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Direttore Luca Beltrami Gadola

Numero 38 anno II
27 ottobre 2010

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LBG - LETIZIA MORATTI: ANATRA ZOPPA O ANATRA ARROSTO? Isabella Tiziana Steffan - TANTE PICCOLE COSE Gianni Zenoni - MILANO E IL PIANO PARCHEGGI: UNOCCASIONE PERSA? Massimo Cingolani - CITYLIFE-BANCHE -LIGRESTI-PGT Pier Vito Antoniazzi - A CHE PUNTO SIAMO DELLA NOTTE? LA LUNGA ALBA DELLE PRIMARIE Giuseppe Vasta -LA TRAVE NELLOCCHIO DELLA SINISTRA Oreste Pivetta QUANDO SI MUORE PER UN PUGNO Riccardo Lo Schiavo - LA MORATTI E LA LEGGE MERLIN Emilio Battisti - IL PORTALE EXPO DIFFUSA E SOSTENIBILE Franco DAlfonso PRIMARIE: UNA TELENOVELA? Video PIERO BASSETTI: MILANO UNA CITT SENZA GUIDA Musica YIDDISH FOLK SONG esecutori QUINTETTO NAUTILUS Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit in ARTE & SPETTACOLI MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo TEATRO a cura di Guendalina Murroni

Editoriale LETIZIA MORATTI: ANATRA ZOPPA O ANATRA ARROSTO? LBG


Il sindaco Letizia Moratti unanatra zoppa, come definiscono gli americani chiunque non abbia tutti i reali poteri che istituzionalmente dovrebbe avere o perch soffre dei condizionamenti della sua maggioranza o perch fragile per lesiguit della maggioranza che lo sostiene. Di questa zoppa la Moratti ne soffre da tempo ma il suo claudicare si accentuato subito dopo di quella che lei ritiene la sua maggiore vittoria: lassegnazione a Milano dellExpo 2015. Stupisce sempre il suo atteggiamento: un furibondo attaccamento al potere, tanto da farle mandare gi i pi incredibili rospi; ultimo il ciao! di cui lha gratificata Bossi, il capo della Lega Nord che riuscito e riesce a tenere sotto schiaffo Berlusconi e senza limiti nella trivialit del suo linguaggio politico. I compagni di ventura non se li scelti lei, vero, ma non ha mai avuto il coraggio di mandare tutti al diavolo pur essendo, per censo, un politico che ha meno di chiunque altro il problema di procurarsi attraverso la politica un buen ritiro dorato. Viene legittimo sospettare allora che dietro questo attaccamento al potere ci sia molto di pi della semplice bramosia o della semplice ambizione. Nel Bel Paese si fa fatica a decifrare questi misteri e di solito quando se ne capisce qualcosa non una scoperta divertente, soprattutto per chi non credendo allaldil, nemmeno pu sperare che lEterno faccia giustizia dove luomo non arrivato. Negli ultimi tempi poi questa zoppia diventata micidiale per la citt intera e per il suo futuro vero, quello che non si misura col taglio di nastri di padiglioni di ospedali, della posa di prime pietre cui raramente ne segue rapida la seconda, di ricevimenti per anziani o di fuochi di artificio. Quello che fa meraviglia che allinterno della stessa maggioranza, vi sia tanta diversit di ruoli tra lei e Berlusconi due leader anche se a scala diversa pensando a quel che il partito della libert considera la sua miglior bandiera: essere il partito del fare, quello del ghe pensi mi. Berlusconi lancia unidea ed ecco che tutti i suoi cortigiani e sodali si danno un gran daffare per accontentare il capo, pronti a tutto, a smentire se stessi e a far strame delle istituzioni per merito delle quali sono arrivati l dove comodamente stanno. Per la Moratti quasi sempre il contrario: lei ha unidea, prende uniniziativa, ed ecco che tutti i suoi si mettono in agitazione per metterle i bastoni tra le ruote con i se, i ma, i forse e i distinguo, le chiedono persino di mettere alla porta i pochi che ha liberamente scelto tra i suoi assessori. Per la citt un disastro. Non siamo malamente governati da unanatra zoppa ma unanatra che va arrosto, a fuoco lento e il profumo della cottura delle sue carni il potere fa venire lacquolina in bocca a molti. Quanto durer questa cucina che affonda Milano? Forse ancora poco, il tempo di arrivare alle prossime elezioni a patto che la destra non vinca ancora. Se cos invece dovesse essere si aprono due scenari: la riconferma della Moratti o un nuovo personaggio arrivato allultimo minuto al proscenio. Nel primo caso si ha solo la soddisfazione di non dover temere il peggio, lo stiamo gi vivendo. Nel secondo caso il personaggio dellultimo minuto potrebbe essere una sorpresa, salvo che si tratti dellex sindaco Albertini se ne mormora perch ci risaremmo con il basso profilo dellamministratore di condominio, un piccolo condominio che non interessa n al Paese, n ai nostri grandi della politica, figuriamoci allEuropa o al mondo. Un condominio da primi del 900, dove i signori stanno al piano nobile, e gli altri via via pi su fino alle soffitte dove sta chi lavora di pi e guadagna di meno e soprattutto dove non arriva lascensore, nel nostro caso e fuor di metafora, lascensore sociale nel quale c chi sale e chi scende e mette cos in moto la societ. Senza questo movimento la citt muore, invecchia insieme ai suoi abitanti. Vorremmo altro per i nostri figli, magari solo quel tanto di speranza che serve per sopravvivere.

Citt TANTE PICCOLE COSE. Isabella Tiziana Steffan


La campagna elettorale per la nomina a Sindaco di Milano gi in atto, abbiamo numerosi candidati che espongono la loro visione, con grandi idee per la nostra citt. Invece di grandi progetti forse basterebbe pensare a tanti piccoli interventi che migliorino la vita quotidiana di tutti noi cittadini, tante piccole cose possono fare pi di un grande intervento e sarebbero apprezzati da un numero considerevole di persone. I cittadini, gli studenti, anche stranieri (e sono tanti), i turisti (anche quelli della moda e del design), sono soprattutto pedoni, prima che ciclisti o automobilisti. Milano una citt relativamente grande, si presta a essere per corsa a piedi in tempi brevi. Come sono i percorsi a loro dedicati, come sono i marciapiedi e gli attraversamenti pedonali? Forse non abbiamo aree pedonali sufficientemente vaste, gli interventi di moderazione del traffico sono limitati. Si parla spesso di incrementare le piste ciclabili, recentemente stato detto che sarebbe sufficiente con un segno bianco sul marciapiede esistente, per delimitare il percorso tra pedoni e ciclisti a costo zero: come pedone mi sento gi in pericolo. Come mai non si parla di incrementare i percorsi pedonali, di dare continuit e sicurezza a quelli esistenti, di ridisegnare le pericolose interruzioni? Ad esempio di prolungare il network pedonale da piazza Castello a Corso Sempione, attraverso il Parco e collegarlo con Corso Garibaldi attraversando via Paolo Sarpi? Gi, Paolo Sarpi: unoccasione per realizzare un percorso pedonale senza buche e ostacoli, le piccole cose che complicano la vita quotidiana di tutti noi, anche se per brevi tragitti. Sono infatti in corso di ultimazione gli interventi di moderazione del traffico relativi alla via, che renderanno pi gradevole la sua percorrenza, anche se dubito che ci risolva il problema della mancanza di negozi al dettaglio, soppiantati da quello allingrosso della comunit cinese. Purtroppo per scarsa attenzione stata posta alle caratteristiche del percorso che avrebbero agevolato la mobilit della popolazione, di coloro che vanno a piedi a fare la spesa quoti-

dianamente, che accompagnano i bambini a scuola, che vanno nella palestra del quartiere, le persone anziane, le persone con difficolt motorie e sensoriali. Non sono necessari grandi interventi o percorsi speciali (con mattonelle tattili per non vedenti, ad esempio); sarebbe sufficiente differenziare la superficie di calpestio con materiali e colori contrastanti per segnalare le aree pedonali da quelle promiscue, quelle promiscue da quelle carrabili. Per Paolo Sarpi si pu gi vedere che il percorso carrabile e quello pedonale hanno colori simili; i marciapiedi, a tratti inspiegabilmente non complanari, e con una pendenza trasversale, che, oltre a non rispettare la normativa vigente, cos accentuata da ren-

dere faticosa la percorrenza a chiunque, figuriamoci se con un carrello per la spesa o con un passeggino. A Stoccolma, che ha un modello particolare di attraversamento pedonale, sono state rimosse e sostituite ben 7.610 canalette di scolo che disturbavano il percorso pedonale in piano. Oltre a piacevoli fioriere, non pare sia stato previsto altro tipo di arredo urbano che possa agevolare la sosta. In mancanza di adeguati arredi, sicuramente ciascuno trover una soluzione. noto quanto sia frequente luso improprio degli elementi costitutivi lo spazio pubblico: i gradini, i dissuasori di sosta e i parapetti alle fermate dei mezzi pubblici sono spesso utilizzati per il riposo, e popolati o da gruppi di studenti o turisti, che eleggono de-

terminati luoghi come loro punto di ritrovo. Mi stupisco sempre di quanto sia difficile trovare una panchina in citt con un bracciolo, dettaglio che aiuterebbe diverse persone a sedersi e alzarsi con pi facilit. Lesempio di Stoccolma, appare avveniristico: si propone di diventare la citt per tutti, la pi accessibile al mondo, entro il 2015. una questione di qualit della vita e di democrazia: lobiettivo di garantire una migliore informazione e fruibilit del territorio a tutti, partendo dal facile accesso ai negozi, sensibilizzando i proprietari circa il vantaggio economico che porta un ampliamento della fascia di clientela.

Mobilit MILANO E IL PIANO PARCHEGGI: UNOCCASIONE PERSA? Gianni Zenoni


Il Comune di Milano attraverso la Ripartizione Traffico e Viabilit sta portando avanti il Piano dei Parcheggi con lobiettivo positivo di aumentare i posti auto nel sottosuolo, provocando, di fatto, una ristrutturazione degli spazi pubblici della citt; infatti pi di cento siti, slarghi, piazze, aree verdi cambieranno o potrebbero cambiare il loro aspetto superficiale e quindi il loro rapporto con lambiente circostante. Questo piano inevitabile per compensare le carenze di posti macchina formatisi a causa di una visione ristretta della necessit di posti auto previsti dalle Norme Tecniche di Attuazione del PRG/80, ma anche per una gestione ancor pi restrittiva dellapplicazione di queste norme, gi insufficienti. Ricorderemo, a proposito, che per anni il quinto della SLP a parcheggi previsto dalle Norme Tecniche di Attuazione per la destinazione residenziale stato considerato un massimo e, per di pi, ottenuto calcolando come parcheggi anche le superfici delle rampe e dei corselli, che non sono superfici dove posteggiare. Ora, per, il Piano dei Parcheggi rischia di passare sulla citt coinvolgendo enormi risorse private senza lasciare traccia se non quella di aumentare la quantit di auto presenti sul territorio, sopra e sotto il suolo, e con il semplice ridisegno della parte superficiale del parcheggio. Lottica di questo piano si rivela quindi miope se il solo obiettivo quello di creare ulteriori posti auto e rinnovare larredo superficiale. In realt, approfittando del coinvolgimento delle risorse private, il Comune doveva perseguire due altri obiettivi, il primo di costume per cambiare lesagerato rapporto autoabitanti esistente, ed il secondo per attuare una vera e propria ristrutturazione degli spazi cittadini a quota zero aumentando la quota delle zone pedonalizzate. In relazione allobiettivo del costume, necessario fermare il continuo incremento del numero di autovetture allinterno della citt, perch questa ha raggiunto il livello pi alto del mondo nel rapporto cittadini/automobili, un rapporto che ormai si dimostra ogni giorno di pi incompatibile con la vita di citt, provocandone un degrado accelerato. Eppure Milano una citt di pianura, abbastanza compatta, dotata di servizi pubblici sotterranei efficienti, ma anche di una rete di servizi di superficie che potrebbero diventare anche loro efficienti se si potesse farli correre al di fuori del traffico privato. Ma fino ad oggi il piano dei parcheggi ha provocato e continua a prevedere, tra sopra e sotto, solo un aumento dei posti auto presenti sul territorio. Gi nel 92, come membro della Commissione Edilizia cittadina, allesame del primo piano dei parcheggi espressi il concetto del contenimento generale della disponibilit di automobili per i cittadini milanesi. Con uno slogan molto semplice: Tanti posti auto si fanno nel sottosuolo, tanti se ne levano in superficie, riconquistando cos lo spazio a quota zero alla disponibilit dei cittadini. Il suggerimento fu respinto soprattutto dalla struttura tecnica comunale, forse preoccupata dal grosso lavoro di riprogettazione della citt, che ne sarebbe conseguito. Ma i risultati del primo piano parcheggi, per le parti realizzate, sono l da vedere: spazi superficiali del parcheggio ridisegnati e arredati, ma intorno tutto come prima, auto su due file, parcheggi sui marciapiedi e via cos. Oggi tutte le municipalit con tessuto storico inadeguato alluso dellauto devono cominciare a pensare quale possa essere il numero massimo di auto compatibile con una vita urbana decente. In pratica i Milanesi non hanno messo la loro auto nel sottosuolo, o, se lhanno fatto, comperando un box, hanno rioccupato lo spazio libero in superficie acquistando altre auto. Oggi sul territorio attorno ai parcheggi realizzati Tommaseo, Tullio Ostilio, Cesariano etc. sono presenti complessivamente, tra sopra e sotto, un numero maggiore di auto che prima, e in superficie, tranne che per larredo dei giardinetti, non si potuto avere un avvertibile miglioramento della gradevolezza dellabitare nella zona... Il secondo obiettivo che il piano dei parcheggi deve perseguire di attuare, contemporaneamente alla costruzione dei parcheggi, una vera e propria ristrutturazione della quota zero della citt. Infatti, in relazione alla cancellazione di altrettanti posti auto in superficie di quelli realizzati nel parcheggio, si

verrebbe ad acquisire attorno al parcheggio sotterraneo la possibilit di una ristrutturazione urbanistica pi ampia. Lo spazio lasciato libero dalle auto che utilizzeranno il parcheggio non deve essere lasciato occupare da altre auto, ma utilizzato con una strategia variabile da zona a zona come aumento delle zone pedonali, come liberazione nelle strade di viabilit primaria dalla sosta parassitaria a fa-

vore delle corsie di scorrimento o come recupero di sedi proprie per i mezzi pubblici, ma anche per realizzare piste ciclabili dalle dimensioni ottimali. Tenuto conto del numero dei parcheggi previsti e dellutilizzo di finanziamenti privati, dovrebbe essere interesse dellAmministrazione approfittare di questi interventi in modo da creare una citt pi vivibile.

In molte citt Europee, dove la densit di auto minore che a Milano, grazie anche a una minore densit dei volumi costruiti, questa ristrutturazione urbanistica si sta attuando da tempo, e i risultati si vedono; le citt tornano piacevoli da vedere o da percorrere, le costruzioni non emergono pi da un tappeto di lamiere, gli spazi piacevoli che si ottengono tornano a essere vissuti dai cittadini.

Economia CITYLIFE-BANCHE -LIGRESTI-PGT Massimo Cingolani


Linteresse della lega per Unicredit e la sua conquistaattuata con un attacco partito dalla periferia attraverso le fondazioni bancarie azioniste ci fa riflettere sullimportanza di questo comparto per chi governer Milano. Le banche hanno rifinanziato i debiti di Ligresti, infatti Unicredit, Mps, Intesa SanPaolo e Mediobanca insieme ai colossi assicurativi hanno permesso che il progetto Citylife si concretizzasse al pi presto. Unicredit ha fatto da capofila a un gruppo di sette banche che hanno finanziato il Fondo, in modo da permettere a Fon-Sai di ridurre di un punto percentuale lesposizione nellimmobiliare, inoltre sempre Unicredit si impegnata a ristrutturare una linea di credito da 108 milioni della holding Sinergia . Tutto il gruppo Ligresti fortemente esposto nel settore immobiliare, tant vero che la Fondiaria- Sai ha in bilancio circa 3,5 miliardi di investimenti il doppio della media europea. Il sussidio partito dopo che stato modificato lassetto societario di Citylife con il trasferimento della quota del gruppo Lamaro a Generali e Allianz. Il ruolo cos determinante di banche e assicurazioni ci fa riflettere sullevoluzione del settore, una volta si leggeva su molti stabili: "immobili posti a garanzia degli assicurati, ora succede il contrario, il core business dei grandi gruppi assicurativi sono i progetti immobiliari e sono gli assicurati con le loro polizze che garantiscono gli stabili. Questo porta a una politica di standardizzazione dei prodotti venduti con la sola intenzione di fare cassa per trasferire la liquidit. Lo stesso vale per le banche, che non usano pi gli immobili per garantire il denaro depositato dai correntisti per prestiti finalizzati al rilancio delleco-nomia ma al contrario lo usano per le loro speculazioni. Con buona pace di chi pensa a una responsabilit sociale dellimpresa e soprattutto in contrasto con i pistolotti (non trovo altro termine appropriato) che molti banchieri ci fanno sulletica, la governante, la CSR, gli stakeholder e amenit varie. Ma torniamo a Ligresti, ormai diventato, o forse lo sempre stato, lo snodo strategico dello sviluppo immobiliare milanese tanto che sotto la sua direzione c Citylife, Porta Nuova Varesine, Porta Nuova Isola e non ultimo il Parco Sud. Nella prospettiva dellelezione per il Sindaco sapere dove sono gli interessi da contrastare e/o governare in nome di uno sviluppo pi equilibrato di Milano sar decisivo

DallArcipelago A CHE PUNTO SIAMO DELLA NOTTE? LA LUNGA ALBA DELLE PRIMARIE Pier Vito Antoniazzi
Il lungo giorno delle primarie avviato. La concorrenza fa bene al centro sinistra. Si respira aria di impegno, di competizione nellelaborazione di proposte concrete, di botta e risposta, finora dentro ad un certo stile. Ma la gara ancora lunga e i dispetti nella dirittura darrivo sono immaginabili. Veramente i quattro competitor saranno fratelli nella fase successiva? E quello che molti si augurano considerando una certa complementariet tra i candidati. Non c un impegno in tal senso nel regolamento delle primarie per ed un errore. Ma a che punto sono i quattro candidati? Cominciamo dallultimo: Michele Sacerdoti. Passata la soddisfazione di avere raggiunto le firme per candidarsi ora la gara tra se stesso e la sua percentuale di voto, dietro di lui c solo Narciso o qualche pezzo di opinione pubblica pi consistente? Al 14 novembre la (non) ardua sentenza (sperando che lesasperato bisogno di comparire non spinga il candidato a essere strumento pi o meno consapevole delle destre nellesercizio del fuoco amico...). Riprendiamo dal primo: Giuliano Pisapia. Il vantaggio di essere partito per primo si esplicitato nel coinvolgimento di forze politiche e personalit. Ci sembra che vada un po esaurendosi la spinta propulsiva La presunta identit sociale di Pisapia stenta a venir fuori. Questo suo richiamarsi al lavoro in cosa si esprime? Sembra emergere una caratteristica ideologica della sinistra, che certo piacer ad alcuni, ma non sembra sfondare tra i giovani e in generale nella Milano di oggi. Soprattutto affiorano i dubbi nei partiti. Pisapia ha detto a socialisti e rifondaroli che non intende fare una sua lista. Ma sar cos? E a tutti quelli che vogliono partecipare (nuovi e meno nuovi) e non si sentono rappresentati? Dir loro di andare nei partiti? Rifondazione soffr gi la Lista Fo (da lei sostenuto alle primarie 2005)

quando Rifondazione era quotata tra il 6 e l8%. E ora che insieme ai Comunisti Italiani quotata intorno al 3%? E i vari frammenti che chiederanno per lennesima volta una lista unitaria? (ricordate la N.S.U.?) E se Pisapia facesse una lista col suo nome? I socialisti nel 2006 non presero un consigliere (pur avendo la Rosa nel Pugno) perch alcuni si candidarono e votarono la Lista Ferrante. E ora che sono pi deboli? Tutti questi dubbi fanno crescere la candidatura di Valerio Onida (considerato outsider). Una parte di Rifondazione voter per lui (meno pericoloso e meno concorrenziale poi nelle elezioni). Voter per lui la Lista Civica (ex Ferrante) e la Lista Fo. Ma soprattutto la raccolta delle sue firme ha visto limpegno dellItalia dei ValoriE questo un elemento un po sottovalutato nellopinione pubblica politica. IdV si sfilata dalle primarie. Ufficialmente non partecipa alla coalizione delle stesse (ma una coalizione? Strano si fanno primarie insieme ma senza impegno a unalleanza). Potr cos giocare sul tavolo le sue carte dopo Evidentemente ha un problema di concorrenza con Grillo e non vuole essere schiacciata su candidati riformisti o che rafforzino la concorrenza (SEL), ma anche convinta di essere indispensabile (e chi non lo con la Moratti al 51%?). La tentazione di IdV potrebbe essere quella di contarsi su Onida (senza il rischio di farlo esplicitamente: se Onida ha un risultato scadente la colpa

solo sua, se ha un risultato buono ecco che compariranno molti padri del risultato). Addirittura (ma non credo che Onida si presterebbe) IdV potrebbe puntare proprio su di lui per una candidatura diversa da quella del PD al primo turno!!! Dunque Onida potrebbe prendere pi di quello che si poteva pensare sulla carta. Anche perch il tema legalit/pulizia della politica oltre a identificarsi col voto Idv, Grillo, ecc. ben corrisponde a quel senso di superiorit morale che caratterizza certa borghesia, certo mondo cattolico, certa sinistra. Del resto le indecenze di Berlusconi e cricca rendono il tema rilevante nellopinione pubblica (tant che pure Fini lo cavalca a destra). Punto debole del candidato lo stile troppo da professore universitario e la lontananza dai temi concreti. Si visto anche nella presentazione al Puccini (sala da 500 posti piena a met) che al carisma (o al sex appeal come piace dire oggi) mancante si sopperito con bordate contro il PD e le primarie falsate. (Pericolosa deriva disfattista: se si delegittima lo strumento di scelta popolare allora si delegittima anche il candidato vincente e la possibilit del centrosinistra di competere per Palazzo Marino). Infine, ultimo ma non ultimo Stefano Boeri. La folla dello Smeraldo gli ha fatto fare un balzo in avanti. Intanto ha dato una conferma di seguito e quindi uniniezione di fiducia anche a se stesso. In secondo luogo riuscito a

fare una cosa diversa dalle solite assemblee politiche: il teatro come metafora, il cantautore con chitarra anni 60, i consulenti popolari possono sembrare kitsch ma la linea tra stereotipo e sublime veramente sottile e leffetto complessivo stato quello di caricare la platea. In fondo Boeri sta facendo da terapeuta a un PD depresso. E se il PD gli sta dando molto (e la sala piena stata una conferma che stavolta i soliti frenatori, quelli che remano contro perch non vogliono emergano nuove leadership, non hanno avuto peso) lui anche sta dando al PD un ritrovato slancio e fiducia in se stesso. Ovviamente il problema sar andare oltre il campo gi seminato. Per questo il primo tempo e si tratta di vincerlo superando il 50% e non pregiudicando il rapporto con quanto stato rimesso in gioco. Perch questo appare il dato pi importante di queste primarie (se non si mettono i partiti e gli staff dei concorrenti a rovinarle). Sembra di respirare unaria da anni 70 Un impegno comune al cambiamento. Se la citt percepir una sinistra meno litigiosa, con un blocco sociale composito che non ha al suo interno dittatori (n il Pd, n la Cgil, n i giustizialisti, n il radicalismo parolaio, n i cattolici n i laicisti) ma che ha una leadership corale che rappresenta le diverse istanze e insieme un leader generoso che ascolta veramente e cerca una sintesi. Beh questa citt dar risposte pi chiare e grandi di quanto ci si aspetti.

Politica LA TRAVE NELLOCCHIO DELLA SINISTRA Giuseppe Vasta


Ho una mia semplice spiegazione (forse troppo semplice) del divorzio fra politica e cultura ben descritta da Arturo Calaminici nel suo intervento sul n. 34 di Arcipelago. La cultura progressista italiana (o meglio, i suoi intellettuali) alla fine degli anni '70 semplicemente non stata in grado di dare una risposta soddisfacente a due grandi eventi sotto gli occhi di tutti: la trasformazione del "socialismo realizzato" in un dispotismo burocratico e inefficiente; lo scivolare della "sinistra critica" nella "sinistra eversiva" (e dell'emancipazione libertaria nel consumismo autodistruttivo - leggi: eroina). Per quanto ci siano state prese di distanza, prese di coscienza, ecc., di fatto buona parte della cultura era immersa se non partecipe di questi fenomeni e non ha dimostrato di avere gli anticorpi necessari per liberarsene. Non un caso che i fenomeni sociali e politici e successivi (riflusso, "edonismo reganiano", per non parlare di Lega e Berlusconi) siano antintellettuali. Degli intellettuali non ci si fida, e gli intellettuali ricambiano non capendo e non apprezzando ci che avviene. E' la fiducia nel futuro che non c' pi: ma questa stata spezzata dalla cecit dimostrata di fronte ai fatti. E di esempi del perdurare di questa cecit politica e culturale ce ne sono molti; cito alla rinfusa: - laccanimento contro il ceto medio evasore che ha portato alla politica della minimum tax poi confluita in forma poco pi raffinata negli studi di settore: ma non lo vedevano quante partite Iva erano in realt precari? E si fanno i provvedimenti contro i precari? - tangentopoli. Prima da sinistra ci si presentati come gli unici onesti (! - ma quando mai?), poi hanno sprecato lunica occasione di rimettere a posto la vita pubblica nazionale, anzi si sono dati da fare attivamente per ripristinare il potere dei partiti - anche nelle forme pi meschine - attraverso riforme tagliate su misura delle esigenze degli amministratori, ahim non sempre limpidi;

- le universit: tanti professori universitari sono l per motivi politici, e soprattutto troppi professori universitari di sinistra sono disponibili a fare la foglia di fico progressista per qualche iniziativa un po azzardata. Quando si deve mandare avanti qualcosa di un po spregiudicato, il vecchio trucco sempre valido : chiamare un professore di sinistra, dargli un incarico, il lavoro metterlo nel cassetto... e tutte le possibili polemiche si placheranno; - la difesa dei fannulloni nel pubblico impiego. Questa poi una vera follia: si fanno pagare tante tasse, ma poi si buttano via i soldi, e si offrono servizi pessimi ai pi poveri. Ma il pubblico impiego un bacino elettorale, certo... (per non parlare delle case popolari, dove non si vuole guardare il vero fabbisogno perch molto personale politico di sinistra lavora nelle cooperative, ci vive, e quindi spinge

per ledilizia convenzionata che una maniera di guadagnarsi il pane). Si potrebbe continuare a lungo, impietosamente. Ma questi sono dettagli, espressioni di un problema pi grande, che lo sguardo inadeguato sulla realt italiana (e il curare solo il proprio orticello). Sono circa trentanni che la sinistra culturale continua a sbagliare. Se non tracollata, se solo adesso inizia a mostrarsi in serie difficolt, solo per la forza organizzativa e il radicamento dellex Pci: iceberg in lento scongelamento, argine e causa del declino. Gi, perch causa del declino? Perch la struttura, il radicamento, la pervasivit se certo hanno consolidato e reso stabile nel tempo la cultura di sinistra nella societ italiana, dallaltro lha resa anche pi conformista, pi incapace di guardare le cose, pi in difficolt nel trovare so-

luzioni. La sinistra stata mainstream per troppo tempo. I luoghi comuni sono di sinistra. Le banalit sono di sinistra, i comici sono di sinistra, le canzonette sono di sinistra. E questo confortarsi a vicenda nellossessiva ripetizione di luoghi comuni ha portato a non vedere pi la realt, da troppo tempo. Non si vuole guardare la realt, perch se ne ha paura. Perch diversa da quella che ci si aspettava. Non c pi ottimismo, perch limmagine della giusta battaglia stata uccisa dalla lotta armata; e il principio di piacere stato ucciso dalla droga. Ed da l che bisogna ricominciare a ragionare. Perch senza battaglia e senza piacere non c liberazione. Troppo semplice? Personalmente ritengo che fino a quando non sar stata fatta una riflessione radicale su ci che avvenuto in Italia alla fine degli anni '70, non se ne verr fuori.

Primo piano 2 QUANDO SI MUORE PER UN PUGNO Oreste Pivetta


Quando leggo o sento dire di violenza, e cio di delitti atroci, tanto pi atroci quanto pi poveri di un senso comprensibile, mi chiedo sempre se sia peggio oggi di ieri, dellaltro ieri o di un secolo fa o di due secoli fa, se il filo del male qualche volta si interrompa o no. Ricordo il figlio che uccide il padre e la madre per denaro, la figlia che uccide la madre e il fratello per ansia di libert, i rapinatori che uccidono, massacrandoli, i custodi di una villa senza rubare un centesimo, la mamma che uccide il figlioletto perch piange, lo zio che uccide (forse) la nipote, il nipote che uccide gli zii e li fa a pezzi e disperde i pezzi in un bosco Non so quanti di questi delitti, molti in famiglia, il passato di un secolo fa o di due secoli fa potrebbe nascondere. Mi viene sempre in mente, quasi a discolpa dei tempi contemporanei, un bellissimo libro di Michel Foucault, di cui cito il titolo e il sottotitolo e basta, perch sono gi un racconto: Io, Pierre Rivire, avendo sgozzato mia madre, mia sorella e mio fratello Un caso di parricidio nel XIX secolo. Siamo nel giugno 1835 E evidente che non vale allora come adesso. Credendo al progresso ed anche alla diffusione della cultura, nelle mutate condizioni di vita, dovremmo poter decidere che oggi va molto meglio di una volta, perch qualcosa, strada facendo, simpara. Non so quantitativamente come vadano in realt le cose, mi pare invece che i nostri giorni ci stiano riservando qualcosa di assolutamente inedito: il pugno che uccide linfermiera rumena, i pugni che uccidono il tassista, i pugni che mandano in coma il venditore di piadine. In tre grandi citt: Roma, Milano, Bologna. Non so se la storia del passato potrebbe restituirci episodi del genere. Risse ammazzamenti rapine, omicidi, uxoricidi, matricidi, s. Non parliamo poi di fratricidi o di madri che ammazzano i figlioletti Ma quei casi, di Roma Milano Bologna, sembrano rivelare una specificit nostra e qualcosa di assolutamente casuale, senza ragione, senza qualsiasi pur perversa motivazione (che potrebbe ricondurci al razzismo, allodio ideologico, allesasperato maschilismo), per futili motivi, sempre pi futili motivi, qualcosa che per questo tanto pi terribile, nel senso che incute terrore. La paura di venire aggrediti a scopo di rapina da un malvivente con il viso occultato da un passamontagna in una strada oscura esiste ma in un certo senso ti mette al riparo: eviterai le strade oscure. Ma un pugno assassino in metropolitana? Ora sai che possibile, se pu bastare un accidente qualsiasi a provocarlo, se non ci sono un passamontagna e una minaccia a rivelare il tuo nemico, ma il tuo nemico ha facce comuni, normali. Il pugno dietro langolo, ultima espressione di una violenza materiale e prima immateriale, che si diffonde. Perch si diffonde? Che cosa possiedono di particolare i nostri tempi per fregiarsi di tanta violenza? La volgarit, lignoranza, la stupidit, i falsi miti, legoismo, il consumismo totalizzante, la crisi delle fedi, la crisi della politica? Probabilmente, s. Ma se diamo per certo che oggi peggio di ieri e dellaltro ieri, credo che il peggio doggi nasca intanto dal declino dei padri e dalla scomparsa dei maestri. I padri sono ombre, non sono che raramente modelli e sono talvolta modelli negativi in un perpetuarsi di ignoranza, incivilt, volgarit. La scuola, e in particolare la scuola elementare, un disastro, la fabbrica chiusa: in un caso e nellaltro, per i piccoli scolari come per i giovani apprendisti, vengono meno riferimenti: chi insegna a leggere, chi insegna un lavoro, chi guida verso una comunit nella quale diritti e doveri si incontrano Leducazione, dalla famiglia, dalla scuola, dalla fabbrica, finisce delegata alla televisione e che cosa insegna questa televisione se non disvalori (riconoscendo che la televisione potrebbe tornare pedagogica, come in parte fu alle sue origini). Generalizzare sarebbe un errore. Della vicenda milanese, nella storia del tassista aggredito, mi hanno colpito la presenza della ragazza in prima fila nel gruppo dei picchiatori e la deter-

minazione di tutti. Credo che sarebbe utile se qualcuno esaminasse il caso con la curiosit dellentomologo: il quartiere, le case, le strade, le scuole,

i vestiti, le abitudini, i mestieri, gli amici, i bar, i cinema, i genitori, per ricostruire nel dettaglio le biografie. Una spiegazione meno incerta per

quei pugni ci sar: probabilmente una per ciascuno, anche se probabilmente molte si assomiglieranno.

Societ LA MORATTI E LA LEGGE MERLIN Riccardo Lo Schiavo


Hanno aperto nei pressi di casa mia due centri massaggo. In citt c una discreta presenza di centri benessere orientali, alcuni sono pi sobri e veramente svolgono lattivit di centro massaggi. I due aperti sotto casa sono sgargianti, vetrine addobbate in modo maldestro e notevolmente oscurate con adesivi, insegne luminose di nuova generazione a led colorati che richiamano lattenzione e soprattutto una parola: APERTO sino alle 23.00 (come mai?). Di recente sono andato dal barbiere per mettere in dima i miei venticinque capelli e qui apriti cielo, il mio barbiere si trova di fronte ad uno dei centri massaggo in questione. La conversazione dal parrucchiere tendenzialmente di basso livello: il calcio, le moto, Corona, la Rodriguez e Lele Mora, Luxuria... Ma in questo caso cominciata con un eloquente sguardo negli occhi e poi partita con una serafica frase: dopo le 20.00 c parecchio movimento. Primo pensiero e perch di mattina no? Se uno ha il bioritmo giusto di mattina che facciamo? Secondo pensiero, tipico del maschio fallo-cefalo meridionale: che numeri da circo faranno l dentro? La presenza di questi esercizi commerciali tendenzialmente discreta, non disturba il circondario, anzi, diciamo, che rende la zona pi viva e quindi sicura sino alle 23.00. Non voglio fare questioni di patetico moralismo per quel che succede sotto casa mia, c gente che ha i trans sotto il portone Quello che mi colpisce maggiormente che questi esercizi commerciali hanno una minima licenza di esercizio, quindi qualcuno a Palazzo Marino ha firmato uno straccio di permesso. E evidente che la nostra miope amministrazione comunale, che non ha mai fatto esibizione di valori di libertinaggio e lussuria, che anzi paladina della sicurezza e dellordine e strizza locchio alle gerarchie ecclesiastiche di orientamento certamente conservatore continua a rilasciare quasi a ufo licenze ai gestori di centri massaggi che a oggi sono arrivati al numero di 368: che business! Della serie la mano destra non sa quello che fa la sinistra e questa sembra proprio unamministrazione senza mani e senza piedi, un tronco di corpo privo delle appendici che si muove in modo sincopato e scoordinato, brutto a vedersi. Lufficio licenze rilascia il permesso e i vigili chiudono il negozio per sfruttamento della prostituzione, e io pago.. Personalmente sono per i quartieri dellamore, per tutti i gusti, ma questo un approccio nordico, noi viviamo in Italia, il cupolone ci fa ombra e il duomo ci osserva da vicino, per cui queste cose non si possono fare e allora si ricorre ai mezzucci. E allora via con i centri massaggi, che magari non saranno tutti dei casini, ovviamente, ma dato il numero e le voci di chi li frequenta, il dubbio viene e poi la manodopera immigrata e irregolare: e la Lega Nord? Italia mia ipocrita, io speriamo che me la cavo, anzi

Lettera IL PORTALE EXPO DIFFUSA E SOSTENIBILE Emilio Battisti


Oggi 27 ottobre 2010 alle ore 11.00 presso lAula Magna del Rettorato del Politecnico di Milano in piazza Leonardo da Vinci, 32 si tiene la presentazione del progetto Expo Diffusa e Sostenibile (EDS) in corso di realizzazione presso il Dipartimento di Progettazione dell'Architettura, e cofinanziato dalla Fondazione Cariplo, Area Ambiente. Partecipano allincontro Giulio Ballio, Rettore del Politecnico di Milano, Maurizio Boriani, Direttore del Dipartimento di Progettazione dell'Architettura, Renzo Gorini, Direttore Infrastrutture e Costruzioni di Expo 2015 Spa, Alberto Colorni, Direttore del Centro Metid, Emilio Battisti, Responsabile scientifico del progetto EDS, Expo Diffusa e Sostenibile, e Francesca Battisti, Coordinatrice del progetto EDS. Il progetto si propone di mettere in rete le iniziative che soggetti pubblici e privati stanno avviando in vista della scadenza del 2015 con l'obiettivo di promuovere l'Esposizione Universale come manifestazione diffusa nel territorio regionale attraverso interventi ecosostenibili. EDS mira a favorire tutte le possibili sinergie a vantaggio della qualit delle ricadute che si potranno avere nel territorio anche dopo la manifestazione del 2015 e di orientare gli interventi al riuso sostenibile delle risorse territoriali, storico monumentali e culturali gi presenti e disponibili. Obiettivi che saranno perseguiti avvalendosi del portale del progetto, uno spazio di partecipazione e collaborazione on line, di incontro e confronto tra gli attori che intendono o hanno gi in corso progetti rilevanti per costruire questo territorio sostenibile e inoltre contatti, relazioni e collaborazioni tra associazioni, imprese, professionisti, ricercatori e pubblica amministrazione per realizzare i progetti di maggiore interesse. Il portale EDS, oltre a diffondere contenuti, avanzamenti e risultati della ricerca, serve ad agevolare il censimento dei luoghi in cui i progetti pi significativi potranno lasciare un'eredit duratura e a favorire contatti, relazioni e collaborazioni tra associazioni, imprese, professionisti, ricercatori e pubblica amministrazione per realizzare i progetti di maggiore interesse. OBIETTIVI Il principale obiettivo del progetto EDS offrire un quadro di riferimento territoriale, sociale ed economico per orientare interventi e investimenti in vista dell'Expo del 2015, mettendo

a fuoco gli obiettivi da perseguire e costruendo strumenti per favorirne il raggiungimento. Il progetto si propone di: * offrire uno scenario di sviluppo territoriale sostenibile che possa concretizzarsi in ci che definiamo larmatura della futura metropoli sostenibile; * identificare i luoghi con la migliore vocazione a realizzare progetti di eccellenza che esprimano contenuti innovativi rispetto ai temi dell'Expo offrendoli ai suoi visitatori in modo comprensibile, completo ed efficace; * individuare una rete di progetti minori e complementari ai progetti di eccellenza per dar luogo a sistemi di interventi tra loro integrati, con un ruolo determinante nella riqualificazione ambientale e per lo sviluppo economico, sostenibile e duraturo di un ambito territoriale esteso; * delineare modelli innovativi di partnership tra attori pubblici e privati, metterli a punto e sperimentarli attraverso la cooperazione diretta tra i soggetti che operano nei diversi contesti locali in cui si sviluppano i progetti; * contribuire ad avviare, a partire dalla riqualificazione diffusa del territorio e dalla valorizzazione delle sue eccellenze, luoghi, risorse e saperi, un processo pi ampio di ridefinizione del ruolo internazionale e dell'identit urbana di Milano e delle altre polarit della Lombardia. Il valore aggiunto del progetto Expo Diffusa e Sostenibile (EDS) nasce dalle competenze interdisciplinari del suo gruppo di lavoro e dalla partecipazione di una Comunit di attori e soggetti che insieme possano facilitare l'accesso a iniziative, esperienze e opportunit non note o sottovalutate a chi ha un'idea, un progetto o un interesse a investire. La scelta di una piattaforma di partecipazione e collaborazione online nasce per: * far emergere progetti risorse e competenze disponibili nei contesti locali dal confronto con le realt territoriali e con le comunit che ne compongono il tessuto sociale, offrendone un quadro complessivo quale strumento per promuovere e coordinare i progetti; * aprire un canale di relazione tra gli attori coinvolti nei progetti, di consultazione e confronto sulle politiche di sviluppo e coordinamento degli interventi, e insieme favorire la partecipazione e monitorare l'interesse per gli stessi da parte dei cittadini e delle istituzioni.

IL METODO, GLI STRUMENTI, LE FASI Il metodo Il progetto di ricerca si sviluppa attraverso: * una indagine conoscitiva del territorio finalizzata alla redazione di un "atlante", in forma di "mappa" e "catalogo" di opportunit per realizzare interventi esemplari in termini di recupero di "contenitori", coinvolgimento di aree disponibili, riqualificazione di situazioni di degrado e dell'accessibilit al territorio; * la messa a fuoco di specifici ambiti di intervento, "cluster" di particolare interesse per eccellenza delle risorse territoriali investite, complementariet delle tematiche dei progetti che vi insistono, articolazione degli attori coinvolti, al fine di avviare azioni volte all'integrazione e al coordinamento delle iniziative; * l'istituzione di "tavoli" di lavoro per avviare in questi contesti di particolare interesse "progetti pilota" mettendo a punto procedure e metodologie di intervento ripetibili in altri contesti; * un'attivit di comunicazione permanente che dar risalto agli avanzamenti delle azioni precedenti. Gli strumenti Il progetto Expo Diffusa e Sostenibile offre strumenti utili a individuare e definire lo scenario nel quale inserire ipotesi di progetto e studi di fattibilit e rende disponibili attraverso una piattaforma di partecipazione e collaborazione on line: * una mappa territoriale interattiva, vero e proprio archivio conoscitivo georeferenziato in progress delle opportunit distribuite sul territorio regionale e anche oltre i suoi confini; * un catalogo (schede sintetiche di presentazione e database) consultabile e implementabile di luoghi, iniziative e attori e delle loro reciproche relazioni, in cui poter effettuare ricerche avanzate; * una Comunit di soggetti capaci di trasformare le opportunit in interventi contraddistinti dalla sostenibilit in tutte le accezioni, collaborando all'interno di "tavoli" di lavoro che riuniscano tutti i soggetti coinvolti in "progetti pilota" di particolare interesse * una selezione di casi internazionali che possano offrire a operatori pubblici e privati ulteriori strumenti per: - innovare i meccanismi di finanziamento e le procedure amministrative per realizzare i progetti; - comprendere i vantaggi dell'organizzare un Grande Evento diffondendo le manifestazioni non solo a scala metropolitana ma alla scala di una grande regione interconnessa.

Le fasi Entro la fine del 2010, il progetto EDS prevede, articolandosi in tre fasi successive, di: 1) descrivere, con schede sintetiche di presentazione: * le condizioni specifiche degli ambiti suscettibili di intervento rispetto: - alle sedi adatte a ospitare le manifestazioni in occasione dell'Expo del 2015 e agli attori interessati a promuoverle - alle potenzialit di valorizzazione del sistema culturale, paesaggistico e ambientale locale - agli obiettivi di rafforzamento dei collegamenti con la rete dei trasporti pubblici e della mobilit ciclopedonale * i progetti previsti per questi ambiti in relazione: - ai contenuti, ai temi progettuali e agli obiettivi perseguiti - all'eredit sul territorio dopo l'Expo - ai requisiti di eco-efficienza e di eco-sostenibilit 2) fornire unipotesi procedurale e un abaco tipologico di interventi ecosostenibili di riqualificazione fisica e ambientale, volti all'efficienza e allautosufficienza energetica, su edifici e spazi urbani. 3) verificare e ottimizzare il funzionamento degli strumenti offerti dalla piattaforma di partecipazione e collaborazione on line che si prefigge di costituire un supporto di confronto e lavoro fino al 2015. LA RETE DELLE RELAZIONI Nella prima fase del progetto di ricerca, sono stati sollecitati e attivati una serie di contatti con Enti, Istituzioni, associazioni (di categoria, del terzo settore, profit e non profit) e comitati finalizzati alla conoscenza e allascolto delle realt territoriali e dei progetti che le interessano. Si evidenziano qui di seguito alcuni tra i contatti pi rilevanti. Enti preposti al Governo del Territorio: Regione Lombardia, Direzione Generale Presidenza - Struttura Centrale, Attuazione progetti Speciali ed Expo 2015, Direzione Generale Agricoltura e Paesaggio - Unione delle Province Lombarde. Sono state sollecitate le dodici province Lombarde e direttamente incontrate: Provincia di Milano, Assessorato alla Pianificazione del territorio, programmazione delle Infrastrutture Piano Casa/Edilizia, Housing sociale, rapporti con la Conferenza dei Sindaci, Sportello Unico; Assessorato alla Moda - Eventi - Expo, Direzione Centrale Pianificazione e Assetto del Territorio - Provincia di Bergamo, Assessorato Grandi infra-

strutture, Pianificazione Territoriale ed Expo - Provincia di Varese, Assessorato al Territorio e Grandi Opere - Provincia di Mantova, Vicepresidenza e Assessorato alla Programmazione, Lavori Pubblici e Trasporti Provincia di Monza e Brianza, Assessorato alla Pianificazione Territoriale e Parchi, Commissione Parchi. Sono stati sollecitati 82 Comuni, raggruppandoli per direttrici territoriali di appartenenza (Milano-Varese; Milano-Como; Milano-Monza-Lecco; Milano-Treviglio-Bergamo). La Camera di Commercio Industria Artigianato Agricoltura di Milano (specificamente PROMOS - Azienda speciale della CCIAA di Milano, iniziativa "Tavoli Tematici per Expo") e la CCIAA di Monza e Brianza. Associazioni e comitati legati al sistema agroalimentare e alla nutrizione: CIA- Confederazione Italiana

Agricoltori - Associazione Buon Mercato - Comitato "100 Cascine per Expo" Associazioni di Categoria e Ordini Professionali:- Assimpredil - ANCE (relativamente al progetto Milano nei Cantieri dell'Arte) ADI, Associazione per il Disegno Industriale - Ordine degli Architetti e PPC di Milano - Collegio degli Ingegneri e degli Architetti di Milano Istituzioni e fondazioni culturali, di ricerca e formazione: Consorzio Parco e Villa Reale di Monza - - Polo Culturale Insieme Groane - Fondazione Eni Enrico Mattei (relativamente al Tavolo di Connessione Parco Sud, di coordinamento dei progetti cofinanziati dalla Fondazione Cariplo in quell'ambito territoriale) - Centro Studi PIM - Fondazione Politecnico Comitati cittadini, Associazioni Onlus - Terzo Settore: Coordinamen-

to Comitati Milanesi - Fondazione Casa della Carit - Casa della cultura Islamica GLI SVILUPPI FUTURI Con l'inizio del 2011, si auspica di poter avviare una nuova fase di sviluppo del progetto EDS tesa a: - verificare le strategie di accompagnamento dei progetti sul territorio, messe a punto con i progetti campione; - accompagnare i processi di cooperazione finalizzati alla realizzazione degli interventi che si saranno avviati. I modelli di partnership individuati nella prima fase, linteresse che il progetto avr saputo suscitare nel territorio lombardo e nella Comunit di soggetti gi coinvolti, renderanno senza dubbio pi efficace la prosecuzione delle attivit e il perseguimento degli obiettivi.

Primo piano 1 PRIMARIE: UNA TELENOVELA? Franco DAlfonso


Meno di trenta giorni alle primarie del centrosinistra, Giuliano Pisapia in testa nei sondaggi, Boeri insegue a distanza recuperabile, mentre Valerio Onida sembra molto lontano da quelli che sono i veri contendenti e loutsider Sacerdoti svolge un ruolo dichiaratamente di testimonianza. Ma il sondaggio di gran lunga pi rilevante quello che vede i tre possibili candidati praticamente sullo stesso piano nel confronto ipotetico con il Sindaco uscente Letizia Moratti: tutti sotto di un paio di punti percentuali e con Donna Letizia molto al di sotto della fatidica soglia del 50 per cento che le permetterebbe di non andare a quel secondo turno dove anche i suoi sostenitori pi fedeli pensano che le possibilit di ottenere un secondo mandato scenderebbero drasticamente. Nella prima parte del confronto i tre candidati non solo hanno praticato un fair play reciproco che in certi momenti di confronto pubblico ha perfino sconfinato nella noia mortale, ma sono stati capaci di non lacerarsi politicamente, secondo la consolidata tradizione della sinistra, milanese e non, della Seconda Repubblica, dando limpressione di essere tutti parte di uno stesso comune sentire e di avere tutti lo stesso obiettivo prioritario. Il temuto reciproco dipingersi come estremista, consulente di Ligresti o troppo vecchio comparso in maniera del tutto marginale ad opera di qualche supporter troppo zelante che non manca mai, ma nel complesso la questione della scelta del candidato alle primarie vista come quella del pi adatto fra noi a sfidare il centrodestra nella sua roccaforte. Altro effetto quasi miracoloso, nessuno dei tre ha commesso la fesseria di snaturarsi e di assumere i temi del centrodestra come propri, in preda a quella singolare forma di sindrome di Stoccolma che ha colpito soprattutto il Pd e i suoi candidati plurimi come Penati: il fastidioso fenomeno del leghismo di sinistra o dellimmobiliarismo proletario e cooperativo non ha avvelenato il clima delle primarie. Da una compagnia come quella del centro sinistra pretendere che tutto filasse liscio come lolio era oggettivamente troppo. Le punture di spillo fra Onida e Boeri in merito allutilizzazione degli indirizzari del Pd, punta delliceberg della sorda guerra interna inopinatamente innescata dai vertici locali del partito trasformando in una prova di forza interna la candidatura di Stefano Boeri, si sono dimprovviso trasformate in una guerra dei Roses con lanziano e inflessibile ex presidente della Corte Costituzionale impegnato a bacchettare duramente i dirigenti locali del suo stesso partito. La patente violazione di ogni regola di fair play avvenuto con il diluvio di lettere ed email del segretario provinciale che invitava a sostenere un a suo dire ignaro Boeri, senza nominare n liscritto anzi fondatore del Pd Onida n tantomeno lestraneo Pisapia, diventata per il professore ragione per una due giorni di bombardamento mediatico sul quartier generale. Mentre scriviamo giunge notizia del fatto che il buon senso tornato a far capolino un po ovunque e il processo partecipativo innestatosi un po ovunque in citt non si arrestato. Occorre riconoscere che a questo clima diciamo sereno ha contribuito anche il sistema dellinformazione milanese. La stampa di centro destra, il Tg Rai Regionale e la maggior parte delle tv locali, per non saper leggere e scrivere, ignorano sostanzialmente quanto avviene nel mondo delle primarie, probabilmente anche perch imbarazzati dal raffronto fra la cerimonia dellUnzione della candidata del centro destra, continuamente rimandata anche per mantenere il prezzo ai livelli alti di mercato e un rito democratico che per la prima volta ha assunto un suo significato con la competizione vera innescata dalla candidatura di Giuliano Pisapia che ha impedito i tradizionali giochi di corridoio a esito ritardato delle ultime consultazioni. Linformazione non schierata e dellarea della sinistra, Corriere e Repubblica in testa, non sono entrati nella partita adottando un proprio campione (solo Il Riformista lo ha fatto, ma in maniera chiara con un editoriale titolato Noi votiamo Pisa-

pia) garantendo fino ad ora una buona e obiettiva copertura della campagna . Miracolo a Milano, questa volta senza lapporto di Dario Fo: vuoi vedere che il centrosinistra riesce a effettuare

una scelta democratica, verosimilmente tra Pisapia e Boeri, senza danni collaterali e senza azzoppare in partenza il proprio cavallo?

P.S. Per adeguarsi al clima di trasparenza e fair play appena lodato, corre lobbligo di ricordare ai lettori che lautore aperto sostenitore di Giuliano Pisapia

Scrive Carlo Galantini


Credo che i tempi siano maturi perch si dica ci che si pensa senza timore di non essere politically correct. Cattelan ormai abituato a violentare Milano e i milanesi con le sue maliziose e furbesche trovate che nulla hanno a che vedere con larte, tradizionale o contemporanea che sia. Penso ancora ai bambini impiccati in Piazza 24 maggio. Opera che ha fatto indignare a tal punto che un povero cittadino, che ancora credeva di essere legittimato a far valere il gusto e il buon senso, si spinto ad arrampicarsi sullalbero per liberare i tristi manichini per poi finire rovinosamente a terra procurandosi serie lesioni. Non ricordo bene ma mi sembra che vi sia stato un processo contro il predetto benemerito con conseguente sconcia condanna al risarcimento danni allopera darte (!!??). Ora viene limposizione di un enorme dito medio da mettere in c. alla Borsa, accompagnato dalla ancora pi dannosa mostra di altre opere del noto mistificatore! Se in qualche modo il Comune di Milano sar tenuto a spendere una lira in conseguenza della performance di Cattelan mi auguro che la Corte dei Conti faccia il suo lavoro. Per il momento sono convinto che in tutte le sedi e con tutte le nostre forze si debba chiedere al Sindaco di Milano di togliere immediatamente la scultura di Cattelan e di non promuovere pi sul suolo Milanese alcuna manifestazione del medesimo artista, i cui messaggi pi che essere poco comprensibili NON ESISTONO!!!

Scrive Guido Martinotti


Mi sembra che Italo Lupi ci abbia dato, con la sua competenza tecnica e sensibilit estetica, la migliore interpretazione della questione Cattelan. Io penso che dovrebbe stare l, anche se solo una battuta o uno sberleffo. Oggi possiamo ancora leggere i graffiti di Pompei (che non sono opere darte, ma alcuni in un cero senso si) perch non sono stati cancellati e ci riportano a secoli di distanza stati danimo e costumi che altrimenti non conosceremmo. Sta bene l pi che in un museo Guido Martinotti

Scrive Gabriele Pelosi


Ho letto con molto interesse l'articolo di Marco Cipriani. Ritengo che i suoi giudizi sulla giunta Moratti siano fin troppo moderati. Se vuole una dimostrazione dei guasti che la giunta suddetta ha compiuto in Milano, venga a farci visita in via Perini, conti quanti semafori hanno installato sulla ex gronda nord e si faccia un'idea. Qui, anche chi ha votato Moratti non ha dubbi sull'interesse privato in atti d'ufficio di qualche politico milanese. Ahim, non abbiamo prove precise, e non ci va di finire a "Bollate" per calunnie. Ma il misfatto e lo sperpero di risorse sono plateali. Purtroppo abbiamo ormai perso la speranza. Sarebbe meglio perdere anche la memoria, visto che da sola non pu cambiare nulla.

Scrive Corinna Morandi


Ho visto adesso con ritardo l'ultimo numero di Arcipelago che non avevo ancora avuto tempo di aprire e sono rimasta molto sconcertata nel leggere l'articolo (?) di Giuseppe Ucciero con un attacco tanto sgradevole e scomposto quanto gratuito a Davide Corritore. Per quanto mi riguarda, la prima volta che leggo un testo che rappresenta una caduta di stile inutile e dannosa rispetto alla linea della sobriet e apertura che contraddistingue Arcipelago.

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RUBRICHE MUSICA
Questa rubrica curata da Palo Viola @arcipelagomilano.org

Musica popolare e musica intellettuale.


Nel giugno dellanno scorso, in questa rubrica, concludevamo cos una riflessione: Ma noi, amanti di quella musica che non possiamo chiamare classica - anche perch classica non lo pi e che ci vergogniamo di chiamare colta perch ci sembra poco fair e vagamente presuntuoso, come dobbiamo rispondere quando ci viene chiesto quale musica ascoltiamo, suoniamo, amiamo? A questa domanda - insieme a molte altre ben pi importanti, relative alla musica contemporanea - ha risposto il corposo volume di Alex Ross, Il resto rumore, ascoltando il XX secolo, uscito per i tipi di Bompiani pochi mesi dopo, nel settembre del 2009. Riferendosi al Novecento, Ross dice che nel secolo scorso si sono andati formando due repertori distinti, uno intellettuale e laltro popolare. Sembrano definizioni banali, eppure mi sembra che portino una chiarezza e una schiettezza di cui si sente bisogno, che siano dei termini politicamente assai pi corretti di quanto non appaiano a prima vista; penso anche che quella distinzione non sia affatto specifica dellultimo secolo ma valga per tutta la storia della musica, e che intersechi i generi musicali e chiarisca anche aspetti molto controversi di quel brutto binomio classico-leggero. Largomento stato sfiorato con grande grazia da Riccardo Chailly nellintervista concessa sabato scorso a Fabio Fazio, durante la trasmissione Che tempo che fa, a proposito del disco con musiche di Gershwin che ha recentemente registrato con Stefano Bollani e con la pi antica - e classica - orchestra del mondo, la Gewandhaus di Lipsia, di cui Chailly Kapellmeister o, come diciamo noi, direttore stabile. Gershwin, come si sa, prima di essere accolto nellOlimpo dei grandi musicisti classici del Novecento (nasce nel 1898 e muore presto, nel 37, quando si era gi affermata la scuola di Vienna e gi veniva praticata latonalit e predicata la serie dodecafonica come il nuovo verbo della musica colta) stato al centro di infinite discussioni sulla contaminazione dei generi musicali; fu coraggiosamente sdoganato da Toscanini e subito dopo accolto dalle pi grandi sale dopera e da concerto, ma ci volle del tempo per sentirlo eseguito in quelle sale da interpreti provenienti dal mondo del jazz. Ci voluta dunque la fantasia e lautorevolezza di Chailly per mettere un grande e puro jazzista come Bollani insieme ai professori dorchestra della Gewandhaus, e - si noti bene non a New York ma a Lipsia! Tuttavia se la contaminazione del jazz con il classico sembra ormai definitivamente acquisita alla sensibilit dei pi, grande confusione persiste a proposito di altri generi: quante volte, ad esempio, ci siamo chiesti in che rapporto siano con la musica classica alcuni pezzi dei Beatles, o le migliori canzoni napoletane del 700 (come quelle scritte da Bellini), o persino certi canti di montagna scritti o trascritti da Arturo Benedetti Michelangeli? E quante volte ci venuto il dubbio che talune arie di celebrate opere liriche - o certa musica barocca di autori minori, o rinomate romanze di tarda epoca romantica - appartengano pi al genere leggero che a quello classico? E cosa dire della difficolt di collocare fra i due generi loperetta, o certa musica primitiva anche di grande qualit, o tanta musica da film (a parte, ovviamente, quella celeberrima di Prokofev o di Nino Rota)? Mentre classico e leggero sono due termini che si contrappongono impropriamente (classico si pu confrontare con romantico, leggero con pesante), ecco che intellettuale e popolare indicano con grande chiarezza lintenzione dellautore, il pubblico cui si rivolge, le armi che si vogliono mettere in campo, le corde che si vogliono far vibrare e cos via. Unopera pu essere popolare o intellettuale anche al di l delle intenzioni dellautore, pu diventare popolare o intellettuale per come se ne appropria il pubblico, ma pu anche essere popolare e intellettuale insieme, come avviene ad esempio per alcune canzoni di Fabrizio de Andr o come successo con il (troppo) famoso Adagio di Albinoni. Musica intellettuale, dunque, perch prodotta da intellettuali, o perch a loro destinata, o ancora perch da quelli accolta con maggior favore; musica popolare, invece, quella che nasce con una sorta di spontaneit, creata non da professionisti, oppure destinata dai suoi autori a un pubblico molto vasto e privo di specifica preparazione musicale, o anche solo perch lo diventa - magari suo malgrado - grazie a una particolare orecchiabilit o perch in sintonia con una sensibilit molto diffusa. Temo per che limbarazzo nelluso del termine non diminuisca affatto, anzi: se sar facile organizzare un festival di musica popolare, infatti, come si potr mai annunciare una stagione di musica intellettuale?

ARTE
Questa rubrica a cura di Virginia Colombo @arcipelagomilano.org

Doisneau tra Palm Springs e Parigi


Robert Doisneau uno dei fotografi pi conosciuti al mondo. E se anche questo nome invece non ci dicesse niente, basterebbe descrivere la celebre fotografia del bacio tra una coppia, a Parigi, in mezzo alla folla e davanti a un caff, per farci venire in mente subito di chi stiamo parlando.

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Questa famosa foto (non tutti sanno che non stato un bacio rubato per caso, ma in realt una scena organizzata con buona pace dei romantici), anchessa presente nella mostra che lo Spazio Forma dedica al fotografo francese. 150 stampe originali, per la maggior parte inedite, arrivate a Milano per la prima volta grazie alla collaborazione con la Fondation Cartier-Bresson e lAtelier Doisneau di Parigi. Artista della quotidianit, Doisneau, degli attimi rubati a persone qualunque, dei luoghi incantevoli di Parigi ma anche dei sobborghi pi tristi. Bambini che giocano per strada, coppie in atteggiamenti romantici, una folla di gente anonima che brulica per le strade della citt in una Parigi che si sta riprendendo faticosamente dalla guerra, capace di offrire grandi scorci romantici o squallidi vicoli di periferia. Ecco cos sfilare dettagli di edifici, paesi illuminati a festa per il 14 luglio, coppie appena sposate, clochard e bottegai, interni di bistrot. Un universo vario e variegato quello di Doisneau, che trasporta lo spettatore in

un passato che oggi sembra distante anni luce. Maestro della fotografia in bianco e nero, serio e raffinato, ma capace anche di una sottile vena dironia. Tra le fotografie in linea con questo stile ricordiamo quella di Picasso appoggiato a una vetrina, con la sua famosa maglia a righe; oppure la serie, imperdibile, in cui nascosto dentro una galleria darte, fotograf le reazioni dei passanti proprio davanti alla vetrina, che esponeva un quadro raffigurante una dona nuda di spalle. Spassose le facce dei signori, soddisfatti della visione, ma ancor di pi le facce delle signore, al limite dello sconcerto o del disprezzo. Dal mestiere allopera, il titolo della mostra, significa che la semplicit delle sue immagini in realt era frutto di un grande lavoro, di lungo studio, non di improvvisazione sul momento. Doisneau decise di passare da fotografo di mestiere a fotografo indipendente, in cui lopera e il soggetto erano tutto, e stava a lui, solo a lui decidere il come e il modo. Interessante la sezione Palm Springs, che apre la mostra. Foto-

grafie a colori che nel 1960 la rivista americana Fortune gli commission per documentare la vita della cittadina di Palm Springs, in California. Un susseguirsi di colori accesi, quelli degli abiti delle signore e dei campi da golf, a contrasto con larido paesaggio californiano. Una successione dimmagini kitch che documentano la vita della gente di Palm Springs, tutta indaffarata tra una festa in piscina, una cena di gala e la vita quotidiana in interni anni Sessanta carichi di suppellettili e moquette. Un lato di Doisneau che non ci si aspetterebbe, una serie di fotografie per la prima volta esposte in Italia.

Robert Doisneau. Dal mestiere all'opera. Palm Springs 1960 Dal 21 settembre al 17 novembre. Fondazione Forma per la fotografia, Piazza Tito Lucrezio Caro 1. Orario: mar. mer. sab. dom. ore 10-20; gio. e ven. ore 10-22. Lun chiuso. Ingresso: 7,50 intero, 6 ridotto.

Dali superstar a Milano


Una folla da prima cinematografica ha invaso Palazzo Reale in questi giorni. Folla allinaugurazione, folla alla apertura al pubblico della mostra. E non poteva essere diversamente trattandosi di una super star dellarte, Salvador Dal, a Milano dopo 50 anni dallultima rassegna. La mostra, aperta il 22 e intitolata Dal. Il sogno si avvicina uninteressante panoramica su un aspetto poco analizzato della sua opera, il rapporto con il paesaggio, quello della sua terra natia, la Catalogna, le scogliere dellAlto Ampurdn, il golfo di Cadaques. La mostra, divisa in stanze tematiche un viaggio alla scoperta di un Dal non solo surrealista eccentrico ma anche poeta mistico e religioso. A modo suo. Dal nasce a Figueres, vicino a Girona nel 1902. Figlio di un notaio, inizia a dipingere gi da ragazzino con una tecnica che si avvicina ai neo impressionisti. Studia allAccademia di Belle Arti di Madrid da dove per viene cacciato dopo pochi anni per il suo comportamento troppo sovversivo. Da quel momento inizia a formarsi il vero Dal-personaggio. Baffi a manubrio, abbigliamento stravagante, uscite e dichiarazioni ancor pi eccentriche. Si lega a Bretn e ai surrealisti. I suoi amici hanno contribuito alla storia dellarte e della cultura del Novecento:conosce Picasso, incontra Freud, lavora con Bunuel, Man Ray, collabora con Hitchcock, amico fraterno di Garcia Lorca, che, disse Dal, tent di farlo diventare il suo amante. Lincontro che cambi davvero la sua vita fu quello con Gala, sua futura moglie, musa, gemella, parte mancante di lui. Incontro galeotto, perch Gala era sposata col poeta surrealista e amico di Dal Paul Eluard. Questo fu solo il primo di una lunga serie di scandali. Personaggio fuori dal comune, stato un artista straordinario, completo. Pittore, scrittore, sceneggiatore e coregista di film, disegna abiti per famosi stilisti, fa scene e costumi per balletti teatrali, produce un suo profumo, disegna gioielli, mobili, fu vetrinista speciale in un grande magazzino di New York. Gir anche degli spot pubblicitari. La differenza tra me e i surrealisti che io sono surrealista disse. Questa dichiarazione, insieme a molte altre, gli valse il ben servito dal gruppo di Bretn. In mostra, i paesaggi aridi catalani sono usati come sfondo teatrale alla miriade delle immagini-feticcio preferite da Dal: telefoni giganti, orologi molli, grucce, formiche, giocatori di baseball, limmancabile Gala e le uova. Uova da cui era ossessionato, secondo la sua teoria del molle e del duro. E un uovo gigante infatti accoglie il visitatore in mostra, a contenitore della prima opera del percorso, una super surrealista Venere di Milo con cassetti. E pon pon di pelliccia. Nelle varie stanze prende forma un Dal meno conosciuto. Non solo il surrealista ossessionato dalla sessualit e dai fluidi corporei ma soprattutto il fine conoscitore delle tecniche pittoriche e della storia dellarte, sperimentatore delle nuove scoperte ottiche. Dal profeta del clima bellico, lui, pittore apolitico per scelta e anzi opportunista. Quando scoppia la guerra civile spagnola, nel 1939, Dal va in esilio volontario in America e in Italia, dove ha la possibilit di approfondire il Rinascimento italiano, per lui la massima espressione della perfezione. Tutte le sue opere sono disseminate di riferimenti culturali, anfore antiche, busti e statue greche, citazioni-parodie-omaggio a Velazquez, Michelangelo, Leonardo. Sconvolto dal lancio della bomba atomica, si innamora dellatomo, della fisica e i paesaggi diventano post a-

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tomici, le particelle atomiche compaiono nelle sue opere. Punto forte dellesposizione la ricostruzione del salotto surrealista da abitare (la prima versione a Figueres), la stanza col volto di Mae West, la diva americana degli anni Trenta. Dopo aver visto la sua foto su una copertina Dal crea un vero salotto, in cui il visitatore invitato a sedere sul Dalilips, divano a forma di rosse labbra carnose, vero oggetto di design prodotto in serie. Intorno un camino a forma di naso e boccoli biondi come tende, mentre un proiettore permette allo spettatore di vedersi in contemporanea sulla parete di fronte. Secondo esplicita volont di Dal. Lultima stanza mostra un Dal che non ti aspetti, cattolico ma agnostico

al tempo stesso, su sua ammissione. Un crocifisso sospeso, angeli in una terra apocalittica, il volto di Gala, ormai morente, a indicare la spiritualit di un uomo che anelava a toccare il cielo, a trovare una strada per comunicare con Dio. Conclude il percorso il cortometraggio animato e inedito Destino, con i disegni creati nello studio Disney nel 1946 e realizzato per la prima volta nel 2003. Un mondo surreale, popolato dalle sue fantasie e ossessioni. Una chicca per la prima volta in Italia. Le opere provengono soprattutto dal Teatro-museo di Dal a Figueres, monumento e trionfo del kitch che progett e costru lui stesso e dove volle farsi seppellire, nel 1989.

Non una retrospettiva n una mostra antologica. Unoccasione per conoscere meglio un artista troppo spesso banalizzato.

Dal. Il sogno si avvicina. Dal 22 settembre al 30 gennaio 2011. Palazzo Reale. Orari: marted- domenica 9.30/19.30 luned 14.30/19.30 gioved e sabato 9.30/22.30 Biglietti. Intero: 9 . Ridotto 7,5 .

TEATRO
Questa rubrica a cura di Guendalina Murroni @arcipelagomilano.org

In scena
Torna al Teatro Out Off 7 14 21 28 di Flavia Mastrella e Antonio Rezza, il successo della scorsa stagione li riporta a Milano fino al 7 novembre. Lo spettacolo stato descritto comico fino alle lacrime, una lucida follia teatrale in cui i due attori coinvolgono il pubblico dallinizio alla fine, che si scatena in risate e in angoscia. Al Teatro Franco Parenti, dal 21 ottobre al 19 dicembre, va in scena la Kitchen Company con Nemico di Classe di Nigel Williams. Il testo parla del mondo giovanile, di sei ragazzi annoiati e violenti che aspettano che qualcuno li venga a salvare, anche se sono loro stessi ad emarginarsi. Da non perdere per lattualit dellargomento, nonostante il testo sia stato scritto nel 1978. Sempre parlando della dimensione dei giovani, continua N.N. al Teatro Parenti fino al 7 novembre.

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VIDEO PIERO BASSETTI: MILANO UNA CITT SENZA GUIDA http://www.youtube.com/watch?v=BL-wkQgiKJQ

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