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mediterraneo antico, xv, 1-2, 2012, 393-408

L ARTIGIANATO DEI PIGMENTI COLORATI


NELL ANTICHIT

:
NOTE SUL BLU E VERDE EGIZIO
NELLE TESTIMONIANZE DEI PAPIRI
Ni cola Reggi ani
L
a produzione di pigmenti colorati era un settore rilevante tra le attivit arti-
gianali dellAntichit greco-romana, e vari studi hanno contribuito ad amplia-
re la nostra conoscenza a proposito delle categorie professionali coinvolte, delle
procedure e dei materiali utilizzati, nonch dei complessi simbolici e antropolo-
gici connessi alla percezione cromatica.1 Fra le sostanze coloranti pi difuse
senzaltro famoso il cosiddetto blu egizio, che potrebbe essere considerato il pri-
mo prodotto artifciale nella storia delle produzioni artigianali. Esso infatti non
veniva ricavato direttamente da sostanze naturali, come accadeva per altri pig-
menti, bens da un processo di cottura di alcune componenti il cui uso era stato
mutuato dallantico artigianato egiziano: in particolare, veniva riscaldato a basse
temperature (900-1000C) un miscuglio di quarzo (oppure silice, o sabbia), carbo-
nato di calcio (gesso), carbonato di rame e carbonato di sodio (il difusissimo na-
tron). In questo modo si otteneva un impasto costituito da cristalli di cuprorivaite
(CaCuSi
4
O
10
), cristalli di quarzo, e vetro. Al termine del processo, solidifcava in un
conglomerato siliceo-vetroso (fritting pan, reso in italiano come fritta oppure pa-
sta) cui il rame dava il tipico colore blu intenso.

2 Da questi blocchetti, variamente
sminuzzati, si otteneva una polvere che veniva utilizzata come tinta pittorica,

3 op-
pure nuovamente impastata come corpo ceramico per la fabbricazione di piccoli
vasi, statuette o amuleti.4 Le produzioni egiziane di questo tipo sono abbondantis-
sime e ben note, anche se a volte confuse con altre tipologie invetriate come la faen-
ce;5 esse vennero esportate nel mondo mediterraneo nel corso di tutta lAntichit.
1 Si veda, a titolo desempio, la miscellanea Colinart - Menu 1998. Alcuni riferimenti bibliografci si
possono trovare infra, mentre per ulteriori approfondimenti e bibliografa rimando a Reggiani 2011.
2 Per un inquadramento generale sul blu egizio si vedano Pags-Camagna 1998, 165-167, e Lee
- Quirke 2000, 108-111. Sullarticolata storia degli studi, cfr. Delamare 1998. Sulla sua difusione, in
area alessandrina ma anche altrove, cfr. Fraser 1972, 246 n. 56 e 247 n. 59

; Bogaert 1999, 66 n. 58.
Sulla composizione chimica, cfr. Jaksch et alii 1983, 525-535.
3 Cfr. Sampaolo 2009, 33-34, che riassume il processo produttivo della polvere colorante dai pa-
netti di fritta (

[...] grossolanamente limata e bagnata per agglomerarla in palline, che dopo essere
state asciugate venivano passate in fornace e come tali poi utilizzate per essere triturate

).
4 Sulluso del blu egizio come pigmento e materiale ceramico, cfr. e.g. Chase 1971.
5 La terminologia con cui oggi ci si riferisce alle produzioni vetrose ed invetriate antiche
alquanto fuida e variabile, non di rado fraintesa

: si vedano per esempio Tite - Bimson 1987

;
Pags-Camagna 1998, 163-164

; Nicholson - Peltenburg 2000, 177-178

; Bouquillon et alii 2005, 11-13.
nicola reggiani 394
Svariati ritrovamenti archeologici hanno in efetti documentato i procedimenti
operativi connessi al blu egizio, panetti grezzi del quale sono stati rinvenuti nel
Vicino Oriente,

6 in Egitto

7 ed anche a Pompei

:8 i Romani infatti erano entra-
ti ben presto in possesso delle conoscenze tecniche necessarie per riprodurre il
processo di fabbricazione della sostanza da loro denominata caeruleum,

9 sempre
in riferimento alla tinta cromatica risultante. Ben nota al proposito la ricetta
fornita da Vitruvio nel suo trattato sullarchitettura:
Caeruli temperationes Alexandriae primum sunt inuentae, postea item Vestorius Puteolis
instituit faciundum. Ratio autem eius, e quibus est inuenta, satis habet admirationis. ha-
rena enim cum nitri fore conteritur adeo subtiliter, ut efciatur quemadmodum farina

;
ea aes cyprum limis crassis uti scobis facta mixta conspargitur, ut conglomeretur; deinde
pilae manibus uersando efciuntur et ita conligantur, ut inarescant; aridae componuntur
in urceo fctili, urcei in fornace: ita aes et ea harena ab ignis uehementia conferuescendo
cum coaluerint, inter se dando et accipiendo sudores a proprietatibus discedunt suisque
uiribus per ignis uehementiam confectis caeruleo rediguntur colore.10
Anche Plinio, nella Naturalis historia, ofre una descrizione del caeruleum, della sua
fabbricazione e dei suoi usi, citando anche un tale Vestorio che si sarebbe specia-
lizzato nella produzione di una variante locale di blu egizio, che includeva negli
ingredienti la sabbia di Pozzuoli, ricca di calcio, il quale altrimenti mancante
dai resoconti che ci sono pervenuti dalle fonti latine:11
Caeruleum harena est. Huius genera tria fuere antiquitus: Aegyptium maxime probatur;
Scythicum <m>o<x> diluitur facile et, cum teritur, in quattuor colores mutatur, can-
didiorem nigrioremue et crassiorem tenuioremue; praefertur huic etiamnum Cyprium.
Accessit his Puteolanum et Hispaniense, harena ibi confci coepta. Tinguitur autem omne
et in sua coquitur herba bibitque sucum. Reliqua confectura eadem quae chrysocollae.
Ex caeruleo ft quod uocatur lomentum, perfcitur id lauando terendoque. Hoc est ca-
eruleo candidius. Pretia eius xx in libras, caerulei xviii. Vsus in creta

; calcis inpatiens.
Nuper accessit et Vestorianum, ab auctore appellatum. Fit ex Aegyptii leuissima parte;
pretium eius in libras xi. Idem et Puteolani usus, praeterque ad fenestras

; cylon uocant.
Alla terminologia pi specifca invalsa presso gli egittologi (pasta in luogo di faence e faence
egizia in luogo di fritta) si preferisce qui la dizione pi generica, anche per omogeneit con le
fonti di riferimento.
6 Sulluso del blu egizio in area vicino-orientale, cfr. Ullrich 1987, 326-327

; Lee - Quirke 2000,
110-111

; Hatton - Shortland - Tite 2008, 1601-1603.
7 Cfr. Angelini et alii 1989

; Idd. 1990

; Gallazzi - Settis 2006, nr. 84a. Si veda anche la testimonian-
za documentaria di O.Toronto A 11 v. (= 49 Wente), con le richieste di sostanze coloranti da parte di
un artigiano al tempo di Ramses II (xix Dinastia), e infra per unaltra testimonianza egiziana.
8 Cfr. Chase 1971, 82

; Marchese et alii 1999

; Tufreau Libre 2005, 314

; Gallazzi - Settis 2006, nrr.
85a-f

; Baraldi - Bonazzi - Fagnano 2007, 250. In generale sui pigmenti coloranti ritrovati a Pompei,
fra cui anche interessanti esemplari di blu egizio, si tengano presenti le ricerche di Barbet - Tuf-
freau-Libre - Coupry 1999

; Tufreau Libre 1999

; Ead. 2003.
9 Per una breve storia degli studi sui pigmenti romani, compreso il blu egizio, cfr. Baraldi - Bo-
nazzi - Fagnano 2007, 227-229. 10 Vitr. vii 11, 1; cfr. Delamare 1998, 114.
11 Cfr. Davidovits 2007, passim (si segnala in particolare lampia bibliografa su Vestorio, a pag.
367 n. 1).
l

artigianato dei pigmenti colorati nell

antichit 395
Non pridem adportari et Indicum coeptum est, cuius pretium xvii. Ratio in pictura ad
incisuras, hoc est umbras diuidendas ab lumine. Est et uilissimum genus lomenti, quod
tritum uocant, quinis assibus aestimatum.
Caerulei sinceri experimentum in carbone ut fagret

; fraus uiola arida decocta in aqua
sucoque per linteum expresso in cretam Eretriam. Vis in medicina ut purget ulcera; itaque
et emplastris adiciunt, item causticis. Teritur autem difcillime. Sil in medendo leniter
mordet adstringitque et explet ulcera. Vritur in fctilibus, ut prosit.12
Anche la componente sodica poteva essere agevolmente ritrovata sotto forma
di eforescenze sulle pendici laviche del Vesuvio

;13 tutto ci avrebbe permesso,
soprattutto in area campana, di avere a disposizione una fonte di colore relativa-
mente a buon mercato, da connettersi con tutta probabilit al suo largo uso pit-
torico, recentemente evidenziato in casi di studio pompeiani,14 nonch alla crisi
delle esportazioni egiziane.15 Qualche studioso ha anche avanzato lipotesi che
sarebbe stata proprio lassenza della menzione del calcio nella ricetta vitruviana
a rendere impossibile, a un certo punto, replicare il processo produttivo del blu
egizio, del quale in efetti si sarebbe persa la conoscenza per tutti i secoli succes-
sivi (lultima attestazione risale al ix sec. d.C.16), fno alle prime identifcazioni e
riproduzioni moderne in laboratorio, alla fne dellOttocento.17
Lunica fonte letteraria greca sulla fabbricazione del blu egizio (chiamato, co-
me sempre in base al colore, kyanos) Teofrasto, che lo presenta nel suo trattato
Sulle pietre come una variante artifciale del lapislazzuli, richiamando, con que-
sto, il signifcato che tale sostanza aveva assunto gi presso gli stessi Egizi, quello
cio di riproduzione artifciale di quella pietra preziosissima e di difcile reperi-
mento

:
:ct: 8:, acn: z: :toc :v zctoztoc 8: t:v:, z: czvoc o :v zctocc o 8:
c:czctoc acn: :v A:cnta. :v 8: czvoc t:z, o A:cnt:oc, z: o Ccc, z: t:toc
o Kcn:oc. :t:ctoc 8 o A:cnt:oc ::c tz zztz ::aztz, o 8: Ccc ::c tz c8z:ct:-
z. c:czctoc 8 o A:cnt:oc. z: o: zovt:c tz n:: tocc zc:::c z: tocto zocc:,
t:c natoc zc::cc :no:c: ctov czvov :cz:voc tov zctoc, 8az t: n:n:cz:
nz zav t: z: : 1o:v:c oov czvoc, toc :v zncoc toc 8: n:nca:voc. zc: 8
o: tz zzz t:ovt:c tov Ccv czvov : :zctoc no:::v aztz t:ttzz, to :v
natov : tav :ntotztav :cotztov, to 8: 8:ct:ov : tav nzctztav :zvtztov.
tzctz t: 8 t:v :v:tz: z: :t: to :c:ov.18
12 Plin. nat. xxxiii 161-164, 3

; cfr. Delamare 1998, 114.
13 Ibid., 188 (si confronti con il nitri fos nella pericope vitruviana). Sulla composizione del blu
egizio prodotto in area campana cfr. Platania et alii 1998.
14 Cfr. Scagliarini Corlita 2007, 186; Baraldi - Bonazzi - Fagnano 2007, 248-250. particolarmente
rilevante notare luso del blu egizio nella produzione di tessere musive dal caratteristico colore e dal
tipico aspetto poroso che ne poteva favorire luso come fnta roccia in certe decorazioni architetto-
niche: su questo argomento cfr. i casi di studio dalla Domus del Centenario a Pompei, in Boschetti et
alii 2007, 264, 268-272 e 301-302. 15 Cfr. Baraldi et alii 2007, 249.
16 Cfr. Lazzarini 1982. 17 Cfr. Ullrich 1987, 327-329.
18 Theophr. lap. 55

:

come esiste unocra rossa naturale ed una artifciale, cos esiste una variet
naturale di kyanos ed una artifciale, come quella in Egitto. Esistono tre qualit di kyanos, quella
egiziana, quella scitica e quella cipriota. Quella egiziana la migliore per produrre pigmenti puri,
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Teofrasto sottolinea a pi riprese la diferenza fra kyanos naturale e artifciale,
assegnando ad entrambi lo stesso nome,19 sicuramente sulla scorta dellusanza
egiziana che attribuiva ad ambedue i prodotti uno stesso vocabolo, hsbd.

20 Luso
di chiamare la sostanza con il nome della tinta cromatica predominante, comune
a tutte le fasi storiche ricordate, corrisponde al tradizionale scambio lessicale se-
condo cui i termini dei colori e le denominazioni degli oggetti di quel colore si
trovano sullo stesso piano di formazione, e perci esiste fra loro un rapporto che
non di derivazione, ma di reciproco scambio.21
I papiri greci dEgitto, fonte primaria di fondamentali informazioni anche sul-
le attivit professionali del periodo greco-romano,

22 non hanno restituito molte
attestazioni su un prodotto pur cos difuso. Le testimonianze di kyanos/kyanon
nel senso di materiale colorante23 sono infatti limitate a due documenti dallar-
chivio di Zenone, della met del iii sec. a.C., una lista di colori del ii sec. d.C., un
ostrakon di ii-iii sec. d.C. e un papiro cristiano tardoantico.

24 In alcuni casi, risulta
difcile comprendere se la fonte del pigmento sia da ritrovare nel lapislazzuli, o
in altra pietra o minerale blu, piuttosto che nel blu egizio propriamente detto:
nella riedizione dellostrakon citato, dove kyanos compare al genitivo, tre volte (in
un caso nella forma sonorizzata gyanos), in una lista su tre colonne di sostanze co-
loranti, la parola tradotta come azzurrite.25 Potrebbero riferirsi al blu egizio
con maggior probabilit, dato il contesto pittorico, i due casi di kyanos citati in
P.Cair.Zen. IV, 59763 + 59764, due parti di un conto frammentario relativo a lavori
compiuti in una grande casa

; in particolare, vengono stabilite le somme dovute ai
pittori ad encausto Artemidoro e Demetrio (noc |At|::8aov z: ^t:ov
:zctzc) per il loro lavoro presso unesedra e due stanze, le somme che hanno
gi ricevuto tramite la banca locale e quelle dei materiali gi forniti, compreso
quella scitica per i pigmenti pi diluiti. La variet egiziana artifciale, e coloro i quali raccontano
la storia dei re dEgitto scrivono quale re fu il primo a produrre kyanos fuso in imitazione di quello
naturale

; ed essi aggiungono che il kyanos era inviato come tributo dalla Fenicia e come dono da
altre regioni, e in alcuni casi era naturale, in altri prodotto dal fuoco. Coloro i quali macinano i
materiali coloranti dicono che lo stesso kyanos produce quattro colori

; il primo costituito dalle
particelle pi fni ed molto chiaro, e il secondo consiste delle particelle pi grandi ed molto
scuro. Questi sono prodotti artifcialmente, come anche il piombo bianco

(traduzione dalla ver-
sione inglese di Caley - Richards 1956, 57

; cfr. Delamare 1998, 144

; sulle diverse qualit cromatiche
del blu egizio si veda ora Lee - Quirke 2000, 109).
19 Sulla testimonianza di Teofrasto, cfr. Caley - Richards 1956, 183-187; Eichholz 1965, 125 (che tra-
duce il kyanos naturale con azurite). 20 Cfr. TLA, s.v.
21 DAvino 1958, 102. 22 Cfr. Rufng 2008, 58-93.
23 Non sono state qui considerate le testimonianze papiracee riferite al nome di colore (blu).
24 P.Cair.Zen. iv, 59763, i 23 + 59764, 12 (255-4 a.C.)

; v, 59847, 10 e 30 (met iii sec. a.C.)

; SB xiv,
11958 (= Swiderek 1958, 65-67), ii 82 (p. 19/11/117 d.C.)

; OMM 1099+195+715+652 (= Menchetti -
Pintaudi 2007, nr. 18

; olim O.Narm.Gr. i, 118 + O.Narm.Dem. ii, 54), 11 e 13 (ii-iii sec. d.C.)

; P.Gron.
14, 3 (vi-vii d.C.

?).
25 Va comunque notato, come gi anticipato dalle fonti antiche citt. supra, che dal blu egizio
potevano ricavarsi svariati gradi cromatici, anche sullazzurro, a seconda della fnezza dei granelli
macinati.
l

artigianato dei pigmenti colorati nell

antichit 397
il kyanos. Analogamente, nel P.Cair.Zen. v, 59847 viene preventivata la spesa per
dipingere ad encausto certe fnestre afacciate sulla strada, in occasione dellarrivo
del re, e fra i colori prescelti v anche il kyanos, secondo un uso che va senzaltro
confrontato con la testimonianza pliniana sul caeruleum Vestorianum/Puteolanum
usato praeterque ad fenestras.

26 Lo stesso materiale, o quantomeno lo stesso colore,
viene utilizzato anche per le decorazioni di un tempio nellEracleopolite agli inizi
del ii sec. d.C. (SB xiv, 11958), e lo troviamo ancora citato fra vi e vii sec. d.C. (ma
la data incerta) in P.Gron. 14, frammento di un conto di un pittore (zographos).
Sono piccole fnestre che ci vengono aperte dalla documentazione papiracea, a
integrazione delle fonti letterarie, sul mondo delle attivit professionali orbitanti
attorno allutilizzo di questo materiale colorante.
Pi curioso sembra essere un altro termine, attestato dai papiri dellEgitto gre-
co-romano, che in certi casi pu essere ricondotto agli stessi mbiti produttivi
del kyanos: si tratta dellaggettivo kal(l)ainos. Il suo signifcato originario richiama
una tonalit di colore che oscilla tra il blu e il verde, il turchese

,27 e che pu
riferirsi, secondo quanto gi notato da Pierre Chantraine, sia al vasellame che ai
vestiti.

28 Nelle testimonianze papiracee il termine ricorre alcune volte con questo
valore, sia come sostantivo al neutro kal(l)ainon in alcune liste di sostanze co-
loranti,29 sia come aggettivo, attribuito al colore di certe stofe.30
Nei papiri, poi, questo aggettivo d il nome ad una specifca attivit artigia-
nale, quella dei kal(l)lainopoioi, che ci sono noti da tre ostraka (O.Bodl. i, 45, 5; 67,
3

; O.Heerlen inv. BL 247, 4 = SB xviii, 14021, 4)31 e da un frammento di papiro
(P.Bodl. i, 59b, 1, 4), tutti di provenienza tebana e datati alla met del iii sec. a.C. Il
contesto fscale di questi documenti (una lista di mestieri, probabilmente soggetti
al pagamento di tasse corporative, e tre ricevute bancarie per il versamento di
unimposta specifca, la v:t: zz:vono:av) mostra che doveva trattarsi di una
categoria professionale ben distinta, strutturata e organizzata (un ethnos, secondo
la dizione corrente allepoca).

32
26 Plin. nat. xxxiii 163, 1 (vd. supra).
27 Andorlini 1983, 63; cfr. anche Pagliaro 1955, 147-151; Sijpesteijn 1978, 233. Il Preisigke, nel WB i,
729, s.v., traduceva laggettivo come blau und grn schillernd

. Etimologicamente il termine si ri-
conduce a kal(l)ais, il nome del minerale della turchese (oltre al saggio di Pagliaro 1955 soprattutto
145 ss. cfr. LSJ e DELG, s.vv.). 28 DELG, s.v.
29 P.Oxy. xiv, 1739, 3 e 9 (ii-iii d.C.)

; P.Oxy. liv, 3765, 22 (c. 327 d.C.)

; PSICongr.xvii 18, 21 (iv d.C.)

;
vd. infra.
30 SB xvi, 12421, 36 (ii d.C.)

; BGU iii, 717, 6-7 (149 d.C.)

; P.Haun. ii, 22, 8 (ii-iii d.C.)

; P.Oxy. xii, 1449,
1+2, 13 (213-216 d.C.)

; P.Tebt. ii, 421, 7 (iii d.C.)

; P.Petr. iii, 107e, 12 + BL iii, 148 (p. 226 d.C.)

; P.Oxy. x,
1273, 15 (260 d.C.)

; P.Sijp. 55B, 6 (fne iii-inizi iv d.C.)

; SB viii, 9834b, 19 (inizi iv d.C.

?). Cfr. a questo
proposito Passoni DellAcqua 1983, 1074. Luso del termine come colore di stofe prosegue anche
nella documentazione copta

: KSB iii, 1434, 5 (()

; cfr. Hasitzka 2000, 31)

; per questa ed
altre attestazioni (letterarie) copte vd. infra. Sempre come qualifcazione cromatica, kallainos vie-
ne poi impiegato per defnire la fazione blu del circo, e da questa accezione deriverebbe anche il
nome di un distretto della citt di Hermopolis

: cfr. Reggiani 2011, passim, per i relativi riferimenti.
31 In tutti e tre i casi abbreviato

: nel primo e nel terzo in zz:von(o:av), nel secondo in
z(z:vono:av).
32 Sugli ethne come categorie professionali dellEgitto tolemaico e sul loro ruolo fscale si veda-
nicola reggiani 398
Claire Praux, guardando alle numerose attestazioni dmbito tessile, aveva de-
fnito questi artigiani come

ceux qui remettent neuf les tofes barioles

, in
quanto soggetti al pagamento della tassa monopolistica sul natron (la nitrike, ap-
punto) utilizzato per le operazioni di sbiancatura e pulitura dei tessuti.33 Tuttavia,
per questo mestiere esisteva unaltra tassa specifca, chiamata v:t: ncvoc dal
nome delle vasche in cui si efettuavano le immersioni delle stofe per il loro la-
vaggio (plunoi),34 e del resto, come gi aveva notato Raymond Bogaert, il sufsso
-poios riconduce specifcamente a unattivit produttiva che gi Pierre Chantraine
aveva identifcato nella fabbricazione di una tipologia di ceramica invetriata di
colore blu-verde, ovvero turchese.

35 dunque tuttaltro che curiosa

36 la tradu-
zione potters proposta da Klaas Worp per i kal(l)ainopoioi.37
Il termine vasaio appare per troppo generico, e non va dimenticato che la
prevalenza della nota cromatica restringe lambito di ricerca ad un particolare tipo
di prodotti: non tanto di ceramica invetriata, come voleva lo Chantraine, poich
essa sembra mancare allEgitto antico, perlomeno in quanto produzione tradizio-
nale, tale dunque da motivare lorganizzazione di una corporazione professionale
di retaggio sicuramente antico,

38 ma piuttosto di prodotti vetrosi o invetriati co-
me le fritte colorate, la faence, oppure altri materiali ricoperti di vetrina colorata.
In una recente pubblicazione dedicata alle produzioni invetriate, i kal(l)ainopoioi
sono defniti come gli artigiani produttori della faence blu

39 (Fig. 1), ma non vi
nulla che possa provare questa conclusione. In una lista di oggetti su papiro di iii
sec. d.C. fgura, fra i recipienti inventariati, un naz zz:vov, tradotto dalledito-
re come glazed drinking-cup:40 si tratta dellunica testimonianza papiracea in
cui laggettivo esplicitamente riferito ad un vaso, ma dal contesto impossibile
capire a quale tipologia produttiva, invetriata o meno,

41 si debba ricondurre

; ne
viene solamente sottolineata la colorazione turchese.
no Boak 1937, passim

; Thompson 2001

; Clarysse - Thompson 2006, 12-17 e 93-102. Sui kallainopoioi
in particolare cfr. le osservazioni presentate in Reggiani 2011.
33 Praux 1939, 115. In generale, sulle origini e la provenienza del natron, cfr. Lucas 1932, 62-66

;
sul monopolio tolemaico di questa sostanza, si veda per esempio Praux 1939, 114-115.
34 Cfr. per esempio P.Hib. i, 114

; O.Bodl. i, 126

; O.Theb.Gr. 8, 4-5

; Kayser 1991, 220-221

; Vogelsang-
Eastwood 2000, 280.
35 DELG, s.v.

; Bogaert 1999, 66 n. 58 (a testo

:

potiers des vases bleu-vert

).
36 Cos invece Kayser 1991, 221 n. 9 (Publiant un reu thbain de 178 av. J.-C., K.A. Worp []
traduit curieusement potters); questo Autore segue evidentemente la lezione della Praux, nel
tradurre kallainopoioi con teinturiers (ibid., 221). 37 Worp 1986, 131-132.
38

Cest probablemente lpoque nobabylonienne (vii
e
-vi
e
sicles av. J.-C.) que lusage de la
vaisselle couverte vitreuse simpose en Iran, en Msopotamie et en Syrie intrieure pour persis-
ter jusqu la fn de lAntiquit, face aux traditions mditerranennes de vaisselle vernis grec
et la persistance en gypte de la production de faence siliceuse

(Bouquillon et alii 2005, 26

; corsivo
mio).
39 Nenna 2005a, 165. Qui vien detto che, oltre alle ricevute fscali su ostraka, il termine risulterebbe
anche da non meglio identifcati textes mdicaux. Il riferimento senza dubbio alle opere mediche
che ricorderemo pi oltre, con attestazioni di materiale kal(l)ainos, ma non compare mai un kallai-
nopoios. 40 P.Wisc. i, 30, ii, 16.
41 Sulle produzioni invetriate dellEgitto tolemaico e romano, si vedano Nenna 2005a e 2005b.
l

artigianato dei pigmenti colorati nell

antichit 399
Su queste basi, parrebbe giustifcata la soluzione adottata, ad esempio, dalledito-
re di P.Bodl. i, 59, che rende kal(l)lainopoioi con makers of blue dye,42 seguendo
la defnizione del Liddell - Scott,43 oppure da un recente, approfondito studio
sulle specializzazioni professionali det romana, che li defnisce come Hersteller
von Blau- bzw. Grnfrbemitteln

.44 Va tuttavia chiarito che, se si parla di sostan-
ze coloranti, il pensiero non deve correre al tinteggio delle stofe, in una parziale
correzione allinterpretazione della Praux, giacch i colori blu dei tessuti egiziani
venivano tradizionalmente ricavati da sostanze organiche, senza uso di natron,

45 e
dunque senza necessit di pagare alcuna nitrike.
Uninteressante serie di documenti registrazioni doganali di ii-iii sec. d.C.,
provenienti da Soknopaiou Nesos, al confne settentrionale del nomos Arsinoite
(Faiyum), relative allimportazione di alcune merci

46 consente di fare maggior
luce sul problema. In questi testi, laggettivo kallainos sempre accostato al so-
stantivo sphyris, che identifca un certo tipo di contenitore intrecciato (canestro/
cesto).47 Se in un paio di questi papiri il termine compare abbreviato

48 e in un
terzo di lettura difcile,49 rendendo quindi ardua qualsiasi presa di posizione
defnitiva, in tutti gli altri casi loccorrenza di kal(l)ainos al genitivo prova che si
tratta della specifcazione del contenuto delle sphyrides.50
42 Salomons 1996, 162 (loriginale in corsivo).
43 LSJ, s.v. zz:v:ono:o:c: makers of blue dye. 44 Rufng 2008, 564.
45 Cfr. Vogelsang-Eastwood 2000, 278-279.
46 P.Alex.Giss. 12 + BL vii, 3

; SB v, 7818, 7819 e 7820 + BL vii, 197

; P.Kln vi, 277

; P.Lond. iii, 929 +
BL vii, 87

; SB xiv, 12189

; cfr. Sijpesteijn 1978, passim.
47 Cfr. LSJ, s.vv. cc:c e cnc:c

; DELG, s.v. cnc:c (

on peut rattacher le mot *sper- tresser

).
Per le produzioni egiziane di canestri intrecciati, cfr. Wendrich 2000.
48 SB v, 7819, 5-6

: zz{:}:(voc) c|c:8|:ov

; P.Lond. iii, 929, 30

: cc:
8
( ) zz::
v
( ), e 50

:
cc:
8
(zc) zz{:}:
v
(oc).
49 P.Alex.Giss. 12, 5

: zz:vzc cc:8zc ed pr.

; zz:voc cc:8zc Sijpesteijn 1978, 234 (= BL vii, 3).
50 SB v, 7818, 7

: zz{:}:voc cc:8(:ov)

; SB v, 7820, 5-6

: zz::voc cc:8:ov)

; P.Kln vi, 277, 4

:
Fig. 1. Scena dalla tomba di Ibi (Aba) a Tebe, vii sec. a.C., considerata come lunica
rappresentazione di fabbricanti di faence [da: Nicholson - Peltenburg 2000, fg. 7.1].
nicola reggiani 400
Linterpretazione corrente vuole che si tratti di vasi blu ma sarebbe pi cor-
retto turchesi trasportati allinterno di queste ceste

; in particolare, sarebbe-
ro recipienti in faence.51 Nella dizione z()z:voc/av cc:8:c sarebbe dunque
sottinteso :zoc/av, secondo quanto attestato dallEtymologicum Magnum al
lemma zz:vov l oc z: :zoc zz:voc,52 glazed pottery made at Ale-
xandria

secondo il Liddell - Scott.53 Appare per quantomeno curioso che in
un contesto doganale venisse registrato il transito di ceste di vasi, regolarmente
contate, senza che si efettuasse il computo specifco dei vasi contenuti. Risulta
pi logico pensare che la stessa sphyris potesse svolgere la funzione di unit di
misura di un prodotto non esattamente quantifcabile defnito kal(l)ainon tout
court, come accade nel P.Oxy. xiv, 1757, una lettera posteriore al 138 d.C. in cui
un certo Horeis comunica al fratello Horion di avergli inviato vari oggetti, fra i
quali tz zz:vz (l. 10). Certo in un simile contesto familiare si potrebbe anche
pensare che lautore abbia fatto riferimento a oggetti turchesi (vasi?) ben noti al
destinatario, ma limpressione che tutti questi casi non riguardino oggetti ben
defniti, bens prodotti informi, non precisamente computabili, quali potevano
essere per lappunto i conglomerati ricavati dalla produzione di fritta colorata.
Negli elenchi di colori su papiro che citano il kal(l)ainon, il riferimento potr
dunque essere a queste stesse masserelle, se non al loro stato gi polverizzato in
vista dellutilizzo pittorico:54 in P.Oxy. xiv, 1739 (ii d.C. o iii d.C. in.), che enu-
mera una serie di sostanze coloranti con relativi pesi e valori, troviamo il colore
zz::vov nella quantit di una mina (v(zv) o(v), l. 3) al prezzo di 2 dracme
e 4 oboli (t:; zz{:}:vo(v) (8zz:) (t:taoov), l. 9). Doveva dunque,
in ogni caso, trattarsi di un materiale, sia pure informe, di cui era possibile calco-
lare lentit fsica, il peso. Della stessa tipologia erano senza dubbio il kallainon di
PSICongr.xvii 18 (iv d.C.), unaltra lista di colori, e quello di P.Oxy. liv, 3765 (c. 327
d.C.), un elenco di prezzi dichiarati dalla corporazione degli oraf, dove il tur-
chese, citato insieme ad altre sostanze coloranti, viene valutato 1 talento e una
cifra indeterminata di denar per una libbra (ll. 21-22). Il fatto che in questultimo
caso analogamente alle ricevute di Soknopaiou Nesos il nome del colore sia al
plurale (zz:vav) fa propendere per lipotesi che si trattasse di pi panetti dello
stesso pigmento

; ad ogni modo, il loro impiego in orefceria ha senzaltro pi
zz:vav c|c:8( )

; SB xiv, 12189, 4-5

: zz:voc cc:8zv

; cfr. Sijpesteijn 1978. La vecchia lettura
del P.Alex.Giss. aveva fatto ritenere alleditore, Jacques Schwartz, che kallainos fosse attributo di
sphyris e che in questi prodotti andassero identifcati dei vasi di colore turchese (ad loc.), ma gi gli
editori del P.Lond., Kenyon e Bell, avevano concluso che

it does not seem possible to interpret
zz:voc as an epithet of cc:8zc

(ad loc.).
51 Era gi la posizione di Kenyon e Bell nelledizione del P.Lond. cit. supra; cfr. poi Sijpesteijn 1978,
234. 52 Etym.M. 486, 51-52. 53 LSJ, s.v. cc:8zc.
54 Molto dipende, naturalmente, dal contesto di provenienza e duso delle testimonianze se-
gnalate (botteghe di pittori, mercanti, vasai), nonch dalla determinazione del momento esatto
in cui avveniva la polverizzazione

: se allatto della produzione della fritta, oppure da parte del
destinatario fnale del prodotto.
l

artigianato dei pigmenti colorati nell

antichit 401
senso che non quello di vasi invetriati o in fritta.

55 Unimportante conferma della
non coincidenza fra kal(l)ainos e vaso fnito oferta dalla Praeparatio sophistica,
lepitomato lessico di Frinico (ii sec. d.C.) in cui si legge, alla voce ctonzoc
(

vasaio), la defnizione o ctz; nzttav : toc zz:voc (125, 8), colui che
plasma i vasi a partire dal kal(l)ainon. A interpretare letteralmente la pericope, si
tratterebbe di un fabbricante di recipienti costituiti di kal(l)ainon, verosimilmente
uno o pi conglomerati di fritta da cui ricavare limpasto colorato da plasmare.
Ma lecito, giunti a questo punto, ritenere che il prodotto identifcato dal ter-
mine kal(l)ainon coincida con il blu egizio altrove noto come kyanos/caruleum?
Sottolineando nuovamente laccezione cromatica speciale di kal(l)ainos, tenden-
te pi ad un blu-verde,

56 pare plausibile pensare che si dovesse trattare di unaltra
tipologia di fritta, quale quella che si otteneva a partire dalle stesse sostanze del
blu egizio, ma in proporzioni diverse (pi natron e meno rame) e sottoposte
a cottura per un tempo maggiore e ad una temperatura superiore, alla quale
la tinta blu del silicato di rame procede ad una scala cromatica propriamente
turchese, dovuta alla presenza di cristalli di parawollastonite (CaSiO
3
) associati
ad una fase amorfa (vetrosa) ricca di rame, sodio e sali di potassio. Tale sostanza
spesso denominata, in modo improprio, verde egizio (o anche fritta verde/
green frit)

;57 destinata agli stessi utilizzi della variante blu,

58 era ben nota in Egitto
fn dallAntico Regno,

59 ed evidentemente in piena epoca tolemaica esistevano
artigiani specializzati nella sua produzione. Va senzaltro sottolineato come, re-
centemente, sia stato dimostrato che questa sostanza non era nata da errori
quantitativi nella fabbricazione tradizionale del blu egizio, ma da una precisa
consapevolezza del suo essere una realt a s,60 chimicamente e coloristicamen-
te, creata espressamente allo scopo di imitare artifcialmente il minerale della
turchese,61 cos come il blu egizio voleva imitare il lapislazzuli62 (Fig. 2). Ci
giustifca lo sviluppo di una specializzazione professionale per la sua produzio-
55 A questo proposito va senzaltro ricordata loccorrenza di una sphyris nella lista di materiali
coloranti del P.Cair.Zen. iv, 59753 ricordato supra a proposito del kyanos (l. 25).
56 Cfr. ad esempio lo slittamento della traduzione nel Revised Supplement del LSJ, s.v.
zz:vono:o: :

makers of a green dye

(corsivo mio).
57 Cfr. Ullrich 1987, 326 ss.

; Pags-Camagna 1998, 167-174

; Bianchetti et alii 2000

; Lee - Quirke
2000, 111-112

; Pags-Camagna - Colinart 2003

; Pags-Camagna et alii 2006

; Hatton - Shortland - Ti-
te 2008. A volte si riscontra una dizione pi corretta, del tipo

turquoise

/

pale-blue frits

(Tite et
alii 1998, 112-114

; Nicholson - Peltenburg 2000, 178).
58 Si vedano i casi analizzati da Hatton et alii 2008, 1592-1596 e 1603, che individuano nelle te-
stimonianze artigianali di Amarna la stessa sequenza di tipologie materiali (panetti circolari,
residui di polvere e frammenti di vasi) per entrambe le fritte, blu e verde.
59 Cfr. Jaksch et alii 1983, 532

; Pags-Camagna 1998, 167

; Pags-Camagna - Colinart 2003, 637.
60 Cfr. Pags-Camagna - Colinart 2003, soprattutto 637-638 e 655-656.
61 Viceversa, sembra che la turchese non sia mai stata utilizzata, triturata, per la composizione di
pigmenti coloranti: cfr. Aston - Harrell - Shaw 2000, 62. Recentemente stato proposto luso curso-
rio della turchese come fonte del rame coinvolto nel processo di fabbricazione della fritta blu-verde
(Davidovits - Davidovits 2007, 375-376), ma si tratta semplicemente di una componente, non della
fonte principale di pigmento. 62 Vd. supra.
nicola reggiani 402
ne, gi supposta per let faraonica

63 ed evidentemente attestata per let greco-
romana nelle testimonianze analizzate, pur limitata presumibilmente ad una
circolazione prevalentemente egiziana.64
63 Cfr. Pags-Camagna - Colinart 2003, 656.
64 Non sembra che il verde egizio abbia conosciuto lo stesso successo del pi famoso blu (cfr.
Pags-Camagna - Colinart 2003, 656), specialmente al di fuori del Paese dorigine

: si pu notare
Fig. 2. Confronto fra vari esemplari di verde egizio e blu egizio e la turchese: (a) confronto
fra panetti e polveri di blu egizio (in alto) e verde egizio (in basso) (Paris, Muse du Louvre,
Dpartement des Antiquits gyptiennes, D. Vigears, C2RMF) [da

: Pags-Camagna
2006 + http://www.cnrs.fr/cw/dossiers/doschim/imgArt/couleurs/diapo_egypt3.ht-
ml]; (b) frammento di vaso utilizzato nella produzione delle fritte colorate, con tracce di
invetriatura blu e verde egizio (Petrie Museum of Egyptian Archaeology, UCL London, inv.
UC36458) [dal database online del Petrie Museum of Egyptian Archaeology, http://petri-
ecat.museums.ucl.ac.uk]

; (c) frammenti di panetti di verde egizio grezzo (Paris, Muse
du Louvre, Dpartement des Antiquits gyptiennes, D. Vigears, C2RMF) [da

: Pags-
Camagna 2006]; (d) un esemplare di turchese [da: Wikimedia Commons, http://commons.
wikimedia.org/wiki/File:Turquoise.pebble.700pix.jpg].
l

artigianato dei pigmenti colorati nell

antichit 403
Stante la difusione di questa fritta turchese fn dalle pi antiche epoche della
storia dellEgitto, e lesistenza nella lingua egiziana di termini specifci sia per
il minerale della turchese (mf k3.t) che per le sfumature verdi alle quali esso era
ricondotto (w3d),65 assai sorprendente leggere che nel papiro magico demoti-
co di Leida e Londra il colore turchese della salamandra defnito dallinsolito
grecismo k
c
r
c
yne < zz:v,66 secondo un uso che ricorre anche in testimonianze
documentarie e letterarie copte.

67 Il fatto notevole in quanto la parola stata
completamente traslitterata in demotico, a diferenza del nome dellanimale, reso
direttamente in greco (czzztz), lasciando traccia di un termine ormai entrato
nelluso comune, ma che foneticamente richiamava un vocabolo greco, che dun-
que doveva, evidentemente, essere assai difuso in Egitto almeno dallet tolemai-
ca. Se a ci aggiungiamo che tutte le attestazioni letterarie e documentarie greche
di kal(l)ainos/-on non precedono il pieno ellenismo,

68 se ne pu concludere che
potrebbe trattarsi di un tecnicismo sviluppatosi nel lessico dellEgitto tolemaico,
in riferimento alla fabbricazione di una sostanza colorata ricavata artifcialmente
a imitazione della turchese minerale (e che forse nellEgitto era chiamata, indif-
ferentemente, col medesimo nome), e poi passato al lessico coloristico, applicato
ad oggetti duso comune quali i vasi e le stofe. La coincidenza geografca fra le
attestazioni di kal(l)ainopoioi a Tebe e la tradizione artigianale di Deir el-Medineh,
il villaggio operaio delle necropoli faraoniche della Valle dei Re, sembra assu-
mere invece un particolare interesse nellipotesi di una continuit professionale,
dallepoca faraonica allet greco-romana, delle produzioni materiali dellantico
Egitto.
Universit degli Studi di Parma
nicola.reggiani@nemo.unipr.it
come nei testi egiziani non vi siano nemmeno testimonianze di produttori di turchese, a dife-
renza dei ben attestati produttori di blu/lapislazzuli (cfr. Caubet - Pierrat-Bonnefois - Lavenex
2005, 27-28)

; un esempio di questi ultimi nel Papiro Vaticano geroglifco 64 (xix Dinastia), papiro
funerario per Qn-hr, che era appunto il supervisore di alcuni jr.w hsbd (fol. 1, col. 1). Nel mondo
romano, in particolare, si preferiva produrre pigmenti verdi attraverso la miscela di blu egizio ed
altre componenti (terre verdi, cio celadonite e glauconite, oppure orpimento

: cfr. Lee - Quirke
2000, 112-113

; Baraldi - Bonazzi - Fagnano 2007, 246-247).
65 Cfr. TLA, s.vv.

; in specifco, anche sullantropologia delle percezioni cromatiche, cfr. Mathieu
2009, 38-41 (verde e turchese).
66 DMP v. iv 8 (il vocabolo il n 895 a p. 85 del glossario demotico proposto dagli editori, F.L.
Grifth e H. Thompson, in apertura del volume iii).
67 Si ricordi il () di KSB iii, 1434, 5 (vd. supra), e si considerino le tre occorrenze nel
Discorso sullOgdoade e sullEnneade, dal codice vi di Nag Hammadi (p. 61, 26-7 e 29, e p. 62, 12). In
generale, cf. la lista di attestazioni in Frster 2002, 369 (s.v. zz:vo;).
68 Le pi antiche documentarie sono quelle tebane ricordate supra, quelle letterarie sono nei
versi di Fanio e Meleagro, poeti ellenistici dellAnthologia Graeca (rispettivamente

: vi 295, 6, colore
della pietra di turchese

; vii 428, 2, colore dellala di un gallo).
nicola reggiani 404
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Abstract
Nella rilevante produzione artigianale di pigmenti colorati nellAntichit greco-romana,
particolarmente noto e difuso era quello oggi chiamato blu egizio, ricavato artifcial-
mente a imitazione del lapislazzuli. Il presente contributo, dopo una generale panorami-
ca sulle non numerose attestazioni letterarie e documentarie dei termini indicanti questa
sostanza (kyanos/caeruleum), prende in considerazione le occorrenze papiracee del termi-
ne kal(l)ainon e del derivato kallainopoios, solitamente intesi in modo generico con riferi-
mento alla tintura delle stofe o alle produzioni ceramiche di colore turchese. Il lavoro
si propone di mostrare come il termine possa alludere a un prodotto afne al blu egizio
ma di diversa colorazione, che veniva realizzato a imitazione della turchese minerale e
che oggi noto come verde egizio o fritta verde (green frit). Il prestito del termine nel
demotico e nel copto suggerisce che probabilmente ci troviamo di fronte a un tecnicismo
sviluppatosi nel lessico greco dellEgitto tolemaico in riferimento alla fabbricazione di
questa particolare sostanza.
Parole-chiave: blu egizio, verde egizio, pigmenti colorati, produzioni artigianali, Egitto
tolemaico.
Among the considerable handmade production of colouring pigments in Graeco-Roman
Antiquity, it was especially well-known the so-called Egyptian Blue, which was artif-
nicola reggiani 408
cially produced in imitation of lapis lazuli. The present article discusses the literary and
documentary evidence of the terms appropriate to such a material (kyanos/caeruleum).
More attention is devoted to papyrological occurrences of the word kal(l)ainon (and of its
derivative kallainopoios), a term commonly explained as a dyeing agent for textiles or as a
pigment for turquoise pottery. It is thus argued that this term might refer to a material
comparable to the Egyptian Blue but characterized by a diferent colour. This pigment
was produced in imitation of the mineral turquoise and is now called Egyptian Green
or Green Frit. The borrowing of the ancient Greek term both in Demotic and in Coptic
suggests that we are dealing with a technicism developed in the Greek vocabulary of Pto-
lemaic Egypt for this most popular local production.
Key-words: Egyptian Blue, Egyptian Green, colouring pigments, handmade productions,
Ptolemaic Egypt.

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