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Davide Di Santo

La Scienza In Tv
Forme della Comunicazione Scientifica Pubblica in Televisione

La Scienza in Tv
Forme della comunicazione scientifica pubblica in televisione

Prima parte - Le teorie e le tecniche Introduzione: il complesso di Andal Capitolo 1 - Cosa c in Tv? I programmi di divulgazione scientifica, p. 1 1.1 - Livelli di analisi e metodologia, p. 3 1.2 - La mappa della divulgazione televisiva. Sfere dazione delle trasmissioni di comunicazione scientifica in Italia, p. 6 1.3 - Il conduttore, p. 9 1.3.1 - Il cultore e il militante, p. 10 1.3.2 - Lingenuo e lumanizzante, p. 12 1.3.3 - Il giornalista e lentusiasta, p. 12 1.3.4 - La vestale e levocatore, p. 14 Capitolo 2 - I modelli della comunicazione scientifica pubblica, p. 15 2.1 - I flussi della comunicazione, p. 15 2.1.1 - Tra divulgazione e comunicazione scientifica pubblica, p. 17 2.2 - La semplificazione, p. 19 2.2.1 - Il modello della diffusione, p. 22 2.2.2 - Giornalisti e mediazione, p. 24 2.2.3 - Il pubblico, p. 25 2.2.4 - Gli scienziati, p. 29 2.2.5 - Il modello della continuit e del salvagente (bucato), p. 29 2.3 - Lexpertise, p. 37 2.3.1 - Lassegnazione della credibilit, p. 40 2.3.2 - Non esperti e quasi esperti, p. 42 2.3.3 - Flusso comunicativo e interazione, p. 45 Capitolo 3 - Pensiero scientifico e senso comune, p. 50 3.1 - La metafora, p. 50 3.2 - Il linguaggio del senso comune: La Scienza In Cucina, p. 53 3.3 - Le rappresentazioni sociali, p. 53 3.4 - Rappresentazioni sociali e senso comune, p. 55 3.5 - Scienza, senso comune, everyday knowledge, p. 59 3.6 - Il trasferimento delle conoscenze, p. 62 Capitolo 4 - Televisione e negoziazione della scienza, p. 66 4.1 - La negoziazione della scienza nello spazio pubblico, p . 67 4.2 - Attori e conflitti, p. 69 Capitolo 5 - Divulgazione e retorica: generi e linguaggi, autorevolezza e patti comunicativi, p. 71 5.1 - I generi: forme e promesse della scienza in Tv, p. 71 5.2 - La divulgazione come genere, p. 73 5.2.1 - Logiche di programmazione, p. 74

5.2.2 - Le tecniche, p. 76 5.3 - La notizia scientifica nel flusso televisivo: informazione e infotainment, p. 79 5.3.1 - Scienza e newsmaking, p. 80 5.3.2 - I telegiornali e la notizia scientifica, p. 82 5.4 - La fonte autorevole e la credibilit, p. 84 5.4.1 - Autorevolezza e divulgazione scientifica, p. 86 5.4.2 - Su Voyager: etichette di genere e contenuto, p. 87 5.5 - Il patto comunicativo della scienza in Tv, p. 89 5.5.1 - La scienza tra paleo e neotelevisione, p. 91 5.5.2 - Il patto dellapprendimento, p. 93 5.5.3 - Il patto dello spettacolo, p. 94 5.5.4 - La fiducia, p. 95 Capitolo 6 - Divulgazione e ideologia, p. 98 6.1 - Le rappresentazioni della scienza: Frankenstein o Marie Curie?, p. 99 6.1.1 - Scienza e fiction, p. 100 6.2 - Immagini televisive della scienza, p. 102 6.3 - Ideologie della scienza in Tv, p. 103 Capitolo 7 - Divulgazione e narrazione, p. 107 7.1 - Sapere scientifico e sapere narrativo, p. 109 7.2 - Scienza e narrazione, p. 110 7.3 - Mito e mimesi, p. 111 7.3.1 - Dimensione agonistica della narrazione della scienza, p. 113 7.4 - Gli iconolatri di Bisanzio, p. 114 7.5 - Intellettuali ed esclusi, p. 115 7.6 - UnmasKing Kong, p. 116 Seconda parte - Il caso di studio Capitolo 8 Lanalisi delle interviste, p. 119 8.1 - Scienza divulgazione, p. 119 8.2 - La rappresentazione della scienza, p. 121 8.3 - Ideologie della divulgazione, p. 122 8.4 - La televisione, p. 123 8.5 - Il pubblico, p. 125 8.6 - La selezione degli argomenti, p. 127 8.7 - Credibilit e fonti, p. 128 8.8 - Il patto comunicativo, p. 130 8.9 - Linguaggi, parole e immagini, p. 132 8.10 - Tra scienza e pubblico, p. 134 8.11 - Futuro della scienza, della divulgazione, dellintervistatore, p. 136 Conclusioni, p. 140 Appendici Trascrizioni delle interviste, p. 150 Bibliografia, p. 159

Introduzione: il complesso di Andal

Lo spettatore di programmi di divulgazione scientifica vive il complesso di Andal, assistente del colonialista ingenuoi Angelo Lombardi de Lamico degli animali: spettatore, modello e produttore implicito di senso. Lo stesso conduttore unentit anfibia, sospeso tra expertise e senso comune. responsabile della descrizione per metafore e analogie di argomenti complessi, della selezione e riformulazione dei loro tratti salienti in linguaggi non specialistici, delle dinamiche di percezione dellautorevolezza e di attribuzione della credibilit. La ricerca di continuit in un processo discontinuo e frammentario come quello della ricerca scientifica non solo risponde allesigenza di rendere attraente il prodotto televisivo, ma un modo per razionalizzare attraverso elementi del senso comune conoscenze altrimenti esoteriche. Andal sta ad Angelo Lombardi come il fruitore sta alla tv: rapporto subalterno tra colonialista e indigeno a cui insegnare, anche se questultimo al tempo stesso fruitore e produttore di senso dal momento che linguaggi e logiche di programmazione non sono il risultato di una traduzione lineare ma si modellano in base alle conoscenze di sfondo ipotizzate, al posizionamento del programma, alla personalit di rete e alle ideologie del programma. Il patto di veridizione che sussisteva nella tv degli albori tra pubblico ed emittenza si trasformato da un rapporto tutoriale e didascalico a un rapporto basato sullemotivit, il cui linguaggio pi efficace quello dellintrattenimento. La tv non pi un maestro, ma un cugino pi grande, un po sboccato... dunque utile analizzare le dinamiche attraverso le quali si costruiscono le rappresentazioni televisive della realt, e specialmente della scienza dal momento che essa subisce reintrepretazioni continue da parte dei media. Si scelto di approfondire il rapporto tra scienza e televisione per diversi motivi. Innanzi tutto la divulgazione scientifica come genere in Italia nasce insieme alla televisione stessa. Inoltre un settore della comunicazione in cui il rapporto che lega rappresentazione televisiva e fonti fortissimo, dal momento che la formulazione televisiva di conoscenze rappresenta la funzione cardine della divulgazione. Infine lanalisi della divulgazione scientifica consente di osservare tecniche retoriche, ideologie e strategie narrative attivate

durante la produzione di racconto televisivo dal momento che indispensabile il rispetto delle fonti scientifiche che vengono riformulate in good stories.

Questo lavoro si propone di analizzare i processi di produzione di rappresentazioni televisive della scienza allinterno dei programmi di divulgazione scientifica. A una prima parte di analisi dei vari aspetti riguardanti la comunicazione pubblica della scienza segue un caso di studio specifico basato sulla metodologia dellintervista qualitativa a osservatori privilegiati. Nel primo capitolo si delinea una mappa della divulgazione scientifica nella televisione italiana alla luce di studi effettuati nellambito delle teorie della comunicazione di massa. Vengono evidenziate le sfere dazione dei programmi attualmente in onda e di quelli pi rappresentativi dei decenni scorsi e le diverse forme della figura del conduttore. Il secondo capitolo ospita la descrizione, e in alcuni casi la rielaborazione, dei modelli pi diffusi di comunicazione pubblica della scienza. A tal riguardo si analizzano sia i modelli che approfondiscono i flussi della comunicazione coinvolti nella divulgazione sia i modelli che definiscono le problematiche della semplificazione delle conoscenze specialistiche come il modello della continuit attraverso il suo approccio al pubblico, ai mediatori e al mondo della ricerca. Accanto alla descrizione del modello della continuit ne viene proposta una sua rielaborazione nata dalla necessit di tenere conto delle deviazioni delle traiettorie di routine della comunicazione della scienza che coinvolgono larena pubblica e i processi di negoziazione. Infine vengono evidenziate le problematiche relative allexpertise nei programmi di divulgazione scientifica, ovvero i processi dellassegnazione di credibilit, dellattribuzione dello status di esperto, dei flussi comunicativi finalizzati allasseverazione e esplicitazione di conoscenze. Nel terzo capitolo si analizzano i rapporti tra pensiero scientifico e senso comune alla luce delle teorie sulla rappresentazione sociale. Viene sottolineato il ruolo della metafora nella comunicazione pubblica della scienza e limportanza del senso comune e della everyday knowledge nella diffusione e nella produzione di conoscenze scientifiche. Mentre il quarto capitolo descrive i processi di negoziazione della scienza nello spazio pubblico, i restanti tre capitoli della prima parte si occupano di tre aspetti rilevanti di un

Aldo Grasso a tal proposito riporta che Lombardi [...] si comporta come il classico esploratore bianco dei fumetti: forte, il dominatore del regno animale, un po colonialista. Fonte: Grasso A., Storia della televisione, la Tv italiana dalle origini, Garzanti, Milano 1999 ii

testo televisivo, come affermato da Roger Silverstone, ovvero retorica, ideologia e narrazione della divulgazione scientifica. Pi approfonditamente nel quinto capitolo viene definita la divulgazione scientifica come genere e ne vengono descritte le tecniche e le logiche di programmazione. Vengono inoltre analizzate le caratteristiche della notizia scientifica nel flusso televisivo. A tal proposito vengono descritti i criteri di selezione e i valori notizia della notizia scientifica in televisione. Successivamente viene introdotto il tema dellautorevolezza della divulgazione scientifica e della sua percezione come fonte credibile. A tal riguardo viene analizzato il rapporto tra elementi caratteristici del genere e contenuti veicolati relativamente agli studi riguardanti il patto comunicativo che si instaura tra televisione e fruitore. Il sesto capitolo descrive le rappresentazioni della scienza e dello scienziato in televisione e linfluenza dellimmagine della scienza costruita dalla fiction nei processi di negoziazione. Inoltre vengono delineati gli atteggiamenti ideologici delle trasmissioni di divulgazione scientifica mentre il settimo capitolo si occupa della dimensione narrativa della scienza, ovvero del rapporto tra sapere scientifico e sapere narrativo. Si cerca, infine, di evidenziare scenari possibili nella ricerca di linguaggi efficaci per la diffusione della scienza: forme televisive che riescano a fornire conoscenze, promuovere interazioni, creare motivazioni e nuove forme di fruizione che prevedano linterazione di molteplici mezzi di comunicazione. La seconda parte ospita il case study. stata usata la metodologia dellintervista qualitativa a osservatori privilegiati per redigere un questionario semistrutturato circoscritto a sette argomenti: scienza, televisione, pubblico, produzione, credibilit, linguaggi, autopercezione dei professionisti del settore. Questo tipo di analisi consente di evidenziare i punti di vista di attori diversi coinvolti nello stesso processo produttivo. I soggetti coinvolti in questo studio sono figure professionali affermate nel campo della divulgazione scientifica e occupano ruoli chiave nella redazione del programma di Rai Uno SuperQuark. Si tratta di Monica Giorgi Rossi, produttrice esecutiva, Laura Falavolti, curatrice, Giovanni Carrada, autore, Giangi Poli, redattore scientifico, Piero Angela, ideatore e conduttore. La metodologia impiegata favorisce la pi assoluta libert espressiva del soggetto per quanto riguarda la definizione dei temi avanzati dallintervistatore, al quale lasciato il compito di confrontare i punti di vista dei singoli soggetti. I contenuti delle interviste saranno interpretati al fine di descrivere esperienze professionali e concezioni personali dei soggetti coinvolti. Ci aumenter le possibilit di comprendere

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fenomeni complessi come quello della creazione di rappresentazioni della scienza, del rapporto tra senso comune e discorso scientifico nella diffusione della scienza, della percezione del pubblico da parte di professionisti della comunicazione e della loro percezione riguardo il proprio ruolo.

La realizzazione di questo lavoro stata possibile grazie alla disponibilit di Piero Angela, Giovanni Carrada, Laura Falavolti, Monica Giorgi Rossi, Giangi Poli e di tutta la redazione di SuperQuark, e grazie allaiuto prezioso (e allamicizia) di Arianna, Elisabetta, Micaela, Matteo, Nicola e Sara.

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Non avrai veramente capito qualcosa fino a quando non sarai in grado di spiegarla a tua nonna Albert Einstein

Prima parte - Le teorie e le tecniche Capitolo 1 - Cosa c in Tv? I programmi di divulgazione scientifica

Le definizioni di che cosa sia divulgazione sono numerose e spesso evidenziano aspetti diversi della comunicazione scientifica, a dimostrazione della complessit di interessi che innervano il concetto di divulgazione. Essa mediazione1, interfaccia ma soprattutto una good story da raccontare2. Vive il contrasto tra la scienza in vetrina e la sua riappropriazione3; la sua capacit di tradurre il sapere in good stories4 convive con lessere informazione e comunicazione5; ma anche riduzione6 e per alcuni, a causa di barriere linguistiche e difformit di apparati intellettuali, una missione impossibile7; traduzione8, giro di frasi9, perifrasi e riassunto10; allusione, informazione per sommi capi, suggerimento, rivolti a un lettore idealmente digiuno e motivato su questioni che richiederebbero anni di studio per essere penetrate a fondo11. In lingua inglese invece esistono ben quattro parole per coprire larea semantica che in italiano viene occupata dal termine divulgazione: spreading of scientific news, scientific education, popularization, divulgation. Il concetto di divulgazione, dunque, ingloba una pluralit di significati che prendono forme diverse a seconda della formulazione del messaggio e degli obiettivi della comunicazione. Gi prima dellavvento della televisione la divulgazione scientifica aveva esplorato diversi gradi di approfondimento e presentazione, toccando registri sia colti che popolari. Gli estremi di questo continuum sono rappresentati dai metodi della semplificazione
Tannenbaum P.H., editoriale in Science, n. 3567, 1963 Pearlman D., Science and the massmedia, Dedalus, n. 103, 1974 3 Grasso A., Il demone della divulgazione, in Bettetini G.F. Grasso A. (a cura di), Lo specchio sporco della televisione, divulgazione scientifica e sport nella cultura televisiva, Fondazione Giovanni Agnelli, Torino 1988, p. 57 4 Vinassa De Regny E., Linformazione scientifica, Citt-Regione, 8-9, 1979 5 Jacobelli J., Relazione in Atti del Convegno Il linguaggio della divulgazione, Milano, 1982 6 Aa. Vv., editoriale in Penguin Science News, 1947 7 Thistle M. W., Popularizing Science, Science, n. 4, 1958 8 Tannenbaum P.H., op. cit. 9 Bloomfield L., Scienza del linguaggio e linguaggio della scienza, Marsilio, Padova 1970 10 Beccaria G. L., Relazione in Atti del Convegno Il linguaggio della divulgazione, Milano 1982 11 Piattelli Palmarini M., S come cultura, Protagonisti, luoghi, idee delle scienze contemporanee, Mondadori, Milano 1987
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(popularisation) e da quello della diffusione (spread of scientific news): il primo indica una scelta preventiva di argomenti e la loro subordinazione nelle categorie logiche e semantiche del linguaggio comune, mentre nel secondo prevale listanza giornalistica della completezza e del rigore espositivo, con la conseguente perdita di comprensibilit. Leducazione permanente (scientific education) e lo spettacolo (scientific entertainment) sono registri e linguaggi declinati in pi forme nella divulgazione scientifica prima e dopo la nascita della televisione, basti pensare ai programmi Rai della fine degli anni Cinquanta e alle pi moderne forme di edutainment, o per i periodici alle differenze tra Le Scienze (Scientific American) e Focus, mentre la peculiarit del mezzo televisivo relativamente alla comunicazione pubblica della scienza si manifesta soprattutto per quanto riguarda la rappresentazione della scienza. Con lavvento della televisione sono incrementate le potenzialit espressive della divulgazione, nuovi linguaggi si sono affiancati a quelli preesistenti, dal momento che laudiovisivo diventato una seconda lingua madre, unico linguaggio comune a popoli diversi12. Soggettiva e montaggio, ad esempio, fanno parte delle nostre competenze linguistiche dopo pi di un secolo di cinema e mezzo di televisione. Il linguaggio per immagini addirittura predominante, la galassia Marconi inghiotte la galassia Gutenberg.13 Durante la traduzione del discorso scientifico in narrazione televisiva la scienza acquista unit e neutralit, le differenze che la diversificano al suo interno si neutralizzano, fornendo unimmagine della scienza unitaria e idealizzata, con denotazioni che variano dalla conquista, alla rivalit tra nazioni, al progresso umano. Lincontro tra scienza e televisione ha subordinato la scienza ai criteri televisivi: divulgazione notizia di eventi che possano essere ridotti a una good story.14

Il primo divulgatore della televisione italiana stato il professor Alessandro Cutolo nel 1954 nella longeva trasmissione Una risposta per voi, andata in onda fino al 1968, che si ispirava a una rubrica americana condotta dal vescovo Fulton Sheen15. Gi dai primi anni Sessanta avviene un processo di differenziazione tra le trasmissioni per quanto riguarda il
Castellani, L., La Tv dellanno zero, Studium, Roma 1995, p. 31 Ibidem, p. 32 14 Bettetini G. F. Grasso A. (a cura di), Lo specchio sporco della televisione, divulgazione scientifica e sport nella cultura televisiva, Fondazione Giovanni Agnelli, Torino 1988, pp. 16-19 15 Nobile S., La scienza in Tv, tempi e mercati della divulgazione scientifica, in Cannav L. (a cura di) La scienza in tv: dalla divulgazione alla comunicazione scientifica pubblica, VQPT/Eri, Roma 1995
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divario di competenze, il livello di risorse cognitive impiegate per fruire al meglio dei programmi, e le diverse esigenze del pubblico pomeridiano da quello della seconda serata. Pertanto la scienza in tv viene declinata in forme divergenti gi dalla sua nascita, si producono trasmissioni come Lamico degli animali16, che faceva presagire le potenzialit del mezzo televisivo nel fondere etologia e senso comune, e Orizzonti della Scienza e della Tecnica17, rivolta a un pubblico motivato: il programma si proponeva come strumento informativo di approfondimento con puntate monografiche finalizzate alla diffusione di unidea della scienza come progresso e miglioramento delluomo da parte dello scienziato al servizio dellumanit. Gi dal 1958 con la messa in onda di Quarta Dimensione, Viaggio nel Tempo e nello Spazio e Uomini nello Spazio18 si possono notare diverse forme e potenzialit della divulgazione in televisione. Nella prima trasmissione il documentario per la prima volta sostituiva lesperto nella funzione di certificazione delle informazioni. I filmati, altamente spettacolari, sottoposti a un labor limae di post-produzione estremamente minuzioso e sottolineati da commenti musicali altamente suggestivi, conducevano in un viaggio nel tempo consentito dallallora recente scoperta della possibilit di datare reperti organici grazie alle emissioni di Carbonio 14. La seconda trasmissione era invece proiettata nel futuro e alle possibilit della ricerca pi moderna con ampio uso dei documentari che forniscono temi e nozioni per le spiegazioni degli esperti, gli accademici Giorgio Abetti e Aurelio Robotti.

1.1 - Livelli di analisi e metodologia

In questa sede si cercher di analizzare i diversi aspetti della divulgazione scientifica in televisione relativamente a tre sfere dazione del mezzo televisivo individuate da Roger Silverstone: retorica, narrativa e ideologia. Questi aspetti emergono allinterno di ciascuna sfera a livello cognitivo, per quanto riguarda attenzione, motivazioni, gerarchie di importanza, narrativo e di attribuzione di valori alla storia, ed emozionale, ovvero relativo a strategie di coinvolgimento: spettacolarizzazione e drammatizzazione19.

Canale nazionale, 1956, condotta da Angelo Lombardi e Bianca Maria Piccino Canale nazionale, 1966-1973, domenica, seconda serata, condotta da Giulio Macchi. Dal 1967 in poi passa al Secondo Canale sempre in seconda serata ma in giorni feriali 18 Entrambe le trasmissioni: Canale nazionale, 1958, seconda serata 19 Arcuri L., Castelli L., La trasmissione dei pensieri: un approccio psicologico alle comunicazioni di massa, Decibel, Padova 1996, pp. 7-10
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I sistemi di rappresentazioni elaborati dagli individui risentono fortemente dalle gerarchie di importanza e dalle frequenze di citazione con cui certi particolari argomenti sono comparsi allordine del giorno nel sistema dei mass. Ad esempio possiamo notare una tendenza sistematica a sovrastimare i dati di frequenza di omicidi e di crimini in genere da parte di quelle persone che sono forti fruitrici di serial polizieschi e court-shows. C dunque una stretta relazione tra quantit di fruizione televisiva e sistemi di conoscenze che le persone strutturano a proposito della realt sociale. La rappresentazione televisiva non quindi soltanto un veicolo di conoscenza, sebbene questo non sia un ruolo banale, ma il modo stesso in cui viene trasmessa la conoscenza pu diventare lelemento pi rilevante dal punto di vista dei meccanismi di costruzione della notizia o della storia, come ad esempio la rappresentazione televisiva del processo Mani pulite basata sul contrasto: vir novus contro ancient regime, sud contro nord20. Levento televisivo pi che riflettere quello che c nel mondo ci dice quali sono gli avvenimenti e, allinterno di questi, i dettagli a cui si deve prestare attenzione. In questottica lecito interrogarsi se gli elementi di drammatizzazione dei linguaggi televisivi agiscono sul piano della descrizione della realt o su una sua interpretazione: la cronaca audiovisiva si avvale dei mezzi del montaggio di post-produzione o di regia conferendo ad ogni prodotto televisivo una componente di fiction. La giustapposizione di immagini provenienti da inquadrature diverse consente di ottenere un effetto narrativo realizzato attraverso luso di tecniche drammatiche. La cronaca, il documentario, diventano fenomeni psicologicamente significativi e consentono allo spettatore di cogliere legami, operare rimandi, di individuare contrapposizioni, di effettuare inferenze, di andare al di l dellinformazione audiovisiva. I confini tra fiction e cronaca sono ancora pi labili se consideriamo le modalit di fruizione. I sistemi di lettura e interpretazione dellevento tv risultano sempre pi omogenei e indifferenziati: infatti una narrazione viene compresa pi facilmente se i fatti sono collegati a un singolo protagonista, e diventa pi coinvolgente se vengono enfatizzati gli elementi di contrasto. Una storia ancora pi efficace se il per fruitore facile collocare personaggi e azioni entro le classiche polarit del buono e del cattivo21.

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Ibidem Ibidem 4

La metodologia utilizzata in questo studio quella dellintervista qualitativa a osservatori privilegiati, circoscritta22 e semistrutturata,. Questo tipo di ricerca ha implicazioni notevoli. Se da una parte lintervista qualitativa si pone lobiettivo di accedere alla prospettiva del soggetto studiato,23 ovvero al punto di vista personale di un individuo, dallaltra il ricercatore rinuncia a costruire un campione rappresentativo, ovvero tale da riprodurre in piccolo le caratteristiche della popolazione.24 Il questionario nasce dalla necessit di registrare il punto di vista dei soggetti coinvolti nel processo di produzione di rappresentazioni della scienza attraverso la televisione, e a tal fine costituito come unintervista circoscritta25 basata su un elenco di argomenti in assenza di una formulazione standardizzata delle domande.26 Questo metodo consente di analizzare la percezione degli individui circa determinati argomenti lasciando loro libert di espressione e offrendo al ricercatore la possibilit di osservare possibili differenze nella percezione e nella definizione dei temi stabiliti. Leterogeneit delle esperienze e degli individui il punto di forza dellintervista a osservatori privilegiati e consente al ricercatore di analizzare le sfumature che unindagine quantitativa non registrerebbe27; inoltre la metodologia pi adatta ad analizzare il punto di vista degli attori coinvolti in un processo produttivo complesso come quello televisivo. I contenuti delle interviste tenderanno a determinare il punto di vista dei soggetti circa i temi entro i quali sono stati suddivisi gli argomenti, e i risultati consentiranno di descrivere esperienze professionali e concezioni personali dei soggetti coinvolti, aumentando le possibilit di comprendere fenomeni complessi come quello della creazione di rappresentazioni della scienza, del rapporto tra senso comune e discorso scientifico nella diffusione della scienza, della percezione del pubblico da parte di professionisti della comunicazione e della loro percezione riguardo il proprio ruolo sociale. Gli argomenti:

Ci si riferisce al concetto di focused interview avanzato da R.K. Merton, cfr. nota 25 Corbetta P., Metodologia e tecniche della ricerca sociale, il Mulino, Bologna 1999, p. 406 24 Ibidem 25 Merton R.K et al., The focused interview, Free Press, New York 1956 26 Phillips B.S., Social research. Strategy and tactics, Mac Millan, New York 1971, trad. it. Metodologia della ricerca sociale, il Mulino, Bologna 1972, pp. 191-192 27 Corbetta P., Metodologia e tecniche della ricerca sociale, pp. 420-421
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La scienza definizioni di scienza e divulgazione rappresentazione della scienza in tv rappresentazione delle differenze

La credibilit selezione delle fonti proporzione tra fonti scientifiche, didattiche, informative, divulgative e di finzione patto che lega tv, conduttore e pubblico: fiducia e credibilit

La televisione definizione di tv cosa si pu raccontare cosa si dovrebbe raccontare cosa si racconta Il pubblico spettatore modello vs. omnibus grado di assimilazione e soddisfacimento delle retroazioni del pubblico La produzione selezione degli argomenti selezione, produzione, pianificazione dei documentari proporzione e giustapposizione degli argomenti selezionati

I linguaggi rapporto tra parole e immagini traduzione o descrizione in che modo la scienza diventa racconto Lautopercezione il divulgatore: dalla parte della scienza o del pubblico programma migliore e programma peggiore

Domande generali il futuro della scienza il futuro della divulgazione per lavorare in questo campo meglio una laurea in Astrofisica o in Scienze della Comunicazione

Gli osservatori privilegiati svolgono ruoli dicersi nella produzione di SuperQuark, Rai 1: Monica Giorgi Rossi (produttrice), Laura Falavolti (curatrice), Giovanni Carrada (autore), Giangi Poli (redattore scientifico), Piero Angela (ideatore e conduttore).

1.2 - La mappa della divulgazione televisiva. Sfere dazione delle trasmissioni di comunicazione scientifica in Italia.

Si pu ipotizzare una ricostruzione del posizionamento delle trasmissioni al fine di tracciare il panorama entro cui la televisione rappresenta la scienza. Per effettuare una tassonomia delle trasmissioni in onda negli ultimi anni si pu attualizzare uno schema
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tracciato da Paolo Braga28 a partire da una divisione in categorie di Andrea Cerroni29 ideata in origine per analizzare la fenomenologia del rischio e attualizzato per quanto riguarda le trasmissioni degli ultimi anni, anche considerando eventuali cambiamenti nellesposizione e nella selezione dei contenuti. La coordinata fondamentale di posizionamento dei testi la responsabilizzazione rispetto alla scienza intesa come fenomeno complesso. Questa istanza si concretizza quando:

i) i programmi inducono laudience ad una autopercezione di consapevolezza dei paradigmi disponibili per spiegare le problematiche trattate; ii) quando evidente nella rappresentazione che la ricerca non immune da influenze sociali, geografiche e politiche; iii)quando si propongono criteri e si forniscono strumenti per partecipare al dibattito pubblico in una prospettiva storicamente e antropologicamente attendibile30. Listanza

della responsabilizzazione resta inevasa quando la comunicazione scientifica in televisione non riesce, almeno in misura accettabile, a colmare la distanza tra pubblico e scienza. Questo divario permette ugualmente al fruitore di stupirsi, di intrattenersi, di pensare, ma in modo passivo, intendendo la scienza come prassi inevitabilmente delegata ai tecnici31. Lautopercezione di responsabilit interessa sfere e dimensioni diverse: i) il proprio corpo ii) i consociati, ovvero i legami affettivi pi forti identificabili con famiglia e amici iii) i contemporanei: bambini, anziani, popoli del mondo iv) i successori, ovvero le prossime generazioni

v) lambiente. In senso lato la Terra.

Braga P., La divulgazione scientifica in televisione, in Bettetini, G., Braga, P., Fumagalli, A. (a cura di), Le logiche della televisione, Franco Angeli, Milano 2004, p. 198 29 Cerroni A. et al., Biotecnologia e opinione pubblica. Una ricerca sulla percezione della scienza in Italia, Sociologia e Ricerca Sociale, 67, 2002, pp. 117-142 30 Braga P, La divulgazione scientifica in televisione, p. 196 31 Ibidem 7

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Figura 1 - L'offerta divulgativa e i suoi contenuti.

Le trasmissioni di comunicazione medica, dunque, sono pi pertinenti alla prima sfera, mentre quelle di stampo ambientalista, ad esempio, o di etologia sono pi vicine alla quinta. In altri termini le fasce dello spettro (figura 1) sintetizzano le aree di responsabilizzazione in rapporto alla scienza che possono essere attivate da una trasmissione in virt degli argomenti di cui si occupa abitualmente. Oltre alla dimensione concettuale del posizionamento dei programmi allinterno dello schema va considerata anche quella emotiva, estremamente importante in televisione. Strategie di coinvolgimento

e gestione dei filmati determinano il tipo di conduzione delle trasmissioni32 che possono essere molto diverse dal punto di vista emotivo mentre le forme espositive della divulgazione odierna non differiscono molto dal modello edutainment-infotainment, entrambi generi che si basano sulla personalizzazione del conduttore. Il conduttore nel microcosmo della trasmissione televisiva rappresenta il volto della scienza33 e funge da raccordo tra tutti gli elementi del programma, tra gli esperti, il pubblico e gli altrove rappresentati dai filmati e dai collegamenti esterni. La trasmissione pu puntare sullazione coinvolgente: di fronte a un conduttore che si lancia nella dimostrazione del prototipo di galleria del vento e poi della mansuetudine di un raro felino del Borneo allo stato brado, di fronte a quello che si collega con un ospedale per mostrare come ci si sottopone ad una terapia, lo spettatore vive il dato scientifico come compatibile con la sua quotidianit34. Scienza come esperienza possibile. Nel caso, invece, in cui la scienza viene confezionata e presentata in prospettiva, orientata al futuro, con enfasi per i passi compiuti dalla scienza, in contrasto con il senso di chiusura e sicurezza dello studio, da dove il conduttore si trova per aprire finestre su fenomeni planetari, animali o vegetali, allora lo spettatore vive la divulgazione come esperienza strettamente televisiva, [] opportunit di distensione che pu consistere in una parentesi per farsi unidea approssimativa della propria funzione nellordine cosmico, o nel genuino godimento dello spettacolo che dal cosmo offerto .35 La convergenza degli spicchi verso la parte alta dellimmagine suggerisce lideale di responsabilizzazione cui il divulgatore dovrebbe puntare. Lattivazione di una porzione di questo schema da parte di una trasmissione, dunque, dipende principalmente dagli ambiti di interesse frequentati (gli estremi: corpo e ambiente), il modo di presentazione (tensione/distensione), la volont di fornire degli strumenti concettuali per il dibattito pubblico (responsabilizzazione).

1.3 - Il conduttore

Gli stili di conduzione delle trasmissioni di divulgazione sono diversi e producono percezioni della scienza e tipologie di informazioni volte a integrare le conoscenze di fondo del pubblico di riferimento in modo differente luno dallaltro. La tendenza
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Semprini A., Analizzare la comunicazione. Come analizzare la pubblicit, le immagini, i media, Franco Angeli, Milano, 1997, pp. 257-264 33 Braga P, La divulgazione scientifica in televisione, p. 197 34 Ibidem

personalizzante della televisione italiana si manifesta al meglio nei programmi di divulgazione scientifica: sono infatti pochissimi gli esempi di programmi di genere non incentrati sulla figura del conduttore. Il ruolo del conduttore cruciale per diversi aspetti. Infatti egli rappresenta il garante del patto di veridizione che lega fruitore ed emittente: questo gli permette di essere credibile sia come mediatore, ospite degli esperti, sia come enunciatore. Inoltre lo stile di conduzione contribuisce con decisione alla costruzione della rappresentazione della scienza veicolata al fruitore. Infatti il conduttore si pu dire che incarni limmagine della scienza che presenta, e per questo utile definire i modi attraverso i quali il personaggio del conduttore, foriero anche dei tratti distintivi della rete, rappresenta la scienza.

1.3.1 - Il cultore e il militante Il conduttore che si rif allo stile detto del cultore della disciplina36 come un custode della scienza con licenza di diffusione. Lo spettatore emotivamente libero rispetto allimpegno intellettuale da assumere di fronte ai contenuti. Senza enfasi il conduttore presenta i vari temi con tono pacato e ritmo espositivo regolare. La tranquillit con cui il conduttore sdrammatizza con partecipazione quasi divertita alla probabile sorpresa del pubblico sottolinea la necessit della divulgazione di stupire e tranquillizzare37. La ricerca viene vista come unimpresa umana collettiva in cui lo studioso sembra alleggerito da radicalismi e difficolt di finanziamento. Il metodo scientifico, in questa rappresentazione della scienza, invita alla pazienza fiduciosa radicata nel concetto di progresso come crescita collettiva per prove ed errori, e il laboratorio sua icona e simulacro. Questo stile di conduzione include nello stesso raggio della selezione naturale mondo culturale e mondo naturale: [levoluzione] suggerisce al singolo una benevola adeguazione a quanto pu risultare spiacevole, tanto pi che, comprendendone i principi, risulter molto pi accettabile. [] Un taglio riduzionistico avvertibile, mimetizzato da uneleganza di eloquio un poco algida38 suggerisce la corretta distanza dalla quale osservare i fenomeni, ovvero con coinvolgimento intellettuale e distacco emotivo. In questottica, ad esempio,
Ibidem Si prende spunto dallanalisi di Paolo Braga contenuta in La divulgazione scientifica in televisione, pp. 198-206 37 Angela P., La divulgazione scientifica in televisione, in Bettetini G.F., Grasso A. (a cura di), Lo specchio sporco della televisione, divulgazione scientifica e sport nella cultura televisiva, Fondazione Giovanni Agnelli, Torino 1988, pp. 511-516
36 35

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del tutto lecito, e televisivamente efficace, trattare un tema come quello dellamore dal punto di vista etologico usando strumenti come la neuropsicologia e paragonando linnamoramento ai comportamenti ossessivi compulsivi come avvenuto in una puntata monografica di Quark del febbraio 2002.39 La rappresentazione della parte pratica degli argomenti, soprattutto per ci che riguarda luomo e le passate civilt, vivacizza le trasmissioni, attribuendo un fascino maggiore alla laboriosit, allingegno, al ciclo perpetuo della civilt umana pi che ai valori in s. In conclusione, lo stile del cultore della disciplina identificabile nelle trasmissioni di Piero Angela.

Se nello stile precedentemente analizzato il conduttore, custode e ambasciatore della scienza, gratificato dal suo stesso sapere tanto che la causa scientifica non ha bisogno di presentazioni, parla da s, e viene offerta con garbo al pubblico, nella divulgazione di prima linea, dove emerge il ruolo del conduttore militante, la scienza deve essere per tutti. Leterogeneit degli ospiti in studio di alcune trasmissioni dimostra questa volont di produrre discorso scientifico popolare e fruibile allo stesso modo da tutti. Il conduttore riserva le attenzioni migliori per gli iniziandi che trovano finalmente un luogo che gli permette un contatto con lesperto di qualche tema. Lo spettatore emotivamente meno libero rispetto allo stile precedente dato che il suo disimpegno non scusabile: lobiettivo della trasmissione quello di rispondere agli interrogativi che si pongono tutti. Oltre allarricchimento, forse pi nozionistico che culturale, la gratificazione maggiore per lo spettatore quella rappresentata dalle nuove frontiere del documentario scientifico. In queste produzioni di vertice la scienza appare frantumata in una molteplicit di set documentaristici ai quali merito dellimpegno editoriale del programma portare audience, non dissimulando assolutamente lo sforzo, che, anzi, viene spesso enfatizzato. La scienza come oggetto fruibile, esperienza emotiva e, in ultima istanza, culturale, determina unidea di progresso ingenua e spettacolare che concedere alla televisione di sfruttare al massimo le sue potenzialit di intrattenimento. Questo stile ravvisabile in programmi come La Maccina del Tempo di Cecchi Paone.

38 39

Braga P, La divulgazione scientifica in televisione, p. 199 Ibidem 11

1.3.2 - Lingenuo e lumanizzante

Quando il conduttore adotta uno stile ingenuo le dinamiche di partecipazione del pubblico si modificano sensibilmente. Il conduttore denuncia con modestia la propria inesperienza di divulgatore, e questa funge da leva per ottenere la familiarit del pubblico. Lo spettatore condivide col presentatore lapertura di nuovi orizzonti dovuta alla visione dei filmati o alla conversazione con gli esperti: un rapporto paritario in cui il conduttore non basa il suo agire sullautorevolezza del suo ruolo, diversamente dai primi due stili analizzati, ma sulla comune curiosit che unisce idealmente i fruitori di divulgazione, che in questo contesto espositivo devono preferire la chiarezza espositiva alla certificazione del sapere. Questo avvicinamento del conduttore con il lay public fa allontanare il mondo della scienza dal pubblico. Ne scaturiscono delle rapide incursioni nel mondo della scienza a cavallo tra cronaca e suggestione che implicitamente confortano lo spettatore: scienziati e tecnici in tutte le parti del mondo stanno risolvendo i problemi di tutti. Questo il caso, ad esempio, di Sfera su La 7, condotto da Andrea Monti.

Lo stile umanizzante richiede un conduttore di cultura classica, che sa citare le massime latine e greche e ha alle spalle una formazione non esclusivamente scientifica. Al tempo stesso si richiede al conduttore di nobilitare col suo savoir faire le infiltrazioni nel discorso scientifico del senso comune da parte degli ospiti. Mentre lo specialista illustre usa registri e linguaggi congrui alla sua figura professionale nel descrivere gli ultimi ritrovati della ricerca medica, al conduttore spetta dichiarare sintomi fastidiosi e cercare conferme e smentite per i sentito dire in fatto di pratiche terapeutiche, scherzare sulla paura scaramantica del profano di fronte al medico, parafrasare la conferenza specialistica in chiacchiera salottiera da talk show. la formula di Elisir e di Michele Mirabella. da notare come nelledizione 2006 gli esperti appaiano pi disinvolti, usando un linguaggio analogico e metaforico.

1.3.3 - Il giornalista e lentusiasta

Quando la trasmissione non ha intenzione di attuare strategie di personalizzazione il divulgatore pu vestire con successo i panni del giornalista, mutuando dal rispetto severo della sua deontologia professionale lautorevolezza necessaria alla divulgazione. Il rigore

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formale dei registri espressivi si nota sia nel rapporto col pubblico che percepisce la natura di servizio di questo tipo di trasmissioni, sia nel rapporto con gli esperti, trattati con sussiego dato che sono la fonte delle informazioni che mettono in moto la macchina del programma. Il divulgatore qui prende la forma tradizionale e forse superata del mediatore che si prende limpegno di tradurre conoscenza specifica certificata dallautorevolezza dellesperto in conoscenza pratica e subito spendibile dal pubblico. Le trasmissione che fanno divulgazione attraverso il giornalismo di servizio non lasciano nulla allo spettacolo; inoltre, offrendo strumenti informativi utili al fruitore, configurano i flussi di comunicazione in maniera didascalica, ovvero gli esperti parlano ex cathedra e il conduttore media le conoscenze per il pubblico che le assimila. lo stile di Check Up (Livia Azzariti) e di Medicina 33 (Luciano Onder).

Lo stile entusiasta frequente quando la scienza non catalizza lattenzione in quanto tale ma la chiave per analizzare i mirabili equilibri della natura: non luomo che si confronta con il cosmo e con le leggi della fisica, ma la natura che si manifesta con grandezza. La scienza fornisce gli strumenti adatti per apprezzare lapparente immobilit di microcosmi diversi che non vanno cercati necessariamente in altri continenti: anche lambiente urbano un microcosmo brulicante di flora e fauna insospettabili; lanimale domestico uno scrigno di curiosit millenarie; la possibilit di unemergenza nucleare induce a cercare di capire quali sono le funzioni di una centrale energetica, a sapere cosa successe a Hiroshima e Nagasaki e a Chernobyl, come bisogna comportarsi in situazioni di panico. Il conduttore indossa i panni sportivamente silvestri dellambientalista di lungo corso nelle riprese esterne, mentre quando in studio emerge la sua natura di ricercatore, di studioso, di appassionato. Le riprese esterne rappresentano il nocciolo del programma, e vengono accompagnate dalle descrizioni euforiche e incalzanti del conduttore che producono leffetto di raccontare allo spettatore eventi che sembrano inaspettati. una delle caratteristiche di Gaia di Mario Tozzi40, che veste sia i panni del ricercatore che di ambientalista sensibile ai grandi temi dellambiente come il riscaldamento del globo e le energie alternative.

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Mario Tozzi primo ricercatore al CNR 13

1.3.4 - La vestale e levocatore

La versione femminile dello stile precedente ha come protagonista la conduttrice vestale che adotta uno stile giovanile, solare e pacatamente alternativo: i timori ragionati per lambiente sono sostituiti da interesse e passione. La passione per la natura e per gli argomenti trattati supera linteresse scientifico e il contenuto informativo del programma. Questa divulgazione emotiva mescola le gerarchie di expertise degli ospiti tanto che plausibile che un primatologo e limpiegato di un canile trattino dello stesso argomento. Il setting traduce questa serenit emotiva, che non richiede particolari sforzi intellettuali per assimilare il basso contenuto informativo, in paesaggi tranquilli e in forme di affettuosa empatia, pi infantile che materna, nei confronti di cuccioli e animali domestici. Tra esotismo da villaggio vacanze e ambientalismo romantico si collocano le trasmissioni come Alle falde del Kilimangiaro e Il pianeta delle meraviglie di Licia Col.

La periferia oscura della divulgazione scientifica il regno del divulgatore evocatore. Promette di condurre gli spettatori ai confini della conoscenza41 attraverso il suo sguardo magnetico e leloquio profetico. Alla dietrologia dellirrisolto si applica letichetta della divulgazione con limplicita convinzione che ci sia un complotto mondiale per insabbiare le questioni irrisolte dellumanit. Galileo e Nostradamus spesso sembrano complementari, e lagenda della scienza viene influenzata dalla fiction dato che il fortunato libro di Dan Brown Il codice Da Vinci lispiratore di tutta la serie di Voyager del 2005. Templari e Santo Graal sono gli argomenti preferiti di Voyager, tra fantastoria e fiction in forma di detective-story, mentre Stargate (La 7) ha una predilezione per i misteri dellantichit.

Ci si riferisce al titolo completo della trasmissione: Voyager, ai confini della conoscenza. Se ne parla pi approfonditamente nel paragrafo 5.4.2 14

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Capitolo 2 - I modelli della comunicazione scientifica pubblica

Il processi di professionalizzazione, emancipazione e continua specializzazione della scienza sono stati accompagnati dallampliamento dei pubblici che possono essere raggiunti dalla comunicazione scientifica42. Questi processi hanno dato lopportunit alla divulgazione scientifica di far nascere molteplici forme deputate a trasmettere conoscenze altrimenti inaccessibili o impenetrabili in ambi settori del pubblico43. I modelli di comunicazione della scienza sono diversi e nascono allesigenza di tenere conto da una parte dei processi di differenziazione delle comunit scientifiche e dallaltra dello sviluppo del sistema dei media e dalla capacit di questi di agire sulla percezione della realt. La concezione che ha ispirato i primi modelli, detta canonica44, considera la divulgazione come un trasferimento mediato delle conoscenze mentre modelli come quello della continuit45 riescono a tenere conto di problematiche pi complesse che sottostanno alla comunicazione scientifica pubblica.

2.1 - I flussi della comunicazione

Lanalisi dei flussi della comunicazione nella divulgazione scientifica parte dal presupposto che la caratteristica pi rilevante della comunicazione pubblica della scienza la centralit del sistema dei media, e fornisce strumenti utili per analizzare la rappresentazione della scienza in televisione. La comunicazione scientifica porta nellarena pubblica i principi chiave della conoscenza scientifica e cio concetti ad alta valenza disciplinare e transdisciplinare, utili non solo a consentire la

traduzione/descrizione del sapere gi accumulato, ma anche alla delimitazione di nuove

Bucchi M., Science and the media, Routledge, London-New York 1998, trad. it. La scienza in pubblico, Mc Graw-Hill, Milano 2000, p. 1 43 Shapin S., Science and the public, Companion to the History of Modern Science, Routledge, London 1990, p. 1001 44 Il termine concezione canonica stato avanzato da Shapin, mentre altri studiosi hanno introdotto i concetti di visione dominante (Hilgartner S., The dominant view of popularisation, Social Studies of Science, 20, 1990, pp. 519-539), di modello di divulgazione (Vliverronen E., Science and the media: changing relations, Science Studies, 2, 1993, pp. 23-34) e di modello di diffusione (Cooter R., Pumfrey S., Science in popular culture, History of Science, 32/3, 1994, pp. 237-267) 45 Bucchi M., When scientists turn to the public: alternative routes in science communication, Public Understanding of Science, 5, 1996, pp. 375394. p. 387 15

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aree di ignoranza e la costruzione di una nuova conoscenza, anche specializzata46. In particolare il mezzo televisivo viene considerato una fonte di conoscenza anche per gli scienziati stessi, rifiutando lidea che il trasferimento di conoscenza al pubblico avvenga attraverso un percorso lineare esclusivamente top-down: la divulgazione influenza le traiettorie cognitive degli specialisti e di qui anche la produzione tecnico-scientifica, venedo cos a riscattarsi da quella connotazione sostanzialmente derogatoria che da alcuni ricercatori le viene attribuita47. Flussi comunicativi complessi, caratterizzati da molteplici attori, pubblici diversi e processi di feedback evidenziano quanto sia necessaria unintegrazione tra modelli cognitivi e massmediatici. Ci induce a pensare che ragione scientifica e senso comune non appartengono a domini della conoscenza qualitativamente diversi. Nonostante la divulgazione abbia la finalit manifesta di ridurre la complessit del sapere scientifico per permetterne la fruizione anche a un pubblico di non esperti ci possono essere gradi diversi di semplificazione per provvedere ad aperture verso altri approcci o universi di discorso, con il necessario contorno di mediazioni retoriche di vario genere48. possibile individuare finalit ed effetti della comunicazione scientifica pubblica. Tra le funzioni manifeste della divulgazione spiccano la volont di aggiornamento delle conoscenze e di diffusione di uninformazione critica. Le funzioni latenti invece derivano dalle pratiche comunicative e sono ad esempio la legittimazione del sapere scientificotecnologico, lintegrazione tramite i media di rappresentazioni del mondo altrimenti contrastanti, la socializzazione ai valori della scienza, linfluenza sullagenda setting e linfluenza di questa nella selezione dei topics. Il sistema dei media stabilisce pubblico di riferimento, temi, stili e linguaggi, grado di approfondimento, in un certo senso marginalizzando i produttore di conoscenza, assegnando loro soprattutto il ruolo di asseveratori di affermazioni proposte dai media stessi.49 Inoltre una corretta divulgazione dovrebbe rappresentare la scienza usando diverse risoluzioni, anche se la rappresentabilit televisiva della scienza come processo sperimentale di costruzione del sapere nettamente inferiore a quella della scienza come prodotto. La vocazione didascalica della televisione italiana del monopolio e la sua
46 47

Cannav L. (a cura di) La scienza in tv: dalla divulgazione alla comunicazione scientifica pubblica, p. 23 Ibidem, p.24 48 Ibidem, p. 25 49 Ibidem, p. 33 16

rappresentazione della scienza come radiofonia educativa con contorno di immagini50 ha impedito per molto tempo un uso pi articolato del linguaggio televisivo, che propone unappercezione gestaltica che costituisce un priming, una vera e propria inizializzazione, un effetto alone cognitivo sul processo di decodifica e sulla complessiva valutazione del messaggio51 e avrebbe le potenzialit espressive per rappresentare la scienza anche come processo, ricerca, prove ed errori.

2.1.1 - Tra divulgazione e comunicazione scientifica pubblica In base al pubblico di riferimento e al livello delle sue conoscenze di sfondo la comunicazione scientifica pubblica pu prendere diverse forme, a partire dal trasferimento di conoscenze della comunicazione infraspecialistica, che viene reso ancora pi difficile in quella interspecialistica dove alcuni concetti, terminologie, procedure empiricosperimentali possono essere sensibilmente diversi tra le varie discipline. In questi casi si innescano meccanismi di traduzione semantica per analogia, che si dimostrano pi fluidi se c una distanza ridotta tra emittente e ricevente, dove la lontananza determinata dalle differenze teoriche e pratiche delle discipline pi che dal campo di ricerca. Infatti nella traduzione di conoscenze notiamo che c minore distanza concettuale, terminologica ed empirico-procedurale tra geotecnica e geofisica piuttosto che tra geofisica e biofisica. Con un pubblico non scientifico per cui la traduzione analogica non ha possibilit di successo si innescano dinamiche di traduzione parafrastica per metafora, dove la metafora implicata, non necessariamente di senso comune, permetter la comunicazione scientifica pubblica nel caso dellaudience di elevato grado di istruzione ma estranea al contesto semantico e pragmatico della ricerca scientifico-tecnologica. Al diminuire del livello di istruzione del fruitore si configurano strategie di semplificazione che vanno dalla riduzione alla banalizzazione, che possono condurre ad un indebolimento del significato in un contesto espositivo di vera e propria volgarizzazione del sapere52. Si pu rappresentare il modello di Cannav con lo schema riprodotto nella figura 2.53 Il processo di trasferimento dei contenuti simbolici bidirezionale e intervengono nella
50 51

Angela, P., Raccontare la scienza (intervista a cura di Giuseppe Ferrari), Pratiche, Torino 1987, p. 44 Cannav L. (a cura di) La scienza in tv: dalla divulgazione alla comunicazione scientifica pubblica, p. 37 52 Ibidem, p. 34 53 Legenda: E: emittente, R: ricevente, p: processo comunicativo, C: capacit di decodifica del ricevente, K: complessit simbolica del messaggio trasmesso, D: distanza comunicativa e gradi di affinit semantica, F: sistemi che fungono da filtro 17

comunicazione forme di sapere specializzato, il sistema dei media, tratti caratteristici dei mezzi di comunicazione, gruppi sociali, politici e professionali. I filtri possono agire con spessori ed estensioni differenti, consentendo senza alterazioni il flusso comunicativo operando come interfaccia diffusori o connotare il messaggio fino a distorcerlo in modo che venga percepito erroneamente dal pubblico di riferimento o addirittura da unaudience imprevista.

Figura 2 - Il modello di Cannav per la comunicazione scientifica pubblica

Il processo pu essere caratterizzato da dislivelli comunicativi, filtri, particolari processi come quello di spettacolarizzazione. Si notano due elementi tipici della divulgazione televisiva: spettacolarizzazione della narrazione e personalizzazione dei contesti espositivi. Lo slittamento delluso della spettacolarizzazione da mezzo per la rappresentazione dei contenuti a fine su cui incentrare la comunicazione un aspetto peculiare della neotelevisione, una tendenza a cui la divulgazione non immune. Questo tipo di rappresentazione della conoscenza pone i contenuti a un grado elevato di appetibilit suscitando interesse. Tra le conseguenze si nota il prevalere di modalit comunicative basate sulla percezione visiva, che pu essere letto come una tendenza

allipersemplificazione, come se si ritenessero scientificamente rilevanti solo i fenomeni visivamente percepibili. Questo aspetto inoltre favorisce un uso distorto della comunicazione volto alla costruzione di immagini mentali coerenti con il paradigma
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cognitivo che lemittente vuole diffondere con leffetto di valorizzare implicitamente unimmagine della scienza vista come impresa prometeica, sciamanica eppure rassicurante, che semplifica non il contesto ma il messaggio stesso.54 Il secondo aspetto peculiare rappresentato dalla personalizzazione dei contesti espositivi, per cui in televisione non viene rappresentata la scienza ma lo scienziato, non lesperienza ma lesperto.55 La personalizzazione della comunicazione scientifica in televisione ha il vantaggio di ridurre la distanza tra emittente e destinatario favorendo la comprensione da parte del pubblico attraverso la creazione di una interazione impersonale.

2.2 - La semplificazione

Lopinione pubblica senza dubbio una risorsa per la scienza. Il suo ruolo destinato a crescere non solo per le immediate implicazioni etiche della ricerca in campo genetico, ma anche per lassetto maturato dal sistema-scienza nel suo complesso. Il quadro dinsieme oggi interpretabile sotto il segno del tramonto della Big Science56: il finanziamento pubblico viene sostituito da quello privato, la ricerca applicata, instradata verso prodotti e soluzioni tecnologiche di profitto immediato supera la ricerca pura. Sia gli istituti di ricerca che i dipartimenti universitari assumono unottica post-accademica

conformandosi alle attese di applicabilit a breve termine dei risultati. Questo cambio di scenario necessita di strumenti diversi dal modello della diffusione della comunicazione scientifica pubblica, in quanto spesso vengono effettuate dagli scienziati delle deviazioni rispetto ai flussi comunicativi tradizionali nel tentativo di imporre allattenzione dei media le loro scoperte al fine di ottenere visibilit e finanziamenti da una parte, e di essere tutelati da plagi e anticipazioni con maggiore efficacia rispetto ai tempi e ai modi del peerreviewing tradizionale. In questo modo gli addetti ai lavori sono contemporaneamente raggiunti da una notizia che impone al dibattito una linea di ricerca, mentre lopinione pubblica tributa interesse a questo argomento che guadagna il vertice delle priorit circa, ad esempio, la speranza di miglioramento della qualit della vita. A questo punto possono entrare in gioco soggetti politici e istituzionali che stimolati dal battage informativo intravedono possibilit di migliorare la propria immagine e incrementare il proprio
Cannav, L., Babele e la scatola magica, in Cannav L. (a cura di), La scienza in Tv: dalla divulgazione alla comunicazione scientifica pubblica, VQPT/Eri, Roma 1995, p. 40 55 Ibidem
54

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consenso legando il proprio nome a tali istanze attraverso il finanziamento. Allinterno di tale scenario la televisione agisce per quella che : un impareggiabile amministratrice della visibilit sociale57. Infatti la televisione d prova di essere una potente leva sociale ed economica anche per la comunicazione scientifica: la notizia di un passo avanti della genetica nei titoli dei telegiornali pu fruttare alla societ responsabile guadagni strepitosi in tempi brevissimi.58 . Hilgartner sostiene che spesso la divulgazione si basa su una iper-semplificazione del discorso scientifico, che per serve alla scienza come risorsa per costruire un repertorio di modalit espressive nel dibattito pubblico, strumenti per educare alla scienza e favorire la crescita di experitise. Genuine Science vs. Popularisation; Simplification vs. Distortion (Pollution). Sono queste le coordinate entro cui si muove la rappresentazione televisiva della scienza che inevitabilmente semplificata:

The culturally-dominant view of the popularisation of science is rooted in the idealised notion of pure, genuine scientific knowledge against which popularised knowledge is contrasted. A two-stage model is assumed: first, scientists develop genuine scientific knowledge; subsequently, popularisers disseminate simplified accounts to the public. Moreover, the dominant view holds that any differences between genuine and popularised science must be caused by distortion or degradation of the original truths. [Hilgartner59 1990: 519]

La visione dominante si basa sul fatto che c sempre perdita di genuinit della scienza nella divulgazione, che nel migliore dei casi semplificazione delle verit originali, nella peggiore delle ipotesi distorsione, inquinamento. Nascono quindi vocabolari di non scienza per spiegare la scienza, contaminazioni di conoscenza genuina e semplificata. La divulgazione si avvicina soltanto alla conoscenza effettiva, oggettiva, e certificata. Anche i politici e il pubblico fruiscono di una versione semplificata della scienza ed il mondo della scienza a indicare quali semplificazioni sono appropriate. Gli scienziati usano questo
Greco P., La comunicazione nellera post-accademica della scienza, Jekyll.comm International Journal of Science Communication I, http://jekyll.sissa.it, 2002 57 Braga P., La divulgazione scientifica in televisione, p. 175 58 Ci si riferisce allepisodio riportato da Luigi Bianco nel dossier del 2002 dellOsservatorio TuttiMedia Scienza e mass media di Giovanni Giovannini e Maria Pia Rossignaud consultabile sul sito www.ossevatoriotuttimedia.org, secondo il quale lazienda che detiene i diritti della clonazione della pecora Dolly abbia diffuso la notizia di essere in grado di riportare indietro lorologio cellulare fino allo stadio staminale per la trasformazione in cellule cardiache di cellule di altro tipo, notizia alla quale seguito un rialzo dell11% delle azioni in un giorno. Il comunicato stampa, per, non mai stato seguito da alcuna pubblicazione in materia 59 Hilgartner S., The dominant view of popularisation, p. 519 20
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potere per applicare lautorit dei simboli culturali scienza o distorsione alle semplificazioni che ritengono opportune. Un caso portato alla luce da Hilgartner mostra luso fatto dai media di un articolo di due oncologi, R. Doll e R. Peto60 per non esperti sulla ricerca sul cancro e le relazioni tra lincidenza della malattia e lalimentazione. Hilgartner dimostra che una comunicazione scientifica con intenti divulgativi, anche se rivolta a un pubblico estremamente motivato e non digiuno di nozioni mediche e scientifiche, soggetta a causa di continue semplificazioni e selezioni da parte dei media a una perdita progressiva di significato. Infine, un articolo scientifico che viene rappresentato dai mass media tende a perdere le indicazioni degli autori sulla precisione e luso dei risultati; inoltre vengono amplificati solo alcuni aspetti ritenuti significativi da giornali e televisione; i numeri tendono a prendere il sopravvento sulle considerazioni degli scienziati. Infatti ogni riscrittura opera come una trasformazione quasi sempre semplificativa. Chiaramente dipende dal contesto e da fruitore, certo per che nella riformulazione della ricerca di Doll e Peto si notano slittamenti di significato: stima diventa scoperta, ricercatori diventano famosi scienziati inglesi. Questi sono i limiti della visione dominante nellanalisi della comunicazione di carattere scientifico, ma molto utile come strumento politico. Questa teoria stabilisce che la scienza reale prerogativa solamente degli scienziati, che per sono dotati di un repertorio di strumenti concettuali e retorici per fornire rappresentazioni della scienza al pubblico. Questo potere viene esercitato autonomamente dagli scienziati, sia nel processo di divulgazione che in quello di asseverazione della conoscenze, spesso in maniera non neutra61. Spesso gli esperti semplificano la scienza con lintento di persuadere il pubblico a supportare il proprio obiettivo, verso lopinione pubblica, gli investitori, la politica. Inoltre gli scienziati spesso usano questo potere di asseverazione della scienza divulgata per non essere danneggiati da situazioni controverse, smentendo la divulgazione e tacciandola di distorsione: facts vs claims. In conclusione possibile affermare che la visione dominante della divulgazione una ipersemplificazione che da sola non pu fornire un modello circa la diffusione delle conoscenze scientifiche. Questo perch sono troppo ambigue le categorie genuine science, popularization, appropriate simplification, distortion. La ricerca spesso si sofferma su
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Doll R., Peto R., The cause of cancer. Quantitative estimates of avoidable risks of cancer in the United States Today, Journal of The National Cancer Institute, vol. 66, n. 6, 1981, pp. 1192-1308

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cosa determini distorsioni della conoscenza scientifica nella divulgazione. Sarebbe utile sapere anche che cosa determina luso di etichette simbolico concettuali come distorsione e semplificazione appropriata durante le controversie, e come questo meccanismo mantiene la gerarchia degli esperti. In questo senso questa teoria contribuisce a far mantenere agli scienziati lesclusiva della genuine science, dei fatti, della conoscenza non mediata. Le etichette semplificazione e distorsione permettono agli scienziati di garantire o meno nozioni per il pubblico. Il problema che spesso il mondo della scienza diviso al suo interno, e distribuisce queste etichette in modo diverso, mentre la rappresentazione ideologica fornita dai media vuole una scienza unanime e concorde sullapplicazione delle etichette di appropriatezza e inquinamento. Inoltre impossibile stabilire quali di queste attribuzioni sono fatte per un motivo politico.

2.2.1- Il modello della diffusione

La comunicazione pubblica della scienza, detta nel linguaggio comune divulgazione scientifica, negli ultimi anni viene considerata dagli addetti ai lavori non pi come una parte marginale del discorso scientifico, ma ne viene affermata la centralit soprattutto per due motivi: la scarsa alfabetizzazione scientifica della popolazione e il conseguenze aumento della distanza tra la scienza e il pubblico da una parte, limpatto sociale delle notizie scientifiche sullimmagine e la percezione pubblica della ricerca dallaltra. Senza dubbio sono numerose le occasioni in cui la scienza chiamata a comunicare in maniera efficace a pubblici pi o meno vasti, dalle previsioni del tempo alla costituzione di un museo interattivo sulla scienza alla pubblicazione di notizie su temi di grande richiamo come clonazione, fecondazione assistita, AIDS. Da Il neutonianismo per le dame di Francesco Algarotti ad oggi la divulgazione scientifica diventata una pratica consolidata soltanto con listituzionalizzazione della ricerca come professione congiuntamente alla diffusione dei mezzi di comunicazione di massa. Il processo di specializzazione delle discipline scientifiche ha fatto emergere difficolt nel trovare linguaggi adatti alla divulgazione di argomenti complessi, soprattutto con lo sviluppo della fisica ai primi del Novecento che evidenzia unimmagine della scienza troppo complicata per essere compresa dal grande pubblico, a tal punto da far
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Hilgartner S., The dominant view of popularisation, p. 513 22

esclamare ad Einstein circa la teoria della relativit: al mondo non ci sono pi di una dozzina di persone in grado di capire la mia teoria62. Questa visione della comunicazione pubblica della scienza implica che i media assolvano un ruolo di mediazione tra scienza e pubblico per colmare la distanza attraverso la metafora della traduzione linguistica63. Il divulgatore come interprete che traduce conoscenze complesse in linguaggi accessibili. per unottica troppo semplicista e idealizzata, che determina una visione diffusionista (figura 3) della scienza secondo la quale la mera diffusione di conoscenza comprensibile per il pubblico corrisponda un maggiore apprezzamento e sostegno per la ricerca scientifica.

Figura 3 - Il modello della diffusione

Questa tendenza a idealizzare il fatto che gli eventi scientifici hanno solo bisogno di essere trasportati da un contesto specialistico a uno divulgativo affonda le radici nella ideologie professionali delle categorie di attori coinvolte. Infatti questo modello da una parte legittima divulgatori e giornalisti nel loro ruolo di mediatori, dallaltra autorizza gli scienziati a dichiararsi estranei dai processi di comunicazione pubblica, liberi di deprecarne errori ed eccessi soprattutto in termini di spettacolarizzazione e distorsione. emerso cos un orientamento tendente a considerare i media come uno specchio sporco64 della scienza, una lente opaca incapace di riflettere e filtrare adeguatamente i contenuti scientifici.

62 63

Bucchi M., Scienza e societ, Bologna, il Mulino 2002, p. 134 Ibidem 64 Questa concezione anima studiosi come Grasso e Bettetini nel volume Lo specchio sporco della televisione, divulgazione scientifica e sport nella cultura televisiva 23

2.2.2 - Giornalisti e mediazione

Sono numerosi gli studi che mettono a confronto temi scientifici e la loro rappresentazione nei media, anche se quasi esclusivamente dedicati alla stampa. I risultati in genere portano ad auspicare maggiore accuratezza, a stimolare maggiormente le interazioni tra giornalisti e specialisti e a ridurre le fonti di disturbo tra queste due categorie. Si sono inoltre osservate le tendenze dei media a sovrarappresentare alcuni ambiti disciplinari, in particolare quello biomedico, rispetto ad altri e a dipendere da eventi specifici o da priorit sociali pi che scientifiche, enfatizzando la dimensione del rischio. In unanalisi di lungo periodo della copertura della stampa popolare americana di malattie infettive come la difterite, il tifo e la sifilide, Ziporyn65 ha mostrato la maggiore importanza dei valori sociali rispetto alle scoperte scientifiche nel determinare il carattere di tale copertura. innegabile che sia piuttosto raro che una scoperta di matematica raggiunga le prime pagine dei quotidiani o nei notiziari televisivi; lultima eccezione nel dicembre del 2005 stata la definizione del numero primo pi grande conosciuto, che viene riportata da tutte le agenzie perch la notizia risponde a criteri di notiziabilit anche televisivi, dato che circondata da un alone di curiosit da guinness dei primati e ha delle applicazioni nella tecnologia della sicurezza dei circuiti bancari, argomento spesso presente nellagenda dei media. naturale infatti che la selezione delle notizie e dei temi sia spesso condizionata dalla presenza di eventi notiziabili o dalla possibilit di legarli ad altri temi non scientifici. Alla visibilit raggiunta in Italia nel 1996 dallemergenza della mucca pazza66 ben prima che si scoprisse alcun caso sul territorio nazionale e dopo undici anni che se ne parlava in Gran Bretagna ha contribuito la rilevanza attribuita in quel momento dl tema dellintegrazione europea. Nel 1997 lannuncio della nascita della pecora clonata Dolly ricevette per quasi un mese ampia copertura da una stampa gi sensibilizzata a temi quali gli embrioni, la fecondazione in vitro, laborto, mentre lannuncio di tentativi riusciti di clonazione umana quattro anni prima erano caduti nel vuoto. Per quanto riguarda ci che avviene dopo il superamento delle barriere della selezione delle notizie si pu notare che spesso i media scelgono esperti scientifici che non necessariamente sono i pi qualificati a trattare un dato argomento scientifico. Aspetti cruciali nella selezione degli esperti da parte
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Ziporyn T., Disease in the popular american press. The case of diphteria, typhoid feverand syphilies 1879-1920, Greenwood, New York 1988 66 Bucchi M., Vino, alghe e mucche pazze: la rappresentazione televisiva delle situazioni a rischio, Rai/Eri, Roma 1999 24

di stampa e tv possono essere anche la visibilit del personaggio in ambiti esterni alla ricerca come divulgazione, politica e tecnica, il fatto che crei interesse dal punto di vista umano, che sia disponibile a esprimersi su una pluralit di argomenti, che sia facilmente legittimabile la sua autorit come membro di un istituzione o perch insignito di un premio. Tuttavia dalle analisi di lungo periodo sulla stampa non specialistica della copertura di eventi scientifici emersa una presentazione dellattivit scientifica come prevalentemente progressiva e apportatrice di benefici per la societ, consensuale, fortemente orientata dalle fonti specialistiche e spesso neanche troppo distante da loro anche dal punto di vista linguistico. Numerosi studi hanno evidenziato come i giornalisti che si occupano di scienza siano sempre pi portati a considerare un background scientifico essenziale alla loro attivit. Questi giornalisti considerano la propria professione come un mezzo per consolidare limportanza e limmagine della ricerca scientifica di fronte alla comunit scientifica. Per questo vi una netta differenza tra i giornalisti che si occupano dei scienza nelle rubriche specializzate dei giornali o nelle riviste e nei programmi dedicati alla divulgazione e i giornalisti a cui capita in certe occasioni di trattare di scienza. Dal punto di vista dei valori professionali i primi risultano molto pi vicini alla comunit scientifica che al pubblico: vedono la propria missione professionale in termini di divulgazione quando non di vera e propria educazione ed elevazione culturale del pubblico. I giornalisti di informazione invece si considerano portatori dei dubbi e delle esigenze del pubblico: descrivono i propri obiettivi nei termini dellesigenza di informazione da parte dellopinione pubblica, il che pu anche comportare un atteggiamento, tra laltro legittimo, di indifferenza nei confronti delle priorit dellagenda scientifica a scapito della quale vengono valorizzati altri tipi di criteri di notiziabilit, pi squisitamente giornalistici.67

2.2.3 - Il pubblico

La concezione diffusionista della comunicazione scientifica, insieme a un uso pedagogico e paternalistico dei mezzi di comunicazione di massa e soprattutto di quello televisivo, ha portato numerosi ricercatori a effettuare ricerche sul pubblico. Avviate negli anni Cinquanta negli Stati Uniti, a partire dagli anni Ottanta le ricerche sul livello di interesse del pubblico per informazione scientifica e sul grado di conoscenza in ambito
67

Bucchi M., Scienza e societ, pp. 135-137 25

scientifico (public awareness of science) sono divenute comuni in molti paesi. In numerose occasioni i risultati di queste ricerche sono stati usati per dimostrare uno scarso interesse per i temi scientifici e un livello troppo basso di alfabetizzazione scientifica (scientific literacy) al fine di stimolare un miglioramento qualitativo e quantitativo di questo tipo di comunicazione. Senza dubbio il livello informativo del pubblico lascia molto a desiderare, bisogna per ammettere che questo approccio stato sottoposto a numerose critiche. Spesso gli indicatori usati per stabilire il livello di comprensione dei fatti scientifici appaiono inefficaci: ad esempio uno studio della National Science Foundation del 1991 sottolineava che solo il 6% degli intervistati era in grado di dare una risposta scientifica corretta a una domanda sulle cause della pioggia acida, sottostimando il fatto che gli stessi specialisti si trovino tuttora in forte disaccordo su tali cause68. Altre ricerche hanno approfondito le diverse articolazioni dell'immagine della scienza presenti nel pubblico: una percezione dell'astrologia come disciplina scientifica, classificata da numerose indagini come segno di analfabetismo scientifico, si accompagna spesso a un alto livello di comprensione della scienza.69 La concezione che abbiamo definito diffusionista inoltre implica che una fruizione massiccia di informazione scientifica determini un livello elevato di conoscenza e di comprensione, oltre che un orientamento favorevole nei confronti della ricerca, mentre stato dimostrato che in alcuni campi come ad esempio nelle biotecnologie siano presenti atteggiamenti di scetticismo e diffidenza anche nelle fasce di popolazione pi esposte e informate.70 La disgiunzione tra sapere esperto e sapere laico71 non pu essere ridotta a un mero dislivello informativo tra specialisti e grande pubblico, come secondo il deficit model. La conoscenza fattuale solo un aspetto del sapere laico, entro il quale operano diversi fattori come giudizi di valore e il grado di fiducia nei confronti delle istituzioni scientifiche che rendono nel complesso il sapere laico articolato almeno quanto quello specialistico. A conferma di ci utile ricordare che le fonti di cui i cittadini europei si fidano di pi per ottenere informazioni sulle biotecnologie sono organizzazioni ambientalistiche e associazioni dei consumatori, non i centri di ricerca72. Se un informazione viene percepita
68 69

Ibidem, p. 138 Ibidem 70 Gaskel, G., et al., Biotechnology in the european public, Nature Biotechnology, 18, 9, 2000, pp. 935-938 71 Sapere laico lespressione pi usata dagli studiosi italiani per tradurre il concetto di lay knowledge, conoscenza non specialistica 72 Gaskel, G., et al., Biotechnology in the european public, pp. 935-938 26

dal pubblico come irrilevante o inapplicabile alle proprie esigenze concrete ha unalta probabilit di essere ignorata, come ad esempio pu avvenire con la rappresentazione del rischio da parte di esperti medici espressa in termini formali e probabilistici, contrariamente a una rappresentazione basata sullesperienza soggettiva. Un esempio classico di disgiunzione tra sapere esperto e laico offerto da Brian Winnie73 circa la cosiddetta crisi delle pecore radioattive che invest alcune regioni della Gran Bretagna nel 1986, in coincidenza con il disastro nucleare di Chernobyl. Le valutazioni degli esperti scientifici del governo britannico minimizzarono a lungo il rischio che le greggi di pecore degli allevatori del Cumberland fossero state contaminate dalle radiazioni, ma tali valutazioni si rivelarono largamente errate, costringendo le istituzioni a bandire per quasi due anni la vendita e la macellazione di carne ovina nellarea interessata. Questo nonostante gli allevatori si fossero dimostrati preoccupati dallinizio sulla base della loro esperienza diretta costruita sullesperienza, che il governo britannico non poteva possedere, riguardo caratteristiche del terreno e del deflusso delle acque. Questa iniziale discrasia di stime tra una conoscenza specialistica ma probabilistica e formale e una laica ma diretta port gli allevatori a perdere fiducia nei confronti degli specialisti, considerando le loro valutazioni come viziate dalla volont di mettere a tacere la vicenda74. Secondo alcuni studiosi gli stessi esperti contribuirebbero alla rappresentazione del pubblico come analfabeta dal punto di vista scientifico. Nel corso di uno studio condotto sulla comunicazione tra medici e pazienti in un grande ospedale canadese fu sottoposto un questionario al fine di saggiare il livello conoscitivo dei pazienti. Contemporaneamente fu chiesto ai medici di stimare individualmente e per ogni paziente quella stessa conoscenza. Si ottennero tre risultati molto sorprendenti. Se da un lato il livello conoscitivo dei pazienti risultava piuttosto alto (75,8% di risposte corrette ai quesiti) meno della met dei medici era riuscito a stimare correttamente il livello informativo dei propri pazienti. Il terzo risultato era che i medici non usavano questa stima per adeguare il proprio linguaggio al livello di comprensione del paziente. In altri termini possibile affermare che il fatto di considerare un paziente in grado di comprendere o meno questioni o termini non portava il medico a modificare significativamente le proprie modalit espositive.75

Winnie B., Sheepfarming after Chernobyl. A case study in communicating scientific information, in Environment Magazine, 31, 2, 1989, pp. 361-389 74 Ibidem, p. 389 75 Bucchi M., Scienza e societ, pp. 138-9 27

73

Le rappresentazioni della scienza prodotte dalla comunicazione pubblica della scienza, dunque, innescano interazioni e retroazioni tra pubblici diversi composti sia da laici, lo scienziato amatore di Moscovici, che da esperti, come ipotizzato da Viale che considera la comunicazione scientifica una sorta di arena pubblica76 come schematizzato nella figura 4.

Figura 4 - Il modello di Viale

In alcuni casi plausibile affermare che la disinformazione del pubblico una sorta di profezia che si autoadempie: lemittente del messaggio che, considerando il ricevente privo di competenza, contribuisce a mantenerlo in questo stato non adeguando la codifica del messaggio alla capacit del ricevente di decodificarlo. Lenfasi su una concezione diffusionista e lineare della comunicazione scientifica pubblica indicata anche dalla scarsa attenzione riservata al ruolo delle immagini della scienza al di fuori dei contesti informativi e in particolare della fiction. Gli studi effettuati in questarea mostrano che queste immagini spesso rivestono unimportanza cruciale nella percezione pubblica della scienza e dei suoi esponenti. Si pensi al ruolo che opere di fiction hanno nel sensibilizzare lopinione pubblica riguardo temi come lAids o il rischio ambientale. A met degli anni Novanta, per esempio, il tema dellorigine ereditaria del cancro al seno divenne particolarmente saliente nel dibattito pubblico inglese anche grazie al suo trattamento in una popolare soap opera.77

76

Viale R., Il sistema della scienza in Tv, in Cannav L. (a cura di), La scienza in tv: dalla divulgazione alla comunicazione scientifica pubblica, VQPT/Eri, Roma 1995, p. 10 77 Henderson, P., Kitzinger, J., The human drama of genetics. Hard and soft media representations of inherited breast cancer, Glasgow Media Center, Glaslow 1999, p. 85 28

2.2.4 - Gli scienziati

Qual invece il ruolo dei ricercatori e come agiscono tra le pratiche discorsive dei giornalisti e lincomprensione del pubblico? L80% dei ricercatori francesi afferma di avere avuto almeno unesperienza di divulgazione scientifica sui mezzi di comunicazione di massa, e quasi un quinto degli articoli su scienza e medicina comparsi negli ultimi cinquantanni sul Corriere della sera sono stati firmati da scienziati78. Inoltre gli stessi ricercatori spiccano spesso tra i fruitori pi assidui della copertura della scienza da parte dei media, a cui attingono per preselezionare nellenorme massa di pubblicazioni e ricerche. A conferma di ci si pu citare uno studio di Phillips che afferma che un paper pubblicato sulla prestigiosa rivista New England Journal of Medicine ha una probabilit tre volte maggiore di essere citato nella letteratura scientifica se viene citato sul quotidiano New York Times.79 Il giudizio sintetico che gli stessi scienziati esprimono sulla qualit della copertura della scienza effettuata dai media che spesso assume marcate connotazioni negative, diviene nettamente pi positivo a livello analitico, ovvero quando vengono interpellati sulla qualit della copertura di un tema specifico di loro.80 Infine utile ricordare come la presenza e la visibilit degli scienziati nei media tenda anchessa ad avere una struttura piramidale molto simile a quella della distribuzione delle altre risorse e ricompense nellambito della comunit scientifica: un numero estremamente ridotto di celebrit spesso consultate anche su temi al di fuori della scienza, come i premi Nobel, e unampia base di fonti dalla visibilit nulla o assai sporadica.81

2.2.5 - Il modello della continuit e del salvagente (bucato)

Lapproccio degli science studies alla comunicazione pubblica della scienza si caratterizza per una critica netta allimpostazione della concezione tradizionale.82 Il modello della diffusione che evidenzia la funzione della mediazione tra scienza e pubblico

Bucchi, M., Mazzorini, R.G., La scienza nella stampa quotidiana : il caso del Corriere della Sera, 19461997, in G. Guizzardi (a cura di), La scienza negoziata. Scienze biomediche nello spazio pubblico, il Mulino, Bologna 2002 79 Phillips, D.M., Importance of the lay press in the transmission of medical knowledge to the scientific community, New England Journal of Medicine, 11 ottobre 1991, pp. 1180-1183 80 Hansen, A., Journalistic practices and science reporting in the British press, Public Understanding of Science, 3, 1992, pp. 111-134 81 Bucchi M., Scienza e societ, p. 141 82 Ibidem, p. 142 29

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pu essere sostituito da un modello di continuit della comunicazione83. Lungo questo continuum si possono tracciare differenze graduali tra i diversi contesti e stili di comunicazione e ricezione che coesistono nellesposizione delle idee scientifiche. Queste diversi contesti e stili prendono forme diverse a seconda del livello di conoscenza degli attori e il loro rapporto (simmetrico o asimmetrico). Il paper pubblicato da una rivista specialistica il prototipo della comunicazione intraspecialistica, che rappresenta il livello pi esoterico di comunicazione della scienza. Il livello interspecialistico della comunicazione scientifica avviene solitamente attraverso relazioni nel corso di convegni o a livello mediatico attraverso periodici ponte (bridge journals) come Nature o Science. La scienza che si trova nei manuali risponde alle necessit pedagogiche della comunicazione scientifica. Qui viene diffuso un corpus teorico consolidato, frutto del paradigma corrente, enfatizzando la prospettiva storica e la natura comulativa dellimpresa scientifica. Siamo gi nella parte del continuum in cui precisi linguaggi televisivi vengono usati per trasmette contenuti scientifici, come ad esempio i programmi della seconda serata della Rai dedicati alla divulgazione negli anni Sessanta. La rappresentazione televisiva del discorso scientifico interviene soprattutto nel livello popolare, dove si trovano sia linformazione scientifica della stampa quotidiana e della televisione generalista sia la cosiddetta scienza amatoriale dei documentari scientifici, in cui spicca il discorso metaforico e lattenzione per temi come salute, tecnologia, economia.84 Per tanto

possibile immaginare una sorta di traiettoria cognitiva per le idee scientifiche che le porta da un contesto espositivo intraspecialistico a quello popolare della stampa e dalla televisione attraverso i livelli intermedi. A livello popolare scompaiono dubbi o attenuazioni: le articolazioni e le sfumature del sapere specialistico si condensano in formula elementari e compatte: lAids lHiv, la psicoanalisi studia i complessi, la teoria neurologica che ipotizza una divisione dei compiti tra i due emisferi cerebrali si trasforma in una netta contrapposizione tra persone destre e sinistre.85 Il percorso comunicativo dalla scienza specialistica a quella popolare pu insomma essere descritto come una sorta di imbuto che si restringe progressivamente, lungo il quale il sapere perde sottigliezze e sfumature riducendosi a pochi elementi a cui viene attribuita certezza e incontrovertibilit. Questa progressiva solidificazione del sapere influenza gli stessi
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Bucchi M., When scientists turn to the public: alternative routes in science communication, Public Understanding of Science, 5 (1996), pp. 375394 84 Cloitre, M., Shinn, T., Expository practice. Social, cognitive and epistemological linkages, in Shinn T. Whitley R, (a cura di) Expository science, Reidel, Dordrecht 1985, pp. 31-60

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specialisti dato che la certezza, la semplicit, lintuitivit nascono solo nel sapere popolare, e lo specialista trae la propria fede in esse [...] proprio da questo tipo di sapere che in forza della sua semplificazione, della sua intuitivit e della sua apoditticit appare certo, armonioso, compatto.86

Figura 5 - Il modello della continuit

Il percorso di una nozione scientifica attraverso i diversi livelli non pu quindi essere descritto come la semplice traslazione di un oggetto da un contesto espositivo a un altro. Ogni passaggio comporta una trasformazione della nozione stessa. Il modello della continuit considera dunque il livello della comunicazione popolare come lo stadio finale e decisivo in quel processo di stilizzazione, distanziamento dalle fonti di ricerca, e di produzione di fattualit e apoditticit che costruisce levidenza scientifica.87 Pi il contesto di ricerca allontanato dal contesto di ricezione in termini di linguaggio, prestigio intellettuale e livelli di abilit, pi risulta facile per gli scienziati presentare il loro lavoro come certo, decontestualizzato dalle condizioni in cui avvenuta la sua produzione e autorevole.88
Bucchi M., Scienza e societ, p. 145 Fleck, L., Genesi e sviluppo di un fatto scientifico, Bologna, il Mulino, 1983 87 Bucchi M., Scienza e societ, p. 145 88 Whitley R., Kinowledge producers and knowledge acquirers, in Shinn T. Whitley R, (a cura di) Expository science, Reidel, Dordrecht 1985
86 85

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La forma ad imbuto del modello di continuit enfatizza la crescente solidit e semplificazione che acquista un fatto scientifico nel processo della sua comunicazione a un pubblico sempre pi ampio, fino a sembrare un galeone in bottiglia: bello da ammirare nella sua perfezione, impossibile da riportare alle sue componenti originarie. Questo modello utile a descrivere situazioni di routine della comunicazione scientifica pubblica, ma pu anche includere processi pi sofisticati. Un esempio di queste dinamiche pu essere rappresentato dal caso dellanemia falciforme, una particolare forma di anemia causata da una deficienza genetica di emoglobina che fa s che le cellule infette assumano una forma irregolare. Colpisce solo le persone di colore (negli Stati Uniti ne affetto un bambino afroamericano su cinquanta) ed trasmessa per via ereditaria. La malattia fu diagnosticata per la prima volta dal fisico tedesco James Herrick a Chicago. Nel 1949 Pauling dimostr che lemoglobina falciforme aveva una struttura molecolare differente da quella normale; nel 1957 furono definite le differenze tra le due molecole e nel 1966 Marayama present un modello completo della malattia (livello specialistico). Fino agli anni Settanta per non vi alcun riferimento nei libri di testo e nei manuali di medicina (livello pedagogico) fino a quando lanemia falciforme guadagn gradualmente lattenzione del pubblico dopo una serie di documentari televisivi sulla malattia (livello popolare) furono organizzate raccolte di fondi e lanemia fu menzionata dal presidente Nixon in un discorso del febbraio 1971 e ci fu un notevole aumento dei fondi per la ricerca e il controllo della popolazione. Questa risonanza port a colmare la lacuna di comunicazione a livello pedagogico, permettendo allanemia falciforme di scalare velocemente lagenda dei manuali. In questo caso si pu parlare di deviazione verso il livello pubblico, perch lesposizione non segue la traiettoria di routine ma passa direttamente al livello popolare per poi passare da qui ai livelli specialistici. Ad esempio in casi di controversia o cambio di paradigma alcuni conflitti non sono pi gestibili allinterno della comunit scientifica ma richiedono una deviazione a livello pubblico.89 Le informazioni e le immagini che circolano al livello popolare del continuum vengono spesso usate dai ricercatori per la comunicazione scientifica specialistica, come nel caso documentato da Cloitre e Shinn in cui la metafora originariamente elaborata per spiegare il moto browniano delle particelle nei testi di divulgazione scientifica (la formica nel

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Jacobi D., Textes et images de la vulgarisation scientifique, Peter Lang, Bern 1987 32

labirinto) viene successivamente usata dagli scienziati per testi specialistici.90 Circa un terzo degli studiosi coinvolti nel dibattito sullestinzione di massa dei dinosauri come risultato di una collisione di una meteora con la terra, controversia di ampia risonanza pubblica, afferm di avere avuto notizie dellipotesi di Alvarez dai mezzi di comunicazione di massa.91 La metafora del buco nellozono con il suo enorme impatto sui media e sullopinione pubblica produsse un consenso a livello pubblico che anticip di almeno un anno quello specialistico, allepoca fortemente incerto e controverso, sullimpatto dei Cfc sullatmosfera. In alcuni casi si pu sostenere che, proprio come accade per certe forme di discorso politico come il cosiddetto pastone dei quotidiani nazionali fatto di sottintesi autoreferenziali, il discorso scientifico sembra essere solo apparentemente pubblico: talvolta la comunicazione a questo livello non realmente rivolta al pubblico in generale, ma al raggiungimento rapido di un vasto numero di colleghi, utilizzando il livello pubblico come arena comune senza doversi attenere ai tempi e alle costrizioni della comunicazione specialistica. Questa prerogativa del livello pubblico particolarmente importante nei casi in cui la comunicazione deve attraversare settori disciplinari diversi o pi categorie di attori. Gli scienziati che sostenevano la relazione tra emissione di Cfc e assottigliamento dello strato di ozono dellatmosfera terrestre trovarono nella metafora largamente pubblicizzata del buco un modo per allertare ricercatori di pi discipline, politici, ambientalisti e opinione pubblica su unemergenza che richiedeva tempestivit dintervento e visibilit. La convergenza raggiunta in tempi brevissimi in ambito pubblico con il protocollo di Montreal del 1987 in cui si stabiliva la necessit di accordi internazionali per ridurre le emissioni di Cfc port indirettamente a rafforzare lo status di conoscenze che a livello specialistico erano ancora ampiamente dibattute. Nei casi di deviazione della comunicazione scientifica il discorso pubblico della scienza non riceve semplicemente ci che filtra attraverso i livelli precedenti ma pu trovarsi al centro delle dinamiche della produzione scientifica. La comunicazione scientifica pubblica composta da almeno due elementi: 1. Una traiettoria di routine, consensuale, non problematica, adeguatamente descritta dal modello della continuit (figura 5). la forma pi classica di divulgazione, che
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Cloitre M., Shinn T., Enclavemente et diffusion du savoir, Social Science Information, 25, 1, 1986, pp. 161-187 91 Clemens E., Of asteroids and dinosaurs. The role of the press in shaping the scientific debate, Social Studies of Science, 16, 1986, pp. 421-456 33

implica una riscrittura continua delle conoscenze attraverso i contesti comunicativi determinati dal livello di specializzazione e dalla presenza o meno, e in che grado, di asimmetria comunicativa. 2. Una traiettoria alternativa rappresentata dai processi di deviazione verso il livello pubblico, in cui la comunicazione pubblica assume un rilievo ancora maggiore e un ruolo pi articolato nei confronti del dibattito specialistico, e che viene rappresentato graficamente nel modello del salvagente (bucato), figura 6. Alcune rilevanti differenze formali e sostanziali sembrano essere rispettivamente associate a queste due modalit. A livello formale quando la comunicazione prende la forma della divulgazione i problemi scientifici sono pi frequentemente inseriti in spazi esplicitamente dedicati alla comunicazione della scienza: programmi televisivi di divulgazione, riviste, pagine scientifiche dei quotidiani. La stessa presenza allinterno di questi frames costituisce un elemento di legittimazione dei contenuti, che vengono accreditati dal mezzo oltre che dallautore, con una dinamica simile a quella che avviene ad esempio allinterno di un museo che tende di per s a conferire ad un elemento scientifico uno status di fatto incontrovertibile. Dallaltro lato nei processi di deviazione i problemi scientifici appaiono pi frequentemente anche in contesti mediali generici, ovvero negli spazi giornalistici e televisivi non esplicitamente etichettati da marche comunicative relative alla scienza, ma come items di altre unit tematiche. A livello sostanziale nel caso della divulgazione il risultato della comunicazione nel livello pubblico relativamente scontato: come discorso principalmente celebrativo92 la divulgazione contribuisce a rafforzare la certezza e la solidit delle teorie e dei risultati. Quando invece avvengono dei processi di deviazione non possibile determinare a priori quale sar il risultato del processo comunicativo. Per esempio gli scienziati fanno un uso sempre pi frequente della conferenza stampa e degli articoli sui quotidiani per annunciare le proprie scoperte, in quanto occorre un certo periodo di tempo perch un articolo sia pubblicato su un giornale scientifico e perci aumentano le probabilit che esso venga anticipato e lesame anonimo dei manoscritti da parte dei colleghi prima della pubblicazione fa spesso temere il rischio di plagio. In tali casi le deviazioni a livello pubblico possono realmente accelerare il processo di peer reviewing, ma possono essere considerate dai colleghi come un tentativo per scavalcare lintero processo e di guadagnare un riconoscimento improprio

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Curtis, R., Narrative form and narrative force. Baconian story-telling in popular science, Social Studies of Science, 24, 3, 1994, pp.419-422 34

al di fuori della comunit scientifica. A questo livello i fatti scientifici, insieme alle reti di figure professionali che li circondano possono essere consolidati cos come prevede il modello della continuit, ma possono anche venire dissolti, decostruiti o semplicemente manipolati da gruppi sociali diversi per i propri scopi. Infatti la forma a imbuto del modello di continuit pu prendere una forma a clessidra dato che si restringe verso il livello popolare e si riallarga agendo nuovamente sulla comunicazione specialistica. Attori sociali abitualmente esterni allattivit di ricerca quali attivisti o rappresentanti delle associazioni di consumatori o pazienti, possono quindi entrare in modo significativo nei processi di definizione dei fatti scientifici. Si pensi al caso della ricerca sullAids, in cui le procedure di sperimentazione dei farmaci e lo stesso termine poi adottato da tutti gli specialisti per identificare la malattia sono state diffusamente negoziate con i gruppi di attivisti e le associazioni di pazienti.93 Le deviazioni comunicative della scienza danno la possibilit di analizzare la pluralit dei luoghi per la produzione e la riproduzione della conoscenza scientifica,94 oltre che a riconoscere un ruolo privilegiato al pubblico, che da semplice fruitore delle successive semplificazioni dalla comunicazione specialistica a quella popolare diviene interlocutore del mondo scientifico, riuscendo talune volte a intervenire significativamente nella produzione dei fatti e dei discorsi scientifici. In questo modo una teoria o dei risultati scientifici possono ottenere contemporaneamente status e solidit diversi dipendentemente dai livelli della comunicazione. Cos la teoria del Big Bang pu rappresentare in ambito popolare lunica spiegazione per la nascita delluniverso degna di essere ricordata, nonostante i dubbi che vengono nutriti in ambito specialistico. Si pu avanzare un modello che tiene conto dei processi di deviazione dei flussi comunicativi e dei processi di negoziazione, e contemporaneamente evidenzia le differenze trasversali ai livelli di rappresentazione (figura 6). Nel modello che qui viene proposto i flussi comunicativi di routine si comportano allo stesso modo del modello della continuit con la differenza che sono soggetti a influenze del mondo sociale, politico ed economico come dimostrato da Hilgartner. Inoltre le rappresentazioni a livello popolare della scienza non si limitano a influenzare nuovamente la produzione scientifica ma possono seguire altri percorsi di deviazione in virt dellautoreferenzialit dei media che fa rimbalzare le conoscenze
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La sigla originariamente utilizzata dai ricercatori per denominare lAids era Grid (Gay Related Immunodeficiency Disease). Fu abbandonata su pressione dei gruppi di attivisti omosessuali americani. Fonte: Guizzardi G, La negoziazione della scienza nello spazio pubblico, in Guizzardi G. (a cura di) La scienza negoziata, scienze biomediche nello spazio pubblico, il Mulino, Bologna 2002

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semplificate, le immagini e le informazioni della scienza, da un contenitore allaltro con criteri estetici e ideologici, patti comunicativi e pratiche di fruizione differenti.

Figura 6 - Il Modello del salvagente (bucato)

possibile individuare alcune di queste dinamiche attraverso degli esempi: 1. Il dibattito sul creativismo, in cui interviene una pluralit di attori sociali: livello pedagogico (scuole, case editrici), attori del sistema politico-economico (Ministero dellIstruzione, politici, movimenti) e religioso (autorit ecclesiastiche), livello intraspecialistico (scienziati evoluzionisti, scienziati per il cosiddetto disegno intelligente), livello popolare (giornali e televisione). La puntata de LInfedele (La 7) di Gad Lerner del novembre 2005 sul tema scienza e fede con tutte queste categorie di attori emblematica circa complessit dei flussi comunicativi nella negoziazione dei significati e delle rappresentazioni, qui vero e proprio struggle of meaning.
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Cooter R., Punfrey S., Science in popular culture, History of science, 32/3, 1994, p. 254 36

2. Ad esempio giornate della scienza come il Festival delle Scienze di Roma che rappresentano un momento non di divulgazione ma di estensione della comunicazione interspecialistica tra discipline a un pubblico (potenzialmente) popolare. 3. Sono luoghi in cui si avverte la volont degli attori di rinegoziare il concetto di scienza. Nellultima giornata del Festival delle Scienze del gennaio 2005 dedicato al linguaggio, ad esempio, il linguista Piattelli Palmarini ha negato con forza, rispondendo a una domanda di un ascoltatore della conferenza, la legittimit scientifica, a suo modo di vedere, della semiotica. 4. Petizioni popolari, raccolte di firme, tutti gli strumenti pubblici di intervento nei confronti del mondo scientifico. Anche le etichette per la vita e per la scelta dei movimenti anti e pro aborto rientrano in processi di negoziazione di ci che scienza o degli ambiti in cui deve godere di autonomia. 5. Processi di deviazione interspecialistica si verificano, come nel caso di questa ricerca, quando si riformulano concetti di una disciplina affinch altri campi di ricerca possano avvalersi di strumenti ritenuti efficaci: questa una manipolazione (e una semplificazione causata dalle pratiche di traduzione per analogia e parafrasi della comunicazione interspecialistica gi analizzate in questa sede) del modello della continuit presente negli studi di Bucchi, Cloitre, Shinn e Whitley anche se questa non una ricerca strettamente sociologica.

2.3 - Lexpertise

La figura dellesperto nei programmi di divulgazione scientifica svolge un ruolo importante nella qualificazione della comunicazione, agendo da marca veridittiva del discorso sia nella produzione di enunciati sia nella asseverazione di enunciati altrui. Andrea Semprini95 distingue tre profili dellexpertise in tv: i) Quella dello studioso una figura dalle competenze eminentemente intellettuali, che instaura rapporti di asimmetria col pubblico basati sulla possibilit di legittimare gli enunciati.

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Semprini A., Analizzare la comunicazione. Come analizzare la pubblicit, le immagini, i media, Franco Angeli, Milano 1997, pp. 264-268 37

ii) Il veterano deve il suo status di esperto al sapere pratico e allesperienza. Guardie forestali, viticultori, marinai sono una valorizzazione dellazione sulla parola.96 iii) Lappassionato, di solito un naturalista o un ecologista, deve il suo expertise allintensit del legame che lo lega agli argomenti. il portavoce di una verit interiore pi che oggettiva, e il rapporto con lo spettatore di tipo simmetrico fondato su complicit e prossimit. Nei primi due casi lexpertise deriva da fenomeni esterni, leducazione e lesperienza, mentre nel caso dellexpertise per passione sembrerebbe invece che [...] ogni competenza si trovi gi nellindividuo. Per liberarla basta una carica emozionale abbastanza forte da funzionare come detonatore del processo.97 Non sarebbe il risultato terminale di una scoperta di fenomeni esterni ma la ricostruzione di qualit preesistenti. Unanalisi molto efficace dellexpertise nei programmi di divulgazione scientifica senza dubbio quella di Paola Ungaro98 che parte dallassunto che una delle caratteristiche peculiari della divulgazione in tv sta nellampio potenziale espressivo di questo medium rispetto ai modelli comunicativi degli altri media, a tal punto che possibile affermare che la televisione ha addomesticato il linguaggio della scienza alle sue modalit espressive e comunicative. necessario, in questottica, individuare gli attori sociali della comunicazione, il ruolo che viene da loro svolto, le modalit con cui espletano funzioni comunicative allinterno di sistemi di interazione e comunicazione a vari livelli di complessit e strutturazione su cui si basa la divulgazione scientifica in televisione. Una costante strutturale di questo tipo di programmi rappresentata dal ruolo del conduttore, vero snodo comunicativo, forza personalizzante e mediatrice tra esperti e pubblico, scienza e senso comune.

La comunicazione pubblica della scienza si basa su un passaggio di informazioni basato su interazioni asimmetriche tra un pubblico di non esperti e un gruppo professionale. La comunicazione diretta e personale essenziale per la divulgazione non solo nella costruzione del materiale audiovisivo, ma anche per la legittimazione dei contenuti, infatti lesperto svolge una funzione veridittiva e di garanzia di seriet e completezza di
96 97

Ibidem, p. 266 Ibidem, p. 268 98 Ungaro P., Gli attori della divulgazione, in Cannav L. (a cura di) La scienza in tv: dalla divulgazione alla comunicazione scientifica pubblica, VQPT/Eri, Roma 1995 38

informazione99 data da uno status di superiorit dovuto al fatto di essere detentore e produttore di conoscenze. Il ruolo e la figura dellesperto hanno assunto diverse forme col susseguirsi dei modelli comunicativi della televisione. Negli anni Cinquanta le modalit di intervento dellesperto variavano a seconda della collocazione nel palinsesto e quindi al mutare del pubblico di riferimento. La figura dellesperto si afferma nelle trasmissioni di seconda serata dedicate ad un pubblico motivato di livello culturale pi elevato. La sua partecipazione si manifestava nella forma dellesperto-conduttore, spesso in un vero laboratorio, o come ospite che interviene con interviste e filmati sul campo, o partecipando direttamente alla trasmissione, interagendo con il conduttore. Verso la fine degli anni Sessanta e linizio degli anni Settanta iniziano ad affermarsi tipologie di programmi pi complesse, in cui ad una prima parte espositiva con filmati, interviste e dichiarazioni di esperti seguiva un dibattito con lintervento in studio del pubblico e degli specialisti, che preannunciava il modello a tavola rotonda guidato da un conduttoremediatore. La natura anfibia dellesperto-conduttore si sdoppia definitivamente negli anni Ottanta, che vedono queste due figure esercitare funzioni comunicative diverse e pi specifiche. Il ruolo che assume la centralit dei flussi comunicativi quello del conduttore, che rinuncia alla qualifica di esperto e rinsalda la sua propensione alla mediazione. Il punto di forza della conduzione la semplicit espositiva, che deve sbalordire e tranquillizzare insieme100, e negli anni Ottanta laccrescere del carisma e dello spazio del conduttore va di pari passo con il mutare della proporzione tra linguaggio verbale e visuale delle trasmissioni in favore di questultimo. Infatti dagli anni Ottanta in atto una presa di coscienza delle potenzialit tecniche ed espressive del mezzo televisivo, in particolare per quanto riguarda il fatto che nella televisione confluiscono tutte le istanze divulgative precedenti, contemporanee ed esterne al suo agire, che provengono riformulate e ridotte a materiale primario, trasformate in modalit discorsive marcate solo dalla propria cifra. A questa nuova presa di coscienza degli emittenti aggiungiamo linasprimento della guerra per laudience conseguente alla nascita dellemittenza privata, e otteniamo lemergere dellesigenza di spettacolarizzare la divulgazione, e per altri versi linformazione, enfatizzando le esigenze di intrattenimento per attrarre e convincere un pubblico vasto. Tali tendenze provocano una progressiva sostituzione del ruolo dellesperto con il filmato

99

Schiavini E., in Bettetini G.F. Grasso A. (a cura di), Lo specchio sporco della televisione, divulgazione scientifica e sport nella cultura televisiva, Fondazione Giovanni Agnelli, Torino 1988, p. 81 100 Angela P., La divulgazione scientifica in televisione, p. 513 39

scientifico con voce fuori campo, che permette una maggiore fruibilit, attenuando la sensazione di istruzione permanente che caratterizzava la divulgazione della paleotv. Negli anni Novanta si assiste allimplementazione di queste tendenze con la nascita di tre generi divulgativi che si strutturano intorno a lesperto, le immagini, o il conduttore. 1. La centralit dellesperto sopravvive in quei programmi basati sul rapporto tra esperti e non esperti, ragione stessa di esistenza di programmi come Medicina 33, Check up. Anche in forme televisive meno formali e pi sbilanciate verso lintrattenimento la figura dellesperto ha ancora un ruolo importante quando interagisce direttamente col pubblico dei non specialisti, ponendosi spesso come question solver. 2. C invece unaltra tipologia di programmi che sottolineano il primato del linguaggio televisivo su quello parlato, montando le immagini come viaggio o spedizioni scientifiche, usando modalit espressive che indeboliscono limportanza dellesperto nelleconomia della trasmissione. 3. Il terzo filone raccoglie quei programmi che recuperano la centralit del conduttore nella funzione tecnico-divulgativa, ma anche di legittimazione: in alcuni casi la sua presenza tanto forte da rendere debole quella degli specialisti.

2.3.1 - Lassegnazione della credibilit Dunwoody e Ryan101 evidenziano

che i criteri di assegnazione della credibilit e

dellaffidabilit scientifica da parte dei giornalisti non sempre coincidono con quelli adottati dagli scienziati, ed anzi si pu lamentare la totale assenza di una cultura comune finalizzata alla mutua comprensione e al miglioramento della comunicazione. La credibilit delle fonti, dunque, un problema che sembra riguardare da vicino il mondo della divulgazione, soprattutto nella scelta dei professionisti da coinvolgere. Dunwoody e Ryan asseriscono inoltre che i media tendono a ricercare criteri di credibilit molto generali provocando un utilizzo inappropriato delle competenze, dato che la credibilit pi che emergere come qualit intrinseca delle fonti sembra il risultato di un processo di attribuzione da parte dei media stessi. In tale prospettiva la presentazione degli specialisti appare dunque centrale perch direttamente influente sulla percezione da parte del fruitore. Il giudizio sulla fonte

101

Dunwoody S., Ryan M., The credible scientific source, Journalism Quarterly, 67, Spring 1987, pp. 21-

27 40

veicolato dalla televisione deve essere finalizzato allattribuzione di uno specifico status a cui viene riconosciuta credibilit scientifica, e sar usato dal telespettatore nel dare maggiore o minor credito alla figura dellesperto102. Le modalit di presentazione degli esperti televisivi sono strettamente collegate alla centralit o marginalit del ruolo nella tipologia di trasmissione: quelle incentrate sul contributo diretto dellesperto (1) sono popolate quasi esclusivamente da professionisti e docenti universitari presentati come prestigiosi studiosi del settore trattato, o da celebrit del mondo scientifico come premi Nobel, la cui presentazione punta, oltre ai meriti di ricerca, anche a enfatizzare le caratteristiche personali. La dovizia di particolari nella presentazione degli esperti, inoltre, contribuisce ad accreditare maggiore credibilit alla fonte da parte del pubblico. Le trasmissioni che, per cos dire, lasciano parlare le immagini o che affidano al conduttore il ruolo di mattatore e di esperto insieme riducono lesperto a un ruolo secondario (2 e 3). In alcuni di questi programmi la presentazione delle credenziali della fonte non fatta verbalmente ma soltanto con scritte in sovrimpressione, che oltre a veicolare una limitata quantit di informazioni, hanno la conseguenza, nella formulazione del linguaggio televisivo, di introdurre lesperto direttamente con il suo intervento verbale. Lo status di professionista della scienza viene cos a configurarsi, anzich come qualifica attribuita sulla base di un curriculum professionale, come un a priori postulato dalla fonte. Lintervento degli studiosi inoltre in relazione con le finalit divulgative generali della trasmissione, che determinano complessit, livello di formalizzazione, specificit tecnica del linguaggio dellesperto in relazione agli obiettivi dellesposizione nei confronti del pubblico immaginario. Si pu dunque affermare che i programmi sono modellati intorno al proprio target. Nelle trasmissioni finalizzate allaccrescimento del bagaglio conoscitivo del pubblico di riferimento gli esperti sono sollecitati ad esprimersi in modo da fornire elementi tali da chiarire la complessit del problema affrontato, come la rilevanza di un tale approccio o di una scoperta. Gli esperti sono invitati ad esporre metodologie innovative e sperimentali, temi scientifici di alto livello di complessit, implicazioni teoriche di questioni apparentemente semplici. Nei programmi che si basano sulla veicolazione di informazione, specialmente quelli di informazione medica, gli esperti intervengono con una complessit argomentativa difficilmente rintracciabile in altri tipi di trasmissioni, che nasce dalla volont di questi programmi di essere espressione della tv di servizio. Lanalisi teorica delle patologie pi
102

Ungaro P., Gli attori della divulgazione, p.93 41

diffuse e la ricostruzione delle condizioni della loro insorgenza e sintomatologia mirano al chiarimento della complessit delle questioni trattate per un pubblico motivato soprattutto dalla possibilit di tradurre le conoscenze in consigli immediatamente fruibili. Laccostamento della vocazione pragmatica e largomentazione teorica in queste trasmissioni porta allofferta e alla conferma di chiavi di lettura proposti dal programma e di rassicurazioni in merito a questioni controverse da un punto di vista etico o sociale. Nelle trasmissioni mosse da finalit strumentali di spendibilit quotidiana di contenuti divulgativi trova minore fortuna largomentazione teorica, che lascia spazio allofferta di elementi informativi che rimandano ad un utilizzo di breve respiro della scienza intesa come attivit soprattutto finalizzata allintervento pratico e alla risoluzione di problemi quotidiani. Questi consigli sono forniti in un panorama di continua rassicurazione, con lofferta di conferme di chiavi di lettura, come per esempio nella trasmissioni del genere che trattano della salute vista in una prospettiva olistico-sistemica, risultato sinergico di tanti piccoli sforzi, senza troppi sacrifici. per questo motivo che da un punto di vista linguistico si nota un continuo processo di traduzione dei linguaggi scientifici in linguaggio comune, che viene solitamente innescato dal conduttore, che in tale contesto esercita massicciamente la sua funzione mediatrice tra scienza e senso comune, tra expertise e lay public103.

2.3.2 - Non esperti e quasi esperti

Cos come le competenze dei pubblici della divulgazione in televisione sono diversificate e hanno diverse aspettative riguardo la capacit del mezzo televisivo di diffondere rappresentazioni adeguate del mondo scientifico, anche le competenze dei portatori di expertise sono molto varie per due motivi. Il primo coinvolge lemittente del messaggio: spesso gli specialisti vengono chiamati ad esprimersi su argomenti diversi da quelli della loro particolare disciplina. Il secondo coinvolge anche il fruitore, in quanto nasce dalla cattiva rappresentazione, e successiva ricezione della differenza tra scienza e tecnica, tra il ricercatore e il professionista.104 Negli anni Novanta si assiste allemergere di un tratto distintivo di molte trasmissioni: lintervento di una folta schiera di non-esperti. una categoria che comprende una

103 104

Ibidem, pp. 90-92 Ibidem, pp. 97-98 42

diversit di attori che hanno finalit e motivazioni diverse nella partecipazione al discorso divulgativo, ma che hanno in comune il fatto di non essere produttori di conoscenza scientifica, anche se non manifestano lo stesso livello di estraneit rispetto al sapere scientifico. Si va quindi da un lay public estraneo alla scienza depositario di conoscenze non scientifiche e del senso comune, al professionista depositario di conoscenze tecnicoscientifiche, che va considerato un quasi-esperto. Bisogna distinguere nettamente due tipi di attori che operano nella divulgazione, ovvero lesperto scientifico-cognitivo e il professionista tecnico-scienfico105 (tabella 1). In sintesi possiamo affermare che gli esperti sono latori e produttori di un sistema di conoscenze al quale si rapportano con unottica di medio-lungo periodo con lobbiettivo di incrementare il bagaglio di conoscenze. Invece il professionista tende ad evidenziare il valore strumentale delle conoscenze, come mezzo per il raggiungimento di un fine, in unottica di breve periodo e senza la preoccupazione di garantire in prima persona la validit scientifica delle conoscenze usate nella loro applicazione, certificate dagli esperti. Scienza: ricercatore, esperto scientifico valori di riferimento orientamento al tempo tipo di utilizzo della conoscenza controllo sulla certificazione della conoscenza accrescere la conoscenza medio-lungo periodo fine in s Applicazioni tecniche: professionista usare la conoscenza breve periodo mezzo

alto

basso

Tabella 1 - Specialisti scientifici e tecnici

Alla luce di questa distinzione si nota che in molte trasmissioni di natura medica lesperto tende ad agire come nellesercizio delle sue funzioni di professionista pi che di esperto scientifico-cognitivo. Le azioni tipiche degli attori della divulgazione contribuiscono a stabilire un sistema di ruoli e dinamiche interattive nel contesto comunicativo. Gli attori compiono azioni sociali tipiche dotate di uno stile connotativo che
105

Mc Naul J.P., Relations between researchers and practitioners, in Nagi S.Z., Corwin R.G., The social context of research, Wiley-Interscience, London 1972, cap. 9 43

le rende riconoscibili sia dagli altri soggetti della comunicazione che dal pubblico televisivo. Lutilizzo dellexpertise con finalit pratiche e non finalizzato allaccrescimento delle conoscenze teoriche del fruitore si pu manifestare in diversi modi, dalle prescrizioni dei medici di Visita medica che agiscono da professionisti nellesercizio delle loro funzioni, fatto segnalato ai fruitori sia dal set che dallabbigliamento (camice, laboratori, strumenti medici), alla funzione non pedagogica di estetisti e terapisti nei programmi di costume. Sono quindi ospiti-esperti, ma la loro finalit quella di approfondire temi specifici secondo una specifica professionalit. Lutilizzo di ospiti nelle trasmissioni di divulgazione riconducibile sostanzialmente alla possibilit di agire da testimonial, ad un particolare interesse o impegno dimostrato nellargomento trattato, allessere personaggi graditi al pubblico. Il testimonial pu avere la funzione di case-study, di esemplificazione visiva di un caso medico, oppure pu rendere possibile lallestimento in studio di un esperimento col coinvolgimento di un ospite. Nelle trasmissioni caratterizzate da una mission di stampo ambientalistico gli ospiti intervengono soprattutto perch impegnati personalmente nella tutela e nella conservazione delle specie animali. Collaboratori, volontari, ranger, filantropi, intervengono in queste trasmissioni con lo status di ospiti, con un certo grado di autorevolezza derivante dallimpegno sul campo pi che da meriti scientifici, competenza basata sullesperienza. Gli ospiti celebri hanno una funzione soprattutto di richiamo per il pubblico e la loro utilizzazione sembra pi efficace nelle trasmissioni in cui la dose di intrattenimento supera la propensione pedagogica. Un esempio particolare rappresentato da I documentari di Jacques Cousteau, in cui al conduttore Ambrogio Fogar e agli ospiti esperti riservato un ruolo di semplice esemplificazione e presentazione di Cousteau, nella funzione di ospite donore, che svolge una funzione di guida totalitaria106 per il telespettatore che si addentra nel contesto comunicativo, in cui gli elementi strutturali della comunicazione si basano sullintervento degli ospiti sui documentari e la loro realizzazione. Per quanto riguarda il pubblico in studio il modello dellinterazione tra esperti e pubblico nasce negli anni Sessanta in programmi divulgativi che seguono lo schema della tavola rotonda, e sopravvive fino ai giorni nostri. La fortuna di questo modello risiede nel fatto
106

Ungaro P., Gli attori della divulgazione, pp. 98-99 44

che la partecipazione delluomo comune, in posizione di estrema lontananza nei confronti del sapere scientifico e di estrema vicinanza rispetto al sistema di conoscenze dello spettatore favorisce meccanismi e processi immedesimativi da parte di questultimo. In molte trasmissioni assistiamo a modalit di coinvolgimento che rimandano a due differenti modelli. Da una parte i programmi incentrati su un rapporto dialogico tra esperto e pubblico con la mediazione dei flussi comunicativi da parte del conduttore, dallaltra programmi che apparentemente aumentano la distanza tra le due tipologie di attori. Infatti ad una prima analisi possibile affermare che la prima tipologia di trasmissioni metta in atto uninterazione significativa tra esperti e pubblico mentre la seconda utilizzi il lay public esclusivamente come claque. In realt per la sensazione che spesso si ricava che in molti flussi comunicativi linterazione col pubblico abbia una funzione meramente strumentale, di sola stimolazione dei veri protagonisti, che sono gli esperti. In questottica anche la disposizione fisico-spaziale permette una decodifica immediata del flusso comunicativo: in questi programmi il pubblico spesso disposto in cerchio o semicerchio con gli esperti al centro o a chiusura del semicerchio. Quindi pi che strutturarsi sul modello a tavola rotonda queste trasmissioni si configurano sul modello della lezione impartita a un gruppo di soggetti docili che malgrado il contatto diretto con gli specialisti denotano una sostanziale marginalit circa le informazioni veicolate dagli esperti. Anche il pubblico del secondo tipo di programmi che stiamo analizzando risulta essere passivo e se vogliamo addomesticato, ma la sua presenza si manifesta in forme indirette, specialmente in rapporto con le esigenze di comprensione che vengono sollecitate dal conduttore e dagli esperti. Questa funzione di sollecitazione sottordinata nei confronti degli specialisti, spesso innescata dal conduttore con la sua funzione mediatrice e traduttrice, si accompagna con quella di invito allimmedesimazione per il fruitore televisivo. Lesigenza di innescare meccanismi di immedesimazione viene soddisfatta anche attraverso al personalizzazione degli interventi, che spesso si trasformano in microstorie che contribuiscono alla creazione del contesto comunicativo in cui vengono veicolate le informazioni scientifiche.

2.3.3 - Flusso comunicativo e interazione

possibile individuare quattro tipi di azioni comunicative incentrate sullesperto. Nelle trasmissioni di divulgazione scientifica che prevedono la figura dellesperto le competenze sono influenzate dal grado di simmetria che vige tra gli ospiti, dal tipo di discorso

45

televisivo e di modalit di interazione tra gli attori, dalle dinamiche di certificazione delle conoscenze. I quattro flussi comunicativi:

1. Esplicitazione di competenze esperte / sollecitazione subordinata. 2. Sollecitazione subordinata / regolazione del flusso comunicativo / esplicitazione di competenze esperte. 3. Interazione tra pari. 4. Asseverazione implicita ed esplicita.107

1. Questo un modello divulgativo che prevede lesplicitazione di expertise attraverso lintervento subordinato di attori in un contesto di asimmetria comunicativa. Si basa sul confronto di due categorie di attori portatori di livelli cognitivi diversi. Entrambe le funzioni possono essere svolte da soggetti che ricoprono ruoli differenti. Dato che ai fini della divulgazione della scienza la funzione centrale quella del livello di competenze pi alto, si identificano tre tipologie di trasmissioni in cui la conoscenza scientifica viene detenuta e comunicata da diverse categorie: gli esperti tecnicoscientifici, gli ospiti esperti, il conduttore. Nel primo tipo di trasmissioni si possono trovare gli schemi basati sul dialogo visti in precedenza o configurazioni in cui la funzione di stimolo viene ricoperta alternativamente dal conduttore-mediatore e dal pubblico, oppure trasmissioni di taglio giornalistico in cui vige una rigida divisione dei ruoli e un confronto diretto tra question-setter e question-solver. Nei programmi in cui i flussi comunicativi risultano pi duttili la funzione di esperto pu essere occasionalmente ricoperta in uno scambio di ruoli dal conduttore, oppure si possono innescare situazioni di interazione tra pari specialmente in trasmissioni basate sullemotivit, sulla stessa passione per largomento trattato di conduttore, esperti e pubblico. Ci crea i presupposti per forme divulgative che usano liberamente linguaggi dello spettacolo e dellentertainmet, come il talk-show. In altre modalit espressive le competenze vengono esplicitate da esperti che intervengoo in qualit di ospiti, e possono prendere ad esempio la forma dellintervista strutturata condotta con linguaggi e registri informali (Leonardo).
108

Un uso particolare di questa

configurazione pu essere rintracciato nel programma Visita medica in cui un ospite


107

Ibidem, p. 109

46

esperto e un ospite comune si relazionano lun laltro simulando il modello asimmetrico del modello medico-paziente. una formula narrativa sospesa tra rappresentazione e realt: la visita medica in cui sono coinvolti gli attori, in uno studio che riproduce fedelmente uno studio medico, un espediente per veicolare informazioni al telespettatore attraverso la rappresentazione scenica che protende al genere della science-fiction109. 2. Nelle trasmissioni in cui osserviamo un ruolo di veicolazione delle conoscenze scientifiche svolta dal conduttore, questultimo pu ricoprire il ruolo multiplo di interazione alla pari con gli esperti e di interfaccia e traduzione col pubblico col quale colma il dislivello cognitivo che sussiste tra specialisti e pubblico. In alcuni programmi (Check-up) la distanza tra lay public ed esperti, infatti, tende a diventare abissale per la presenza di un doppio filtro che porta a un flusso comunicativo a tre fasi. A una fase di raccoglimento delle domande del pubblico da parte di un attore avente la funzione di assistente conduttore, che rappresenta il primo filtro della comunicazione con lexpertise, si accompagna una seconda fase in cui il conduttore interagisce con gli esperti per il soddisfacimento della domanda, attraverso quindi una doppia traduzione dei codici espressivi e la selezione da parte del conduttore dellospite pi indicato. In strutture di interazione tra ospiti esperti e giornalisti, questi ultimi chiamati a ricoprire una funzione di sollecitazione, notiamo invece che queste due categorie di attori non agiscono in rapporto di asimmetria comunicativa ma in non omogeneit di competenze, infatti i flussi comunicativi non si basano sulla richiesta dellesplicitazione di expertise ma con lintento di aumentare le proprie conoscenze e come stimolo per gli esperti a prendere posizione su determinati argomenti, anche in chiave polemica.110 3. Alcuni attori, anche se dotati di motivazioni e finalit diverse, si collocano su un piano di simmetria comunicativa. In questi casi tutti i ruoli presenti interagiscono tra loro da pari, in configurazioni che qualificano le trasmissioni incentrate sullesplicitazione di conoscenze esperte e quelle che non hanno finalit informative ma tendono a esercitare altre funzioni comunicative. Queste tipologie di trasmissione presuppongono che il conduttore goda di un livello di autorevolezza tale da
108

Ci si riferisce al programma di Rai 3 degli anni Novanta. In seguito la trasmissione ha assunto tutte le marche semantiche di un telegiornale, mutandosi in Tg Leonardo 109 Ungaro P., Gli attori della divulgazione, pp. 105-108 110 Ibidem, pp. 108-112 47

permettergli di sostenere un rapporto paritario con lesperto, con il quale spesso si da del tu, e c la vaga impressione che la presenza dellospite non incida sullapporto informativo della comunicazione, ma abbia soprattutto la funzione di alternare la fonte del messaggio, vivacizzare lo stile, trasporre in dialogo quello che potrebbe essere un monologo. Allinterno di questo schema possiamo inserire uno schema interattivo paritario particolare: quello basato sul rapporto del conduttore con se stesso. Nel programma La macchina meravigliosa Piero Angela in studio interagisce col suo alter ego allinterno del corpo umano. Questo sdoppiamento dello stesso attore in due dimensioni narrative e spaziali distinte si esplicita attraverso il dialogo tra i due ruoli che conducono la parte esplicativa del programma da soli. Lintervento degli ospiti, e la fine dellincantesimo, verranno in seguito. Il secondo gruppo di schemi interattivi la simmetria comunicativa tra i diversi ruoli non dovuta al riconoscimento di competenze specialistiche del conduttore, ma dallinstaurarsi di interscambi che avvengono su un piano non strettamente specialistico e di maggiore quotidianit. In molte trasmissioni questi tipi di interazioni si instaurano tra conduttore e ospiti non esperti al fine di alleggerire la trasmissione e colmare provvisoriamente la distanza tra il fruitore e gli attori della rappresentazione. 4. La testimonianza, implicita o esplicita, dellautorevolezza del messaggio veicolato ricorre, ad opera di diversi attori, in numerosi scambi comunicativi. Questa funzione viene assolta il pi delle volte secondo un modello unidirezionale, in cui lasseverazione viene riferita al membro autorevole della comunicazione, che pu variare a seconda delle situazioni e delle diverse reti di interazioni. Una funzione di asseverazione pu essere colta ogni qual volta si in presenza di una esplicitazione di competenze esperte: una testimonianza dellalto livello di preparazione degli specialisti viene infatti fornita da conduttore, pubblico o ospiti in tutte le trasmissioni in cui c interazione tra ruoli. Lasseverazione esplicita giunge agli esperti attraverso il conduttore, mentre una connotazione pi implicita caratterizza la testimonianza asseverativa degli spettatori e degli ospiti, che esprimono verso gli specialisti totale fiducia e approvazione. Nelle trasmissioni in cui si instaurano scambi comunicativi tra esperti basati sullinterazione tra pari si assiste a una funzione asseverativa svolta in modo bidirezionale: infatti si costituisce una sorta di rete di mutua legittimazione esplicita con un continuo scambio di conferme e rassicurazioni reciproche. Inoltre si instaurano testimonianze di

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autorevolezza nei confronti del conduttore, da parte del pubblico, indipendentemente dal grado di preparazione scientifica111.

In sintesi lanalisi svolta da Paola Ungaro suggerisce che i ruoli maggiormente coinvolti nella divulgazione scientifica sono quelli del conduttore e dellesperto, i quali, nonostante le tendenze a limitare la partecipazione del pubblico, continuano a rappresentare il fulcro della scienza in tv. In particolare il conduttore. Assolvendo contemporaneamente diverse funzioni il cardine attorno a cui ruota la gestione dei flussi comunicativi. Le funzioni principali di queste due figure sembrano essere la sollecitazione subordinata e lesplicitazione di competenze esperte. La prima viene assolta da tutti gli attori a esclusione degli esperti, mentre la seconda da tutti ad esclusione del pubblico. interessante notare come il conduttore sia unentit anfibia dal momento che condivide la possibilit di legittimere conoscenze con lesperto, e col pubblico un rapporto di empatia basato su fiducia e curiosit.

111

Ibidem, pp. 112-123 49

Capitolo 3 - Pensiero scientifico e senso comune

Il rischio che si corre nei processi di divulgazione di costruire una rappresentazione della realt per la quale tutto facile e comprensibile senza particolari sforzi, immersa in unatmosfera di sonnolenta banalit112. Secondo i divulgatori il problema dellaccesso alla conoscenza deriva da barriere linguistiche pi che dalle idee, e queste posizioni evidenziano la natura di traduzione e di metafora dellinformazione scientifica. Italo Calvino scrisse: la poesia consiste nel far entrare il mare in un bicchiere. Lo stesso cerca di fare la divulgazione, rischiando di mancare lobiettivo della sua missione: la poesia ci che si perde, ci che resiste a una traduzione (Robert Frost). Allo stesso modo la scienza ci che resiste alla divulgazione?113

3.1 - La metafora

La metafora un trasferimento semantico per similarit, e si oppone alla metonimia, che opera per contiguit114. Come afferma Aristotele nella Poetica, nella metafora unentit prende il nome di unaltra nella misura in cui sussista tra loro un rapporto di analogia.115 Le metafore del senso comune dovrebbero, in fatto di divulgazione, essere dei mezzi attraverso i quali il lay public possa emanciparsi gradualmente, in un lento processo di socializzazione/iniziazione fino alla fase in cui il sapere trasmesso operativizzabile da parte del fruitore.116 La riduzione di concetti complessi mediante luso di immagini e nozioni familiari ha, a causa di questa familiarit del linguaggio, un forte potere di suggestione indipendentemente dalla conoscenza scientifica che contribuisce a trasmettere117, inoltre

Grasso A., Il demone della divulgazione, in Bettetini G.F. Grasso A. (a cura di), Lo specchio sporco della televisione, divulgazione scientifica e sport nella cultura televisiva, Fondazione Giovanni Agnelli, Torino 1988, p. 61 113 Ibidem 114 Jakobson R., Due aspetti del linguaggio e due tipi di afasia, in Jakobson R., Saggi di linguistica generale, Feltrinelli, Milano 1966 115 Galimberti U., Enciclopedia di psicologia, Garzanti, Torino 1999, p.649 116 Fasanella A., La metafora del sapere, in Cannav L. (a cura di), La scienza in tv: dalla divulgazione alla comunicazione scientifica pubblica, VQPT/Eri, Roma 1995, p. 160 117 Nagel E., The structure of science: problems in the logic of scientific explanation, Harcourt Brace & World, New York 1961, tr. it. La struttura della scienza. Problemi di logica della spiegazione scientifica, Feltrinelli, Milano 1984, p. 99 50

112

utile ricordare che la divulgazione non deve sostituire la scienza ma fornire al pubblico i principi-chiave per comprenderla.118 Dunque il processo divulgativo, attraverso gli strumenti del senso comune, produce un decadimento della conoscenza scientifica e una rappresentazione parziale della scienza. Daltro canto analogie e metafore costituiscono strumenti ai quali si ricorre anche durante la costruzione del sapere scientifico.119 Per esempio in termodinamica la cinetica dei gas pu ritenersi strutturata in riferimento alle leggi e alla teoria relative al moto di macrocorpi sferici dotati di elasticit, simili a palle di biliardo. Allo stesso modo pu essere immaginata una connessione tra un raggio di luce ed il moto rettilineo uniforme di un proiettile.120 La rappresentazione della scienza, invece, pu subire a causa del senso comune altri tipi di influenze, come ad esempio i processi detti di dogmatizzazione del sapere: nellimmaginario comune la scienza tende a essere percepita come una attivit umana dotata di uno status superiore attribuitole dalla doxa, e la divulgazione contribuisce a rafforzare questa tendenza presentando i contenuti scientifici come verit universali, stabili ed incontrovertibili. 121 Per Moscovici metafora e analogia rilevano una tendenza a integrare loggetto in un mondo esistente, a stabilire con esso una relazione tramite la mediazione di altri oggetti,122 ed quindi evidente che i loro usi e le loro funzioni possono essere diversi a seconda degli universi semantici in cui si agisce. Vosniadu e Ortony, a tal senso, distinguono allinterno dei modi di ragionamento per somiglianza tra quelli within domain, ovvero analogici allinterno di un singolo ambito tematico, e quelli between domain, metaforici tra ambiti tematici differenti.123 Una classificazione di questo tipo rivela che esistono metafore interne al discorso scientifico ed altre che fungono da ponte tra scienza e senso comune.124 Le prime vanno considerate come costitutive della scienza, mentre le seconde hanno la funzione esegetica di creare un punto di contatto tra il livello specialistico e quello

Allemand E., Aspects de la situation de la vulgarisation scientifique audio-viselle, Etudes de Radiotlvision, 33, 1984, p. 116 119 Fasanella A., La metafora del sapere, p. 177 120 Ibidem, p. 176 121 Whitley R., Kinowledge producers and knowledge acquirers, in Shinn T. Whitley R, (a cura di) Expository science, Reidel, Dordrecht 1985, p. 85 122 Moscovici S., La psychanalyse, son image, son public, PUF, Paris 1961 123 Vosniadu S., Ortony A., Similarity and analogical reasoning: a synthetis, in Vosniadu S., Ortony A. (a cura di) Similarity and analogical reasoning, Cambridge University Press, Cambridge 1989 124 Bucchi M., La scienza in pubblico. Percorsi nella comunicazione scientifica, Mc Graw-Hill, Milano 2000, p. 27 51

118

popolare della comunicazione scientifica. stato dimostrato che spesso le metafore usate nella divulgazione scientifica sono le stesse usate nel processo di costruzione di una teoria scientifica: la divulgazione pu concretizzare sotto forma di immagini la analogie e le metafore che la comunit scientifica mobilita a scopo euristico,125 come ad esempio la metafora dellatomo come sistema solare126 o immagini come area, field, boundaries, frontiers, metafore spaziali che vengono comunemente usate sia nella produzione che nella divulgazione scientifica.127 Tra questo tipo di metafore opportuno distinguere i loro diversi livelli in relazione alle immagini sulla scienza:

i) livello intrametaforico, ovvero le metafore pi assimilate e condivise, come quella di codice genetico ii) livello metaforico: metafore in fase di negoziazione, non completamente assimilate, come lespressione interruttore chimico iii) livello suprametaforico, ovvero non utilizzabile dal punto di vista divulgativo perch ancora di tipo within domain ed esclusivamente costitutiva del discorso scientifico.128

Le informazioni e le immagini che circolano al livello popolare vengono spesso usate dai ricercatori per la comunicazione scientifica specialistica, come la metafora originariamente elaborata per spiegare il moto browniano delle particelle nei testi di divulgazione scientifica (la formica nel labirinto), successivamente usata dagli scienziati per testi specialistici.129 Allo stesso modo la metafora del buco nellozono con il suo enorme impatto sui media e sullopinione pubblica produsse un consenso a livello pubblico che anticip di almeno un anno quello specialistico, allepoca fortemente incerto e controverso, sullimpatto dei Cfc sullatmosfera.130

Jacobi D., Schiele B., Scientific imagery and popularized imagery, Social Studies of Science, 19, 1989, p. 752 126 Bucchi M., La scienza in pubblico, p. 27 127 Broks P, Conceptual space: a new understanding of popular science, Public Communication of Science and Technology Conference, Berlino, 17-19 Settembre 1998 128 Bucchi M., La scienza in pubblico, p. 27 129 Cloitre M., Shinn T., Enclavemente et diffusion du savoir, Social Science Information, 25, 1, 1986, pp. 161-187 130 Bucchi M., Scienza e societ, p. 142 52

125

3.2 - Il linguaggio del senso comune: La Scienza In Cucina.

Un esempio interessante delle potenzialit dei linguaggi del senso comune nel costruire rappresentazioni precise della scienza senza dubbio la rubrica La Scienza in Cucina allinterno di Quark. In questo piccolo spazio settimanale lo spettatore invitato ad assistere a quei fenomeni chimici e fisici che avvengono in cucina. dunque una scienza che non offre niente di strabiliante o miracoloso da lasciare a bocca aperta, ma si inserisce nel regno incontrastato del senso comune. La scienza in questo modo, oltre ad apparire facile e divertente, non in contrasto col senso comune e non cerca di rivoluzionarlo. una scienza piccola, divulgazione di principi scientifici e non solo diffusione di informazioni. Questi principi sembrano quasi inconsci mentre si in cucina: anche perch questa una rappresentazione che vede la scienza procedere accanto al senso comune. curioso notare che la metafora della cucina come scienza il sovvertimento di quella della scienza come cucina che viene solitamente usata dagli scienziati nella comunicazione scientifica pubblica per criticare metodi e risultati di altri colleghi, e questo sintetizza il rapporto difficile ma necessario tra divulgazione e produzione di conoscenze scientifiche.131

3.3 - Le rappresentazioni sociali

Un articolo dellInternational Herald Tribune commentava nel 1979 la decisione della Societ Americana di Psichiatria di sostituire i termini nevrosi e nevrotico con lindicazione di disordini specifici. Infatti secondo gli psichiatrici luso di questi termini induceva a un atteggiamento quasi di scusa dellinterlocutore nei confronti di un nevrotico, atteggiamento che, a detta degli psichiatri, non sarebbe stato assunto di fronte a un individuo affetto da disordini specifici.132 Dunque la parola nevrosi si resa indipendente dalla malattia, divenuta una categoria: una rappresentazione sociale nel senso comune, non solo il corrispondente linguistico di un referente reale.133 Le rappresentazioni sociali

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Bucchi M., Surely you are cooking, Mr. Feynman! Strategies for the presentation of science in tv, Public Communication of Science and Technology Conference, Berlino, 17-19 Settembre 1998 132 Jodelet D., Rappresentazione sociale: fenomeni, concetti e teoria, in S. Moscovici (a cura di), Psicologia sociale, Borla, Roma 1996, p. 338 133 Farr R.M., Le rappresentazioni sociali, in S. Moscovici (a cura di), Psicologia sociale, Borla, Roma 1996, p. 365 53

sono immagini che condensano una serie di significati e servono a dare un senso allinatteso134 concorrendo alla costruzione sociale della realt.135 Il concetto di rappresentazione sociale designa una forma di conoscenza specifica: il sapere del senso comune. una forma di pensiero che si manifesta in processi generativi e funzionali socialmente rilevanti, e una forma di pensiero pratico in cui le rappresentazioni sono orientate verso la comunicazione, la comprensione e il dominio dellambiente sociale, materiale, ideale.136 ci che lega percezione e concetto, il processo con cui si stabiliscono relazioni tra oggetti e individui in base al loro posizionamento sociale,137 con un meccanismo simile a quello con cui la televisione e i media in genere rendono presente nella mente del fruitore qualcosa che viene fatto percepire indirettamente.138 Le rappresentazioni sociali si concretizzano nei concetti del senso comune, divenendo quasi delle cose materiali. Questo processo detto di oggettivazione. Gli elementi oggettivizzati vengono selezionati e decontestualizzati per essere resi generalizzabili e applicabili sulle percezioni che giungono dallesterno. Questi processi avvengono attraverso criteri culturali e normativi. Queste rappresentazioni vengono quindi naturalizzate, ovvero diventano la realt del senso comune, il mondo dellagire pratico. Infine subiscono processi di ancoraggio, con la possibilit che alcuni elementi si rendano autonomi dalla rappresentazione sociale nella sua interezza dopo aver subito i processi di oggettivizzazione e naturalizzazione, proprio come era avvenuto secondo la Societ Americana di Psichiatria per la rappresentazione sociale della nevrosi.139

Molte rappresentazioni sociali sono tali perch veicolate dai media nella loro natura di rappresentazioni collettive140 e permettono agli individui di orientarsi nellambiente sociale e materiale, e di dominarlo141 in quanto sono finalizzate a rendere familiare ci che appare strano e a rendere percettibile linvisibile.142
Jodelet D., Rappresentazione sociale: fenomeni, concetti e teoria, p. 339 Berger P.L., Luckmann T., The social constructon of reality, Doubleday & co., New York 1966 136 Jodelet D., Rappresentazione sociale: fenomeni, concetti e teoria, pp. 340-341 137 Ibidem 138 Ibidem, p. 341 139 Ibidem 140 Ci si riferisce al concetto introdotto da Durkheim che individua quelle rappresentazioni che, opposte a quelle individuali, definiscono valori, pratiche e idee e che stabiliscono un ordine sociale e facilitano la comunicazione tra i membri di un gruppo. Durkheim, E., Reprsentations individuelles et reprsentations collectives, Revue de Metaphysique et de Morale, VI, 1898, pp. 273-302 141 Moscovici S., prefazione a Herzlich C., Sant et maladie. Analyse dune reprsentation social, Mouton, Paris 1969 142 Farr R.M., Le rappresentazioni sociali, p. 365
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Le rappresentazioni costruite dai media sono rappresentazioni sociali e come tali sono oggettivizzate, ovvero subiscono processi di personalizzazione e concretizzazione e spesso, quindi, sono autonome dal loro referente reale in virt di dinamiche di ancoraggio e agiscono sul senso comune, dal momento che ne costruiscono la realt.

3.4 - Rappresentazioni sociali e senso comune

Pensiero scientifico e senso comune sono stati definiti in molti modi: logica e mito, pensiero domestico e pensiero selvaggio, logica e prelogica. Tutte queste dicotomie si riferiscono a una forma di pensiero caratterizzato da rigore e sicurezza delle previsioni basate su conoscenze certe e che gode di ristretti gradi di libert, e a una forma che non sottost a regole specifiche, restrizioni, autorevolezza.143 Senso comune e pensiero scientifico hanno un rapporto articolato. Infatti la navet del senso comune caratterizza le conoscenze di prima mano che nascono dalla razionalizzazione delle realt che si presenta in modo confuso attraverso le rappresentazioni sociali. Questo corpus di conoscenze viene elaborato dal pensiero scientifico, come ad esempio il concetto di forza presente nel senso comune, diventato un concetto matematico a partire da una conoscenza di prima mano144.

[il senso comune] il capitale di una conoscenza immensa e prodigiosamente attiva, formata dallunione delle intelligenza umane; di secolo in secolo questo capitale si trasforma e si accresce; a queste trasformazioni, a questo accrescimento di ricchezza, la scienza teorica contribuisce in grandissima parte; incessantemente la scienza si diffonde attraverso linsegnamento, la conversazione, i libri, le riviste, i giornali; e penetra fino in fondo alla conoscenza volgare, risveglia la sua attenzione su dei fenomeni ancora trascurati, le insegna ad analizzare delle nozioni che erano rimaste confuse, arricchisce cos il patrimonio delle verit comuni a tutti gli uomini o, almeno, a tutti coloro che hanno raggiunto un certo grado di cultura intellettuale. [Duhem145, 1984: 510]

Il fruitore di divulgazione attratto dal pensiero scientifico e cerca di integrarlo nelle risorse che quotidianamente utilizza, col fine di dominare la realt e dare una risposta, ancorch incerta, alle grandi questioni delluomo.146 O anche per consuetudine, come

Moscovici S., Hewstone M., Dalla scienza al senso comune, in S. Moscovici (a cura di), Psicologia sociale, Borla, Roma 1996, p. 508 144 Ibidem, p. 510 145 Ibidem 146 Roqueplo, P., Le partage du savoir, Le Seuil, Paris 1974 55

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Salim, il personaggio di Naipaul che aveva consacrato la sua vita a collezionare e studiare frammenti di riviste di divulgazione scientifica. Lo spettatore di divulgazione scientifica fruisce di un prodotto che veicola in una sola rappresentazione sociale della scienza molteplici aspetti che nel senso comune sono delle rappresentazioni sociali che godono di un qualche grado di autonomia: le rappresentazioni delle applicazioni della scienza, delle teorie scientifiche, della scienza dei manuali si concretizzano in unimmagine unitaria.147 La divulgazione, in ogni caso, funge da veicolo di socializzazione, di diffusione di pensiero scientifico nel senso comune, mentre il pensiero scientifico ha la funzione di razionalizzare le conoscenze di prima mano del senso comune.148 La creazione di rappresentazioni sociali avviene attraverso alcuni processi: i) Personificazione. Spesso concetti e teorie scientifici si concretizzano in rappresentazioni inscindibili dallo scienziato: relativit/Einstein, psicoanalisi/Freud, riflesso condizionato/Pavlov.149 un processo inverso a quello a cui tende il pensiero scientifico, ovvero rendere impersonali le cose. ii) Figurazione. Le rappresentazioni sociali hanno una grande forza immaginativa, e spesso le rappresentazioni del senso comune influisce sul pensiero scientifico che usa, ad esempio, metafore come onda, corpuscolo ecc. iii) Ontologizzazione. Il pensiero scientifico si propone di non attribuire lo status di cose o sostanze ai risultati di un analisi, mentre il senso comune tende a far corrispondere alle idee cose, qualit, forze. Il processo di trasformazione di pensiero scientifico in senso comune usato dallo scienziato amatore150 pu essere considerato il passaggio da un tipo di pensiero informativo a un tipo di pensiero rappresentativo (tabella 2) caratterizzati da forme di razionalit diverse:151 Pensiero informativo: Concetti e segni Validit empirica Dominanza del come
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Pensiero rappresentativo: Immagini e simboli Validit consensuale Dominanza del perch

Moscovici S., Hewstone M., Dalla scienza al senso comune, p. 512 Ibidem, p. 513 149 Ibidem, p. 514 150 Moscovici S., Hewstone M., Social representation and social explanation. From the naive to the amateur scientist, in M. Hewstone (a cura di) Attribution theory, Blackwell, Oxford 1983 151 Moscovici S., Hewstone M., Dalla scienza al senso comune, p. 525 56

Tipi fissi di inferenza Limitazione della successione degli atti mentali Limitazione delle forme sintattiche disponibili
Tabella 2 - Pensiero informativo e pensiero rappresentativo

Scelta dei tipi di inferenza Flessibilit della successione degli atti mentali Forme sintattiche illimitate

Ogni rappresentazione di una teoria scientifica comporta unalterazione profonda del suo contenuto e della sua struttura cognitiva. Una volta che questa alterazione avvenuta appare uno schema anche solo in apparenza coerente che permette agli individui di creare realt conforme a quegli schemi.152 Gli individui precisano ci che reale attraverso linterazione tra individui allo stesso modo in cui definiscono ci che fittizio153: come se la gente deformasse le cose per metterle in accordo con i propri desideri e con i propri interessi.154 Alla base vi la selezione delle informazioni, influenzata da credenze e pregiudizi, che esclude alcuni aspetti a scapito di altri. Ne conseguono errori evidenti di giudizio e rappresentazioni distorte della realt, spesso dovuti al fatto che ognuno si espone unicamente ai messaggi del suo gruppo e non accetta che le informazioni che provengono dal suo partito, dalla sua Chiesa, ecc.155 Una spiegazione a ci scaturisce dal fatto che le informazioni sono spesso caratterizzate da ambiguit, dato che spesso impossibile stabilirne il grado di verit, soprattutto per quelle veicolate dai media caratterizzati da un patto di veridizione con il fruitore molto debole. infatti ingenuo pensare che dietro ai termini razza e Aids vi sia solo un referente reale: c una rappresentazione sociale, o meglio ci sono rappresentazioni sociali che individui o gruppi sociali hanno contribuito a creare e con le quali possono essere in disaccordo. Il grado di realt di informazioni, immagini, parole, che viene percepito , secondo Moscovici, il risultato di un processo di imputazione di realt per indizi: i) La percezione dellautorit, che si basa sulla convinzione che le informazioni siano certe e verificate da esperti. Come facile immaginare spesso lassociazione di uninformazione a unautorit credibile solo illusoria. ii) La riduzione di una rappresentazione sociale a nozioni e immagini preesistenti. possibile individuare diversi tipi di strategie utilizzate in questo senso, la prima delle quali lequivalenza tra le nuove informazioni e porzioni di senso comune
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Ibidem, p. 526 Ibidem, p. 527 154 Ibidem

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gi sedimentate, come ad esempio lintroduzione nel senso comune attraverso la divulgazione scientifica della teoria della divisione del cervello in emisferi con funzioni molto diverse, che non distante dal concetto divenuto popolare dellesistenza di uno spirito intuitivo e di uno intellettuale. La seconda ha il compito di minimizzare le differenze tra la versione scientifica di una conoscenza e la sua rappresentazione: come il cattolico che pu avere un giudizio favorevole sulla psicanalisi se laccosta alla confessione. Inoltre ogni rappresentazione possiede uno schema di riduzione, come ad esempio la comparazione del corpo con una macchina, che porta a usare i concetti di forza, motore, movimento e ad accantonarne altri. In linea di massima ci che rientra nei processi di equivalenza, minimizzazione delle differenze e di applicazione di uno schema di imputazione viene di solito chiamato realt, ci che viene escluso rientra nella sfera della soggettivit e dellimmaginazione. Il senso comune ride del famoso rasoio di Ockham e di ogni economia del pensiero. In una parola, mentre lo scienziato professionale per necessit deflazionista e tratta la realt come una risorsa rara, lo scienziato amatore inflazionista e tratta la realt come una risorsa pletorica.156 iii) La positivit, ovvero la ripetizione sotto forma affermativa di una informazione minimizzandone gli aspetti negativi e le particolarit. In conclusione ricorrendo a una metafora di Moscovici possibile affermare che, come il dipinto di Magritte in cui raffigurata una pipa e il dipinto di una pipa con liscrizione questa non una pipa, le rappresentazioni sociali che compongono il senso comune e lo formano a partire dalle teorie e dai dati della scienza sono come il quadro piccolo allinterno di quello grande:
Le informazioni che noi riceviamo [...], sono tenute attaccate dalle immagini e dai concetti sovraimposti agli oggetti e agli individui. Quando guardiamo questi individui e questi oggetti, quando spieghiamo le loro propriet, noi dimentichiamo che questi potrebbero essere delle rappresentazioni di unaltra natura. Noi applichiamo loro le categorie del nostro gruppo sociale, i ragionamenti che abbiamo acquisiti, e li combiniamo in questo quadro, per farli cos come li vediamo. [...] E cos i contenuti e le regole di questo pensiero rappresentativo finiscono per costutuire attorno a noi un vero ambiente entro il quale il fisico e il sociale si fondono. [Moscovici e Hewstone,157 1996: 532]

155 156

Ibidem, p. 528 Ibidem, p. 530

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3.5 - Scienza, senso comune, everyday knowledge

La nozione moderna di senso comune indica lintegrazione dei idee scientifiche nella conoscenza popolare. Letichetta di verit sociale in molte societ industrializzate applicata ai prodotti del pensiero scientifico e non pi, o almeno non solo, a fonti come la religione. Le conoscenze che usiamo tutti i giorni (everyday knowledge) sono il risultato dellincontro tra la scienza divulgata e le credenze trasmesse da una cultura, che crea una vera e propria folk science.158 La differenza con il senso comune propriamente detto, ovvero il pensiero naf, si nota dal fatto che questo un sapere in qualche misura stabile e tramandabile, mentre la everyday knowledge, il sapere quotidiano, in continua evoluzione, a causa della diffusione di folk theories da parte dei media e ai temi in agenda. Relativamente a questo studio lintroduzione di nuovi elementi nel sapere quotidiano da parte della rappresentazione televisiva della scienza dipende dalla loro accettazione da parte dellopinione pubblica. Il consenso correlato alla quantit di cambiamento che i nuovi elementi richiedono per essere integrati e la loro applicazione metaforica nella vita di tutti i giorni. Soddisfatte queste esigenze, le nuove idee possono diffondersi come in unepidemia, finch non vengono sostituite da altre.159 Parafrasando Wittgenstein possibile affermare che il pensiero scientifico concretizzato nelle rappresentazioni sociali della scienza estende la periferia di quella citt ideale che il sapere quotidiano come i simboli chimici e il concetto di infinito in matematica hanno accresciuto il linguaggio e il pensiero preesistenti.160 Si pu applicare la metafora della citt come conoscenza sia al sapere quotidiano, prodotto delle rappresentazioni sociali, delle credenze trasmesse e della scienza divulgata, sia alla comunicazione scientifica pubblica, che riformula le rappresentazioni sociali della scienza e influenza la ricerca in pi campi.161 Si pu immaginare la divulgazione come un forum, e che le idee non siano oggetti che passano da un individuo allaltro ma spazi. Area, field, boundaries, frontiers sono metafore spaziali che vengono comunemente usate sia nella produzione che nella divulgazione scientifica. Sia lo spazio urbano che quello concettuale sono il risultato di
Ibidem, p. 532 Wagner W., Aspects of social representation theory, Social Science Information, 33, 2, 1994, p. 156 159 Sperber, D., The epidemiology of beliefs, in C. Fraser and G. Gaskell (a cura di) The social psychological study of widespread beliefs Clarendon Press, Oxford 1990 160 Wittgenstein L., Philosophische Untersuchungen, in Schriften, vol. 1, Suhrkamp, Francoforte sul Meno 1969, p. 18 161 Broks P., Conceptual space: a new understanding of popular science, Public Communication of Science and Technology Conference, Berlino 17-19 Settembre 1998
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progettazione, uso e storia, e stabiliscono il modo in cui la comunit, rispettivamente, vive e pensa. In questo scenario gli attori sociali sono chiamati a rendere accessibili le aree edificate e a individuare gli spazi liberi verso i quali dirigersi, ovvero la comunicazione scientifica pubblica risponde alla necessit di rendere comprensibile e fruibile dal pubblico lattivit della ricerca, e contemporaneamente influenza la scienza stessa nella sua rappresentazione, negoziandone i confini come ad esempio avviene per la bioetica, e indicando le priorit alle quali la ricerca dovrebbe dedicare le risorse maggiori, come ad esempio la progettazione di centrali nucleari sicure chiesta da pi parti durante la crisi energetica del gennaio 2005. In altre parole:
We can picture our present version of common sense as a city with old and new houses, crooked streets and squares in the old center, surrounded by younger suburbs with straight streets and monotonous buildings. [Geertz,162 1983]

La costruzione del senso comune avviene attraverso i processi di selezione di porzioni di realt e di generalizzazione degli elementi selezionati che vengono ridotti a tipi.163 La dimensione sociale della conoscenza, dato che il sapere quotidiano serve sia a comprendere la realt che a condividere le rappresentazioni che rendono possibile la comunicazione, viene costruita attraverso la mediazione di tv, stampa e dei gruppi sociali per lacquisizione della conoscenza, fino alla cristallizzazione delle nuove conoscenze in convenzioni.164 Oltre allacquisizione, lelemento sociale emerge nelle forme di socializzazione delle conoscenze e alla loro modalit di distribuzione,165 dato che ogni tipo di riformulazione o di fruizione delle conoscenze innesca processi di negoziazione delle rappresentazioni sociali della scienza. La costruzione sociale della conoscenza quotidiana (everyday knowledge), che secondo Uwe Flick166 lespressione pi adatta ad indicare che il concetto moderno di senso comune include la razionalizzazione del pensiero scientifico che diventa utilizzabile anche in ambiti non specialistici, avviene su due livelli interconnessi: quello dei collettivi, ovvero attori pi o meno istituzionali dotati di expertise e di linguaggi specifici, e quello della quotidianit, ovvero individui e gruppi sociali non specialisti. Attraverso linterazione le
Geertz C., Local knowledge, Basic Books, New York 1983 Shutz A., Collected papers, vol. I, Nijhoff, Den Haag 1962 (1966), p. 7 164 Ibidem 165 Flick U., Social representations and the social construction of every day knowledge: theoretical and methodological queries, Social Science Information, 33, 2 (1994), Sage, London, p. 180
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rappresentazioni acquistano una dimensione tra individui membri di un gruppo e tra diversi gruppi sociali.167 Le rappresentazioni sociali non riproducono fedelmente la realt: in primo luogo perch non detto che esista una realt in quanto tale, e in secondo luogo perch il processo che genera le rappresentazioni sociali, ovvero linsieme di selezione, oggettivizzazione e ancoraggio delle cose percepite, esso stesso una forma di costruzione della realt.168 La rappresentazione sociale dunque in stretta relazione con i concetti di comunicazione e comprensione, e non agisce solo a livello cognitivo, dal momento che le rappresentazioni sociali creano sia la realt che percepiamo, come detto prima, sia il senso comune, ovvero lo strumento che serve a catalogare il mondo.169 Parafrasando le parole di Serge Moscovici possibile affermare che produrre rappresentazioni sociali corrisponde a creare la realt, o almeno tre aspetti di essa. In primo luogo le rappresentazioni che un gruppo ha di s diventano parte integrante della sua identit; in secondo luogo le rappresentazioni hanno sia un lato mentale che uno materiale; e infine la vita dei gruppi sociali si basa su mondi virtuali e che la loro trasformazione un ulteriore modo di creazione della realt.170 Questi mondi virtuali sono ad esempio quelli che emergono dalle griglie di valutazione dei gruppi caratterizzati da expertise e specializzazione, come le discipline scientifiche e la ricerca, dal momento che nella comunicazione intraspecialistica della scienza, ad esempio, individui che non hanno alcun contatto fisico tra di loro condividono rappresentazioni sociali e categorie.171 La costruzione sociale della realt nel senso comune attraverso le rappresentazioni sociali, dunque, un processo speculare a quello della creazione della realt da parte del linguaggio televisivo per quanto riguarda la divulgazione scientifica, dal momento che si basano entrambi sulla selezione e la tipizzazione dei prodotti della percezione e si influenzano a vicenda, oltre a influenzare la produzione scientifica stessa come visto nei modelli della comunicazione pubblica della scienza.

Ibidem, p. 183 Moscovici S., The mith of the lonely paradigm: a rejoinder, Social Research, 51, 1984, p. 958 168 Flick U., Social representations and the social construction of every day knowledge: theoretical and methodological queries, p. 183 169 Moscovici S., The phenomenon of social representation, in R. M. Farr e S. Moscovici (a cura di) Social representations, Cambridge University Press, Cambridge 1984, p. 19 170 Moscovici S., Answers and questions, Journal for the Theory of Social Behaviour, 17, 1987, p. 517 171 Flick U., Social representations and the social construction of every day knowledge: theoretical and methodological queries, p. 183
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Linserimento della realt dei media allinterno della costruzione del senso comune e la tendenza di questultimo ad appropriarsi di elementi del pensiero scientifico attraverso attivit di comunicazione pubblica della scienza suggeriscono che il senso comune non pi da considerarsi una forma di conoscenza opposta a quella scientifica ma una trasformazione di conoscenza specialistica in strategie da usare quotidianamente per capire il mondo. Questa everyday knowledge172 un insieme di conoscenze meno esplicite e definite di quelle degli esperti ma pi complesse e strutturate di nozioni isolate; infatti si tratta di un processo progressivo di sostituzione delle conoscenze tramandate (archaic knowledge) con quelle del pensiero scientifico disponibili attraverso le traiettorie di comunicazione pubblica della scienza. 3.6 - Il trasferimento delle conoscenze

possibile dunque, alla luce degli studi effettuati da Serge Moscovici sul senso comune e da Uwe Flick sul rapporto tra la comunicazione della scienza e le forme di conoscenza non specialistiche (figura 7173) elaborare un modello dei diversi livelli di conoscenza che integri i modelli di comunicazione scientifica pubblica descritti e proposti nel capitolo 2. Per Bangerter la divisione tra senso comune, associato solitamente alluniverso consensuale, e pensiero scientifico, ovvero luniverso oggettivizzato, non netta. Infatti ci sono rapporti complessi tra questi due mondi; si pu notare ad esempio come allinterno delle teorie scientifiche ci siano elementi prodotti da forme di pensiero non scientifiche.174 Le nozioni di universo consensuale e oggettivizzato (reified) nascono per evitare di considerare la scienza una sfera sacra da venerare contrapposta al pensiero usato nelle pratiche quotidiane.175 Nelle societ antiche la sfera del sacro era considerata un mistero e un tab ed era caratterizzata da rituali, cerimonie e da un linguaggio altamente formalizzato. Un alto tasso di formalizzazione influisce anche sulla negoziazione dei significati e sulla produzione di senso: il discorso sacro nelle societ prescientifiche o quello scientifico nella modernit diventano indipendenti dallenunciatore, che soltanto il

Ibidem, p. 165 Nello schema dei livelli di conoscenza di Flick stata evidenziata larea interessata dai modelli della comunicazione scientifica analizzati nel capitolo 2 174 Bangerter A., Rethinking the relation between science and common sense: a comment on the current state of social representation theory, Papers on Social Representations, vol. 4, 1995, p. 61 175 Moscovici S., The phenomenon of social representations, p. 20
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veicolo della conoscenza prodotta dalla scienza come sistema.176 Nelluniverso oggettivizzato le cose divengono la misura delluomo.177

Figura 7 - La comunicazione scientifica pubblica e le forme della conoscenza

A dimostrazione di ci interessante osservare come il significato delle parole nel linguaggio scientifico sia denotativo e inequivocabile mentre nel senso comune le rappresentazioni sociali dei concetti sono variabili e connotative. possibile dunque affermare che le rappresentazioni sociali siano in continuo movimento grazie alla dialettica tra questi due universi: il senso comune dunque il primo passo verso la formalizzazione di concetti non familiari attraverso un ancoraggio con la realt, il pensiero scientifico la razionalizzazione univoca di questo rapporto referenziale:

Senso comune: luniverso consensuale profano essoterico mancanza di formalizzazione


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La scienza: luniverso oggettivizzato esperto esoterico formalizzato

Bangerter A., Rethinking the relation between science and common sense: a comment on the current state of social representation theory, p. 65 177 Moscovici S., On social representations, in J.P. Forgas (a cura di) Social cognition, Academic Press, New York 1981, p. 186 63

polisemia connotazione instabile nel tempo


Tabella 3 - Universo consensuale e universo oggettivizzato

referenza univoca denotazione stabile nel tempo

Le rappresentazioni sociali delle teorie scientifiche, infatti, tornano a influenzare il senso comune: la loro metamorfosi allinterno della societ e il loro modo di rinnovare il senso comune fanno parte del processo di diffusione di una teoria. Il rapporto tra senso comune e scienza non soltanto bottom-up dunque, ma la divulgazione scientifica rappresenta il modo in cui in unottica top-down il senso comune si rinnova attraverso la sua formalizzazione:178 il pensiero scientifico. Questo tendenza cos forte che a volte le teorie scientifiche si caricano di valore ideologico: i concetti, le immagini e il vocabolario disseminati acquistano connotazioni allinterno nel senso comune; gruppi politici e sociali si appropriano di questi concetti divulgati, quindi polisemici e non pi univoci, connotativi e non pi denotativi, in nome della scienza.179 Il trasferimento delle conoscenze tra universo oggettivizzato e consensuale un modo per integrarle nelle strutture conoscitive esistenti di un gruppo sociale.180 In questo processo di rappresentazione sociale delle teorie scientifiche nacono i miti scientifici,181 ovvero quella particolare classe di rappresentazione sociale che aiuta ad assimilare le nozioni scientifiche, come la teoria del Big Bang o la teoria della divisione delle funzioni degli emisferi cerebrali. Diventano miti perch nel senso comune prendono forma narrativa mentre conservano la sacralit dovuta al fatto che scaturiscono dal discorso scientifico. Ovviamente sono rappresentazioni sommarie, con almeno due difetti: non sono verificabili attraverso le categorie del senso comune, e sono autosufficienti dal momento che si emancipano dalluniverso della scienza in virt di processi di ancoraggio. necessario per affermare che per molti aspetti scienza e conoscenza scientifica non corrispondono, e che entrambi non sono comunit omogenee di idee e gruppi di scienziati: la produzione di miti scientifici inalvea tutte le discipline e le scuole di pensiero nello

Moscovici S., The phenomenon of social representations, p. 54 Ibidem, p. 59 180 Bangerter A., Rethinking the relation between science and common sense: a comment on the current state of social representation theory, p. 66 181 Moscovici S., The psychology of scientific myths, in. von Cranach M, Doise W., Mugny G. (a cura di) Social representationsand social bases of knowledge, Hans Huber, Bern 1992, pp. 3-9
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stesso insieme. Bangerter nota efficacemente che anche nella scienza queste differenze spesso si annullano: infatti singolare come il concetto di falsificazione, secondo lo psicologo molto simile a un mito scientifico, sia un elemento costitutivo della ideologia della scienza usato per legittimare i suoi prodotti e considerato infallibile.182

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Bangerter A., Rethinking the relation between science and common sense: a comment on the current state of social representation theory, p. 72 65

Capitolo 4 - Televisione e negoziazione della scienza

La comunicazione pubblica della scienza un sistema complesso e articolato che subisce diverse interpretazioni. Infatti secondo alcuni la divulgazione scientifica (popular science) la parte pi periferica del discorso scientifico e nulla ha a che fare con la produzione di conoscenza scientifica.183 Questa rappresentazione popolare non induce a un vero proprio sviluppo della scienza ma punta al trasferimento di conoscenza scientifica alle masse. Secondo questo orientamento la conoscenza viene prodotta allinterno di comunit scientifiche che usano significati, pratiche e linguaggi complessi che devono essere riformulati accuratamente in linguaggi non specifici, ad esempio in quello giornalistico o in quello televisivo.184 In linea teorica possibile affermare che la comunicazione scientifica pubblica raggiunge uno dei suoi scopi quando la comunit scientifica ritiene che il processo di semplificazione sia accurato e non viziato da distorsioni185 anche se gli scienziati possono fare un uso scorretto delle etichette semplificazione accurata e distorsione per screditare il lavoro di altri scienziati o per favorire il proprio approccio disciplinare rispetto ad altri a causa di pressioni politiche o sociali.186 Secondo altri i prodotti di divulgazione andrebbero considerati una sorta di forum di negoziazione nei quali si formano le idee di cosa sia la scienza, di quali topics siano da considerarsi scientifici. Questa negoziazione dei principi guida e degli argomenti della scienza sta alla base degli obiettivi della divulgazione che sono accrescere la conoscenza media e la capacit del pubblico di intervenire in questioni tecniche.187 La divulgazione, dunque, non pu limitarsi a una immagine unitaria e decontestualizzata della scienza e a una mera trasmissione di informazioni perch fornisce gli strumenti per infinite negoziazioni del concetto di scienza: abusare del senso comune, come dimostrato da Hilgartner, provoca una degradazione e un inquinamento dellidea di scienza che il mezzo televisivo contribuisce a costruire, specchio ed exemplum del mondo188 ma anche modello e strumento per negoziazioni continue delle rappresentazioni. La negoziazione della

Curtis R., Narrative form and normative force. Baconian story-telling in popular science, Social Studies of Science, vol. 24, n. 3, pp.419-461 184 Shinn T. Whitley R, (a cura di) Expository science, Reidel, Dordrecht 1985 185 Dornan C., Some problems in conceptualizing the issue of Science in the Media, Critical Studies in Mass Communications, vol. 7, 1990, pp. 48-71 186 Hilgartner S., The dominant view of popularisation, Social Studies of Science, 20, 1990, pp. 519-539 187 Nieman A., The popularisation of physics: boundaries of autority and the visual culture of science, University of the West of England, Bristol 2000 188 Casetti F., Di Chio F, Analisi della televisione, Bompiani, Milano 1998, p. 267 66

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scienza nei media corrisponde al cosiddetto boundary work, al processo di delimitazione dei confini della scienza da parte degli attori sociali. La negoziazione del concetto di scienza attraverso la televisione avviene dal momento che questultima esercita nei confronti dei contenuti che rielabora una funzione modellizzante che si va ad aggiungere alle altre funzioni che caratterizzano un testo televisivo da altri prodotti culturali. Questa specificit fa s che la tv rispecchi, riprenda, codifichi nuovamente e riproponga tempi e modi di interazione. Costruisce rappresentazioni semplificate e canoniche della realt, da cui prende a prestito valori, rituali, simboli, tipologie di interazione, che poi restituisce come modelli. Questo avviene anche nella fiction televisiva che saccheggia il reale, crea immaginario che diventa punto di riferimento per leggere il sociale. ci che avviene con limmagine dello scienziato: le rappresentazioni sommarie e stereotipate dello scienziato si rafforzano in virt della solidit che acquista la rappresentazione televisiva rispetto alla realt.189

4.1 - La negoziazione della scienza nello spazio pubblico

Il racconto della scienza nei media non specializzati determina la costruzione di figure di eroi, dallo scopritore geniale al chirurgo innovatore, che spesso debordano dal campo specifico per diventare esperti di etica pubblica e privata, come i Nobel che acquisiscono il ruolo di sacerdoti laici. Daltro canto la comunicazione scientifica nello spazio pubblico parte integrante della ricerca in quanto le rappresentazioni della scienza influiscono sui processi di negoziazione. Secondo Lyotard il sapere nelle societ contemporanee cessa di essere fine a se stesso e diviene prodotto per essere scambiato.190 In questo caso, partendo dallassunto che la comunicazione della scienza fa parte della ricerca stessa, il sapere scientifico ingloba la sua comunicazione, e si intreccia dunque con il sapere in forma narrativa. Nelle teorie dominanti191 si ipotizza un meccanismo lineare e unidirezionale e si prevede che il sapere scientifico venga trasmesso ai laici. Dato che i non esperti non possiedono le competenze per interpretare i codici che sottostanno alla produzione di
Nieman A., The popularisation of physics: boundaries of autority and the visual culture of science, pp. 185-209 190 Lyotard J.F., La condizione postmoderna, Feltrinelli, Milano 1981, pp. 12-13 191 Ci si riferisce allespressione introdotta da Hilgartner (The dominant view of popularisation) e in generale ai modelli di diffusione (Vliverronen E., Science and the media: changing relations, Cooter R., Pumfrey S., Science in popular culture) 67
189

sapere scientifico, questo passa

attraverso un filtro, una pratica sociale apposita, la

divulgazione, che opera come una traduzione. Questo passaggio causa una spaccatura dovuta al processo di decadimento del sapere scientifico nella traduzione semplificata, se non distorta e banalizzata.192 Inoltre, dato che non prevista una retroazione tra il destinatario della divulgazione e gli specialisti, il mondo della scienza risulterebbe come chiuso e autosufficiente. A condividere questi due tipi di sapere deve essere il mediatore193, che si trova nella condizione di esercitare il potere di partecipare al processo di produzione di senso, e questa figura inevitabilmente osteggiata dagli scienziati.

Lo scienziato moderno si trova necessariamente a far parte di una setta di inintellegibili. Ne risulta un abisso crescente tra lo scienziato e i profani. Luomo comune deve accettare con un atto di fede le dichiarazioni pubbliche sulla teoria della relativit o sulla teoria quantistica o su altri oggetti esoterici. [Merton,194 2000:1049.]

Per tentare di colmare questo divario, la traduzione delle teorie complesse avviene ad esempio attraverso il linguaggio delle applicazioni tecniche.195 Questo processo produce un surplus di legittimit dovuto alla percezione di utilit che si aggiunge alla legittimit della scienza tout court. Lutilit e la visibilit delle applicazioni rendono dunque accettabile la fiducia del pubblico nei confronti di una realt inintellegibile come quella scientifica, che altrimenti prenderebbe la forma di un atto di fede196 anche se lethos dello scienziato lo porta ad agire in relazione a previsioni sul lungo periodo e non sulle applicazioni immediate delle teorie scientifiche. C dunque uno scarto tra le ideologie della scienza e quelle della sua immagine197 in un modello diffusionista come quello delle teorie dominanti, soprattutto alla luce del fatto che gli esperti hanno la possibilit di spostare i confini di ci che scienza senza alcun controllo da parte di altri attori.198 Sia loperato degli scienziati che quello dei mediatori fa riferimento a quella che lideologia positivista, che per lo scienziato suona come attenersi ai fatti e alla realt dei fatti, mentre per il campo giornalistico consiste nel ridurre il reale a ci che viene percepito, il fatto alla

Guizzardi G, La negoziazione della scienza nello spazio pubblico, in Guizzardi G. (a cura di) La scienza negoziata, scienze biomediche nello spazio pubblico, il Mulino, Bologna 2002, p. 7 193 Ibidem, pp. 14-15 194 Merton R.K., Teoria e struttura sociale. III Sociologia della conoscenza e sociologia della scienza, il Mulino, Bologna 2000, p. 1049 195 Ibidem, p. 1044 196 Ibidem 197 Mulkay M, La scienza e la sociologia della conoscenza, Comunit, Milano 1981 198 Hilgartner, The dominant view of popularisation, p. 533 68

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sua descrizione:199 quello che gli scienziati fanno e non quello che essi dicono a proposito di quello che fanno.200 un doppio codice che salvaguarda le due tipologie di attori come produttori di fatti reciprocamente inaccessibili allosservazione e alla critica reciproca.201 indubbio per che questi modelli lineari e diffusionisti non rendono conto di flussi comunicativi di retroazione che sono stati dimostrati, come linfluenza della divulgazione di una notizia sulla fonte stessa. Infatti pu accadere che lo scienziato aggiusti il tiro delle sue ricerche in virt di quelle da lui stesso divulgate.202 da notare infatti uninfluenza del narrativo nel sapere scientifico, tradizionalmente non narrativo, soprattutto nella comunicazione da parte della scienza verso il grande pubblico nella quale, per soddisfare le regole del gioco narrativo che vincolano sia i media gli scienziati, la scienza prende la forma di unepopea.203 possibile ritenere dunque che larena dei media partecipa attivamente alla costruzione del fatto scientifico a causa delle molte controversie che apre e della negoziazione tra esigenze e prospettive degli attori204 e che la scienza non pensa essa stessa come assoluta anche se lo afferma. Il ruolo degli attori istituzionali e politici cruciale nella definizione del fatto scientifico, cos come quello della comunicazione pubblica della scienza, che il terzo gruppo di attori in gioco. Le dinamiche tra questi tre gruppi sono solo allapparenza lineari. A tal riguardo possibile affermare che i processi di mediatizzazione del conflitto scientifico influenzano non solo la rappresentazione della scienza, ma anche la credibilit della ricerca nella produzione di conoscenze scientifiche: creare eventi mediatici e acquisire la condizione di esperto sono due dimensioni proprie del linguaggio dei media che finiscono per entrare nelle competenze richieste agli scienziati.205

4.2 - Attori e conflitti

La visione dominante della scienza, rappresentata dai modelli della diffusione, spiega solo in minima parte i processi che si instaurano tra fruitori dei media e mondo scientifico;

Schiele B., Vulgarisation et tlvision, Social Science Information, n. 25, 1986, p. 203 Nelkin D., Selling science. How the press covers science and technology, Freeman, New York 1987, p. 163 201 Guizzardi G, La negoziazione della scienza nello spazio pubblico, p. 19 202 Cloitre M., Shinn T., Enclavement et diffusione du savoir, in Social Sciences Information, n. 25, 1986, pp.161-187 203 Lyotard J.F., La condizione postmoderna, p. 53 204 Shinn T., Whitley R., Expository science 205 Guizzardi G, La negoziazione della scienza nello spazio pubblico, p. 27
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ad esempio non tiene conto della negoziazione dei fatti scientifici che avviene attraverso la distribuzione di visibilit da parte dei media, negoziazione sia riguardo le esigenze degli attori, ma anche sui confini della scienza, sul ruolo delletica, e soprattutto sulla rappresentazione sociale dello scienziato e della scienza. La rappresentazione sociale della scienza coinvolge i processi di narrazione televisiva, quella dello scienziato coinvolge i processi che fanno di un individuo un esperto attraverso la personificazione del ruolo astratto, portavoce legittimato dal consenso di altri esperti.206 Immaginando un racconto possibile della scienza in tv si potrebbe pensare a una narrazione in azione, di processo e non di prodotto. Ma questa rappresentazione dinamica dovrebbe considerare non solo il contesto della produzione scientifica e delle peculiarit epistemologiche delle varie discipline, ma anche i processi di negoziazione tra attori sociali che determinano i confini entro i quali la conoscenza scientifica legittimata ad agire e le rappresentazioni sociali della scienza e dello scienziato, ovvero le semplificazioni della realt presenti nel senso comune. La posizione cruciale nei processi di negoziazione occupata dalla figura dellesperto, figura astratta in cui accumulato il potere di definizione della situazione in virt del consenso istituzionale del mondo della ricerca dal quale lesperto legittimato. Accanto a questa forma di definizione del vero la funzione della divulgazione e del giornalismo scientifico risiede nella definizione del nuovo e dellutile, in base sia ai criteri di notiziabilit che quelli di formulabilit televisiva. In alcune situazioni particolari verit, novit, e utilit della comunicazione scientifica televisiva rientrano nella categoria del giusto: lesempio pi lampante quello della comunicazione delle catastrofi in cui la tv, oltre a riformulare il discorso scientifico allinterno degli schemi ideologici analizzati in questa sede, suggerisce che giusto essere il pi informati possibile e la bont degli interventi possibili per uscire dalle situazioni di rischio. In altri tipi di controversie la categoria del giusto viene richiamata per negoziare con la scienza la sfera delletica, soprattutto nelle scienze biomediche riguardo alla negoziazione tra diversi attori sociali, scientifici e istituzionali di concetti come lorigine della vita, la delimitazione tra umano e non umano, i concetti di natura e di natura umana.207

206 207

Ibidem, p. 38 Ibidem, pp. 43-45 70

Capitolo 5 - Divulgazione e retorica: generi e linguaggi, autorevolezza e patti comunicativi

5.1 - I generi: forme e promesse della scienza in Tv

Per fornire una definizione di genere televisivo precisa e al tempo stesso generale, ci si pu affidare a quella di Franois Jost. Se per Neale208 il genere un insieme di convenzioni che intervengono sia in fase di produzione che di fruizione dei testi, e per Altman 209 un contratto che stabilisce convenzioni testuali che determinano gli standard di produzione mentre per Wolf un sistema di regole che funge da modello di produzione per lemittente e sistema di attese per il ricevente,210 per Jost ha pi le caratteristiche di una promessa.211 Una promessa intesa in un duplice senso: infatti il genere determina un orizzonte di attese, e inoltre si impegna a garantire un certo livello di interesse o di emozioni.212 Ogni genere in effetti si basa sulla promessa di un rapporto con un mondo il cui modo o grado di esistenza condiziona ladesione e la partecipazione del ricettore. Detto altrimenti un documento [...] prodotto in funzione di un determinato tipo di credenza a cui mira il mittente e, di rimando, non pu essere interpretato dal destinatario senza unidea preliminare del tipo di legame che lunisce alla realt.213 Dunque il genere uninsieme di elementi espressivi che suggeriscono al fruitore il tipo di rappresentazione della realt o di finzione del testo televisivo. La neotv della fiducia, pi che dellautorevolezza, quindi tv amica e non maestra come la paleotv,214 chiede la partecipazione del fruitore formulando la promessa di esaudire aspettative legate a un insieme di credenze condivise tra emittente e ricevente del messaggio, in virt del fatto che il genere riconoscibile e codificato. Cultura e scienze per la televisione attuale sono forme di intrattenimento, o meglio lintrattenimento il linguaggio che la neotv utilizza per rappresentare tutto, anche cultura

Neale S., Questions of genre, in O. Boyd-Barret, C. Newbold (a cura di), Approaches to media: a reader, Arnold, London 1995 209 Altman R., Film/Genre, British Film Institute, London 1999 210 Wolf M., Generi e mass media, in Barlozzetti G. (a cura di), Il palinsesto. Testi, apparati e generi della Tv, Franco Angeli, Milano 1986 211 Jost F., Realt/Finzione. Limpero del falso, Il Castoro, Milano 2003 212 Grasso A., Scaglioni M., Che cos la televisione, Garzanti, Milano 2003, p. 95 213 Ibidem 214 Casetti F., Di Chio F., Tra me e te. Strategie di coinvolgimento dello spettatore nei programmi della neotelevisione, VPT/ERI, Roma 1988, p. 125 71

208

e scienza.215 Ledutainment, compresenza di education e entertainment, rappresenta una forma di ibridazione che consiste nellutilizzo di modalit espressive del linguaggio dello spettacolo in trasmissioni che hanno lobbiettivo di aumentare o consolidare determinate conoscenze del fruitore. I programmi che mantengono la cifra stilistica della paleotelevisione, ovvero una maggiore attenzione per leducazione piuttosto che per gli altri due elementi della triade reithiana,216 trovano spazio solo nelle ore morte del palinsesto, e il loro scarso potere di attrazione costringe le reti quasi a giustificare la loro esistenza con marche comunicative ad hoc come il logo RaiEdu che sostituisce quello tradizionale della tv di stato in un vertice dello schermo. Ledutainment si affida invece a una ricetta ibrida: la funzione educativa viene garantita dallintervento di ospiti esperti e luso di documentari, spesso molto spettacolari, che sono per intarsiati con forme provenienti dal contenitore che forniscono ritmi di narrazione pi vivaci. Uno dei linguaggi usati nel corso degli anni da Quark ad esempio si compone di frammenti di tonalit diversa, che gioca sullalternanza tra una parte scientifica esplicativa e una parte con ospiti condotta come un talk show. possibile trovare altre declinazioni televisive della scienza che rientrano nel genere divulgazione nella terra di mezzo tra scienza e fiction, dove da un lato si assiste a rappresentazioni della scienza che spesso debordano in una sorta di scienza-trash al confine tra arti divinatorie e science fiction, mentre dallaltro si guarda con interesse alla nascita di generi nuovi, di confine, come il docudrama,217 che a dire il vero ha gi una discreta diffusione nel mondo anglosassone. Il docudrama focalizza la sua attenzione sullintreccio, la narrazione degli eventi, costruendo artificialmente vicende non documentabili con le immagini, nel rispetto della credibilit delle fonti e dellexpertise, e nellottica del verosimile televisivo. Il docudrama forse lesempio pi lampante di come le rappresentazioni televisive paradossalmente possano essere percepite pi verosimili attraverso la virtualizzazione, liperrealt teorizzata da Baudrillard.218 Commistioni tra talk-show, rotocalco giornalistico, contenitore e collection di documentari spesso di docudrama rappresentano i confini entro i quali agiscono le trasmissioni di divulgazione scientifica, anche se configurazioni di questo tipo vengono spesso usate anche nelle inchieste televisive (Chi lha visto?, Blu notte) e in programmi solo in apparenza
Menduni E., I linguaggi della radio e della televisione, Laterza, Roma-Bari 2002, p. 156 Ci si riferisce alla missione della BBC condensata da Reith nello slogan educare, intrattenere, informare. 217 Menduni E., I linguaggi della radio e della televisione, p. 156 218 Baudrillard J., Il delitto perfetto. La televisione ha ucciso la realt?, Raffaello Cortina, Milano 1996, p. 41
216 215

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scientifici219 per rispondere allesigenza di restituire intensit a una storia attraverso laffabulazione della ricostruzione narrativa. Dunque nelledutainment contenuto un paradosso tipico di tutte le forme di virtualizzazione della realt per cui ci che ricostruito pi efficace del reale. Simulare e ricostruire una situazione del genere risulta molto pi rapido, economico, efficace. Essendo tutto confezionato su misura ci consente di rendere al massimo quelleffetto realt che non si avrebbe facilmente in una ripresa dal vivo.

5.2 - La divulgazione come genere

Roger Silverstone sostiene che la detective story la forma pi usata dai mass media per raccontare la scienza che diventa favola, mito.220 Rivolgendo lattenzione alla situazione italiana Grasso221 ha notato che i programmi che rientrano nel genere divulgazione scientifica, a partire dai primi esempi nella seconda met degli anni Cinquanta (Albori del Progresso Scientifico, Sapere,222 Enciclopedia Tascabile, le Avventure della Scienza di Enrico Medi, Arti e Scienze, possono essere definite illustrazione per descrizione in quattro forme principali: i) il modello basato su lesperto inteso come depositario ufficiale del sapere in programmi mediati o frequentati da non specialisti richiedono allesperto di esercitare la sua funzione veridittiva sugli argomenti trattati. ii) il modello della lezione, esempio pi caratteristico della tv degli albori che si manifesta come una scuola parallela223 i cui programmi simulano una lezione scolastica, con tanto di lavagne, laboratori e studenti. iii) il documentario il frutto di un processo di spersonalizzazione della divulgazione con esiti spettacolari. la tv che prende lo spettatore per mano. iv) il modello del conduttore. Ordinatore e generatore del discorso, conferisce alle trasmissioni omogeneit e identificabilit, caratteristiche necessarie allesistenza

Cfr. pragrafo 5.4.2 Silverstone R., Framing science, the making of a BBC documentary, British Film Institute, London 1985 221 Grasso A. (a cura di), Enciclopedia della televisione, Garzanti, Milano 1996 (2003), pp. 201-202 222 Programma Nazionale, dal 1967 al 1971, tutti i giorni in fascia preserale, a cura di Giovan Battista Zorzoli 223 Ci valido anche per la fiction, come notato da Sorice in Lo specchio magico. Linguaggi, formati, generi, pubblici della televisione italiana, Editori Riuniti, Roma 2002 e da Buonanno in numerosi testi per quanto riguarda la socializzazione delle grandi masse nei confronti dei classici della letteratura stimolata da sceneggiati come I promessi sposi, La cittadella, I fratelli Karamazov, senza considerare limportanza della cosiddetta paleotv per la diffusione dellitaliano standard
220

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stessa dei programmi e delle reti nella tv della concorrenza. Atteggiamenti riconoscibili e linguaggio caratteristico rappresentano punti di contatto e forme di coinvolgimento del pubblico. Spesso la figura del conduttore viene usata per caratterizzare e per infondere i valori di rete e del programma a contenuti di grande prestigio ma poco personalizzati, come laccostamento negli anni Novanta di Piero Angela e dei documentari firmati National Geographic. In sintesi traduzione e narrazione sono le due vie percorribili dal genere divulgazione in tv. La traduzione dei codici scientifici in modalit espressive pi generiche una strada battuta in misura maggiore dalle riviste, mentre una declinazione televisiva del genere consiste invece nellagire su tutte le parti dellenunciato che prende la forma di un racconto e una coerenza interna espressa con gli aspetti retorici e spettacolari tipici della fiction, come drammatizzazione e spettacolarizzazione. Questi processi di

narrativizzazione del discorso scientifico portano a una descrizione ideologica della scienza, evidente ad esempio in alcuni programmi in cui c una visione umanizzata degli animali, e conducono alla conclusione che la divulgazione tende incontrovertibilmente alla science-fiction in quanto lenunciatore sperimenta modalit espressive che lo rendono autore del messaggio anche se questo la mediazione di un prodotto della conoscenza scientifica.224

5.2.1 - Logiche di programmazione

I dati confortanti per quanto riguarda la divulgazione scientifica negli ultimi anni sono sicuramente quelli relativi a audience e palinsesto. Anche se negli ultimi anni sia la Rai che Mediaset hanno posizionato le trasmissioni di divulgazione nelle reti che intercettano una parte minoritaria del pubblico televisivo (Rai Tre e Rete 4) c da notare un ritorno al prime time dopo lostracismo dalla prima serata degli anni Ottanta, e i dati riguardanti gli ascolti sono in rialzo.225 Ad esempio un programma come Gaia trasmesso in prima serata su Rai Tre pu ottenere punte di share fino al 14%, pi di due milioni e mezzo di spettatori. Questo sia grazie al ritorno di interesse di una parte del pubblico per i temi scientifici, sia perch lofferta divulgativa permeata anche in altre parti del palinsesto televisivo come il daytime sia con programmi autonomi (Alle falde del Kilimangiaro, Geo
224

Grasso A. (a cura di), Enciclopedia della televisione, p. 202

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& Geo, Hit science, Atlantide) sia con appendici di programmi di prima e seconda serata (Ragazzi c Voyager!).226 Senza dubbio lo spostamento della scienza alle reti che raccolgono il target dei dissidenti, della parte minoritaria del pubblico del mainstream, in una qualche misura strumentale alla raccolta pubblicitaria, dato che il minuto di pubblicit su Rai Uno rende alla Rai molto pi di quello su Rai Tre. Paradossalmente se la terza rete fa troppo ascolto danneggia i bilanci dellazienda.227 Per quanto riguarda Mediaset si pu notare che gli ottimi riscontri di audience de La Macchina del Tempo sono il frutto di un investimento di ampia prospettiva che coinvolge un canale satellitare e un mensile che portano lo stesso nome. La visibilit televisiva del prime time funzionale dunque allo sfruttamento trasversale di un brand. Da un punto di vista economico le reti hanno una certa convenienza nel fare divulgazione, dato che le produzioni che acquistano documentari dalle grandi case di produzione possono contare su vantaggi dovuti dalle economie di acquisto e di scala.228 La forza di etichette come National Geographic o BBC nel conferire autorit e credibilit alle reti che ne acquistano i diritti fa ritenere il loro acquisto pi conveniente che lacquisto di fiction. Infatti le major propongono pacchetti che incorporano sia un prodotto molto appetibile sia altri caratterizzati da un appeal inferiore: lo stock di B movies che accompagna un prodotto di fiction sicuramente meno promuovibile e garantisce un ritorno di ascolti inferiore a un documentario di media fattura posizionabile in programmi diversi e che gode dello status di autorevolezza dovuto alletichetta della casa produttrice allo stesso modo di un documentario di punta. Anche per queste ragioni il mercato dei documentari caratterizzato da una certa vischiosit causata da barriere allentrata, coinvolge sempre gli stessi attori di fatto escludendo, ad esempio, produttori italiani come Nova-t, i cui prodotti vengono acquistati dalla Rai solo se acquistati precedentemente da produttori come National Geographic229 e quindi caratterizzati da etichette internazionali. La percezione dei divulgatori stessi nei confronti di questo tipo di trasmissioni non comunque entusiastica: chi fa divulgazione non nasconde di sentirsi in una posizione di arroccamento in una riserva continuamente minacciata.230 Per quanto riguarda il servizio
Braga P., La divulgazione scientifica in televisione, in Bettetini, G., Braga, P., Fumagalli, A. (a cura di), Le logiche della televisione, Franco Angeli, Milano 2004, p. 188 226 Ibidem 227 Angela, P., Promemoria sulla televisione di qualit, www.primaonline.it, 2002 228 Braga P., La divulgazione scientifica in televisione, p. 189 229 La notizia viene citata da Paolo Braga ed relativa a unintervista dellamministratore delegato di Nova-t sul quotidiano Avvenire del 14 settembre 2003 230 Braga P., La divulgazione scientifica in televisione, p. 190 75
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pubblico, che trasmette programmi di divulgazione dal 1954 e cio dalla sua nascita, il mandato educativo e culturale espresso dal contratto istituzionale e comunicativo col pubblico. Secondo Piero Angela il diffondersi dellintrattenimento leggero in tutte le parti del palinsesto porta il servizio pubblico a conformarsi a questa tendenza sottraendosi alladempimento del mandato che investe la tv di stato, e fa emergere la necessit di norme che tutelino i telespettatori e che evitino il pubblico sia esposto soltanto a programmi di mero intrattenimento.231 Le tesi di Angela investono sia la ricerca che la divulgazione dato che se la prima una misura dello stato di progresso di un paese, la seconda rappresenta un enorme potenziale nellelevare la soglia di competenza media della popolazione necessaria per disporre degli strumenti di comprensione agili e facilmente assimilabili che la comunicazione pubblica della scienza dovrebbe fornire. Oltre a questa attivit intelligentemente pedagogica232 la divulgazione dovrebbe aspirare a presidiare i palinsesti con diffusa omogeneit: gli spettatori altrimenti finirebbero per essere risucchiati dal flusso, essendo gli appuntamenti edificanti radi, e perci da ricercare nelle fasce orarie con una premeditazione, realisticamente, improbabile.233

5.2.2 - Le tecniche

Un riferimento imprescindibile per analizzare le strategie messe in atto dai programmi di divulgazione il saggio di Piero Angela Raccontare la scienza. Secondo il giornalista la corda da toccare per destare lattenzione dello spettatore la curiosit: il piacere esplorativo innato, il bisogno di conoscenza. Il desiderio di conoscenza legato alla volont degli individui di rassicurarsi, di non essere alloscuro di ci che gli capita intorno, e tutto ci ha a che fare con la sopravvivenza. Nel cervello si crea uno stato di allarme che facilita la ricezione dellinformazione.234 Il nodo che il divulgatore deve sciogliere, inoltre, quello della comprensibilit espositiva a fronte della complessit degli argomenti: dalla parte degli scienziati per i contenuti, dalla parte del pubblico per il linguaggio (Braga 193). La semplicit dellesposizione deve portare il divulgatore a dare risalto agli elementi essenziali che rappresentano la chiave di volta di una teoria articolata e che diventeranno il leit-motif della trattazione dellargomento. Si tratta di ridurre una struttura
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Angela, P., Promemoria sulla televisione di qualit Braga P., La divulgazione scientifica in televisione, p. 191 233 Ibidem 234 Angela, P., Raccontare la scienza, a cura di Ferrari G., Pratiche, Torino 1987, p. 58 76

complessa ad alcuni principi molto generali. Per esempio, dopo aver letto molte cose sullorigine delluniverso [] ho capito che tutto si riduce, in sostanza, allazione combinata della gravit e della pressione che crea calore.235 La suspence generata dalla dilazione della risposta al quesito lo stratagemma retorico che pi spesso viene usato nella rappresentazione televisiva dei meccanismi semplificati di teorie complesse. La cosiddetta scienza in pillole rappresentata da programmi come Sai Xch236 reitera e dilata linterrogativo: domande e risposte in miniatura e in quantit massiccia ricattano lattenzione e la curiosit dello spettatore. Una delle differenze tra questo tipo di programmi e quelli canonici di divulgazione che nei primi lo spettatore non deve compiere alcuno sforzo cognitivo per comprendere la raffica di spigolature da cui viene investito. La scelta di costruire puntate monotematiche o giustapporre argomenti diversi nel corso della puntata di solito correlata al materiale audiovisivo e alle testimonianze degli esperti a disposizione delle redazioni. Nelle puntate composte da pi argomenti di solito viene posto in apertura largomento con il materiale visivo pi spettacolare: questa funzione di teaser viene spesso svolta dalletologia per la spettacolarit dei documentari sugli animali.237 Strategie di fidelizzazione del pubblico invece vengono attuate mediante la creazione di rubriche fisse, che trattano spesso argomenti attinenti alla sfera quotidiana, come ad esempio lappuntamento fisso La scienza in cucina allinterno di Quark.238 Le puntate incentrate su un unico tema si possono dividere in due tipologie: il pingpong tematico e la caduta libera.239 Nel primo caso una coppia di conduttori si passa il testimone lun laltro attraverso un fitto intreccio di montaggio su due argomenti diversi, simulando una diretta improbabile in cui luno mostra allaltro levento che sta seguendo. Questo il caso delle puntate pi strutturate di Sai Xch. La seconda tipologia viene denominata a caduta libera da Paolo Braga per due motivi, entrambi in parte polemici: in primo luogo la qualit dei filmati tende a scadere con il procedere della trasmissione, e in
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Ibidem, p. 19 utile per comprendere la televisione della scienza in pillole citare la scaletta delle domande di una puntata di Sai Xch presente nel sito web della trasmissione: Perch le donne che fanno molto sport hanno poco seno? Perch si dice cheese prima di fare una foto? Perch i gatti sono considerati animali straordinari? Chi ha inventato il chewingum? Perch i giochi olimpici sono cos importanti? Perch Mercurio detto pianeta pigro? 237 Braga P., La divulgazione scientifica in televisione, p. 193 238 Bucchi M., Surely you are cooking, Mr. Feynman! Strategies for the presentation of science in tv, Public Communication of Science and Technology Conference, Berlino, 17-19 Settembre 1998 239 Braga P., La divulgazione scientifica in televisione, p. 194 77

secondo luogo la tipologia dei contenuti tende, dopo un esordio impegnato, a concedere sempre pi spazio a documenti dal basso interesse scientifico ma efficaci dal punto di vista dellintrattenimento, talvolta usando prodotti della real tv come catastrofi naturali e crolli di palazzi.240 Le puntate monotematiche seguono la variante strutturale nella forma pi pura quando avviene la trasformazione del conduttore in inviato, mentre quella superficiale, che viene declinata dagli ultimi nati tra i programmi di divulgazione, si basa su una semplice consonanza di contenuto, sia a livello narrativo che semplicemente scenografico, tra la postazione del conduttore e lambientazione dei documentari proposti: ad esempio il ponte di una motovedetta della guardia costiera italiana per presentare un filmato americano sullesplorazione del relitto del Titanic.241 Si parla di cucitura pretestuosa quando vengono riuniti in studio esperti disparati dalla competenza variamente attinente al tema trattato.242 Questa tecnica funziona al meglio con argomenti molto generici che possono rendere coerenti tra loro filmati eterogenei, magari rinvenuti nella library di rete: ad esempio se il tema scelto lacqua si pu parlare sia dellhabitat delle cascate del Niagara che dei sommergibili nucleari. La tecnica dellesperimento ideale viene impiegata quando una spiegazione teorica dimostrabile solo a livello immaginativo. Questo tipo di stratagemmi retorici fungono da visualizzazione mentale dei concetti e sfruttano la dimensione analogico-metaforica tipica della divulgazione:243

Cos un processo esponenziale? Se prendo un foglio di carta e lo piego in due, poi ancora in due, una terza volta in due, il foglio diventa sempre pi piccolo, ma anche sempre pi spesso. Se ripeto questa operazione 64 volte, quanto diventa alto? Un metro, Dieci metri No, diventa spesso, in teoria diecimila volte la distanza tra la Terra e il Sole. Prendendo un foglio con lo spessore di un decimo di millimetro il risultato torna. Per arrivare a un metro bisogna piegarlo molte volte, ma poi lo spessore si alza a una velocit pazzesca [Angela,244 1987:26]

Questo tipo di esemplificazioni ipotetiche mediante il linguaggio comune permettono di limitare luso delle cifre a vantaggio di quello delle proporzioni, come quelle tavole nei libri didattici che mostrano un uomo accanto a una balena, esaltando la grandezza di questultima.

240 241

Ibidem Ibidem 242 Ibidem 243 Ibidem, pp. 194-195 244 Angela, P., Raccontare la scienza, p. 26 78

5.3 - La notizia scientifica nel flusso televisivo: informazione e infotainment La divulgazione scientifica sempre e comunque science-fiction.245 Questa laconica affermazione suggerisce la natura particolare della rappresentazione televisiva della scienza soprattutto riguardo al fatto che la tv fa dellaffabulazione, del racconto e dellintrattenimento le sue cifre pi evidenti anche quando parla di scienza. In altre parole la tv riformula il discorso scientifico in narrazione selezionando i contenuti attraverso criteri televisivi che concernono soprattutto la sfera dellintrattenimento. Per quanto riguarda la comunicazione scientifica nei telegiornali, che sono legati allo spettatore da un contratto di veridizione246 basato sul rispetto della deontologia professionale da parte dei giornalisti, c da notare che anche il mondo dellinformazione adotta una formulazione narrativa della scienza, trasformando luniverso referente in un mondo raccontato,247 a tal punto che anche e soprattutto nellofferta di informazione la televisione deforma la realt, o piuttosto la manipola per renderla spettacolo o addirittura trasforma il suo stesso sguardo nello spettacolo della realt.248 Alcune analisi della divulgazione televisiva condotte nellambito degli studi sulla comunicazione di massa pervengono a un giudizio negativo per quanto riguarda la divulgazione come tessuto trasversale alle trame dei palinsesti, ovvero in quei casi in cui largomento scienza prende forme diverse in contenitori e generi diversi: quando la scienza diventa materiale per programmi di infotainment. Alcune ricerche dellOsservatorio di Pavia sottolineano come il ciclo della notizia in televisione nel medio periodo si riduca a un progressivo trasferimento della sua trattazione dalla sede informativa a quella del contenitore generalista come accaduto per il tema delle biotecnologie nel settore agroalimentare tra il 2000 e il 2002.249 Per quanto riguarda larco di vita in cui una notizia trova spazio nellinformazione si notano lacune tipiche del newsmaking televisivo, ovvero la brevit degli spazi, la spettacolarizzazione e lenfatizzazione della cronaca, la quale sottolinea i fatti pi che le conseguenze di un evento scientifico. In termini strettamente linguistici lOsservatorio nota che le capacit orientative degli spettatori sono sopravvalutate dai giornalisti che nella maggior parte dei casi non usano le immagini come
Grasso A. (a cura di), Enciclopedia della televisione, p. 202 Deriu M., Linformazione televisiva: lo spettacolo del mondo, in Bettetini G., Braga P., Fumagalli A., Le logiche della televisione, Franco Angeli, Milano 2004, p. 83 247 Bettetini G., La conversazione audiovisiva, Bompiani, Milano 1984, p. 59 248 Calabrese O, Volli U., Il telegiornale. Istruzioni per luso, Laterza, Roma-Bari 1995, p. 111
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esemplificazione ma come semplice descrizione, lasciando alla sola comunicazione verbale il compito di trasmettere informazioni difficilmente traducibili in sapere comune. Quando poi la trattazione approda allarena dellinfotainment e del talk show ladeguatezza informativa tende a degradarsi e la parola dello scienziato subisce una drastica perdita di peso, diluita nella discussione si mescola a quella degli altri ospiti. Se da una parte tale traslazione significa che un tema sollevato dal mondo della scienza ha raggiunto la coscienza collettiva e larena dei media, dallaltra parte minato dalle effusioni populistiche del giornalista-conduttore verso il suo pubblico [], e dalla fasulla vox populi delluomo della strada.250 Oltre a ci questi temi, importati in origine nellarena dei media per la loro alta notiziabilit, dal momento che diventano materiale per i talk show vengono inseriti entro cornici di precomprensione che condizionano il dibattito.251 Il problema della presentazione e selezione degli ospiti in televisione presente massicciamente in questi ambiti, dal momento che la laconicit con cui i portatori di expertise vengono annunciati impedisce al fruitore di decifrarne la competenza e lautorevolezza, oltre al fatto che spesso lestrazione disciplinare degli ospiti non ha nulla a che fare col tema trattato.

5.3.1 - Scienza e newsmaking

Ogni notizia che emerge alla visibilit di tutti attraverso i media il risultato di una serie di valutazioni, interpretazioni, selezioni. Questa funzione assunta dai gatekeepers (reporter, fotografi, redattori, produttori, agenzie), la cui approvazione si traduce nello stabilire cosa sia una notizia.252 I valori notizia (news values) sono criteri valutativi convenzionali che regolano la selezione delle notizie contribuendo a determinare la newsworthness, la notiziabilit.253 Infatti determinati eventi vengono riconosciuti degni di fare notizia solo qualora si conformino a questi criteri di selezione [...] piuttosto che da un riferimento al mondo reale degli eventi.254 Allautoreferenzialit televisiva si va allora ad aggiungere quella giornalistica che rappresenta allo stesso modo cronaca e mediaOsservatorio di Pavia, Media Research (a cura di), Le agrobiotecnologie nei media italiani. Rapporto conclusivo 2001-2002, www.osservatorio.it, 2002 250 Braga P., La divulgazione scientifica in televisione, p. 183 251 Ibidem 252 Garrison B., Professional news writing, Lawrence Erlbaum Associated, Hillsdale (N.J.) 1990, pp. 26, 2931, e 216-219 253 Papuzzi A., Professione giornalista, Donzelli, Roma 2003, p. 20 254 Mc Quail D., Le comunicazioni di massa, il Mulino, Bologna 1993, p. 227 80
249

events,255 attualit e fatti notizia, costruzioni artificiali di eventi la cui unica ragion dessere quella di essere rappresentati dai media. I valori notizia non sono norme oggettive, ma sono criteri mutevoli, tuttavia se ne possono individuare alcuni: novit, vicinanza, dimensione, comunicabilit, drammaticit, conflittualit, competenze pratiche, human interest (che include cronaca rosa, solidariet, soft news, curiosit), progresso, prestigio sociale. Questi valori notizia generali si sovrappongono ad alcuni di essi tipicamente televisivi: feelings, analysis, compellig, energy:256 rispettivamente coinvolgimento emotivo; coinvolgimento retorico; uso di immagini forti come conflitti, anche metaforici, e catastrofi, ritmo. La selezione dei topics che vengono discussi nellarena dei media sottostanno anche a valori durevoli della gestione delle informazioni di tv e giornali: etnocentrismo, interesse per la parte nord occidentale del mondo, individualismo, ordine.257 Per quanto riguarda la notizia scientifica televisiva nei programmi di divulgazione sono stati individuati quattro valori notizia da Michael Shapiro della Cornell University:258

i) limportanza dellargomento alla luce dei news values tradizionali ii) le potenzialit di intrattenimento dei temi e la possibilit di trasformare la notizia in storia iii) la possibilit di suscitare linteresse del pubblico attraverso la semplificazione articolata di argomenti complessi iv) la presenza dei temi coinvolti nelle agende del pubblico e dei media La notiziabilit televisiva determinata, infine, anche dal materiale a disposizione delle redazioni. Il materiale audiovisivo deve potere esercitare sia la sua funzione esplicativa per ridurre la complessit del messaggio, sia quella di intrattenimento.259 Il formato televisivo, inoltre, favorisce eventi che per frequenza, durata, rappresentabilit, rientrano nei tempi serrati e nella narrativizzazione delle notizie nella neotv. opportuno, inoltre, considerare che libridazione dei generi che ha caratterizzato la televisione dallinizio degli anni Ottanta in poi ha causato una sovrapposizione tra informazione e intrattenimento, o meglio il secondo stato usato come linguaggio per
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Papuzzi A., Professione giornalista, p. 20 Tassonomia di Clarence Jones riportata da Papuzzi, Professione giornalista, p. 24 257 Ibidem, p. 25 258 Ibidem, p. 207 259 Boldrini M., Lezioni di giornalismo, Protagon, Siena 2000, p. 35 81

formulare tutta la realt televisiva, anche linformazione. I criteri di valutazione dellinformazione, dunque, si integrano con quelli della fiction, soprattutto in generi come quello divulgativo, che sempre pi frequentemente si basano su docu-drama, ricostruzioni storiche, animazioni tridimensionali. Ai news values si affiancano i fiction values, individuati da Buonanno nella prossimit delle storie da raccontare con la realt sociale del fruitore e nellattualit dellargomento. Ci sono anche criteri relativi alla fiction come confezionamento di un prodotto: ad esempio il fatto di suscitare emozioni attraverso storie su personaggi importanti o noti, vittime innocenti e comportamenti deviati, o la ripetizione dei caratteri nel racconto. Altri fiction values, che si possono chiamare valori storia in opposizione/integrazione ai valori notizia, sono relativi al sistema televisivo basato sulla concorrenza. Infatti la produzione di programmi di genere in diverse reti risponde a due tipi di logiche, la logica della distinzione e quella dellimitazione. Se da una parte i programmi di divulgazione scientifica configurano i propri linguaggi in relazione allidentit di rete e al posizionamento dei programmi in base a audience e fascia oraria, dallaltra le tendenze autoreferenziali della tv si manifestano nellimitazione delle altre trasmissioni da parte di quelle appena nate. In Italia Quark ad esempio stato un modello per tutti programmi che negli anni lhanno affiancato.260

5.3.2 - I telegiornali e la notizia scientifica

In un periodo di rilevazione compreso tra il 1 settembre 1998 e il 10 gennaio 1999 sono state analizzate da Terenzio Fava le notizie nei telegiornali rispondenti a due criteri principali: la rilevanza scientifica e il riferimento a personaggi del mondo della scienza. I risultati emersi evidenziano che le reti pubbliche posizionano le notizie scientifiche nel notiziario principale (Tg1) mentre Mediaset in spazi secondari (Tg4). Nel primo caso le notizie sono rivolte al grande pubblico,261 nel secondo vi un uso personalistico della notizia ed elevata spettacolarizzazione.262 Per quanto riguarda la relazione tra trattazione delle notizie e la loro anticipazione nel sommario, che rappresenta un importante strumento di attribuzione di visibilit, si pu notare che visibilit nei titoli, frequenza delle notizie scientifiche nei notiziari e la loro durata media sono misure indipendenti luna dallaltra. Ad esempio il Tg1 ha unelevata
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Buonanno M., Leggere la fiction. Narrami o diva rivisitata, Liguori, Napoli 1996, pp. 187-198 Grandi R. (a cura di), Tg fatti cos. Analisi del formato dei telegiornali Rai/Eri, Roma 1998

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frequenza di notizie scientifiche, abbinata a un alto grado di visibilit, ma la durata media delle notizie scientifiche inferiore alla media, il Tg3 presenta notizie pi lunghe ma la loro visibilit nel sommario e in apertura di telegiornale sono limitate, mentre il Tg2 attribuisce bassa rilevanza e produce servizi pi brevi della media riguardo ai fatti di scienza. Emerge, in maniera generale, la tendenza a non riconoscere alla comunicazione scientifica una posizione di primo piano.263 Tra le caratteristiche della presentazione delle notizie scientifiche si notano la ricerca dellesclusivit, attributo che viene evidenziato quando una notizia viene riportata da un solo organo, e il raggruppamento delle notizie scientifiche in un unico blocco.264 Lintervista una parte essenziale dei servizi televisivi sulla scienza e vi compaiono diversi soggetti. Oltre agli esperti, ovvero medici, scienziati e studiosi, compaiono rappresentanti istituzionali, esponenti della societ civile e gente comune. verosmile che in un servizio sul doping si possa decidere di intervistare un tossicologo o un medico sportivo, un dirigente del Coni, un olimpionico del passato magari a capo di una fondazione benefica, o lallenatore di una squadra di calcetto di quartiere. A tal riguardo si nota che il Tg3 ricorre in maniera massiccia alla figura dellesperto, mentre le interviste condotte in strada rilevando il sentire comune sono una caratteristica del Tg5. Si possono individuare cinque tipi di notizia scientifica: i) quelle riguardanti tematiche ambientali, come il mutamento del clima e linquinamento ii) le notizie puramente scientifiche riguardo le scienze mediche iii) le notizie circa le scienze mediche che hanno unutilit quotidiana, come le informazioni intorno al vaccino dellinfluenza iv) la comunicazione delle scoperte scientifiche come astronomia, fisica, matematica e dello stato della ricerca v) le informazioni relative alla ricerca come le precedenti ma legate a un evento o alla quotidianit, come il passaggio di una cometa265 Questi tipi di notizie vanno sovrapposti al tipo di impatto che i temi scientifici hanno sullagenda dei media. A tal proposito utile individuarne quattro tipologie: i) temi di fondo. Salute, ambiente, medicina; vi rientrano anche notizie non scientifiche
Simonelli G., Speciale TG. Forme e contenuti del telegiornale, Interlinea, Novara 1997 Fava T., Scienza e media: le notizie scientifiche nei notiziari di Rai e Mediaset, in Guizzardi G. (a cura di) La scienza negoziata, scienze biomediche nello spazio pubblico, il Mulino, Bologna 2002, pp. 78-79). 264 Ibidem, p. 80
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ii) temi dal contenuto forte, che hanno un forte impatto sullinteresse e sullagenda dei media, come cancro, Aids, genetica iii) temi del momento, che entrano di prepotenza nellagenda televisiva assumendo per un periodo le caratteristiche dei temi forti. Un esempio: il caso Di Bella. iv) ricorrenza e discontinuit dei temi: ad esempio lemergere in alcuni periodi dellanno di notizie sulle malattie di stagione.266 In conclusione utile notare che lattenzione dei tg si focalizza prevalentemente sulla medicina. I processi di spettacolarizzazione si notano soprattutto nella trattazione dei temi del momento e dei temi forti come il caso Di Bella o il doping nello sport. Numerosi fatti non trovano spazio nei telegiornali perch presentati in maniera pi efficace da altri programmi come quelli di divulgazione e i telegiornali specialistici come il Tg Leonardo. dunque difficile definire cosa sia una notizia scientifica dal momento che oltre ai valori notizia giornalistici e quelli televisivi visti in questa sede, le caratteristiche dei temi trattati e il loro impatto sullattualit e la quotidianit, si aggiunge la non copertura di eventi che, anche se rispondenti a questi criteri, sono veicolati in maniera pi efficace da altri contenitori.267 In definitiva possibile affermare che il giornalismo televisivo seleziona le notizie scientifiche non solo in base alla loro rilevanza scientifica ma soprattutto in relazione allattualit, la spendibilit quotidiana delle informazioni da parte del fruitore, la possibilit di tradurre il discorso scientifico in narrazione, di fatto escludendo dallattualit televisiva le scienze pure in favore della narrazione della loro applicabilit e delle loro applicazioni.268

5.4 - La fonte autorevole e la credibilit

La logica e i sermoni non convincono molto lumido della notte penetra pi a fondo la mia anima. Walt Whitman

La tv solitamente viene vista come uno strumento certificatore di un fatto269 ma bisogna pensare che rappresenta elementi parziali di realt,270 sia perch essa ne presenta una porzione limitata, sia perch si manifesta solo il suo punto di vista.271
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Ibidem Ibidem, p. 85-89 267 Ibidem, pp. 98-99 268 Ibidem, p. 100 269 Sartori C., La grande sorella, Arnoldo Mondadori, Milano 1989, pp.14-15 84

noto che il bilancio delle ricerche condotte sui messaggi persuasivi e sullefficacia delle comunicazioni in cui la fonte viene percepita come autorevole, a partire da quelle di Hovland e Weiss272 e Aronson e Golden,273 che limpatto maggiore lo ha il messaggio che proviene da una fonte percepita come superiore in sapere, istruzione, intelligenza e riuscita professionale274, e in misura ancora maggiore se la fonte sembra essere disinteressata.275 opportuno ribadire che per quanto riguarda flussi comunicativi che intendono stimolare processi di apprendimento, di cambiamento di atteggiamento e di persuasione occorre tenere conto anche delle modalit di ricezione dei messaggi. stato dimostrato276 che, relativamente allattenzione e alle motivazioni allascolto che il fruitore manifesta nei confronti di un messaggio, colui che lo riceve pu essere persuaso da argomentazioni articolate e ben strutturate se dispone di elevate risorse cognitive da impiegare nello scambio comunicativo, mentre in modalit di fruizione superficiali probabile che elementi periferici risultino pi efficaci dei discorsi forti. Lefficacia dei messaggi di divulgazione scientifica, dunque, determinata da diversi fattori: dalla qualit del prodotto, dalla autorevolezza dellenunciatore relativamente alla percezione di credibilit della cornice comunicativa come si vedr in questo capitolo e dalle modalit e dagli obiettivi di fruizione, come trattato nel paragrafo 7.5 dedicato alla ricezione. comunque utile ricordare che lutilizzazione di certi schemi piuttosto che altri nella lettura/interpretazione di un qualsivoglia messaggio dipende in misura consistente dalle aspettative del ricevente e che assume una notevole importanza ai fini degli effetti a lungo termine il concetto di genere e i suoi correlati.277 Questa chiave di lettura porta ad ipotizzare che i fruitori di testi
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si orientino preventivamente basandosi sulle loro

Di Salvo P., Il giornalismo televisivo, Carocci, Roma 2004, p. 32 Ortoleva P., Di Marco M.T., Luci del teleschermo. Televisione e cultura in Italia, Mondadori-Electa, Milano 2004, pp. 214-215 272 Hovland C.I., Weiss W., The influence of source credibiliy on communication effectiveness, Public Opinion Quarterly, 15, 1951, pp. 635-650 273 Aronson E., Golden B.W., Effects of the relevant and irrelevant aspects of communication credibility on opinion change, Journal of Personality, 30, 1962, pp. 135-146 274 de Montmollin G., Il cambiamento datteggiamento, in S. Moscovici (a cura di), Psicologia sociale, Borla, Roma 1996, p. 93 275 Hovland C.I., Janis I.L., Kelley H.H., Communication and persuasion, Yale University Press, New Haven 1953 276 Ci si riferisce a l lavoro di Petty R.E. e Cacioppo J.T., Communication and persuasion. Central and peripheral routes to attitude change Springer-Verlag, New York 1986 e al loro modello ELM: The Elaboration Likelihood Model of persuasion, in Berkowitz (a cura di), Advances in experimental social psychology, vol. 19, Academic Press, New york 1986, pp. 123-205 277 Cheli E., La realt mediata. Linfluenza dei mass media tra persuasione e costruzione sociale della realt, Franco Angeli, Milano1999 (2002), p. 180 85

precedenti esperienze di fruizione per interpretare gli elementi nuovi del racconto a causa delle attese che seguono il riconoscimento di un testo nella categoria di un genere.278

5.4.1 - Autorevolezza e divulgazione scientifica

Leffetto della fonte autorevole noto per quanto riguarda le varie forme di comunicazione persuasiva. Questo effetto pu dipendere dalla percezione della fonte come esperta e competente. Byron Reeves e Clifford Nass hanno dimostrato che anche il medium in s pu essere percepito come esperto, e dunque autorevole. Le persone usano categorie per economizzare risorse e questo porta a una tendenza allaccettazione acritica dei pareri. I due studiosi sono partiti dallipotesi che i contenuti di un televisore etichettato come specialista sarebbero stati percepiti come superiori rispetto a contenuti identici trasmessi da una tv etichettata come generalista. Mostrando ai soggetti dellesperimento quattro flussi di immagini di pochi minuti trasmessi da due canali televisivi fittizi di news e intrattenimento, uno presentato come generalista e laltro come specialista, Reeves e Nass dimostrarono che i soggetti valutavano segmenti identici come superiori in fatto di qualit, gradevolezza, importanza, completezza di informazione, interesse degli argomenti e seriet quando li vedevano alla tv specialistica. Un effetto sorprendente e inaspettato che vennero valutati come superiori anche chiarezza e colore delle immagini della tv specialistica. Lautorevolezza attribuita dalle etichette che ci aiutano ad economizzare le risorse cognitive si estende non solo ai contenuti ma a molteplici aspetti della fruizione. In conclusione possibile affermare che gli individui sono influenzati dalle etichette (social orientation to media) dato che lassegnazione di ruoli sociali riduce lincertezza del mondo. La specializzazione, vera o presunta, accresce la capacit persuasiva di un enunciato dal momento che lautorevolezza un agente efficace di persuasione.279 Questo vale sia per il messaggio che per il canale, anche alla luce del fatto che le televisioni private in Italia che hanno proposto lintrattenimento come linguaggio specifico della tv sono quelle che pi fanno fatica a produrre programmi efficaci di divulgazione scientifica

Ibidem, p. 181 Reeves B., Nass C., The media equation: how people treat computer, television and new media like real people and places, CSLI Publications, Stanford 1996, pp. 181 e ss.
279

278

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Il genere divulgazione scientifica incarna il concetto che dietro ad ogni operazione di divulgazione su piccolo schermo implicito il consenso circa la superiorit della scienza rispetto a ogni altro tipo di conoscenza, un consenso motivato dalla mitica precisione del discorso scientifico, e dalla continua enunciazione del suo distacco da ogni prospettiva di interesse partigiano o di scelta ideologica.280 Questo oggetto-scienza formulato dal linguaggio televisivo diffonde una particolare aurea di verosimiglianza, un effetto alone281 che valorizza il programma, il contenitore splende della luce riflessa del contenuto. La divulgazione scientifica, intesa come genere, nata in Italia con linizio delle trasmissioni ed sopravvissuta al processo graduale che ha trasformato la televisione di palinsesto in televisione di flusso. Il rigore espositivo della divulgazione degli albori ha contribuito a rafforzare laura di fiducia e credibilit che sottost al patto di veridizione che lega enunciatore ed enunciatario della comunicazione televisiva, che vede i testi sui quali viene applicata letichetta di divulgazione come credibili, se non autorevoli.

5.4.2 - Su Voyager: etichette di genere e contenuto.

Si possono addurre come esempio delle considerazioni sul genere divulgazione scientifica come etichetta che garantisce un alone di autorevolezza alcune osservazioni sul programma di Rai 2 Voyager.282 Il genere televisivo nella televisione di flusso influenza la produzione di significato sia dal punto di vista narrativo che della ricezione attraverso lapplicazione esplicita ed implicita di etichette simboliche sui contenuti. La trasmissione, che a livello formale appare conforme ai canoni comunque non rigidi del genere divulgazione, ha una dote iniziale di autorevolezza dovuta alla presenza di etichette di genere. Si pu notare, infatti, che Voyager adotta strategie comunicative tipiche della divulgazione ma che sottostanno a una ideologia di fondo diversa da quella della comunicazione pubblica della scienza. Il conduttore interagisce in condizioni di simmetria comunicativa con gli ospiti esperti: infatti spesso sia luno che gli altri sono seduti nello studio su poltrone identiche, con orientamento simmetrico e distanza uguale nei confronti dello spettatore. Non sono
Bettetini G. F. Grasso A. (a cura di), Lo specchio sporco della televisione, divulgazione scientifica e sport nella cultura televisiva, p. 14 281 Ci si riferisce alla tendenza, in un giudizio, a lasciarsi influenzare da impressioni generali o da aspetti marginali
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infrequenti le sequenze campo-controcampo fittizie, con ospiti presenti attraverso un contributo registrato precedentemente in assenza del conduttore, e quindi nellimpossibilit di proporre la configurazione ospite-conduttore precedentemente descritta. Gli esperti si presentano da soli, guardando in macchina, ovvero lo spettatore. Si percepisce lautorit non come infusa dal mezzo televisivo ma come attributo caratterizzante lospite prima della sua rappresentazione attraverso i media. Tra i contenuti si pu notare che il filo conduttore delledizione 2005 consisteva nella verifica da parte del conduttore, attraverso gli esperti, i servizi il cui protagonista il conduttore stesso e i documentari acquistati, dei riferimenti storici, geografici e culturali, della trama de Il codice Da Vinci del romanziere Dan Brown.283 Ne consegue un rapporto controverso col romanzo: da una parte fornisce tutto il materiale della trasmissione, e inoltre rappresenta un immaginario fatto di templari, vangeli apocrifi e leggende che gi in passato ha nutrito le suggestioni fantastoriche di trasmissioni analoghe come Stargate (La 7), dallaltra si percepisce un processo di scrematura dei tratti fantastici del romanzo che Voyager verifica e razionalizza in forma narrativa ma non di fiction. Ci porta a due conclusioni circa queste strategie comunicative: da un lato Voyager rivendica un suo diritto di produttore di conoscenza, dallaltro attraverso luso di fonti di fiction delimita il campo dei suoi interessi a immaginari di stampo fantastico. Una parte della trasmissione si basa sulla verifica/confutazione di un fenomeno paranormale sotto legida del Cicap, etichetta che conferisce autorevolezza scientifica alla trasmissione dal momento che si tratta di un istituto che si occupa della verifica sperimentale di presunte attivit paranormali. La presenza di unistituzione esterna conferisce al prodotto prestigio, potere e status, ovvero elementi che rendono un prodotto efficace in fatto di persuasione.284 singolare che, accanto alla volont di falsificare queste prove si percepisce una speranza implicita che possano in qualche modo verificarsi. Lo studio in cui si svolgono queste verifiche completamente bianco e senza confini apparenti. significativo il fatto che il conduttore nellintroduzione dellesperimento

Voyager - Ai confini della conoscenza, Rai 2, autunno 2005, marted, 22:45-23:45 Brown D. Il codice Da Vinci, Mondadori, Milano 2003. utile sottolineare che i temi trattati e laccettazione/confutazione delle tesi presenti nel romanzo di Brown si sono fatti strada nellarena dei media durante la stesura di questa tesi. Dalle puntate monotematiche di Voyager questi temi hanno raggiunto spesso i talk show pi seguiti come Matrix (Canale 5) e Porta a Porta (Rai 1), anche grazie alluscita del film basato sulla trama de Il codice Da Vinci e al processo che ha coinvolto lautore, chiamato a difendersi dallaccusa di plagio e che secondo autorevoli quotidiani inglesi sarebbe poco pi di una trovata promozionale 284 Pratkanis A.R., Aronson E., Let della propaganda. Usi e abusi quotidiani della persuasione, il Mulino, Bologna 1996 (2003), p. 207
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appaia e parli contemporaneamente sia di persona sia attraverso un televisore, con la percezione che il mezzo televisivo sia garante autorevole della regolarit della verifica sperimentale: insieme personalizzazione e distacco.285

In sintesi Voyager cerca una via per una scienza-altra. La costruisce innescando flussi di comunicazione simmetrici con gli ospiti esperti, risolvendo controversie legate a senso comune e fiction, creando simulacri di metodologie scientifiche in laboratorio quasi mistiche, in uno studio senza appigli con la realt, con riferimento allassolutezza della scienza. Il risultato pi evidente che il formato tipicamente divulgativo della trasmissione non coerente con i contenuti: la divulgazione trova la sua ragion dessere nel rendere essoteriche pratiche di produzione della conoscenza tipicamente esoteriche e per addetti ai lavori, mentre in Voyager si nota una versione esoterica e dietrolgica di conoscenze essoteriche come prodotti di fiction o credenze, miti e leggende. Inoltre significativo notare che al termine della trasmissione il conduttore presenti i riferimenti bibliografici dei testi utilizzati nella redazione della puntata, conferendo autorevolezza allenunciato, anche se i libri presentati sono testi non scientifici ma divulgativi, parascientifici o di narrativa. Dunque, se Voyager fa divulgazione solo in apparenza ci non impedisce che partecipi ai processi di negoziazione della scienza, soprattutto a causa del fatto che la fruizione televisiva spesso di tipo periferico286 e non centrale. Questo conferisce efficacia persuasiva in maniera maggiore agli elementi formali e accessori a scapito dei discorsi forti, ovvero le argomentazioni ben strutturate, che dovrebbero fornire strumenti per una socializzazione alla scienza del fruitore.

5.5 - Il patto comunicativo della scienza in Tv

La via televisiva alla scienza ha bisogno di un patto comunicativo forte, con un soggetto garante della qualit e della correttezza.287 Il concetto di patto comunicativo, che muove da quello di contratto di lettura proposto da Eliseo Veron, pu essere definito come laccordo di sfondo grazie a cui emittente e ricevente riconoscono di agire in un ambito
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Detto per inciso, il Cicap una creatura, tra gli altri, di Piero Angela Ci si riferisce nuovamente al modello ELM di Petty e Cacioppo. Si rimanda pertanto alla nota 276 287 Bettetini G. F. Grasso A. (a cura di), Lo specchio sporco della televisione, divulgazione scientifica e sport nella cultura televisiva, p. 19 89

comune: di essere entrambi parti della medesima partita, di operare in relazione reciproca, di obbedire a regole mutuamente accettate, di perseguire finalit parallele. In altre parole si tratta di quellaccordo in virt del quale le parti coinvolte accettano di comunicare.288 La televisione non solo trasmette contenuti, ma ha la capacit di costruire rapporti sociali, pi specificatamente dei rapporti comunicativi. Oltre al riconoscimento a livello cognitivo delle immagini come oggetti, azioni e personaggi, il pubblico spinto a comprenderne anche intenzioni e finalit. Si instaura dunque uninterazione che motiva una sorta di confronto caratterizzato da asimmetria. Il patto tra tv e pubblico certamente ineguale, anche se non mancano meccanismi di feedback; inoltre si nota unevidente preoccupazione da parte dellemittente di tenere conto dei desideri del recettore. Dunque, per quanto filtrata e parziale, in televisione non assente una certa convergenza delle volont.289 Il patto instaurato tra emittenza e audience un rapporto simulato: viene riproposto sullo schermo tra conduttore, pubblico, ospiti, ma anche tra chi parla e il tu indistinto, vero simulacro di spettatore. La simulazione, ovvero la rappresentazione del rapporto con il pubblico a casa attraverso la ricostruzione del patto tra colui che parla e chi funge da recettore in scena, funzionale alla definizione dellimmagine di emittente e ricevente con la finalit di controllare lazione comunicativa dellemittente e poter fornire informazioni precise al recettore. Ovviamente la simulazione laltra faccia dei comportamenti reali, e pu essere usata per trasmettere informazioni false, anche intenzionalmente. Il patto tra televisione e pubblico sembra ad una prima analisi un accordo perfettamente delineato, stabile, mentre invece una struttura aperta alla negoziazione: vengono sempre ricercate nuove forme di intesa, e il patto pu essere considerato non come un insieme rigido di norme ma come unipotesi di lavoro che i comunicanti assumono per rafforzare lintesa del momento e ricercare quella del futuro. Il ruolo comunicativo allinterno di un patto pu essere definito come lattualizzazione nel comportamento espressivo di una particolare situazione comunicativa del ruolo sociale. Per la psicologia sociale un ruolo denota un insieme di attributi formali e prevedibili connessi a una particolare posizione sociale. Nel quotidiano corrisponde a una strategia per far fronte a situazioni che si presentano con una certa frequenza. In narratologia il termine

Casetti F., Di Chio F., Tra me e te. Strategie di coinvolgimento dello spettatore nei programmi della neotelevisione, VPT/ERI, Roma 1988, p. 15 289 Ibidem 90

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ruolo viene assunto spesso come sinonimo di funzione. Si pu sintetizzare in modo articolato una nozione di ruolo che tenga presente queste varie accezioni. Un ruolo in primo luogo una maschera fissa, un comportamento standardizzato allinterno di una recita sociale che impone obblighi e aspettative, in secondo luogo un modello organizzativo del comportamento le cui manifestazioni sono prevedibili. una parte definita, ma anche una parte contrattata, negoziabile allinterno di relazioni sociali. Possiede inoltre una funzione tematica nel quadro dellazione comunicativa. Ad esempio svolge il ruolo di intrattenitore colui che nellambito del discorso svolge la funzione di ricevere e intrattenere un ospite. Possiamo affermare che un ruolo anche una funzione stilistica nella costruzione del discorso. In sostanza il ruolo si costruisce come lo spazio in cui viene esercitata una data competenza successiva a un mandato esterno o a un automandato.290

5.5.1 - La scienza tra paleo e neotelevisione

Fino alla seconda met degli anni Settanta la Rai aveva fatto propria la triade reithiana secondo la quale la televisione doveva informare, intrattenere ed educare, facendo attenzione soprattutto a questa terza funzione.291 In questa fase la paleotelevisione non trasmetteva tutto il giorno [...], questo perch la mattina e il giorno le persone erano al lavoro o a scuola. Ancora negli anni Sessanta se la nazionale di calcio era impegnata in una partita importante in giorni infrasettimanali in orario di lavoro la Rai non trasmetteva la partita in diretta,292 Ci avvenne anche per gli incontri di pugilato di Benvenuti negli Stati Uniti, trasmessi di notte solo dalla radio per paura che il giorno dopo la gente non sarebbe andata a lavorare. Questa responsabilit sociale che investiva la tv di stato guidava anche le scelte riguardanti linformazione, sobria e priva di qualsiasi elemento spettacolare, e lintrattenimento, le cui punte di diamante erano il quiz, allegoria dellascesa sociale attraverso il duro lavoro di preparazione293 e lo sceneggiato, inteso come prima socializzazione delle classi meno colte nei confronti della letteratura. Questa

Ibidem, p. 92 Sorice M., Lo specchio magico. Linguaggi, formati, generi, pubblici della televisione italiana, Editori Riuniti, Roma 2002, p. 39 292 Fumagalli A., Lindustria televisiva e il suo impatto sociale, in Bettetini G., Braga P., Fumagalli A., Le logiche della televisione, Franco Angeli, Milano 2004, p.21 293 Monteleone F., Storia della radio e della televisione in Italia. Societ, politica, strategie, programmi 1922-1992, Marsilio, Venezia 1992, pp. 322-326
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dimensione festiva294 si perde con lavvento delle tv private che cambiano il modo di concepire il broadcasting: la responsabilit sociale lascia spazio alla concorrenza per offrire il maggior numero possibile di ascoltatori agli investitori pubblicitari.295 Lemergere di queste necessit trasformano notevolmente la produzione televisiva, che non ha pi la forma del palinsesto ma di un flusso. La nozione di flusso stata sviluppata dallinglese Raymond Williams296 a proposito della televisione americana, riguardo la quale si accennava per la prima volta allidea di un susseguirsi di programmi senza un vero inizio e una fine: il laborioso dosaggio tra generi veniva sostituito da un flusso continuo di brevi sequenze. Si passa da guardare il telegiornale a guardare la televisione.297 In seguito questa nozione diventata una definizione paradigmatica per definire i nuovi modelli comunicativi della televisione. Umberto Eco, nel 1983 ha coniato laltrettanto fortunata definizione di neotelevisione, opposta alla paleotelevisione, per sottolineare le divergenze sostanziali tra questi due modi di concepire lemittenza televisiva.298 possibile riassumere i punti di discontinuit tra paleo e neotv in uno schema (tabella 4):299

paleotelevisione struttura del mercato e della programmazione tv come finestra sul mondo

neotelevisione tv come arena collettiva

funzioni di intrattenimento codici morali ed etici stabili funzioni di potere sapere fondato sullexpertise tv come attivit: pochi guardano molti potere ideologico e manipolatorio ruolo dellaudience spettatori passivi consumo festivo accettazione o rifiuto dei messaggi

codici morali ed etici costruiti negozialmente centralit del sapere quotidiano tv come sapere sociale: ciascuno guarda a tutti potere diffuso e soggettivo spettatori attivi consumo feriale interazione e conversazione con il mezzo

Menduni E., I linguaggi della radio e della televisione, Laterza, Roma-Bari 2002, p. 39 Fumagalli A., Lindustria televisiva e il suo impatto sociale, p. 22 296 Williams R., Television. Technology and cultural form, Fontana, London 1974, tr. it. Televisione. Tecnologia e forma culturale, Editori Riuniti, Roma 2000 297 Menduni E., Televisione e societ italiano 1975-2000, Bompiani, Milano 2002, p. 99 298 Eco U., Sette anni di desiderio, Bompiani, Milano 1983
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294

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Tabella 4 - Paleo e neotelevisione

Il rapporto tra scienza e televisione dunque subisce dei cambiamenti con il passaggio da una televisione di palinsesto a una di flusso. I linguaggi e i registri pedagogici della paleotv fanno spazio allintrattenimento inteso come linguaggio e assistiamo a unibridazione dei patti comunicativi nella divulgazione scientifica che da un lato conserva la missione di accrescere le conoscenze degli spettatori fornendo strumenti concettuali, dallaltra ingloba strategie narrative e di coinvolgimento tipiche dellentertainment. In questa sede si prenderanno in considerazione due tipi di patti comunicativi e la loro configurazione di ruoli e azioni: il patto dellapprendimento e quello dello spettacolo. In entrambi questi patti si trovano i ruoli dello speaker, inteso come colui che legge le notizie o che introduce un dibattito o un filmato, e del conduttore, colui che illustra al pubblico i numeri dello spettacolo, fa presente qualcuno su un palcoscenico. Il partner comunicativo dello speaker o del conduttore solo di rado viene ad avere un ruolo esplicito; anche il pubblico presente in studio non ha funzione di vero e proprio interlocutore, ma la sua funzione si situa o in un contesto di estetica dello spettacolo (ci sono le luci, il palcoscenico, e il pubblico come arredamento dello studio), oppure di messa in scena di una sanzione euforica (il pubblico che applaude). la rappresentazione di un giudizio positivo che diventa metonimia di un pubblico pi vasto. La neotelevisione tende sempre pi a trasformare questo pubblico ornamentale in un pubblico-interlocutore, cos come il presentatore si propone sempre pi come conduttore-intrattenitore che conversa con il pubblico in sala e quello a casa.300

5.5.2 - Il patto dellapprendimento

Il ruolo dello speaker si pu manifestare in figure pi specifiche che prendono in carico compiti e funzioni diverse, data la multiformit che questo patto pu assumere. Linterazione avviene soprattutto sullasse conduttore-pubblico ed per questo che i rituali e i comportamenti riguardano non tanto i rapporti tra personaggi interni al programma quanto soprattutto la relazione che si stabilisce tra schermo e telespettatore. La figura dello

Rielaborazione dello schema presente in Sorice M., Lo specchio magico. Linguaggi, formati, generi, pubblici della televisione italiana, p. 173 300 Fumagalli A., Lindustria televisiva e il suo impatto sociale, in Bettetini G., Braga P., Fumagalli A., Le logiche della televisione, p. 21 93

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speaker in senso stretto quella che si trova nei telegiornali, dove il personaggio assume la veste di trasmettitore di notizie in virt di una aspettativa di responsabilit e seriet professionale. Si pone come testimone quando parla un esperto o assiste a un filmato, accentuando il suo ruolo di tramite tra realt e fruitore, dando un tono di imparzialit e di aderenza al reale: queste immagini mostrano meglio di qualunque discorso, interpelliamo ora lesperto.301 Parole e filmati fungono da attestazione della veridicit delle parole dello speaker oltre che da ponte tra gli argomenti. Un altro ruolo dello speaker pu essere quello di maestro, attraverso il quale maggiormente viene evidenziato il rapporto direttivo con lo spettatore tipico della televisione del monopolio. Questo ruolo caratterizzato da una funzione pedagogica e morale che tradisce preoccupazione per chi sta di fronte. Pu esercitare, inoltre, unaltra funzione, ovvero il coinvolgimento emotivo del fruitore con gli argomenti trattati, che pu arrivare alla costituzione di una sorta di cerimonia, di rito catartico, con espliciti risvolti pedagogici nei confronti del pubblico. Nella funzione del divulgatore scientifico il conduttore esalta la rigorosit e la precisione dellinformatore scientifico: mancanza di accentuazioni espressive del volto, parole misurate, aggettivazione moderata, un modo non appariscente di vestire sono caratteristiche e qualit. Quando il conduttore agisce da moderatore, invece, egli incarna per eccellenza lideale dellimparzialit informativa: moderatore che si pone, anche fisicamente, equidistante tra le parti.302

5.5.3

- Il patto dello spettacolo

Il passaggio fondamentale del progressivo polarizzarsi verso il piano dellintrattenimento della triade reithiana anche nei programmi di divulgazione scientifica si verificato quando le trasmissioni omnibus e quelle enciclopedico-divulgative della paleotelevisione hanno abbandonato il commento dellimmagine in favore di uno stile conversazionale adottato dal conduttore, diventato elemento di personalizzazione. Allinterno della nuova formula delleducare intrattenendo, o viceversa, si assiste a una contrazione dei tempi

De Berti R., Negri A., Signorelli P., Scene di vita quotidiana, in Casetti F., Di Chio F., Tra me e te. Strategie di coinvolgimento dello spettatore nei programmi della neotelevisione, VPT/ERI, Roma 1988, pp. 92-94 302 Ibidem 94

301

con un relativo aumento del ritmo espositivo, e alla focalizzazione degli argomenti trattati solo su alcune aree del sapere come salute, natura e storia contemporanea.303 Libridazione dei generi nella televisione di flusso determina in molti casi la presenza simultanea di elementi del patto dellapprendimento e dello spettacolo. Il conduttorepresentatore pu assumere le caratteristiche di maestro di cerimonie che fornisce le chiavi interpretative per leggere ed unificare i momenti dellazione304, ruolo direttivo nei confronti del pubblico che tende a diventare pi amichevole e solidale, di ospitalit.305 Nel patto dello spettacolo, dunque, il pubblico non viene mai completamente coinvolto ma in qualche modo il presentatore un suo rappresentante, punto di contatto con gli attori coinvolti.

5.5.4

- La fiducia
Negli anni scorsi ci avete accordato la vostra fiducia. Volete farci credito anche questa volta? Enzo Biagi

I patti comunicativi della neotv tendono anzitutto a instaurare un contatto, un tempo della relazione. La proposta, linvito diventano intesa e relazione, allasse dei contenuti viene sostituito lasse dei rapporti personali. In questo senso quello del fruitore non pi considerato un ruolo implicito del processo comunicativo, punto di arrivo obbligato ed automatico, ma viene trascinato nella comunicazione secondo strategie specifiche e non pi trattato come entit collettiva e anonima: il pubblico. Allo spettatore si d del tu, chiamato per nome, direttamente interpellato. C stato dunque un mutamento qualitativo nel rapporto tra schermo e spettatore: da rigida e verticistica questa relazione diventata fluida e confidenziale. Lo spettatore ha spazio, viene evocato, viene chiamato a dialogare in un modello comunicativo che esige presenza e partecipazione. Un tale, progressivo, stravolgimento del rapporto comunicativo tra emittente e fruitore porta anche a una nuova regolazione della relazione fiduciaria che regge la stessa interazione comunicativa.306
Ortoleva P., Di Marco M.T., Luci del teleschermo. Televisione e cultura in Italia, Mondadori-Electa, Milano 2004, pp. 214-215 304 De Berti R., Negri A., Signorelli P., Scene di vita quotidiana, p. 88 305 Ibidem, p. 89 306 Ghislotti S., Di Chio F, Questioni di tempo, questioni di fiducia, in Casetti F., Di Chio F., Tra me e te. Strategie di coinvolgimento dello spettatore nei programmi della neotelevisione, VPT/ERI, Roma 1988, pp. 134-136 95
303

Lazione comunicativa della neotv non pi ingessata entro una serie prevedibile e limitata di effetti: lo spettacolo fa vedere, il patto dellapprendimento fa sapere. Si apre ad una gamma pi vasta di comportamenti e di interazioni che favorisce un nuovo modello in cui cresce la relazione fiduciaria che lega tv e pubblico. La divulgazione scientifica nella neotelevisione ha bisogno di stabilire un patto di veridizione che lega lo spettatore al mezzo che deve essere percepito come credibile, e contemporaneamente deve rispondere alle promesse di intrattenimento che la neotv ha stabilito nel patto dello spettacolo, diffuso in tutto il flusso televisivo.307 Questo processo si articola in due modi: i) la differenza tra sapere e credere che regola la relazione fiduciaria nel patto, ii) il rapporto tra conduttori e pubblico. i) La comunicazione televisiva costituita da un percepire, un sapere e un credere. I vari patti sono diversi tra loro perch accentuano alcuni aspetti di questi elementi. Il patto dello spettacolo ad esempio tende al soddisfacimento percettivo dello spettatore, anche nei generi in cui in apparenza c scambio informativo ma che invece sono finalizzati alla visione di una competizione, come nel quiz. In sintesi il patto dello spettacolo il patto del far vedere. Le trasmissioni di divulgazione e informazione, invece, sottolineano lelemento cognitivo della comunicazione, anche nei casi in cui sembra emergere lelemento percettivo, come nei documentari, ci troviamo davanti a uno scopo eminentemente informativo: la divulgazione risponde allo scopo di far sapere. A queste vocazioni, percettiva e informativa, tipiche della paleotv, si aggiunge un nuovo elemento, che indebolisce il peso dei contenuti in favore della valorizzazione della forma espositiva e delle strategie di

coinvolgimento, ma che rappresenta anche un ampliamento dei mezzi linguistici a disposizione dei produttori di comunicazione scientifica pubblica. La neotv, infatti, amplifica la sfera del credere, per la quale necessario attuare strategie di coinvolgimento, di fiducia. Se la paleotv fondava il suo agire comunicativo su occasioni di evasione e di conoscenza, la neotv punta sulla valorizzazione della comunicazione stessa, del fatto che in corso uninterazione. Nei patti televisivi di vecchia concezione, presenti ancora oggi in alcune regioni del palinsesto, la fiducia veniva accordata in funzione agli elementi di spettacolo e informazione, il credere viene dopo il vedere e il sapere.308 Nei patti neotelevisivi la fiducia passa in

307 308

Ibidem, pp. 136-141 Ibidem 96

primo piano, non pi semplice esito della comunicazione, ma diventa la posta in gioco, il fulcro stesso dellinterazione. Se nella divulgazione scientifica la fiducia viene accordata in base allattendibilit e al modo di presentazione delle conoscenze allinterno del patto di apprendimento, nelle nuove ibridazioni della neotv la fiducia a dare fondamento ai contenuti. Passiamo da una fiducia istituzionale a una personalizzata. La Rai della paleotv trasmetteva autorit e suscitava fiducia nel pubblico in virt del suo peso istituzionale, del suo uso sociale e dellaura sacrale e festiva che lavvolgeva.309 La fiducia era implicita nel patto, a priori. ii) Con lavvento del regime di concorrenza emerge lesigenza di rinnovare il patto di fiducia continuamente a seguito di un consumo sempre meno festivo e sempre pi quotidiano di televisione in cui la proposta di fiducia non viene pi veicolata dallistituzione, caratterizzata da valori e da una storia, ma dai conduttori, che propongono una fiducia personalizzata e che come mediatori rispecchiano sia le istanze di rete che quelle dellaudience. Queste forme personalizzate di fiducia prendono conseguentemente forme diverse: confidenza, familiarit, simpatia, onest, impegno morale, solidit professionale. Non a caso impossibile non associare il concetto di trasmissione televisiva di divulgazione con il volto di Piero Angela. Il fare dei conduttori si associa a uninterazione pattuita, ovvero al ricevimento di un mandato e allassunzione di una competenza. La proposta del mediatore costituisce un invito rivolto allo spettatore che concerne una sua assidua presenza e

partecipazione. Il conduttore, dunque, emette a sua volta un mandato, chiedendo al pubblico di seguirlo, ed ogni conduttore esprime questo invito con alcune categorie modali. Ad esempio, attraverso la costruzione di una relazione fiduciaria tra schermo e fruitore, il mediatore pu operare uno spostamento di competenza ed attribuisce al telespettatore un poter fare.310

309 310

Bettetini G., La conversazione audiovisiva Ghislotti S., Di Chio F, Questioni di tempo, questioni di fiducia, pp. 138-139 97

Capitolo 6 - Divulgazione e ideologia

Le rappresentazioni televisive dipendono dal referente e sono il frutto di modalit linguistiche specifiche che agiscono in unintenzione comunicativa simile allinterazione personale, anche se la struttura nella quale operano impersonale.311 Il referente non pu essere spiegato completamente ma solo negli aspetti che possono essere formulati in relazione al mezzo. Il contesto comunicativo, per il semplice fatto che un costrutto, pu deformare ci che riferito. Il ricevente compie una decodifica del linguaggio iconico, primo passo verso la comprensione e lintegrazione delle nuove conoscenze con quelle di sfondo. Queste ultime, per ottenere una decodifica ottimale, vanno prese in considerazione dallemittente nel corso della formulazione del messaggio. Non va considerata dunque solo la semplificazione, che avviene in ogni passaggio della notizia scientifica a partire da quando levento viene tradotto in linguaggio scientifico, o da quando gli scienziati applicano categorie linguistiche a eventi amorfi.312 Nella divulgazione si delimita il campo in base alle conoscenze di sfondo ipotetiche che forniscono la misura e la porzione di sapere che va semplificata. Il secondo passo la costruzione dellinteresse. Il linguaggio iconico televisivo per eccellenza lo spettacolo, cio un insieme di regole ed esigenze da applicare ai contenuti pi diversi. Le forme dello spettacolo rischiano di deformare la rappresentazione del referente, enfatizzando le parti del discorso che si possono meglio tradurre in discorso televisivo. Le parti televisivamente formulabili sono come ritagliate: ne emerge una concezione globale e unitaria, unimmagine di scienza. In tv prevale una concezione di scienza eccezionale ed ottimistica, che si mostra come una conquista. Vengono tralasciati esperimenti errati, discontinuit nelle discipline e nelle teorie, e vengono sottolineati lindiscutibilit dei risultati, la certezza delle conclusioni, i benefici della tecnica. una rappresentazione ideologica, il cosiddetto scientismo. La rappresentazione televisiva in aperto contrasto con molte ricerche epistemologiche che sottolineano la discontinuit, provvisoriet, correggibilit e non linearit del panorama scientifico, e che evidenziano condizionamenti politici, sociali, di committenza.313 Non esiste pi una scienza realistica, una positivistica, unaltra probabilistica, unaltra ancora che agisce per paradigmi storici, unaltra
Agazzi E., La comunicazione televisiva attraverso il mezzo televisivo, in Bettetini G.F. Grasso A. (a cura di) Lo specchio sporco della televisione, divulgazione scientifica e sport nella cultura televisiva, Fondazione Giovanni Agnelli, Torino 1988 312 Ibidem
311

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popperiana... No: esiste una scienza sola; meglio, la scienza. Le scienze annullano le loro reciproche differenze nellimpatto con la televisione: le annullano in parte mascherandole ideologicamente in tutti i loro tentativi di divulgazione e in parte esplicitando questa neutralizzazione in virt di un effetto che tutto e solo televisivo.314

6.1 - Le rappresentazioni della scienza: Frankenstein o Marie Curie?

La storia recente della percezione pubblica della scienza il risultato di eventi di grande impatto internazionale: gli anni Settanta conoscono unimpennata di interesse generato tanto dalla conquista dello spazio quanto dal clamore suscitato dai primi trapianti di cuore. Lentusiasmo di spegne, trasformandosi in disimpegno e in calo della domanda di informazione scientifica a seguito di impatti traumatici come la catastrofe di Chernobyl e la sciagura aerospaziale della navetta Challenger.315 Oggi londa della fiducia torna complessivamente a crescere, insieme con il desiderio di approfondimento, nonostante il caso della mucca pazza e le inquietudini sulluso delle biotecnologie in campo agroalimentare. Gli scienziati vengono di nuovo auspicati come portatori disinteressati di progresso collettivo316 anche se lalone positivo che circonda la figura del ricercatore pu essere frutto di disinformazione: spesso la scienza percepita come attivit nobile ma esclusivamente filantropica, oppure lattenzione viene catalizzata esclusivamente dalla medicina vista come scienza pi importante o come scienza tout court attraverso una sorta di sineddoche per la quale la medicina diventa la scienza, questultima la tecnologia.317 La percentuale di persone che nutre un atteggiamento di critica consapevole nei confronti della scienza corrisponde al 10% della popolazione, mentre coloro che ne hanno una visione acritica e fideistica si attestano al 42%.318 In effetti lincremento della domanda di informazione scientifica ha come contraltare il successo delle pubblicazioni astrologiche319 e lalto tasso di ignoranza su argomenti cruciali, che non risparmia neanche i fruitori
Ibidem Bettetini G.F. Grasso A. (a cura di), Lo specchio sporco della televisione, divulgazione scientifica e sport nella cultura televisiva 315 Braga P., La divulgazione scientifica in televisione, p. 179. 316 Cerroni A. et al., Biotecnologia e opinione pubblica. Una ricerca sulla percezione della scienza in Italia, Sociologia e Ricerca Sociale, n.67, 2002, p. 137 317 Bucchi M., I rischi della scienza in piazza, Zadig, www.zadig.it, 8 febbraio 2003 318 Neresini F., Bucchi M., Pellegrini G., Biotecnologie e opinione pubblica in Italia, Fondazione BassettiPoster, www.fondazionebassetti.org, 2002, p. 8
314 313

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abituali di divulgazione, di cui il 30% ritiene che i pomodori non contengano geni, e questi ultimi vengono considerati come tipici dei soli ortaggi geneticamente modificati.320 Lemergere di tematiche controverse legate alle biotecnologie senza dubbio sta in ogni caso diffondendo unombra di diffidenza nella percezione pubblica della scienza.321 Limmaginario popolare dominato da una cosmologia ingenua di tipo organicistico e statico, in cui la natura pensata come una Grande Madre, in tutto buona, generosa, perfetta e delicata: dimensione di purezza minacciata dalla barbarie biotecnologia. unontologia ingenua che contrappone radicalmente quanto naturale a quanto artificiale.322 In sintesi convivono le immagini dello scienziato risolutore di problemi dellumanit e quello trascinato da intenzioni prometeiche: Marie Curie e Frankenstein si alternano nellimmaginario collettivo.323 Le rappresentazioni televisive, inoltre, instaurano patti di complicit molto forti che si consumano allinterno di una sacralit e di una ritualit che concorrono a generare una neutralizzazione delle differenze epistemologiche e ideologiche della scienza, verso una sua enfatizzazione acritica.

6.1.1 - Scienza e fiction il caso di dire che le immagini della scienza nei programmi di divulgazione spesso convivono con quelle trasmesse da testi di fiction. Queste immagini sono il prodotto di processi di naturalizzazione, ovvero di creazione mediante ricostruzioni realistiche di un alone di accuratezza solo superficiale che tradisce unimmagine scevra delle differenze che caratterizzano le scienze.
Fictional film naturalizes both accurate and inaccurate science by presenting both as natural via a perceptually realistic framework. [Kirby324 2003: 261]

Ci si aggiunge alle note ricerche effettuate negli Stati Uniti da George Gerbner e dai suoi collaboratori secondo le quali tutte le rappresentazioni televisive sono fuorvianti. Ad
319

Andrea Riveccio in Scienza e mass media a cura di Giovanni Giovannini e Maria Pia Rossignaud, www.ossevatoriotuttimedia.org, stima che la cifra spesa per acquistare pubblicazioni di astrologia ammonti nel 1999 a 100 miliardi di lire, contro i 70 relativi alleditoria scientifica 320 Neresini F., Bucchi M., Pellegrini G., Biotecnologie e opinione pubblica in Italia, p. 6 321 Cerroni A. et al., Biotecnologia e opinione pubblica. Una ricerca sulla percezione della scienza in Italia, p. 137 322 Braga P., La divulgazione scientifica in televisione, p. 180 323 Ibidem, p. 181 324 Kirby D.A., Scientists on the set: science consultants and the communication of science in visual fiction, Public Understanding of Science, 12, 2003, p. 261 100

esempio la percentuale delle minoranze etniche viene rappresentata nei programmi di fiction in unincidenza minore di quella che si presenta nella realt.325 Allo stesso modo la rappresentazione della scienza viene deformata326 soprattutto nei film e nella serialit del prime time che offrono una rappresentazione dello scienziato come di un individuo folle, pericoloso e incontrollabile: la categoria che in televisione pi spesso ricorre allomicidio,327 anche se bisogna notare che la frequenza di delitti nella finzione televisiva dieci volte superiore di quella che si verifica nella realt.328 Non sempre la rappresentazione televisiva della scienza in grado di dare una risposta chiara e netta alle esigenze del pubblico, come accaduto per il caso Di Bella, esempio eloquente di come si possano innescare attriti irreparabili tra scienza e televisione quando questultima convocata durgenza nellarena mediatica su un punto nevralgico senza troppe certezze. La scienza vede minacciato il suo peso veridittivo, compressa nei modi e nei tempi televisivi che infrangono metodologie e autorit, mentre la televisione, permeabile a ogni forma di scostamento dalla norma, d voce e visibilit a chi si pone ex grege.329 In assenza di un punto di vista abbastanza ampio per contestualizzare la situazione, lo scontro televisivo esplode senza lasciare una risposta sicura nello spettatore. La difficolt di distinguere immagini e rappresentazioni della scienza costruite e veicolate dalla fiction da quelle usate nella divulgazione deriva dal fatto che film e serial presentano la scienza con diversi gradi di realismo senza avere alcun obbligo di accuratezza, la quale invece il mezzo e il fine della divulgazione scientifica. La fiction deve rispondere solo a criteri di plausibilit: lidea centrale di Jurassic Park di Michael Crichton, ovvero la possibilit di ricostruire un organismo nella sua interezza attraverso il DNA contenuto in gene isolato, va considerato come assolutamente plausibile in relazione alle conoscenze della biologia del periodo. Come in effetti era plausibile Frankenstein nel periodo della sua realizzazione.330 Il rapporto tra immaginario cinematografico e percezione dellimmagine dello scienziato complesso. Antonella Testa sostiene che il cinema biografico rappresenta gli scienziati

Pratkanis A.R., Aronson E., Let della propaganda. Usi e abusi quotidiani della persuasione, il Mulino, Bologna 1996 (2003), p. 140 326 Gerbner G., Science on television: how it affects public conceptions, Issues in Science and Technology, 3, 1987, pp. 109-115 327 Evans W., Science and reason in film and television, Skeptical Inquirer, 20, 1996, p. 58 328 Pratkanis A.R., Aronson E., Let della propaganda. Usi e abusi quotidiani della persuasione, p. 115 329 Braga P., La divulgazione scientifica in televisione, p. 182 330 Rose C., How to teach biology using the movie science of cloning people, resurrecting the dead, and combining flies and humans, Public Understanding of Science 12, 2003, p. 292 101

325

come degli eroi, mentre Jacques Jouhaneau e Alexis Martinet dopo aver analizzato oltre tremila film concludono che pi la figura dello scienziato realistica, pi la sua rappresentazione positiva.331 Michael Crichton, autore del romanzo Jourassic Park, divenuto un fortunato blockbuster, sostiene che quella dello scienziato unimmagine distorta dalla fiction, ma tutte le professioni sono trattate allo stesso modo: nei film gli avvocati sono senza scrupoli, i politici corrotti, i poliziotti degli psicopatici, gli uomini daffari dei filibustieri.332 La rappresentazione cinematografica dello scienziato cambia col passare del tempo: se ne La mosca di David Cronenberg lo scienziato vive volontariamente isolato dal mondo ma ha bisogno di una giornalista che documenti le sue scoperte, in The day after tomorrow cerca in tutti i modi di farsi ascoltare dallopinione pubblica, dalla politica e dal mondo.333 Ci sono inoltre numerose linee di continuit, come ad esempio la quantit di film che si basano sullo scienziato che perde il controllo del proprio sapere, da Frankenstein ai giorni nostri. Il rapporto tra scienziato e societ muta nel tempo: se in numerosi film come ad esempio Lisola del dottor Moreau lo scienziato barricato in unenclave inespugnabile dal mondo reale, oggi lavora sempre pi spesso in un quipe e non mai lunico artefice degli eventi.334

6.2 - Immagini televisive della scienza

Jochen Pade e Klaus Schlupmann sostengono che i programmi di divulgazione scientifica in televisione non forniscono conoscenza scientifica adeguata al pubblico, n servono come orientamento sociale circa limportanza della scienza. Le trasmissioni di divulgazione non rappresentano la scienza o il suo impatto sociale, ma forniscono rappresentazioni che possono essere formulate in linguaggio televisivo, costituendo soltanto una sorta di canale per le pubbliche relazioni della scienza. Ad esempio le scienze naturali sembrano trovare la loro traducibilit in termini televisivi soltanto con la spettacolarit dei documentari, o con ricostruzioni storiche sulla vita di singoli scienziati. La rappresentazione degli scienziati in tv sembra corrispondere a rigidi stereotipi, quasi ad
331 332

Merzagora M., Scienziati di celluloide, Quark, 62, 2006, p. 61 Ibidem, p. 63 333 Ibidem, p. 65 334 Ibidem, p. 66 102

un identikit: sesso maschile, individualista e responsabile del progresso scientifico, senza contare che deve necessariamente occupare una posizione di leadership. Il lavoro degli scienziati presentato come top research, cruciale per il progresso, innovativo, anche se ci sembra pi che altro essere dato per scontato. Per quanto riguarda i programmi di intrattenimento, essi tendono a presentare unimmagine stereotipata della scienza percepita come magica, pericolosa e in mano ad anziani in camice: gli scienziati pazzi.335 Limpossibilit di interazione diretta col fruitore tipica dello scambio comunicativo televisivo dovrebbe indurre i produttori di programmi a incrementare la comprensibilit della presentazione dato che spesso la divulgazione si limita ad un uso improprio di analogie mutuate dal senso comune per spiegare eventi complessi, e spesso sono consentiti grossolani errori in nome della semplificazione. I programmi con una vocazione pi elitaria tendono a presentare gli eventi scientifici in modo accurato, mentre quelli che rincorrono un pubblico non di nicchia giocano spesso la carta della spettacolarit, creando un legame emotivo col fruitore anche attraverso luso del commento musicale. Secondo le ricerche dei due studiosi limmagine televisiva della scienza e dello scienziato sembra datata e troppo elementare ed emerge una concezione romantica del ricercatore: genio solitario, bizzarro e incomprensibile. Inoltre la scienza appare come una verit assoluta e univoca, capace di fornire una risposta ad ogni problema. La concezione televisiva che vede luniverso scientifico come unitario e consensuale impedisce che emergano posizioni personali su questioni scientifiche, ci fa emergere un atteggiamento acritico verso la scienza e un clima di silenziosa complicit tra giornalista ed esperto; emblematica, a tal senso, la pratica usata nelledutainment in cui luno completa la frase dellaltro e viceversa.336

6.3 - Ideologie della scienza in Tv

Quando la scienza in tv prende la forma dei programmi di divulgazione si ha limpressione che la sua declinazione in un contesto unitario e ad hoc abbia come prima conseguenza quella di conferirle unideologia. Se linformazione scientifica una forma trasversale ai generi che come argilla si conforma ai contenitori che la ospitano e che
Holbrook. J.B., The role of Science Teacher Associations in promoting the popularisation of science through nonformal means, in Cheng Kai Ming, Leung Kam Chong (a cura di), Popularization of science and technology, University of Hong Kong/Unesco, Parigi 1989
335

103

hanno bisogno di sottolinearne solo alcuni aspetti in una sorta di camaleontismo funzionale, la scienza nella sua sede televisivamente istituzionale favorisce una concezione astratta, disincarnata e storicamente decontestualizzata della scienza, in definitiva succube del mito illuministico.337 Questa sorta di peccato originale338 non si avverte tanto nella mancanza della rappresentazione della scienza come successione di tentativi condotti da soggetti diversi al fine di accrescere le potenzialit umane, che invece un topos di questi programmi soprattutto quelli che fanno uso di docudrama, ma nella lettura degli eventi a posteriori, che guarda alla prova a partire dal suo esito e in funzione di esso.339 Il metodo totalmente assente dalla rappresentazione televisiva: se per scienza sintende una prassi intellettuale che elabora modelli interpretativi del reale e li sottopone a verifiche empiriche misurabili e ripetibili affinch la comunit degli scienziati possa disporre di dati confrontabili, di questo non v traccia in tv. La confusione maggiore quella tra scienza e tecnologia, il rapporto tra le quali non sempre percepito nel modo giusto. La tv tende a enfatizzare le applicazioni tecnologiche alle speculazioni teoriche, e questo secondo Eco ha qualcosa di magico: lenfasi per la tecnologia tradisce la presunzione di voler passare da una causa a un effetto senza passare per gli stadi intermedi.340 In alcuni programmi infatti impossibile discernere medicina e fitness. Nella divulgazione c grossa confusione tra scienza e tecnologia. La prima andrebbe vista come conoscenza, come la filosofia che cerca di rispondere alle antiche domande dellumanit: lorigine della vita, della materia, la seconda invece come proiezione industriale, economica e politica della prima, anche se i due concetti tendono a intrecciarsi. La differenza cruciale che la scienza non deve essere messa al servizio di qualcosa, ma essere libera di ricercare e produrre conoscenza, cos come larte, la filosofia, la letteratura, la musica. Il risultato della ricerca rischia per di essere distorto nel momento in cui viene riformulato in linguaggio televisivo, nel tentativo di strumentalizzare la scienza per confermare le idee o ideologie del divulgatore. Lapproccio da adottare, dunque, di scetticismo nei confronti degli apporti pi moderni della ricerca, che non vanno considerati

Pade J., Schlpmann K., Science on television, alternating between elitism and levelling, Public Communication of Science and Technology Conference, Berlino, 17-19 Settembre 1998 337 Braga P., La divulgazione scientifica in televisione, p. 184 338 Ibidem 339 Ibidem, p 185 340 Eco U., Il mago e lo scienziato, La Repubblica, 10 novembre 2002 104

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come verit ma conoscenze. Infatti la scienza produce dei sistemi di conoscenze non soggettive, n oggettive, ma intersoggettive, condivisibili da tutti.341 Una delle cause della confusione che esiste tra scienza e tecnologia deriva dalle rappresentazioni della ricerca nella fiction soprattutto televisiva e cinematografica: lo scienziato folle che detiene verit assolute. La scienza invece il contrario delle certezze, lelogio del dubbio342 mentre la tecnologia lamplificazione del gesto umano, con tutte le sue implicazioni. Secondo Angela il problema principale della divulgazione che vuole raggiungere grandi platee televisive quello di arrivare non solo a persone che per livello educativo sono spontaneamente interessate alla scienza ma anche a coloro che hanno nella televisione lunico aggancio culturale col loro tempo: il divulgatore, oltre a veicolare informazioni tecnico-scientifiche, chiamato a diffondere una mentalit scientifica, di razionalit. Analizzare limpostazione ideologica delle trasmissioni di divulgazione daiuto nel delineare il panorama del broadcasting italiano in fatto di comunicazione scientifica. Le visioni della scienza che fanno da sfondo alla divulgazione possono essere riassunte in tre atteggiamenti ideologici totalizzanti e onnicomprensivi.343 i) La prima concezione legge la scienza in funzione al ruolo delluomo nel mondo. In questo caso il sapere scientifico concepito come un insieme di certezze incontrovertibili, anche se deve essere relativizzato ai valori che lo trascendono.344 Questa rappresentazione si colloca pi che nellambito umanistico in quello ambientalista e animalista e definisce il ruolo delluomo a partire da quello di scienza, tecnica, natura.345 ii) La seconda concezione quella positivistica e assolutistica ed presente nella trasmissioni che propongono una descrizione minuziosa dei fenomeni che si basa su unistanza metafisica inespressa, secondo la quale la scienza si autolegittima come strumento di conoscenza e di emancipazione.346 Questo punto di vista animava trasmissioni tipiche della seconda serata della paleotelevisione come Orizzonti della Scienza e della Tecnica.347
Angela P., La divulgazione scientifica in televisione, p. 511-516 Ibidem 343 Braga P., La divulgazione scientifica in televisione, p. 186 344 Bettetini G., Lo specchio sporco della televisione. Fra scienza e sport, in Bettetini G., Grasso A., Lo specchio sporco della televisione. Divulgazione scientifica e sport, Fondazione Agnelli, Torino, 1988, p. 13 345 Braga P., La divulgazione scientifica in televisione, p. 186 346 Bettetini G., Lo specchio sporco della televisione. Fra scienza e sport, p. 13 347 Programma Nazionale, 1958, seconda serata
342 341

105

iii) Il terzo approccio ideologico in realt sotteso a entrambi i precedenti dato che agisce come comune denominatore dei programmi di divulgazione e suggerisce una visione in cui ricerca, ambiente, uomo e natura sono legati da un connessionismo di fondo di stampo cibernetico-evoluzionista-funzionalista348 in cui i rapporti differiscono solo per la scala dimensionale su cui sono posti e natura e cultura procedono di pari passo: in alcuni programmi non viene specificato che lespressione cultura delle orche sia da considerarsi dal punto di vista etologico (comportamento acquisito per imprinting) o come una rappresentazione umanizzata del comportamento animale.349

348 349

Braga P., La divulgazione scientifica in televisione, p. 186 Ibidem 106

Capitolo 7 - Divulgazione e narrazione

Traduzione e narrazione sembrano essere le due vie che la divulgazione pu intraprendere. Labilit del divulgatore risiede allora nella capacit di individuare lessenza del testo che vuole tradurre da un sistema di pratiche espressive specializzate a quelle di senso comune, per questo la divulgazione dovrebbe tendere a una traduzione pi mirata che fedele.350 In altri casi il divulgatore sceglie di rappresentare il discorso scientifico in forma narrativa. Ci implica sia la rappresentazione dei fatti che la finalizzazione del contenuto ad ununica trama coerente. Il divulgatore affronta la scienza come materia di affabulazione, con motivi, trame, topoi, ruoli e funzioni e ne cava fabulae sempre diverse, intrecci personali, personaggi caricati di un ethos storico e psicologico inevitabilmente immerso in una certa societ.351 Da un punto di vista televisivo la rappresentazione narrativa della scienza, oltre a trasmettere una visione ideologica, perch unitaria, della scienza, influenzata a pi livelli dal suo autore-divulgatore che consapevolmente usa modalit espressive proprie dello storytelling, per cui si pu arrivare ad affermare che la divulgazione televisiva sempre e comunque science-fiction.352 Per quanto riguarda la via della traduzione loperazione dellattribuzione di senso parziale e ambigua, per questo Fayard parla di una missione impossibile.353 Questa

difficolt nella traduzione risiede non nel passaggio dei termini specialistici da un sottocodice a un altro ma nella trasposizione dei concetti da un contesto linguistico e sociale allaltro,354 nella relazione tra mondi e concettualizzazioni diversi.355 Spesso, infatti, termini di uso comune vengono usati in testi specialistici con un significato specifico mentre sono polisemici e di uso generico in un contesto quotidiano.356 Mentre per alcuni, dunque, la narrazione uno stile di divulgazione che si contrappone alla traduzione da codici specialistici in linguaggio televisivo e in quanto stile non pregiudica una qualificazione significativa del contenuto che pu in entrambi i casi essere inserito in una strategia comunicativa sia inferenziale ed esplicativa che retorica e
Agazzi E., Epistemologia e informazione, in G. Bettetini (a cura di) Il tempo delluomo nella societ della tecnica, La Biennale di Venezia/ERI, Venezia 1983 351 Grasso A., Il demone della divulgazione, p. 66 352 Ibidem 353 Fayard P., La communication scientifique publique. De la vulgarisation la mdiatisation, Chronique Social, Lyon 1988 354 Shinn T., Whitley R, (a cura di) Expository science 355 Eco U., Lector in fabula, Bompiani, Milano 1979 356 Verdanega A., I linguaggi della divulgazione, in Cannav L. (a cura di) La scienza in tv: dalla divulgazione alla comunicazione scientifica pubblica, VQPT/Eri, Roma 1995, pp. 126-127 107
350

persuasiva (figura 8357), per altri invece nessuna forma di rappresentazione della realt pu fare a meno dello storytelling. Questo vale sia nei casi in cui si tratta di documentazione della realt,358 come ad esempio nellinformazione scientifica, sia nel caso di rielaborazioni narrative come il docudrama che propone interpretazioni degli aspetti non documentabili che circondano un evento. Daltro canto noto che la realt televisiva ha da tempo manifestato la sua vocazione autoreferenziale che tende a sostituire lo spettacolo della realt con la realt dello spettacolo359 rendendo sempre pi esile il filo tra realt e rappresentazione. Dunque la riformulazione della realt in televisione prende inevitabilmente una forma narrativa: questa narrativizzazione dei contenuti muove dalla natura orale del discorso televisivo e dalla sua funzione affabulatoria che crea un alone di familiarit e vicinanza.360 Queste tipologie di rappresentazione acquistano una dimensione collettiva dal momento che una delle caratteristiche peculiari del discorso televisivo la sua natura bardica che si manifesta nella narrazione dei valori di un patrimonio culturale comune e delle gesta di una comunit, nonch nella registrazione degli eventi significativi.361

Divulgazione / Narrazione / Inferenziale Esplicativa \ \ Traduzione / \ Inferenziale Esplicativa

Retorico Persuasiva

Figura 8 - La divulgazione tra traduzione e narrazione

Lutilizzo della narrazione come forma divulgativa consente di rendere intellegibili i fatti ed evidenziare nessi eziologici. Lo storytelling si dimostra una pratica interpretativa efficiente nel comprendere e diffondere conoscenza, in particolare il formato attraverso il
La figura la semplificazione grafica di una tassonomia presente in Verdanega A., I linguaggi della divulgazione, p. 142 358 Giomi E., Limiti e potenzialit della fiction italiana 359 Debord G., La societ dello spettacolo, Baldini & Castoldi, Milano 1997 360 Casetti F., Di Chio F., Analisi della televisione: strumenti, metodi e pratiche di ricerca, Bompiani, Milano 1998 361 Il concetto di funzione bardica stato introdotto da Fiske J., Hartley J., Reading television, Routledge, London 1978 e rielaborato da Casetti F., Di Chio F., Analisi della televisione: strumenti, metodi e pratiche di ricerca 108
357

quale la conoscenza scientifica viene messa a disposizione di un pubblico non specialistico. 7.1 - Sapere scientifico e sapere narrativo

La scienza un sottoinsieme della conoscenza caratterizzato dalla condivisione di un metodo e di un linguaggio pertinente da parte di una comunit che garantisce losservabilit dei fenomeni.362 In altri tipi di conoscenza, invece, vigono altri criteri come la giustizia, la bellezza, lefficienza tecnica, come ad esempio nel sapere tradizionale, il mondo della doxa.363 Questi tipi di conoscenza vengono trasmessi in una forma narrativa, che pu avere una funzione formativa nella legittimazione di modelli positivi attraverso, ad esempio, i miti, o in forme denotative pi complesse. Il sapere scientifico necessita di una legittimazione del gruppo dei pari e che questo condivida metodo e linguaggio in quanto la conoscenza scientifica si sviluppa attraverso una dialettica simmetrica di prove e confutazioni,364 con lunica eccezione delle trasmissioni di sapere didattico.365 Il sapere scientifico denotativo e laccettabilit degli enunciati coincide con il valore di verit, comunque non oggettivo, ma limitato agli enunciati stessi. Sapere scientifico e sapere narrativo, dunque, sono estremamente diversi nella forma e nella sostanza, ma si intrecciano nei casi in cui il mondo della scienza sente la necessit di partecipare al dibattito pubblico o di esternare concetti e teorie alla societ,366 anche se i criteri di valutazione applicati dalluno e dallaltro sono incomparabili. Infatti, se il sapere scientifico legittimato dal metodo e dalla pertinenza del linguaggio, quello narrativo legittimato dalla pratica: se il consenso della comunit scientifica si ottiene attraverso enunciati veri relativamente a metodo e linguaggio, nel sapere narrativo il senso comune stabilisce ci che giusto in nome del progresso, visto come accumulazione di sapere, non solo scientifico.367 dunque impossibile pensare che, come in un sistema di vasi comunicanti, si possa trasferire il sapere scientifico in forma narrativa senza le perdite di significato causate sia da manipolazioni e distorsioni che da riformulazioni accurate di concetti generali o descrizioni specifiche in linguaggi non
362 363

Lyotard J.F., La condizione postmoderna, Feltrinelli, Milano 1981, p. 38 Ibidem, p. 39 364 Ibidem, p. 47 365 Ibidem, p. 49 366 Ibidem 367 Ibidem, pp. 51, 57 109

scientifici: lamentarsi della perdita di senso nella postmodernit significa lasciarsi prendere dalla nostalgia.368

7.2 - Scienza e narrazione

Le caratteristiche della rappresentazione della scienza in tv, gi individuate da Cannav nella spettacolarizzazione e la personalizzazione degli eventi scientifici e delle trasmissioni televisive,369 sono state trattate da Roger Silverstone370 sottolineando le interazioni tra ruoli sociali diversi e limpossibilit di indirizzare la comunicazione della scienza a un pubblico identificabile con chiarezza. La conoscenza subisce un processo di costruzione a cui concorrono diversi fattori tra cui il sistema educativo, quello politico, economico e culturale e, al suo interno, il sistema dei media. I media, ed in particolare la televisione si occupano dei contenuti pi eterogenei adeguandoli al loro formato. La scienza rientra tra questi contenuti e, nonostante lamenti che la sua rappresentazione sia inadeguata sia in termini di spazio che dal punto di vista dellappropriatezza del linguaggio, Silverstone osserva che la scienza entra in televisione non solo per derimere controversie che interessano la collettivit, come dimostrato dai numerosi studi su questo argomento,371 ma come estensione della visione dominante372 in forma narrativa. Come si visto solitamente viene data una rappresentazione positivistica della scienza, di forza, della razionalit delluomo che tende al progresso, ma quando la scienza largomento centrale dellagenda la sua rappresentazione allinterno di un frame narrativo pu farle perdere i contorni definiti e rassicuranti delle ideologie della divulgazione per ammantarsi di incertezza e paura. Dunque la narrazione un elemento essenziale della comunicazione televisiva e dei media in genere ed impossibile che i contenuti che vengono inseriti in cornici narrative non vadano incontro a una perdita di significato. La formulazione televisiva del racconto scientifico solo lultima di numerose manipolazioni, dato che sono molti i passaggi comunicativi tra levento e la sua rappresentazione televisiva che contribuiscono alla connotazione ideologica del
Ibidem, p. 51 Cfr. paragrafo 2.1.1 370 Silverstone R., Communicating science to the public, Science Technology & Human Values, vol. 16, 1991 371 Ad esempio: Bucchi M., Vino, alghe e mucche pazze: la rappresentazione televisiva delle situazioni a rischio, Rai/Eri, Roma 1999, circa la rappresentazione mediatica delle situazioni di rischio, ad esempio i casi del metanolo e della mucca pazza 372 Hilgartner S., The dominant view of popularisation, p. 520
369 368

110

messaggio. Inoltre il discorso scientifico caratterizzato da strategie retoriche nella sua presentazione e gli scritti scientifici spesso possono essere letti come il racconto di un eroe spersonalizzato che viene investito dallautorit conferitagli dai riferimenti bilbliografici dei suoi articoli.373 Dunque anche la scienza non rinuncia a forme di narrativizzazione, le quali non sono dovute solo allutilizzo del mezzo televisivo ma anche alla dialettica allinterno del discorso scientifico tra conoscenza mitica e mimetica, e spesso queste forme narrative forniscono rappresentazioni connotate ideologicamente e fuorvianti. Secondo alcuni, ad esempio, il paper scientifico un artefatto letterario con una struttura rigida, uno stile espositivo convenzionale, una strategia narrativa codificata ed caratterizzato da una forma empirista e induttivista che pu nascondere o rappresentare erroneamente il processo che sta dietro alla sua redazione.374 Ci sarebbe dovuto sostanzialmente a una funzione sociale dellarticolo scientifico che punta a dare limpressione che i risultati presentati non siano la ricerca di una legittimazione scientifica di opinioni: in altre parole si attuano strategie comunicative impersonali e rigidamente induttiviste per preservarsi da critiche e ridurre le controversie.375

7.3 - Mito e mimesi

La cultura simbolica di un gruppo sociale basata prevalentemente su un sistema di valori che contiene i principi delle culture orali preservate nelle forme narrative pi semplici. La narrativa mitica dunque caratterizzata da grande riconoscibilit e da sue due dimensioni: larchetipo delleroe e la struttura logica di categorie concrete, basi empiriche delle narrazioni. Le forme narrative mitiche sono profondamente radicate nella cultura e hanno allo stesso tempo una forte valenza interculturale, e ci avviene nonostante la pretesa, implicita o esplicita, di presentare i fatti in maniera obiettiva e neutrale. La presentazione di materiale fattuale in uno schema interamente identificato con la fantasia e la finzione ha ripercussioni molto importanti per capire il ruolo delle trasmissioni televisive che parlano di scienza e il grado di comprensione del pubblico. Per quanto riguarda le categorie logiche dei sistemi simbolici mitici Roger Silverstone376 nota che il
Lyotard J.F., La condizione postmoderna, p. 51 Curtis R., Narrative form and narrative force. Baconian story-telling in popular science, Social Studies of Science, 24, 3, 1994, p. 423 375 Watkins J.W.N., Confession is good for ideas, in Edge D. (a cura di) Experiment, BBC, London 1964, pp. 64-70, nota 2 376 Silverstone R., Media, myth and narrative, Sage, London 1988
374 373

111

processo di classificazione procede per opposizioni: natura e cultura, vita e morte, umano e non umano. Il codice dominante quello in cui la purezza della natura contrasta con la cultura, o al contrario come avviene in laboratorio, dove la cultura domina lintrusione della natura. La narrativa mimetica parallela a quella mitica ed basata sulla logica e largomentazione: una dimensione che pretende di condurre per mano lo spettatore verso la realt, con gli strumenti della retorica classica. Mentre per la narrazione mitica lo spettatore chiamato a vestire i panni delleroe, nella narrazione mimetica si fa appello alle sue qualit razionali di giudizio. Lelemento mimetico emerge dalla rappresentazione della scienza in televisione sia attraverso limmagine che garantisce la fedelt al mondo percepito di cui abbiamo esperienza, sia dalle forme del commento. Ogni immagine il risultato di una selezione tra un insieme infinito di immagini, e il commento la parte seduttiva e persuasiva del testo. I programmi tv non sono atti locutivi, ma perlocutivi: non vi si ravvisa soltanto una produzione di senso relativa al riferimento, ma anche lintenzione di persuadere, convincere o dissuadere. Dunque possibile concludere che la narrazione mimetica si basa su rappresentazione, letteralit, chiarezza, informazione, argomentazione; mentre quella mitica caratterizzata da drammatizzazione, fantasia, potere, intrattenimento, storia.377 I temi che riguardano la scienza, lambiente e la medicina sono radicati nella cultura simbolica e nella vita di tutti i giorni: la dialettica tra scienza e senso comune, discorso specialistico e generico, scrittura e oralit, narrazione e rappresentazione viene espressa da questo modello che mostra le interazioni tra i due livelli di conoscenza:

Figura 9 - Punti di contatto tra narrazione mitica e mimetica

La televisione pu essere considerata la moderna espressione del mito, perch rappresenta tutte le caratteristiche del racconto mitico in termini di episodicit, frammentariet, radicamento nel sistema valoriale di una cultura. In altre parole i mezzi di comunicazione di massa rappresentano una seconda oralit, risultato di compromesso
377

Silverstone, R., Narrative strategies in television science, Media, Culture and Society, vol. 6, 1984 112

dellillusione di realt creata dalla tecnologia audiovisiva e quindi essenzialmente orale, in una cultura basata sulla scrittura.378

7.3.1 - Dimensione agonistica della narrazione della scienza

Come detto in precedenza i testi televisivi nella riflessione di Silverstone possiedono tre dimensioni fondamentali: la struttura narrativa, lapparato retorico, lo status ideologico. Ognuna di queste dimensioni ha una propria proiezione agonistica. Infatti a livello narrativo c una dimensione agonistica in relazione alla scelta di un linguaggio rispetto ad altri e allinterno del linguaggio stesso. La televisione media non solo tra gli emittenti e il loro pubblico, ma anche tra differenti discorsi: mitico e mimetico sono le rappresentazioni simboliche di questi discorsi e qualsiasi testo televisivo sempre in bilico tra le due narrazioni. Questi due elementi sono in rapporto costante: senso comune e conoscenza quotidiana, ad esempio, non sono in rapporto diretto soltanto con il campo delle emozioni ma anche con quelli dellimmaginario e dellesperienza, mentre la conoscenza scientifica non esclusivamente razionale ma usa rappresentazioni, logiche narrative e semplificazioni concettuali e linguistiche. La dimensione narrativa di una trasmissione non ha una relazione necessaria con il mondo cui si riferisce: la relazione meramente sufficiente poich il racconto televisivo gode di unautonomia pressoch totale dal referente. La narrazione il prodotto di un lavoro di produzione estetica e di senso attraverso lapplicazione di norme e convenzioni che, se detenute anche dal fruitore, consentono i processi di codifica e decodifica. Ad esempio i documentari naturalistici invitano lo spettatore ad interpretare il contesto ed il messaggio in un certo modo. La produzione di un testo audiovisivo esclude altre griglie di lettura e la formulazione delle immagini e delle parole in linguaggio televisivo fa aumentare la distanza tra referente e rappresentazione. Questo rapporto nasce come selezione della realt e si trasforma allinterno del contesto in una funzione narrativa. Ogni programma il risultato della negoziazione tra elementi mitici e mimetici, ed necessariamente orientata verso uno degli estremi del continuum, ma luso della forma narrativa ineludibile e i suoi elementi

378

Ong, W., Oralit e scrittura, il Mulino, Bologna 1982 113

retorici e ideologici influenzano indiscutibilmente la produzione, la ricezione e la negoziazione dei significati.379

7.4 - Gli iconolatri di Bisanzio

La concezione che la televisione sia lo specchio della realt capace di imitare fedelmente il mondo da considerarsi alla luce delle ricerche attuali una visione ingenua. La

mediazione tecnica e umana nella produzione televisiva provoca un allontanamento dalla realt perch la componente autorale sempre uninterpretazione.380 A tal proposito Baudrillard afferma che la televisione agisce come gli iconolatri di Bisanzio: mentre cercano di rappresentare la grandezza di dio, dio scompare dalla rappresentazione. La realt, ovvero il mondo delle apparenze che sono le tracce del delitto compiuto nei confronti della realt, nella simulazione finisce di esistere.381 Paradossalmente le rappresentazioni televisive per apparire verosimili hanno bisogno, pi che di un rapporto mimetico con la realt, di una loro coerenza interna.382 La realt rappresentata non rimane per chiusa allinterno della scatola magica ma deborda fuori dalla cornice influenzando la realt in processi di negoziazione che possono essere guidati da una sorta di sceneggiatura invisibile che guida i comportamenti secondo modelli e automatismi che discendono dalle rappresentazioni stesse.383 Secondo Feyles la colonizzazione della realt da parte della sua rappresentazione televisiva avviene su quattro livelli: linguaggio, retorica, agenda setting, produzione di modelli ed esempi della realt. Per quanto riguarda il rapporto tra scienza e televisione possibile affermare che anche il linguaggio scientifico, gli artifici attraverso i quali viene veicolata unimmagine ideologica della scienza, le dinamiche di selezione degli argomenti scientifici che giungono alla ribalta del discorso pubblico e linfluenza delle rappresentazioni di fiction sulla percezione della ricerca scientifica fanno parte dei processi di negoziazione tra la scienza e la sua rappresentazione televisiva.

379

Silverstone R., The agonistic narratives of television science, in Silverstone R. (a cura di) Documentary and the mass media, Edward Arnold, London 1986 380 Feyles G., La televisione secondo Aristotele, Editori Riuniti, Roma 2003, p.28 381 Baudrillard J., Il delitto perfetto. La televisione ha ucciso la realt?, Raffaello Cortina, Milano 1996 382 Feyles G., La televisione secondo Aristotele, p. 51 383 Taggi P., Vite da format, Editori Riuniti, Roma 2000, p. 23 114

7.5 - Intellettuali ed esclusi

Una analisi della ricezione dei programmi di divulgazione scientifica svolta in Francia ha riscontrato quattro chiavi di lettura che i telespettatori adottano per fruire di programmi di divulgazione.384 Questi atteggiamenti, uniti alle pratiche di fruizione, riguardano essenzialmente la percezione dellautorevolezza della televisione e il rapporto tra le informazioni trasmesse e le conoscenze di sfondo dei fruitori. Le quattro chiavi di lettura:

1. lettura intellettuale. La televisione non una fonte attendibile circa linformazione scientifica. Per gli spettatori che adottano questo tipo di fruizione preferibile una divulgazione basata sui documentari piuttosto che quella basata sulla presenza di un conduttore, dato che viene preferita una visione del mondo scientifico pi diretta e non mediata. 2. lettura pedagogica (beneficiary reading). una chiave di lettura che percepisce il mezzo televisivo come una fonte autorevole di conoscenza. In questo caso lo spettatore preferisce la presenza di un conduttore e cerca di integrare le informazioni ricevute con le sue conoscenze di sfondo. 3. lettura intimistica. Il fruitore non si pone il problema della credibilit del mezzo televisivo e apprezza la divulgazione come reminiscenza scolastica senza cercare in essa strumenti per ridurre la complessit del mondo. 4. lettura esclusa. la chiave di lettura di chi ritiene che la scienza non possa essere compresa dai non esperti e che la televisione non sia capace di colmare in alcun modo il divario di conoscenze tra i produttori di conoscenze scientifiche e il pubblico televisivo.

Questo significa che non c una formula magica per la divulgazione, ma le strategie comunicative devono essere adattate alle esigenze dei diversi pubblici. Per alcuni la figura del conduttore essenziale per percepire familiarit con la trasmissione (2), mentre per altri inaccettabile (1); alcuni pubblici accettano il divario di conoscenze tra il divulgatore

de Cheveign S., Vron E., Science on TV: forms and reception of science programmes on French television, Public Understanding of Science, 5, 1996, pp. 231253 115

384

e il fruitore in virt di uno scambio comunicativo di tipo pedagogico (2) che viene rifiutato da altri (4). Questi quattro pubblici fruiscono della divulgazione scientifica attraverso differenti pratiche di fruizione del mezzo televisivo e diverse aspettative sul mondo della scienza e sulla efficacia della sua rappresentazione televisiva, ma hanno anche idee diverse su quali siano le funzioni della divulgazione, la quale si colloca lungo un continuum ai cui vertici si trovano, rispettivamente, nozioni generali quotidianamente spendibili (everyday knowledge) e approfondimenti specifici sul mondo della scienza (scientist close-up).385

7.6 - UnmasKing Kong

Se tutte le telecamere del mondo smettessero di funzionare allimprovviso succederebbe una cosa paradossale. Il cinema morirebbe e la tv prospererebbe. paradossale perch la forma pi diffusa di cinema quella basata sulla finzione, ed eppure ha un bisogno continuo di realt. Invece la tv, che pretende di raccontare la realt, potrebbe sopravvivere di riferimenti autorefenziali. dunque necessario approfondire il rapporto tra realt e obiettivo della comunicazione, tra la tendenza insopprimibile alla fiction e allaffabulazione e la volont/possibilit di trasmettere e negoziare conoscenza. Al fine di considerare la portata dellinfluenza del formato narrativo sulla negoziazione dei significati si possono citare due prodotti audiovisivi: il celebre documentario Koko386 e il reality-show Odhaleni/Unmasking.387 Il primo un viaggio affascinante nel rapporto tra ricercatore e soggetto della ricerca, e un documento strabiliante circa le capacit cognitive e comunicative dei primati. La rappresentazione di questi ultimi, protagonisti indiscussi del film, incentrata sullapprendimento e sulluso del linguaggio dei segni che li avvicina e quasi li include nella cerchia degli uomini. La comunicazione che lega uomo e primate semplice e asimmetrica ma non univoca, ed assistere alla trasformazione delle volont e dei pensieri dei primati in enunciati codificati e comprensibili ha una resa audiovisiva estremamente efficace.

385 386

Ibidem, p. 251 Barbet Schroeder, 1977 387 Czech Tv, 2005

116

Unmasking, invece, risponde a tutti i requisiti richiesti a un reality avanzato,

388

varreality:389 luso della variabile tempo, nel suo scorrere lento e quotidiano dello streaming feriale e nella narrazione attraverso il montaggio dei momenti salienti della trasmissione festiva; lisolamento come contesto irrinunciabile di creazione di iper-realt; la chiusura dello spazio simbolico;390 libridazione della reality tv con il game;391 il regolamento come tappeto reattivo; le prove come snodo narrativo; lincoronazione finale.392 Unmasking, inoltre, in sintonia con il modello emergente di tv realt, il piacere della sorveglianza,393 dal momento che ci si trova in uno zoo... Infatti i protagonisti di Odhaleni/Unmasking sono quattro gorilla dello zoo di Praga, in compagnia di Moja, nato pochi giorni prima delle riprese e non in competizione. La divulgazione acquisisce sempre nuovi linguaggi che manifestano potenzialit inespresse. Laffabulazione costruita dalla sceneggiatura invisibile di un reality show a prima vista pu sembrare il linguaggio del prodotto televisivo pi lontano dalla scienza e dallidea di semplificazione accurata di concetti e linguaggi specialistici che sottost ai modelli della diffusione della comunicazione scientifica pubblica. Non senza sorpresa si pu affermare, sulla base dellesperimento di Unmasking, che luso di formati esclusivamente di intrattenimento pu innescare delle dinamiche di interazione tra fruitori ed emittente basate non solo sui referenti reali della rappresentazione, ma sul trasferimento, stimolato dal coinvolgimento dello spettatore nei meccanismi della docusoap, di quelle nozioni e quegli strumenti e che vengono invocati dai divulgatori stessi. sufficiente visitare il forum on line di Unmasking per comprendere che la volont di approfondire determinate questioni e la curiosit emersa durante la visione di un reality possono essere efficacemente soddisfatte dallo strumento multi-piattaforma che la tv, la cosiddetta enhanced Tv, sta diventando.394
Taggi P., Un programma di... Scrivere per la Tv, il Saggiatore, Milano 2005, p. 190-191 Taggi introduce questa nozione per distinguere i reality show di intrattenimento dalla televisione verit dei decenni precedenti 390 A tal proposito curioso notare che il primo nome del programma che sarebbe poi diventato Big Brother era Golden cage: oltre a una chiusura dello spazio simbolico, una chiusura simbolica dello spazio 391 Taggi P., Il manuale della televisione. Le idee, le tecniche, i programmi, Editori Riuniti, Roma 2003, p. 534 392 Taggi P., Un programma di... Scrivere per la Tv, pp. 190-237 393 Couldry N., Teaching us to fake it: the ritualized norms of televisions reality games, in Murray S., Oullette L. (a cura di), Reality TV. Remaking television culture, New York University Press, New YorkLondon 2004, pp. 65-66 394 Si adducono come esempi i topics del forum di Odhaleni/Unmasking del sessantatreesimo giorno, il 6 gennaio 2006, che includono argomenti avanzati sia dai fruitori che da figure istituzionali: i) la situazione dei gorilla in natura nelle foreste dellAfrica. ii) uomini e gorilla con davanti tre cesti di mele, grandi, medie e piccole, scelgono lo stesso optimum: quelle medie. iii) come distinguere i gorilla? Il docente di studi umani
389 388

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Si ripropone nellera della convergenza multimediale un rapporto fruitore-media basato sulle competenze, una sorta di deficit model, in cui lesigenza di veicolare ed acquisire informazioni non emerge per colmare un divario di conoscenze che rappresentano una chiave di lettura del mondo, ma pi semplicemente per permettere una partecipazione completa alle sue rappresentazioni. Forse la diffusione della scienza andrebbe vista non come un formato, un genere, una giustapposizione di documentari o la risposta giusta ad un quiz. Forse la sua caratteristica che va sottolineata con maggiore forza quella di essere un obiettivo possibile della comunicazione che pu essere conseguito in molti modi e con infiniti mezzi espressivi.

Stanislav Komrek spiega i meccanismi del riconoscimento degli individui tra le specie animali e il riconoscimento delle differenze etniche tra gli uomini. Fonte: www.rozhlas.cz/odhaleni/english 118

Seconda parte Il caso di studio

Capitolo 8 - Lanalisi delle interviste

Si useranno delle sigle come riferimento ai soggetti intervistati:

P.A.: Piero Angela (ideatore e conduttore di SuperQuark) G.C.: Giovanni Carrada (autore) L.F.: Laura Falavolti (curatrice) M.G.R.: Monica Giorgi Rossi (produttrice) G.P.: Giangi Poli (redattore scientifico)

8.1 - Scienza e divulgazione

Largomento che ha messo maggiormente in difficolt i soggetti intervistati che ricoprono ruoli organizzativi piuttosto che autorali stato la richiesta di fornire una definizione di scienza. A tal riguardo curatrice e produttrice di SuperQuark hanno posato laccento sulla funzione di ricerca delle risposte alle domande delluomo, sottolineando che il fine capire il funzionamento del sistema universo e delluomo (L.F.) rispettando il metodo scientifico (M.G.R.). Nel definire in poche parole essenziali il concetto di scienza autore e redattore scientifico hanno invece sottolineato rispettivamente la natura di sistema organizzato della scienza (G.C.: Produzione organizzata di conoscenze controllate) e delluniversalit e razionalit del metodo scientifico; secondo G.P. il metodo serve a distinguere il fatto scientifico dallopinione attraverso la ripetibilit degli esperimenti, e garantisce che un fatto sia verificabile sperimentalmente da tutti e nel tempo. La definizione laconica fornita da Giovanni Carrada complementare a quella riassuntiva di G.P.: la scienza un modo per istituzionalizzare la curiosit, dal momento che entrambi evidenziano la struttura istituzionale e organizzata della scienza. P.A. sottolinea invece il legame tra scienza e filosofia: la ricerca come tentativo moderno di rispondere alle grandi domande dellumanit, la specializzazione delle discipline funzionale alla comprensione della complessit del mondo (P.A.: La scienza risponde alle antiche domande dei filosofi, da dove veniamo, chi siamo, dove andiamo, cos la materia. La formazione delluniverso la cosmologia, cos la terra la geologia, la nascita della vita la biochimica, lo sviluppo

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delluomo paleontologia umana, lo sviluppo del cervello neurofisiologia eccetera, latomo fisica atomica). Il concetto di divulgazione per certi aspetti allinea i pareri dei soggetti coinvolti e per certi altri fa emergere delle divergenze. Lelemento unificante che la divulgazione viene considerata una mediazione tra mondi diversi. Gli elementi di discontinuit sono invece rappresentati dalla non omogeneit dei punti di vista nellevidenziare la natura di questa mediazione. Da un lato la divulgazione scientifica pu essere considerata una sorta di traduzione dallitaliano in italiano (P.A. ma anche L.F.) col fine di rendere certi concetti comprensibili (M.G.R.); interessante notare come produttrice e curatrice mostrano punti di vista omogenei anche nel citare le definizioni di divulgazione di Piero Angela, a met strada tra lo slogan e la linea editoriale (L.F.: Per i concetti dalla parte degli scienziati, per il linguaggio dalla parte dello spettatore), la quale consente anche di visualizzare il ruolo di mediazione della divulgazione. Inoltre gli elementi di fedelt di produttrice e curatrice nei confronti del conduttore sono espliciti: come ha insegnato Piero Angela (L.F.), lha inventata lui la divulgazione (M.G.R.). Quello che traspare dalle parole di P.A. la necessit di spiegare, far capire, anche alla luce delle implicazioni della scienza nella vita delle persone (P.A.: La divulgazione [] cerca di tradurre dallitaliano in italiano, cio riassume in modo chiaro per un pubblico vasto le cose che sono significative sia nel campo della scienza che della tecnologia e che possono avere pi implicazioni, spiegando anche quali). Quindi se da un lato si tende a enfatizzare la funzione di traduzione e di mediazione, dallaltro viene sottolineata la funzione sociale. G.P. sostiene ad esempio che il termine divulgazione inadatto (G.P.: Del concetto di volgo non me ne pu fregare di meno) e andrebbe preferita lespressione diffusione della scienza, che il modo per dare i mezzi a chi non li ha, gli elementi per non farsi fregare. Strumenti per sviluppare lo spirito critico che viene fuori applicando il metodo scientifico (G.P.). Si pone in contrasto con questa funzione di sviluppo dello spirito critico e di costruzione di strumenti concettuali la concezione che vede della divulgazione soprattutto un trasferimento di conoscenze: racconto delle conoscenze che si producono nel mondo della scienza per chi fuori da questo processo (G.C.). Se G.P. sottolinea limportanza della divulgazione nel fornire strumenti, non solo informazioni (G.P.: Allerudizione scientifica [...] dovrebbe pensare la scuola), a chi non ha mezzi economici e intellettuali, G.C. evidenzia la funzione

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informativa esercitata nel diffondere le conoscenze che vengono prodotte dagli addetti ai lavori in forma di racconto. I soggetti intervistati, dunque, condividono lidea di divulgazione come mediazione anche se sottolineano obiettivi diversi: traduzione da linguaggi specialistici finalizzata alla comprensibilit (M.G.R.; L.F.), fornire strumenti e diffondere spirito critico (G.P.), trasferire conoscenze (G.C.).

8.2 - La rappresentazione della scienza

La rappresentazione televisiva della scienza appare vincolata sia a caratteristiche specifiche del medium che allutilizzo dei suoi linguaggi. Le prime vengono chiamate in causa da G.C. che sostiene che la scienza viene quasi forzata nella trasposizione in linguaggio televisivo ed emerge il problema della sua rappresentabilit: una rappresentazione molto parziale, perch la televisione un mezzo che seleziona gli argomenti molto pi di qualsiasi altro. [...] un mezzo che ti costringe a usare immagini in movimento, tende a escludere intere branche della scienza che non sono rappresentabili: la matematica, la chimica, la genetica, la biologia molecolare. Di fatto taglia fuori gran parte della scienza contemporanea (G.C.). Le scienze che non sono rappresentabili attraverso luso di immagini in movimento riescono occasionalmente a raggiungere larena televisiva per via dei criteri che sottostanno alla selezione degli argomenti e per la mancanza di linguaggi efficaci: la divulgazione adopera molti linguaggi che servono a risolvere il problema della rappresentabilit, [...] ci si arrampica sugli specchi (G.C.). Laccento sulla possibilit che il mezzo televisivo produca rappresentazioni poco fedeli della scienza viene posto dagli altri intervistati. G.P. sottolinea la diversit del genere divulgazione da quello dellintrattenimento e dagli altri generi televisivi (G.P.: Io non considero trasmissioni di divulgazione scientifica quelle che vengono messe insieme come la Wanna Marchi) per motivi di expertise (G.P.: C un presentatore che non sa un tubo) e di confezionamento (G.P.: Prende cose acquistate da fuori, li mette insieme e te li vende bene. [...] Fa come Mike Bongiorno o Pippo Baudo). Le rappresentazioni distorte della scienza secondo L.F. non sono dovute a un cattivo uso dei linguaggi televisivi ma a un tentativo da parte di alcune trasmissioni di negoziare i confini della scienza: ce ne sono alcune [di trasmissioni, N.d.I.] molto puntuali e curate [...], ma ci sono delle trasmissioni border line, tra scienza e mistero, che veramente sono

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ignobili perch giocano tra la linea di confine tra la ricerca di qualcosa e il generico fumus (L.F.). Invece il punto di vista di M.G.R. incentrato non sulla qualit dellofferta che costituisce la rappresentazione della scienza ma sulla quantit, allaumentare del ventaglio dellofferta cresciuta anche la domanda, soprattutto perch la scienza diventata un business. Secondo P.A. una variabile importante nella rappresentazione della scienza in tv la capacit di distinguere tra scienza e tecnologia: le due cose sono sempre pi intrecciate, comunque la scienza la scoperta, la tecnologia linvenzione che per essere applicata ha bisogno di mezzi forniti dallindustria, dalla politica, dal mercato, e non pi filosofia ma diventa ben altro (P.A)

8.3 - Ideologie della divulgazione A una domanda esplicita sulle ideologie395 della divulgazione scientifica i soggetti intervistati hanno reagito in modi diversi. G.C. non ritiene che si possa parlare di ideologie, di idee generali che fanno da sfondo alla comunicazione scientifica, ma indirizza di nuovo il discorso sul problema della rappresentabilit. Limmagine unitaria e omogenea della scienza in tv nasce non dalla narrazione, ma dalla rappresentazione di alcune scienze. Cosa faccio vedere? (G.C.). Per L.F. la scienza va raccontata come prodotto, non come processo, valorizzando il raggiungimento del consenso delle teorie piuttosto che losservazione della ricerca come processo (L.F.: Le persone non possono seguire tutti i professori nei meandri dei laboratori, la divulgazione deve aspettare che le teorie siano accettate). Il consenso del mondo della ricerca un indicatore importante della possibilit di selezionare uninformazione, dal momento che viene percepito come risultato dellaccettazione del metodo scientifico e di un suo uso corretto (M.G.R.: La scienza una, che viene convalidata dal metodo scientifico e quindi condivisa dalla scienza). Per P.A. necessaria grande attenzione nel distinguere nella divulgazione tra scienza e tecnologia, perch se la prima produzione di conoscenze, la seconda legata allapplicazione delle stesse con risvolti sociali, politici, economici, che esulano dal campo scientifico (P.A.: Si danno colpe agli scienziati che non sono loro e non si pensa a

Il concetto di ideologia per quanto riguarda la comunicazione scientifica pubblica stato trattato nel sesto capitolo e in particolare nel paragrafo 6.3 sulla base di una tassonomia di Paolo Braga 122

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controllare i politici delluso che fanno delle scoperte e anche dei fondi che le tasse mettono a loro disposizione). G.P. circa le rappresentazioni della scienza indica due linee di pensiero. Una quella alla Piero Angela ed ha molti vantaggi, ti dice come sono le cose. Laltra quella della scienza e societ, di non collocare gli scienziati un po fuori [] ma considerare la scienza come una delle tante attivit. Emerge una diversit di obiettivi della divulgazione scientifica in questi due filoni, pi ideali che reali, nel senso che G.P. ha indicato due modi di declinare la divulgazione non tanto in base alla rappresentazione attuale ma alle possibili scelte linguistiche che un divulgatore si trova ad affrontare. Di queste due forme di diffusione della scienza una di stampo didascalico, laltra invece utilizza linguaggi e metodi del giornalismo dinchiesta: La prima volteriana, illuminista, neopositivista dei primi decenni del secolo scorso, cio la scienza che viene insegnata al volgo. [] Laltra [] consiste ad esempio nel parlare dellinquinamento che fa crepare i pesci. Ma il discorso mio che fa crepare anche gli operai che stanno in fabbrica, poi uscito fuori ed arrivato negli ambienti borghesi ed venuta fuori lecologia, perch prima non glie ne fregava niente a nessuno. Non era un discorso inquinamento e posti di lavoro ma inquinamento e maggior profitto. Collegare il discorso scientifico a quello sociale (G.P.).

8.4 - La televisione

interessante notare che i due soggetti che hanno un ruolo pi strettamente autorale tra quelli coinvolti in questa ricerca hanno due punti di vista completamente diversi sul mezzo televisivo. In primis la differenza formale: se G.C. ha risposto con una battuta stringata G.P. ha impiegato pi di nove minuti. A livello sostanziale G.C. pone laccento sulle caratteristiche del mezzo e sulla peculiarit di SuperQuark come testo televisivo: La televisione un racconto per immagini, anche se la nostra trasmissione si basa molto sui testi, [] il nostro pubblico e il pubblico di trasmissioni analoghe si comporta maniera diversa, dando molta importanza alla parte testuale. Questa visione traccia una linea di confine tra la divulgazione scientifica e il resto della produzione televisiva sia per quanto riguarda i linguaggi usati che per le modalit di fruizione: pubblico e programma si collocano su una dimensione basata sulla parola, sulla precisione della denotazione, sul riferimento diretto della descrizione, al di fuori del contesto televisivo ordinario. Circa la rappresentazione della scienza G.C. ha gi indicato che quello televisivo un mezzo che

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ti costringe a usare immagini in movimento. Questa costrizione, unita alla difficolt di rappresentare efficacemente in linguaggio iconico i diversi aspetti delle scienze, favorisce un rapporto tra pubblico fidelizzato ed emittente basato sulla parola pi che sullimmagine, la quale perde il valore epistemologico, di apportatrice di conoscenze, in favore del riferimento puntuale al discorso verbale. G.P. afferma che questo rapporto privilegiato con la parola pi che con limmagine non una particolarit della divulgazione scientifica e di SuperQuark, ma si inserisce in un processo pi ampio che coinvolge la dimensione sociale e politica della televisione. La gente guardava la televisione [] per avere una prova incontrovertibile della realt. Nel linguaggio televisivo non puoi raccontare che lacqua di un fiume va in su, perch si vede che va in gi, e questo vale per la miseria nei quartieri bassi di Napoli e per il cattivo uso della scienza che fanno alcuni programmi (G.P.). Il progressivo abbandono della concezione basata sulla superiorit dellimmagine come prova incontestabile della realt secondo il redattore avvenuto a causa delle manipolazioni politiche dal 62 fino ad oggi. []. Questo discorso d fastidio politicamente perch se lEtna erutta e distrugge le case devi far vedere che le seconde case l non le devi far costruire, se invece dici che tutta una catastrofe naturale, allora dici ah, poveretti!. La svalutazione della forza della documentazione della realt nelleconomia del discorso televisivo si acuita con la caduta del monopolio televisivo e ha favorito la diffusione dellintrattenimento come linguaggio specifico della tv (G.P.: Non gli parso vero con la storia della pubblicit e della concorrenza di mandare a mignotte tutto quanto. Il cambiamento linguistico funzionale alla scelta che stata fatta, pi panem et circenses dai...). Il passaggio del sistema televisivo a un regime di concorrenza ha dunque velocizzato una tendenza che era gi presente nella Rai anche se negli anni Sessanta e Settanta cera un tentativo, di stampo volteriano e neopositivista, di tirare su, per cos dire, la gente. [] Con la concorrenza si invece seguito pedissequamente il gusto della gente con la scusa della concorrenza che non c, perch c omologazione, [] se questi vogliono vedere culi e tette, facciamogli vedere culi e tette (G.P.). Le potenzialit del mezzo televisivo, pi che luso che ne viene fatto, vengono evidenziate da L.F. (un mezzo straordinario) che pone laccento sulla mancanza di interesse del mondo della cultura circa le possibilit della televisione: il mezzo stato sottovalutato, e questo stato un errore degli intellettuali del nostro paese (L.F.).

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La produttrice di SuperQuark individua nella duttilit del mezzo come formato culturale la particolarit della televisione: limportanza del mezzo data dalla duttilit dei veicolare qualsiasi contenuto con la diretta, la sua specificit, e con la possibilit offerta dal digitale per ognuno di fare la propria televisione diventa il mezzo di comunicazione per eccellenza. Anche Internet vive di televisione, dovr comunque diffondere immagini televisive (M.G.R.). interessante notare come la diretta venga considerata una specificit anche se non pu essere sfruttata dalla divulgazione che va in onda settimane, se non mesi, dopo la propria produzione e che ha un rapporto incostante con lattualit. inoltre opportuno evidenziare come la tv sia considerata il mezzo di comunicazione per eccellenza, il formato culturale che influenza modalit di fruizione (M.G.R.: la possibilit offerta dal digitale per ognuno di fare la propria televisione) e reti di comunicazione e di interazione pi eterogenee e complesse, come Internet.

8.5 - Il pubblico

Ogni comunicazione una conversazione immaginaria con qualcuno, io devo avere un modello mentale del mio interlocutore (G.C). Lautore rende bene lidea di una personificazione del pubblico televisivo e delladeguamento dei testi alle sue aspettative, conoscenze di sfondo, alla possibilit di suscitare. Questo modello mentale deve per essere il pi ampio e generalizzato possibile: (G.C.: Ci si rivolge a un quattordicenne curioso, con quel linguaggio si arriva a qualsiasi adulto) dal momento che in televisione la sopravvivenza delle trasmissioni dipende dallaudience (G.C.). La linea editoriale del programma risponde alle esigenze della rete e al rispetto assoluto del concetto di servizio pubblico: Angela ha unidea della divulgazione quasi missionaria, se ne fa un dovere suo e il dovere primario, principale, della televisione, del servizio pubblico, deve parlare a tutti, soprattutto a chi non ha i mezzi (M.G.R.). Questa attenzione nellintercettare il pubblico pi ampio possibile in virt della necessit della rete generalista per eccellenza di rispondere degli obblighi che spettano al servizio pubblico in qualche misura limita il ventaglio dei linguaggi e delle forme espressive, la complessit degli argomenti e il loro sviluppo nel tempo, come affermato, non senza ironia, da G.P.: Piero Angela direbbe: come se dovessi raccontare un fatto a un contadino di Arcinazzo, che non capisce un cazzo, aggiungo io. [] Il problema che un linguaggio giusto per i

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cinquecentomila ragazzi che ogni anno si affacciano a Quark, ma i padri e i nonni non ne possono pi di sentire come fatta la cellula. Di questa esigenza cosciente anche L.F. (Io sarei a volte tentata di fare qualcosa di pi, [] si potrebbe differenziare lofferta, anche con un linguaggio pi sofisticato o argomenti pi alti. La risposta [di Piero Angela, N.d.I.] sempre la stessa: non pensare ai tuoi amici, ma a chi non ha la possibilit di disporre dellinformazione) per la quale importante offrire stimoli nuovi a un pubblico che viene percepito come stabile negli anni. questa una costante de soggetti intervistati che sottolineano in vari modi lunicit del pubblico della divulgazione scientifica rispetto a quello di altri generi televisivi: il nostro pubblico un pubblico particolare. pi motivato, si sceglie il programma ed molto attento. Il nostro pubblico, attraverso degli studi che abbiamo fatto, diviso in due: una parte che segue tutte le trasmissioni di divulgazione, per poi seleziona molto. C uno zoccolo duro molto attento e molto grosso, che qualsiasi cosa venga prodotta da Angela, in qualsiasi fascia oraria, la segue (M.G.R.). La produzione, per motivi organizzativi estremamente attenta alla composizione del pubblico, spinta a garantire uno standard qualitativo per soddisfare un pubblico fidelizzato nel tempo, uno zoccolo duro che cresciuto con noi (L.F.). Il conduttore ne sottolinea la caratteristica pi saliente: Il nostro un pubblico molto diversificato, al di l del livello scolastico raggiunto e dellistruzione, ha per una caratteristica comune che quello della curiosit. un pubblico che interessato e stimolato, si affeziona a programmi che soddisfano questa sua esigenza (P.A.). Per quanto riguarda il rapporto diretto tra pubblico ed emittente e il fine tuning dellofferta in seguito a fenomeni di retroazione da parte del pubblico interessante notare attraverso le parole di L.F. che la redazione ha dei rapporti non puntuali, addirittura ossessivi con il pubblico. Se andiamo in onda oggi su un x soggetto dallarcheologia allenergia, domani ci arrivano tremila e-mail, se abbiamo fatto un piccolo errore, se abbiamo fatto bene o male. il nostro pubblico, il nostro zoccolo duro, tre milioni e mezzo di persone. Questo feedback che arriva dal pubblico coinvolge solo marginalmente gli autori: a volte riceviamo lettere ecc., ma il giornalista ha una propria rappresentazione del proprio pubblico. Una parte importante del bagaglio professionale di un giornalista conoscere il proprio pubblico, e questa una delle maggiori qualit di Piero Angela, che lo conosce come le sue tasche, prevedendo comprensione e reazioni in maniera sofisticata (G.C.). Riguardo lidea che lesperienza determina il grado di comprensione delle possibili reazioni del pubblico, possibile affermare (G.P: Anche adesso un programma ben fatto, anche se va in onda a mezzanotte,

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vedi che sale linteresse) che la qualit gioca un ruolo fondamentale, anche perch i programmi scientifici meno approfonditi e meno rigorosi fanno allinizio un ascolto pi ampio, che poi si va ad assottigliare (L.F.). Secondo il conduttore lalfabetizzazione scientifica un parametro che non necessariamente proporzionale al livello distruzione: perch se si spiega genetica a un magistrato bisogna spiegarla come a qualcuno che non ha una formazione scientifica, che i suoi studi di biologia sono quelli del liceo ormai dimenticati e superati. Lo spettatore modello dunque un ragazzo intelligente di quindici anni. Questo il pubblico della televisione e anche dei libri e dei giornali, che a meno che abbia una sua formazione o interesse particolare, dipende dalla chiarezza di chi con competenza e onest intellettuale trasferisce le informazioni dal mondo della ricerca al vasto pubblico (P.A.).

8.6 - La selezione degli argomenti

La selezione degli argomenti che diventeranno servizi e documentari sembra avvenire attraverso almeno due criteri: la disponibilit delle immagini e laderenza allattualit scientifica, che ha tempi diversi da quelli dellattualit strettamente giornalistica. La scelta, dunque, dipende dalle immagini, anche se non devono seguire pedissequamente ci che viene detto. [...] Si va molto sullesempio e sulluso astratto e metaforico dellimmagine (G.C.). Gli argomenti che sono documentabili con immagini nuove o con materiale acquistato hanno la precedenza sugli altri (G.P.: Gli illustratori, quelli che fanno i servizi, cercano quelli pi illustrabili in linguaggio televisivo, gli altri si arrangiano, con i cartoni animati o con uno che parla) e in ogni caso la redazione tiene conto della attualit e della diversit dei temi, del materiale a disposizione (L.F.). Gli argomenti che possono essere formulati attraverso il linguaggio iconico devono rispondere anche a criteri di attualit particolari, relativi alla comunicazione scientifica e a quella televisiva. I tempi di produzione da una parte e lintegrazione e il consolidamento delle notizie scientifiche propriamente dette nel contesto della ricerca dallaltra fanno dilatare i tempi dellattualit che regolano le trasmissioni di divulgazione scientifica (G.C.: Nel giornalismo la notizia una cosa nuova, il problema sono i tempi di produzione. Quando andavamo in onda parallelamente alla produzione aprivamo sempre con temi di strettissima attualit, adesso passano dei mesi, pu succedere di tutto. Anche nelle riviste scientifiche, la maggior parte delle cose non sono di attualit, perch la notizia

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propriamente detta in campo scientifico raramente interessante, sono una serie di notizie, di scoperte che insieme fanno maturare un settore). Secondo i soggetti intervistati coinvolti nella produzione di SuperQuark la copertura della notizia scientifica, una scoperta ad esempio, non rientra nel concetto di attualit che la televisione come medium ha gli strumenti per trattare dal momento che lattualit sulla ricerca va fatta con altri mezzi (M.G.R.). Per G.P., ad esempio, la previsione sul ciclo di vita di un argomento un criterio di selezione: si fa una ricerca e cerchi qualcosa che si interessante possibilmente per i prossimi uno o due anni. interessante osservare come questi criteri spesso guidino le scelte relative allacquisto del materiale: Ricordo quando c stato il terremoto in Giappone. Poco prima avevamo comprato un documentario sulle esercitazioni antisismiche, perch un terremoto ci sta sempre bene. Prima o poi un terremoto arriva. Abbiamo ricevuto i complimenti della rete per essere stati sul pezzo (L.F.). Una regola doro: per tutti i fenomeni naturali consigliabile tenersi dei coccodrilli nel cassetto... (M.G.R.).

Per quanto riguarda la proporzione degli argomenti all'interno del testo televisivo nelle puntate pluritematiche il criterio di base nella produzione dei testi quello della variet (G.C.: Il pubblico sa che dopo una cosa che magari non gli interessa ce n unaltra. Ci vuole un equilibrio tra archeologia, cose pi scientifiche, cose pi seriose come scienza e societ, certe cose vanno messe in una percentuale piccola) mentre nell'organizzazione generale della trasmissione i valori in gioco riguardano dinamiche complesse relative all'audience (G.C.: Io ho curato una rubrica sulla sessualit che veniva messa alla fine, non per i bambini, ma perch uno alla fine diceva: ah, c il sesso!, e su questo viene studiato in maniera spasmodica landamento degli ascolti, e diventa unarte raffinata).

8.7 Credibilit e fonti

Le fonti usate nella divulgazione scientifica rappresentano il rapporto referenziale che lega rappresentazione e realt: la formulazione di discorso televisivo si avvale di una composizione variabile di riferimenti a pubblicazioni di varia natura integrate da elementi esterni relativi e competenze degli autori e tecniche espressive. opinione diffusa che i soggetti intervistati sono dellidea che i paper dei ricercatori non siano da considerarsi fonti rilevanti per la divulgazione, nonostante gli stessi soggetti

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intervistati ritengano cruciale la sua funzione di mediazione e traduzione. Gli articoli dei journals, fonte primaria del discorso scientifico e formato consueto della comunicazione scientifica nelle traiettorie di routine, non hanno uninfluenza diretta nella traduzione in linguaggio non specialistico dei concetti e delle teorie che concorrono a costruire. Raramente si va al lavoro scientifico originale perch molto spesso incomprensibile. Capita con i temi che sono pi vicini a quello che ho studiato, ma quasi sempre sono incomprensibili e invalutabili. Raramente un singolo lavoro scientifico da unidea dellargomento, essendo molto settoriale. Parlare con lesperto ha il vantaggio che conosce tutto il contesto (G.C.). La prima forma di mediazione avviene dunque attraverso il rapporto diretto con lesperto che elabora le conoscenze in un contesto non specialistico. Questa necessit di personalizzazione delle conoscenza avviene per motivi legati allelevato grado di specializzazione raggiunto dalle scienze (G.C.: Ci sono tanti livelli di competenza, a partire dal giornalista scientifico che si trova in una situazione particolare: ci sono tanti argomenti che cambiano velocemente e siamo tutti degli ignoranti, specialmente sugli argomenti che hanno pochi specialisti in Italia e nel mondo). Le pubblicazioni che vengono usate come materiale per la divulgazione sono soprattutto bridge journals: tanti campi hanno la loro letteratura intermedia: lalta divulgazione, le review, gli articoli de Le scienze che offrono un livello intermedio. [...] Quasi mai il giornaletto, la rivista divulgativa, sempre cose come Nature (G.C.). La diffusione televisiva della scienza si avvale dunque di strumenti che sono gi delle rappresentazioni mediate di argomenti specialistici: alcuni autori si rifanno a pubblicazioni scientifiche, ma soprattutto Nature e riviste che sono gi una mediazione, partire dalla pubblicazione scientifica, dallabstract del professore avviene raramente (M.G.R.). Tutti i soggetti intervistati sottolineano limportanza del processo di verifica delle fonti; questo processo diventa cruciale dal momento che le fonti non sono dirette ma sono testi di divulgazione, anche se caratterizzati da etichette autorevoli come Nature. Un processo simile a quello di verifica delle fonti scientifiche avviene per selezionare i materiali non di divulgazione usati per confezionare le conoscenze in forma narrativa, ovvero testi di fiction e citazioni (L.F.: I testi di finzione sono solo un supporto per il racconto, e deve essere tutto controllato). Il rapporto diretto con lesperto, contemporaneamente diffusione e interpretazione di conoscenze, sembra essere la fonte pi preziosa della divulgazione. La voce viva di un esperto elimina i problemi legati a una cattiva interpretazione di testi specialistici e

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settoriali e consente di condividere lautorevolezza della fonte esperta, ferma restando la necessit di verificare la genuinit delle informazioni: Uno parte da una ipotesi, va a parlare con gli esperti e si fa mandare le carte. Sono due strade: o intervisti direttamente gli esperti o te ne strafotti e scrivi una specie di pastone dicendo che lha detto tal dei tali, sempre informandoti che non stai dicendo una fregnaccia. Poi cerchi il caso che possa documentare questo fatto. Prima c linformazione scientifica, poi visivamente, lesperimento scientifico. C un rischio gravissimo su Internet dove si trova di tutto e di pi, non c un bollino verde delle fonti, lhanno proposto ma chi dovrebbe metterlo? (G.P.). Dunque possibile affermare che la fonte esperta coinvolta direttamente consente di facilitare il processo di verifica delle informazioni, che diventa pi complesso nella redazione di testi compilativi (M.G.R.: Noi lavoriamo soprattutto con materiale dacquisto e lo passiamo al vaglio di consulenti tecnici scientifici, anche per quanto riguarda la traduzione), e permette inoltre di evitare fonti disponibili e facilmente reperibili ma non completamente affidabili come Internet. Il rapporto con gli esperti e le riviste ritenute pi prestigiose e autorevoli dalla comunit scientifica, quelle con maggiore impatto nei meccanismi di negoziazione della scienza, sono le fonti che andrebbero privilegiate: le fonti attendibili e credibili [] sono in definitiva le persone che per le loro capacit e per i loro metodi sono quelle che pubblicano sulle riviste importanti. Nel mondo della ricerca si sa che quello che si chiama impact factor, il fattore di impatto, e che sono le citazioni su altre riviste di articoli apparsi in precedenza. [] Questo meccanismo che non ha un valore in s ma ha un valore indiretto quello che poi fa s che le grandi riviste internazionali che hanno il maggior numero di impact factor sono quelle di maggior prestigio come Nature, come Science (P.A.). Daltro canto anche il consenso della comunit scientifica ha un peso nella selezione delle fonti (P.A.: Si sa nellambiente chi sono persone che hanno scritto cose importanti su riviste importanti e sono quelle i punti di riferimento. [] Perch altrimenti [] il divulgatore se si rivolge a una persona semplicemente perch professore in qualche materia, perch la insegna o ha un dottorato, questo non vuol dire che le cose che dice sono le pi attendibili).

8.8 - Il patto comunicativo

La credibilit dell'emittente la componente essenziale per stabilire un patto comunicativo col fruitore per quanto riguarda la divulgazione scientifica. Parlando di

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SuperQuark emerge dalle parole degli attori che la credibilit raggiunta dal programma durante gli anni ci che la differenzia da altre trasmissioni di genere: il patto col fruitore dipende dalla trasmissione, e cambia moltissimo. SuperQuark ha una grandissima credibilit, anche alla luce delle ricerche che abbiamo fatto. Quando ci fu lentrata in vigore delleuro, Ciampi chiese che se ne parlasse in televisione, ed stata fatta unanalisi su chi il pubblico voleva che se ne occupasse. Piero Angela risult come il pi credibile. una cosa costruita nel tempo attraverso lonest nel lavoro. La fiducia spiegata da fatto che Quark non d mai fregature, perch c un continuo controllo. Dopo che ho fatto un servizio lo faccio rileggere allesperto, chiedo lopinione di un altro esperto. Poi c una piccola rete di ricercatori in vari campi con un rapporto di conoscenza, ci propongono delle cose e poi andiamo a vedere che non cos, come una notizia gonfiata. Per un giornalista scientifico la credibilit una delle caratteristiche essenziali. Un cronista politico pu dire una cosa e il giorno dopo il suo contrario e nessuno pu dirgli niente, su questo mestiere la reputazione conta (G.C.). La precisione dell'informazione deve caratterizzare la comunicazione scientifica, in quanto per M.G.R. e L.F. sussiste, nonostante l'evoluzione dei linguaggi televisivi, un patto di veridizione che lega mezzo e fruitore in virt del quale lo spettatore medio ancora convinto che lha detto la televisione (M.G.R.). Ci si aggiunge alle affermazioni di G.C. riguardo la percezione di autorevolezza del pubblico nei confronti di SuperQuark e del suo volto Piero Angela, perch se lha detto la televisione, e la televisione dice tante idiozie ed pericoloso, ma se lha detto Piero Angela veramente il verbo (M.G.R.). Si nota una percezione di responsabilit dei soggetti coinvolti nella produzione della trasmissione per quanto riguarda la precisione dei contenuti dovuta alla certezza che il mezzo televisivo conserva nella trasmissioni di divulgazione scientifica tutto il suo potere veridittivo: ad esempio prima di dare una notizia allarmista ci pensiamo cento volte, perch se lha detto Piero Angela una notizia viene come convalidata (L.F.). Questo potere asseverativo nei confronti dei contenuti riformulati dalla televisione tende secondo questi soggetti a generare nel pubblico una percezione di oggettivit circa i contenuti televisivi, di verit incontrovertibile delle conoscenze diffuse (L.F.: Alcune persone sono venute qui pretendendo di avere una testimonianza in tribunale da parte di Piero Angela su fatti scientifici).

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8.9 - Linguaggi, parole e immagini

I linguaggi della divulgazione scientifica e le forme espressive e narrative a disposizione dei produttori di rappresentazioni televisive della scienza sono chiamati a rispettare le fonti scientifiche e documentare la realt dal momento che devono rappresentare una semplificazione accurata di conoscenze verificate attraverso il metodo scientifico. Inoltre emerge la necessit di attrarre lo spettatore, di essere comprensibili, di ricorrere a forme di story-telling: sappiamo che dobbiamo dare al nostro pubblico una serie di cose, la prima la chiarezza di linguaggio, la seconda una costruzione del servizio che abbia dei momenti anche emotivi, di nobile emotivit, naturalmente. Magari costruito sotto forma di storia (P.A.). Lo stesso processo di scrittura e di costruzione del testo televisivo in una certa misura pu essere visto come una pratica sperimentale: parto con unipotesi di lavoro, che poi sono disposto a smontare. Poi faccio unimmersione nellargomento, vado sempre a parlare con un esperto, e metto insieme una serie di fatti interessanti. Di solito mentre parlo con gli esperti, di quelle cento cose che mi dicono mi vengono in mente quelle venti o trenta che messe in fila formano un racconto, ed ogni servizio in questo diverso. una cosa che nasce dalla ricerca, da un accumulo di fatti e suggestioni e dalla scelta del modo per raccontarli (G.C.). La scelta di un filo conduttore nella narrazione essenziale per rendere coerente una narrazione e collegare informazioni indipendenti, anche se si nota una differenza nel modus operandi dei due autori intervistati dal momento che G.C. sembra affidarsi a ispirazioni legate alle conoscenze apportate dallesperto che vanno a influenzare la produzione di immagini usate per documentare il testo, mentre G.P. ritiene che lapporto informativo debba venire dalle immagini, intorno alle quali deve ruotare la costruzione del testo. Un esempio della modalit usata da G.C. pu essere rintracciato nel racconto della ricerca di un filo conduttore in un lavoro recente: Sto facendo uninchiesta sulle infezioni gravi ospedaliere, che fanno pi vittime degli incidenti stradali e domestici messi insieme, e mi venuta in mente lidea di farla attraverso la storia di un paziente che entra in ospedale con un problema perfettamente guaribile ed incappa in un problema di infezione grave, che causa una corsa contro il tempo. una cosa che scopro quando vado l, quando lesperto mi dice che tutto una questione di rapidit della diagnosi e di unanalisi batteriologica tempestiva dato che servono tre giorni, e lo racconto come una corsa contro il tempo. Entrato dentro largomento, trovo un spunto che pu funzionare. L con due fini:

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com andata a finire oggi? Bene... non si pu far morire il paziente, e come andr domani, con una serie di strumenti diagnostici che invece di due giorni ci mettono unora. (G.C.). diametralmente opposta la concezione di G.P. per quanto riguarda la formulazione narrativa dei testi: Bisogna capovolgere il ragionamento. Il testo lo scrivo alla fine. La tendenza che corre adesso quella di fare larticolo illustrato ed la novit assoluta. una grande differenza nel linguaggio televisivo. Prima per fare uninchiesta si andava in giro con una scalettina e poi alla fine montavi le immagini, e quando erano sufficienti non scrivevi una cazzo di parola, lasciavi l una musichetta o stavi anche zitto, adesso si scrivono i testi prima, poi si mandano in giro quei disgraziati che ha visto qui sotto [si riferisce alla redazione di SuperQuark, N.d.I.] a illustrare i testi degli autori, che non vuol dire niente, cambia il ritmo, il montaggio cambia tutto. Per G.P. dunque la divulgazione scientifica in televisione tende ad avere un rapporto indiretto con la realt che viene usata per illustrare le informazioni che prendono forma narrativa, mentre viene meno la funzione epistemologica della documentazione della realt come apporto di conoscenze: quello che comanda il testo illustrato, la tecnica del telegiornale. [] Io, Marco Visalberghi mai pi, Lorenzo Pinna... lho fatto, senn gli veniva un fegato cos, siamo solo noi che scriviamo il testo dopo, gli altri lavorano prima sul testo. Approvato, per giunta. Ma mica solo Piero Angela lavora cos, tutti. Poi ci mettono dentro qualche intervistina. Questo un cambiamento epocale nel linguaggio televisivo (G.P.). Le immagini dunque spesso vengono concepite come didascalie del testo, in una sorta di capovolgimento delle funzioni. Il continuo processo di verifica delle fonti scientifiche e lattenzione per la scrittura dei testi stabilisce un rapporto puntuale tra immagini e testi (G.P.: Quando un cane vedi un cane, su questo Piero ci ha rotto le scatole per anni, ma c il rischio dellillustrazione pedissequa. Bisogna riuscire a mettere quel qualcosa in pi che non vedi). Trovare nel linguaggio iconico televisivo lunit di significato corrispondente al linguaggio verbale unimpresa ardua per tutte quelle conoscenze difficilmente rappresentabili come ad esempio le scienze pure (M.G.R.: Esiste il cosiddetto cane-cane, gatto-gatto) e questo rafforza il concetto che spesso le conoscenze scientifiche vengono selezionate dalla divulgazione anche in base alla loro possibilit di essere rappresentate attraverso immagini efficaci. Secondo P.A. sono gli argomenti selezionati a determinare il tipo di formulazione televisiva che verr usata: Ci sono argomenti nei quali la parte visiva prevale. Per fare un esempio banale letologia, lo studio del comportamento animale, si basa su immagini che

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sono di per s estremamente attraenti, e naturalmente il commento deve dare significato a queste immagini. Ci sono altri servizi che riguardano ad esempio studi di genetica, l non c nessuna possibilit di filmare i geni e tantomeno di vedere cose appassionanti. Quindi soprattutto al parte verbale che prevale e la parte visiva si adatta a questo discorso (P.A.). A tal proposito secondo G.P. vengono privilegiati i linguaggi verbali a scapito di quelli visivi. Ci pu provocare difficolt nella ricezione del messaggio se le immagini non sono in grado di rappresentare con chiarezza le informazioni veicolate dal linguaggio verbale: il problema grosso che molti dei giornalisti scientifici vengono dalla carta stampata, fanno fatica a inventarsi i modi per raccontare le cose. Tu scrivi le cose, come i testi che diamo a nostri ragazzi, ma con le immagini li devi seguire e certe cose sono difficilissime. Per creare un racconto bisogna mettersi con umilt e dire questo chi lo capirebbe? Qual il target al quale devo parlare? (G.P.).

8.10 - Tra scienza e pubblico

Una delle idee di fondo che emergono dalle interviste effettuate che il giornalista scientifico, il divulgatore, cosciente della responsabilit che lo investe in quanto mediatore tra mondi che non hanno possibilit di contatto. Secondo G.C. i divulgatori hanno il compito di semplificare le conoscenze e selezionare quelle che si ritiene interessino il fruitore. Queste due funzioni rappresentano la specificit del giornalismo scientifico, che nel loro esercizio si rende autonomo dal mondo della scienza: non si possono fare compromessi, non si posso addomesticare i contenuti per far piacere a qualcuno, n compromessi sul linguaggio, altrimenti non si viene capiti. Se per essere accurato e preciso devo perdermi per strada chi mi ascolta... A volte mi accorgo che di un argomento non se ne pu parlare perch semplificandolo lo si fa a pezzi, allora lasciamo stare. Per se la semplificazione non diventa una mistificazione si semplifica (G.C.). Le prese di posizione su temi controversi rappresentano il momento pi significativo della difesa da parte della divulgazione della mentalit scientifica, e soprattutto vengono rivendicate come esclusiva di SuperQuark (G.C.: Essere dalla parte della scienza, prendersi la briga di dire cose che vanno contro opinioni molto diffuse un tratto molto nostro, altri non lo fanno. Siamo lunica trasmissione che parla ogni tanto di biotecnologie, raccontando la posizione della scienza: ci sono dei potenziali rischi, ma controllabili e sono gli stessi delle tecniche di agronomica tradizionali che funzionano da decenni. Anche

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su temi come lomeopatia prendiamo delle posizioni impopolari, non lisciamo il pubblico, per questo siamo dalla parte della scienza, oltre al rispetto necessario dei contenuti). La divulgazione dunque ha potenzialit di intervenire nel mondo sociale, rinegoziare concetti e favorire la comprensione critica di argomenti complessi anche secondo i soggetti che ne avevano sottolineato soprattutto la funzione di trasferimento di conoscenze come G.C.: ad esempio nella puntata su Chernobyl, mentre quella cosa sugli Ogm una stronzata, come sullelettrosmog, l ci sono delle scelte da fare, e ci si sforza di raccontare tutta la verit, raccontare pregi e difetti di tutte le varie opzioni, perch si pu anche peccare di omissione. Si fa presto a parlare male di una fonte di energia, prendere una decisione perch lenergia ci serve unaltra cosa (G.C.). Chi si occupa di divulgazione (P.A.: Il profano, il giornalista, il divulgatore) necessario che sia uno specialista in una materia, del resto la divulgazione a tutto campo [] richiede soprattutto una capacit di sapere, conoscere quali sono i metodi, il quadro generale su cui si muove la ricerca e soprattutto riferirsi a delle fonti attendibili e credibili. Il territorio entro il quale deve muoversi la divulgazione dunque quello che ha come limiti laccuratezza e la comprensibilit, con le parole di P.A.: la formula da un lato dalla parte degli scienziati per quanto riguarda i contenuti, e dalla parte del pubblico per quanto riguarda il linguaggio. La funzione asseverativa della televisione circa le teorie controverse e le deviazioni della comunicazione scientifica pubblica dalle traiettorie di routine ha la funzione di fornire una rappresentazione fedele della ricerca: Noi facevamo gli interessi della ricerca, e gli altri ci guardavano un po cos. [] Uno in teoria dovrebbe essere al servizio del pubblico, ma anche il pubblico va iniziato. Se la gente non sa cosa succede l dentro nascono quei casini tipo gli antivivisezionisti a oltranza, dico gli estremisti. Molte cose fatte o dette succedono perch non si sa che succede dentro (G.P.). Una rappresentazione fedele del ruolo della scienza allinterno della societ dunque permetterebbe di mediare tra il mondo della scienza, spesso poco propenso ad accettare le semplificazioni dovute alla riformulazione delle informazioni in linguaggi non specialistici, e di fornire al pubblico strumenti corretti nel dibattito pubblico, nella costruzione delle rappresentazioni sociali, nei processi di negoziazione. Per quello che riguarda la scelta di un programma migliore e uno peggiore nello scenario della divulgazione scientifica attuale, interessante notare che G.C. non risponde perch non gli sembra giusto indicare un programma peggiore (G.C.: No, non si pu...) ma anche

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perch non uno spettatore assiduo (G.C.: Anche perch ne guardo pochissima di televisione) mentre G.P. si esprime su alcune delle trasmissioni pi seguite: Io non considero trasmissioni di divulgazione scientifica quelle che vengono messe insieme come la Wanna Marchi, dove c un presentatore che non sa un tubo che prende cose acquistate da fuori, li mette insieme e te li vende bene. Tanto per non far nomi, La Macchina del Tempo. [] Monti [Sfera, La7, N.d.I.] ora ha cominciato ad andare in giro anche lui, dopo tanti anni lha capito. Lo stesso discorso vale per Gaia. []. Tradizionalmente parlando quella fatta meglio rimane SuperQuark (G.P.).

8.11 - Futuro della scienza, della divulgazione, dellintervistatore

Gli obiettivi e gli scenari futuri della scienza secondo G.C. sono inimmaginabili dal punto di vista delle conoscenze, mentre G.P. pone laccento sulla deontologia della ricerca. Tutte le previsioni anche a breve termine sono state sempre puntualmente smentite, come gli esempi storici clamorosi, alla fine dellOttocento si diceva la fisica finita, lanno dopo arriva Einstein e cambia tutto. Nelle scienze applicate si conoscono dei problemi, ma poi le soluzioni... Come diceva qualcuno, prevedere il futuro una delle forme pi grandi di stupidit (G.C.). Lo stesso P.A. non ritiene possibile prevedere gli sviluppi futuri della ricerca, dal momento che nei decenni scorsi tutte le previsioni circa la scienza contemporanea sono state inattese (P.A.: Quando io ho cominciato si pensava che per esempio per tutto quanta riguarda ora la genomica, il trasferimento di geni, terapie geniche, mutazioni guidate, fossero cose quasi di fantascienza, in realt nellarco di trenta anni queste cose sono diventate una realt galoppante, e la stessa microelettronica negli anni Sessanta sembrava essere pi una curiosit. [] Ci sono invece dei campi in cui si puntava molto, fuori dei quali si pensavano progressi molto rapidi, in realt sono completamente bloccati. Le faccio un esempio, quello della fusione nucleare. [] Quindi a volte questi sviluppi della scienza incontrano campi difficili anche nella realizzazione pratica che bloccano le promettenti ricerche di base. Quindi quello che succeder nei prossimi anni non lo possiamo sapere). Per G.P. c il pericolo che il tramonto della Big Science e laumentare dei finanziamenti privati nella ricerca rispetto quelli pubblici possa facilitare comportamenti poco etici negli scienziati: io ritengo che la scienza va nella direzione in cui sempre andata, se esercitata da scienziati coscienti. Pu cambiare direzione se succedesse... gli scienziati

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sono come le altre persone, sono figli di mignotta pure loro. Bisognerebbe vedere quale percentuale di ricercatori rimane legata al proprio giuramento di ricerca, come i medici a quello di Ippocrate e quanti si vendono, o quanti, e questo dimostrato, si inventano papocchi totali pur di spaventare e ottenere soldi per una ricerca che non centra un tubo con quella che la loro ricerca. Lesempio classico quello degli Stati Uniti negli anni Ottanta con la storia delle guerre stellari che bisognava assolutamente fare il cannone o lo scudo. Quando andavo a Berkeley e a Livermore che conoscevo tutti venuti fuori che si erano inventati tutto cos lesercito gli dava i soldi per fare lo studio sulle particelle. [..]Anche in Corea per le cellule staminali era una cosa per farsi dar soldi, come la fusione fredda, le mucillagini dellAdriatico. Per io ritengo che siano eccezioni. Bisogna stare attenti. Anche perch la parola scienziato ha assunto un significato negativo in alcune frange in campo ambientale, per far capire come arriva il messaggio bisognerebbe usare un po di pi la parola ricercatori. Anche perch un concetto pi vicino a uno che non ne sa niente, uno che ricerca, unidea pi romantica. Lo scienziato legato alla bomba atomica, a immaginari non scientifici, a Frankenstein. [] Bisogna anche che i ricercatori non venissero continuamente sollecitati da interessi privati, e mollassero per guadagnare di pi. Bisogna, per cominciare, che guadagnassero di pi. La privatizzazione della ricerca implica che il ricercatore venga sollecitato a divulgare cose alluso di chi gli da i soldi, e via di seguito. Un rischio potrebbe essere una deviazione dalla linea che la scienza ha seguito fino a adesso che lo scienziato per qualche soldo in pi taciti la propria coscienza. (G.P.). Per quanto riguarda la divulgazione secondo me va fatta nella televisione generalista. La divulgazione dovrebbe essere lesca che permettere di attirare verso la scienza la gente che non glie ne pu fregare di meno. Nei canali tematici puoi fare quello che vuoi. [] Quello che interessa a me, che sono della generazione che cercava di tirare su le masse, quello di dargli la possibilit di incuriosirli, e di mandarli sui metodi tradizionali, libri riviste scientifiche, se hanno voglia di andarsele a vedere, o su Internet. Secondo me deve andare sulla generalista, e deve dare queste cose. Il dramma che si continua a dividere la ricerca scientifica, a tenerla separata dalla realt economica e sociale, generale del paese, perch una cosa come le altre, altrimenti la torre davorio. La gente non capisce perch, allora finanzia solo le staminali ad esempio (G.P.). Il terreno su cui la divulgazione scientifica dovr misurarsi dunque non tanto la soddisfazione della curiosit di una parte specifica del pubblico, una nicchia altamente motivata, possibile attraverso la moltiplicazione dellofferta avvenuta con lavvento della televisione

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digitale, ma continuare a stimolare la curiosit del pubblico pi ampio possibile per costruire e diffondere lo spirito critico insito nel rispetto del metodo scientifico. Secondo P.A. il futuro della divulgazione dipende dalle capacit e sensibilit dei giornalisti, indipendentemente dalluso di nuovi linguaggi: ci saranno altri sistemi, ma dietro ci sar sempre luomo, lindividui con la sua capacit di immedesimarsi negli altri, di mettersi nei panni del prossimo e creargli dei discorsi, dei libri, della televisione, su misura. Spesso in passato ma ancora oggi c gente che scrive non tenendo conto delle misure del suo interlocutore, per cui si rischia o di avere delle scarpe troppo strette che fanno male ai piedi o troppo larghe che non si riescono neanche a infilare (P.A.). La risposta alla provocazione (interessata) dellintervistatore circa la differenza di prospettive di carriera nella comunicazione scientifica di un laureato in Scienze della Comunicazione e di un laureato in Astrofisica (tristemente) unanime. Lo scarto principale nella preferenza di una facolt scientifica consiste soprattutto nel metodo scientifico. possibile affermare che preferibile una laurea in Astrofisica non per le conoscenze che si sanno ma per capire il modo di procedere della scienza, il modo di pensare di chi fa scienza. Chi non ha avuto una formazione scientifica rimane sempre un po al di fuori. Il capirsi umanamente fondamentale in questo lavoro (G.C.). Allangoscia dellintervistatore si aggiunge quella di G.P.: una cosa che mi ha angosciato per anni. [] Quando sono venuti fuori tutti questi ragazzi di Scienze della Comunicazione stato un disastro. Dov il mercato? Adesso i presidi si incazzano... Ma sapete quanti siete? Ci vuole una specializzazione ferrea (G.P.). Dello stesso avviso G.C., che intravede nella specializzazione lo spiraglio per occuparsi di divulgazione provenendo da studi non scientifici: ci sono persone come Piero Angela che vengono da altri settori, ma necessario fare un grande lavoro negli anni (G.C.). P.A. distingue tra le competenze che possono derivare dai diversi corsi di sudio: cienze naturali per chi vuole fare il divulgatore a tutto campo, d un po lidea generale della scienza. Per molti si specializzano, allora in fisica piuttosto che in biologia, piuttosto che in medicina, quindi ci sono delle specializzazioni. Il fatto della scienza delle comunicazioni permette di migliorare le tecniche della comunicazione, del linguaggio. [] Il problema quello di saper raccontare, saper scrivere, saper spiegare. Per comunque il saper spiegare solo una parte, per saper spiegare bisogna come prima cosa capire, e chi ha una laurea in una materia scientifica ha certamente pi attrezzi per riuscire a capire quello che si sta facendo nel mondo della ricerca.

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Dunque limportanza del rigore scientifico per comprendere sia le conoscenze che il modus operandi dei ricercatori deve integrarsi alle capacit esplicative: Un astrofisico se ha la capacit di comunicare ha il metodo scientifico. Quando io ho cominciato sono stato fortunato, ho mandato una lettera alla Rai dicendo che ero laureato in fisica terrestre e volevo fare trasmissioni. Gallinari mi disse: venga non la vuole fare nessuno (G.P.).

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Conclusioni

La mediazione

I modelli della diffusione e le teorie dominanti evidenziano la funzione di mediazione della comunicazione scientifica pubblica limitando lattivit della ricerca allattenersi ai fatti e alla realt dei fatti e quella della divulgazione al ridurre il reale e ci che viene percepito, il fatto alla sua descrizione.1 Dato che non prevista una retroazione tra il destinatario della divulgazione e gli specialisti, il mondo della scienza risulterebbe come chiuso e autosufficiente. A condividere i due tipi di sapere, esperto e laico, deve essere il mediatore,2 che si trova nella condizione di esercitare il potere di partecipare al processo di produzione di senso. La mancata considerazione nei modelli della diffusione di flussi comunicativi complessi che compartecipano alle dinamiche di negoziazione della scienza porta alla conclusione che le teorie dominanti non descrivano in modo esaustivo i meccanismi della divulgazione scientifica in televisione. Alla luce delle interviste qualitative a osservatori privilegiati effettuate con soggetti coinvolti nella produzione di SuperQuark possibile affermare che il modello della continuit3 descrive con maggiore precisione le dinamiche che sottostanno alla produzione di rappresentazioni televisive della scienza dal momento che prende in considerazione diverse forme di trasferimento delle conoscenze. Le interviste effettuate, che non hanno la pretesa di essere un campione rappresentativo della divulgazione scientifica in generale ma si limitano a descrivere pratiche produttive circoscritte ad alcuni soggetti e a una trasmissione specifica, sottolineano come la composizione delle fonti utilizzate favorisca da una parte il rapporto diretto con lesperto e dallaltra luso di periodici ponte classificabili nella categoria della comunicazione interspecialistica, di fatto estromettendo dal processo produttivo le pubblicazioni scientifiche dirette. Questi flussi comunicativi caratterizzati da diversi gradi di formalizzazione, dunque, sono facilmente collocabili lungo il continuum del modello della continuit e nelle deviazioni comunicative delle traiettorie di routine del modello del salvagente proposto nel paragrafo 2.2.5, anche se interessante notare come la percezione degli attori intervistati riguardo il ruolo della divulgazione scientifica sia da un lato aderente ai modelli della diffusione, mediazione tra saperi diversi attraverso la traduzione

1 Schiele B., Vulgarisation et tlvision, Social Science Information, n. 25, 1986, p. 203 2 Guizzardi G., La negoziazione della scienza nello spazio pubblico, pp. 14-15 3 Cfr. paragrafo 2.2.5

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da linguaggi specialistici a linguaggio comune, dallaltro ponga laccento sulla sua dimensione sociale: la costruzione di spirito critico nel fruitore non solo attraverso la diffusione di conoscenze, ma attraverso il rispetto del metodo scientifico. dunque necessario non trascurare la dimensione sociale della divulgazione dal momento che evidente che le dinamiche di riformulazione delle conoscenze in linguaggio televisivo siano solo una parte delle sue funzioni e potenzialit. A tal proposito opportuno evidenziare la coerenza tra i punti di vista dei soggetti ascoltati nelle interviste e lo schema di Braga incentrato sulla responsabilizzazione riportato nel paragrafo 1.2. possibile affermare che lalto grado di responsabilizzazione della trasmissione secondo questo schema e luso di forme espressive volte a non creare tensione ed eccessiva preoccupazione nel pubblico, sono caratteristiche evidenziate dalle argomentazioni dei soggetti intervistati e rappresentano una formula efficace per la divulgazione.4

Lunicit dei mediatori

La volont di responsabilizzare il pubblico che anima o dovrebbe animare gli attori della divulgazione scientifica una peculiarit che contraddistingue pochi generi televisivi della televisione attuale. Emerge pertanto una percezione di unicit negli attori della divulgazione scientifica, vista da alcuni come una posizione di arroccamento in una riserva continuamente minacciata.5 Una spiegazione circa questa percezione di unicit della divulgazione scientifica pu risiedere nella chiusura, almeno in Italia, del mondo della scienza, anche se col tramonto della Big Science sono sempre pi frequenti le deviazioni delle traiettorie di routine della comunicazione scientifica finalizzate ad acquisire visibilit. Questa unicit espressa nelle funzioni di verifica della fonti, di richiesta continua dei pareri degli esperti e della comprensione degli argomenti controversi.

4 Si porta come esempio il racconto della nascita di un servizio di Giovanni Carrada, autore, in cui evidente la volont di responsabilizzare il pubblico su un argomento ritenuto importante e lattenzione nel non diffondere un sentimento di tensione: sto facendo uninchiesta sulle infezioni gravi ospedaliere, che fanno pi vittime degli incidenti stradali e domestici messi insieme, e mi venuta in mente lidea di farla attraverso la storia di un paziente che entra in ospedale con un problema perfettamente guaribile ed incappa in un problema di infezione grave, che causa una corsa contro il tempo. una cosa che scopro quando vado l, quando lesperto mi dice che tutto una questione di rapidit della diagnosi e di unanalisi batteriologica tempestiva dato che servono tre giorni, e lo racconto come una corsa contro il tempo. Entrato dentro largomento, trovo un spunto che pu funzionare. L con due fini: com andata a finire oggi? Bene... non si pu far morire il paziente, e come andr domani, con una serie di strumenti diagnostici che invece di due giorni ci mettono unora. 5 Braga P., La divulgazione scientifica in televisione, p. 190

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Queste funzioni cos importanti nei processi di negoziazione dei concetti scientifici comunque devono essere esercitate dalle trasmissioni sempre attraverso la proposta di un patto comunicativo basato sulla compresenza di elementi cognitivi e percettivi,6 ovvero dei patti dellapprendimento e dello spettacolo. La divulgazione scientifica ha bisogno di stabilire un patto di veridizione che leghi lo spettatore al mezzo che oltre a essere percepito come credibile deve rispondere alle promesse di intrattenimento diffuse in tutto il flusso televisivo.7 Inoltre si tende a sottolineare lelemento cognitivo della comunicazione anche nei casi in cui sembra emergere lelemento percettivo, come nei documentari. Il rapporto di fiducia, dunque, basato sullattendibilit e sul modo di presentazione delle conoscenze allinterno del patto di apprendimento, ed possibile osservare uno spostamento dellautorevolezza necessaria per parlare di scienza in tv. Da una fiducia istituzionale, relativa al mezzo e al suo rapporto con la realt e con il fruitore, si passa a una fiducia personalizzata costruita intorno alla figura del conduttore. Emerge chiaramente anche dalle interviste effettuate che il volto del conduttore abbia la funzione di asseverare le informazioni che veicola, costruendo una credibilit personalizzata indipendente8 dallemittente: la divulgazione ha bisogno di un surplus di autorevolezza rispetto al patto di veridizione ordinario della televisione generalista. Dunque la contemporaneit dei processi di polarizzazione verso il piano dellintrattenimento della triade reithiana anche nei programmi di divulgazione scientifica e dei processi attraverso i quali le trasmissioni omnibus e quelle enciclopedico-divulgative della paleotelevisione hanno abbandonato il commento dellimmagine in favore di uno stile conversazionale imperniato sulla figura del conduttore, elemento di personalizzazione, ha spostato gli equilibri della credibilit televisiva. Allinterno della formula delleducare intrattenendo, o viceversa, si assiste a una contrazione dei tempi con un relativo aumento del ritmo espositivo, e alla focalizzazione solo su alcune aree del sapere, al trasferimento di un rapporto fiduciario istituzionale sul piano della personalit.9

Ghislotti S., Di Chio F, Questioni di tempo, questioni di fiducia, in Casetti F., Di Chio F., Tra me e te. Strategie di coinvolgimento dello spettatore nei programmi della neotelevisione, VPT/ERI, Roma 1988, pp. 134-141 7 Ibidem, pp. 136-141 8 Monica Giorgi Rossi, produttrice di SuperQuark, a tal proposito: lo spettatore medio ancora convinto che lha detto la televisione, [...] ma se lha detto Piero Angela veramente il verbo 9 Ortoleva P., Di Marco M.T., Luci del teleschermo. Televisione e cultura in Italia, Mondadori-Electa, Milano 2004, pp. 214-215

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Unicit del pubblico

La disgiunzione tra sapere esperto e sapere laico non pu essere ridotta a un mero dislivello informativo tra specialisti e grande pubblico. La conoscenza fattuale solo un aspetto del sapere laico, entro il quale operano diversi fattori come giudizi di valore e il grado di fiducia nei confronti delle istituzioni scientifiche che rendono nel complesso il sapere laico articolato almeno quanto quello specialistico. interessante osservare come i soggetti coinvolti nella produzione di rappresentazioni televisive della scienza che sono stati intervistati ritengano il proprio pubblico unico, estremamente motivato a fruire di divulgazione scientifica, omogeneo negli anni. Questa dimensione simmetrica alla percezione di unicit da parte della divulgazione, che si estende dunque nella definizione dellobiettivo della comunicazione. I linguaggi televisivi sono strettamente collegati alla configurazione dello spettatore ideale, dal momento che le scelte stilistiche e di contenuto sono incentrate, nel caso analizzato, a soddisfare i doveri del servizio pubblico. A tal proposito interessante notare la compresenza di anime diverse nella divulgazione: da una parte la vocazione pedagogica, il trasferimento di principi scientifici semplificati confezionati in formato omnibus, dallaltra la volont, a volte soffocata, di collegare la rappresentazione della scienza con la partecipazione sociale, di costruire contemporaneamente uno spirito critico e civico attraverso il metodo scientifico.10 La percezione del pubblico da parte degli attori intervistati evidenzia che la modalit di fruizione pi diffusa sia simile alla lettura pedagogica (beneficiary reading) proposta da Suzanne de Cheveign secondo la quale il fruitore percepisce il mezzo televisivo come una fonte autorevole di conoscenza, preferisce la presenza di un conduttore e cerca di integrare le informazioni ricevute con le sue conoscenze di sfondo.

Giangi Poli espone con queste parole due diverse forme di fare divulgazione: La prima volteriana, illuminista, neopositivista dei primi decenni del secolo scorso, cio la scienza che viene insegnata al volgo. [] Laltra [] consiste ad esempio nel parlare dellinquinamento che fa crepare i pesci. Ma il discorso mio che fa crepare anche gli operai che stanno in fabbrica, poi uscito fuori ed arrivato negli ambienti borghesi ed venuta fuori lecologia, perch prima non glie ne fregava niente a nessuno. Non era un discorso inquinamento e posti di lavoro ma inquinamento e maggior profitto. Collegare il discorso scientifico a quello sociale

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La notizia scientifica

La newsworthness, la notiziabilit di un evento, frutto di una concezione per la quale determinati eventi vengono riconosciuti degni di fare notizia solo qualora si conformino a determinati criteri di selezione, i valori notizia, piuttosto che da un riferimento al mondo reale degli eventi.11 La divulgazione scientifica in televisione comunque un genere dotato di caratteristiche specifiche che lo differenziano da altri contenitori della notizia scientifica. Le finalit comunicative a volte pi pedagogiche che informative, i tempi di produzione anche molto lunghi che sconvolgono i concetti di attualit e tempestivit della notizia, la difficolt nel rappresentare in linguaggio iconico teorie e conoscenze influenzano non poco i criteri di selezione e produzione della divulgazione scientifica. I valori notizia pi consolidati,12 che comunque sono mutevoli nel tempo e generali, vengono solitamente accostati ad alcuni pi televisivi come il coinvolgimento sia emotivo che narrativo, ritmo e storia. Daltronde le potenzialit di intrattenimento e la possibilit di trasformare la notizia in storia sono criteri di selezione riconosciuti della notizia scientifica.13 Gli argomenti che possono essere formulati attraverso il linguaggio iconico devono rispondere a criteri di attualit particolari: i tempi di produzione da una parte e lintegrazione e il consolidamento delle notizie scientifiche propriamente dette nel contesto della ricerca dallaltra ne fanno dilatare i tempi. La singola notizia raramente rappresentabile in maniera efficace, mentre la maturazione di un settore attraverso diverse scoperte in un filone di ricerca pu diventare un argomento televisivo, specialmente se questo rientra in temi facilmente formulabili come i temi dal contenuto forte o i temi del momento.14 La disponibilit del materiale acquistato o a disposizione nelle libraries un criterio relativo al mezzo in s ma anche guidato da previsioni sul ciclo di vita di un argomento.15

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Mc Quail D., Le comunicazioni di massa, il Mulino, Bologna 1993, p. 227 Ad esempio novit, vicinanza, human interest, etc. 13 Papuzzi A., Professione giornalista, Donzelli, Roma 2003, p. 207 14 Fava T., Scienza e media: le notizie scientifiche nei notiziari di Rai e Mediaset, in Guizzardi G. (a cura di) La scienza negoziata, scienze biomediche nello spazio pubblico, il Mulino, Bologna 2002, pp. 85-89 15 Ricordo quando c stato il terremoto in Giappone. Poco prima avevamo comprato un documentario sulle esercitazioni antisismiche, perch un terremoto ci sta sempre bene. Prima o poi un terremoto arriva. Abbiamo ricevuto i complimenti della rete per essere stati sul pezzo (Laura Falavolti, curatrice). Una regola doro: per tutti i fenomeni naturali consigliabile tenersi dei coccodrilli nel cassetto... (Monica Giorgi Rossi, produttrice)

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Le fonti

Le fonti scientifiche rappresentano insieme alla documentazione dellimmagine un tipo di rapporto con la realt. Se i documentari sono una formulazione della realt in linguaggio visivo le fonti scientifiche rappresentano il materiale utilizzato per la costruzione testuale che spesso influenza in maniera determinante la scelta e la produzione delle immagini.

Figura 10 Il modello della continuit e le fonti scientifiche della divulgazione

interessante sottolineare che, nonostante la divulgazione venga percepita tra laltro come una attivit di traduzione del linguaggio specialistico utilizzato nella produzione di conoscenza scientifica, non sembra usuale un utilizzo diretto delle produzioni scientifiche, degli articoli dei journals specializzati. Le fonti privilegiate dai giornalisti scientifici sembrano essere il colloquio diretto con gli esperti e i periodici ponte, le riviste come Nature e Le Scienze che nel modello della continuit costituiscono strumenti di comunicazione interspecialistica. Dunque si pu provare a sovrapporre le osservazioni dellintervista qualitativa a osservatori privilegiati che stata svolta con i flussi descritti dal modello della continuit, e si osserva come la traiettoria di routine descritta da produttori di rappresentazioni televisive della scienza di SuperQuark parta da un contatto diretto con lexpertise, passi attraverso le pubblicazioni intermedie, i cosiddetti bridge journals, integri le conoscenze e le suggestioni narrative dellautore e si trasformi in linguaggio televisivo. 145

Se si volesse sottolineare la raccolta delle fonti sarebbe opportuno schematizzare questi flussi prendendo in considerazione non solo le traiettorie di routine ma anche le deviazioni, dal momento che la rappresentazione televisiva costruita intorno al rapporto diretto con lesperto il frutto di unapertura della scienza che pu essere gi considerata divulgazione. Si evidenziano, dunque, le deviazioni comunicative privilegiate dai soggetti intervistati allinterno del modello del salvagente (bucato) proposto nel capitolo 2.

Figura 11 Salvagente (bucato) e fonti scientifiche della divulgazione

Alla luce di queste osservazioni interessante avanzare alcune considerazioni sul ruolo dellesperto nella divulgazione scientifica in televisione. Dalla letteratura analizzata in questa sede emerge lidea di unevoluzione dei linguaggi televisivi verso la personalizzazione delle informazioni, e pi precisamente un potenziamento della figura del conduttore che, entit anfibia, oltre a incarnare i valori di rete e di testata, condivide qualcosa con il pubblico. Questo emerge chiaramente nella divulgazione scientifica nella sua funzione di mediatore tra mondi e linguaggi altrimenti inaccessibili al grande pubblico, dove la figura del conduttore in fatto di credibilit ed autorevolezza sembra aver raggiunto quella dellesperto; queste due tipologie di soggetti, infatti, spesso interagiscono in modo

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simmetrico.16 Relativamente a SuperQuark interessante notare come laccrescere della forza del conduttore abbia diminuito le occasioni di asseverazione delle conoscenze da parte dellesperto durante linterazione col pubblico, mentre rimane cruciale il suo ruolo e la forza del suo status durante la produzione dei testi, per la verifica delle fonti e della genuinit delle informazioni che vengono formulate in linguaggio televisivo. Un ulteriore compito della divulgazione dovrebbe essere dunque quello del controllo di una pluralit di fonti, in modo che la comunicazione scientifica non possa correre i rischi descritti da Hilgartner relativi a un uso scorretto da parte degli scienziati delle etichette semplificazione accurata e distorsione17 dal momento che ci dovrebbe essere considerato un inquinamento della genuine science ma qualcosa di simile a una controversia scientifica, tra laltro interessante da rappresentare televisivamente. opportuno sottolineare che lesperto a cui ci si riferisce ha le caratteristiche che Semprini riconosce nello studioso, figura dalle competenze eminentemente intellettuali, che instaura rapporti di asimmetria col pubblico basati sulla possibilit di legittimare gli enunciati.18 Secondo Guizzardi la posizione cruciale nei processi di negoziazione occupata dalla figura dellesperto, figura astratta in cui accumulato il potere di definizione della situazione in virt del consenso istituzionale del mondo della ricerca dal quale lesperto legittimato. Accanto a questa forma di definizione del vero la funzione della divulgazione e del giornalismo scientifico risiede nella definizione del nuovo e dellutile, in base sia ai criteri di notiziabilit che quelli di formulabilit televisiva. In alcune situazioni particolari verit, novit, e utilit della comunicazione scientifica televisiva rientrano nella categoria del giusto, ad esempio per quanto riguarda la comunicazione del rischio o le politiche ambientaliste.19 interessante notare come nel caso analizzato lesperto tenda a mantenere il potere di definizione del vero, non inteso come atto di fede ma come conoscenza prodotta nel rispetto del metodo scientifico, mentre utilit e novit siano criteri usati spesso dai mediatori per selezionare gli argomenti, processo che avviene prima della ricerca delle fonti e quindi dellapporto dellesperto. In ogni caso utile ricordare che anche la scienza non rinuncia a forme di narrativizzazione, le quali non sono dovute solo allutilizzo del mezzo televisivo ma anche alla dialettica
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Ungaro P., Gli attori della divulgazione, pp. 112-123 Hilgartner S., The dominant view of popularisation 18 Semprini A., Analizzare la comunicazione. Come analizzare la pubblicit, le immagini, i media, pp. 264268 19 Guizzardi G, La negoziazione della scienza nello spazio pubblico, pp. 43-45

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allinterno del discorso scientifico tra conoscenza mitica e mimetica, e che la composizione di rapporti diretti con lexpertise e di pubblicazioni interspecialistiche osservata in questo studio offre la garanzia oltre che del rispetto del metodo scientifico, che non si pu riscontrare ad esempio in alcune forme di deviazione dalle traiettorie consuete della comunicazione scientifica, anche la certezza di diffondere conoscenze condivise dalla comunit della scienza.

Linguaggi e rappresentabilit

Riguardo le interviste raccolte, la variet dei punti di vista sui linguaggi televisivi utilizzati e utilizzabili dalla divulgazione scientifica certamente indicativa della capacit di rappresentazione del mezzo televisivo. Tra gli elementi che si trovano a monte di queste problematiche possibile notare la grande attenzione alla parte verbale del discorso televisivo, la funzione esplicativa delle immagini e il rispetto del mandato di servizio pubblico da parte dei soggetti intervistati coinvolti nella produzione di SuperQuark. Questi presupposti favoriscono una formulazione dei contenuti che secondo alcuni capovolge il primato dellimmagine, della documentazione della realt.20 Si tende spesso ad avere un rapporto indiretto con la realt che viene usata per illustrare le conoscenze che prendono forma narrativa, mentre viene meno la funzione epistemologica della documentazione della realt come apporto di conoscenze. Le immagini dunque spesso vengono concepite come didascalie del testo, in una sorta di capovolgimento delle funzioni. Questa doppia natura della divulgazione deriva dalla necessit di instaurare un patto comunicativo col fruitore che includa sia caratteristiche del patto dellapprendimento che dello spettacolo. La commistione di elementi cognitivi e percettivi non uniforme sia per quanto riguarda le trasmissioni, dove intervengono scelte redazionali relative al posizionamento dei programmi in relazione allaudience e alla personalit di rete, che per quanto riguarda i singoli testi televisivi dal momento che gli argomenti trattati dalla divulgazione scientifica godono di gradi di rappresentabilit diversi.

La tendenza che corre adesso quella di fare larticolo illustrato ed la novit assoluta. una grande differenza nel linguaggio televisivo. Prima per fare uninchiesta si andava in giro con una scalettina e poi alla fine montavi le immagini, e quando erano sufficienti non scrivevi una cazzo di parola, lasciavi l una musichetta o stavi anche zitto, adesso si scrivono i testi prima, poi si mandano in giro quei disgraziati che ha visto qui sotto [si riferisce alla redazione di SuperQuark, N.d.I.] a illustrare i testi degli autori, che non vuol dire niente, cambia il ritmo, il montaggio cambia tutto (Giangi Poli, redattore scientifico) 148

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Una considerazione che si ritiene opportuna in chiusura di questo lavoro che luso di linguaggi televisivi che hanno grande diffusione nella sfera dellintrattenimento pu dimostrarsi estremamente efficace anche nella diffusione della scienza e nella comunicazione scientifica, come osservato nel paragrafo 7.6. Ci sono linguaggi che in determinati generi tendono a ridimensionare il ruolo del conduttore nelle trasmissioni della televisione generalista, come si avverte dal progressivo indebolimento dei reality show in favore delle docusoap. La tendenza alla personalizzazione dei programmi in favore della figura del conduttore in gran parte dei testi televisivi, e in maniera evidente nella divulgazione scientifica dove la funzione di asseverazione delle conoscenze progressivamente passata dallesperto al conduttore, dunque non inarrestabile. Ci che preme sottolineare in questa sede che si ritiene dannoso non sperimentare linguaggi diversi nella comunicazione pubblica della scienza, anche alla luce della tendenza alla convergenza dei diversi media, ormai non pi uno scenario lontano. Alcuni linguaggi risultano logorati nella sfera dellentertainment, erosi nella loro forza epistemologica attraverso la costruzione di una realt in vitro, ma possono essere estremamente efficaci nella comunicazione scientifica sia per quanto riguarda la produzione di testi televisivi che la promozione di forme di interazione diretta tra fruitore ed emittente. Ci si riferisce per tanto alluso dellimmagine come fonte principale di documentazione e alluso di una pluralit di media per stabilire flussi di comunicazione complessi col fruitore. utile sottolineare nuovamente che linterazione uno degli obiettivi della divulgazione, finalizzata tra laltro a indirizzare il fruitore verso lapprofondimento delle conoscenze formulate in linguaggio televisivo. Il limite pi evidente della divulgazione scientifica in tv quello di rappresentare la scienza come prodotto, invece come processo. La prima concezione, lunica diffusa dal broadcasting, legata indissolubilmente a un uso didascalico delle conoscenze e delle immagini, esplicative le prime, illustrative le seconde. Rappresentare la scienza come processo permetterebbe invece lutilizzo di linguaggi sperimentali legati alla

documentazione della realt e allinterazione del fruitore col testo, e inoltre di rendere un servizio efficace alla scienza sottolineando limportanza del metodo scientifico, la descrizione delle discontinuit e delle differenze, lingresso del fruitore nei centri di ricerca della comunit scientifica cancellando la sensazione che questa si trovi in una torre davorio. Sarebbe opportuno superare il concetto di traduzione delle conoscenze in favore di quello di comprensione dei processi che sottostanno alla ricerca.

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Appendici Trascrizione delle interviste


Trascrizione dellintervista a Giovanni Carrada, autore. Cos la scienza. G.C.: Produzione organizzata di conoscenze controllate. Cos la divulgazione. G.C.: La divulgazione il racconto delle conoscenze che si producono nel mondo della scienza per chi fuori da questo processo con i linguaggi, i limiti e i vincoli... Rappresentazione della scienza. G.C.: una rappresentazione molto parziale, perch la televisione un mezzo che seleziona gli argomenti molto pi di qualsiasi altro. In televisione si parla della scienza pi semplice, perch le esigenze del pubblico televisivo sono le pi basiche, ma anche perch un mezzo che ti costringe a usare immagini in movimento, tende a escludere intere branche della scienza che non sono rappresentabili: la matematica, la chimica, la genetica, la biologia molecolare. Di fatto taglia fuori gran parte della scienza contemporanea. Ideologie della televisione. G.C.: La difficolt nasce non dalla narrazione, ma dalla rappresentazione di alcune scienze. Cosa faccio vedere? Faccio la radio? Spettatore modello o omnibus. G.C.: In televisione si obbligati a parlare a tutti, al pubblico pi ampio, proprio per un vincolo economico che ha la televisione, la sopravvivenza delle trasmissioni dipende dallaudience, bisogna fare la divulgazione pi ampia possibile. Ci si rivolge a un quattordicenne curioso, con quel linguaggio si arriva a qualsiasi adulto. In questo la scienza veramente diversa da altri settori. Ci sono tanti livelli di competenza, a partire dal giornalista scientifico che si trova in una situazione particolare: ci sono tanti argomenti che cambiano velocemente e siamo tutti degli ignoranti, specialmente sugli argomenti che hanno pochi specialisti in Italia e nel mondo. Cos la televisione G.C.: La televisione un racconto per immagini, anche se la nostra trasmissione si basa molto sui testi, e analisi sul pubblico che abbiamo fatto fare evidenziano che il nostro pubblico e il pubblico di trasmissioni analoghe si comportano maniera diversa, dando molta importanza alla parte testuale. Il pubblico. G.C.: Ogni comunicazione una conversazione immaginaria con qualcuno, io devo avere un modello mentale del mio interlocutore. A volte riceviamo lettere ecc., ma il giornalista ha una propria rappresentazione del proprio pubblico. Una parte importante del bagaglio professionale di un giornalista conoscere il proprio pubblico, e questa una delle maggiori qualit di Piero Angela, che lo conosce come le sue tasche, prevedendo comprensione e reazioni in maniera sofisticata. Selezione degli argomenti. G.C.: Dipende dalle immagini, anche se non devono seguire pedissequamente ci che viene detto. La divulgazione adopera molti linguaggi che servono a risolvere il problema della rappresentabilit: si usano metafore, disegni, metafore visive, ci si arrampica sugli specchi. La scienza non solo una collezione di fatti, ma anche di concetti ed idee, che sono le cose che la televisione meno adatta a rappresentare. Si va molto sullesempio e sulluso astratto e metaforico dellimmagine. In che modo la scienza diventa racconto G.C.: Parto con unipotesi di lavoro, che poi sono disposto a smontare. Poi faccio unimmersione nellargomento, vado sempre a parlare con un esperto, e metto insieme una serie di fatti interessanti. Di solito mentre parlo con gli esperti, di quelle cento cose che mi dicono mi vengono in mente quelle venti o trenta che messe in fila formano un racconto, ed ogni servizio in questo diverso. una cosa che nasce dalla ricerca, da un accumulo di fatti e suggestioni e dalla scelta del modo per raccontarli. Sto facendo uninchiesta sulle infezioni gravi ospedaliere, che fanno pi vittime degli incidenti stradali e domestici messi insieme, e mi venuta in mente lidea di farla attraverso la storia di un paziente che entra in ospedale con un problema perfettamente guaribile ed incappa in un problema di infezione grave, che causa una corsa contro il tempo.

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una cosa che scopro quando vado l, quando lesperto mi dice che tutto una questione di rapidit della diagnosi e di unanalisi batteriologica tempestiva dato che servono tre giorni, e lo racconto come una corsa contro il tempo. Entrato dentro largomento, trovo un spunto che pu funzionare. L con due fini: com andata a finire oggi? Bene... non si pu far morire il paziente, e come andr domani, con una serie di strumenti diagnostici che invece di due giorni ci mettono unora. Selezione delle fonti e proporzione tra fonti diverse G.C.: Raramente si va al lavoro scientifico originale perch molto spesso incomprensibile. Capita con i temi che sono pi vicini a quello che ho studiato, ma quasi sempre sono incomprensibili e invalutabili. Raramente un singolo lavoro scientifico da unidea dellargomento, essendo molto settoriale. Parlare con lesperto ha il vantaggio che conosce tutto il contesto. Tanti campi hanno la loro letteratura intermedia: lalta divulgazione, le review, gli articoli de Le scienze che offrono un livello intermedio, il tipo di materiale che mi faccio mandare insieme anche siti web molto ben fatti che mi permettono una prima sgrossatura. Quasi mai il giornaletto, la rivista divulgativa, sempre cose come Nature... Il patto comunicativo della scienza in televisione G.C.: Dipende dalla trasmissione, e cambia moltissimo. SuperQuark ha una grandissima credibilit, anche alla luce delle ricerche che abbiamo fatto. Quando ci fu lentrata in vigore delleuro, Ciampi chiese che se ne parlasse in televisione, ed stata fatta unanalisi su chi il pubblico voleva che se ne occupasse. Piero Angela risult come il pi credibile. una cosa costruita nel tempo attraverso lonest nel lavoro. La fiducia spiegata da fatto che Quark non d mai fregature, perch c un continuo controllo. Dopo che ho fatto un servizio lo faccio rileggere allesperto, chiedo lopinione di un altro esperto. Poi c una piccola rete di ricercatori in vari campi con un rapporto di conoscenza, ci propongono delle cose e poi andiamo a vedere che non cos, come una notizia gonfiata. Per un giornalista scientifico la credibilit una delle caratteristiche essenziali. Un cronista politico pu dire una cosa e il giorno dopo il suo contrario e nessuno pu dirgli niente, su questo mestiere la reputazione conta. Proporzione e disposizione degli argomenti G.C.: In genere diamo una sufficiente variet: il pubblico sa che dopo una cosa che magari non gli interessa ce n unaltra. Ci vuole un equilibrio tra archeologia, cose pi scientifiche, cose pi seriose come scienza e societ, certe cose vanno messe in una percentuale piccola. Ad esempio io ho curato una rubrica sulla sessualit che veniva messa alla fine, non per i bambini, ma perch uno alla fine diceva: ah, c il sesso!, e su questo viene studiato in maniera spasmodica landamento degli ascolti, e diventa unarte raffinata. Dalla parte della scienza o del pubblico. G.C.: Non si possono fare compromessi, non si posso addomesticare i contenuti per far piacere a qualcuno, n compromessi sul linguaggio, altrimenti non si viene capiti. Se per essere accurato e preciso devo perdermi per strada chi mi ascolta... A volte mi accorgo che di un argomento non se ne pu parlare perch semplificandolo lo si fa a pezzi, allora lasciamo stare. Per se la semplificazione non diventa una mistificazione si semplifica. Di solito si sceglie una sola cosa, seuendo un solo filo, ma anche l non si possono fare compromenssi. Essere dalla parte della scienza, prendersi la briga di dire cose che vanno contro opinioni molto diffuse un tratto molto nostro, altri non lo fanno. Siamo lunica trasmissione che parla ogni tanto di biotecnologie, raccontando la posizione della scienza: ci sono dei potenziali rischi, ma controllabili e sono gli stessi delle tecniche di agronomica tradizionali che funzionano da decenni. Anche su temi come lomeopatia prendiamo delle posizioni impopolari, non lisciamo il pubblico, per questo siamo dalla parte della scienza, oltre al rispetto necessario dei contenuti. Ad esempio nella puntata su Chernobyl, mentre quella cosa sugli Ogm una stronzata, come sullelettrosmog, l ci sono delle scelte da fare, e ci si sforza di raccontare tutta la verit, raccontare pregi e difetti di tutte le varie opzioni, perch si pu anche peccare di omissione. Si fa presto a parlare male di una fonte di energia, prendere una decisione perch lenergia ci serve unaltra cosa. Lattualit come criterio di selezione degli argomenti G.C.: Nel giornalismo la notizia una cosa nuova, il problema sono i tempi di produzione. Quando andavamo in onda parallelamente alla produzione aprivamo sempre con temi di strettissima attualit, adesso passano dei mesi, pu succedere di tutto. Anche nelle riviste scientifiche, la maggior parte delle cose non sono di attualit, perch la notizia propriamente detta in campo scientifico raramente interessante, sono una serie di notizie, di scoperte che insieme fanno maturare un settore. La grande svolta avviene in un certo arco di tempo attraverso diversi studi.

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Programma migliore e programma peggiore G.C.: No, non si pu... anche perch ne guardo pochissima di televisione. Obiettivi futuri della scienza G.C.: Tutte le previsioni anche a breve termine sono state sempre puntualmente smentite, come gli esempi storici clamorosi, alla fine dellOttocento si diceva la fisica finita, lanno dopo arriva Einstein e cambia tutto. Nelle scienze applicate si conoscono dei problemi, ma poi le soluzioni... Come diceva qualcuno, prevedere il futuro una delle forme pi grandi di stupidit. Astrofisica o Scienze della Comunicazione G.C.: Meglio in astrofisica, non per le conoscenze che si sanno ma per capire il modo di procedere della scienza, il modo di pensare di chi fa scienza. Chi non ha avuto una formazione scientifica rimane sempre un po al di fuori. Il capirsi umanamente fondamentale in questo lavoro. Detto questo ci sono persone come Piero Angela che vengono da altri settori, ma necessario fare un grande lavoro negli anni. Trascrizione dellintervista a Monica Giorgi Rossi, produttrice e Laura Falavolti, curatrice. Cos la scienza? L.F.: La ricerca delle risposte sul funzionamento del sistema universo e delluomo. M.G.R.: La ricerca delle risposte rispettando sempre il metodo, che siano possibili le verifiche. Cos la divulgazione? L.F.: Come ha insegnato Piero Angela tradurre dallitaliano allitaliano, stando per i concetti dalla parte degli scienziati, per il linguaggio dalla parte dello spettatore. M.G.R.: Anche perch lha inventata lui la divulgazione, quello che ha pi successo. Si vede dalla risposta del pubblico, per il quale il pi compreso e la divulgazione rendere certi concetti comprensibili. Il rapporto col pubblico. Feedback come risorsa. L.F: Abbiamo un grandissimo feedback, dei rapporti non puntuali, addirittura ossessivi con il pubblico. Se andiamo in onda oggi su un x soggetto dallarcheologia allenergia, domani ci arrivano tremila email, se abbiamo fatto un piccolo errore, se abbiamo fatto bene o male. il nostro pubblico, il nostro zoccolo duro, tre milioni e mezzo di persone. M.G.R.: Il nostro pubblico un pubblico particolare. Pi motivato, si sceglie il programma ed molto attento. Il nostro pubblico, attraverso degli studi che abbiamo fatto, diviso in due: una parte che segue tutte le trasmissioni di divulgazione, per poi seleziona molto. C uno zoccolo duro molto attento e molto grosso, che qualsiasi cosa venga prodotta da Angela, in qualsiasi fascia oraria, la segue. L.F.: I programmi scientifici meno approfonditi e meno rigorosi fanno allinizio un ascolto pi ampio, che poi si va ad assottigliare. Spettatore modello o omnibus M.G.R.: Piero Angela la fa per tutti. Ha lavorato per la prima rete, che per tutti. Un giudizio personale: Angela ha unidea della divulgazione quasi missionaria, se ne fa un dovere suo e il dovere primario, principale della televisione, del servizio pubblico. Deve parlare a tutti, anzi, soprattutto a chi non ha i mezzi. C.F: Io sarei a volte tentata di fare qualcosa di pi, dato che abbiamo questo zoccolo duro che cresciuto con noi, si potrebbe differenziare lofferta, anche con un linguaggio pi sofisticato o argomenti pi alti. La risposta sempre la stessa: Non pensare ai tuoi amici, ma a chi non ha la possibilit di disporre dellinformazione. La rappresentazione della scienza in televisione M.G.R.: Ultimamente si allargato il ventaglio dellofferta, cresciuta anche la domanda, e soprattutto perch la scienza diventata un business, ci sono i musei della scienza le riviste... Si allargata molto anche per questo. C.F.: Per quanto riguarda le trasmissioni ce ne sono alcune, anche per quanto riguarda linformazione, molto puntuali e curate come Tg Leonardo, con i quali abbiamo dei rapporti, ma ci sono delle trasmissioni border line, tra scienza e mistero, che veramente sono ignobili perch giocano tra la linea di confine tra la ricerca di qualcosa e il generico fumus.

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Differenze di orientamenti, discipline, paradigmi. M.G.R.: Non ci sono tante scienze. La scienza una, che viene convalidata dal metodo scientifico e quindi condivisa dalla scienza. Laddove ci siano delle teorie controverse, dove c dibattito, si cerca di dar voce delle due teorie. L.F.: Le persone non possono seguire tutti i professori nei meandri dei laboratori, la divulgazione deve aspettare che le teorie siano accettate, per essere divulgate al popolo! Cos la televisione? L.F.: Un mezzo straordinario. M.G.R.: Limportanza del mezzo data dalla duttilit dei veicolare qualsiasi contenuto con la diretta, la sua specificit, e con la possibilit offerta dal digitale per ognuno di fare la propria televisione diventa il mezzo di comunicazione per eccellenza. Anche Internet vive di televisione, dovr comunque diffondere immagini televisive. Selezione degli argomenti. M.G.R.: Nasce da un dibattito attento con gli autori e da uno sguardo sul mondo. Lattualit sulla ricerca va fatta con altri mezzi. L.F.: Tiene conto della attualit e della diversit dei temi, del materiale a disposizione. Ricordo quando c stato il terremoto in Giappone. Poco prima avevamo comprato un documentario sulle esercitazioni antisismiche, perch un terremoto ci sta sempre bene! Prima o poi un terremoto arriva. Abbiamo ricevuto i complimenti della rete per essere stati sul pezzo. M.G.R.: Per tutti i fenomeni naturali consigliabile tenersi dei coccodrilli nel cassetto. Le fonti: provenienza e proporzione. L.F.: I testi di finzione sono solo un supporto per il racconto, e deve essere tutto controllato. M.G.R.: Noi lavoriamo soprattutto con materiale dacquisto e lo passiamo al vaglio di consulenti tecnici scientifici, anche per quanto riguarda la traduzione. Alcuni autori si rifanno pubblicazioni scientifiche, ma soprattutto Nature e riviste che sono gi una mediazione, partire dalla pubblicazione scientifica, dallabstract del professore avviene raramente. Lispirazione per pu venire da qualunque parte, limportante la verifica della fonte. Patto comunicativo L.F.: A volte si da per scontato che ci che offre la televisione sia il peggio, invece non bisogna confondere contenuti e mezzo, che stato sottovalutato, e questo stato un errore degli intellettuali del nostro paese. M.G.R.: Lo spettatore medio ancora convinto che lha detto la televisione. Il nostro compito di essere attenti con le notizie, sicuri delle fonti, non dire sciocchezza. L.F.: Ad esempio prima di dare una notizia allarmista ci pensiamo cento volte. Perch se lha detto Piero Angela una notizia viene come convalidata M.G.R.: Perch se lha detto la televisione, e la televisione dice tante idiozie ed pericoloso, ma se lha detto Piero Angela veramente il verbo. L.F.: Alcune persone sono venute qui pretendendo di avere una testimonianza in tribunale da parte di Piero Angela su fatti scientifici. Linguaggio verbale e immagini. M.G.R.: Qua esiste il cosiddetto cane-cane, gatto-gatto. Trascrizione dellintervista a Giangi Poli, redattore scientifico. Cos la scienza G.P.: La scienza un modo razionale e umano, cio che non coinvolge visioni metafisiche, per conoscere il mondo dove siamo, in un modo che sia verificabile sperimentalmente da tutti e nel tempo. Il metodo serve a distinguere il fatto scientifico dallopinione attraverso la ripetibilit degli esperimenti. Come la conoscenza, la scienza un modo per istituzionalizzare la curiosit, bisogna essere curiosi e applicare un metodo. Cos la divulgazione G.P.: Non lho mai chiamata divulgazione, ho sempre usato lespressione diffusione della scienza, perch del concetto di volgo non me ne pu fregare di meno. Sono quaranta anni che mi occupo di giornalismo scientifico e Quark lultima delle cose di cui mi sono occupato, ed il modo per dare i mezzi a chi non li ha, gli elementi per non farsi fregare. Strumenti per sviluppare lo spirito critico che viene fuori applicando il

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metodo scientifico, altrimenti ci si fa fregare dal primo che passa. La diffusione della scienza diversa dallerudizione scientifica, alla quale dovrebbe pensare la scuola. La diffusione della scienza non deve far vedere un vulcano, ma deve spiegare perch fa certe cose, perch provoca frane e la gente muore. Sono due le linee di pensiero, e sono sempre esistite. Una quella alla Piero Angela ed ha molti vantaggi, ti dice come sono le cose. Laltra quella della scienza e societ, di non collocare gli scienziati un po fuori, come fa Piero con il quale lavoro da venticinque anni, ma considerare la scienza come una delle tante attivit, come pittura e scultura, e deve essere collegata a ci che succede nella societ, leconomia, la morale. La prima volteriana, illuminista, neopositivista dei primi decenni del secolo scorso, cio la scienza che viene insegnata al volgo, quindi il termine divulgazione. Laltra, la linea che ho usato nelle mie inchieste prima di approdare a Quark gi dal Settanta consiste ad esempio nel parlare dellinquinamento che fa crepare i pesci. Ma il discorso mio che fa crepare anche gli operai che stanno in fabbrica, poi uscito fuori ed arrivato negli ambienti borghesi ed venuta fuori lecologia, perch prima non glie ne fregava niente a nessuno. Non era un discorso inquinamento e posti di lavoro ma inquinamento e maggior profitto. Collegare il discorso scientifico a quello sociale. Cos la televisione G.P.: La televisione avrebbe qualcosa di importante che non ha pi. La televisione stato per moltissimi anni il mezzo che non poteva essere smentito, mentre con le chiacchiere puoi fare qualsiasi cosa. I primi programmi lho fatti nel 62 e allora era importante il fatto di documentare cose che avvenivano contemporaneamente e farle vedere. La gente guardava la televisione, e parlo del discorso politico e della scienza, non dello spettacolo, per avere una prova incontrovertibile della realt. A parole si pu dire di tutto. Nel linguaggio radiofonico ad esempio c incontrollabilit da parte dellascoltatore, nel linguaggio televisivo non puoi raccontare che lacqua di un fiume va in su, perch si vede che va in gi, e questo vale per la miseria nei quartieri bassi di Napoli e per il cattivo uso della scienza che fanno alcuni programmi. A causa delle manipolazioni politiche dal 62 fino ad oggi si sempre pi ridotta la parte visiva mentre aumentata quella parlata. Se una casalinga la mattina pu tenere la televisione accesa e seguire mentre fa le sue cose, quella non televisione, radio. Se deve andare a vedere cos vuol dire che televisione, lautore o il giornalista ha fatto un lavoro che implica luso dellimmagine. Questo discorso d fastidio politicamente perch se lEtna erutta e distrugge le case devi far vedere che le seconde case l non le devi far costruire, se invece dici che tutta una catastrofe naturale, allora dici ah, poveretti!. Lattuale scarsit di offerta culturale, per usare delle belle parole, come se stiamo a offrire qualcosa, cominciata prima della concorrenza, che quando arrivata ha trovato terreno fertile, cio non gli parso vero a questi qua che potevano trasferire altrove [cultura e scienza, N.d.I.], ci siamo capiti, anche quando nato il secondo canale e il terzo cerano gi tra di noi delle battaglie e non gli parso vero con la storia della pubblicit e della concorrenza di mandare a mignotte tutto quanto. Il cambiamento linguistico funzionale alla scelta che stata fatta, pi panem et circenses dai... Unaltra cosa seria e grave che durante la gestione democristiana della faccenda sono stato censurato, risse furibonde, ogni cosa tu dicessi cerano non un ma tre censori, perch per contratto dovevo fare cinque ore di programma allanno, per fare uninchiesta grossa. Tre mesi di ricerche, tre mesi di sopralluoghi, tre mesi di riprese, tre mesi di montaggio e tre mesi di censura, e quindi il contratto scadeva perch cerano liti furibonde. Io non sono mai stato democristiano, ma devo ammettere che cera per un tentativo, di stampo volteriano e neopositivista, di tirare su, per cos dire, la gente. Odio il termine tirare su, ma cera questa volont. Dopo, con il secondo e il terzo canale, cera chi voleva farsi vedere, ma cera anche la voglia di tirare su il volgo, da qui divulgazione. Con la concorrenza si invece seguito pedissequamente il gusto della gente con la scusa della concorrenza che non c, perch c omologazione. successo come con le privatizzazioni: hanno fatto il cartello. Quindi la tendenza democristiana e socialista, e poi della terza rete, era di dare una massa di informazioni, quella della concorrenza di inseguire il gusto. come la democrazia diretta: se questi vogliono vedere culi e tette, facciamogli vedere culi e tette. Per se fai vedere qualche altra cosa scopri che la gente non stupida per niente. Anche adesso un programma ben fatto, anche se va in onda a mezzanotte, vedi che sale linteresse. Per quanto riguarda lofferta culturale, la Rai la deve fare, ma a orari tali.. dice: ci sono i registratori!. Li fa ad orari improponibili solo per giustificare il canone. La selezione degli argomenti Bisogna capovolgere il ragionamento. Il testo lo scrivo alla fine. La tendenza che corre adesso quella di fare larticolo illustrato ed la novit assoluta. una grande differenza nel linguaggio televisivo. Prima per fare uninchiesta si andava in giro con una scalettina e poi alla fine montavi le immagini, e quando erano sufficienti non scrivevi una cazzo di parola, lasciavi l una musichetta o stavi anche zitto, adesso si scrivono i testi prima, poi si mandano in giro quei disgraziati che ha visto qui sotto [si riferisce alla redazione di SuperQuark, N.d.I.] a illustrare i testi degli autori, che non vuol dire niente, cambia il ritmo, il montaggio cambia tutto. I sette specifici del cinema vanno a farsi fottere, quello che comanda il testo illustrato. la

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tecnica del telegiornale, io ho lavorato a Tv7, il primo, arrivavi il venerd alle cinque che andavi in onda alle nove, non potevi stare l a fare i giochetti, scrivevi e mettevi limmagine. Questo diventa una palla in una trasmissione che dura come una di divulgazione scientifica. Io, Marco Visalberghi mai pi, Lorenzo Pinna... lho fatto, senn gli veniva un fegato cos, siamo solo noi che scriviamo il testo dopo, gli altri lavorano prima sul testo. Approvato, per giunta. Ma mica solo Piero Angela lavora cos, tutti. Poi ci mettono dentro qualche intervistina. Questo un cambiamento epocale nel linguaggio televisivo. Per selezionare gli argomenti stiamo dietro alle riviste grosse, e ora c anche internet ma bisogna stare attenti che si raccontano un sacco di balle. Si fa una ricerca e cerchi qualcosa che si interessante possibilmente per i prossimi uno o due anni, magari si sviluppano cose che uno ha fatto nella propria carriera. Non che si fa una bibliografia. Gli illustratori, quelli che fatto i servizi, cercano quelli pi illustrabili in linguaggio televisivo, gli altri si arrangiano, con i cartoni animati o con uno che parla. Immagini e fonte Se uno parte da una ipotesi va a parlare con gli esperti e si fa mandare le carte. Sono due strade: o intervisti direttamente gli esperti o te ne strafotti e scrivi una specie di pastone dicendo che lha detto tal dei tali, sempre informandoti che non stai dicendo una fregnaccia. Poi cerchi il caso che possa documentare questo fatto. Prima c linformazione scientifica, poi visivamente, lesperimento scientifico. C un rischio gravissimo su internet dove si trova di tutto e di pi, non c un bollino verde delle fonti, lhanno proposto ma chi dovrebbe metterlo? Scienza e narrazione G.P.: Il problema grosso che molti dei giornalisti scientifici vengono dalla carta stampa fanno fatica a inventarsi i modi per raccontare le cose. Tu scrivi le cose, come i testi che diamo a nostri ragazzi, ma con le immagini li devi seguire e certe cose sono difficilissime. Per creare un racconto bisogna mettersi con umilt e dire questo chi lo capirebbe? Qual il target al quale devo parlare? Anche perch un conto fare televisione in prima serata e un conto in seconda o in terza. Piero Angela direbbe: come se dovessi raccontare un fatto a un contadino di Arcinazzo, che non capisce un cazzo, aggiungo io. Una volta successo un qui pro quo con uno dei montatori che era di Arcinazzo che diceva che sua moglie... successo un casino, vabb questo gossip... Comunque dipende dal target, con le inchieste quelle grosse si sa dove si va. Il problema che un linguaggio giusto per i cinquecentomila ragazzi che ogni anno si affacciano a Quark, ma i padri e i nonni non ne possono pi di sentire come fatta la cellula. Il racconto comunque deve passare per limmagine, altrimenti diventa radio. Certo, quando un cane vedi un cane, su questo Piero ci ha rotto le scatole per anni, ma c il rischio dellillustrazione pedissequa. Bisogna riuscire a mettere quel qualcosa in pi che non vedi. Autopercezione: scienza o pubblico G.P.: Se fai un discorso di erudizione, io erudisco il pupo, vai tutto da una parte, invece se inserisco un discorso economico, morale, sociale, della scienza allinterno, stai anche dalla parte degli scienziati. Forse non come ci vediamo noi, la questione, perch abbiamo fatto una battaglia furibonda per anni per far parlare bene gli scienziati, stavano in una torre davorio, ogni volta non cera verso: si arrangi lei, tant che ho tradotto dallitaliano allitaliano, mettevamo una voce femminile sotto al professore, italiano sottolineo, che parlava. Quando andavo sei o sette mesi negli Stati Uniti per fare inchieste scientifiche, molto prima di Quark, gli scienziati cercavano te, televisione italiana, senza alcun ritorno, economico o altro perch non andavamo in onda l, perch negli Stati Uniti lidea di far sapere cosa fa la ricerca, a chiunque della stampa, ha un ritorno sui fondi, perch se la gente sa, pi facile che dia i soldi. Qua tutto un altro discorso. Noi facevamo gli interessi della ricerca, e gli altri ci guardavano un po cos, tranne per la ricerca medica, sempre porte aperte. La ricerca medica sempre le porte aperte. chiaro il ritorno, tu guardi tizio e tutti quanti si fiondano l, invece del fisico e del chimico non glie ne frega niente a nessuno. Uno in teoria dovrebbe essere al servizio del pubblico, ma anche il pubblico va iniziato. Se la gente non sa cosa succede l dentro nascono quei casini tipo gli antivivisezionisti a oltranza, dico gli estremisti. Molte cose fatte o dette succedono perch non si sa che succede dentro. Programma migliore e peggiore. G.P.: Io non considero trasmissioni di divulgazione scientifica quelle che vengono messe insieme come la Wanna Marchi, dove c un presentatore che non sa un tubo che prende cose acquistate da fuori, li mette insieme e te li vende bene. Tanto per non far nomi, La Macchina del Tempo. Dove c una persona per bene, il quale per per me fa come Mike Bongiorno o Pippo Baudo, prima vende i materassi e poi fa le trasmissioni... Queste categorie qua sono la maggioranza delle trasmissioni. Monti ora ha cominciato ad andare in giro anche lui, dopo tanti anni lha capito. Lo stesso discorso vale per Gaia che ultimamente si sono messi. Di Mario Tozzi si dice in giro che un po malato di protagonismo. Tradizionalmente parlando quella

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fatta meglio rimane SuperQuark, anche se Angela sa bene che io vorrei una linea editoriale pi sui fatti sociali, ma lui proprio non lo sente questo discorso... ciccia. Certo, tre querele se le beccate lui perch io andavo a rompere i coglioni. Allora lui quando dissente da me dice c andato Giangi Poli, e si anche divertito. Il che vuol dire cazzi suoi. Come sullomeopatia, sulle erbe malefiche o sullinceneritore lo scorso anno... e si anche divertito. Adesso ce ne uno sullacqua, sulla privatizzazione, che un problema spaventoso che sta arrivando. Bisogna parlare dello stato dellacqua attuale, e dire che un po un merdaio e che lo stato si muovesse prima di darlo a privati. Che poi fanno i cazzi loro, come per i telefoni, lenergia. Rimane ancora la nostra [trasmissione, N.d.I.] che fa pezzi un po pi lunghi, approfonditi. Ormai io e lui [Angela, N.d.I.] abbiamo i capelli bianchi. Le altre s, Tozzi si vede bene... cha sempre il martelletto [da geologo, N.d.I.] parla di chimica e fisica, va sempre in giro col martelletto anche quando parla di extraterrestri. Seondo me anche quando scopa cha il martelletto. Speriamo che non sente questa intervista... Futuro della scienza e della divulgazione G.P.: Io ritengo che la scienza va nella direzione in cui sempre andata, se esercitata da scienziati coscienti. Pu cambiare direzione se succedesse... gli scienziati sono come le altre persone, sono figli di mignotta pure loro. Bisognerebbe vedere quale percentuale di ricercatori rimane legata al proprio giuramento di ricerca, come i medici a quello di Ippocrate e quanti si vendono, o quanti, e questo dimostrato, si inventano papocchi totali pur di spaventare e ottenere soldi per una ricerca che non centra un tubo con quella che la loro ricerca. Lesempio classico quello degli Stati Uniti negli anni Ottanta con la storia delle guerre stellari che bisognava assolutamente fare il cannone o lo scudo. Quando andavo a Berkeley e a Livermore che conoscevo tutti venuti fuori che si erano inventati tutto cos lesercito gli dava i soldi per fare lo studio sulle particelle. E che mai cera stata unaccelerazione sugli studi sulle particelle come negli anni Ottanta o Novanta. Anche se sapevano che non serviva a niente, perch bastava che un missile ruotasse per raffreddare, ma loro andavano avanti lo stesso, ed finito in burla, inventandosi che i Russi chiss che cazzo facessero. Anche in Corea per le cellule staminali era una cosa per farsi dar soldi, come la fusione fredda, le mucillagini dellAdriatico. Per io ritengo che siano eccezioni. Bisogna stare attenti. Anche perch la parola scienziato ha assunto un significato negativo in alcune frange in campo ambientale, per far capire come arriva il messaggio bisognerebbe usare un po di pi la parola ricercatori. Anche perch un concetto pi vicino a uno che non ne sa niente, uno che ricerca, unidea pi romantica. Lo scienziato legato alla bomba atomica, a immaginari non scientifici, a Frankenstein, Frank Einstein... Bisogna anche che i ricercatori non venissero continuamente sollecitati da interessi privati, e mollassero per guadagnare di pi. Bisogna, per cominciare, che guadagnassero di pi. La privatizzazione della ricerca implica che il ricercatore venga sollecitato a divulgare cose alluso di chi gli da i soldi, e via di seguito. Un rischio potrebbe essere una deviazione dalla linea che la scienza ha seguito fino a adesso che lo scienziato per qualche soldo in pi taciti la propria coscienza. La divulgazione secondo me va fatta nella televisione generalista. La divulgazione dovrebbe essere lesca che permettere di attirare verso la scienza la gente che non glie ne pu fregare di meno. Nei canali tematici puoi fare quello che vuoi. Fai un canale che fai vedere le operazioni al cuore, se lo vedono i cardiochirurghi. Quello che interessa a me, che sono della generazione che cercava di tirare su le masse, quello di dargli la possibilit di incuriosirli, e di mandarli sui metodi tradizionali, libri riviste scientifiche, se hanno voglia di andarsele a vedere, o su internet. Secondo me deve andare sulla generalista, e deve dare queste cose. Il dramma che si continua a dividere la ricerca scientifica, a tenerla separata dalla realt economica e sociale, generale del paese, perch una cosa come le altre, altrimenti la torre davorio. La gente non capisce perch, allora finanzia solo le staminali ad esempio. Ho fatto uno studio adesso, lo sa che anche quella una ricerca fatta per i soldi? Ma per studiare meglio, attenzione. Dai risultati troppo rapidi e veloci per avere sempre pi soldi per farlo. Quando dai a un cardiopatico la speranza... La notizia esce e butti i soldi della ricerca, come successo alla terapia genica. Sullinformazione scientifica un discorso un po schifoso. Io mi occupo dellinformazione a Fisica Terrestre allUniversit di Padova, quindi dovrei stare dalla parte di questi qua, ma questo un sistema che si rivolter contro [si riferisce al fatto che alcuni scienziati diffondano le proprie scoperte non attraverso i canali tradizionali delle riviste e del peer reviewing ma con conferenze stampa, N.d.I.] perch quando fai una dichiarazione pubblica e ha milioni di persone che la sentono e poi sbagli o non si avvera, la gente dice quello un tonto, ma non solo lui, la ricerca intera. Io sono estremamente sospettoso quando uno fa il comunicato stampa di una grossa scoperta, ma finch un comunicato stampa, ma quando cominci a dire in prima persona e compagnia bella, unaltra questione. Questo discorso va contro il discorso che abbiamo fatto, che un fatto scientifico se pu essere ripetuto da chiunque avendo i dati, nel tempo e dappertutto. Questo pu avvenire solo con le riviste scientifiche, le conferenze, dove ti spennano vivo e dopo che tutti hanno provato e riprovato, quello diventa un fatto scientifico, che si pu cambiare pi avanti se arrivano cose nuove, ma sempre un fatto scientifico.

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Astrofisica o in Scienze della Comunicazione. G.P.: Astrofisica. una cosa che mi ha angosciato per anni. Io prima di fare Quark facevo inchieste su scienza e societ. La vita prima della nascita e laborto ho fatto cinque puntate di un ora. Linchiesta sullambiente nel Settanta sul petrolio ha messo in moto la commissione Fanfani in Italia, erano tegole che venivano gi. Quando sono venuti fuori tutti questi ragazzi di Scienze della Comunicazione stato un disastro. Dov il mercato? Adesso i presidi si incazzano... Ma sapete quanti siete? Ci vuole una specializzazione ferrea. Un astrofisico se ha la capacit di comunicare ha il metodo scientifico. Quando io ho cominciato sono stato fortunato, ho mandato una lettera alla Rai dicendo che ero laureato in fisica terrestre e volevo fare trasmissioni. Gallinari mi disse: venga non la vuole fare nessuno. Trascrizione dellintervista a Piero Angela, ideatore e conduttore di SuperQuark La scienza P.A.: La scienza risponde alle antiche domande dei filosofi, da dove veniamo, chi siamo, dove andiamo, cos la materia. La formazione delluniverso la cosmologia, cos la terra la geologia, la nascita della vita la biochimica, lo sviluppo delluomo paleontologia umana, lo sviluppo del cervello neurofisiologia eccetera, latomo fisica atomica. Bisogna distinguere, cosa che non si fa spesso, scienza e tecnologia. Bisogna dire che le due cose sono sempre pi intrecciate, comunque la scienza la scoperta, la tecnologia linvenzione che per essere applicata ha bisogno di mezzi forniti dallindustria, dalla politica, dal mercato, e non pi filosofia ma diventa ben altro. Questo deve essere ben chiaro nella mente delle persone, perch si danno colpe agli scienziati che non sono loro e non si pensa a controllare i politici delluso che fanno delle scoperte e anche dei fondi che le tasse mettono a loro disposizione. La divulgazione P.A.: La divulgazione qualcosa che partendo da quanto gli scienziati hanno detto, scritto pubblicato, cerca di tradurre dallitaliano in italiano, cio riassume in modo chiaro per un pubblico vasto le cose che sono significative sia nel campo della scienza che della tecnologia e che possono avere pi implicazioni, spiegando anche quali. La divulgazione non ha attinenza con la qualit del pubblico, con il livello di istruzione, perch se si spiega genetica a un magistrato bisogna spiegarla come a qualcuno che non ha una formazione scientifica, che i suoi studi di biologia sono quelli del liceo ormai dimenticati e superati. Quindi direi un ragazzo intelligente di quindici anni. Questo il pubblico della televisione e anche dei libri e dei giornali, che a meno che abbia una sua formazione o interesse particolare, dipende dalla chiarezza di chi con competenza e onest intellettuale trasferisce le informazioni dal mondo della ricerca al vasto pubblico. Credibilit e fonti P.A.: Non necessario che sia uno specialista in una materia, del resto la divulgazione a tutto campo, come facciamo noi a SuperQuark o come si fa in una rivista o in un giornale, richiede soprattutto una capacit di sapere, conoscere quali sono i metodi, il quadro generale su cui si muove la ricerca e soprattutto riferirsi a delle fonti attendibili e credibili. Quali sono queste fonti? Sono in definitiva le persone che per le loro capacit e per i loro metodi sono quelle che pubblicano sulle riviste importanti. Nel mondo della ricerca si sa che quello che si chiama impact factor, il fattore di impatto, e che sono le citazioni su altre riviste di articoli apparsi in precedenza. Le persone che hanno pi citazioni sono quelle considerate fautori di articoli di ricerca importanti. Le riviste sulle quali queste cose sono pubblicate sono quelle che hanno maggior impact factor, maggior numero di citazioni. Questo meccanismo che non ha un valore in s ma ha un valore indiretto quello che poi fa s che le grandi riviste internazionali che hanno il maggior numero di impact factor sono quelle di maggior prestigio come Nature, come Science, come tante altre soprattutto inglesi e americane. Si sa nellambiente chi sono persone che hanno scritto cose importanti su riviste importanti e sono quelle i punti di riferimento o comunque i gruppi in cui lavorano, le universit in cui hanno dei dipartimenti attivi e quindi scendendo per i rami, ovviamente con tanti altri punti di riferimento, delle fonti, che per siano quelle che hanno una credibilit allinterno del mondo scientifico. Perch altrimenti il profano, il giornalista, il divulgatore se si rivolge a una persona semplicemente perch professore in qualche materia, perch la insegna o ha un dottorato, questo non vuol dire che le cose che dice sono le pi attendibili. Parole e immagini P.A.: Ovviamente questi due canali viaggiano parallelamente, il video e laudio. Ci sono argomenti nei quali la parte visiva prevale. Per fare un esempio banale letologia, lo studio del comportamento animale, si basa su immagini che sono di per s estremamente attraenti, e naturalmente il commento deve dare significato a queste immagini. Ci sono altri servizi che riguardano ad esempio studi di genetica, l non c nessuna possibilit di filmare i geni e tantomeno di vedere cose appassionanti. Quindi soprattutto al parte verbale che prevale e la parte visiva si adatta a questo discorso, anche se le due cose hanno uninterazione continua e

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quindi si avvale di animazioni, o la storia di un paziente di cui si racconta un po tutta la cronistoria. Non ci sono delle regole, la regola che alla fine del servizio uno deve aver capito una cosa e aver trovato interessante quello che stato detto. Pubblico P.A.: Il nostro un pubblico molto diversificato, al di l del livello scolastico raggiunto e dellistruzione, ha per una caratteristica comune che quello della curiosit. un pubblico che interessato e stimolato, si affeziona a programmi che soddisfano questa sua esigenza. Per la confezione dei programmi sappiamo che dobbiamo dare al nostro pubblico una serie di cose, la prima la chiarezza di linguaggio, la seconda una costruzione del servizio che abbia dei momenti anche emotivi, di nobile emotivit, naturalmente. Magari costruito sotto forma di storia. Quando non ci sono immagini di creare immagini artificiali attraverso la computer grafica o altre cose che consentano di visualizzare ci che non pu essere tradotto in immagini reali. E poi piccole cose che di volta in volta cerchino di essere vicine agli interessati. In sostanza la formula da un lato dalla parte degli scienziati per quanto riguarda i contenuti, e dalla parte del pubblico per quanto riguarda il linguaggio. Per quanto riguarda il linguaggio, non solo in quanti testo ma come struttura di racconto che si avvale delle innovazioni sfruttando sia le tecnologie che le tecniche disponibili, ma anche con metafore e con esempi che possano chiarire meglio i concetti. In sostanza alla fine del servizio il pubblico deve essere tra virgolette interessato e divertito perch questo gli ha dato qualche cosa in pi di quello che sapeva prima. Futuro della scienza P.A.: Il futuro della scienza nessuno sa qual . Se avessi dovuto prevedere nellarco degli ultimi trenta quaranta anni, da quando mi occupo di divulgazione scientifica, cosa sarebbe successo nei primi cinque o dieci anni sarei stato incapace. Quello che ho visto uno sviluppo rapidissimo in due campi che allinizio sembravano o poco promettenti o comunque di interesse non cos vasto, parlo della microelettronica e della genetica. Quando io ho cominciato si pensava che per esempio per tutto quanta riguarda ora la genomica, il trasferimento di geni, terapie geniche, mutazioni guidate, fossero cose quasi di fantascienza, in realt nellarco di trenta anni queste cose sono diventate una realt galoppante, e la stessa microelettronica negli anni Sessanta sembrava essere pi una curiosit, un sistema adatto per grandi universit, grandi aziende o pr i militari, nessuno avrebbe previsto che sarebbe entrata cos massicciamente nelluso comune e diffondendo anche informazione attraverso Internet, il web eccetera. Ci sono invece dei campi in cui si puntava molto, fuori dei quali si pensavano progressi molto rapidi, in realt sono completamente bloccati. Le faccio un esempio, quello della fusione nucleare. La fusione nucleare quel tipo di energia che creata per esempio allinterno delle stelle e che si pensava di replicare sulla terra entro gli anni Ottanta, Novanta. Oggi siamo nel duemila, si parla di cose fattibili forse fra trenta o quaranta anni. Quindi a volte questi sviluppi della scienza incontrano campi difficili anche nella realizzazione pratica che bloccano le promettenti ricerche di base. Quindi quello che succeder nei prossimi anni non lo possiamo sapere. Futuro della divulgazione P.A.: Sappiamo certamente una cosa. Cambier forse nei moduli attraverso tecniche diverse, io mi avvalgo della mia esperienza, ho visto cambiare moltissimo, parliamo semplicemente della computer grafica che ha rivoluzionato tantissime cose nel modo di spiegare i concetti di fisica ma anche di genetica. Quindi ci saranno altri sistemi, ma dietro ci sar sempre luomo, lindividui con la sua capacit di immedesimarsi negli altri, di mettersi nei panni del prossimo e creargli dei discorsi, dei libri, della televisione, su misura. Spesso in passato ma ancora oggi c gente che scrive non tenendo conto delle misure del suo interlocutore, per cui si rischia o di avere delle scarpe troppo strette che fanno male ai piedi o troppo larghe che non si riescono neanche a infilare. Astrofisica o Scienza della Comunicazione P.A.: Forse scienze naturali per chi vuole fare il divulgatore a tutto campo, d un po lidea generale della scienza. Per molti si specializzano, allora in fisica piuttosto che in biologia, piuttosto che in medicina, quindi ci sono delle specializzazioni. Il fatto della scienza delle comunicazioni permette di migliorare le tecniche della comunicazione, del linguaggio. Tanto per fare un esempio anche nella nostra redazione alcuni hanno la laurea in geologia o biologia, altri no, uno laureato in filosofia, altri non sono laureati. Il problema quello di saper raccontare, saper scrivere, saper spiegare. Per comunque il saper spiegare solo una parte, per saper spiegare bisogna come prima cosa capire, e chi ha una laurea in una materia scientifica ha certamente pi attrezzi per riuscire a capire quello che si sta f acendo nel mondo della ricerca.

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