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I FISCHIETTI DI TERRACOTTA IN SICILIA

Author(s): Giampiero Finocchiaro


Source: Lares , Ottobre-Dicembre 1994, Vol. 60, No. 4 (Ottobre-Dicembre 1994), pp. 485-
500
Published by: Casa Editrice Leo S. Olschki s.r.l.

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I FISCHIETTI DI TERRACOTTA IN SICILIA

1. La produzione di fischietti di terracotta in Sicilia è attest


epoca preistorica come testimoniano due esemplari rinvenuti n
Sant'Ippolito presso Caltagirone (Catania) e risalenti all'età del
Tra le sporadiche attestazioni disponibili in epoca storica segnali
fischietti di creta risalenti all'età bizantina ed arabo-normanna
diti presso il Museo Archeologico di Adrano (Catania) ed altri d
il XVI e il XVII secolo e appartenenti all'Azienda autonoma di so
turismo di Caltagirone.2 Nel XVIII secolo è il catanese Ignaz
Castello principe di Biscari a darci testimonianza di alcuni fischiett
racotta facenti parte della sua collezione privata3 donata dagli
Stato nel 1930.
E però nel XIX secolo che i fischietti di terracotta divengono
più fortunate espressioni dell'arte figulina popolare siciliana. D
Pitrè apprendiamo, infatti, che la diffusione di questi oggetti era
teressare tutta l'Isola: «Fischia in Caltagirone S. Caterina, la Im
S. Giacomo, S. Francesco di Paola, e possono fischiare a perdifia
di creta cotta; fischia S. Michele Arcangelo in Caltanissetta, il
stino Novelli in Termini, la Madonna di Mezz'Agosto in Trapa
vanni Battista a Marsala, S. Vito a Mazzara, S. Calogero a Girgen
Sciacca, Aragona, S. Lucia a Siracusa, S. Corrado a Noto, S. Gio
Pietro nell'alta e nella bassa Modica e tutti i santi patroni di cre
lia» (Pitrè 1913, 434-435). Sappiamo, inoltre, che grande era la
tipi prodotti: «Il piffero in argilla ha centenaia di forme quante so
gure che si danno al santo che vuoisi rappresentare [...]. In Paler
figure sono la Immacolata, Santa Rosalia, S. Francesco di Paola

1 Si tratta di due fischietti amorfi di argilla di circa due centimetri ciascuno. Qu


di proprietà del signor Giuseppe Carbone, sono stati esposti nel 1988 alla prima «Mo
schietto» organizzata a Caltagirone dalla locale Azienda autonoma di soggiorno e tur
borazione con il Centro studi Giacomo Judiei.
2 L'Azienda autonoma di soggiorno e turismo di Caltagirone organizza annua
esposizione di fischietti di terracotta provenienti da vari Paesi. Presso la sede dell'A
custodita una importante collezione che riunisce alcune migliaia di esemplari proven
il mondo.

3 Si veda Ignazio Paterno Castello, Ragionamento a Madama N. N. sopra gli a


menti e trastulli de' bambini , Firenze, 1781, ora in Storo ni Mazzolani 1990.

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gelo S. Michele,
1883, 409).
I fischietti di terracotta cui fa riferimento Pitrè riproducono le immagi-
ni dei personaggi della Sacra Famiglia e dei Santi secondo i canoni dell'ico-
nografia cattolica ufficiale.4 Relativamente alla loro origine va, però, subito
detto che i fischietti rappresentano una filiazione diretta di un altro settore
della ceramica popolare siciliana specializzato nella produzione di pastori
da presepe.5 I costruttori di pastori, detti pasturara (cfr. Pitrè 1881, 439)
realizzavano delle figure antropomorfe destinate ad animare il presepe du-
rante le feste natalizie: «V'è in tutta l'Isola una specie di lista tradizionale
dei pastori per un presepio» (Pitrè 1913, 432). Si tratta dei personaggi con
cui venivano allestite le diverse scene di cui era composto il presepe.6
La lavorazione di queste statuine veniva eseguita con l'ausilio di stampi
di gesso che di norma non erano però dotati di un calco per la parte poste-
riore della figura, che veniva così lasciata piatta sul retro. L'applicazione di
un dispositivo sonoro sul lato liscio diede in seguito origine a un nuovo e
originale filone dell'artigianato della ceramica, quello dei «Santi fischianti»,
caratterizzato da una ricca tipologia morfologica qual è quella che ci è stata
tramandata dalle fonti museali.7
E interessante notare come la creazione di un nuovo repertorio artistico
avvenga, in questo caso, in dipendenza dell'inserimento di suoni e colori.
Una volta dotate di un fischietto, infatti, queste piccole sculture si contrad-
distinsero per la intensità dei «colori dati a piene mani» (Cocchiara 1957,
I, 54). Non è possibile in questa sede approfondire l'esame di questo aspet-
to ma sarebbe interessante condurre un'analisi che evidenziasse quali rela-
zioni siano possibili sul piano simbolico tra suoni e colori. In questa pro-
spettiva sarebbe forse possibile stabilire una corrispondenza tra il sibilo
acuto del fischio e la vivacità dei colori, ai quali ben si attaglierebbe la de-
finizione di «squillanti». Spingendoci più oltre potremmo addirittura ravvi-
sare in essi e nel loro reciproco combinarsi una sorta di «sonorità cromati-

4 Un tentativo, di ricondurre le figure dei fischietti di terracotta di soggetto sacro a dipinti


(per lo più di epoca medievale o rinascimentale) ritenuti gli originali da cui i pasturara trassero
ispirazione si trova in Nathanson 1934.
5 Sull'arte del presepe in Sicilia si vedano, tra gli altri: Pitrè 1881 (p. 431 e sgg.), 1913 (pp.
432-434); Uccello 1979; Buttitta 1985. Sull'attività di artigiani siciliani costruttori di presepi
artistici si vedano, tra gli altri: Bernardi- S al vetti 1968; Cocchiara 1956, 1965; Loria 1907;
Ragona 1966a, 1966b; Uccello 1970a, 1970b, 1977b. Una puntuale descrizione di presepi arti-
stici si trova in Naselli 1931 e Lo Presti 1940.
6 Per un inventario tipologico completo delle statuette prodotte da un pasturaru di Catania si
veda Naselli 1932.
7 Segnaliamo le collezioni di Giuseppe Pitrè, Lamberto Loria e Antonino Uccello che costi-
tuiscono oggi il più importante strumento per la ricostruzione del repertorio tipologico tradiziona-
le dei fischietti di terracotta di provenienza calatina. La prima si trova presso il Museo etnografi-
co «Giuseppe Pitrè» di Palermo; la seconda è custodita nel Museo Nazionale delle Arti e Tradi-
zioni Popolari di Roma; la terza è esposta presso la Casa-Museo di Antonino Uccello a Palazzolo
Acreide (SR).

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ca». Una rappresentazi
costituisce sul piano fo

2. Il fischietto, nato
chiamo da caccia, ha as
via via sommati senza c
via la considerazione che di essi si è affermata nel mondo occidentale fin
dal XVIII secolo è quella che ne ha privilegiato la funzione ludica restrin-
gendone il contesto d'uso al mondo infantile. Va precisato che a partire
dalla seconda metà del secolo scorso l'incontro della riflessione evoluzioni-
sta con il metodo positivista ha prodotto una cristallizzazione di questa im-
postazione, tuttora in parte persistente.
In tempi più recenti i fischietti di creta non trattenuti da una funziona-
lità che ne rinnovasse il valore simbolico giustificandone la presenza all'in-
terno dei contesti celebrativi - che dal secolo scorso ad oggi hanno subito
un notevole processo di trasformazione - e battuti sul piano commerciale
dalla produzione di oggetti di plastica e metallo su scala industriale, sono
caduti in disuso. Mentre in passato i fischietti di terracotta venivano pro-
dotti in quasi tutti i numerosi centri della Sicilia in cui viva era l'arte della
ceramica, oggi l'eco di quella diffusa e variegata produzione di cui parla Pi-
tre è ormai quasi spenta. Sebbene, attualmente, si stia registrando una ri-
presa di temi e soggetti tradizionali che proviene dal versante della cerami-
ca popolare.
Da registrare come unico il caso di Caltagirone (Catania), dove la tradi-
zione dei fischietti di terracotta non è mai venuta meno. Qui, però, va se-
gnalata l'opera della famiglia Judiei che ha continuato a tramandare da pa-
dre in figlio strumenti, tecniche e repertori assumendo di fatto un ruolo di
custode di un «pezzo» di memoria collettiva.9
Non secondario, inoltre, il contributo di alcuni piccoli centri dove per-
siste la lavorazione di un unico tipo di fischietto - per esempio un uccellet-
to nel caso di Burgio (Agrigento) e Collesano (Palermo).10
Per quanto concerne più in particolare la nuova produzione di fischiet-
ti, svincolata cioè dal legame con un patrimonio tipologico tradizionale, va

8 Per i problemi relativi alla sinestesia in musica cfr. Merriam 1990, pp. 100-114.
9 Sui ceramisti della famiglia Judiei, si vedano Uccello 1977a e Burgaretta 1989. Per
quanto riguarda la tecnica artigianale ancora oggi seguita da Mario Judiei, abbiamo realizzato una
ripresa audiovisiva di tutte le fasi della lavorazione dei fischietti d'argilla. Il video è oggi custodi-
to presso l'archivio del Folkstudio di Palermo (G. Finocchiaro - G. Moroni, I fischietti di terra-
cotta della bottega di Mario Judiei di Caltagirone , 4 videocassette U-Matic 3-4, Caltagirone (Cata-
nia 6/5/1993. Videoripresa di F. La Bruna, fotografie di R. Perricone).
10 A Burgio abbiamo realizzato presso la bottega della famiglia Caravella una ripresa audio-
visiva della lavorazione di un fischietto di terracotta modellato a mano libera. Il video è oggi cu-
stodito presso l'archivio del Folkstudio di Palermo (G. Finocchiaro, La costruzione di fischietti di
terracotta in un laboratorio artigiano a Burgio , 6 videocassette U-Matic 3/4, Burgio (Agrigento)
16/4/1993. Videoripresa di F. La Bruna, fotografie di R. Perricone).

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notato che si tr
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la: « Ciaraulu è

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zano la tradizione e
12 Per quanto conc
organizza a Caltagir
supra nota 2).
13 Un'altra attestaz
delle consuetudini ch
ti, al neonato veniva
campi, lucertole o sa
e venivano solitam
zione relativa ai fis
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no luogo a oggetti c
mente e con maggio

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dalTesser nato nella n
di rettili. La plebe cre
lingua un minuzzol di m
il riferimento al santo
de il ceràulo - che carica di senso e conferisce valore simbolico all'azione
rituale messa in opera dal ceràulo a fini terapeutici o divinatori. Va, infatti,
ricordato che il ceràulo non si limita a incantare serpenti ma «libera da' pe-
ricoli di questi animali solo ungendo un po' della sua saliva sul morso avve-
lenato o passandovi sopra la lingua [...]. Qualche volta non solamente la sa-
liva, ma anche la mano del Ciraulo è dotata di quell'alta virtù» (Pitrè 1889,
IV, 213). Inoltre egli è capace «d'indovinare il futuro, di predire le cose av-
venire [...] ma guardiamoci bene dal confonderlo con l' Addimina-vinturi (in-
dovina-venture), mestiere che il volgo apprezza per quel che è: privo della
sovrumana potenza che gode il protetto di San Paolo» {Ivi, 214-216).
Quel che tuttavia interessa maggiormente notare riguarda la tecnica
adoperata dai ceràuli per incantare i serpenti: «Prendono un filo d'avena,
vi tirano per lungo una sottilissima fenditura e ne formano una sampogna
affatto primitiva.15 Così vi sof fian dentro cavandone un fischio, un sibilo
acuto, per via del quale i colubri vengon subito fuori. Fischiano e guardano
sul colubro apparso, ed il colubro è già dannato , affascinato dallo sguardo
ammaliatore del ceràulo, il quale recitando mentalmente un certo scongiuro
che sa lui solo, lo prende e lo mette in tasca» (Pitrè 1900, 353-354).
Ci pare utile fornire un chiarimento circa l'efficacia magica del rituale
descritto. Negli Atti degli Apostoli (28, 1-10) viene narrata la nota vicenda
di San Paolo a Malta che pur aggredito da una vipera non ne subì alcun
male. «Da questo fatto è nata la credenza molto diffusa in Sicilia, anche
nel Quattro e nel Cinquecento, che chi nasce nella notte di S. Paolo ha vir-
tù soprannaturali non comuni a nessun altro mortale» (Pitrè 1881, 331.
Cfr. anche Castelli 1878, 20). 16 Abbiamo qui, dunque, un riferimento mi-
tologico che nella vicenda di San Paolo ha il suo archetipo. Così l'immagine
del ceràulo è modellata su quella che di San Paolo si trova diffusa in Sici-
lia. Si confronti, a titolo d'esempio, quanto Pitrè e Avolio dicono rispetti-
vamente dello sguardo di San Paolo e di quello del ceràulo: «S. Paolo nel
concetto del volgo è di alta statura e quasi di mezzo gigante [...]. Ha gli oc-
chi grifagni e, quel che è più, capaci di scrutare nell'intimo del cuore: Chi
occhi di San Paulu chyaviti' » (Pitrè 1881, 333); «Con quello sguardo profon-
do e quei lunghi capelli che fan cernecchie sulle tempia, egli [il ceràulo] ne

14 Analoghe descrizioni del ceràulo vengono fornite da: Avolio 1875; Castelli 1878; Pitrè
1881, 1889-IV.
15 Descrizioni di fischietti simili, ma caratterizzati da un uso differente e inseriti in diversi
contesti, si trovano in Di Mino 1931; Gattuso 1970; Pitrè 1883.
16 L'agiografia cristiana non attribuisce soltanto a S. Paolo le «virtù soprannaturali» di gua-
rire dal morso di rettili ed insetti velenosi. Altri come S. Egidio, S. Vito, S. Patrizio, S. Foca e i
SS. Cosma e Damiano risultano infatti dotati della stessa capacità.

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490

ha d'avanzo per
tan mille migli
ceràulo non è ch
tizione degli att
razioni concrete
in un linguaggio
to a risolvere. L
hanno subito il
razione mentale
tia-guarigione su
diventa così Sa
di Publio giacev
visitarlo e, dopo
stoli, 28, 8). Ch
esemplare è gara

4. Contenendo
co di tempo (dal
dalla documenta
buto alla conos
maggiore chiar
giocattolo sono
ti che nelle sett
un gran numero
lebrava la ricor
della vendita del
hanno i loro spa
ta, casucce di ca
presso, puleggio
solito acquistava
in certi giorni
fieraiuoli soglio
L'usanza di vend
sa. Nel 1907 Lam
dotti dagli artig
renze. Tra l'altr
schetti (fischi) r
cordano quelli d
largo commerc

17 Va qui ricordato
di S. Paolo risulta leg
te diffusa la «ideolo
(De Martino 1976, 4
nome di tarantismo,

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S. Elia (Palermo) «La fe
quella dell'Addolorata»
aei venditori di giocatto
posta per assordare gli
Ulteriori attestazioni c
casione del Natale. Nel 1887 Mariano La Via Bonelli elencando numerosi
«Giuochi fanciulleschi nicosiani di Sicilia» descrive un fischietto di canna
detto u ruscignuou e di esso dice: «E uno strumentino dal quale traggono i
fanciulli, specie nelle feste di Natale, un suono assai gradito e variato» (La
Via Bonelli 1887, 426). Di pochi anni successiva è la testimonianza di Car-
melo Grassi che vale la pena di riportare per intero: «Presento una canzone
popolare che, nella notte di Natale, si canta in chiesa, al suon dell'organo,
in molti paesi della Sicilia, e specialmente in provincia di Messina e di Ca-
tania. La neve che copre il suolo, le vie buie e fangose, il gelato rovaio con-
siglierebbe di stare a letto od a restare intorno al focolare; pure la Chiesa
madre è piena zeppa, ed i monelli non tralasciano di fare a Gesù Bambino
un salve col suono assordante dei loro fischietti, costruiti a posta per la no-
vena dell'Immacolata e del Natale» (Grassi 1893, 132).
Siamo qui in presenza di un'attestazione che oltre a ribadire la colloca-
zione in àmbito festivo, riferisce esplicitamente un uso rituale dei fischiet-
ti. A ben guardare, cioè, ci si accorge che la considerazione dei fischietti
come «balocchi» è insufficiente per spiegare le ragioni vuoi della loro diffu-
sione, vuoi del loro perpetuarsi. Questa impostazione risente innanzitutto
di quello che è stato il punto di vista dell'evoluzionismo che leggeva nel
valore ludico dei fischietti la degradazione di un originario valore magico-
religioso. Non a caso l'opinione che di essi è prevalsa voleva questi oggetti
non altro che giocattoli fatti «apposta per assordare gli orecchi». E tale opi-
nione resterà prevalente a lungo se si considera che ancora nel 1957 Giu-
seppe Cocchiara scriveva che «Il tamburo, il rombo e le battole, in fondo,
sono degli strumenti musicali, molto adatti per straziare gli orecchi. Né
hanno altro scopo i numerosi fischietti [...]» (Cocchiara 1957, I, 54). Em-
blematiche di una siffatta prospettiva d'analisi possono essere considerate
le parole di Pitrè: «Il fanciullo ha qualche cosa dell'uomo primitivo, ed i
suoi passatempi portano talvolta le impronte dell'infanzia dell'umanità.
Movente di quei passatempi è la imitazione o la contraffazione di atti, ope-
re ed occupazioni degli adulti. Le scene principali della vita vengono dalla
minuscola società riprodotti in finzioni, alla serietà delle quali essa medesi-
ma è prima a credere. Molte di quelle scene rappresentano pratiche talora
scomparse, sopravvivenze d'un passato perduto nel buio dei tempi o spaz-
zato dal più o meno lento progredire dei popoli» (Pitrè 1913, 417). Già gli
antropologi funzionalisti,18 però, rilevavano l'inadeguatezza euristica del
concetto di «sopravvivenza» poiché esso non tiene conto della «funzione»

18 Cfr. in particolare Malinowski 1971.

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492

sincronica che u
etnografico. Il
un relitto alla d
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abbia trovato u
quale perimetro
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ti, grida e fisch
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attestate, tra l'a
una ragazza e v
do sieno vecchi,
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cuparsi», erano
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nascosta la data
c'è scherzo, non
si fischia, e si
quale si tambus
trarvi. Canzona
cori, nelle quali
te, al fisico ed
nano ed accomp
ne; e la chiassata
nati e per più g
mostrano come
nomia ancora in
da Bonanzinga i
stimonianze di
vano iterati i se
va a seconde no
accettava di osp
erano grida e su
canzoni di sche
provvisazione in

19 Sul valore ritual

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tato (i bamparìzzi pro
versa consistenza (a vo
collettivamente confer
nuovo ordine sociale (
(Bonanzinga 1991, 78-
Come si può vedere,
zazione del frastuono creato dal concorso di varí strumenti e dal vociare di
quanti vi prendono parte. Un'orgia fragorosa di suoni, un «caos» sonoro
viene riversato su chi si sia reso colpevole di comportamenti devianti dalla
norma sociale accettata e diffusa. Un monito simbolico, in sostanza, per co-
loro che mettono in pericolo il «cosmos» della comunità alla quale appar-
tengono. E, d'altra parte, ragionevole credere che tale consuetudine svol-
gesse una funzione di «censura preventiva» con il compito di inibire il veri-
ficarsi di situazioni come quelle descritte.20
Una testimonianza forse ancora più significativa, e che apre a ulteriori
considerazioni circa il legame tra fischietti e momento festivo, è quella ri-
portata da Uccello nel 1972. Egli riferisce che al tempo in cui era poco più
che un fanciullo, nei giorni di festa tutti i bambini acquistavano un fi-
schietto di argilla. Riunitisi quindi in piccoli gruppi, costruivano un fercolo
ad imitazione del simulacro (vara) che gli adulti portavano a spalla nella
processione del Venerdì Santo. Una volta terminato questo lavoro, i bam-
bini disponevano sopra il fercolo un Santo fischiante «e si dava inizio alla
festa. Due ragazzi caricavano il fercolo a spalla, altri s'improvvisavano mu-
sicanti battendo bacchette e verghe su tamburelli e boatte di latta; uno poi
raccoglieva i cacherelli delle capre, molto simili a mortaretti, ed era così
bravo nella finzione degli spari, che gli si affibbiò il nomignolo di mascaru ,
il maestro dei petardi e dei fuochi artificiali» (Uccello 1972, 98). Si snoda-
va così una piccola processione che riproduceva il rituale previsto per la fe-
sta patronale: «seguendo scrupolosamente Y iter della cerimonia, così come
si soleva svolgere in paese» (Uccello 1977a, 4). 21 Non mancava neanche
una piccola questua in onore del santo. Il giorno successivo la statuina «ri-
prendeva il ruolo feriale di fischietto» (Uccello 1972, 98).

20 Le ragioni di questa usanza vanno ricercate tenendo presenti le norme che regolano il vi-
vere sociale. In una piccola comunità è percepito come pericoloso qualsiasi comportamento che
rechi con sé - anche solo potenzialmente - il rischio della sottrazione di un bene materiale. Il ma-
trimonio tra vedovi costituisce in tal senso una violazione delle norme. Esso, cioè, rappresenta un
danno economico per coloro che destinati ad ereditare l'eventuale patrimonio del vedovo devono
in seguito fare i conti con i diritti acquisiti dalla nuova consorte e dalla sua discendenza. Anche il
matrimonio fra persone con notevole scarto di età rappresenta una pericolosa deviazione dalla
norma. In questo caso non si tratta di beni economici materiali ma della capacità di procreazione.
Una giovane donna (o un giovane uomo) esce indebitamente dall'orizzonte di quanti sono ancora
in cerca di un partner. Si confrontino in proposito le varie posizioni espresse dagli studiosi sullo
charivari-. Ginzburg 1982; Le Goff-Schmitt 1981; Lévi-Strauss 1966; Thompson 1981.
21 Tale usanza era particolarmente diffusa a Palermo dove migliaia di bambini preparavano
le cosiddette variceddi (piccoli simulacri) da recare in processione il giorno dell'Assunta (15 ago-
sto). Cfr. Pitre 1900.

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L'importanza d
come il gioco r
regolano la tra
to», infatti, i b
ma culturale. Il
didattico-pedag
quasi una palestr
scritto come un
stregua di un
preoccupano di
si soleva svolge
za di stare man
è bene avere ri
simbolico che so
vo di «doppio»

5. Un'altra que
spetto organolo
mia proposta d
principio di cla
Sappiamo però
lo abbiamo già
al più, come st
"balocchi fanci
locchi non son
'balocco' è con
'strumento' que
selli 1951, 251)
ludico finiva ta
po della Naselli
musicali popola
da suono e strum
senzialmente ne
perato, presupp
uno strumento

22 II gioco inteso c
tema classico della r
rito a questo argom
to si trova in Huizi
frio 1986.
23 Un'analisi dal punto di vista organologico contenente una suddivisione dei fischietti che
rappresenta una applicazione coerente dei principi tassonomici proposti da Sachs e Hornbostel si
trova in Nixdorff 1974.

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I FISCHIETTI DI TERRACOTTA IN SICILIA 495

ni.24 Secondo il moderno orientamento della ricerca etnom


studio e l'analisi di ciò che rappresenta musica (o non-musica
data comunità è invece da riconnettere principalmente al contes
di cui ogni fenomeno musicale costituisce un'espressione. Sott
il confine tra musica e non-musica se si tiene conto del fatto che
un limite «culturalmente definito poiché ogni collettività opera
zione del continuum sonoro, attribuendo a elementi e sequen
diversi» (Bonanzinga 1991, 67). In questa prospettiva i fischie
ancora una valutazione precisa e complessiva che sappia indivi
e le funzioni che essi assumono in differenti contesti.
Strettamente correlata al problema appena esposto risulta
tra questione, riguardante specificamente l'aspetto terminol
schietto. Tale termine, infatti, è genericamente indicante un
atto a produrre un suono acuto. Un suono acuto, però, può e
sia da uno strumento monotonale come i nostri fischietti d'
uno strumento politonale come il flauto. Suoni acuti, inoltre, po
re prodotti vuoi da strumenti dotati di un'imboccatura a b
quelli dotati di un'ancia. Quanto detto costituisce un proble
guenza del fatto che la terminologia adoperata dagli studiosi per
cuni strumenti musicali non risulta uniforme né tantomeno

ogico strumenti
f;uardo come alil discorso
ogico strumenti fischiettocome
e ilfin
flautonon risultanocondotto,
qui il fischietto tra loro esuffi-
rileviamo il flautonon che sotto risultano il profilo tra loro termino- suffi-
cientemente differenziati. Anche facendo riferimento alla terminologia dia-
lettale in uso in Sicilia la questione si ripropone in modo esattamente equi-
valente.25 A titolo d'esempio basterà qui ricordare che già Pitrè adopera il
termine friscalettu per indicare sia il flauto di canna che il fischietto di ar-
gilla.26 Come notava Linda Germi «la terminologia, particolarmente in Ita-
lia, pone dei quesiti» (Germi 1977, 72). La stessa studiosa scrivendo a tale
proposito precisava per es. che «Una delle confusioni terminologiche più
frequenti è quella relativa agli strumenti ad ancia con o senza sacca. [...] col
termine ciaramella spesso (sempre in Sicilia) si intende lo strumento ad an-
cia con sacca. A sua volta il termine zampogna, che per alcuni indica lo
strumento con sacca, per altri indica invece il piffero e la ciaramella» (Ivi,
73). L'importante contributo di Germi rappresenta, come avverte ella stes-
sa, un «primo e parziale tentativo di sistemazione dei dati sugli strumenti
musicali popolari in Italia (Ivi, 58). Raccordando tale proposta a più cir-
coscritti obiettivi di interesse «regionale», riteniamo utile tracciare un

24 Per un'analisi delle questioni relative ai criteri di distinzione tra musica e non-musica e
per un esame dei modelli di rappresentazione dei fenomeni musicali in senso ampio si vedano
Blacking 1986; Merriam 1990; Nattiez 1987; Schafer 1985. Per quanto riguarda l'area sicilia-
na in particolare si veda Bonanzinga 1991.
25 Questo aspetto terminologico in particolare, in riferimento sia alla lingua italiana che al
dialetto siciliano, è stato esaminato in un nostro precedente lavoro (Finocchiaro 1994).
26 Cfr. Pitrè 1883, pp. 408-409.

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Résumé - Summary - Zusammenfassung

L'article analyse la tradition sicilienne des sifflets en terre cuite, dont on exa-
mine ici les antecedents historiques, les modalités de fabrication, les typologies fi-
guratives, les valeurs symboliques et fonctionnelles ainsi que les aspects organologi-
ques. On met en évidence en particulier le lien qui rapproche les sifflets en terre
cuite aux contextes rituels des fêtes traditionnelles. A ce propos l'Auteur présente
des documents qui contribuent à étendre les connaissances relatives à ce domaine
des études folkloriques siciliennes.

The article proposes an analysis of the tradition of terra-cotta whistles in


Sicily. The preceding historical events, the formalities of manufacture, the
figurative varieties, the symbolic and functional values and the organological
aspects are all taken into consideration. In particular the link which ties the
terra-cotta whistles to the context of ritual festivities is brought to light. For this
purpose some evidence has been recovered which contributes to broadening the
knowledge of Sicilian demological studies in this field.

Der Artikel bringt eine Untersuchung über das Herkommen der Terrakot-
tapfeifchen in Sizilien ein. Man zieht in Erwägung die historischen Vorereignisse,
die Herstellungsarten, die bildenden Typologien, die symbolischen funktionellen
Werte und die organologischen Hinsichten. Besonders wird die Beziehung zwi-
schen Terrakottapfeif ehern und Festritualen betont. In diesem Zusammenhang ge-
winnt man einige Zeugnisse wieder, die die Kenntnisse in diesem Bereich der si-
zilianischen Volkskunde erweitern können.

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