di Hugo, la sua bulimia di fama terrena, la vitalit, il vigore fisico, persino la natura spesso volgare, grossier, fracassona e poi il timbro stentoreo, privo di sottigliezza, tronfio. Adle intuisce: Charles non voleva soltanto piacere a Victor, ma essere Victor stesso. E Charles: Avrei voluto avere anchio lidea di scrivere un libro su Notre-Dame. Ma non ho lo stesso tocco sentimentale di Victor. Non riesco a spingere le masse allazione, a toccare la giusta corda romantica nel cuore della gente. La mia prosa pi secca. La mia poesia troppo specifica. Difatti, quando egli pubblicher, nel 1834 e in forma anonima, il romanzo Volupt, linsuccesso assicurato. Peggio andr con le rac-

Charles Augustin Sainte-Beuve fotografato verso il 1860 da Bertall

colte di versi Penses dAot e Livre dAmour, rispettivamente del 1837 e del 1843, che a pochi giorni dalluscita gi lautore si doleva di ritrovare nelle bancarelle di libri usati. Pure, in queste opere, le cui qualit restano indubbie, Sainte-Beuve trasporr con grande fedelt lamore per Adle, lunico della sua vita, sebbene i due, dalla fine degli Anni venti alla morte di lei (avvenuta alla fine di agosto del 1868), siano stati insieme (veramente insieme: a teatro, a passeggio nei viali del Lussemburgo, nellombra di una chiesa o in una camera dalbergo) non pi di qualche giorno, di sicuro molto meno di una intera settimana. Adle implorava lamante di non diventare come suo marito. Ti amo, gli diceva, perch mi rendi libera e non pretendi mai troppo da me. Sainte-Beuve, per parte sua, a trentanni si sentiva vecchio e cadente (Victor sembra sempre cos ridicolmente sano che a suo confronto mi sento un invalido). Hugo, di qualche anno pi anziano, saliva le scale per raggiungere la cima della cattedrale come una capra e dallalto, secondo la stupefatta testimonianza di Flaubert, era in grado di riconoscere i passanti. Vista daquila e forza di coccodrillo, brillante ingegno, secondo Baudelaire, e nel contempo intrinsecamente bacato dal verme della villania e della stupidit. Nel romanzo della Humphreys, mosso da un impulso pi evocativo che conoscitivo, la di-

namica mimetica appare chiara fino alla semplificazione e altrettanto esplicita la rivendicazione circa lo svelamento di un mistero (o, aggiungiamo per prudenza, supposto tale). Sarebbe al dunque il seguente il segreto racchiuso nel corpo di SainteBeuve che egli stesso, nel romanzo, ci svela con allarmante serenit: Ho lorgano sessuale maschile, ma molto piccolo e incapace di sostenere unerezione. Ho lorgano sessuale maschile, ma sotto ho qualcosa che somiglia allorgano sessuale femminile. I testi medici chiamano questa malattia ipospadia, una malformazione legata allermafroditismo. Per la scrittrice canadese questo il nodo cruciale che spiegherebbe (anche o in gran parte) il risentimento mimetico di Sainte-Beuve verso lex amico e insieme la pulsione profonda che avrebbe spinto Adle tra le braccia dellamante che, di tanto in tanto, diventa qui Charlotte per amor di lei e la raggiunge in chiesa vestito da donna (e si tratter solo di una semplice strategia?) e perdippi con gli abiti della vecchia madre con cui vive. Adle, cos, avrebbe scelto la delicatezza alla potenza, la dolcezza dellambiguit alla brutale chiarezza, il mistico amore a quello biecamente carnale. Rimase, per, accanto al marito, il quale, da autentico padre nero, seppell tutti: i figli Lopold, Lopoldine, Charles e Franois-Victor, poi la coniuge e infine Sainte-Beuve. Gli sopravvisse solo la figlia pi piccola, Adle, che per egli stesso aveva provveduto a far rinchiudere in manicomio. E ai funerali dellalligatore, nel maggio del 1885, parteciparono due milioni di parigini.

ALIAS N. 45 - 26 NOVEMBRE 2011 (15

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