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Il carro del sogno Botti, Giuseppe Aegyptus; Jan 1, 1951; 31, ProQuest pg.

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Il carro del sogno

(Per un grato ricordo personale)

Conobbi il prof. Vitelli, a Torino, nell'ultima decade del settembre


1927, quando Egli capitò al Museo egizio, ospite del suo carissimo
amico il prof. E. Schiaparelli, per rivedere gli originali greci (già da
Lui trascritti parecchi anni· prima) di quel gruppo di papiri, che, insieme
con numerosi altri demotici tuttora inediti, lo Schiaparelli aveva sco­
perto nel 1905 nella Valle di Deir el Médineh, e che poi il Vitelli con
la collaborazione di M. Norsa pubblicò nel 1928, nel voi. 9 ° dei Papiri
greci e latini della Società italiana, nn. 1014 - 1025, pp. 15-35, col ti­
tolo Nuovi documenti greci tolemaici del Museo di Torino. Ebbi allora
anche la fortuna di essergli utile nel rintraccia:-e i documenti e di godere
per alcuni giorni della sua preziosa compagnia; ma l'incontro non sta­
bilì fra noi alcun legame particolare. Quello invece che doveva legarmi
a Lui con i sensi della più devota stima e riconoscenza, purtroppo solo
per lo spazio di poco più di due anni, avvenne a Firenze, il giorno
8 luglio 1933, nel suo studio di via Repetti 6, quando a Lui mi pre­
sentai per ritirare le famose quattro valigie (1) contenenti i frammenti
dei papiri ieratici e demotici scoperti dal prof. C. Anti a Tebtynis, il
IO marzo 1931, per essere da me sistemati e studiati, e dal cumulo dei
quali il Vitelli aveva estratto, studiato, e in collaborazione con la Norsa
pubblicato, con non mai abbastanza apprezzata sollecitudine, i testi greci,
nel voi. 10 ° dei Papiri della Società italiana (Firenze, 1932), nn. I I 29-
1149; 1150-1158, pp. 51-88.
Presentato da M. Norsa, fui accolto con la più affabile cordialità.
fu Egli il primo anzi a ricordarsi della precedente conoscenza fatta a
Torino, dove anche mi rammentò aveva in quella occasione conosciuto
alcuni studiosi stranieri, che in quei giorni lavoravano presso il Museo
-- vi erano infatti gli amici Cerny, Peet, Bruyère, membri <ii quell' in­
dimenticabile piccolo cungresso di Egittologi, conclusosi con una gra­
ditissima visita del Gardiner - e voJle essere subito minutamente

(1) Cfr. O. Born, / papiri ieratici e demotici degli scavi italiani di Tebtynis
(Comunicazione preliminare) in Atti del IV Congresso internazionale di papiro­
logia (Firenze, Aprile-Maggio 1935, pp. 217-223).

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Fig. 2

DETERMINAZIONE DEI LEGNI

Campione
.,---- -==1J'" N."� 1. - Supporto del poggiamano (parte sup.) 7Acàcia sp.,r!'J, �I ;J I
» ";" 2 -=;=-=�- »
(parte inf.) . Acaciasp�-� ---
_!,,.
� �_:_ -;-

» )) 3 - Timone Salix sp.


» » 4 - Poggiamano Ulmus campestr is
» >" 5 - Sale delle ruote Fraxinas excelsior
)) » 6 - Cerchi delle ruote Fraxinus excelsior
» )) 7 - Raggi delle ruote Prunus domestica
» >) 8 - Giogo Ulmus campestris
)) )) 9 - Semicerchio della pedana Fraxinus excelsior
» » 10 - Poggiapiedi Acer sp.
» >) 11 - Supporti della pedana Ulmus campestris
)) » 12 - Mozzo delle ruote Ulmus campestris
� » 13 - Sottogola Ulmus campestris
Le fasciature esistenti intorno al mozzo delle ruote e intorno a parte del
timone sono di Betula sp.

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IL CARRO DEL SOGNO 193

informato dei miei propositi per il lavoro futuro. Da parte sua, si


manifestò strenuo propugnatore di una stretta collaborazione di lavoro
nella pubblicazione dei testi paralleli greci-demotici nella medesima
serie dei Papiri greci e latini della Società italiaµa, non solo per i testi
a volta a volta da pubblicarsi dalla Società italiana, ma anche per i testi
demotici già esistenti nelle collezioni italiane. Il suo desiderio si vide
appagato con la pubblicazione del volume Testi demotici I (Pubblica,.
zioni dell'Istituto di Papirologia « O. Vitelli » dell' Univ. di Firenze,
Ariani, 1941); ma cause varie, indipendenti da ogni mio buon volere,
hanno per il momento arenato il proseguimento della utilissima iniziativa.
· Riferendosi da ultimo al compito di lavoro che mi attendeva presso
il Museo egizio fiorentino, mi disse, raccomandandomi però in anticipo
non ne avessi motivo di scandalo, che l'aveva visitato una volta sola,
durante il suo soggiorno a Firenze; ma che quella volta l'aveva legato
indissolubilmente a un caro ricordo. L'aveva infatti particolarmente col­
pito la visione di un carro in legno a due ruote che la didascalia clas­
sificava come « carro scita >>. L'oggetto gli era assai piaciuto, ma al suo
spirito ipercritico era riuscita assai strana la didascalia. Tornato a casa
da quella visita, cercò di risolvere l'enigma, ma non vi riuscì; doveva
il sonno ristoratore recare la luce. Mi raccontò infatti con vivacis­
simo brio, come colui che rammenta una grande battaglia vinta, che
appena addormentatosi la sera, si trovò quasi per incanto trasportato
nella medesima sala del Museo egizio in Via della Colonna, innanzi al
medesimo carro, agli stessi caratteri di quella strana didascalia. Ma non
era più solo; attorno a lui vi erano numerosi altri visitatori, alcuni dei
quali studenti del suo corso, che, avendo avuto la fortuna di vederselo
vicino, vollero da lui la spiegazione della didascalia e l' illustrazione di
quel cimelio tanto eccezionale. Dapprima egli si schermì, dichiarandosi
incompetente sull'argomento; ma poi fu talmente cordiale l' insistenza
che finì per assentire. Montò allora sul predellino del carro, e come
fosse un trionfatore, fattasi improvvisamente la luce nella sua mente,
illustrò nei minimi particolari la bellezza del cimelio, altro dei tanti
prodotti della generosa terra d'Egitto, meritandosi alla fine un subisso
di applausi. E concludeva rammentando come diverse volte, quando si
recò in Egitto a cercare l'oggetto prediletto dei suoi studi, i papiri, gli
era sembrato di volare sulle sabbie mobili del deserto sul carro agilis­
simo fiorentino, e che ogni volta, quel ricordo gli aveva procurato
particolare piacere (1 ).
In questo volume dedicato al ricordo del suo (( buon nome », non
mi sembra quindi fnori luogo presentare ai lettori anche il ricordo di

(1) Cfr. per i viaggi in Egitto, In memoria di Girolamo Vitelli (Pllbblica·


zioni dell'Un. di Firenze, Le Monnier, 1936, p. 41).
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quel carro che a O. Vitelli procurò tanta schietta gioia, gli fu causa di
vivere momenti di giovanile sincero entusiasmo, e a Lui, del resto ben
capace di sapersela meritare in ogni campo, procurò anche una impen­
sata celebrità.

* *

Il carro del sogno (inv. n. 2678) pervenne al Museo egmo di Fi­


renze, al termine della Spedizione letteraria franco-toscana, condotta da
J. fr. Champollion e I. Rosellini, in Egitto, negli anni 1828-29, insieme
con il cospicuo gruppo di antichità, portatevi dal Rosellini, che aggiunte
alle precedenti, già acquistate dal Granduca Leopoldo li nel 1824 dal
triestino Giuseppe Nizzoli, tanto decoro e meritata riputazione procu­
rarono al Museo ( 1 ).
Era stato rinvenuto in una tomba della necropoli di Tebe; ma è
doveroso osservare che la notizia circa il suo ritrovamento dataci dal
Rosellini è assai vaga; mentre, data l'importanza del cimelio, sarebbe
stata desiderabile assai più precisa e corredata di minuti particolari.
Scrive infatti il Rosellini nei suoi Monumenti civili III (1836), pp. 263-
64: « Quando, dopo un primo breve soggiorno in Tebe, oltrepassato in­
sieme coi miei compagni i confini dell'Egitto, mi ero inoltrato a visitare
la Nubia, molti Arabi avevo lasciati sotto la sorveglianza di un servo a
far scavi nella necropoli tebana. Al ritorno, trovai tra gli oggetti rica­
vati da queste ricerche un carro in molti pezzi, clze mi riferirono tratto
fuori da una di quelle tombe che altrove chiamai di terza classe, alle
quali si scende per un pozzo e che non hanno camere adorne di figure.
Feci allora riporre tutti i pezzi di quel carro in una cassa, la quale
rimase chiusa sino a Firenze, ove fa aperta per collocare ed esporre in
pubblica mostra gli oggetti di antichità che avevamo raccolti nel viaggio.
lvi con l'opera di Gaetano Rose/lini architetto e con l'assistenza del
prof. Migliarini si stava mettendo insieme quei pezzi e ricomponendo il
carro, del quale con pochi e non sostanziali difetti esistevano tutte le
parti».
Nella Breve notizia degli oggetti di antichità egiziane riportate dalla
Spedizione letteraria toscana in Egitto e nella Nubia, eseguita negli
anni 1828-29, ed esposte al pubblico nell'Accademia delle arti e me­
stieri in S. Caterina (Firenze, Piatti, 1830), che si era affrettato a pub-

(1) Cfr. E. ScAMuzz1, Le antichità egzzzane in Firenze e le collezioni del


1Wuseo egiziano fiorentino in Scritti dedicati alla memoria di I. Rosellini nel
primo centenario della morte, Firenze, Le Monnier, 1945, pp. 21-46; G. Born,
Ippolito Rosellini in Studi in memoria di I. Rosellini nel primo centenario della
morte, Pisa, Lischi, 1949, voi. I, pp. 22-24, tav. I, fig. 2.

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bl icare per essere di stribuita « dietro i Sovrani ordini alle persone


distinte che sarebbero concorse a visitare gli esposti monumenti » fu
lo stesso Rosellini a classificare il carro, come carro da guerra scita
(pp. 26-27), per la sua forma somigliantissima ai carri degli Sciti che
combatterono contro gli Egiziani, e perché tutte le fasciature del legno
sono fatte con la scorza della betula alba, albero che vegeta solamente
nel Nord. In esso riconosceva quindi un trofeo di guerra contro uno
scita di un guerri ero egizio, il quale, dopo la sua morte, aveva voluto
con sè nella tomba anche il s egno del suo valore dimostrato in vita ( 1 ).
Se nei Monumenti storici III, 2, pp. 95-96, sembra attenuare tale
sua attribuzi one dichiarando che « il carro non pare appartenere pro­
pria ment e all' Egi tto », tuttavia la sua prima classificazione fu accettata
dal W1LKINSON nei suoi Manners and Customs o/ ancient Egyptians l,
p. 357, fi g. no 58, seguita dal MIGLIARINI, Catalogo ms. al n. 2678, lndi­
cation succinte, pp. 95-96 ; dallo ScHIAPARELLI, Guida, p. 1 4, e dal MILANI,
Il R. Museo archeologico di Firenze l, p. 1 25 ; II, tav. XVI, che però
desi gna il carro anche come hetheo.
Che il cavallo e i carri siano pervenuti in Egitto da1 1' Oriente, è
cosa ben nota, perché l a menzione di carri da guerra, quelli degl i
Hyksos sconfitti ri corre per la pri ma volta nei testi egizi sulla tavoletta
Carnarvon (2) ; come del pari è risaputo che la rappresentazi one dei
cavalli e dei carri da guerra si i ncontra frequente sui monumenti egi­
ziani, subito dopo l ' inizi o della liberazione del paese dagli invasori (3) .
L'ori gine straniera d e i carri è del resto com provata dalle voci semiti che
dei loro nomi : mrkbt (= Burchardt, n. 482), il carro da passeggi o, per
la caccia nel deserto o da guerra, ti rato da cavalli (4), e (grt (= Bur­
chardt, n. 295), il carro da trasporto delle vettovaglie, ti rato da gi ovenchi .
Alcuni testi ci hanno anche conservato i l nome delle parti del
carro (5), segnatamente il Pap. Koller I, 3, 2-2 ; il Pap. Anastasi I, 26,

( 1 ) Sulla determinazione della località della sua provenienza, vedi ancora


Mon. Civili, lll, pp. 267-269 ; e per la riproduzione dell'oggetto, Monumenti
Civili, tav. CXXII, 1 .
(2) Cfr. A . H . G A RDIN E R, The Defeat of the Hyksos by Kamose : the Carnar­
von Tablet no I, nel JEA Ili ( 1 91 6), pp. 95- 1 1 0, plates X li -XIII, e ulteriore bi­
bliografia presso D R I O T O N -V A N D I E R , L'Égypte, 1 946, p. 31 2.
(3) Cfr. E RM A N - R A N K E , Aegypten, 1923, p. 584.
(4) Per l'espressione !J.mw mrkbt, costruttore, fabbricante di carri, dr. i ri­
ferim enti dati dal GA R D I N E R, A ncient Lgyptian Onomastica, A 165 ; e per la
medesima, in unione con parola egizia, !J.mw wrrjt, v. stele di Firenze n. 2584
(= B E R E N D, p. 82 ; SCH I APA REL LI, n. 1 568 ; M I G L I A RI N I , Indication, pp. 31 -32).
(5) Se ne veda la nomenclatura, ben di rado però accompagnata dalla pre­
cisa designazione deJla parte indicata, .nel Wb. I, 78, 1 87, 2 1 3, 242, 465 ; Ill, 12,
229 ; V, 22, 401 , 435.

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5-9 ; i l Pap. Anastasi IV, 1 6-7 sgg. ; l' ostracon di Edinburgo n. 9 1 6,


i ndividuato per pri mo dall' ERMAN come una composizione poetica rela­
tiva al carro da guerra del Re (cfr. Z AS XVIII ( 1 88 1 ), pp. 93-6 ; Lite­
ratar, p. 348), ri pubbli cato e tradotto dal DAwsoN e PEET nel J E A XIX
( 1 933) , pp. 1 67- 1 73, plates XXV-XXV III ; e l'ostracon i eratico d el Museo
egizio di Torino n. 9588, pubbli cato dal CERNf nella R.evue de l' Égypte
ancienne l ( 1 927), pp. 224-26, ritrascri tto e tradotto dal DAwsoN e PEET,
o. c., pp. 1 73-74, pi. XXIX.
Ma gli artigi ani egi zi, ri conosci uta l'utilità dei nuovi mezzi di loco �
mozione, si misero ben presto, cacci ati gli invasori, a fabbri care esem­
plari propri, più snelli ed eleganti dei modeili che gl'invasori avevano
portato con sè, ben differenziandoli subito da essi per essere a due
cavalli, montati invece che da tre, da due sole persone, i l ktn, i l con·­
duttore, l' ·1; v [0zo; o ffa2x-:-:c,) v dei poemi omerici, l'auriga dei Romani ; e
i l snnj, i l combattente, i l -:-:xpx�x-:-Y. ç dei Greci, i l bellator romano ( 1 ) .
Staccandosi dall' attri buzi one del Rosellini, per pri mo i l Barone
TEXTOR DE RA v1s1 (Études sur les chars de guerre égyptiens, Congris
des Orient. de S. Étienne, 1 875, p. 455), riconobbe i l carro fiorentino
un prodotto della suppelletti l e funeraria egizia (2), seguito poi dal
MASPERO, che, nella sua Histoire II, p. 2 1 6, nota 3, a tale produzione
ascri ve anche la sua esagerata leggerezza e alcune sue i mperfezioni (3).
Ri prodotto alla tavola 17 b (v. fig. 1) m inutamente descritto, messo 8
confronto con altri esemplari conosci uti , analizzato nella natura dei
legni componenti le sue varie parti, con copiosi riferi menti bibliogra­
fici ( 4), il carro fi orentino è stato successivamente stu diato da \V.
WRESZINSKT, nel suo A tlas zar altaegyptischen Kulturgeschiclzte l, 1 7

( 1 ) Su lle due voci ktn, conduttore, snnj, combattente, cfr. 0A R DIN E R, o . c.,9
A 96, 97.
(2) Non si comprende però come pur riferendosi al RosELLIN I , o. c., e al
MIGLIA RINI, o. c., abbia potuto desi gnarlo costruito in ferro (ibid., p. 455, e
p. 4 67, fig. 7, pl. I).
(3) Un' a ltra ben conosciuta riproduzione di u n carro egizio possiede il
Museo d i Fire nze nel famoso rilievo saitico n. 2606, conosciuto sotto iJ nome
di rilievo delle arti e mestieri ( = BEREND, p. 100, tav . X ; S c H I APARELLI, n . 1 589 ;
MIGLIA R I N I , lndicatioll, p. 66) pu bblicato dal R o sELLINI nei Monumenti civili,
tav. LXlll, descritto nel testo Il, pp. 45, 1 80, 295 -96, 362. È uno dei pezzi più
importanti provenie nti dalla collezione Nizzoli (cfr. vol. IV dei Docwnenti itu­
diti per servire alta storia dei Musei d'Italia, p. 349, n. 8, e p. 371 ).
(4) Devonsi oggi aggiungere : H. Sc H A E FE R, Armenisches Holz in iìgypti­
schen Wagnereien, nei Sitzungsberichte d. Preuss. A k. d. Wiss., Philo L-Hist
Klasse XXV (1931 ), p. 1 sgg. ; U. PoPPLOW, Pferd und Wagen im alten Orient.i
Berlin, 1 934, pp. 72, figg. 49 ; K. H . DITTM A NN, Die Herkunft des iigyptiscke11
Streitwagens in Florenz, in Germania 18 (1 934), Heft 4, pp. 249-252.

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(a-b), IV (69 a-b) dove, colla messa a confronto delle sue varie parti
con quelle in costruzione ad opera dei fabbricanti, dipinte nella tomba
di Mencheperreseneb a Schech abd el Gurna, n. 86, del tempo del fa­
raone Thutmosis lll (circa 1475 av. Cr.), pur conservando alcune parti­
colarità derivate dai modelli della Siria, come ad es. le ruote a quattro
raggi, ha pure trovato la sua datazione cronologica.
Mancando però ancora presso il Museo un prospetto completo
ri guardante la natura dei fogni componenti il carro, in gran parte
stranieri all' Egitto (1), in modo da poter soddisfare alle frequenti ri­
chieste che pervenivano da parte di studiosi e di visitatori, ritenni
doveroso affidare l'esame di tutto il cimelio a uno specialista di molto
valore, il dott. Ugo fasolo, allora delÌ' Orto Botanico dell' Università
di Firenze, il quale, nel febbraio 1 935, compì l'interessantissimo studio,
consegnandomi le sue conclusioni nel disegno del carro che qui ripro­
duco (v. fig. 2), corredato dall'indice della determinazione dei singoli
legni. Compiuto il lavoro, come è naturale. non mancai di informare il
prof. Vitelli , che, a pochi mesi di distanza dalla sua diparti ta, ebbe
ancora il conforto di sapere l' oggetto del suo sogno ormai studiato in
tutti i suoi particolari.
Il disegno con l' indice non riuscirà forse nuovo a tutti i lettori,
perché già più volte ebbi occasione di inviarlo privatamente, dietro
richiesta, a persone interessate nello studio del cimelio fiorentino; ritengo
tuttavia tornerà cosa grata a tutti il vederlo ora di pubblico dominio e
in una circostanza per tutti tanto cara. E perché nulla mancasse per il
suo studio, il carro è stato anche minutamente misurato in tutte le
sue parti, e qui riproduco le misure prese (v. fig. 2) (2) :
Larghezza del giogo, m. 0,9 10; risvolti laterali del medesimo, m. 0,095;
sottogola destro col pomello, alt. m. 0,255, largh. m. 0,2 1 O; sottogola
sinistro col pomello, m. 0,260, largh. m. O, l 95 ; altezza del cavicchio di
connessione col timone, m. O, 165; lungh. del timone, m. 2,480; ci rcon-
1·erenza al centro, m. O, 190, circonferenza presso connessione col pre­
dellino, m. 0,280; alt. del predellino, m. 0,540, lungh. m. 0,980; appoggio
ad arco del medesimo : largh. esterna sino al l'attacco, m. 1 ,050, largh.
interna senza attacco, m. 0,830, alt. m. 0,800; lungh. dell'asse delle ruote

(1) Nell' indice della determinazione dei legni annesso alla fig. 2 trovano
infatti corrispondenza nella nomenclatura egizia, solo .l 'acacia, snçJ.(.t) > snd.t,
Wb. IV, 521 ; il salice, tr.t, Wb. V, 385-86 e il pruno, sr.t, Wb. IV, 1 90-191.
(2) Le briglie che nella figura n. 1 si vedono attorcigliate intorno al pre­
deJJ ino e al timone, come le corregge dei sottogola per i cavalli, sono di cuoio
moderno. Sul predellino poggia l'arco (inv. n. 2679) trovato insieme col carro.
Diversi frammenti di betula sp. staccatisi dal timone e dal mozzo delle ruote
figurano nell'inv. al n. 2678-b.

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ai due estremi, m. 2,0 1 0 ; lungh. i nterna senza cavicchi, m. 1 ,900 ; alt


del cavicchio d estro, m. 0, 1 35 ; alt. cavicchio sinistro, m. 0, 140 ; ruota
di destra, diam. m. 1 , 0 1 5 ; raggio, m. 0,400 ; circonferenza, m. 3, 1 60 ;
lungh. del mozzo, m. 0,400 ; ruota di sinistra, diam. m. 1 ,0 1 5 ; raggio,
m. 0,400, circonferenza m. 3, 1 60 ; lungh. del mozzo m. 0,380.

* *

Il carro del sogno non occupa ora più i l ri stretto spazio in fondo
alla sala seconda del Museo, accanto alle finestre che danno sul corti le
i nterno, dove, a suo tempo, lo vide il prof. Vitelli, ma campeggia mae­
stoso e solenne, come un trionfatore, entro capace vetrina, nel mezzo
della grande sala VIII, che accoglie i più svariati esponenti della suppel­
lettile funebre egiziana. Domi n a da gran signore, oggetto sempre del­
J 'ammirazione di tutti, al modo stesso che la gloria del suo illustratore
nel sogno per il mondo si spande, con legittimo orgoglio anche per i l
buon nome italiano, e O . Vitelli è sempre 11 frus per ora rirfìm.
Firenze.

OmsE?PE BoTn

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