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Onorato per l’invito a presentare il Dizionario del dialetto di

Toro (Edizioni Enne, Campobasso 2019), sono lieto di

- Complimentarmi con l’autore,


il caro Mercurio Ferrazzano, in paese e per la gran parte
dei presenti il «Maestro Mercurio».
- Complimenti per la pubblicazione del Dizionario e per
quanto fatto a beneficio della comunità locale:

• In primis, per l’attività di insegnante, per i decenni dedicati


all’educazione dei piccoli toresi
• Complimenti per essere l’ideatore, lo sceneggiatore e il regista del
gruppo teatrale dei Fuoriclasse
• Insomma un bravo di cuore e un grazie a nome mio personale e a
nome, se credo di interpretare bene, della popolazione di Toro.
I precedenti a Toro
degli studi sul
dialetto
Luigi Alberto Trotta (1835-1921)
Quattro Saggi
della Parlata di
Toro, comparata
con la Toscana
vivente,
pubblicati da
L. A. Trotta
a Modena
dal 1878 al 1891
Nicola Iacobacci (Toro 1935- CB 2019)
I precedenti
in Molise degli
studi sul dialetto
Il Molise vanta una serie di studi sui
Linguisti e poeti molisani dialetti locali, con saggi e vocabolari:
In primis i Saggi di Francesco D’Ovidio sul
dialetto campobassano, anni ’70 del 800

Nino Bagnoli, Fossalto 1990


Arnaldo Brunale, Campobasso, 2001
Michele Campanella, Boiano, 2002
M. Castelli, S. Croce di Magliano 1999
Michele Colabella, Bonefro 1993
Colavita G. e Teutonico E., S. Elia 2010
Camilla Cortese, Vinchiaturo 1989
Giuseppe Cremonese, Agnone 1897
Italo Lombardi, Campolieto, 2007
Domenico Meo, Agnone, 2003
Poeti: Eugenio Cirese, Giuseppe Altobello, Michele Minadeo, Ripalimosani 1955
Raffaele Capriglione, Luigi A. Trofa, Michele Carlo Santilli, Isernia 1988
Cima, Luigi Bifolchi, Nicolino Di Donato, Aldo Francesco Tucci, Mirabello 2003
Ricciardi Antonio Vincelli, Casacalenda 1990 ecc.
Venendo al Dizionario di Toro
Concordanza con Mercurio Ferrazzano sulla necessità di
preservare l’identità del paese,
nella sua lingua, i suoi usi e i suoi costumi.
D’accordo sull’utilità di inserire nel Dizionario tutta una serie di
foto (Fonte ToroWeb), illustrazioni e quindi notizie storiche,
monumenti e chiese, proverbi, modi di dire, soprannomi, giochi
di una volta, feste, ricette tradizionali e curiosità varie, con la
sola eccezione forse delle poesie in lingua italiana.

A livello metodologico mi permetto di suggerire l’accortezza


di citare il nome dell’autore e la fonte scritta delle informazioni
quando si riportano brani di altri autori. Specie se il contributo è considerevole e
si estende per interi capitoli.
Dizionario di Toro (grammatica)
Certo in obbedienza a una precisa scelta, Mercurio Ferrazzano non ha
ritenuto necessario inquadrare la nostra parlata in un contesto
grammaticale. Si è limitato in premessa a indicare solo gli articoli
determinativi e indeterminativi, trascurando l’articolo l’, che pure esiste
e si accompagna ad alcuni vocaboli che iniziano per vocale, a prescindere
dal genere e dal numero (l’anne che vè, me dulene l’ucchie, l’úva nére, -
Tulle l’ove alloche!).
Ancora a proposito di grammatica
Nessuno spazio neppure alla coniugazione dei verbi, agli
aggettivi, agli avverbi, e alle peculiarità dei plurali e delle
differenze di genere, maschile e femminile.
- È vero che i nomi restano spessi invariati al plurale, variandosi l’articolo (a/i cape a/i
facce u/i nase a/i vocche a/i recchie ecc.). Non tutti però: u dènte i dinte, u djte (m.) i
détre (f.), u pède, i pide, u detóne i detúne ecc. Per non dire dei plurali alla latina, come
già visto djte/détre, e quindi a case/ i casere, u púzze/ i pózzere, u tjtte/ i téttere, u
denucchie (m.)/ i denocchiere (f.) ecc. E le curiose anomalie a/i nóce ma u póce/ i púce.

- Stesso discorso maschile/femminile. Spesso invariati (u/a cape u/a ciúcce, u/a patróne,
u/a sarte ecc.). Ma non sempre u ciuppe/ a cioppe, u súrde/ a sórde, u mjle/ a méle, u
percille/ a percélle (!). E quindi bille/bèlle, bune/bone. E attenzione, nu gióne bille ma nu
bèlle ggióne, nu belle guaglióne, nu bellome e al vocativo: Belluggió!, Bellu uagglió!
Considerazione di base su cosa
caratterizza il dialetto di Toro
e lo differenzia dagli altri dialetti.

- La peculiarità non è data dai vocaboli, che nella stragrande maggioranza dei casi sono
gli stessi di ogni parlata molisana e anche meridionale in genere (Cape capille faccia
ucchie nase vocche recchie ecc).
- La peculiarità è la pronuncia di questi vocaboli, la dizione degli stessi, differente dagli
altri paesi e inconfondibile (ru cascióna a Cpietra, u chèscióne a San Giovanni, u
cascióne a Toro).
- È sulla dizione, quindi, che si dovrebbe appuntare l’attenzione di ogni studioso
dei dialetti, in specie nel compilare un dizionario.
Sistema di trascrizione amatoriale usato
Per Mercurio Ferrazzano: – «Il torese è una parlata fortemente
consonantica; questo non significa che non abbia le vocali, solo che nella
scrittura dei vocaboli esse vengono “elise” dall’apostrofo».
- «La trascrizione è molto personale e volutamente non conforme ai canoni, … elide le
vocali sostituendole con l’apostrofo…» per «agevolare il lettore nella lettura e nella
pronuncia dei vocaboli, … immediata, a colpo d’occhio (come si scrive così si legge)».

- «È da rilevare il caso della “e^” muta e di “ie^” da pronunciare a mo’ di suono francese
come nella parola “Dieu^” (Dio)».

- «Molte volte, anche la vocale “u” assume un suono aperto, quasi sguaiato».

- Per i … vocaboli con «accento finale, la consonante medesima viene accentata con il
simbolo “a”; es.: gl’ttª (inghiottire) - mb’zz’nª (impuzzolire) - ng’calª (vedere male) -
graziaddª (grazie a Dio) - mart’dª (martedì) - e così via
Esempi della trascrizione amatoriale adoperata

nª’nn’l’ / lª’nn’l’: (accento su prima sillaba) s.m.larva, pidocchio dei capelli…


n’nnª’ll’: (accento su seconda sillaba) s.m. neonato, bambino lattante…
m’l’: s.m. melo, …; s.f. mela, il frutto di tale albero (dal latino volgare mēla)
m’rª: v.intr. morire, …(dal lat. volg. morīre, dal class.mori)
m’reie^: s.f. ombra, riparo dal sole estivo (forse da moro, nel significato di luogo scuro,
oppure da 3° pers. sing. dell’ind. pres. ombreggiare)
legg’: agg./f.: leggera… (dal francese antico legier…)
legg’: s.f. legge, regola…(dal latino lēge)
(N. B. manca legg’, tr. Leggere)
or’: s.f. ora… (dal latino hora…)
or’: s.m. oro, metallo prezioso… (dal latino aurum)
uv’: s.m. uovo … (plurale dialettale ov’); (dal latino ovu)
uv’: s.f. uva, il frutto della vite… (dal latino ūva)
Forse è azzardato ritenere il torese una parlata «consonantica»
• Per esempio negli articoli u a e i sono cadute le consonanti e rimaste solo le vocali.

• Inoltre, alcune consonanti • In molti si casi si trasformano in


cadono o si velano: vocale, quasi sempre una i:
- G = atte, alljne, alle, rane, - G, gg = ile, jlate, uie,
randjnie ecc. campeià,maneià ecc.
- L = poce, puze ecc. - C = fatjie, fateià
- Gn = matréie
- Z = urie
Viceversa a volte sono proprio - Bb = raie, arraiate
le consonanti a scarseggiare: - B = in u Campuasce ecc
U uaie è uie e je aia j a… - Sta = inotte
- Questo = in a, auanne
fateià a Campuasce!
… 10 le vocali del dialetto torese

Sono 7 le vocali della lingua italiana:


a,
è grave (sedia, caffè), è acuta (stella, perché),
i,
ò grave (nove, cuore), ó acuta (sole, fiore)
u
Ma sono ben 10 le vocali della parlata torese:
Una a, tre e, due i, due o e due u.
Le vocali del dialetto torese
1. La a si pronuncia come in italiano: l’acque, u pane, a
case ecc.
2. La e può essere pronunciata in tre modi diversi
• è aperta come in italiano: andrebbe indicata con
l’accento grave (a sègge, u pède, i lènte)
• é chiusa: diversamente dall’italiano viene introdotta
da una a, quasi fosse dittongo aé (a stélle, u ségne ,
i pénne)
• e non accentata e posizionata di norma a fine
sillaba o parola: si pronuncia semimuta alla
francese
(come nelle sillabe finali dei vocaboli precedenti)
Le vocali del dialetto torese (le tre e)

è
grave

U mèle (il miele) Lègge (legge) Mète (miete)

é
Acuta
I méle (le mele) A Légge (la Legge) I méte (i pagliai)
e semimuta
Le vocali del dialetto torese (le due i)

i
sonora
come
in italiano
U vinte (il vento) I pizze (i pezzi) I libbre (le lepri)

j
sorda
ma sempre
accentata
Vjnte (vénti) A pjzze (la pizza) U ljbbre (il libro)
Le vocali del dialetto torese (le due o)
o
grave
come in
italiano
A sole (la suola) L’ore (l’oro) A scole (la scuola)

ó
acuta
quasi óu

U sóle (il sole) L’óre (l’ora) Scóle (scola)


Le vocali del dialetto torese (le due u)

u
come
italiano
L’uve (l’uovo) L’uglie (l’olio) U cucce (il «vaso»)

ú
turbato
quasi eú

L’ úve (l’uva) Lúglie (luglio) A cúcce (la cuccia)


Riepilogando, la peculiarità del dialetto torese è data proprio da
queste 4 vocali che non esistono in italiano e che nel dizionario
avrebbero meritato di essere ben segnalate, di volta in volta:

é quasi aé I stélle, i méle, a céne, i léne…

j semimuta U vjne, u djte, a cjte, i vrjte…

ó acuta óu U sóle, u pónte, a vócche, i nóce…

ú quasi eú Úne, dúie, l’úve, Mercúrie…


Conclusione - Il
Dizionario del dialetto di Toro merita attenzione come
pegno di sicuro attaccamento al paese e ai suoi abitanti.

- Un apprezzamento particolare all’autore per aver corredato


le voci del dizionario di una etimologia ragionevole che
arricchisce e caratterizza il lavoro. Anche nei casi in cui la
proposta etimologica sconta uno scatto di entusiasmo o di
fantasia, parimenti riscontrabile nella genesi di alcuni
soprannomi, che avrebbero meritato una indagine più
accurata.
- Altra peculiarità del Dizionario e della pubblicazione è la sua evidente originalità
nell’impostazione del lavoro, nella trascrizione dialettale, nella prassi editoriale.

- Complimenti perciò all’amico Mercurio Ferrazzano e auguri di ogni successo,


con l’auspicio di una seconda edizione che prenda in considerazione
anche queste modeste note e gli ottimi esempi della scuola dialettale molisana.
Auguri all’autore
e grazie a tutti i presenti
per la gentile attenzione.

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