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li studi sulla varietà linguistica mancano di una definizione univoca delle lingue
speciali, ve ne sono diverse infatti: linguaggio tecnico; linguaggio speciale; tecnoletto;
linguaggio settoriale. Tuttavia, si fa spesso riferimento ad una definizione intuitiva
sebbene in questocaso si sia optato per mantenere la definizione meno recente, ripresa
da Berruto (1974):
• «per lingua speciale si intende una varietà funzionale di una lingua naturale,
dipendente da un settore di conoscenze o da una sfera di attività specialistici,
utilizzata, nella sua interezza, da un gruppo di parlanti più ristretto della
totalità dei parlanti la lingua di cui quella speciale è una varietà, per soddisfare
i bisogni comunicativi (in primo luogo quelli referenziali) di quel settore
specialistico; la lingua speciale è costituita a livello lessicale da una serie di
corrispondenze aggiuntive rispetto a quelle generali e comuni della lingua e a
quello morfosintattico da un insieme di selezioni, ricorrenti con regolarità,
all'interno dell'inventario di forme disponibili nella lingua”
Lessico
Il lessico delle lingue speciali è composto da segni aggiuntivi rispetto alla lingua comune, perché
risponde ad esigenze di denominazione e comunicazione più precise ed estese. I bisogni lessicali
sono ampi a tal punto che il lessico di una lingua speciale può essere più esteso di quello della lingua
comune. I bisogni lessicali sono l’unico tratto generale che distingue una lingua speciale da quella
comune, un tratto caratterizzante e qualitativo è il rapporto tra significato-significante, esso varia da
lingua speciale a lingua comune ed alle volte varia anche da una lingua speciale all’altra:
“l'esigenza di massima individuazione prevale sulla legge del minimo sforzo (e questo spiega,
tra l'altro, l'enorme espansione quantitativa di cui si diceva); il rapporto biunivoco fra
significato e significante esclude relazioni semantiche essenziali per la lingua comune, e per il
suo buon funzionamento, come la sinonimia e la polisemia”.
Tuttavia vi sono esempi di lingue speciali che si discostano da questa impronta, ad esempio la lingua
del calcio, dotata di numerosi esempi sinonimi di egual uso e accettazione. La formazione del lessico
avviene secondo operazioni solite anche alla lingua comune:
• 1. tecnicismi specifici
• 2. tecnicismi collaterali
I tecnicismi specifici
I tecnicismi specifici sono parole che appartengono alla nomenclatura
di una disciplina e che non possono essere sostituiti da un sinonimo.
Sono tecnicismi specifici:
• 1. termini con i quali vengono definiti concetti, nozioni e strumenti
tipici di una disciplina particolare, molti sconosciuti ai profani (come
evizione perdita totale o parziale dei diritti di proprietà su un bene
legittimamente rivendicato da un terzo), altri ormai entrati nel
lessico comune (come indulto, per restare nel campo giuridico);
• 2. Parole di uso comune alle quali viene però assegnato un
significato specifico attraverso un meccanismo che viene detto di
rideterminazione (è il caso del termine lavoro, che nel linguaggio
della fisica ha assunto il significato di spostamento del punto di
applicazione di una forza).
I tecnicismi collaterali
• Si definiscono tecnicismi collaterali quelle parole e
quei costrutti ai quali si potrebbe facilmente
sostituire un sinonimo e che vengono usati non
per effettive necessità comunicative ma per
l’opportunità di adottare un registro elevato,
distinto dal linguaggio comune (un malato dirà che
sente o prova un forte dolore alla bocca dello
stomaco ma il medico sulla cartella clinica scriverà
che il paziente accusa, lamenta o riferisce un vivo
dolore nella regione epigastrica).
Linguaggio settoriale e morfologia