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CARATTERISTICHE
REGIONALI DI «E, O» UTILITÀ DEI QUADRILATERI FONETICI.
Alcune figure articolatorie essenziali nel metodo fonetico, che servono per impostare
adeguatamente l'analisi degli elementi vocalici. Le articolazioni estreme del
quadrilatero vocalico:
FIG. 1, QUADRILATERO VOCALICO CONSIDERANDO SOLO LE VOCALI AI VERTICI
SUPERIORI E INFERIORI
La /i/ e la /u/ si trovano agli estremi superiori, mentre agli estremi inferiori si situano
due vocali che non fanno parte dell'alfabeto fonetico italiano: la /æ/ dell'inglese
(ascolta il suono) come nella pronunica di "cat" e il fonema /a/ (ascolta il suono)
sempre dell'inglese come nella pronuncia di "father" (FIG.1).
Le restanti vocali in italiano (come la /a/, la /e/, la /o/ e le loro varianti aperte e chiuse
si trovano in queste posizioni:
FIG. 2, QUADRILATERO VOCALICO
Tutte le lingue del mondo articolano le vocali compiendo questi due movimenti: è
possibile pertanto delimitare un'area ben definita della cavità orale, a forma di
quadrilatero, all'interno della quale nascono tutti i suoni vocalici presemi in tutte le
lingue del mondo. Tale zona, come mostra la figura anteriore, si estende dal palato al
velo e dalla base della cavità orale fino a sfiorare il palato (FIG. 2).
La forma dei segnali, neri e grigi, indica la posizione delle labbra: per i segnali rotondi
le labbra sono arrotondate, per quelli quadrati sono invece neutre o distese. Ripetiamo,
qui sotto, la posizioni delle labbra a seconda della vocale e dell'apertura o chiusura
delle stesse, insieme al movimento della lingua (FIG. 5):
FIG. 5. movimento delle labbra durante la vocalizzazione
Il problema dei timbri vocalici. Ma veniamo al problema dei due timbri ( chiuso e
aperto) di e e o in sillaba accentata, non distinti nell'alfabeto italiano, se non tramite gli
accenti grafici, come fanno i dizionari: é =/e/, è= /ɛ/, ó= /o/, ò= /ɔ/: vetta, setta, rotto,
cotto /vetta, 'sɛtta, 'rotto, 'kɔtto/, [1vet:ta, 'sɛt:ta,'rot:to, 'kɔt:to]. La loro differenziazione
non è certo dovuta a un curioso capriccio di qualche eccentrico perditempo! Bensì è
fondata sulle vocali del latino, la lingua madre dell'italiano di base fiorentina. Se la
trasformazione del latino in italiano non fosse avvenuta tramite il toscano, ma -
supponiamo - tramite il lombardo o iJ siciliano, oggi la "lingua italiana" sarebbe
notevolmente diversa da com'è (e non solo per la pronuncia). Ma sappiamo
bene che, per motivi culturali (Dante, Petrarca, Boccaccio), il fiorentino scritto del
trecento divenne la lingua codificata, e di notevole prestigio sociale, poi adottata
dalle persone dòtte e potenti della Penisola, pur con le normali e naturali
trasformazioni successive nel corso dei secoli, fino alla situazione attuale.
In latino classico c'era, dunque, differenza di durata (vocali brevi e lunghe), ma anche di
timbro (vocali chiuse e aperte). Alcuni esempi confrontandoli con l'italiano
odierno. Si fa notare che la e aperta in latino é rappresentata da questi
fonemi/grafemi (FIG. 6/7):
Fuori dal Centro, quindi, i fonemi vocalici (in sillaba accentata, invece che sette)
sono praticamente cinque, anche dove ci siano effettivamente sette vocoidi, o timbri
fonetici. Ciò significa che in certe regioni (Piemonte, Val d'Aosta, Venezia Giulia,
Puglia meridionale [il Salento], Calabria e Sicilia) prevale decisamente un timbro
intermedio, [E] per /e, ɛ/ e [o intermedia] per /o, ɔ/, con la possibilità d'avere più o
meno spesso anche timbri corrispondenti foneticamente ai fonemi "ufficiali", sia con
distribuzione come nella pronuncia neutra, sia invece opposta, a volte basata sulla
struttura sillabica, altre volte in dipendenza dalle caratteristiche dialettali (anche per chi
"non parla il dialetto", ma pronuncia la lingua nazionale quasi come il dialetto della
propria zona o, come reazione, differenziandosi dal dialetto, anche quando invece
concorderebbero) (FIG. 8/9):