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LINGUE SPECIALI

Linguaggi specialistici e Linguaggi settoriali

Alcune varietà diafasiche sono legate non solo alla situazione


comunicativa e al contesto ma anche all’ambito lavorativo e/o
professionale di chi parla o scrive e alla disciplina di studio
dell’argomento oggetto della comunicazione.
Si tratta di linguaggi che sono usati da un gruppo di parlanti più
ristretto (rispetto a quelli che parlano la lingua base) e che devono
soddisfare le esigenze comunicative di un certo settore specialistico
ANALISI LINGUE SPECIALI
• La ricerca sulle lingue speciali ha cambiato orientamento nel
corso del tempo.
• Inizialmente, lo studio si è concentrato sull’interpretazione, la
riformulazione dei segni linguistici e la descrizione delle
caratteristiche morfosintattiche delle lingue speciali nel loro
complesso.

• Il cambiamento è partito dalla considerazione della varietà dei


linguaggi speciali: i risultati delle analisi di testi speciali hanno
mostrato la disomogeneità delle caratteristiche di ogni testo.
Ciò ha permesso di riconoscere due direzioni delle lingue
speciali:
Caratteristiche
• ●articolazione orizzontale: la differenziazione settoriale in base al dominio delle
• lingue, es. lingua della medicina, lingua dell’economia, dove sono considerati
anche I sotto-domini di ogni lingua (linguaggio dell’economia → linguaggio della
microeconomia, linguaggio della storia economica, linguaggio dell’economia
aziendale).
• ●stratificazione verticale: l’analisi delle forme d’uso di una lingua speciale
• insegnamento, divulgazione, comunicazione esperto-esperto, esperto-
consumatore (solitamente, non-esperto). Questo ambito è stato oggetto d’analisi
in Italia, seppur indirizzato ad un tipo di divulgazione diretta e un pubblico più
“colto” della media (quasi-esperto) a cura di Maurizio Dardano, Giovanardi,
Rovere (1987-88-89 circa),

• lo studio italiano ha considerato la compenetrazione di sottocodici e registri


diversi durante il processo divulgativo facendo emergere analisi differenti a
seconda del tipo
Definizione Berruto

li studi sulla varietà linguistica mancano di una definizione univoca delle lingue
speciali, ve ne sono diverse infatti: linguaggio tecnico; linguaggio speciale; tecnoletto;
linguaggio settoriale. Tuttavia, si fa spesso riferimento ad una definizione intuitiva
sebbene in questocaso si sia optato per mantenere la definizione meno recente, ripresa
da Berruto (1974):

• «per lingua speciale si intende una varietà funzionale di una lingua naturale,
dipendente da un settore di conoscenze o da una sfera di attività specialistici,
utilizzata, nella sua interezza, da un gruppo di parlanti più ristretto della
totalità dei parlanti la lingua di cui quella speciale è una varietà, per soddisfare
i bisogni comunicativi (in primo luogo quelli referenziali) di quel settore
specialistico; la lingua speciale è costituita a livello lessicale da una serie di
corrispondenze aggiuntive rispetto a quelle generali e comuni della lingua e a
quello morfosintattico da un insieme di selezioni, ricorrenti con regolarità,
all'interno dell'inventario di forme disponibili nella lingua”
Lessico
Il lessico delle lingue speciali è composto da segni aggiuntivi rispetto alla lingua comune, perché
risponde ad esigenze di denominazione e comunicazione più precise ed estese. I bisogni lessicali
sono ampi a tal punto che il lessico di una lingua speciale può essere più esteso di quello della lingua
comune. I bisogni lessicali sono l’unico tratto generale che distingue una lingua speciale da quella
comune, un tratto caratterizzante e qualitativo è il rapporto tra significato-significante, esso varia da
lingua speciale a lingua comune ed alle volte varia anche da una lingua speciale all’altra:
“l'esigenza di massima individuazione prevale sulla legge del minimo sforzo (e questo spiega,
tra l'altro, l'enorme espansione quantitativa di cui si diceva); il rapporto biunivoco fra
significato e significante esclude relazioni semantiche essenziali per la lingua comune, e per il
suo buon funzionamento, come la sinonimia e la polisemia”.

Tuttavia vi sono esempi di lingue speciali che si discostano da questa impronta, ad esempio la lingua
del calcio, dotata di numerosi esempi sinonimi di egual uso e accettazione. La formazione del lessico
avviene secondo operazioni solite anche alla lingua comune:

● rideterminazione semantica di parole del lessico generale (o di altre lingue speciali)


● prestiti o calchi da lingue straniere
● neoformazioni derivazionali o composizionali, assolute (create ex novo)
Lessico
Lessico (continua)
Lessico (continua)
Lessico
SINTASSI
Le lingue speciali
Uno dei tratti distintivi delle lingue speciali è la loro referenzialità
(il riferimento a significati oggettivi), ovvero la loro neutralità
emotiva.
Le parole sono usate in funzione denotativa (descrittiva) e non in
funzione connotativa (marcata da valenze affettive). Nella
chimica, per esempio, la parola ossigeno indica solo l’elemento
caratterizzato dal simbolo O, e non assume mai l’accezione di
sollievo (soprattutto finanziario) che ha nella lingua comune (con
questo prestito avrò un po d’ossigeno fino a fine mese).
A livello linguistico, le lingue speciali si caratterizzano soprattutto
per determinate scelte lessicali (ma sono importanti anche le
soluzioni morfologiche e sintattiche).
Linguaggi specialistici e linguaggi settoriali

All’interno delle lingue speciali si può operare una prima


distinzione tra linguaggi specialistici e linguaggi settoriali.
• I linguaggi specialistici sono varietà con un alto grado
di specializzazione che appartengono alle cosiddette
scienze dure, ovvero a discipline scientifiche o
tecniche come la matematica, la fisica, la chimica, la
medicina, la linguistica e l’informatica.
• I linguaggi settoriali sono usi linguistici legati a settori
di studio o ambiti professionali non specialistici come
il giornalismo, la burocrazia, il diritto, lo sport.
I tecnicismi
Il lessico di queste varietà linguistiche si
caratterizza per la presenza di parole tecniche,
dette appunto tecnicismi, che possono essere
distinte in due categorie:

• 1. tecnicismi specifici
• 2. tecnicismi collaterali
I tecnicismi specifici
I tecnicismi specifici sono parole che appartengono alla nomenclatura
di una disciplina e che non possono essere sostituiti da un sinonimo.
Sono tecnicismi specifici:
• 1. termini con i quali vengono definiti concetti, nozioni e strumenti
tipici di una disciplina particolare, molti sconosciuti ai profani (come
evizione perdita totale o parziale dei diritti di proprietà su un bene
legittimamente rivendicato da un terzo), altri ormai entrati nel
lessico comune (come indulto, per restare nel campo giuridico);
• 2. Parole di uso comune alle quali viene però assegnato un
significato specifico attraverso un meccanismo che viene detto di
rideterminazione (è il caso del termine lavoro, che nel linguaggio
della fisica ha assunto il significato di spostamento del punto di
applicazione di una forza).
I tecnicismi collaterali
• Si definiscono tecnicismi collaterali quelle parole e
quei costrutti ai quali si potrebbe facilmente
sostituire un sinonimo e che vengono usati non
per effettive necessità comunicative ma per
l’opportunità di adottare un registro elevato,
distinto dal linguaggio comune (un malato dirà che
sente o prova un forte dolore alla bocca dello
stomaco ma il medico sulla cartella clinica scriverà
che il paziente accusa, lamenta o riferisce un vivo
dolore nella regione epigastrica).
Linguaggio settoriale e morfologia

• Caratteristiche di un linguaggio settoriale


possono essere anche alcune soluzioni
morfologiche, ovvero il ricorso a particolari
affissi (prefissi e suffissi) o affissoidi (prefissoidi
e suffissoidi) per creare nuove parole (così da
cloro il linguaggio chimico ricava clorico,
clorato, cloruro, cloridrico; per gli affissoidi
basti pensare alla produttività del suffissoide -
patìa).
Linguaggio settoriale e sintassi

• Anche alcune scelte sintattiche possono


rientrare tra le caratteristiche di un linguaggio
settoriale. Nel linguaggio burocratico, per
esempio, sono molto sfruttate formule come
al fine di per, nell’atto di mentre, a mezzo con,
e si tende a usare il participio presente in
funzione verbale (la ricevuta attestante che
attesta il pagamento, lo scrivente ufficio).
Il linguaggio politico è un linguaggio settoriale?

Il linguaggio politico viene solitamente indicato


come un linguaggio settoriale ma, a ben vedere,
non presenta nessuno dei tratti che abbiamo
esaminato, ovvero:
• 1. la specializzazione;
• 2. la referenzialità o neutralità emotiva;
• 3. i tecnicismi.
Continua LP
• 1. Il linguaggio politico non dipende da un settore di conoscenze o
da un ambito di conoscenze specialistico; anzi, per definizione, la
comunicazione è rivolta all’intera collettività e non a una cerchia
ristretta di addetti ai lavori.
• 2. L’intento della comunicazione politica non è quello di comunicare
contenuti dimostrabili scientificamente ma quello di convincere gli
elettori facendo leva, in parte, anche su contenuti emotivi.
• 3. Se si esclude un nucleo terminologico di base (parlamento,
senato, seggio elettorale), il linguaggio politico non presenta un
lessico caratteristico ma tende piuttosto ad assorbire tecnicismi e
stilemi propri di settori contigui (come il diritto, la finanza,
l’economia e la burocrazia) oppure capaci di produrre metafore con
funzione espressiva (come lo sport e la pubblicità).
Continua LP
• L’elemento settoriale del linguaggio politico è
affidato unicamente al soddisfacimento di
precise (per quanto varie) strategie
comunicative che vengono elaborate grazie
anche a sondaggi e indagini statistiche e con
una grande consapevolezza degli strumenti
linguistici e retorici da impiegare.

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