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CHE GUEVARA .

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Quaderni della
Fondazione
Ernesto Che Guevara

In ricordo di Sebastin Matta: Morire per amore, 1967


[tempera su tela, 200x300, Anpi, Bologna]
Il quadro visibile nella nuova sede dellAnpi bolognese, in via della Zecca 2.
Foto di Mara del Carmen Ferreyra (Chichina) - seconda da sinistra in basso - allepoca in cui era
fidanzata con il giovane Ernesto. [Per gli sviluppi di quel fidanzamento si veda il diario di viaggio di
Guevara, noto come Notas de viaje (Latinoamericana in italiano)].
Chichina ritratta con la sua classe - V Liceo a Crdoba - nel 1951. Alla sua destra Elena
Paravano, cugina di Roberta Potocco (la compagna della Fondazione Guevara di Udine che ci ha
fatto avere copia di questa preziosa fotografia).
La Paravano (ancora residente in Argentina) ha raccontato alla sua cugina di Udine che a quellepoca
ai ragazzi era proibito avvicinarsi alluscita di scuola delle ragazze e che quindi, pur sapendo che
Chichina (bellissima, aveva grandi occhi) sincontrava un po pi lontano col giovane Ernesto, non
ebbe mai occasione di vederlo [n.d.r.].
Che Guevara
QUADERNI DELLA FONDAZIONE
ERNESTO CHE GUEVARA

5
2002/2003

ERNESTO GUEVARA SCRITTORE


Speciale

di Nicola Le Rose

LOS CUADERNOS DE PRAGA


a cura di Orlando Borrego

massari
editore
Chiuso in redazione il 31 gennaio 2004

Redazione
Roberto Massari [dir.], Aldo Garzia [dir. resp.],
Carlo Bat, Giulio Girardi, Antonio Moscato, Enzo Santarelli (Italia),
Adys Cupull, Froiln Gonzlez, Fernando Martnez Heredia (Cuba),
Nstor Kohan (Argentina), Michael Lwy (Francia),
Mara del Carmen Garcs (Ecuador/Argentina),
Carlos Soria Galvarro, Humberto Vzquez Viaa (Bolivia),
Ricardo Gadea Acosta (Per/Spagna), Zbigniew Kowalewski (Polonia),
Gianfranco Ginestri (segr. di redazione)

Hanno collaborato a questo numero

Ambasciata di Cuba in Italia, Barbara Bee,


Mara de los ngeles Flrez Prida, Maruska
Lepore, Giuliano Mazzuccato, Francesco Papa,
Marco Papacci, Antonio Peredo Leigue, Titti
Pierini, Roberto Porfiri, Roberta Potocco,
Amalio Juan Rey. ERRATA CORRIGE:

a. Nel numero 4/2001 della


Autorizz. Trib. di Viterbo n. 458 del 7/10/98 rivista Che Guevara, alla p. 241,
stato affermato erroneamente che
lincontro del Che con Togliatti
Gli articoli firmati esprimono esclusivamente il punto (ad aprile del 1964) sarebbe avve-
di vista dei loro autori. La Redazione si riserva di nuto nella sede delle Botteghe
pubblicare gli articoli, le lettere e i materiali che le Oscure. Lincontro avvenne inve-
vengono inviati. Non si restituiscono gli originali. ce nella Camera dei Deputati, a
Montecitorio.
b. Nel numero 3/2000, alla p.
Corrispondenza
332, vi un errore nella didascalia
Casella postale 65 della foto di Machu Picchu in alto.
01021 Acquapendente (VT) Il monumento raffigurato non la
pietra dei sacrifici (sita, invece,
Segreteria di redazione nel Tempio del Sole) presso la
tel/fax 0761 799831 quale avvenne una celebre con-
e-mail: che.guevara@enjoy.it versazione tra Ernesto Guevara e
http: www.enjoy.it/che-guevara Alberto Granado.

copyright 2004, Massari editore


Casella Postale 144 - 01023 Bolsena (VT)
E-mail: erre.emme@enjoy.it
Http://www.enjoy.it/erre-emme/
Versamenti su c.c.p. n. 256 270 43
Stampa: Ceccarelli Grotte di Castro
Prima edizione: febbraio 2004
ISBN 88-457-0187-5
SOMMARIO

Hasta siempre per Costante Mulas Corraine (r.m.) 7


Lamico sardo di Luciano Franceschetti 9
A 75 aos del natalicio de Ernesto di Juan Martn Guevara de la Serna 10
Un recuerdito di Celia Guevara de la Serna 12
Interventi
Il Che e lattuale ipocrisia della non-violenza di Roberto Massari 13
Ernesto Guevara. Preliminari per una discussione di Aldo Garzia 17
Cafecitos (revolucionarios) con il Che di Gianni Toti 32
Il marxismo vissuto del Che di Costanzo Preve 33
El Che sigue vivo del Subcomandante Marcos 42
Por los 35 aos de la muerte del Che di Hebe de Bonafini 44
Breve meditacin sobre un retrato de Che Guevara di Jos Saramago 45
Carta a Che Guevara [in portoghese e in spagnolo] di Frei Betto 47
Speciale: Ernesto Guevara scrittore di Nicola Le Rose
Premessa 51
1. La vocazione per la scrittura 52
2. Limpegno politico 67
3. Teoria e prassi del Hombre nuevo 82
4. La dialettica tra penna e fucile 102
Lettura del Diario di Bolivia di Roberto Massari 114
Materiali per la storia
Masetti luomo di profilo nella celebre foto di Korda (r.m.) 117
Los aos en Alta Gracia (1932-1943) di Luis Altamira 118
Sul discorso del Che agli argentini di Amalio Juan Rey 136
Commemorazione di Che Guevara di Thomas Sankara 147
Thomas Sankara, la rivoluzione burkinab e il Che di Carlo Bat 149
Il Che: pluralismo e unit della sinistra di Kiva Maidanik 151
Camilo e il Che: intervista a William Glvez a cura di Marco Papacci 165
Intervista a Walter Romero a cura di Giuliano Mazzuccato 174
Gli intrighi in attesa di risposte di Federico Arana Serrudo 183
Il mio incontro con il Che di Mara de los ngeles Flrez Prida 190
Ricerche
Guevarismo: voce denciclopedia di Fernando Martnez Heredia 192
Sviluppo sostenibile nellottica guevariana di Niobis Valiente Lpez 198
La NS italiana, Cuba, il Che e le guerriglie negli anni 60 di Albina Trombini 204
La dimenticata guerra di Corea di Antonio Moscato 226
Editi o inediti del Che
Stralci dal Discorso allOnu dell11 dic. 1964 di E. Che Guevara (a.m.) 232
LOnu: un bersaglio facile di Thalif Deen (r.p.) 236
Nota introductoria a los Cuadernos de Praga de la Ctedra libre Ernesto
Che Guevara de la Universidad popular Madres de Plaza de Mayo (n.k.) 237
Cuadernos de Praga (1966) di E. Che Guevara [a cura di Orlando Borrego] 245
Polemiche
Impediamo lembargo di sinistra contro Cuba [trilingue] di R. Massari 274
Varie
Da Machu Picchu a La Higuera: Sulle orme del Che di Barbara Bee 279
Ricordato il Che allUniversit di Buenos Aires di Fidel Castro 301
Jos Mart nella storia di Cuba e dellAmerica latina di Aldo Garzia 304
Buon 80 compleanno, al compagno Gino Don! di Gianfranco Ginestri 312
Intervento al Convegno della Fondazione di Mara de los ngeles Flrez Prida 315
Un quaderno verde del Che di Carlos Soria Galvarro 318
Patrimonio histrico documental de Bolivia est en riesgo (c.s.g.) 320
Cinema e teatro
Che, un argentino del siglo XX di Luis Altamira 324
Motorcycle Diaries di Walter Salles 326
Il Che: vita e morte di E. Guevara di Michela Marelli 328
Questioni con Che Guevara di Jos Pablo Feinmann 329
Le ultime ore del Che di Romano Scavolini 330
Il documentario sul Che a La Higuera di Francesco Papa 331
Notizie varie (r.m.) 335
Canzoni e musiche
Notizie varie (r.m.) 336
Recensioni e schede
Volker Skierka, Fidel (a.m.) 337
Adys Cupull-Froiln Gonzlez, Mart nel Che (g.g.) 341
Reginaldo Ustariz Arze, Vida, muerte y resurrecin del Che (c.s.g.) 342
Federico Arana Serrudo, Che Guevara y otras intrigas (c.s.g.) 343
Juan Ignacio Siles del Valle, Que el sueo era tan grande (a.p.l.) 344
Eduardo Galindo Grandchant, Crnicas de un soldado (a.p.l.) 345
Rodolfo Saldaa, Tereno frtil: Che Guevara y Bolivia (c.s.g.) 346
Carlos D. Gonzlez Torres, E. Che Guevara en Punta del Este . 1961 (a.g.) 347
Luis Vitale, De Bolvar al Che (a.g.) 348
Carlos Jess Daz, Diccionario Temtico E. Che Guevara (a.g.) 349
Centro de Estudios Che Guevara, Che fotgrafo (r.p.) 351
Humberto Vzquez Viaa, La guerriglia del Che in Bolivia (a.m.) 353
Rafael Azcuy Gonzlez, La cueva de los Portales (r.m.) 354
Rocco Primavera, La farfalla e luragano (r.m.) 355
Carlos Soria Galvarro, Re cuentos e Con textos (r.m.) 356
Sezione bibliografica
Principali antologie degli scritti e discorsi del Che a cura di Roberto Porfiri 357
Archivio storico della Fondazione a cura di Roberto Massari 361
Alcuni siti web italo-cubani sul Che a cura di Gianfranco Ginestri 381
DallItalia e dal mondo
Notiziario a cura di Gianfranco Ginestri e altri 385
Lettere firmate
R. Massari (al direttore di Libero ), G. Lai, A. Bartoloni, C. Braconi, A. Chiaia 388
Donazioni
Quinto elenco 392
Sommari dei numeri precedenti 397
Hasta siempre
per Costante Mulas Corraine

Il 14 novembre 2003, a Cagliari, un tumore ha portato via per sempre Costante


Mulas Corraine, socio fondatore della Fondazione Guevara (tessera n. 42). Era
nato a Fonni (prov. di Nuoro) il 18 maggio 1942. Laureato in lettere antiche, aveva
insegnato italiano e latino al liceo Sietto di Cagliari.
Il suo nome rimane legato allintroduzione in Italia degli scritti di Karlheinz
Deschner, dei quali stato pionieristico promotore: sua la traduzione de Il gallo
cant ancora, de La croce della Chiesa e del quarto vol. della Storia criminale del
Cristianesimo. Ma anche la traduzione (di prossima pubblicazione) di Musica,
danza e teatro etruschi, di Jean-Ren Jannot, a riprova di un non perduto amore
per le antichit classiche.
Militante del Prc e suo lucido critico da sinistra, ha dato il meglio di s nella
battaglia anticlericale, avverso alla Chiesa e a fianco di tutti coloro che si battono
per le ragioni della mente umana contro gli oscurantismi della fede religiosa.
Per la rivista Che Guevara ha scritto un articolo nel Quaderno n. 2/1999. Il suo
sogno di recarsi a Cuba in un viaggio sulle orme del Che organizzato dalla
Fondazione, non si potuto esaudire, come altri suoi sogni, del resto...
Alla moglie e ai figli giunga la condivisione nel dolore di quanti tra noi hanno
avuto il privilegio di conoscerlo; ma giunga anche lo sgomento per la consapevo-
lezza di un vuoto che non sar facile colmare, insieme alla fraterna certezza che il
suo contributo alla causa della liberazione umana non stato seminato invano.
La Redazione di Che Guevara

Costante entr nella mia vita a novembre del 1995, quando mi propose di pubbli-
care il capolavoro di Karlheinz Deschner - Il gallo cant ancora. Storia critica della
Chiesa - unopera monumentale che nessun editore italiano aveva mai osato prende-
re nemmeno in considerazione, per la mole del libro e per la spietata sistematicit
con cui l viene distrutta qualsiasi parvenza di razionalit storica o buonafede teorica
da parte dei difensori ufficiali dei fondamenti teologici della Dottrina cattolica roma-
na. La verit era ed che la pubblicazione di libri del genere in Italia si paga, si paga
cara e si paga anche a sinistra (come dovette verificare amareggiato lo stesso
Costante negli anni seguenti, col tenace silenzio de il Manifesto e di Liberazione sui
due capolavori di Deschner da lui tradotti).
Alle tante valide giustificazioni per la decisione di pubblicare il libro, aggiunge-
vo allepoca la considerazione, scherzosa, che non si poteva dire di no a qualcuno
che, da Cagliari, me lo proponeva abitando in via San Lucifero...
Solo in seguito mi resi conto che in quei giorni, nellavvio della produzione del
libro, era nata una delle pi profonde amicizie intellettuali della mia vita: un auten-
tico sodalizio culturale, un po allantica, di quelli che sembrano esistere solo nei
romanzi e che si alimentano di intercambio di idee e letture, di scaramucce erudite,
ma soprattutto di grande incontenibile amore per loggetto del contendere. Grazie a
Costante riprese forza il mio impegno anticlericale e grazie ai miei lavori Costante
riscopr il guevarismo, in lui sopto dalla sofferta militanza in Rifondazione (per
giunta in una federazione commissariata e maltratta da quelli del Continente).
Mi lanciai nellavventura Deschner con entusiasmo, anche perch era una
fase in cui i proventi delle vendite dei libri e del film su Guevara mi consentivano

7
follie del genere. Non potevo immaginare che, nel giro di uno-due anni, i libri
spazzatura sul Che prodotti a valanga da grandi editori, tipo Baldini & Castoldi
(allepoca nel gruppo Mondadori) avrebbero letteralmente spazzato me dalle
librerie, aprendo la crisi finanziaria della casa editrice che non si ancora risolta.
Costante mi fu molto vicino in quel terribile biennio (1997-1998) in cui i librai
italiani mi rendevano a bancali i libri di e su Guevara gi andati in distribuzione e
in cui rischiai per la prima volta seriamente di chiudere la casa editrice, lasciando
inattesi gli impegni che avevo preso.
Tra tali impegni primeggiavano la creazione della Fondazione Guevara e lav-
vio delloperazione Deschner in Italia con la stampa del suo libro.
Eppure ce la facemmo: con tenacit e il concorso solidale di tanti compagni ita-
liani (molti della Sardegna, spesso motivati da Costante), i due progetti furono
portati a termine, a pochi mesi di distanza luno dallaltro, a giugno e ottobre del
1998. Da quel momento, lamicizia intellettuale con Costante cominci ad assume-
re anche connotati pratici: avevamo voglia di mettere a frutto il nostro incontro e ci
consultavamo in continuazione sul modo migliore di farlo. Si cominci a preparare
la pubblicazone del secondo libro di Deschner (La croce della Chiesa. Storia del
sesso nel Cristianesimo), mentre il comune amico Luciano Franceschetti di Padova
si metteva al lavoro su altri due libri dello stesso autore. Prendevano forma, inoltre,
il progetto dei Quaderni della Fondazione, la riedizione di un libro di Lussu, lidea
di una collana di classici dellantichit e una Rivista anticlericale unitaria, in cui
potessero ritrovarsi le tante anime che compongono e scompongono il frammentato
arcipelago dellanticlericalismo italiano. Chiesi ovviamente a Costante di assumere
la direzione della futura rivista, ma egli rifiut, per innata modestia.
Dimenticavo, infatti, di aggiungere che Costante era un autentico barbaricino,
un prodotto Doc inurbato a Cagliari: pi che modesto nelle aspettative personali,
sobrio nelluso delle parole, lento, lentissimo nei tempi di realizzazione, ma inarre-
stabile nelle decisioni prese, come un macigno granitico che dalle alture del
Gennargentu abbia intrapreso una sua lenta marcia verso il piano e si sia fermato
provvisariamente alla rispettabile altitudine di Fonni. Che uno dei centri pi ele-
vati della Sardegna, a sud di Nuoro, sito intorno ai mille metri sul livello del mare e
lontano anni luce dalla frenetica superficialit delle mode, del radicalismo chic di
cui si imbeve ogni giorno di pi la sinistra corrente.
Negli ultimi tempi Costante era tornato ad abitare per alcuni periodi nella sua
Fonni nativa. Stava lavorando a nuovi libri di Deschner e per la mia casa editrice
alla traduzione di un bel libro su Kropotkin di Heinz Hug (che spero vorr prose-
guire suo figlio Davide). Non mi ha mai fatto sapere dessere condannato dal male
a cos breve scadenza. Ma anche questo era nel suo carattere.
Nellanno in cui in Italia abbiamo perso Luciano Della Mea, Raffaello Renzacci
e Dino Frisullo - compagni autentici, disposti a pagare di persona le proprie scelte,
alieni al presenzialismo e al radicalismo chic di cui sopra - la scomparsa di
Costante Mulas Corraine aggrava il fardello sito sulle spalle di chi ancora lotta cre-
dendo alla non-commerciabilit della ragione e alla necessit di unindipendenza
totale dalle scelte dellimperialismo, italiano o nordamericano che sia.
Rivoluzionari coerenti come questo indimenticabile barbaricino, intriso di cultu-
ra classica, guevarista, anticlericale e comunista, sono la prova che questa lotta
ancora possibile. Ci mancher la sua presenza, ma rester il suo esempio.
Hasta siempre, compagno Costante...
(r.m.)

8
LAMICO SARDO
di Luciano Franceschetti

Costante Mulas, chi era costui? Lessi per la prima volta il suo nome di traduttore e cura-
tore correva lanno 1998 - sulla copertina de Il gallo cant ancora. Storia critica della
Chiesa di Karlheinz Deschner, lopera fondamentale dello storico tedesco, che usciva final-
mente in italiano (quasi 40 anni dopo) per meritoria iniziativa delleditore Roberto Massari.
Confesso che avrei voluto farlo io, quel lavoro; perci provai tosto impulsi dinvidia e di
ammirazione, seguiti dal desiderio di conoscere quello sconosciuto deschnerologo, del
quale chiesi e ottenni lindirizzo dallanimoso editore di Bolsena.
Ebbe cos inizio tra Cagliari e Padova una corrispondenza, ora telefonica ora telematica,
sul comune interesse per il pensiero e le opere del grande autore tedesco che io avevo cono-
sciuto a Berlino e rivisto a Bielefeld, e che contavamo di visitare insieme nella sua casa in
Baviera. La sorte aveva voluto che Mulas filologo e docente, con tutta la sua passione per la
cultura tedesca, non fosse mai stato in Germania; ed ora, appena pensionato, sognava di
realizzare lintervista a Deschner che - ormai ottuagenario e cardiopatico (anche per gli
attacchi impietosi dei cristiani tedeschi) - da tempo avvertiva i suoi traduttori italiani di
non aspettare tempo.
Oltre al classico Gallo di cui sopra, Costante Mulas aveva intanto tradotto, sempre
per Massari, La croce della Chiesa. Storia del sesso nel Cristianesimo (Bolsena 2000),
incominciando a collaborare con leditore milanese Ariele allinopinata pubblicazione della
monumentale Storia criminale del Cristianesimo, di cui egli cur il volume IV (Milano,
2003), dopo aver ceduto il volume III al sottoscritto. Fu allora che invit me e il curatore
della serie, lantropologo romano Carlo Pauer, a fargli visita a Cagliari, per presentarvi
insieme le opere e la figura di Deschner. E l avemmo modo di sperimentare lospitalit sua
e della sua bella, numerosa famiglia.
Dopo diversi contributi pubblicati su lAteo del 1999 e del 2000 (citer soltanto due
titoli: Stepinac: beati i criminali di guerra e Da Porta Pia a Jasenovac, entrambi sui
delitti cattolici fino ai genocidi novecenteschi dei serbi in Croazia), Costante aveva aderi-
to alla Uaar (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti), lassociazione che allora
stava trasferendo le proprie attivit da Padova a Firenze, la citt in cui da Cagliari appro-
dava pi spesso, anche per ragioni famigliari. Seppur conscio delle difficolt, cerc inva-
no di dar vita a un circolo Uaar nella capitale e in altre province sarde, refrattarie alle ten-
tazioni laiciste.
Quando la morte lo ha colto nel novembre 2003, dopo breve malattia, aveva iniziato a
lavorare sul volume VII della Storia criminale, che forse verr portato a termine dal figlio
Davide. Per me, che malgrado let seguiter a collaborare in tutti i modi alla diffusione
dellopera di Deschner in Italia, finito davvero prematuramente un troppo breve sodalizio,
basato essenzialmente sulla comune dedizione al pensiero di questo Voltaire del XX seco-
lo (come stato definito lo storico tedesco), ma che varr di certo anche per il XXI. A
Costante Mulas, non meno che al suo primo editore Massari, rimarr sicuramente il merito
di averci fatto leggere nella nostra lingua Il gallo cant ancora..., una pietra miliare nello
smascheramento storico-critico dellimpostura cristiana.

9
A 75 AOS DEL NATALICIO DE ERNESTO
di Juan Martn Guevara de la Serna*

El Che que yo recuerdo -el que conoc directamente- es el de los primeros das de la
Revolucin (6 de enero de 1959). Por aquel entonces estuvimos unos meses en Cuba, tena
yo 15 aos. El cambio de quien era Ernestito, al Comandante, era mucho ms grande, vien-
do cmo los dems lo trataban; porque en nuestro trato personal, yo lo segua viendo y sin-
tiendo con el mismo nimo jodedor irnico de siempre.
Por supuesto que la diferencia entre Ernestito y el Che, era inmensa. Pero nunca pude
verlo con esa dimensin histrica y de dirigente tan importante, sino que lo segu viendo
como mi hermano mayor, con ese cario y calor.
La segunda vez que estuvimos juntos -y fue la ltima en que estuvo toda la familia- fue
en Punta del Este, Uruguay, en ocasin de la reunin de la Oea, en 1961.
Los dos aos transcurridos entre el 1959 y el 1961 haban hecho madurar en m ms
cosas. La dimensin de la Revolucin cubana y del Che eran ya ms importantes para m.
Pero segua siendo aquel hermano con el que se poda hacer chistes, sobre l, sobre noso-
tros y sobre todo. Adems, a pesar de la autoridad que impona, segua siendo enemigo de
la formalidad y el protocolo, al menos entre nosotros. Y conversbamos de cosas ms tra-
scendentes (para m), por ejemplo, de qu hara yo en el futuro, de los momentos que l
vea que se avecinaban, porque sus tiempos de familia eran escasos.
Me regal un libro, me dijo que lo leyera, que lo estudiara, pero que fuera con actitud
crtica. Era un manual de economa poltica de la Academia de Ciencias de la antigua
Unin Sovitica. De estudiarlo, no lo hice, pero leerlo y con actitud crtica, s. Y creo que
es algo que me queda an hoy de aquel consejo.
Por la diferencia de edad entre l y yo, ya cuando tengo uso de memoria y razn, no era
la edad de las travesuras de Ernesto. Yo solo recuerdo comentarios relacionados con su
desenfado, que, por otra parte, era moneda comn en mi casa, con sus audacias, y con su
forma de cargar, o sea, hacer bonche sobre sus amigos y sobre nosotros.
En nuestra casa haba libros de toda clase; como l estudiaba medicina, lgicamente
haba libros de medicina, pero tena las obras completas de Freud, mezcladas con libros de
poesas (por ejemplo de autores franceses, que lea y recitaba en francs desde los lugares
ms inesperados.) Novelas, libros polticos. Lo que ms se daba en casa eran discusiones
sobre poltica, tanto del pas como internacionales, cada vez que se reunan ms de dos per-
sonas por un rato, se avecinaba una discusin.
La filosofa le interesaba tanto que escribi un glosario, algo as como un diccionario
filosfico. Adems tena la costumbre -odiada por todos los dems ocupantes de casa- de
escribir en los costados, arriba, abajo, sus comentarios, en el libro que estuviera leyendo.
Entonces cuando uno lea ese mismo libro, andaba pensando por qu habra subrayado esto
o aquello, en vez de enfocar al autor.

* Nato il 18 maggio del 1943, Juan Martn lultimo dei fratelli e delle sorelle Guevara. Ernesto lo chiamava
Tudito o Patatn.
Le testimonianze di Juan Martn e Celia sono state raccolte da Deisy Francis Mexidor. Sono apparse in Juventud
Rebelde, a Cuba, il 14 giugno del 2003, in occasione del 75 compleanno. Attualmente Juan Martn Guevara
presidente della compagnia Puro Tabaco s.a., distributrice esclusiva dei sigari Avana in Argentina [n.d.r.].

10
Nuestra madre era gran lectora, nuestro padre tena inquietudes artsticas y mucha fanta-
sa. Los pensamientos de la familia eran variados (dentro de la apertura de lo que pudira-
mos llamar librepensamiento), y de mucho debate, mucha polmica. Nunca una cuestin
importante pasaba sin que hubiera alguna discusin.
Adems, nuestro padre sostena que haba que estudiar para tener un ttulo, porque por
ms que uno supiera, si no tena ttulo, no eras nadie. Al parecer mis hermanos entendieron
tanto lo de estudiar como lo del ttulo, porque todos fueron profesionales, salvo el que
suscribe.

Ernesto era para m un hermano mayor, siempre dispuesto a lo que como pibe (fie) yo
estuviera buscando, siempre se interes por qu cosa uno estaba pensando. Siempre me
insista con el estudio, porque no me vea muy convencido del asunto.
Nuestro ncleo familiar estaba bastante disperso, pues algunos se casaron pronto, otros
estaban en sus actividades de trabajo o estudio, mis viejos se separaron por la poca de mi
niez, as que la familia que yo tengo en la mente estaba, como plante, algo dispersa.
En l, claro que hubo algo de aventura en sus planes constantes de embarcarse de enfer-
mero en petroleros, de hacer un tour en bicicleta por el pas, en andar en planeador, o en
moto con nuestro to Jorge, y as... Me imagino que la inquietud que cada viaje y aventura
le traa, le hara idear otros nuevos, y tambin en cada viaje la cuestin sera menos aventu-
rera y ms de conocer y profundizar en aquello que se entrevea. Esto lo supongo.
Con la Vieja, es sabido la predileccin de ella por l y la relacin que con el tiempo, fue
mucho ms all del cario para pasar a respeto y coincidencias. El carcter duro de la Vieja,
ms su asma, seguro que influyeron en l, lo mismo que en nosotros, a nuestra manera.
Amigos tena muchos, de los que venan de Crdoba, de los que haba conocido en sus
viajes, algunos parientes, compaeros de estudio. Con algunos jugaba al ajedrez muy segui-
do, con otros se dedicaba al deporte o al periodismo deportivo, con otros al estudio de la
alergia y as recuerdo, toda clase de amigos. Ninguno de ellos se distingua por tener dinero
o ser de clase social alta. Lo contrario s poda ser.
Mi Vieja siempre apoy las decisiones de Ernesto, y en general las de cualquiera de
nosotros. El Viejo siempre tuvo diferencias y temores y trat de entrometerse en las deci-
siones. No tuvo mucho xito. En lo que respecta a m, por supuesto que lo apoy por dentro
y explcitamente.
Me entero de su muerte por la prensa, con aquella foto que circul por el mundo, y que
en un principio algunos se resistan a creer. Yo estaba en la calle, trabajando, era ayudante
de repartidor de un camionero, y all, de madrugada, vi el diario con la foto. Todava no se
saba que lo haban asesinado a sangre fra, pero desde el primer momento estuve convenci-
do de que era l y de que lo haban matado.

11
UN RECUERDITO
di Celia Guevara de la Serna*

A festejar el cumpleaos de Ernesto y de la abuela bamos en un auto viejo que le decan


la catramina y que creo que era un Chevrolet. Tena cabina para dos, y un toldito para la
lluvia y el sol, y en el bal de atrs nos acomodaban a los cuatro. Martn lleg despus.
Tardbamos tres das en llegar a Buenos Aires y mientras tanto dormamos en pensiones
en los pueblos del camino. Leamos revistitas: Patoruz, Billiken y libros de Verne y
Salgari y nos pelebamos continuamente por los turnos para leer.
De vez en cuando pap o mam se bajaban del auto y ponan orden. Nosotros, estoy
segura, que nos divertamos de lo lindo en el viaje, mis padres no s.
Despus, al llegar, nos repartan entre los tos. Ernesto se quedaba siempre con mi abue-
la y Beatriz, su ta preferida. Siempre estuvo ms cerca de la familia de pap que de la de
mam. Los 15 de junio nos reunamos todos, padres, tos, sobrinos en casa de mi abuela,
donde se haca gran fiesta familiar con torta para los dos festejados. Me parece que abuelita
era adems su madrina y haba vivido con ella hasta el ao. Era su nieto preferido.
A veces nos dejaban en una quinta, en un lugar que se llama San Isidro, en casa de una
ta, hermana de pap, Mara Luisa, a quien adorbamos, y all la vida era un paraso, porque
el terreno tomaba casi media manzana. Llena de rboles, plantas talleres, veredas y primos.
Esto fue as hasta que nos mudamos a Crdoba, en 1943. Despus creo que viajbamos
en tren, pero siempre en junio bamos a ver a mi abuela, que era la nica abuela que conoci-
mos. Alguna vez abuelita vino a Alta Gracia, pero le costaba viajar. Su muerte, en 1947, fue
muy llorada por todos.
S, s que el cumpleaos de Ernesto lo festejbamos, hasta que l se fue...

* Seconda, in ordine di et, tra i fratelli e le sorelle di Ernesto, Celia nata il 31 dicembre del 1929 a Buenos
Aires. Ricordiamo, per il lettore, che Roberto Guevara nato a Buenos Aires il 18 maggio del 1932 (stesso giorno
e mese di Juan Martn) e Ana Mara, morta di recente, il 28 gennaio 1934 ad Alta Gracia [n.d.r.].

Foto del Che nella


casa allAvana del
Capitn Descalzo,
detto Polo [foto di
Daniela Cremella]
Interventi
Il Che e lattuale ipocrisia della non-violenza di Roberto Massari
Ernesto Guevara. Preliminari per una discussione di Aldo Garzia
Cafecitos (revolucionarios) con il Che di Gianni Toti
Il marxismo vissuto del Che di Costanzo Preve
El Che sigue vivo del Subcomandante Marcos
Por los 35 aos de la muerte del Che di Hebe de Bonafini
Breve meditacin sobre un retrato de Che Guevara di Jos Saramago
Carta a Che Guevara [in portoghese e spagnolo] di Frei Betto

IL CHE E LATTUALE IPOCRISIA DELLA NON-VIOLENZA


di Roberto Massari

Il 28 maggio 1876 Engels comunicava a Marx di voler cedere alle molte insistenze rice-
vute (da compagni del calibro di Wilhelm Liebknecht, nonch dello stesso Marx), accin-
gendosi a scrivere una lunga polemica contro il signor Eugen Dhring, lintellettuale
socialpositivista, allepoca in netta ascesa nelle considerazioni degli ambienti socialdemo-
cratici tedeschi. Tuttavia, nella stessa lettera al suo grande amico, Engels era costretto a
riconoscere che lavversario prescelto era pur sempre un uomo colto, a paragone dei
pasticcioni teorici del Volksstaat. La polemica avrebbe quindi dovuto necessariamente
tenere un profilo alto e avrebbe finito col produrre lAntidhring, una delle opere fonda-
mentali per la comprensione del marxismo (nella prospettiva storica del comunismo) sotto
il profilo filosofico, economico e politico.
Nella seconda parte dellAntidhring vi sono i tre capitoli intitolati Teoria della vio-
lenza, al termine dei quali Engels tira le note conclusioni seguenti:
Per Dhring la violenza il male assoluto, il primo atto di violenza per lui il peccato originale, tutta la
sua esposizione una geremiade sul fatto che la violenza, questa potenza diabolica, ha infettato tutta la
storia fino ad ora con la tabe del peccato originale, ed ha vergognosamente falsificato tutte le leggi natu-
rali e sociali. Ma che la violenza abbia nella societ ancora unaltra funzione, una funzione rivoluziona-
ria, che essa, secondo le parole di Marx, sia la levatrice di ogni vecchia societ gravida di una nuova [Il
Capitale, I, 26.6], che essa sia lo strumento con cui si compie il movimento della societ, e che infrange
forme politiche irrigidite e morte, di tutto questo in Dhring non si trova neanche una parola (Marx-
Engels, Opere, XXV, pp. 176-7).

Da quegli anni (vigilia della promulgazione delle prime leggi speciali contro i socialisti,
che dovevano riportare concretamente sulla terra il discorso astratto su violenza e contro-
violenza) fino ai giorni nostri, sul tema della violenza si sono susseguite polemiche, elabo-
razioni e relative verifiche pratiche che hanno bene o male visto coinvolte le principali cor-
renti del movimento operaio, i movimenti di liberazione, nonch le menti pi capaci del
pensiero sovversivo e rivoluzionario. Chi scrive ha gi fornito unampia ricostruzione di
tutto quel travaglio storico-filosofico nella ricerca intitolata Il terrorismo. Storia, concetti,
metodi (scritta nel lontano 1978 e ormai giunta alla sua terza edizione con continui aggior-
namenti) e pu quindi risparmiarsi di richiamarlo qui, sia pure per sommi capi.
Occorre per dire che la fortuna toccata ad Engels - di polemizzare sulla violenza con-
tro un avversario colto e non-pasticcione - non si praticamente pi ripetuta nella sto-

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ria del marxismo rivoluzionario, verificandosi anzi un costante imbarbarimento nei livelli
della polemica. Molta colpa di ci lha avuta, ovviamente, lo stalinismo.
Guevara, con il suo celebre manuale di guerriglia, il suo saggio sulla guerriglia come
metodo, i suoi scritti di tecnica militare e i suoi vari diari di campagna, rappresenta una
sorta di eccezione alla regola. Insomma, il suo contributo al non-imbarbarimento della pole-
mica sulla violenza stato non solo sostanzioso e significativo, ma si anche fondato su
esperienze storiche reali con le quali tutti noi (molti di noi? alcuni di noi?) hanno dovuto
fare i conti, prima di osar prendere la parola sullargomento.
Ebbene, in nome di questa storia plurisecolare di elaborazione interna al movimento
rivoluzionario e in nome del contributo decisivo datovi dal Che, non si pu passare sotto
silenzio quanto accaduto negli ultimi mesi in Italia e probabilmente accadr altrove: il
fatto, cio, che degli esponenti noti della sinistra - ignorando bellamente la storia di tale
dibattito e utilizzando la forma lieve (debole, inconsistente, effimera e passeggera) del-
larticolo di giornale - gettino a mare un patrimonio di idee ed esperienze, spesso corredate
dalla sofferenza dei popoli e dal sacrificio dei loro pi intrepidi combattenti.
Ci riferiamo, ovviamente, alla geremiade sulla non-violenza come valore assoluto,
avviata da Fausto Bertinotti - segretario del Prc - a dicembre del 2003, e poi dilagata sulle
pagine di Liberazione (e in parte de il Manifesto), sotto gli occhi attenti e plaudenti dei prin-
cipali organi di stampa della borghesia imperialistica. Scriviamo queste righe, quindi, per
cominciare a porre un argine alla marea montante di banalit presuntamente pacifiste, per
ricordare che il ricorso alla controviolenza antipadronale e antimperialistica il pane quoti-
diano irrinunciabile per la stragrande maggioranza dellumanit, e per impedire che schizzi
di fango di questa ondata di ipocrisia non-violenta finiscano per raggiungere la figura del
maggior teorico delluso della violenza come arma di riscatto dei popoli che il mondo abbia
conosciuto dopo la Seconda guerra mondiale: pensiamo ovviamente al lascito teorico e
allesperienza storica di Ernesto Che Guevara.
In realt, unavvisaglia dellacquazzone in arrivo si era avuta alcuni mesi prima, in occa-
sione della polemica anticubana scatenata dal gruppo dirigente del Prc e da gran parte della
sinistra italiana. Il primo a prendere la parola in quella polemica era stato Pietro Ingrao (oggi
interprete principale dellapologia della non-violenza a fianco del gruppo dirigente del Prc),
rivelando in uno smilzo articoletto de il Manifesto (16/4/03) di aver avuto personalmente
dubbi, tanti, davvero tanti - e dallinizio - in quella seconda met del Novecento rispetto
alla Rivoluzione cubana e alla figura del Che. Da tempo Ingrao andava caratterizzando in
termini di non-violenza la propria visione astrattamente riformatrice del capitalismo italia-
no e delle sue istituzioni statali. E poich in quei giorni il governo cubano stava adottando
delle misure di autodifesa armata (fucilazione di tre dirottatori, onde sventare lennesimo
piano di aggressione armata da parte degli Usa) lintervento di Ingrao fece s che la polemi-
ca anticubana scatenatasi nella sinistra assumesse per la prima volta dei connotati da pacifi-
smo puro, di rifiuto della violenza da qualsiasi parte essa venga: dagli aggrediti o dagli
aggressori, poco importa. [Chi scrive contrappose a quellondata scomposta di pacifismo
anticubano lappello pubblicato a pagamento su il Manifesto, dal titolo Impediamo lem-
bargo di sinistra contro Cuba. Ma fu solo una voce nel deserto...]
I primi veri fulmini e tuoni dellacquazzone di cui sopra, tuttavia, si sono avuti in autun-
no/inverno, quando la resistenza del popolo iracheno ha veramente cominciato a sterminare i
soldati degli occupanti imperialistici nordamericani ed europei (tra cui gli italiani) provocan-
do seri problemi allAmministrazione Bush e ai contingenti militari alleati. Il mondo del
pacifismo no-global, che tanto generosamente aveva combattuto per impedire laggres-
sione allIraq (sventolando spesso le bandiere con limmagine del Che), per le ragioni stes-
se della propria radicalizzazione sociale e politica non poteva schierarsi a fianco della resi-
stenza irachena nella fase di avvio della lotta armata contro gli invasori: una fase che in Iraq
ha assunto la forma tecnica del terrorismo, com sempre accaduto nelle prime fasi di qual-

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siasi altro movimento di liberazione al mondo: dalla resistenza dellantifascismo italiano,
greco o jugoslavo, a quella algerina, vietnamita, afghana, timoriana o cecena.
Ebbene, contro lunica manifestazione convocata con parole dordine esplicitamente
favorevoli alla vittoria armata della resistenza irachena (Roma, 13 dicembre 2003 [chi scri-
ve stato tra i firmatari iniziali dellappello]) si coalizzato un fronte di denigrazione e boi-
cottaggio talmente ampio da abbracciare organi di stampa apertamente padronali e filoisrae-
liani (come il Corriere della Sera, la Repubblica, il Foglio e Libero), insieme ai tre quoti-
diani della sinistra (Liberazione, il Manifesto e lUnit), oltre ad alcune frange estempo-
ranee dellarcipelago dellestrema sinistra.
Va detto che Liberazione, per voce di Fausto Bertinotti, Saverio Ferrari e Gennaro
Migliore, stata allavanguardia della campagna volta a impedire che si svolgesse una mani-
festazione favorevole alla resistenza irachena. (Stiamo parlando degli stessi dirigenti del Prc
che accettavano invece di partecipare a un comizio antiracheno, in piazza a Firenze, con
l[ex]fascista Ignazio La Russa.) E va anche detto che appena sono stati resi noti i cosiddetti
accordi di Ginevra (quelli che non prendono nemmeno in considerazione la possibilit di
ritorno dei palestinesi in patria) Fausto Bertinotti in prima persona si precipitato ad appro-
varli e propagandarli. Sapremo solo successivamente, invece, che Rifondazione gi lavorava
da tempo a una coalizione politica con una dozzina di partiti ex staliniani europei, alcuni dei
quali direttamente coinvolti nelle avventure della Nato in Kosovo.
La decisione irreversibile - manifestata dal gruppo dirigente bertinottiano - di rientrare
nellalveo dellUlivo con incarichi di governo (vale a dire nel progetto politico maggioritario
dellimperialismo italiano) fa solo da cornice al quadro di cui sopra.
Ebbene, stato in tale contesto di ritorno allovile filoimperialista e filoisraeliano
dellUlivo, che Fausto Bertinotti ha deciso la svolta a favore della non-violenza come valo-
re assoluto. Lo ha fatto il 13 dicembre 2003 (nel convegno di Venezia sulle foibe), quando
ha condannato ogni forma di violenza, in ogni sua variante, denunciando la coppia
guerra-terrorismo come identici soggetti politici: come dire che i resistenti iracheni e gli
occupanti nordamericani sono sullo stesso piano perch entrambi ricorrono alla violenza,
anche se gli uni lo fanno per difendersi e gli altri per aggredire.
Lintervento sulle foibe era stato preceduto da una breve intervista a il Corriere della
Sera (13/12/03) in cui veniva condannato luso della violenza senza alcuna contestualizza-
zione storica, ma richiamando posizioni analoghe di Adriano Sofri, Marco Revelli e Paolo
Mieli. Ed poi stato seguito dagli interventi di Pietro Ingrao, Pierluigi Sullo, Raniero La
Valle, Tom Benettollo, Mario Tronti e altri: tutti schierati a favore della non-violenza come
valore assoluto, sia pure con sfumature e accentuazioni diverse. A quel punto la strada era
aperta e hanno cominciato a intervenire i vari dirigenti nazionali del Prc: tutti favorevoli alla
scelta non-violenta, tutti ammirati della lungimiranza del Segretario Generale, tutti schierati
contro la violenza della resistenza irachena o palestinese (trattata normalmente come puro e
semplice terrorismo), e favorevoli a una visione pacifista del conflitto sociale. Per la cro-
naca, vale la pena di osservare che tutta questa nuova nomenklatura di aspiranti burocrati
stata letteralmente fulminata sulla via di Damasco, avendo riscoperto nel giro di pochi gior-
ni, dessere favorevole alla non-violenza: bastato un segnale del loro Segretario
Generale e decenni di politica stupidamente violenta sono stati spazzati via.
Gli effetti di questa svolta bertinottiana si sono gi visti nella non-solidariet con Cuba,
con la resistenza irachena, afghana e con quella palestinese. Si vedranno nel futuro nei conflit-
ti sociali pi radicali, anche se facile prevedere che nel Prc non cesser la violenza dap-
parato, quella che viene esercitata quotidianamente contro ogni forma di dissenso interno.
Lunica eccezione che vale la pena di ricordare, in questo processo generale di consegna
del cervello allammasso (a parte lintervento politicamente lucido di Marco Ferrando),
stato lintervento firmato da Piero Bernocchi e altri (16/01/04), in cui - nonostante il linguag-
gio sinistrese e notevoli reticenze sulla resistenza irachena - si tentato almeno di salvare

15
dallesecrazione bertinottiana lattivit dei rivoluzionari cubani e dello stesso Che
Guevara.
Gi, Guevara... E evidente che se il gruppo dirigente bertinottiano andr sino in fondo
nella condanna dellutilizzo della violenza da parte degli oppressi (o delle loro rappresentan-
ze politico-militari: belle o brutte che siano), finir prima o poi per prendersela con il Che.
Agli occhi della stragrande maggioranza dei lavoratori e dei giovani radicalizzati nel
mondo, infatti, questi appare come il simbolo della necessit di combattere limperialismo
ovunque esso si trovi, con qualsiasi mezzo a disposizione. Nel Che non si coglie solo lap-
pello-denuncia di Fanon a contrastare la violenza materiale e psicologica dei colonizzatori, e
nemmeno la semplice indicazione della violenza di massa come cammino nella ricerca di
unidentit nera proposta da Malcolm X. Il Che ha fornito invece la prima sistematizzazione
teorico-politica (negli anni del dopoguerra) della necessit di una contrapposizione armata e
permanente allimperialismo allunico livello in cui questa pu avere qualche speranza di
vincere: il livello internazionale. Il che significa far confluire in un unico grande movimento
di lotta armata mondiale tutti i popoli e le classi sociali che subiscono il peso della violenza
imperialistica. Il Che non esita a parlare anche di autodifesa armata di massa, pur rilevan-
do la necessit di abbandonare tale fase appena se ne diano le condizioni per unoffensiva.
A settembre del 1963 (in Guerra di guerriglia: un metodo), Guevara aveva polemizzato
con le correnti pacifiste dellepoca sua (nazionalismi latinaomericani, partiti comunisti di
obbedienza sovietica), sostenendo la necessit di un carattere di massa della lotta armata, ma
non escludendo lutilizzo di altre forme di opposizione politica, purch fosse chiaro lobietti-
vo strategico centrale: la distruzione dello Stato imperialistico e la conquista del potere da
parte dei lavoratori. In quel testo e nei molti altri dedicati al tema, il Che non dimentic mai
di indicare nella violenza delle masse oppresse una risposta obbligata alla violenza degli
oppressori. E non manc mai di analizzare il carattere militaristico crescente delleconomia
imperialistica, senza peraltro cadere nellerrore del vecchio Dhring di considerare lappara-
to economico dellimperialismo come un fattore dipendente dallapparato politico-militare.
Questo errore - che in tempi pi recenti stato riassunto nella formula radical chic
dellautonomia del politico da parte dei tanti Dhring che utilizzano limpreparazione teo-
rica della giovent radicalizzata per i propri fini di promozione elettorale e personale - pro-
babilmente alla radice dellabbandono della prospettiva della rottura rivoluzionaria da parte
del gruppo dirigente bertinottiano (ammesso che si debba conferire dignit teorica a una
scelta compiuta in funzione dellinserimento elettoralistico nella compagine dellUlivo e
nella consapevolezza che, una volta arrivati al governo, anche i ministri del Prc dovranno
accettare la permanenza delle truppe italiane nei vari luoghi di occupazione allestero, esor-
cizzando fin dora il pericolo di doversi dimettere alla prima nuova avventura militare degli
Usa in cui verr certamente coinvolto il governo dellUlivo, come gi fu in Kosovo e nei
bombardamenti su Belgrado).
Perch Bertinotti e laspirante nomenklatura che lo circonda scoprono solo oggi la non-
violenza? Dove stavano negli ultimi trenta-quarantanni? Perch non ne hanno parlato negli
anni in cui il Che lo stampavano anche sulla tessera del Partito, facendo inorridire persino
qualche rivoluzionario cubano in visita in Italia e che col Che aveva combattuto?
La risposta abbastanza semplice: perch lemergere di una resistenza irachena, la fine di
qualunque illusione in una soluzione pacifica della questione palestinese e il ricorso sempre
pi frequente alla guerra preventiva da parte degli Usa, spazzano via ogni terreno di media-
zione, di oscillazione centrista o di demagogia parolaia. Limperialismo Usa e i suoi alleati
europei sanno benissimo di essere arrivati al fondo del barile (e non solo di petrolio). Alle
posizioni intermedie non restano margini di manovra e lo scontro sempre pi frontale.
O si sta con la violenza degli oppressi o con quella degli oppressori, come aveva annun-
ciato il Che nel suo celebre messaggio alla Tricontinentale: la non-violenza semplicemente
non esiste... almeno per ora, nella societ a dominio del capitale.

16
ERNESTO GUEVARA. PRELIMINARI PER UNA DISCUSSIONE
LITINERARIO BIOGRAFICO E POLITICO, LESPERIENZA CUBANA,
LA MORTE IN BOLIVIA. APPUNTI PER RICERCARE ANCORA
di Aldo Garzia1

Se si prende per buona una delle monumentali biografie di Ernesto Guevara2, bisogna
innanzitutto correggere la data di nascita che compare in tutte le enciclopedie: 14 maggio
e non 14 giugno del 1928. La localit resta Rosario, Argentina. Un piccolo mistero sulla
vita di Guevara fa quindi la sua comparsa fin dallinizio.
Secondo alcune testimonianze raccolte da Jon Lee Anderson, Celia de la Serna, la
madre del Che, avrebbe rivelato a unamica di essere gi incinta quando si era sposata con
Ernesto Guevara Lynch. Non poteva sopportare che suo figlio fosse ritenuto un opaco
Gemelli, mentre aveva tutte le caratteristiche combattive del Toro: ecco spiegato il motivo
astrologico della confidenza, fatta a molti anni di distanza. I due coniugi Guevara avrebbero
deciso di tenere nascosta la notizia alle rispettive famiglie. Per questo, avevano abbandona-
to Buenos Aires per la piccola e isolata localit di Misiones.
A questo punto c un particolare biografico molto curioso. Anche per quanto riguarda
la data di nascita di Fidel Castro personalit che correr in parallelo con quella di Guevara
c un piccolo mistero simile a quello del Che. Il 13 agosto 1926 (o 1927, a seconda delle
enciclopedie e dei libri di storia) Lina Ruz Gonzlez e ngel Castro y Argiz, proprietario
terriero del podere Manacas a Birn nella zona orientale di Cuba, mettono al mondo Fidel
Alejandro Castro Ruz.
La prima biografia apparsa a Cuba nel 1959, scritta da Gerardo Rodrguez Morejn con
la supervisione della mamma di Fidel, fa nascere il leader rivoluzionario nel 1927. Quella
molto documentata di Tad Szulc gli d i natali nel 1926. Scrive Szulc:
Tutto ci che riguarda Castro sembra controverso, perfino lanno di nascita. Per anni ci furono vivaci
battibecchi sulle date, 1926 o 1927? Il comandante in capo da parte sua giura che lanno esatto il 1926.
Una volta scherzando disse che avrebbe preferito nascere un anno dopo, cos sarei stato il pi giovane
capo di governo, di 31 anni e non di 32, quando vincemmo la rivoluzione. Anche la stampa sovietica
forn la data sbagliata in una biografia del 1963, e lerrore venne mantenuto sui giornali cubani che la
pubblicarono.
Claudia Furiati, in una biografia data alle stampe nel 2002, scrive:
Lanno della nascita? 1926 o 1927. Lora? Non si sa esattamente, nonostante i docu-
menti. Forse perch si tratta dellidentit di un personaggio fuori dal comune, la nascita di
Fidel ha, di per s, qualcosa di romanzesco. La stessa autrice sostiene che il 26 numero
ricorrente nella storia di Cuba (il doppio di 13, il giorno della nascita di Fidel; il
Movimento 26 luglio; la met di 52, anno del golpe di Fulgencio Batista). Di conseguenza,
Queste coincidenze numerologiche acquistano un senso solo con la comparsa di Fidel
sullo scenario politico. Perci, non essendo naturalmente consigliabile spezzare la magia di
questa storia, accettiamo che il numero 27 non sia che un inciampo fortuito provocato da
ricercatori pignoli.
Per quanto riguarda Castro, la spiegazione del mistero della data di nascita si pu spie-
gare con il fatto che sia stato iscritto a scuola un anno prima del previsto o che nella piccola
localit di Birn si sia incorsi in errore, iscrivendo Fidel un anno dopo allanagrafe.

1 E la versione originaria (pi ampia e con differenze) del testo sul Che pubblicato in Aldo Garzia, C come
Cuba. Alla conquista dellisola del tesoro, Elleu Multimedia, Roma 2001, pp. 522-47 [n.d.r.].
2 Jon Lee Anderson, Che. Una vita rivoluzionaria, Baldini & Castoldi, Milano 1997.

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Linfanzia e la malattia

I genitori del Che, Celia de la Serna e Ernesto Guevara Lynch, si incontrano nel 1927 (si
sposeranno nello stesso anno). Entrambi discendono da agiate famiglie di origini spagnole
(Celia aveva ascendenze irlandesi da parte della madre, Ernesto soprattutto basche). Lei ha
appena ventanni e una raffinata cultura, lui ne ha ventisette e cerca di introdursi come pu
nel mondo degli affari gestendo alcune coltivazioni di yerba mate a Misiones. Ma la vita di
Guevara senior sar costellata da disavventure economiche. I suoi investimenti non avranno
mai successo, anche se il livello di vita della famiglia rester tutto sommato agiato.
Ernestito il primogenito di quattro figli.
Linfanzia del Che fa subito i conti con la malattia. Nel maggio del 1930, quando ha
solo due anni, colpito dai primi attacchi di asma. Sua madre lo ha portato imprudentemen-
te al mare, in uno dei primi giorni dellinverno argentino. Un colpo di freddo lo mina ai
bronchi. Lasma, con il passare del tempo, diventa cronica e i genitori di Ernesto decidono
di tornare a Buenos Aires per sfuggire al clima umido di Misiones. In seguito faranno rotta
a Alta Gracia, una cittadina termale nei pressi di Crdoba, dove vivranno dal 1932 fino al
1943, quando Ernesto deve iscriversi al liceo. Obiettivo del trasferimento a Alta Gracia
curare la salute malferma del Che che diventa una delle ossessioni familiari.
Ernesto va a scuola per la prima volta solo dopo aver compiuto nove anni, fino ad allora
della sua istruzione si occupa la madre con la quale intratterr per tutta la vita un rapporto
speciale fatto di reciproche tenerezze, scambi culturali e corrispondenza. La malattia, come
spesso accade in questi casi, sviluppa nel piccolo Guevara una particolare sensibilit e la
voglia di leggere. Emilio Salgari, Giulio Verne e Alexandre Dumas sono gli autori preferiti
di quel periodo. Ma non mancano le attivit sportive per irrobustire il gracile fisico: foot-
ball, rugby, nuoto. C anche la passione per gli scacchi, che gli viene trasmessa dal padre.
La famiglia Guevara ha idee liberali, democratiche e anticlericali (fanno esonerare i figli
dalle ore di religione a scuola). Nel 1938 accolgono a Alta Gracia alcuni esuli della Guerra
civile spagnola, in particolare Juan Gonzlez Aguilar che era stato ministro della sanit nel
governo della Repubblica. Nel 1939 Celia e Ernesto Guevara promuovono un gruppo di
solidariet contro il nazismo che sta trionfando in Europa. Quando Parigi sar liberata dalle
truppe di Adolf Hitler, pap Guevara riceve un attestato di ringraziamento per la sua attivit
politica che reca la firma del generale Charles De Gaulle in persona.
Gli amici delladolescenza del Che segnalano le sue precoci letture. Quando la famiglia
Guevara si trasferisce nel 1943 a Crdoba, Freud, Baudelaire, Verlaine, Zola, Steinbeck,
London e Neruda sono gli autori prediletti. In quel periodo il giovane Ernesto diventa
amico di Alberto Granado, fratello maggiore del suo coetaneo Toms. Alberto allena la
locale squadra di rugby nella quale vuole entrare a far parte a tutti i costi il Che.
La politica non sembra interessare il sedicenne Guevara, quando Alberto Granado
arrestato nel corso di alcune manifestazioni studentesche: si rifiuta di partecipare alle inizia-
tive che ne chiedono la scarcerazione, perch ritiene che non cambieranno il corso della sto-
ria. Ma non un ragazzo solo dedito agli studi. Le sue note scolastiche parlano di uno stu-
dente indisciplinato e anticonformista. Nel 1945, quando frequenta il quarto anno di liceo,
riceve ben dieci ammonimenti dal preside che minaccia finanche di espellerlo dalla scuola
per il suo fare ribelle.
Nel 1946 sale al potere in Argentina il colonnello Jun Domingo Pern che segner la sto-
ria del suo paese. La famiglia Guevara segue con distacco le vicende di quel peculiare naziona-
lismo che fa leva sullorgoglio argentino. Anche Ernesto non sar mai indulgente verso il pero-
nismo. Il Che, in una lettera inviata molti anni dopo a Lisandro Otero, un giornalista
dellAvana che stava scrivendo le biografie dei dirigenti della rivoluzione cubana, preciser che
la propria giovinezza in Argentina non stata caratterizzata da un particolare impegno: inutile,
quindi, fare dellagiografia fuori luogo sulle precoci doti politiche del comandante Guevara.

18
Nel 1947 il Che inizia i suoi studi di medicina. Diventa assistente volontario nella clini-
ca specializzata nel trattamento delle allergie del dottor Salvador Pisani a Buenos Aires,
dove trasloca lintera famiglia. Nello stesso anno esonerato dal servizio militare grazie
allasma cronica che non gli d tregua. Nel lavoro presso la clinica di Pisani inizia lamici-
zia con Berta Gilda Infante, che iscritta alla giovent comunista argentina e frequenta con
il Che alcune lezioni di medicina presso il Museo delle scienze (con lei intratterr una fitta
corrispondenza anche quando decide di lasciare lArgentina).
L1 gennaio 1950, con una bicicletta a motore, Guevara parte per un viaggio in
Argentina per andare a trovare lamico Alberto Granado che lavora in un lebbrosario sui
monti. Quellesperienza desta la voglia di conoscere del giovane Che. Ma il 1950 anche
lanno dellinnamoramento per la sedicenne Mara del Carmen Ferreyra, figlia di una delle
pi nobili famiglie di Crdoba. Mara del Carmen dir del proprio innamorato: Mi aveva-
no colpito la sua tempra ostinata e il carattere giocoso. La sciatteria con cui vestiva ci face-
va ridere. Accettava le nostre burle senza scomporsi. Guevara fortemente intenzionato a
sposarla, anche se usa le sue vacanze del 1951 non per andare a Crdoba, ma per viaggiare
in Brasile come infermiere a bordo di una petroliera.
Nei primi giorni di gennaio del 1952, dopo un ultimo saluto a Mara del Carmen che va
a trovare a Miramar e a cui regala un cagnolino che battezza in segno di buon auspicio
Come Back, Ernesto parte con Granado a bordo di una moto (ribattezzata La Poderosa II)
per visitare lAmerica latina. Quellultimo saluto compare nelle pagine dei diari giovanili di
Guevara:
Con il sapore agrodolce delladdio mi sentii portare definitivamente da venti di avventure verso mondi che
supponevo pi strani di quanto si sarebbero rivelati. Pi il tempo passava pi mi piaceva, o amavo, la mia
innamorata.

Leducazione sentimentale
Cile, Per, Colombia, Brasile e Venezuela sono le tappe del viaggio in cui il Che scopre
la realt dei lebbrosari, della malasanit in America Latina e la condizione di sfruttamento
dei lavoratori delle miniere. E un viaggio che segna nel profondo leducazione sentimenta-
le alla vita dei due argentini. I soldi sono pochi e devono vivere di espedienti. A Leticia, in
Colombia, Guevara si guadagna da vivere facendo perfino lallenatore di football. A Lima,
Ernesto e Alberto conoscono il medico Hugo Pesce che gestisce il lebbrosario di Huambo,
di cui anche il fondatore. Poi si dirigono nel lebbrosario di San Pablo, sulle rive del Rio
delle Amazzoni, al confine tra Colombia e Brasile, dove restano due settimane. Andranno
via a bordo di una zattera battezzata Mambo-Tango, perch nella festa daddio hanno balla-
to quei due ritmi musicali: il primo cubano, il secondo argentino.
Il 17 luglio i due giovani si dividono a Caracas. Granado sceglie di restare in Venezuela
per lavorare in un lebbrosario, dal momento che lui gi laureato. Guevara decide di far
ritorno a Buenos Aires per accelerare la fine degli studi. Il distacco, dopo i mesi passati
insieme, triste per entrambi e lo annotano nei loro diari. Sulla via del ritorno Ernesto far
tappa a Miami, dove vede in presa diretta quanto sia diversa la realt economica degli Stati
Uniti rispetto a quella dei paesi dellAmerica Latina. Nel viaggio che sta volgendo al termi-
ne, ha preso labitudine meticolosa a scrivere nei suoi diari tutto quello che gli accade. E
unabitudine che conserver per tutta la vita.
I mesi trascorsi in giro per lAmerica latina costituiscono unesperienza indelebile nella
memoria di Guevara: proprio a bordo di una moto, come farebbero i giovani dei nostri
giorni, che ha conosciuto il mondo e i suoi problemi. Si pu parlare come capiterebbe in
un racconto di Joseph Conrad del viaggio come iniziazione alla vita e a sentimenti pi
complessi verso la realt. Scrive Granado nel suo diario di viaggio che fa pendant con quel-
lo di Guevara:

19
Aveva una sete furibonda di sapere: si guardava intorno, domandava, poi scaricava le conclusioni sugli
altri.
Tra il novembre 1952 e laprile 1953, Guevara supera dieci esami e si laurea, pur suben-
do vari attacchi di asma che ne fanno scricchiolare la salute malferma. Dimostra che il suo
carattere dacciaio, a differenza del fisico. Nonostante lopposizione della famiglia, decide
di fare il medico in un altro paese del suo continente. Giunge a Citt del Guatemala il 20
dicembre 1953, dopo aver attraversato Bolivia, Per ed Ecuador. Qui al potere il governo
progressista di Jacobo rbenz che ha avviato la nazionalizzazione di alcune imprese stra-
niere, tra cui la statunitense United Fruit. Guevara si appassiona a quellesperimento politi-
co anche grazie allincontro con Hilda Gadea, peruviana di qualche anno pi anziana, che
fa parte di unorganizzazione dorientamento marxista. Tra i due scoppia lamore, oltre che
la solidariet politica. E proprio Hilda che gli fa conoscere alcuni immigrati cubani, che gli
affibbiano il nomignolo di Che per il suo tipico intercalare argentino che vuol dire, pi o
meno, Ehi, tu. Ed sempre Hilda che gli fa leggere in modo sistematico i libri di Marx.
Guevara vorrebbe restare in Guatemala, ma nel gennaio del 1954 la situazione politica
di quel paese precipita, proprio mentre il giovane medico sta scrivendo un libro sulla situa-
zione sanitaria dellAmerica Latina e il ruolo dei suoi colleghi. Il governo di rbenz viene
isolato dallOrganizzazione degli Stati americani e il 17 giugno Citt del Guatemala bom-
bardata dallaviazione statunitense. Il governo di Washington accusa rbenz di aver intra-
preso una politica filocomunista. Guevara trova asilo per un mese presso lambasciata
argentina. Hilda arrestata.
A settembre si reca in Messico, dove i sostenitori di rbenz si stanno riorganizzando. In
una lettera alla madre scrive di sentirsi confuso su quello che far dora in poi della sua vita
e dichiara per la prima volta le sue simpatie comuniste. A Citt del Messico si ricongiunge
con Hilda Gadea, mentre riprende a frequentare gli immigrati cubani. E proprio l che
incontra nel 1955 per la prima volta Ral Castro e poi Fidel Castro (nella casa di Mara
Antonia Gonzlez, una cubana che organizza i compatrioti in esilio). Si tratta dei dirigenti
del Movimento 26 luglio che nel 1953 hanno dato lassalto alla caserma Moncada di
Santiago di Cuba nel tentativo di rovesciare la dittatura di Fulgencio Batista. I due fratelli
Castro, insieme ad altri loro compagni, sono stati liberati con unamnistia e hanno deciso di
riorganizzare il proprio movimento in Messico.

LAvana, attrazione fatale


Il 27 maggio 1955, in una nuova lettera alla madre, Guevara sostiene che qualcosa
potrebbe attirarlo verso LAvana. Sui suoi diari annota un giudizio su Fidel Castro, brillante
avvocato e leader studentesco allAvana, ormai diventato abile uomo politico e dazione:
E stato un evento incontrare questo rivoluzionario cubano: un ragazzo intelligente, molto sicuro di s e
di straordinario coraggio: penso che tra noi ci sia una reciproca simpatia.
Ma Castro, che in quel momento ha ventotto anni, molto diverso dal nuovo amico
argentino: nonostante let, un politico consumato che ha militato prima nel movimento
studentesco e poi nel Partito Ortodosso di Cuba. Il Che, invece, ancora un giovane che non
sa bene cosa far da grande. Hilda Gadea, in seguito, scriver che i discorsi di Castro erano
cos sicuri che sembrava che la guerra con Batista fosse gi stata combattuta e vinta.
Il 18 agosto 1955 Guevara sposa Hilda Gadea a Tepotzotln, nei pressi di Citt del
Messico. Alla cerimonia presente Ral Castro ma non Fidel che, per problemi di sicurez-
za ( pedinato da agenti dei servizi segreti statunitensi e cubani), vive quasi in clandestinit.
Il 15 febbraio 1956 nasce Hildita. La mia anima comunista si espande: venuta fuori
uguale a Mao Tse Tung, annota Guevara descrivendo i tratti da india di sua figlia. Il 6
luglio, in una lettera ai genitori, annuncia che seguir i cubani nel loro ritorno in patria,
mentre Hilda andr in Per per far conoscere la figlia alla sua famiglia.

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Nel settembre 1956 si accelerano i preparativi della spedizione rivoluzionaria a Cuba. A
giugno le autorit messicane avevano arrestato per qualche settimana Castro, Guevara e
altri loro compagni accusandoli di voler organizzare una rivolta a Cuba. Le esercitazioni
militari, alle quali prende parte anche Guevara, diventano sempre pi frequenti. Fidel, con i
fondi raccolti presso lemigrazione cubana negli Stati Uniti, acquista lo yacht Granma dallo
statunitense Robert Erickson e la casa di questultimo a Tuxpn (che diventa il luogo dei
preparativi per il ritorno a Cuba). Nella notte del 24 novembre lo yacht parte alla volta della
zona orientale di Cuba: a bordo ci sono 82 uomini, molti di pi di quelli che potrebbe tra-
sportare. Tra loro, con la qualifica di medico della spedizione, c anche Ernesto Guevara.

Granma, yacht corsaro


Il Granma, secondo i piani, deve giungere a Playa de las Coloradas il 30 novembre. Per
quella data il Movimento 26 luglio di Santiago di Cuba sta organizzando una manifestazio-
ne di protesta. Ma lo yacht prima sbaglia rotta, poi si imbatte in cattive condizioni atmosfe-
riche: giunge sulle coste cubane solo il 2 dicembre. Linsurrezione di Santiago fallisce. Tre
giorni dopo, nella localit di Alegra de Po, lesercito attacca il manipolo di rivoluzionari.
E una strage, i superstiti della sparatoria saranno solo quindici. I giornali messicani, nel
raccontare quanto accaduto, scrivono che Fidel Castro morto e che stessa sorte toccata
allargentino Guevara. Hilda Gadea e i genitori del Che sono disperati, ma il 31 dicembre
ricevono un biglietto autografo di Ernesto in cui si paragona a un gatto dalle sette vite:
Cari vecchi, ne ho consumate solo due e me ne restano cinque. Lui se l cavata con una
leggera ferita al collo, Castro in piena salute.
I sopravvissuti del Granma si riorganizzano sulle montagne della Sierra Maestra di
Cuba. Guevara nominato comandante del fronte occidentale il 12 luglio 1957, dopo che
Fidel Castro ha tessuto la rete guerrigliera che pu contare sullappoggio dei contadini e su
qualche nucleo clandestino nelle citt dellisola. Il dittatore Batista, convinto che quei guer-
riglieri siano destinati allinsuccesso, d ordine al suo esercito di non farli uscire dalla
Sierra Maestra, ma non preme per uno scontro risolutivo.
Il 1958 contrassegnato da successi militari e politici per il Movimento 26 luglio:
Castro, dopo quella del Direttorio (unorganizzazione prevalentemente studentesca), riesce
a ottenere anche ladesione del Partito socialista popolare (il partito comunista dellepoca)
dopo le iniziali diffidenze verso la strategia guerrigliera. Il Che si distingue per le sue abilit
militari, il medico lo fa nei ritagli di tempo: unironia della sorte per chi era stato esonera-
to dal servizio militare in Argentina. Ormai tra i dirigenti della rivolta contro Batista,
nonostante debba fare i conti con i ripetuti attacchi di asma.
Nel corso di quel periodo trascorso sulla Sierra Maestra nasce lamicizia tra Guevara e
Camilo Cienfuegos, uno dei leader pi popolari del Movimento 26 luglio anche per le sue
umili origini sociali. Nasce anche linnamoramento per Aleida March, una bella ventiquat-
trenne di Santa Clara che coordina in quella zona le attivit dei guerriglieri. Il 29 dicembre
Guevara e Cienfuegos dirigono lo scontro risolutivo contro lesercito di Batista proprio a
Santa Clara. Saranno loro a guidare lingresso vittorioso dei guerriglieri allAvana il 2 gen-
naio 1959, dopo che Batista ha deciso di fuggire dallisola.
Sulla soglia dei trentuno anni, Guevara molto diverso dal giovane studente di medici-
na che aveva girato in bicicletta e in moto per alcuni paesi latinoamericani ma anche dal
medico che aveva fatto le prime esperienze politiche in Guatemala. Ormai un capo guerri-
gliero, uno dei dirigenti di primo piano del Movimento 26 luglio che ha diretto la rivoluzio-
ne cubana. La sua tardiva scelta politica si rivelata definitiva nel 1954, quando aveva gi
ventotto anni. Il Che ha pure affinato la sua preparazione marxista. Ha letto con sistemati-
cit testi di Marx e Lenin, tra i pochissimi che si definisce comunista quando fa il suo
ingresso allAvana e nella rivoluzione cubana domina lispirazione nazionalista.

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La guerriglia ha cambiato anche il carattere di Guevara, rendendolo ruvido e inflessibile.
Il 9 gennaio 1959, quando lo raggiungono i genitori a Cuba, suo padre e sua madre fanno
fatica a riconoscere in lui lErnestito di un tempo. A gennaio lo raggiunge anche Hilda
Gadea, con la loro figlia Hildita. Con il solito candore che lo caratterizzava, Ernesto mi
disse subito che aveva unaltra donna. Per me fu un grande dolore, ma ci accordammo per il
divorzio, scriver Hilda. Qualche tempo dopo giunger a Cuba per rimanerci pure Alberto
Granado, lamico dei viaggi in bicicletta e in moto. Il Che vorrebbe che tutti gli amici di un
tempo e la sua famiglia si trasferissero a vivere sullisola con lui.

La pulce rossa
In quelle prime settimane del 1959 la rivoluzione si radicalizza. Il 16 febbraio Fidel
Castro accetta lincarico di primo ministro e emargina le tendenze pi moderate che aveva-
no appoggiato linsurrezione. Guevara si ritaglia un ruolo particolare nellaccelerazione
degli eventi. Inizia a scrivere articoli e libri sulla storia della rivoluzione a cui ha partecipa-
to, pu farlo in virt dellabitudine di annotare tutto quanto gli accade nei suoi diari.
Intuisce che senza memoria e teoria quel tentativo politico rischia di non avere bussola.
La guerra di guerriglia, dedicato a Cienfuegos che intanto morto a bordo di un aereo
precipitato in mare nel corso di una missione, viene dato alle stampe nel 1960: in quel testo,
la guerriglia ritenuta la scelta pi efficace anche per altri paesi dellAmerica latina. Nel
1961 Guevara pubblica Cuba: eccezione storica o avanguardia nella lotta contro il colonia-
lismo. Guevara si rivela non solo abile uomo dazione, ma anche personaggio capace di
riflettere seppure da autodidatta e non da teorico sugli eventi che gli capitato di vive-
re. E lo fa con una prosa avvincente.
Il Che viene subito soprannominato popolarmente la pulce rossa nellorecchio di
Fidel Castro. Per questo, il leader della rivoluzione lo allontana per tre mesi dallAvana
dal giugno allottobre 1959 dopo che Guevara ha diretto in modo inflessibile alcuni pro-
cessi contro la polizia batistiana e gli esponenti del vecchio regime che si sono conclusi con
molte condanne alla fucilazione.
In quelle settimane in cui lontano da Cuba, visita ben 12 paesi: Egitto, India, Birmania,
Thailandia, Malesia, Giappone, Indonesia, Ceylon, Pakistan, Sudan, Jugoslavia e Marocco.
Ne attraversa altri cinque: Hong Kong, Singapore, Italia, Grecia e Spagna. Si incontra con le
autorit dei paesi in cui in missione ufficiale per far conoscere la rivoluzione cubana.
Dovunque, riceve attestati di simpatia. Sono anni in cui a dominare la scena mondiale ci pen-
sano i paesi che escono dal colonialismo e dalle antiche forme di dipendenza economica.
Il 7 ottobre 1959, al suo ritorno allAvana, viene nominato responsabile del
Dipartimento per lindustrializzazione dellIstituto nazionale per la riforma agraria (Inra). Il
26 novembre il Consiglio dei ministri lo nomina presidente del Banca nazionale de Cuba e
lui firmer le nuove banconote della sua gestione con un semplice Che, quasi a dimostra-
re che si pu ridimensionare il valore del denaro.
Nel 1960 visita Unione Sovietica, Cecoslovacchia, Cina e Corea del Nord: stringe i
primi rapporti economici e politici con i paesi del socialismo reale. Il 4 marzo dello stes-
so anno partecipa ai funerali delle vittime di un attentato terroristico allAvana che ha fatto
esplodere il mercantile francese La Coubre nel porto della capitale. Sono presenti anche
Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir, in quei giorni in visita nellIsola. E in quellocca-
sione che il fotografo Alberto Korda gli scatta listantanea destinata successivamente a fare
il giro del mondo: quella che lo ritrae con il basco da guerrigliero e lo sguardo irato. Nel
novembre del 1960 torna a viaggiare in molte capitali dei paesi comunisti.
Jean-Paul Sartre, che assieme a Simone de Beauvoir incontra il Che nel 1960, annota in
un articolo:
La guerra aveva formato quel Guevara e gli aveva imposto la propria intransigenza; la rivoluzione gli

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aveva istillato il senso dellurgenza, della rapidit. Si credette di individuare, gi in seno al Consiglio dei
ministri, una destra, una sinistra e un centro e si consider Guevara come qualcosa di temibile, un radicale
furibondo. Offrendomi un eccellente caff nel suo ufficio mi disse: prima di tutto sono un medico, poi un
soldato e infine, come lei vede, anche un banchiere.
Sono osservazioni che fotografano in poche righe quello che stava accadendo allAvana.

Ministro in uniforme
Il 23 febbraio 1961 Guevara nominato ministro dellIndustria. Come primo atto, rifiuta
lo stipendio di mille dollari e conserva solo il salario di comandante della rivoluzione (sua
moglie confesser che in quel periodo si fa prestare dei soldi dagli amici per far fronte alle
prime ristrettezze economiche che colpiscono Cuba in seguito alle misure restrittive messe in
atto dagli Stati Uniti come risposta allavvio delle nazionalizzazioni). La famiglia Guevara
vive in una casa nel quartiere del Nuovo Vedado, poi si trasferir nel quartiere di Miramar.
Il Che fa giungere allAvana i primi consiglieri economici cecoslovacchi, della
Germania dellEst e della Polonia che vanno a lavorare al Ministero dellindustria. Il suo
obiettivo un rapido sviluppo economico dellIsola in grado di sottrarla alla storica mono-
cultura della canna da zucchero. Per questo, elabora con i suoi consiglieri un piano di indu-
strializzazione a tappe forzate. Si mette a studiare matematica e calcolo economico, tiene
periodici seminari sulleconomia con i funzionari del suo Ministero: cerca, anche in questo
ruolo, di unire pratica e teoria. Guevara finisce per trascurare la famiglia e alcune testimo-
nianze lo descrivono in quel periodo distrutto dalla fatica, ma capace di passare molte ore
della nottata a studiare seduto a gambe incrociate sul pavimento nel tentativo di non addor-
mentarsi. E un medico a cui il destino ha consegnato le esperienze di guerrigliero, uomo di
Stato, banchiere e ministro.
Tra il 1961 e il 1964 divampa a Cuba il dibattito sul futuro economico della rivoluzione.
Guevara privilegia i modelli di centralizzazione dei paesi dellEst e d priorit allo sviluppo
industriale. Organizza le brigate del lavoro volontario che dovrebbero costituire una
risorsa economica in pi, oltre che educare allimpegno collettivo la popolazione. Il mini-
stro dellIndustria d lesempio partecipando in prima persona al lavoro straordinario nelle
campagne e nelle fabbriche, il sabato e la domenica. Ritiene che la rivoluzione debba agire
sulle coscienze e che il consenso vale pi degli incentivi materiali e salariali sui luoghi di
lavoro. Intanto, gli Stati Uniti finanziano linvasione mercenaria di Playa Girn nel 1961 (
loccasione che fa dire a Castro per la prima volta che la rivoluzione cubana socialista),
poi decretano il blocco economico contro lIsola nel 1962. In quellanno ci sar anche la
crisi dei missili (gli Stati Uniti minacciano lintervento militare contro Cuba, se lUnione
Sovietica non bloccher linstallazione di ordigni nucleari su quel territorio).
Le idee economiche di Guevara non piacciono a tutti, perch si dice in molti settori
del governo rivoluzionario tra laltro sottovalutano gli investimenti in agricoltura e il
ruolo delleconomia agricola. Il Ministero dellindustria presto preso di mira. Il Che non
si arrende di fronte alle leggi delleconomia e scrive in uno dei suoi articoli:
Lottiamo contro la miseria, ma al tempo stesso contro lalienazione. Se il comunismo non si occupa dei
fatti di coscienza, potr essere un metodo di distribuzione ma non sar mai una morale rivoluzionaria.
E ancora la voglia di unire pratica e teoria che fa scoprire al ministro dellindustria le
incongruenze dei modelli dei paesi dellEst: spreco, inefficienza, burocrazia, eccesso di sta-
talizzazione. Quei mali rischiano di riprodursi anche a Cuba. Nel 1962 il Piano approvato
dal ministro dellIndustria prevedeva il raddoppio entro il 1965 della produzione di elet-
tricit, cemento, acciaio. Ma leconomia non decolla come Guevara avrebbe voluto.
Il Che cerca di andare oltre le compatibilit economiche. Per lui, la rivoluzione stata
fatta per costruire un uomo nuovo e non solo per cambiare lorganizzazione dellecono-
mia. La fiducia nel comunismo di Mosca si incrina, cerca delle alternative. Quella di

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Guevara una difficile situazione politica e psicologica: stato lui che ha influenzato molte
delle scelte filosovietiche di Cuba e ha importato sullisola teorie e consiglieri economici
dellEst europeo, ma proprio lui che scorge prima di altri i pericoli di quelle scelte.
Il Che subisce la sua prima sconfitta nel dibattito economico di quegli anni e forse in
questo periodo che si delinea la decisione di abbandonare Cuba. Intuisce il rischio che liso-
la possa passare dalla vecchia dipendenza dagli Stati Uniti a quella dallUnione Sovietica,
se la lezione cubana non verr seguita da altri paesi dellAmerica latina. Per questo, inizia
anche a criticare la coesistenza pacifica che ispira la politica delle due grandi potenze.
Secondo quella strategia, lAmerica latina sotto la sfera dinfluenza di Washington e Cuba
solo uneccezione che conferma la regola. Ma Guevara non porter mai le sue critiche
fino al limite della rottura con Mosca: sa che laiuto dellUnione Sovietica indispensabile
alla giovane rivoluzione cubana.
Unulteriore doccia fredda giunge nel 1963. Guevara intuisce che il meccanismo della
centralizzazione non favorisce i piani produttivi di settore. Sferra un duro attacco ai primi
segnali di burocratismo e cerca di modificare il sistema di pianificazione. I dati economici
del 1963 mettono per sotto accusa proprio loperato del Ministero dellindustria: dal 1961
in poi gli investimenti nel settore industriale erano stati pari a 850 milioni di dollari lanno,
crescevano i budget ma calava la produzione. Sottostima dellagricoltura tradizionale e
della canna da zucchero, impreparazione dei tecnici cubani a seguire le nuove direttive,
mancanza di quadri amministrativi (gran parte dei funzionari statali avevano abbandonato
Cuba dopo il 1959), riconversione del commercio estero in direzione dei paesi socialisti
contribuiscono a far impazzire il quadro delle compatibilit economiche.
In quel cruciale 1963 si apre unaspra discussione al vertice del governo. Vi contribui-
scono anche due economisti europei, presenti allAvana come consulenti: Ernest Mandel e
Charles Bettelheim. Il primo sostiene le posizioni di Guevara, il secondo daccordo con
quanti chiedono rapide correzioni di rotta. La sterzata anti-Ministero dellindustria si ha il
19 agosto 1963: un documento del governo stabilisce che lagricoltura e la canna da zuc-
chero tornano il fulcro delleconomia dellIsola; i processi di industrializzazione dovranno
essere realizzati nel corso dei successivi dieci anni. Il Ministero dellindustria, di conse-
guenza, perde il totale controllo delle attivit produttive.
Castro mantiene una posizione neutrale e non interviene in prima persona nel dibattito
che vede Rafael Rodrguez (in quella fase responsabile dellIstituto per la riforma agraria
con gli occhi rivolti a un rapporto sempre pi stretto con Mosca) contrapporsi a Guevara e
vincere il braccio di ferro sulle scelte economiche. Quella svolta repentina costituisce la
prima sconfitta politica del Che. Deve prendere atto che un paese sottosviluppato non pu
eliminare i suoi handicap attraverso il forzato processo di industrializzazione. I rapporti con
lUnione Sovietica e i suoi satelliti sono inevitabili per sopravvivere al blocco economico
decretato in modo unilaterale dal governo di Washington. Subiscono cos una battuta dar-
resto tutte le direttive economiche messe a punto dal ministro dellindustria. Se Castro
avesse usato la sua autorit per schierarsi con Guevara, avrebbe modificato gli orientamenti
dei dicasteri economici?

Il distacco da Cuba
Il 14 marzo 1965 Guevara torna allAvana dopo aver tenuto ad Algeri un importante
discorso nel corso di un seminario internazionale sui paesi in via di sviluppo (ha anche par-
tecipato a New York a una delle assemblee plenarie delle Nazioni unite). In quelloccasione
ha attaccato duramente la politica dellUnione Sovietica, criticando le relazioni economiche
non molto dissimili da quelle dei paesi capitalistici che intrattiene Mosca con le realt che si
liberano dalle forme di dominio coloniale. La delegazione sovietica presente al seminario
va su tutte le furie e protesta ufficialmente con il governo dellAvana. Quando il Che arriva

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allaeroporto Jos Mart della capitale cubana, ad attenderlo ci sono tutte le massime auto-
rit, Fidel Castro in testa. E la sua ultima apparizione in pubblico a Cuba.
Castro e Guevara si dirigono in una villetta a Cojimar, un paesino di pescatori alle porte
della capitale, da cui non usciranno per quasi quarantotto ore. E probabile che in quel col-
loquio il Che abbia preso la decisione definitiva di lasciare lIsola, dopo che Castro gli ha
riferito le proteste di Mosca e le preoccupazioni per un allentamento delle relazioni tra
Cuba e Unione Sovietica. Ma anche possibile che i sovietici abbiano chiesto lallontana-
mento di Guevara da Cuba come condizione per proseguire negli aiuti economici.
La successiva scomparsa di Guevara dallAvana scatena voci contrastanti. E vittima
della prima purga staliniana del nuovo regime? E stato arrestato per fare un piacere a
Mosca, o andato a guidare unaltra rivoluzione? Il 3 ottobre 1965, nellatto di presentazio-
ne del primo Comitato centrale del Partito comunista cubano, Fidel Castro smentisce le illa-
zioni e d lettura della lettera con cui il Che gli ha comunicato la decisione di lasciare
lIsola per partecipare ad altre avventure rivoluzionarie. Guevara, che ha ricevuto la nazio-
nalit cubana gi nel 1959, aveva stipulato un patto con Castro sulla Sierra Maestra: poteva
andarsene da Cuba in qualsiasi momento, se lo avesse deciso.
Nei primi anni 60, Guevara si era anche occupato di fare una sorta di radiografia dei movi-
menti rivoluzionari nel Terzo mondo e di sostenere le guerriglie in America latina. Lo ha fatto
con molta circospezione per non coinvolgere lintera politica dello Stato cubano nel gioco dei
ricatti della politica internazionale. Quando decide di lasciare Cuba, ha un quadro preciso delle
alternative politiche che gli si prospettano: in grado di scegliere la sua destinazione.
Quali sono i rapporti tra Guevara e Castro nel momento della decisione del Che di tenta-
re nuove avventure? A tanti anni di distanza da quel distacco, continuano a fronteggiarsi
due tesi contrapposte. La prima sostiene che tra i due dirigenti della rivoluzione c sempre
stato un totale accordo, tuttalpi si pu parlare di una divisione dei compiti: Guevara
cerca di esportare la rivoluzione in altre realt, Castro istituzionalizza la retroguardia di
quel tentativo. Se il primo avr successo, il secondo disposto a seguirlo. La seconda tesi
parla di una totale contrapposizione tra i due, nata e cresciuta nei primi anni della rivoluzio-
ne. Castro non avrebbe sostenuto a sufficienza le scelte e le opinioni del Che, sia in econo-
mia sia in politica.
Come spesso avviene, probabile che nessuna di queste due tesi corrisponda alla realt.
Il Guevara che lascia Cuba di sicuro un uomo provato e che ha subto le prime sconfitte
politiche della sua vita. Loriginale posizione di chi non si piega alle logiche della realpoli-
tik, della ragion di Stato o di partito ne fa un uomo che rischia isolamento e solitudine. Non
sono in molti, neppure allAvana, disposti a seguirlo nel tentativo di costruire unalternativa
al socialismo di Mosca e di fare di Cuba un polo della politica mondiale da affiancare a
Stati Uniti, Unione Sovietica e Cina. Castro lo ha aiutato fin dove il suo ruolo di leader di
un paese gli permetteva e in quel periodo ha cercato di non schiacciarsi totalmente sulle
direttive di Mosca, pur non contrastandole.
Nelle prime fasi della rivoluzione al potere stato Guevara ad assumere il ruolo di colui
che acuisce il dibattito e chiede una scelta netta tra opzioni politiche differenti. Castro si
apparentemente limitato a seguirne la scia, a rafforzare il suo ruolo di leader indiscusso
alternando prudenza e radicalit. Mentre avanza il confronto, il Che scrive e riflette sulla
ricerca di una strategia rivoluzionaria almeno continentale, se non terzomondista (con
Rivoluzione nella rivoluzione? di Rgis Debray, del 1967, il guevarismo portato alle-
stremo: la guerriglia va estesa ovunque; chi vuol fare la rivoluzione deve seguire lesempio
cubano e escludere ogni alleanza con le borghesie nazionali che sono il punto di riferimento
dei partiti comunisti filosovietici).
In appendice a La guerra di guerriglia un importante testo di Guevara c un inte-
ressante capitolo dedicato allanalisi della situazione cubana un anno dopo lingresso vitto-
rioso dei barbudos allAvana. Il Che non esclude possibili tentativi dinvasione da parte

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degli Stati Uniti e accenna alla priorit del lavoro collettivo (non siamo ancora al lavoro
volontario, su cui insister nel corso del suo successivo incarico di ministro dellindustria).
Affida perci le chance di tenuta della rivoluzione al ruolo dellesercito, ritenuto il baluardo
che pu affrontare gli imprevisti politici e militari.
Passaggi della guerra rivoluzionaria (1963) il libro di Guevara che serve a dare memo-
ria alla rivoluzione ormai consolidatasi al potere. Si tratta della raccolta di frammenti, note di
diario e articoli scritti in epoche successive fin dal dicembre 1959: ricostruiscono tutte le
vicende che dallo sbarco del Granma conducono alla decisiva battaglia di Santa Clara che
sconfigge in modo definitivo lesercito di Batista. Il Che, nel Prologo, sprona altri a fare
altrettanto. A condizione che chi scrive non dia troppo spazio al ruolo personale svolto nella
guerriglia o descriva cose che non ha visto e non ha fatto (anzi, deve liberarsi dalla retorica
come cerca di fare lui stesso). Questi testi storici, dallo stile di un reportage a puntate, resta-
no incisivi e ben scritti, dettati come sono da unesperienza vissuta sul campo. E sono pure la
dimostrazione di come tra Guevara e Castro ci sia in quella fase una divisione di attitudini tra
uso della scrittura, voglia di racconto e di teoria (in cui primeggia il primo) e uso della paro-
la, del comizio e del mezzo televisivo (in cui il secondo non ha rivali).
Alcuni particolari sugli ultimi due anni della vita di Guevara restano sconosciuti (scom-
pare dallAvana a met di marzo del 1965 per una missione in Congo, ricompare in Bolivia
a fine ottobre 1966, viene ucciso il 9 ottobre 1967). Sono in gran parte da studiare i dibattiti
del gruppo dirigente cubano che precedono la sua partenza prima per lAfrica e poi per La
Paz. Sono da indagare le ripercussioni che la rivoluzione cubana ha sulle guerriglie di altri
paesi latinoamericani e sulla politica degli Stati Uniti che rispondono al pericolo dellesten-
dersi delle guerriglie con il sostegno alle dittature militari. E tutta da scrivere lanalisi det-
tagliata della politica dellUnione Sovietica in America latina in quella fase, come sono da
ricostruire i contrasti tra Mosca e LAvana fino al 1967.
Solo molti anni dopo la sua morte, fonti ufficiali cubane confermeranno che Guevara ha
trascorso quasi lintero 1965 in Congo per partecipare alla rivoluzione (poi sconfitta) di
quel paese: con lui partito un manipolo di cubani. Prima di viaggiare in Africa, il Che ha
scritto alcune lettere daddio ai genitori e ai cinque figli: Hildita, Aleidita, Camilo, Celia ed
Ernesto. Alla moglie Aleida lascia un nastro registrato in cui recita le poesie damore di
Pablo Neruda. In Congo lo attende una nuova delusione. Nel suo diario africano annota la
fragilit del movimento rivoluzionario di quel paese, le difficolt di contatto con LAvana,
le rivalit tra Unione Sovietica e Cina: la presenza cubana in Congo si rivela del tutto mar-
ginale. Guevara lascia il Congo nel novembre 1965, mentre trionfa la repressione guidata
da Joseph Mobutu, capo delle forze armate.
Dopo lesperienza in Africa, il Che vive unulteriore fase di solitudine. Non pu e non
vuole tornare allAvana, dove tra laltro Castro ha dato pubblica lettura della sua lettera dad-
dio, ma non ha un piano preciso per il futuro. Dal Congo va in Tanzania, dove viene raggiunto
nel gennaio 1966 dalla moglie Aleida. Castro gli consiglia di trasferirsi a Praga, rifugio molto
pi sicuro, e lo invita a fare ritorno a Cuba. Guevara accetta, a condizione che possa rimanere
clandestino in attesa dei preparativi di una nuova missione rivoluzionaria allestero. Questa
soluzione va bene anche a Castro, che non vuole riaccendere i contrasti con Mosca.
Guevara si stabilisce nella zona di Pinar del Ro, nella parte occidentale dellIsola. Qui
si addestra un gruppo di suoi fedelissimi collaboratori, alcuni dei quali lo avevano seguito
in Africa. La scelta di una possibile destinazione si concentra sulla Bolivia, dove i militari
hanno da poco spodestato il governo civile con un golpe. Il Che si convince che dalla
Bolivia un foco guerrigliero guidato da lui stesso possa estendersi rapidamente ad
Argentina, Per e Colombia. Il suo proposito creare due, tre, molti Vietnam, appog-
giandosi sullorganizzazione del Partito comunista boliviano che per non lo aiuter n nei
preparativi n sul campo di battaglia. Quel partito diviso tra una tendenza filosovietica e
una filocinese: ad aiutare Guevara saranno pochi militanti e dirigenti.

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Prima di lasciare per lultima volta Cuba, lex ministro dellindustria va a salutare i figli.
E un episodio struggente. Guevara gi camuffato (il trucco lo ha invecchiato e gli ha pro-
dotto una incipiente calvizie, come dimostrano alcune foto scattate accanto a Fidel Castro a
riprova dei buoni rapporti tra i due). Si spaccia per Ramn, un fantomatico amico di se stes-
so che venuto a trovarli. I figli non lo riconoscono, solo la moglie Aleida al corrente della
situazione. In alcune lettere, Guevara spiegher in seguito ai figli le ragioni della sua scelta.
Nel 1987, 20 anni dopo luccisione di Guevara, il leader cubano torna a parlare del com-
pagno darmi dei primi anni della rivoluzione nel corso di una conversazione con Gianni
Min:
Ho fatto fatica ad accettare lidea della morte del Che. Molte volte lho sognato e molte volte ho raccon-
tato i miei sogni a chi mi stava vicino. Bene, ho sognato che stavo parlando con lui, che era vivo; qualco-
sa di molto speciale. E difficile ancora adesso accettare lidea della sua morte. A cosa dovuto? Secondo
me, al fatto che egli ancora presente in noi.
Poi riferisce dellimpazienza con cui Guevara guardava alla possibilit di altri tentati-
vi rivoluzionari in America Latina e difende loperato di Cuba nellazione di protezione, fin
dove stato possibile, del Che in Bolivia. Possibili divergenze politiche tra Guevara e la
leadership rivoluzionaria sono negate nel corso del colloquio tra Castro e Min. Ma con
laddio del Che, Cuba perde lintelligenza pi acuta della rivoluzione.

Lavventura boliviana
Le peculiarit cubane non si ripetono in Bolivia nel 1966 e 1967, quando Guevara tenta
di rinnovare la sua esperienza rivoluzionaria. In pochi appoggiano una rivolta prima circo-
scritta e poi isolata. Le campagne e i contadini non diventano il centro della guerriglia. Il
Partito comunista boliviano si divide, la maggioranza non sostiene Guevara. Non nasce un
Movimento 26 luglio in stile boliviano. Non si ripete la buona sorte che accompagna, nono-
stante le iniziali sconfitte, lassalto alla caserma Moncada e lo sbarco del Granma. Non ci
sono in loco leader della statura di Castro e del Che. Errori di valutazione della situazione
in Bolivia sono riscontrabili nellostinazione con cui Guevara non si arrende alle evidenze.
Forse dallAvana non si fa di tutto per aiutarlo o convincerlo a desistere, mentre i servizi
segreti di Washington e Mosca contribuiscono a depotenziare il tentativo rivoluzionario e a
stringerlo in unimplacabile morsa.
Il Che, nonostante il supporto dellAvana, sempre pi solo. Lavventura boliviana si
sviluppa dal 7 novembre 1966 al 9 ottobre 1967. Tutto quanto accade in queglundici mesi
annotato scrupolosamente nei suoi diari. Guevara giunge a La Paz con un passaporto
falso, spacciandosi per Adolfo Mena, funzionario e inviato speciale dellOrganizzazione
degli Stati americani con il compito di stilare un rapporto sulla situazione economica e
sociale della Bolivia. Le condizioni logistiche si rivelano subito pessime per il gruppo guer-
rigliero, mentre i contadini boliviani diffidano del manipolo guidato da uno straniero che si
portato in quelle terre alcuni tra i suoi pi stretti collaboratori cubani. Lo scrittore francese
Rgis Debray, il fotografo cileno George Roth e il pittore argentino Roberto Bustos che si
erano uniti a Guevara vengono subito arrestati. Bustos disegna gli identikit dei guerriglie-
ri e del loro capo (negli anni a seguire verr accusato di aver dato la notizia della presenza
di Guevara allesercito, ma assai probabile che quella presenza fosse gi nota). Il governo
e lesercito di La Paz, venuti a conoscenza del fatto che Guevara in Bolivia, smantellano a
poco a poco lintelaiatura clandestina della guerriglia nelle citt e iniziano a circondare il
gruppo guerrigliero. Sul piano militare il successo pi significativo del Che si verifica il 7
luglio, quando riesce a occupare la citt di Samaipata che taglia in due la Bolivia lungo la
strada che da Cochabamba porta a Santa Cruz.
Un primo gruppo di guerriglieri, tra cui c anche Tania Bunke, stretta collaboratrice di
Guevara da alcuni anni, viene intercettato dallesercito il 31 agosto: la sparatoria un mas-

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sacro. Il Che apprende la notizia dalla radio, ma nella speranza che non sia vera inizia a
girovagare nel tentativo di riunirsi ai possibili superstiti. Le comunicazioni con LAvana
sono affidate a una radio da campo che riceve i messaggi in codice di Radio Avana. Castro,
quando ha potuto comunicare direttamente con Guevara, lo ha rassicurato. Ma i contatti con
Cuba sono sempre pi sporadici. AllAvana si inizia a pensare che bisognerebbe tirar fuori
il Che dal labirinto boliviano, ma allatto pratico non se ne fa nulla: sono troppi gli impedi-
menti per la buona riuscita delloperazione. E probabile che lo stesso ex ministro
dellIndustria non abbia nessuna intenzione di tornare indietro per la seconda volta, come
gli era successo in Congo. Ormai stretto nellimbuto delle proprie scelte irreversibili.
Sono in molti, inoltre, a puntare sulla sconfitta di Guevara e sul suo totale isolamento
(come racconta Saverio Tutino in un libro di memorie). Gli Stati Uniti ne temono il ruolo in
America Latina e a Cuba: sono convinti, se non verr eliminato, che possa radicalizzare
ulteriormente la rivoluzione cubana. LUnione Sovietica non mostra grande interesse al
propagarsi della strategia rivoluzionaria e chiede ai partiti comunisti latinoamericani di iso-
lare la guerriglia e di dialogare con i governi civili. A Cuba lala filosovietica della rivolu-
zione, che fa riferimento soprattutto allex Partito socialista popolare, non ha mai nascosto
la propria diffidenza nei confronti del Che bollato pi volte come avventuriero nelle riu-
nioni informali.
Il 7 ottobre, nellultima pagina del suo diario boliviano, Guevara scrive:
Si compiono undici mesi dallinaugurazione della guerriglia. Giornata senza complicazioni, bucolica...
ci rendiamo conto che siamo a circa una lega da Higueras.
Il Che del tutto inconsapevole che la sua fine vicina. Il giorno dopo, presso la loca-
lit denominata Quebrada del Yuro, lui e i diciassette uomini che formano lavamposto
della guerriglia vengono sorpresi da cinque battaglioni dellesercito. Nello scontro riescono
a fuggire solo in otto. Altri tre guerriglieri sono arrestati, il resto del manipolo muore in
combattimento. Tra gli arrestati c Guevara, che non nasconde la sua identit.
Le ultime ore del Che trascorrono nei locali diroccati di una scuola. Viene interrogato
pi volte, mentre i militari attendono ordini da La Paz. Lindicazione, su pressione dei ser-
vizi segreti di Washington, quella di ucciderlo. Guevara spera in un processo, o sa che per
lui non c pi niente da fare? La sentenza viene eseguita da Mario Tern, un soldato che si
offre volontario. Il cadavere di Guevara trasportato con un elicottero allospedale Signore
di Malta, nei pressi di Vallegrande. E esposto su un tavolaccio a fotografi, tv e giornalisti.
Il Che ha gli occhi aperti e la divisa sbottonata, sembra un Cristo che ha concluso la sua
missione terrena. E stato ucciso ad appena trentanove anni.
Il comandante Manuel Pieiro, da tutti chiamato semplicemente Barbaroja fin dai
tempi della guerriglia cubana sulla Sierra Maestra, morto allAvana nel 1998, ha pi volte
smentito la versione che vuole che Guevara non sia stato sostenuto a sufficienza dalle auto-
rit dellAvana nel suo tentativo dinsurrezione in Bolivia. Pieiro, responsabile per alcuni
anni dellufficio del Ministero degli interni dellAvana incaricato di aiutare le guerriglie
latinoamericane, in alcune interviste concesse nel 1997, trentesimo anniversario della morte
di Guevara, tornato a parlare di quelle giornate dellautunno del 1967:
Fidel non voleva che fosse il Che a iniziare la guerriglia in Bolivia, pensava che dovesse incorporarsi in
un secondo momento, quando una prima colonna guerrigliera avesse conquistato forza Non esisteva un
piano demergenza per salvare Guevara in caso di pericolo. Quando giungono allAvana le notizie sulle
difficolt del Che, preparare un gruppo di uomini con lobiettivo di aiutarlo avrebbe comportato un lavoro
di mesi. Bisognava attraversare varie frontiere per giungere da Cuba in Bolivia Una soluzione, per altro
impossibile, sarebbe stata quella che lo Stato cubano dichiarasse guerra allo Stato boliviano e sbarcasse
con una divisione aerea nella zona degli scontri che avevano per protagonista Guevara: il che si sarebbe
trasformato in uno scandalo internazionale. Si sarebbe dato il pretesto allOrganizzazione degli Stati ame-
ricani di riunirsi immediatamente, dando la possibilit agli Stati Uniti di schierarsi in difesa del governo
boliviano di fronte allattacco della rivoluzione socialista cubana con lappoggio del comunismo interna-
zionale. Qualsiasi altra ipotesi rispetto agli avvenimenti del 1967, pura fantasia.

28
Il guerrigliero eroico

Dopo la morte, a Guevara vengono tagliate le mani che sono fatte recapitare a LAvana
per dimostrare che il cadavere proprio quello del Che. Il suo corpo viene tumulato sotto
una montagna di asfalto in un angolo della localit di Vallegrande, proprio dove si sta
costruendo un aeroporto: non si vuole che la tomba possa diventare meta di pellegrinaggi e
di manifestazioni politiche. Il 15 ottobre la notizia della morte viene confermata allAvana
da un discorso di Castro in tv:
Avremmo voluto, sopra ogni cosa, vedere in lui lartefice di grandi vittorie dei popoli piuttosto che il
precursore di queste vittorie. Ma un uomo di quel temperamento, dotato di quella personalit, di quel
carattere, che ha reagito sempre in un determinato modo di fronte a certe circostanze, disgraziatamente
poteva essere solo precursore e non artefice di queste vittorie. Del resto i precursori sono anche artefici
della vittoria, gli artefici pi grandi.
AllAvana la commozione enorme. Il 18 ottobre, a piazza della Rivoluzione, si svolge
una veglia funebre: vi prende parte una folla immensa. Guevara viene ribattezzato dai cuba-
ni El guerrillero heroico.
Con il Che la rivoluzione cubana perde la sua personalit pi rilevante, dopo quella di
Fidel Castro, e la possibilit di incamminarsi verso la piena autonomia anche dal colosso
sovietico. Lassassinio di quelluomo ancora giovane la fine del tentativo politico di non
chiudere lesperimento che si vive allAvana in una sola isola. Spietate repressioni stron-
cheranno le guerriglie latinoamericane nel corso di tutti gli anni Settanta e i golpe militari si
propagheranno in rapida successione dal Brasile allArgentina al Cile e in altri paesi: si
deve evitare il contagio cubano. Cuba viene isolata e bisogner aspettare il 1979 per vedere
il successo di unaltra rivoluzione in America Latina, quella del Nicaragua. LAvana fino
al 1989 ripiega via via verso un rapporto pi docile con Mosca. Ecco perch coglie qual-
cosa di vero quella barzelletta che circola da tanti anni a Cuba e che dice pi o meno cos:
Fidel nato nel paese sbagliato, in una piccola isola. Chiss cosa sarebbe successo, se la
rivoluzione avesse trionfato in Brasile e Argentina. Il Che, poi, doveva fare la rivoluzione
nella sua Buenos Aires. Castro e Guevara hanno fatto solo un banale e irrilevante errore:
hanno sbagliato paese.
Il diario boliviano del Che giunge a Cuba dal Cile, dove il socialista Salvador Allende
aiuta anche i tre cubani sopravvissuti in Bolivia a tornare in patria. Dariel Alarcn
(Benigno), Leonardo Tamayo (Urbano), Harry Villegas (Pombo) arrivano a LAvana solo il
6 marzo 1968, dopo aver fatto un vero e proprio giro del mondo: Bolivia, Cile, Isola di
Pasqua, Tahiti, Numea, Sri Lanka, Addis Abeba, Parigi, Mosca e infine Cuba. Sono accolti
da Castro come eroi. Il diario di Guevara era stato salvato da Antonio Arguedas
Mendieta, ex ministro degli interni della Bolivia, che in giovent aveva militato nella sini-
stra del suo paese.
Gli scavi nei pressi dellaeroporto di Vallegrande in Bolivia per ritrovare le spoglie di
Guevara e dei suoi compagni assassinati nellottobre del 1967 vengono autorizzati solo
trentanni dopo, nel 1997. Le ricerche danno esito positivo venerd 27 giugno. La mattina
dopo una telefonata a Fidel Castro di Jorge Gonzlez, il medico cubano che ha diretto le
ricerche insieme alla docente di storia Mara del Carmen Ariet, conferma la notizia. Con
Gonzlez e Ariet hanno lavorato sul luogo del ritrovamento lantropologo Hector Soto, lar-
cheologo Roberto Rodrguez e i geofisici Jos Luis Cuevas, Carlos Sacasas e Nol Prez. Il
gruppo di esperti non ha dubbi nel riconoscere in alcune ossa rinvenute in una fossa comu-
ne quelle del Che. Vengono anche rinvenuti i resti di altri guerriglieri cubani: Alberto
Fernndez Montes de Oca, Ren Martnez Tamayo, Orlando Pantoja e Carlos Coello.
Le spoglie di Guevara e dei suoi compagni giungono a Cuba nella notte tra il 12 e il 13
luglio 1997. Un aereo della Cubana de aviacin atterra sulla pista dellaeroporto militare di
San Antonio de los Baos, a pochi chilometri dallAvana. I feretri vengono avvolti nelle

29
bandiere cubane. Ad attenderli ci sono i reparti militari donore, Fidel Castro e Ral Castro,
i superstiti della spedizione guerrigliera in Bolivia, la moglie del Che Aleida March, i figli
Camilo, Celia, Ernesto e Aleidita (Hilda nel frattempo morta nel 1995 colpita da un can-
cro fulminante).
Il governo cubano decide di ampliare il mausoleo dedicato a Guevara che si trova a
Santa Clara, la citt dove il guerrigliero argentino pieg lultima resistenza dellesercito di
Fulgencio Batista. In quel mausoleo collocata lurna con i suoi resti. La cerimonia si svol-
ge nei primi giorni dellottobre 1997, proprio trentanni dopo la cattura del Che nei pressi
della Quebrada del Yuro in Bolivia e il suo successivo assassinio.
La morte di Guevara nel 1967 ha chiuso unepoca della rivoluzione cubana e dellAmerica
latina. Cuba ripiegher. Sfuma lobiettivo di estendere la rivoluzione in altri paesi del conti-
nente e di sottrarsi cos al dilemma o Stati Uniti o Unione sovietica. La rivoluzione cubana
difender se stessa, si istituzionalizzer e copier inevitabilmente gran parte delle malattie del
socialismo reale: burocrazia, inefficienza economica, autoritarismo.

Il mito e gli inediti


Non concluso il lavoro di indagine sulla personalit umana e politica di Guevara, tra i
protagonisti del XX secolo. Troppi documenti relativi alle circostanze della sua morte giac-
ciono nei cassetti dei servizi segreti di Washington, Mosca e LAvana. Non sono stati pub-
blicati neppure tutti i suoi scritti. Sul diario di ministro dellindustria, sugli appunti filosofi-
ci e economici che stava stendendo prima di andare in Congo e in Bolivia vige il veto del
Consiglio di Stato cubano che ne teme luso politico incontrollato (alcuni dei protagonisti
delle vicende che riguardano Guevara sono ancora vivi). Su alcuni scritti dellarchivio per-
sonale del Che vegliano la moglie Aleida March e i figli, che hanno istituito lArchivio e il
Centro di studi Che Guevara allAvana proprio nei locali della loro ex casa nel quartiere del
Nuevo Vedado che fu la prima residenza cubana del Che e della sua famiglia.
Di grande rilievo sarebbe la pubblicazione integrale degli ultimi scritti (gli appunti filo-
sofici e economici), in cui Guevara andava precisando le sue critiche al socialismo
dellUnione sovietica e le possibili alternative per un socialismo made in Cuba. E quella la
parte pi attuale del suo testamento politico e che pu aiutare nuove ricostruzioni della sto-
ria della rivoluzione cubana. Quanto alla personalit delluomo, resta intatta la lezione pi
volte ricordata dallo scrittore uruguaiano Eduardo Galeano: Guevara faceva quello che
diceva, per questo dava e d fastidio.
E tale coerenza che piace alle nuove generazioni che vedono in lui il mito moderno di
chi abbandona incarichi di governo, agi e allori per dedicarsi alla causa della liberazione di
altri popoli dalloppressione economica e imperialistica. Il mito di Guevara ha tutti gli ingre-
dienti della modernit. E morto giovane, bello, fotografato e ammazzato. Non ha avuto il
tempo di trasformarsi in burocrate e di invecchiare, o di vivere le pagine pi discutibili di
quella rivoluzione cubana alla cui vittoria ha contribuito. Nessuno sa, per esempio, come
avrebbe reagito alleccesso di filosovietismo avanero degli anni Settanta e poi di fronte alle
attuali difficolt di Cuba seguite al 1989 e alla dissoluzione dei paesi del socialismo reale.
Il ruolo di Guevara resta legato ai primi dieci anni della rivoluzione cubana: quelli della
vittoria, della speranza e delle utopie. Ma la coerenza stata soprattutto coniugata alle pro-
prie convinzioni, non certo allindisponibilit a cambiare idee e posizioni. Attitudine, tra
laltro, che Guevara ha espresso pi volte e che lo allontana dallimmagine di uomo politico
dogmatico e privo di dubbi. Parlano per lui la sua biografia intellettuale e il suo percorso
esistenziale.
Sul piano politico, il Che ha infatti il merito di aver intuito con ventanni danticipo
quello che sarebbe accaduto nel 1989 a Mosca e nelle altre capitali del comunismo europeo.
Per questo, cercava altre strade per lemancipazione del Terzo mondo. Lui, inoltre, non era

30
solo un uomo dazione e un guerrigliero, come una certa agiografia superficiale ha voluto
tramandare ai posteri. Ha dimostrato che anche chi ha usato il fucile in determinate condi-
zioni storiche deve leggere, studiare, scrivere e pensare. Lo rivela la quantit di scritti che
recano la sua firma e il rigore con cui ha svolto le funzioni di ministro. A ispirarlo stata
unidea etica e nobile della politica: per fare occorre pensare, per pensare occorre fare. E
linsieme di questi ingredienti umani e politici che fa s che la figura di Guevara si tramandi
di generazione in generazione, a distanza di tanti anni dal 9 ottobre 1967.
I giovanissimi che in tutto il mondo indossano le magliette con il suo volto non sanno
granch della traiettoria degli appena trentanove anni di vita del Che. Ne intuiscono la forza
del simbolo di ribellione in cui riconoscersi. Di simboli, miti e totem cosparsa anche lera
di Internet, fax e comunicazioni via satellite.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
IN ORDINE CRONOLOGICO

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Jean-Paul Sartre, Huracn sobre el azcar, Minrex, La Habana 1960
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Paco Ignacio Taibo II, Senza perdere la tenerezza, Il Saggiatore, Milano 1996
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Aldo Garzia, C come Cuba, Elleu Multimedia, Roma 2001
Claudia Furiati, La storia mi assolver. Vita di Fidel Castro, Il Saggiatore, Milano 2002

31
CAFECITOS (REVOLUCIONARIOS) CON IL CHE
di Gianni Toti1

Come ricordo il Che? Lo irricordo. Perch lo vedo tutti i giorni: alto, subito sulla parete
della mia stanza, nella fotografia che gli feci ormai non so pi quando: unimmagine etern-
nea Lho visto tanto, anche cos, il Che, che vive in me come un vecchio amico, fratello,
hermano-hermanito, come, anche, mi chiamava (oltre che Totito o Juantotito).
La prima volta? Forse nella smisurata e immisurabile piazza centrale del popolo cubano,
dove ho mangiato anchio blanco y negro, fagioli di tutti i tipi, dove Fidel e il Che gioca-
vano a scacchi con tutti (e talvolta i giovani cubani li battevano, in fila, a decine, di scacchi-
matti: scacchi rivoluzionari, ridevano poi).
Fidel parlava, torrenziale: le sue lunghe ore di maestro di scuola universale.
Noi, gli inviati di tutto il mondo dietro il gigante che insegnava. Il Che vicino a me,
per caso. Ma tanto lui che io non ce la facevamo pi a studiare in massa. Mi alzai e il
Che dietro, via! Allora mi chiam, per la prima volta, Juan Toti; poi sono stato Juanito,
Juantotito, Totito (e questo terzo nomignolo mi rimasto). Mentre ci allontanavamo
dalla folla, continuammo a etimologizzare: Etimo es verdadero, verdad? Pero ahora
disse - vamos a tomar un cafecito, el mejor de toda Cuba. Y talvez del mundo. Andai con
lui, a un caff circolare e ruotante, con fila girevoli di tazzine alte e strette. El mejor caf
del mundo, verdad!, confermai io allora; e adesso. Quante volte il Che mi port a tomar
este cafecito revolucionario, come lo battezzammo? Non furono poche n molte, ma
tante: caf-checito o caf-totito.
Raccontarvi? Forse confessare una mia-sua meta-intervista. Fu una delle tante volte
che mi invitarono a Cuba (come al seminario organizzato dalla Casa de las Amricas, in
onore di Ruben Daro. O al seminario internazionale sul tempo libero, dove i cubani pub-
blicarono in spagnol-cubano il mio libro Il tempo libero e io tenni una relazione quasi tor-
renziale quanto Fidel).
Dopo un cafecito, il Che spar allorizzonte, forse per il suo Ministero (che condusse
egregiamente, anche se non mi piace leconomia, mi disse, leconomia non economica
per il popolo); io stavo sulle spine; e perch ci eravamo accordati per una sua intervista,
sempre rimandata, io la scrissi. La meta-scrissi. O la trascrissi che-guevarizzando (aveva-
mo tanto parlato di contro-economia, di economia rivoluzionaria etc.), che osai.
Finalmente, e stavo gi per partire, irriducibilmente appar. Un cafecito, rise della mia
impazienza. E io gli squadernai sotto gli occhi la mia-sua intervista. Prima si rabbui, poi
lesse, poi rise: Como yo escribo bien, Totito, concluse. Estoy de acuerdo con Totito. O
Totito est de acuerdo con migo?. Respirai: Perdoname, Che!; Me perdono, disse, e
mi abbracci. Ecco.
Ma sto parlando troppo. Parlo spesso con lui, cos. Ci extravisitiamo ancora, tra un
cafecito revolucionario e laltro, Il mejor del mundo!.

1 Ripreso da il Grandevetro n. 57 (163), sett.-nov. 2002, pp. 10-11.

32
IL MARXISMO VISSUTO DEL CHE
di Costanzo Preve1

Parlando del padre Ernesto Che Guevara, la figlia Hilda [Hildita Guevara Gadea], si
esprime in questo modo:
Credo che ci sia una differenza di fondo, tra voi europei e chi lha conosciuto qui. Perch voi ne privile-
giate soprattutto limmagine del guerrigliero, dellavventuriero che salta le frontiere, un po ideologo e un
po idealista, mentre noi ne abbiamo un ricordo pi complesso, che somma nella sua esperienza di uomo
tutte le esperienze di una vita intensa e senza risparmi. Anchio posso essere tentata dal fascino di quella
prima immagine, per poi devo ammettere che era una sola sfaccettatura della sua personalit; e non la
pi importante, comunque.

Aggiunge Hilda Guevara:


Il pi importante aspetto della sua personalit era il suo interesse reale per la gente, la sua disponibilit e
voglia di capire, di tentare sempre di comprendere. Quando lui morto io avevo solo undici anni, e nove
quando si nascosto per preparare i suoi piani della guerriglia continentale. E tanto tempo fa. Ma ricordo
ancora bene come pap ci spiegasse sempre ogni cosa, in ogni occasione, e come insistesse a insegnarci
che anzitutto bisogna capire. E ci faceva leggere molto, di tuttoSalgari, per esempio, che era una sua
passione, e anche i poeti, come Neruda, Len Felipe: lui stesso ne declamava qualche pagina, stando in
piedi davanti a noi che lo ascoltavamo rapiti e in silenzio.

In queste espressioni della figlia il Che ci appare come un esempio di unione fra teoria e
prassi a partire dalla vita quotidiana, il segreto antropologico, cio, di quella nozione
marxiana di libera individualit che Marx nei Grundrisse (e Lukcs nella Ontologia
dellEssere sociale) contrappone a quella indipendenza personale cui perfettamente possi-
bile accedere anche nella societ borghese nellambito dellaccettazione onesta dei suoi
imperativi sistemici di riproduzione. pertanto in un certo senso comprensibile e legittimo,
ma anche pericoloso e fuorviante, limitare lattenzione postuma per il Che alla sua passione
e morte in Bolivia, oppure al suo coraggio di guerrigliero eroico. In modo magari del tutto
involontario, si possono in questo modo predisporre le condizioni per un consumo passi-
vo della figura irripetibile del Che, mettendo in ombra la sua integralit umana di marxista
e di comunista, come se questi due attributi fossero periferici nella personalit del Che,
mentre ne costituivano un aspetto assolutamente centrale.
Vi fu ovviamente, una passione e una morte del Che. Tuttavia, a proposito di Ges di
Nazareth, noto che lattenzione esclusiva e parossistica al momento della sua crocifissione
ha storicamente costituito un modo per far passare sotto silenzio il contenuto della sua pre-
dicazione, il fatto che avesse frustato i mercanti del tempio e che avesse definito sepolcri
imbiancati coloro che facevano parte dellopposizione di sua maest dellepoca, il suo
annuncio integralmente comunista del cosiddetto anno di misericordia del signore eccete-
ra. altres noto che la teologia della liberazione rifiuta questa operazione narcotica di
addormentamento delle coscienze e mette invece al centro lunit di teoria e di prassi del
Ges di Nazareth vivente.
Il Che fu anche, ovviamente, un guerrigliero eroico. In proposito, non bisogna mai
dimenticare di dire che egli non aveva nulla a che fare con leroe e con il superuomo che

1 Apparso in Democrazia Proletaria (mensile), a. VI, n. 5/1988, pp. 44-51.

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getta il cuore al di l dellostacolo e che persegue la bella morte dellesteta. Al contrario,
il suo progetto di guerriglia continentale non aveva nulla di irrazionale.
Egli commise certo degli errori, le possibilit di vittoria immediata non erano forse
molte, ma non erano neppure inesistenti. Gli amici della longue dure della storia sanno del
resto assai bene che le tradizioni latinoamericane di bolivarismo continentale esistono
realmente e non furono una superficiale invenzione del Che.
In questa sede, tuttavia, trascureremo questi aspetti pure assai interessanti. Vogliamo
invece riproporre la concreta attualit del Che maestro di marxismo e di comunismo per
noi, qui ed ora. Trattandosi di un aspetto cui si concede sciaguratamente poca attenzione, ci
limiteremo a dividere la nostra esposizione in tre punti sucessivi, dei quali il terzo il pi
importante in assoluto. I primi due, infatti, servono soprattutto a inquadrare meglio la cen-
tralit del terzo.

Verso il suo destino politico

A chi le chiede che cosa invidia a suo padre della sua vita, la figlia Hilda Guevara
risponde:
I suoi viaggi, di quando era ancora uno studente e lasci tutto per andarsene in giro pr lAmerica latina
come uno hippie, a conoscere i paesi, la gente, le loro lotte. Part dallArgentina e arriv fino in
Amazzonia, fra i lebbrosi, fino in Guatemala, fra i ribelli sconfitti, fino in Messico, alle porte degli Stati
Uniti. E scopr che eravamo un unico mondo. Gli invidio quella sua avventura a ventanni che valse una
vita, e forse anche una morte.

Chi scrive fa parte di quella parte non piccola della sua generazione per cui i viaggi, e in
particolare i viaggi allestero (dallautostop alle navi sgangherate), furono lesperienza forse
pi importante della giovinezza. Pi importanti degli studi unversitari, infinitamente pi
importanti di ogni discorso conformistico di inserimento nella societ borghese. Dagli ostelli
puliti e socialdemocratici del Capo Nord scandinavo alle campagne addormentate del
Portogallo di Salazar, dai paesi dellEst in cui scoprivamo angosciati che il comunismo utopi-
stico cui eravamo tanto affezionati non era affatto condiviso (anzi era odiato) dai giovani
locali fino alla vita di studio e di espedienti nelle grandi citt storiche europee, molti della
generazione presessantottina scoprirono che il viaggio era anche e soprattutto una condi-
zione per maturare una coscienza politica non provinciale, autenticamente internazionalistica.
In questo non cera ovviamente, nulla di nuovo. Il cosiddetto romanzo borghese di for-
mazione assai spesso la storia di un viaggio di formazione. La cultura occidentale si apre
con lOdissea di Omero, che la storia di un grande viaggio, fatto da un adulto, ma che
resta comunque un viaggio di formazione. Uno dei poemi pi belli in senso assoluto del-
lintero Novecento, Itaca del greco Kavafis, del resto dedicato al doppio tema del ritorno
a casa e del viaggio di formazione di un adulto, Ulisse appunto. Anche se sarebbe sbagliato
cadere in pessimismi di tipo variamente heideggeriano, indubbio che lattuale passaggio
dalla sottomissione formale alla sottomissione reale dei viaggi individuali e collettivi allin-
dustria pianificata del turismo capitalistico di massa pu risolversi in una perdita di cono-
scenza assai grave, in un momento storico in cui la mondializzazione reale dei problemi
sociali renderebbe al contrario sempre pi necessaria la conoscenza reciproca fra i popoli.
Lindustria del turismo capitalistico di massa invece un filtro selettore che aspira ad
omogeneizzare lintero globo allunico modello livellatore dellAmerican way of life.
Da questo punto di vista, lAmerican way of life tende a rendere impossibili veri e propri
viaggi di formazione, in quanto la sua segreta logica di integrazione incorpora la dialetti-
ca della trasformazione del giovane hippie in uno yuppie di mezza et. Essendo per lap-
punto lanticapitalismo consapevole lunica scelta di libert che lAmerican way of life non

34
pu prevedere e soprattutto non pu permettere, il non-conformismo temporaneo dello hip-
pie, girovago o stanziale che sia, gi premasticato in uno stadio di vita che prevede la
riconciliazione con linserimento posteriore pi o meno traumatico, del giovane non-
conformista in un bolso e noioso yuppie.
Si prenda, ad esempio, la bibbia dello hippies di quegli anni, Sulla strada di Kerouac.
Mentre, ad esempio, nei racconti vissuti di viaggio di inizio secolo di Jack London, che non
a caso fu autore anche de Il tallone di ferro, romanzo di fantapolitica rivoluzionaria, lo
sbocco socialista esplicitamente previsto e ad esso il viaggiatore quasi portato per mano,
lesito della frammentazione dellesperienza hippie nellAmerican way of life al massimo
una California post-storica, post-moderna, post-tutto, in cui la critica alla noia conformisti-
ca e piccolo-borghese della provincia americana collassa in uno stordimento estatico. In
generale, alla fine del viaggio dello hippie ci sta non a caso lLsd, Big Sur e le onde del
Pacifico, non certo la spedizione del Granma e la costruzione faticosa e paziente, prosaica
in modo quasi intollerabile, del socialismo.
Che Guevara, dunque, non fece il viaggio dello hippie. Se vogliamo ispirarci alla tradi-
zione letteraria spagnola, della quale Guevara era peraltro imbevuto, egli fece semmai il
viaggio del pcaro o dello hidalgo, del Lazarillo del Tormes e del Don Chisciotte della
Mancia. Si tratt di un viaggio che non poteva concludersi nello stordimento estatico del-
lannullamento dellesperienza storica, ma che aveva come sua conclusione logica, anche se
non certo necessaria, lesito rivoluzionario. Indubbiamente, fu a tutti gli effetti un caso che
il Che abbia incontrato Fidel Castro a Citt del Messico. Agli eventi casuali, comunque,
noto che si arriva in qualche modo preparati, lo si voglia o no.
Nel corso del suo viaggio, infatti, il Che aveva studiato il Marxismo. Ocorre fare molta
attenzione a questo piccolo, apparentemente quasi insignificante dato biografico, senza il
quale per lintera vita del Che apparirebbe assolutamente incomprensibile. La figlia Hilda
insiste molto sul fatto che il padre aveva soprattutto la passione di capire. Ora, sappiamo
che vi una diffusa e testarda resistenza a prendere atto del fatto che, per capire qualcosa
del funzionamento globale della societ contemporanea, il marxismo una porta stretta
dalla quale bisogna passare, lo si voglia o meno. indubbiamente cento volte meno fatico-
so appendere il poster del Che al muro della propria camera che fare lo sforzo di compren-
sione dialettica della realt che il marxismo richiede. E, tuttavia, chi si ispira al Che non
pu rimuovere il suo lungo viaggio attraverso la moderna passione di capire il mondo sotto
laspetto della sua trasformabilit rivoluzionaria.
Il viaggio del Che verso il marxismo, effettuato negli anni Cinquanta e Sessanta, fu
altrettanto faticoso del viaggio per le strade andinedi montagna e per le selve amazzoniche.
Fu un viaggio fortunato, che si svolse, per, in condizioni partcolari, che merita ora analiz-
zare brevemente.

Il percorso teorico verso il suo marxismo

Leggendo gli scritti di Guevara, non si ha certo limpressionme di avere a che fare con
un marxismo sistematico, pedantescamente ordinato, sempre internamente coerente.
Secondo alcuni egli sarebbe stato in primo luogo un uomo dazione, non un teorico, e non
bisognerebbe dunque cercare in lui il rigore filosofico e scientificomarxista. Secondo altri
egli sarebbe morto troppo presto, e in questo modo non ebbe il tempo per sistematizzare il
suo marxismo in modo accettabile. Secondo altri ancora, Guevara sarebbe stato un marxista
autodidatta, formatosi su manuali dogmatici ispirati a un marxismo-leninismo di tipo
sostanziamente ancora staliniano. Uomo dazione magnifico, come teorico Guevara sarebbe
un pensatore confuso ed eclettico, non certo in grado di essere annoverato fra i maestri di
marxismo del nostro tempo.

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Non condividiamo questa opinione. A nostro parere, infatti, questa opinione minimizza-
trice del valore, anche e soprattutto teorico, del marxismo del Che, finisce con lispirarsi
implicitamente ad una nozione di marxismo colto, di tipo universitario, da cui in genere
si pretende una sorta di certificato di qualit, un alto livello che poi generalmente il
livello delle tesi accademiche di dottorato. In questo marxismo universitario generalmen-
te la coerenza c, ma si tratta di una coerenza puramente formale, che taglia fuori il marxi-
smo vivente dellunit dinamica fra teoria e prassi nella situazione politica quotidiana.
Il marxismo vivente del Che deve essere giudicato su tuttaltre basi. In primo luogo
occorre aver bene chiaro che dopo il 1956, anno del XX Congresso del Pcus ed inizio della
legittimazione formale della critica allo stalinismo (che non significa ovvimente affatto
inizio del vero e proprio superamento delle forme di coscienza di massa staliniane nel
movimento comunista), il tentativo di riappropriazione, anche e soprattutto teorica, del
marxismo e dello stalinismo, seguir due distinte logiche, apparentemente estranee ma
segretamente convergenti, legate a due situazioni sociologiche e geografiche ben distinte
luna dallaltra.
In Europa occidentale e negli Usa, infatti, liniziativa del rinnovamento teorico del
marxismo fu opera soprattutto del marxismo universitario (anche se con eccezioni, peraltro
non rilevanti). Si tratt di una situazione di fatto quasi obbligatoria, dal momento che la
sclerotizzazione teorica del movimento operaio e sindacalemilitante aveva ridoto il
marxismo e il leninismo a semplice ideologia di riferimento e di legittimazine burocratica
puramente verbale. Il funzionamento oggettivo del sapere universitario, tuttavia, portava
allaccettazione della scomposizine accademica del lavoro intellettuale nelle scienze sociali
particolari (ecomomia, politica, sociologia, storia, filosofia, tecnologia eccetera), che avreb-
be alla lunga distrutto lunit militante fra teoria e pratica comunista. Alla fine degli anni
Cinquanta e nei primi anni Sessanta, tuttavia, liniziativa teorica del rinnovamento del
marxismo part indubbiamente dalle universit. Pensiamo a Wright Mills e a Sweezy per gli
Usa, ad Adam Schaff e a Karel Kosik nei paesi a socialismo reale, a Garaudy, Sartre,
Althusser, Della Volpe, i Francofortesi, nei paesi dellEuropa occidentale. Tutti questi auto-
ri (e molti altri che non possiamo qui citare per motivi di spazio) produssero dei risultati
indubbiamente interessanti. Soggettivamente, tutti questi autori comprendevano anche che
il materialismo storico ununica e indivisibile scienza sociale critica della societ capitali-
stica, e che il marxismo non si lascia scomporre in fattori (consapevolezza questa, che
era gi tipica di Antonio Labriola). Tuttavia, la loro consapevolezza soggettiva non poteva
resistere alla quasi totale mancanza di mandato politico e sociale da parte di un movimento
operaio che aveva scelto lintegrazione strategica nel capitalismo, e non poteva alla lunga
neppur resistere alla oggettiva forza d inerzia della divisione universitaria delle discipline.
La parte marxista del movimento del Sessantotto persegu un tentativo di riunificazione
culturale del materialismo storico, ma si perse infine in una foresta teorica di cui si riusciva-
no a vedere soltanto i singoli alberi (Althusser e Adorno, Sartre e Kosik eccetera).
Nei paesi oppressi dallimperialismo, ed in particolare in America latina, il tentativo di
superamento dello stalinismo non poteva logicamente avvenire attraverso la mediazione di
un sofisticato apparato universitario. A maggior ragione, questo non poteva avvenire per
autodidatti come il Che, che aveva fatto studi di mediciana allUniversit e che era del resto
un divoratore di libri di vario tipo. Uomini come il Che dovevano per forza giungere al
marxismo attraverso linevitabile mediazione di manuali dogmatici di marxismo staliniano
(Kuusinen eccetera), di cui per erano perfettamente in grado di destrutturare il formalismo
rigido, senza per questo respingere formalmente il linguaggio che in essi era usato.
A proposito del marxismo del Che, non bisogna certo formalizzarsi sul fatto che egli vi
sia arrivato attraverso i manuali dello staliniano finlandese Kuusinen piuttosto che attraver-
so i seminari di Bloch o di Adorno. Trascurando il fatto che il pensiero umanistico rinasci-
mentale ha spesso avuto origine da una destrutturazione della teologia medievale pi dog-

36
matica (oltre che ovviamente da un ritorno consapevole alle fonti classiche non adulterate),
non si pu dimenticare che la stessa riflessione dellultimo Mao Tse-tung (quello della
Rivoluzione culturale cinese) ha avuto origine, fa laltro, da una lettura critica annotata del
Manuale sovietico di economia politica e di scritti di Stalin.
Non vogliamo qui certo spingere il parallelismo fra la lettura critica di Mao a Stalin e la
lettura critica di Guevara ai manuali del Kusinen. Pi avanti faremo notare come il Guevara
marxista di fatto estraneo ad una concezione meccanicistica del ruolo delleconomia e
dello sviluppo delle forze produttive nel socialismo (polemica con Bettelheim eccetera). In
questa sede occorre invece ribadire ancora con forza due punti. In primo luogo, il fatto che
laccesso al marxismo attraverso la lettura critica destrutturante di manuali dogmatici,
mediati con il rapporto creativo con la prassi quotidiana, non deve essere in via di principio
considerato inferiore allaccesso attraverso la via di una scuola unversitaria sofisticata. In
secondo luogo, il fatto che Guevara leggeva tranquillamente Trotsky e Mao, senza che per
questo si debba scolasticamente etichettarlo come staliniano, trotskista o maoista. In realt (e
ci avviciniamo cos al terzo punto della nostra trattazione, che consideriamo a tutti gli effetti
il punto cruciale) il Che non ha bisogno di etichette di appartenenza o di scuola, in quanto
presenta un profilo, anche teorico, assolutamente originale, che ora tenteremo di definire.

Un profilo teorico originale

Cercando di individuare lelemento teorico centrale che caratterizza il marxismo del


Che, i biografi e i commentatori hanno di volta in volta sottolineato aspetti diversi anche se
convergenti. In proposito, si parlato di utopia rivoluzionaria, di umanesimo rivoluziona-
rio, di romanticismo rivoluzionario.
Si tratta di tre connotazioni assolutamente pertinenti, che possono tuttavia dar luogo ad
equivoci linguistici di vario tipo, che a sua volta possono prestarsi a fraintendimenti e a
manipolazioni. In Che cera certamente una componente fortissima di utopismo rivoluziona-
rio e del resto, dopo Ernst Bloch, divenuto insensato usare il termine utopia in senso sva-
lutativo in opposizione a realismo. Questo pu anche non piacerci (ed infatti non ci piace),
ma cos purtroppo , ed allora sciocco regalare subito al cinismo borghese ci che soprat-
tutto esso vuole, la liquidazione del Che come generoso e grande utopista, troppo grande
purtroppo per il basso mondo materiale in cui viviamo. Un analogo discorso potrebbe essere
fatto a proposito del termine romanticismo rivoluzionario. Crediamo sia un errore cultura-
le enorme (e purtroppo lo si autorevolmente fatto) parlare del Che come di un eroe della
Qualit contro la Quantit, dello Spirito contro la Materia, della Volont contro lEconomia
e la Tecnica. Fra laltro, se si leggono con attenzione gli scritti del Che, ci si accorge agevol-
mente come questa interpretazione spiritualistica sia filologicamente infondata.
Maggiore credibilit pu invece avere la definizine di umanesimo rivoluzionario. Il
Che fu indiscutibilmente un sostenitore deledificazione da subito del cosiddetto hombre
nuevo come base antropologica e sociale assolutamente necessaria per il socialismo e per
il comunismo. Nel Che, lapologia della tecnica sempre indissolubilmente legata alla-
pologia della ideologia comunista, ed il termine ideologia ovviamente sempre usato
nella sua accezione positiva, leniniana, e non nella sua accezione negativa, originaria-
mente marxiana. Tuttavia, riteniamo che le critiche a suo tempo fatte da Louis Althusser
allinterpretazione umanistica del marxismo non debbano essere liquidate come una
curiosit universitaria parigina degli anni Sessanta, ma debbano essere francamente prese
molto sul serio. La fondazione filosofica umanistica del materialismo storico, infatti,
che pur gioca e ha giocato talvolta un ruolo storico positivo contro i deliri burocratici di
onnipotenza tecnologica o contro le apologie naziste della belva bionda, resta fragile
per almeno tre ordini di ragioni. In primo luogo tende ad eliminare di fatto la considera-

37
zione unitaria del mondo naturale e sociale, facendo scivolare il materialismo storico in
una sorta di storicismo idealistico, oppure di umanesimo tecnologico che considera la
natura come fondo anzich come polo dialettico dello sviluppo sociale. In secondo
luogo pu creare una forma di opportunismo interclassista assolutamente innocuo, nel
momento in cui tutti gli uomini e tutte le classi, sfruttati e sfruttatori, possono essere uni-
ficati concettualmente dalla comune appartenenza alla specie umana . In terzo luogo, infi-
ne, pu rovesciarsi in una forma di volontarismo estremistico, chi considera luomo vec-
chio un foglio da cancellare, e tratta luomo nuovo come un foglio bianco in cui scrivere
(cancellando in questo modo i due aspetti fondamentali costituiti dalla dialettica dellabi-
tudine e dalla eredit del passato da rivendicare).
Leggendo il Che, facile capire che tutti e tre questi equivoci del termine umanesimo
gli sono sostanzialmente presenti. Il suo non in alcun modo un umanesimo idealistico,
interclassistico, volontaristico-estremistico. Tuttavia, forse opportuno evitare un termine
tanto carico di possibili equivoci.
Il termine forse pi adatto per indicare il pensiero del Che sarebbe forse quello di inte-
gralismo rivoluzionario, nel senso che tutti gli aspetti teorici e pratici che in altri si trovano
separati si riuniscono in lui in una integralit armoniosa. Anche in questo caso, per, la via
sbarrata dal fatto che luso corrente del termine integralismo allude ad una sorta di fonda-
mentalismo religioso dogmatico ed un po fanatico. Il Che era privo dei tratti del fanatico
dogmatico, caratterizzato dalla incapacit parrocchiale di confrontarsi con il diverso ed il
non consueto. Il suo era anzi a tutti gli effetti un radicalismo non fanatico, caratteristica pre-
ziosa ed inestimabile comune a molti rivoluzionari (da Marx a Lenin, da Gramsci a Lukcs).
La figura del Che, infatti, assolutamente priva di quegli elementi di ascetismo un po
allucinato e sforzato che pure caratterizzano molti sinceri rivoluzionari. Il suo radicalismo
marxista e comunista singolarmente privo di elementi di ascetismo e di fanatismo dunque
alla base non soltanto della unit biografica di senso della sua vita vissuta, ma anche alla
base di quella unit teorica fra etica, politica ed economia, che riteniamo essere il suo prin-
cipale lascito teorico da sviluppare.
Questa unit teorica fra etica, politica ed economia, che fa di queste tre dimensioni del-
lessere sociale un unico complesso ontologico storicamente caratterizzato, ununit inte-
gralmente processuale, e si contrappone a due comunissime impostazioni false del proble-
ma: la loro separazione in via di principio (tipica del pensiero borghese e socialdemocrati-
co) e la loro unificazione volontaristica immediata (tipica del pensiero estremistico di vario
tipo). Ernesto Guevara ci sembra essere uno dei primi grandi marxisti della seconda met
del XX secolo ad essere almeno consapevole della necessit di seguire uno stretto sentiero
intermedio fra queste due pareti franose. Questa consapevolezza basta ed avanza, a nostro
parere, per consentire di connotare il Che come un grande teorico marxista, nostro maestro
attuale di marxismo vivente per loggi.
Analizziamo la prima grande parete franosa. Dal momento che lideologia borghese non
pu strutturalmente fare la genesi storica di se stessa, n tantomeno pu considerare il pre-
sente come storia, inevitabile che essa separi in via di principio letica, la politica e leco-
nomia. Il momento morale eretto a momento autonomo di correzione ex post delline-
vitabile ingiustizia nella ripartizione dei beni frutto dellautomatico funzionamento delle-
conomia, e dellinevitabile ragion di stato frutto della politica moderna, figlia della forza e
del potere. Il momento politico risolto nella rappresentanza concorrenziale di soggetti di
cui si postula una peraltro inesistente unit fra homme e citoyen, mentre il momento econo-
mico, che dei tre ovviamente quello soverchiante fino al punto di trasformare nella
coscienza del borghese leconomia stessa in una vera e propria religione moderna, al mas-
simo il luogo di una mescolanza razionale fra piano e mercato.
Fra laltro, questo spiega lapparente primato delletica di cui si parla moltissimo
negli ultimi anni nellOccidente capitalistico orfano della rivoluzione comunista. Si tratta di

38
un primato di tipo correttivo, che si alza in volo al crepuscolo dopo che si deciso che la
politica e leconomia capitalistica sono ormai immodificabili e devono essere acettati come
destino dellOccidente.
assolutamente evidente che questo ipocrita e falso primato delletica non ha nulla a
che fare con la centralit del momento etico nel pensiero del Che. Non vi etica moderna
senza rivoluzione socialista, non vi rivoluzione socialista senza etica moderna (parliamo
di etica pubblica, ovviamente, in quanto la morale privata perfettamente compatibile con
il capitalismo, oltre che con lo schiavismo, il feudalismo ed il socialismo burocratico e
manipolato).
Passiamo alla seconda grande parete franosa. Il tentativo generoso di unifcazione
immediata di etica, politica ed economia sulla base del volontarismo etico (non importa se
su base laica o religiosa) non pu che risolversi in una sorta di autoposizione idealistica la
quale, come il barone di Mnchhausen, pretende di sollevarsi in cielo tirandosi per il pro-
prio codino. Per fare un solo esempio, indiscutibile che il volontariato civile nel capitali-
smo , da un lato, lo scrigno di contenuti di prefigurazione comunista gi vissuti qui ed ora,
ma pu diventare, dallaltro, un rimedio a basso costo della crisi del welfare state (quando
addirittura non viene usato come un ariete per abbatterlo).
Il volontarismo etico che persegue lunificazione immediata di momenti dellessere
sociale che ci sono stati consegnati dalla millenaria storia degli uomini divisi in classi non
pu che collassare su se stesso. Letica diventa bene o male una forma di rigorismo e di
fanatismo morale che non pu accettare la riluttanza dellesistente ad adeguarsi ai propri
imperativi assoluti (e si pensi a Pol Pot, ed anche ad un certo Lin Piao, se vero che fu lui il
redattore del libretto delle citazioni di Mao Tse-tung), ed in questo modo aperta in
buona fede la porta alle repressioni di massa. La politica diventa integralmente mobilita-
zione delle masse per realizzare il piano sociale complessivo, e perde ogni momento dia-
logico ed orizzontale per verticalizzarsi in una piramide di cinghie di trasmissione, il cui
inevitabile destino la burocratizzazione. Leconomia, negata a parole come momento
autonomo dellessere sociale complessivo, diventa paradossamnte un feticcio che agisce
alle spalle della coscienza, nella forma della lotta fra il regno della consapevolezza, il piano,
ed il regno della automaticit inconsapevole, il mercato.
Nel marxismo del Che Guevara questi aspetti sono di fatto assenti. Si gi notato che
questo dovuto ad un radicalismo privo di ascetismo e di fanatismo. Come in Lenin,
Guevara non sottovaluta affatto il lavoro volontario ed i cosiddetti sabati comunisti, per-
ch li vede come una prefigurazione concreta di un nuovo atteggiamento verso il lavoro.
Tuttavia, egli non si sogna neppure di metterli alla base di una scientifica direzione etico-
politica delleconomia.
La direzione consapevole dello sviluppo onnilaterale delluomo dunque la nozione
centrale del marxismo del Che. In questo concetto di direzione non ci sta nulla di ammini-
strativo e di burocratico, perch a tutti gli effetti lautogoverno dei produttori associati lu-
nico soggetto titolare di questo sviluppo. La concezione delleconomia nel Che (leggibile in
particolare nel suo dibattito polemico con Bettelheim) basata sulla consapevole valorizza-
zione degli elementi di comunismo gi presenti ed operanti nel corso della costruzione del
socialismo senza che questo comporti la via di ci che fu chiamato in Cina il vento della
comunistizzazione immediata, ed il cui esito dialettico in generale un contraccolpo a
destra sciagurato e violento (ed anche qui, purtroppo, la Cina insegna). La concezione della
politica nel Che non ha nulla della vertigine verticalista del sogno burocratico delle cin-
ghie di trasmissione, ed ha anzi del tutto consapevolmente al suo centro la lotta al burocra-
tismo come questione strategica e centrale della transizione. Letica nel Che in primo
luogo unetica del compagno contrapposto alletica del parente (e si veda la lettera rivelatri-
ce ad una sua corrispondente che portava il suo stesso cognome e si chiedeva se questo
comportasse vincoli di parentela). Anche in questo caso, per, non vi nessuna estremistica

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fuga in avanti verso la distruzione della famiglia, o discorsi di platonismo di pseudosini-
stra sulla comunione dei beni, eccetera. inutile. Ogni tentativo di trasformare Guevara in
un allucinato fanatico (moralmente puro quanto si voglia) destinato a fallire.

Una breve conclusione

Occorre essere ben consapevoli del fatto che parlare di Che Guevara oggi fa tuttuno
con il parlare di rivoluzione socialista, di marxismo e di comunismo. Ovviamente, il fascino
della figura umana del Che va assai oltre il livello della sua appartenenza ideologica, e cos
pure la coerenza ed il rigore della sua condotta di vita. Tuttavia, occorre respingere, pacata-
mente nella forma ma fermamente nella sostanza, ogni tentativo di mettere sotto silenzio
laspetto marxista e comunista del Che. Non bisogna a questo proposito farsi illusioni. Il
Che bene o male una delle figure centrali, simboliche, del XX secolo, ed fisiologico che
si tenti di alzare da varie parti una cortina fumogena di disinformazione sulla centralit
della dimensione marxista e comunista per intendere la sua personalit.
Il Che infatti un maestro attuale di marxismo, un pensatore chiave per la sua ricostru-
zione. A pi di ventanni dalla sua morte, il panorama internazionale certo assai mutato.
Leroico Vietnam, per il quale egli ebbe una solidariet totale, ha vinto, ma la sua vittoria
non riuscita ad innescare quel significato internazionale su cui forse il Che contava. In
Cina, la linea di Mao stata sconfitta in campo aperto, e sostituita con una variante di destra
del socialismo reale, sulla quale non si ancora aperta una seria discussione internazionale,
anche per rispetto della autonomia di scelta politica del popolo cinese, un popolo che indub-
biamente ha saputo vivere da protagonista il XX secolo. In Urss, la linea di Gorbaciov per
il momento poco pi di un quadro storico generale, e le sue prospettive sono incerte, anche
se hanno riacceso in molti la speranza nella possibilit di una rivitalizzazione interna del
comunismo storico. In Occidente, lo scivolamento a destra del movimento operaio stato
tale, da passare in un certo senso il segno, e da suscitare sane reazioni la cui consistenza
strategica per ancora tutta da verificare.
In questo panorama cambiato, la centralit teorica del Che resta immutata. Il Che non
un classico da imbalsamare in unimmagine di culto laico. Come Marx, Lenin, Gramsci,
Lukcs, ed altri grandi rivoluzionari, il Che un classico da leggere, da studiare, su cui
avviare dibatttiti, discussioni, formazione individuale e collettiva dei comunisti.

Nota bibliografica

Per accostarsi alla figura complessiva del Che, si consiglia di cominciare dalla buona
monografia di Roberto Massari, Che Guevara. Pensiero e politica dellutopia, Edizioni
Associate, Roma, 19872. Lo scrivente ritiene che Massari sottovaluti in un certo modo la
dimensione specificatamente teorica, marxista, del Che, ed esprime su questo un ragionato
dissenso. Tuttavia, la monografia di Massari resta indispensabile.
La pi recente raccolta di scritti del Che, sempre curata da Massari, si intitola Scritti
politici e privati di Che Guevara3, Editori Riuniti, Roma,1988.
Saverio Tutino ha ritenuto di fare una inutile prefazione in cui (p. 8) scrive letteralmente
che fare politica con lutopia rimasto un sogno, ed il sogno si spento come svanito
luomo che la personificava. Non facile spiegare che cosa sia un profeta della rivoluzione,

2 La quinta edizione rivista e ampliata apparsa presso la Erre emme, Roma 1994 [n.d.r.].
3 Ora Scritti scelti a cura di R. Massari, 2 voll., Erre emme, Roma 1993 [n.d.r.].

40
quando il tempo delle rivoluzioni tramontato e non si vede come e dove potr risorgere.
In questo modo leroe cosmico-storico Tutino, confondendo i propri disincantati stadi di
coscienza con la storia universale, di cui decreta la fine, seppellisce Guevara per la seconda
volta. Pi simpaticamente, lo scrittore argentino Ernesto Sbato (p. 289) sostiene che la
lotta del Che Guevara contro gli Stati Uniti stata una lotta dello Spirito contro la Materia.
Opinione rispettabile, che resta per uninterpretazione spiritualistica di Guevara assai
discutibile.
Per unantologia pi ampia degli scritti del Che si legga E. Guevara, Scritti, discorsi e
diari di guerriglia, 1959-1967, Einaudi, Torino, 1969, a cura di Laura Gonsalez. Una
ristampa del Diario del Che in Bolivia, con prefazione di Fidel Castro, uscita presso la
Feltrinelli economica nel 1987, anno del ventennale della morte del Che4.
Le citazioni della figlia Hilda Guevara sono state tratte da unintervista uscita su La
Stampa, 30-10-1987. Raccolte di utili saggi, spesso con bibliografia, sono stati pubblicati in
occasione del ventennale della morte da Rinascita, n. 39, ottobre 1987, Bandiera rossa,
mensile della Quarta internazionale, ottobre 1987, il Manifesto 1-10-1987, ed infine
LUnit, 4-10 1987. A fianco di pregevoli messe a punto, il tono generale delle commemo-
razioni del ventennale stato liquidatorio, tendente a stemperare il marxismo del Che in
unetica umanistica interclassista buona per tutti i palati.
Uno scritto che riteniamo fondamentale, ed a cui sostanzialmente si ispira questo breve
saggio, quello di Carlos Tablada Prez, El pensamiento economico de Ernesto Che
Guevara, nella rivista Casa de las Amricas, n. 163, luglio-agosto 1987. Si tratta del rias-
sunto di un libro omonimo5 pi ampio che vinse alla pari con altri il premio Ernesto Che
Guevara offerto nel 1987 dalla Casa de las Amricas e dal Centro de Estudios sobre
Amrica. Tablada Prez d di Guevara una lettura articolata, che ne fa peraltro un continua-
tore dello spirito di Lenin, e non un eretico o marginale. Lo scrivente condivide in pieno
limpostazione fondamentale di Tablada Prez.
Negli ultimi tempi, sembra che vi sia stata a Cuba una tendenza per un ritorno convinto
e consapevole al Che non solo come esempio etico di tensione rivoluzionaria, ma anche
come ispiratore teorico della transizione al comunismo. Se cos fosse, e se questo si legasse,
come del resto inevitabile, ad una democratizzazione antiburocratica della societ, non si
potrebbe che esserne felici.

4 Si veda ora la nuova edizione illustrata e annotata del Diario di Bolivia a cura di R. Massari, Erre emme,
Roma 1996 [n.d.r.].
5 Carlos Tablada Prez, El pensamiento econmico de Ernesto Che Guevara, Casa de las Amricas, La Habana
1987. E stato tradotto una prima volta da R. Massari e pubblicato come Guevara, il pensiero economico, Erre
emme, Roma 1989, e in versione pi ampia come Economia, etica e politica nel pensiero di Ernesto Che
Guevara, Il Papiro, Sesto S. Giovanni, 1996 [n.d.r.].

41
EL CHE SIGUE VIVO,
ESTCON NOSOTROS Y CON MUCHOS MS
del Subcomandante Marcos1

El legendario comandante guerrillero Che Guevara sigue vivo a 30 aos de muerto,


est con nosotros y est con muchos ms afirm el Subcomandante Marcos jefe militar
del Ejrcito Zapatista de Liberacin Nacional (Ezln), guerrilla indgena de Chiapas,
estado sureo de Mxico. El Che est ms cerca de nosotros de lo que piensan muchos,
agreg.
El Che vuelve a caminar no slo - o no preferentemente - con el uniforme de la gue-
rrilla, con el uniforme de las armas, pero siempre con el espritu de la rebelda, con una
propuesta tica de ser mejor, dijo Marcos en entrevista exclusiva concedida a Reuter.
En el 30 aniversario de su muerte el Che va a seguir sobreviviendo, coment un
Marcos reflexivo durante el encuentro efectuado en un lugar de la selva distante a media
hora de La Realidad, lugar donde hizo su ltima aparicin pblica a principios del ao.
Empedernido fumador de pipa como el viejo guerrillero argentino, Marcos - refugia-
do en las montaas de la selva Lacandona como hiciera el mismo Che en su ltima aven-
tura en Bolivia donde fue asesinado por el ejrcito de ese pas el 8 de octubre de 1967 -
neg que aspire a heredar el hueco que dej el Che.
No aspiramos a su herencia. Pero evidentemente la camisa y el peso de la herencia
poltica, moral, tica del Che es demasiado grande para cualquiera. Pero de alguna u otra
forma todos los movimientos rebeldes de Amrica Latina son herederos de la rebelda del
Che, de su aspiracin a un mundo mejor, de la aspiracin a un ser humano mejor y de la
necesidad de luchar por construir ese mundo y por convertirse en ese hombre mejor,
asegur a Reuter.
Sentado sobre los restos de un arbol cado, el subcomandante seal que son here-
deros del Che no slo los movimientos armados o guerrilleros que hay en Amrica
Latina. Tambin todos los movimientos sociales, todos las organizaciones polticas de
izquierda, de esta otra gran mayora de la sociedad latinoamericana que es la sociedad
civil: jvenes, mujeres, nios - no pocos -, homosexuales y lesbianas, todos los sectores
marginales, son herederos del Che.
Esta es una herencia muy grande, algo que cualquiera puede hacer. Esto no significa
dejar todo, irse a la montaa, tomar un fusil y desafiar al poder mundial sino que es esa
posibilidad de rebelda y de que esa rebelda se traduzca en un mundo mejor para otros.
Nosotros decimos que nuestra consigna de Para todos todo, nada para nosotros es una
consigna que tomamos del reconocimiento y la ascendencia tica que tomamos del Che,
agreg Marcos.
Segn el lder zapatista, en Ernesto Guevara sta historia en l alcanz una corpo-
reidad muy definida pero que tiene que ver con toda esta rebelda que subyace en
Amrica Latina desde su nacimiento, dijo a Reuter.
En 30 aos muchas cosas han pasado, dijo Marcos mientras se tomaba la vicera de
su vieja gorra caf llena de remiendos en la que sobresalen tres estrellas rojas deslava-

1 Le dichiarazioni di Marcos sono state raccolte alla Realidad (in Chiapas) da Jess Ramrez Cuevas (della
Reuter) nellanniversario del 1997.

42
das por el sol. El hecho de que se celebren 30 aos y de que el Che haya podido sobre-
vivir no slo a su muerte sino a los intentos de banalizacin, de convertirlo en un objeto
de consumo o de moda.
Que 30 aos despus, por una fecha o por la aparicin de su osamenta, vuelva a
plantearse su vigencia, muestra esta tozudez o esta necesidad de Amrica Latina y de
todo el mundo de reiterar la rebelda y la posibilidad de que esa rebelda se traduzca en la
construccin de mejores caminos para todos, coment el vocero de la guerrilla integra-
da por indgenas mayas de Chiapas.
Balanceando el AR-15 entre sus botas cafs visiblemente desgastadas, Marcos recor-
d que el Che vuelve a sobrevivir al ataque del tiempo, como tambin sobrevivi al ata-
que del mercado, como sobrevivi a pesar de todo al ataque de las boinas verdes en
Bolivia, como sobrevivi a los intentos de sacralizarlo y santificarlo, sobre todo por cier-
tos sectores de la izquierda latinoamericana.
Vuelve a aparecer con nosotros, aparece con otros grupos armados, con grupos pac-
ficos, con grupos civiles, con organizaciones no gubernamentales, puntualiz.
La gran aportacin del Che, su gran herencia, es el valor tico de una propuesta que
le vali el reconocimiento no solo de los sectores de izquierda sino tambin de la derecha
y de sus enemigos. Esta consecuencia con una forma de pensar y de vivir hasta las lti-
mas consecuencias con esa forma de pensar, seal el estratega militar del Ezln, un
movimiento armado que ha sido calificada como la primera guerrilla "posmoderna" del
mundo.
El problema ahora es que la figura del Che est un poco envuelta en la bruma, en el
tiempo trascurrido desde de su cada en la quebrada del Yuro, en acahuaz (Bolivia).
Hay discusiones sobre si el Che era bueno, era malo, si era muy militarista, si era muy
intolerante, si era un santo, si era un gran hombre o no. Finalmente, lo que sobrevive a
todas esas polmicas ms o menos serias y profundas, ms o menos irrelevantes, es la
posibilidad de poder construir un mundo mejor para todos y que ese mundo pueda ser
habitado, vivido y llevado adelante por un ser humano mejor al que ahora somos, dijo el
jefe guerrillero mexicano.
Con humildad, Marcos coment que al Che los zapatistas tratamos de conocerlo
mejor, tratamos de tomar lo mejor de l, como tratamos de tomar lo mejor de otros hroes
sobre todo nacionales, de Hidalgo, Morelos, de Vicente Guerrero, de Villa y de Zapata.
Para traerlos a nuestra historia y poder construir desde atrs, porque a partir del pasado se
puede construir un mundo mejor para todos.
La figura del Che es una ayuda, simplemente porque estos ideales son posibles de
que empiecen a hacerse realidad en seres humanos y que no se conviertan en un sueo, en
algo que est acorralado o arrinconado en lo que muchos llaman la utopa irrealizable,
que no se puede lograr, subray.
En el papel de visionario y de intelectual, Marcos: La izquierda no est liquidada
sino tiene mucho que decir todava y esta especie de silencio mundial que parece haber
ahorita, ser muy semejante al silencio que tuvimos nosotros, un periodo de reflexin
interna de reconstitucin y una nueva aparicin, una nueva irrupcin en el escenario
mundial con una propuesta ms novedosa y ms creativa y mejor. Esa izquierda va a
poder asimilar los triunfos y las derrotas que ha tenido a lo largo de su historia.
Vemos muy lejana la muerte de la izquierda a nivel mundial, al revs, pensamos que
va a volver a aparecer y a resurgir y que va a convertirse realmente en una alternativa
mundial, que va a poder rivalizar con xito frente al modelo neoliberal que trata de apli-
car la derecha y que ahora puede estarle favoreciendo pero no ser por mucho tiempo.
Las seales de la crisis del modelos neoliberal son cada vez ms agudas y ms alarman-
tes, dijo el Subcomadante rebelde clavando la mirada en el horizonte.

43
POR LOS 35 AOS DE LA MUERTE DEL CHE
Intervencin de Hebe de Bonafini (Madres de Plaza de Mayo)

Acto unitario para reivindicar al Che, realizado el 11 de octubre de 2002


en la Plaza Congreso, Ciudad de Buenos Aires

Cuando se plantean estos actos de homenaje, de recuerdo, de reafirmacin de nuestros


proyectos, porque los proyectos que tenemos las Madres, la Universidad, y muchos de uste-
des son revolucionarios, y lo reafirmamos en estos actos. Convencindonos, dicindonos a
nosotros mismos qu es lo que queremos.
Y lo que queremos es nada ms y nada menos! que seguir el camino del Che, que es el
camino de nuestros hijos.
Dnde ests, querido guerrillero? En qu lugar ests en este momento? Qu pas te
necesita ms?
Cuba por el bloqueo? Venezuela por el proyecto de la burguesa? Colombia, con los
compaeros liberando cada vez ms territorio? Nosotros, que estamos en un pas que se
cae a pedazos? Los campesinos paraguayos? Los Sin Tierra del Brasil? Los zapatistas?
Quin te precisa ms, querido guerrillero?
Pero como sos tan grande, tan enorme, tan increble, tan poderoso, tu cuerpo, tu pensa-
miento, tus sueos, tus esperanzas, tu brazo armado, llegan a todos los lugares!
Gracias, querido Che por darnos tanta esperanza! Gracias, querido guerrillero, que
alumbrs y ampars a todos los jvenes que en cualquier parte del mundo levantan tus ban-
deras, usan tu camiseta, tu boina! Se quieren aferrar a vos, a tu proyecto! En todas partes
del mundo sos necesario un poquito...
Pero esta Latinoamrica te precisa ms que nunca!
Y como algunos van a San Cayetano o van a la Virgencita de Itat, nosotros peregrina-
mos a tu querido corazn! Ah queremos llegar, ah queremos estar! Como en el corazn
de nuestros hijos, que crean en tu lucha, que crean en tu fuerza, que crean en la liberacin
de Latinoamrica! Y por eso entregaron sus hermosas vidas, y estn con vos, dndonos
fuerzas a los que creemos que la revolucin llegar a esta Latinoamrica.
Y nos liberaremos, y te llevaremos adelante, con nuestros 30.000!
Y si no lo podemos llegar a ver, porque somos muy viejas, en donde estemos, por la
ramita del rbol que podamos salir, ah vamos con vos: alumbrando, haciendo fuerza!
Estarn los pauelos aunque no estemos las Madres! Estarn nuestros pasos aunque no
estemos, y estarn nuestras plazas, que hemos tomado.
Porque los pueblos nos liberamos solamente en las calles, en las plazas, No nos enga-
en! No hay parlamento que libere, no hay ninguna votacin que libere! No hay ninguno
de estos strapas que nos vaya a liberar...
Somos los pueblos, que en las calles, en las plazas, en los puentes, en las asambleas y en
los piquetes, con palos, con hondas, con lo que sea necesario, iremos, con el Che a la cabe-
za, con nuestros 30.000, dicindoles a todos:
Aqu estn! No se fueron! No pudieron con ellos! No van a poder!
No nos vencieron! Los mataron, pero no los han vencido...
Porque por eso estn ustedes, los compaeros piqueteros, esos compaeros aguerridos,
que todos los das nos demuestran que no se van a agachar, que no se van a doblegar.
As que este acto, este momento de recordacin por qu se hace en el da de su asesina-
to y no en el da que naci, que es el da ms hermoso? El da que su madre lo pari a este
ser increble!
Las Madres vamos a tener que empezar a cambiar, y hacer el da y el acto en el da que
naci este ser increble, que nos demuestra todos los das que la guerrilla y la revolucin
son posibles!
Gracias

44
BREVE MEDITACIN SOBRE UN RETRATO DE CHE GUEVARA
di Jos Saramago1

No importa que retrato. Uno cualquiera: serio, sonriendo, arma en mano, con Fidel o sin
Fidel, diciendo un discurso en las Naciones Unidas, o muerto, con el torso desnudo y ojos
entreabiertos, como si del otro lado de la vida todava quisiera acompaar el rastro del
mundo que tuvo que dejar, como si no se resignase a ignorar para siempre los caminos de
las infinitas criaturas que estaban por nacer. Sobre cada una de estas imgenes se podra
reflexionar profusamente, de un modo lrico o de un modo dramtico, con la objetividad
prosaica del historiador o simplemente como quien se dispone a hablar del amigo que des-
cubre haber perdido porque no lo lleg a conocer...

Al Portugal infeliz y amordazado de Salazar y de Caetano lleg un da el retrato clan-


destino de Ernesto Che Guevara, el ms clebre de todos, aquel hecho con manchas fuertes
de negro y rojo, que se convirti en la imagen universal de los sueos revolucionarios del
mundo, promesa de victorias a tal punto frtiles que nunca habran de degenerar en rutinas
ni en escepticismos, antes daran lugar a otros muchos triunfos, el del bien sobre el mal, el
de lo justo sobre lo inicuo, el de la libertad sobre la necesidad. Enmarcado o fijo a la pared
por medios precarios, ese retrato estuvo presente en debates polticos apasionados en la tie-
rra portuguesa, exalt argumentos, atenu desnimos, arrull esperanzas. Fue visto como
un Cristo que hubiese descendido de la cruz para descrucificar a la humanidad, como un ser
dotado de poderes absolutos que fuera capaz de extraer de una piedra con que se matara
toda la sed, y de transformar esa misma agua en el vino con que se bebera el esplendor de
la vida. Y todo esto era cierto porque el retrato de Che Guevara fue, a los ojos de millones
de personas, el retrato de la dignidad suprema del ser humano.

Pero fue tambin usado como adorno incongruente en muchas casas de la pequea y de
la media burguesa intelectual portuguesa, para cuyos integrantes las ideologas polticas de
afirmacin socialista no pasaban de un mero capricho coyuntural, forma supuestamente
arriesgada de ocupar ocios mentales, frivolidad mundana que no pudo resistir al primer
choque de la realidad, cuando los hechos vinieron a exigir el cumplimiento de las palabras.
Entonces, el retrato del Che Guevara, testimonio, primero, de tantos inflamados anuncios de
compromiso y de accin futura, juez, ahora, del miedo encubierto, de la renuncia cobarde o
de la traicin abierta, fue retirado de las paredes, escondido, en la mejor hiptesis, en el
fondo de un armario, o radicalmente destruido, como se quisiera hacer con algo que hubiese
sido motivo de vergenza.

Una de las lecciones polticas ms instructivas, en los tiempos de hoy, seria saber lo que
piensan de s mismos esos millares y millares de hombres y mujeres que en todo el mundo
tuvieron algn da el retrato de Che Guevara a la cabecera de la cama, o en frente de la

1 Apparso in Casa de las Amricas n. 206/1997, pp. 67-8 e riprodotto nella versione elettronica del Granma,
del 15 ottobre 2003.

45
mesa de trabajo, o en la sala donde reciban a los amigos, y que ahora sonren por haber
credo o fingido creer. Algunos diran que la vida cambi, que Che Guevara, al perder su
guerra, nos hizo perder la nuestra, y por tanto era intil echarse a llorar, como un nio a
quien se le ha derramado la leche. Otros confesaran que se dejaron envolver por una moda
del tiempo, la misma que hizo crecer barbas y alargar las melenas, como si la revolucin
fuera una cuestin de peluqueros. Los ms honestos reconoceran que el corazn les duele,
que sienten en el movimiento perpetuo de un remordimiento, como si su verdadera vida
hubiese suspendido el curso y ahora les preguntase, obsesivamente, adonde piensan ir sin
ideales ni esperanza, sin una idea de futuro que de algn sentido al presente.

Che Guevara, si tal se puede decir, ya exista antes de haber nacido; Che Guevara, si tal
se puede afirmar, contina existiendo despus de haber muerto. Porque Che Guevara es
slo el otro nombre de lo que hay de mas justo y digno en el espritu humano. Lo que tantas
veces vive adormecido dentro de nosotros. Lo que debemos despertar para conocer y cono-
cemos, para agregar el paso humilde de cada uno al camino de todos.

Emissione filatelica dedicata al Che, del 21 settembre 2001.

46
CARTA A CHE GUEVARA [in portoghese]
di Frei Betto1

Querido Che,
passaram-se muitos anos desde que a Cia te assassinou nas selvas da Bolvia, a 8 de
outubro de 1967. Tu tinhas, ento, 39 anos de idade. Pensavam teus algozes que, ao cravar
balas em teu corpo, aps te capturarem vivo, condenariam tua memria ao olvido. Ignoravam
que, ao contrrio dos egostas, os altrustas jamais morrem. Sonhos libertrios no se confi-
nam em gaiolas como pssaros domesticados. A estrela de tua boina brilha mais forte, a fora
dos teus olhos guia geraes nas veredas da justia, teu semblante sereno e firme inspira con-
fiana nos que combatem por liberdade. Teu esprito transcende as fronteiras da Argentina, de
Cuba e da Bolvia e, chama ardente, ainda hoje inflama o corao de muitos.
Mudanas radicais ocorreram nesses trinta e seis anos. O Muro de Berlim caiu e sote-
rrou o socialismo europeu. Muitos de ns s agora compreendem tua ousadia ao apontar,
em Argel, em 1962, as rachaduras nas muralhas do Kremlin, que nos pareciam to slidas.
A histria um rio veloz que no poupa obstculos. O socialismo europeu tentou congelar
as guas do rio com o burocratismo, o autoritarismo, a incapacidade de estender ao cotidia-
no o avano tecnolgico propiciado pela corrida espacial e, sobretudo, revestiu-se de uma
racionalidade economicista que no deitava razes na educao subjetiva dos sujeitos hist-
ricos: os trabalhadores.
Quem sabe a histria do socialismo seria outra, hoje, se tivessem dado ouvidos s tuas
palavras: O Estado s vezes se equivoca. Quando ocorre um desses equvocos, percebe-se
uma diminuio do entusiasmo coletivo devido a uma reduo quantitativa de cada um dos
elementos que o formam, e o trabalho se paralisa at ficar reduzido a magnitudes insignifi-
cantes: o momento de retificar.
Che, muitos de teus receios se confirmaram ao longo desses anos e contribuiram para o
fracasso de nossos movimentos de libertao. No te ouvimos o suficiente. Da frica, em
1965, escreveste a Carlos Quijano, do jornal Marcha, de Montevido: Deixe-me diz-lo,
sob o risco de parecer ridculo, que o verdadeiro revolucionrio guiado por grandes senti-
mentos de amor. impossvel pensar num revolucionrio autntico sem esta qualidade.
Alguns de ns, Che, abandonaram o amor aos pobres que, hoje, se multiplicam na Ptria
Grande latino-americana e no mundo. Deixaram de se guiar por grandes sentimentos de amor
para serem absorvidos por estreis disputas partidrias e, por vezes, fazem de amigos, inimi-
gos, e dos verdadeiros inimigos, aliados. Minados pela vaidade e pela disputa de espaos pol-
ticos, j no trazem o corao aquecido por ideais de justia. Ficaram surdos aos clamores do
povo, perderam a humildade do trabalho de base e, agora, barganham utopias por votos.
Quando o amor esfria, o entusiasmo arrefece e a dedicao retrai-se. A causa como paixo
desaparece, como o romance entre um casal que j no se ama. O que era nosso ressoa como
meu e as sedues do capitalismo afrouxam princpios, transmutam valores e, se ainda pros-
seguimos na luta, porque a esttica do poder exerce maior fascnio que a tica do servio.
Teu corao, Che, pulsava ao ritmo de todos os povos oprimidos e espoliados.
Peregrinastes da Argentina Guatemala, da Guatemala ao Mxico, do Mxico Cuba, de

1 E il testo originario della Lettera al Che che Frei Betto - noto esponente brasiliano della Teologia della libe-
razione - scrisse nel 1997 per il 30 anniversario.Tradotto in spagnolo per Casa de las Amricas, stato ripubblicato
l11 ottobre 2003 da La Jornada in Messico. Dallo spagnolo stato tradotto in varie lingue, tra le quali litaliano (nel
numero 5/6 di ott./dic. 2003, pp. 14-15, di el Moncada, rivista dellAssociazione. Italia-Cuba). Il riferimento allele-
zione di Lula in Brasile inserzione recente. Nella prima versione, invece, il fatto che il Pt fosse arrivato ad ammini-
strare un centinaio di citt veniva definito una rivoluzione di bassa intensit. Si veda la nota seguente [n.d.r.].

47
Cuba ao Congo, do Congo Bolvia. Sastes todo o tempo de ti mesmo, incandescido pelo
amor que, em tua vida, se traduzia em libertao. Por isso podias afirmar, com autoridade,
que preciso ter uma grande dose de humanidade, de sentido de justia e de verdade para
no cair em extremos dogmticos, em escolasticismos frios, em isolamento das massas.
Todos os dias necessrio lutar para que este amor humanidade viva se transforme em
fatos concretos, em gestos que sirvam de exemplo, de mobilizao.
Quantas vezes, Che, nossa dose de humanidade ressecou-se calcinada por dogmatismos
que nos inflaram de certezas e nos deixaram vazios de sensibilidade com os dramas dos
condenados da Terra! Quantas vezes nosso sentido de justia perdeu-se em escolasticismos
frios que proferiam sentenas implacveis e proclamavam juzos infamantes! Quantas vezes
nosso senso de verdade cristalizou-se em exerccio de autoridade, sem que correspondsse-
mos aos anseios dos que sonham com um pedao de po, de terra e de alegria.
Tu nos ensinaste um dia que o ser humano o ator desse estranho e apaixonante drama
que a construo do socialismo, em sua dupla existncia de ser nico e membro da comu-
nidade. E que este no um produto acabado. As taras do passado se trasladam ao pre-
sente na conscincia individual e h que empreender um contnuo trabalho para erradic-
las. Qui tenha nos faltado sublinhar com mais nfase os valores morais, as emulaes
subjetivas, os anseios espirituais. Com o teu agudo senso crtico, cuidaste de advertir-nos de
que o socialismo jovem e tem erros. Os revolucionrios carecem, muitas vezes, de con-
hecimentos e da audcia intelectual necessrias para encarar a tarefa do desenvolvimento
do homem novo por mtodos distintos dos convencionais, pois os mtodos convencionais
sofrem a influncia da sociedade que os criou.
Apesar de tantas derrotas e erros, tivemos conquistas importantes ao longo desses trinta
anos. Movimentos populares irromperam em todo o Continente. Hoje, em muitos pases,
so melhor organizados as mulheres, os camponeses, os operrios, os ndios e os negros.
Entre os cristos, parcela expressiva optou pelos pobres e engendrou a Teologia da
Libertao. Extramos considerveis lies das guerrilhas urbanas dos anos 60; da breve
gesto popular de Salvador Allende; do governo democrtico de Maurice Bishop, em
Granada, massacrado pelas tropas dos Eua; da ascenso e queda da Revoluo Sandinista;
da luta do povo de El Salvador. No Brasil, o Partido dos Trabalhadores chegou ao governo
com a eleio de Lula; na Guatemala, as presses indgenas conquistam espaos significati-
vos; no Mxico, os zapatistas de Chiapas pem a nu a poltica neoliberal.
H muito a fazer, querido Che. Preservamos com carinho tuas maiores heranas: o esp-
rito internacionalista e a Revoluo cubana. Uma e outra coisa hoje se intercalam como um
s smbolo. Comandada por Fidel, a Revoluo cubana resiste ao bloqueio imperialista,
queda da Unio Sovitica, carncia de petrleo, mdia que procura sataniz-la. Resiste
com toda a sua riqueza de amor e humor, salsa e merengue, defesa da ptria e valorizao
da vida. Atenta tua voz, ela desencadeia o processo de retificao, consciente dos erros
cometidos e empenhada, malgrado as dificuldades atuais, em tornar realidade o sonho de
uma sociedade onde a liberdade de um seja a condio de justia do outro.
De onde ests, Che, abenoes todos ns que comungamos teus ideais e tuas esperanas.
Abenoes tambm os que se cansaram, se aburguesaram ou fizeram da luta uma profisso
em benefcio prprio. Abenoes os que tm vergonha de se confessar de esquerda e de se
declarar socialistas. Abenoes os dirigentes polticos que, uma vez destitudos de seus car-
gos, nunca mais visitaram uma favela ou apoiaram uma mobilizao. Abenoes as mulheres
que, em casa, descobriram que seus companheiros eram o contrrio do que ostentavam fora,
e tambm os homens que lutam por vencer o machismo que os domina. Abenoes todos ns
que, diante de tanta misria a erradicar vidas humanas, sabemos que no nos resta outra
vocao seno converter coraes e mentes, revolucionar sociedades e continentes.
Sobretudo, abenoe-nos para que, todos os dias, sejamos motivados por grandes sentimen-
tos de amor, de modo a colher o fruto do homem e da mulher novos.

48
CARTA AL CHE GUEVARA [in spagnolo]
di Frei Betto1

Querido Che,
pasaron muchos aos desde que la Cia te asesin en las selvas de Bolivia, el 8 de
octubre de 1967. T tenas, entonces, 39 aos de edad. Pensaban tus verdugos que al enter-
rar balas en tu cuerpo -despus de que te capturaron vivo- condenaran tu memoria al olvi-
do. Ignoraban que, al contrario de lo que ocurre con los egostas, los altruistas jams mue-
ren. Los sueos libertarios no pueden confinarse en jaulas como pjaros domesticados. La
estrella de tu boina brilla ms fuerte, la fuerza de tus ojos gua generaciones por las veredas
de la justicia, tu semblante sereno y firme inspira confianza en los que combaten por la
libertad. Tu espritu trasciende las fronteras de Argentina, Cuba y Bolivia y, llama ardiente,
an hoy inflama el corazn de muchos.
Cambios radicales ocurrieron en estos 36 aos. El Muro de Berln cay y enterr el
socialismo europeo. Muchos de nosotros slo ahora comprendemos tu osada al sealar, en
Argel -en 1962-, las grietas en las murallas del Kremlin, que nos parecan tan slidas. La
historia es un ro veloz que fluye sin ahorrarse obstculos. El socialismo europeo intent
congelar las aguas del ro con el burocratismo, el autoritarismo, la incapacidad de extender
a lo cotidiano el avance tecnolgico auspiciado por la carrera espacial y, sobre todo, se revi-
sti de una racionalidad economicista que no sentaba sus races en la educacin subjetiva
de los sujetos histricos: los trabajadores.
Quin sabe si la historia del socialismo no sera otra hoy si hubiesen prestado odos a
tus palabras: El Estado a veces se equivoca. Cuando ocurre una de esas equivocaciones, se
percibe una disminucin en el entusiasmo colectivo debido a una reduccin cualitativa de
cada uno de los elementos que lo forman y el trabajo se paraliza hasta quedar reducido a
magnitudes insignificantes: es el momento de rectificar.
Che, muchos de tus recelos se confirmaron a lo largo de estos aos y contribuyeron al
fracaso de nuestros movimientos de liberacin. No te omos lo suficiente. Desde Africa, en
1965, escribiste a Carlos Quijano -del semanario Marcha, de Montevideo-: Djeme decirle,
con el riesgo de parecer ridculo, que el verdadero revolucionario est guiado por grandes
sentimientos de amor. Es imposible pensar en un revolucionario autntico sin esa cualidad.
Algunos de nosotros, Che, abandonamos el amor por los pobres que, hoy, se multiplican
en la patria grande latinoamericana y en el mundo. Dejamos de guiarnos por los grandes
sentimientos de amor para ser absorbidos por estriles disputas partidarias y, a veces, hici-
mos de amigos enemigos, y de los verdaderos enemigos, aliados. Minados por la vanidad y
por disputar espacios polticos, ya no traemos el corazn encendido por las ideas de justicia.
Ensordecimos ante los clamores del pueblo y perdimos la humildad del trabajo de base y,
ahora, esbozamos vagas utopas para juntar votos.
Cuando el amor se enfra, el entusiasmo disminuye su pasin y la dedicacin decae. La
causa, como pasin, desaparece, al igual que el romance entre una pareja que ya no se ama.
Lo que era nuestro suena como mo y las seducciones del capitalismo minan los prin-
cipios, transmutan valores, y si an proseguimos en la lucha es porque la esttica del poder
ejerce mayor fascinacin que la tica de servicio.
Tu corazn, Che, lata al ritmo de todos los pueblos oprimidos y expoliados.
Peregrinaste de Argentina a Guatemala, de Guatemala a Mxico, de Mxico a Cuba, de
Cuba al Congo, del Congo a Bolivia. Saliste todo el tiempo de ti mismo, incandescente por

1 Da La Jornada (Messico), dell11 ottobre 2003, nella traduzione di Rubn Montednico. La prima edizione in
spagnolo (Casa de las Amricas, 206/1997, pp. 24-6) era stata tradotta da Dominica Diez. Il riferimento al Pt, qui
modificato dopo lelezione di Lula, affermava: En Brasil, el Partido de los Trabajadores promueve, en una centena
de ciudades administradas por sus militantes, una revolucin de baja intensidad. Si veda la n. precedente [n.d.r.].

49
el amor que, en tu vida, se traduca en liberacin. Por eso podas afirmar con autoridad que
es preciso tener una gran dosis de humanidad, de sentido de justicia y de verdad para no
caer en extremos dogmticos, en escolastismos fros, en el aislamiento de las masas. Todos
los das es necesario luchar para que este amor por la humanidad viva se transforme en
hechos concretos, en gestos que sirvan de ejemplo, de movilizacin.
Cuntas veces, Che, nuestra dosis de humanidad se resec calcinada por dogmatismos
que nos inflaron de certezas y nos dejaron vacos de sensibilidad sobre los dramas de los con-
denados de la Tierra! Cuntas veces nuestro sentido de la justicia se perdi en escolastici-
smos fros que proferan sentencias implacables y proclamaban juicios infamantes! Cuntas
veces nuestro sentido de la verdad se cristaliz en un ejercicio de autoridad, sin que corre-
spondisemos a los anhelos de los que suean con un pedazo de pan, de tierra o de alegra!
T nos enseaste un da que el ser humano es el actor de ese extrao y apasionante
drama que es la construccin del socialismo, en su doble existencia de ser nico y miembro
de la comunidad. Y que ste no es un producto ya acabado. Los defectos del pasado se
trasladan al presente en la conciencia individual y hay que emprender un continuo trabajo
para erradicarlos. Quiz ocurra que nos ha faltado subrayar con ms nfasis los valores
morales, los estmulos subjetivos, las ansiedades espirituales. Con tu agudo sentido crtico
cuidaste de advertirnos que el socialismo es joven y tiene errores. Los revolucionarios
carecen, muchas veces, de conocimientos y de la audacia intelectual necesarios para encarar
la tarea de desarrollo del hombre nuevo por mtodos distintos a los convencionales, pues
los mtodos convencionales sufren sometidos a la influencia de quien los cre.
A pesar de tantas derrotas y errores, tuvimos conquistas importantes a lo largo de estos
30 aos. Movimientos populares irrumpieron en todo el continente. Hoy, en muchos pases,
estn mejor organizados las mujeres, los campesinos, los trabajadores, los indios y los
negros. Entre los cristianos, una parte sustancial tom la opcin por los pobres y engendr
la teologa de la liberacin. Extrajimos considerables lecciones de las guerrillas urbanas de
los aos 60, de la breve gestin popular de Salvador Allende, del gobierno democrtico de
Maurice Bishop, en Granada -masacrada por las tropas de Estados Unidos-, del ascenso y
cada de la revolucin sandinista; de la lucha del pueblo de El Salvador. En Brasil, el
Partido de los Trabajadores lleg al gobierno con la eleccin de Lula; en Guatemala, las
presiones indgenas conquistaron espacios significativos; en Mxico, los zapatistas de
Chiapas impusieron un nudo a la poltica neoliberal.
Hay mucho por hacer, querido Che. Preservamos con cario tus mayores herencias: el
espritu internacionalista y la revolucin cubana. Una y otra cosa hoy se intercalan como un
solo smbolo. Comandada por Fidel, la revolucin cubana resiste el bloqueo imperialista, la
cada de la Unin Sovitica, la escasez de petrleo, los medios que intentan satanizarla.
Resiste con toda su riqueza de amor y humor, salsa y merengue, defensa de la patria y valo-
racin de la vida. Atenta a tu voz, desencadena el proceso de rectificacin, consciente de los
errores cometidos y empeada -atendiendo las dificultades actuales- en volver realidad el
sueo de una sociedad donde la libertad de uno sea la condicin de justicia del otro.
Desde donde ests, Che, bendcenos a los que comulgamos con tus ideas y tus esperan-
zas. Bendice tambin a los que se cansaron, se aburguesaron o hicieron de la lucha una pro-
fesin en beneficio propio. Bendice a los que tienen vergenza de confesarse de izquierda y
de declararse socialistas. Bendice a los dirigentes polticos que, una vez que dejaron sus
cargos, nunca ms visitaron una favela o apoyaron una movilizacin. Bendice a las mujeres
que, en casa, descubrieron que sus compaeros eran lo contrario de lo que proclamaban
afuera, y tambin a los hombres que luchan por vencer el machismo que los domina.
Bendice a todos los que, frente a tantas miserias que debemos erradicar de nuestra exi-
stencia, sabemos que no nos queda otra posibilidad que convertir corazones y mentes para
revolucionar sociedades y continentes. Sobre todo, bendcenos para que, todos los das, sea-
mos motivados por grandes sentimientos de amor, a modo de tomar el fruto del hombre y
de la mujer nuevos.

50
Speciale

Ernesto Guevara scrittore


di Nicola Le Rose*

PREMESSA

...poseedor de lo que para m era


lo ms sagrado del mundo,
el ttulo de escritor.
Dalla lettera di Ernesto Guevara
a Ernesto Sbato

Lidea di condurre uno studio su Ernesto Che Guevara, notissimo come personaggio
ormai leggendario del XX secolo, ma scarsamente apprezzato come scrittore, mi venne in
mente qualche anno fa, quando casualmente scoprii la consistenza della sua opera. Ci che
maggiormente aveva attratto la mia curiosit era la costanza con cui Guevara si era propo-
sto di lasciare una testimonianza scritta della sua esperienza di vita. Nei suoi diari, per circa
venti anni, Guevara aveva annotato riflessioni e pensieri, e da essi aveva tratto il materiale
per le sue opere pi importanti.
Attraverso lanalisi di gran parte degli scritti di Guevara e seguendo cronologicamente
le varie fasi della sua vicenda storica e umana, ho cercato di delineare i momenti salienti
della sua riflessione intellettuale sulluomo e sulla societ; allo stesso tempo, ho cercato di
attenermi il pi possibile a uninterpretazione del suo pensiero che privilegiasse lanalisi
diretta dei testi da lui redatti.
Allinterno di una produzione di tipo memorialistico, iniziata allepoca dei grandi viaggi
giovanili e conclusasi con la sua morte, Guevara elabor unintensa riflessione di carattere
pi precisamente politico e morale, contemporanea allattivit svolta con il governo cuba-
no; da essa nacquero i suoi scritti politici maturi, i tentativi di sistematizzare e teorizzare la
grande esperienza rivoluzionaria vissuta.
Attraverso la lettura della fitta corrispondenza che per circa un decennio Guevara intrat-
tenne con i genitori e con alcuni amici intimi, ho potuto ricostruire gli avvenimenti che
influirono in modo determinante sulle sue scelte, e cogliere, mentre si costituiva, la radica-
lizzazione del suo pensiero.
Nella sua totalit, lopera di Guevara si delinea come una vastissima autobiografia, che
acquista un interesse speciale alla luce della vicenda eroica del Che; unautobiografia
scritta con uno stile che si andato affinando nel corso del tempo, sino ad avvicinarsi a un
tipo di narrazione orale, centrata sul personaggio-eroe che si racconta in prima persona.

* Titolo originario:Tra memorialistica e politica: Ernesto Guevara scrittore, Tesi di Laurea, Bologna 2001. La
Tesi stata realizzata utilizzando in parte i materiali dellArchivio della Fondazione Guevara ad Acquapendente.
LAutore ha gi collaborato alla redazione del precedente numero dei Quaderni [n.d.r.].

51
Il rapporto che lega indissolubilmente Guevara alla pagina scritta il filo conduttore del
lavoro da me svolto e che fa di tutta la sua opera qualcosa di intimamente connesso e orga-
nico. In quattro capitoli, ho provato a seguire la gestazione e lo sviluppo di uno scrittore
singolare, che tender con il passare del tempo, ad azzerare la distanza tra la realt vissuta e
la narrazione elaborata.
Lanalisi dellopera di Guevara partir dai suoi scritti giovanili, presi in esame nel primo
capitolo, per poi proseguire negli ultimi due, aventi per oggetto la gran parte della sua pro-
duzione. Al secondo capitolo riservata lanalisi del ricco epistolario di Guevara, impre-
scindibile per comprendere la complessa evoluzione della sua personalit.
Nonostante gli anni trascorsi dalla sua scomparsa, linteresse per lopera di Guevara
continua a crescere e ad affiancarsi a quello suscitato dalla vicenda umana del Che; dietro
le pagine che ne narrano la grande avventura si intravede la figura di uno scrittore meticolo-
so e paziente, giunto a un lucido controllo del suo stile e ispirato a una rigorosa poetica
della verit, elaborata nel corso degli anni.

1. LA VOCAZIONE PER LA SCRITTURA

Questo capitolo iniziale prende in considerazione i primi scritti di Ernesto Guevara al


fine di evidenziare la nascita del suo personale rapporto con la pagina scritta (manoscritta
per quanto riguarda la maggior parte della sua produzione) che si corroborer nel corso
degli anni fino a diventare unabitudine necessaria e che terminer solo con la sua morte. Ci
soffermeremo dapprima sulle pagine connesse direttamente con i due grandi viaggi che
Guevara compie allinizio degli anni 50 in America Latina.
Argentina, Cile, Per, Colombia e Venezuela, attraversati con mezzi di fortuna e, come
egli stesso preciser, non seguendo un itinerario propriamente turistico, proporzioneranno
al giovane scrittore il materiale raccolto negli appunti. A met tra il resoconto e il racconto
davventura, le pagine dei diari di viaggio beneficiano di una freschezza e libert di espres-
sione che non ritroveremo pi negli scritti posteriori. La dimensione di gioco letterario che
caratterizza il tono dei primi scritti svanir definitivamente per lasciare il posto ad una scrit-
tura densa e totalmente compromessa con la radicalizzazione del suo pensiero.
Contemporanei ai diari sono anche numerosi altri scritti che, pur non avendo lorgani-
cit di questi, testimoniano della variet di interessi culturali di Guevara e allo stesso tempo
costituiscono una preziosa testimonianza del suo apprendistato di scrittore. Si tratta di poe-
sie, di riflessioni sulla letteratura, di articoli sulla cultura e sulla storia delle civilt preco-
lombiane da cui emergono, in maniera ancora embrionale, le caratteristiche specifiche dello
stile di Guevara. Di questi ultimi tratter la seconda parte del capitolo.

Appunti di viaggio

Nel 1950 allet di ventuno anni, a bordo di un piccolo ciclomotore, Ernesto parte per
un ambizioso viaggio che lo porter a percorrere oltre 4500 km. di territorio argentino e che
durer alcuni mesi. Da febbraio a giugno del 51 lavora come infermiere a bordo di navi da
carico della marina argentina che lo porteranno nel Caribe, in Brasile, in Venezuela. A
dicembre dello stesso anno parte con Alberto Granado medico e grande amico di Guevara
per il lungo viaggio attraverso Argentina, Cile, Per, Colombia e Venezuela; otto mesi che
lo segneranno profondamente durante i quali avviene la scoperta delluniverso naturale del
continente latinoamericano e dove comincia la sua riflessione sulluomo e sulla societ.

52
Il diario di viaggio si presenta naturalmente come la forma scelta da Guevara per rac-
contare la straordinaria esperienza vissuta, avendo come modelli le grandi relazioni di viag-
gi e di scoperte dellepoca della Conquista europea e i grandi romanzi davventura dell800.
E il viaggio stesso a fornire il motivo e la giustificazione dello scrivere; il diario permette
di annotare con estrema libert tutto lenorme materiale emotivo accumulato nel corso dei
mesi trascorsi in giro per lAmerica Latina. Scritto a matita su un quaderno, il diario del
primo viaggio di Ernesto nel Nord dellArgentina stato pubblicato per la prima volta nel
1988 da suo padre Ernesto Guevara Lynch1. La pubblicazione dopo la morte di Guevara di
tutta la sua produzione diaristica sembra confermare lintenzione originaria di non dare alle
stampe un tipo di opera considerata personale, privata, oppure semplicemente non valida.
Eppure le pagine dei diari rivelano uno scrittore vivace che trasforma in avventura il viag-
gio e in personaggi i suoi protagonisti con un linguaggio colorito e pieno di umorismo.
Le ormai celebri Notas de viaje2 rappresentano senza dubbio un tentativo serio di dare
compattezza e organicit agli appunti, rivisti, ordinati e in ultima analisi, riscritti con la con-
sapevolezza dello scrittore che si rivolge ai suoi lettori.

Il primo diario

Ci che rimasto di quello doveva essere un resoconto pi esteso del viaggio compiuto,
solo uno dei quaderni che Guevara scrisse. La sensazione di trovarci di fronte a un lavoro
incompiuto confermata oltre che dalla brevit del testo (una quindicina di pagine), anche
dal modo stesso in cui il diario si chiude. Il racconto si ferma sulla strada di Tucumn, nel
nord dellArgentina dopo che trascorso circa un mese dalla partenza, su un episodio che
lascia la narrazione appesa ad una scommessa fatta da Guevara con alcuni camionisti incon-
trati lungo il cammino. Non solo non si conoscer lesito della scommessa, ma lintero rac-
conto rester sospeso e si potuto ricostruire litinerario completo del viaggio solo attraver-
so le lettere che costantemente Guevara invi ai suoi genitori.
Non si tratta per soltanto dello smarrimento degli altri ipotetici quaderni di viaggio
poich non ci troviamo di fronte a un diario scritto in tempo reale, bens a una rielaborazio-
ne di appunti presi nelle varie tappe del viaggio. Con tutta probabilit le pagine conservate
furono scritte in un momento in cui si poteva fare un primo resoconto del viaggio intrapreso
fino ad allora, ma ancora in corso. Il diario comincia infatti cos:
Aqu se establece una visin retrospectiva hacia los puntos anteriores del viaje, que primero slo tomara
dos o tres puntos de la provincia de Crdoba, incluido el viaje desde Buenos Aires y que hoy se ampla
con la pretensiosa intentona de llegar a Santiago, Tucumn, Catamarca, La Rioja, San Juan, Mendoza,
San Luis, Buenos Aires y Miramar.3

Quando Guevara in viaggio verso Tucumn, trova il tempo e lispirazione per rielabo-
rare gli appunti presi fino a quel momento e narrarli. E per questa ragione che ci troviamo
di fronte non ad appunti sparsi e annotazioni estemporanee dovute alle sensazioni che ogni
tappa del viaggio deve aver suscitato in lui, bens a una visione retrospettiva del tragitto
fin l percorso che, attraverso il filtro della memoria, conferisce unit al discorso. Questa
dimensione schiettamente narrativa del diario salda intorno alla figura del
protagonista/autore le peripezie che egli vive e racconta, e le descrizioni dei paesaggi
argentini che costituiscono lo spazio dellavventura.

1 E. Guevara Lynch, Mi hijo el Che, Editorial arte y literatura, La Habana 1988, pp. 321-41 [Mio figlio il Che,
Editori Riuniti, Roma 1981 e Sperling & Kupfer, Milano 1997].
2 E. Guevara, Notas de viaje, Abril-Sodepaz, La Habana/Madrid 1992 [Latinoamericana. Un diario per un
viaggio in motocicletta, Feltrinelli, Milano 1993].
3 E. Guevara Lynch, Mi hijo el Che, cit., p 324.

53
Attraverso il ricordo dunque Guevara ricostruisce cronologicamente le varie tappe del
viaggio soffermandosi su episodi nei quali compare una piccola galleria di personaggi, o su
descrizioni emozionate della natura che derivano spesso in meditazioni da eremita4, come
egli stesso scrive. La ricostruzione della prima parte del viaggio affidata a poche pagine in
cui le partenze e gli arrivi si susseguono senza sosta da una localit allaltra.
Originariamente il progetto di viaggio doveva comprendere solo la regione di Crdoba ma
Guevara decide poi di prolungarlo considerevolmente. Da questa decisione nasce la sfida
dichiarata allinizio del diario di portare a termine il tentativo presuntuoso che costituisce
il movente del viaggio.
Allinterno del resoconto cronologico e geografico del viaggio che fa da cornice alla
narrazione, si trova dunque un racconto il cui perno costituito dal personaggio principale,
il giovane avventuriero Ernesto Guevara che ci narra lesperienza che ha vissuto. La dimen-
sione per cos dire interiore del viaggio costituita dalla sua percezione delle cose, acquista
gradualmente importanza tanto da apparire come il nesso profondo di tutto il diario.
Nonostante la chiara volont di attenersi precisamente alla realt dei fatti, Guevara
gioca spesso con la materia del suo racconto e riesce a trasformare in personaggi le persone
reali che incontra durante il viaggio, conferendo loro in poche battute funzionalit narrativa.
Con lapparire di nuovi personaggi si crea inoltre la possibilit del dialogo, con tutto ci
che esso comporta a livello di ritmo della narrazione. Prendiamo per esempio uno degli epi-
sodi finali del diario, quando Guevara nei pressi di Salta si accinge a passare la notte in un
posto di polizia in compagnia di due agenti; dopo una rapida introduzione della scena,
Al anochecer me arrimo a la dotacin policial que est a la salida de la ciudad y pido permiso para pasar
la noche all. Mi idea es tratar de hacer la parte montaosa en camin para salvarme de esas penosas tre-
padas en los malos caminos, vadeando un ro y varios arroyos crecidos, pero me desaniman pronto, es
sbado y muy dificil que pase algn camin, ya que todos pasan temprano para llegar a Tucumn el
domingo de maana. Resignado me pongo a charlar con los agentes [...]5

il racconto si focalizza su uno degli agenti:


La luna llena muestra su exuberancia subtropical, lanzando torrentes de luz plateada que dan una semipe-
numbra muy agradable, su salida aumenta la verborragia del agente, quien se explaya sobre consideracio-
nes filosficas para caer en un cuento de un sucedido.6

A questo punto si svolge il racconto del fatto accaduto allagente riportato indirettamen-
te da Guevara:
Este personaje oy el otro dia galope de la caballada y ladridos de perros, sali con la linterna y el revol-
ver y se apost estratgicamente, pas nuevamente la caballada, acompasando el ladrido de los perros y
trs su bulla, como explicacin, apareci un mulo negro de inmensas orejas que parsimoniosamente
segua a la tropa. El coro de ladridos aument su intensidad y nuevamente la tropilla escap ruidosamen-
te. El mulo, indiferente, enderez con rumbo nuevo y al enorquetarse la luna entre las varillas de sus
orejas, sinti un frio agudo que le recorri el espinazo. Interrumpi el agente viejo a su compaero con
esta sabia sentencia: Debe ser un nima que est en el mulo y como receta aconsej la muerte del ani-
mal para liberarla. Y que puede pasar? Nada. Al contrario te lo va a agradecer, que ms quiere.7

La scena si richiude cos come si era aperta, al chiaro di luna:


Los tres quedamos pensativos mirando la luna que mostraba toda su magnificencia derramando penum-
bras plateadas sobre los cerros. La fresca noche saltea se llen de msica de sapos y arrullado por su
cntico ech un sueito corto.8

4 Ibid., p. 336.
5 Ibid., p. 339.
6 Ibid., p. 340.
7 Ibid.
8 Ibid., p. 341.

54
Con pochi dettagli la scena ricostruita nitidamente e attraverso le righe si percepisce il
tono divertito di Guevara che ammicca al lettore sorridendo degli agenti. Ci che invece
sospende la scena in una dimensione di dolcezza e di nostalgia la fresca notte saltea,
con la luce lunare che si spande sui monti e i rospi che cullano il sonno del protagonista.
Questo contrappunto tra una narrazione divertita, rapida e leggera, e unaltra invece seria,
sospesa e intima senza dubbio una delle caratteristiche tipiche dello stile di Guevara, che
riapparir anche negli altri scritti memorialistici. La natura in tutte le sue forme, uomo com-
preso, la grande maestra che scopre al viaggiatore i segreti della conoscenza, che fornisce
i grandi insegnamenti. Il viaggio di Guevara fondamentalmente un viaggio alla ricerca di
se stesso attraverso il contatto con laltro, di ascesi e purificazione. La profonda riflessione
sulluomo e sulla societ che sta alla base di tutti gli scritti, cos come delle sue scelte poli-
tiche ed esistenziali, inizia la sua gestazione in questa prima peregrinazione attraverso
lArgentina.
Il viaggio affrontato con mezzi di fortuna e con una buona dose di coraggio, mette
Guevara in contatto con una umanit varia: dal senatore che gli appare come una especie
de seor de horca y cuchillo adaptado a los tiempos modernos9 ai lynieras, lavoratori sta-
gionali che si spostavano da un luogo allaltro seguendo le possibilit di lavoro, incontrati
lungo la strada. E da questa lettura diretta della societ argentina che prenderanno corpo le
sue prime intuizioni radicali a proposito delle cause dellingiustizia che scopre nei volti dei
contadini delle pampas. Queste riflessioni sullessere umano in quanto individuo e in quan-
to animale sociale si approfondiranno nel successivo viaggio attraverso cinque paesi del
continente sudamericano, nei quali trover, al di l delle specifiche differenze, una serie di
caratteristiche comuni che alimenteranno tutta la sua visione politica posteriore. Visione
che si costruita e affinata attraverso il viaggio come atto conoscitivo per eccellenza, luni-
co in grado di fornire lesperienza sensibile e diretta dellincontro con una realt diversa.
Il pensiero dominante di questi primi appunti senzaltro quello che registra la meravi-
gliosa scoperta delluniverso naturale argentino fatto di fiumi e montagne coperte di vegeta-
zione lussureggiante, ma anche di distese desertiche da cui de trecho en trecho, como
despatarrado centinela, surge la vigilante figura de un cactus10 . Un paesaggio naturale che
fa da sfondo alle sue annotazioni di viaggio e che allo stesso tempo ispira le sue pi emo-
zionate meditazioni di viandante solitario. Le descrizioni dei paesaggi non restano mai
ancorate a una lettura naturalistica, nonostante la precisione nei dettagli, ma trovano riflesso
nella sensibilit e influiscono sullo stato danimo di Guevara. La contemplazione della natu-
ra lo sazia di sensazioni e di energie:
Entramos en plena zona montaosa y a la vuelta de cada curva algo nuevo nos maravilla. Ya cerca de
Lobera tengo oportunidad de admirar uno de los paisajes ms bonito de las rutas: al borde del camino
hay una especie de puente de ferrocarril, sostenido solo por los tirantes, y debajo del cual corre el ro
Juramento. La orilla esta llena de piedras de todos colores y las grisceas aguas del ro corren turbulentas
entre escarpadas orillas de magnfica vegetacin. Me quedo un rato largo mirando el agua [...].
Es que en la espuma gris que salta como chispas del choque contra las rocas y vuelve al remolino en una
sucesin total, est la invitacin a tirarse all y ser mecido brutalmente por las aguas y dan ganas de gritar
como un condenado sin necesidad apenas de pensar lo que se dice.11

Lesperienza della solitudine, la ricerca delle sensazioni profonde del suo io, proporzio-
nano a Guevara la quiete descritta in alcuni momenti del viaggio. In contrasto con larmo-
nia e con la musica della natura emerge il rumore della realt e degli uomini da cui il solita-
rio viaggiatore fugge; questo contrasto simbolizzato pi volte dal passaggio di un camion
il cui ruggito costante rompe la meditazione estatica in cui si trova Guevara riportandolo
alla realt e ispirandogli riflessioni come la seguente:

9 Ibid., p. 330.
10 Ibid., p. 332.
11 Ibid., p. 336.

55
Me doy cuenta entonces de que ha madurado en mi algo que hacia tiempo creca dentro del bullicio ciu-
dadano: y es el odio a la civilizacin, la burda imagen de gentes moviendose como locos al comps de ese
ruido tremendo se me occurre como la anttesis odiosa de la paz [...]12

La civilizzazione per Guevara lantitesi odiosa della pace e allo stesso tempo
acquisisce connotazioni negative che rimandano alle regole ingiuste che dominano la
societ civile. Questultimo aspetto, che nel primo diario solo sfiorato, emerger come
una delle linee dominanti della riflessione di Guevara e comparir nella totalit dei suoi
scritti. Per adesso solo unintuizione, uno degli insegnamenti del viaggio, uno dei segreti
che la natura confida a chi sa decifrarla e che si trova riflesso nei volti delle vittime della
societ. Il suo rifiuto di adesione ai canoni e ai valori della borghesia argentina degli anni
50 si manifesta nelle pagine del diario in un distacco volontariamente sottolineato tra il
modo di viaggiare superficiale e inutile tipico del turista, e lo spirito avventuriero del suo
vagabondare senza meta alla ricerca della conoscenza. Cercare di comprendere una realt
nuova fermandosi allapparenza, non oltrepassando la soglia di una comoda sicurezza,
senza mettersi in discussione e a rischio, sembra a Guevara una cosa futile e vana. Scrive
indignato a proposito dellitinerario turistico della citt di Jujuy:
No, no se conoce as un pueblo, una forma y una interpretacin de la vida, aquello es la lujosa cubierta,
pero su alma esta reflejada en los enfermos de los hospitales, los asilados en la comisara o el peatn
ansioso con quien se intima, mientras el Ro Grande muestra su crecido cauce turbulento por debajo. Pero
todo esto es muy largo de explicar y quien sabe si sera entendido.13

Lintimit che nasce con il viandante ansioso, lanima del popolo riflessa nella sua parte
marginale, sono possibili mentre il Rio Grande in basso scorre impetuoso e non sono
cose che si possono spiegare facilmente. Sono cose che piuttosto si percepiscono in una
maniera istintiva, naturale. Vedremo come la grande esperienza del viaggio attraverso il
continente latinoamericano testimoniata dalle Notas de viaje, fornir a Guevara una nuova
chiave di interpretazione della realt in cui la lettura politica dei paesi del Sudamerica
comincia a delinearsi in tutta la sua radicalit.

Notas de viaje

Le Notas de viaje sono il risultato della rielaborazione degli appunti presi da Guevara
nel corso del grande viaggio compiuto in compagnia di Alberto Granado attraverso cinque
paesi del continente latinoamericano. Partiti nel dicembre del 1951 da Crdoba a bordo
della Poderosa II14 i due amici si separeranno soltanto nel luglio del 52 in Venezuela:
Granado si fermer a Caracas mentre Guevara proseguir in volo fino a Miami da dove,
dopo un altro mese trascorso senza soldi, rientrer finalmente a Buenos Aires. E a questo
punto, a viaggio ormai concluso, che verranno rielaborati gli appunti presi che daranno vita
allorganico e sostanzioso diario.
Lobiettivo del viaggio era attraversare il continente intero fino a raggiungere il
Nordamerica, in un avventuroso itinerario che porter i due argentini a percorrere migliaia
di chilometri. Lo scopo scientifico del viaggio per il biologo Granado e per lo studente di
medicina Guevara era la visita di alcuni lebbrosari latinoamericani per avere la possibilit
di studiare da vicino gli effetti della lebbra. Col passare dei mesi il viaggio si trasformer in
unesperienza molto pi ricca e complessa di quelle che erano le previsioni fatte dai due
giovani argentini; per Guevara il viaggio acquisir un valore trascendentale che lo segner
profondamente e cambier in modo determinante la sua vita. Scrive nel prologo:

12 Ibid., p. 334.
13 Ibid., p. 339.

56
El personaje que escribi estas notas muri al pisar de nuevo tierra Argentina, el que las ordena y pule,
yo, no soy yo; por lo menos no soy el mismo yo interior. Ese vagar sin rumbo por nuestra Mayscula
Amrica me ha cabiado ms de lo que cre.15

Questo diverso io interiore che riordina e ripulisce gli appunti sar quello che
racconter i momenti pi interessanti vissuti nel corso del viaggio e che li inserir nel lento
processo di trasformazione che luomo Guevara subisce, cos come testimonia il diario.
Gradualmente lattenzione si sposta dalla ricostruzione dettagliata delle avventure vissute a
una dimensione interiore fatta di numerose riflessioni che rivelano gli aspetti pi intimi
della personalit del giovane Guevara.
La prospettiva da cui si guarda alle vicende narrate dunque retrospettiva e lintero dia-
rio racconta di come lesperienza del viaggio abbia cambiato la visione del mondo di
Guevara, fornendogli una sorta di rivelazione sul suo personale destino. Nella acotacin al
margen che conclude il diario narrata la rivelazione che un enigmatico vecchio gli
svela, e che alla luce della vicenda umana e storica di Guevara, appare piena di una carica
profetica:
Usted morir con el puo cerrado y la mandbula tensa, en perfecta demostracin de odio y combate...16

Nelle pagine citate Guevara condensa simbolicamente il processo di maturazione del


suo pensiero radicale che nasce dallesperienza azzerante del viaggio. Prende corpo sotto
forma di visione la sua particolarissima interpretazione del significato della sua vita e della
sua missione storica. Scrive nella acotacin al margen:
...ahora saba... Saba que en el momento en que el gran espritu rector d el tajo enorme que divida toda
la humanidad en slo dos fracciones antagnicas, estar con el pueblo...17

Guevara d una lettura esplosiva della realt latinoamericana degli anni 50 e vede la
soluzione dei mali della societ nellinevitabile scontro tra le forze del bene (il popolo) e
quelle rappresentate dai grandi dominatori del mondo, responsabili della condizione di
semischiavit in cui vive gran parte della popolazione. Non si tratta di uninterpretazione
politica derivante da uno studio approfondito delle categorie economiche e sociali applica-
bili al continente latinoamericano. La sua una presa di posizione totalmente etica, frutto
della conoscenza diretta della realt e risponde a un suo bisogno istintivo di reagire allin-
giustizia che ha scoperto in tutta la sua drammaticit durante il viaggio. Le ultime pagine
del diario rappresentano un distillato simbolico degli insegnamenti che Guevara trae dal
viaggio e ricapitolano la sua esperienza di uomo fino a quel momento.
Lo sguardo retrospettivo dellio narrante rilegge lesperienza del protagonista del viag-
gio, morto nel momento della conclusione dello stesso; questo distacco temporale e psi-
chico dagli avvenimenti narrati permette di inquadrarli in un disegno unico che costituisce
il racconto spassionato del viaggio, come Guevara specifica nel prologo del diario, intito-
lato: Entendmonos... Si previene quindi il lettore dallaspettarsi hazaas impresionantes
dalle pagine del diario, che invece contengono un trozo de dos vidas tomadas en un
momento en que cursaron juntas un determinado trecho, con identidad de aspiraciones y
conjuncin de ensueos.18
A differenza del quaderno scritto durante il primo viaggio nel nord dellArgentina,
Notas de viaje uno scritto organico, compiuto, dietro il quale compare uno scrittore effica-
ce e consapevole. Lintero corpo del racconto suddiviso in una quarantina di brevi capito-

14 La Poderosa II era la motocicletta di Alberto Granado, una Norton da 500 cc.


15 E. Guevara, Notas de viaje, cit., p. 18.
16 Ibid., p. 116.
17 Ibid.
18 Ibid. p. 17.

57
li, tutti titolati da Guevara in modo che in una frase o una parola appaia in sintesi il tema
principale di volta in volta narrato. La parabola del viaggio si riflette nelle pagine del diario,
con le sue accelerazioni improvvise nei momenti della partenza e del ritorno che rimangono
ai margini dello spazio simbolico rappresentato. Dentro il viaggio invece la narrazione si
dilata parallelamente al progredire dellesperienza, e raggiunge il suo punto di sospensione
nelle pagine centrali del diario che si riferiscono ai mesi trascorsi tra Cile e Per.
La parte iniziale del racconto si riferisce al tratto di terra argentina percorso ed caratte-
rizzata dalle avventure dei due protagonisti con la moto di Granado. La rapidit con cui i
chilometri vengono percorsi risponde al desiderio di allontanarsi dalla propria terra, verso
nuovi mondi e nuove scoperte. La sensazione di correre in maniera folle verso qualcosa di
indefinito dal fascino irresistibile pervade le pagine, immerse in unatmosfera di sogno e di
avventura. Anche un breve ma intenso parntesis amoroso19 trova spazio nel racconto,
necessariamente sacrificata di fronte a una nuova partenza. Lamore appena sbocciato cede
al richiamo del mare che impone a Guevara il proseguimento del viaggio e gli ricorda i
versi del poeta Otero Silva da lui citati:
Yo escuchaba chapotear en el barco/ los pies descalzos/ Y presenta los rostros anochecidos de hambre./
Mi corazn fue un pndulo entre ella y la calle./ Yo no s con que fuerza me libr de sus ojos/ me zaf de
sus brazos./ Ella qued nublando de lgrimas su angustia/ tras de la lluvia y el cristal/ pero incapaz para
gritarme: Esperame,/ yo me marcho contigo!20

Dopo circa un mese e mezzo di viaggio, con la moto seriamente danneggiata e alle prese
con i primi problemi economici, Guevara si trova a S. Carlos de Bariloche, sul confine
argentino, pronto ad entrare in Cile. Qui riceve una lettera da una ragazza conosciuta qual-
che giorno prima, che spegne definitivamente la sua illusione damore, ma lo rafforza nella
determinazione di proseguire. Il capitolo sintitola: Y ya siento flotar mi gran raz libre y
desnuda y, un verso che trova la sua genesi in questo simbolico distacco dalla terra
argentina che schiude a Guevara le porte di un nuovo mondo. Scrive alla fine del capitolo:
Ahora miraba el futuro, la estrecha faja chilena y lo que viera luego, musitando los versos del
epgrafe.21

Il mese trascorso in Cile influisce enormemente sul significato che Guevara attribuir
allesperienza di viaggio; alla fine di febbraio la Poderosa II cede definitivamente e i due
amici si vedranno costretti a proseguire il cammino con mezzi di fortuna e in situazioni
spesso rischiose, come quando simbarcano clandestinamente su una nave cilena nel tentati-
vo ostinato di dirigersi a nord. Nel capitolo intitolato Polizones Guevara scrive:
Por la noche, luego de agotadores partidos de canasta, mirbamos el mar inmenso, lleno de reflejos verdi-
blancos, los dos juntos, apoyados en la borda, pero cada uno muy distante, volando en su propio avin
hacia las estratosfricas regiones del ensueo. All comprendimos que nuestra vocacin, nuestra verdade-
ra vocacin, era andar eternamente por los caminos y mares del mundo.22

In terra cilena Guevara inizier a maturare il suo profondo sentimento panamericano


entrando a contatto con la massa dei diseredati delle miniere di zolfo e di rame di
Chuquicamata che somiglieranno ai poveri del Per, della Colombia, e del resto
dellAmerica Latina. Dietro le disumane condizioni di vita degli operai cileni sintravedono
los amos, los rubios y eficaces administradores impertinentes que nos decan en su media
lengua: esto no es una ciudad turstica.23

19 Ibid., pp. 20-2.


20 Ibid., p. 21.
21 Ibid., p. 36.
22 Ibid., pp. 54-5.
23 Ibid., p. 57.

58
Prende corpo lentamente a cominciare dalle pagine cilene del diario, un tono narrativo
che riflette lapproccio scientifico di Guevara nellanalizzare la realt. Le pagine dedicate al
processo di estrazione e lavorazione del rame nelle miniere di Chuquicamata presentano
unattenzione estrema al dettaglio reso sempre con precisione. La stessa attenzione verr
riservata in maniera crescente allanalisi di tutti gli aspetti della realt che Guevara conosce
nel corso del viaggio, con particolare interesse verso la societ e il suo funzionamento.
Dalle miniere di Chuquicamata il discorso si allarga fino a fornire una prima sintetica visio-
ne politica del Cile che appare a Guevara diviso intorno al problema dello sfruttamento
delle risorse minerarie tra nazionalisti e liberisti disposti ad alleanze con il capitale stranie-
ro. Il lavoro nelle miniere costituisce per Guevara lesempio lampante dellassurdo sistema
di distruzione violenta della natura e di degenerazione delle relazioni tra uomo e uomo. I
monti del Cile aspettano che
los brazos ridos de las palas mecnicas... devoren sus entraas mentre il lavoro dei minatori appare
come una battaglia nella quale i pobres hroes ignorados mueren miserablemente sin otro ideal que
el de alcanzar el pan de cada da.24

Alla fine di marzo del 1952 i due viaggiatori giungono in Per, a migliaia di chilometri
da casa e con pochissimo denaro, con la sensazione per di trovarsi alle porte di un nuovo
mondo tutto da scoprire. Anche questo cambio di frontiera scandito da una profonda
riflessione, ancora una volta sulla situazione politica del Cile; accanto a Pedro Enrique
Alfonso candidato dalla politica ambigua e amico degli americani, o di fronte ad
Arturo Mestre Larran che conta sullappoggio di tutti i settori reazionari della popolazio-
ne, emerge per contrasto la figura di Salvador Allende
candidato del Frente del Pueblo, que tiene el apoyo de los comunistas, los que han visto menmados sus
cuadros en 40.000 votos, que es la cifra de las personas despojadas del derecho a votar por haber sido afi-
liados a dicho partido.25

Guevara preciser che la sua visione della realt politica cilena ulteriormente cambiata
rispetto al momento in cui aveva steso gli appunti di viaggio, ma che preferisce hacer una
sntesis de lo que escrib antes. Questa precisazione tuttaltro che casuale e spiega ancora
una volta la distanza tra luomo che scrisse gli appunti, che morto al termine del viag-
gio, e il nuovo io interiore che li riordina e li ripulisce. Scrive alla fine del prologo,
quando sta per incominciare la narrazione del diario: Los dejo ahora conmigo mismo; el
que fui26
Le pagine dedicate alla parte peruviana del viaggio intrapreso rappresentano poco meno
della met del diario, in sintonia con la lunga permanenza di circa tre mesi nella terra degli
Incas. Latmosfera che le pervade determinata dallo stupore di fronte alle risonanze sim-
bolico-magiche dellantica civilt precolombiana, stupore che Guevara sperimenta attraver-
sando le Ande, visitando Machu Picchu, il Cuzco, il lago Titicaca. E come se il racconto
del diario si sospendesse in Per e ruotasse intorno alle rovine della civilt indigena. Oltre a
interessanti ricostruzioni storiche e archeologiche che compaiono con frequenza, troviamo
un mondo, quello degli indios aymar che sembra ostinatamente legato alla sua tradizione,
per niente scalfito dalla storia della colonizzazione. Questa gente non parla spagnolo bens
quechua, veste, mangia e prega in un modo che sembra agli occhi di Guevara identico a
quello che doveva esistere cinquecento anni prima. Come le grandi costruzioni dellanti-
chit hanno resistito al trascorrere dei secoli, cos la fiera razza aymar che si era opposta al
dominio dellimpero incaico sopravvive intorno al lago sacro.

24 Ibid., p. 58.
25 Ibid., pp. 65-6.
26 Ibid., p. 18.

59
Ma la fierezza di un tempo ha ceduto il passo e adesso gli aymar sono una razza
vinta, cos come il Cuzco pur nel sua grandezza d la pacata sensazione, anche se a volte
inquietante, di una civilt che morta. Solo resiste al trascorrere del tempo il retaggio pi
profondo delle antiche culture sudamericane profondamente connesso con la straordinaria
natura del paesaggio andino e con la religiosit pagana che in esso si generata. Religiosit
che resiste alle sovrapposizioni cattoliche cos come le antiche fondamenta dei templi del
sole incaici sono riemerse alla luce intatte tra le macerie delle cattedrali spagnole distrutte
dai terremoti.
Da queste considerazioni Guevara riparte per continuare la scoperta del continente lati-
noamericano e nel suo tentativo di interpretarne la storia si delinea poco a poco, ma ineso-
rabilmente, la sua visione continentale della realt dei paesi a sud del Rio Grande. Dopo le
Ande, il viaggio prosegue nellinterno peruviano in direzione del lebbrosario di San Pablo;
navigando sul Rio delle Amazzoni, dopo un periodo trascorso a Lima, Guevara giunge al
lebbrosario situato nel cuore della regione amazzonica del Per, dove permane dall8 al 19
di giugno. La convivenza con i malati allinterno della colonia rappresenta un momento
molto importante del viaggio. Circa seicento persone vivono l in totale isolamento dal
mondo; ogni famiglia ha la sua casa, lavora e contribuisce al sostentamento della comunit.
Sono giorni di profonda solidariet con i malati che in segno di riconoscenza organizzeran-
no una festa daddio per i due viaggiatori e costruiranno una zattera per consentire loro di
proseguire il viaggio sul Rio delle Amazzoni. Il giorno del suo ventiquattresimo complean-
no, il 14 di giugno, Guevara pronuncia un piccolo discorso a casa del direttore del lebbrosa-
rio, il dott. Bresciani che aveva organizzato una piccola festa per lui. Come egli stesso scri-
ve, gli animi dei presenti erano stati scaldati a sufficienza dal pisco, un liquore tipico della
zona, e lui stesso aveva approfittato delloccasione bevendo fino a impiscarsi.
Loccasione per il breve discorso nasce da un brindisi; dopo aver ringraziato per lospita-
lit, Guevara afferma:
Quiero recalcar algo ms, un poco al margen del tema de este brindis: aunque lo exiguo de nuestras perso-
nalidads nos impide ser voceros de su causa, creemos, y despus de este viaje ms firmemente que antes,
que la divisin de Amrica en nacionalidades inciertas e ilusorias es completamente ficticia. Constituimos
una sola raza mestiza que desde Mxico hasta el estrecho de Magallanes presenta notables similitudes
etnogrficas. Por eso, tratando de quitarme toda carga de provincialismo exiguo, brindo por Per y por
Amrica Unida.27

Lidea di appartenere a una sola razza meticcia fortemente influenzata dalla scoper-
ta del mondo aborigeno preispanico da cui derivano le simlitudini etniche di cui parla
Guevara; presto il continente latinoamericano apparir ai suoi occhi accomunato anche da
altri fattori pi chiaramente politici.
Il viaggio sta per giungere al termine e in poche pagine si descrive rapidamente lultimo
tratto percorso; dal Per, Guevara passa in Colombia, dopo essere giunto in Brasile alla
deriva sul Rio delle Amazzoni. Nessuna pagina del diario fa riferimento ai venti giorni tra-
scorsi in terra colombiana, ma la ricostruzione del tragitto fornita dallo stesso Guevara in
una lettera inviata alla madre da Bogot il 6 luglio 1952. Le sue parole non lasciano dubbi
sullidea che si era fatto della Colombia: Este pais es el que tiene ms suprimidas las
garantas individuales de todos los que hemos recorrido, la polica patrulla las calles con
fusil al hombro.28
Fuggiti da questo clima asfissiante i due amici si dirigono in Venezuela dove, giunti a
Caracas, si separano. Nellultimo capitolo prima della acotacin al margen, intitolato Este
extrao siglo veinte, Guevara scrive: La ausencia de Alberto se siente extraordinariamen-
te; la separazione dal compagnio di viaggio segna la fine dellavventura e anche la fine del

27 Ibid., pp. 108-9.


28 Ibid., p. 131.

60
suo racconto. Le Notas de viaje si concludono quasi di colpo, precipitando fuori dallo spa-
zio e dal tempo reali nella dimensione visionaria della acotacin al margen, e lasciando il
racconto sospeso, aperto. Quando il viaggio giunge al termine, Guevara vorrebbe prosegui-
re ancora; il 19 luglio da Caracas scrive alla madre che indeciso se continuare per
Panama, Messico o andare direttamente in India, ma in seguito a difficolt sempre mag-
giori, il mese seguente far ritorno a Buenos Aires.
Ma il nuovo viaggio solamente rimandato: conseguita la laurea in medicina nel giugno
del 1953, Guevara parte di nuovo e questa volta per non fermarsi praticamente pi fino alla
vittoria della spedizione rivoluzionaria castrista nel 1959 a Cuba.

Altri scritti

Contemporaneamente ai grandi viaggi intrapresi e che sono alla base degli appunti ana-
lizzati nel primo paragrafo, Guevara prosegue i suoi studi di medicina conseguendo la lau-
rea nel 1953. Ma la vocazione per la medicina sebbene costituisca uninteresse importante
nella sua vita, sta iniziando a sfumare. Quando nel luglio dello stesso anno, a circa un mese
dalla fine degli studi Guevara parte, non ha unidea precisa sul suo futuro e il suo unico pro-
getto serio nuovamente quello di intraprendere un viaggio, questa volta senza lobbligo di
ritornare per sostenere esami alluniversit. Larcheologia diventa per un lungo periodo la
sua passione principale, testimoniata da alcuni scritti databili ai mesi di permanenza in
Guatemala. Risalgono a questo periodo e a quello successivo trascorso in Messico anche le
sue considerazioni su alcune opere letterarie americane e alcune sue poesie.
Nonostante Guevara si trovi ancora una volta in viaggio, non ci troviamo pi di fronte
ad un diario che ci racconta la sua esperienza. Il corpus che costituisce la produzione di
questi anni presenta due linee di sviluppo: da un lato lattenzione scientifica nella descrizio-
ne delle cose che era gi apparsa nelle pagine dei diari si trasformer in una serie di brevi
saggi letterari e storico-archeologici; dallaltro lo sforzo per trovare una sua personale voce
poetica si concretizzer in una serie di poesie nelle quali trovano a volte spazio gli accenti
pi intimi della sua personalit. La variet dei temi affrontati costituisce una palestra neces-
saria a Guevara per aquisire padronanza dei propri mezzi espressivi e per trovare il suo tono
personale. La dimensione del racconto viene quindi momentaneamente abbandonata in
favore di un tipo di scrittura per certi aspetti pi giornalistica, nella quale il nuovo io
emerso dalle Notas guarda al presente, si pone come un intellettuale tra i tanti, forte per
oltre che degli studi sostenuti, anche della ricchissima esperienza accumulata nei viaggi.
Linteresse principale di questi scritti non risiede in nessuno di loro in particolare, bens
nella loro totalit in quanto testimonianza indiretta di un periodo cruciale della traiettoria
umana di Guevara che segner definitivamente la sua vita.
a. Poesie
Le poesie che Guevara scrisse probabilmente in Messico ci sono giunte grazie alla sua
prima moglie, Hilda Gadea, che le ha raccolte e pubblicate nel 1972 allinterno di un libro
in cui ricostruisce gli anni passati insieme tra Guatemala e Messico dal 1954 al 1956.29 Si
tratta di una quindicina di componimenti, alcuni intitolati originariamente da Guevara, nei
quali accanto ad accenti schiettamente lirici in cui affiora la meditazione personale, trovia-
mo anche il tentativo di veicolare la passione politica attraverso la poesia. Il 1949 aveva
visto la pubblicazione del Canto General di Pablo Neruda, opera che Guevara aveva letto e

29 Hilda Gadea, Che Guevara:aos decisivos, Aguilar, Mxico 1972 [I miei anni con il Che, Erre emme,
Roma 1995].

61
ammirato, al punto da considerarla come el ms vasto poema sinfnico de America.
Neruda e Rubn Daro costituivano i due riferimenti poetici principali di Guevara per ci
che riguardava la letteratura in lingua spagnola, ai quali si affiancava la figura rivoluziona-
ria di Jos Mart, il grande poeta cubano morto in combattimento nel 1895 durante la guerra
dindipendenza dellisola. La conoscenza della lingua francese e la ricchezza della bibliote-
ca materna, gli avevano inoltre fatto conoscere e amare il decadentismo francese e in modo
speciale lopera di Cherles Baudelaire.
Oltre allopera dei poeti citati, Guevara avvertiva il fascino della loro vita, caratterizzata
da una costante inquietudine e, anche se in modi diversi, da una attitudine di rottura con la
societ e con i suoi valori. Nel caso del poeta cileno poi, la drammatica realt dellesilio
donava ai suoi versi una forza di denuncia dirompente ed essi apparivano a Guevara come
lesempio per eccellenza della poesia impegnata opposta al cinismo di unarte fine a se
stessa e autoreferenziale.
Le poesie di Guevara traboccano di quellimpulso etico verso la giustizia che lo porter
in quegli anni a delle scelte esistenziali radicali, il cui culmine costituito dallimbarco
nella spedizione rivoluzionaria diretta a Cuba. Dai versi emerge la necessit dellazione, la
determinazione di un uomo che una volta raggiunta la comprensione del suo destino pron-
to a lottare per i suoi ideali sino alla fine. A ventotto anni, Guevara sente profondamente di
essere giunto a un bivio, di essere diventato un uomo; il distacco ormai completo
dallArgentina, il matrimonio con la peruviana Hilda Gadea e la nascita della sua prima
figlia, lintegrazione nel movimento rivoluzionario cubano sono gli eventi determinanti
della sua vita che a un livello profondo contribuiscono a radicalizzare la sua riflessione su
se stesso e sul suo personale destino allinterno di una visione ormai completamente pana-
mericana. Gli echi di questa sua progressiva presa di coscienza e della relativa maturazione
delle sue decisioni si sentono nelle poesie che testimoniano levolversi del suo pensiero.
Quando ancora la spedizione cubana non comparsa nel suo orizzonte, prevale un tono
fortemente intimo, nostalgico, che pone in primo piano il suo interrogarsi sul significato
della sua vita, alla ricerca della sua identit culturale. Nella poesia Y aqu30 scrive:
Soy mestizo, grita un pintor de paleta encendida,
soy mestizo, me gritan los animales perseguidos,
soy mestizo, claman los poetas peregrinos,
soy mestizo, resume el hombre que me encuentra
en el diario dolor de cada esquina,
y hasta el enigma ptreo de la raza muerta
acariciando una virgen de madera dorada:
Es mestizo este grotesco hijo de mis entraas.
In questi versi Guevara condensa la sua visione panamericana nella figura del meticcio;
tutti gli uomini americani portano dentro di s questa eredit, di essere nati dallincrocio di
due culture completamente distinte. El enigma ptreo de la raza muerta limmagine del
passato incaico e dei Maya la cui unione con la cultura cattolica rappresentata dalla vergine
scolpita nel legno ha creato il mestizaje grottesco cui egli stesso appartiene. La poesia
continua:
Yo tambin soy mestizo en otro aspecto:
en la lucha en que se unen y repelen
las dos fuerzas que disputan mi intelecto
las fuerzas que me llaman sintiendo de mis vsceras
el sabor extrao de fruto encajonado
antes de lograr su madurez del arbol.31

30 E. Guevara, Sobre literatura y arte, Editorial Arte y Literatura, La Habana 1997, p. 26.
31 Ibid., p. 26.

62
La dualit implicita nel concetto di mestizaje serve a Guevara per introdurre il suo stato
danimo in lotta con se stesso alla ricerca di una strada da seguire. Guevara si sente come se
gli mancasse ancora qualcosa prima di raggiungere la madurez del arbol, ancora la sua
volont vacilla in preda a due forze antagoniste. Dietro questa metafora si nasconde la reale
indecisione di Guevara di fronte al dubbio se continuare con la medicina o lasciarsi comple-
tamente coinvolgere dallimpegno politico. I versi finali lasciano unimmagine piena di dol-
cezza e nostalgia, che non contiene risposte definitive:
Me vuelvo en el lmite de la Amrica hispana
a saborear un pasado que engloba el continente.
El recuerdo se desliza con suavidad indeleble
como el lejano taer de una campana.32
La voce dominante nelle poesie quella di un poeta solitario, viandante che scopre poco
per volta i segreti che il suo continuo vagare gli insegna. Tra i tanti insegnamenti del viag-
gio, quello fondamentale resta sempre e comunque il viaggio stesso; continuare a pellegri-
nare per proseguire il processo di maturazione che Guevara sta sperimentando. Scrive nella
poesia de pie el recuerdo caido en el camino33:
Ir tan lejos que el recuerdo muera
destrozado en las piedras del camino,
seguir siendo el mismo peregrino
de pena adentro y la sonrisa afuera.
La sensazione di non appartenere a nessun luogo preciso, di essere destinato a una vita
avventurosa e raminga accompagner Guevara per tutta la sua vita, conseguenza e causa di
tutta la sua parabola esistenziale. Nella poesia Despedida a Toms34 scritta per la separa-
zione da Toms Granado, fratello del compagno di avventure Alberto, appare la contrappo-
sizione netta tra lamico encallado, la cui nave ormai non naviga, e Guevara che ha final-
mente trovato la determinazione necessaria per proseguire. Esplicito nei versi il riferimento
allutopia comunista con limmagine trionfale dei rojos hermanos del horizonte/ marchan-
do alegres hacia el porvenir. Dopo aver confidato allamico Toms la formula mgica
per comprendere e trasformare la realt, formula appresa en una mina de Bolivia/ o tal vez
chilena, peruana o mexicana, Guevara scrive nella chiosa:
Y entonces, poeta blancuzo de quatro paredes,
sers el cantor del universo:
entonces, poeta trgico, delicado, enfermo,
sers un robusto poeta del pueblo.35
Dietro questi versi si intravede chiaramente linfluenza dellopera di Pablo Neruda, il
poeta del pueblo contrapposto al malaticcio poeta blancuzo de quatro paredes. In que-
sta poesia per la prima volta il tono di Guevara diventa perentorio; la spedizione cubana sta
prendendo corpo e quella che inizialmente sembrava una cosa irrealizzabile sta per comin-
ciare. I due componimenti pi lunghi di Guevara, il Canto al Nilo e la commossa poesia
dedicata alla vieja Mara riflettono in maniera ancora pi chiara la posizione politica che
Guevara ha assunto e la determinazione con cui ne affronter le conseguenze. Il Canto al
Nilo stato scritto nel 1956, dopo la nazionalizzazione della Compagnia di Suez da parte
del presidente egiziano Nasser. Scrive Guevara:

32 Ibid., p. 26.
33 Ibid., p. 22.
34 Ibid., pp. 28-30.
35 Ibid., p. 30.

63
Si hoy le canto el ayer de muerta piedra
y convoco los recuerdos de Tebas,
es que el presente aflora en tu pasado,
es que vive en la presa de Asun
y en Suez reconquistado.36
Tutta la poesia rappresenta unesortazione al Nilo affinch fertilizzi la speranza di libe-
razione del popolo egiziano dalla feroz mordeduras/ de coloniales fauces; alla fine il pen-
siero si volge allArgentina che stava vivendo i mesi successivi al colpo di stato che aveva
spodestato Pern (evento questo letto da Guevara come la caduta dellultimo baluardo ame-
ricano contro gli interessi Usa), e a se stesso:
Hoy que mi patria est llena de jalones huecos
y yo inicio mi pistola en hazaas menores,
tu epopeya acicatea mis ideales
espuela de la lucha nos recuerda
badajo de la furia ms sublime.37
Nella poesia dedicata alla vieja Mara, lagonia di una donna morente nel suo letto
dospedale, donna conosciuta realmente da Guevara in Messico, si identifica con lagonia
della moltitudine enorme vittima dellingiustizia quotidiana. La abuela proletaria strazia-
ta da una vita di stenti, viene esortata a non temere la morte e a smettere di affidarsi a un dio
che non lascolta. Scrive Guevara: cree en el hombre que llega/ cree en el futuro que
nunca vers. La poesia si conclude con un giuramento che suggella lannuncio della roja
venganza che riparer i torti subiti e riporter la giustizia tra la gente:
Descansa en paz, vieja Mara,
descansa en paz, vieja luchadora,
tus nietos todos vivirn la aurora,
LO JURO.38

La figura della vecchia sofferente dasma ormai prossima alla morte, rappresenta locca-
sione data a Guevara per levare il suo grido di guerra; il giuramento finale scritto in maiu-
scolo sembra sottolineare una decisione ormai presa definitivamente. Dietro la vendetta che
Guevara promette per riscattare la misera esistenza della donna in cui no hubo hombre
amado, ni salud, ni dinero,/ apenas el hambre para ser compartida, si intravede la determi-
nazione di un uomo che disposto a lottare fino in fondo.
Nel dicembre del 1956, pochi mesi dopo la stesura di questa poesia, il giuramento di
guerra di Guevara si trasforma in azione allorch la spedizione rivoluzionaria parte da
Tuxpn sulle coste del Messico alla volta di Cuba. Quando la partenza ormai imminente e
Guevara si totalmente identificato con la causa cubana nasce il canto a Fidel scritto in
onore di Castro:
Vamonos,
ardiente profeta de la aurora,
por recnditos senderos inalmbricos,
a liberar el verde caimn que tanto amas.39
Ricompare laurora promessa ai nipoti della vieja Mara metafora dellutopia comuni-
sta, e Castro viene visto come un profeta che annuncia la liberazione della patria. Il canto

36 Ibid., p. 32.
37 Ibid., p. 34.
38 Ibid., p. 38.
39 Ibid., p. 42.

64
costitusce un inno di battaglia in cui la voce di Guevara parla anche per conto di tutti gli
altri partecipanti allimpresa, devoti a Castro e pronti a seguirlo. Per quattro strofe di segui-
to lutlimo verso recita: all, a tu lado... nos tendrs, ripetizione che come una sorta di
giuramento collettivo chiude i versi nei quali Guevara srotola le parole dordine della lotta:
reforma agraria, justicia, pan, libertad.
Linizio della lotta rivoluzionaria cubana pone fine alle velleit poetiche di Guevara che
non comporr pi poesie. Alla prosa affider il resto della sua opera.
b. Saggi brevi
Il terzo grande viaggio di Guevara, partito dallArgentina nel luglio del 1953, doveva
portarlo ad attraversare Bolivia, Per, Ecuador, Panama, Costa Rica, Nicaragua e Honduras
prima della fine dello stesso anno. Dal dicembre del 53 al settembre dellanno successivo
vive in Guatemala. Di l, in seguito al colpo di stato del generale Castillo Armas partir per
il Messico. Il soggiorno nello Stato centroamericano si prolungher per oltre due anni fino a
quando, separatosi dalla moglie e dalla figlia, Guevara prender parte allimpresa cubana.
Questi anni sono caratterizzati oltre che da un dinamismo eccezionale, dalla molteplicit di
interessi e di attivit svolte da Guevara nei vari paesi visitati. Per un lungo periodo ancora,
il suo itinerario sar determinato dal desiderio di approfondire le sue conoscenze riguardo
alle antiche civilt aborigene americane. Gli imponenti resti archeologici della civilt incai-
ca che aveva gi avuto modo di apprezzare nel corso del viaggio precedente in Per, costi-
tuiscono ancora una volta il primo obiettivo di Guevara. La sua attenzione si centrer in
modo particolare su Machu Picchu, lantica e misteriosa citt di pietra scoperta dallarcheo-
logo nordamericano Bingham nel 1911, sulla quale scriver un saggio pubblicato nel
dicembre del 1953 dalla rivista panamense Siete.
Il saggio, intitolato Machu-Picchu, enigma de piedra en Amrica, ricostruisce la
vicenda storica della citt incaica, tentando di spiegarne lorigine. Scritto con uno stile gior-
nalistico, essenziale e rapido, larticolo ripercorre le principali tappe della scoperta del prof.
Bingham e ne spiega la teoria interpretativa secondo la quale Machu Picchu doveva essere
in realt la misteriosa e introvabile Vilcapampa, luogo mitico dorigine della razza
Quechua, fondata anteriormente al Cuzco stesso. Nel corso del 1500, la citt segreta era
stata la base principale della resistenza incaica protrattasi per vari decenni dopo la morte
dellultimo inca Manco II, fino a quando lultimo condottiero indigeno Tupac Amaru era
stato sconfitto. Da quel momento Vilcapampa era svanita nel nulla.
Al di l delle considerazioni sulla profondit delle conoscenze storico-archeologiche che
Guevara dimostra nel breve saggio, ci che colpisce la tagliente ironia con cui nel corso
dellanalisi condanna lintera impresa dellarcheologo americano pur riconoscendone il
valore. Bingham appare infatti agli occhi di Guevara come la continuazione del processo di
penetrazione della cultura occidentale in America iniziato cinque secoli prima. Il furto siste-
matico di oggetti preziosi ad opera di turisti, archeologi, appassionati di ogni genere ha por-
tato in pochi anni alla scomparsa di tesori di incalcolabile valore, preda della cupidigia
dellOccidente e in questo caso specifico degli Stati Uniti. Di fronte alla spettrale vuotezza
di Machu Picchu, Guevara si chiede:
dDnde se puede admirar o estudiar los tesoros de la ciudad indgena? La respuesta es obvia: en los
museos norteamericanos.

Al termine del saggio, lasciando aperta la controversia sullorigine e sul significato sto-
rico di Machu Picchu, Guevara ne sottolinea il valore enorme e la sua eccezionale bellezza,
distinguendo per in due categorie i possibili visitatori: da un lato i latinoamericani, dotati
in qualche modo di un espritu semi-indgena capace di far loro apprezzare pienamente le
risonanze magiche del luogo; dallaltro i tipici turisti stranieri, ai quali non concesso pene-
trarne i misteri. Scrive Guevara:

65
Conformmonos, por ahora, con darle a la ciudad los dos significados posibles: para el luchador que per-
sigue lo que se llama quimera, el de un brazo extendido hacia el futuro, cuya voz de piedra grita con
alcance continental: ciudadanos de Indoamerica, reconquistad el pasado; para otros, aquellos que sim-
plemente huyen del mundanal ruido, es vlida una frase anotada en el libro de visitantes que tiene el
hotel y que un sbdito ingls dej estampada con toda la amargura de su aoranza imperial: I am lucky
to find a place without a Coca Cola propaganda.40

Dietro il luchador que persigue una quimera sintravede Guevara stesso che rinnova il
suo invito a considerare il continente latinoamericano come ununica grande nazione; ricon-
quistare il passato perduto per i cittadini dellIndoamerica significa ritrovare, al di l
delle sovrapposizioni posteriori, la loro profonda identit culturale indigena. Solo in questo
modo il popolo latinoamericano potr guardare al futuro.
Proseguendo il viaggio verso il Centroamerica, Guevara ha loccasione di visitare alcu-
ne tra le pi importanti citt dellantichit maya: Tazumal nel Salvador; Quirigu in
Guatemala; Palenque, Chichn-Itz e Uxmal in Messico. Su ognuna di esse Guevara scri-
ver dei piccoli saggi, colpito soprattutto dalla raffinatezza dellarte dei maya e dalla legge-
rezza delle loro costruzioni, contrapposte allimponenza delle fortezze incaiche. I templi, i
palazzi, il complicato e precisissimo sistema calendarico sono gli elementi della cultura
maya su cui si sofferma con maggiore attenzione.
Di questi saggi scritti tra il 1954 e il 1955, lunico di una certa importanza (e lunico ad
essere intitolato) quello sulla citt guatemalteca: Quirigu, un santuario americano.
Sono pagine che costituiscono un tentativo di produrre un articolo organico, senza grosse
pretese ma pur sempre valido, mentre gli altri saggi appaiono come annotazioni pi sfilac-
ciate ed estemporanee probabilmente scartate dallo stesso Guevara.
Senza abbandonare il saggio come forma di scrittura, Guevara passer dallarcheologia
alla letteratura. Probabilmente redatti durante il periodo trascorso in Messico, i saggi sono
stati pubblicati per la prima volta nel 1991 dalla rivista Casa de las Amricas. Spiccano per
corposit e per ricchezza di spunti quello sul Canto General di Pablo Neruda e quello sul
Martn Fierro di Jos Hernandez, mentre unaltra dozzina di brevi analisi sono riservate a
opere estremamente diverse tra loro per tipologia, periodo storico e contenuti scelte libera-
mente da Guevara.
Nellanalisi del Canto General, Guevara individua gli accenti pi schiettamente poetici
di Neruda laddove il poeta cileno abbandona su dilogo consigo mismo e rivolge il suo
canto a nosotros, los simples mortales, los integrantes del pueblo. Nella sua poesia
despedida a Toms, Guevara aveva gi sottolineato la contrapposizione tra il poeta
robusto del pueblo e quello blancuzco de cuatro paredes, indicando la necessit per la
poesia e per il poeta, di trovare il giusto respiro in grado di rendere il suo messaggio univer-
sale. Larte dunque per Guevara obbligatoriamente compromessa, impegnata, se non
vuole correre il rischio di risultare inutile, sciocca; questa convinzione accompagner sem-
pre Guevara che pi volte nel corso degli anni torner sullargomento. Lo stesso Canto
General subisce una lieve caduta di tono soltanto nei pocos (e inferiores) versos persona-
les del final ad opinione di Guevara, pur conservando intatto il suo enorme valore.
E per questa sua capacit di rappresentare il grido di ribellione di un intero popolo che
il Canto General costituisce una vetta nella poesia latinoamericana, afferma Guevara:
Es un canto general de Amrica que da un repaso a todo lo nuestro desde los gigantes geogrficos hasta
las pobres bestezuelas del seor monopolio.

La poesia di Neruda supera le barriere dellindividuo e riesce a farsi collettivit, il canto


del singolo poeta diventa un immenso coro di voci:

40 E. Guevara, Machu-Picchu, enigma de piedra en Amrica, Casa de las Amricas, n. 163, luglio-agosto
1987, p. 53 [Machu Picchu, enigma di pietra, in Scritti scelti, trad. e cura di R. Massari, I, Erre emme, Roma
1993, pp. 87-95].

66
Cuando el tiempo haya tamizado un poco los andares polticos y al mismo tiempo - ineluctablemente -
haya dado al pueblo su triunfo definitivo, surgir este libro de Neruda como el ms vasto poema sinfnico
de Amrica.41

Gli altri saggi, a parte quello sul Martn Fierro, rappresentano poco pi che delle brevi
recensioni di libri che con tutta probabilit facevano parte della piccola biblioteca ambu-
lante di Guevara. Nessuno di essi costituisce uno studio approfondito e nella maggior
parte dei casi sono pochissimi gli elementi ad essere evidenziati ed esposti in poche righe.
Anche per quanto riguarda i saggi sulla letteratura, cos come per quelli sullarcheologia e
per la breve raccolta di poesie, sembra evidente la velleit di questi tentativi segnati nella
loro totalit dallincompiutezza. Tutti gli scritti sembrano delle prove la cui caratteristica
fondamentale la loro frammentariet. Questo aspetto sicuramente legato alle vicende
biografiche di Guevara come vedremo meglio nel prossimo capitolo analizzando il suo
ricco epistolario, e la sua importanza sta nel far luce sulla variet di interessi che appassio-
nano Guevara in questa fase cruciale della sua vita. Il rapido susseguirsi di situazioni diver-
se e il totale impegno nella preparazione della spedizione armata verso Cuba, mettono fine
alla produzione saggistica di Guevara e alla sua vena poetica; linizio dellavventura cubana
segner il suo ritorno alla memorialistica: non pi appunti di viaggio ma di guerriglia.

2. LIMPEGNO POLITICO

La decade degli anni 50 rappresenta una tappa decisiva nella vita di Ernesto Guevara;
la partenza nel luglio del 53 per il terzo grande viaggio della sua vita segna linizio dell
attivit politica che lo porter a rivelarsi come grande stratega e condottiero nella lotta di
liberazione cubana dalla dittatura del generale Fulgencio Batista, e ad affermarsi come
interlocutore politico di spicco nel corso della prima met degli anni 60, gli anni caldi e
pericolosi nei quali il mondo ha sfiorato il dramma di un conflitto mondiale nucleare.
Nei tre anni di permanenza tra Guatemala e Messico, dal 1953 al 1956, avviene la com-
pleta radicalizzazione del pensiero di Guevara e la conseguente partecipazione alla spedi-
zione armata di Castro appare come la soluzione inevitabile per soddisfare la sua urgente
necessit di passare allazione. La lunga e sofferta gestazione di questo personale percorso
politico e intellettuale testimoniata in maniera profonda dalle decine di lettere scritte per
lo pi alla sua famiglia e a pochi amici intimi durante gli anni 50. In esse riflessa in modo
inequivocabile la traiettoria del pensiero di Guevara e la maturazione definitiva di una scel-
ta cos estrema come la lotta armata, considerata come lunico strumento politico realmente
efficace nella realt latinoamericana. La rivoluzione completa delle strutture economiche e
sociali che avevano creato la condizione di vassallaggio in cui si trovavano tutti i paesi lati-
noamericani non poteva avvenire in maniera pacifica. Lesperienza del colpo di stato milita-
re del Guatemala aveva definitivamente convinto Guevara che bisognava lottare fino alle
estreme conseguenze e con tutti i mezzi necessari; soprattutto per questo motivo che al
momento dellincontro con Fidel Castro Guevara accetta quasi distinto, senza vacillare, di
far parte della spedizione. Cuba non era un paese straniero, ma una parte dellAmerica lati-
na e la questione nazionale appariva ai suoi occhi come una questione continentale. Dieci
anni pi tardi la sua visione diventer completamente internazionalista e tutta la sua azione
politica si concentrer nel tentativo di unire i proletari del mondo in una lotta comune e
mortale contro i paesi capitalistici ormai entrati nella loro fase pi avanzata e aggressiva,
quella imperialistica.

41 E. Guevara, Sobre literatura y arte, cit., p. 86.

67
Le lettere testimoniano della progressiva maturazione politica di Guevara folgorato dal-
lincontro con lopera di Karl Marx che diventer lo strumento teorico principale della sua
riflessione. Lo studio del pensiero marxista sostituir con prepotenza quello relativo alla
medicina e nel corso degli anni Guevara approder a una sua personale interpretazione delle
idee di Marx sulla quale fonder le sue scelte politiche.
Il corpus delle lettere di Guevara, ordinato seguendo la loro cronologia, permette di
cogliere la gestazione della radicalizzazione del suo pensiero maturata lentamente nel corso
degli anni 50, e di ricostruirne i principali momenti. Indirizzate per la maggior parte alla
famiglia, le lettere forniscono un ritratto preciso della progressiva determinazione di
Guevara; soprattutto quelle inviate alla madre Celia de La Serna ne rivelano il lato pi inti-
mo e fanno luce sulle sue inquietudini pi profonde. Considerate nel loro insieme costitui-
scono una sorta di ulteriore diario personale, scritto in forma epistolare nel corso di circa un
decennio, e sono fondamentali per comprendere la vita di Guevara e la sua successiva opera.

Le prime lettere

Durante i mesi trascorsi in viaggio per lAmerica latina nei primissimi anni 50,
Guevara teneva costantemente informata la sua famiglia riguardo ai suoi spostamenti attra-
verso una fitta corrispondenza. Alcune delle lettere risalenti a quel periodo sono state rac-
colte e pubblicate dal padre di Guevara, e forniscono dettagli sulla personalit del giovane
studente di medicina assetato di avventura. Lesperienza del grande viaggio in compagnia
di Alberto Granado si era rivelata come una sorta di scoperta del continente latinoamerica-
no e aveva scosso in profondit Guevara. I suoi orizzonti erano cambiati e coincidevano
con il mondo intero; lArgentina cominciava a stargli stretta mentre la passione per la medi-
cina aveva subto le prime incrinazioni a vantaggio di un coinvolgimento maggiore in temi
di interesse sociale. Dalla ricerca scientifica Guevara passer a una socializzazione della
medicina e del medico visto soprattutto nella prospettiva dei suoi doveri etici verso la
societ. Partendo da questo spunto avrebbe tentato qualche tempo dopo di scrivere un libro
sulla funzione del medico in America Latina, del quale riusc a completare soltanto alcuni
capitoli ormai irrimediabilmente perduti.
Giunto al termine del viaggio con Granado, Guevara finisce in pochissimi mesi luniver-
sit imponendosi un ritmo frenetico; la laurea giunge come una liberazione e immediata la
nuova partenza, questa volta senza ritorno. La prospettiva di lavorare a Buenos Aires come
ricercatore nel campo dellallergologia a fianco del celebre dott. Pisani non era stata mini-
mamente presa in considerazione; del resto il grande viaggio del 1952 si era concluso per
cause di forza maggiore e per Guevara era imprescindibile riprenderlo al pi presto e con
esso continuare la sua personale ricerca della sua identit.
Fino alla laurea e allinizio del terzo viaggio non compare mai negli scritti di Guevara
unelaborazione schiettamente politica; nonostante lassimilazione diretta della realt socia-
le dei paesi latinoamericani visitati, le sue considerazioni fino a quel momento non lasciano
trasparire una presa di coscienza capace di concretizzarsi in azione politica. Le lettere del
1952 rivelano le inquietudini di un ragazzo che non ha ancora le idee chiare sul suo futuro,
se si eccettua lintuizione precoce del suo destino ramingo. Scrive al padre dalla regione
amazzonica del Per: verdaderamente tengo espritu de trotamundos y no sera nada raro
que despus de este viaje me d una vuelta por la India y otra por la Europa. 42
Lesperienza nel lebbrosario di San Pablo gli aveva fornito forti motivazioni per proseguire
i suoi studi ed era stata molto gratificante per lui; scrive nella stessa lettera

42 E. Guevara Lynch, Mi hijo el Che, cit., p. 407.

68
nuestro viaje adquiere caracteres de acontecimiento para el personal de los dispensarios antileprosos de la
zona y nos tratan con un respeto digno de los dos investigadores que los visitan, el viento de la leprologa
se me ha metido con alguna intensidad y no s por cunto tiempo. Es que despedida como la que nos
hicieron los enfermos de la leprosera de Lima es de las que invitan a seguir adelante.43

Nel 1952, Guevara ancora saldamente legato alla medicina, ha intenzione di laurearsi
e poi di lavorare come medico allergologo nel primo paese che gli offrir un posto; dopo la
laurea loccasione si presenta in Venezuela dove il suo amico Alberto Granado lavora come
biochimico, ma Guevara cambier idea nel corso del viaggio e si diriger in Guatemala per
delle ragioni che sono ormai pi precisamente di ordine politico.
Il primo spunto di riflessione politica di cui si trova traccia nelle lettere corrisponde al
luglio del 1952, durante la permanenza nella Colombia. Gi nel Per e prima ancora duran-
te il soggiorno in Cile, Guevara aveva iniziato una prima analisi delle cause della disegua-
glianza sociale scoperta nel corso del viaggio, dedicando varie pagine delle Notas de viaje a
questo argomento; la sua visione si era delineata in chiave risolutamente panamericana ed
era stata riassunta nel brindisi pronunciato nel lebbrosario di San Pablo, il giorno del suo
ventiquattresimo compleanno. Dopo aver assistito in Colombia agli scontri tra i contadini in
rivolta e lesercito, alle ragioni storiche ed etniche che avevano ispirato il suo discorso se ne
aggiungeranno altre di natura politica. Dietro la comunanza di problemi e questioni dei vari
paesi dellAmerica latina iniziava ad emergere un punto costante: il ruolo che giocavano gli
Stati Uniti dAmerica nel determinare la situazione di forzosa subalternit dei paesi latinoa-
mericani. Riferendosi polemicamente allammirazione che suo padre nutriva nei confronti
degli Stati Uniti, scrive alla madre dalla capitale colombiana:
Que se anime el viejo y se raje a Venezuela, la vida es ms cara que ac pero se paga mucho ms y para
un tipo ahorrador (!) como el viejo, eso conviene. A propsito, si despus de vivir un tiempo por aqu
sigues enamorado del Tio Sam... pero no divaguemos. Papi es muy intelijudo (con semisorna). Chau.44

Una volta conseguita la laurea Guevara parte con uno stato danimo profondamente
diverso; i lacci che lo legavano alla sua terra e in un certo modo al suo passato si sono defi-
nitivamente spezzati e prende corpo nella sua mente lidea di intraprendere un nuovo viag-
gio, ancora pi ambizioso dei precedenti e assolutamente privo di vincoli. La prima tappa lo
porter nel luglio del 1953 in Bolivia, in un percorso che nei suoi piani originali doveva
condurlo in Venezuela dove lo attendeva lamico Granado. Nella capitale boliviana
Guevara ha loccasione di vivere personalmente lagitazione sociale provocata dallimmi-
nente varo della riforma agraria che dar luogo a scontri violentissimi e che coster la vita a
migliaia di persone. La rivoluzione boliviana aveva riportato al potere Paz Estenssoro dopo
che una giunta militare aveva fatto cadere il suo governo, e questi sulla spinta delle rivendi-
cazioni di operai, contadini e minatori, si apprestava ad operare una serie di riforme in
senso fortemente nazionalistico, quando era cominciata la reazione delloligarchia boliviana
formata dai grandi latifondisti che gestivano privatamente le immense ricchezze geologiche
del paese. Scrive al padre il 24 luglio da La Paz:
Esto es un pas muy interesante y vive un momento particularmente efervescente. El 2 de agosto se pro-
duce la reforma agraria y se anuncian batidas y bochinches en todo el pas... Todos los das se escuchan
tiros y hay heridos y muertos por armas de fuego.45

Nellattesa di ottenere il visto per il Venezuela Guevara torna in Per per proseguire le-
splorazione delle rovine inca. La passione archeologica vivissima e continuer a lungo,
fino a quando tutte le sue energie si concentreranno su Cuba. Scrive a sua madre dal Cuzco

43 Ibid., p. 405.
44 Ibid., p. 415.
45 E. Guevara Lynch, Aqu va un soldado de Amrica, Editorial Planeta, Buenos Aires 1987, p. 15 [Sperling &
Kupfer, Milano 1997].

69
in agosto: mi sono tolto lo sfizio per la seconda volta. Qualche mese pi tardi, in ottobre,
pubblicher sulla rivista panamense Siete un articolo su Machu Picchu in cui compare,
intrecciata alla ricostruzione storico-archeologica, la contrapposizione sarcastica tra lantica
civilt incaica e la moderna cultura occidentale.
Come stava avvenendo con la medicina, anche larcheologia fornisce a Guevara lo
spunto di riflessione sulla societ e, poco alla volta, sinfiltra nei suoi scritti un linguaggio
pi marcatamente politico. Parallelamente il suo interesse viene completamente assorbito
dallanalisi della situazione in Bolivia che non fa che confermare le precedenti intuizioni
che aveva avuto a proposito degli altri paesi latinoamericani. Il progetto iniziale di raggiun-
gere il Venezuela comincia a vacillare nonostante Guevara abbia ottenuto il visto necessa-
rio. I suoi spostamenti seguono dora in avanti unaltra logica, fino alla scelta del
Guatemala per delle ragioni esclusivamente di interesse politico. Scrive alla madre a fine
agosto: della mia vita futura non ti parlo perch non ne so nulla, mentre nella lettera scrit-
ta pochi giorni dopo da Lima inviata allamica e compagna di studi di medicina Tita
Infante, Guevara analizza lesperienza vissuta in Bolivia:
una de las cosas interesantes a que nos dedicbamos era a otear el panorama poltico que es sumamente
interesante. Bolivia es un pas que ha dado un ejemplo realmente importante a Amrica... Aqu las revolu-
ciones no se hacen como en Buenos Aires, y dos o tres mil muertos (nadie sabe exactamente cuntos)
quedaron en el campo.
Todava ahora la lucha sigue y casi todas las noches hay heridos de bala de uno u otro bando, pero el
gobierno est apoyado por el pueblo armado de modo que no hay posibilidades de que lo liquide un movi-
miento armado desde afuera y slo puede sucumbir por sus luchas internas.46

Alla fine di settembre del 1953 Guevara lascia il Per e si dirige in Ecuador ancora con
lintenzione di proseguire verso Caracas, ma incominciando seriamente a prendere in consi-
derazione lipotesi del Guatemala dove il governo del colonnello Jacobo rbenz aveva
incominciato a dare attuazione a una riforma agraria che si scontrava direttamente con gli
interessi della United Fruit, potentissima multinazionale nordamericana. Il 4 ottobre aveva
scritto al padre da Guayaquil a proposito dellEcuador:
Aqu hay un clima lindo de libertad personal que contrasta con el asfixiante de Per, donde un gobierno
totalmente impopular se mantiene gracias a las bayonetas que sus amigos le confieren por concesin de
todo tipo.47

Le settimane trascorse in Ecuador segneranno una svolta per Guevara; improvvisamente


matura la decisione di andare in Guatemala a seguire da vicino gli sviluppi dellesperimento
democratico del governo di rbenz. Nel corso del viaggio Guevara era entrato in contatto
con vari militanti politici ed aveva approfondito la sua riflessione sulla realt latinoamerica-
na confrontandola con le diverse esperienze di lotta conosciute. La necessit di passare
allazione prevale sulla medicina e la decisione di andare in Guatemala presa. Nella lette-
ra del 21 ottobre da Guayaquil, Guevara ne d notizia alla madre precisandole la sua
nueva posicin de aventurero 100%48.
In rotta verso il Guatemala Guevara trascorre gli ultimi mesi del 1953 tra Panama e Costa
Rica prima di giungere nella capitale guatemalteca a fine dicembre. Nel luglio dello stesso
anno Fidel Castro aveva tentato di prendere dassalto con le armi la caserma Moncada a
Santiago de Cuba, nella speranza di provocare la caduta della dittatura militare di Batista; il
tentativo era fallito e decine di militanti del movimento erano stati massacrati dallesercito
mentre altri erano riusciti a fuggire da Cuba rifugiandosi in Costa Rica. Castro era stato arre-
stato e proprio dal carcere aveva iniziato la creazione del Movimiento 26 de Julio, il primo

46 Ibid., pp. 21-2.


47 Ibid., p. 26.
48 Ibid.

70
nucleo dellorganizzazione politica che guider la rivoluzione cubana. In Costa Rica
Guevara entra per la prima volta in contatto con esponenti del movimento castrista scampati
alla strage del Moncada che ritrover pi tardi in Guatemala e poi in Messico.
Nel dicembre del 1953, Guevara scrive da San Jos de Costa Rica a sua zia Beatriz:
Mi vida ha sido un mar de encontradas resoluciones hasta que abandon valientemente mi equipaje, y
mochila al hombro emprend con el compaero Garca el sinuoso camino que ac nos condujo. En El
Paso tuve la oportunidad de pasar por los dominios de la United Fruit convencindome una vez ms de lo
terrible que son estos pulpos capitalistas. He jurado ante una estampa del viejo y llorado camarada Stalin
no descansar hasta ver aniquilados estos pulpos capitalistas. En Guatemala me perfeccionar y lograr lo
que me falta para ser un revolucionario autntico.49

Nel pieno della guerra fredda segnato dallacuirsi della tensione tra Est e Ovest, subito
dopo la terribile guerra di Corea, la personalit di Stalin morto da poco e dei cui crimini
ancora poco o nulla si sapeva, affascina Guevara che vedeva in lui lalfiere della causa
socialista mondiale. Il trionfo nel 1949 della rivoluzione cinese e la sua trasformazione in
Repubblica Popolare aveva provocato la forte reazione del governo degli Stati Uniti, impe-
gnati in una politica internazionale di arginamento del socialismo. In questo contesto mon-
diale Guevara si schiera politicamente con il blocco dei paesi socialisti guidati dallUnione
Sovietica, patria della rivoluzione dottobre e di Lenin. Nel 1953 Guevara convinto che
lUrss rappresenti la difesa degli ideali comunisti di giustizia, di libert e di uguaglianza
minacciati dallaggressione dei paesi capitalistici. In Guatemala, dove le pressioni statuni-
tensi al governo nazionalista di rbenz si erano trasformate in qualcosa di serio, Guevara
sente che la sua presenza necessaria, che deve passare allazione. Conclude la lettera alla
zia con queste parole:
te abraza, te besa y te quiere tu sobrino, el de la salud de hierro, el estmago vaco y la luciente fe en el
porvenir socialista.50

La decisione di andare in Guatemala segna la nascita dellattivit politica di Guevara,


impegnato in uno studio serrato quanto asistematico della filosofia marxista che gli propor-
zioner nuovi strumenti di analisi politica della realt. Frutto di questa elaborazione sono i
due articoli scritti nel Guatemala, probabilmente nellaprile del 1954, che palesano come
egli si sia gi rapidamente addentrato nella situazione guatemalteca e di come allo stesso
tempo la collochi nel pi ampio contesto internazionale.

I primi articoli politici

I mesi trascorsi nel Guatemala segnano linizio dellattivit propriamente politica di


Guevara. Entrato subito in contatto con i principali partiti e movimenti di sinistra dello
Stato centroamericano, e riunitosi con il gruppo di esiliati cubani e argentini con i quali
aveva condiviso una parte del viaggio, Guevara inizia il suo personale apprendistato rivolu-
zionario. Mentre sopravvive alla meno peggio cercando invano un lavoro come medico,
tenta pi volte di ottenere il visto da residente in Guatemala che non arriver mai. La sua
attivit nei primi mesi del 1954 profondamente inserita nel dibattito politico che si era
creato nel paese in conseguenza delle pressioni sempre maggiori delle multinazionali nor-
damericane, i cui interessi erano stati pregiudicati dalle riforme del governo di rbenz.
Guevara prende posizione a sostegno del governo e guarda con diffidenza le spaccature
interne alla coalizione che appoggia rbenz, individuando in esse un pericolo di fronte a un
attacco pi serio da parte degli Stati Uniti. Allinizio di febbraio del 1954 scrive al padre:

49 Ibid., pp. 28-9.


50 Ibid., p. 29.

71
Polticamente no andan las cosas tan bien porque se recela en todo momento un golpe patrocinado por tu
amigo Ike [il presidente degli Usa, Eisenhower]. El otro da se descubri una conspiracin en la que esta-
ban metidos todos los ases de la democracia centroamericana, apadrinados por la United Fruit o el
Departamento de Estado, que eso no se aclar perfectamente.
Los documentos publicados son incontrovertibles y as lo reconoci todo el mundo.51

E un periodo di attenta analisi della situazione politica internazionale in cui Guevara


tenta di dare organicit alla sua visione delle cose, e di partecipare attivamente al dibattito
politico interno alla sinistra guatemalteca. Il governo degli Stati Uniti aveva gi da tempo
dato inizio allorganizzazione di un colpo di stato per liberarsi della scomoda presidenza di
rbenz, e la scoperta imprevista del complotto - che vedeva coinvolti i principali capi di
stato dellAmerica Centrale - doveva servire secondo Guevara ad aprire gli occhi al popolo
guatemalteco, spronandolo a lottare fino in fondo.
Per alcuni mesi Guevara segue gli sviluppi degli avvenimenti in Guatemala tentando di
regolarizzare la sua posizione di immigrato e rimediando il denaro per vivere con lavoretti
di fortuna. Conosce la donna che diventer sua moglie, Hilda Gadea, esiliata politica peru-
viana che frequenta abitualmente e condivide un appartamento con gli esuli cubani giunti
nel frattempo in Guatemala. Il dibattito politico costituisce la quotidianit e fornisce a
Guevara gli spunti per scrivere ed elaborare il suo pensiero; lambizioso progetto di un libro
sulla funzione del medico in America Latina rispondeva pi a degli interrogativi di carattere
etico-politico che medico, e spiegava il perch del suo lavoro come volontario nei sindacati.
Scrive nel marzo ai genitori:
non tocco un libro di medicina neanche per scherzo salvo che per la storia, perch sto elaborando il mio
pensiero proprio sulla funzione del medico nella nostra America Latina (questo pazzo vi sta diventando
un rosso).52

Lopera ideata da Guevara rester allo stato embrionale e dopo qualche tempo verr
definitivamente abbandonata. Nascono invece in queste settimane i primi due articoli politi-
ci redatti da Guevara in un linguaggio franco e diretto, teso a scuotere il lettore e a invitarlo
alla militanza attiva, quando ormai lesplosione del conflitto sembra imminente e inevitabi-
le. Nellaprile del 54 si erano gi verificate numerose aggressioni dirette alla sovranit
nazionale del Guatemala, ma si attendeva il momento propizio per sferrare il colpo decisivo
senza che la cosa risultasse troppo scomoda a livello internazionale per gli Stati Uniti.
Nellarticolo El dilema de Guatemala Guevara scrive:
Miren un poco hacia el pasado inmediato, compaeros, observen a los lderes prfugos, muertos o prisio-
neros del Apra del Per; de Accin democrtica de Venezuela; a la magnfica muchachada cubana asesi-
nada por Batista. Asmense a los veinte orificios que ostenta el cuerpo del poeta soldado, Ruiz Pineda; a
los miasmas de las crceles venezolanas. Miren, sin miedo pero con cautela, el pasado ejemplarizante y
contesten, es se el porvenir de Guatemala?53

Il breve articolo un invito allunione delle forze guatemalteche che potranno resistere
allaggressione statunitense solo superando le loro divisioni interne e individuando al di l
di queste il nemico comune. Guevara intuisce che non c tempo da perdere e che bisogna
agire immediatamente poich il cerchio si stringe intorno al governo del Guatemala.
Lindecisione significherebbe dare il via libera allalleanza degli interessi stranieri con il
vecchio potere reazionario costituito da los terratenientes y la burguesa timorata y chupa-
cirios54 daccordo con quei generalitos55 dellesercito che si erano opposti ad rbenz.

51 Ibid., pp. 37-8.


52 E. Guevara, Scritti scelti, 2 voll., trad. e cura di Roberto Massari, Erre emme, Roma 1993, I, p. 171.
53 E. Guevara,El dilema de Guatemala, in Casa de las Amricas n. 166, gennaio-febbraio 1988, p. 49 [Il
dilemma del Guatemala, in Scritti scelti, cit., I, pp. 96-8].
54 Ibid.
55 Ibid.

72
Il messaggio di Guevara perentorio:
La responsabilidad histrica de los hombres que realizan las esperanzas de Latinoamrica es grande. Es
hora de que se supriman los eufemismos. Es hora de que el garrote conteste al garrote, y si hay que morir,
que sea como Sandino y no como Azaa56

Due mesi pi tardi Citt del Guatemala viene bombardata mentre truppe di mercenari al
comando del colonnello Castillo Armas invadono il territorio guatemalteco dallHonduras.
Viene dato lultimatum al presidente rbenz che sar costretto a rifugiarsi allambasciata
messicana. Il colpo di stato temuto da tempo si compie. I militari guatemaltechi si rifiutano
di armare il popolo e di tentare una strenua difesa del governo e nel giro di un mese la rifor-
ma agraria viene immediatamente abrogata mentre scatta feroce la repressione in tutto il
paese. Scrive Guevara alla madre allinizio di luglio, subito dopo il colpo di stato:
Ahora pas todo eso y slo se oyen los cohetes de los reaccionarios que salen de la tierra como hormigas
a festejar el triunfo y tratar de linchar comunistas como llaman ellos a todos los del gobierno anterior.57

Guevara aveva sopravvalutato la capacit del governo di resistere con fermezza alle pres-
sioni statunitensi e pensava che solo il popolo in armi avrebbe potuto difendere con successo
la democrazia in Guatemala. In un clima di battaglia imminente nel giugno del 54 si era
iscritto alle brigate giovanili guatemalteche per ricevere un addestramento militare e parte-
cipare a ci che sia necessario dedicandosi ormai completamente alla difesa del paese. In
seguito a queste attivit Guevara sar costretto a rifugiarsi nellambasciata argentina per
sfuggire alla repressione dei militari; era iniziata lepurazione degli elementi sovversivi che
avevano dato appoggio al governo di rbenz. Migliaia saranno le vittime della reazione che
colpir anche Hilda Gadea, arrestata e poi espulsa dal Guatemala. Nel giro di pochi giorni
Guevara passer dalleuforia alla pi completa disillusione, costretto a fuggire sconfitto
verso il Messico da un paese che aveva rifiutato di lottare e di resistere. Proprio in questa
rinuncia egli vedeva la causa principale della caduta di rbenz poich bisognava rispondere
alle armi con le armi e non consentire con un attegiamento vacillante che si gestasse il tradi-
mento dello Stato Maggiore del Guatemala. Nella stessa lettera alla madre scrive:
Vieja:
Todo ha pasado como un sueo lindo que uno no se empea luego en seguir despierto. La realidad est
tocando muchas puertas y ya comienzan a sonar las descargas que premian la adhesin ms encendida al
antiguo rgimen. La traicin sigue siendo patrimonio del ejrcito, y una vez ms se prueba el aforismo
que indica la liquidacin del ejrcito como el verdadero principio de la democracia (si el aforisma no exi-
ste, lo creo yo)... La verdad cruda es que rbenz no supo estar a la altura de las circustancias.58

Quando Guevara conoscer Fidel Castro in Messico, sar completamente daccordo con
il leader cubano sullassoluta necessit della lotta armata come unica via possibile per
distruggere lapparato repressivo su cui si fondava il potere dittatoriale di Batista: lesercito.
Nel secondo articolo scritto nellaprile del 54, circa due mesi prima del colpo di stato,
Guevara aveva tentato di delineare una prima visione globale della politica internazionale
contemporanea individuando due grandi blocchi di Stati, quelli socialisti e quelli capitalisti.
Gli Stati Uniti venivano visti allinterno dei paesi capitalisti, come lo Stato guida in piena
fase di espansione imperialistica. Gli interessi statunitensi si erano indirizzati oltre che in
America latina anche in Asia e in Africa, dove in seguito alla Seconda guerra mondiale si
stava sgretolando il sistema coloniale instaurato dai paesi europei e dal Giappone e si assi-

56 Ibid. Manuel Azaa Daz, presidente della Repubblica spagnola allepoca della guerra civile, mor in esilio in
Francia nel 1940.
57 E. Guevara Lynch, Aqu va un soldado de Amrica, cit., p. 59.
58 Ibid., p. 57.

73
steva al sorgere di nuovi stati indipendenti. Tutta la politica estera degli Stati Uniti si era
concentrata nello sforzo di sostituirsi ai vecchi colonizzatori dando avvio ad una nuova fase
di dominio neocolonialista. Lattenzione di Guevara si sposta quindi sulla dinamica interna
delle forze sociali statunitensi, interrogandosi sul perch nel paese pi capitalistico del
mondo non si fosse verificato lo scontro tra detentori del capitale e forza lavoro, individuato
da Marx come implicito nella societ capitalistica. Scrive Guevara:
Uno se pregunta por qu en los Estados Unidos, pas industrializado al mximo y con todas las caracter-
sticas de los imperios capitalistas, no se sienten las contradicciones que colocan al capital y el trabajo en
pugna total? La respuesta hay que buscarla en las condiciones especiales del pas norteo. Salvo los
negros, segregados y germes de la primera rebelin seria, los dems obreros (los que tienen trabajo, natu-
ralmente) pueden gozar de salarios enormes comparados con los que comnmente dan las empresas capi-
talistas, debido a que la diferencia entre lo requerido normalmente por las necesidades de la plusvala y la
paga actual es compensada con creces por grupos de obreros de dos grandes comunidades de naciones:
los asiticos y los latinoamericanos.59

La questione di fondo sulla quale larticolo ruota riassunta nel titolo: La clase obrera
de los Ee. Uu. amiga o enemiga?. Nella sua visione internazionalistica della lotta
Guevara si chiede se il proletariato statunitense compir il salto di qualit necessario per
contribuire allaffermazione del mondo socialista, o se invece, imborghesito dal relativo
benessere in cui si trova, sosterr il governo degli Stati Uniti, impegnati a schiacciare le
forze del proletariato mondiale. La risposta che Guevara fornisce non lascia spazio a vie
conciliatorie; rivolgendosi ai latinoamericani conclude larticolo con queste parole:
Preparmonos, pes, a luchar contra el pueblo todo de los Estados Unidos, que el fruto de la victoria ser
no solo la liberacin econmica y la igualdad social, sino la adquisicin de un nuevo y bienvenido herma-
no menor: el proletariado de ese pas.60

Nel 1954 la fiducia di Guevara nella vittoria delle forze socialiste completa, ed egli
sente profondamente che per i popoli latinoamericani giunto il momento di lottare e di
liberarsi dal giogo statunitense. Le rivendicazioni a sfondo nazionalistico in paesi la cui
economia completamente controllata dai grandi capitali stranieri, tendevano spontanea-
mente al socialismo e ad una pi equa distribuzione della ricchezza. Le riforme tese a
nazionalizzare i mezzi di produzione sottraendoli cos al capitale statunitense erano automa-
ticamente bollate come comuniste, e partendo da tale premessa si giustificava a livello
internazionale la reazione degli Stati Uniti. Il nazionalismo, in paesi la cui la dignit nazio-
nale calpestata da un dominio straniero si tinge negli anni della guerra fredda di rosso.
Scrive Guevara:
Ahora bien, cualquier manifestacin de nacionalismo verdadero llevar a los pueblos de Amrica Latina a
tratar de emanciparse del opresor, que no es otro que el capital monopolista, pero los poseedores de ese
capital estn en gran mayora en los Estados Unidos y tienen enorme influencia en las decisiones del
gobierno de este pas. La constitucin del equipo gubernamental y las conexiones con las compaas ms
importantes de esos individuos nos dan la clave del comportamiento poltico de los vecinos del norte. En
estos momentos de vacilaciones y cuando los Estados Unidos han asumido la direccin del titulado
mundo libre, no se puede atacar e interferir sobre un pas cualquiera a menos que haya un motivo podero-
so; y ese motivo ha sido creado y est siendo vigorizado por ellos: el comunismo internacional. Ese es
el caballito de batalla con el cual se puede usar por ahora de la mentira organizada en toda su efectividad
por la propaganda moderna, y luego, quizs, de la intervencin econmica y hasta, por qu no?, la inter-
vencin armada.61

I primi articoli politici di Guevara non furono pubblicati probabilmente perch avrebbe-
ro costituito un pericolo per la sua persona, ammesso che egli avesse trovato qualche edito-
59 E. Guevara, La clase obrera de los Estados Unidos... amiga o enemiga?, in Casa de Las Amricas, n. 166,
gennaio-febbraio 1988, p. 50 [La classe operaia degli Usa... amica o nemica?, in Scritti scelti, cit., I, pp. 99-103].
60 Ibid., p. 52.
61 Ibid., p. 51.

74
re disponibile. Furono invece inviati ai genitori che li conservarono insieme alle lettere e ai
suoi diari. Secondo la testimonianza di Hilda Gadea, proprio nei giorni del golpe, Guevara
scrisse un terzo e pi sostanzioso articolo intitolato Yo vi la cada de Jacobo rbenz che
purtroppo andato perduto in quelle settimane di tensione e confusione.
Attraverso lambasciata argentina Guevara si prodiga per aiutare alcuni amici in serio
pericolo che spedisce direttamente a casa dai suoi genitori, mentre la polizia che ha arresta-
to la sua compagna gi sulle sue tracce. Ad agosto del 1954 scrive alla madre:
Querida vieja:
De mi vida en Guatemala ya nada hay que contar pues su ritmo es el de cualquier colonia dictatorial
de los yanquis. Aqu solucion mis asuntos y me rajo a Mxico...62

Guevara giunge in Messico nel settembre del 1954, con lintenzione di fermarsi il tempo
necessario per organizzare un nuovo grande viaggio in Europa e, se possibile in Cina. Ma
le cose in Messico andranno diversamente ed egli vi si fermer per pi di due anni, fino a
quando nel novembre del 1956 sar uno degli 82 uomini armati che si imbarcheranno agli
ordini di Fidel Castro alla volta di Cuba.

Karl Marx e la Rivoluzione cubana: le lettere dal 53 al 59

In seguito agli avvenimenti del Guatemala Guevara riesce a rifugiarsi in Messico attra-
verso lambasciata argentina, meta negli anni 50 di numerosissimi esiliati politici prove-
nienti da tutto il continente latinoamericano e dalla Spagna di Franco. La fuga dal
Guatemala in seguito alla repressione del nuovo governo militare, aveva spinto Guevara
verso il grande paese centroamericano nel quale sembrava ci fosse posto per tutti; una volta
regolarizzata la sua nuova posizione di immigrato, nel settembre del 1954 Guevara trova
una prima sistemazione a Citt del Messico dove risieder per circa due anni. Scrive alla zia
Beatriz non appena giunto nella capitale messicana: la citt, o per meglio dire il paese dei
furtarelli, mi ha accolto con tutta la sua indifferenza di grande animale, senza farmi carezze
n mostrarmi i denti.63
Lesperienza drammatica del Guatemala si era risolta in una bruciante sconfitta che
aveva provocato oltre alla necessaria disillusione, anche unulteriore radicalizzazione del
pensiero politico di Guevara. La sua personale analisi della vicenda guatemalteca non
lasciava dubbi sulle responsabilit politiche della borghesia di quel paese daccordo con gli
interessi nordamericani. Gli Stati Uniti dAmerica rappresentavano, come aveva scritto
qualche mese prima in uno degli articoli elaborati in Guatemala, el gran problema de
America latina. Qualsiasi visione politica che non tenesse conto di queste precise colpe del
governo americano e che sinclinasse verso unazione di compromesso politico, sembrava a
Guevara oltre che inutile persino sospetta.
E con questo stato danimo e con questa rilettura dei recenti avvenimenti internazionali
che Guevara giunge in Messico nel settembre del 1954. Lavora per alcuni mesi come foto-
grafo ambulante e riesce in breve tempo a inserirsi come ricercatore presso la facolt di
medicina di Citt del Messico, riavviandosi per un breve periodo e con rinnovata intensit
agli studi di allergologia. Continua ancora per qualche tempo a elaborare il suo pensiero
riguardo allaspetto sociale della scienza medica, laddove essa implicava categorie pi uni-
versali riconducibili a una prospettiva etico-politica che considerasse questioni come la giu-
stizia, la libert, luguaglianza. I primi capitoli di quello che voleva divenire una sorta di

62 E. Guevara Lynch, Aqu va un soldado de Amrica, cit., p. 60.


63 E. Guevara, Scritti Scelti, cit., I, pp. 195-6.

75
trattato politico sullAmerica latina costruito attraverso il medico e la sua funzione allinter-
no della societ latinoamericana, vengono dettati da Guevara alla sua compagna Hilda
Gadea durante i mesi vissuti insieme in Messico. Accanto alla medicina emerge intanto in
maniera preponderante e definitiva linteresse per lo studio politico della realt, al quale
Guevara dedica il meglio delle sue energie; sul finire del 1954 riprende i contatti con i
cubani giunti in Messico in attesa della liberazione di Castro.
Liniziale affinit politica con Hilda Gadea si trasforma nel giro di pochi mesi in una
relazione pi intima e profonda, che sfocer nellagosto del 1955 nel matrimonio da cui
nascer la prima figlia di Guevara, Hilda Beatriz (Hildita). Linizio di una relativa stabi-
lit nella vita della coppia coincide con un periodo di maggiore regolarit nella vita di
Guevara che si dedica con crescente entusiasmo allo studio dei testi fondamentali della teo-
ria socialista e dellutopia comunista. Dalle lettere degli ultimi mesi del 1954 emerge in
maniera chiara la riflessione quotidiana di Guevara sulla propria vita e sulla necessit del-
limpegno; la questione centrale che sottende a gran parte dellelaborazione guevariana in
questa fase determinante della sua traiettoria di uomo, la ricerca quasi ossessiva degli
strumenti necessari per affinare la sua consapevolezza politica in modo da rendere effettiva
e reale la lotta. Il progredire della riflessione politica di Guevara implicava inesorabilmente
la coerenza, la necessit di imprimere alle sue azioni quotidiane un valore esemplare che
dimostrasse e allo stesso tempo alimentasse le sue convinzioni ideologiche. Nella lettera
scritta alla madre a dicembre del 1954 Guevara spiega:
La forma en que los gringos tratan a Amrica (acordte que gringos son yanquis) me iba provocando una
indignacin creciente, pero al mismo tiempo estudiaba la teoria del porque de su accin y la encontraba
cientfica. Despus vino Guatemala y todo eso difcil de contar, de ver como todo el objeto del entusiasmo
de uno se dilua por la voluntad de esos seores y como se fraguaba ya el nuevo cuento de la culpabilidad
y criminalidad rojas, y como los mismos guatemaltecos traidores se prestaban a propagar todo eso para
mendigar algo en el nuevo orden de las cosas. En qu momento dej el razonamiento para tener algo as
como la fe no te puedo decir...64

Guevara avverte la necessit di consacrarsi completamente a una causa che ha ormai


acquisito caratteristiche metafisiche, verso cui egli sente una responsabilit del tutto perso-
nale, precisa, messianica. I fondamenti scientifici alla sua elaborazione teorica vengono for-
niti essenzialmente dallopera di Karl Marx, che verr assimilata in modo discontinuo ma
che costituir negli anni il punto di riferimento costante della sua interpretazione delle dina-
miche sociali contemporanee. La tensione verso una forma di impegno politico attivo si
manifesta in questo primo periodo messicano in uno studio serrato dellopera di Marx e dei
suoi discepoli, in modo particolare dei protagonisti della Rivoluzione russa del 1917. La
grande costruzione teorica marxiana non aveva fornito a Guevara solamente uno strumento
estremamente efficace per comprendere il funzionamento economico della societ capitali-
stica e le dinamiche delle forze sociali in continuo rapporto dialettico tra loro; il pensiero di
Marx sviscerando le relazioni oscure, strutturali, sulle quali si fonda il potere in una societ
industriale moderna, indicava nella rivoluzione completa di tale sistema di rapporti la fine
dello sfruttamento capitalistico e il superamento storico del proletariato sulla borghesia.
NellAmerica latina degli anni 50 le contraddizioni tra forza-lavoro e capitale, indivi-
duate da Karl Marx come un aspetto endemico e fondamentale del mondo capitalistico,
apparivano in maniera lampante, polarizzate intorno allopposizione tra unoligarchia sorta
sin dallepoca della colonia e la grande massa del popolo. Loro, largento, lo zucchero, il
caff avevano determinato la struttura stessa della nuova economia nata in America latina in
seguito alla Conquista in un processo perpetuatosi fino ad oggi attraverso il petrolio, la
cocaina, le banane. Leconomia interna dei paesi latinoamericani convertita bruscamente in
economia coloniale attraverso lo sfruttamento schiavistico dei popoli vinti, doveva portare

64 E. Guevara Lynch, Aqu va un soldado de Amrica, cit., p. 86.

76
nei secoli il fardello di questa offesa che il delirio onnipotente e giustificazionista
dellOccidente continua a negare utilizzando la mirabile litote dei paesi in via di sviluppo.
Guevara matura durante lennesima peregrinazione in America latina la convinzione
assoluta che la situazione internazionale si stia delineando esattamente secondo le previsioni
di Karl Marx, caratterizzata cio da una polarizzazione molto netta e diffusa a livello mon-
diale intorno allopposizione tra capitale e forza lavoro. Dietro tutte le realt particolari di
ogni singolo paese si pu scorgere una lotta di fondo che vede impegnata la classe proletaria
nel suo processo storico di liberazione dalloppressione borghese; evidentemente lespressio-
ne primaria di questa oppressione il controllo monopolistico dei beni di produzione e la
crescita esponenziale del capitale attraverso il noto meccanismo del plusvalore, ai danni
della grande maggioranza della popolazione mondiale che costituisce il proletariato salariato.
Le vicende storiche di paesi enormi come la Cina e lUrss avevano effettivamente ali-
mentato una contrapposizione precisa, ideologica e teorico-politica con il mondo libero o
liberista quale si era costituito in seguito alla Seconda guerra mondiale. I paesi del blocco
occidentale incalzati dal fantasma comunista e preoccupati delle imprevedibili implicazioni
sociali ed economiche che esso convogliava, avevano dato inizio a una strategia comune per
impedire la sua diffusione al loro interno. Frutti di questa politica comune a capo della quale
si ponevano gli Stati Uniti dAmerica erano stati il grande piano di risanamento economico
dei paesi europei distrutti dalla grande guerra finanziato dagli Usa, e la creazione nel 1949
della Nato, un patto militare difensivo stipulato dai paesi del blocco occidentale. Sotto legi-
da dellUrss nasceva negli stessi anni dapprima il Comecon, con lobiettivo di pianificare la
produzione economica industriale dei paesi del blocco orientale, e nel 1954 il Patto di
Varsavia si configurava come la risposta dellEst allOvest anche sul piano militare.
La polarizzazione dello scontro e la sua estensione a livello mondiale preconizzata da
Marx, assumevano negli anni 50 una concreta rappresentazione nella politica dei blocchi
contrapposti. Il nodo centrale dellanalisi marxiana fondato sullopposizione dialettica tra pro-
priet privata e collettiva dei mezzi di produzione e sulla problematica significazione della
categoria lavoro, slittava nella complessa realt internazionale degli anni 50 in una opposi-
zione longitudinale tra Est e Ovest, sostituita sul finire del millennio da una latitudinale che
utilizza il Nord e il Sud del mondo come estremi della dicotomia. Lintuizione marxiana -
vecchia come il mondo e inevitabilmente contemporanea - naufragava in questo modo, som-
mersa dal marxismo proprio nei paesi la cui politica traeva ispirazione dallopera del filosofo
tedesco, mentre lutopia comunista veniva addirittura messa fuori legge negli Stati Uniti.
Anche Guevara cade a met degli anni 50 in questa identificazione postuma del pensie-
ro di Karl Marx con il marxismo e guarda allUrss come al paese guida della rivoluzione
socialista mondiale, individuando negli Stati Uniti dAmerica il nemico da abbattere. Dieci
anni dopo, la disillusione di Guevara sar completa ed egli approder a una profonda ricom-
posizione dello scenario internazionale che determiner le sue scelte pi estreme, sempre
nella convinzione dellinevitabile processo storico di emancipazione del proletariato dal
sistema di valori borghese.
Marx aveva parlato e scritto riguardo alla improbabile o, pi precisamente, impossibile
capacit dialettica di risoluzione del conflitto; solo la via rivoluzionaria era infatti stata in
grado storicamente di abbattere una determinata classe al potere e creare le premesse per una
nuova epoca della societ in cui si verificasse un ribaltamento dellordine vigente delle cose.
Il potere non era una questione negoziabile e bisognava conquistarlo con la forza. Nellestate
del 1955, quando Guevara incontra per la prima volta Fidel Castro, la sua adesione al movi-
mento armato di liberazione dellisola spontanea e profondamente motivata. In questo
periodo cominciano i preparativi veri e propri per la realizzazione di quello che doveva appa-
rire allinizio un tentativo folle e suicida. Guevara entra nellorganizzazione del movimento
ufficialmente come combattente medico ma, incentivato dallo stesso Castro, svolge essen-
zialmente un ruolo di primaria importanza nellistruzione politica dei rivoluzionari cubani.

77
A giugno del 1955 scrive in una lettera alla madre:
ti dir che ho una quantit di ragazzetti del sesto anno ammirati dalle mie avventure e interessati a impa-
rare qualcosa di pi sulle dottrine di San Carlos. A questo dedico le mie ore di ozio, che sono poche ades-
so.65

Dietro San Carlos e i ragazzetti del sesto anno si intravede la prima costanza negli
incontri tra i cubani e Guevara che ormai lavorano insieme a un progetto comune. Da questo
momento in avanti compare nelle lettere, per ragioni di ovvia sicurezza, un linguaggio cripti-
co e finemente allusivo allorganizzazione castrista, e, tra le continue ipotesi di nuovi e affa-
scinanti viaggi che Guevara prospetta alla madre, si affaccia per la prima volta il nome di
Cuba. Castro aveva colto subito il respiro internazionale della visione politica di Guevara e
ne aveva intuito la purezza etica; un uomo ha sempre degli ideali, ma per partecipare a una
lotta di liberazione armata in una terra straniera lideale si trasforma, come dice Guevara in
una lettera alla madre, in qualcosa di simile a una fede. La lucida fede nellavvenire
socialista di Guevara coincide con lo spirito della lotta di liberazione nazionale cubana, cos
come egli lo aveva appreso direttamente dai principali responsabili del Movimiento 26 de
Julio. Castro non sbaglier la sua valutazione e Guevara, bench non-cubano, sar ammesso
a partecipare a quella che, nella sua essenza, era ancora una lotta nazionale.
In una lettera dellottobre del 1954, quando Guevara giunto da poco in Messico, scrive
alla madre:
Mi confianza en el triunfo final de lo que creo es completa, pero ni siquiera s si ser un actor o un espec-
tador interesado en la accin. Tal vez de esta situacin venga ese cierto tinte de amargura que tambin me
haban notado otros; la verdad es que los barrabases siempre andan a contramano de todo y yo no me he
decidido a dejar de serlo.66

Lamarezza di Guevara si trasforma dopo un anno in Messico in ottimismo e fiducia


nella vittoria finale della causa rivoluzionaria del mondo, mentre il senso di impotenza e di
frustrazione suscitati dallepilogo della vicenda del Guatemala di rbenz si trasformano in
determinazione assoluta dopo lincontro con i cubani. Nel giugno del 1955 il governo
argentino di Pern subiva un colpo di stato che poneva fine tra le altre cose, a una politica
nazionalistica e di largo consenso che gli aveva procurato lappoggio di una larga base
sociale operaia. Guevara chiede preoccupato informazioni dettagliate alla madre in seguito
al cannoneggiamento di Buenos Aires da parte della Marina militare argentina e giudica
negativamente la Revolucin Libertadora che vede come un passo indietro reazionario
molto pericoloso per lArgentina. Critica aspramente la borghesia bonaerense e la sua mio-
pia incapace di vedere al di l della caduta del caudillo populista, lirrompere del grande
capitale statunitense e le sue implicazioni per lo sviluppo del paese. La visione di Guevara
investe la sua stessa famiglia da cui prende chiaramente le distanze a livello politico. Scrive
alla madre subito dopo il colpo di stato in Argentina:
Tutto ci te lo racconto perch tu senta di non essere vissuta invano, perch in aggiunta alle scimmiette
burocratiche che hai partorito, hai messo al mondo un piccolo profeta ambulante che annuncia lavvento
del giudizio finale con stentorea voce che.67

Continua lallegoria religiosa di colui che ormai noto tra il gruppo di cubani col nome
di Che, che come un profeta diffonde il verbo di San Carlos tra i suoi discepoli; la lingua
con cui Guevara comunica con sua madre resta sempre in bilico tra perentoriet e ironia, e
procede per simboli e allusioni laddove egli parla della sua vita che resta avvolta nel mistero.
Viceversa diventa tagliente e precisa quando si lancia in un commento o in unanalisi politi-

65 E. Guevara, Scritti scelti, cit., I, p. 226.


66 E. Guevara Lynch, Aqu va un soldado de Amrica, cit., p. 78.
67 E. Guevara, Scritti scelti, cit., I, p. 226.

78
ca. La famiglia Guevara ricever la notizia del matrimonio di Ernesto con Hilda Gadea solo
un mese dopo le nozze, celebrate in Messico e festeggiate in compagnia di pochi amici cuba-
ni tra i quali, i fratelli Castro. Guevara ne d notizia alla madre in questo modo:
No s si han recibido la noticia protocolar de mi casamiento y la llegada del heredero, por carta de Beatriz
parece que no. Si no es as, te comunico la nueva oficialmente, para que la repartas entre la gente: me cas
con Hilda Gadea, y tendremos un hijo dentro de un tiempo. Recib los diarios de Beatriz, me interesan
mucho, quisiera una correspondencia de estos das y, sobre todo, semanalmente Nuestra Palabra.68

Guevara comunica la novit del matrimonio e della gravidanza di sua moglie in


maniera rapida e quasi di sfuggita, mentre chiede di inviargli con regolarit i numeri del-
lorgano ufficiale di stampa del Partito comunista argentino. Dopo essersi lanciato in una
previsione tetra sul futuro dellArgentina dice alla madre:
Quin sabe qu ser mientras tanto de tu hijo andariego. Tal vez haya resuelto sentar sus reales en la tierra
natal (nica posible) o iniciar una jornada de verdadera lucha.69

La fase di lotta autentica comincer di l a poco quando agli uomini radunati da Castro
verranno impartite le prime rudimentali lezioni di tattica guerrigliera dal generale in pensio-
ne Alberto Bayo, reduce dal fronte repubblicano spagnolo nella guerra civile contro leserci-
to di Franco. La rete di appoggio costruita pazientemente da Castro iniziava a funzionare e
comparivano le prime armi. A partire dal gennaio del 1956, Guevara ormai completamente
impegnato nelladdestramento militare e ha di fatto unito il suo destino a quello dei compa-
gni cubani. La medicina ormai soltanto poco pi che una copertura, e lo stesso matrimonio
con Hilda si avvia a una precoce fine nonostante la prossima nascita della figlia.
In una lettera del gennaio 56 Guevara torna sugli sviluppi della situazione in Argentina
e ribadisce alla madre il suo giudizio completamente negativo sulla Revolucin
Libertadora, criticando con ironia la presunta libert conseguita con la sconfitta del peroni-
smo. Guevara scrive con un tono molto perentorio alla madre, probabilmente perch ha
intenzione di comunicarle la sua determinazione. Nelle poche righe di commiato si concen-
trano le notizie personali che Guevara le fornisce:
Tengo que seguir trabajando (oh duras exigencias del diario sustento) (mentiras) y se me acab la onda.
Aqu hizo un fro de pelarse. El cro nace en la ltima semana de febrero. Despus de marzo (congreso de
alergia) decido mi vida en el ao administrativo 56-57...
Chau. Escrib.70

A met febbraio del 1956 nasce Hilda Beatriz e Guevara ne d notizia alla madre in una
lettera di qualche giorno dopo; lintestazione della lettera reca: Mxico, da 25 de la nueva
era e scrive orgoglioso alla madre a proposito della bambina:
sin embargo, hay algo que la diferencia inmediatamente de cualquier otro cro: su pap se llama Ernesto
Guevara.

Dopo poche righe Guevara ritorna ancora una volta sullArgentina e prosegue nella sua
analisi dei fatti:
Adems me enter de que van a poner fuera de la ley al partido de los rojos; ahora s creo lo que antes
dudaba: este gobierno es de autntica liberacin nacional, nos salvar de la plaga roja y adems tendre-
mos energa atmica, pues ya vi que la no s cunto And Power est dispuesta a poner reactores en la
Argentina, nada ms espera que el gobierno repare una injusticia y le pague una expropiacin que hizo el
tirano. Naturalmente, tambin firmarn un pacto atmico, pues los Estados Unidos no se pueden arriesgar
a que la vaca le salga toro71

68 E. Guevara Lynch, Aqu va un soldado de Amrica, cit., p. 111.


69 Ibid.
70 Ibid., p. 125.
71 Ibid., pp. 127-8.

79
La sua visione colloca lArgentina in una dimensione politica pi ampia e comune
ormai a tutti i paesi latinoamericani e compaiono di nuovo le grandi compagnie statunitensi
come testa di ponte attraverso cui si sviluppa lasservimento politico cui vanno incontro i
paesi del Sud. Nella stessa lettera scrive a proposito del Messico:
Mxico nada ms le permite a Estados Unidos todo el control sobre la estraccin de uranio, los cateos
corren por cuenta de Mxico, pero los realiza personal de Estados Unidos para que no tengan mucho tra-
bajo aqu, el uranio slo se puede vender a los Estados Unidos, pero estos, en fecha prxima, aunque
todava no est fijado, les vendern uno o dos reactores.
No a Mxico, naturalmente, a la subsidiaria de la Bond and Whare que opera aqu, que ser la encargada
de distribuir el fluido (un trabajo demasiado delicado para los mexicanos que estn un poco abrasados,
con decirte que hay que correrlos con perros en la frontera para que no vayan a molestar al norte).72

Per tutta la prima met del 1956 Guevara prosegue con grande volont laddestramento
insieme agli uomini cubani che incominciavano a giungere in Messico. Nonostante la nasci-
ta della figlia, Guevara sente che il suo matrimonio con Hilda non ha futuro, cos come non
avranno sbocco gli innumerevoli progetti di viaggio pensati da Guevara in quegli anni. La
sua intera vita ormai completamente votata alla lotta cubana e lindecisione che emergeva
come una costante dalle lettere lascia il posto ad una risolutezza estrema. Nel luglio del
1956, in seguito alla retata compiuta dalla polizia messicana su pressione del governo di
Batista in cui cadr la maggior parte del nucleo rivoluzionario castrista, Guevara scopre le
carte con la sua famiglia e informa i genitori della sua attivit in Messico. Scrive dal carcere
messicano il 6 luglio del 1956:
Hace un tiempo, bastante tiempo ya, un joven lder cubano me invit ingresar a su movimiento, movi-
miento que era de liberacin armada de su tierra, y yo, por supuesto, acept.73

La precisione di Guevara da notare; quello di Fidel Castro un movimento di libera-


zione armata dalla dittatura militare di Batista, una lotta cio di carattere nazionale, cubana.
Guevara continua lasciando intendere la naturalezza della sua scelta dovuta a convinzioni
profonde, sulle quali aveva meditato per anni, e che a questo punto appaiono definitivamen-
te radicate in lui. Dopo aver elaborato una sintesis de los acontecimientos pasados,
Guevara passa a spiegare ai genitori le sue intenzioni:
Los futuros [acontecimientos] se dividen en dos: los mediatos y los inmediatos. De los mediatos, les
dir, mi futuro est ligado a la revolucin cubana. O triunfo con sta o muero all... Del futuro inme-
diato tengo poco que decir porqu no s que ser de m. Estoy a disposicin del juez y ser facil que me
deporten a la Argentina a menos que consiga asilo en un pas intermedio, cosa que estimo sera conve-
niente a mi salud poltica.74

Dopo aver trascorso circa due mesi in carcere in attesa di essere deportato si apre per
Guevara un periodo di clandestinit che terminer nel novembre del 1956, quando gli 82
uomini radunati da Castro simbarcheranno su di un piccolo yacht verso Cuba. Al momento
dellarresto, la situazione di Guevara si era rivelata subito piuttosto complicata in quanto al
permesso di soggiorno scaduto si aggiungevano una serie di fattori riconducibili essenzial-
mente allattivit politica da lui svolta in precedenza. Un medico argentino allinterno di un
movimento politico cubano, i libri rossi requisiti, lingresso in Messico attraverso lam-
basciata argentina del Guatemala e per ultimo i suoi contatti con listituto di cutltura sovie-
tica a Citt del Messico, avevano allertato i servizi segreti messicani e non solo. Mentre la
maggior parte dei compagni cubani viene rilasciata, Guevara continua a restare in carcere
destando il sospetto nelle persone a lui pi vicine, di essere stato trasformato nel capro

72 Ibid., p. 128.
73 Ibid., p. 136.
74 Ibid., p. 137.

80
espiatorio della situazione. Ai consigli preoccupati di sua madre, lontana migliaia di chilo-
metri che tenta dallArgentina con tutti i mezzi di aiutarlo, Guevara risponde:
No soy Cristo y filntropo, vieja, soy todo lo contrario de un Cristo por las cosas que creo lucho con
todas las armas a mi alcance y trato de dejar tendido al otro, en vez de dejarme clavar en una cruz o en
cualquier otro lugar...
Lo que realmente me aterra es tu falta de comprensin de todo esto y tus consejos sobre la moderacin,
el egosmo, etc., es decir las cualidades ms execrables que pueda tener un individuo.75

Soltanto una settimana prima, al culmine dellincertezza sulla sua sorte, aveva concluso
una lettera indirizzata a entrambi i genitori con le seguenti parole:
Si por cualquier causa que no creo no puedo escribir ms y luego me toca las de perder consideren estas
lneas como de despedida, no muy grandilocuente pero sincera. Por la vida he pasado buscando mi verdad
a los tropezones y ya en el camino y con una hija que me perpeta he cerrado el ciclo. Desde ahora no
considerara mi muerte una frustracin...76

Una volta uscito dal carcere Guevara trascorre lautunno in clandestinit in attesa del-
lordine di partenza che sarebbe arrivato da Castro allultimo momento e che doveva essere
eseguito allistante. Gli uomini erano stati letteralmente dispersi e un buon numero delle
armi comprate erano state trovate dalle autorit messicane; una parte dei fondi del M 26
inoltre erano serviti a risolvere legalmente la questione dei cubani in Messico, e si riusc a
bloccare la richiesta di estradizione avanzata da Batista al governo messicano. Castro deci-
de di partire in tutti i casi entro lanno, cos come aveva dichiarato pubblicamente in prece-
denza in maniera provocatoria, soprattutto perch le prospettive in Messico per il piccolo
nucleo rivoluzionario in seguito al duro colpo subto, erano difficili e mettevano a repenta-
glio lintero piano insurrezionale ideato da Castro.
Nellattesa dellordine di concentramento Guevara sente che ormai le cose sono fatte e
che la sua permanenza in Messico alla fine; questa nuova partenza ha un significato diver-
so dalle altre e segna una svolta totale e definitiva, senza possibilit di ripensamenti.
Lultima lettera scritta alla madre qualche settimana prima dellimbarco riflette questo stato
danimo di Guevara, sullorlo di un nuovo viaggio le cui conseguenze restano imprevedibi-
li. Il grande interrogativo che gli si prospetta davanti in tutta la sua forza trascendente, viene
risolto da Guevara con queste parole:
Ahora no queda nada ms que la parte final del discurso, referente al hombrn y que podra titularse: Y
ahora qu?. Ahora viene lo bravo vieja; lo que nunca he rehudo y siempre me ha gustado. El cielo no se
ha puesto negro, las constelaciones no se han dislocado ni ha habido inundaciones o huracanes demasiado
insolentes; los signos son buenos. Auguran victoria. Pero si se equivocaran, que al fin hasta los dioses se
equivocan, creo que podr decir como un poeta que no conocs:
solo llevar bajo tierra
la pesadumbre de un canto inconcluso.77

La lettera verr inviata da Guevara alla madre allultimo momento, quando il giorno
ormai deciso e la partenza sicura, para evitar patetismos pre mortem; le lettere seguenti
saranno brevi messaggi cifrati scritti dalla guerriglia e riusciti miracolosamente ad arrivare
a Buenos Aires dalle montagne della Sierra Maestra cubana. La notte del 25 novembre del
1956 lo yacht Granma salp dal porto di Tuxpn nel tentativo di dare avvio allinsurrezione
generale a Cuba che doveva avvenire in maniera coordinata tra tutte le forze che nellisola
si opponevano alla dittatura di Batista. Apparve subito chiaro ai pochi superstiti del gruppo
guerrigliero castrista che la lotta sarebbe stata lunga e che era necessario trasformarla in una
rivoluzione di popolo.

75 Ibid., pp. 140-1.


76 Ibid., p. 137.
77 Ibid., p. 153. I versi citati sono del poeta turco Nazim Hikmet.

81
Dallesperienza della lotta guerrigliera protrattasi per due anni e conclusasi vittoriosa-
mente Guevara trarr lispirazione e il materiale per tornare dopo un lungo periodo alla
scrittura. Ancora una volta le sue riflessioni saranno appuntate nei suoi quaderni durante il
viaggio rivoluzionario e pi tardi rielaborate in un resoconto organico. Posato il fucile,
quello che ormai diventato il Che Guevara, riaffida alla penna il ruolo di strumento princi-
pale della sua attivit umana ed intellettuale.

3. TEORIA E PRASSI DEL HOMBRE NUEVO

Lesperienza della Rivoluzione cubana costituisce il punto centrale della vita di Guevara
e lisola caraibica diventa il teatro della sua epopea di condottiero rivoluzionario, e succes-
sivamente della sua attivit di uomo di stato. Separatosi dalla famiglia nellestate del 1953
non appena conseguita la laurea in medicina, Guevara rivedr i suoi genitori soltanto sei
anni dopo, nella Cuba effervescente dei primi mesi seguenti la vittoria dellEjercito
Rebelde, di cui era diventato uno dei principali dirigenti. Il ragazzo venticinquenne partito
verso lennesima avventura in terra latinoamericana, era divenuto nel breve arco di sei anni
il comandante Ernesto Guevara, e lintero popolo cubano aveva adottato il Che, simbolo
del combattente i cui ideali superavano le frontiere nazionali.
La guerra di liberazione era incominciata nel dicembre del 1956 e si era protratta per
due anni, nel corso dei quali era avvenuto lo sgretolamento della dittatura militare di Batista
di fronte alla progressiva estensione della lotta allintero popolo di Cuba. La vittoria milita-
re del gennaio del 59 aveva aperto le porte a una radicale e profonda trasformazione socia-
le dellisola e immediatamente era incominciato il difficile compito per il governo rivolu-
zionario, di riorganizzare lo Stato nella sua interezza; le strutture economiche, quelle giuri-
diche, quelle politiche e la stessa composizione del nuovo esercito nazionale cubano dove-
vano mutare completamente.
Durante la guerra il Movimiento 26 de Julio guidato da Fidel Castro si era configura-
to come lunico polo intorno al quale poteva catalizzarsi con efficacia il variegato fronte
interno di opposizione al governo di Batista; il lavoro politico svolto dalla guerriglia stessa
allinterno della realt contadina in cui si era inserita, aveva avuto come sbocco principale
la presa di coscienza della necessaria riforma della propriet terriera. I primi provvedimenti
presi gi durante la guerra allinterno dei territori liberati erano stati fondamentalmente
degli espropri di terra ridistribuita in piccole propriet ai contadini.
La situazione cubana precedente la Rivoluzione era di una totale dipendenza dal capitale
straniero che controllava leconomia intera dellIsola centrata sulla monocultura dello zucche-
ro. Fin dal 700 Cuba produceva zucchero per il mercato mondiale per conto dellInghilterra
che inzi la coltivazione estensiva della canna e trasform lisola in uno dei maggiori centri
schiavistici americani. A partire dai primi decenni del Novecento gli Stati Uniti avevano
sottratto il controllo della produzione cubana agli inglesi e lIsola aveva incominciato a
girare nellorbita statunitense. Nonostante fossero cambiati i dominatori e non ci fossero pi
schiavi in vendita nei mercati di La Habana, i grandi latifondisti legati alla produzione indu-
striale dello zucchero appoggiati dai militari governavano il paese costituendo di fatto uno-
ligarchia che perpetuava il suo potere al prezzo di una completa libert economica concessa
alle imprese nordamericane. L immensa maggioranza della popolazione cubana era legata
alle oscillazioni del mercato dello zucchero e alle cicliche crisi cui esso andava incontro,
mentre lenorme lavoro svolto non aveva risvolti positivi per la societ. Le piantagioni ave-
vano divorato qualsiasi altra coltura e Cuba dipendeva dalle importazioni per gran parte dei
prodotti di prima necessit, mentre i contadini si erano gradualmente trasformati in salariati
delle grandi aziende zuccheriere.

82
In questa realt il processo di riforma agraria, attuato a Cuba nei primissimi momenti
del governo rivoluzionario, innescava una serie di fattori che avrebbero determinato in
maniera decisiva il successivo sviluppo politico dellIsola e rispondeva concretamente alle
rivendicazioni delle masse contadine.
Guevara viene completamente assorbito dal processo di trasformazione che vive Cuba
nella prima met degli anni 60 e dedicher tutte le proprie energie alla costruzione del
nuovo Stato cubano; la sua personalit simpone con forza nei primi anni posteriori al
trionfo della rivoluzione come esempio di abnegazione e trasparenza, mentre si trova a rico-
prire incarichi estremamente delicati e complessi allinterno dello Stato cubano.
Le prime misure del governo rivoluzionario si erano dirette in maniera drastica verso
una progressiva riappropriazione delle ricchezze produttive nazionali completamente in
mani straniere; le principali industrie del paese, quelle che gestivano oltre allo zucchero le
risorse minerarie, lelettricit, il commercio, vennero nazionalizzate mentre Cuba virava
bruscamente verso un modello socialista di sviluppo. Questi provvedimenti sommati alla
radicalit della riforma agraria in atto, avevano accellerato il deterioro delle relazioni politi-
co-commerciali con gli Stati Uniti, preoccupati di salvaguardare i propri capitali investiti
nellIsola nel corso di un secolo.
Nel giro di pochissimi anni la rivoluzione cubana diventava rivoluzione socialista e
inserendosi come tale nel contesto internazionale dei primi anni 60 si apriva ad Est, pas-
sando necessariamente a solide relazioni con lUrss e con i paesi legati economicamente ad
essa. La necessit era estrema poich bisognava assicurare al nuovo governo nato dalla
rivoluzione la stabilit e leffettiva sovranit nazionale, messa in pericolo dalle continue e
sempre pi gravi aggressioni da parte degli Usa. Il tentativo dinvasione organizzato dalla
Cia, attraverso lo sbarco di soldati mercenari nella Baha de los Cochinos, si era concluso in
un completo disastro ed era stato abilmente giocato da Castro a livello internazionale; cio-
nonostante esso costituiva un episodio eloquente della tensione sorda fra Stati Uniti e
Unione Sovietica che si stava accentuando attraverso la difficile gestione internazionale
della vicenda cubana. La crisi dei missili dellottobre del 1962 port al limite la tensione e
dalla sua soluzione lequilibrio intero dei rapporti di forza tra le due superpotenze venne
mutato: con esso cambiava anche notevolmente la situazione di Cuba.
Durante questi anni Guevara uno dei principali responsabili delleconomia cubana, diri-
gendo in prima persona la Banca Nazionale e il Ministero dellindustria. Frutto di questi anni
di intenso lavoro come uomo di stato, sono i numerosi scritti elaborati da Guevara a proposito
della teoria socialista e della sua complessa struttura economica, in una fase come quella
cubana, di profondi cambiamenti sociali. Lelemento pi originale della sua speculazione sul-
lutopia comunista senza dubbio da ricercarsi nellattenzione che egli pone sulla questione
della coscienza individuale, e sulla necessit di un cambio qualitativo del popolo cubano e
dellumanit intera tesa verso un nuovo tipo di uomo opposto allhomo economicus della
societ capitalistica. El hombre nuevo di Guevara a differenza dellessere umano alienato da
un lavoro tuttaltro che nobilitante in una societ che ne opprime le potenzialit, giunge a una
nuova consapevolezza di se stesso e della societ in cui vive, riuscendo cos a collocarsi nel
processo storico in corso di emancipazione del proletariato, come avanguardia combattente.
Guevara si convince completamente che per ottenere una vittoria reale sul capitalismo
non basta intervenire sulle strutture economiche su cui esso si fonda; bisogna procedere
oltre e porsi nellottica del processo storico previsto da Marx e in corso di realizzazione in
una met del mondo, e abbattere non solo il potere economico bens anche lideologia bor-
ghese che esso ha generato, rifiutarne i valori e gli assiomi.
Su questa base e con la fede nellinevitabilit storica del processo di trasformazione
sociale del mondo, Guevara immette questa sua riflessione di carattere fondamentalmente
etico e politico in ognuno dei suoi scritti, e affida allesempio della sua vita il compito di
corroborare la sua teoria con la quotidiana prassi rivoluzionaria.

83
Sono anni di unintensit straordinaria in cui Guevara produce una grande quantit di
scritti nei quali affronta una enorme variet di temi, da quello strettamente politico a quello
economico, ad altri pi spiccatamente ideologici. Come era gi avvenuto precedentemente
nel corso dei suoi viaggi in America latina, la coscienza politica di Guevara continua a cre-
scere in una maniera assolutamente antidogmatica ed egli quasi naturalmente trova nella-
nalisi teorica del materialismo dialettico i fondamenti per linterpretazione della realt.
Lesperienza della rivoluzione cubana aveva inoltre confermato la sua convinzione nella
capacit del popolo in armi di conquistare il potere e gli aveva fornito lo spunto per unela-
borazione teorica della guerra di guerriglia come avanguardia combattente del popolo stes-
so. Su questo aspetto si concentrer la sua riflessione che lo porter qualche anno pi tardi a
credere nella possibilit di esportare lesperienza accumulata a Cuba in altre terre. Fino al
1965, il Che un personaggio pubblico che come tale si rivolge ai lettori attraverso i suoi
scritti, dai quali emerge la lucida consapevolezza del suo ruolo storico.
In questo capitolo analizzeremo, attraverso alcuni degli scritti pi importanti pubblicati
da Guevara, la traiettoria della sua riflessione su se stesso che lo porter alla scelta definitiva
del 1965, quando il Che scompare nella clandestinit. Le intricate relazioni dialettiche tra
teoria e prassi, sulle quali aveva scritto in un costante sforzo di definizione teorica in vista
del hombre nuevo, gli impongono unultima scelta di estrema coerenza al momento di realiz-
zarle sulla propria persona. Il Che ricomparir sulla scena pubblica soltanto nellottobre del
1967, quando i militari boliviani, in segno di vittoria, ne esporranno il cadavere ai giornalisti.

Appunti di guerriglia

Nei due anni di guerra della rivoluzione cubana Guevara aveva annotato sul suo diario i
principali avvenimenti vissuti direttamente sul campo di battaglia; gli appunti, rielaborati
negli anni seguenti, daranno vita ai Pasajes de la guerra revolucionaria, pubblicati a pi
riprese sulla rivista cubana Verde Olivo tra il 1963 e il 1964. Comera avvenuto alcuni anni
prima, in occasione del grande viaggio attraverso lAmerica latina, Guevara annota in
tempo reale su un diario le proprie considerazioni per poi tornare su di esse e ricavarne un
discorso organico. Anche per quanto riguarda i Pasajes la tecnica di scrittura utilizzata
rimanda inevitabilmente al viaggio e al diario come naturale strumento di organizzazione
del materiale che, una volta ricomposto, costituir uno scritto organico e compiuto.
A differenza di quanto era avvenuto con la maggior parte della sua produzione anterio-
re, dopo la vittoria della rivoluzione cubana e lingresso a pieno titolo di Guevara nella vita
pubblica dellIsola caraibica, gli scritti di questo periodo sono volutamente composti per
essere pubblicati. I Pasajes vengono rielaborati con il distacco temporale sufficiente per
collocarli in una corretta prospettiva storica, giacch narrano lepopea della rivoluzione
cubana e in modo specifico del gruppo di uomini guidati da Castro, dopo che questa ha
trionfato; essi marcano inoltre uno scarto pi precisamente di ordine psichico o affettivo in
quanto si staccano completamente dal seno della memorialistica in cui erano stati concepiti,
e si delineano come la prima ricostruzione storica delle vicende rivoluzionarie cubane.
Scrive Guevara nel prologo:
Desde hace tiempo estbamos pensando en cmo hacer una historia de nuestra Revolucin que englobara
todos sus mltiples aspectos y facetas; muchas veces los jefes de la misma manifestaron privada o pbli-
camente- sus deseos de hacer esta historia, pero los trabajos son mltiples, van pasando los aos y el
recuerdo de la lucha insurreccional se va disolviendo en el pasado sin que se fijen claramente los hechos
que ya pertenecen, incluso, a la historia de Amrica. Por ello, iniciamos una serie de recuerdos personales
de los ataques, combates, escaramuzas y batallas en que intervinimos.78

78 E. Guevara, Pasajes de la guerra revolucionaria, in Obras, 2 voll., Casa de las Amricas, La Habana 1970, I,
p. 189 [Passaggi della guerra rivoluzionaria, trad. e cura di R. Massari, Erre emme, Bolsena 1997].

84
I recuerdos personales sottolineano che la ricostruzione storica e circostanziata degli
avvenimenti narrati stata vissuta da Guevara personalmente; questa precisazione risponde
al principale imperativo dellopera che consiste nella sua pretesa di attenersi completamente
alla verit storica. Consapevole della necessaria parzialit della sua visione, Guevara invita
gli altri participantes en la gesta revolucionaria a narrare la loro ricostruzione degli avve-
nimenti vissuti precisando: Slo pedimos que sea estrictamente veraz el narrador.
Lidea di Guevara quella di porre il primo tassello nella difficile opera di ricostruzione
storica delle gesta rivoluzionarie. Essendo la storia di un popolo intero, con i suoi martiri
e i suoi eroi, Guevara auspica che siano tutti i protagonisti della rivoluzione a narrarla,
affinch il risultato si configuri come un grande affresco corale dellepopea cubana.
Conclude il prologo dei Pasajes con un invito e una raccomandazione:
Pedimos que, despus de escribir algunas cuartillas en la forma en que cada uno lo pueda, segn su edu-
cacin y su disposicin, se haga una autocrtica lo ms seria posible para quitar de all toda palabra que no
se refiera a un hecho estrictamente cierto, o en cuya certeza no tenga el autor una plena confianza. Por
otra parte, con ese nimo empezamos nuestros recuerdos.79

I Pasajes de la guerra revolucionaria si configurano effettivamente come una storia


della rivoluzione cubana e in particolar modo della guerra di liberazione condotta
dallEjrcito Rebelde guidato da Castro. In poche pagine e con rapidi cenni sono narrati i
momenti che precedettero linizio della lotta in Messico, quando il gruppo di cubani inizi
ad organizzare la spedizione. Lincontro con Fidel Castro visto come una rocambolesca
combinazione in cui due esiliati politici provenienti da paesi ed esperienze diverse hanno
lopportunit di conoscersi proprio in conseguenza de los movimientos sociales que con-
vulsionan a Amrica. Lo sguardo di Guevara precisa immediatamente i contorni storici e
politici in cui nacque la rivoluzione cubana, e quei contorni prendono la forma del conti-
nente latinoamericano. Del resto, era giunto in Messico come esiliato politico in seguito al
colpo di stato militare avvenuto in Guatemala, ormai completamente convinto di aver indi-
viduato negli Stati Uniti il denominatore comune dei problemi sudamericani. Egli crede fin
dal primo incontro alla genuinit del movimento rivoluzionario guidato da Castro e decide
di parteciparvi attivamente pur considerando limpresa per lo meno improbabile. La sua
convinzione nella possibilit di una vittoria inizia a maturare quando alle parole Castro fa
seguire una straordinaria capacit di organizzazione che si concretizza nellarrivo delle
prime armi e nellinizio delladdestramento dei guerriglieri. Scrive Guevara a proposito:
Mi impresin casi instantnea, al escuchar las primeras clases, fue la posibilidad de triunfo que vea muy
dudosa al enrolarme con el comandante rebelde, al cual me ligaba, desde el principio, un lazo de romanti-
ca simpata aventurera y la consideracin de que vala la pena morir en una playa extranjera por un ideal
tan puro.80

Nelle pagine iniziali dei Pasajes de la guerra revolucionaria intitolate Una revolucin
que comienza, si raccontano in poche battute le prime fasi della rivoluzione cubana fino
allo sbarco nella spiaggia di Las Coloradas, a est dellisola, avvenuto il 2 dicembre del
1956. Il racconto di Guevara passa quindi a descrivere la situazione in cui si trov ad opera-
re la guerriglia, detenendosi con maggiore attenzione sui principali avvenimenti della guer-
ra, los ataques, combates, escaramuzas y batallas che durarono a Cuba per oltre due anni.
Scoperti gi il 5 dicembre e notevolmente debilitati dalla terribile traversata cui segu,
nelle parole stesse di Guevara, un naufragio pi che uno sbarco, gli 82 uomini vennero
decimati dallesercito di Batista; i pochi superstiti presero la via della Sierra Maestra, il
principale massiccio montuoso dellisola scelto da Castro come base per lo sviluppo della

79 Ibid., pp. 189-90.


80 Ibid., p. 193.

85
lotta guerrigliera. Nel corso di questo primo scontro con lesercito nemico Guevara viene
ferito al collo in maniera non grave e ottiene il suo personale battesimo di fuoco dalla lotta.
Lepisodio ricostruito da Guevara nelle pagine dedicate al combattimento di Alegra de
Po, considerato uno dei momenti principali della sua vita di uomo e di combattente; in quei
frangenti avviene la completa trasformazione del promettente allergologo Ernesto Guevara
in un combattente guerrigliero a tutti gli effetti:
Quizs esa fue la primera vez que tuve planteado prcticamente ante m el dilema de mi dedicacin a la
medicina o a mi deber de soldado revolucionario. Tena delante una mochila llena de medicamentos y una
caja de balas, las dos eran mucho peso para transportarlas juntas; tom la caja de balas, dejando la mochi-
la para cruzar el claro que me separaba de las caas... Cerca de m un compaero llamado Arbentosa,
caminaba hacia el caaveral. Una rfaga que no se distingui de las dems, nos alcanz a los dos. Sent
un fuerte golpe en el pecho y una herida en el cuello; me di a m mismo por muerto. Arbentosa, vomitan-
do sangre por la nariz, la boca y la enorme herida de la bala cuarenta y cinco, grit algo as como me
mataron y empez a disparar alocadamente pues no se vea a nadie en aquel momento...
Qued tendido; dispar un tiro hacia el monte siguiendo el mismo oscuro impulso del herido.
Inmediatamente, me puse a pensar en la mejor manera de morir en ese minuto en que pareca todo perdi-
do. Record un viejo cuento de Jack London, donde el protagonista, apoyado en un tronco de arbol se
dispone a acabar con dignidad su vida, al saberse condenado a muerte por congelacin, en las zonas hela-
das de Alaska. Es la nica imagen que recuerdo.81

Seguendo la narrazione di Guevara, scopriamo come il gruppo di guerriglieri, ridotti ad


una ventina di persone male armate, riesca a sfuggire al rastrellamento dellesercito e a rag-
giungere i primi contrafforti della Sierra. La Sierra rappresenta luniverso principale in cui
si muovono i protagonisti del racconto di Guevara con la sua vegetazione intricata che si
riveler come lhabitat naturale dei guerriglieri e che diventer, nel giro di un anno, il primo
territorio liberato dallEjercito Rebelde. Il radicarsi della lotta nella Sierra Maestra e il deli-
nearsi di questa come il teatro delle vicende principali della rivoluzione cubana, determina-
no in Guevara una serie di riflessioni che svilupper nel corso dei Pasajes de la guerra
revolucionaria, nel tentativo di scandagliare i motivi che avevano reso possibile una vittoria
nella quale per molto tempo soltanto in pochi avevano creduto.
La partecipazione dapprima silente e indiretta dei contadini alla guerra di liberazione dal
regime di Batista, era stata senza dubbio una delle ragioni fondamentali che avevano permes-
so il consolidarsi del primo nucleo combattente e di passare in breve tempo a delle azioni di
attacco. Lappoggio dei contadini si era manifestato in diversi modi e aveva garantito ai guer-
riglieri di conseguire un controllo sempre maggiore su un territorio che gi di per s opponeva
delle difese naturali allimpiego di armi pesanti da guerra da parte dellesercito nemico; col
passare dei mesi la Sierra andava assumendo caratteristiche completamente differenti e rap-
presentava allo stesso tempo un rifugio sicuro per i guerriglieri e un territorio impenetrabile
per le truppe dellesercito, che incominciavano a mostrare i primi segni di demoralizzazione.
Per circa un anno e mezzo, i guerriglieri resteranno asserragliati sulla Sierra consolidan-
do le posizioni e progressivamente le loro fila si ingrosseranno della presenza di numerosi
contadini ormai scesi apertamente in guerra. Inevitabilmente la guerra dilagava in tutta li-
sola, mentre iniziava a coordinarsi sotto la guida del Movimiento 26 de julio la resistenza
al regime dei militari di Batista anche nelle principali citt di Cuba. La dittatura cominciava
a vacillare e nella primavera del 1958 le truppe dellesercito sferrarono una grande offensi-
va mobilitando tutti i loro effettivi per annientare una volta per tutte i ribelli. Questi furono i
mesi pi cruenti del conflitto, nei quali la repressione delle truppe di Batista si scaten in
maniera feroce sugli abitanti della Sierra e nelle citt dove colp in maniera estesa tutti gli
ambienti che appoggiavano o semplicemente simpatizzavano col movimento rivoluziona-
rio. Loffensiva dellesercito si risolse in una sonora sconfitta e segn linizio di un cambio
fondamentale nellequilibrio strategico della guerra che vedeva ora le forze ribelli passare
allattacco mentre la struttura militare di Batista iniziava a sfaldarsi.
81 Ibid., p. 199.

86
El Ejercito Revolucionario Reunificado come lo chiama scherzosamente Guevara nel
febbraio del 1957, quando contava solo 18 persone, nel luglio dellanno successivo era forte
di centinaia di uomini e si divideva ormai in varie colonne che agivano su pi fronti.
Parallelamente al racconto delle vicende della guerra, Guevara ricostruisce la propria
personale esperienza di combattente rivoluzionario; assistiamo cos ad una sorta di resocon-
to di come Guevara si sia affermato durante la guerra come uno degli uomini chiave dello
Stato maggiore di Castro, e di come la leggenda del Che sia germogliata direttamente sui
campi di battaglia, frutto delloralit poetica del popolo cubano che iniziava a vedere in lui
limmagine del guerrillero heroico. Scrive Guevara nelle pagine dedicate al combatti-
mento di Pino del Agua, importante por su transcendencia, ya que fue conocido en toda
Cuba, raccontando di come si era infuriato con un soldato della sua colonna che aveva
giustiziato un nemico senza offrirgli la possibilt di arrendersi:
Le recrimin violentamente esa accin sin darme cuenta que me estaba oyendo otro soldado herido que se
haba tapado con unas mantas y haba quedado, quieto, en la cama del camin. Al oir eso y las disculpas
que daba el compaero nuestro, el soldado enemigo avis de su presencia pidiendo que no lo mataran... El
hombre, cada vez que pasaba un combatiente por el lado, gritaba, no me mate, no me mate, el Che dice
que no se matan los prisioneros.82

Lascesa irrefrenabile del carisma del Che coincide e in certa misura determina lultima
fase della guerra, durante la quale si compie linvasione dellIsola da parte della sua colonna
e di quella di un altro comandante leggendario dellEjrcito Rebelde, Camilo Cienfuegos.
Lattacco sferrato alla citt di Santa Clara dagli uomini al comando di Guevara segna in pra-
tica la fine della guerra e determina la fuga di Batista e la sconfitta del suo regime.
I Pasajes de la guerra revolucionaria costituiscono dunque una prima ricostruzione sto-
rica delle vicende principali della guerra rivoluzionaria cubana. Attraverso la narrazione
conosciamo le principali battaglie intraprese dallEjercito Rebelde e tutta lodissea di un
piccolo gruppo di uomini che giunge infine alla vittoria. La Sierra Maestra, gi teatro delle
principali rivolte cubane contro loppressione straniera nei secoli precedenti, si riveler un
grande alleato dei guerriglieri e vedr il radicarsi della lotta nei campi e lingresso sempre
pi massiccio dei contadini nellEjercito Rebelde.
Anche lo sviluppo politico della lotta e il consolidarsi della posizione di Castro come
Comandante en Jefe delle milizie rivoluzionarie e come segretario del Movimiento 26 de
Julio vengono raccontate da Guevara; il primato di Castro e della guerriglia simpose da s
nel corso della lotta, semplicemente perch ad un certo punto della stessa parve chiaro a
tutti che lEjercito Rebelde era lunico in grado di opporre una resistenza concreta al regime
dei militari di Batista. I tentativi insurrezionali condotti nelle citt dai militanti del llano
[pianura, ma in realt le citt, in contrapposizione alla Sierra (n.d.r.)] si erano risolti ine-
vitabilmente in sconfitte brucianti e molta gente aveva perso la vita senza riuscire ad asse-
stare colpi efficaci alla dittatura. Gli uomini della Sierra invece avevano sviluppato una tat-
tica di guerra vincente che aveva lentamente minato il morale degli avversari che dopo la
prima vittoria ad Alegra de Po, non erano pi riusciti a imporsi sui guerriglieri. Quando
nella seconda met del 1958 lEjercito Rebelde inizi la sua offensiva verso Santiago e
LAvana apparve chiaro che su di esso si sarebbe modellata, in caso di vittoria, la nuova
direzione politica del paese, e che al suo interno Castro avrebbe avuto il ruolo di lder.
I Pasajes rappresentano dunque un resoconto dettagliato della guerra rivoluzionaria
cubana, votato alla pi stretta osservanza della realt storica e scevro di contenuti apologeti-
ci o di elementi che non siano stati giudicati funzionali alla comprensione della storia
recente di Cuba. Lo sguardo di Guevara raggiunge estremi di precisione al momento di
ricostruire la dinamica di un combattimento, o quando si sofferma su tutti i dettagli propri
dellequipaggiamento militare guerrigliero, o ancora cuando racconta aneddoti interni alla
quotidiana vita della truppa che ne rivelano il lato pi umano e meno eroico.
82 Ibid., p. 313.

87
Storia della rivoluzione, storia di un pugno di uomini eroici, storia della propria perso-
nale esistenza di medico asmatico che si trasforma attraverso una complessa evoluzione ini-
ziatica in un guerriero moderno; il personaggio che emerge dai Pasajes., il Che, visto da
Guevara scrittore con il distacco di uno storico che ne ricostruisce la vicenda umana collo-
candola dentro il pi ampio contesto della rivoluzione. Guevara stesso pi volte provvede a
umanizzare e demistificare il Che, mettendolo a volte in ridicolo e altre scoprendone il
lato pi debole, lasma implacabile che lo accompagner fino al termine della sua vita.
I Pasajes de la guerra revolucionaria rappresentano senza dubbio uno dei lavori pi
interessanti di Guevara, che beneficiano della freschezza di una prosa incalzante che sposta
tutta la narrazione verso i limiti di un racconto orale. Per episodi, Guevara ricostruisce la
storia militare e politica della rivoluzione cubana e al tempo stesso ci consegna lepopea dei
guerrilleros colti nella loro dimensione di eroici combattenti contro la tirannia di Batista. Il
popolo cubano e soprattutto i guajiros della Sierra Maestra appaiono dalle pagine dei
Pasajes come i veri protagonisti della rivoluzione e della storia di Cuba. Il capodanno del
1959 segna linizio per lIsola caraibica di una nuova epoca, e per Guevara di una fase della
sua vita caratterizzata dallimpegno diretto nella costruzione del nuovo Stato cubano.

Un tentativo teorico di sintesi

Durante gli anni successivi al trionfo della rivoluzione cubana, Guevara aveva comin-
ciato a teorizzare la possibilit della guerrilla come fattore determinante in grado di scate-
nare, in determinate condizioni, la rivolta popolare. La guerra di guerriglia sperimentata
direttamente nellesperienza cubana, si era dimostrata vincente contro un esercito regolare,
dal momento in cui la sua lotta si era radicata nel popolo. Guevara considerava i combatten-
ti guerriglieri come la vera avanguardia del popolo in quanto essi davano avvio alla rivolu-
zione; la Sierra Maestra aveva insegnato ai guerriglieri larte della guerra di guerriglia, frut-
to di uninterdipendenza assoluta tra i combattenti e la foresta.
Lo sforzo teorico di Guevara si concentrer per molto tempo nel tentativo di spiegare
la vittoria della rivoluzione e le sue analisi lo ricondurranno sempre al ruolo essenziale
svolto dal foco guerrigliero allinterno del processo di lotta. Il pi grande insegnamento del-
lesperienza rivoluzionaria era stato, a giudizio di Guevara, il dimostrare che la vittoria del
popolo disarmato era possibile, che un gruppo guerrigliero appoggiato dalla massa popolare
poteva vincere contro un esercito regolare. E questo era possibile anche grazie a dei meriti
specifici della guerrilla che si era rivelata una forma di lotta in grado di attenuare lefficacia
delle armi di guerra convenzionali, garantendosi in questo modo dapprima la sopravvivenza
e in seguito lintegrazione profonda con i contadini della Sierra Maestra, trasformandosi in
un vero e proprio esercito in grado di sconfiggere quello nemico.
Sullarte della guerra de guerrillas Guevara scriver una sorta di trattato, illustrando-
ne le caratteristiche specifiche e fornendo un ritratto esemplare del perfetto combattente
guerrigliero. In un articolo pubblicato nel 1963 Guevara passer invece ad analizzare teori-
camente la guerra di guerriglia, inquadrandola come un metodo e giustificandone la pos-
sibilit di essere utilizzata come tale.
a. La guerra di guerriglia
Guevara dedica alla memoria dellamico Camilo Cienfuegos, eroe della rivoluzione
cubana tragicamente scomparso subito dopo il trionfo, questo manual donde se sintetizan
nuestras experiencias guerrilleras, intitolato La guerra de guerrillas.
Un manuale, dunque, nel quale Guevara raccoglie i pi importanti insegnamenti tratti
dallesperienza di lotta e li pone a disposizione del lettore, quasi proponendogli una sorta di

88
vademecum della guerriglia e del soldato guerrigliero. La composizione, il funzionamento e
le principali caratteristiche di azione di un ipotetico gruppo guerrigliero vengono definite,
mentre contemporaneamente si traccia un profilo ideologico della lotta guerrigliera e del
combattente rivoluzionario.
Il trattato suddiviso da Guevara in quattro capitoli che presentano a loro volta ulteriori
scomposizioni in numerosi paragrafi, nel tentativo di dare ordine a una materia cos com-
plessa. La prima parte dellopera, si centra sulle caratteristiche proprie della lotta guerriglie-
ra e ne fissa i principios generales ricavati empiricamente dallesperienza cubana. Scrive
Guevara allinizio del primo capitolo:
La victoria armada del pueblo cubano sobre la dictadura batistiana ha sido, adems del triunfo pico reco-
gido por los noticieros del mundo entero, un modificador de viejos dogmas sobre la conducta de las masas
populares de la Amrica Latina, demostrando palpablemente la capacidad del pueblo para liberarse de un
gobierno que lo atenaza, a travs de la lucha guerrillera.83

Il Che considera lesperienza cubana come un salto di qualit nella lotta del popolo con-
tro loppressione di governi dittatoriali, e allinterno di questa esperienza colloca la guerra
di guerriglia come il fattore chiave che ha permesso di ottenere la vittoria contro un esercito
regolare bene armato come quello batistiano. Il foco insurrecional rappresentato dalla
guerriglia pu, nella convinzione di Guevara, accelerare il processo rivoluzionario in un
determinato paese nel quale non siano maturate ancora tutte le condizioni necessarie per la
rivoluzione, cos comera accaduto a Cuba.
Lultima delle tres aportaciones fundamentales ricavate da Guevara dallanalisi del-
lesperienza cubana, riguarda lo scenario della lotta che a suo giudizio devessere necessa-
riamente el campo; la guerra di guerriglia nella sua essenza una lotta rurale e lesercito
guerrigliero non avrebbe possibilit di riuscita nelle citt dove lapparato repressivo del
potere nemico pi radicato e forte.
La guerra de guerrillas rappresenta dunque un tentativo di estrarre princpi teorici gene-
rali dallesperienza cubana in grado di essere applicabili, anche in pratica, in altri paesi lati-
noamericani; nella visione di Guevara infatti, tutta lAmerica latina presenta dei fattori sto-
rici, politici, economici e culturali simili, che ne fanno un terreno ideale per lo sviluppo
della lotta guerrigliera. Egli scrive:
Encontrar las bases en que se apoya este tipo de lucha, las reglas a seguir por los pueblos que buscan su
liberacin; teorizar lo hecho, estructurar y generalizar esta experiencia para el aprovechamiento de otros,
es nuestra tarea del momento.84

Teorizar lo hecho il principio fondamentale sul quale si basa lanalisi di Guevara


che giunge ad estrapolare i principios generales della guerriglia partendo da un approfon-
dito riesame della rivoluzione cubana; il frutto di questa teorizzazione costituisce lessenza
del manuale della guerra di guerriglia, in cui Guevara riassume tutte le caratteristiche speci-
fiche di questo tipo di lotta presentandole empiricamente come delle verit assodate e dimo-
strate dallesperienza cubana.
Guevara comincia col definire precisamente cos una guerriglia e in quali condizioni la
lotta guerrigliera giustificata; nelle sue parole:
Donde un gobierno haya subido al poder por alguna forma de consulta popular, fraudolenta o no, y se
mantenga al menos una apariencia de legalidad constitucional, el brote guerrillero es imposible de produ-
cir por no aberse agotado las posibilidades de la lucha cvica. 85

83 E. Guevara, La guerra de guerrillas, in Obras, cit., I, p. 31 [La guerra di guerriglia, Feltrinelli, Milano
1967].
84 Ibid., p. 33.
85 Ibid..

89
La guerriglia si inserisce dunque in una situazione in cui un governo dittatoriale mantie-
ne il proprio potere contra el derecho establecido e tramite la forza di un esercito che ne
difende le prerogative. Cuando non ci sono pi possibilit per il popolo di intervenire attra-
verso i normali strumenti democratici, la lotta civica si trova in una situazione di stallo e
praticamente viene neutralizzata la sua efficacia; in questo contesto di privazione della
libert politica che la guerriglia pu, e deve secondo Guevara, operare.
La guerriglia rappresenta un movimento politico armato profondamente radicato nel
popolo, che ne conosce le rivendicazioni e che si pone come il catalizzatore dellimmensa
forza di lotta che esso pu sprigionare. Lappoggio completo della massa, che in America
latina fondamentalmente una massa contadina, secondo lanalisi di Guevara una condi-
zione sine qua non per la riuscita della lotta, che avr come sbocco linsurrezione popola-
re. Pi volte nel corso del libro Guevara sottolinea questo aspetto della guerriglia distin-
guendola in modo preciso dal terrrorismo, sul quale il suo giudizio completamente negati-
vo. Scrive Guevara:
Es preciso diferenciar claramente el sabotaje, medida revolucionaria de guerra, altamente eficaz y el terro-
rismo, medida bastante ineficaz, en general, indiscriminada en sus consecuencias, pues hace vctimas de
sus efectos a gente inocente en muchos casos y que cuesta gran nmero de vidas valiosas para la revolu-
cin.86

Il combattente guerrigliero costituisce lavanguardia armata del popolo e allo stesso


tempo si configura come avanguardia politica dello stesso poich, nella sua essenza, egli
un reformador social; La grande riforma sociale per la quale si batte il guerrigliero, spiega
Guevara, riguarda la propriet della terra, che ovunque in America latina il fattore principa-
le di diseguaglianza sociale. La lotta guerrigliera si radicher nelle masse contadine proprio
perch essa in grado di farsi interprete delle rivendicazioni pi forti della parte del popolo
che maggiormente subisce lo sfruttamento delle oligarchie latifondiste. E nellambiente
contadino e rurale che pu svilupparsi un foco guerrigliero, spiega Guevara, scrivendo:
El guerrillero ejercer su accin en lugares agrestes y poco poblados, y en estos parajes, la lucha del pue-
blo por sus reivindicaciones se sita preferentemente y, hasta casi exclusivamente, en el plano del cambio
de la composicin social de la tenencia de la tierra, es decir, el guerrillero es, ante todo un revolucionario
agrario. Interpreta los deseos de la gran masa campesina de ser duea de la tierra, duea de los medios de
produccin, de sus animales, de todo aquello que ha anelado durante aos, de lo que constituye su vida y
constituir tambin su cementerio.87

Lintero capitolo iniziale serve a Guevara a precisare loggetto della sua analisi e ad
inquadrarne i confini prima di iniziare un brusco spostamento del discorso dal piano teorico
a quello concreto; a partire dal secondo capitolo, il trattato sulla guerra di guerriglia lascia il
posto al manual pratico e didattico, in cui si ricostruiscono minuziosamente numerose
scene di guerriglia scelte da Guevara di volta in volta come esemplificazioni delle sue tesi.
Lattenzione si focalizza sul guerrigliero di cui vengono messe in risalto continuamente la
levatura morale e la fede assoluta nella vittoria del popolo. Il combattente rivoluzionario
descritto da Guevara come lesempio che tutto il popolo vuole seguire, colui che incarna i
pi alti valori della comunit, la cui condotta nella lotta devessere impeccabile. Per riuscire
ad essere un reformador social il guerrigliero devessere completamente votato alla causa
rivoluzionaria, deve consacrarsi ad essa. Scrive Guevara:
El guerrillero, como elemento conciente de la vanguardia popular, debe tener una conducta moral que lo acre-
dite como verdadero sacerdote de la reforma que pretende. A la austeridad obligada por difciles condiciones
de la guerra debe sumar la austeridad nacida de un rgido autocontrol que impida un solo exceso, un solo
desliz, en ocasin en que las circunstancias pudieran permitirlo. El soldado guerrillero debe ser un asceta.88

86 Ibid., p. 43.
87 Ibid., p. 34.
88 Ibid., p. 61.

90
Il combattente guerrigliero, asceta della guerra rivoluzionaria, viene infine collocato
nellazione, e il Comandante dellEjercito Rebelde si lancia in una serie di minuziose descri-
zioni sulle caratteristiche concrete di lotta che il guerrigliero deve possedere. Nellanalisi
proposta, fondamentale che il combattente compia durante la lotta, unopera costante di
educazione verso il popolo attraverso lesempio della sua condotta rivoluzionaria.
Combattente nocturno per antonomasia, il guerrigliero vive lesperienza del combatti-
mento come il drama ms importante della propria vita, in cui si tempra la sua capacit di
lotta e si rinnova la sua dedizione assoluta alla causa rivoluzionaria. Lo sguardo di Guevara
ne coglie tutte le sfaccettature consegnandoci un ritratto di un perfetto guerriero moderno
collocato nel suo scenario naturale: el campo.
La terza parte del libro si occupa pi dettagliatamente della guerriglia e del suo modo di
operare. Organizacin del frente guerrillero il titolo di un capitolo completamente dedi-
cato ad illustrare i vari aspetti su cui si sviluppa unattivit guerrigliera, vista da una pro-
spettiva interna. Il rifornimento dei viveri necessari al sostentamento, lorganizzazione della
rete di relazioni con gli abitanti della zona in cui essa opera, la sanit, la creazione di unat-
tivit rudimentale dindustria in grado di provvedere alle esigenze interne del gruppo guer-
rigliero, sono tutti momenti ricostruiti da Guevara a partire dallesperienza cubana di lotta,
individuati come fondamentali allo sviluppo della lotta guerrigliera. Emerge dalle pagine di
questo capitolo la grande attenzione posta da Guevara sullaspetto organizzativo della guer-
riglia che funziona nel suo interno come un piccolo stato autonomo nel quale tutte le attivit
sono volte in direzione di garantirle la sussistenza; precisamente in questa fase della lotta
guerrigliera che avviene, a giudizio di Guevara, la compenetrazione completa della guerri-
glia con la popolazione contadina. A Cuba, nei territori liberati, i guerriglieri avevano rice-
vuto la collaborazione dei guajiros che avevano convertito parte della loro attivit produtti-
va in funzione delle necessit della guerriglia; si era creato un piccolo sistema di pagamenti
che lEjercito Rebelde attuava sotto forma di buoni di fiducia che sarebbero stati riscossi
dai contadini a vittoria ottenuta.
Nella riflessione di Guevara soprattutto durante questa fase che si consolida e si delu-
cida la coscienza politica dei guerriglieri, attraverso la quotidiana interazione con la popola-
zione contadina che, in ultima analisi, costantemente insegna loro lessenza agraria della
lotta rivoluzionaria. La classe politica chiamata a dirigere il nuovo Stato cubano aveva svol-
to il suo apprendistato durante la lotta stessa ed era stata la Sierra Maestra a rivelare in tutta
la sua evidenza la questione centrale della terra; la guerriglia, nel pensiero di Guevara, era
riuscita fondamentalmente perch aveva saputo interpretare correttamente lanelito alla
terra dei contadini.
Trovano spazio nel manual anche le considerazioni di Guevara sullinformazione e
sulla propaganda guerrigliera che devono consentire alla guerriglia di tenersi in contatto
politico con la gente; la guerriglia nella visione di Guevara estremamente trasparente sul
piano politico, poich la Reforma agraria un concetto istantaneamente afferrabile da tutti.
Informare la gente sulle intenzioni della guerriglia significa fondamentalmente dire la
verit, far coincidere ci che la guerriglia sostiene con ci che essa praticamente fa.
Giunto alla fine di quello che si proponeva come un esquema, no una biblia, Guevara
torna ad analizzare la situazione cubana nella prima fase del nuovo governo rivoluzionario
e ne ribadisce il ruolo di avanguardia allinterno della pi ampia realt latinoamericana. I
paesi hermanos dovranno seguire lesempio cubano se vorranno liberarsi dal giogo del
capitale straniero e avanzare verso il socialismo, che nel pensiero di Guevara appare come
il futuro dellumanit. Scrive nelle ultime pagine de La guerra de guerrillas:
Mal ejemplo el cubano, muy mal ejemplo. No puede dormir tranquilo el monopolio mientras este mal
ejemplo permanezca de pie, de frente a los peligros, avanzando hacia el futuro89.

89 Ibid. , p. 141.

91
b. Guerra di guerriglia: un metodo
Pubblicato nel settembre del 1963 sulla rivista Cuba Socialista, larticolo Guerra de
guerrillas: un mtodo costituisce sotto certi aspetti una sintesi di un tema svolto sommaria-
mente nel libro La guerra de guerrillas. Larticolo di Guevara pone laccento sulla guerra
di guerriglia come forma di lotta, come metodo appunto, valido in se stesso e per ci appli-
cabile in linea teorica anche in altri contesti simili a quello cubano. Guevara sinserisce cos
nel dibattito della sinistra latinoamericana di formazione marxista sorto intorno alla questio-
ne di una via pacifica di transizione al socialismo alternativa a quella rivoluzionaria.
Il trionfo della rivoluzione cubana e il suo rapido consolidarsi in una direzione dichiara-
tamente socialista aveva suscitato linteresse di molti governi e Cuba si era trovata allinizio
degli anni 60 al centro di una complessa situazione internazionale. Allinterno di gran
parte della sinistra mondiale lesperienza cubana aveva riacceso le speranze di una svolta
rivoluzionaria alleterno conflitto tra sfruttatori e sfruttati. Per molti versi Cuba sembrava
aver concretizzato i precetti teorici del pensiero di Marx gi realizzati dal popolo russo
nella rivoluzione del 1917. Ciononostante prevalse nellopinione dei maggiori partiti comu-
nisti e socialisti del mondo lidea che la guerriglia di Cuba non era una soluzione applicabi-
le fuori dallIsola caraibica e che la vittoria si era prodotta per una serie di fattori specifici
che ne facevano una specie di caso unico. Non erano, in altri termini, maturate le condizioni
oggettive per la rivoluzione socialista che doveva avvenire su scala mondiale.
La rivoluzione cubana aveva radicato nel pensiero di Guevara la convinzione che si era
prodotto un cambio qualitativo nella mecnica de los movimientos revolucionarios en
Amrica sintetizzato nelle tres aportaciones fundamentales fornite dallesperienza cuba-
na. Guevara le ripropone allinizio dellarticolo ponendole alla base della sua riflessione:
Primero: las fuerzas populares pueden ganar una guerra contra el ejrcito. Segundo: no siempre hay que
esperar a que se den todas las condiciones para la revolucin; el foco guerrillero puede crearlas. Tercero:
en la Amrica subdesarrollada, el terreno de la lucha armada debe ser fundamentalmente el campo.90

La seconda della tre affermazioni di Guevara era quella che provocava le resistenze pi
forti giacch una volta constatata la sostanziale comunanza di situazioni dei vari paesi lati-
noamericani, il metodo di lotta guerrigliero si proponeva come una possibile soluzione vali-
da per ognuno di essi. Un simile punto di vista era difficile da accettare anche allinterno
della sinistra, in quanto lanalisi della realt latinoamericana portava alla scoperta di condi-
zioni oggettive mature per un cambio radicale della societ in senso rivoluzionario; la
posizione del governo cubano sembrava suggerire lidea che bisognava soltanto agire.
Una volta inquadrata la guerra di guerriglia come un mtodo para lograr un fin e aver-
ne individuato lobiettivo nella conquista del potere politico, Guevara ribadisce ancora una
volta il carattere di massa della lotta. La guerriglia, essendo lavanguardia del popolo non
pu separarsi da questo senza tradire la sua essenza; il concetto stesso di avanguardia cessa
di avere questo significato se ad essa non segue nulla.
La guerriglia costituiva nella sua essenza un movimento politico-militare, composto dal-
lavanguardia del popolo; nellidea di Guevara essa poteva catalizzare la coscienza della
sinistra rivoluzionaria partitica e darle reale efficacia attraverso la costituzione di un gruppo
armato in grado di diffondere il seme rivoluzionario capillarmente nelle campagne, tra la
massa contadina. Il ruolo di guida del processo rivoluzionario spettava sempre alla clase
obrera, ma nella riflessione di Guevara sullAmerica latina el campo doveva necessaria-
mente essere il teatro principale da cui si doveva innescare la guerra; le citt con la loro
realt tipicamente industriale sarebbero entrate apertamente in lotta in un secondo momen-

90 E. Guevara, Guerra de guerrillas: un mtodo, in Obras, cit., I, p. 162 [Guerra di guerriglia: un metodo, in
Scritti scelti, cit., II, pp. 597-617].

92
to, quando le organizzazioni sindacali e di partito avrebbero potuto unire le loro forze a
quelle gi consolidate dellesercito guerrigliero. Guevara suggeriva ai vari partiti marxisti
latinoamericani un metodo per concretizzare la loro azione di avanguardia del popolo e pas-
sare a una fase finalmente attiva del processo rivoluzionario. Scrive nellarticolo:
Nadie puede solicitar el cargo de partido de vanguardia como un diploma oficial dado por la universidad.
Ser partido de vanguardia es estar al frente de la clase obrera en la lucha por la toma del poder, saber
guiarla a su captura, conducirla por los atajos, incluso.91

Lapplicabilit del metodo guerrigliero alla realt dei vari paesi latinoamericani era giu-
stificata da Guevara sulla base di alcune fondamentali analogie che li accomunavano. In
primo luogo erano le espantosas condiciones de explotacin en que vive el hombre ameri-
cano, riferite soprattutto alleredit di una struttura coloniale basata sul latifondo, la princi-
pale causa di sfruttamento della massa contadina che costituiva in America latina la grande
maggioranza della popolazione.
Un altro fattore molto importante a giudizio di Guevara era la presenza di borghesie
nazionali assolutamente incapaci di guidare lo sviluppo economico e politico dei vari paesi
verso una reale democrazia. Al contrario, nel pensiero di Guevara, matura la convinzione
del ruolo completamente reazionario della borghesia che al momento della lotta si era sem-
pre schierata con i vecchi poteri consolidati temendo le conseguenze di una rivoluzione
sociale. Si legge nellarticolo:
Hoy por hoy, se ve en Amrica un estado de equilibrio inestable entre la dictadura oligrquica y la presin
popular. La denominamos con la palabra oligrquica pretendiendo definir la alianza reaccionaria entre las
burguesas de cada pas y sus clases de terratenientes, con mayor o menor preponderancia de las estuctu-
ras feudales.92

Larticolo Guerra de guerrillas: un mtodo riflette la convinzione di Guevara che


nella situazione internazionale e in modo speciale in America latina la guerra di guerriglia
potrebbe rivelarsi come larma vincente in grado di fare esplodere linsurrezione rivoluzio-
naria. Nella lettura di Guevara la fine dello sfruttamento delluomo sulluomo non pu
avvenire per via pacifica, ma necessariamente si verificher su scala mondiale il conflitto
rivoluzionario che opporr todas las fuerzas populares y todas las fuerzas de represin.
La guerriglia si inserisce nel contesto globale di lotta come un metodo per accelerare il
processo rivoluzionario in corso avendo la capacit di creare lunit tra le forze popolari.
Larticolo di Guevara si conclude con una predizione sul futuro in cui condensata la
sua visione politica panamericana e la sua fede nellavvenire socialista:
De hecho la eclosin de la lucha americana se ha producido. Estar su vrtice en Venezuela, Guatemala,
Colombia, Per, Ecuador...? Sern estas escaramuzas actuales slo manifestaciones de una inquietud que
no ha fructificado? No importa cul sea el resultado de la lucha de hoy. No importa, para el resultado
final, que uno u otro movimiento sea transitoriamente derrotado. Lo definitivo es la decisin de lucha que
madura da a da; la conciencia de la necesidad del cambio revolucionario, la certeza de su posibilidad.
Es una prediccin. La hacemos con el convencimiento de que la historia nos dar la razn.93

In quegli stessi anni, mentre Guevara partecipava al dibattito nato nella sinistra latinoa-
mericana sulla metodologia di lotta politica migliore per giungere a una sostanziale rivolu-
zione dellequilibrio sociale, era allo stesso tempo impegnato direttamente a coordinare le
varie forze che appoggiavano lidea della lotta guerrigliera. Nel 1963, il giornalista argenti-
no Jorge Ricardo Masetti aveva tentato di far decollare la rivoluzione in Argentina, ma la
guerriglia era stata annientata dallesercito prima ancora di riuscire a consolidarsi. Masetti,

91 Ibid., p. 165.
92 Ibid.
93 Ibid., p. 178.

93
il Comandante Segundo, era diventato un amico personale di Guevara fin dai tempi della
rivoluzione cubana e aveva fondato e diretto nellIsola caraibica limportante agenzia di
stampa Prensa Latina. Non vi sono dubbi che Guevara era al corrente e collabor attiva-
mente al progetto di Masetti, mentre cercava di impiantare anche in Per e in Bolivia le basi
per ulteriori movimenti guerriglieri.
Nel 1963 Guevara completamente assorbito dalla politica interna di Cuba dove gli sono
stati affidati incarichi di alta responsabilit. Ciononostante, la sua visione extranazionale
della politica non lo aveva mai abbandonato e la sua attivit di coordinamento delle forze
rivoluzionarie su scala continentale e mondiale era stata molto intensa. Fino al 1965 Guevara
rester in questa situazione finch per delle ragioni molto complesse decider di passare nuo-
vamente allazione guerrigliera diretta. La valutazione di questa scelta definitiva di Guevara
oggetto tuttora delle pi svariate interpretazioni storiche; sicuramente, nel disegno strategi-
co di Guevara la Bolivia non era lobiettivo ultimo della lotta che viceversa doveva propa-
garsi a tutto il continente latinoamericano. Le cose andarono per diversamente.

Scritti politici, economici e ideologici; la questione morale

La rivoluzione cubana si era definita socialista fin dal 1959 e immediatamente aveva trova-
to nellUrss il punto di riferimento estero. La scelta, come ricorder qualche tempo dopo
Guevara, era stata in parte necessaria e in parte voluta, rispondendo al delicato equilibrio mon-
diale dominato dalle due superpotenze. LUnione Sovietica rappresentava la prima patria del
socialismo, dove da decenni era in corso la costruzione della nuova societ comunista sotto la
guida della dittatura proletaria. Ad essa facevano riferimento tutti i paesi dellEst europeo che
avevano aderito al socialismo e anche Cuba entr nellorbita del gigante sovietico.
Nel giro di pochissimi anni, man mano che la rivoluzione cubana riorganizzava lapparato
statale, lUrss sostitu completamente gli Stati Uniti nel ruolo di principale partner commer-
ciale di Cuba, in seguito a una profonda intesa politica sorta tra i due governi. A unire Cuba
allUnione Sovietica non era soltanto la comune ideologia socialista che trovava nel pensiero
di Marx il punto di riferimento; vi era unaltra ragione evidente che legava Cuba e i sovietici e
questa aveva il suo fondamento nellopposizione radicale agli Stati Uniti dAmerica.
Nei primi anni 60, data la distanza insignificante che separava Cuba dal potente vicino del
Nord, lUnione Sovietica rappresent lunica via possibile per rendere effettivo il consolidarsi
del potere rivoluzionario e per proseguire con le grandi trasformazioni sociali iniziate dai diri-
genti cubani. Oltre che di economia e di pianificazione socialista, tra il governo cubano e Mosca
si parl di armi, di dotare lisola delle difese necessarie in caso di un eventuale attacco da parte
degli Stati Uniti. Nel 1962 si vide con chiarezza che dietro la vicenda cubana emergevano ben
altri interessi e che la lotta per il predominio tra Usa e Urss aveva raggiunto il suo acme.
Di fronte alla catastrofe nucleare, Kennedy e Kruscev iniziarono il primo atto di una nuova
relazione di equilibrio battezzata coesistenza pacifica, che consisteva in un mutuo accordo sti-
pulato dalle due superpotenze in base al quale si ridisegnavano le rispettive sfere dinfluenza.
Le armi atomiche non sarebbero state installate a Cuba dietro limpegno americano di non
aggredire ulteriormente lisola e di smantellare le testate nucleari turche puntate sullUrss.
Dopo la crisi dottobre del 1962 emersero in maniera acuta le contraddizioni che gli
accordi tra Stati Uniti e Unione Sovietica avevano suscitato; allinterno della sinistra mon-
diale si riapr il dibattito sul socialismo anche in relazione alle vicende politiche recenti tra
le quali Cuba rappresentava lesempio pi vistoso. Le divergenze tra il modello sovietico e
la Cina di Mao avevano assunto le dimensioni di una rottura seria, il che metteva in crisi
tutta la linea internazionalista del movimento socialista.
In questa complessa situazione internazionale, il gruppo dirigente cubano prender posi-
zione al fianco dei paesi non-allineati, tra i quali spiccavano i grandi Stati africani che

94
avevano da poco ottenuto lindipendenza dal colonialismo europeo, ma che non avevano
intrapreso la via del socialismo. Cuba continuava ad essere comunque legata allUnione
Sovietica in maniera determinante e pur mantenendo una posizione di neutralit nella crisi
cino-sovietica, fin col passare completamente dalla parte dellUrss.
La rivoluzione cubana si inseriva quindi in un fronte socialista mondiale guidato
dallUnione Sovietica che presentava al suo interno divergenze profonde e che aveva gi
ampiamente sostituito al dibattito la fedelt alla linea dettata dal Cremlino. Lopposizione al
capitalismo e alla politica Usa costituiva certamente un punto in comune, ma le divergenze
sorgevano al momento di praticare il socialismo, laddove linfluenza dellUrss si sentiva
in maniera pesante ed era questa che stabiliva di fatto la linea politica da seguire. Lenorme
esperienza del popolo cinese non aveva tardato ad essere dichiarata eretica dallUrss, e
anche Cuba si trovava in una situazione estremamente delicata politicamente vista la sua
dipendenza dai sovietici.
In tale contesto si riapr a Cuba, con la vittoria della rivoluzione, il dibattito sul sociali-
smo, e lIsola assunse allinterno della realt latinoamericana uno scomodo ruolo di avan-
guardia socialista il cui esempio poteva costare molto caro ai governi filostatunitensi. La via
rivoluzionaria non era ben vista neppure dalla maggior parte dei partiti socialisti e comunisti
dellAmerica latina che preferivano una strategia che sfruttasse gli strumenti di lotta istitu-
zionali. Mentre gli Stati Uniti concentravano la loro politica in unazione volta ad isolare
Cuba, il governo cubano si lanci nella sfida di unire le sinistre dei vari paesi latinoamericani
sotto la bandiera del socialismo, facendo dellinternazionalismo attivo una ragion di stato.
Guevara partecipa attivamente alle vicende politiche cubane per pi di cinque anni,
inserendosi nel dibattito sorto intorno alla costruzione del socialismo a Cuba. Una volta
ottenuta la vittoria rivoluzionaria, alla classe dirigente cubana spettava il difficile compito
di condurre la dittatura del proletariato durante il periodo di transizione al socialismo. Era
durante questo periodo che venivano progressivamente eliminati i residui del dominio
borghese di classe e che si costruiva realmente il socialismo. La nazionalizzazione di gran
parte degli zuccherifici e lestendersi del controllo statale a tutti i settori principali delleco-
nomia cubana avevano sommerso la classe dirigente rivoluzionaria nei difficili problemi di
gestione economica dello Stato. Lesercito guerrigliero da cui era scaturita la spina dorsale
della classe politica cubana non era preparato ad assolvere compiti estremamente tecnici
legati allandamento delleconomia e delle finanze di uno Stato; tanto pi che una grande
quantit di tecnici cubani impiegati nelle aziende nordamericane presenti a Cuba, si erano
dissolti con la rivoluzione.
In questa situazione di emergenza era stata lUnione Sovietica a fornire al governo rivo-
luzionario il sostegno necessario in quanto a tecnologia e, allo stesso tempo, un esempio su
come organizzare e gestire la produzione nazionale. Il governo di Cuba decise di puntare
sullindustrializzazione del paese, mentre lagricoltura dopo i falliti tentativi iniziali di
diversificazione delle colture tornava a concentrarsi sulla canna da zucchero. In questa
situazione nasceva il nuovo Stato cubano che, sottoposto allembargo statunitense, stabiliva
salde relazioni con lUnione Sovietica anche dal punto di vista economico.
Gli scritti di Guevara risalenti alla prima met degli anni 60 testimoniano di questo
periodo complesso della storia cubana e internazionale e, allo stesso tempo, spiegano la sua
vicenda personale. Gi nel 1960 Guevara aveva elaborato le prime analisi teoriche sulla
rivoluzione cubana cercando di rispondere al vuoto ideologico in cui si muoveva il nuovo
governo. In un certo senso si trattava di giustificare la rivoluzione, di inquadrarla come li-
nevitabile soluzione di una situazione che si era spinta troppo in l per essere risolta per via
pacifica e che per una serie di combinazioni storiche si era trasformata necessariamente in
socialista. Bisognava dare una spiegazione teorica a un movimento rivoluzionario che
aveva colto di sorpresa un po tutti, anche lavanguardia che aveva guidato il paese alla vit-
toria. Guevara sostiene che la teoria rivoluzionaria cubana si era venuta elaborando nel

95
corso della lotta e che procedendo empiricamente restava sempre un passo indietro rispetto
alla realt del movimento. Nellarticolo Notas para el estudio de la ideologa de la revolu-
cin cubana pubblicato nellottobre del 1960 sulla rivista cubana Verde Olivo, Guevara
ricollega il movimento rivoluzionario cubano al pensiero di Marx e lo inserisce nel pi
ampio contesto di liberazione dei popoli. Per Guevara la rivoluzione cubana naturalmente
marxista, cos come lo sono nella loro essenza tutti i movimenti rivoluzionari moderni.
Scrive nellarticolo:
Incidentalmente, aqu hay que introducir una postura general frente a uno de los ms controvertidos tr-
minos del mundo actual: el marxismo. Nuestra posicin cuando se nos pregunta si somos marxistas o no,
es la que tendra un fsico al que se le preguntara si es newtoniano, o un bilogo si es pasteuriano.
Hay verdades tan evidentes, tan incorporadas al conocimiento de los pueblos que ya es intil discutirlas.94

Nella visione di Guevara la rivoluzione cubana rispondeva a delle contraddizioni sociali


scaturite dalla struttura economica su cui si fondava il capitalismo. Nellanalisi di Marx il
conflitto si sarebbe risolto attraverso la via rivoluzionaria mediante la quale si sarebbe ope-
rato il rovesciamento della classe borghese al potere da parte del proletariato; questultimo,
attraverso una dittatura esercitata in un periodo di transizione, avrebbe posto le basi della
struttura economica socialista, nella quale luomo liberato dallalienazione avrebbe final-
mente creato il comunismo. Le leggi economiche che Marx aveva individuato nei suoi studi
e che aveva posto alla base di tutta la sua filosofia politica operavano nelle relazioni tra gli
uomini a prescindere del grado di consapevolezza che questi avevano della realt. Cos la
rivoluzione cubana era marxista ancora prima di saperlo in maniera cosciente:
Nosotros, revolucionarios prcticos, iniciando nuestra lucha simplemente cumplamos leyes previstas por
Marx el cientfico, y por ese camino de rebelda, al luchar contra la vieja estructura del poder, al apoyar-
nos en el pueblo para destruir esa estructura y, al tener como base de nuestra lucha la felicidad de ese pue-
blo, estamos simplemente ajustndonos a las predicciones del cientfico Marx. Es decir, y es bueno pun-
tualizarlo una vez ms, las leyes del marxismo estn presentes en los acontecimientos de la Revolucn
cubana, independientemente de que sus lderes profesen o conozcan cabalmente, desde un punto de vista
terico, esas leyes...95

Nella riflessione di Guevara, si era giunti nellultima fase dello sviluppo capitalistico
che era quella imperialista. Gli Stati Uniti rappresentavano il centro dellimpero impegnato
in una violenta espansione neocoloniale con lobiettivo di sostituirsi ai vecchi domin occi-
dentali crollati con il Secondo conflitto mondiale. In questa situazione, era necessario
rispondere su scala mondiale allaggressione imperialistica coordinando tutti i movimenti di
liberazione nazionale e inserendoli in una strategia comune di lotta. Soprattutto in America
latina, la rivoluzione cubana aveva provocato un terremoto politico proprio poich il suo
esempio aveva dato impulso a quella parte della sinistra latinoamericana pi decisa verso
unazione radicale. In fondo Cuba era parte dellAmerica latina, e la sua storia era per mol-
tissimi versi simile a quella degli altri paesi latinoamericani, in cui lepoca moderna era ini-
ziata sotto il giogo coloniale. Le relazioni di dipendenza che Cuba aveva con gli Usa non si
differenziavano in modo netto da quelle che univano gli altri paesi latinoamericani al poten-
te vicino del Nord. I dirigenti cubani erano perfettamente consapevoli dei rischi che Cuba
avrebbe corso se si fosse venuta a trovare isolata allinterno del continente americano, dove
le pressioni statunitensi avevano gi provocato lostilit manifesta di diversi paesi.
Ad aprile del 1961, pochi giorni prima del tentativo dinvasione della Baia dei Porci,
organizzato dalla Cia e approvato dal governo americano, viene pubblicato un articolo di
Guevara significativamente intitolato Cuba: excepcin histrica o vanguardia en la lucha

94 E. Guevara, Notas para el estudio de la ideologa de la revolucin cubana, in Obras, cit., II, p. 93 [Note
per lo studio dellideologia della rivoluzione cubana, in Scritti scelti, cit., II, pp. 400-11].
95 Ibid., p. 95.

96
anticolonialista? In esso Guevara sviluppa la sua analisi storica dellAmerica latina indivi-
duando nel latifondo di origine coloniale il sostrato comune a tutti i paesi latinoamericani
sul quale si poggia la struttura del potere. Lamerica Latina stato il teatro nel corso del
ventesimo secolo di nuove e feroci lotte tra i vari stati imperialisti che cercavano, in allean-
za con i vecchi poteri locali, di accaparrarsi le enormi ricchezze del continente latinoameri-
cano. Nelle parole di Guevara:
Amrica fue campo de la lucha interimperialista, y las guerras entre Costa Rica y Nicaragua; la segre-
gacin de Panam; la infamia cometida contra Ecuador en su disputa contra Per; la lucha entre Paraguay
y Bolivia, no son sino expresiones de esta batalla gigantesca entre los grandes consorcios monopolistas
del mundo, batalla decidida casi completamente a favor de los monopolios norteamericanos despus de la
Segunda guerra mundial.96

Gli Stati Uniti si erano definitivamente imposti nella lotta per il controllo economico
sullAmerica latina al termine del Secondo conflitto mondiale dal quale erano usciti vincito-
ri; furono gli investimenti statunitensi a finanziare la ricostruzione di quella parte
dellEuropa che gli accordi di Yalta avevano assegnato loro e sulla stessa linea si stava pro-
cedendo con i paesi americani che intraprendevano il cammino dello sviluppo economico.
Per Guevara, la causa principale delle gravi difficolt economiche comuni a tutti i paesi
latinoamericani si poteva ricondurre allazione dei capitali stranieri che avevano dato vita a
un nuovo colonialismo di tipo pi sottile basato essenzialmente sul controllo completo del-
leconomia da parte dei gruppi multinazionali. Da questo vizio che impediva la crescita
normale dei paesi latinoamericani dipendeva secondo lanalisi di Guevara il sottosvilup-
po cronico che li affliggeva:
Todo esto da por resultado una economa monstruosamente distorsionada, que ha sido descrita por los
economistas pudorosos del rgimen imperial con una frase inocua, demostrativa de la profunda piedad
que nos tienen a nosotros, los seres inferiores (llaman inditos a nuestros indios explotados miserable-
mente, vejados y reducidos a la ignominia, llaman de color a todos los hombres de raza negra o mulata
preteridos, discriminados, instrumentos, como persona y como idea de clase, para dividir a las masas
obreras en su lucha por mejores destinos econmicos); a nosotros, pueblos de Amrica, se nos llama con
otro nombre pudoroso y suave: subdesarrollados. 97

Rifiutando le tesi di una presunta eccezionalit dellesperienza cubana, Guevara invita a


guardare al di l delle specificit della rivoluzione cubana per cogliere le comuni condizioni
oggettive che, nella sua analisi, determineranno in breve tempo lo scoppio dei movimenti
rivoluzionari in tutto il continente latinoamericano. E linvito di Guevara di unirsi a Cuba
nella lotta contro el imperialismo norteamericano seguendo la via della rivoluzione e il
cammino del socialismo.
Negli anni in cui Guevara si impegn direttamente nel governo cubano tutta la sua azio-
ne si volse alla creazione di un nuovo modello economico in grado di porre le basi per una
societ socialista. La creazione dellInra, lIstituto nazionale per la Riforma Agraria era
stata fortemente voluta da Guevara che aveva partecipato in prima persona a stabilirne i cri-
teri affinch la sua azione fosse incisiva e reale. Leconomia nella riflessione di Guevara,
non poteva marciare in una maniera autonoma dalla politica in una situazione di transizione
al socialismo; al contrario essa era nella sua essenza uneconomia poltica, in grado di
rispondere alle esigenze della nuova societ in formazione.
Prende corpo nella mente di Guevara lidea di trasformare Cuba in un moderno paese
socialista, nel quale tutta lattivit di produzione gestita centralmente dallo Stato; solo lo
Stato pu amministrare e condurre senza conflitto le risorse del paese e ridistribuirle equa-
mente al popolo, opponendosi al liberismo delle leggi capitaliste che tendono a distorcere
96 E. Guevara, Cuba: excepcin histrica o vanguardia en la lucha anticolonialista?, in Casa de Las
Amricas, n. 134, sett.-ott. 1982, p. 7 [Cuba: eccezione storica o avanguardia nella lotta al colonialismo?, in
Scritti scelti, cit., II, pp. 412-31].
97 Ibid.

97
leconomia. Nella riflessione di Guevara, il funzionamento delleconomia in un sistema
politico socialista non poteva avvenire utilizzando meccanismi nati in una situazione di
libero scambio delle merci. La legge del valore in altri termini, non aveva ragione desistere
in uneconomia centralizzata dove le varie aziende rientravano tutte nellalveo dello Stato e
dove un regime di concorrenza e di libera formazione dei prezzi non aveva spazio. Il denaro
nella formulazione di Guevara doveva gradualmente ridursi alla sua funzione aritmetica
continuando ad essere cos unutile strumento di calcolo ma perdendo la capacit di concor-
rere alla formazione del valore.
Le idee di Guevara suscitarono immediatamente le riserve di gran parte della sinistra
cubana che seguiva lesempio dellUnione Sovietica dove, nel periodo di transizione al
socialismo si continuava a far uso della legge del valore nellamministrazione dellecono-
mia. La dottrina ortodossa sovietica, quella che aveva elaborato i manuali di marxismo che
circolavano anche a Cuba, riteneva la legge del valore come un perno insostituibile per lo
studio e il funzionamento delleconomia, del quale si sarebbe potuto fare a meno soltanto in
una societ pienamente comunista.
Dal punto di vista di Guevara, la produzione non doveva seguire la logica dello sviluppo
economico poich questa non seguiva i reali bisogni del popolo; Laccumulazione del capi-
tale funzionava come un campo magnetico che attraeva inevitabilmente altri capitali distor-
cendo il normale sviluppo della produzione; lo Stato socialista aveva il dovere oltre che di
riorganizzare leconomia, di eliminare le disuguaglianze sociali dovute essenzialmente a
una sproporzionata distribuzione delle ricchezze del paese. Era necessario quindi che leco-
nomia si adattasse alle esigenze politiche di Cuba affinch potesse garantire nel medio ter-
mine, uno sviluppo omogeneo del popolo cubano. La sanit e listruzione gratuite, la rifor-
ma agraria e lindustrializzazione rapida del paese erano gli obiettivi che la classe di gover-
no cubana si pose immediatamente dopo il trionfo della rivoluzione.
La principale opposizione che fu rivolta a Guevara consisteva nellevidenza che il primo
passo da compiere verso una societ pi giusta era quello di eliminare le radici economiche
della disuguaglianza sociale. Per ottenere dei risultati apprezzabili bisognava lavorare quin-
di sulla produzione in modo da fare di Cuba un paese ricco; il raggiungimento di un benes-
sere maggiore era vincolato ad una migliore efficienza produttiva e questa sembrava a sua
volta tutelata dai meccanismi della libera concorrenza, sempre nellambito di un controllo
centrale statale.
La riflessione di Guevara da cui sorgeva la sua austera visione economica dello stato
derivava da una sua precisa posizione ideologica sulla rivoluzione cubana. Questa era il
risultato di un processo storico che era culminato con la vittoria del proletariato attraverso
la rivolta in armi e Cuba era entrata nella fase di transizione al socialismo. Lobiettivo ulti-
mo delle forze rivoluzionarie era la creazione della societ comunista che segnava la nascita
di una nuova epoca per lumanit caratterizzata dalla fine dello sfruttamento delluomo sul-
luomo. Lavvento della societ comunista non poteva verificarsi automaticamente nella
riflessione di Guevara; era imprescindibile che parallelamente alle strutture economiche si
forgiasse anche la coscienza dellindividuo comunista che doveva raggiungere la piena con-
sapevolezza del suo essere sociale.
Gran parte degli scritti di Guevara di questi anni rivelano la sua costante preoccupazio-
ne morale, la necessit da lui segnalata che la rivoluzione operasse in profondit nella
coscienza del popolo al fine di sostituire lindividualismo borghese con il valore supremo
della condivisione. La sua battaglia personale contro lutilizzo improprio degli stimoli
materiali, in favore di quelli propriamente di carattere morale allinterno della politica sala-
riale delle aziende statali, rispondeva a questa esigenza di fondo. Premiare il lavoro degli
uomini con un aumento in denaro o con vantaggi materiali costituisce per Guevara un
metodo alla lunga pericoloso per lo sviluppo della coscienza politica delle masse. Scrive a
proposito degli incentivi materiali come leva per lo sviluppo produttivo:

98
Estimulo material directo y conciencia son trminos contradictorios en nuestro concepto. Este es uno de
los puntos en que nuestras discrepancias alcanzan dimensiones concretas. No se trata ya de matices; para
los partidarios de la autogestin financiera el estmulo material directo, proyectado hacia el futuro y
acompaando a la sociedad en las diversas etapas de la construccin del comunismo no se contrapone al
desarrollo de la conciencia, para nosotros si. Es por eso que luchamos contra su predominio, pues signi-
ficara el retraso del desarrollo de la moral socialista.98

La lotta di Guevara per la morale socialista apparve a molti come unestremizzazione


della sua nota austerit e, fondamentalmente, non poteva adattarsi facilmente alla realpoli-
tik cubana. Le sue teorie economiche persero progressivamente terreno allinterno del
governo cubano mentre lattenzione del Che si concentrava definitivamente sulla situazione
internazionale. Gia dal 1959, del resto, Guevara era apparso come il ministro itinerante di
Cuba incaricato dal governo di stabilire le principali relazioni diplomatiche con i vari paesi
del mondo e di definire accordi economici con gli interlocutori americani, asiatici, africani
ed europei del blocco socialista.
Al margine delle visite ufficiali costrette dai limiti della diplomazia, Guevara aveva pro-
posto la sua visione internazionalistica della lotta a vari esponenti di movimenti radicali
soprattutto in Africa e in America latina. Questo sforzo di compattare il fronte di opposizio-
ne allimperialismo rispondeva a una necessit strategica di fondamentale importanza non
solo per Cuba, ma per lintero movimento rivoluzionario mondiale. Nel discorso pronuncia-
to nel dicembre del 1964, alla XIX Assemblea generale dellOnu riunita a New York, emer-
ge in maniera tagliente la radicalit del pensiero di Guevara; la franchezza dei messaggi,
liberi dalle pastoie e dai veli del linguaggio ufficiale tecnico-diplomatico palesano improv-
visamente allAssemblea il ruolo assolutamente subalterno dellOnu e la sua incapacit di
frenare lespansione imperialistica.
Guevara vuole hablar con toda claridad y franqueza ai rappresentanti dei popoli del
mondo riuniti in assemblea, per evitare che lattivit dellOnu si trasformi in un vano torneo
oratorio en vez de resolver los graves problemas del mundo. LAssemblea generale ascolta il
lungo intervento di Guevara nel quale tutte le contraddizioni di questo organismo con voca-
zioni da quercia e apparenza da bonsai emergono in maniera irrefutabile. Lanalisi si estende
ai paesi dellAsia, dellAfrica e dellAmerica latina sviluppando in modo perentorio laccusa
alla politica imperiale degli Stati Uniti e alla sua influenza determinante sulle decisioni
dellOnu. Gli interventi degli Usa in Colombia, Venezuela, Nicaragua, Messico, Haiti, Santo
Domingo, Panama e Cuba denunciano la internacional del crimen che si nasconde dietro la
maschera di gendarme de la libertad che gli Stati Uniti si sono arrogati.
Lintervento di Guevara precisa la posizione di Cuba nellambito della politica interna-
zionale, invitando allunione delle forze dei paesi non allineati con quelle del blocco
socialista per lottare contro il nemico comune:
Nosotros queremos construir el socialismo, nos hemos declarado partidarios de los que luchan por la paz;
nos hemos declarado dentro del grupo de pases no alineados, a pesar de ser marxistas leninistas, porque
los no alineados, como nosotros, luchan contra el imperialismo.99

Nelle parole di Guevara la lotta per la pace mondiale si risolve fondamentalmente nella
lotta allimperialismo come frutto avvelenato della civilizacin occidental che esconde
bajo su vistosa fachada un cuadro de hienas y chacales.
Anche di fronte allAssemblea generale dellOnu Guevara porta in tutta la sua pienezza
il messaggio rivoluzionario di Cuba e limportanza del suo esempio per i popoli
dellAmerica latina che si preparano a vivere una nuova epopea:

98 E. Guevara, Sobre el sistema presupuestario de financiamento, in Nuestra Industria, n. 5, febbraio 1964,


p. 58 [Sul sistema di finanziamento di bilancio, in Scritti scelti, cit., II, pp. 480-518].
99 E. Guevara, Discurso en la sesin plenaria de la XIX Asamblea de las Naciones Unidas, in Diario de la
tarde, dic. 1964.

99
Esta epopeya que tenemos delante la van a escribir las masas hambrientas de indios, de campesinos sin
tierra, de obreros explotados; la van a escribir las masas progresistas, los intelectuales honestos y brillan-
tes que tanto abundan en nuestra sufrida tierra de Amrica Latina. Lucha de masas y de ideas, epopeya
que llevarn adelante nuestros pueblos maltratados y despreciados por el imperialismo, nuestros pueblos
desconocidos hasta hoy, que ya empiezan a quitarle el sueo.100

Il discorso che Guevara compie allAssemblea Generale dellOnu a nome del governo e
del popolo di Cuba un testo essenzialmente guevariano, e ci rivela in che misura il Che
si fosse identificato con la vicenda di quel paese e quanta parte le sue idee avessero avuto
nelledificazione dellideologia della rivoluzione cubana.
Il Che parla per anche a nome proprio; filtra dalle sue parole linvito trasversale rivolto
al mondo intero di unirsi alla lotta rivoluzionaria mondiale. Lessenza del discorso di
Guevara innanzitutto di ordine morale, tesa a rompere il silenzio complice di un organo
supremo come lOnu ridotto allimpotenza e al tacito assenso alle decisioni prese dallocci-
dente. Nella lettura di Guevara la politica imperialistica fondamentalmente immorale; ed
nella sfera morale che Guevara preme sui membri dellAssemblea in modo da colpire alle
fondamenta lideologia di un sistema che perpetua lo sfruttamento delluomo sulluomo.
In tutta la riflessione di Guevara contemporanea allattivit di governo svolta a Cuba
lattenzione verso la morale un punto costante di analisi che si radicalizzer con il tempo
fino a costituire il vero metro delle sue valutazioni politiche. Attraverso la morale avveniva
la difficile congiunzione tra la teoria e la prassi continuamente ricercata da Guevara e posta
in ultima analisi alla base del suo pensiero rivoluzionario. La prassi rivoluzionaria faceva
emergere la teoria che essa conteneva, cos come il comportamento esemplare rivelava la
morale di giustizia, di onest, di rettitudine che muoveva un rivoluzionario. La coscienza
individuale era la vera base della coscienza di massa nella visione di Guevara; si poteva
apprendere la teoria socialista dai testi ma non la morale rivoluzionaria che era invece una
questione individuale e proprio per questa ragione, comune a tutti gli uomini in qualsiasi
societ e di qualsiasi tempo. Comincia a delinearsi con chiarezza nella mente di Guevara la
convinzione che la tara del socialismo consista proprio nella scarsa attenzione posta a que-
sto aspetto subordinato a esigenze economiche di produttivit o a politiche di potere.
Nel luglio del 1963, in unintervista al settimanale francese LExpress aveva dichiarato:
A mio avviso un problema ideologico. Il socialismo economico senza la morale comunista non mi inte-
ressa. Lottiamo contro la miseria, ma lottiamo, al tempo stesso, contro lalienazione. Uno degli obiettivi
fondamentali del marxismo eliminare linteresse, il fattore interesse individuale e il lucro dalle moti-
vazioni psicologiche.
Marx si preoccupava sia dei fattori ideologici che della loro ripercussione sullo spirito. Chiamava ci
fatto di coscienza. Se il comunismo si disinteressa dei fatti di coscienza potr essere un metodo di
ripartizione, ma non sar mai una morale rivoluzionaria.101

La contraddizione cruciale che imporr a Guevara la scelta definitiva della clandestinit


si svela nella sua dimensione essenzialmente morale. Guevara non pu pi condividere il
dogma imposto da Mosca e incomincia a vedere in una luce diversa la politica dei paesi del
blocco socialista, denunciandone la complicit nello sfuttamento imperialistico. Quando
maturano in Guevara queste conclusioni, termina la sua perfetta coincidenza con Cuba la
cui posizione ufficiale non potr pi seguire le proposte radicali del suo ministro.
Il discorso pronunciato ad Algeri il 24 febbraio del 1965 segna il punto di non ritorno
nella riflessione di Guevara. Imperialismo non significa solo Usa cos come socialismo non
equivale a Unione Sovietica. Guevara ritorna allopposizione di base di Marx tra sfruttatori
e sfruttati e accomuna le due potenze tra i primi. Tra gli sfruttati rientrano i popoli dAfrica
dAsia e dAmerica latina.

100 Ibid.
101 E. Guevara, Scritti Scelti, cit., II, pp. 639-40.

100
Davanti ai delegati afroasiatici riunitisi in un seminario economico allinsegna della
solidariet, Guevara rilancia la necessit dellinternazionalismo e indica come un dovere
morale dei paesi socialisti quello di farsi carico in parte del processo di liberazione degli
altri popoli dallimperialismo.
Una volta accusata lUrss di complicit nello sfruttamento imperialistico del mondo,
Guevara si spinto gi oltre i limiti della sua carica pubblica come uomo di governo. E il
Che a parlare, il rivoluzionario argentino che ha fatto la rivoluzione a Cuba e che di l a
pochi mesi andr in Congo ad appoggiare le forze congolesi di liberazione nazionale.
Al rientro dal viaggio in Africa, Guevara incontra Castro in un confronto totale, politico
e personale, nel quale si ridefinisce il ruolo del Che allinterno di un movimento rivoluzio-
nario internazionale ancora profondamente disunito. Guevara abbandona la vita pubblica e
gli incarichi di governo a Cuba per dedicarsi completamente allinternazionalismo combat-
tente, nel tentativo di organizzarlo e dirigerlo.
Proprio nei giorni in cui comincia leclissi del Che dalla vita pubblica di Cuba, viene
pubblicato in Uruguay il saggio El socialismo y el hombre en Cuba, sintesi delle idee e
delle riflessioni che avevano ispirato e sotenuto lazione del governo rivoluzionario cubano.
Il saggio di Guevara nasce come risposta alle critiche mosse da pi parti al sistema sociali-
sta in quanto meccanismo di oppressione della libert individuale. Lanalisi di Guevara pre-
ferisce ancora una volta la chiave morale per interpretare luniverso socialista e contrappor-
lo a quello capitalistico; luomo alienato dalla mercificazione di tutti i valori allinterno del
sistema capitalistico per Guevara meno consciente del suo essere storicamente un indi-
viduo nella societ, legato ad essa da un sottile cordone ombelicale: la ley del valor.
Luomo nuovo di Guevara colui che attraverso la piena coscienza del proprio essere al
tempo stesso individuo e parte della societ in cui vive, rifiuta i valori individualistici delli-
deologia borghese imperialistica in quanto immorali e si batte con consapevolezza e piena
responsabilit per la rivoluzione. Luomo nuovo rivoluzionario una figura profondamente
morale, che si intravede appena nellorizzonte, inserito in una societ comunista che ha
sostituito la condivisione alla legge del valore.
Scrive Guevara guardando al XXI secolo:
En este periodo de construccin del socialismo podemos ver al hombre nuevo que va naciendo. Su ima-
gen no est todava acabada; no podra estarlo nunca ya que el proceso marcha paralelo al desarrollo de
formas econmicas nuevas. Descontando aquellos cuya falta de educacin los hace tender al camino soli-
tario, a la autosatisfaccin de sus ambiciones los hay que aun dentro de este nuevo panorama de marcha
conjunta, tienen tendencia a caminar aislados de la masa que acompaan. Lo importante es que los hom-
bres van adquiriendo cada da ms conciencia de la necesidad de su incorporacin a la sociedad y, al
mismo tiempo, de su importancia como motores de la misma.102

Luomo nuovo di Guevara un rivoluzionario proprio per la sua qualit di agire consa-
pevolmente come motore della societ in cui vive; un rivoluzionario capace di vivere sem-
pre in questo equilibrio morale tra la teoria e la prassi.
Giunto a questa conclusione e convinto del proprio preciso dovere storico di avanguar-
dia nella lotta contro limperialismo, Guevara ritorna al fronte a imbracciare il fucile. Prima
in Africa, e successivamente in America latina, il Che tent di mettere in pratica tutto il
lavoro teorico che aveva elaborato sulla lotta guerrigliera e sulla necessit di internaziona-
lizzare la rivoluzione.
Gli ultimi due diari che egli scrisse durante la clandestinit testimoniano della lucidit di
una scelta portata da Guevara fino alle estreme conseguenze e conclusasi soltanto con la sua
morte. Alla teoria del hombre nuevo seguiva immediatamente la prassi rivoluzionaria del
Che, da s medesimo narrata.

102 E. Guevara, El socialismo y el hombre en Cuba, in Casa de Las Amricas, n. 134, sett.-ott. 1982, p. 16 [Il
socialismo e luomo a Cuba, in Scritti scelti, cit., II, pp. 694-714].

101
4. LA DIALETTICA TRA PENNA E FUCILE

Nellaprile del 1965 Guevara lascia definitivamente Cuba e scompare nella clandesti-
nit. Per oltre due anni in varie parti del mondo si formuleranno ipotesi su di lui, nel tentati-
vo di trovare una spiegazione alla scomparsa di una personalit politica come il Che.
I motivi che spinsero Guevara ad abbandonare la famiglia, la sua posizione di ministro
e, in definitiva, la sua nuova patria, appaiono ancora oggi estremamente complessi; sicura-
mente un posto speciale tra di essi riservato alla sua decisione irremovibile di riprendere
la lotta direttamente, in una prospettiva ormai completamente internazionalistica.
Riprendere la lotta direttamente significava in primo luogo recarsi al frente, impugnare le
armi contro le forze imperialistiche e combattere.
Nonostante lappoggio completo di Fidel Castro e del governo cubano che sostennero e
resero possibile tutta lattivit svolta da Guevara tra il 65 e il 67, si apre nella vita del
clandestino un periodo di solitudine estrema di cui sono testimonianza le pagine dei diari.
La riflessione su se stesso e sulla sua vicenda acquisisce una profondit nuova e rivela tutto
il lato oscuro del guerrillero heroico: Guevara ritorna alla memorialistica, alla memoria
come essenza stessa della storia, alla parola come garanzia di verit per i lettori. Le pagine
del Congo e della Bolivia ci rivelano uno scrittore chiuso in una solitudine completa, dalla
quale emerge soltanto attraverso il testo scritto, stabilendo un contatto con il lettore.
Guevara scrive dalla sua condizione speciale di clandestino, con la consapevolezza che solo
la sua morte potr dare vita alle pagine scritte.
Nei diari narrata lultima parte delle sue vicende e allo stesso tempo si trovano le ultime
riflessioni di Guevara su se stesso. Come tutti gli eroi, anche il Che aveva un destino da com-
piere ed Guevara scrittore a raccontarne le gesta. La contraddizione risolta soltanto allul-
tima pagina del diario della Bolivia che sinterrompe dimprovviso: la morte di Guevara
segna la fine delle vicende del Che, la penna cessa di scrivere, il fucile cessa di sparare.

Il diario del Congo

Lintervento di Guevara in Africa rispondeva a una politica estera di Cuba di aperta


solidariet con i popoli che combattevano per la loro liberazione contro limperialismo nor-
damericano. Il Congo aveva raggiunto da poco lindipendenza dal Belgio e aveva eletto
Patrice Lumumba primo ministro nel 1960. Lassassinio nellanno seguente del leader afri-
cano e linstaurarsi di una dittatura militare sotto il comando di Mose Ciombe aveva scate-
nato in Congo la guerra civile.
Il Consiglio Supremo della Rivoluzione congolese, presieduto da Soumaliot, si era
rivolto ai paesi socialisti per chiedere finanziamenti e armi per proseguire la lotta contro i
militari appoggiati dal Belgio e dagli Stati Uniti. A Cuba venne chiesto un aiuto anche in
termini di istruttori guerriglieri da affiancare alle truppe congolesi impegnate in guerra e fu
in questa situazione che Guevara decise di partecipare direttamente alle operazioni.
Per alcuni mesi, al comando di un centinaio di cubani volontari, Guevara tenter di dare
slancio al processo rivoluzionario del Congo, ma lazione si risolver in un completo falli-
mento. Le forze cubane non riusciranno mai ad integrarsi con quelle congolesi e il fronte
rivoluzionario si sgretoler sotto lavanzata del nemico.
Gli appunti presi da Guevara nei mesi trascorsi in Congo saranno rielaborati da lui stes-
so in forma di racconto e dettati a un dattilografo dellambasciata cubana di Dar es Salaam,
durante il periodo trascorso in incognito nella Tanzania. Lopera viene intitolata da Guevara
Pasajes de la guerra revolucionaria: el Congo, quasi a sottolineare la continuit con il libro

102
scritto qualche anno prima, in cui aveva ricostruito le vicende rivoluzionarie cubane. Nella
riflessione di Guevara, del resto, Cuba e il Congo costituivano delle tappe di una rivoluzio-
ne che doveva intendersi e attuarsi necessariamente su scala mondiale.
Le pagine sul Congo costituiscono uno degli scritti pi completi del Che e lultimo dia-
rio ad essere rielaborato per tempo in forma di racconto. Lasse della storia naturalmen-
te costituito dalla vicenda di Guevara e dei suoi uomini, dallinizio dei contatti con i movi-
menti africani sino alla disfatta finale, avvenuta nel novembre del 1965. Dal punto di vista
politico e militare il giudizio di Guevara sullesperienza congolese perentorio. Scrive
nelladvertencia posta allinizio del diario:
Questa la storia di un fallimento. Scivola nellaneddoto, come succede a episodi di guerra, ma punteg-
giata da osservazioni critiche, poich penso che, se il racconto pu avere una certa importanza, quella di
ricavarne esperienze utili ad altri movimenti rivoluzionari.103

Il racconto di Guevara si prospetta come un riesame della sconfitta nel quale le osserva-
zioni critiche compiute potranno servire a comprendere gli errori commessi e le ragioni del
fallimento. In questo senso, Guevara rivolge il suo lavoro agli
amici per uneventuale riorganizzazione della lotta in Congo (o per il suo avvio in qualsiasi paese
dellAfrica o di altri continenti che abbiano problemi simili ).104

Anche il diario del Congo quindi concepito essenzialmente come un lavoro dal quale
si possono trarre degli insegnamenti; laspetto didattico-educativo compare ancora come
uno dei pilastri del pensiero di Guevara e il lavoro sul Congo conferma lesigenza di tornare
a teorizar lo hecho in modo da apprendere direttamente dallesperienza diretta, elaborarla
e quindi comunicarla al lettore.
Nella riflessione di Guevara lesempio costituisce lo strumento migliore di educazione,
il perno intorno al quale si uniscono la teoria e la prassi rivoluzionarie. Lesempio dato
dalla condotta del combattente rivoluzionario che esprime quotidianamente i valori morali
ispiranti la sua azione. I volontari cubani, giunti in Congo per unirsi alla lotta di liberazione
del paese africano, dovevano costituire nellidea di Guevara un esempio vivo di morale
rivoluzionaria e contribuire cos a educare i combattenti africani. Linternazionalismo
che aveva mosso Guevara e i cubani a lottare in Africa doveva scontrarsi ben presto con la
realt specifica del Congo, caratterizzata dalla sostanziale anarchia delle forze rivoluziona-
rie e dallincapacit dei suoi dirigenti di coordinare il movimento di liberazione del paese.
Nella visione dei massimi dirigenti della rivoluzione congolese, il Congo restava, nella sua
essenza, un problema interno e come tale andava risolto. Questa notevole divergenza di
prospettiva politica determin lo scomodo ruolo di stranieri che, loro malgrado, dovettero
interpretare i cubani in Congo.
Lanalisi politica della sconfitta che Guevara compie nelle pagine del diario, tocca i ver-
tici della direzione del movimento di liberazione che viene bocciata nella sua interezza.
Soltanto Laurent Dsir Kabila, che giunger al potere nel 1997 per essere assassinato poco
tempo dopo, viene giudicato da Guevara non ancora in possesso delle qualit di leader
necessarie per agglutinare il movimento rivoluzionario e portarlo alla vittoria, mentre ne
sottolinea alcuni gravi difetti personali. Scrive nellepilogo del diario in Congo:
Infine, se mi chiedessero se esiste in Congo una figura che secondo me abbia le qualit di un dirigente
nazionale, non potrei dare una risposta affermativa, escludendo Mulele che non conosco. Kabila mi sem-
bra lunico uomo che ha le autentiche caratteristiche di dirigente delle masse. Io credo che un rivoluziona-
rio di grande purezza, se non anche un vero condottiero, non possa dirigere una rivoluzione; ma un

103 E. Guevara, Passaggi della guerra rivoluzionaria: Congo, Sperling & Kupfer, Milano 1999, p. XXIII
[Pasajes de la guerra revolucionaria: Congo, Grijalbo/Mondadori, Barcelona 1999].
104 Ibid., p. XXV.

103
uomo che abbia attitudini al comando non pu, per quel solo merito, portare avanti una rivoluzione.
Bisogna possedere fermezza rivoluzionaria, unideologia che guidi lazione e uno spirito di sacrificio che
laccompagni. Finora Kabila non ha dimostrato di possedere nessuna di queste cose. E giovane e potreb-
be cambiare, ma mi azzardo ad affermare in uno scritto che vedr la luce tra molti anni, che dubito molto
che riesca a superare i suoi difetti nellambiente in cui si muove.105

Al problema politico, individuato da Guevara come uno dei fattori chiave della sconfitta
delle forze rivoluzionarie congolesi, si sommano nellanalisi da lui svolta altre considera-
zioni; in primo luogo, le gigantesche barriere culturali che avevano contribuito a dividere il
gruppo cubano dai soldati ruandesi e congolesi che formavano lesercito. Immobilizzato in
una posizione di forzata inattivit militare per evitare un escandalo internacional,
Guevara dedicher le sue energie al tentativo di integrare i cubani con le truppe africane. I
vertici congolesi si erano ritrovati il Che Guevara a combattere in Congo e lo sconcerto era
stato totale, non sapendo in che maniera gestire la sua presenza e in che modo collocarlo
allinterno dei comandi militari rivoluzionari. Per questa ragione fondamentale, Guevara
trascorrer i primi mesi nel Congo con funzioni essenzialmente di organizzazione e prepa-
razione militare delle truppe, dando vita a una scuola-quadri da cui sarebbero dovuti emer-
gere i futuri responsabili della rivoluzione congolese.
Il primo ostacolo serio da superare era la lingua. Lo swahili e le varie forme dialettali
che caratterizzavano lidioma parlato dalle numerose trib congolesi divennero oggetto di
studio, nel tentativo di accorciare le distanze con i combattenti africani. Guevara comunica-
va in francese con i dirigenti della rivoluzione che conoscevano la lingua europea ma, nelle
sue stesse considerazioni, questo fattore lo aveva in realt allontanato dalla massa della
popolazione. Il problema linguistico era il pi macroscopico ed evidente che si poneva di
fronte a Guevara e ai cubani, ma nascondeva altri aspetti che nei mesi della guerra si sareb-
bero rivelati scogli insormontabili. Per esempio, come si poteva portare avanti la battaglia
per ridare la terra ai contadini, come si era fatto a Cuba, in un luogo in cui il concetto di
propriet privata non era mai esistito prima?
Il revolucionario agrario di Guevara non poteva ristabilire la giustizia nella distribu-
zione della terra in un paese dove la terra non apparteneva a pochi individui n tanto meno
allo Stato, ma era invece sacra e, naturalmente, di chiunque la lavorasse. Come parlare di
socialismo e di proletariato in una societ organizzata, nelle sue fondamenta, intorno alla
coesione di microcomunit contadine o trib, in cui gli elementi magici e religiosi impre-
gnavano qualsiasi ulteriore riflessione di carattere politico, sociale o filosofico?
Guevara sente la forzatura della situazione, intuisce che ci sono dei fattori che sfuggono
alla sua analisi della sconfitta e che non sono riconducibili solamente a condizioni soggetti-
ve di maturit politica dei congolesi; alla fine dellesperienza, di fronte allamara realt
della disfatta e della ritirata disordinata delle truppe rivoluzionarie, Guevara constater il
completo fallimento delloperazione e la sostanziale incomunicabilit tra cubani e congolesi.
Al margine della ricostruzione precisa di tutti i maggiori avvenimenti militari e politici
vissuti, le pagine del diario ci regalano una visione ricca e spesso divertita degli africani
con i quali Guevara condivise lesperienza in Congo. Ci che maggiormente colpisce lat-
tenzione di Guevara sono gli elementi magici che formano parte della ritualit quotidiana
dei combattenti congolesi, frutto di una cultura religiosa antichissima e ancora profonda-
mente radicata negli africani. Agli occhi di Guevara, soprattutto in uno scenario di guerra
come quello congolese, appariva impossibile introdurre elementi irrazionali che rasentava-
no la superstizione, laddove invece era necessaria una lucidit estrema e una capacit critica
e analitica assolutamente materialistiche.
Scrive Guevara, riferendosi a uno dei primi contatti avuti in Congo con un ufficiale che
comparir spesso come un personaggio del diario:

105 Ibid., p. 252.

104
Venni a sapere alcune cose per me nuove: il simpatico tenente colonnello Lambert mi spieg con tono
faceto che per loro gli aerei non erano una preoccupazione, perch possedevano la dawa, medicina che
rende invulnerabili alle pallottole. Mi hanno colpito varie volte e i proiettili cadono al suolo inoffensivi.
Lo disse sorridendo, e io mi sentii obbligato a onorare la battuta, nella quale vedevo solo una maniera per
dimostrare la scarsa importanza che si dava allarmamento nemico. Di l a poco capii che la cosa era seria
e che la protezione magica era una delle grandi armi di vittoria dellesercito congolese.106

La dawa veniva somministrata ai combattenti dai muganga, gli stregoni conoscitori


delle forze della natura, e la sua efficacia non era messa in discussione nemmeno dai capi
delle forze rivoluzionarie che pure erano, nelle parole di Guevara, pi evoluti politicamen-
te. Tutti i tentativi di Guevara volti a convincere della pericolosit per la disciplina milita-
re di una pratica simile, non ebbero successo. I muganga godevano di un grande rispetto e il
potere della dawa dipendeva dalla loro forza oltre che dallintegrit morale dei combattenti;
la dawa perdeva efficacia infatti se i soldati avevano rapporti con le donne, se rubavano o
semplicemente se avevano paura durante il combattimento. Agli occhi stupiti di Guevara la
spiegazione sullefficacia della dawa appariva assurda:
La soluzione a ogni errore molto semplice: un uomo morto un uomo che ha avuto paura, che ha rubato
o che andato a letto con una donna; un uomo ferito un uomo che ha avuto paura. Siccome la paura
accompagna le azioni di guerra, i combattenti trovano molto naturale attribuire le ferite alla paura, cio
alla mancanza di fede. E i morti non parlano: gli si possono addossare tutte e tre le colpe.107

La dawa era una questione di fede, radicata nel profondo della cultura degli africani del
Congo, inscindibile dal resto delle cose. Per Guevara era il socialismo ad essere diventato
una specie di credo religioso: il materialismo dialettico in s non lasciava spazio al lato
oscuro delluomo. La grande riflessione di Guevara sullaspetto morale del socialismo, del-
luomo nuovo rivoluzionario, muoveva in parte da questa necessit di introdurre una pro-
blematica misterica e psicologica in un campo come quello politico, dominato dalle leggi
della logica, pragmatico e scientifico. Laspetto scientifico delle teorie socialiste non risulta-
va sufficiente per interpretare tutto il complesso sistema di valori in cui si muove un indivi-
duo, che quotidianamente sperimenta su se stesso la dialettica tra la sua unicit e la sua
caratteristica di animale sociale. Non c scienza che arrivi a sondare i misteri di un indivi-
duo e questo campo dindagine sempre stato il terreno privilegiato delle cosiddette forze
irrazionali, misteriche, magiche, religiose.
In questo dominio dai confini indefiniti, poich privi di una base oggettiva di analisi,
si colloca anche la riflessione morale di Guevara; le leggi morali altro non sono nella visio-
ne di Guevara, che leggi naturali. In altri termini la giustizia, lonest, la lealt non sono
concetti appartenenti al lato scientifico della dottrina socialista, bens a quello morale di
ogni individuo che pu riscoprirne il significato soltanto attraverso un viaggio verso la sua
coscienza. Le leggi morali, in quanto naturali, appartengono alluomo e tutti gli uomini
hanno, in potenza, la capacit di scovarle dentro se stessi; nella riflessione di Guevara, el
hombre nuevo era in realt lindividuo che aveva risolto le contradizioni esistenziali attra-
verso la scoperta della sua moralit e allo stesso tempo aveva trovato nellutopia comunista
lequilibrio sociale ideale.
Nel Congo la morale rientrava nel complesso sistema simbolico costituito dalla religio-
sit pagana dellAfrica equatoriale: nella sfera religiosa, emanazione diretta delle forze
naturali, erano custodite le leggi morali su cui si fondava la cultura degli africani. Lateismo
di Guevara costitu, per certi versi, un limite invalicabile che gli imped di cogliere in pieno
la complessit della realt congolese e di non andare oltre una lettura superstiziosa del suo
sistema simbolico. La superstizione, infatti, non una questione che riguarda i superstiziosi
bens coloro che leggono come tale la ritualit simbolica legata allesperienza religiosa tipi-
ca delle religioni pagane.
106 Ibid., p. 10.
107 Ibid., pp. 10-11.

105
I mesi trascorsi nel Congo - nel tentativo di formare un nucleo guerrigliero compatto e
disciplinato in grado di passare allazione - risultarono vani, a giudizio di Guevara, anche
per lassenza di coscienza rivoluzionaria nei combattenti congolesi. Ai sacrifici e allauste-
rit che imponeva laddestramento diretto da Guevara, i soldati congolesi preferivano le
sbronze di pombe e la tranquilla vita lacustre della citt di Kigoma che appare nel racconto
di Guevara, come una moderna Babilonia. La morale rivoluzionaria, la disciplina dei com-
battenti e i soldi della rivoluzione: tutto si perdeva nella citt posta sul lago Tanganica da
cui si poteva facilmente attraversare la frontiera con la Tanzania e allontanarsi cos dai rigo-
ri della guerra. Numerosi dirigenti della rivoluzione congolese erano abituali frequentatori
di Kigoma, e questo nella riflessione di Guevara spiegava molte delle debolezze politiche
del movimento. Guevara diffida di tutto ci che avverte in maniera istintiva come immora-
le; scrive allinizio del diario riferendosi ai primi contatti avuti in Tanzania con vari espo-
nenti di movimenti di liberazione africani:
Particolarmente istruttiva stata la visita a Dar es Salaam, residenza di un considerevole numero di
Freedom Fighters, la maggior parte dei quali vive comodamente installata in hotel e ha trasformato quella
situazione in un vero affare, a volte lucrativo e quasi sempre comodo. In questa atmosfera si sono succe-
duti i colloqui, durante i quali mi richiedevano, in generale, istruzione militare a Cuba e aiuti economici.
Era il leit motiv di quasi tutti gli incontri.108

Guevara scriver a Fidel Castro una lunga lettera che compare nel diario del Congo,
nella quale invita seriamente il governo cubano a non dare facilmente denaro ai dirigenti
congolesi che in realt lo sperperano nel loro stile di vita lussuoso e deleterio per la rivolu-
zione. Basteranno pochi mesi a Guevara per giungere alla conclusione che ci che i dirigen-
ti congolesi spacciano per rivoluzione non sia altro che aire frito. Lassenza dei capi dai
vari fronti in cui si stava organizzando la resistenza non permetteva loro di conoscere real-
mente la situazione militare e politica dei territori congolesi controllati dalle forze rivolu-
zionarie. Lesercito di liberazione non godeva dellappoggio dei contadini locali che erano
praticamente esposti a tutti i tipi di sopruso da parte dei combattenti; non vi era collabora-
zione e lungi dal costituire unavanguardia politica e militare del popolo, i rivoluzionari
congolesi agivano nei confronti dei contadini in una maniera che, a giudizio di Guevara, li
accreditava piuttosto come bandoleros.
Lesperienza congolese fu dunque la historia de un fracaso; al di l della lettura politi-
ca, si prospettava per Guevara una riconsiderazione necessaria del proprio ruolo internazio-
nale e delle proprie relazioni personali con Cuba. Due avvenimenti fondamentali segnano la
riflessione che Guevara compie sulla propria vita e sul significato delle proprie azioni,
entrambi solamente accennati nel diario in Congo nonostante la trascendentale importanza
che assumono nel determinare le sue decisioni.
In primo luogo lamarezza provocata dalla morte della madre, avvenuta in modo
improvviso e nellassoluta ignoranza della situazione in cui si trovava il figlio. La clandesti-
nit di Guevara significava anche questo. Al momento di lasciare Cuba, Guevara aveva
consegnato a Fidel Castro le lettere di addio per le persone a lui pi care. In quella scritta ai
genitori, Guevara comunicava loro, beffardo e ironico, linizio della nuova avventura di
quel Che che al suo sguardo appariva come un moderno don Quijote:
otra vez siento bajo mis talones el costillar de Rocinante, vuelvo al camino con mi adarga al brazo.109

La follia del Che era estremamente lucida, tale da conferire una nota di tragicit alla sua
immagine di eroe moderno; si ripete laddio ai genitori di fronte al clculo lgico de las
probabilidades, e Guevara scrive da s la propria epigrafe alla memoria sintetizzando il
proprio credo politico:

108 Ibid., p. 1.
109 E. Guevara, Escritos y discursos, Editorial de Ciencias Sociales, La Habana 1997, III, p. 390.

106
Creo en la lucha armada como nica solucin para los pueblos que luchan por liberarse y soy consecuente
con mis creencias.110

La lettera non giunse mai nelle mani della madre di Guevara che mor nellincertezza
sulle sorti del figlio; da questo inaspettato capovolgimento di situazione psicologica,
nascer la grande amarezza di Guevara che sentir improvvisamente il morso della solitudi-
ne. Dal diario in Congo:
Tuttavia, a me personalmente diede la notizia pi triste della guerra: telefonate da Buenos Aires dicevano
che mia madre era molto malata, con un tono che faceva presumere qualcosa di peggio. Osmany non era
riuscito ad ottenere notizie pi precise. Passai un mese nellincertezza, aspettando di sapere ci che intui-
vo, ma che speravo non fosse vero, finch arriv la conferma della morte di mia madre. Aveva chiesto di
vedermi poco prima della mia partenza, presumibilmente sentendosi gi male, ma non era stato possibile
perch i preparativi del mio viaggio erano ormai molto avanti. Non aveva potuto leggere la lettera daddio
per lei e mio padre che avevo lasciato allAvana; lavrebbero consegnata a ottobre, dopo aver reso pubbli-
ca la mia partenza.111

Nellottobre del 1965, Fidel Castro legge pubblicamente la lettera daddio del Che indi-
rizzata al lder mximo e a tutto il popolo di Cuba. Si ufficializza cos la separazione defini-
tiva di Guevara dalla vita cubana e la ripresa della sua attivit guerrigliera contro limperia-
lismo.
Guevara rinunciava formalmente a tutto ci che lo legava a Cuba e rivendicava la pro-
pria posizione di combattente clandestino, lasciando intuire che solo il trionfo della lotta
rivoluzionaria mondiale o la sua morte avrebbero posto fine a questa nuova tappa.
Il destino delleroe veniva annunciato al mondo e non restava a Guevara che proseguire
sulla strada della coerenza sino alla fine; il peso della responsabilit del Che si tradusse
nella mente di Guevara in consapevolezza della propria solitudine titanica. Le pagine del
diario rivelano la profondit dellautoanalisi compiuta da un uomo che nuovamente sente
nella propria vita il concludersi di un ciclo. La separazione da Cuba impone a Guevara un
interrogativo esistenziale urgente e inevitabile: la domanda chi ero io adesso?112 sembra
celare la soglia al di l della quale luomo Guevara intravede il sacrificio necessario della
propria vita, inscritta ineluttabilmente nel destino eroico e fatale del Che.

Il diario di Bolivia

Dopo aver concluso lelaborazione di Pasajes de la guerra revolucionaria: el Congo


durante il soggiorno a Dar es Salaam in Tanzania, Guevara si riprende lentamente dalle-
sperienza della guerra. Dopo una travagliata meditazione sul suo futuro di uomo e di com-
battente rivoluzionario decide di ritornare a Cuba, sempre nella pi assoluta clandestinit,
per riorganizzare la sua azione. Fu Castro a persuaderlo che, nella pratica, non esisteva
unaltra ipotesi fattibile e che in nessun caso egli avrebbe potuto operare in condizioni
migliori che nellisola caraibica.
Guevara accett mentre avviava da Praga, dove trascorse tutta la primavera del 1966,
lorganizzazione della guerriglia in Bolivia. Da lontano, nel pi assoluto riserbo e in tempi
accelerati, Guevara prepar i necessari appoggi che avrebbero permesso al nucleo de
acero di cominciare le azioni. Nel disegno strategico di Guevara, la guerriglia in Bolivia
doveva essere la colonna madre dalla quale la rivoluzione si sarebbe propagata in tutto il
continente latinoamericano.

110 Ibid., p. 391.


111 E. Guevara, Passaggi della guerra rivoluzionaria: Congo, cit., p. 20.
112 Ibid., p. 222.

107
Limpresa della Bolivia si presentava come il vaglio pratico della grande riflessione
compiuta da Guevara sulla guerra de guerrillas e sulle sue potenzialit di catalizzatore
delle forze rivoluzionarie A differenza di ci che avvenne in Congo, lesperienza boliviana
fu concepita interamente da Guevara che assunse personalmente la direzione politica e mili-
tare della guerriglia. La Bolivia costituiva lanello iniziale di una catena che coinvolgeva
vari dirigenti di movimenti rivoluzionari boliviani, peruviani, argentini che avrebbero dovu-
to coordinare la lotta su scala continentale in base al piano del Che. Lorganizzazione del-
loperazione venne resa possibile dallappoggio completo del governo cubano, impegnato
direttamente in una politica internazionalistica militante.
Era chiaro nella mente di Guevara che non ci sarebbe stata in nessun caso unaltra pos-
sibilit e che questa era la partita decisiva, in cui tutto dipendeva da come egli avrebbe gio-
cato le proprie carte. La scelta compiuta da Guevara non prevedeva un ritorno e lo avrebbe
condotto alla realizzazione del suo piano o alla morte.
La decisione di Guevara muoveva dalla consapevolezza del proprio ruolo storico, come
egli stesso aveva sottolineato spesso, e dalla necessit di affidare allesempio della guerri-
glia in quanto avanguardia, la grande missione di educazione rivoluzionaria delle masse.
Le pagine del diario di Bolivia narrano in tempo reale la vicenda dei guerriglieri bolivia-
ni e cubani, e la tragica parabola della loro azione che si concluse con la loro morte e con la
dispersione dei pochi superstiti. A differenza degli altri scritti di Guevara che erano stati
frutto di unelaborazione posteriore di appunti di viaggio e di guerra, il diario di Bolivia
costituisce una testimonianza esemplare di memorialistica dalla quale trapela costantemente
un legame di immediatezza diretta tra pagina scritta e realt vissuta.
Per 335 giorni, Guevara annoter le principali attivit svolte con i suoi uomini, dallarri-
vo alla fattoria di ancahuazu, il 7 novembre del 1966, fino allultima pagina del diario
riferita al 7 ottobre dellanno seguente, giorno che precedette la sua cattura da parte delle-
sercito boliviano. Dopo undici mesi di operazioni la guerriglia che non era riuscita a pro-
porsi come avanguardia, rimase intrappolata nellaccerchiamento compiuto dallesercito e
venne annichilata.
Il diario di Bolivia caduto nelle mani dei militari suscit un interesse enorme tanto da
spingere il governo boliviano a proporre unasta per la sua vendita. Nonostante i tentativi di
tenerlo segreto o addirittura di manipolarlo, il diario riusc ben presto ad essere fotografato
integralmente e cominci cos la sua straordinaria diffusione. A Cuba ne vennero distribuite
gratuitamente un milione di copie, mentre quasi contemporaneamente ne uscivano edizioni
in Cile, in Messico, in Francia, in Italia, in Spagna, in Germania e negli stessi Stati Uniti
dAmerica.
La fortuna editoriale del diario in Bolivia dipendeva dalleccezionalit del testo, scritto
nella clandestinit da un personaggio come il Che, ormai asceso attraverso il martirio al
rango di eroe. Con la pubblicazione di questo scritto ultimo di Guevara incominciava anche
linteresse tuttora vivo verso i suoi scritti precedenti e una riconsiderazione complessiva
della sua vicenda e delle sue opere. La morte di Guevara diffuse con prepotenza la leggenda
del Che e allo stesso tempo affid lessenza del suo pensiero a ci che egli stesso aveva ela-
borato nei propri scritti.
La struttura del diario di Bolivia ancorata saldamente alla cronologia degli avvenimen-
ti narrati e il trascorrere dei mesi proporziona a Guevara una naturale suddivisione in capi-
toli; alla fine di ogni mese (di ogni capitolo) Guevara scriver le proprie considerazioni
facendo lanalisi dei principali momenti della vita guerrigliera, dei suoi progressi e delle
sue difficolt. Parallelamente alle valutazioni politico-militari, emerge la ricostruzione det-
tagliata della quotidianit della vita guerrigliera come laspetto centrale di tutto il testo
redatto da Guevara; i guerriglieri si spoglieranno progressivamente, nellarco dei mesi,
della loro aura di invincibilit e le pagine ne racconteranno con estrema durezza e precisio-
ne la tragedia personale. Tutti i combattenti, uno per uno, nome per nome, amico per amico,

108
moriranno davanti agli occhi di Guevara in un massacro lento e inesorabile: malati, stremati
dalle marce insopportabili, esposti alle intemperie della sierra boliviana. Patendo la fame, la
sete, ammalandosi senza la possibilit di ottenere medicinali e braccati come topi, gli uomi-
ni del Che andranno incontro alla morte stanchi e gi sconfitti dallevidenza della rovina
imminente, sospinti soltanto dalla morale rivoluzionaria e dalla fiducia nel loro capo.
Guevara pretendeva dai suoi uomini il massimo e impost le attivit guerrigliere collo-
biettivo di creare unintegrazione perfetta tra i combattenti cubani e quelli boliviani; nella
sua visione, il nucleo guerrigliero doveva riuscire ad operare con una coesione perfetta che
lo avrebbe reso invincibile, radicato nel territorio della sierra boliviana e sostenuto dai con-
tadini. La questione della morale dei combattenti che doveva guidare il loro comportamento
esemplare, sar la grande preoccupazione di Guevara che continuer a dedicare la sua atten-
zione a questo fattore anche in momenti estremamente critici per lEln (Ejrcito de libera-
cin nacional), quando lanimo dei suoi uomini era gi stato profondamente scosso.
Una volta raggiunta la base scelta per iniziare le operazioni, una fattoria sul fiume an-
cahuazu nel sud della Bolivia, Guevara sente che lora decisiva scoccata; le prime parole
con cui si apre il diario precisano il significato della scelta compiuta: Hoy comienza una
nueva etap.. Aveva inizio la prassi rivoluzionaria cos come egli laveva concepita e teo-
rizzata nel corso della propria vita.
Resosi nuovamente irriconoscibile persino ai suoi vecchi compagni di lotta cubani,
assumendo lidentit di tale Adolfo Mena commerciante uruguaiano, il Che giunge camuf-
fato in Bolivia in barba a tutti i servizi segreti del mondo. Nessuno potrebbe associare luo-
mo daffari che appare dalle foto dellepoca al Che Guevara, al guerrillero herico cos
come lo ha immortalato liconografia. Neppure Guevara sfugge al fascino del Che; scrive
alla fine del 12 novembre, dopo soli 5 giorni dallarrivo alla fattoria:
Mi pelo est creciendo, aunque muy ralo y las canas se vuelven rubias y comienzan a desaparecer; me
nace la barba. Dentro de un par de meses volver a ser yo.113

Volver a ser yo una frase emblematica della condizione esistenziale di Guevara


che sembra trovare la sua collocazione ideale nel ruolo di condottiero, di capo guerriero che
dirige e propone la rivolta. Guevara si rivolge ai lettori che verranno, in una prospettiva
assolutamente storica, verso il futuro. Solo il tempo potr giudicare, ci che suggerisce ad
ogni pagina il diario di Guevara.
I primi mesi trascorsi in Bolivia sono caratterizzati dallottimismo e dalla discrezione, in
una tappa che il Che definisce di consolidamento e depurazione della guerriglia; dopo aver
preparato gli accampamenti, costruito i depositi di armi, viveri e medicinali e aver portato a
una trentina il numero dei combattenti, Guevara compie insieme ai suoi uomini una marcia
massacrante di esplorazione del territorio che sfiancher i guerriglieri. Lo scopo oltre che
pratico, come spiega Guevara, andava individuato a un livello pi propriamente morale e
psicologico giacch i combattenti dovevano temprare il loro spirito in vista dellinizio delle
operazioni militari. In questi mesi Guevara valut uno per uno i guerriglieri e affid le
responsabilit di comando agli uomini nei quali riponeva la maggiore fiducia e che avevano
reagito meglio alla dura prova cui erano stati sottoposti. Lincorporazione dei nuovi com-
battenti boliviani era stata lenta e di piccola entit, mentre le relazioni con i pochi contadini
con cui avevano preso contatto, erano state caratterizzate dalla diffidenza reciproca.
Per giorni e giorni, e di conseguenza per pagine e pagine, assistiamo alla marcia del
gruppo guerrigliero attraverso la sierra boliviana, aprendosi strada a colpi di machete, gua-
dando fiumi, procedendo al freddo e quasi costantemente sotto la pioggia. Le descrizioni di
Guevara sono rapide e precise, costituendo di fatto laspetto principale del suo stile narrati-

113 E. Guevara, Diario de Bolivia, Barcelona 1996, p. 10 [Diario di Bolivia, trad. e cura di R. Massari, Erre
emme, Roma 1996].

109
vo essenziale e discorsivo, tendente cio ad un ritmo espositivo modellato sulloralit. Da
perdido, fracaso parcial, da negro, da grissono alcuni dei numerosi incipit delle
pagine del diario in cui viene sintetizzata da Guevara la propria valutazione della giornata
trascorsa. Ad essi seguono brevi tratti che dipingono magistralmente la quotidianit della
vita dei combattenti, i problemi legati al mangiare e al bere, le febbri, le intossicazioni, le
zecche e le zanzare, la pioggia martellante e il freddo.
Un sostantivo e un aggettivo, il minimo abbinamento indispensabile per definire; le frasi
fotografano rapidamente la situazione e il ritmo della marcia dei guerriglieri scandisce quel-
lo della scrittura. Il linguaggio si sforza di nominare con precisione tutti i dettagli che com-
pongono lo sfondo in cui si muove la guerriglia, e Guevara ricorre spesso allaymar parla-
to dagli indigeni dellaltipiano boliviano per riferirsi ai pesci, agli animali da allevamento,
agli uccelli, agli alimenti autoctoni.
Alla fine della lunga marcia, a met marzo, i guerriglieri stremati ritornano alla base di
ancahuazu senza pi viveri, costretti a cacciarsi il cibo. Scrive Guevara il 15 marzo, men-
tre si sta compiendo un problematico guado di un fiume:
La corriente nos arrastr cerca de un kilmetro y ya la balsa no se poda cruzar, como era nuestra inten-
cin. Quedamos los once de este lado y maana volvern a cruzar el Mdico y el Rubio. Cazamos cuatro
gavilanes que fue nuestra comida, no tan mala como poda preveerse. Todas las cosas se mojaron y el
tiempo sigue cargado de agua. La moral de la gente es baja; Miguel tiene los pies hinchados y hay varios
ms en esas condiciones.114

Due degli uomini della guerriglia moriranno annegati durante la marcia, e tutti ne usci-
ranno debilitati fisicamente e con parte dellequipaggiamento, soprattutto stivali e vestiti,
completamente rovinati. In queste condizioni avverr il primo scontro dei guerriglieri con
lesercito, giunto nel frattempo a conoscenza della presenza di gente armata nella zona. La
spettacolarit dellazione compiuta denunciava la pericolosit e lefficacia del gruppo guer-
rigliero e metteva immediatamente in allarme i vertici militari della Bolivia.
Nellanalisi del mese di marzo Guevara legge la situazione sia dal punto di vista interno
alla guerriglia che da una pi ampia prospettiva politica, cercando di captare le reazioni del
governo boliviano e quelle internazionali. Dopo la tappa di consolidacin y depuracin,
la guerra de guerrillas entrava nella sua fase centrale, quella operativa dal punto di vista
militare; Guevara avrebbe preferito temporeggiare ancora per organizzare meglio la truppa
e consentirle di riprendere le forze ma gli eventi accelerarono bruscamente. Annota
Guevara alla fine di marzo:
Etapa de comienzo de la lucha, caracterizada por un golpe preciso y espectacular, pero jalonado de inde-
cisiones groseras antes y despus del hecho (retirada de Marcos, accin de Braulio), etapa de comienzo de
la contraofensiva enemiga, caracterizada hasta ahora por: a) tendencia a establecer controles que nos
aislen, b) clamoreo a nivel nacional e internacional, c) efectividad total hasta ahora, d) movilizacin cam-
pesina.
Evidentemente tenemos que emprender el camino antes de lo que yo crea... La situacin no es buena,
pero ahora comienza otra etapa de prueba para la guerrilla, que le ha de hacer mucho bien cuando la
sobrepase.115

Questultima prova non venne superata dalla guerriglia per una serie di fattori indivi-
duati dallo stesso Guevara con estrema lucidit nel corso della sua continua interpretazione
degli avvenimenti. In aprile, la situazione subir dei cambiamenti profondi, determinanti
per tutto il seguito delle vicende dei guerriglieri. In primo luogo Guevara decider di divi-
dere momentaneamente i suoi uomini, separandosi dalla retroguardia per consentire il recu-
pero dei combattenti pi esausti; sino alla fine di settembre cercher ostinatamente di rista-

114 Ibid., p. 85.


115 Ibid., pp. 102-3.

110
bilire un contatto che non avverr mai pi. La retroguardia, tradita da un contadino, cadde
in unimboscata dellesercito e fu annientata completamente, e quando Guevara se ne ren-
der conto sar ormai troppo tardi.
La cattura dellargentino Bustos, incaricato dal Che per lorganizzazione del foco guer-
rigliero in Argentina, e del francese Debray che teneva i contatti con Cuba, consent ai ver-
tici militari della Bolivia di scoprire la presenza di Guevara dietro la guerriglia boliviana.
La Cia intervenne direttamente per conto del governo statunitense nella questione, poich
Guevara era da tempo misteriosamente scomparso nel nulla.
Se Guevara era a capo della guerriglia, gli Stati Uniti costituivano automaticamente il
principale obiettivo strategico della stessa e ci determin la reazione degli americani impe-
gnati nellera Johnson in una vertiginosa escalation aggressiva. Lecatombe del Vietnam
costituiva il clamoroso simbolo del volto oscuro degli Usa; il cinismo e la ferocia con cui
era stata condotta linvasione scossero il mondo intero. Nel 1966 il premio Nobel Bertrand
Russell istitu un tribunale morale e diede avvio al processo simbolico al governo Usa chia-
mando al banco degli imputati il presidente Johnson. Scriveva Russell ad agosto del 1966,
in una famosa lettera in cui invitava il presidente americano a sottoporsi a giudizio:
Signor Presidente,
mi rivolgo a voi a proposito del Tribunale internazionale per i crimini di guerra, da tempo in prepa-
razione. Questo Tribunale riguarda la condotta degli Stati Uniti nella guerra del Vietnam. A memoria
duomo si pu dire che soltanto i nazisti hanno superato in brutalit le azioni di guerra promosse dal
vostro governo contro il popolo vietnamita, e poich questa guerra aborrita e condannata dalla stragran-
de maggioranza dellumanit, da tutto il mondo si levano richieste affinch si costituisca ufficialmente un
Tribunale internazionale che vagli tutti questi fatti.116

Ad aprile del 1967 si diffondeva attraverso la Organizacin de Solidaridad de los


Pueblos de Africa, Asia y Amrica Latina (Ospaaal) lesplosivo messaggio del Che noto
come Crear dos, tres....muchos Vietnam es la consigna de los pueblos. In esso Guevara
lanciava il suo grido di guerra e invitava allunione delle forze rivoluzionarie su scala mon-
diale per sconfiggere limperialismo degli Stati Uniti dAmerica. Annota il giorno 29 dello
stesso mese nel diario:
Con mucho retardo se descifra completamente el mensaje n. 35 que tena un prrafo en el que se me peda
autorizacin para poner mi firma en un llamado a favor del Vietnam encabezado por Bertrand Russell.117

Lopposizione alla politica imperialistica degli Usa si stava catalizzando, coinvolgendo


molti intellettuali europei e suscitando forti dissensi allinterno stesso degli Usa; la protesta
era esplosa nel mondo giovanile, nelle universit, marcando la rivoluzione culturale speri-
mentata negli anni 60. Avrebbe raggiunto il punto culminante di politicizzazione nel 1968.
Tuttavia, la guerriglia di Guevara rest completamente isolata; lesercito boliviano orga-
nizz una larga manovra di accerchiamento che mise sulla difensiva i guerriglieri e che in
pochi mesi pose fine allEln. A partire da maggio del 1967 il gruppo di Guevara si era ridot-
to a soli 25 uomini e non avvenne mai la necessaria incorporazione di nuovi combattenti
auspicata. Incalzati dallesercito, cominciava per i rivoluzionari un calvario lento e penoso,
mentre Guevara era costretto a proseguire con la sola forza di volont, stremato dallasma
in aumento e senza pi medicinali efficaci.
Il 14 giugno, giorno del suo trentanovesimo compleanno annota sul diario:
He llegado a los 39 y se acerca inexorablemente una edad que da que pensar sobre mi futuro guerrillero;
por ahora estoy entero.118

116 Bertrand Russell, Lettera al presidente Johnson, in Storia e storiografia, a cura di A. Desideri, III, Editrice
DAnna, Messina/Firenze 1990, III, p. 1101.
117 E. Guevara, Diario de Bolivia, cit., p. 132.
118 Ibid., p. 166.

111
Giunto a 39 anni, il Che avverte la stanchezza e trapela dalle sue parole la consapevo-
lezza di essere giunto al limite delle sue possibilit di resistenza; nei mesi estivi del 67 i
riferimenti allasma che aumenta fino a impedirgli di dormire sono una costante che appare
quotidianamente nelle sue annotazioni, pagina per pagina, giorno per giorno. El asma me
est amenazando seriamente, mi asma aumenta, mi asma sigue en aumento y ahora no
me deja dormir, sono le rapide notizie che Guevara fornisce sulla sua situazione fisica,
mentre il cerchio dellesercito si stringe.
Durante lestate lesercito assesta i primi durissimi colpi ai guerriglieri, che ancora
oppongono una resistenza organizzata e tenace; ma il tempo gioca a loro sfavore e Guevara
continuer a girare in tondo con i suoi uomini alla ricerca della retroguardia. Il 26 giugno,
muore Tuma, uomo di fiducia del Che e vecchio compagno della prima ora; scrive com-
mosso Guevara:
Da negro para m... La herida de Pombo es superficial y slo traer dolores de cabeza su falta de movili-
dad, la de Tuma le haba destrozado el higado y producido perforaciones intestinales; muri en la opera-
cin. Con l se me fue un compaero inseparable de todo los ltimos aos, de una fidelidad a toda prueba
y cuya ausencia siento desde ahora casi como la de un hijo.119

A partire da agosto, le pagine del diario di Bolivia sono un susseguirsi di angustias e


tensiones in cui poco alla volta sinsinua nella mente dei combattenti il sospetto di essere
finiti in una trappola senza vie duscita; i guerriglieri si limiteranno a nascondersi nella sier-
ra muovendosi continuamente per sfuggire allinseguimento dellesercito. Per giorni e gior-
ni Guevara racconter il progressivo esaurimento delle possibilit della guerriglia e assi-
ster impotente alla morte dei suoi uomini mentre, stremato dallasma e dalla durezza della
vita guerrigliera, presagisce la definitiva disfatta. Verso la fine di settembre avviene la der-
rota dei guerriglieri che perdono completamente lavanguardia caduta in unimboscata
dellesercito, restando cos privi di mobilit e accerchiati da vicino. In perfetta corrispon-
denza con gli ultimi giorni della guerriglia, anche il diario di Bolivia sembra avviarsi alla
sua conclusione; in una frase emblematica con cui Guevara conclude la giornata del 19 set-
tembre, condensata tutta la sua amarezza per una situazione che si annuncia fatale:
Signo de los tiempos: se me acab la tinta.120

La fine dellinchiostro sembra preannunciare lepilogo imminente del diario e questo


inevitabilmente suggerisce il compimento della tragedia dei guerriglieri e del Che. La penna
cessa di scrivere e Guevara non pu pi narrare e creare lepopea della rivoluzione; i perso-
naggi del diario compiono il loro destino completando la loro parabola e uscendo di scena;
la morte sinsinua nelle ultime pagine come la soluzione finale del dramma impersonato dai
guerriglieri.
Gli ultimi 15 giorni di vita e di attivit della guerriglia sono caratterizzati da un accumu-
lo snervante di tensione che traspare con forza dalle pagine scritte da Guevara; la cattura e
lannichilamento dei guerriglieri giunger come una necessaria liberazione per degli uomini
braccati da mesi e giunti al limite della propria condizione umana. Lultima pagina del dia-
rio di Bolivia rivela la stanchezza di Guevara, ferito a un polpaccio, costretto a camminare
strisciando appoggiato a un combattente, ormai esausto; poche ore prima di essere cattura-
to, quando molti compagni ormai sono morti e la sensazione di essere in una trappola senza
uscita palpabile, Guevara scrive alla fine del 7 ottobre:
Se cumplieron los once meses de nuestra inauguracin guerrillera sin complicaciones, buclicamente;
hasta las 12.30 horas en que una vieja pastoreando sus chivas entr en el can en que habamos acampa-
do y hubo que apresarla. La mujer no ha dado ninguna noticia fidedigna sobre los soldados, contestando a

119 Ibid., p. 174.


120 Ibid., p. 246.

112
todo que no sabe, que hace tiempo que no va por all... Inti, Aniceto y Pablito fueron a casa de la vieja que
tiene una hija postrada y una medio enana; se le dieron 50 pesos con el encargo de que no fuera a hablar
ni una palabra, pero con pocas esperanzas de que cumpla a pesar de sus promesas.121

Lultima scena bucolica dellavventura del Che con il personaggio della vecchia con-
tadina solitaria che pascola i suoi animali rende ancora pi stridente il contrasto con il mar-
tirio imminente. Lanelito di Guevara quello del riposo, quello che il suo corpo ferito
chiede alla sua volont dacciaio; era ormai decisamente troppo tardi per risollevare le sorti
della lotta e non era necessario nessun tradimento da parte di nessun delatore per porre fine
a una situazione gi segnata.
Disarmato del fucile e della penna, la mattina dell8 ottobre del 1967 il Che Guevara
viene catturato senza la possibilit di opporre resistenza alcuna e freddamente giustiziato il
giorno seguente. Il sacrificio ultimo si era compiuto e il diario di Bolivia costitu in effetti
lopera conclusiva di Guevara, il suo tentativo pi ambizioso di unire la teoria e la prassi
rivoluzionarie nellesperienza quotidiana della sua vita.
Cronista scrupoloso e attento di tutta la propria vicenda esistenziale, Guevara ripose nei
suoi scritti la parte essenziale della propria riflessione filosofica e politica sulluomo e sulla
sua storia. Linsieme della sua opera costituisce un tutto unico caratterizzato dalla continua
autoanalisi affidata alle migliaia di pagine diaristiche scritte. La ricerca di se stesso, la
costante rilettura della sua vicenda, fanno dei diari di Guevara un grande affresco della sua
vita; ad essi egli affid le proprie memorie, con la missione di giustificare e di diffondere
lesempio del Che, la sua massima creazione.
Nel diario di Bolivia, lintricata dialettica tra luomo Guevara e leroe Che costituisce il
filo conduttore che spiega allo stesso tempo il testo e la realt dellesperienza compiuta:
narrare e agire, nominare e creare, pensare e lottare sono momenti inscindibili dellespe-
rienza di Guevara, cristallizzati nella sua prosa agile e nelle immagini fotografiche e imme-
diate di cui traboccano i suoi scritti.
Il fucile e la penna rappresentano i due simboli attraverso cui si spiega la parabola esi-
stenziale di Guevara, in quanto essi denunciano lazzeramento della distanza tra realt e fin-
zione, tra romanzo e vita vissuta, tra uomo ed eroe. Il Che continua a vivere nella memoria
del mondo e la sua leggenda continua ad autoalimentarsi dalle pagine di Guevara, che ne
narrano la genesi, lascesi e il martirio con precisione da storico e gusto da novelista; ed
ecco apparire nitida, sullo sfondo della sua opera e della sua vicenda biografica, la grande
immagine del hombre nuevo che Guevara concep e incarn122.

121 Ibid., p. 264.


122 Per un approfondimento dei temi qui affrontati e per una bibliografia completa delle opere di Ernesto Guevara
si rimanda al libro di Roberto Massari Che Guevara. Pensiero e politica dellutopia, Erre emme, Roma 1994.

113
LETTURA DEL DIARIO DI BOLIVIA
di Roberto Massari1

Un vero e proprio diario.


Non fu scritto in vista della sua pubblicazione o per lanciare messaggi ai posteri. E
nemmeno per dare veste letteraria a idee, riflessioni, pensieri intimi. Insomma, un dia-
rio senza secondi fini, sia pure nobili, umanitari o artistici - com il caso invece di
molti altri diari celebri tramandatici dalla storia, dalle letterature, dalla filosofia, per
non dire della ricerca medica, scientifica e via discorrendo.
Etimologicamente la parola diario rinvia a una descrizione quotidiana delle cose
che accadono, dentro o fuori di noi. E ormai, dopo il recupero delle 13 pagine mancanti
alla prima edizione cubana, sappiamo che il Che non salt neanche un giorno nel redi-
gere le sue annotazioni.
Eppure di motivi per trascurare o tralasciare qualche giornata non gliene mancaro-
no, in quel quasi anno solare di marce, agguati, fughe e scontri a fuoco: insomma di
gerriglia. Undici mesi - dal 7 novembre 1966 al 7 ottobre 1967 - 334 giorni (a parte gli
ultimi due giorni di vita, prigioniero ormai del nemico).
In realt fondamentalmente un diario di campagna, un diario militare, operativo,
logistico (basti pensare alla precisa annotazione delle altitudini raggiunte o alla conti-
nua meticolosa elencazione delle residue risorse alimentari del gruppo guerrigliero).
Una forma letteraria molto in auge nei lunghi secoli di guerre guerreggiate, quando
larte di uccidere o farsi uccidere implicava anche un coinvolgimento diretto, fisico dei
suoi partecipanti: la memoria corre subito a celebri diari di campagna come quelli di
Senofonte, di Giulio Cesare, del generale Custer o di Jos Mart. Oppure, in un campo
limitrofo, si pu pensare al diario di bordo di Cristoforo Colombo o alle relazioni com-
pilate dai tanti esploratori, solitari navigatori dellintraprendenza umana.
Ecco. Forse questa potrebbe essere una chiave di lettura per avvicinarci al libro che
stiamo per leggere: un diario di campagna, metodico, preciso e redatto da un viaggiato-
re un viaggiatore solitario, s, ma alla maniera di quel Don Chisciotte con cui il gio-
vane Ernesto precocemente si identific, senza pi smettere di farlo (e continuando
ancora in queste pagine, come vedr il lettore nellultima lettera inviata al padre Don
Ernesto, qui pubblicata per la prima volta in italiano).
E allora, di campagna o no, di viaggio o desplorazione, come potrebbe il diario di
un simile uomo non riflettere nelle sue pagine barlumi, schegge, mormorii delle grandi
idealit che avevano regolato fin l la sua solitaria esperienza di grande navigatore del-
lintraprendenza umana?
Queste idealit ci sono e affiorano in continuazione. E non poteva essere il contra-
rio, per un uomo che aveva da tempo posto letica dellumanismo rivoluzionario alla
guida del proprio Ronzinante e aveva armato il braccio guerrigliero col programma del

1 E parte dellintroduzione alledizione illustrata del Diario di Bolivia, a cura di Roberto Massari, Erre emme,
Roma 1996, pp. 7-9.

114
socialismo mondiale: n pi n meno. Il lettore, non necessariamente in accordo con
quelletica e con quel programma, sa comunque cosa lattende. Sa che il Che inscin-
dibile da quei - come chiamarli? - valori, sogni, progetti
E sapendolo legger il Diario con occhi accorti: selezioner, approver, sar deluso,
in ogni caso cercher di capire. Non riesco a immaginare un lettore diverso. E comun-
que per questo tipo di lettura che stata concepita la nuova edizione, scientifica,
del Diario.
Anzi, su questa edizione grava anche una piccola scommessa dordine morale: se
sia possibile diffondere unopera politica di grande impegno edtoriale, scientifico e
filologico tra una larga massa di lettori, uscendo dal piccolo - ma peraltro rispettabilis-
simo mondo degli addetti ai lavori.
Data la natura del libro, la scommessa dovrebbe essere vinta in partenza: i lettori del
Diario del Che sono stati e continuano ad essere molti, moltissimi, milioni e milioni in
tutto il mondo, con una buona quota anche in Italia. Questo libro, infatti, ha rappresen-
tato uno dei pi grandi successi editoriali del dopoguerra, mentre il numero delle tradu-
zioni lo pone a poche braccia da altri libri ormai patrimonio dellumanit.
Dopo la prima edizione di un milione di copie a Cuba, il Diario infatti apparso
anche in arabo, basco, bengali, bulgaro, ceco, danese, finlandese, francese, inglese,
italiano, malese, norvegese, olandese, persiano, polacco, portoghese slovacco, svede-
se, tedesco, turco, yiddish. E mentre scriviamo, chiss quali e quante altre lingue.
Il Che non avrebbe mai pensato che questa su opera sarebbe finita un giorno in
libreria. Ma lo stesso sar valso certamente per Senofonte, Giulio Cesare o Mart, tra i
citati. Che pure scrivevano pensando a un qualche utilizzo dellopera loro. Colombo si
preoccup addirittura di camuffare la rotta, per paura che altri gli rubassero il segreto
della strada alle Indie. Il Che camuff invece ben poco, appena lo stretto indispensabi-
le. Come se avesse la certezza di poter ormai tradurre in pratica le grandi speranze affi-
date alla propria minuta calligrafia oppure, in caso contrario, davere il tempo di
distruggere il Diario prima che cadesse in mani nemiche.
N luna n laltra. Il Diario cadde nelle peggiori mani che allepoca si potessero
immaginare. Mani assassine e specialiste nelle tecniche chimiche della falsificazione,
gi al lavoro per cambiare il testo autentico del Che; e mani venali, disposte a tutto per
un paio di centinia di migliaia di dollari: a tale cifra, infatti, era giunta in poche setti-
mane lasta non dichiarata, ma in pieno svolgimento, tra gli editori disposti a pagare
qualsiasi cifra per aggiudicarsi lesclusiva di quel futuro best-seller. Loro, gli editori,
furono forse i primi a intuire cosa sarebbe potuto accadere. Ma per una volta tanto non
vinse il denaro. Vinse la Cuba di Guevara.

Una piccola confessione. Chi scrive, oltre che appassionato guevarologo, a sua
volta un editore, riuscito a firmare un contratto con Cuba, per questo Diario, ben
trentanni dopo gli eventi narrati. Eppure avevo avuto linsolita fortuna di ricevere una
copia gratuita della primissima edizione, trovandomi in loco proprio in quel fantastico
luglio del 1968, quando nel resto del mondo il Diario del Che era ancora soltanto un
titolo sui giornali o al massimo, per i pi informati, lesito finale di una clamorosa
sconfitta della Cia, del loro agente governativo Barrientos, della grande impalcatura
militare e continentale costruita in funzione antiguerriglia.
Forse, chiacchierando cos, a tempo perso, a qualche lettore potrebbe anche interes-
sare sapere cosa pu aver provato quel giovane futuro editore nel leggere il Diario fre-
sco di stampa, nel farlo a Cuba, nella Cuba del 1968, avendo alle spalle lItalia,
lEuropa, il Mondo del 68.

115
E poi di leggerlo accanto a cubani e latinoamericani che di quelle vicende erano
stati testimoni, a volte interpreti Il frontespizio di quella mia vecchia copia conserva
la bella dedica che mi fece allora una persona che accanto al Che aveva trascorso anni
fondamentali e decisivi per la vita di entrambi: Hilda Gadea. Del Che avevo gi letto
qualcosa, ma dallamicizia con Hilda da quel libro nacque litinerario di studio che
ancor oggi proseguo.
Ebbene, ricostruire latmosfera di quella prima lettura non possibile. Forse se le-
ditore in questione avesse tenuto a sua volta un diario Perch la verit banale che il
tempo tradisce, e tradisce il cuore pi della memoria. Inevitabilmente si proietterebbero
sullo ieri le speranze e le convinzioni che sono delloggi, e che sono maturate anche
perch c stato quello ieri, quel Guevara, quel Diario e quella Cuba
Quella Cuba, per inciso, che ritenne allora di poter fare un uso politico, rivoluziona-
rio e internazionalistico di di un libro, s di un libro in edizione modesta, dallincerta
copertina nerastra e verde-olivo: un libro che parla di altre epoche, altri sogni, altre
grandezze umane

116
Materiali per la storia
Masetti luomo di profilo nella celebre foto di Korda (r.m.)
Los aos en Alta Gracia (1932-1943) di Luis Altamira
Sul discorso del Che agli argentini di Amalio Juan Rey
Commemorazione di Che Guevara di Thomas Sankara
Thomas Sankara, la rivoluzione burkinab e il Che di Carlo Bat
Camilo e il Che: intervista a William Glvez a cura di Marco Papacci
Intervista a Walter Romero a cura di Giuliano Mazzuccato
Gli intrighi in attesa di risposte di Federico Arana Serrudo
Il mio incontro con il Che di Mara de los ngeles Flrez Prida

MASETTI LUOMO DI PROFILO


NELLA CELEBRE FOTO DI KORDA
(r.m.)

Nel precedente Quaderno di Che Guevara (n. 4/2001, p. 307) abbiamo pubblicato una let-
tera di Gianfranco Ginestri in cui ci veniva segnalata la somiglianza tra luomo di profilo
accanto al Che, nella celebre foto di Korda, e largentino Jorge Ricardo Masetti Blanco (il
comandante Segundo, fondatore di Prensa latina, grande amico del Che, morto nella guer-
riglia di Salta dellEgp). Nel dubbio a proposito di una simile identificazione, avevamo indet-
to una sorta di concorso tra i lettori, promettendo un piccolo premio per chi ci avesse aiutato a
sciogliere la riserva (un poster del Che a colori e ledizione rilegata del Diario di Bolivia).
Ebbene, dopo aver interpellato vari potenziali riconoscitori storici o persone pi o
meno dotate di doti fisionomistiche, la soluzione stata raggiunta per via... sperimentale.
Un esperimento voluto e casuale allo stesso tempo che mi sembra simpatico raccontare ai
lettori della nostra rivista.
Mi trovavo nei pressi di Alta Gracia, in Argentina, in un grigio mercoled 17 di ottobre
del 2001. Alcuni compagni di Crdoba che mi avevano invitato per tenere una conferenza,
mi stavano accompagnando ad Alta Gracia a visitare la casa/museo del giovane Ernesto. Al
volante cera Amalio Juan Rey, militante e studioso argentino del Che, autore di un libro di
cui parliamo in altra parte di questo numero della rivista, presente e attivo nella comunit
argentina installata a Cuba nei primissimi anni 60. Insomma, un frequentatore, tra gli altri,
del Jorge Masetti di allora.
Avevo con me il Quaderno n. 4, contenente la foto in questione. Volendola mostrare a
Mirta, la moglie di Amalio, per richiedere un suo parere sul riconoscimento, e prima che
potessi aprire bocca per spiegare quale tipo di indagine stessi facendo, aprii la rivista (alla
p. 321) volgendomi verso il sedile posteriore. Nella frazione dattimo neccessaria per com-
pletare il movimento, gli occhi di Amalio caddero sulla foto e con mio compiaciuto stupore
lo udii esclamare: Toh, ma quello Masetti!.
Lo aveva riconosciuto immediatamente e senza immaginare che mi accingevo a chie-
dergli proprio quel tipo di conferma. Una situazione ideale dal punto di vista sperimentale...
Luomo che compare di profilo accanto al Che nella celebre foto di Korda - che stato
eliminato fotograficamente fin dallinizio, per dare alla foto lequilibrio espressivo che
nel mondo tutti le riconoscono - quindi Jorge Masetti. Penso che Korda non lo abbia mai
saputo, perch non ha mai accennato allargomento in alcun testo scritto n in conversazio-
ni con me o altre persone interessate alla cosa.

117
LOS AOS EN ALTA GRACIA
(1932-1943)
di Luis Altamira1

De abuelos paternos norteamericanos y padres argentinos, Ernesto Guevara... o Tet...


o Ernestito... o Pelau... o Fser... o Chancho...o Che... o los uruguayos Ramn Bentez y
Adolfo Mena Gonzlez, entre otros, naci el 14 de mayo de mil no...
- El 14 de junio!
- El 14 de mayo de 1928 en la ciudad de Rosario, Repblica Argentina, a las tres y
cinco de la madrugada. De tauro en los signos del zodaco y dragn en el horscopo
chino. Casi treinta y un ao despus, el flamante gobierno revolucionario de Cuba modi-
ficaba la constitucin para, entre otros motivos, conferirle la nacionalidad cubana por
nacimiento. De todas las personas que lo conocan por entonces, los ms sorprendidos
fueron sus padres.
Fue el primognito de Ernesto Guevara Lynch y Celia de la Serna. Testigos del naci-
miento fueron: Jos Beltrn, el taxista brasileo que los condujo a la clnica, y Ral
Lynch, un oficial de la marina primo hermano del padre. Durante los aos de la guerra
revolucionaria en la que particip el Che, en Cuba, Ral Lynch se desempe como agre-
gado de la embajada argentina en dicho pas, y fue, adems, la principal fuente de infor-
macin de la angustiada familia Guevara. Tres veces lo dieron por muerto - cuenta
Celia, la madre- y tres veces recibimos el desmentido y unas lineas tranquilizadoras.
Envejecimos en esos dos aos. Cada vez que consegua un alivio, al saber que estaba
vivo, volva a desesperarme al recordar que las noticias estaban por llegar.
Oriundos de la ciudad de Buenos Aires, e integrantes de las famosas cien familias
del pas
- De aquel pas...
- Bueno, la cuestin es que los Guevara se encontraban radicados en Puerto
Caraguatay, provincia de Misiones, cuando naci Ernestito. Haban adquirido all dos-
cientas hectreas de tierras con la intencin de levantar unas plantaciones de yerba mate.
Estando Celia embarazada, el matrimonio viaj por el ro Paran rumbo a Rosario. Ya en
la ciudad, se presentaron los primeros dolores de parto y naci Ernestito.
En aquellos das, el vstago sufri un fuerte ataque de bronconeumona. El doctor
Carlos Baena Cagnani, actual presidente de la Asociacin Argentina de Alergia, estima
que este ataque estaba reflejando ya la base gentica y constitucional para padecer aler-
gia respiratoria. Por lo pronto, la abuela paterna, Ana Lynch, y sus tas Beatriz y Ercilia
Guevara Lynch, viajaron desde Buenos Aires para ayudar con la atencin del nio.
Ernesto sera el nieto predilecto de Ana y el sobrino idem de Beatriz. Por su abuela
desisti de su vocacin de ingeniero para seguir la carrera de medicina, motivado por la

* E parte della sceneggiatura (guin) del film-documentario Che. Un argentino del siglo XX (los aos en Alta
Gracia 1932-1943), prodotto ad Alta Gracia nel 2001 e dichiarato di Interesse culturale dal ministero della
Cultura argentino. Raccogliendo le testimonianze dirette di famigliari e conoscenti della famiglia Guevara, Luis
Altamira ha fornito dei materiali preziosi per la storiografia sul giovane Ernesto non ancora Che. Il film in Vhs
stato donato allArchivio della Fondazione Guevara di Acquapendente.

118
impotencia que haba experimentado al acompaarla en su lecho de muerte. Por Beatriz
tuvo verdadero amor filial:
Querida Beatriz: desde un rincn del continente cuyos antepasados rizaron para siempre tu cabellera,
segn dicen las malas lenguas, te mando un abrazo filial de rigor y el recuerdo de siempre donde quiera
que mis huesos andarines me llevan. Un beso de tu olvidado
Ernestito

Despus de aquellos das en Rosario, Ernestito pas su primer ao de vida alternando, la


finca paterna de Puerto Caraguatay, con largas temporadas en campos de familiares y ami-
gos de sus padres. Es decir, en contacto directo con la naturaleza y al mejor estilo nmade.
A mediados de 1929, la familia se estableci nuevamente en Puerto Caraguatay. All
Ernestito comenz a caminar, poniendo de manifiesto algunos razgos que seran distintivos
de su personalidad: no se amedrentaba ante la posibilidad del dolor fsico y era obstinado.
Los padres alentaban estos aspectos no interfiriendo ante la posibilidad de las cadas. Su
padre lo llevaba a dar paseos a caballos por el monte, o en lancha, ya sea por el ro Paran,
en busca de dorados, o por arroyos que los conducan a territorios vrgenes de la selva,
donde los animales miraban con curiosidad y sin miedo.
A fines del ao 29 los Guevara regresaron a Buenos Aires para el nacimiento del segun-
do hijo [Roberto]. Se establecieron en el partido de San Isidro y el 31 de diciembre naci
Celia Guevara. El 2 de mayo de 1930, ya entrado el otoo, Ernestito asisti con su madre al
Club Natico de San Isidro, donde Celia concurra a nadar. Celia era una excelente nadado-
ra. Ese da haca bastante fro, y joven y desaprensiva como era ingres al agua con el nio.
Ernestito sufri entonces su primer ataque de asma. Le diagnosticaron bronquitis asmtica
sin complicaciones. Pero en 1931 los ataques se volvieron furiosos y la enfermedad comen-
z a gravitar sobre los padres, quienes empezaron a pasar las noches en vela, vigilando la
respiracin de su hijo.

Alta Gracia

El doctor Baena Cagnani estima que Ernesto Guevara padeca de asma severa. Los
pacientes de esta condicin clnica tienen episodios asmticos reiterados, que se acompaan
de obstruccin bronquial severa, los que disminuyen significativamente su calidad de vida
al impedirles tener un sueo ininterrumpido, asistir al colgio en determinados das, o reali-
zar actividades deportivas y recreativas de tipo fsico. La vuelta al territorio de Misiones se
torn entonces muy contraproducente: ni Celia madre ni Ernestito regresarn a Puerto
Caraguatay.
En busca de un clima ms favorable, la familia Guevara se traslad a la capital del pas,
a un departamento prximo a los bosques de Palermo. El 18 de mayo de 1932 naci Juan
Martn, el tercer hijo del matrimonio. A pesar de los distintos tratamientos, Ernestito no
resista el clima capitalino. Buscando un mbito que diera alivio a su enfermedad, la familia
Guevara se dirigi a la provincia de Crdoba. Cuenta Jos Manuel Pea (amigo desde la
infancia):
Se vino a Crdoba Ernesto con toda la familia. Primeramente vinieron al Plaza Hotel, en San Gernimo,
esquina Buenos Aires. Ahora es propiedad del Banco, el hotel. Y despus a un hotel de Arguello. Mi
padre y Ernesto eran amigos de la infancia. Porque una hermana de Ernesto era casada con Martnez
Castro, un gran amigo de mi padre. A pesar de que mi padre le llevaba como diez aos a Ernesto, se
conocan desde chicos, se tuteaban. Mi padre en aquel entonces era miembro de la justicia federal. Era
secretario electoral. Y fue a verlo. Porque parece que no le sentaba el clima de Arguello. Entonces mi
padre le recomend un mdico, el doctor Benito Soria, catedrtico de la universidad, un gran pediatra. Y

119
l le aconsej que se fuera a un lugar de las sierras, a un lugar ms cerca. Entonces mi padre les dijo:
Por qu no se vienen a Alta Gracia? Mir, Ernesto; Alta Gracia es un clima ms tranquilo, un clima ms
seco.

Alta Gracia se extiende en el valle de Paravachasca, al pie de las sierras chicas, distante
unos 36 kilmetros de la ciudad de Crdoba. Quinientos aos antes de su fundacin habita-
ban la zona diversos grupos aborgenes, que moraban en cuevas citas en los cerros y prxi-
mas a los cauces de agua. Estos indgenas vivan de la caza y de la cra de guanacos y lla-
mas, de la pezca y del cultivo del maz.
En abril de 1544, un grupo de soldados y civiles espaoles, junto con algunos indios,
llegaron al lugar encabezados por el escribano del cabildo de Crdoba, don Juan Nieto.
Nieto vena a hacerse cargo de las tierras que el gobernador Jernimo Luis de Cabrera le
haba concedido por los servicios prestados como intrprete de los indgenas. Se inici,
entonces, la construccin del casco de la estancia y de algunos ranchos.
Alonso Nieto de Herrera, el segundo dueo de la estancia, la bautiz con el nombre de
Nuestra Seora de Alta Gracia. Aos despus, Nieto de Herrera, viudo y sin descendencia,
decidi ingresar a la orden de los jesuitas, legndoles todo sus bienes. La congregacin se
estableci en la estancia en 1643, iniciando una poca de desarrollo y esplendor.
La estancia se transform en un establecimieto fabril, agrcola y ganadero. Se construy
la morada de los estudiantes de la Compaia, el obraje, y la iglesia de estilo barroco colo-
nial, terminada en 1762. Tambin construyeron el Tajamar, que se emple como depsito
de agua para el funcionamiento de dos molinos y el riego de una huerta. Con la expulsin
de los jesuitas de Sudamrica, la estancia de Nuestra Seora de Alta Gracia pas a manos
de una junta de temporalidades. La estancia tuvo luego diversos propietarios, entre ellos, el
virrey Santiago de Liniers, hasta que en 1820 fue adquirida por don Manuel Solares.
Maestro de educacin primaria, juez oficioso y filntropo, Solares muri sin dejar des-
cendientes ni herederos. En su testamento cedi terrenos en forma de manzanas para los
pobres de notoria honradez y para la construccin del edificio municipal, y don el obraje
de la estancia para que funcionara como escuela. Alta Gracia dej as de ser una estancia
para convertirse en una comuna.
Cuando la familia Guevara lleg a Alta Gracia, en el ao 1932, el pueblo contaba por
entonces con: tres escuelas, un hospital pblico, un banco, tres grandes casas comerciales,
dos peridicos, tres cines, dos empresas de transporte automotor que cubran diariamente el
trayecto Alta Gracia-Crdoba, y un servicio de tren diario con camarotes y vagn postal
que una al pueblo directamente con Buenos Aires.
Dos instancias haban impulsado este crecimiento: la construccin de un hotel de cate-
gora internacional (el Sierras Hotel, que convirti a Alta Gracia por ms de cuatro dcadas
en uno de los centros de mayor jerarqua social y turstica del pas), y las condiciones cli-
mticas, ideales para el tratamiento y la cura de una enfermedad que por entonces haca
estragos: la tuberculosis.
La jerarqua social del turismo y la benignidad de su clima, atrajeron por igual a uristas
y a enfermos de pulmn. Esto dio lugar al surgimiento de la Villa Carlos Pellegrini (el
barrio aristocrtico que se levant en la zona alta del pueblo), y a la aparicin de hoteles,
pensiones y alojamientos, que, junto con el Sierras Hotel, seran la contencin de una
poblacin, alrededor de la cual, prosperaron algunos y subsistieron muchos otros de los ya
por entonces cinco mil habitantes que constituan la poblacin estable del lugar.
- Desde qu edad lo conoce ms o menos a Ernesto?
- Al Ernesto?
- S.
- Y bueno, ms o menos... Apenas llegaron a Alta Gracia. Habr sido el ao 37, 36. Ya ni me acuerdo.
- Un poquito ms atrs. El treinta y... Treinta y dos (Ariel Vidosa, amigo de la infancia).
Yo me acuerdo que una tarde, no s si era fin de invierno, principio de primavera de 1932, mi padre nos

120
dice a los hermanos: Va a venir un matrimonio amigo. Es Ernesto Guevara, que va a venir con toda su
familia ac, a conocernos. Y en serio, una tarde, debe haber sido fin de invierno, principios de primavera,
haca fro todava... En lo que usted ve, esta misma casa, cay este matrimonio con tres chicos. No haca
mucho fro, pero estaba fresco. Eso me acuerdo perfectamente. Y a Ernestito le haban puesto sobretodo y
una gorra. Los otros estaban ms desabrigados (Jos Manuel Pea).
- Porque l llega a los cuatro, cinco aos a Alta Gracia.
- Ah! Y a dnde fueron a parar? (Ariel Vidosa).
Entonces mi padre le aconsej: Mir, cambiate ac. Primeramente fueron al viejo hotel La Gruta, de
Victor Hauser, que era un hotel no de la categora del Sierras (el Sierras era de primera categora). pero
era un hotel muy confortable, se atenda muy bien (Jos Manuel Pea).

Los Guevara se trasladaron al hotel La Gruta, descredos de la posibilidad de una recu-


peracin. La esperanza se les haba hecho trizas en la localidad cordobesa de Arguello,
donde Ernestito atraves los meses de la estada en un continuo ataque de asma. Credos de
la inminencia de su muerte, los padres se dispusieron, entonces, a dejarlo hacer su voluntad.
El edificio del hotel La Gruta, actual casa de descanso de sacerdotes, queda en las afue-
ras de Alta Gracia, al pie de los primeros cerros de las sierras chicas. Circundado de un
monte silvestre, prximo a un arroyito caracterstico, los das transcurran all sin nubes y
con cielos de un azul muy intenso, reflejos de la sequedad que reinaba en el ambiente por
entonces,
Ernesto encuentra en ese mbito rienda suelta para sus ensoadas ansias de vivir. Y ocu-
rre lo que los Guevara consideraban improbable: a pesar de que los ataques de asma no se
le cortan totalmente, pasa largas temporadas en las que da paseos a pie, corre, se baa,
come lo que quiere y su salud no se resiente. Est a la altura de sus anhelos, resplandece, es
un sol contagioso de poder y alegra para toda la familia.
La muy buena temporada en el hotel La Gruta, estimula en el matrimonio Guevara la
esperanza de que el clima de Alta Gracia termine con el mal: en el ao 1933 los Guevara
dejan el hotel y se trasladan a la Villa Carlos Pellegrini.

Ernesto y Celia (los padres)

Precisamente en la calle Avellaneda se encontraba, y se encuentra, el primer chalet que


los Guevara alquilaron en Alta Gracia: Villa Chichita, donde el 28 de enero de 1934 naci
Ana Mara Guevara. Cuenta Ernesto padre:
La ciudad, y especialmente la Villa Carlos Pellegrini, se haban convertido en verdaderos sanatorios para
tuberculosos. Debamos encontrar alguna casa cuyas dependencias no estuvieran muy contaminadas. Mi
amigo Fernando Pea fue el que efectu la adquisicin. Era una casa bien construida, sumamente seca,
que haba estado desalquilada por ocho aos. Aquella mejora que tuvo Ernesto en el hotel La Gruta, se
acentu all. Cuando dejamos esa casa nos mudamos a otra mucho ms grande y con ms terreno, situada
casi en frente.

Villa Beatriz (Villa Nydia, por entonces), es el chalet que los Guevara consideraron la
casa de Alta Gracia. Alquilaron luego otros chalets, siempre dentro de la Villa Pellegrini:
Fuentes Pondal, el chalet de Forte, Ripamonte, el chalet de Jacques, pero Villa Nydia, real-
quilada en ms de una oportunidad, qued en la memoria como sinnimo de viejos y felices
tiempos. Cuenta Ernesto padre:
Villa Nydia se compona de tres grandes dormitorios principales, comedor, escritorio, y un gran comedor
diario. Tena, adems, piezas de servicio en el fondo y un enorme terreno que era un verdadero potrero.

Ernestito tena por entonces cinco aos y ya haba hecho algunos amigos entre los hijos
de los amigos de sus padres. Algunos, altagracienses; como Calica Ferrer.

121
Yo dira que no puedo precisar desde cundo lo conozco, porque en el 32, que fue cuando vinieron los
Guevara a vivir a Alta Gracia, yo tena tres aos... De manera que desde esa poca fuimos amigos, por la
relacin que hubo de nuestros padres... Y sin lugar a dudas, tiene que haber influido el hecho de que mi
padre, que era mdico, especialista de pulmn, lo atendi a Ernesto de su asma. Me empiezo a acordar de
los Guevara en las fiestas infantiles. Siempre cuando haba cumpleaos haba una cantidad de chicos.
Ibamos a las distintas casas, a comer la clsica torta, a tomar el chocolate (Carlos Ferrer, compaero del
segundo viaje por Latinoamrica).

Otros eran cordobeses o porteos que venan a la Villa Pellegrini en el verano, a pasar
las vacaciones. Es decir: Jos Manuel Pea, Carlitos Figueroa...
En 1932 llegaron? No, entonces tenamos cinco aos. Y nos hicimos amigos, jugbamos al ftbol siem-
pre. Todas las tardes, en el verano. En la casa, en Villa... Villa Nydia era, no? (Juan Carlos Figueroa,
amigo desde la infancia).

Mientras Ernesto y sus hermanos iban echando races, sus padres seguan con el pensa-
miento puesto en Buenos Aires. Para ellos, Alta Gracia era solo un sitio de trnsito, en el
que aguardaban la cura de su hijo. Pero as como Ernestito pasaba largas temporadas en las
que el mal no apareca, las haba tambin en las que viva completamente inmovilizado por
los ataques.
Ms cuando era un nio como l, con ese problema de asma que tena, que era digno de tenerle lstima.
Tal vez no sea la palabra adecuada. Pero de verlo sufrir como lo vea sufrir yo, senta yo lstima. Haba
veces que pareca que quera respirar yo, me entiende, para ayudarle a l. Cuando se encontraba as, muy
atacado, los padres tomaban el coche y lo sacaban a tomar ms aire. a pesar de que era muy distinto Alta
Gracia a esta poca en que est tan poblado. En aquel entonces haba mucho espacio. Pero ya pareca que
el aire de la casa no era lo suficiente, vio?, y lo sacaban as, ms a un descampado, qu se yo (Rosario
Gonzlez, cocinera de la familia Guevara ).

Los Guevara saban, empero, que los ataques en Alta Gracia eran transitorios y que en
Buenos Aires seran permanentes. Sin embargo, Ernesto padre no poda superar la sensa-
cin de nulidad y encarcelamiento que le provocaba la obligada permanencia en el lugar.
S, cmo no me voy a acordar. Era un hombre alto, un hombre de ms o menos de un metro ochenta,
bien empilchado (Juan Mguel, amigo de la infancia).
Era ms bien flaco, andaba siempre con unos anteojos gruesos... Siempre peinado, o despeinado, mejor
dicho, con raya al medio, no? Cuando empez la obra del golf, andaba siempre con breech y botas
(Juan Carlos Figueroa).
Vena del laburo, se baaba, tena una voiturette, una Chrysler... Vos los veas, bien empilchado, de traje
blanco, y se iba al Sierras Hotel, a la timba (Juan Mguel).
Era un pituco. Decir pituco, una palabra que ya no se usa, es decir un tipo de la oligarqua... El que dice:
Sentate ah noms, yo me pongo en el rincn, porque total donde yo est, est la cabecera. No? Esa
ancdota de no s qu rey de Francia que dijo algo as, no? El pituco se senta un poco sangre azul.
Entonces, as estuviera en alpargatas, no dejaba de ser el dueo de la estancia., Esa era, un poco, la actitud
de los Guevara... Es decir, de Ernesto Guevara, de Celia y de mi madre... Era un tipo muy impulsivo, muy
sincero, muy buen tipo, muy noble, muy afectivo con los chicos (Fernando Crdova de la Serna, primo
hermano).
Era muy bueno y muy equitativo con todos, Ernesto padre. Por ejemplo, recuerdo que Ernesto padre
compraba regalos para sus cuatro chicos.Y como con mi hermano estbamos viviendo en la casa, compra-
ba para nosotros dos tambin. Entonces el nunca vena con cuatro regalos, vena con seis regalos
(Carmen Crdova de la Serna, prima hermana).
Mi to Jorge, que era otro loco total, le deca el loco Guevara. A Ernesto padre, no? . (Fernando
Crdova de la Serna).
Por ejemplo, yo lo he visto por la calle, en veredas que tenan una vainilla blanca y una vainilla negra...
Si el empezaba el tramo por las negras, segua hasta el infinito por las negras. Entonces iba dando saltos,
esquivando gente, esquivando obstculos, como una especie de saltimbanqui que iba corriendo... A mi me
daban unos ataques de risa tremendos. Era muy, muy supersticioso(...) El extraaba la ciudad. Por eso iba

122
mucho a Crdoba, por eso iba casi todas las noches al Sierras Hotel, para encontrarse con gente. S, s.
Extraaba mucho. Y por supuesto, Celia tena mucho ms temple que l (Carmen Crdova de la Serna).

Cuenta Ernesto padre:


Tanto Celia como yo tenamos el pensamiento puesto en Buenos Aires. En Alta Gracia me senta anula-
do y preso, e iba adquiriendo una profunda neurastenia. Mi mujer tena ms carcter que yo, y si la inva-
da, no la dejaba ver.
No encontrar el peine, a la maana. Eso en Alta Gracia, en la casa tan linda de Alta Gracia. No encontrar
el peine. Entonces, empezar a los gritos: Yo ya te dije, Celia: en esta casa, en todos los rincones, pero en
todos, me entends, en todos, tiene que haber un peine!. Entonces, por ejemplo, Celia comprar dos doce-
nas de peines y empezar a ponerlos por todos lados. Entonces vos ibas a la heladera y encontrabas un
peine. Cosa que l siempre encontrara el peine en el momento preciso (Carmen Crdova de la Serna).

Digamos que Celia era un hueso duro de roer...


La verdad, tena un carcter de mierda, te digo. Un carcter muy fuerte, muy leche hervida, muy segura de
ella misma. No s si aparentaba ms seguridad, tal vez, que la que tena... (Carmen Crdova de la Serna).

Celia era la menor de los siete hermanos de la Serna. A los meses de nacer, muri su
padre, Juan Martn. En 1919 muri su madre, Edelmira Llosa. Carmen, la hermana mayor
(entonces con 22 aos), se hizo cargo de la conduccin de la familia. Carmen era ya una
joven de la pituquera, inclinada hacia los ambientes intelectuales... Haba tenido su amis-
tad, su relacin sentimental con Amado Nervo, era muy amiga de Pedro Miguel
Obligado... (Fernando Crdova de la Serna).
La concurrencia de escritores, artistas e intelectuales a la casa de los de la Serna se hizo
asidua a partir de 1919, y Celia, que tena por entonces 13 aos, cay bajo el influjo.
Estudiante del colegio Sagrado Corazn de Jess, y con una definida vocacin por los hbi-
tos religiosos, Celia realizara un vuelco radical, bajo la influencia de su hermana mayor.

Carmen con Celia tena muy buena relacin. Tena una relacin materna, casi maternal, porque era ocho
o nueve aos mayor Carmen que Celia. Porque era la menor. Y porque era la ms rebelde, digamos
(Carmen Crdova de la Serna).
Incluso se escap de la casa para su casamiento, muy jovencita. Estuvo un poco peleada durante un
tiempo con sus hermanas por la forma en que lo hizo... Es decir, haba una rebelda que ya anticipaba de
alguna manera la historia de su hijo (Fernando Crdova de la Serna).
Como deca mi mam: Celia era maravillosa. Fue la primer mujer que se cort el pelo a la garon, la
primer mujer que fumaba en pblico. La primer mujer que manejaba independientemente autos por todos
lados... Y sabs que haca?, me deca a m. Cruzaba la pierna...!. Esto, a mi vieja, le pareca el
colmo! de la independencia (Carmen Crdova de la Serna).
En 1927, cuando Celia se escapa del hogar paterno para casarse con Ernesto padre, tena una tendencia
totalmente afrancesada en su cultura... Bueno, le interesaba mucho la literatura espaola, aunque en ese
momento estaba muy abandonada... Mi padre totalmente afrancesado. Mi madre vena de su educacin
alemana. S, s, eran gente totalmente europesta. Pars, capital del mundo. Yo me cri con esa versin,
no? (Fernando Crdova de la Serna).

Carta de Ernesto a Celia, desde Mxico, junio 17 de 1955:


Sin embargo, aunque sea a balazo limpio hay que conseguir la herencia y tens que largarte a Pars, all
nos juntaremos. Creo que a vos te gustara, pero para mi es una necesidad biolgica, y a esa s la siento
factible y madurando continuamente; no s si el trmino cuadra perfectamente, pero creo que es una ente-
lequia.

123
La ficcin en la realidad

Pero volvamos a los primeros aos de Alta Gracia. A las etapas de casi sin asma de
Ernestito, le seguan largos perodos de convalecencia que impidieron que asistiera al cole-
gio durante los dos primeros aos de escolaridad. Al asumir la madre las funciones de
maestra, el vnculo que generaba la necesidad de compaa de la convalecencia, se estrech
an ms.
S, Celia tena una gran predileccin por Ernesto por varias razones. Primero porque era el hijo mayor...
Creo que eso tambin incide. El hijo mayor es en el que aprends todo. Te equivocs, tens aciertos, pero
con el hijo mayor supongo que inaugurs tu maternidad. Entonces ya tiene un carcter especial tambin el
hijo mayor. Por un lado. Y por otro lado porque Ernesto era enfermo, porque tena asma. Entonces tam-
bin consideraba, quera protegerlo ms. Y despus, adems, cuando empieza a crecer Ernesto, como
Ernesto empieza a manifestarse como un ser eminentemente inteligente, y al mismo tiempo muy sensible,
muy bueno, se produce ah un edipo-contraedipo muy especial entre ellos dos. Los dos tienen una gran
afinidad. Que Ernestito no tena con su padre Ernesto. La tena con Celia esa ternura, digamos (Carmen
Crdova de la Serna).
Yo dira que fue la gran relacin de su vida. Es decir, en todo sentido, entre hombres, mujeres, amigos y
todo. Es decir, una simbiosis absoluta. Es decir, que el le transmiti todo y que el reciba todo, y esperaba
todo, y la muerte de la madre sin saber donde estaba el hijo fue... tremenda (Fernando Crdova de la
Serna).

Targeta enviada por Ernestito a su ta Beatriz, desde Alta Gracia, ao 1933:


Querida Beatriz:
Hoy recib tu carta, que me gust mucho. Dale a la abuelita muchos recuerdos. Un beso para vos.
Vieras que bien estoy del asma.
Tet [la firma es autntica].

Dos aos ms tarde, aproximadamente, Ernestito aprenda a descifrar y a emplear el


cdigo grfico de las letras, en un hogar intelectualmente activo.
Todos lean en esa casa. Porque el viejo Ernesto tambin era gran lector. Y Celia ni qu decir (Juan
Carlos Figueroa).
Celia le hizo leer mucho a Ernesto. Inclusive Ernesto lea mucho por lgica. Porque haba pocas de
invierno que no poda salir, por mal tiempo... (Carlos Ferrer ).

La postracin, a la que hasta en sus ltimos das lo obligara su enfermedad, propici


desde la niez la inclinacin por la lectura. En Bolivia, al cabo de sus fuerzas, cuenta Rgis
Debray que llevaba algunos de sus libros al hombro: libros de medicina, Mi vida, de Leon
Trotsky, opsculos de Mao y los poemas de Len Felipe. Pero en aquellos aos de la niez
Ernestito lea toda suerte de libros de aventuras y revistas de historietas.
Y libros, este tipo, Ernestito, muy pronto se larg a leer de todo. Yo recuerdo que ya en Alta Gracia, l
estaba en segundo grado, esa poca que era falangista, tambin... Qu habrn sido quince das, pero fue as...
- Claro.
- Esteee, lea a Alejandro Dumas, ya , por ejemplo. Es decir, se devoraba cualquier cosa (Fernando
Crdova de la Serna).
Leer le gustaba muchsimo. Y lea... Sus libros...Tena una biblioteca preciosa. No de cuentos de nios
chiquitos, de la hormiguita. Tambin los tena, no? Pero l ya se dedicaba a los ms grandes. Lea el
Robin Hood, Genoveva de Bravante, El Corsario Negro. Todo eso.Y me los prestaba despus para leer-
lo! (Rosario Gonzlez ).
Alta Gracia, para mi. era lo siguiente: el chalet Fuentes tena, en el fondo, un gallinero... vaco, no? Es
decir, haba habido un gallinero pero ellos no tenan gallinas... Siempre haba alguno de los chicos que se
agarraba un libro, un pan flauta, y se iba al gallinero. Y se pasaba por ah un da entero! Estee, morfan-
do...Y todos los libros los tenan llenos de miguitas! No iban a tomar el caf con leche, a la hora del caf
con leche, qu s yo. Se quedaban morfando un pan flauta as y leyendo Los Tres Mosqueteros
(Fernando Crdova de la Serna).

124
Eeehhh ,cuando bamos al cine llevaba revistas. Llevaba Pif Paf...
- Tit Bits?
- El Tit Bits, el Tit Bits y Patoruz. Y prestaba.
- Para qu las llevaba?
- Y llevaba para leer antes de que empezara la pelcula. O en el intervalo, nos ponamos a leer revistas.
Pero l prestaba revistas a todo el mundo, despus se las llevaba de vuelta. El lea mucho el Tit Bits
(Enrique Martn, amigo de la infancia).
Nosotros los Crdova eramos chicos muy correctos. Muy bien educados, muy amaestrados. En la casa
no se poda hablar fuerte porque el viejo estaba durmiendo y cosas por el estilo. Muy cumplidores en la
escuela, y leamos Billiken, que era la revista de los nios correctos. Y Ernestito lea El Tony, el Tit Bits
y El Gorrin. Eran revistas bien de historietas y de estas revistas de los chicos ms atorrantes (Fernando
Crdova de la Serna ).

La lectura potenciaba el anhelo de infinito que se incubaba en los perodos de convalecen-


cia. A travs de las palabras de la ficcin literaria o de las imgenes de las historietas,
Ernestito se transportaba a otros mbitos: ciudades histricas y pueblos desolados, desiertos y
selvas, ros y mares, en los que las circunstancias ponan a prueba la hidalgua y el herosmo
de los personajes. La posibilidad de vivir las experiencias de los hroes y de estar a la altura
de su honor y de su temeridad, lo proyectaba al Ernestito convaleciente a una instancia ideal
de si mismo. El mundo real se transformaba entonces, en los perodos de salud, en el mbito
de realizacin de sus anhelos literarios historietsticos cinematograficos... Puede ser?
El padre nos llevaba al cine. Los das domingos, a la tarde, al matin que le llamaban en aquel tiempo.
All, al frente de la plaza Mitre. Ah, s. Y veamos, me acuerdo, unas pelculas de Tom Mix. Se acuerda
de Tom Mix?Y yo me acuerdo como si fuera hoy, fijese. Y claro, yo no s; el asunto es que nosotros le
decamos el muchachito. Porque el suba al caballo y andaba tan bien, que s yo. Y bueno, una vuelta
sali disparando Tom Mix y se dio vuelta y qued en un solo estribo, as. Y pas entre los indios, ah, que
s yo. Y entonces el Ernesto quiso hacer lo mismo. Quiso hacer lo mismo y se le cort el estribo. Y se
cay al suelo. Pero era duro, este coso! Ah noms yo corr, me volv en el otro caballo y me baj. Y le
digo: Che, ests bien?. Y me dice: Che, vos sabs?, la puta, me duele ac en la cabeza... Y yo le
tocaba pero no tena ningn chichn, no tena nada, ah.. Ya se levant y... ya fue y subi de vuelta al
caballo. Y le sacudi. Pero ya no, ya no hizo ms el chiste ese. No, no.
- Claro.
- No, macanas, ya se haba acobardado un poco (Ariel Vidosa).

Los anhelos incumplidos se transformaban en Ernesto en cuentas pendientes a las que s


o s deba alcanzar en su consecucin. Y es que lo rega la lgica implacable de una tica de
hierro, que se ira depurando con el tiempo. El cumplir con sus anhelos no solamente le per-
mita alcanzar la altura del ideal de si mismo. Era, adems, la nica confirmacin que lo
libraba del peso de la posibilidad de ser un miserable, un cobarde, y oscura, pero fundamen-
talmente, una persona limitada por la enfermedad.
El no quera ser, como le puedo decir, el no quera sentirse menoscabado por la enfermedad, ni nada. El
quera hacer lo que hacan todos. El, como si la ignorara a la cosa. Pero daba lstima cuando le daban los
ataques, vio? (Dante Vidosa, amigo de la infancia).

Ernestito pondra todas las fuerzas de su ser en el cumplimiento de estos mandatos que
maduraran y se perfeccionaran en el tiempo.
Fue en un partido de rugby, en la antigua cancha de Juniors. Habamos dejado la ropa en el suelo, as que el
dej tambin, ah, su inhalador para el asma. Entonces vemos que agarra la pelota, sale corriendo y de repen-
te se cae, as, duro, Ernesto... Todos salimos corriendo para all, para donde estaba Ernesto. Y Toms, mi
hermano, en vez de salir para all, sali para donde estaba la ropa, Porque se dio cuenta qu era y fue a bus-
car el inhalador. Y bueno, lo sacamos de la cancha, se recuper, y al rato volvi, porque era demasiado cabe-
za dura, adems de tesonero. (Alberto Granado, compaero del primer viaje por Latinoamrica).

Ya nos detendremos en sus viajes, en su hidalgua y su temeridad legendarias. Por lo


pronto, querramos hacer referencia a algunos episodios de su vida, de una sutil o explcita
coincidencia con la ficcin de aventuras. Se va la primera.

125
El 24 de junio de 1956, la polica mexicana detiene a Fidel Castro y a algunos de los
futuros expedicionarios del Granma, entre los que se encuentra Ernesto. Desde la crcel de
la calle Miguel Schultz contesta a los desesperados argumentos de su madre, tendientes a
separarlo del proyecto guerrillero: No creo de vos que prefieras un hijo vivo y Barrabs, a
un hijo muerto en cualquier lugar cumpliendo con lo que l considere su deber.
- Por favor, no vayas!, le ruega Joan Fontaine a Douglas Fairbanks, en el film Gunga Din (1939)
- Quieres casarte con un cobarde que abandon a sus amigos en peligro?, le contesta Fairbanks. No
lo ser. No importa cunto te ame. Y te amo mucho. Soy soldado, pero antes hombre.

Tres das despus del desembarco de los expedicionarios del Granma, se produjo el
combate de Alegra del Po, en el que el Che fue herido en el cuello. Aos ms tarde escri-
bira en sus Pasajes de la guerra revolucionaria:
Qued tendido: dispar un tiro hacia el monte, siguiendo ese oscuro impulso del herido. Inmediatamente
me puse a pensar en la mejor manera de morir. Record un viejo cuento de Jack London donde el prota-
gonista se dispone a acabar con dignidad su vida, al saberse condenado a muerte por congelacin, en las
zonas heladas de Alaska.
Pero lo que me cont Ernesto, que se le hizo realidad en la vida, fue estar cazando arriba de un elefante,
en la India, invitado por Nehr. Esto me lo cont en Punta del Este, porque en otro lugar no me lo puede
haber contado, no es cierto?... El le dijo a Nehr que siempre haba soado con cazar arriba de un elefan-
te, qu s yo. Y al da siguiente le mandaron un elefante con un gua, con esas especie de casetas que
ponen arriba. Y con eso fue a cazar. No caz nada, eh? No caz nada porque Ernesto no le tiraba a nin-
gn bicho (Juan Carlos Figueroa).

El llamado del camino

Movido por la posibilidad ilimitada de aventuras que le sugera el paisaje altagraciense,


Ernestito encontr, en esos primeros distanciamientos, una no buscada liberacin a las ten-
siones parentales, que lo tenan como aliado de Celia frente a las arbitrariedades paternas.
Ernesto padre no superaba la sensacin de encierro que le provocaba la obligada permanen-
cia en el lugar e, indirectamente, la responsabilizaba a Celia, por considerarla, no con justi-
cia, la causante de la enfermedad de su hijo. A ello parecen sumarse reiteradas infidelidades
matrimoniales, irresponsabilidad en el manejo del dinero...
Lo que yo le o decir... 20 veces a Ernestito, es que el, lo que quera, era largarse a recorrer el mundo. Y
si uno conoce la medicina, ni siquiera si uno tiene el diploma, con una valijita as, se gana la vida en cual-
quier lado. El quera rajarse, porque tena hormigas en el culo y saba que siendo mdico algo iba a poder
hacer en cualquier lado (Fernando Crdova de la Serna).

En enero de 1950, tres aos antes de recibirse de mdico. Ernesto ya sala de Buenos
Aires a recorrer el pas con una bicicleta a la que haba adaptado un motor de 50 cm3. Con
el motor encendido, o pedaleando, o tomndose de camiones y deautos, Ernesto recorri 12
de las 23 provincias argentinas, completando un total de 4500 kilmetros.
Ya de regreso, llev a revisar el motorcito. Al conocer los kilmetros recorridos, el
dueo del taller mecnico lo contact con los fabricantes, quienes le propusieron entregarle
un motor nuevo a cambio de la publicacin de un anuncio con su foto y testimonio. El 19
de mayo de 1950, la publicidad del motor Micrn apareci en El Grfico, la revista deporti-
va ms importante del pas. Por entonces, sus ansias de viajar no tenan fronteras.
El 22 de diciembre de ese ao Ernesto se matricul como enfermero. Era el primer paso,
el oficio que le permitira embarcarse en los buques de la Marina Mercante que navegaban
fuera del pas.
Pap fue el que le consigui el permiso de embarque, que era muy difcil de conseguir, no? El viejo
estaba en el Ministerio de Obras Pblicas, y Navegacin y Puertos dependa de Obras Pblicas. Entonces
al viejo le fue fcil conseguirle el permiso de embarque a Ernesto (Juan Carlos Figueroa).

126
Ernesto realiz cuatro viajes, navegando casi ininterrumpidamente desde el 19 de febre-
ro de 1951, hasta el 16 de junio del mismo ao, tocando puertos del Brasil, Venezuela y
Trinidad Tobago.
Sin embargo, Ernesto no pudo conocer en esos viajes mucho ms all de los puertos que
tocaba en los recorridos. Cuatro meses despus de finalizada la ltima travesa, y como tan-
tas veces por entonces, rumbe para Crdoba a visitar a su novia Carmen Chichina
Ferreyra. All se encontr con su amigo Alberto Granado. Juntos emprenderan el primer
gran viaje por Latinoamrica, el definitorio de su posicin poltica revolucionaria.

Las ideas polticas de los Guevara de la Serna

Enrolados algunos en la corriente liberal desde su inicio, los antepasados de Ernesto


obtuvieron grandes beneficios econmicos por su filiacin poltica as como tambin perse-
cuciones y muerte. Es el caso de uno de sus bisabuelos paternos, exiliado durante el gobier-
no de Juan Manuel de Rosas; o del coronel Francisco Lynch y Arandia, a quien la
Mazorca del Restaurador de las Leyes decapit en 1840.
Juan Martn de la Serna, bisabuelo materno del Che, haba sido personaje del roquismo. Haba sido
senador, haba comprado su cargo de senador por no s cuntos pesos, segn lo recordaba mi madre, y con
eso haba hecho negocios, haba recibido campos. Era de los opositores de Jos Hernndez, que haba naci-
do tambin con el roquismo, que haba apoyado al roquismo en el primer momento, y que se abri de esa
corriente cuando vio esa poltica de apropiacin y despojamiento de los reales habitantes del campo, no?
- Claro.
- Este bisabuelo mo haba sido de los que haban hecho negocios con esta gente. Mi abuelo Juan Martn
de la Serna lo acompa en su poca de juventud, y yo pienso que de alguna manera hubo una reaccin,
una reaccin de algn modo moral frente a esta actitud del roquismo, y de ah surgi la Unin Cvica
Radical, en definitiva. En mis versiones yo la considero algo as como el ala decente de la oligarqua por-
tea, en su nacimiento... (Fernando Crdova de la Serna)

El distanciamiento de Juan Martn de la Serna respecto del roquismo y su filiacin a la


Unin Cvica Radical, reflejan un posicionamiento poltico frente a un sector de su propia
clase social, que encontr en Carmen y Celia a dos continuadoras.
La celebracin del Centenario de la revolucin de 1810 revitaliz en la Argentina el
sentimiento patritico, generando una tendencia hacia una preocupacin social homognea.
Las palabras pronunciadas en 1911, por el socilogo francs Jean Jaurs, de gran ascenden-
cia entre los sectores progresistas de las clases altas y media porteas, predispusieron a
stas en favor de las ideas socialistas.
El socialismo apareci entonces como una suerte de perfeccionamiento y coronacin de
las doctrinas liberales, como la ltima instancia de una modernizacin que deba remover
los obstculos tradicionales. Este vuelco se reflej en los comicios parlamentarios de 1912,
en los que resultaron electos dos candidatos a diputados del Partido Socialista por Capital
Federal: Juan B. Justo y Alfredo Palacios.
El Partido Socialista , fundado en 1896, alejado de posiciones radicalizadas, bregaba
con los sindicalistas por reformas limitadas en un orden social al que aceptaban en sus ras-
gos bsicos. Desde 1895 la industria argentina se vena acrecentando gracias a la instala-
cin de grandes empresas, a cuya sombra creca una clase asalariada cada vez ms numero-
sa. Alfredo Palacios, primer diputado socialista, haba obtenido ya en la primera dcada del
siglo, la sancin de una ley que estableca el descanso dominical y otra que protega el des-
canso de las mujeres y los nios.
Los socialistas se preocupaban, adems, por ilustrar a la clase obrera, convencidos como
estaban de que la educacin era el instrumento principal que le permitira salir de la explo-
tacin, a la que consideraban una consecuencia directa de la ignorancia.

127
As fue que crearon centros, bibliotecas, dieron conferencias, acercaron grupos artsti-
cos, etctera.
El radicalismo, como contraparte (llegado al poder en 1916 mediante elecciones legti-
mas), careca de una poltica renovadora. Se opuso en el parlamento al proyecto de divorcio
y vet la constitucin provincial de Santa Fe (que declaraba la neutralidad religiosa del
estado, echaba bases para los derechos obrerosy propiciaba la reforma agraria).
A la retraccin de capitales y a las dificultades en el comercio exterior, resultantes de la
Primera guerra mundial, se sum el impacto de los fenmenos sociales que ocurran en el
mundo: la Revolucin rusa de 1917, y los movimientos revolucionarios que estallaron en
Italia, Austria y Hungra despus de la conflagracin. En el pas, todo esto se traducira en
un aumento de huelgas, que ascendieron de 138 en 1917, a 367 durante el ao siguiente.
El presidente Hiplito Yrigoyen tendra una actitud dual frente a este fenmeno: desde
obligar a las compaas martimas y de ferrocarril a aceptar su arbitraje con los sectores
obreros, a reprimir a los sindicatos con mayora extranjera, o del interior del pas, llegando
incluso, durante la Semana Trgica, a aliarse con la derechista Liga Patritica, la organi-
zacin paramilitar de las clases propietarias.
As fue como el Partido Socialista comenz a perfilarse, tambin, como una alternativa
de control al gobierno.
Adems del inters cultural de Celia, tenan inters tambin por la poltica, no? A travs de los dia-
rios...
- A travs de los diarios, y haba unas actitudes morales muy fuertes. Y entonces, frente a las cosas que
suceden, no se puede permanecer indiferente. En ese sentido si haba inters por la poltica. No haba inte-
rs militante, como mis viejos...
- Era una postura tica frente a la poltica.
- Era una postura tica frente a todo. Y esa es la historia de Ernesto Guevara, la postura tica (Fernando
Crdova de la Serna).
Porque los padres eran socialistas. Socialistas eran, no?
- S, eran de...
- S, eran de ideas medio de avanzada los viejos (Dante Vidosa).
Tenan una posicin liberal de izquierda. Es decir, eran absolutamente los nicos parientes nuestros que
no eran franquistas (Fernando Crdova).

- La guerra civil espaola fue seguida con mucho inters ac, en la Argentina, no?
- S, muchsimo.
- Incluso dividi a la sociedad, no?
- Dividi a la sociedad y al periodismo. La Prensa era por excelencia el diario antirrepublicano, y Crtica
se convirti en el diario repblicano (Carmen Crdova de la Serna).
El nico diario comercial que apoyaba a la repblica.Toda la prensa... Toda la burguesa estaba con
Franco, sin ninguna duda (Fernando Crdova de la Serna).
Y ese seor Botana, el mismo seor que tena leones... Cuando empezaron a llegar los primeros exilia-
dos espaoles (que el primero que lleg fue Manuel de Falla, que fue a Alta Gracia), en el puerto los
esperaban gente de Crtica. Es decir, no llegaban a un pas donde tenan que arreglrselas solos. Pero al
mismo tiempo ese seor, es el que manda a mi viejo (y eso s influye en Ernesto, despus) manda a mi
viejo a la guerra civil espaola. Como representante de Crtica, como corresponsal de guerra de Crtica.
Entonces, cuando mi viejo se va a Espaa (nosotros vivamos en la calle Junin y Santa Fe), mi vieja deci-
de alquilar una casa en Alta Gracia con los Guevara. El chalet Fuentes Pondal. Lo alquilamos juntas, las
dos familias. Recuerdo que el jardn tena una barranca que daba directamente sobre la cancha de golf. O
sea, que eran cuatro Guevara, y dos Crdova, eramos seis chicos que imaginate cmo la pasbamos
(Carmen Crdova de la Serna ).
Yo siempre digo que Alta Gracia fue un lugar muy especial donde se forj ideolgicamente Ernestito.
Hoy el Che Guevara. Nosotros vivimos la guerra civil espaola. Ac vino la familia Gonzlez Aguilar,
que era un mdico espaol que creo que fue una de las ltimas personas que sali de Madrid, cuando cay
en manos del franquismo. Era ministro de sanidad de la Repblica. Vino a parar a Alta Gracia. Vino sin
un centavo. Tardaba en poder revalidar su ttulo para ejercer. Pero fue muy protegido por el doctor Ree
Soaje, de ac de Alta Gracia. Por Ferrer Moratel, mi padre. Por el equipo de Gumersindo Sayago, en
Crdoba. Era una familia con cuatro hijos: Carmen, Paco, Juan y Pepe.

128
- Se abren comits de solidaridad con la Repblica?
- S, s, ac se juntaba plata, se mandaba para los refugiados espaoles en distintos lugares, se ayudaba.
Seguimos la guerra paso a paso, con mapas, con explicaciones de nuestros padres (Carlos Ferrer).
Pero Ernestito, que era un chico de segundo grado, siempre rebelde y siempre en contra, era franquista
(Fernando Crdova de la Serna).
Y despus, durante la Segunda guerra mundial, el estaba de parte de los alemanes, de parte de los nazis
(Ariel Vidosa).
Porque el los odiaba a los norteamericanos y a los ingleses. El apoyaba a Alemania, a l le gustaban los
nazis (Dante Vidosa).
Y hablaba, che!... Y el padre le deca: Che, no seas pavo! Cmo vas a estar con los alemanes? Hay
que estar de parte de los aliados. Qu aliados!, deca. Si esos aliados son unos sinverguenzas, son
unos chupasangres... As, con esas palabras: chupasangre (Ariel Vidosa).
Despus Celita, mi prima, me lo neg. Pero yo lo recuerdo de aquella poca de Alta Gracia. Ahora, des-
pus vino mi viejo de la guerra civil espaola, con smbolos, con birretes, con qu s yo cuanto, y con
Ernestito jugbamos. Cosa de chicos, comprends? Pero te lo comento como sntoma de su rebelda per-
manente, no? (Fernando Crdova de la Serna).
Creo que la vuelta de mi viejo de la guerra civil espaola, las fotos de la guerra civil espaola...Todo el
cancionero que trajo, desde la Internacional a todas las canciones de la guerra civil. Bueno, creo que eso
influenci... No s si influenci directamente a Ernesto. Pero Ernesto escuchaba mucho todas estas narra-
ciones de guerra de mi padre (Carmen Crdova de la Serna).

Cuenta Ernesto padre:


A la casa de los Gonzlez Aguilar continuamente llegaban jefes republicanos, combatientes, profesiona-
les, poetas. El general Jurado, hroe de la batalla de Guadalajara, arrib a la ciudad de Crdoba como tan-
tos exiliados, y de all pas a Alta Gracia, tratando de encontrar algn trabajo. Nos hicimos muy amigos y
me cont muchos pormenores de la guerra . Hablaba con toda naturalidad, sin afectacin, jams se refera
a l como personaje principal. Ernesto, entonces, tena alrededor de 10 aos y segua los relatos absorto y
sin perder detalle. Creo que el modo de ser del general Jurado fue para l una gua de lo que debe ser un
hombre de combate. Le tena una gran admiracin.

Diez y siete aos despus Ernesto se pondra en Mxico a las rdenes de otro oficial
republicano, el coronel Alberto Bayo, quien tuvo a su cargo la direccin del entrenamiento
guerrillero de los expedicionarios del Granma.
De manera que ah se forja Ernesto, en una izquierda liberal de esa poca. Caudillo de esa poca, dira,
como representativo, Alfredo Palacios (Carlos Ferrer).

Aunque entre aquellos sectores de la izquierda liberal aparecieran las referencias a la


Unin Sovitica, la utopa era ms bien para ellos una sociedad organizada racionalmente
que una incitacin a la toma violenta del poder. Lo que predominaba era el espritu refor-
mista y la convocatoria a todos lo que coincidan con esta aspiracin. Esta era la opinin
que Palacios tena, en 1934, de los socialistas revolucionarios:
Los jvenes que combaten la orietacin de nuestro partido se desentienden de todos los problemas
argentinos y esperan con ingenuidad sorprendente la catstrofe ineluctable predicha por Marx.

Esta apreciacin antideterminista parece haber sido compartida por la familia Guevara;
por lo menos, por lo que se ve en estas dos cartas enviadas por Ernesto a su madre, desde
Guatemala y Mxico respectivamente. En la primera de ellas, fechada el 10 de mayo de
1954, dice en un prrafo:
En Guatemala podra hacerme muy rico, pero con el rastrero procedimiento de revalidar el ttulo, poner
una clnica y dedicarme a la alergia (aqu est lleno de colegas del fuelle). Hacer eso sera la ms horrible
traicin a los dos yo que se me pelean dentro: el socialudo y el viajero.

La irona en las cartas familiares, ante su propio convencimiento revolucionario, no la


perdi ni en la carta de despedida que escribi en 1956, antes de embarcarse hacia Cuba. En
ella dice:

129
Antes me dedicaba mal que bien a la medicina, y el tiempo libre lo dedicaba al estudio en forma infor-
mal de San Carlos [Marx]. La nueva etapa de mi vida exige tambin el cambio de ordenacin; ahora San
Carlos es primordial, es el eje, y lo ser mientras el esferoide me admita en su capa ms externa.

- Y con San Pern, qu pas?


- A eso bamos, a eso bamos. Pero djeme primero hacer un poco de historia.
- Cmo no.
El golpe militar que interrumpi la gestin presidencial de Ramn Castillo, en 1943,
disolvi los partidos polticos, proscribi a los comunistas e intervino la Confederacin
General del Trabajo y la Universidad, entre otras medidas Todo esto provoc el repudio de
diversos sectores de la civilidad. El general Pedro Ramrez y sus hombres fueron identifica-
dos por los sectores polticos democrticos como las fuerzas del totalitarismo y asociados a
las potencias del Eje.
El coronel Juan Domingo Pern, en tanto, al frente de la Direccin Nacional de Trabajo,
impulsaba a los sectores obreros a organizarse y a presentar sus demandas, las que comen-
zaron a ser satisfechas. Adems de los contratos colectivos de trabajo, extendi el rgimen
de jubilaciones y otorg vacaciones pagas e indemnizaciones por accidentes de trabajo
La consolidacin de la situacin laboral, un cierto bienestar alcanzado, y la posibilidad
de crecimiento econmico con el consiguiente ascenso social, pesaran ms que los valores
polticos democrticos en los sectores obreros. El mismo Pern contrapondra la democra-
cia formal de sus adversarios a la democracia real de la justicia social, dividiendo hbilmen-
te a la sociedad entre pueblo y oligarqua.
El 24 de febrero de 1946 la frmula Pern-Quijano, del Partido Laborista, super por
alrededor de 300.000 votos a la dupla Tamborini-Mosca, de la Unin Democrtica (coali-
cin integrada por radicales, socialistas, demcrata progresistas y comunistas).
- Estuvimos... En el ao cuarenta y seis fueron las elecciones. no es cierto?
- Claro.
- En el ao 46 andbamos juntos pegando carteles; obleas pegbamos, ms que carteles, de la Unin
Democrtica. Unin Democrtica era?
- S.
- S seor. Y estuvimos en manifestaciones, en Alta Gracia, que eran manejadas por un tipo que no s si
todava existir en Alta Gracia: Araka Ezekelian.. Lo conocs?
- No, no.
- Era sastre en Alta Gracia. Bueno, y por el gordo Trong.
- No.
- Tampoco lo conocs. Bueno, es que han pasado muchos aos... Ome, son cosas de hace 50 aos, no es cierto?
- Bueno, pero qu hacan? Ustedes militaban... Qu hacan para la Unin Democrtica?
- Ah, bamos a las manifestaciones a gritar como locos contra Pern!
- Ah, s?
- S, s, s.
- Pero Ernestito tambin?
- Tambin Ernestito. S, s, s.
- En Alta Gracia?
- En Alta Gracia.
- Y por qu gritaban contra Pern, por qu tenan ese antiperonismo tan prematuro?
- Porque ramos antiperonistas. Porque en mi casa eran antiperonistas. Y en su casa tambin.
- Y ustedes lo hacan a conciencia a eso, o lo hacan por una cuestin familiar?
- No, no, lo hacamos a conciencia.
- O sea, eran gorilas a conciencia.
- No, no, no. Eramos antiperonistas a conciencia, eh? Vos ya mets...
- Y claro. Porque sabs lo que va a pensar la gente cuando digs eso? (Juan Carlos Figueroa).

Ernesto no tena por entonces, ni tendr en los prximos 10 aos, un inters militante
por la poltica. Fue, durante este perodo, un observador motivado por un inters tico, con
una posicin prxima a un reformismo de izquierda, y crtico respecto a los partidos polti-
cos y sus representantes, incluyendo a los revolucionarios.

130
De preferencia antiperonista. poda defender a Pern ante otros antiperonistas, en aque-
llo que, a su criterio, Pern hubiera hecho bien.
Yo era antiperonista a muerte... Ah!, francamente sin mucho fundamento, si vos te pons a pensar
ahora, no? Yo, el fundamento que tena del antiperonismo, era que haban nacido de los Tacuara; o sea,
que era una cosa fascista. Y que eran muy mentirosos. Son dos cosas que a mi me afectan mucho.
Ernesto, en aquel tiempo, podramos decir que era ms dialctico, no? Y al regreso de un viaje que el
hizo como enfermero, al norte, al Caribe, que fue en un barco petrolero...... Bueno, nos encontramos en
Buenos Aires, y me dice: Mir, Petizo; si vos conocieras como son las condiciones de vida de la gente en
el norte de Brasil, o en las islas, en Jamaica, te haras menos antiperonista (Alberto Granado).

Lo justo deba estar por encima de las diferencias polticas. La vida de los obreros de la
mina de Chuquicamata, en Chile, era, en ltima instancia, ms importante que la cuestin
de si las minas deban nacionalizarse o pasar a manos privadas para evitar administraciones
fraudulentas. El humanismo deba estar por encima de las diferencias ideolgicas.
Ernesto tena un esperanzado inters por la teora marxista, pero no pocas suspicacias
respecto al socialismo real. En el cuaderno de su primer viaje por Latinoamrica, escribi:
Veremos si algn da algn minero tome un pico con placer y vaya a envenenarse sus pulmones con con-
ciente alegra. Dicen que all, de donde viene la llamarada roja que deslumbra al mundo, es as. Yo no s.

Sin embargo, como ya dijimos, ser en este primer viaje que dar el gran paso hacia su
definitiva conversin revolucionaria.

El primer viaje por Latinoamrica

- Vamos a las minas de Chuquicamata Era uno de los puntos que ustedes tenan inters en conocer...
- S, sobretodo porque ya habamos ledo algo sobre la explotacin de la Anaconda Braden Company. Yo
en mi libro digo que se pareca un poco a los Tiempos Modernos, de Chaplin. El tipo estaba automatizado
y prcticamente no sabia ni lo que haca el anterior ni lo que haca el de despus de l... Los tenan com-
pletamente alienados.
Esa es la palabra. Ya te digo, ignoraban lo que haca uno, lo que haca el otro... Estaban muy contentos
porque les daban unos precios especiales en el almacn de la empresa, pero tenan que pagar en vales. Por
ejemplo, hacan un exmen casi brutal de la cantidad de cobre que vena en el flujo. No me acuerdo la
cifra exacta, pero ponele vos que tena que ser un 8%. Entonces si vena con un 11%, se pona 8%. O sea,
todo lo que fuera por encima de 8%, era 8%. Ahora, en cuanto vena un 7,9%, se paraba y haba que con-
centrar ms para que llegara a 8. Mir hasta dnde llegaban... Por algo los tipos hacan su exmen siste-
mtico. Adems de lo que robaban, robaban hasta por el porcentaje de cosas, no? Un poco admiraba
cmo esa tecnologa era llevada hasta las ltimas consecuencias. Pero ah, tambin, Ernesto, con esa cosa
caracterstica que el tena, le pregunt al tipo: Y cuntos muertos por silicosis han tenido ustedes en los
ltimos aos?. Y el tipo lo mira y le dice: Esa pregunta nunca me la he hecho nadie. Porque todo el
mundo le preguntaba qu porcentaje, cunto de ganancia...
- Y cunto dur esa visita?
- Y, dur un da entero.
- Un da entero...! Salieron satisfechos con esa visita?
- Bueno, s. Y sacamos nuestro conclusiones, porque nosotros veamos como perda el pas, la cantidad de
cobre que se iba y los precios iirrisorios que tenan los sueldos, el valor del dlar era altsimo...Ah fue
donde aprend una buena leccin de lo que era el intercambio desigual. Eso se me qued grabado para
toda la vida. (Alberto Granado).

Ahora bien: seran la discriminacin, la servidumbre y el abuso a que estaban sometidos


los indgenas peruanos, los que calaran bien hondo en su sensibilidad profunda y perspicaz,
predisponiendo a su espritu para aquel vuelco.
- Hasta ese momento del viaje, el viaje haba resultado ser, una experiencia turstica, una experiencia
antropolgica, arqueolgica?

131
- Humanstica, no? Digamos, social. Que era lo que menos pensamos cuando salimos. Nosotros bamos a
ver las bellezas y todas esas cosas, pero no sabamos que se iba a imponer tanto el aspecto social, no?.
(Alberto Granado).
Cuando nosotros fuimos a Per te digo que haba una discriminacin bestial. A tal punto de que cual-
quier blanco levantaba a una mujer que estaba sentada, o a un indio que estaba sentado, y se sentaba. Una
cosa que a Ernesto y a mi nos pona fuera de quicio. Una vez abamos en camin y empez como a nevar,
no? Una especie de llovizna as, helada. Y entonces el camin frena y nos dicen: Eh, los dos argenti-
nos! Qu suban a la caseta!. Entonces Ernesto y yo dijimos: No, no, que suba la seora. Haba una
viejita, no s la edad que tena, pero a nosotros nos pareca que era octogenaria, a lo mejor no lo era.
No, dice. Ninguna negra, ninguna india piojosa se sienta en mi cabina. Pero el tipo era tan indio y tan
piojoso como ella. Entonces el Che y yo dijimos: No, si ella se moja, tambin nosotros nos mojamos.
As que, no podan entender mucho eso, no? Pero bueno, era una forma de sentir la vida que tenamos y
que nos ayudaba a aguantar todas esas cosas (Alberto Granado).
En Huancarama nos quedamos a dormir y entonces, a la maana siguiente, se nos presentan con dos
caballos. Porque habamos pedido dos caballos.
- A quin les pidieron los caballos?
- Al intendente de Huancarama
- Y ustedes queran esos caballos para irse hasta dnde?
- Hasta Huambo. Hasta el leprosario de Huambo. Entonces vemos que atrs nuestro venan una india, de
bastante edad, y un indiecito. Y nosotros los veamos, y el tipo nos hablaba, y nosotros creamos que nos
queran vender cosas.... Nosotros le decamos : Ah, que no...!. En un momento determinado paramos a
ver el paisaje, porque ya habamos hecho varias leguas, y entonces se acerca el joven y la mujer, y nos
explican, que esos caballos, eran los de ellos! (Alberto Granado).
- Cmo les fue en Huambo?
- Muy bien. ah fue donde nos dimos cuenta de la forma, de que un individuo, a pesar de las malas condi-
ciones, poda hacer mucho por el bien del prjimo,no?Haba un grupo de enfermeros ah, que trabajaban
heroicamente para mejorar las condiciones de vida de los leprosos, no?
- Hiciste alguna comparacin con San Francisco del Chaar, del leprosario de all? Estando en
Huambo...
- Y claro, porque nosotros tenamos unos bungalows bonitos, unos chalecitos muy bonitos, mientras que
ah la gente, tanto los enfermos como los sanos, vivan en condiciones, digamos del siglo XV, XVI. No se
poda dejar de pensar en eso, no? La comodidad que tenan en San Francisco del Chaar, los kilmetros
que tenan de extensin para hacer labor-terapia... (Alberto Granado).

Cuenta Ernesto:
Empec a ver que habia cosas que en aquel momento me parecan que eran tan importantes como ser
investigador famoso, o como hacer un aporte sustancial a la ciencia mdica. Y eso era ayudar a esa gente.
Me tena hasta aqu con los recitados de Pablo Neruda. En un camino que hicimos en un camin lleno de
alfalfa, que nos sentamos como en una carroza de flores, no? Venamos, y el recitando, recitando...
Entonces yo le digo: Te diste cuenta? Ya hemos hecho miles de kilmetros, y viste qu bien, qu facil
fue todo, cmo la gente humilde nos ayuda mucho ms que la gente que tiene plata. Y ah fue donde el
me dijo: Con los pobres de la tierra quiero yo mi suerte echar. El arroyo de la sierra me complace ms
que el mar. Entonces yo le digo: Neruda?. No me sonaba Neruda, pero como me tena loco con
Neruda... No, dice. Mart. As que...
- Que fue una premonicin, incluso.
- S (Alberto Granado).

Cuenta Ernesto:
No s si fue el ambiente o la personalidad del individuo el que me prepar para recibir la revelacin.
Pero s que los argumentos empleados los haba odo muchas veces esgrimidos por personas diferentes y
nunca me haban impresionado. Ahora saba que en el momento en que el espritu rector d el tajo que
divida toda la humanidad en solo dos fracciones antagnicas, estara con el pueblo.

El individuo en cuestin era el director del plan nacional de lucha contra la lepra del
Per, el doctor Hugo Pesce, amigo ntimo del idelogo marxista Jos Carlos Maritegui.
-Cmo conocen al doctor Pesce?
- A travs de la carta de recomendacin que yo llevaba de un cordobs, el doctor Arguello Pitt. En fin, se
dio cuenta enseguida que tenamos cierto nivel.Adems se ve que estaba un poco vido de gente que le

132
discutiera, porque, claro, tena muchos discpulos, muchos hijos de l. Y entonces, bueno, enseguida nos
consigui que nos permitieran dormir en el leprosario. Hospital de Gua, se llama. Y creo que un poco
influy, tanto en Ernesto como en mi, conocer un cientfico que era capaz de acercarse a gente como
nosotros, darnos ayuda, darnos abrigo, ensearnos todo su bagaje cientfico. Me permiti que yo le sacara
muchos apuntes de problemas genticos e inmunolgicos, sobre todo de la lepra, en sus archivos
(Alberto Granado).

Aos despus, cuando Ernesto ya era el Che, le envi un ejemplar de su libro La guerra
de guerrillas, con la siguiente dedicatoria:
Al doctor Hugo Pesce, que provoc sin saberlo quizs, un gran cambio en mi actitud frente a la vida y la
sociedad, con el entusiasmo aventurero de siempre, pero encaminado a formas ms armoniosas con las
necesidades de Amrica.

Ernesto regresara a la Argentina a recibirse de mdico, para luego continuar viajando.


Quera reencontrarse con su amigo Alberto Granado, de quien se haba separado en
Venezuela, seguir conociendo mundo, y si las circunstancias eran propicias, sumarse a un
movimiento revolucionario.
El 31 de agosto de 1952 aterriz en el aeropuerto internacional de Ezeiza, en Buenos
Aires. Le faltaban 15 materias para recibirse de mdico. Entre los meses de noviembre y
diciembre de 1952 rindi 12 asignaturas, es decir, el 40% del total de las materias. Una
clara demostracin de su voluntad de vencer y de su obstinacin para llegar al fin propues-
to, como alguna vez dijo su padre. Un voluntad que le haca poder a sus aptitudes intelec-
tuales ms all de sus propios lmites.
Sus compaeros de investigacin en el laboratorio de Salvador Pisani, expresaron que
haba regresado con una inquietud tremenda por liberar a los leprosos de su mal y con un
sentimiento antimperialista que rayaba con la obsesin. En el verano de 1953
vino ac, a Alta Gracia, y par en esta casa ms o menos unos quince das. Y habl mucho de poltica...
Y me pasaba las fotos. Vos no sabs lo que es Latinoamrica, hay que hacer algo. Qu vas a hacer?,
le deca yo. Mir, yo apenas me reciba voy a volver. Porque la injusticia que recuerdo... Fijate que una
vez, no s en qu punto del Per, me invitaron a comer. Hervan un poco de maz, lo echaban en una olla,
y sabs qu le ponan? El cebo de una vela. Y con eso cocinaban. Carne, nada. Hay hambre!.
Bueno!, le deca. El vio, el palp lo que era eso (Jos Manuel Pea).

El segundo viaje por Latinoamrica

Cuando Ernesto vuelve del viaje que hace con Granado, le faltaban doce materias para recibirse de
mdico. Entonces me dijo: Bueno, dentro de un ao, nos vamos a Venezuela. Y yo le dije: Pero
cmo, si debs doce materias?. No, yo las voy a dar a las doce materias. Y as fue, Ernesto dio doce
materias en un ao. Y con muy buenas calificaciones. Y se recibi de mdico. Entonces programamos el
viaje. Ellos se haban ido por Chile. Entonces me dijo: Mir, como vos no conocs Chile ni Bolivia, te
propongo que nos vayamos por Bolivia, por el norte. Por eso salimos en tren rumbo a La Quiaca, a
Villazn, La Paz. Por ah se ha dicho, yo respeto pero no comparto la opinin, de que Ernesto haba salido
con una idea fija de guerra, de guerrilla. No es as! La idea nuestra era llegar a Venezuela, entre las tan-
tas cosas que pensbamos. Y de ah juntarnos con Alberto Granado, que estaba trabajando all, y viajar a
Europa. Tambin tenamos la idea de: Bueno, podramos comprarnos un barquito y remontar todo el
Amazonas para ir a conocer bien la selva adentro. Ellos ya haban estado en la selva, se haban quedado
fascinados con toda la aventura. As que, no haba una idea fija. Pero el destino era Caracas, donde estaba
Granado trabajando en el leprocomio de la Huayra (Carlos Ferrer).

El 7 de julio de 1953, Ernesto y Calica salieron desde la estacin Retiro, de Buenos


Aires, rumbo a La Quiaca, localidad argentina en la frontera con Bolivia.
Nosotros salimos de Buenos Aires en un tren, en segunda. La gente que viajaba en tren y nosotros, con-
trastbamos con los que nos haban ido a despedir. Haba chicas jvenes, amigas de nuestra barra, muy
buenas mozas, bien vestidas, con tapados de pieles, que contrastaban con el pasaje, gente que en su mayo-

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ra eran coyas. As que era una mezcolanza muy de pintas y de clases, digamos. Me acuerdo que todas las
chicas nos traan paquetitos con mazas, o con facturas, o con bombones. De manera que nosotros, cuando
nos subimos al tren, no dbamos a vasto para colgar valijas... La valija de Ernesto pesaba muchsimo ms
que la ma. Y yo le dije: Che,qu tens ac?. Libros. Ernesto llevaba muchos ms libros que ropas.
Yo llevaba toda la ropa que poda. Ernesto llevaba libros. (Carlos Ferrer)
Me parece que el tren a Bolivia sala a las dos de la tarde. Despus Calica me cuenta una historia que
Ernesto iba vestido como soldado, con borcegues... Yo de eso no me acuerdo. Si lo dice Calica, debe ser
as, no? De la frase esa que dice el viejo que dijo: Ac va un soldado de Amrica, yo nunca la o. No la
o. Que la pueda haber dicho o no. Pero yo fui con Celia hasta la punta del andn (Juan Carlos Figueroa).
S, un poco porque tena una indumentaria medio parecida a como si fuera un soldado, no es cierto? Y
puede haber dicho eso, lo puede haber dicho perfectamente. Pero no creo que lo haya dicho con la inten-
cin de Ac va un soldado..., que des-pus iba a llegar a la Sierra Maestra, iba a ser quien fue. El desti-
no hizo que las cosas fueran, y el por su capacidad, inteligencia, polenta fsica, fuera adaptndose a todo y
que llegara a lo que fue (Carlos Ferrer).
Bueno, arranca el tren muy despacito. Era un tren muy largo, el tren a Bolivia. Estos iban en segunda...
Entonces Celia se pone al lado de la ventanilla, a tranquear. Y yo con ella. El tren aceleraba un poquito
ms. Entonces Celia caminaba en una especie de trote canchero, digamos, no? Al lado del tren, disimu-
lando que se despeda... Mir, ahora que lo cuento es una cosa realmente terrible, no?
- Desgarradora era, no?
- Claro, claro. Tal cual. Algo desgarrador el cario que en ese momento transmita Celia por su hijo. Y as
llegamos hasta la punta del andn. Que es muy largo, eh? En aquel tiempo se llamaba eso Ferrocarril del
Estado, que despus fue...
- Ferrocarril General Belgrano.
- El General Belgrano. Bien, bien. Eran como 100 metros de andn, eh? Pero llegamos hasta la punta
misma del andn. Y ah Celia sacaba un pauelo y segua con el pauelo hasta que el tren se fue.
- Ahora que uno lo recuerda, era una jugada triste, no? Una cosa media...
- Pero terrible, terrible! Porque volvimos con Celia... Tenamos mucho que caminar hasta reunirnos con
todo el resto de la gente que haba ido a despedir a Ernestito y a Calica. Y no bien pegamos la vuelta,
Celia se puso a llorar... Dije la vez pasada: Larg el trapo. As, lloraba desesperadamente. Pero era una
mujer de mucho dominio, no? A los diez metros siguientes se recompuso y dijo: Bueno... (Juan
Carlos Figueroa).

El tren atraves las provincias de Buenos Aires, Santa Fe...


Pasamos Crdoba, seguimos en tren en segunda hasta La Quiaca. Y ah nos mandamos la patriada de
pasarnos a primera. Pero en La Quiaca nos quedamos dos das. Porque estaba nuestro amigo, Vidosa. Un
gran amigo de Ernesto, y un gran amigo mo, que en ese momento estaba trabajando, no s si en gendar-
mera o en prefectura, en la frontera. Y cuando nosotros pasamos estuvimos con l, en La Quiaca. Si
seor. Me acuerdo de eso perfectamente (Carlos Ferrer).
Un sbado, me acuerdo un sbado. Ellos no tenan tren hasta el lunes. Bueno, la cuestin es que un da el
ha andado por ah, con el Calica, y le han dicho que haba un gendarme que era de Alta Gracia. Ha pre-
guntado y le han dicho que era Vidosa. Entonces me fue a buscar. Le dijeron donde estaba y se fue a casa.
Cuando lo v, lo conoc. Porque el era grande pero era igual que cuando era chico, as, la misma fisono-
ma, todo. Yo apenas lo vi, me di cuenta que era l. S, una alegra brbara. Despus de tantos aos que
haban pasado, no? Porque haban pasado muchos aos, ya. Haba tenido veinte y tres aos, yo.. Y el
otro da, el domingo, era una fiesta patria. Porque nosotros hicimos un desfile y el estuvo all y me dijo:
Que estuvieron muy bien..., y qu s yo. Y despus del desfile me invitaron a comer con ellos en el
hotel... Y despus nos fuimos a la cancha, que es cuando me sac la foto. Y al otro da, el lunes, como a
las diez de la maana, se fue, y yo fui hasta la estacin a despedirlo. Me fui a despedirlo.Y se fueron con
Calica. Y de all, de La Paz, me mand la foto. Y nunca ms supe nada de l. Hasta que apareci por
Mxico, con Fidel Castro. Y despus usted vio todo lo que pas, no es cierto? (Dante Vidosa).
De manera que ah pasamos a primera. Y en el tren conocemos a un muchacho Nougus, que iba a visi-
tar a su padre, que estaba asilado en La Paz. Que era Isaas Nougus. Que haba sido gobernador de
Tucumn, y el creador, salvando la gran diferencia con el actual partido, Bandera Blanca. Un da, cami-
nando por La Paz (ha-bamos ido a tomar un caf) nos encontramos con este chico. Que estaba con su
padre. Entonces nos llam a la mesa. Y result de que Isaas Nougus haba sido muy amigo de pap y de
Ernesto Guevara Lynch. As que fue nuestro padrino mientras nosotros vivimos en La Paz. Que estuvi-
mos una temporada larga, como un mes. Nos divertamos y la pasbamos tan bien en La Paz... Alternando
con conocimientos del viaje a la mina, entrevistas con uflo Chvez, que en ese momento era el ministro
de asuntos indigenistas del gobierno del Mnr. Que nos ofreci quedarnos a trabajar, sobretodo a Ernesto,
en una mina (Carlos Ferrer).

134
Carta de Ernesto a su padre desde la Paz, 24 de julio de 1953:
Este pas es muy interesante y vive un momento muy particular. El 2 de agosto se produce una reforma
agraria y se anuncian batidas y bochinches en todo el pas.
Nosotros estbamos en la mina cuando los mineros volvan de La Paz.Porque haba habido un conato
contrarrevolucionario al Mnr. Que quiere decir: Movimiento Nacional Revolucionario. Presidente: Paz
Estenssoro. Vicepresidente: Siles Suazo, que despus fueron presidentes democrticos de Bolivia. Ese fue
un movimiento revolucionario importante. Hubo disolucin del ejrcito, entre las medidas ms importan-
tes que se tomaron. De manera que hubo muchos conatos contrarrevolucionarios y el gobierno era defen-
dido bsicamente por los mineros (Carlos Ferrer).

En una carta enviada a su amiga Tita Infante, Ernesto concluy:


El gobierno est apoyado por el pueblo armado, de modo que no hay posibilidades de que los liquide
un movimiento armado desde afuera, y solo puede sucumbir por sus luchas internas. El Mnr es un conglo-
merado en el que se notan tres tendencias ms o menos netas. La tendencia de izquierda, representada por
Lechn, es la cabeza visible de un movimiento de reivindicacin serio, pero Lechin, personalmente, es un
advenedizo, mujeriego y parrandero.

Motivado por estas conclusiones polticas, y tambin, seguramente, por su deseo de


seguir viajando,
Ernesto me coment: Mir, si nos quedamos ac, no nos vamos ms; as que... Vamos a prolongar
demasiado el viaje. Vamnos. Y nos fuimos. Pasamos por Puno, Cuzco, Lima. En Lima estuvimos
varios das, nos volvimos a reencontrar con Nougus. Y despus cruzamos la frontera peruano ecuatoria-
na, que ya estaban en guerra, en aquella poca. La guerra se actualiz ahora. Pero vivan en guerra. De
manera que todo el paso ese fue bastante peligroso. Y nos embarcamos rumbo a Guayaquil, en un barqui-
to. All nos esperaba Ricardo Rojo. Y cuando llegamos, nos encontramos, adems de Ricardo Rojo, a tres
muchachos ms: Gualo Garca, Andro Herrero y Valdovinos. Eran tres estudiantes de La Plata que esta-
ban viviendo momentneamente en Guayaquil. Destino: Guatemala, para ir a conocer el experimento
socialista de rbenz. Pero se haban varado porque no tenan un peso. Y la historia fue que ah vivimos
todos en una pensin, cerca del puerto de Guayaquil. Y en el primer viaje se fue Rojo y Valdovinos
(Carlos Ferrer).

Carta de Ernesto a su madre, desde Guayaquil, 21 de octubre de 1953:


Caminbamos un poco aorantes de la amada patria, Calica, Garca, una de las adqusiciones, yo.
Hablbamos de lo bien que estaran los dos componentes del grupo que haban conseguido partir para
Panam. El hecho es que Garca, como al pasar, larg la invitacin de irme con ellos a Guatemala y yo
estaba en una especial disposicin squica para aceptar.Calica prometi dar su respuesta al da siguiente y
la misma fue afirmativa, de modo que haba cuatro nuevos candidatos al oprobio yanqui. El cuarto,
Andro Herrero, estaba en la pensin.

Pero el barco tard ms de veinte das y no tenamos noticias. Entonces unos amigos ecuatorianos me
habian propuesto ir a Quito. Y yo viaj a Quito en camin. Y cuando llegu a Quito, fui al consulado y
me encontr con un telegrama de Ernesto, que deca: Esperame que llego dentro de dos o tres das. Y
al da siguiente vuelvo al consulado, porque iba a visitarlo al cnsul, con quien haba trabado una amistad,
y me encontr con otro telegrama que deca: Lleg barco. Me embarco maana con Gualo Garca. As
que este es el final de mi viaje con Ernesto. Claro, como no era una despedida, porque no sabamos que
nos despedamos, me acompa hasta la casa de estos muchachos a subirme al camin, en el que yo me
embarqu y me vine. No recuerdo exactamente las circunstancias, pero si yo hubiese sabido que no lo iba
a ver ms, hubiera sido distinto. Pero yo pensaba verme (Carlos Ferrer).

El 25 de octubre de 1953 Ernesto sali desde Guayaquil en una embarcacin, con


Eduardo Garca. El 29 lleg a Panam. El 10 de diciembre le escribi a su ta Beatriz, desde
San Jos de Costa Rica. Le deca:
En Guatemala me perfeccionar y lograr lo que me falta para ser un revolucionario autntico.

135
Final

El gobierno de Jacobo rbenz haba proclamado en 1952 la reforma agraria, en un pas


en el que ocho de cada diez habitantes caminaban descalzos, y solo tres de cada diez saban
leer.
En 1953 el gobierno expropi 161.000 hectreas a la United Fruit, el clebre monopolio
frutero norteamericano. Fue as que la Fruit decidi poner en funcionamiento su aparato de
presiones y amenazas. Recin llegado al pas, Ernesto elogiaba en sus cartas el clima de
democracia que se vva y la libertad de prensa. Pero criticaba ya el aprovechamiento
canallezco, tal sus palabras, que hacan de esta libertad los diarios financiados por intere-
ses norteamericanos.
En sucesivas cartas fue informando a sus parientes y amigos de la confabulacin de los
presidentes centroamericanos con el gobierno de Estados Unidos para derrocar a rbenz (lo
que provoc su alineacin con el Partido comunista, que cooperaba con la coalicin gober-
nante); tambin decidi no afiliarse al colegio mdico por considerarlo cerrado y oligrqui-
co (por lo que en determinado momento, se dedic a vender estampitas para poder sobrevi-
vir...). Es decir, que estaba con toda la leche.
Pero en julio de 1954 le escribi a su madre:
Todo ha pasado como un sueo lindo que uno no se empea luego en seguir despierto... Despus de ini-
ciar la agresin desde Honduras y sin previa declaracin de guerra ni nada por el estilo (todava protestan-
do por supuestas violaciones de fronteras), los aviones vinieron a bombardear la ciudad. Estbamos com-
pletamente indefensos, ya que no haba aviones ni artillera antiarea ni refugios. Una misin militar nor-
teamericana entrevist al presidente y le amenaz con bombardear en forma a Guatemala y reducirla a
ruinas, y con la declaracin de guerra de Honduras y Nicaragua, que Estados Unidos hara suya por existir
pactos de ayuda militar. Los militares se cagaron hasta las patas y pusieron un ultimtum a rbenz.

Ernesto se haba anotado en el servicio de socorro mdico de urgencia, y en las brigadas


juveniles para recibir instruccin militar. En aquellos das traslad armas, intent agrupar
algunos jvenes para combatir, y ayud a salvaguardar a dirigentes polticos y a otras per-
sonalidades y simpatizantes del gobierno. Ms tarde escribira:
En Guatemala era necesario pelear y casi nadie pele. Era necesario resistir y casi nadie quiso hacerlo.

Asilado en la embajada argentina, el 21 de septiembre de 1954 lleg a Mxico, distrito


federal. Desde all le escribi a su madre:
Ahora me convenc que los trminos medios no pueden significar otra cosa que la antesala de la trai-
cin.

Das despus se reencontr con ico Lpez, un exiliado cubano a quien haba conocido
en Guatemala. Lpez haba sido integrante del grupo que, bajo las rdenes de Fidel Castro,
asalt el cuartel Moncada, en Santiago de Cuba, el 26 de julio de 1953. Junto con otros exi-
liados, aguardaba la liberacin de Castro para iniciar los preparativos para una expedicin
militar.
Me lig desde el principio -escribi el Che- un lazo de romntica simpata aventurera y la consideracin
que vala la pena morir en una playa extranjera por un ideal tan puro.

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SUL DISCORSO DEL CHE AGLI ARGENTINI*
di Amalio Juan Rey

I Quaderni della Fondazione Ernesto Che Guevara hanno dedicato il numero 3 a uno
speciale Argentina. In quel dossier, ricco di analisi e di documentazione, abbiamo
affrontato i temi della formazione culturale di Guevara, i rapporti tra guevarismo e peroni-
smo, le esperienze e le contraddizioni della guerriglia in Argentina negli anni 60, fino a
una panoramica delle posizioni e delle attivit dei gruppi e delle organizzazioni politiche
che fanno riferimento attualmente a Guevara in quellimportante paese latinoamericano.
In questo numero, con la pubblicazione di alcune parti del libro di Amalio Juan Rey ,
vogliamo continuare la nostra ricerca sui rapporti Argentina-Guevara.
Lautore, nato a Crdoba, avvocato e difensore dei diritti umani in Argentina, oltre
che vicedirettore della Cattedra Ernesto Che Guevara presso lUniversit di Crdoba. Ha
vissuto anche a Cuba nei primi anni 60 e ha conosciuto dal di dentro i rapporti tra
Guevara e i tentativi insurrezionali in Argentina e America latina di met anni 60.
Per contestualizzare il contenuto dei brani che qui presentiamo, occorre ricordare che
Rey incontr Guevara insieme ad altri argentini dellIstituto damicizia tra Argentina e
Cuba per preparare uniniziativa pubblica che si tenne allAvana il 25 maggio 1962, pres-
so la localit di Ro Cristal (il 25 maggio la festa nazionale argentina). In quelloccasio-
ne il Che prese la parola (e quel discorso lo abbiamo pubblicato per la prima volta in ita-
liano, nel Quaderno n. 3, nella traduzione di Titti Pierini), analizzando in particolare la
situazione politica del suo paese dorigine. Il contenuto del discorso scaten in seguito la
polemica tra le varie componenti della sinistra argentina (come pure tra i presenti a quella
manifestazione allAvana). Ecco perch lepisodio utile per capire quale fosse la posizio-
ne di Guevara rispetto alle possibilit di radicamento della guerriglia in Argentina (nel
volume di Rey, in appendice, si pubblica il testo di quel discorso del Che con raffronti
comparativi tra versioni differenti apparse in diverse pubblicazioni in periodi successivi).
Amalio Rey ricostruisce anche il dibattito dellepoca e affianca alla sua riflessione
sulla scorta della rilettura di alcuni documenti e di alcune interviste ai protagonisti di allo-
ra spunti danalisi sul tentativo insurrezionale guidato da Guevara in Bolivia.
Nel capitolo che abbiamo tradotto si cita ripetutamente John William Cooke (di cui
abbiamo pubblicato nel numero 3 dei Quaderni il testo Appunti sul Che). Di Cooke (morto
nel 1969) va ricordato che fu stretto collaboratore di Pern e massimo ideologo della
Resistenza peronista negli anni 60 (la variante di sinistra del peronismo che cerc rap-
porti e affinit con il guevarismo).
Anche Cooke prese la parola nel corso della manifestazione pubblica del 25 maggio
1962. Secondo lopinione di Amalio Rey, il suo contenuto sorprese molti dei presenti, tra i
quali includo me stesso, perch ci aspettavamo un discorso sullattualit duro e combatti-
vo, mentre fu fondamentalmente uninterpretazione storica del presente. Quando Amalio
ne discusse con Cooke, questultimo gli disse di non aver dimenticato che chi doveva chiu-
dere liniziativa doveva essere il Che e che la convivenza delle differenze politiche presenti
nellIstituto damicizia tra Argentina e Cuba, come tra i presenti alla manifestazione, esi-
geva che se ne tenesse conto.
(a. g.)

* Dal libro di Amalio Juan Rey, Sobre el mensaje di Che Guevara a los argentinos el 25 de mayo de 1962,
Narvaja Editor, Crdoba 1999. Traduzione e presentazione di Aldo Garzia.

137
Lincontro con Guevara

Dopo aver parlato con il suo segretario privato Jos Manresa, Che Guevara ci ricevette
nel suo ufficio al nono piano nel Ministero dellindustria (lingegnere Alejandro Clara, A.
Golfer e me). Il Che ci salut con grande cordialit.
Allingresso del suo ufficio si scorgevano, di fronte, un silln (la tipica sedia cubana)
doppio (una sorta di divano), due silln a un posto e un piccolo tavolo dove riceveva, gene-
ralmente, coloro che andavano a visitarlo. Alla destra dellentrata cera il suo scrittoio con
molti libri e un altro silln. Guevara era a conoscenza di tutto, dal momento che il suo
informatore era Santiago Riega, uno dei suoi pi stretti collaboratori, sposo della nostra
compagna Carolina Aguilar. Nonostante questo, sembrava voler ignorare ci che stava
accadendo.
Ci domand quale fosse lobiettivo dellIstituto damicizia tra Argentina e Cuba,
mostr soddisfazione per il fatto che gli argentini residenti a Cuba stessero promuovendo
unazione comune in solidariet con la rivoluzione cubana. Manresa, il suo segretario, ci
aveva comunicato che lincontro non doveva durare pi di mezzora perch Guevara ne
aveva un altro fissato in precedenza con due tecnici di alto livello dellUnione Sovietica.
Malgrado ci, il nostro colloquio dur pi di quattro ore e il tema dominante quasi non si
parl di Cuba fu la situazione latinomericana, con speciale riferimento allArgentina,
assieme a tutto quello che poteva essere il modo pi giusto di combattere la dominazione
capitalista e imperialista.
Con nostra sorpresa, poco dopo che il colloquio era iniziato, Guevara tir fuori il mate
(il t argentino), il piccolo recipiente e lerba, e durante quasi tutto il tempo che passammo
insieme sorseggi il mate. Stranamente, non fum il classico avana comera sua abitudine.
Poco dopo, si alz e da un cassetto del suo scrittorio tir fuori una grande mappa
dellArgentina e, con un ampio sorriso, come se stesse facendo una birichinata, la dispieg
sulla scrivania. Noi circondammo il tavolo. La comunicazione tra noi era molto calda, ma
quando parlava della rivoluzione in Argentina i suoi occhi diventavano duri, profondi e il
suo sorriso scompariva.
Tra bevute di mate e aneddoti, si cre un clima franco, fuori dal protocollo, il che ci fece
dimenticare che il nostro interlocutore era nientedimeno che il leggendario comandante
della Sierra Maestra e della battaglia di Santa Clara. In un momento del dialogo, parlando
dellArgentina, lo interruppi e gli chiesi se a suo avviso la guerriglia fosse sempre percorri-
bile, oppure richiedesse condizioni geografiche, politiche e sociali per svilupparsi e avere
successo. E come esempio, aggiunsi, semplificando, che era impossibile che una guerriglia
potesse organizzarsi e svilupparsi nel mezzo della pampa umida della provincia di Crdoba.
Lui, guardandomi con uno sguardo serio e indicando con la punta dellindice sulla mappa
una zona del sud della provincia di Crdoba, sollev le sopracciglia e in forma tagliante mi
rispose senza celare la sua contrariet: Anche qui possibile la guerriglia. Quando volli
continuare la conversazione, tagli corto e aggiunse: Questa la mia opinione, voi potete
continuare a mantenere la vostra.
Inizialmente, ho avuto alcuni dubbi sullopportunit di includere testualmente questa
parte del colloquio nel mio libro sia perch consideravo che la guerriglia nella provincia di
Crdoba, cos come la poneva il Che, senza contestualizzarla nella sua riflessione, potesse
presentarsi come unesagerazione sia perch la durezza non abituale che aveva utilizzato
nella risposta alle mie obiezioni, quando il clima era cordiale, ci sorprese tutti. Ma i dubbi
hanno lasciato il posto a quello che doveva essere: cos si era svolto il dialogo e cos biso-
gnava trascriverlo. Ma ho capito che dovevo fare alcune aggiunte necessarie.

138
1) Ci che ha relazione con Crdoba, che per alcuni pu essere un puro aneddoto, ha
invece molto valore per lo studio del pensiero politico-militare del Che, anche se questo ci
porterebbe lontano.
Nei giorni in cui riflettevo su questo punto, lessi lintervista che Claudia Korol ha fatto a
Osvaldo Bayer, in cui questi narra lincontro che ha avuto con il Che, insieme ad altri
argentini, nel 1960. Al margine delle differenti impressioni che entrambi abbiamo avuto del
Che, in quelloccasione Bayer racconta ci che Guevara gli dice in riferimento a quale sia
la strada che deve seguire la rivoluzione e fa riferimento a Crdoba come epicentro della
lotta. Inoltre, secondo Bayer nella versione di Claudia Korol le montagne di Crdoba
erano il luogo indicato da Guevara per lorganizzazione dei gruppi iniziali della guerriglia.
Al margine dellironia non necessaria che utilizza lintervistato per riprodurre quello che gli
disse il Che, ci che si riferisce su questo argomento , in termini generali, molto approssi-
mativo rispetto a ci che disse a noi.
Ma dallincontro con Bayer (1960) al 1962, quando avemmo la nostra conversazione, il
Che aveva maturato alcuni cambiamenti dopinione sul tema. Non ci parl esplicitamente di
sviluppare un progetto operativo a Crdoba, perch la sua attenzione si era gi spostata su
Salta. Quando questultimo progetto non ebbe successo, il Che inizia a sollecitare la scelta
della Bolivia, anche se entrambi i progetti non sono stati mai separati.
Nel 1962 inizia larrivo a Cuba di argentini appartenenti a diverse organizzazioni rivolu-
zionarie per ricevere istruzioni politico-militari. Il Che e John William Cooke raccontavano
che questi incontri potevano gettare le basi o, arrivato il momento, arricchire le risorse
umane del progetto politico-militare. Le differenze politiche tra i componenti di questo
gruppo di argentini erano notevoli: cerano militanti trotskisti di Palabra Obrera del basco
Angel Bengochea, socialisti del gruppo di Elas Seman fino a peronisti verticali. Il pro-
getto non ebbe successo e, con poche eccezioni, ognuno torn alla sue origini.
In quegli anni accadono due fatti di grande importanza, perch portano a conclusioni di
indubbio significato. Il primo: Abelardo Colom Ibarra (Furry), attualmente lunico
generale in capo dellEsercito delle Forze armate rivoluzionarie di Cuba (il massimo grado)
e ministro degli Interni, fu uno dei cubani, avendo allora 22 anni di et, che penetra nella
frontiera boliviana-argentina insieme ad altri cubani (Hermes Pea, Jos Mara Martnez
Tamayo, Alberto Castellanos) e agli argentini Ciro Bustos e Jorge Ricardo Masetti per pre-
parare le operazioni di Salta (Jorge Masetti entra in Argentina nel 1963). Colom afferma
che nel 1962 parte per compiere una missione internazionalista in Bolivia e Argentina. Il
suo ruolo era di cercare unubicazione per creare una base di appoggio e trovare un ruolo
di facciata per ricevere il personale, le armi e passarli in Argentina. Tutto ci aveva la
finalit di preparare le condizioni per una sollevazione guerrigliera in Argentina che sareb-
be stata guidata dal giornalista Jorge Ricardo Masetti che aveva costruito una buona affinit
con il suo compatriota Ernesto Che Guevara. Colom aggiunge che torn a Cuba nel 1964
(da Luis Bez, Segretos de generales, 1996, Ediciones Si-Mar, Cuba).
Il secondo fatto: gi nel marzo del 1963 il Che prende i primi contatti organici con
Tamara Bunke e di l in avanti (coincide con il fatto che non torn a incontrarla presso il
Ministero delleducazione) questultima si dedica (senza che il Che le fornisse altri detta-
gli) alla sua formazione militare e di intelligence per un nuovo progetto rivoluzionario.
Nel marzo del 1964, un anno dopo e terminata la sua preparazione, Tamara sincontra
nuovamente con il Che e questi la informa sul viaggio, sul trasferimento in Bolivia e
sugli obiettivi da realizzare. Nellottobre dello stesso anno, Tamara parte per lEuropa e il
18 novembre, attraverso il Per, entra in territorio boliviano con il nome di Laura
Gutirrez Bauer.
Questi due fatti, quello di Colom a Selva de Orn e quello di Tania in Bolivia, provano
che il Che preparava linizio della guerriglia sulla frontiera argentina-boliviana fin dallan-
no 1962, dando continuit nel tempo al progetto Salta-Bolivia. Vale a dire che fino al 1964,

139
anche dopo la scomparsa della guerriglia da Salta, uomini di fiducia del Che effettuavano
visite ad alcuni argentini residenti a Cuba suggerendo con molta accortezza limpegno per-
sonale a incorporarsi a un progetto di liberazione da svilupparsi in America Latina.
Con questi dati di fatto si smontano le argomentazioni di chi sostiene che il Che scom-
pare, se ne va prima in Africa e poi in Bolivia, come conseguenza delle insostenibili con-
traddizioni con la politica di Fidel Castro. Fu invece mantenuto limpegno che entrambi
avevano siglato in Messico affinch Guevara non fosse obbligato a rimanere a Cuba, qualo-
ra trionfasse la rivoluzione, dal momento che il Che desiderava continuare a lottare per la
liberazione di altri popoli.
Il motivo dellabbandono transitorio del progetto maturato durante vari anni di operare
in Bolivia e nei limiti del possibile in Argentina sta nelle condizioni sfavorevoli dei movi-
menti guerriglieri in Sud America, specialmente in Venezuela e Per. Questo port
Guevara a preparare la spedizione in Congo, che era stata suggerita dalla visita in vari paesi
africani nel 1965. La decisione fu molto discussa e anche non condivisa da persone di inti-
ma fiducia del Che. Il comandante Oscar Fernndez Mell, che lo accompagn in Africa,
disse che si erano sbagliati nella scelta del continente, del paese, della zona, degli uomini.
Dal momento che n Gaston Soumaliot (Mulele) n Kabila (entrambi dirigenti della rivolu-
zione in Congo) erano uomini che potevano rispondere alle esigenze che imponeva la lotta.
2) I ripetuti riferimenti che il Che fa a Crdoba rispondono ai seguenti fatti: a) come
cordobese di adozione, conosceva molto bene laumento quantitativo e lalta concentrazio-
ne operaia prodottasi a Crdoba per il grande sviluppo dellindustria automotrice negli ulti-
mi anni, proporzionalmente il pi alto in Argentina; b) la Riforma universitaria del 1918
aveva lasciato un segno profondo nella combattivit del mondo universitario, che negli ulti-
mi anni si era anche mobilitato con forza e massicciamente in difesa delleducazione laica;
c) erano gi alcuni mesi che insieme a Jorge Ricardo Masetti preparava la guerriglia a Salta
- che abort successivamente nel 1963 - nella quale un folto gruppo di cordobesi gi parteci-
pava alla sua preparazione (in particolare un settore numeroso della Federazione giovanile
comunista che aveva lasciato il Partito comunista argentino); d) le condizioni geografiche
delle montagne di Crdoba, dove allora esistevano ancora zone inesplorate, si ritenevano
adatte per loperativit di nuclei guerriglieri. Dobbiamo poi considerare che non esistevano
antecedenti di guerriglie in Argentina e che tutti i preparativi sul campo si potevano com-
piere facendosi passare per turisti, fatto normale sulle montagne di Crdoba. Cos fece, anni
dopo, un gruppo che si stava preparando a unirsi alla lotta in Bolivia
I ripetuti riferimenti del Che a Crdoba, valutati in una prospettiva storica, non erano
dunque esagerati: pochi anni dopo, il paesino di Calera fu conquistato da un gruppo di guer-
riglieri montoneros (gi nella decade dei 70 la guerriglia urbana di Crdoba era una delle
pi attive in Argentina).
3) In due opere fondamentali, La guerra de guerrillas e Guerra de guerrillas: un mto-
do, pubblicate la prima nel 1960 dal Ministero delle Forze armate e la seconda nel 1963
dalla rivista Cuba Socialista, il Che afferma che
dove un governo sia andato al potere mediante una forma qualsiasi di consultazione popolare, fraudolen-
ta o non, e si conservi quanto meno una parvenza di legalit costituzionale, lo scoppio della guerriglia non
pu verificarsi se prima non sono state esaurite le possibilit della lotta legale1.

Ma dopo aggiunge ci che molti omettono:


Ci significa che non dobbiamo accettare che il termine democrazia, utilizzato in forma apologetica per
rappresentare la dittatura delle classi sfruttatrici, perda la sua profondit concettuale e venga coincidere con

1 La guerra di guerriglia, in Scritti, discorsi e diari di guerriglia, a cura di Laura Gonsalez, Einaudi, Torino
1969, p. 285 [n.d.r.]..

140
alcune libert pi o meno positive concesse al cittadino. Lottare solo per conseguire il ripristino di una
certa legalit borghese, senza porsi, al contrario, il problema del potere rivoluzionario, significa lottare per
tornare a un ordine dittatoriale prestabilito dalle classi sociali dominanti; significa, comunque, lottare solo
per alleggerire le catene che tengono la palla al piede del forzato (Guerra de guerrillas: un mtodo)2.

Aggiunge per che


importante sottolineare che la guerra di guerriglia una lotta di massa, una lotta di popolo: la guerri-
glia, come nucleo armato, lavanguardia combattente del popolo, la sua grande forza che ha le sue radici
nella massa della popolazione3.
Nel corso della polemica si sono criticati coloro che normalmente sono favorevoli alla guerra di guerri-
glia, accusandoli di dimenticare le lotte di massa, quasi fossero metodi contrapposti. Noi respingiamo li-
dea che sta alla base di questa posizione, perch la guerra di guerriglia una guerra di popolo, una lotta
di massa. Pretendere di combattere questo tipo di guerra senza lappoggio della popolazione il preludio
di un disastro inevitabile4.
Le condizioni soggettive di ciascun paese, vale a dire i fattori come la coscienza, lorganizzazione, la
direzione, possono accelerare o frenare la rivoluzione a seconda del suo grado di sviluppo: ma prima o
poi, in ogni epoca storica, quando maturano le condizioni oggettive, la coscienza si acquisisce, lorganiz-
zazione si crea, la direzione si forma e la rivoluzione si realizza...
Due fattori che sono complementari e che a loro volta si vanno approfondendo nel corso della lotta: la
coscienza della necessit del mutamento e la certezza della possibilit di questa trasformazione rivoluzio-
naria.

4) Il 21 agosto del 1963 ebbe un incontro con il Che un folto gruppo di visitatori lati-
noamericani che erano a Cuba in occasione della commemorazione del decimo anniversario
del 26 luglio 1953. Uno di loro domanda se si pu fare la rivoluzione senza la preesistenza
di un Partito comunista. Guevara risponde:
Questo stato chiarito fin dallepoca di Lenin. Per fare una rivoluzione marxista-leninista c bisogno di
un partito marxista-leninista e di uninfluenza marxista-leninista tra le masse. Per questo, cos difficile
una rivoluzione socialista nellAfrica nera. In tutti i paesi dellAmerica latina hanno la loro influenza i
partiti comunisti. A Cuba, il Partito comunista non ha diretto la rivoluzione, ma la sua influenza si eser-
citata in essa e la sua partecipazione stata importante nella tappa attuale, socialista. E chiaro che
necessaria la prima tappa delle idee marxiste. A Cuba, il partito comunista non comprese correttamente il
metodo di lotta, si sbagli nel valutare le possibilit di vittoria del Movimento 26 di Luglio. Qui, questo
gravissimo errore non si pagato caro perch cerano Fidel Castro e un gruppo di veri rivoluzionari. In
altre situazioni, un errore come questo pu essere molto costoso, pu mettere fuori gioco la rivoluzione.
Riassumendo, c bisogno di un partito marxista perch il socialismo non si crea per geminazione sponta-
nea, anche se non posso specificare quale devessere il suo grado esatto di partecipazione in ogni paese.

5) Rispetto al luogo, cio Crdoba, Bolivia o altro territorio, per il Che il carattere della
lotta doveva comunque essere continentale. Lo segnala nel suo messaggio alla
Tricontinental, dove parla di due, tre, molti Vietnam. Ma non cede allingenuit di pensa-
re che la lotta dovesse installarsi simultaneamente in tutto il continente.
Guevara precisava a tale proposito: In questo panorama americano difficile che la
vittoria si raggiunga e si consolidi in un paese isolato. Poi aggiungeva: Iniziare la lotta
quando le condizioni si sono verificate, indipendentemente dalla situazione di altri paesi.
Questo lobiettivo delle forze rivoluzionarie in ogni paese. Lo sviluppo della lotta andr
condizionando la strategia generale: la previsione del carattere continentale della lotta
frutto dellanalisi di ogni soggetto rivoluzionario. Lavvio della guerra rivoluzionaria con-
tribuisce a sviluppare nuove condizioni nei paesi vicini.
Non essendo totalmente daccordo con alcuni analisti, sostengo che il Che and in
Bolivia non solo per sostenere con i fatti il contenuto del suo messaggio alla Tricontinental
sui molti Vietnam e per formare nella pratica quadri politici-militari che partendo dalla
2 Guerra di guerriglia un metodo, in Scritti scelti a cura di R. Massari, II, Erre emme, Roma 1993, p. 602 [n.d.r.].
3 Guerra di guerriglia, cit., p. 286 [n.d.r.].
4 Guerra di guerriglia un metodo, cit., p. 598. Le citazioni che seguono sono tratte rispettivamente dalle pp.
600 e 604 [n.d.r.].

141
principale colonna guerrigliera aprissero nuovi fronti di lotta in altri paesi, ma lo fece
innanzitutto ponendosi lobiettivo della presa del potere politico in Bolivia.
Inti Peredo aveva sostenuto in precedenza: Bisogna avere presente che la Bolivia non
si pu liberare da sola, o perlomeno molto difficile che ci accada... Daltro canto, se
nello sviluppo della lotta ci si dovesse presentare la possibilit di prendere il potere non
avremmo dubbi nellassumerci questa responsabilit.
Harry Villegas, generale di brigata delle Forze armate rivoluzionarie di Cuba, pi cono-
sciuto come Pombo, uno dei tre sopravvissuti della guerriglia in Bolivia, lunico che
accompagn il Che in tutte le sue campagne - Sierra Maestra e successive battaglie a Cuba,
Africa e Bolivia - sostiene nel corso di unintervista:
Il Che tenne presente alcune condizioni: le caratteristiche del terreno, la condizione mediterranea, cio
senza coste, della Bolivia. Tutto questo aiutava la concezione continentale della lotta propria del Che:
Argentina, Per, Paraguay, Cile, paesi rispetto ai quali la Bolivia sta al centro e ha frontiere. Questa con-
dizione faceva s che la Bolivia non potesse fare la rivoluzione, se non cerano rivoluzioni almeno in uno
dei paesi limitrofi.

Pombo aggiunge:
Lidea, riassumendo, era quella di creare un movimento che liberasse un punto centrale e da qui irradias-
se colonne guerrigliere che portassero la lotta nei paesi vicini. Il Che analizz questa possibilit; tratt di
costruire lunit e di rafforzare un movimento nel quale tutti operassero per liberare un territorio, la
Bolivia, e in seguito con lo sforzo congiunto dei boliviani e dei rivoluzionari consapevoli del resto dei
paesi limitrofi, affondare la battaglia per la liberazione del Corno sud (rivista Bohemia, n. 10/1997).

Alla domanda sulla contrariet delle condizioni incontrate in Bolivia, Pombo chiarisce:
La parte sud del paese quella dove si sono effettuati i combattimenti, ma non era la zona prescelta
bens una zona di passaggio. Liniziativa rivoluzionaria doveva poter contare sullinsurrezione popolare
in appoggio alla guerriglia e, se non avesse avuto successo, era previsto che gli insorti si radunassero in
montagna in un luogo prescelto.

Interrogato dal giornalista sul fatto se mancasse lunit tra le forze rivoluzionarie, lo
stesso Pombo replica:
Semplicemente, c stato il tradimento di Monje (il segretario filosovietico del Partito comunista bolivia-
no). Proib a chi si avvicinava alla guerriglia di incorporarsi in essa; smantell lapparato urbano. Lo fece
consapevolmente o inconsapevolmente? Non lo posso dire con certezza. Ma verificato che fu un grande
ipocrita. Monge disse una cosa ai boliviani, unaltra a noi e unaltra ancora al Che forse si tratt di sue
debolezze umane e di debolezze del Partito comunista boliviano che ci aveva aiutato in una prima fase.
Era un uomo con molta influenza. E la sua decisione ha paralizzato il partito, che per ci appoggi quan-
do diventammo dei sopravvissuti.

Inti Peredo ha scritto un dettagliato rapporto sul ruolo svolto da Monje e dal Partito
comunista boliviano nella guerriglia del Che. Non solo Monje chiese al gruppo dirigente
del partito che si era gi aggregato alla guerriglia di disertare,
ma il tradimento non ebbe limiti. Monje e il Pcb si mobilitarono in tutto il paese, mettendo in guardia la
base contro il gruppo frazionista, impedendo con linganno che alcuni valorosi militanti prendessero
parte al lavoro in citt, intercettando coloro che rientravano nel paese dalladdestramento militare e con-
vincendoli a non entrare nella guerriglia La vergognosa direzione del Partito comunista ci procur
enormi problemi. Rimanemmo praticamente senza organizzazione in citt... Alcuni membri del Comitato
centrale decisero di appoggiare attivamente la nostra lotta; al che Monje, impugnando le sue migliori
risorse di politico corrotto, tocc le fibre settarie dei dirigenti del Pcb e ci accus di essere filocinesi,
frazionisti e nemici del partito; alleatisi con la cricca di Zamora (il Partito comunista filocinese).
Zamora, da parte sua, condann i guerriglieri definendoli frazionisti, revisionisti, nemici del Partito,
alleati della cricca di Monje (Inti Peredo, Mi campaa con il Che, 1972)5.

5 La mia campagna con il Che, in Inti, Rolando, Braulio, Morogoro, Pacho, In Bolivia con il Che. Gli altri
diari, introd. di Antonio Moscato, a cura di R. Massari, Massari editore, Bolsena 1998, p. 133, 132 e 133 [n.d.r.].

142
6) Sei mesi dopo la morte di Guevara, essendo uno dei pochi sopravvissuti, Inti Peredo
fa una valutazione della situazione della guerriglia fino al giorno prima della cattura del
Che. Per il fatto che questa analisi sia di Peredo e per non essere daccordo con lopinione
generalizzata, vale la pena riflettere su di essa.
Giungemmo cos all8 ottobre. La sera prima si erano compiuti gli 11 mesi dal giorno in cui il Che aveva
fatto il suo ingresso in Bolivia e, fino a quel momento, il bilancio non era del tutto sfavorevole per noi.
Lesercito ci aveva semplicemente inferto un grave colpo, quello de La Higuera, che per altro verso era
stato casuale. Tutto il resto presentava un saldo positivo, giacch, a parte il ridimensionamento delle
nostre forze, avevamo catturato circa un centinaio di soldati, inclusi ufficiali di grado elevato, avevamo
sbaragliato unaltra grande quantit di nemici e ci eravamo impossessati di svariate armi e di molte muni-
zioni Chiunque legga il Diario del Che, anche se si tratta semplicemente di appunti di tipo personale in
cui si registrano soprattutto gli aspetti negativi allo scopo di analizzarli per poi correggerli, si potr rende-
re conto che in nessun momento egli aveva manifestato disperazione o sfiducia, a prescindere dai tanti
momenti angosciosi che abbiamo attraversato. Per questo, riassumendo gli 11 mesi di operazioni, il Che
sintetizza il proprio pensiero affermando che sono trascorsi senza complicazioni, bucolicamente (Inti
Peredo, Mi campaa con il Che)6.

Tornando allincontro avuto con il Che, di cui ho fatto cenno allinizio, ricordo che
abbiamo parlato del peronismo. Dalla fondazione dellIstituto damicizia tra Argentina e
Cuba, e come membri entrambi del comitato direttivo, ho conservato una stretta relazione
con John William Cooke, che viveva in un appartamento dellHotel Riviera, separato dal
mare dal pittoresco lungomare (Malecn) avanero, insieme alla sua compagna Alicia
Eguren, quando i suoi continui viaggi gli permettevano di stare qualche giorno a Cuba. Era
arrivato nellisola nellaprile del 1960, invitato a partecipare a una riunione di solidariet
con la rivoluzione cubana.
Ci incontravamo nel suo appartamento alcune ore alla settimana per parlare e lavorare
su alcuni progetti vincolati allIstituto, ma quasi sempre questo tema veniva prima della
valutazione delle notizie relative a Cuba e Argentina. In questo modo ho saputo della sua
corrispondenza con Pern e del suo malumore quando il generale non gli rispondeva, della
stretta relazione tra Cooke e il Che, per il quale aveva una grande ammirazione. Quando
parlavamo dei livelli di coscienza presenti nelle masse peroniste e degli aspetti che storica-
mente era possibile potenziare, commentava che lesperienza politica e di vita che aveva
avuto con la Rivoluzione cubana e il suo popolo, in special modo con il Che, gli avevano
fatto capire pienamente il valore trasformatore del marxismo-leninismo, ma che tutto ci lo
aveva compreso a modo suo: senza dogmi n ricette. Che era passata tra le sue mani quasi
tutta lopera di Marx, Engels, Trotsky e che la lettura di Lenin laveva sistematizzata nel-
lultimo periodo. Ripeteva che nonostante non ci fosse una situazione insurrezionale in
Argentina, cerano per obiettivi insurrezionali da perseguire.
Allo stesso modo, con reciprocit, pensava che la sua visione della realt argentina fosse
sostanzialmente un apporto al Che per comprendere meglio il peronismo e il popolo peroni-
sta. Neg che quando conobbe il Che come sostengono alcuni biografi avesse una con-
cezione del tutto negativa del peronismo, ma riconosceva che non riusciva ancora a capirlo
pienamente.
Ho frequentato settimanalmente Cooke dal marzo fino al settembre 1962. Ho ricevuto
una sua lettera da Parigi alla fine di quellanno, nella quale mi chiedeva una documentazio-
ne che sapeva essere in mio possesso. Seppi che nel dicembre 1963 era tornato in Argentina
e tornammo a incontrarci allAvana nellagosto 1967, durante i giorni in cui si svolse la
Conferenza dellOlas (Organizzazione latinomericana di solidariet) presso lHotel Habana
Libre e nel corso della quale egli fu presidente della numerosa delegazione argentina.

6 Ibid., pp. 189-90 [n.d.r.]

143
Abbiamo avuto due lunghe conversazioni e rimasi colpito dal deterioramento delle sue
condizioni di salute. Era estremamente accalorato e aveva difficolt nel parlare. Nella fase
finale di una di queste conversazioni, mentre ci stavamo salutando, Cooke mi disse che la
sua organizzazione aveva deciso di collocare la guerriglia in una zona del nord
dellArgentina, immediatamente dopo il suo ritorno nel paese. Io stavo convivendo da pi
di un mese nellHotel Presidente con un numeroso gruppo di compagni della sua organizza-
zione e sapevo che quello che stava dicendo era vero. Poco meno di due mesi dopo, il Che
moriva in Bolivia. Con alcuni di quegli stessi compagni, nel mezzo delloscurit e del silen-
zio pi drammatici mai vissuti, passammo la notte del 18 ottobre, insieme a Fidel e al popo-
lo cubano, nella solenne manifestazione a Piazza della Rivoluzione che tribut a Guevara
un omaggio militante.
Meno di un anno dopo, il 19 settembre del 1968, purtroppo, muore Cooke. Dieci giorni
prima, il 9 settembre, Guido Peredo (Inti) assassinato in Bolivia, era il massimo dirigente
dellEsercito di liberazione nazionale fondato dal Che. Il testamento politico che Cooke
aveva lasciato alla sua compagna Alicia, che pochi anni dopo sarebbe stata sequestrata e
assassinata, una delle pagine personali pi commoventi della militanza rivoluzionaria.
Cooke aveva solo 48 anni.

Nel corso della nostra conversazione con il Che, e nel rendersi conto che Cooke avrebbe
parlato in rappresentanza degli argentini residenti a Cuba nella manifestazione che stavamo
preparando, il suo sguardo fu di approvazione. Parlammo di Cooke e il Che omise di analiz-
zare la relazione peronismo-partito rivoluzionario che fu posta dallingegnere Clara, ma
mise in evidenza le potenzialit presenti tra le masse per appoggiare lazione comune tra i
marxisti-leninisti rivoluzionari e i peronisti rivoluzionari. Quando si inizi ad approfondire
il tema, fu chiaro che il Che voleva lasciarlo cadere e lo aveva assunto esclusivamente per
sottolineare la necessit dellunit dazione.
In risposta alla nostra richiesta che alla fine della cena e della manifestazione del 25
maggio rivolgesse qualche parola agli argentini e agli invitati presenti, ci rispose con un
sorriso ironico, solito in lui, sostenendo che aveva come abitudine quella di non nascondere
il suo pensiero e che se lo avesse espresso avrebbe avuto problemi con alcuni argentini pre-
senti e che per questo non era opportuno che lui intervenisse. Di fronte alla nostra insisten-
za, Guevara ci disse che se avesse parlato, cosa che in quel momento non era certa, lo
avrebbe fatto senza alcun tipo di condizioni. Ovviamente, si stava riferendo ad alcune opi-
nioni presenti nellIstituto (tra le quali includeva la mia) e al fatto che i discorsi di Cooke e
Presti dovevano essere letti e discussi previamente dai membri del Comitato direttivo, pen-
sando in modo erroneo che ci avrebbe aiutato uniniziativa unitaria. In definitiva, e fortu-
natamente, questo non si fece.
Era stato designato ufficialmente (dal governo e dal partito cubano) a parlare la sera del
25 maggio 1962 Ramn Calcines, membro della direzione delle Ori (Organizzazioni rivolu-
zionarie integrate), in quel momento personaggio ancora coperto della microfrazione filo-
sovietica di Anbal Escalante (questultima frazione era gi stato sanzionata dalle Ori).
Anni dopo, di fronte al riproporsi del problema, Escalante sar espulso dal Partito comuni-
sta cubano insieme allo stesso Ramn Calcines.
Fortunatamente, Che Guevara fu presente alla manifestazione di Ro Cristal e pronunci
il suo messaggio agli argentini, ma non potemmo evitare i conflitti politici successivi gene-
rati dal settore verticale del Partito comunista argentino.

144
La festa del 25 maggio a Ro Cristal

Allincontro parteciparono circa 300-400 persone, tra argentini residenti o venuti


dallArgentina per la commemorazione del Primo maggio, cubani invitati, artisti argentini e
cubani che presero parte allincontro. Riassumendo la festa, Carolina Aguilar - membro
della direzione dellIstituto e attualmente nella Direzione nazionale della Federacin de
Mujeres Cubanas - cos lha raccontata:
Ci mettemmo molto entusiasmo e una commissione and dal Che, perch volevamo che tutto fosse
molto criollo. Anche il Che si entusiasm come noi e allora la festa fu pi grande. Ci disse: Dobbiamo
procurarci una vacca per arrostirla intera, voleva salsicce, tutto argentino.
Fu lo stesso Che che ci disse: Sentite, cercate unartista argentina che vive qui, che si chiama Tamara,
che suona la chitarra e tutto...
La responsabile della commissione degli artisti cerc Tamara e fu lei a fare il programma. Ebbe molte
idee originali. Voleva che servissimo i cibi, larrosto e tutto il resto vestite da chinas, con il vestito della
contadina argentina. Tamara voleva anche che ricevessimo la gente sorbendo mate, ceravamo procurate
le foglie di mate e il Che si incaric di procurare la vacca, ma non potemmo fare la grigliata perch non
bastava per tutti; era una vitella molto piccola: la facemmo arrosto.
Tamara fu lartista principale in quella festa e una diligente organizzatrice. Procur anche delle trecce,
voleva che tutte portassimo lunghe trecce con nastri argentini, ornamenti nazionali che noi chiamavamo
coccarde.
Successe che quando si distribuirono i costumi da contadina argentina, Tamara rimase senza: non basta-
vano per tutte e lei cedette quello che poteva andarle bene. Ball la samba con un vestito nero7.

Elsa Paladino de Clara, che fu lunica donna che sedette al tavolo della presidenza insie-
me al Che, ci ha raccontato:
Bene, eravamo a Cuba, entusiasmati da tutto ci che l si faceva, completamente assorbiti da quelle tra-
sformazioni. Si avvicinava il 25 di maggio e pensavamo che il miglior segno di riconoscimento che pote-
vamo esprimere verso i cubani, che tanta simpatia dimostravano verso gli argentini, fosse un festeggia-
mento, una festa per quel giorno. Invitammo il Che: lidea gli piacque e si entusiasm. Si scelse un luogo
di sogno dellAvana, paradisiaco, bellissimo, si chiamava Ro Cristal.
Fu una notte straordinaria. Una festa campestre, di quelle che sappiamo noi, in cui facemmo la carne
alla brace [asado argentino] con tanto di lombate. L non si cucinavano i mezzi vitelli come qui da noi.
Formammo allora un comitato di argentine e ci recammo nei magazzini frigoriferi per mostrare come si
prepara un mezzo vitello e come si tagliano le lombate per farle poi alla brace. Due o tre cubane prepara-
rono quattrocento empanadas criollas. Il Che ne assaggi e disse che erano buonissime. Non so se fosse
vero, ma era lentusiasmo che faceva sembrare tutto molto buono.
Mi tocc star seduta al tavolo di presidenza, insieme al Che... Il geologo Dr. Pozos - ora non ricordo
bene il suo nome - si occup dellasado. Fu tutto squisito. La carne, ovviamente, non era argentina; era
abbastanza dura, ma saporita perch fu cucinata bene. Chiesi al Che: Dottore, un po dura?. S, mi
rispose, ma alzando la mano e facendo il pugno, aggiunse: Per formidabile. Molto simpatico.
Cerano dei chitarristi e si ball e cant folklore argentino8.

Al tavolo di presidenza sedettero il Che Guevara, John William Cooke, Luis Presti (del
Mucs), Ramn Calcines, Elsa Paladino de Clara e Manuel Galich (esiliato, ex dirigente
della rivoluzione guatemalteca, che allepoca lavorava in Casa de las Amricas). Finita la
cena e prima dello spettacolo artistico, parlarono John William Cooke e Luis Presti.
Concluse il Che Guevara.

7 Marta Rojas-Mirta Rodrguez Caldern, Tania, la guerrillera inolvidable, Instituto del Libro, La Habana
1974, p. 108 [Tania la guerrigliera, Zambon editore, 2000, p. 46].
8 Dalla conversazione avuta con Elsa Paladino de Clara, moglie dellingegnere Alejandro Clara, entrambi pro-
tagonisti di tutta questa storia, il cui testo riportato per intero nella seconda appendice.

145
Purtroppo non esiste una trascrizione completa e sicura di ci che disse John William
Cooke dopo la cena. Rimane solo un frammento dei suoi appunti che, secondo quanto mi
ricordo, riflette abbastanza fedelmente - anche se in forma incompleta - ci che disse quel-
la notte.
Il contenuto del suo intervento sorprese molti dei presenti, tra i quali includo me stesso,
perch ci aspettavamo un discorso legato allattualit, duro e combattivo, e fu invece fonda-
mentalmente uninterpretazione storica del presente9.
Delle parole di Luis Presti si conoscono invece i tratti essenziali, sia perch ne rimane la
trascrizione, sia perch lIstituto ne discusse intensamente: quel discorso, per il suo conte-
nuto e il contesto, divenne la ragione principale, insieme ad altre cause, per le dimissioni di
John William Cooke dallIstituto.

9 Alcuni giorni dopo, nel pieno dei conflitti che latto del 25 maggio aveva provocato, chiesi a Cooke il perch
di quel suo discorso cos blando. Mi rispose che non si era dimenticato che a chiudere lincontro sarebbe stato il
Che e che la convivenza delle varie posizioni esistenti nellIstituto e tra le persone presenti alla cena cos esigeva.

146
COMMEMORAZIONE DI CHE GUEVARA
di Thomas Sankara*

L8 ottobre 1987, una settimana prima di essere assassinato, Thomas Sankara presiedette
la cerimonia di commemorazione di Ernesto Che Guevara. Una delegazione cubana, di cui
faceva parte il figlio del Che, Camilo Guevara March, fu presente per loccasione a
Ouagadougou.

Ouagadougou, 8 ottobre 1987

Stamane, in modo modesto e semplice, abbiamo aperto la mostra che cerca di riepiloga-
re la vita e il lavoro del Che. Vogliamo oggi dire al mondo che per noi Che Guevara non
morto. Perch ovunque esistono luoghi dove i popoli lottano per pi libert, pi dignit, pi
giustizia, pi felicit. Ovunque c chi lotta contro loppressione e il dominio, contro il
colonialismo, il neocolonialismo e limperialismo, e contro lo sfruttamento di classe.
Cari amici, uniamo le nostre voci a quelli che ovunque nel mondo ricordano il giorno
che un uomo chiamato Guevara, con il cuore pieno di fede, inizi la lotta con altri uomini e
accese cos la scintilla che tanto ha disturbato le forze della prevaricazione e che ha illumi-
nato una nuova era anche in Burkina Faso mettendo in moto una nuova realt nel nostro
paese.
Che Guevara fu tolto di mezzo dalle pallottole imperialistiche, sotto il cielo boliviano.
Ma per noi Che Guevara non morto.
Una delle belle frasi spesso ripetute dai rivoluzionari dai grandi rivoluzionari cubani
quella ripetuta da Fidel Castro, lamico del Che, il suo compagno di lotta, suo fratello. La
disse un giorno uno degli ufficiali del dittatore Batista che, bench parte di quellesercito
reazionario e oppressore, fu capace di stringere unalleanza con le forze che lottavano per il
benessere del popolo cubano. I rivoluzionari che avevano appena tentato senza successo un
assalto alla caserma del Moncada stavano per essere fucilati dai soldati di Batista.
Nellattimo cruciale, lufficiale disse semplicemente: Non sparate, le idee non si possono
uccidere.
E vero, le idee non si possono uccidere; le idee non muoiono. Ecco perch Che
Guevara incarnazione delle idee rivoluzionarie e del sacrificio di s non morto, e voi
siete venuti qui oggi, e noi traiamo ispirazione da voi.
Che Guevara, argentino per nascita, ma cubano per limpegno e il sangue che egli spar-
se per il popolo cubano, fu soprattutto cittadino del mondo libero il mondo libero che
insieme vogliamo costruire. Ecco perch Che Guevara anche africano e burkinab.
Il suo berretto con stella, che egli chiamava boina, conosciuto in tutta lAfrica e tutta
lAfrica da nord a sud lo ricorda.
La giovent senza paura giovent assetata della dignit, del coraggio, delle idee e
della vitalit che egli simboleggia in Africa si ispirata a Che Guevara per bere alla sua
fonte, quella fonte di vita che leredit rivoluzionaria del Che ha rappresentato per il
mondo. Alcuni di coloro che ebbero lopportunit e lonore di essergli vicini, e che sono
ancora in vita, sono qui fra noi oggi.
Il Che burkinab, perch partecipa alla nostra lotta; perch le sue idee ci ispirano e
sono iscritte nel nostro discorso di orientamento politico; perch la sua stella nella nostra

* Traduzione dal francese di Marinella Correggia.

147
bandiera; perch una parte del suo pensiero vive in ognuno di noi nella lotta che quotidiana-
mente conduciamo.
Il Che era un uomo, ma un uomo che ha saputo educarci nellidea che dobbiamo osare
aver fiducia in noi stessi, nelle nostre capacit. Il Che fra noi.
E il Che, per noi, prima di tutto la convinzione, la convinzione rivoluzionaria, la fede
rivoluzionaria la convinzione che la vittoria nostra e che la lotta lunica nostra risorsa.
Il Che anche compassione, compassione umana, generosit, sacrificio di s, che face-
vano di lui non solo un argentino, un cubano, un combattente internazionalista, ma anche
un uomo pieno di calore umano.
Il Che chiede molto a se stesso, con la severit di uno che ebbe la fortuna di nascere in
unabbiente famiglia argentina non abbiamo niente contro le famiglie argentine ma
seppe voltare le spalle a una strada facile e dire no alla tentazione mostrando di essere un
uomo che fa causa comune con il popolo e con le sofferenze degli altri. Il carattere seve-
ro del Che qualcosa che ci dovrebbe ispirare di pi.
La convinzione, la compassione umana, il rigore verso se stesso tutto ci ha fatto di
lui il Che. E tutti coloro i quali sono capaci di combinare in se stessi tali qualit, anchessi
possono ritenersi dei Che, esseri umani fra gli esseri umani, rivoluzionari fra i rivoluzionari.
Queste fotografie cercano di ritrarre meglio possibile una parte della vita del Che.
Malgrado la forza della loro espressione, esse non riescono a parlare del suo animo, la parte
pi determinante delluomo. Le pallottole dellimperialismo miravano molto pi allo spirito
del Che che alla sua immagine. La sua fotografia conosciuta in tutto il mondo, ma dobbia-
mo sforzarci di conoscerlo meglio.
Andiamogli pi vicino, ma non come a adorare un Dio o limmagine posta fuori e al di
sopra delluomo; bens piuttosto con il sentimento che ci avvicina a un fratello che ci parla
e a cui possiamo parlare. Altri rivoluzionari hanno tratto ispirazione dallo spirito del Che e
anchessi sono diventati internazionalisti, anchessi, con altri, hanno compreso come
costruire la fede nella lotta che cambia le cose e come combattere limperialismo e il
capitalismo.
E a te, compagno Camilo Guevara, non ci rivolgiamo come a un figlio orfano. Il Che di
tutti noi. E di tutti noi, in eredit a tutti i rivoluzionari. Non puoi sentirti solo e abbandonato,
perch trovi in tutti noi dei fratelli e delle sorelle, amici e compagni. Sei come noi un cittadi-
no del Burkina Faso, perch hai seguito le orme del Che, del Che che padre di tutti noi.
Ricordiamo quindi il Che semplicemente come questo eterno eroe romantico, di un eroi-
smo giovane, fresco e vitale, e al tempo stesso ricordiamo la lucidit, la saggezza e la dedi-
zione che solo esseri profondi e compassionevoli possono avere. Il Che era la giovinezza
del diciassettenne e insieme la saggezza del settantasettenne. Questa combinazione piena di
giudizio, dovrebbe essere sempre anche la nostra.
Grazie ai compagni cubani per lo sforzo di essere qui con noi. Grazie a quelli che hanno
viaggiato per migliaia di chilometri e attraversato gli oceani per venire in Burkina Faso a
ricordare il Che. Grazie a quelli che con il loro contributo personale faranno in modo che
questo giorno non sia una mera data di calendario, ma giorni, molti giorni, molti giorni per
anni e secoli, durante i quali si grider che lo spirito del Che eterno.
Compagni, esprimo la mia gioia nellimmortalare lideale di Che Guevara qui a
Ouagadougou intitolando a lui questa strada.
Ogni volta che pensiamo al Che, cerchiamo di essere come lui, di far vivere ancora que-
stuomo, il combattente. E specialmente, ogni volta che cercheremo di agire come lui, con
spirito di sacrificio, respingendo gli agi borghesi che tentano di alienarci, rifiutando il cam-
mino facile, educandoci alla rigorosa disciplina della moralit rivoluzionaria, ogni volta che
cercheremo di agire cos, serviremo al meglio le idee del Che e le faremo rivivere.

Patria o morte, vinceremo!

148
THOMAS SANKARA, LA RIVOLUZIONE BURKINAB E IL CHE
di Carlo Bat

L8 ottobre 1987 a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, si rende omaggio a Ernesto
Che Guevara, nel ventesimo anniversario della sua morte. Sono gli ultimi giorni della rivolu-
zione burkinab, spezzata come molte altre nella storia con luccisione del suo leader, Thomas
Sankara, colpevole di aver osato sfidare il sistema di oppressione e sfruttamento e di aver criti-
cato la politica criminale in Africa e in Medio Oriente di Stati Uniti, Francia, Sudafrica e
Israele. Troppo per un capo di stato di un piccolo paese dellAfrica subsahariana. Da quattro
anni durava lesperimento burkinab, nato dalla volont di ridare speranza e dignit a un paese
e un continente saccheggiato e martirizzato per secoli. Quattro anni in cui nellex Alto Volta si
cerc, invano, di consolidare una rivoluzione che potremmo definire, pi che in ogni altro
modo, antimperialistica. Erano stati creati i Comitati di difesa della Rivoluzione e molte strut-
ture analoghe a quelle sperimentate negli stessi anni a Cuba e nel Nicaragua sandinista.
Sankara commemora il Che, consapevole del sacrificio del rivoluzionario argentino, che
prima di trovare la morte in Bolivia era stato nove mesi in Congo per cercare di risollevare le
sorti del paese dopo lassassinio di Patrice Lumumba. Erano i paesi africani le altre terre
che reclamano il contributo dei miei modesti sforzi, come scrisse nella Carta de despedida,
letta da Fidel Castro allAvana nellottobre del 1965. Ecco spiegata la sua insistenza sulla
situazione in Congo come paradigma della volont dei paesi ricchi di continuare a sfruttare
impunemente il Sud del mondo, anche dopo aver concesso alle ex colonie lindipendenza.
Dopo ventanni, Sankara sostiene che la sorte riservata ai paesi poveri la perpetua
mendacit come modello di sviluppo. In anni in cui si manifestava un attrito tra Cina e
Unione Sovietica sulla politica da adottare verso i paesi del Terzo mondo, Guevara scelse di
stare vicino alle vittime secolari della dominazione straniera e, dopo aver criticato nel corso
del suo intervento ad Algeri, nel febbraio 1965, la posizione di Mosca, spar nel nulla per
cercare di ripetere le gesta della Sierra Maestra nella giungla congolese. La carica di mini-
stro dellIndustria, ormai, non faceva pi per il suo animo ribelle.
Anche Sankara rivendic sempre autonomia dallUnione Sovietica, accusata di non fare
abbastanza per i paesi del Terzo mondo, e denunci laiuto scandalosamente insufficiente
fornito alla lotta di liberazione dei popoli ancora oppressi:
Per quello che rappresentiamo per lintera Africa non capiamo questa politica di attesa, questa mancanza di
interesse, questo rifiuto ad aiutarci da parte di chi dovrebbe farlo. Loro dovrebbero essere dalla nostra parte.

Nellottobre del 1986 Sankara si rec a Mosca: si disse ammirato dalla Rivoluzione
dottobre, dalla sincera volont di Gorbaciov di risolvere le lacune del sistema socialista.
Per, invocando la specificit e loriginalit dellesperienza burkinab, dichiar: La vostra
rivoluzione deve molto allinverno, ma da noi non c linverno. Anche il Che aveva sem-
pre sostenuto la necessit di tenere le dovute distanze dal blocco socialista e, allinizio del
1965, cos aveva tuonato ad Algeri: I paesi socialisti sono in un certo modo complici dello
sfruttamento imperialistico.
Un centinaio di cubani si recarono quindi volontari a combattere contro limperialismo,
che allinizio degli anni 60 nellex Congo belga si manifestava in tutta la sua crudelt,
poco prima dellaggressione al Vietnam, dove lintervento straniero avvenne sotto forma di
armi e mercenari, tra cui anche cubani veterani della Baia dei Porci e soldati di Rhodesia e
Sudafrica. E limperialismo, gi individuato da Jos Mart alla fine dellOttocento come un
pericolo mortale per le piccole nazioni dellAmerica latina, secondo Guevara, era addirittu-

149
ra il nemico del genere umano. Sankara riporta alla tragicit della situazione africana
negli anni 80 il concetto:
L imperialismo un sistema di sfruttamento che non si presenta solo nella forma brutale di coloro che
vengono con dei cannoni a occupare un territorio, ma pi spesso si manifesta in forme pi sottili, un pre-
stito, un aiuto alimentare, un ricatto. Noi stiamo combattendo il sistema che consente a un pugno di uomi-
ni sulla terra di dirigere tutta lumanit.
E chi combatte il sistema ha vita difficile.
Quando Sankara si rec allAvana, espresse piena solidariet alla rivoluzione cubana e,
soddisfatto, afferm, davanti a Fidel Castro e Armando Hart:
Noi sappiamo che avremo sempre lappoggio del popolo rivoluzionario di Cuba e di tutti quelli che
hanno abbracciato gli ideali di Jos Mart.
Il Burkina Faso e Cuba avviarono una cooperazione in campo agricolo, educativo e
sanitario: macchinari per la coltivazione furono inviati a Ouagadougou, medici cubani lavo-
ravano negli ospedali del Burkina Faso, giovani burkinab studiavano nelle scuole cubane
grazie alle borse di studio concesse loro dal governo dellAvana.
Il Burkina Faso fu vicino anche a unaltra rivoluzione che prese il potere negli stessi
anni: il Nicaragua del Fsln, che nel 1979 aveva posto fine alla sanguinaria dittatura di
Somoza e stava cercando di costruire una societ pi giusta. In visita a Managua, Sankara,
che ben conosceva la pericolosit di non soggiacere ai dettami statunitensi (era salito al
potere negli stessi mesi in cui a Grenada perdeva la vita Maurice Bishop), esclam:
Triste Nicaragua, cos lontano da Dio e cos vicino agli Stati Uniti: s, in queste condizioni proprio dif-
ficile vivere liberi.
Sankara non poteva non ammirare il tentativo del Che di creare solidi legami tra i paesi
africani che negli anni 60 si opponevano allingerenza straniera: lAlgeria di Ben Bella,
prima del colpo di stato del 19 giugno 1965 che port al potere Boumedienne; lEgitto di
Nasser; il Ghana di Nkrumah; il Senegal di Snghor; la Tanzania di Nyerere. Sankara non
poteva non ammirare lo stoicismo del Che nella sua lotta quotidiana contro lasma, contro il
paludismo e contro la dissenteria. Pur tra mille difficolt, Guevara riusc a consegnare una
lettera a Winnie Mandela perch la consegnasse al marito, recluso nelle galere sudafricane,
dove rimarr altri venticinque anni. Anche Sankara scrisse una lettera al leader dellAfrican
National Congress. Le sue parole sono pungenti come sempre:
Nelson Mandela in prigione mille volte pi libero, mille volte pi felice di quelli che fuori sono consu-
mati dallo sfruttamento delluomo sulluomo o, peggio, servono gli interessi dei nemici del popolo,
soprattutto dellimperialismo arrogante del nostro tempo.
Ed era limperialismo arrogante, senza pudore n limiti che si stava combattendo nel
1965 in Africa centrale. Guevara, sempre nella Carta de despedida scritta a Fidel Castro, lo
aveva ricordato: Sui nuovi campi di battaglia porter la fede che mi hai inculcato, lo spiri-
to rivoluzionario del mio popolo e la sensazione di assolvere al pi sacro dei doveri: com-
battere contro limperialismo dovunque esso sia.
Tatu Muganda (cos era chiamato il Che in Congo: in swahili Tatu significa tre,
Muganda dottore) si divideva tra la cura degli ammalati e dei feriti, leducazione e le
azioni di vera guerriglia. I suoi sforzi risultarono per vani: il ritiro dalla regione avvenne
senza aver portato a termine nulla di concreto. Creare due, tre, molti Vietnam, ripeteva
Guevara, che indossati di nuovo i vestiti del Che, cerc di far scoppiare un altro Vietnam
nella selva boliviana, dove trover la morte.
Nel discorso dell8 ottobre 1987 Sankara per ricorda:
Le idee non si possono uccidere; le idee non muoiono. Ecco perch Che Guevara, incarnazione delle
idee rivoluzionarie e del sacrificio di s, non morto Che Guevara, argentino di nascita, ma cubano per
limpegno e il sangue che egli sparse per il popolo cubano, fu soprattutto cittadino del mondo libero - il
mondo libero che insieme vogliamo costruire. Ecco perch Che Guevara anche africano e burkinab.

150
IL CHE: PLURALISMO E UNIT DELLA SINISTRA
di Kiva Maidanik*
Lunit era un fattore preponderante nella
lotta rivoluzionaria.
il momento di mitigare le nostre divergen-
ze e porre tutto al servizio della lotta E se
fossimo capaci tutti di unirci in modo da ren-
dere pi forti e decisi i nostri colpi e ancora
pi efficace laiuto di ogni genere ai popoli in
lotta, come sarebbe grande il futuro e quanto
sarebbe vicino!

Tra queste due riflessioni del Che sono passati otto anni: una risale al primo discorso di
Guevara dopo la vittoria della rivoluzione a Cuba, mentre laltra comparsa nel suo ultimo
articolo1, della cui pubblicazione si era informato via radio, dalla Bolivia. Il periodo inter-
corso tra le due date, in America Latina, abbraccia il processo in cui lomogeneit di una
volta del movimento rivoluzionario (per lo pi rappresentato da un solo partito, quello
comunista, e in cui le differenze di indirizzo strategico nei vari paesi non erano cos rilevan-
ti) stata sostituita da una situazione di pluralismo di forze di sinistra. Nascevano, una
dopo laltra, nuove organizzazioni rivoluzionarie, molte delle quali proclamavano il marxi-
smo-leninismo come propria ideologia, il proletariato come propria classe e lobiettivo di
sconfiggere il potere sfruttatore e filoimperialistico come compito immediato.
Si delineavano anche nuovi movimenti dimpronta riformista di sinistra. Negli stessi
partiti comunisti del continente si profilavano divergenze e dissensi. Prendeva forma,
insomma, una situazione - qualitativamente nuova per il processo rivoluzionario internazio-
nale - che risult, in seguito, piuttosto costante.
Non si pu dire che questo processo sia stato centrale per il Che, come politico e nel
quadro della sua eredit teorica2, anche se tutte le fasi della sua vita, la sua morte, e la sua
lotta e il destino dopo la morte recavano la pesante impronta del problema dellunit e della
frammentazione delle forze di sinistra.
Il risveglio politico di Tete Guevara, la sua prima iniziazione ancora piccolo al
mondo della lotta rivoluzionaria, si legavano al processo che aveva stimolato lunit tra
forze, tendenze e organizzazioni di sinistra latinoamericane, senza precedenti nella zona per
molto tempo: il movimento di solidariet con la Spagna rivoluzionaria e antifascista In
compenso, linserimento tardivo - a 25 anni - di Ernesto Guevara nel movimento rivoluzio-
nario si colloca essenzialmente in quella situazione di rottura delle varie tendenze della lotta
di liberazione (nazionale, sociale e democratica) e di frammentazione delle forze di sinistra
che la sua patria, lArgentina, viveva tra la fine degli anni 40 e linizio degli anni 50.
Che lattivit rivoluzionaria di Ernesto Guevara - gi marxista per i suoi criteri teorici
(fin dal 1953-1954) - sia cominciata al di fuori del movimento comunista si deve proprio ai

* El Che y el problema de la pluralidad y la unidad de la izquierda, in Ideologa y Poltica, agosto 1988, tra-
duzione di Titti Pierini. Copia dellarticolo - che ci era stato segnalato originariamente da Roberto Guevara de la
Serna - stata donata alla nostra Fondazione da Amalio Juan Rey, studioso argentino del Che residente ad Alta
Gracia, di cui si parla in altra parte di questo Quaderno. Allepoca, Maidanik era un ricercatore, membro
dellIstituto di economia mondiale e rapporti internazionali del Cc del Pcus.
Questo contributo va aggiunto allarticolo dello stesso Autore - Che, il rivoluzionario, del 1977 - pubblicato nel
Quaderno n. 4/2001. Ivi si veda (p. 175) la presentazione di Kiva Maidanik fatta da Zbigniew Kowalewski [n.d.r.].
1 La prima tratta da la Charla pronunciada en la Sociedad Nuestro Tiempo (29 genn. 1959), in Obras,
19571968, Casa de las Amricas, La Habana 1970, II, p. 17. La seconda da Creare due, tre... molti Vietnam,
in Scritti scelti, a cura di R. Massari, II, Roma 1993, pp. 675-7 [n.d.r.].
2 Ibid., pp. 596, 598.

151
processi e alle tendenze interne a questo movimento, che hanno poi condizionato, in larga
misura, la nascita a sinistra del partito comunista di organizzazioni di sinistra radicale (o
rivoluzionarie popolari). Con tali tendenze egli si era imbattuto, sia in Argentina sia in
Guatemala, nelle tragiche giornate della met del 1954, nonch, pochi anni dopo, a Cuba
Cinque anni dopo, il Che - comunista, uno dei progenitori dellunit rivoluzionaria a
Cuba, politico e teorico la cui azione, mentalit e impostazione incarnavano lunit delle
varie tendenze del socialismo rivoluzionario e scientifico - si trasforma in protagonista di
quellaccesa polemica in seno alla sinistra latinoamericana che raggiunge lapice nella met
e alla fine degli anni 60.
Non vi dubbio, infine, che la sua vita e il suo lascito teorico - trasformatosi in forza
materiale nel movimento rivoluzionario latinoamericano - abbiano svolto un ruolo di primo
piano nel promuovere gli esiti del processo unitario registrati negli anni 70 e 80.
Attualmente, i rapporti tra le viarie tendenze e organizzazioni di sinistra a livello conti-
nentale - e anche, in molti casi, in ambiti nazionali - sono molto migliori che non nel 1964
e nel 1979. La polemica interna si concentrata su alcune organizzazioni e/o problemi
concreti, di prevalente carattere tattico. Nella maggior parte dei paesi, dove operano diver-
se organizzazioni di sinistra, la maggior parte si ritrovano unite grazie ad alcuni tipi di ini-
ziative comuni, convegni e strutture organiche come coalizioni, fronti unici e partiti unifi-
cati. diventata pi profonda lanalisi delle cause e dellessenza stessa del fenomeno del
pluralismo, condotta sia dai partiti comunisti sia da altre forze di sinistra e si sono avvici-
nate notevolmente le rispettive conclusioni. In molti paesi della zona va prendendo corpo
ununit tra marxisti e cattolici, della cui necessit - e possibilit - il Che stato tra i primi
sostenitori.
Lesperienza del Nicaragua e del Salvador hanno contribuito a creare nel movimento
rivoluzionario latinoamericano un clima psicologico favorevole a garantire il successo del
processo unitario. Incide nello stesso senso la situazione politica generale nellarea, in cui si
coglie in maniera pi nitida lesigenza imperiosa di respingere loffensiva reaganiana e del
Fondo monetario internazionale contro le forze progressiste latinoamericane, il deteriorarsi
del loro sviluppo autonomo e del benessere delle popolazioni.
Tuttavia, evidente anche un altro aspetto. Il ritardo di quasi un ventennio nel fornire
una risposta consistente allinterrogativo che si era posto il Che in tutte le sue implicazioni
costato caro al movimento rivoluzionario del continente. In molti paesi esistono ancora
molti problemi concreti del processo unitario, mentre - ed ancora pi grave - a questi, tut-
tora irrisolti, se ne aggiungono altri, nuovi, emersi nella met degli anni 80, soprattutto
negli Stati del Cono Sud. Sarebbe tra laltro affrettato sostenere che il processo unitario sia
irreversibile e che lattuale situazione non possa che continuare a migliorare.
Il problema oggettivo, difficile, del rapporto tra due livelli di unit - da un lato, le forze
democratiche patriottiche, dallaltro quelle rivoluzionarie di sinistra - ovverosia lunit in
estensione e lunit in profondit; le contraddizioni tra sistemi di priorit, nella soluzio-
ne del problema; leventuale possibilit di insuccessi di quei distaccamenti nazionali del
movimento rivoluzionario la cui tendenza unitaria si percepisce oggi con maggiore chiarez-
za; il probabile accrescersi dellincidenza delle tendenze riformiste e di tipo alternativo,
apolitico, apartitico, corporativo ecc.; le manovre dogmatiche, egemoniche e settarie
persistenti; i fattori di ordine complessivo: tutto ci continuer in pi di unoccasione a
minacciare quel che si costruito, e pi probabilmente ancora se gli attuali successi politici
dellunit non saranno assicurati a livello teorico, ideologico.
Partendo dallanalisi di fondo dei processi e delle tendenze degli anni 60 e tenendo al
tempo stesso presenti gli avvenimenti del ventennio che ci separa dalla morte del Che, vor-
rei affrontare due questioni interconnesse: le cause delleterogeneit organica e politica
della sinistra rivoluzionaria e marxista leninista nella zona; la tipologia delle correnti della
sinistra latinoamericana.

152
Fattori della situazione di pluralismo

La prima questione ha, a mio avviso, unimportanza decisiva per lelaborazione di una
concezione teorica organica.
Per i rivoluzionari del Continente non stato facile prendere coscienza che si tratta del
pluralismo di autentiche forze di sinistra e, in molti casi, rivoluzionarie, e che questo feno-
meno si basasse su tendenze oggettive dello sviluppo. I partiti comunisti, essendo organiz-
zazioni che avevano proclamato fin dallinizio il socialismo scientifico come propria ideolo-
gia e che si orientavano sulla classe allavanguardia, concludevano per definizione che
sarebbero stati loro, appunto, a svolgere il ruolo di avanguardia in qualsiasi processo rivolu-
zionario e avrebbero svolto senza la partecipazione di altri il ruolo di direzione nelle rivolu-
zioni che avrebbero aperto la strada al socialismo. Questo tratto emanava dalla stessa espe-
rienza storica in cui i comunisti, nella loro tradizionale funzione di distaccamento del movi-
mento rivoluzionario mondiale, si erano imposti pi di ogni altra forza di sinistra.
Sia la Rivoluzione dOttobre e le rivoluzioni democratico popolari in Europa, sia le rivo-
luzioni anticolonialiste in Asia orientale si contraddistinguevano per lomogeneit organica
e politica delle forze rivoluzionarie, in particolare della loro avanguardia, il cui ruolo spetta-
va ovunque a un solo partito, il partito comunista (le situazioni di pluralismo di queste
forze di solito duravano poco, sfociando o nella fusione, oppure nel fatto che altre orga-
nizzazioni manifestavano subito il loro carattere non rivoluzionario o si disintegravano).
Lo stesso accadeva, di fatto, nella maggior parte dei paesi dellAmerica latina negli anni
30 e 40. Ne risultava che lunit, per la quale si impegnavano i partiti comunisti del conti-
nente a partire dalla seconda met degli anni 30, si intendesse per loro come unit del par-
tito rivoluzionario con le correnti riformiste o riformiste di sinistra, centriste, o su base
democratica (antifascista e contro le dittature) o su base antimperialista (rivolta contro la
politica del governo e dei monopoli statunitensi). In entrambi i casi, si trattava, al fondo,
dellalleanza tra sostenitori e ideologi di varianti oggettivamente opposte dello sviluppo sto-
rico (va detto che non sempre si prendeva coscienza di questa situazione e che non si perce-
piva il processo rivoluzionario come anticapitalistico per i suoi obiettivi).
Questo elemento per cui i partiti comunisti erano lunica forza - o perlomeno lunica
forza dirigente - rivoluzionaria, appartenuto allintero movimento comunista internaziona-
le nel primo decennio dopo la Seconda guerra mondiale. Nessuno metteva in discussione
una simile concezione, che determinava allepoca la visione del mondo, la mentalit, la per-
cezione di s di tutti i partiti comunisti, ed era perci diventata carne e sangue per i comuni-
sti stessi Tanto maggiore risulta il merito dei comunisti cubani nel 1959 e nel 1960.
Tuttavia, questa impresa antidogmatica e i peculiari insegnamenti della rivoluzione cuba-
na - la prima rivoluzione socialista del XX secolo che non fu diretta dal partito comunista -
non potevano, per quanto detto sopra, essere subito, a fondo e completamente recepiti, com-
presi e accettati dalla maggior parte dei partiti comunisti. Le idee assiologiche di fondo
erano molto pi radicate di quellesperienza estranea, ancora totalmente sorprendente.
quindi logico che i partiti comunisti non riuscirono a dare unimmediata spiegazione
scientifica del dato di fatto della nascita di nuove organizzazioni rivoluzionarie e socialiste
nel continente.
In America latina, con il suo numeroso proletariato e partiti comunisti tradizionali radi-
cati, non trov validit interpretativa quel concetto di democrazia rivoluzionaria che era
alla base del sorgere di nuovi movimenti e sistemi di orientamento socialista in Medio
Oriente e nellAfrica tropicale, per il sottosviluppo delle societ precapitalistiche ivi presen-
ti. N giov molto lesperienza europea: il pluralismocostante di forze rivoluzionarie in
America latina coincise con quella fase di sviluppo che, nelle rivoluzioni europee del XX
secolo - tranne la Spagna degli anni 30 - offr un quadro evidente di monopartitismo
effettivo di queste forze.

153
Vi furono altre difficolt aggiuntive per poter valutare in maniera oggettiva e imparziale
questo fenomeno, perch questa volta - almeno negli anni 60 - si trattava del sorgere di
nuovi movimenti rivoluzionari (organizzazioni politiche militari) pi a sinistra dei partiti
comunisti. Intanto, la tradizione passata (trotskismo) e la situazione presente (maoismo)
suscitavano allepoca una cautela e una sfiducia particolari dei partiti comunisti nei confronti
degli ultrasinistri, tanto pi che nella prassi rivoluzionaria del venticinquennio precuba-
no lesperienza e la valutazione teorica della collaborazione con questa altra sinistra di
fatto avevano brillato per la loro assenza. Gli insegnamenti di Cuba, quindi, o si interpretava-
no come eccezione storica3 o si inserivano nella trama analitica del fenomeno.
Il tutto, commisto a certe tradizioni negative radicate in una concezione diversa e nella
tradizionale percezione di s come avanguardia per definizione, determin la comparsa di
spiegazioni igieniste (derivanti dalla priorit attribuita alla lotta per la purezza ideolo-
gica, politica, ecc.) in termini di deviazioni ideologiche estranee, retaggi del nemico,
impazienza piccolo-borghese, per un verso, e, per altro verso, di controspiegazioni da
parte dellaltra sinistra, che ne presentavano la comparsa come legittima reazione al revi-
sionismo, alla vigliaccheria, al conformismo ecc. dei partiti comunisti.
Quanto corrispondessero queste spiegazioni sia a criteri scientifici sia allesigenza del-
lunit, non ne parliamo neppure...
Al contrario - nelliniziale analisi del problema - era fuori discussione la certezza nel
segnalare la diretta connessione del fenomeno pluralistico con lesplosione rivoluzionaria
nella regione e, in particolare, con limpatto della Rivoluzione cubana, anche se il meccani-
smo di tale connessione veniva diversamente interpretato. Alcuni lo riducevano alleffetto
del Febbraio (termine che si riferisce allesperienza della rivoluzione di Febbraio del 1917
in Russia), vale a dire al risveglio politico della nuova generazione di masse prima passi-
ve, senza nozione o esperienza di lotta, e allinserimento nella rivolta rivoluzionaria dei gio-
vani, con il loro soggettivismo ecc. Guevara, invece, attribuiva la presenza di nuove orga-
nizzazioni e tendenze rivoluzionarie al duplice effetto della Rivoluzione cubana: alla tenta-
zione di copiare pedissequamente gli insegnamenti della prima rivoluzione vittoriosa nel
Continente4, nonch al fatto che le organizzazioni tradizionali della sinistra tendessero a
conservare i metodi e gli obiettivi di lotta precedenti (evoluzionistici) non corrispondenti
a condizioni e urgenti bisogni nuovi del processo rivoluzionario, a potenzialit ed esigenze
della lotta diretta per il potere5.
Questo modo di vedere si riferiva innanzitutto ai partiti comunisti che sostenevano con-
cezioni che sopravvalutavano le potenzialit della via pacifica e assolutizzavano la sepa-
razione tra fase democratica (antimperialistica) e fase socialista del processo rivoluzionario,
spiegavano con la grande portata e significato dei compiti nazionali e democratici le debo-
lezze del movimento operaio e la scarsa influenza dei partiti comunisti fra le masse, e in
generale con il sottosviluppo sociale del Continente.
Gi negli anni della lotta armata a Cuba, Guevara sottolineava - anche se non escludeva
che si trattasse del punto di vista settoriale della guerriglia - che i partiti comunisti avevano
elaborato una concezione strategica del processo rivoluzionario, deciso il proprio atteggia-
mento antimperialistico, dimostrato la propria fermezza nella lotta contro limperialismo e
loppressione sociale, ma era infastidito dallassenza della concezione della possibilit di
prendere il potere. questa la situazione che si riflette nella nota frase rivolta dal Che a un
dirigente del partito comunista: Voi siete in grado di formare quadri che si facciano fare a
pezzi nel buio di una segreta, senza dire una sola parola, ma non di formare quadri che
prendano dassalto un deposito di mitragliatrici6. Venticinque anni dopo, ha espresso in

3 Ibid., pp. 403-19.


4 Ibid., pp. 473-8.
5 Ibid., pp. 479, 505-6.
6 Ibid., I, p. 358.

154
sostanza la stessa idea Schafik Jorge Hndal, segretario generale del Comitato centrale del
Partito comunista di El Salvador, sottolineando che il movimento comunista dellAmerica
latina ha smesso di avere al centro della sua iniziativa la lotta per il potere7.
Tutto questo spiega, in certa misura, come mai il partito comunista non sia riuscito a
incanalare nel proprio alveo lesplosione rivoluzionaria degli anni 60. Il fatto stesso che
forti organizzazioni della nuova sinistra siano emerse anche dove i partiti comunisti pren-
devano parte attiva, ed anche dirigente, alla lotta per il potere - anche in quella armata -
dimostra che ci che accadeva non aveva una spiegazione monocausale.
Daltro canto, gli ideologi che hanno polemizzato con i comunisti da sinistra tendevano
a risolvere tutti i problemi pi ardui del processo con un gesto volontaristico (lavvio
della lotta armata), cosa che generava - di conseguenza - la tendenza a mitizzare il metodo.
Sinceri nel proclamarsi fedeli al Che, ne ignoravano i tanti avvertimenti al riguardo.
Credevano possibile e necessario mobilitare le masse direttamente con parole dordine
socialiste e, al tempo stesso, identificavano lotta per la democrazia e riformismo.
In quella fase anche altri fattori ostacolavano lunit fra varie tendenze della sinistra: ad
esempio, linsufficiente preparazione generale - compresa quella teorica - per accogliere
lirruzione rivoluzionaria alla fine degli anni 50-inizi degli anni 60; specifiche caratteri-
stiche della base sociale del movimento; mancanza di esperienza nella lotta realmente di
massa.
Il prevalere del metodo dei tentativi ed errori nella pratica del movimento rivoluzionario
alimentava la frammentazione, rafforzandosi a propria volta grazie a questa.
Organizzazioni crescono come lerba e i loro apostoli si riproducono come conigli, diceva
Fidel Castro descrivendo la situazione di allora. Abbondano gli illuminati che interpretano
lunica verit. Ho visto gruppi proclamare il verticalismo dei loro princpi e scontrarsi a morte
con quadri che sostenevano esattamente le loro stesse tesi. A lungo le forze di sinistra si guar-
davano come il cane e il gatto8. Le tendenze centrifughe nelle file rivoluzionarie della regione
acquistavano maggiore forza, diventavano pi complicate e a volte subivano deformazioni,
sconcertate dalle divergenze in seno al movimento comunista e di liberazione mondiale.
Laspro dibattito teorico che si svolse in America Latina dalla met degli anni 60 non
stato che un riflesso di questa situazione nel suo complesso, una replica alle vittorie e agli
insuccessi del decennio, come pure alle falle della teoria. Nellansia di rivalutare le idee
precedenti, alla luce delle nuove potenzialit ed esigenze della lotta di liberazione, quel
dibattito compiva un passo importante e imprescindibile per lo sviluppo del processo rivo-
luzionario. Credo che senza le antitesi degli anni 60 sarebbe stata impossibile la sinte-
si degli anni 80. Grandi, comunque, sono stati i costi di quella discussione.
In primo luogo, si tratta del danno arrecato alla tanto necessaria unit delle forze di sini-
stra, conseguenza diretta del fatto che molti dei partecipanti assumevano posizioni settarie e
dogmatiche, e anche di alcuni elementi di lotta per eliminare alleati strategici; si trattava
anche delle tendenze a mettere da parte gli insegnamenti del passato rivoluzionario o, vice-
versa, ad assolutizzare quelli poco utili alla lotta rivoluzionaria nella regione e, in luogo
della sintesi, a giustapporre irrazionalmente i principi continentale e mondiale, nonch
del fatto che alla maggior parte dei partecipanti al dibattito mancava unimpostazione dia-
lettica, per cui manifestavano il loro individualismo e la loro miopia nel programmare e
risolvere il problema chiave, la dicotomia avanguardia/masse.
Vanno inoltre ricordati i tentativi di limitare la portata della stessa discussione: in certi
casi, per problemi tattici, il che a volte approdava a un nichilismo teorico che trasformava
da necessit in virt il metodo dei tentativi ed errori, e in altri casi, per i postulati teorici,
troppo generici e astratti, della teoria che serviva a volte a coprire leffettiva rinuncia alla
prassi rivoluzionaria.

7 Fundamentos y perspectivas, San Salvador, n. 4/1982, p. 30.


8 Proceso, Mxico, 21 settembre 1981.

155
Nel 1966 e 1967, furono vani gli sforzi per ottenere una convergenza di posizioni, nel
quadro di un orientamento rivoluzionario comune, volta alla presa del potere9, in base a
tutto quel che di giusto vi era nella linea delle armi e nella linea di massa, nellinter-
pretazione popolare e in quella classista dellunit (lo riprenderemo pi avanti).
Questo, forse, perch questi sforzi si tentarono nel momento del riflusso dellondata rivolu-
zionaria.
Uno dei principali obiettivi della guerra rivoluzionaria, che si intendeva affrontare al
seguito del Che nella parte centrale dellAmerica meridionale, stato esattamente quello di
superare la situazione di arretramento e di frammentazione nel Continente; ma non si riu-
sciti a raggiungerlo
Cos, la tendenza alleterogeneit della sinistra, manifestatasi negli anni 60, si protratta
ben oltre la congiuntura politica postcubana. Questo dato, la stabilit - a parte errori e
insuccessi - delle organizzazioni popolari e rivoluzionarie armate, che non si scioglievano nel
movimento comunista e non evolvevano, per lo pi, in direzione del riformismo, ma conti-
nuavano a essere un elemento importante, a volte decisivo, dello sviluppo rivoluzionario, da
un lato, e il permanere di un settore pi interno al nucleo rivoluzionario della sinistra e la ten-
denza riformista propriamente detta, dallaltro lato, tutto ci ha dimostrato che la formazione
dellesercito politico della rivoluzione (e della sua avanguardia) nellAmerica latina della
seconda met del XX secolo si verifica in modo diversamente dal passato di altre regioni.
Le cause oggettive di questo processo non si spiegano con il sottosviluppo, non si ridu-
cono alle radici piccolo-borghesi, n si delimitano per specifiche circostanze di tempo
(avvio dellesplosione rivoluzionaria nella regione) o di luogo (specificit di questa o quella
situazione nazionale), o per errori di questa o quella tendenza politica. Si tratta di una ten-
denza (o norma) sociale e politica organica, radicata nelle sfere pi diverse dello sviluppo
delle societ latinoamericane.
1. La causa pi generale dellattuale pluralismo di forze di sinistra dellAmerica Latina
dipende, abbiamo visto, dalla natura stessa delle societ del continente, dalla condizione
storica che attraversano. Dallangolo di visuale delle esperienze dello sviluppo storico pre-
cedente, si tratta di societ con strutture eterogenee: sono, insieme, capitalistiche e in via
di sviluppo e dipendenti, con tratti a un tempo europei e asiatici, di Russia e di
Occidente. Sono eterogenei anche i processi rivoluzionari: gli obiettivi e i meccanismi di
sviluppo (o di stagnazione) dipendono dallinterazione tra la lotta di classe e la volont
nazionale (popolare, pi esattamente).
La situazione si complica ulteriormente per lesistenza in ogni societ di regioni con
rapporti specifici in fasi qualitativamente distinte dello sviluppo capitalistico, con variazioni
che vanno dalle forme precoci intrecciate con quelle precapitalistiche a quelle monopolisti-
che di Stato. Sono quindi diverse le forme, le ideologie e la natura stessa delle tendenze
nella lotta sociale di classe che nasce da questi rapporti e si rivolge contro di essi. Lo stesso
vale per quanto riguarda i rapporti di dipendenza: le tracce (o le riprese) coloniali si coniu-
gano qui con il neocolonialismo tradizionale e anche con le forme pi moderne di dipen-
denza, soprattutto tecnologica, interiorizzata, basata su processi nuovissimi di internazio-
nalizzazione della produzione. Da questo dipende la specifica diversit delle condizioni
sociali10, che si manifestano simultaneamente, e delle spinte alla lotta per le trasformazioni
rivoluzionarie e il socialismo.

9 Si veda larticolo di Rodney Arismendi in Estudios, Montevideo, n. 83/1982, p. 21. Si tratta, in particolare, di
materiali vari pubblicati tra il 1964 e il 1968 in Revista Internacional, del discorso di Arismendi alla Conferenza
dellOlas nel 1967, e del concetto di avanguardia condivisa, proposto da Luis Corvaln in R. I., n. 6/1967, in
cui per la prima volta il pluralismio delle forze di sinistra si interpretava come costante oggettiva del processo.
10 Il proletariato/borghesia, i lavoratori (il popolo), i gruppi sfruttatori e dominanti; le forze antimperialisti-
che, il blocco filoimperialistico; i settori che appoggiano il corso attuale dellamministrazione statunitense, il Fmi
ecc., e coloro che vi si oppongono.

156
Al tempo stesso, i processi rivoluzionari, nella maggior parte dei paesi latinoamericani,
mancano di un asse costante ed unico che raggruppi intorno a s tutto larco delle contrad-
dizioni della societ per tutta una fase del suo sviluppo storico, come avvenuto, ad esem-
pio, con lantagonismo classe operaia/borghesia nelle rivoluzioni proletarie dellEuropa o
con lo scontro nazione/colonialisti nella fase della lotta anticoloniale in Oriente.
NellAmerica Latina degli ultimi decenni, lasse principale della differenziazione politica e
sociale mobile, con la peculiarit che questa mobilit ha abbastanza spesso la forma di
zig-zag. Nelle diverse fasi della lotta reale emerge in primo piano questo o quel gruppo di
contraddizioni, ma finora nessuna di queste ha costituito un fattore stabilmente determinan-
te del rapporto generale fra le forze sociali e politiche.
Una simile situazione storica, di per s, genera e consolida le tendenze centrifughe nel-
lambito della sinistra latinoamericana. Il processo si accentua ulteriormente in base alla
specificit del soggetto sociale rivoluzionario.
2. Non vi dubbio che nellAmerica Latina capitalistica il peso specifico della lotta do
classe - nel senso proprio del termine (il proletariato contro la borghesia, i contadini contro
i proprietari terrieri) - sia molto superiore a quello de paesi asiatici o africani. La conquista
dellegemonia sociale ad opera del proletariato (Cuba 1959-1961) possibile in linea di
principio nellattuale condizione storica, ed assolutamente necessaria11 per lo sviluppo
vincente della rivoluzione verso le proprie finalit strategiche. Per, soltanto in paesi quali
il Cile, lUruguay, la Bolivia e, poi, El Salvador, un proletariato reale, sociale, fungeva
stabilmente da avanguardia, o forza dirigente, del movimento rivoluzionario gi nel periodo
della maturazione di questo movimento e nelle prime fasi della rivoluzione. In altri casi, il
ruolo di leader della mobilitazione e di elemento agglutinante del movimento lo ha svolto e
continua a svolgerlo lavanguardia politica, che ancora si regge - o aspira a reggersi - sulli-
deologia del proletariato, anche se non necessariamente questa la sua principale base
sociale. A Cuba, in Guatemala, nella Repubblica Dominicana (1965) e in Venezuela, poi in
Nicragua e a Granada, la lotta per il potere rivoluzionario si sviluppava in assenza di una
ben precisa e stabile direzione sociale.
Nella maggior parte dei processi rivoluzionari del continente, il ruolo di agente mobili-
tante ed elemento agglutinante era svolto dallopposizione di massa, non articolata in clas-
si, al blocco politicamente dominante. Questo appunto stato lantagonismo e lo scontro
tra le masse lavoratrici, sfruttate, oppresse ed emarginate - al di fuori della loro immediata
caratterizzazione di classe e in assenza, il pi delle volte, di una avanguardia sociale ben
precisa - e lo Stato, il potere - filoimperialista e, di norma, dittatoriale - che hanno costituito
quella specifica entit socio-politica che operava da agente principale della tendenza rivolu-
zionaria nei paesi in via di sviluppo dopo la loro emancipazione dal colonialismo. Entit
che i rivoluzionari di questi paesi definiscono di solito come popolo12. Sia la composizione
sociale del blocco popolare, sia la logica della sua lotta, fanno della presa del potere (distru-
zione dellapparato repressivo militare del blocco politicamente dominante) il passaggio
decisivo della trasformazione socialista della societ.
La strategia e la pratica della rivoluzione popolare (democratica popolare) hanno brusca-
mente accelerato lo sviluppo dei processi antimperialisti e anticapitalisti nella periferia del
capitalismo mondiale. Al tempo stesso, il carattere popolare del blocco rivoluzionario costitui-
sce un fattore di decisiva importanza nel pluralismo delle forze di sinistra, e non solo per-

11 Particolarmente illuminante, in questo senso, il richiamo costante del Che allidea del ruolo dirigente del
proletariato, allimmagine di un esercito mondiale del proletariato (il cui distaccamento sono i movimenti rivo-
luzionari della regione).
12 Una pi ampia definizione di questa entit lha data Fidel Castro nel suo discorso al processo (La storia mi
assolver). Ricordiamoci che i classici del marxismo-leninismo utilizzavano largamente questa categoria in
unaccezione molto simile (cfr. Karl Marx-F. Engels, Opere (ed. russa), V, pp. 63-4; V.I. Lenin, Obras completas,
X, pp. 128-129, XI, pp. 44, 102, 124).

157
ch diverse organizzazioni di sinistra hanno avuto e continuano ad avere maggiore o minore
influenza sulle differenti classi e gli strati sociali che costituiscono la base del blocco13.
La cosa pi importante che nelle rivoluzioni europee (dalla Russia al Portogallo) il fat-
tore pi profondo dellunit politica delle forze rivoluzionarie era appunto basato sul ruolo
dirigente, di avanguardia, svolto dal proletariato con coscienza di classe nel movimento
rivoluzionario e di liberazione. Mentre in America latina le debolezze e la frammentazione
del movimento operaio, da un lato, indebolivano lunit politica della sinistra, dallaltro
frammentavano la rappresentanza politica dello stesso proletariato e, in terzo luogo, crea-
vano situazioni in cui la soluzione del problema del rapporto tra gli obiettivi politici della
rivoluzione e la sua caratterizzazione sociale diventavano un fattore complementare della
divergenza e della frammentazione.
La maggior parte dei partiti comunisti continuavano a connettere rigidamente labbatti-
mento del potere borghese al livello di sviluppo della lotta e della coscienza di lasse del
proletariato. Partivano dal fatto che la trasformazione del proletariato in classe egemone
doveva precedere la transizione del potere nelle mani dellavanguardia rivoluzionaria, costi-
tuire lindispensabile premessa di questo avvenimento. Pertanto, la mancanza di coscienza
del proletariato (nel senso di una influenza debole del partito comunista nelle sue file)
stata considerata una dimostrazione dellimpossibilit dellassalto al potere, dellassenza
delle condizioni per la rivoluzione anticapitalistica ecc. Va riconosciuto che queste posizio-
ni sono state in larga misura modellate sulle situazioni di paesi come il Cile e lUruguay,
con un forte movimento operaio di classe, ma in altri paesi entravano in contrasto con lo
sviluppo e le necessit del processo rivoluzionario, che si basava sul potenziale dinsieme
delle contraddizioni della societ; sul fattore popolare, la cui forza era molto maggiore delle
possibilit del proletariato prerivoluzionario14. E, dal momento che il luogo santo non
resta mai senza pellegrini, accanto ai partiti comunisti, orientati verso il proletariato,
nascevano organizzazioni anticapitalistiche radicali di sinistra, orientate verso il popolo.
Non difficile dimostrare che il carattere rivoluzionario popolare del movimento, lipo-
tesi di un balzo immediato al potere e la scelta della via della lotta armata si inserivano
organicamente in un complesso ideologico e politico unico, in linea di principio perfetta-
mente compatibile con la strategia marxista-leninista della rivoluzione. Per questo definire
queste organizzazioni piccolo-borghesi, in certa misura corretta per i paesi eccezione, era
sbagliato se si applicava ai movimenti che, senza essere proletari nel loro messaggio, sono
stati di fatto popolari. Un esempio classico dato dal Movimiento 26 di Luglio e dal Fsln.
Al tempo stesso, le stesse organizzazioni radicali di sinistra, quelle pi estremiste in par-
ticolare, spesso proclamavano posizioni di principio non proletarie, assolutizzando il
ruolo e le capacit di questo o quellaltro specifico gruppo sociale (contadini, emarginati,
studenti), che costituivano la base potenziale del blocco popolare.
3. Il terzo degli elementi di fondo - reciprocamente connessi tra loro - che spiegano le-
terogeneit della sinistra consiste nel carattere discontinuo e disgregato dei processi sociali.
Di conseguenza, strati sociali diversi e generazioni di lavoratori nel quadro di ogni singola

13 Pi spesso, linfluenza dei comunisti stata maggiore nei distaccamenti tradizionali (provenienti dal proletariato
delle miniere, della manifattura, dagli operai delle piantagioni e anche dal proletariato immigrato) della classe ope-
raia e degli intellettuali, nonch nei gruppi di avanguardia dei contadini; la base sociale delle organizzazioni radicali
di sinistra era in larga misura costituita dalle popolazioni urbane povere, dai salariati del lavoro non fisico, nonch
dai distaccamenti del nuovo proletariato e dei nuovi studenti (di massa): linfluenza dei cattolici di sinistra
maggiore fra i contadini e il nuovo proletariato agropastorale; quella dei movimenti democratici di sinistra, tra gli
intellettuali e i ceti medi di oggi, oltre ai settori di classe operaia che hanno seguito i leader populisti ecc.
14 Prerivoluzionari, dato che la rivoluzione e la conquista del potere da parte dellavanguardia politica aprono
la strada allunit del movimento operaio e alla trasformazione del proletariato in classe per s, in classe ege-
mone e classe dirigente della societ, e al tempo stesso la richiedono come condizione indispensabile per lo svi-
luppo della rivoluzione. Si tratta di un percorso inverso (rispetto allesperienza della Russia e dellEuropa, ma
non dellAsia) per legemonia e il potere del proletariato: attraverso la dittatura rivoluzionaria democratica del
popolo, con la stessa direzione politica in entrambe le fasi.

158
comunit sociale, compresa la classe operaia, si differenziano in misura notevole, per la
loro condizione, esperienza storica, psicologia sociale e visione del mondo, tendendo perci
a distinte organizzazioni politiche, comprese quelle rivoluzionarie 15.
Hanno, inoltre, svolto un ruolo rilevante fenomeni, anche oggettivi, di ordine politico,
con frequenti e bruschi cambiamenti della congiuntura politica che determinano ogni volta
le tendenze inerziali e le organizzazioni che le incarnano; una situazione pressoch
costante, in cui le forze rivoluzionarie si vedevano costrette a combinare insieme varie bat-
taglie sociali e politiche (guerre, per Lenin) contro nemici diversi, insieme ad alleati
diversi e utilizzando parole dordine e forme di lotta diverse
Lapprofondirsi e lestendersi del processo rivoluzionario in presenza di un pluralismo
ormai radicato del soggetto hanno inoltre dato vita alle tendenze e organizzazione di sinistra
in rapporto diretto con le peculiarit regionali, con le specificit della cultura latinoamerica-
na, con le sue tradizioni storiche e i suoi istituti tradizionali (religione, esercito, composi-
zione etnica).
Linterconnessione e leffetto congiunto di tutti questi elementi si sono acuiti natural-
mente e vertiginosamente nella fase centrale della crisi strutturale (che si andava sviluppan-
do dalla fine degli anni 50). Questo si deve sia alla maggiore complessit delle strutture
sociali e allaccelerazione e alla frammentazione delle trasformazioni sociali nel processo di
industrializzazione in condizioni di dipendenza, sia allaccresciuta partecipazione politica
di massa e allinasprirsi dello scontro politico tra due blocchi contrapposti sul terreno deci-
sivo della lotta per il potere.
In sintesi, lattuale eterogeneit della sinistra latinoamericana di carattere strutturale, ma
al tempo stesso condizionata direttamente dalla concreta situazione storica, dalla crescita
del movimento rivoluzionario alla fine degli anni 50. Essa altres connessa, tuttavia, ai
limiti di questo movimento, ai suoi insuccessi e alla sua debolezza teorica, alla predominanza
del metodo dei tentativi ed errori, incarnato e simboleggiato dallultima campagna del Che.
Questa contraddizione interna delle premesse e del processo stesso di articolazione pluralista
del movimento rivoluzionario, che ne rifletteva la rinnovata forza e insieme le debolezze tra-
dizionali, ha preso corpo in seguito nella struttura stessa della sinistra latinoamericana.

Principali tendenze della sinistra latinoamericana

Ponendo il problema della tipologia delle tendenze di sinistra in America Latina


importante sottolineare due elementi. In primo luogo, occorre coniugare due criteri di
fondo: quello del ruolo e della concreta collocazione delle varie tendenze nel processo rivo-
luzionario, e quello del loro orientamento ideologico. Dal momento che non sempre i due
criteri coincidono, partiremo dalle loro combinazioni pi costanti, privilegiando il primo. In
secondo luogo, sembra assolutamente indispensabile comprendere in qualunque schema
tipologico delle forze di sinistra anche i partiti comunisti, non isolandoli in un gruppo a s
che dovrebbe fungere da punto di riferimento principale per contraddistinguere tutte le altre
tendenze pi o meno rivoluzionarie, a seconda che le loro posizioni siano pi o meno
distanti dalla linea di questi partiti.
Basandosi su questo, si possono distinguere, negli anni 60 e 70, diverse tendenze di
fondo della sinistra (forze antimperialiste) latinoamericana:
1. Il nucleo della sinistra, la tendenza rivoluzionaria socialista, coerente nel proprio
orientamento antimperialistico di natura unitaria. Su scala continentale, la sua tendenza pi

15 Si vedano in particolare larticolo citato alla nota 7 di S. Hndal e i materiali della conferenza teorica tenutasi
allAvana nel 1982 (Caracteristicas generales y particulares de los procesos revolucionarios en Amrica latina y
el Caribe, Materiales, La Habana, 1982).

159
tradizionale e stabile rappresentata dai partiti comunisti, il che non significa assolutamente
che ciascun partito appartenente al movimento comunista internazionale vi rientri automati-
camente, per definizione. Un altro influente settore di questa stessa tendenza dato dai
movimenti rivoluzionari popolari (di sinistra radicale) di orientamento marxista-leninista,
democratico rivoluzionario o cristiano di sinistra. La sua nascita e il suo sviluppo hanno
costituito il riflesso e laccentuazione - rispetto alle rivoluzioni della prima met del secolo
in Europa e in Asia - delle mutate situazioni e contraddizioni, delle nuove potenzialit e
nuove difficolt del processo rivoluzionario, nonch della reazione, delle risposte di fronte a
tali difficolt, dello sforzo di superare i fattori oggettivi e soggettivi di blocco che avevano
disorganizzato in America latina il meccanismo tradizionale (europeo) di maturazione e
sviluppo della rivoluzione.
Anche se alcuni di questi movimenti devono la propria origine alla lotta rivoluzionaria
antimperialistica degli anni 30, il momento chiave, cruciale, della loro cristallizzazione in
funzione di una corrente continentale stato la Rivoluzione cubana, che serv loro di ban-
diera, modello e sostegno.
Lantimperialismo armato intransigente e lo sviluppo del Movimento 26 di Luglio
(democratico rivoluzionario) verso il socialismo scientifico hanno costituito i paletti ideolo-
gici, sociali e politici della nuova sinistra rivoluzionaria. Al tempo stesso, una serie di
elementi essenziali nella strategia e nella mentalit - soprattutto la questione dellassalto
immediato al potere - ma anche nella tattica, hanno abbastanza chiaramente contraddistinto
queste organizzazioni rispetto alla maggioranza dei partiti comunisti del Continente e, vice-
versa, le hanno avvicinate alle tendenze ultrasinistre e a volte nazionaliste di sinistra.
Immediatamente, in molti paesi le divergenze tattiche - che si percepirono logicamente
come decisive da parte delle organizzazioni politico-armate - la specifica genesi e il disac-
cordo sullorientamento internazionale frammentavano questa tendenza in varie sottoten-
denze, organizzazioni, raggruppamenti.
Le organizzazioni radicali di sinistra hanno attraversato in venticinque anni un percorso
di lotta difficile, spesso tragico, contrassegnato - al di l delle immutabili impostazioni stra-
tegiche - da cambiamenti ripetuti dellindirizzo tattico, dal superamento degli elementi set-
tari ed estremistici della loro politica, da demarcazioni dai gruppi ultra. Gli avvenimenti
in America Centrale alla fine degli anni 70-inizi anni 80 hanno confermato laffinit di
fondo - politica, ideologica, funzionale - delle organizzazioni rivoluzionarie popolari e dei
partiti rivoluzionari del proletariato, un fenomeno che aveva avuto nel Che un precursore e
un promotore: nella sua personalit, nella sua traiettoria, nelle sue concezioni questa affinit
si era concretizzata per la prima volta, gi negli anni 50.
Le organizzazioni che rientrano nella tendenza rivoluzionaria socialista oggi si dichiara-
no fautrici di una rivoluzione popolare e antimperialistica, che si ponga obiettivi socialisti e
utilizzi qualsiasi strumento di lotta di massa, compresa la lotta armata. Come cemento della
tendenza interviene il marxismo-leninismo, anche se a volte le sue impostazioni si coniugano
con elementi - originari o inseriti - di altre ideologie. Il problema dellunit di questa compo-
nente, avanguardia del movimento rivoluzionario, ha acquistato una tale chiarezza e rilevan-
za nellultimo decennio che ad essa si riferisce fondamentalmente il dibattito sulla necessit
di una sinistra unita. Tuttavia, noi riteniamo che, in questo caso, o si estende infondata-
mente il concetto di avanguardia, o si ridimensiona la categoria di forze di sinistra.
2. La tendenza democratica di sinistra (come altrove, il termine indicativo) si colloca
a destra del nucleo delle forze rivoluzionarie e a sinistra della spesso invisibile linea
divisoria che passa tra i fautori della linea antimperialistica e i riformisti centristi.
Inizialmente, era essenzialmente composta dai gruppi che, negli anni 60 e 70, si erano
staccati dai partiti populisti, liberali riformisti, democristiani ed altri (o, in rari casi, da que-
gli stessi partiti che hanno ripudiato i loro precedenti programmi), nonch da organizzazioni
non di partito e da cerchie intellettuali.

160
Negli anni 70, la tenenza democratica di sinistra si ampliata, inserendo alcuni grup-
pi usciti da settori comunisti, radicali di sinistra e di ultrasinistra (Mas in Venezuela, Mir
in Bolivia, alcune formazioni in Cile e in Per e, successivamente, radicali e una parte di
socialisti in Cile). Negli anni 80, la loro politica converge in parte con i movimenti spon-
tanei senza partito di carattere sindacale, sorti nella lotta contro le dittature fasciste del
Sud del Continente. Anche alcuni partiti socialisti evolvono verso le posizioni di questa
corrente.
Attualmente, le organizzazioni che la compongono accettano, in linea di principio (teo-
ricamente), la variante rivoluzionaria di sviluppo, compresa - in condizioni adeguate - la
rivoluzione dal basso, e si dichiarano contrarie al modello di sviluppo capitalistico. Al
tempo stesso, la categoria chiave dei loro programmi non la rivoluzione, e neppure lan-
timperialismo, ma la democrazia. Esse insistono soprattutto sul carattere antiautoritario del
potere e delle trasformazioni cui si dichiarano favorevoli, Tipico di queste tendenze
accentuare loriginalit della loro via al socialismo e, sul piano politico internazionale, di
dissociarsi dalla politica dei blocchi. Sullarena mondiale, esse incentrano le proprie pre-
ferenze soprattutto sul movimento dei paesi non allineati.
Sul piano politico organizzativo, i raggruppamenti democratici di sinistra si muovono o
nel quadro del fronte unico con le forze socialiste rivoluzionarie (El Salvador), oppure
insieme ai settori centristi (Cile), o ancora, pi raramente, in modo autonomo e, in certi
casi, quasi alla sinistra dei grandi partiti centristi. Non raro che sperimentino linfluenza
delle tendenze dellEuropa occidentale, ad esempio leurocomunismo, la socialdemocra-
zia di sinistra, movimenti alternativi. Molte di queste organizzazioni sono legate in un
modo o in un altro allInternazionale Socialista.
3. La tendenza rivoluzionaria nazionalista raggruppa i fautori della rivoluzione dal
basso, realizzata soprattutto in ossequio a una indipendenza autentica e che contempli
soluzioni socialiste tramite il proprio rafforzamento. Vi rientrano anche gli adepti della
rivoluzione dallalto che abolisca il dominio delle oligarchie e le tradizionali forme di
dipendenza dallimperialismo, oltre a ridimensionare sostanzialmente lo sviluppo dei rap-
porti capitalistici.
Si tratta di settori antimperialistici dellestablishment (e dellapparato statale), delle
frange di sinistra dei partiti di ieri (e di oggi) di ispirazione populista, in Argentina, Brasile,
Bolivia, Per, Panama ecc. Parte dei nazionalisti rivoluzionari tendevano a ignorare i pro-
blemi meramente sociali e si proclamavano contrari allinasprimento della lotta di clas-
se. In alcuni casi, si tratta di sostenitori di forme autoritarie di potere, mentre, in altri casi,
si propende per il sindacalismo e lo spontaneismo.
4. La tendenza ultrasinistra comprende una serie di gruppi relativamente ristretti che
professano e, pi raramente, realizzano lazioni diretta, muovendosi al di fuori del
nucleo principale delle forze di sinistra e delle esigenze concretamente date. Sorte insie-
me alla tendenza radicale della sinistra agli inizi degli anni 60, sotto la diretta influenza
della rivoluzione cubana, oggi le organizzazioni ultrasinistre - nella loro maggioranza -
continuano ad esaltare la rivoluzione immediata e molte di esse proclamano la lotta
armata, allinsegna di parole dordine socialiste, come unico possibile modo per preparar-
la e realizzarla. Il decisivo impatto degli elementi imitativi in fatto di ideologia ed orga-
nizzazione, la pratica antiunitaria, lassolutizzazione dei metodi terroristici, una certa
influenza (determinante in Per, ma meno ricorrente altrove) del maoismo ortodosso,
del trotskismo e di ideologie nazionaliste locali: sono queste le discriminanti, che variano
a seconda dei paesi, tra questa tendenza e i gruppi rivoluzionari con caratterizzazioni
radicali o nazionaliste di sinistra.
Oggi, come esempio di queste organizzazioni, potremmo citare Sendero Luminoso in
Per, il Movimiento de Accin Popular in Nicaragua, gruppi trotskisti in Bolivia, alcuni
gruppi e movimenti in Messico, formazioni settarie e dogmatiche di sinistra che si sono

161
separate dal nucleo delle forze (o masse) rivoluzionarie verso sinistra (il gruppo di Coard
a Granata, seguaci di Salvador Cayetano Carpio a El Salvador ecc.)16.
Questo elenco di tendenze di sinistra non esaustivo17, e meno ancora invariabile la
caratterizzazione di ciascuna. I confini tra di esse sono piuttosto relativi e attraversano a
volte anche questa o quella organizzazione; in altri casi, in un paese esistono diversi rag-
gruppamenti appartenenti alle medesima tendenza. Nel corso della lotta avviene una ricom-
posizione costante delle forze, si precisano, e a volte cambiano radicalmente, le posizioni
tattiche e politiche.

Lunit, i suoi elementi, esigenze e condizioni

Ormai, tutte le tendenze di sinistra dichiarano di voler distruggere i meccanismi della


dipendenza e di seguire una politica antimperialistica, per strappare il potere alla grande
borghesia, di sostenere la prospettiva di sviluppo anticapitalistico (socialista di alternati-
va) per lAmerica latina.
A differenza dellAsia e dellAfrica, i problemi della religione e lo stesso nazionalismo
non si presentano come un serio ostacolo per la reciproca comprensione e per una salda
alleanza delle forze antimperialistiche. Le unisce un comune interesse immediato - popola-
re, democratico - che implica comunque un grosso potenziale politico.
Ma sono simili o addirittura coincidono le aspirazioni politiche, sociali e di classe di
tutti quei raggruppamenti e settori i cui interessi strategici e immediati esprimono le tenden-
ze di sinistra. Si tratta delle forze che, oggettivamente, promuovono una comune alternativa
storica, vale a dire di uneventuale alleanza strategica.
Gi venticinque anni fa, il Che scriveva:
Anche se le ideologie cambiano, anche se uno si riconosce come comunista, o socialista, o peronista, o
come appartenente a unaltra qualsiasi ideologia politica in un determinato paese, si danno soltanto due
posizioni nella storia: o si a favore dei monopoli, o si contro... Tutti quelli di noi che ci battiamo per la
liberazione dei nostri popoli, lottiamo al tempo stesso, anche senza saperlo, per abbattere limperialismo e
siamo tutti alleati, anche se a volte le nostre forze si dividono su polemiche intestine, anche se a volte, per
discussioni sterili, cessiamo di costruire il fronte indispensabile per lottare contro limperialismo18.

In teoria, il fatto in s di un pluralismo continuo e costantemente riproducentesi delle


organizzazioni e delle tendenze di sinistra non ne rende impossibile lunit. Non cio
obbligatoria lalternativa: o unit monolitica, oppure scissione e lotte intestine. La storia ha
dimostrato in concreto ormai in varie occasioni che sono possibili diverse forme di unit
delle forze eterogenee della sinistra. Di pi, si pu dire che il fatto stesso del loro costante
pluralismo sia, in certo senso, uno dei principali argomenti del bisogno di unit dazione
delle organizzazioni di sinistra.
In generale, la necessit dellunit un fattore ben pi oggettivo della possibilit della
stessa. Come ai tempi del Che, solo la sinistra unita in grado di svolgere la missione stori-
ca che ne rappresenta la ragion dessere: imporre la scelta antimperialistica e anticapitalisti-
ca. Al tempo stesso, questa coesione chiamata a trasformarsi in punto di partenza, in base

16 Sembrerebbe sbagliato includere in questa tendenza (e in generale nella categoria delle forze di sinistra) la
maggior parte dei minigruppi maoisti e trotskisti del Continente, dato che, sostanzialmente, non rappresentano di
per s reali organizzazioni politiche.
17 Ad esempio, il PT del Brasile, a quanto pare, costituisce un embrione di una nuova tendenza di sinistra (o
di un nuovo settore della tendenza rivoluzionaria socialista) nel Continente. Per altro verso, discutibile (e forse
manca una soluzione unidimensionale) il problema di quale collocazione abbiano o non abbiano in seno alle
forze di sinistra organizzazioni come il Partido Socialista de los Trabajadores del Messico, il Partido de la
Liberacin Dominicana della Repubblica Dominicana, il Partido Revolucionario Democrticodi Panama, ecc.
18 In Ideologa y poltica, Buenos Aires, n. 2/1987, n. 2, pp. 13-14.

162
dappoggio per i sistemi di pi ampia alleanza (antinterventistica, contro il debito, antimili-
taristica) che costituiscono unesigenza cos pressante nella situazione attuale. Solamente se
unite le forze di sinistra, la loro lotta per obiettivi a media scadenza, possono collegarsi
organicamente a quella per gli obiettivi e i compiti strategici del movimento rivoluzionario.
La sinistra divisa invece stata, e sar - nella maggior parte dei paesi latinoamericani - o
sconfitta o impotente, e quindi una sinistra inservibile.
Non solo gli anni 60, ma anche i decenni precedenti hanno dimostrato che le possibilit
e le esigenze oggettive dellunit non si realizzano in modo spontaneo. Lunit semplice-
mente una tendenza, alla quale si oppongono sia controtendenze oggettive sia il meccani-
smo frenante soggettivo. Di qui limpegno permanente dei rivoluzionari per neutralizzare i
fattori di scissione, assecondare una unit salda della tendenza rivoluzionaria socialista
(articolazione dellavanguardia), realizzare la pi ampia convergenza strategica di tutte le
tendenze della sinistra latinoamericana e ottenere alleanze a medio termine con altri movi-
menti progressisti del continente. Comprensione chiara del condizionamento oggettivo e del
carattere duraturo della situazione di pluralismo delle forze rivoluzionarie, riconoscimen-
to della loro pari dignit, prassi di lotta comune volta alla realizzazione di una linea strate-
gica indipendente: sono queste, in base alle esperienze dellultimo decennio, le pietre ango-
lari della tendenza unitaria che si va facendo strada in vari paesi e zone del Continente.
Siamo convinti che altre risposte agli interrogativi posti dal fenomeno del pluralismo
non siano valide, sia dal punto di vista degli specifici interessi di ciascuna organizzazione di
sinistra, sia - ancor meno - a partire dallinteresse comune del movimento di liberazione.
Ignorare i problemi o sperare che altre organizzazioni e tendenze di sinistra o se ne
vadano allaltro mondo (come gli ultrasinistri in Europa verso la met del XX secolo) o
siano incenerite dal fuoco ideologico, o necessariamente si smascherino, significhereb-
be, a nostro avviso, elevare alla seconda potenza quellapplicazione rozza del marxismo-
leninismo, quella valutazione tardiva dei nuovi processi e fenomeni e quel ritardo dei partiti
comunisti nellanalisi teorica dei propri compiti di cui si parlava - rifacendosi al passato -
nella conversazione di Michail Gorbacv con Athos Fava. E non solo perch sono fin trop-
po evidenti e amari gli insegnamenti degli anni 60 e 70, ma perch non meno importante
il fatto che tutti, o quasi, i fattori che determinano sia il fenomeno generale del pluralismo
della sinistra nellarea sia lo sviluppo di ogni singola sua componente continueranno a fun-
zionare in tutte le societ capitalistiche del continente almeno per i prossimi decenni (anzi
alcuni di questi fattori si rafforzeranno ulteriormente). La tesi nostalgica della sinistra del
partito unico come norma cui si pu e si deve ritornare, nella situazione storica attuale
(utilizzando per giunta i percorsi tradizionali), difficilmente compatibile con la prospettiva
di successo della lotta di qualunque organizzazione di sinistra per linfluenza, legemonia, il
potere.
Per altro verso, indipendentemente dai grossi cambiamenti nella zona nel corso dellulti-
mo ventennio (offensiva del fascismo, transanazionalizzazione, crescita economica e conse-
guente crisi, nuova trasformazione democratica, indebitamento con lestero), oggi come
negli anni di lotta del Che, in genere appare inadeguata la posizione che contrappone alla
unit della sinistra una larga unit democratica; perlomeno, dal punto di vista degli
interessi delle forze rivoluzionarie e dellalternativa di sviluppo che esse rappresentano. Lo
attestano, a nostro modo di vedere, le vicende di alcuni paesi del Sud latinoamericano
(Brasile, Bolivia), nonch la situazione della (e nella) sinistra in Venezuela. Anche se si
tratta effettivamente di un problema reale e a volte molto difficile.
Per finire, illusoria lidea (per fortuna non molto radicata) per cui lunit, o pi sempli-
cemente ancora i discorsi sullunit, una lista elettorale comune, una giustapposizione di
programmi o di firme di varie organizzazioni di sinistra, costituiscano di per s una formula
magica (Apriti sesamo!) che apre qualsiasi porta della lotta antimperialista e del processo
storico nel suo complesso. Speranze del genere e la mitizzazione delle formule possono

163
portare al quietismo (starsene seduti aspettando che passi il cadavere della reazione) con-
dannato dal Che; lo stesso vale per il settarismo arrogante, per chi privilegia la lotta per la
purezza o la riduzione del proprio ruolo a una forza di sostegno (ai politici o ai regimi
liberali). Non si tratta solo del fatto che lunit una condizione necessaria ma insufficiente
per il successo della lotta, che unefficace strategia politica della sinistra implica il principio
dellunit senza per minimamente ridursi a questo, n che lunit si costruisca come media
aritmetica delle linee politiche di tutte le organizzazioni rivoluzionarie. Si tratta del fatto
che lunit in s, al di fuori della lotta del popolo e del movimento rivoluzionario (per il suo
indirizzo strategico) delle masse, non diventerebbe salda, irreversibile, hasta la victoria,
sempre. Solo la fusione di questi elementi - lunit, le masse, la lotta rivoluzionaria - pu
sgomberare la strada verso la realizzazione degli obiettivi del movimento. Si tratta di un
ulteriore insegnamento della vita e della morte di Ernesto Guevara: la verit che venti anni
fa si di nuovo presentata di fronte ai rivoluzionari del mondo, trasformandosi poi in forza
materiale in America Latina.
Indubbiamente, per costosa che sia stata lesperienza passata, non pu essere lunica
base per risolvere i problemi del presente e del futuro. Altrettanto indubbia unaltra cosa:
rare volte la verit secondo cui chi ignora le lezioni della storia condannato a sperimen-
tarle ancora riflette con tanta precisione la realt come nel caso del problema dellunit.
Negli anni 80 in America Latina sono avvenuti grandi cambiamenti qualitativi, ancora
indefiniti nella prospettiva di lungo periodo. Essi, tuttavia richiedono lassimilazione, com-
pleta e a fondo, del marxismo, degli insegnamenti del recente passato.
Senza eludere n travisare questi insegnamenti, n ritornare al passato pi che perfetto,
solo questa impostazione rende possibile lapplicazione creativa dellesperienza e degli
insegnamenti degli anni eroici, anche in condizioni effettivamente mutate.

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CAMILO E IL CHE
INTERVISTA A WILLIAM GLVEZ
a cura di Marco Papacci

William Glvez nasce a Holgun il 21 ottobre 1933. Partecipa alle lotte studentesche in
diverse organizzazioni. Nel 1953 entra a far parte del Movimento 26 di Luglio. Partecipa
agli episodi del 30 novembre 1955 a Santiago di Cuba. Si unisce allEsercito Ribelle nella
Sierra Maestra. Con il grado di capitano, partecipa allinvasione verso Occidente guidata
dal Che e da Camilo Cienfuegos. Termina la guerra di liberazione nella truppa di Camilo
con il grado di comandante di una colonna.
Oggi un generale della riserva delle Far, membro del Partito comunista cubano.
Laureato in Scienze sociali, ha realizzato diverse missioni allestero. E autore di vari libri
a carattere storico: Camilo, Seor de la vanguardia, Salida 19, Frank Pas entre el sol y la
montaa, El joven Camilo, Che deportista, El sueo africano del Che.

M.P. Quando e perch hai deciso di unirti alla lotta contro la tirannia di Batista?
W.G. A Cuba sempre esistito un precedente per quanto riguarda la lotta patriottica. Il
movimento degli studenti cubani ha risposto sempre in un modo o in un altro a tutti gli atti
anticostituzionali messi in atto dai governi di turno, contro il popolo e la classe lavoratrice.
Una gran parte di noi ha avuto antenati che hanno lottato nella guerra dIndipendenza. Ricordo
mio nonno, veterano della guerra dIndipendenza che mi raccontava le sue esperienze.
Quando si produce il 10 di marzo, ero uno studente del Politecnico di Holgun e sponta-
neamente cominciammo a protestare contro il colpo di stato. Per noi era una burla la costi-
tuzione esistente. Eravamo coscienti che tutti i politici di turno erano dei corrotti, dei ladri,
dei buoni a nulla. Erano degli assassini, perch mandarono ad uccidere un dirigente sinda-
cale di nome Jess Menndez, leader comunista. In quel periodo Cuba non faceva eccezio-
ne, in America Latina, per quanto riguardava la falsa democrazia. In quel periodo cera un
leader politico che si era distinto dagli altri, Chibs, del Partito Ortodosso, ma non pot
mettere in pratica il suo progetto politico perch era circondato da latifondisti, banchieri,
politicanti che si unirono al carro dei corrotti. Disgraziatamente Chibs si suicida per non
poter rispondere a una denuncia provocatoria orchestrata dai suoi nemici: era un tipo troppo
inpulsivo. Eravamo certi, per, che il suo partito avrebbe vinto le elezioni. I successivi
governi, dal 1944 al 1952 furono totalmenti corrotti, e come nel 1933 la rivoluzione spar
in una pallina come afferm Ral Roa, riferendosi al fatto che tutti quei governi si finan-
ziavano con le case da gioco.
Nel mio libro Camilo, Seor de la vanguardia, tratto in forma pi ampia di quel periodo.
Quando si produce il golpe di Batista, sorge una nuova generazione di giovani che fanno
propri gli ideali del nostro Jos Mart. Noi cubani siamo i continuatori della dottrina di
Mart, di Maceo, di Gmez e di tutti i grandi patrioti che lottarono nella Seconda repubblica,
cominciando da Mella, Guiteras, Rubn Martnez Villena. A Cuba sempre esistita unavan-
guardia a volte piccola, a volte un po pi grande che ha lottato contro la corruzione.
Batista era gi stato nelle alte sfere del potere dal 1944 al 1952, ben 11 anni, e noi pen-
savamo che tutti i politici che erano stati estromessi in quel lasso di tempo dal potere con il
golpe, avrebbero fatto qualcosa. Da quel momento cominciarono a crearsi le prime organiz-
zazioni rivoluzionarie, o meglio, prima che noi formassimo il Movimento 26 di Luglio, si
formarono organizzazioni come la Triplice A, Azione Liberatrice ed altre. Ti posso garanti-
re che tutte queste organizzazioni giocavano a fare la rivoluzione. Mi spiego meglio: cerca-

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vano coalizioni in cui militare e speravano in un futuro vittorioso: in relt non fecero niente,
per poi accampare determinate pretese.
Finalmente compare allAvana un certo Fidel Castro, in silenzio come predicava Mart,
che organizza unazione molto selettiva. Io mi trovavo a Holgun e militavo in unorganiz-
zazione nella quale Fidel non aveva molta fiducia e di conseguenza non eravamo a cono-
scenza di quello che si stava preparando a Santiago. Ti dico queste cose perch chiss se
Fidel avesse contato con pi uomini soprattutto della zona orientale dellisola forse lesito
dellazione del Moncada poteva essere diverso. Per in fondo fece bene cos perch altri-
menti rischiava di essere scoperto. Questo fu il Moncada. Fino al 1953 cera stato un grande
desiderio di lotta ma con poche possibilit.
Lesempio di Fidel e dei moncadisti fu linput che svegli la giovent rivoluzionaria che
era disposta a giocarsi la pelle per fare la rivoluzione. Fidel in quel periodo non era cono-
sciuto in tutta Cuba, sicuramente lo era allAvana. Decisi di trasferirmi a Santiago di Cuba
per lottare contro la tirannia e qui la mia partecipazione fu molto pi attiva della precedente
a Holgun.
Nella citt ribelle operava un ragazzo, Frank Pas, leader di unorganizzazione giovanile
molto attiva nelle manifestazioni antibatistiane. Agli inizi milito nellorganizzazione del
fratello di Frank, che si chiamava Josu Pas. Quando Batista concede lamnistia politica
cercando di dimostrare un falso cammino verso la democrazia, non voleva concederla ai
moncadisti e per questo motivo ci furono diverse pressioni, fino a quando non cambi idea.
Fidel viene messo in libert, ma prima di andare in esilio getta le basi per il futuro
Movimento 26 di Luglio, nel quale confluiscono molti giovani. Molti di questi seguono
Fidel in esilio. Frank Pas inizialmente non aderisce al M26/7 perch non crede che Fidel
sia in grado di fare la lotta armata. Quando si rende conto che cos non , la sua organizza-
zione -Azione Rivoluzionaria- confluisce nel M26/7 e Frank ne diventer il leader a
Santiago de Cuba. Nel frattempo noi studenti delle scuole superiori organizzammo molte
manifestazioni, scontri di piazza e piccoli attentati cercando di causare pi danni possibili al
governo e meno fastidi possibili alla popolazione. Sia Fidel che Frank Pas si organizzano.
Si produce lepisodio del 30 novembre e noi che militavamo nelle file giovanili del 26/7
eravamo pronti allazione. Purtroppo le armi non bastavano per tutti ed io essendo noto alla
polizia venni arrestato.
Rimango prigioniero per 6 mesi e la mia causa viene unita a quella del 30 novembre e
ad alcuni moncadisti. Scontata la pena insieme ad altri compagni entro in clandestinit.
Nel mio libro Salida 19 racconto tutti questi episodi. Ricostruimmo il M26/7 a Holgun.
In quel periodo avvenne lo sbarco del Corinthia e tutti quei compagni vennero trucidati. Noi
per rappresaglia assassinammo il capo della polizia di Holgun che aveva represso nel san-
gue ogni tentativo di rivolta contro la tirannia. Dopo questo episodio decisi di salire sulla
Sierra Maestra.

Finalmente arrivi nella Sierra e ti unisci a quello che era lEsercito Ribelle. E in quel
momento che conosci Camilo Cienfuegos e il Che?
Ho avuto la fortuna di conoscere prima il Che. Devi sapere che per unirti ai ribelli dove-
vi avere un documento. Io non ne avevo nessuno e questo mi cost molta fatica per farmi
accettare. Fortunatamente decisero per il s e nel primo accampamento dove vengo inviato,
incontro il Che.
Per il fatto di appartenere al 26/7 di Holgun e per le azioni che avevo condotto avrei
dovuto andare nella colonna di Fidel Castro: invece rimasi per tre settimane nel gruppo del
Che. Potei conversare molto con lui. Allepoca avevo delle posizioni di sinistra, avevo delle
inclinazioni verso lideologia marxista, ma sentivo che mi mancava lo studio. Il Che in que-
sto mi aiut molto. In quello stesso periodo conobbi Camilo. Poco tempo dopo mi manda-
rono nel gruppo di Fidel e qui venni integrato in un plotone come semplice soldato.

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Che impressione ti hanno fatto questi due futuri eroi della rivoluzione?
Voglio dirti una cosa: noi avevamo gi unidea di coloro che si trovavano in montagna.
Chiaramente Ral, Fidel, Ramiro e Juan Almeida erano persone molto conosciute, cos
come tutti quelli del Moncada. Ma del Che si parlava molto. Largentino che, pur essendo
medico, veniva a lottare qui a Cuba, asmatico, ma con una volont di ferro, secondo quello
che ci raccontavano coloro che si erano addestrati con lui in Messico. Quando mi trovavo in
clandestinit e aiutavamo i ribelli che scendevano dalla Sierra per curarsi o per compiere
determinate missioni, gli domandavamo comera la situazione in montagna e ci rispondeva-
no che gi alcuni di loro si erano messi in luce per le loro qualit di combattenti e fra questi
sempre cerano il Che e Camilo. Tutte queste cose ti invogliavano a conoscerli e destavano
in noi molta curiosit.
Il Che mi ha dato limpressione di un uomo molto convinto di quello che faceva, un
uomo di una comprensione molto grande: si accorse immediatamente delle difficolt che
incontravo nel camminare in montagna, sia per il mio stato fisico, sia per il peso del mio
zaino. Lui montava un mulo per via di una ferita a un piede, fece una sosta per farmi riposa-
re una notte. Giocavo a scacchi con lui e siccome non ero bravo a volte mi faceva vincere.
Era incredibile il rispetto che noi tutti avevamo per lui.
Di Camilo ti posso dire che inizialmente lho conosciuto di sfuggita. Si portava dietro la
fama del cubano a cui piaceva scherzare molto, ma anche di combattente formidabile. Una
volta mi disse che era molto preoccupato perch aveva un terribile mal di denti e che il Che
avrebbe dovuto estrargli un dente. Gli dissi di non preoccuparsi perch il Che era un bravo
medico. Mi rispose che lo sapeva, non aveva paura del dolore bens del pericolo che questi
gli estraesse un dente sano.
Tutti parlavano dellottima relazione che esisteva tra i due. Tutti dicevano che il Che era
molto esigente - era vero - ma ti posso dire che tutti i capi che non sono esigenti non posso-
no avere questo incarico: anche Camilo era cos. Mi ricordo che nei momenti di riposo -
pochi per la verit - il Che teneva occupati i suoi uomini facendoli studiare o curava i conta-
dini malati. Nellaccampamento di Camilo mi ricordo dellattenzione particolare che lui
aveva per un gruppo di ribelli che si dedicavano nei momenti di riposo a rappresentazioni
teatrali; a volte era lui stesso che scriveva i testi. Tutto questo era molto istruttivo, cos
come il discutere sulle notizie che ci giungevano attraverso la radio e i pochi giornali che
arrivavano in montagna.
Dopo questi brevi momenti che avevano attirato la mia attenzione, venni inviato nel
gruppo di Fidel. Lo scopo di tuttti noi ribelli era di lottare al suo fianco e potrai immaginare
la mia emozione nellincontrarlo di persona.
Fino a quando si produsse loffensiva rimasi nella prima colonna. Successivamente tor-
nai nella guerriglia agli ordini di Camilo, nella futura Colonna Invasora. In questa venni
nominato capitano aggiunto del 2 plotone grazie anche al fatto che avevo un po pi di cul-
tura degli altri combattenti. Cominciai cos la marcia verso lAvana al lato di Cienfuegos.

In che cosa si differenziava caratterialmente e militarmente il Che da Camilo?


Bene, il Che lo disse, ebbe lonore di scoprire Camilo. Questi era un tipico simpatico,
scherzoso. Ci sono cubani ai quali fai uno scherzo e non si arrabiano, altri non sono cos e
questo a volte gli ha creato non pochi problemi. Quelli che non accettavano i suoi scherzi
passavano a lottare in altre colonne.
Come avrai potuto notare i due avevano un carattere completamente differente. Nella
pratica non era cos. Il Che per alcuni versi era pi introverso di Camilo. Questi era capace
di arrivare qui ed entrare subito in confidenza, parlando a voce alta come se ti conoscesse
da molto tempo; il Che era molto pi pacato. Camilo, fondamentalmente era come noi. Gli
uomini agli ordini del Che lo rispettavano per il suo carattere allegro, mentre non potevano
prendersi certe confidenze con il loro comandante. Il Che mise per iscritto che Camilo dopo

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uno scontro a fuoco nel quale il Che aveva perso il suo zaino ed era rimasto senza niente da
mangiare, gli offr la sua razione di latte condensato. C una specie di legge della sopravvi-
venza quando si lotta in montagna, ma Camilo se n infischi e divise con il Guerrigliero
eroico la sua razione alimentare. Il Che non considerava corretto latteggiamento troppo
scherzoso di Camilo, ma glielo permetteva, perch riusc a vedere in lui un futuro capo
guerrigliero. Ricordati che il Che era sudamericano, quindi aveva uninfluenza pi europea,
pi fredda caratterialmente. Noi siamo latini, di origine spagnola, quindi molto pi allegri.
Il Che fu il primo membro della spedizione del Granma ad esser nominato Comandante:
inizialmente era tenente medico. Al principio Camilo si trovava a combattere nel gruppo di
Fidel Castro, ma il Che lo volle nel suo gruppo. Spesso Camilo si rivolgeva al Che chia-
mandolo mi profesor, a indicare chi gli aveva dato lezioni sulla Sierra.
E stata unamicizia bellissima, esemplare, da portare come esempio quando si vogliono
sottolineare certi valori. Ancora oggi non possiamo dire chi dei due si rispettava di pi. Uno
scopo fondamentale univa questa amicizia, fare la rivoluzione: questo che ci ha unito e
che unisce tuttoggi il nostro popolo.

I giovani italiani conoscono il Che per la sua storia politico-militare, di dirigente e di


combattente internazionalista, ma conoscono poco Camilo Cienfuegos. Puoi raccontarci
brevemente chi era el Seor de la vanguardia?
Per prima cosa voglio dirti che lui proveniva da una famiglia umile, operaia, di genitori
spagnoli. Camilo era il terzo di tre fratelli. Don Ramn e sua moglie Emilia educarono i
figli in maniera esemplare. Ossia rispettosi del prossimo, amore per lo studio, per la fami-
glia e propensi alla solidariet. Nella casa della famiglia Cienfuegos Gorrarin si respirava
unaria di gente onesta, seria sotto tutti i punti di vista. Gli altri fratelli si chiamavano
Humberto, che scomparso recentemente e Osmany, entrambi hanno lottato per la rivolu-
zione. La difficile situazione economica della famiglia li port spesso a cambiare casa.
Possiamo dire che il giovane Camilo crebbe con delle difficolt, ma non arriv mai allec-
cesso di chiedere lelemosina o di fare il lustrascarpe, cosa molto corrente tra i giovani
cubani dellepoca prerivoluzionaria. Era un giovane con molti interessi, gli piaceva pratica-
re lo sport e divertirsi con i suoi amici. Un giovane sano, ma con uninquietudine di caratte-
re sociale e politico.
Prima del golpe del 1952 partecipa a una manifestazione contro laumento del biglietto
per i mezzi di trasporto. Partecipa alla manifestazione dove vengono inumati i resti del leader
sindacale assassinato a Santiago de Cuba, Jesus Menndez. Voglio ancora tornare sul periodo
giovanile. Quando era studente della scuola primaria, veniva sempre scelto per le attivit di
carattere patriottico. Quando pass allottavo grado, aveva una certa inclinazione per le arti
plastiche, voleva essere uno scultore. Si iscrisse a una scuola vicina alla San Alejandro.
Con laggravarsi della situazione economica della famiglia inizia a lavorare come com-
messo in un negozio dabbigliamento maschile e di conseguenza abbandona gli studi.
Questa cosa lo segner per tutta la vita. Camilo si conquista subito il posto fisso, per i suoi
modi di fare, simpatici e coinvolgenti. Quando si producono gli scontri del 10 di marzo, gli
studenti universitari diffondono un appello per difendere luniversit, Camilo si schiera
immediatamente al lato degli studenti.

E in questo periodo che emigra verso gli Stati Uniti?


S. Per aiutare economicamente ancora di pi la sua famiglia, decide di emigrare insie-
me a un suo amico dinfanzia negli Stati uniti. Gli concedono un visto turistico per soli 29
giorni. Passati questi, risiede illegalmente come clandestino. Il fatto di essere negli Usa non
gli fa dimenticare quanto sta succedendo a Cuba. Inizia cos a scrivere degli articoli su un
giornale sostenuto da un gruppo patriottico. Viene intervistato da una radio locale, partecipa
a picchetti di protesta contro le visite dei tiranni sudamericani negli Stati Uniti e manifesta

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in favore della richiesta di amnistia per i prigionieri politici a Cuba. Il fatto di essere illega-
le, lo preoccupava. Fortunatamente parlava un discreto inglese e per questo motivo spesso
lo scambiavano per un portoricano. Dal 1953 fino al 1955, quando viene arrestato, risiede
negli Usa, successivamente viene espulso.
Camilo prende coscienza che bisogna lottare contro la dittatura di Batista, ma non ha
chiaro il metodo e non conosce bene i fatti del Moncada. Quando torna a Cuba, si rende
conto che i fratelli e gli amici pi stretti stavano lottando contro la dittatura. Durante la sua
permanenza nellisola, legge La storia mi assolver e ascolta la denuncia che Fidel fa allu-
scita dal carcere. Gi in questa fase ha capito quale sar la sua forma di lotta. Il 7 dicembre
del 1955 viene ferito durante una manifestazione studentesca. Il 22 gennaio 1956 partecipa
a un'altra manifestazione per ricordare Jos Mart, viene malmenato e arrestato dalla poli-
zia. A questo punto non gli interessa p risolvere i suoi problemi economici, vuole unirsi
alla causa di Fidel Castro. Ritorna negli Stati Uniti per guadagnare un po di soldi, per poi
trasferirsi in Messico. Il suo dovere adesso quello di lottare per la liberazione di Cuba,
compiere con la lotta, quel cammino educativo che la sua famiglia gli ha indicato.

Cosa succede dopo questa presa di coscienza?


Dagli Stati Uniti si dirige in Messico e qui prende contatto con un suo amico che aveva
partecipato al Moncada: si chiamava Reynaldo Bentez. Non fu facile farsi accettare nel
gruppo dei partenti perch lui non militava in nessuna organizzazione antibatistiana.
Reynaldo Bentez e altri due amici riescono a farlo accettare. Nel mese di novembre del
1956 si imbarca insieme ad altri 81 uomini nel Granma, come semplice soldato.
Dopo lo sbarco tra quelli che si salvano dopo la battaglia di Alegra de Po. Nel suo
gruppo erano presenti Juan Almeida, Ramiro Valds, Pancho Gonzlez, il Che e Reynaldo
Bentez ed altri che ora non ricordo. Successivamente si riorganizzano e il 24 dicembre
insieme ad altri venti combattenti salgono sulla Sierra Maestra. Nel frattempo Mongo Prez
e Faustino sono incaricati da Fidel di prendere contatto con Frank Pas per riattivare il
Movimento 26 di Luglio.
Quando si produce il primo scontro armato de La Plata, Camilo si distingue come un
gran combattente. Mano a mano che lEsercito Ribelle si organizza, Camilo va sempre alla-
vanguardia del suo gruppo, in esplorazione. Nonostante non avesse un gran fisico, riesce ad
adattarsi bene alla vita di montagna, come fece lo stesso Che nonostante la malattia di cui
soffriva. Con larrivo dei rinforzi inviati da Frank Pas, lEsercito Ribelle va ingrandendosi e
diversi sono gli scontri e le battaglie vinte. Camilo gi il Seor de la vanguardia.

Perch questo soprannome?


Glielo ha dato il Che. Nella lingua spagnola lappellativo Seor st a indicare un
granduomo, un titolo nobiliare, di grandezza, di superiorit. Quando il Che dedica a
Camilo il suo libro Guerra di guerriglia, lo ricorda con questo soprannome che Camilo si
era conquistato.

Il Che leroe di Santa Clara e Camilo leroe di Yaguajay...


Per prima di cosa ti posso dire che Camilo aveva il compito di arrivare fino a Pinar del
Ro, ma per problemi politici che si crearono in quel momento, Fidel ordin a Camilo di
rimanere nella zona denominata Segundo Frente. Camilo inizia le sue operazioni nella
parte nord di Las Villas; il 15 di ottobre del 1958 iniziano gli scontri in questa zona, in
meno di due settimane gli uomini di Camilo confiscano molte armi pesanti al nemico. Con
queste azioni si favorisce il lavoro delle organizzazioni locali, come quelle del Partito
comunista ed altre vicine a noi alla ricerca delle armi.
Camilo aspetta gli ordini per proseguire; il Che gli dice di non essere avventato nelle
scelte perch ancora non si conosceva lesito della battaglia di Santa Clara.

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La fuga di Batista il 1 gennaio del 1959 non era prevista. Pensavamo a una resistenza
nei pressi di Matanzas e pensavamo che avrebbero cercato di fare la classica divisione
come hanno fatto nel Vietnam, in Corea o nello Yemen. La caserma di Yaguajay si arrende
nel pomeriggio del 31 dicembre del 1958. Il reggimento di Santa Clara il 1 gennaio del
59. Quindi Camilo trionfa nella zona nord e il Che nella zona centrale, insieme agli uomini
del Direttorio 13 di Marzo e agli uomini del M26/7 diretti in quella zona da Vctor Bordon.
Preferisco non identificare il Che e Camilo eroi di tal posto o di tal battaglia: sono gli eroi
della nostra rivoluzione, come lo sono Fidel, Ral, Juan Almeida, Ramiro e tanti altri che ci
hanno lasciato.

Quando hai visto per lultima volta Camilo?


Ti devo rubare un po di tempo per spiegare cosa accadde a Camagey. In questa citt si
stava producendo unazione controrivoluzionaria. Fidel invia Camilo. In quelloccasione
non si produce nessuno scontro armato.Vengono arrestati i rivoltosi. Camilo si ferma alcuni
giorni in citt, ritorna allAvana il 25 di ottobre. Nel palazzo della rivoluzione si incontra
con Fidel e partecipa a una grande manifestazione.Il 26 di ottobre tiene un discorso e quella
notte andammo insieme alla Bodeguita del Medio accompagnati dalla ragazza con cui
aveva deciso di sposarsi, Paquita Ravasa, con i genitori di lui e suo fratello Osmany. Il gior-
no 27 lo incontro allo Stato Maggiore (ricoprivo in quel momento lincarico di ispettore
generale dellEsercito) e sbrigammo una serie di cose. Nel pomeriggio continuammo a
lavorare insieme e la sera andammo a mangiare in un posto chiamato Rancho Luna. Mi
spiega nei dettagli quello che era accaduto a Camagey, delle sporche manovre che voleva
fare Hubert Matos e gli altri. Quella fu lultima volta che lo vidi.
Ci separammo ed entrambi ci dirigemmo verso le nostre case. Mi disse che la mattina
seguente sarebbe partito e che in serata avrei dovuto essere reperibile per andarlo a prende-
re. Successe purtroppo tutto quello che sappiamo.

Veniamo alla scomparsa


Quando in serata ci si accorge del mancato rientro, Osmany che era aiutante capitano
del fratello e Manolo Espinosa, una delle guardie del corpo di Camilo, non danno troppa
importanza a questo ritardo. Camilo era solito fare un po a modo suo e non avevamo anco-
ra unorganizzazione adeguata. Ma quella volta aveva deciso di rientrare subito allAvana.
Il 29 ottobre Fidel Castro mi manda a chiamare dalla caserma di Ciudad Libertad dove
cera il comando dellAviazione e mi domanda che notizie ho di Camilo. Gli rispondo che
forse andato a Yaguajay o a Bayamo. Chiamammo tutte queste localit e la risposta fu
negativa. Indipendentemente dal fatto che lui avrebbe potuto spostarsi in qualsiasi parte del
paese senza preavviso, non faceva passare un giorno senza far sapere dove si trovava.
I giorni 29 e 30 di ottobre del 59 furono impiegati alla ricerca dei resti del suo Cessna.
Uno dei figli pi amati dal nostro popolo era scomparso per sempre.

Cosa ha perso Cuba, il suo popolo, con la morte di Camilo?


Abbiamo perso un vero rivoluzionario, integro, gran patriota, un uomo di assoluta fidu-
cia di Fidel, un uomo che aveva una fede assoluta in Fidel. Quando questultimo lo nomin
comandante, Camilo nellultima parte della lettera che gli aveva inviato come risposta scri-
veva cos: Smetter pi facilmente di respirare, piuttosto che abbandonare la fedelt che
ho nei tuoi confronti.
Il Che disse una cosa sacrosanta: lo perdemmo nel momento in cui avevamo pi biso-
gno di lui. Camilo era un fattore unitario. Una volta gli domandarono fino a dove potesse
arrivare la Rivoluzione, rispose che questa aveva solo due strade: Vincere o Morire. Nel
pensiero e nel modo di vivere si manifestavano le condizioni eccezionali di un dirigente
popolare. Senza ombra di dubbio ti dico che, dopo Fidel Castro, il dirigente pi popolare

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che sia mai esistito si chiama Camilo Cienfuegos. Noi che abbiamo avuto lonore e la fortu-
na di conoscerlo, di essere stati ai suoi ordini, di essere stati suoi amici e che abbiamo dedi-
cato il nostro tempo allo studio della sua vita e che continuiamo a farlo, abbiamo perso uno
degli uomini pi interessanti che ha avuto la Rivoluzione cubana in tutta la sua storia. Il
ruolo di Camilo nella Rivoluzione stato vitale.

Dopo questo bellissimo ricordo di Camilo, voglio passare a un tema che riguarda la
storia del Che in Congo. Come ti spieghi ci che accadde alla lotta del Guerrigliero eroico
in questo paese africano?
Dovresti leggere il mio libro Il sogno africano del Che. Bisogna partire dal principio
che tutti i veri rivoluzionari comunisti devono essere internazionalisti. Il Che stato lesem-
pio massimo che noi abbiamo avuto. Prima di lui ci furono compagni che andarono a lottare
a Santo Domingo e in quelloccasione non ebbero fortuna. La sconfitta di una battaglia non
sempre pregiudica la guerra. Il Che dal primo momento che si un a Fidel mise una condi-
zione: se avesse trionfato a Cuba non avrebbe dovuto avere nessun impedimento per andare
a lottare successivamente nel suo paese, lArgentina. Le condizioni che si crearono, come
spiego nel libro, non ebbero lesito sperato. Il Che stava lottando contro il tempo. Pensava
che per un uomo di quarantanni cominciava ad essere difficile potersi adattare nuovamente
alla vita di montagna, alla lotta guerrigliera. Ansioso di compiere quello che si era prefisso,
imposta e progetta le condizioni per poter agire. Fidel cerca di persuaderlo, dicendogli che
non la cosa pi corretta.. Il Che era una figura conosciuta universalmente, aveva visitato
vari paesi africani, si era reso conto che cerano dei movimenti di liberazione molto attivi
ed era interessato a quanto stava accadento nel continente nero.

Scusami William, si era gi verificata la sconfitta della guerriglia di Masetti a Salta in


Argentina?
S, quel movimento faceva parte di un piano per aprire e agevolare il cammino della
futura lotta del Che in quel paese. Purtroppo non fu il solo movimento ad essere sconfitto,
ci fu anche quello in Per guidato da Luis de la Puente Uceda. In queste guerriglie il nemi-
co riusc ad infiltrare i suoi uomini e di conseguenze queste esperienze non ebbero lesito
che ci aspettavamo. Ma torniamo allAfrica. Fidel accetta la partenza del Che, come
responsabile della missione del Congo. Il Che lunico bianco della spedizione.

LAfrica e i congolesi
Il continente africano ha 500 anni di ritardo rispetto a noi latinoamericani, mille rispetto
allEuropa. Qui il nemico stato capace di far germinare il seme della legge dividi et impera.
Anche oggi, il livello di istruzione, di educazione e di sistema sanitario quasi nullo. Le
guerre fra trib sono allordine del giorno. In quellepoca il Congo era pieno di analfabeti
ed esistevano allincirca 50 etnie. Il movimento congolese aveva raggiunto alcuni traguardi,
ma la cosa che pi ci preoccupava era questa forte divisione al loro interno.
Rispettosamente criticammo alcune impressioni che aveva il Che su questi combattenti, ma
andammo avanti sulla strada scelta dal comandante. Quando ci presentammo in terra africa-
na, il movimento congolese si spavent della nostra presenza. Non esisteva un leader che li
dirigesse, un esempio, per questo motivo non esisteva una linea di condotta. Cera un gio-
vane militare di nome Kabila. Il Che scrisse nel suo diario delle note negative su questo
compagno, ma lasci intendere che era lunico che aveva qualche possibilit di divenire un
buon dirigente se avesse dato lesempio nella lotta. Il Che non si sbagli.
Kabila ha avuto il merito fino ad oggi di non essere mai passato con il nemico ed sem-
pre stato un buon amico di Cuba. La maggior parte dei dirigenti del movimento congolese
si comportarono come dei miserabili, passando al nemico. Laurent Kabila non solo ha
dimostrato di essere nostro amico, ma ha appoggiato molte cause giuste in Africa.

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Forse voi italiani non conoscete bene questo continente come noi altri. L ci sono i
nostri morti, laiuto che abbiamo dato a molti paesi africani era disinteressato, non esigeva-
mo il contrario, quello che volevamo era unatteggiamento rivoluzionario. Ho evidenziato
nel mio libro che quella fu una scelta ben fatta e me ne assumo le responsabilit. Il Che ini-
zia il suo Diario dicendo che la storia di una sconfitta, non sono daccordo. Che cos una
sconfitta? Io la concepisco in questo modo: decido di fare una cosa e poi sbaglio. Per se tu
mi chiedi aiuto e io te lo d, ti porto i migliori uomini disposti a lottare, mentre i dirigenti
locali perdono tempo a ubriacarsi, spendono i nostri soldi in prostitute, chiaro che non pu
essere mia la colpa se poi si viene sconfitti. Possiamo riconoscere che ci fu unerrore di
valutazione della maturit di questo movimento. Bisogna conoscere il carattere del Che, la
sua morale rivoluzionaria. Per lui non aver raggiunto determinati scopi, determinati obietti-
vi, era lequivalente di una sconfitta. Credo che nessuno avrebbe potuto trionfare in quelle
condizioni. Quello che fece, fu ben fatto. Voleva rimanere nel Congo, se cos fosse stato, lo
avrebbero ucciso perch non cerano le condizione per lottare. Il Che soffr molto le incom-
prensioni e le incapacit dei dirigenti e dei combattenti congolesi.
Oggi nel Congo qualcosa cambiato. Mobutu morto e Kabila dirige il paese sicura-
mente con un sistema migliore di trentanni fa.

Quando hai visto lultima volta il comandante Che Guevara?


Lho incontrato al Ministero dellIndustria. Stavo frequentando la Scuola Superiore di
Guerra e ogni 15 giorni dovevo chiamarlo al telefono per chiedergli se potevo andare a far-
gli visita. Parlammo e ci scambiammo dati e opinioni su quanto stavamo facendo. Era chia-
ro che non poteva dirmi tutto. Non mi disse che sarebbe partito per una nuova missione. La
nostra amicizia si approfond dopo la morte di Camilo. Dal punto di vista militare sono
stato a capo dellEsercito Centrale: secondo la divisione in guerra del paese, al Che corri-
spondeva la zona centrale e quindi sono stato ai suoi ordini per parecchio tempo.

Che ricordo ti rimasto?


Come ti ho detto al principio, era un uomo universale, da tener presente in tutte le
maniestazioni, uomo integro, rivoluzionario vero. Ha dato lesempio che limperialismo va
combattuto in tutti i suoi aspetti e su tutti i fronti. Che lunica forma per raggiungere la giu-
stizia sociale era linstallazione di un governo rivoluzionario dove non esistesse il dominio
delluomo sulluomo. Il Che il martire rappresentativo del vero rivoluzionario, Fidel il
dirigente pi rappresentativo del rivoluzionario vero presente oggi sul pianeta.

E vero che stai preparando una biografia composta da cinque volumi sul Che? Puoi
anticiparmi qualcosa?
Due volumi sono stati gi pubblicati. Il primo parte dalla nascita del Che fino al suo
arrivo a Cuba. E quello che mi piace di pi perch spiego come Ernesto Guevara diventa
rivoluzionario e comunista. Il quarto gi pubblicato la storia dellesperienza in Africa di
cui ti ho parlato prima. Ha ricevuto il premio Casa de las Amricas.
Il secondo raccoglie tutta la sua traiettoria guerrigliera a Cuba fino al trionfo della
Rivoluzione. Il terzo parla del Che come statista e dirigente, dal 1959 fino alla partenza per
il Congo. Lultimo narra lesperienza boliviana. Lho terminato e lo sto rivedendo. Per
poterlo concludere dovrei fare un viaggio in quel paese per verificare alcuni elementi che
ancora mi mancano.

Cosa hai provato quando in Bolivia hanno scoperto i resti del Che e degli altri compa-
gni e li hanno portati ha Cuba?
Provai dapprima una grande tristezza: non si pu essere soddisfatti quando trovi i resti
di compagni caduti. Per siamo orgogliosi che riposino a Cuba. Inizialmente pensavo che

172
forse sarebbe stato meglio lasciarli l dove erano caduti. Poi ripensandoci, la situazione in
Bolivia non era idonea per ospitarli. Il Che e gli altri compagni dovevano riposare dove
cera la sicurezza che non venissero profanati e sfruttati. Il luogo dove possono avere il
rispetto e la devozione giusta Cuba.

Unultima domanda. Perch quarantanni di embargo non hanno sconfitto la


Rivoluzione cubana?
Perch questa una vera rivoluzione. Per poterla sconfiggere devono annientare il
nostro popolo. Fino a quando ci sar anche un solo uomo disposto a difenderla, questo dar
battaglia.
E difficile annientare una rivoluzione quando questa autentica. La rivoluzione che ini-
zi nel 1917 andata degenerando e ha smesso di essere vera. La prova sta nel fatto che di
tanti militanti comunisti che cerano nel partito nessuno stato capace di ribellarsi per
difendere quellesperienza.
Io sono ottimista; come alunno di Fidel, penso che prima di morire vedr di nuovo la
lotta in quei paesi per una vera rivoluzione sociale. Per il movimento comunista mondiale la
caduta dei paesi dellEst stato un colpo durissimo, ma non mortale, come hanno voluto far
credere. Noi - prodotto di una rivoluzione vera, con dirigenti come Fidel, con un gran parti-
to comunista alle spalle - siamo sopravvissuti e abbiamo dimostrato di potercela fare anche
da soli contro il nemico pi potente della terra, gli Usa. Abbiamo molte difficolt, ma non
moriamo di fame. Abbiamo molte cose assicurate, che i cittadini del cosiddetto primo
mondo non hanno. Resistiamo perch siamo un popolo di indole rivoluzionaria e che si
rafforzato ancora di pi con la guida del Comandante en Jefe. Abbiamo fiducia nella nostra
giovent, siamo orgogliosi di lei. Molti giovani medici volontari cubani li puoi trovare in
paesi del Terzo Mondo.
La nostra forza sono i giovani che hanno lottato in Angola, in Eritrea e in Namibia. Non
le quattro jineteras o jineteros che uno incontra per strada, nessuno di questi. In qualsiasi
angolo di una grande citt del mondo ci sono pi prostitute che in tutta Cuba. Poi arrivano i
giornalisti e dicono che noi abbiamo questo, abbiamo questaltro e gi a scrivere porcherie
sul nostro paese. Ma cosa vengono a cercare la macchia nel sole? Non siamo puri, siamo
esseri umani. Ma la purezza di questa rivoluzione al di sopra della norma, al di sopra del
novanta per cento. Per questo motivo la Rivoluzione ha resistito per pi di quarantanni e
continuer a resistere tutto il tempo necessario di fronte allimperialismo degli Stati Uniti
dAmerica.

173
INTERVISTA A WALTER ROMERO
a cura di Giuliano Mazzuccato

Ho potuto intervistare Walter Romero (ex maestro di Alto Seco, di cui si parla nel Diario
del Che alla data del 22 settembre 1967) nel gennaio 1996, in Bolivia, a Vallegrande.

Ho incontrato Walter Romero per la prima volta nel corso del 1993, a Vallegrande, in
Bolivia, dove ora vive, durante una visita che feci al museo archeologico della cittadina,
dove egli allora ricopriva lincarico di responsabile.
Mi trovavo in quel paese sudamericano da un paio danni e mi sarei trattenuto l per
altri pi di due, sino alla fine del 1995. Stavo lavorando come responsabile di progetti di
cooperazione, promossi da alcune ong (organizzazioni non governative) italiane, lultima
delle quali era ubicata nella provincia di Campero, limitrofa a quella di Vallegrande nel
sud-est boliviano, dove si era sviluppata e conclusa con la morte del Che, nellottobre 1967,
lesperienza guerrigliera in Bolivia. Dopo qualche scambio di opinioni con don Romero,
questi mi chiese dovero diretto, ben immaginando che stavo recandomi a La Higuera, un
piccolo villaggio di povere case di fango, abitate da pochi campesinos a circa 60 chilometri
a sud di Vallegrande, dove nei suoi pressi si combatt lultimo scontro tra esercito e guerri-
glieri. L il Che fu ferito, catturato e poi ucciso, per ordini superiori giunti allesercito boli-
viano. Ebbi subito modo di notare il suo interesse nellaffrontare, nelladdentrarsi in quei
ricordi lontani, che come venni a sapere di l a poco, lo videro per un giorno protagonista,
nelle note scritte dal Che nel Diario. Seppi ben presto che era lui il maestro che aveva par-
tecipato alla prima assemblea popolare convocata dalla guerriglia nel villaggio di Alto
Seco, dove egli svolgeva la sua attivit di insegnante elementare. Terminata lassemblea
nella scuola, lo andarono a trovare a casa sua il Che e alcuni guerriglieri per chiedergli
certe informazioni. Parleranno per tutta la notte, ma il Che non si fece riconoscere dal
maestro, nonostante la sua grande curiosit - (che il personaggio gli ispirava) - e molte furo-
no le domande che gli fece in quelle lunghe ore.
Alcuni giorni dopo luccisione del Che, Romero verr a sapere dalla stampa e dalle fonti
militari chi fosse quel suo involontario ospite, con cui aveva cos lungamente e animosa-
mente discusso di storia, filosofia, politica e piccola quotidianit.
Successivamente Romero diverr sindaco di Vallegrande, ma si occuper solo marginal-
mente di politica, spinto pi da sollecitazioni governative che da una scelta personale con-
vinta ed evitando per molti anni di rilasciare interviste pubbliche a chicchessia su quelle
vicende, sempre timoroso di esporsi troppo sia col potere, sia forse alle possibili ritorsioni
dellEln boliviano che aveva eliminato molti di coloro che avevano avuto un ruolo, pi o
meno diretto, nel liquidare il Che e lesperienza guerrigliera. Dopo il primo incontro, lo
incontrai altre volte, durante i miei passaggi per quei luoghi, fino a ottenere dopo tanti dinie-
ghi la sua disponibilit per unintervista (che registrai su nastro), a proposito di quel suo indi-
menticabile incontro col Che, visto da uno che stava dallaltra parte. Ed ecco il testo tradotto,
con la amichevole e piena collaborazione di Valeria De Conti Maiolo, amica argentina, della
Fondazione Guevara, che da anni vive in Italia e che in questa sede ringrazio.

G. M. Don Walter, cosa si ricorda di quel 22 settembre del 1967?


W. R. Quel giorno, quando mi alzai dal letto, i guerriglieri gi si stavano organizzando
per le strade di Alto Seco. Non lho visto, per ho sentito dire che cerano dei posti di bloc-
co allingresso e in diversi punti di Alto Seco, verso il nord e verso luscita a sud.

174
Si diceva che non lasciassero entrare n uscire gli abitanti: in altre parole il paese era
occupato in maniera rivoluzionaria; senza che nessuno glielo impedisse e senza spiegare
a noi con quale diritto lo facessero.
Ho visto che attraversavano il paese in alto e in basso, a gruppi di due, tre, quattro; non
so quanti per la precisione, ma erano parecchi. Per sentito dire, ho saputo che una persona
del paese si accost e diede la mano a una ventina di loro, ma non ho conferme certe.
Appena arrivati in paese si dirigono alla prima casa che incontrano, e bussano alla porta
di Ireneo Cortz.
L chiedono informazioni sullabitazione del corregidor, alla quale vanno, ma non lo tro-
vano perch di buonora era andato a controllare le sue bestie nei campi. Fanno un breve
interrogatorio alla moglie, per esserne sicuri. Si dirigono quindi allunica bottega del paese e
la occupano, ma chiedono con cortesia che gli sia venduta della merce, con limpegno che
verr pagata : non ricordo lammontare preciso, ma erano circa 8-900 vecchi pesos boliviani.
Al pomeriggio, la moglie del bottegaio chiede loro di essere pagata, grida e piange che
vuole i soldi perch la bottega non del marito, ma lha avuta in usofrutto e lei vive di una
percentuale del 10% sulle vendite. I guerriglieri si rifiutano e ancora oggi non so di preciso
se venne poi pagata. Allepoca erano molti soldi.
Ebbero colloqui con molte persone del posto. Ho visto un guerrigliero allangolo della
strada, vicino alla porta della chiesa, bianco di pelle, biondo, talmente biondo che i suoi
capelli erano quasi bianchi, tanto dare limpressione di essere vecchio. Stava con un enorme
e pesante zaino sulle spalle. Qualcuno gli dice : povero nonnino, come fa lei a portare un
equipaggiamento tanto pesante? Lui molla lo zaino e di rimando risponde : nonnino di 27
anni.
Non so il suo nome, non so chi fosse.
Come professore, in quel periodo stavo facendo costruire una scuola; bisognava portare
lacqua, la paglia per limpasto, e una volta partiti gli operai, circa una decina, ritorno verso
casa e trovo due miei colleghi maestri che stavano parlando con un guerrigliero. Giorni
dopo ho saputo che era il Che.
Lui voleva parlare con me; mi fa un cenno, mi avvicino, mi d la mano e mi saluta per
primo con cortesia e mi chiede di avere un giornale in prestito. Mi ricordai che ne era arri-
vato uno pochi giorni prima, lo avevo sfogliato velocemente e poi lavevo prestato ai vicini,
quindi gli dissi che non ce lavevo. Di seguito mi chiese se avevo dellinchiostro Parker, per
la sua stilografica; risposi che non lo usavamo, usavamo solo il metilene.
Incuriosito mi accompagn a casa, perch voleva vederlo e l si interess al mio mate-
riale scolastico. Gli mostro il blu metilene. Mi offr dei sigari che fumammo insieme, gli
offrii del caff, lui prima di andare mi chiese in prestito una rivista, non ricordo se era
Selezione del Riger Digest che, guarda caso, aveva proprio un articolo sul Che.
Verso le 17 ritorna e mi restituisce la rivista. Allora non sapevo ancora chi fosse. In quel
momento rientra mia moglie con la spesa e il bambino che iniziava appena a camminare. Fu
allora che lo invitai a prendere unaltra tazza di caff e fumammo insieme finch finirono i
sigari e allora dissi che avevo il tabacco per farmi le sigarette.
Lui me ne chiese un po per la sua pipa; lo prova e mi dice che molto buono; me ne
chiede ancora, dicendo che me lo avrebbe pagato. Gli offrii quello che avevo.
Poi si alza, fa alcuni passi per uscire e dalla tasca dei pantaloni, che era rotta, gli cade
un revolver nichelato, lucente; gli dissi: ehi amico, attento che stai perdendo la tua arma.
Lui non si era accorto di nulla, o aveva fatto finta, io in fretta gli raccolgo la pistola, gliela
porgo e gli chiedo : lasciamela per ricordo.
Lui, facendosi serio mi disse : no ragazzo, non posso, ti comprometterebbe di brutto.
A malincuore gliela rid e gli dico : bene tienila con cura. Il Che se la mise in una delle
tasche del giubbotto militare, poich aveva le tasche dei pantaloni mimetici che erano ridot-
te male, scucite o rotte.

175
G. M. Ha parlato anche con altri guerriglieri?
W. R. S. Alle 11 del mattino mi vengono a trovare 2 o 3 guerriglieri, non ricordo bene,
e non so i loro nomi. Lo chiesi per ad uno e mi rispose : Moro il mio nome di batta-
glia. Perch un nome di battaglia - gli chiesi? E lui : quando siamo in guerra il governo
ha difficolt nel rintracciarci, ma pu cercare i nostri familiari, e allora ci mettiamo un
nome inventato per evitare pericolose rappresaglie.
Mi chiese dellacqua, qualcosa di fresco da bere; abbiamo fumato e parlato a lungo, un
po del nostro villaggio, che era piccolo, non aveva niente di interessante, ma che era molto
povero.
Un paese sperduto. Solo in quel periodo si stava costruendo poco pi che un piccolo
sentiero, largo un paio di metri per collegarlo ai villaggi vicini.
Parlando delle malattie che ci affliggevano, mi disse che lui era un medico e che qui le
malattie pi comuni erano quelle intestinali; a volte anche polmonari.
Le malattie endemiche come il paludismo si sviluppano perch la gente beve lacqua
inquinata del fiume o delle pozze dove si abbeverano gli animali.
Lui era molto interessato, sognava e parlava di come controllare e risolvere questo stato
malsano di cose, per difendere la salute e la vita dei pi poveri.
Se ne andarono verso le 14 o le 15 del pomeriggio. Ma poi me li ritrovo ancora per casa.
Il primo che rividi fu il Che (ma ancora non lo sapevo e per un paio di settimane non venni
a sapere che era lui che era passato di l). Entra dentro e mi rivolge una domanda improvvi-
sa : Cos il palo del pollaio?
Gli rispondo che un sostegno per le galline quando vanno ad appollaiarsi per dormire.
E lui disse subito: Non scherzare, c anche un altro significato. Prende dalla tasca un
libretto di appunti e mi dice : Non vogliamo essere come il palo del pollaio che prima lo
pestano e poi ci cacano sopra. Allora gli dissi : Questa unespressione popolare, lei sta
facendo un discorso di proselitismo politico. Il Che ribatte: Il popolo anche da voi viene
prima usato e poi ignorato. Gli chiesi chi avesse detto una cosa simile e lui rispose : Dei
vostri vicini qui in giro. Dissi : Non so chi abbia detto ci, ma questa frase era scritta nel
suo quaderno. Mi batt la mano sulla spalla e mi disse: Hanno ragione, vuol dire che qui
hanno usato il popolo per le loro campagne politiche. E io di rimando: Suppongo che lei
stia facendo proselitismo; a proposito c un altro maestro pi giovane che vuol parlare con
lei. S, mi ha parlato e voleva arruolarsi con noi. Perch non lo portate con voi?.
Perch prima ha bisogno di essere addestrato. Ma allora mentre voi vi preoccupate di
prepararvi per rafforzarvi, il popolo che voi difendete rimane indifeso!. E lui: No, cos
che lo difendiamo, e mi mostr unagenda (il suo diario) che teneva nella giubba.
Ognuno ha le sue cose, disse e rise. Camminammo insieme fino allangolo della strada e
poi mi accomiatai. Cera movimento: due persone camminavano una davanti allaltra, altre
due andavano e venivano dalla piazza. Nella parte alta del paese cerano i posti di blocco
dei guerriglieri, ma alcuni contadini del villaggio utilizzavano sentieri sconosciuti ai guerri-
glieri sia per entrare, sia per uscire dal paese.
Lo dimostra il fatto che si present uno sconosciuto che veniva da fuori, accompagnato
da un mio vicino, che chiese di fare acquisti in bottega. Compr delle foglie di coca, cande-
le, garze, sigari e alcuni articoli per un funerale di una sua conoscente. Alluscita gli venne
bloccata la strada, ma uno dei contadini con prontezza lo accompagn verso quei sentieri
ignoti ai guerriglieri. Sapendo dellaccaduto molti paesani cominciarono a entrare e uscire
da questi sentieri non controllati. Posso dire che il paese era tranquillo, la gente generosa,
anche se un po timorosa della loro presenza. In verit non si erano mai viste prima tante
persone armate girare nel paese. Gente cos, che mostrava le armi che aveva, provocava
uno stato di psicosi. Alle 18, quando tramontava il sole, tutte le porte delle abitazioni si
chiudevano, e cos feci anchio. Dopo circa unora, mentre ci facevamo un caff, bussano
con insistenza alluscio e chiedo: Chi ?. Non rispondono, insistono a bussare con forza,

176
sulla porta chiusa, con una sbarra di ferro. Come apro, entrano dei guerriglieri che dicono di
aver bisogno di noi, perch stata convocata una riunione in piazza. Stavamo con i miei
prendendo il caff e si par davanti un uomo; era il Che, che aspirava a fondo dalla sua pipa
e ci disse: Vi aspetto. Bevvi in tre sorsi, di fretta, la tazza del caff mentre lappetito per
il soprassalto se nera gi andato. Gli dico di chiudermi la porta, ma lui mi dice: No, la
fuori ci sono altri vostri compagni che vi stanno aspettando. Andiamo in piazza, ma non
cera ancora nessuno. Era buio e ci fecero deviare verso la scuola.
I guerriglieri erano stati alla scuola e avevano parlato con due maestri, Julio e un altro,
un certo Prez, per avere una stanza a disposizione per fare unassemblea. Entriamo. Dentro
laula cerano 11 persone, 13 con me e il mio amico. Seduto su di un banco, di fronte a noi,
aspettava il Che.
Sulla porta cera Inti Peredo, con altri tre dei loro, laula era illuminata con delle cande-
le. Appena entriamo mi segu Inti, che disse: Ci siamo tutti. Vi abbiamo riuniti per spie-
garvi i fini della rivoluzione.
G. M. In che lingua parlava Inti?
W. R. In spagnolo, come parlo io ora. Non so se sapesse altre lingue.
G. M. In Alto Seco si parlava in castigliano e guaran o solo castigliano?
W. R. La stessa lingua che stiamo parlando adesso.
G. M. Cosa si tratt nellassemblea?
W. R. Inti cos continu: Il governo parla di una invasione straniera, a proposito di que-
sta lotta. Voi sapete ora che non cos. Non ci sono ingerenze straniere in questo cosiddetto
contrasto interno. Noi facciamo questa rivoluzione perch il governo ascolti il popolo.
Quando questo chiede qualcosa, il potere risponde con la repressione e le uccisioni dei
lavoratori. Quando il popolo sciopera, il governo imprigiona, colpisce duramente, manda in
esilio. Qui si ha uno stato dassedio che condiziona ogni cosa, si controlla tutto e tutti, e non
sa n vuole sentire le necessit del popolo. E per questo che combattiamo e che siamo qui.
Adesso vi chiederete da dove viene tutto questo? (E indica larma che aveva in tasca e le-
quipaggiamento militare che portava addosso). Li abbiamo presi allesercito, perch nessu-
no ce li regala. Laltro giorno ci hanno bombardati con gli aerei, ma gli andata male,
hanno ucciso solo una gallina. Questa nostra rivoluzione serve a instaurare definitivamente
il socialismo in tutta la Bolivia.
In quel momento tutti si guardarono.
Dopo Inti Peredo parl il Che e disse: Qui al nord, non molto lontano, un uomo ricco
pu comprare una casa o tutto il paese intero; pu fare quello che vuole. E cos abbiamo
fatto la rivoluzione, abbiamo dato i diritti al nostro popolo. Ma dicono che siamo comunisti.
Non siamo comunisti, marxisti, leninisti, no... Vogliamo solo costruire il socialismo. Ci pu
essere un legame col comunismo, ma questo viene dopo. Ora per andiamo; domani verr
lesercito che vi chieder di fargli da guida per rintracciarci. Voi non dovete andare, n
stare davanti, perch l che noi spareremo.
Qualcuno dei presenti chiese: Cosa dobbiamo fare?. Io personalmente - gli dissi - ho
giurato fedelt in caserma, alla mia bandiera, alla mia patria e non ho nessun impegno ne
con lei ne con altri. Se viene lesercito, dobbiamo ubbidire ai loro ordini, e cos dobbiamo
fare con voi che ci avete convocati. Ci sentiamo indifesi. E se come voi dite, che volete il
nostro bene, sappiate che nulla abbiamo a che fare con voi e solo in caso di guerra ubbidire-
mo alla chiamata del governo per combattere.
Subito dopo la riunione termin.
Appena usciti, il Che mi disse di fermarmi un po. Gli altri 11 si dispersero tornando
alle loro case. Passammo camminando davanti alla bottega del corregidor dove avevo com-
prato delle sigarette perch ero rimasto senza tabacco.
Il Che mi disse di aspettare. Comprai 4 pacchetti di tabacco, lasciando da pagare. Entrai
nel negozio che aveva la porta mezza aperta, la donna era seduta nel mezzo, una lampada

177
qui una l, era mezza addormentata; io le chiesi dei sigari, lei li prese. Chiesi anche un
pacco di caff e un po di zucchero in un naylon.
Andammo verso casa mia che stava poco lontano, aprii la porta.
L cerano delle persone che ci aspettavano - Inti e altri di cui non ricordo il nome.
Accettano linvito a un caff, si siedono, fumano, parlano. Ricordo che parlammo molto
della storia passata, del comunismo, dei grandi pensatori: Marx, Engels, della Rivoluzione
Russa, dellascesa al potere di Lenin e della sua morte, dellascesa di Stalin, della persecu-
zione e morte di Trotsky. Poi affrontammo il tema della Rivoluzione cubana e io chiesi loro
come fu la presa della caserma Moncada, di Fidel.
Loro mi spiegarono che i conservatori si erano rifugiati nel Moncada e l furono
assaltati dai rivoluzionari del gruppo di Fidel. Di seguito aggiunsi: Assaliti senza nessuna
piet. Il Che batt un pugno con forza sul tavolo: Come fa a dire questo, cosa ne sa
lei?. Ribatto distinto: Non so niente, ma quello che ho letto sui giornali. Allora inter-
viene quello che diceva di essere Inti dicendogli di calmarsi. Il Che mi abbraccia e si scusa
per il suo scatto. Si alzano, prendiamo un altro caff . Quando tornate, gli chiedo? Non
sappiamo. Ci salutammo e andarono via. Chiusi la porta dietro di loro. Quella notte pensai
che non era nella natura delluomo di essere vigliacco o coraggioso. Pensai che luomo ha
paura per natura e che quella notte forse nessuno avrebbe dormito.
Allalba la vita riprese nuovamente, le donne uscirono a prendere lacqua. Con i vicini
andammo dove i guerriglieri avevano passato la notte, dove si erano accampati; cerano dei
vestiti buttati, un po di cenere, cartacce e altro. Loro se nerano andati in silenzio prima
dellalbeggiare.
Verso le 10 del mattino arriva una persona dal paese vicino di Santa Elena, dicendoci
che li aveva visti scendere per un sentiero stretto, dalle colline verso il fiume; erano una
ventina.
G. M. Cosa le rimasto di tutto ci?
W. R. Che opinione ho ora, di quei fatti, del Che?
Credo che il Che fosse come tutti noi, che avesse dei sentimenti come tutti gli uomini,
un ideale come tutti, che era un uomo conosciuto e famoso in tutto il mondo. Sapevo che
era stato convocato a una riunione della Tricontinentale che si svolgeva allAvana. Non
conosco i fatti con precisione, ma ricordo che ci furono dei problemi con alcuni leader poli-
tici sudamericani che erano l presenti. Poi spar dalla circolazione e se ne and da Cuba.
L rimasto Fidel, penso che qualcosa successe tra i due, ma mi chiaro.
Sono tutte cose che gli ho detto, da amico, gli ho anche sorriso; lui anche, anzi mi ha
dato alcuni colpetti amichevoli sulla spalle, dicendomi: Calmati, calmati, sono cose che
uno dice di getto, nella foga del discorso. Ci dimostra la mia sincerit nei suoi confronti.
Se lui ha fatto altrettanto, questo lo spero.
G. M. Le ha mai accennato in qualche modo a Fidel Castro?
W. R. No assolutamente. O meglio, una sola volta, indicando che Fidel era l, a Cuba, a
fare il suo compito; nientaltro. Pi volte lho invitato a parlarne, ma invano.
G. M. Si notava qualche differenza particolare tra il Che e gli altri guerriglieri?
W. R. No, solo nel fisico erano diversi, chi era pi alto, chi pi grasso o pi magro o pi
scuro di carnagione; come nel caso del Pombo [Harry Villegas, cubano e uno dei 5 soprav-
vissuti di quellesperienza]; ma lui appariva come uno di loro. Era facile confonderli perch
erano tutti sporchi, sudati, con i vestiti strappati, la barba lunga. Perci dallesterno ci si
poteva confondere sulla loro vera identit.
G. M. Come le sembrato il loro stato fisico?
W. R. Si mostravano agili, nonostante avessero camminato molto.
G. M. Le sembravano denutriti o generalmente in cattive condizioni di salute?
W. R. No, non erano denutriti, solo uno camminava zoppicando, secondo me era ferito.
Puzzava molto. Era molto prostrato, sembrava prossimo alla fine. Era magrissimo, lho

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visto poco, perch non andava mai in giro. Una volta lo vidi vicino alla chiesa; si fermava
spesso a riposarsi. Dopo non lo vidi mai pi e penso sia ritornato indietro, al loro accampa-
mento o sia morto.
G. M. Come erano vestiti? Avevano una divisa, tute mimetiche?
W. R. Alcuni vestivano una specie di divisa, altri portavano pantaloni mimetici, avevano
camicie e giacconi di tipo militare. Alcuni vestivano normalmente perch si erano poi rifor-
niti alla bottega del paese. Usavano qualsiasi cosa gli capitasse di trovare, persino sandali o
altri indumenti civili, perch il loro vestiario si stava deteriorando.
G. M. Come trasportavano i loro viveri, le armi; avevano animali da soma?
W. R. Avevano tre mule. Ho visto il Che cavalcare e poi scendere da una mula quando il
paese era gi occupato. Ti spiego un fatto strano che si present.
A un certo punto arriva una persona allimprovviso a vendere delle arance. Era molto
strano. Ne parlo con gli amici e gli altri maestri, anche se eravamo daccordo che non erano
fatti nostri, che nulla avevamo per difenderci e che non dovevamo intervenire, perch non
avevamo armi ne altro.
G. M. Quando i guerriglieri se ne sono andati li ha denunciati? Qualcuno avvis leser-
cito?
W. R. Questo un capitolo a parte, aspetta.
Come dicevo arriv questa persona che ci chiese di comprare delle arance; ma il prezzo
era alto, qualcuno gli disse il mio nome ed allora lui mi disse: don Walter le compri, sono
10-15 per 1 peso. E un altro: Costui proprio non conosce il prezzo delle arance. Guardo il
tipo era uno allapparenza rachitico, scuro, proprio malfatto. Gli dissi: Vada a offrirle a
quegli uomini laggi, quelli che hanno le armi, loro le compreranno. Voglio vendere le
mie arance e portare a casa un po di soldi, rispose quello. Mi offr da bere ed entrai nel bar,
parlai coi presenti della situazione dissi: Non possiamo fare nulla, non ci sono le condizio-
ni per muoversi. Uno disse: Quando verr lesercito?. Risposi: Quando gli far comodo
e solo se gli interessa. Intanto noi continuiamo a non collaborare, a far sciopero.
Ritorno a casa verso le tre del pomeriggio e noto lo stesso venditore di arance seduto sul
margine della strada, a gambe incrociate, come le donne che stanno al mercato. Sta masti-
cando coca. Eravamo soli, cos decido di parlargli. Come va compare?. E lui: Siamo
qui, masticando un po di cochita. Sembrava tranquillo, vestiva poveramente come i cam-
pesinos, col cappello bucato. Gli dissi: Da dove hai portato gli aranci? Dal cantiere?. In
quel momento passa un guerrigliero e mi saluta. Poi gli chiedo il nome e lui mi risponde:
Valentn Vargas. Ma io gli dico: Valentn Vargas uno biondo, alto, non bruno come
te. Dimmi veramente chi sei. E proseguo: Amico, credo che li stai seguendo, ma non sei
con loro. Vero?. Dun tratto mi fissa, si alza di scatto, la sua figura dritta, non pi quella
di prima. Passano altri guerriglieri, mi salutano ed io rispondo al loro saluto. Luomo si
rimette a sedere, masticando coca. Gli chiedo ancora: Ma chi sei veramente?.
E lui, arrabbiato, minveste dicendo: Chiudi quella boccaccia, carajo!, senn te la riem-
pio di piombo, merda!. Veramente spaventato scappo, come volando per la paura, attraver-
so la strada e vedo uno al di l della piazza che mi fa segni. Mi avvicino e questi mi chiede:
Che succede? Hai litigato con quello?. No stavamo parlando, ma poi diventato feroce
come una tigre. Chi mi parlava era uno che sembrava un contadino del luogo e prosegu che
anche lui non laveva visto che un paio di volte, quando disse di cercare i suoi maiali. Lho
visto entrare e uscire un paio di volte da una grotta naturale, mi disse. E vicino a un posto
chiamato la Laja. Mi propongono di andare in quel posto, ma laltro si oppone. Si sceglie
allora un altro sentiero, meno conosciuto, per evitare di essere seguiti dagli stranieri.
Mi portano a una grotta, dentro cera un paracadute e dellaltro.
G. M. Era uno dei servizi speciali dellesercito boliviano?
W. R. Esatto. Aveva un cinturone di pelle di bue con una grossa fibbia con sopra il mar-
chio Usa. Guardai il suo cinturone e dissi. Compare vendimelo, cos bello, mi piace

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molto. Lui: Lascia perdere. Ma io insisto e lui: Taci altrimenti ti chiudo la bocca col
piombo, carajo! . Quelluomo raccoglieva con cura i mozziconi dei sigari dei guerriglieri;
e quando lo guardavano si faceva una sigaretta, ma quando non era visto se li nascondeva in
tasca. Giorni dopo arriv lesercito, lo sciopero venne fermato e le lezioni di scuola fatte
proseguire.
Alcuni giorni dopo stavamo uscendo da scuola, mentre stava passando a piedi una
colonna di rangers dellesercito. Un ufficiale mi si avvicina, mi ferma e mi dice che voleva
farmi parlare col suo comandante. Costui mi riconobbe subito e mi consegn il cinturone
che mi piaceva: era un capitano dellesercito. Dunque, credo che non fosse affatto solo in
quel lavoro di spionaggio ad Alto Seco.
G. M. La gente collaborava con lesercito?
W. R. Si, quasi tutti aiutavano lesercito, vendendo i loro prodotti da mangiare e vestire;
ma spesso i soldati, come succede dappertutto, rubavano galline e altro ancora. Noi gente di
campagna ci teniamo alle nostre cose, le difendiamo; ma quando ci non possibile ci
tocca rinunciare. E naturale qui, e credo ovunque.
G. M. Lesercito ha usato gente del posto come guide, per dar la caccia ai guerriglieri?
W. R. S. Appena arrivato, credo il 24 settembre, poco dopo che se ne andarono i guerri-
glieri (23 settembre allalba), con lultimo gruppo. Verso le 2 o le 3, prima dellalbeggiare
sentimmo i loro passi, in lontananza, per lultima volta. Lora era quella perch sentii il
suqurukuku, un uccello notturno del posto che canta a quellora. Il suo verso per era,
secondo me un segnale dei guerriglieri. Procedevano distanziati, uno qui uno l. Stavano
abbandonando il paese e quel mattino ci fu silenzio assoluto; nulla si muoveva, non cera
un soffio di vento. Dalla notte al mattino ci fu una quiete totale.
G. M. Che tempo faceva?
W. R. Cera un sole ardente e il clima era molto secco. Nella giornata del 23 i guerriglie-
ri arrivarono al paesino di Santa Elena, si riposarono un po e poi proseguirono di notte
verso il valico dellAbra del Picacho, dove stavano festeggiando fin dal mattino la festa
dellAscensione. Giunsero alla casa del corregidor, Calzadilla, che ora vive a Santa Cruz.
La moglie si chiamava Erlinda Galliana.
L li accolsero bene, cerano molti ospiti, furono serviti bene, mangiarono, bevvero e
ballarono molto, poi scesero verso il paese l vicino, a La Higuera. Ma si dava il caso che il
21 settembre arriv sul posto un agente dellesercito che parl col corregidor Ruedas per
telefonare da Alto Seco. Avevano trovato dove si nascondevano i guerriglieri; mentre la
moglie del corregidor, appena alzata, gli stava preparando un caff, arriva un contadino che
dice di aver incontrato delle persone sospette che gli avevano chiesto di vendergli due galli-
ne. Voleva regalarle, per avere pi informazioni: chi erano e quanti. Luomo arriv il 21
settembre alle 6 del pomeriggio, il telefono ad Alto Seco non funzionava e rimasero l. Il
corregidor torn a casa il giorno seguente e prese come guida Primitivo Abalo. Arrivarono
in tre a Pucar verso le 3 del mattino. Una jeep part da Alto Seco, li accompagn ad un
incrocio, poi il proprietario e un suo vicino arrivarono a Pucar, parlarono col parroco e gli
abitanti del paese, avvertirono per radio lesercito perch si spostasse verso Pucar. Da qui
(Alto Seco) si mossero verso La Higuera dove tesero unimboscata allavanguardia della
guerriglia. Nello scontro, che avvenne il 26, furono uccisi Coco Peredo e altri 3 o 4 del Che.
Pochi giorni dopo furono intrappolati nella quebrada del Churo, il gruppo disperso e il Che
catturato e poi ucciso. Fu unodissea... Tutti i campesinos della zona furono dispiaciuti per
la morte del Che. Erano uomini come noi, dicevano e non meritavano di morire cos. Che
pena! Mi rammaric molto, lo sapevo che sarebbe andata a finire cos per il Che.
G. M. Come si ricorda il Che?
W. R. Ho chiesto la stessa cosa a un contadino che mi rispose: Morto il cane le pulci
saltano. Ci che rappresenta il Che il suo ideale: il senso della giustizia, voleva una ric-
chezza distribuita equamente tra tutti, perch ci sono ricchi che hanno tutto e poveri senza

180
alcun diritto. Io non fui mai ricco, guardate la mia casa com povera, con pareti di fango,
senza pavimento e col tetto di paglia. Sono stato sindaco, non ho mai rubato un mattone
perch fin da piccolo mio padre mi batteva per inculcarmi il senso dellonest e del rispetto
per le cose altrui.
G. M. Dopo cos tanti anni dalla sua morte, cosa pensa la gente di qui del Che? Ho
sentito che molti lo considerano un mito, un santo, gli chiedono i consigli, per le piccole e
grandi cose, gli fanno dire messe in chiesa. Cosa pensa la gente, i contadini?
W. R. Alcuni simpatizzanti del Che lo commemorano ad ogni anniversario della sua
morte. Arrivano qui 30, 40 autoveicoli pieni di persone, arrivano da ogni dove; vengono a
fare le loro celebrazioni, commemorazioni. Sono stato spesso ad osservarli e ho visto pochi
vallegrandini. Fanno discorsi, la gente passa a La Higuera, festeggiano, mangiano, bevono e
cantano, come a una festa. Siamo sinceri, guardiamo alla partecipazione. Ti dico che se da
qui esce un gruppo di seguaci del Che, nessuno li segue, perch manca la preparazione, la
conoscenza, le relazioni umane, la coscienza. Alcuni seguaci del Che come Mbl
[Movimento Bolivia libera], lavorano a porte chiuse, non condividono niente con nessuno,
sono una specie di loggia, un circolo segreto. Il popolo tenuto lontano, fuori dalle loro
decisioni.
G. M. E la Chiesa?
W. R. La Chiesa di qui li appoggia, molto legata a questo movimento, fa tutto per loro.
Cos come per gli orfani, per i gruppi dazione giovanile, per i ragazzi abbandonati o senza
lavoro, in rotta con la famiglia, sbandati. Padre Julio li ha riuniti in un centro a Vallegrande.
G. M. Sta parlando di mons. Julio Terrazas [nel 2000, stato nominato cardinale dal
Papa]?
W. R. Si. Tutti quelli del gruppo Mbl amplificano il mito del Che, lo santificano; questo
per pu andar bene per loro, lo rispettano molto, ma non credo per il popolo.
G. M. Cosa pensa degli scavi vicino al cimitero, nellarea del vecchio aeroporto, alla
ricerca dei resti del Che?
W. R. Non li ho visti da vicino. Credo che il ritrovamento dei resti del Che e dei guerri-
glieri come un segreto di stato; o qualcosa di clamoroso, come fu per il cadavere di Hitler.
Negli scontri con lesercito morirono il Che e molti guerriglieri, ma anche allincirca 150
soldati boliviani. Pi di 150 famiglie che nessuno ha aiutato. Nessuno ne ha parlato. Anche
loro sono popolo. Bisognerebbe portare aiuto agli uni e agli altri: questo sarebbe un com-
portamento umano. Nel caso di un crimine, mi fanno pena i morti, ma provo pi pena per il
criminale che a volte agisce in modo irragionevole e il morto spesso non aveva nessuna
colpa. Se siamo uomini dobbiamo considerare entrambi i punti di vista. Il popolo boliviano
sente profondamente questa mancanza: nessuno, tanto meno lesercito ha detto: Signora,
suo figlio morto a causa dei guerriglieri, o dei mercenari, o degli invasori. Nessuno lo
disse e lo spieg, e le famiglie piansero in silenzio e non ricevettero aiuto dal governo. Una
povera vecchia morta allentrata dellospedale perch non aveva 2 pesos per pagare le
medicine, suo figlio era morto combattendo: questo non fa notizia.
G. M. Lesercito dopo la vittoria promise un aiuto agli abitanti di Vallegrande?
W. R. Il governo non offr mai aiuti alla nostra provincia; qualcuno ha ancora dei ritagli
di giornale, dei manifesti. Tutti i giornali ne parlarono; si offrivano 50.000 pesos per la testa
del Che e 10.000 per ogni guerrigliero morto. Mi risulta che si form uno commissione
chiamata Comib, che si rec dallallora presidente Ren Barrientos per riscuotere questo
premio.
Ma lui disse di non aver soldi e consegn solo un trattore che fu venduto per 70.000
pesos, e il ricavato fu diviso tra i comuni di Masicur, Pucar, La Higuera Non so che cosa
realizzarono con quei soldi.
Lo dico perch non ne sapemmo pi nulla; neanche la stampa indag su ci, perch pre-
ferirono le notizie sulla ricerca dei corpi, piuttosto che le piccole storie da poveri.

181
Nellinsieme la cosa dolorosa, penosa. La stampa non ne parla. La stampa dovrebbe
fare indagini obiettive, pubblicazioni, allora sarebbe una storia imparziale, utile alla societ,
al popolo.
G. M. Lei non crede che sia arrivato il momento di intrecciare relazioni nuove con
Cuba, con questa specie di invasori come dice Lei? Non crede che sia passato molto
tempo ed forse cambiato il panorama politico?
W. R. Tu sei italiano: cosa succederebbe se io andassi in Italia con alcuni boliviani
armati, per fare la guerra? Come mi chiameresti? Qui non cerchiamo i contrasti, cerchiamo
una prospettiva diversa, pacifica. E una lezione per tutti, vogliamo solo il bene per la col-
lettivit. Non dobbiamo magnificare, forse una lezione che ancora non abbiamo capito.
Resta comunque il mio rispetto verso il Che, per i suoi ideali, per il suo sacrificio.
G. M. Ma si deve entrare in un processo di pace o no?
W. R. Perch no? E necessario, ma anzitutto deve venire qui lambasciatrice cubana.
Lei venuta, ha fatto un giro, ma tornata a casa sfruttando solo limmagine del Che
per fare propaganda. Lei non ha sofferto, non ha fratelli morti, non ha dato il dovuto risalto
alla fame, alle miserie e allarretramento della nostra societ.
Deve avere gli occhi chiusi, le orecchie tappate: questo che dobbiamo considerare, che
lumanit si metta in cammino per la ricerca della verit.
G. M. Credo che sia importante tale insegnamento. Dobbiamo per approfittare di tutte
le risorse che si rendano disponibili per creare un miglioramento economico per lo svilup-
po di questarea, soprattutto perch sempre stata dimenticata a partire dai vostri governi.
W. R. Questi diplomatici dovrebbero venire e dire: Ci vuole tanto per fare una scuola.
Che bello se dicessero chi erano i soldati caduti a Nancahuaz e a La Higuera! E dare
magari una pensione a vita alle vedove.
G. M. Ma prima dei cubani dovrebbe pensarci il governo boliviano.
W. R. Di chi la colpa di questa situazione? Voi italiani siete stati vittime durante la
Seconda guerra mondiale di una situazione simile? Avete aperto le porte agli Alleati dopo
la caduta di Mussolini, per farla finita col Reich. Nelle vostre famiglie come avete vissuto
loccupazione tedesca, sulle vostre carni, sulla miseria umana? Finiamola con gli spargi-
menti di sangue. Sono morti cubani e boliviani. Dobbiamo rendere omaggio agli uni e agli
altri. In Bolivia molta acqua passata sotto i ponti; i governi sono cambiati, non comanda-
no pi i militari. Qualche anno fa venuto in Bolivia Fidel ed stato omaggiato della pi
alta onorificenza del nostro paese
Alcuni mesi fa, aerei dellesercito hanno fatto delle piroette sopra il luogo dellultimo
combattimento, al Churo ed hanno lanciato alcune corone di fiori in segno di omaggio e
cordoglio per tutti i caduti di quei tragici fatti.

NOTA DELLA REDAZIONE Dal Diario di Bolivia del Che riportiamo la pagina del 22 settembre 1967:
Arrivati noi del centro ad Alto Seco, abbiamo trovato che il corregidor [Vidal Osinagas Aguilar], apparentemente,
se n andato ieri per avvisare che eravamo nelle vicinanze; per rappresaglia gli abbiamo svuotato la pulpera. Alto
Seco un paesucolo di una cinquantina di case, situato a 1900 m di altezza, che ci ha accolto con una combinazio-
ne ben dosata di paura e curiosit. La macchina dellapprovvigionamento si messa in moto e ben presto dispone-
vamo nel nostro accampamento - una casa abbandonata vicino alla riserva dellacqua - di una rispettabile quantit
di viveri. La camionetta che doveva arrivare da Vallegrande non lo ha fatto, il che confermerebbe la versione
secondo cui il corregidor sarebbe andato ad avvisare; ciononostante, ho dovuto sopportare il pianto di sua moglie
[Sara Calzadilla] che, in nome di Dio e dei suoi figli, chiedeva di essere pagata, cosa alla quale non ho acconsentito.
La sera Inti ha fatto un discorso nella scuola (prima e seconda elementare) a un gruppo di 15 contadini, intimoriti
e silenziosi, spiegando loro gli obiettivi della nostra rivoluzione; il maestro [Walter Romero, Romerito] stato
lunico che intervenuto per chiedere se noi combattevamo nei villaggi. E una mescolanza di furbizia contadin a,
erudizione e ingenuit infantile; ha fatto un mucchio di domande sul socialismo. Un ragazzone si offerto di farci
da guida [Teodoro Vidal], mettendoci in guardia contro il maestro che considerano una volpe. All1,30 siamo parti-
ti per Santa Elena, dove siamo arrivati alle 10. (h = 1300 m). [Edizione a cura di R. Massari, Roma 1996, p. 222.]
Un supplemento dinformazione per il lettore: a ottobre del 1999 ho visitato la cittadina di Alto Seco, interessato
a mia volta a parlare con il maestro Walter Romero. Mi dissero che si era trasferito a Santa Cruz [r.m.].

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GLI INTRIGHI IN ATTESA DI RISPOSTE1
di Federico Arana Serrudo2

Hanno catturato il Che!

Lannotazione h. 2.000 metri [nellultima riga del diario di campagna del Che] si rife-
riva alla zona conosciuta come la Quebrada del Churo, vicina al villaggio de La Higuera. Il
gruppo dei 17 guerriglieri, gli unici che rimanevano dopo vari mesi di combattimenti con le
forze del governo, quasi si trascinavano attraverso questo territorio, che si presenta molto
difficile anche per persone in buono stato e con equipaggiamento adeguato.
Cercavano rifugio e, forse, un modo per uscire dalla zona, quando nella notte fra il 7 e
l8 ottobre decisero di fermarsi qualche ora per riposare. Non sapevano che erano stati
osservati da un pastore locale, Pedro Pea, che inform il gruppo dei rangers comandati dal
capitano Gary Prado. Nella mattina dell8 ottobre si produsse lultima battaglia di Che
Guevara, che fu ferito a una gamba e catturato dallesercito verso le tre del pomeriggio.
L8 ottobre 1967 mi trovavo nella citt di Sucre e stavo investigando su presunti germo-
gli di attivit guerrigliera, i quali risultarono falsi. Per ironia della sorte venni a conoscenza
della cattura delluomo che stavo perseguendo da quasi un anno, attraverso ledizione
pomeridiana di un periodico cittadino! Tentai di mettermi in contatto con i miei superiori a
La Paz per chiedere il permesso di raggiungere La Higuera, indicando come ragione la
necessit di venire a capo di unindagine urgente ed esaustiva sulle circostanze della cattura
e di ottenere maggiori informazioni su elementi terroristi che potevano essere ancora pre-
senti nella zona. La mia ragione reale era il sospetto che potesse essere emesso un ordine di
esecuzione immediata di Che Guevara, cio la stessa cosa che era stata fatta con Debray, ed
io volevo evitarlo ad ogni costo.
Come ho gi detto in precedenza, non ho mai compreso, fino dal mio contatto con lo
strano forestiero a Bonn3, le inspiegabili reazioni sia del presidente Barrientos sia del gene-

1 Dal libro di Federico Arana Serrudo - Che Guevara y otras intrigas (Editorial Planeta Mexicana, Mxico
2002, pp. 186) - traduciamo un capitolo e varie altre pagine che ci sembrano interessanti per i nostri lettori. Il libro
- che recensito in altra parte del Quaderno da Carlos Soria Galvarro - contiene varie fotografie inedite del Che,
scattate nellaula della scuoletta dove fu detenuto. Lultima sua foto in vita sembrerebbe, quindi, non essere quella
accanto a Flix Rodrguez Mendigutia, lagente della Cia che si vanta in proposito, bens quella della copertina di
questo nuovo libro.
La traduzione e le note sono di Roberto Porfiri [n.d.t.].
2 Il colonnello Arana Serrudo era capo dei servizi segreti militari boliviani (Servicio de Inteligencia del
Ejercito) ai tempi della guerriglia del Che. Si veda, alla fine, la sua breve biografia da noi compilata [n.d.t.].
3 Fa riferimento allepisodio esposto nellintroduzione del libro e che qui riassumiamo: L8 dicembre 1966,
durante un ricevimento al quale partecipava come addetto militare dellAmbasciata boliviana a Bonn, fu avvicina-
to, senza presentazioni n preamboli, da un addetto militare dellEuropa orientale. Questi gli rivel che il fronte
antimperialista della Conferenza Tricontinental, celebrata allAvana nel gennaio 1966, aveva inviato in Bolivia un
personaggio internazionale conosciuto come responsabile della piattaforma di lancio di un fuoco rivoluziona-
rio che si doveva irradiare in tutta lAmerica latina. Il misterioso interlocutore si allontan poi dal ricevimento e
non si fece mai pi vedere. Arana sospett immediatamente che il personaggio internazionale conosciuto fosse
Ernesto Che Guevara, anche se la rivelazione non era stata del tutto esplicita. Corse in ambasciata per inviare un
messaggio cifrato a La Paz e lo ripet per tre giorni sanza ricevere risposta; poi finalmente come risposta - gli
pervenne lordine di rientrare a La Paz ed assumere il comando dei servizi segreti dellesercito [n.d.t.].

183
rale Ovando sul caso [del Che]. Passai molti giorni e molte notti a tentare di analizzare
tutto, ma non pervenni mai a conclusioni logiche sulla serie di eventi degli ultimi mesi: li-
niziale mancanza di risposta ai miei messaggi dalla capitale tedesca, il mio repentino rientro
in Bolivia, la mia nomina a capo dei servizi segreti, la costante negazione della presenza del
Che in Bolivia da parte dei miei superiori, gli ordini di non parlare del tema con entit stra-
niere, il tema di Debray e, infine, le ripetute istruzioni di tenermi lontano dalla zona dove si
stava realizzando la maggior parte della lotta guerrigliera.
Le mie frustrazioni aumentarono quando, nel contattare lo Stato Maggiore dellesercito,
un subalterno minform che tutti i massimi responsabili, compresi i generali Ovando e
Lafuente4, erano partiti per la zona de La Higuera ed avevano lasciato istruzioni che io
dovessi ritornare a La Paz e rimanere l. Come militare, non mi restava altro da fare che
obbedire. Arrivai, estremamente stanco, a casa mia quando era gi lalba e mi fu impossibi-
le conciliare il sonno.
Giunsi nel mio studio verso le ore 8 della mattina del 9 ottobre e trovai, gi sulla scriva-
nia, copie di due comunicati, uno ad uso interno che indicava esplicitamente che nel giorno
precedente lultimo ridotto gruppo di forze irregolari al comando di Che Guevara si era
scontrato con soldati del Reggimento dassalto n. 2 dei rangers ed era stato quasi completa-
mente annientato, laltro che era gi stato inviato ai mezzi di stampa e diceva laconicamente:
A nordest de La Higuera, il giorno 8 ottobre, si prodotto un combattimento violento con una frazione
rossa che ha opposto disperata resistenza. I rossi hanno subto cinque perdite, fra le quali presumibilmente
quella di Ernesto Guevara.

Il comunicato, che riportava il numero 45/67, elencava una lista di perdite delle unit
regolari e indicava che le operazioni continuavano.
Quella mattina non avevo modo di conoscere la veridicit del comunicato e soprattutto
se Che Guevara era stato realmente una perdita in combattimento. I miei dubbi e sospetti
cominciarono ad avere conferma nei giorni successivi, poich cerano grandi discrepanze e
contraddizioni fra le versioni che stavano venendo alla luce dalle singole persone presenti
durante la cattura e la morte del comandante Guevara. Anche se avevo ricevuto lordine di
rimanere a La Paz, nessuno mi aveva proibito di inviare persone del mio dipartimento e di
mia fiducia a tentare di indagare sulla verit di quello che era accaduto l8 ottobre.
Dalle informazioni, che i miei inviati mi mandarono, era chiaro che ogni ufficiale pre-
sente a La Higuera durante la cattura e la morte di Che Guevara dava una versione pro-
pria, ma diversa, dei fatti. Era inoltre evidente che fin dallinizio si nascondeva la verit
dellaccaduto, perch le singole versioni, da quelle degli ufficiali di minor rango a quelle
dello stesso capo dello Stato, variavano quotidianamente. Pertanto decisi di fidarmi mag-
giormente di ci che dicevano gli stessi soldati semplici che avevano preso parte agli
eventi, non solo perch le loro aspirazioni alla fama sul caso erano inferiori per loro natu-
ra, ma anche perch nessuno di loro aveva esigenze professionali o politiche e, per di pi,
essi temevano per le proprie vite e le possibili spiacevoli conseguenze per le loro inno-
centi famiglie.
I miei uomini mi informarono che i soldati Aliaga, Balboa, Choque ed Encinas, della
Compagnia B del Reggimento dei rangers, erano stati presenti alla cattura e che le loro ver-
sioni coincidevano esattamente, cosa che potei comprovare successivamente intervistando
personalmente due di loro. Secondo questi soldati, nel fragore del combattimento che esplo-
se nella mattina dell8 ottobre, Aliaga e Balboa videro spuntare, da un piccolo precipizio,
un guerrigliero che portava il fucile a tracolla e sosteneva un compagno ferito che aveva
ricevuto un proiettile nella gamba destra e respirava con molta difficolt.

4 Il colonnello Arana Serrudo dipendeva dal comandante dellesercito, generale David Lafuente Soto. Questi, a
sua volta, dipendeva dal capo delle Forze armate, generale Alfredo Ovando Candia, che rispondeva direttamente
al presidente della Repubblica, generale Ren Barrientos Ortuo [n.d.t.].

184
Fra la sorpresa per la sua prodezza e la patetica, ma tanto umana, scena alla quale assi-
stevano, i due soldati rimasero momentaneamente paralizzati e, appena usciti dallo sbalor-
dimento, si resero conto che il pi sano dei due guerriglieri era Simn Cuba5, un minatore
boliviano che si era unito alla lotta guerrigliera. Egli tentava eroicamente di salvare il suo
compagno ferito presentando uno spettacolo terribilmente triste e insieme commovente. Il
soldato Balboa, nonostante che presenziasse a questa scena cos tragica, si ricord della
propria condizione di combattente e grid con forza ai due guerriglieri di fermarsi e arren-
dersi. Alludire le grida, accorsero i soldati Encinas e Choque, che rimasero ugualmente
attoniti davanti a ci che vedevano. Simn Cuba, il cui nome in codice era Willy, aiutava
con attenzione il compagno ferito ad appoggiarsi a una grande roccia, perch questi mostra-
va evidenti segni di dolore per la ferita alla gamba. Cuba gett lontano il fucile, guard i
soldati con aria quasi autoritaria, punt un dito verso Guevara ed esclam Questi il
comandante Che Guevara e lo dovete rispettare.
Davanti a quellatteggiamento, di un uomo che ovviamente non si sarebbe mai dato per
vinto, e allidentificazione del gi leggendario comandante combattente, che perfino in
quello stato tanto patetico ispirava unaureola di rispetto e ammirazione, il soldato Balboa
riusc a dire soltanto: Si sieda, signore.
Il Che si sedette lentamente sulla roccia, collocando al suo fianco la carabina M1 defor-
mata e inutile, perch aveva ricevuto un colpo di proiettile nella ricarica. Nessuno capiva
perch il famoso guerrigliero avesse continuato a portare con s larma, dal momento che
era diventata un peso inutile. Si pu soltanto speculare che forse lo abbia fatto per intimidi-
re o perch ne comprendeva il significato storico e sapeva che un giorno quellarma sarebbe
stata un trofeo di guerra per lui, come vincitore, o per i suoi catturatori. Disgraziatamente
per lui, questultima cosa fu la verit. Aveva anche una daga e un pentolino, che conteneva
sei uova cotte destinate presumibilmente ad essere il pasto per lui stesso e per Willy Cuba.
Superata liniziale sorpresa, Balboa e i suoi compagni comunicarono la notizia al ser-
gente Bernardino Huanca, che a sua volta la fece arrivare al capitano Gary Prado. Questi
ordin di portare i prigionieri a La Higuera. Il trasferimento dur quasi tre ore, a causa dello
stato di Guevara, che zoppicava fortemente e soprattutto non riusciva a respirare per un
attacco dellasma di cui soffriva. Arrivarono a La Higuera verso le 18.30 e furono condotti
nella piccola scuola, dove Guevara fu collocato in una stanza e il suo compagno nellaltra.
Forse a causa dellaspetto patetico di Guevara e senza dubbio anche per gli sforzi che
dovettero fare per trasferirli, i soldati avevano verso i guerriglieri un atteggiamento che si
era fatto pi duro nel corso del cammino verso La Higuera. I prigionieri furono ripetuta-
mente insultati per le perdite che avevano causato fra i soldati e, mentre Cuba rispondeva
per le rime, Guevara non rispose assolutamente a nessun insulto.
Non disponendo di altro luogo adeguato, furono portati nella scuola del villaggio, dove
fu ordinato a Guevara di sedersi per terra. Al suo fianco furono collocati i cadaveri di due
suoi compagni di lotta di nazionalit cubana, Arturo e Antonio, che erano stati abbattuti
vicino al villaggio nella stessa mattina. I soldati volevano che Guevara vedesse il risultato
della sua campagna e che il fatto che i cadaveri di questi due e [possibilmente] di molti
altri fossero letteralmente ai suoi piedi gli facesse da avvertimento e forse anche da monito
di ci che egli stesso stava per passare. Nel vedere i suoi fratelli di combattimento morti,

5 Il nome del guerrigliero non Simn, bens Simen, com chiaramente rilevabile da uninedita intervista
videoregistrata, rilasciata da suo fratello Renato nellottobre 1997.
Il primo cognome Cuba, il secondo Sanabria o Saravia o Sarabia. Per anni gli stato attribuito il nome errato
da tutti gli autori a me noti, con lunica eccezione di Carlos Soria Galvarro Tern in Campaa del Che en Bolivia
(Huellas, La Paz, 1997), che lo scrive due volte (errato e giusto) nella scheda 36 a p. 70.
Nellattribuzione del nome errato non fanno eccezione n Roberto Massari nelledizione del Diario di Bolivia
illustrato (Erre emme, Roma, 1996), al quale non potevo dare la corretta informazione perch allepoca non ne
ero al corrente, n Federico Arana Serrudo, del cui libro ci stiamo qui occupando [n.d.t.].

185
Guevara alz lo sguardo verso il tetto della modesta stanza mostrando evidenti segni di
profonda tristezza e, forse, di disperazione.
Secondo quanto Balboa mi raccont, allarrivo alla scuola offrirono al Che acqua e latte
di cocco, alimento molto comune nella zona. Qualche soldato gli scatt fotografie, anche se
il prigioniero rifiut di essere ritratto con i suoi catturatori. Le pertinenze che portava in una
borsa di cuoio e nei sacchetti del suo zaino furono confiscate. Aveva anche vari libretti e
unimprecisata quantit di denaro, che si specul ammontasse fino a 100.000 dollari. Una
volta che la notizia della cattura fu comunicata allo Stato Maggiore delle Forze armate,
mentre si vigilava da vicino il comandante caduto, per ordine dello stesso Prado non fu pi
permesso alcun contatto diretto con lui. Lo si lasci da solo con i suoi compagni morti e i
suoi ricordi, senza offrirgli nessun tipo di aiuto per la ferita di proiettile che aveva sofferto
nella gamba n alcun tipo di alimento. I soldati presenti alla sua cattura ricevettero lordine
di non parlare dellidentit della loro cattura sebbene, comera logico, alcune persone del
villaggio si fossero informate e una tale notizia non potesse perci essere pi mantenuta in
assoluto segreto.
Il giorno successivo, il 9 ottobre 1967, verso le 6 della mattina arriv un elicottero, pilo-
tato dal maggiore Nio de Guzmn, con due passeggeri, il colonnello Joaqun Zenteno
Anaya, comandante dellOttava Divisione dellesercito che aveva giurisdizione territoriale
sulla zona, e Flix Rodrguez, soprannominato Ramos, di nazionalit cubana e membro dei
servizi segreti degli Stati Uniti, la Cia. Ramos, appena arrivato, chiese di vedere tutti gli
oggetti sottratti a Guevara, i quali gli furono forniti, escluso il denaro che era misteriosa-
mente sparito! Senza badare alla presenza di Zenteno n consultarlo, Ramos comand che i
due morti fossero tolti dalla stanza, dove entr con Zenteno e con le pertinenze del prigio-
niero. Dopo breve tempo uscirono con lui e Ramos chiese a Nio de Guzmn che gli scat-
tasse una fotografia con il Che sulla porta della scuola. Rientr da solo presso Guevara,
mentre Zenteno si mise in marcia per incontrare Gary Prado, che continuava a rastrellare la
zona di cattura di Guevara in cerca di altri membri della banda guerrigliera.
Ramos pass approssimativamente unaltra mezzora con il prigioniero, durante la quale
Balboa pot vedere, attraverso la porta un po dischiusa, che luomo della Cia stava interro-
gando il guerrigliero caduto e aveva collocato un registratore sul tavolo davanti a loro.
Ramos, quando usc di nuovo dalla stanza, and ad installare un potente radiotrasmettitore,
dal quale invi un messaggio in codice senza che nessuno dei presenti abbia potuto captare
quale fosse il contenuto n il destinatario. Poi, dalle cose che aveva portato con s in elicot-
tero, tir fuori un tripode e vi install sopra una macchina fotografica Pentax e, senza chie-
dere il permesso a nessuno, procedette a scattare fotografie, pagina per pagina, del diario di
Che Guevara ed anche di altri libretti che erano stati trovati nel suo zaino. Verso le 11.30,
mentre Ramos proseguiva con le sue attivit fotografiche, Zenteno ritorn al villaggio con il
maggiore Miguel Ayoroa, lufficiale al comando dei rangers nella zona. Allinizio si ferma-
rono visibilmente perplessi nel vedere le attivit di Ramos, ma non sollevarono alcuna obie-
zione, anzi, al contrario, cercarono di dissimulare la loro assoluta mancanza di autorit fin-
gendo un interesse quasi tecnico ai lavori fotografici della spia cubano-americana.
Se non altro, durante questa farsa di collaborazione internazionale, gli ufficiali boli-
viani ordinarono a Balboa di stare attento al prigioniero; perci egli entr nella stanza, dove
trov il Che seduto al suolo e con un aspetto molto depresso, di un uomo gi svuotato di
forza fisica e mentale. Entr nella stanza anche Nio de Guzmn, che dette acqua e tabacco
al prigioniero. Ovviamente queste azioni fecero piacere a Guevara, perch subito dopo
Balboa e Nio de Guzmn iniziarono con lui una conversazione, durante la quale Guevara
parl malinconicamente della famiglia, della moglie e dei figli a Cuba.
Balboa not che, mentre la sua condizione generale era migliore rispetto al giorno ante-
cedente quando era stato catturato, sembrava che dopo la conversazione con Ramos, che
non fu ascoltata da nessuno, il prigioniero gi temesse per la propria vita. Anche se il tono

186
della sua voce faceva trapelare una profonda amarezza, parlava ora con la voce riposata e
forse convinta di un uomo che gi sapeva che il suo destino era segnato e valorosamente
aspettava soltanto che si compisse.
Ovviamente Balboa, essendo un soldato semplice, non fu presente n a tutte le decisioni
n alle conversazioni fra gli ufficiali boliviani e Ramos. Senza dubbio pot vedere che que-
stultimo si attard quasi due ore per scattare le fotografie e, mentre riponeva i propri stru-
menti, Zenteno gli si avvicin parlandogli a voce bassa. La maggior parte dei soldati non
sapeva che in quel momento Zenteno stava comunicando a Ramos la decisione dellAlto
Comando [delle Forze Armate boliviane] di assassinare il comandante Guevara. Poterono
vedere che Ramos reag con grande allarme perch, come ha successivamente raccontato
egli stesso, anche se sospettava che il vertice politico-militare [boliviano] potesse optare per
questa soluzione, egli continuava a rimanere contrario e avrebbe preferito portar via
Guevara dalla Bolivia come prigioniero di guerra per mostrarlo in pubblico come emblema
della disfatta di Fidel Castro e del blocco comunista. Perci aveva perfino gi disposto -
immagino come parte del suo messaggio cifrato - larrivo di un aereo delle forze nordame-
ricane. Ovviamente questa piega tanto rapida impressa dallo Stato Maggiore boliviano
non rientrava nei suoi calcoli. I due discussero per un po e Ramos prov bruscamente a
inviare un ulteriore messaggio cifrato, rimanendo molto frustrato perch non ricevette
risposta per due volte.
Zenteno, nel frattempo, aveva chiara voglia di andare via da La Higuera con la massima
urgenza. Era ben cosciente delle probabili conseguenze di essere successivamente ricono-
sciuto come attivo partecipante alla barbarie che stava per essere commessa. Comprendeva
perfettamente non solo che questo atto andava contro varie leggi internazionali e la morale
di qualunque persona mediamente decente, ma anche che lo vietava la stessa Costituzione
boliviana, che egli come militare aveva giurato di difendere ed osservare.
Ramos raggiunse precipitosamente Zenteno presso lelicottero, ma non so se per la stes-
sa ragione [di evitare lesecuzione] o forse perch [poco prima] Zenteno lo aveva ingannato
con la promessa di rientrare a Vallegrande per prendere contatto con i suoi superiori e chie-
dere un rinvio dellesecuzione. Se questultima cosa fu la verit, linganno fu completo,
perch Zenteno aveva lasciato istruzioni esplicite ad Ayoroa di compiere lordine di esecu-
zione quando fosse partito lelicottero. Il nostro amico della Cia avrebbe portato a
Washington alcuni trofei materiali, ma non si sarebbe compiuto il suo desiderio di portarsi
via Che Guevara vivo.

Gli intrighi rimasti senza risposte6

Dallavvicinamento del misterioso agente che mi avvis a Bonn della presenza del Che
Guevara in Bolivia, tutto ci che girava intorno a questa situazione era pieno di intrigo.
Con questo non suggerisco che unincursione guerrigliera in un paese straniero non sia mai
libera da misteri e segreti, e che un aiuto segreto dallinterno sia quasi sempre necessario.
Molte volte gli intrighi sono scoperti o spiegati, e altre volte rimangono sospesi nellaria.
Non so se il caso della Bolivia e del Che Guevara sia molto differente dalla maggior parte
dei casi, per so che molte domande causate da una variet di circostanze sono rimaste
senza risposte.
Ho sempre considerato che sia qualcosa di machiavellico concludere un libro con una
domanda. Questo documento, senza dubbio, fa riferimento a una parte della mia vita che
non ha lasciato altro che confusione, indecisione e curiosit nella mia testa, perch ho con-

6 Traduzione integrale del capitolo Las intrigas no contestadas, che conclude il libro di Arana Serrudo con
due pagine di domande in attesa di risposte [n.d.t.].

187
siderato intrigante lasciare le domande nelle teste dei miei lettori e - chi pu saperlo? - forse
qualcuno me ne chiarir qualcuna un giorno. Ohil, lintrigo, poich molesto, lascia sem-
pre un cattivo sapore in bocca, perch sentiamo tante cose inutili davanti ad esso e ci fru-
stra chiunque. Non mia intenzione lasciar frustrato il mio lettore, per per lo meno voglio
lasciarlo in condizioni di poter riflettere sulle circostanze delle quali ho parlato e che
costringono a porsi le seguenti domande:

Chi fu il misterioso cavaliere che mi avvis a Bonn che unazione guerrigliera era
gi iniziata in Bolivia?
Perch mi dette quellavviso? Chi ne beneficiava?
Perch i miei superiori non vollero darmi ascolto quando comunicai lavviso che
avevamo ricevuto?
Perch, repentinamente, mi ordinarono di lasciare il mio posto in Germania e di
ritornare in Bolivia?
Perch, se non volevano darmi ascolto, mi nominarono addirittura capo dei servizi
di segreti dellesercito?
Perch Che Guevara scelse la Bolivia per iniziare la sua campagna in Sudamerica?
Qual era il grande piano di Che Guevara? Convertire in comunista tutto il
Sudamerica o soltanto rientrare nel suo paese natale, lArgentina, e conquistarlo? Oppure
erano tutte e due le cose?
Perch Fidel Castro non gli prepar meglio linfrastruttura per portare a termine la
sua lotta guerrigliera in Bolivia?
Perch Che Guevara non si organizz meglio prima di arrivare in Bolivia?
Quale ruolo giocava la Russia in questo scenario?
Perch, di nuovo, i miei superiori non vollero credere che il Che fosse in Bolivia
mentre avevamo le prove in merito?
Perch nessuno ha notato, per vari mesi, landirivieni dei guerriglieri nel 1966?
Perch si decise tanto rapidamente la fucilazione di Regis Debray, ma successiva-
mente si cambi idea dietro mia insistenza?
Che cosa nascondevano Ovando e Barrientos?
Chi era George Roth? Che cosa ne fu di lui?
Perch la Cia voleva mantenere nel segreto cos tanti dati sulla campagna di
Guevara in Bolivia?
Perch si permise alla Cia di scattare fotografie del Diario, di fatto prima che lo
vedessero membri delle Forze armate boliviane?
Chi dette lordine di ammazzare Che Guevara?
Perch ammazzarono il Che?
Perch si occult per tanti anni il luogo della sua sepoltura?

Queste domande me lo sono fatte io stesso per quarantanni senza trovare risposte ade-
guate. Immagino che la verit dietro questi intrighi sia stata interrata insieme ai suoi prota-
gonisti, ed io finir per portare nella tomba i miei dubbi e confusioni.
Forse allora trover le soluzioni.

188
BIOGRAFIA DI FEDERICO ARANA SERRUDO7

E stato un militare di carriera e ha occupato posizioni molto rilevanti; ha superato let


di ottanta anni.
Nel suo recente libro Che Guevara y otras intrigas , dichiara che durante un ricevimen-
to dell8 dicembre 1966, quando era un colonnello aggregato allAmbasciata boliviana di
Bonn, un addetto militare dellEuropa orientale gli rivel la presenza in Bolivia di un perso-
naggio conosciuto in campo internazionale per il lancio di un fuoco rivoluzionario che si
sarebbe dovuto irradiare nel continente. Sospett che potesse trattarsi di Ernesto Che
Guevara e avvert immediatamente il governo di La Paz, che gli ordin di rientrare in patria
ed assumere il comando dei servizi segreti dellesercito.
Nel 1967 gest, con questo incarico, tutte le informazioni provenienti dalla zona delle
operazioni antiguerrigliere e, dopo la morte del Che, ne custod il celebre Diario. Nel libro
spiega ripetutamente che i suoi cattivi e frustranti rapporti con il generale Alfredo Ovando
Candia, capo delle Forze armate, gli impedirono unazione pi efficace.
Nel 1971 partecip al golpe dei militari da lui definiti nazionalisti; fra loro annovera il
generale Joaqun Zenteno Anaya e, con particolare ammirazione, il colonnello Andrs
Selich Schop, ai quali dedichiamo qualche riga alla fine della biografia.
Il golpe permise limmediata scarcerazione del colonnello Hugo Bnzer Surez, il quale
si trovava detenuto dopo un fallito golpe di tre giorni prima e fu nominato presidente della
repubblica. Bnzer, la cui dittatura dur sette anni, assegn inizialmente le posizioni chiave
di comando a tutti i cospiratori; immediatamente promosse Arana al grado di generale e lo
nomin capo dellesercito. Non ebbe per sentimenti di duratura riconoscenza per i golpisti
della prima ora; nei mesi successivi li obblig uno ad uno ad accettare formali promozioni a
incarichi di ambasciatore e li sostitu con uomini della propria cerchia; provvide anche a far
eliminare fisicamente i pi riottosi, come Selich, il quale fu bastonato e scaraventato gi
dalle scale del ministero dellInterno. Costrinse Arana ad accettare la nomina di ambascia-
tore dapprima in Venezuela e successivamente in Ecuador. Nel 1977 Arana lasci
lEcuador, rientr in Bolivia (con grande rischio, perch gli era stato proibito) e ottenne da
Bnzer la collocazione fra i generali della riserva e, subito dopo, il congedo.

A PROPOSITO DI ZENTENO E SELICH7


Zenteno era il colonnello che comandava lOttava Divisione dellesercito, alla quale
appartenevano i militari che avevano effettuato la cattura del Che l8 ottobre 1967. Aveva
disponibilit di un posto, oltre al proprio e a quello del pilota, nellelicottero con il quale
arriv a La Higuera allalba del 9 ottobre. Non port con s un diretto collaboratore, bens
Flix Rodrguez Mendigutia, un agente cubano della Cia. Arana propone, nel capitolo rela-
tivo alla cattura del Che, una pesante polemica con lignobile comportamento di Zenteno,
che non prov apparente imbarazzo n per larroganza di Rodrguez n al momento di con-
ferire lillegale ordine di uccidere il Che e gli altri prigionieri.
Selich era il tenente colonnello incaricato della costruzione di una pista di collegamento
stradale nella zona; fu tra i primi ad accorrere subito dopo la cattura. Poich Arana non rie-
voca il comportamento di Selich, lo riassumiamo attraverso le testimonianze comuni a vari
libri. Durante la notte Selich tent senza successo di interrogare in modo violento il Che
prigioniero, mantenendolo con le mani legate. Lo insult e gli strapp un ciuffo di barba;
per risposta ricevette uno sputo. Alcune testimonianze di militari presenti affermano che il
Che lo spinse anche per terra dopo avergli puntato il piede sano sul torace; altre affermano
che il Che gli dette uno schiaffone con le mani giunte e legate. Selich, infuriato, si avvent
contro il prigioniero indifeso, ma i militari presenti riuscirono a trattenerlo.

7 A cura di Roberto Porfiri [n.d.r.].

189
IL MIO INCONTRO COL CHE
di Mara de los ngeles Flrez Prida*

Mara de los
ngeles Flrez
Prida (attuale
embajadora di
Cuba in Italia)
insieme al Che,
a gennaio del
1965 (allepoca
era una giova-
ne funzionaria
dellAmbasciat
a cubana in
Ghana).

Aver avuto lopportunit di conoscere personalmente il Comandante Ernesto Guevara, il


Che, rappresenta per un rivoluzionario o una rivoluzionaria cubana una delle maggiori
soddisfazioni che si possano avere nella vita. Io ebbi quel grande onore e il suo ricordo
rimarr indelebile nella mia esistenza, soprattutto nel constatare che, nonostante gli anni
trascorsi dalla sua scomparsa fisica nel 1967, la sua figura perdura e si accresce, mentre la
sua immagine riprodotta su magliette e bandiere che migliaia e migliaia di giovani indos-
sando e sventolano con orgoglio, come simbolo della purezza di ideali rivoluzionari ed
esempio da seguire.
Correva lanno 1965, io ero impegnata nella mia prima missione come giovane diplo-
matica presso lAmbasciata di Cuba in Ghana, e il Che aveva appena partecipato alla XIX
Assemblea generale delle Nazioni Unite (dicembre del 1964) dove pronunci il celebre
discorso in cui dichiar:
Perch questa grande umanit ha detto Basta! e si messa in cammino. E la sua marcia di gigante non
si fermer fino a quando non avr conquistato la vera indipendenza...

Fu allora che intraprese quello che sarebbe stato il suo ultimo viaggio ufficiale come
rappresentante del governo cubano, durante il quale visit, tra i mesi di marzo e aprile del
1965, vari paesi africani: Mali, Congo, Guinea, Ghana, lallora Dahomey (attuale Benin),
Tanzania, Egitto e Algeria. In questo ultimo paese partecip come osservatore al Secondo
seminario economico dellOrganizzazione di solidariet africana.
In Ghana svolse un intenso programma che prevedeva incontri con il presidente Kwame
NKrumah e con alti funzionari del governo, con dirigenti sindacali, organizzazioni sociali

* Questo ricordo stato scritto per il nostro Quaderno a gennaio del 2004 [n.d.r.].

190
e con la stampa. Ebbe incontri anche con dirigenti dei movimenti di liberazione dei paesi
africani ancora assoggettati alla dominazione coloniale portoghese. Visit quindi opere per
lo sviluppo economico che si stavano in quel momento realizzando nel paese, e altri luoghi
di interesse. Tra questi ultimi, la diga in costruzione sul fiume Volta e il Giardino Botanico
di Abury Garden.
Durante la sua visita ebbi modo di condividere con lui momenti per me importanti, unici e
irripetibili. Potei ascoltarlo esporre le sue idee e concezioni, constatare la purezza dei suoi idea-
li, lausterit con cui conduceva la sua vita personale, la sua semplicit e modestia, e molte
altre qualit che ne facevano un uomo integro e rivoluzionario fino alle estreme conseguenze.
Vi furono anche momenti in cui ebbi modo di apprezzare la sua vasta cultura, la sua
sensibilit poetica e il suo romanticismo. Ricordo il nostro rientro in auto dalla visita al
Giardino Botanico di Abury Garden, posto alla sommit di una montagna. Godevamo della
bellezza di unesuberante vegetazione, in un meraviglioso cader del giorno, e quellambien-
te che ci circondava riusc a indurci, quasi magicamente, a una conversazione sulla poesia.
Allimprovviso il Che inizi a declamare, con la sua voce grave e vibrante, il poema n. 20
di Pablo Neruda. Nello scrivere di tali ricordi, mi sembra di sentirlo recitare:
Voglio scrivere i versi pi tristi questa sera,
raccontare per esempio che la notte stellata
tremolanti, azzurri, gli astri in lontananza...
Il vento della notte percorre il cielo e canta.
Posso scrivere i versi pi tristi questa notte.
Io lamo, e a volte anchessa mi ama...
Sentir declamare a memoria non solo Neruda, ma altri poeti come gli spagnoli Federico
Garca Lorca e Miguel Hernndez, fu per me qualcosa di inatteso e meraviglioso che mai
potr dimenticare.
Avevo sempre visto il Che nella sua qualit di combattente, di Comandante guerrigliero,
di dirigente politico, di Ministro, impegnato in varie funzioni, ma mai avrei immaginato -
neanche in sogno - di poter condividere con lui, insieme ad altri compagni che erano con
noi, un momento cos unico e intimo.
Potei allora apprezzare quanto profonda fosse la sua sensibilit umana, conoscere quel-
laltro essere poeta che tutti portiamo in noi e che spesso rimane nascosto anche di fronte
alle pi profonde emozioni.
Nel momento del ricordo, non posso dimenticare altre esperienze vissute al di fuori
degli impegni ufficiali, in cui ebbi inoltre lopportunit di sentirlo parlare della sua famiglia,
della nostalgia per sua moglie in attesa del loro quarto figlio, ricordare i suoi figli mentre
giocava con i miei tre piccoli, scherzare con tutti noi componenti il ristretto collettivo della
nostra Ambasciata, giocare a domino e a scacchi; conserver sempre tutti ed ognuno di quei
ricordi come qualcosa di prezioso della mia vita.
Salutammo allaeroporto il Che che doveva continuare il proprio viaggio che si sarebbe
concluso ad Algeri. A partire da allora, nel marzo del 1965, il Che non comparve pi in
cerimonie pubbliche e iniziarono a circolare voci e versioni tendenziose sulla sua assenza in
pubblico. Pi tardi, vennero portate a conoscenza le vere ragioni di quellassenza, la sua let-
tera di congedo, la missione in appoggio alla guerriglia congolese (dallaprile al novembre
del 1965) e quindi, posteriormente, la campagna di Bolivia dove l8 ottobre del 1967 perse
la vita, a soli 39 anni.
Ho voluto ricordare il Che partendo da aspetti poco conosciuti della sua vita, dalle mie
esperienze e ricordi personali.
Mi riempie di soddisfazione il fatto che i suoi discorsi e il Diario di Bolivia siano stati
letti e riletti da milioni di giovani di tutto il mondo, gli stessi che mantengono viva la fiam-
ma del suo pensiero e del suo esempio rivoluzionario e che, come quelli di Jos Mart, con-
servano piena validit nellepoca che stiamo vivendo.

191
Ricerche
Guevarismo: voce denciclopedia di Fernando Martnez Heredia
Sviluppo sostenibile nellottica guevariana di Niobis Valiente Lpez
La NS italiana, Cuba, il Che e le guerriglie negli anni 60 di Aldina Trombini
La dimenticata guerra di Corea di Antonio Moscato

GUEVARISMO: VOCE DENCICLOPEDIA


di Fernando Martnez Heredia1

Il testo che segue stato scritto nel marzo del 2001, come articolodi un dizionario enciclo-
pedico in cui poi non stato inserito. Non lho caricato di note o riferimenti bibliografici,
per conservarne il taglio di saggio breve, peraltro rafforzato dallenfasi con cui espongo le
idee del Che. I brani tra virgolette appartengono a scritti del Che, mentre i termini tra
doppi apici sono miei, per indicare che sono ripresi da un linguaggio che non condivido o
per attribuire loro una connotazione specifica o per esprimere dubbi riguardo alla loro for-
mulazione.

GUEVARISMO

1. CONCEZIONE DEL MARXISMO ESPRESSA NEGLI SCRITTI DI ERNESTO GUEVARA DE LA


SERNA (ROSARIO, ARGENTINA, 14 GIUGNO 1928/LA HIGUERA, BOLIVIA, 9 OTTOBRE 1967).
2. POSIZIONE NELLA PRASSI POLITICA E NELLA TEORIA MARXISTA CHE FA RIFERIMENTO A O
RISENTE UNA FORTE INFLUENZA DELLAZIONE E DEGLI SCRITTI DI GUEVARA.

Ernesto Guevara si laureato in Medicina nel 1953. Entrato nel 1955 nel Movimiento
16 di Luglio diretto da Fidel Castro, fu uno dei capi militari della fase insurrezionale della
Rivoluzione cubana. Da quel momento divenne famoso il suo soprannome di Che. Negli
anni 1959-1965 ha occupato cariche molto importanti nella direzione della politica e delle-
conomia cubana; stato un ideologo di primo piano e ha effettuato importanti missioni
internazionali; ha avuto, inoltre, un ruolo dirigente nella collaborazione con rivoluzionari di
altri paesi. In questa ultima veste si rec in Congo alla testa di un contingente internaziona-
lista cubano, nellaprile del 1965, lasciando una lettera di rinuncia alle sue cariche, pubbli-
cata a Cuba in ottobre. Torn segretamente a Cuba nel 1966, per preparare unaltra missio-
ne, questa volta in Bolivia, dove giunse in novembre. I guerriglieri boliviani, cubani e peru-
viani, diretti dal Che, combatterono durante il 1967. L8 ottobre il Che fu ferito e fatto pri-
gioniero; il giorno dopo fu assassinato. Guevara stato una delle pi importanti personalit
del mondo contemporaneo.
Aveva compiuto letture precoci del marxismo; quando si un al movimento di Fidel si
considerava socialista e marxista. A partire dal 1959 e fino alla sua morte studi sistemati-

1 Consultabile nel sito cubano www.lajiribilla.cu/2002/n58_junio/1435_58.htiml.. Traduzione di Titti Pierini.

192
camente marxismo e opere di altri teorici; studi anche economia ed elementi di altre disci-
pline che ritenne necessari. Non volle dedicarsi professionalmente al lavoro teorico. La sua
opera sparsa in tutta una serie di articoli ed altri saggi brevi, nonch in registrazioni di
suoi discorsi. Ha pubblicato soltanto due libri: un manuale di guerriglia e un altro di testi-
monianze e riflessioni sulla guerra cubana. Altri due libri sono postumi: il Diario di Bolivia
(1968) e il libro che scrisse sullesperienza in Congo (1999).
Negli anni 60, Fidel Castro e Guevara erano esponenti della tendenza rivoluzionaria
autonoma allora nota come castrismo o fidelismo, che proclamava lantimperialismo, la
lotta armata, la natura socialista delle rivoluzioni e linternazionalismo; era contrapposta o
si differenziava dalle posizioni e dalle idee del campo sovietico, ma era anche estranea a
quelle della Cina. Il pensiero di Guevara ha costituito la principale sistematizzazione teorica
della Rivoluzione cubana degli anni 60, la prima rivoluzione socialista autonoma vittoriosa
in Occidente. Guevara non ha cercato di fondare una tendenza teorica, anche se ha sostenu-
to con enfasi che le proprie idee e ricerche esprimevano una peculiare concezione del
marxismo. Pur non essendo esplicitamente enunciata in forma filosofica, su questa conce-
zione si basa la sua elaborazione di criteri relativi a problemi assai diversi, quali lumani-
smo o le teorie sulla societ capitalistica, le lotte di liberazione, la transizione socialista e il
comunismo.
Lelemento pi evidente e affascinante del pensiero del Che latteggiamento di ricerca
che non rispetta dogmi o pregiudizi, qualcosa di molto inconsueto in un militante formato,
per di pi dirigente. Questo suo tratto ne ha rafforzato lindipendenza di giudizio, consen-
tendo uno sviluppo critico e profondo delle sue idee e strumenti tra il 1959 e i primi anni
60; ne ha fatto altres un conoscitore acuto della tendenza predominante nel socialismo e
nel marxismo nella maggior parte del XX secolo. Guevara fu molto lungimirante: il suo
comportamento assolutamente coerente con le sue idee, il tipo di nessi che proponeva tra le
pratiche politiche e lattivit teorica e dottrinaria, il contenuto del suo pensiero sociale, la
sua concezione del ruolo delle esperienze pratiche in seno alla produzione teorica, si rivela-
rono antitetici al cosiddetto socialismo reale. Sono particolarmente notevoli le sue critiche
della sostanziale deformazione di quel regime e le sue previsioni sul possibile ritorno al
capitalismo che avrebbe comportato. Questo lo ha segnato come eretico. La morte interrup-
pe il pensiero maturo che Guevara andava sviluppando. Questa circostanza, il carattere
aperto della sua posizione teorica e la tardiva ripresa della sua eredit hanno fatto s che le
sue idee risultino tuttora attraenti nellattuale fase critica.
Guevara si decisamente opposto al disprezzo pragmatico per la teoria e, allo stesso
tempo, al codismo intellettuale delle posizioni politiche. Ebbe una comprensione chiara
della collocazione storica a partire dal quale operava e dello stato in cui era il marxismo
negli anni 60. La sua concezione collega intimamente contesti e problemi relativi a) alle
lotte per il potere politico con quelle dei regimi di transizione al socialismo; b) allo sviluppo
degli individui con quello dei rapporti sociali e delle istituzioni, dallinizio della lotta e in
tutta la transizione socialista; c) i livelli nazionale, internazionale e mondiale. Lavor quin-
di con una grande variet di sfaccettature e con la decisa tendenza a ricomporle in cono-
scenza complessiva, o a formulare problemi e suggerimenti, includendovi sempre il proprio
personale giudizio. Guevara ha prodotto uninterpretazione dei problemi fondamentali del
mondo del suo tempo, da una posizione anticapitalistica e anticolonialistica latinoamerica-
na, e ha concepito una visione dei comportamenti, delle azioni, dei cambiamenti e degli
obiettivi indispensabili per la liberazione delle persone e delle societ a partire da una visio-
ne comunista.
La concezione filosofica di Guevara privilegia il ruolo dellazione cosciente e organiz-
zata come artefice di realt sociali e umane. Questa filosofia della prassi recupera il ruolo
centrale della dialettica nel marxismo. Senza disconoscere realt date e il funzionamento
che se ne pu discernere (leggi attinenti a ci che queste realt possono dare di s), egli

193
ritiene che il livello di coscienza raggiunto su scala mondiale permetta che in qualsiasi
luogo si possano organizzare avanguardie rivoluzionarie, influenzate dallideologia marxi-
sta, che prevedano fino a un certo punto come muoversi e forzino i rapporti con il possibile,
attraverso azioni collettivamente provocate, perlomeno entro certi limiti.
E una posizione marxista estranea al determinismo sociale e al dilemma materialismo o
idealismo imposti dalle correnti che sono state dominanti nel marxismo. Secondo tale
impostazione, la coscienza non in antitesi con leconomia o con la materia, ma il prin-
cipale strumento per ottenere che le forze produttive e i rapporti di produzione cessino di
essere strumenti per la perpetuazione delle dominazioni. La coscienza una forza potenzia-
le concreta per la prassi rivoluzionaria, che tende a svilupparsi e ad accrescersi se il lavoro
intenzionale efficace, per cui urge trovare ed applicare regole che lo favoriscano. Una dia-
lettica delle forme di organizzazione e di autoeducazione segna il processo unificante di
creazione di nuove realt negli individui e nelle societ. Guevara ritiene che il fattore sog-
gettivo debba essere predominante nel corso dei processi di trasformazione rivoluzionaria.
Guevara difende il valore permanente dellumanismo filosofico del giovane Marx, ed
espone il proprio, che parte dallesperienza vissuta e dal complesso della teoria marxista.
Rapporti di produzione e lotte di classe tendono a nascondere il dato oggettivo secondo
cui [] luomo lartefice cosciente della storia. Senza questa consapevolezza, che com-
prende quella del suo essere sociale, non pu esservi comunismo. Quello di Guevara non
un umanismo a freddo: richiede lintervento umano organizzato, che rivoluzioni le condi-
zioni di esistenza e la normale riproduzione della vita sociale, leva essenziale per trasfor-
mare le realt conosciute in altre realt, conquistate o nuove, create. In questo senso
loggettivo pu essere trasformato e superato dal fattore soggettivo. Per Guevara, la lotta
di classe centrale nella teoria e nella storia, e lindividuo espressione vivente della lotta
di classe. Per cambiare modo di pensare occorre affrontare profondi cambiamenti interiori
ed assistere a profondi cambiamenti esteriori, soprattutto sociali.
Nei testi dedicati alla transizione socialista - il nucleo principale e pi profondo delle
sue riflessioni teoriche - compare lidea di un uomo nuovo, liberato dalla sua alienazione.
Questo uomo del XXI secolo quello che dobbiamo creare, anche se ancora soltanto
unaspirazione soggettiva e non sistematizzata. La sua creazione, con metodi nuovi, deve
stare al centro delle pratiche e delle analisi; e non sar mai esaurita, perch i rapporti sociali
staranno cambiando in continuazione. Il potere sulleconomia, la politica e lideologia
necessario, di fronte al complesso culturale capitalistico che va battuto, alle forti combina-
zioni di mercificazione e sottosviluppo e alle nuove realt da creare. La relativa assenza di
sviluppo della coscienza sociale rende necessaria lavanguardia, organizzazione basata sulla
funzione di esempio, che deve conquistare i difficili obiettivi di dirigere, guidare, prefigura-
re i vari futuri successivi della transizione socialista, ed essere al tempo stesso sensibile,
imparare dalle basi, le quali devono partecipare in misura crescente al potere reale. Guevara
non lascia spazio al mito del partito come falange infallibile, alla sostituzione della classe
rivoluzionaria da parte di una cricca di potere, n a ideologie di predominio in nome del
socialismo.
La fratellanza, la dedizione alla causa e gli altri valori morali del rivoluzionario accele-
reranno la creazione di persone nuove, attraverso le esperienze pratiche, lorganizzazione,
la creativit e linternazionalismo. Questi elementi possono e devono sorreggere lesistenza
rivoluzionaria in qualsiasi circostanza; ma quando si detiene il potere, il lavoro umano
emerge come uno strumento e pi in generale come una sfida per la trasformazione.
Indipendentemente dalle profonde trasformazioni, il lavoro continua ad essere legato a
pressioni sociali, alle retribuzioni e alla stessa condizione specifica del lavoratore. Guevara
ammette questa realt limitativa, senza subordinare ad essa la politica socialista; al contra-
rio, la affronta, con lesigenza da lui posta che vi sia luso cosciente e organizzato di tutto il
potere di cui si dispone, affinch al livello della societ il lavoro si trasformi progressiva-

194
mente in dovere sociale, in atteggiamenti e abitudini nuove, fino ad arrivare ad essere un
riflesso condizionato di natura sociale, un ingranaggio cosciente e la completa rigene-
razione individuale di fronte alla propria stessa opera.
Nel corso della transizione socialista, la societ deve trasformarsi in una gigantesca
scuola, dove funzioni un nesso di continuit che va dalla coercizione statale e sociale allau-
toeducazione; tutti i membri riceveranno in ogni momento diverse spinte da parte di questo
nesso di continuit, in accordo con lazione molteplice dei nuovi rapporti e dei processi
educativi e con il loro progredire, difficolt e arretramenti. Leconomia va diretta consape-
volmente. Per Guevara, il piano un prodotto della coscienza organizzata, che ha potere e
conosce a un determinato livello i limiti della volont, i dati della realt e le forze che ope-
rano in favore e quelle contrarie. Il piano non la diagnosi delleconomia e una previsione
del suo comportamento futuro: per questo il popolo non necessario. Il piano sar socia-
lista se per suo tramite le masse avranno la possibilit di dirigere i propri destini.
I progressi del nuovo modo di vivere, diverso e in contrapposizione a quello del capita-
lismo, determineranno via via un radicale cambiamento culturale, che arriver a coinvolge-
re, a partire dallorganizzazione e dai rapporti economici, gli stessi cambiamenti pi intimi
dellindividuo e dei suoi rapporti interpersonali che abbiano rilevanza ai fini della transizio-
ne. Il sistema deve essere in grado di lavorare in questa direzione quotidianamente ed effi-
cacemente, in base a un piano e con il maggior rigore tecnico possibile; deve, inoltre, com-
battere con ogni rigore le sue stesse tendenze contrarie alla liberazione; e deve misurare i
progressi e vigilare e dichiarare con coraggio gli arretramenti.
Guevara ha riproposto lutopia del comunismo marxista, a partire dallAmerica latina e
negli anni 60, senza ingenuit e senza paternalismo; lo hanno molto aiutato le sue esperien-
ze pratiche, soprattutto il fatto di dirigere per vari anni una parte molto importante delleco-
nomia cubana. Il suo esperimento del Sistema di finanziamento di bilancio ha funzionato
bene, con la partecipazione di duecentomila persone, ed stato molto di pi della semplice
gestione, produzione e controllo economico: stato una lotta quotidiana per la scelta comu-
nista. Ha messo insieme nella pratica individui, massa, dirigenti, coscienza, lavoro, politica,
produzione, educazione, incentivi, sottosviluppo, coercizione sociale, rapporti mercantili,
potere statale, macroeconomia, rapporti internazionali. In base a questi materiali Guevara
ha intessuto il suo lavoro teorico; ma andato anche pi in l di tutto ci, nel modo stesso
di affrontarlo, nelle sue premesse intellettuali, nella formazione di un suo proprio sistema
concettuale che in talune definizioni implica quel che deve riuscire ad essere e negli svi-
luppi tematici parziali, ancorch vigorosamente articolati. Ha reso esplicito il suo tipo di
ortodossia marxista ed ha attribuito ad essa la propria creativit. Le sue pratiche e le sue
idee si sono rivelate sommamente polemiche. Guevara le ha discusse pubblicamente e le ha
sostenute attivamente come parte di una lotta politica e ideologica.
Per lesempio della sua vita, la sua nitida onest e totale coerenza tra il dire e il fare,
Guevara viene spesso associato al termine etica. Si tratta di una valutazione particolarmente
corretta, ma ritengo che la politica sia al centro della sua attivit e il fattore che ne articoli il
pensiero. Guevara pretende trasformazioni profonde della sfera politica e propone un
profondo innalzamento del contenuto e degli obbiettivi del movimento storico di liberazio-
ne dellumanit. Questo il quadro in cui inserire frasi quali il socialismo economico
senza la morale comunista non mi interessa. Lottiamo contro la miseria, ma al tempo stesso
contro lalienazione [] se il comunismo trascura i fatti di coscienza pu essere un sistema
di ripartizione ma cessa di essere una morale rivoluzionaria, oppure [] il vero rivolu-
zionario guidato da grandi sentimenti di amore. O idee come queste: fin dallinizio stesso
del socialismo occorre lavorare alla realizzazione pratica del progetto comunista; il sociali-
smo deve costituire progressivamente una nuova cultura e un polo dattrazione per i popoli,
di contro alla cultura del capitalismo mondiale, e non un oppositore non sufficientemente
diverso e un complice dello sfruttamento attraverso il mercato mondiale; bisogna usare ogni

195
conquista ottenuta nei paesi capitalisti che sia conveniente e fattibile; si devono combinare
accentramento e iniziativa, progressivo decentramento, partecipazione di massa alla dire-
zione e alliniziativa politica organizzata e concreta contro il burocratismo.
Pur essendo condizionato dalle sue esperienze e dalla politica cubana in cui milita, il
pensiero politico di Guevara costituisce un corpo di idee coerente con la sua concezione
generale e ha tesi e criteri propri, il proprio modo di argomentare e una grande forza di
espressione e di convinzione. Il suo assunto di fondo la rivoluzione mondiale contro il
capitalismo e per il socialismo, a partire dal mondo neocoloniale e coloniale.
La lotta armata un tema di fondo, ma le sue stesse narrazioni di testimonianza trasmet-
tono sempre esperienze e comprendono riflessioni pi o meno rilevanti. Il suo primo libro
(1960) imposta tre tesi, che non lascer mai cadere: le forze popolari possono vincere una
guerra contro lesercito; il focolaio insurrezionale pu creare le condizioni che altri aspet-
tano, sbagliando, che siano date prima di avviare una rivoluzione; nellAmerica sottosvi-
luppata il terreno di lotta fondamentale la campagna. Il diario del Congo (1966) analiti-
co dimostra la maturit di Guevara; egli vi espone la pratica di internazionalizzazione
della lotta e gli organismi e i metodi di essa, una tesi ricavata dalla sua generale compren-
sione del mondo e delle lotte di classe e di liberazione nazionale.
Lidea di Guevara e di Fidel Castro del potere scatenante e di accumulazione della guer-
ra irregolare nelle prime fasi di una rivoluzione si dimostrato estremamente polemico e
contestato. Guevara ha sempre insistito sul fatto che la guerriglia sia una forma di lotta di
massa, negando che tra le due lotte ci fosse antinomia; ha sempre sostenuto che linsurre-
zione deve essere guidata da un progetto politico e sociale; ha postulato il requisito della
crisi dellegemonia delle classi dominanti e una serie di altre condizioni perch possa giun-
gere lora della violenza rivoluzionaria ed ha anche sostenuto la subordinazione delle forme
di lotta alle esigenze tattiche e alla strategia di ogni singolo processo. Queste idee sono
costanti nella sua analisi degli avvenimenti ai quali ha partecipato, e ne sorreggono in gene-
re la prassi politica. Certo, la concezione del fochismo ha costituito una specie di clava per
una critica del pensiero politico di Guevara, che in certi casi si spinta fino alla denigrazio-
ne nei suoi confronti e nei confronti dellesperienza cubana. In questa critica hanno influito:
a) limpreparazione mentale alla lotta per il potere di cui soffriva il grosso della sinistra e
labbandono dei temi insurrezionali che aveva colpito la teoria; b) la ricerca di efficacia nel-
linsurrezione e nella mobilitazione sociale ad opera di militanti attivi, criticamente posti di
fronte alle gravi insufficienze e agli errori di molti tentativi guerriglieri. Non inserisco qui le
sistematiche campagne di discredito condotte dai nemici della sua causa.
Lantimperialismo per Guevara una strategia basilare dellazione rivoluzionaria e un
elemento centrale nello sviluppo dei suoi militanti; , insieme, la risposta obbligata alla
mondializzazione del capitalismo. Essere o no antimperialista contraddistingue chi si dice
socialista e i politici del mondo sottosviluppato, ed alla base dellunit tra i rivoluziona-
ri che lottano e pensano in contesti tanto diversi. Ogni strategia deve tenere conto delle con-
trapposizioni tra capitalisti, e tra questi e gli Stati o movimenti del Terzo mondo, ma i pro-
cessi che vogliano la vera e concreta liberazione dovranno essere socialisti. Lidea della
rivoluzione a tappe - che cos forte stata nella tradizione marxista e cos manipolata dal
riformismo di sinistra e dalla ragion di Stato dei paesi socialisti - si va superando; per
lAmerica Latina, la posizione di Guevara netta: O rivoluzione socialista, o caricatura di
rivoluzione. Il cosiddetto Terzo mondo la parte neocoloniale e coloniale di un insieme, il
sistema mondiale capitalistico, ed questa la causa della sua arretratezza; per questo mondo
terzo, lo sviluppo senza liberazione nazionale e sociale unillusione; il socialismo sar
la condizione dello sviluppo, e non il contrario.
Attraverso lanalisi della congiuntura mondiale nel Messaggio ai popoli del mondo...
(settembre 1966) Guevara espone le proprie tesi politiche e chiama a uno scontro frontale,
mondiale e antimperialistico. Uno scontro che deve essere offensivo pi che difensivo,

196
quasi sempre attraverso la via armata, che deve internazionalizzarsi, aggredire le basi nazio-
nali di sostentamento del sistema e moltiplicare i suoi teatri, per colpirlo al di fuori dei suoi
centri e indebolirlo. Sar una lotta molto cruenta e molto lunga; non vi altra scelta per
ottenere leffettiva liberazione dei popoli. Egli chiede rispetto per le tattiche diverse di quel-
li che lottano, ma rivendica di continuare con abnegazione a seguire la strategia intrapresa.
Esalta lesempio del Vietnam e denuncia come le due potenze socialiste lo abbiano lasciato
solo; giudica a fondo le divergenze cino-sovietiche che avevano diviso partiti e idee della
sinistra su scala mondiale, e lo fa a partire da noi, i depredati. Ancora una volta egli pone
la necessit imprescindibile dellincontro dei ribelli con le classi oppresse e con lo spirito di
ribellione popolare accumulato, un incontro in cui si plasma la possibilit della rivoluzione.
E, come sempre, confida nella crescita delle capacit delle persone e delle collettivit attra-
verso lattivit rivoluzionaria.

Sui vari significati del termine guevarismo

a) Posizioni e idee di rivoluzionari latinoamericani degli anni 70 e seguenti, che hanno


conservato i princpi e la strategia caratteristici del Guevara degli anni 60, di fronte al pre-
dominio di dittature in molti paesi e di influenze riformiste nella sinistra.
b) Un atteggiamento di fronte alle prassi politico-sociali e alle teorie marxiste che si rif
al guevarismo nel criticare il dogmatismo, il riformismo, la semplificazione dei protagonisti
e delle contraddizioni sociali, e i gravi errori, i mali e le degenerazioni perpetrati in nome
del socialismo. Questo atteggiamento andato crescendo negli anni 80, e soprattutto negli
anni 90, di fronte alla grande crisi dei regimi dellEuropa orientale e dellidea stessa di
socialismo. Costituisce una forza morale positiva, pi che un pensiero strutturato.
c) Una delle attuali forme di resistenza culturale rispetto al capitalismo contemporaneo e
di ripresa degli ideali, delle posizioni e del pensiero anticapitalista e socialista.

Le polemiche a proposito del guevarismo sono state molto accese negli anni 60 e 70,
specie per quanto riguardava la lotta armata, strategie e organizzazioni politiche, classi
sociali e natura della rivoluzione. Dopodich subentrato loblio. I recenti dibattiti si riferi-
scono piuttosto alla personalit e alle imprese di Guevara e alla validit del suo atteggia-
mento e del suo esempio. La sua immagine ritornata con forza negli ultimi anni, sono stati
pubblicati molti dati della sua vita e delle sue azioni e, in minor numero, suoi testi inediti o
rari. Lattuale bibliografia su Guevara molto abbondante, in forma di ricerche, biografie e
lavori di divulgazione.

Lelemento principale dellattuale guevarismo Guevara come simbolo:


a) un individuo virtuoso, esemplare, ma un rivoluzionario attivo contro i mali attuali,
che infrange lacquiescenza o la rassegnazione di fronte allordine vigente, intransigente;
b) reintroduce la proposta socialista anticapitalista in una situazione di crisi profonda;
c) non identificabile con il passato del socialismo, ma lo invece con gli elementi pro-
fetici di questo e con i suoi momenti eroici;
d) propone soprattutto valori (etica, entusiasmo, spirito di ribellione, consapevolezza) e
non canoni, per cui richiede a tutti capacit, senza escludere a priori nessuno.
Se progrediscono le esigenze di recuperare il socialismo e la teoria marxista, attraverso
una lotta culturale anticapitalistica, il pensiero di Ernesto Che Guevara sar assunto nel suo
intrinseco valore e potr fornire un aiuto molto prezioso.

197
SVILUPPO SOSTENIBILE NELLOTTICA GUEVARIANA
di Niobis Valiente Lpez*

Possiamo definire problemi complessivi quelli che riguardano gli interessi dell'intera
umanit e ne richiedono quindi l'impegno collettivo. Sono problemi molteplici e diversifica-
ti, e tra questi troviamo la povert, come manifestazione di un altro problema ancora pi
grande: larretratezza economica e sociale.
Povert e sottosviluppo sono stati oggetto di dibattito in vari Forum internazionali, in
cui presente la preoccupazione di riuscire a tradurre in pratica determinati programmi per
sovvertire questa realt. Uno di tali programmi il cosiddetto sviluppo sostenibile. Visto
che nel pensiero di Guevara si trovano idee che contengono intenti analoghi, stato per noi
interessante affrontare i punti di contatto tra la concezione dello sviluppo prevista dal Che e
il concetto di sviluppo sostenibile cui si sta ricorrendo attualmente.
Nella logica del presente saggio affronteremo innanzitutto determinati aspetti di ordine
teorico, per impostare adeguatamente la problematica dello sviluppo sostenibile. In partico-
lare, fissiamo i nessi fra la necessit e la possibilit di introdurre lo sviluppo sostenibile in
economie sottosviluppate o in via di sviluppo. Affrontiamo poi alcune idee della concezio-
ne guevariana dello sviluppo, assumendo come fonte il discorso pronunciato dal Che al
Secondo Seminario economico afroasiatico di Algeri, nel 1965, che si considera il testa-
mento economico del Che1.
Il pianeta attraversa una crisi, che si manifesta tra laltro nella precariet dei sistemi
naturali. Un fatto, questo che ha cause molteplici: economiche, politiche, istituzionali,
sociali e culturali. Secondo Guimaraes [si veda la Bibliografia in appendice (n.d.t.)], questa
crisi ha conseguenze ecologicamente devastanti, socialmente perverse e politicamente ini-
que, a livello sia nazionale, sia internazionale. La precariet degli ecosistemi si manifesta,
in maggiore o minor dimensione, a qualsiasi latitudine del nostro amato pianeta.

Sviluppo sostenibile: alcune riflessioni teoriche

Il concetto di sviluppo sostenibile sta a indicare che occorre dar vita a un ordine nel corso
del processo di sviluppo: incremento della produttivit insieme a maggiore benessere, aumen-
to del benessere socialmente equilibrato e impiego delle risorse naturali che tenga conto del
futuro (Brundlant, 1987; Hein, 1990; Cepal, 1990; Harborth, 1992; Sechs, 1994, e altri).
Sviluppo sostenibile starebbe dunque a indicare un progetto di crescita costante
(sostenuta) che implica regolamentazioni, per compensarne il costo sociale ma anche quello
ambientale. Sembra peraltro questa linterpretazione della stessa Commissione Brundlant

* Desarrollo sostenible desde la ptica guevariana, da El Economista de Cuba On line, Congreso Aealc, La
Habana 17-19 settembre 2002. Niobis Valiente Lpez laureata in Economia ed economia politica,ed docente
ausiliaria presso lUniversit di Oriente, Cuba. La traduzione di Titti Pierini [n.d.r.].
1 Ernesto Che Guevara, Discorso al II Seminario Economico di Solidariet Afroasiatica, in Scritti scelti, a
cura di R. Massari, Erre emme, Roma, 1993, II, pp. 646 sgg. Il discorso stato pronunciato ad Algeri il 24 feb-
braio 1965 e pubblicato il giorno successivo su El Mundo, Revolucin e poi nella rivista economica Nueva
Industria, n. 13. [n.d.t.].

198
quando sostiene che la soddisfazione dei bisogni impone unera nuova dello sviluppo eco-
nomico, o che uno degli obiettivi essenziali sia quello di revitalizzare la crescita insieme
alla sua qualit.
Va perci potenziata lidea che lo sviluppo sostenibile unesigenza vitale, che lam-
biente un fattore in grado di promuovere e moltiplicare lo sviluppo, purch luomo tenga
conto delle potenzialit insite in ogni singola comunit e territorio, e delle loro differenze,
per valorizzare le possibilit dello sviluppo stesso. Necessit di ottimizzare le risorse, di con-
siderare adeguatamente le ripercussioni sugli ecosistemi, di rispettare la biodiversit, la geo-
diversit e la sociodiversit. In base a tutto questo, lo sviluppo sostenibile poggia sulla forza
endogena di ciascuna societ, sulla mobilitazione del rispettivo potenziale, sullaffermazione
della specifica identit culturale e sul controllo interno del paese (Ferrer, A., 1993).
Per questo, lo sviluppo sostenibile va concepito come un sistema composto da vari sot-
tosistemi interdipendenti, che configurano una realt dinamica di complessi rapporti natura-
li, ecologici, sociali, economici e culturali; vale a dire che esso esprime linterconnessione
tra processi ecologici, economici e sociali.
Noi aderiamo alla concezione dello sviluppo sostenibile come un processo dinamico
che implica un lavoro su due versanti: quello dello sviluppo e quello della sostenibilit. Lo
sviluppo, come costante miglioramento di tutto e tutti, la sostenibilit come garanzia che le
future generazioni possano godere dellambiente e delle risorse attualmente disponibili.
Perch lo sviluppo sostenibile diventi una proposta praticabile sono necessari cambia-
menti economici, sociali e politici di carattere nazionale e internazionale. Le strategie nazio-
nali dovranno corrispondere agli interessi e alle aspirazioni della stragrande maggioranza
degli individui; sul piano internazionale necessario un nuovo ordine che faciliti una
gestione razionale, coerente e democratica dei rapporti economici, sociali e politici, che
possa garantire la pace, la stabilit, la prosperit - inclusa la riproducibilit umana - nel com-
plesso della comunit mondiale e contemplare come obiettivo centrale il sostegno dellimpe-
gno dei vari paesi nel riavviare la crescita e intraprendere un processo di sviluppo duraturo.
La comunit mondiale riconosce la necessit di un nuovo ordine internazionale, per
accedere allo sviluppo sostenibile, nella Carta mondiale della natura, solennemente adot-
tata e promulgata dallAssemblea generale dellOnu, con la Risoluzione 37/7 del 28 ottobre
1982, che recita:
Il degrado dei sistemi naturali, derivante dal consumo eccessivo e dallabuso delle risorse naturali e dalla
mancanza di un adeguato ordine economico tra i popoli e gli Stati, mina le strutture economiche, sociali e
politiche della civilt.

Del pari, la stessa comunit riconosce lurgenza di sostenere le economie pi vulnerabili


nel loro tentativo di pervenire allo sviluppo sostenibile.
Nel primo capitolo della prima parte del Rapporto della Conferenza dellOnu
sullAmbiente umano, tenutasi a Stoccolma dal 5 al 16 giugno del 1972, si dichiara:
Nei paesi in via di sviluppo, la maggior parte dei problemi ambientali si spiegano con larretratezza.
Milioni di persone continuano a vivere ben al di sotto dei livelli minimi indispensabili per unesistenza
umanamente decorosa, privi di cibo e di indumenti, di casa e di istruzione, di sanit e di strutture igieni-
che adeguate. Perci, i paesi in via di sviluppo devono orientare i loro sforzi verso lo sviluppo, tenendo
presenti le proprie priorit e la necessit di salvaguardare e migliorare lambiente. Con la medesima fina-
lit, i paesi industrializzati devono cercare di ridurre la distanza che li separa da quelli in via di sviluppo.
Nei paesi industrializzati, i problemi ambientali sono in genere connessi allindustrializzazione e allo svi-
luppo tecnologico.

Nei principi del Rapporto, si indicano vari modi perch i paesi in via di sviluppo possa-
no pervenire allo sviluppo sostenibile. il caso di quelli che citiamo di seguito:
Principio n. 9 Le carenze ambientali originate dalle condizioni di sottosviluppo e i
disastri naturali pongono seri problemi, e il miglior modo di sanarli lo sviluppo accelera-

199
to, mediante il trasferimento di quote notevoli di assistenza finanziaria e tecnologica che
integrino gli sforzi interni dei paesi in via di sviluppo, nonch laiuto opportuno che si
possa richiedere.
Principio n. 10 Per i paesi in via di sviluppo, la stabilit dei prezzi e condizioni ade-
guate per forniture di prodotti di base e materie prime sono elementi essenziali per lordina-
mento dellambiente, poich occorre tenere conto sia dei fattori economici sia dei processi
ecologici.
Principio n. 18 Come contributo allo sviluppo economico e sociale, vanno usate la
scienza e la tecnica, per individuare, evitare e combattere i pericoli che minacciano lam-
biente, per risolvere i problemi ambientali e per il bene comune dellumanit.
Principio n. 19 indispensabile un lavoro di educazione in fatto di problemi
ambientali, rivolto sia alle giovani generazioni sia agli adulti, che presati maggiore attenzio-
ne agli strati meno privilegiati della popolazione, per allargare la base di unopinione pub-
blica bene informata e di un comportamento da parte degli individui, delle imprese e delle
collettivit animato dal senso di responsabilit rispetto alla salvaguardia e al miglioramento
dellambiente in tutta la sua dimensione umana. inoltre essenziale che i mezzi di comuni-
cazione di massa evitino di contribuire al deterioramento dellambiente umano e diffondano
invece informazioni di carattere pedagogico sulla necessit di proteggerlo e migliorarlo,
perch lessere umano possa svilupparsi in tutti i suoi aspetti.
Lo stesso vale per la Conferenza dellOnu su Ambiente e sviluppo, tenutasi dal 3 al 14
giugno 1992 a Rio de Janeiro, che riconferma la Dichiarazione della Conferenza Onu
sullAmbiente umano approvata a Stoccolma il 16 giugno del 1972 e cerca di basarsi su di
essa. In due dei suoi Princpi (6 e 7) relativi alla situazione dei paesi in via di sviluppo recita:
Principio n. 6 Particolare priorit sar data alla situazione e ai bisogni specifici dei
paesi in via di sviluppo, in particolare a quelli meno avanzati e pi vulnerabili dal punto di
vista ambientale. Anche nelle misure internazionali che si adottino in riferimento allam-
biente e allo sviluppo si dovr tenere conto degli interessi e delle esigenze di tutti i paesi.
Principio n. 7 Gli Stati dovranno cooperare con spirito di solidariet mondiale per
conservare, proteggere e salvaguardare lo stato e lintegrit dellecosistema della Terra.
Visto che hanno in vario modo contribuito al degrado dellambiente mondiale, gli Stati
Uniti hanno responsabilit comuni, ma differenti. I paesi sviluppati riconoscono la respon-
sabilit che spetta loro nella ricerca internazionale dello sviluppo sostenibile, date le pres-
sioni che le loro societ esercitano sullambiente mondiale e le tecnologie e le risorse finan-
ziarie di cui dispongono.
Gli elementi sopra accennati si riflettono singolarmente nel pensiero economico del
Che, per cui ora passiamo a questa analisi.

Concezione guevariana dello sviluppo sostenibile

Tra le caratteristiche del pensiero del Che al riguardo risalta il fatto che il termine di
sviluppo sostenibile non appare trattato in senso proprio, ma si trovano elementi che si
riferiscono sia a una concezione del problema, sia alle strade che devono prospettarsi i paesi
arretrati per arrivarci. Il suo pensiero economico nellambito dei rapporti internazionali ci
fornisce un sistema coerente e logico di idee, basato sulla tesi che per raggiungere lo svilup-
po sostenibile occorrono una strategia nazionale e la collaborazione internazionale.
Il Che, marxista convinto, dal pensiero radicale e profondo, esperto della miseria del
mondo sottosviluppato, individuava nellimperialismo, nelle sue versioni pi antica e
moderna, il punto di partenza e la causa prima della povert nei paesi del Terzo mondo.
Argomentava in proposito:

200
Da quando i capitali monopolistici si sono impadroniti del mondo, hanno mantenuto nella povert la
maggioranza dellumanit, dividendosi i guadagni tra il gruppo dei paesi pi forti. Il livello di vita di que-
sti paesi basato sulla miseria dei nostri2.

E ancora:
La lotta contro limperialismo, per liberarsi dei legami coloniali o neocoloniali - che si attua attraverso le
armi politiche, le armi da fuoco o con combinazioni di entrambe - non slegata dalla lotta contro larre-
tratezza e la povert: entrambe sono le fasi di uno stesso cammino che porta alla creazione di una societ
nuova, ricca e al tempo stesso giusta3.

La concezione guevariana per pervenire allo sviluppo accelerato implica, in campo


internazionale, lo scambio di aiuti e non un commercio di vantaggio reciproco, basato sui
prezzi che la legge del valore e i rapporti internazionali, fondati sullo scambio ineguale pro-
dotto dalla legge del valore, impongono ai paesi arretrati4. Per ottenere questo, Guevara
sostiene che
il compito reale consiste nel fissare dei prezzi che permettano lo sviluppo. Un grande mutamento di con-
cezioni consister nel cambiare lordine dei rapporti internazionali; non devessere il commercio estero a
determinare la politica, ma al contrario esso deve essere subordinato a una politica fraterna fra i popoli5.

Tenuto conto delle concrete condizioni storiche dellAmerica Latina in genere e di Cuba
in particolare, il suo programma nazionale di sviluppo parte dalla riforma agraria: una rifor-
ma agraria che cambi il sistema di propriet della terra, e soprattutto dia al contadino la
terra che in possesso dei latifondisti, che quella che rende di pi, ed per giunta quella
che essi hanno rubato al contadino in passato. questo la riforma agraria; da qui deve parti-
re qualsiasi governo rivoluzionario e sulla riforma agraria ci sar la grande battaglia dellin-
dustrializzazione.
Egli concepiva il finanziamento per lo sviluppo dellindustria di base attraverso crediti a
lunga scadenza; le basi industriali devono essere espressione di uno sfruttamento razionale
ed efficiente delle risorse naturali endogene, ad esempio la lavorazione completa del pro-
dotto finito e non di parti di esso. Sosteneva in proposito:
E, nella maggioranza dei nostri paesi, non si potr avere una base sufficiente di sviluppo industriale - che
poi ci che determina lo sviluppo della societ moderna - se non si comincia con lassicurare al popolo
il cibo necessario, i beni di consumo indispensabili e unistruzione adeguata. Bisogna impegnare una
buona parte del reddito nazionale negli investimenti cosiddetti improduttivi nel campo dellistruzione e
occorre dare la preferenza allo sviluppo della produttivit agricola. Lagricoltura deve essere considerata
come un pilastro fondamentale dello sviluppo e perci i cambiamenti della struttura agricola, ladegua-
mento alle possibilit delle tecniche moderne e le nuove prospettive per leliminazione dello sfruttamento
delluomo sulluomo devono costituire aspetti fondamentali del lavoro6.

Un altro fattore di straordinaria importanza nella strategia nazionale di sviluppo da lui


concepita lutilizzazione della tecnologia, sulla quale segnalava:
Sul piano economico, dobbiamo superare gli ostacoli sulla strada dello sviluppo con la tecnologia pi
avanzata possibile La tecnologia bisogna prenderla dove si trova: bisogna compiere un grande salto
tecnico per far diminuire la differenza che oggi esiste tra i paesi pi sviluppati e i nostri. Essa deve essere
presente nelle grandi fabbriche e anche in unagricoltura convenientemente sviluppata, e soprattutto deve
poggiare su una cultura tecnica e ideologica con sufficiente forza e base di massa da permettere lalimen-
tazione continua di istituti e organismi di ricerca che necessario creare in ogni paese e di uomini che,
mentre utilizzano la tecnologia attuale, siano capaci di adattarsi alle nuove tecniche acquisite7.

2 Ibid., p. 647.
3 Ibid., p. 646.
4 Ibid., p. 648.
5 Ibid., p. 650.
6 Ibid., pp. 657-8.
7 Ibid., pp. 656-7.

201
Possiamo paragonare la concezione guevariana dello sviluppo accelerato, analizzata da
un punto di vista dialettico, terzomondista e attuale, allo sviluppo sostenibile. Abbiamo
visto come ci che stato proclamato e approvato dalla comunit internazionale per rendere
possibile lo sviluppo sostenibile e ottenere che i paesi arretrati vi pervengano coincida
essenzialmente con le valutazioni e le indicazioni del Che, perch, a suo dire, i paesi bene-
volmente detti sottosviluppati raggiungano lo sviluppo accelerato. La differenza sta nel
fatto che, mentre le Risoluzioni approvate dallOnu si limitano a indicare il che fare per-
ch i paesi arretrati ottengano il tanto sospirato sviluppo sostenibile, il Che indica il che e
come fare perch questi paesi conseguano lo sviluppo accelerato. I percorsi da lui proposti
non hanno niente a che vedere con i programmi di ajuste [adattamento] applicati in
America latina su proposta della Banca mondiale e da quel Cerbero che il Fondo mone-
tario internazionale.

Commento finale

Pur avendo noi soprattutto utilizzato il discorso di Algeri del Che, tali idee sono state
esposte anche in altri suoi discorsi pronunciati alla Conferenza mondiale per il Commercio
e lo sviluppo a Ginevra e nella XIX Assemblea dellOnu. In questa fase, di politiche fonda-
te su criteri di ajuste strutturale e sullAssociazione del Libero commercio dAmerica
(Alca), che hanno portato le economie latinoamericane a un grado maggiore di vulnerabi-
lit, dipendenza e crisi, non si pu omettere di menzionare, data la sua attualit, il discorso
pronunciato da Guevara a Punta de lEst, in Uruguay (alla Conferenza del Consiglio econo-
mico e sociale interamericano dellOea), nel quale dimostra una sicura e profonda valuta-
zione dei problemi latinoamericani, in contrasto con le conquiste realizzare da Cuba nella
pur breve vita del potere rivoluzionario.

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203
LA NUOVA SINISTRA ITALIANA, CUBA, IL CHE
E LE GUERRIGLIE NEGLI ANNI 60
di Aldina Trombini*

Gli anni Sessanta del XX secolo hanno conosciuto, in Italia come altrove, lavvento di
un movimento di massa che, partendo dalla scuola, si trasmise a una buona parte della
societ. La memoria collettiva raggruppa oggi linsieme di quegli eventi in ununica espres-
sione, Il Sessantotto, che, se da una parte non riesce a rendere la complessit degli avve-
nimenti, dallaltra li relega in un passato quasi mitico, cristallizzato cio in una dimensione
atemporale.
Pensata e immaginata come unit a s stante, la stagione dei movimenti dovrebbe invece
essere riportata a un quadro storico di reti e connessioni pi approfondite che maggiormente
le restituirebbe una dimensione e, soprattutto, una dignit storica.
Il 68 studentesco e, in seguito, il 69 operaio non si originarono dal nulla, ma si caratte-
rizzarono come il frutto di una lunga gestazione in cui gli avvenimenti internazionali e
quelli locali si confusero con laspirazione a un rinnovamento e a una rigenerazione teorica
e pratica della politica.
Un primo stimolo al mutamento fu percepito, alla fine degli anni 50, da una parte di
intellettuali comunisti e socialisti i quali si cimentarono in un processo di ridefinizione degli
strumenti interpretativi della realt e di rivendicazione di autonomia e libert di dissenso
finalizzate alla costruzione della cosiddetta Nuova Sinistra.
Lintersezione tra il processo di destalinizzazione avviato nel 56 da Nikita Chruscv e
le aspre critiche dirette al programma di conversione al centro del Psi e della via italiana
al socialismo del Pci, cre un importante impulso per le istanze rigeneratrici.
Le mutate caratteristiche della societ italiana, le contraddizioni e gli squilibri causati
dallemigrazione tra il Sud e il Nord, lavvento del fordismo e delloperaio massa allinter-
no delle fabbriche furono tutti elementi aggiuntivi che determinarono un forte radicalismo
culturale e politico. Luogo predestinato delle analisi della Nuova Sinistra divenne la rivista,
sulla base di tutte quelle esperienze maturate sin dal fallito esperimento de Il Politecnico di
Elio Vittorini.
Lo studio delle differenti espressioni teoriche che le riviste proposero per tutto il corso
degli anni 60 si pone oggi come uno degli strumenti privilegiati per comprendere in modo
pi approfondito i temi e i dibattiti che percorsero e scossero la stagione dei movimenti.
Tanto pi che, tra la fine del 67 e per tutto il 68, le riviste si caratterizzarono come
organo ufficiale della contestazione e, in tale veste, proposero al movimento di massa i temi
della loro decennale riflessione.

La stagione delle riviste

Lanalisi dei temi proposti dalle riviste non pu esulare, in una dimensione comprensiva
globale, da un breve excursus teso a chiarire la natura delle forme di comunicazione utiliz-
zate dalla Nuova Sinistra durante gli anni 60.

* Estratto dalla Tesi di laurea discussa alluniversit di Torino a luglio del 2002 e pubblicato in Quaderni Cipec
[Centro di iniziativa politica e culturale], 26/2003.

204
Cronologicamente, le due date fondamentali per la costituzione e la maturazione delle
riviste e dei gruppi che le formavano furono il 1962 e il 1966.
Il 1962 vide lavvento della rivista Quaderni Piacentini che si poneva lobiettivo di rife-
rirsi criticamente alla politica culturale della sinistra ufficiale e di interrogarsi sulle
forme e le modalit di una cultura di opposizione o contestativa1.
Questa corrente culturale comprendeva anche la Rivista storica del socialismo e
Problemi storici del socialismo. Nate gi nel 1958, le due riviste affrontavano la crisi della
sinistra tradizionale attraverso una nuova metodologia che, partendo dai grandi snodi stori-
ci, avrebbe dovuto sperimentare un intreccio tra la cultura, la teoria e la storia stessa.
Lavvento dei Quaderni Piacentini contribu inoltre a sintetizzare le tradizioni teoriche
di matrice operaistica inaugurate dai Quaderni Rossi di Raniero Panzieri.
Alcuni tratti della lezione panzieriana, tutta volta a plasmare il movimento operaio sul
grado di globalit raggiunto dal capitale2, confluirono in una linea pi avanzata (la linea
trontiana) che appoggiava lintervento immediato nelle lotte, si impegnava a ricercare gli
strumenti per coordinarle e trovava espressione in Classe operaia.
La rivista si colloc tra il 1962 e il 1965 come esperimento pi riuscito di intreccio tra
teoria e prassi politica.
Ultimo filone di riviste emerso durante la prima met degli anni 60 fu quello legato alla
corrente marxista-leninista che si ispirava alle posizioni cinesi ed era rappresentata da testa-
te come Vento dellEst o Edizioni Oriente.
Le diverse tendenze fin qui esposte conversero nella nascita, a Bologna, di Classe e
Stato: la rivista, diretta da Federico Stame, coniugava i temi proposti dai Quaderni Rossi
alla critica del revisionismo sovietico e al riconoscimento dellesperienza cinese e delle
lotte del Terzo Mondo nella ricerca di nuovi soggetti rivoluzionari3.
Lattenzione a temi quali limperialismo nordamericano, il terzomondismo, le teorizza-
zioni della Nuova Sinistra americana (i cui massimi esponenti furono Paul Baran, Paul
Sweezy e Leo Huberman) condussero Classe e Stato a porsi come il pricipale precursore
della svolta netta che tocc tutte le riviste della Nuova Sinistra italiana a partire dal 1966.
Le suggestioni nate dal maoismo e dal terzomondismo (Cuba, Che Guevara, il Vietnam
ecc.) orientarono, infatti, le riviste e, in particolare quelle culturali, verso nuove tattiche e
strategie di lotta contro limperialismo e il revisionismo sovietico.
La comune matrice movimentista4 delle riviste che nacquero o si svilupparono tra il 66
e il 68 non esulava, tuttavia, dalle diverse impostazioni ideologiche da cui avevano avuto
origine. La teorizzazione della lotta permanente conviveva, per esempio, in Il Potere ope-
raio [di Pisa], rivista animata da Adriano Sofri e Luciano della Mea, con la prosecuzione
del progetto operaista dei Quaderni Rossi.
Lesperienza dei gruppi marxisti-leninisti (m-l) concretizzatasi nella costituzione del
Partito comunista dItalia (PcdI) diede vita a riviste quali Lavoro politico, che risentirono
delle forti contraddizioni derivanti dalla proposizione ripetitiva del leninismo stalinista con-
trapposto al nascente movimentismo.
Contemporaneamente, le difficolt scaturite in seno al gruppo dirigente del Pci, laprirsi
di divisioni al suo vertice e la sempre minor credibilit della via italiana al socialismo
produssero una serie di esperienze, interne al Partito comunista, concretizzatesi nella pub-
blicazione di riviste quali La Sinistra e Falcemartello.
Lesperienza de La Sinistra fu, in particolare, un tentativo di conciliazione tra la sinistra
ingraiana con la sinistra del Partito socialista di unit proletaria (Psiup) e quella sindacale:

1 A. Mangano-A. Schina, Le culture del Sessantotto, a cura di G. Lima, Massari, Bolsena, 1998, p. 59.
2 N. Badaloni, Il marxismo italiano degli anni Sessanta, Editori Riuniti, Roma, 1971, p. 54.
3 F. Ottaviano, La rivoluzione nel labirinto, Rubettino, Messina, 1993.
4 Romano Luperini la definiva fase guevarista, cio dellaccentuazione soggettiva della prassi. Cfr.
Mangano-Schina, Le culture del Sessantotto, cit., p. 69.

205
nel 68, lesperimento, che prevedeva un nuovo internazionalismo e lunit delle sinistre,
perse tuttavia i suoi caratteri originali.
La simpatia per una nuova idea rivoluzionaria generata sulla scorta delle esperienze dei
paesi sottosviluppati influenz infine profondamente anche le riviste legate alla neoavan-
guardia: Quindici e Che fare ritrovavano, per esempio, nel desiderio di liberazione totale
dei movimenti rivoluzionari una forte spinta alla ribellione5.
Dunque, nonostante le diverse matrici ideologiche che ispiravano le riviste della Nuova
Sinistra, un comune denominatore le contraddistinse tutte: la suggestione proveniente dalle
lotte dei paesi colonizzati, sottosviluppati ed economicamente dipendenti.
Tra le tante lotte scoppiate nel cosiddetto Terzo Mondo, grandi speranze suscit la
Rivoluzione cubana del 1959 che tent di esportare la concezione guevarista di guerra di
guerriglia allintero continente sudamericano.

La situazione latinoamericana

In America latina, i presupposti della nuova ondata di tensioni e di lotte verificatesi


negli anni 60 vanno ricercati non solo nel modello politico adottato, ma anche nella situa-
zione economica e, di conseguenza, nellintreccio generato dallunione delleconomia alla
politica.
Leconomia latinoamericana, fin dal 1850, si era basata su di una forte crescita ed
espansione delle esportazioni: questo fenomeno aveva condotto a una stretta connessione
fra il sistema economico e gli interessi dei paesi pi sviluppati. Il problema fondamentale
del modello esportatore latinoamericano risiedeva nella sua staticit: le esportazioni
riguardavano un panorama ristretto di prodotti, soprattutto materie prime, e subivano lin-
fluenza dei cicli produttivi e delle circostanze esterne. Contemporaneamente, non si verifi-
cava uno sviluppo del mercato interno, che continuava a risentire di problemi quali la con-
centrazione della propriet, la mancanza di una monetarizzazione dei salari e la scarsit di
manodopera.
La crisi del 29 determin la caduta dei prezzi delle esportazioni e fu uno dei motori
propulsori che produssero un cambiamento sia a livello economico che politico.
Le lites economiche che avevano stipulato, tra la fine dell800 e gli inizi del 900, una
stretta alleanza con gli Stati Uniti e la Gran Bretagna6, diedero origine, unendosi ai nuovi
ceti medi e imprenditoriali, a un periodo caratterizzato da un riflusso protezionista e da un
forte dirigismo statale. La presenza di nuovi attori sociali sulla scena politica scaten una
serie di processi che, sulle prime, decretarono la supremazia della citt sulla campagna
dando origine a uno sviluppo industriale essenzialmente urbano. In seconda battuta, prevalse
una concezione dello Stato in senso interclassista e redistribuzionista. Leconomia populisti-
ca fall nei suoi principali obiettivi: il ruolo sempre pi preponderante e attivo che acquis lo
Stato nella gestione delleconomia penalizz quei ceti che, invece, avrebbero dovuto essere i
primi beneficiari della nuova situazione; tra questi, la classe media, il proletariato e il sotto-
proletariato furono i pi colpiti. La crescita industriale raggiunta negli anni 60 non gener
infatti alcun effetto sugli altri settori economici ma contribu a legare maggiormente gli inte-
ressi dei paesi latinoamericani a quelli stranieri e, in particolare, a quelli statunitensi.
Il rapporto di dipendenza che univa lAmerica latina agli Stati Uniti, affondava le sue
radici nella politica del randello e nella diplomazia del dollaro perseguite dai presiden-

5 M. Valente, Ideologia e potere, Eri, Torino, 1978


6 A questo proposito si parla di alleanza dei notabili. La capacit di questa lite di vincolarsi al mercato
internazionale produsse un processo di prima modernizzazione che avvantaggi anche le classi medie. M.
Carmagnani-G. Casetta, America latina: la grande trasformazione, Einaudi, Torino, 1989, pp. 6-7.

206
ti statunitensi Theodore Roosevelt e Woodrow Wilson. Wilson, in particolare, abbandon la
strategia bellicosa roosveltiana per adottare un modello che, grazie ai finanziamenti norda-
mericani, avrebbe dovuto produrre uno sviluppo economico in America latina e la conse-
guente espansione delle istituzioni democratiche. La stessa politica del buon vicinato per-
seguita da Franklin Delano Roosevelt si concretizzava come affermazione del comune
destino delle Americhe.
Linserimento del capitale statunitense nelle economie latinoamericane produceva, tut-
tavia, situazioni di forte frizione e tensione nel momento in cui queste ultime tentavano di
sganciarsi e di perseguire politiche che non convergevano con gli interessi nordamerica-
ni. Per tutti gli anni 50, infatti, gli Stati Uniti perseguirono una politica di intervento sia
diretto che indiretto7 nei paesi latinoamericani che produsse una forte radicalizzazione dei
conflitti interni.
La mancata affermazione del progetto populistico e lingerenza statunitense produssero,
soprattutto nei ceti medi, un desiderio di reconquista che sfoci, in un primo tempo, nellela-
borazione delle teorie dellindipendenza8 ed, extrema ratio, nel pensiero armato guerrigliero9.
La guerriglia nasceva dunque da una serie di contraddizioni interne ed esterne alla situa-
zione latinoamericana e si nutriva sia delle tradizionali problematiche del continente legate
alla situazione dei contadini, sia delle nuove antinomie createsi in seguito alla Seconda
guerra mondiale a livello internazionale. Ne deriv una situazione che, pur limitatamente a
un determinato arco temporale, possibile definire esplosiva.

Le riviste e la Rivoluzione cubana

La storia di Cuba, antecedente alla rivoluzione, non faceva eccezione rispetto alla situa-
zione generale di tutto il subcontinente americano in cui lindipendenza raggiunta a livello
istituzionale non permetteva ancora una totale autonomia nella gestione delle risorse econo-
miche. Colonia spagnola fino al 1898, dominata da uneconomia agricola basata sulla
monocultura dello zucchero, Cuba godeva del buon governo del dittatore Fulgencio
Batista e di una serie di forti contraddizioni che diversificavano nettamente il mondo rurale
da quello urbano. Pi del 30% della forza lavoro in campagna era disoccupata e la forte
concentrazione fondiaria si accompagnava a metodi di coltivazione intensivi. La mortalit
infantile nelle campagne era molto superiore alla media nazionale del 6% e lo stesso analfa-
betismo, contenuto a meno del 12% nei centri urbani balzava al 42% nelle aree agricole.
In un contesto simile la rivoluzione, iniziata con il fallimento della spedizione del
Granma fra il 24 e il 25 novembre del 1956, riusc facilmente a porre, tra i contadini, le basi
per la presa del potere. Lavanguardia rivoluzionaria scampata allo sbarco del Granma, riti-
ratasi sulle montagne della Sierra Maestra, dopo una prima fase nomade e una ripresa dei
contatti politici con il llano, la pianura, inizi ad applicare i principi di riforma guerriglieri

7 Mi riferisco, a tal proposito, sia allingerenza militare delle truppe statunitensi, sia allappoggio che gli Stati
Uniti diedero alle varie dittature affermatesi in tutto il continente sudamericano.
8 Le elaborazioni teoriche, di stampo riformista, tendevano ad adottare risoluzioni che privilegiavano le classi
medie contro lingerenza esterna: la permanenza del sottosviluppo era individuata nel vincolo sfavorevole che
lAmerica latina deteneva rispetto alle grandi potenze capitaliste.
9 Lincontro delle elaborazioni riformiste con i movimenti radicali cre un forte antimperialismo nutrito anche
dalle teorizzazioni di studiosi europei e nordamericani provenienti dal marxismo eterodosso. Sulle tesi del sottosvi-
luppo cfr.: G. Frank, America latina: sottosviluppo o rivoluzione, Einaudi, Torino, 1971, G. Frank, Capitalismo e
sottosviluppo in America latina, Einaudi, Torino, 1967 e E. Galeano, Il saccheggio dellAmerica latina, Einaudi,
Torino, 1976. Una delle pi recenti analisi sulla storia e gli avvenimenti latinoamericani degli ultimi secoli ribalta le
tesi dellantimperialismo radicale sostenendo che il rapporto intercorso tra lAmerica latina e leconomia internazio-
nale non devessere considerato come il risultato di unazione di forza. A questo proposito cfr.: M. Carmagnani-C.
Vangelista, I nodi storici delle aree latino-americane, secoli XVI-XX, Otto Editore, Torino, 2001.

207
sui territori controllati e ad ampliare le proprie forze sino al raggiungimento delloffensiva
rivoluzionaria avvenuta a cavallo tra il 1958 e il 1959.
Secondo le parole di un illustre studioso inglese, la vittoria della rivoluzione diede alla
societ cubana una nuova logica di pensiero: le classi popolari divennero il centro di ogni
sviluppo nazionale10.
La nuova centralit acquisita dalle classi popolari, lavvento di un sistema socialista
senza la guida di un partito comunista e senza un controllo burocratico delle masse, la teo-
rizzazione e la messa in pratica del concetto di guerra di guerriglia che stabiliva i metodi
e le regole di una nuova strategia di lotta armata indirizzata alla creazione di un sistema
socialista furono tutti elementi che, in Italia, attirarono lattenzione delle riviste della Nuova
Sinistra italiana sugli avvenimenti cubani.
Le prime reazioni che seguirono la vittoria dellEsercito Ribelle cubano su Batista, furo-
no contraddistinte da un diffuso consenso. Leuforia legata alla frattura rivoluzionaria con-
viveva, nei primi articoli apparsi sulle riviste tra il 1960 e il 1961, con lobiettivo di dipin-
gere il pi obiettivamente e oggettivamente possibile lavvento dellinedita realt cubana.
In questi termini, lattenzione dei diversi autori che analizzarono levento cubano fu
maggiormente concentrata sulle dinamiche collegate al processo rivoluzionario castrista
piuttosto che sulla comprensione delle cause generali che avevano stabilito le premesse
della rivoluzione11.
Grande attenzione riscosse la comprensione del rapporto conflittuale che vedeva prota-
gonisti lEsercito Ribelle e il Partito comunista cubano (Psp) cos come la radicalizzazione
del pensiero castrista.
Il forte accento attribuito allanalisi dei rapporti tra Psp ed Esercito Ribelle rispecchiava
i termini polemici e critici attraverso i quali la Nuova Sinistra aveva cercato di contrapporsi
alla linea politica del Pci e del Psi ed al programma di coesistenza pacifica sovietico, accu-
sati di limitare le forze rivoluzionarie interne ed esterne al paese.
Di fronte allimbarazzo del Pci che non si sbilanciava a riconoscere la Rivoluzione
cubana come socialista, Bandiera Rossa, ad esempio, assunse un atteggiamento di profonda
rottura: lo smarrimento del Pci denotava, per la rivista, lintransigenza del partito verso tutti
quei movimenti rivoluzionari che non seguivano la linea rivoluzionaria ortodossa12.
Lanalisi del pensiero castrista, in questo momento non ancora percepito come altro
rispetto alle teorizzazioni guevariste, si orient, invece, verso la ricerca di un filo conduttore
comune che potesse render conto della frattura avvenuta in seno alla rivoluzione fra le lites
politiche ed economiche tradizionali (finanziatrici del movimento di resistenza antibatistia-
no) e lEsercito Ribelle attestatosi su posizioni ideologiche socialiste.
Questo tipo di analisi riecheggiava, in realt, i caratteri sostanziali di un dibattito sorto a
livello internazionale: intellettuali che preferivano rileggere in senso meccanicistico il cam-
mino rivoluzionario cubano come percorso obbligato dalle circostanze esterne verso il
socialismo si opponevano ad altri che preferivano interpretare levoluzione socialista di
Castro come tradimento degli ideali borghesi.
La stessa diatriba che riecheggiava in Europa sul rapporto tra il giovane Marx (quello,
per esempio, dei Manoscritti) e il Marx cosiddetto maturo (Il Manifesto, Il Capitale)

10 M. Prez-Stable, The cuban revolution, Oxford University Press, New York, 1993, p. 82.
11 F. Colombo, La rivoluzione di Cuba, in Problemi del Socialismo, n. 8/9, agosto/settembre 1960; L. Basso,
Cuba, Repubblica Socialista, in Problemi del Socialismo, n. 5, maggio 1961; S. De Santis, Sulle particolarit
della rivoluzione cubana, in Rivista storica del Socialismo, n. 12, 1961, L. Maitan, Difendiamo Cuba, in
Bandiera Rossa, n. 10, novembre 1960; H. Lucero, Le masse rivoluzionarie attaccano le strutture capitaliste, in
Bandiera Rossa, n. 7, luglio 1960.
12 Ammettere che la rivoluzione cubana era socialista significava, infatti ammettere anche che si poteva fare una
rivoluzione socialista senza la guida di un partito comunista tradizionale e che il movimento delle masse si poteva
sviluppare sottraendosi al controllo burocratico. Cfr. L. Maitan, Si sta compiendo a Cuba una rivoluzione sociali-
sta in Bandiera Rossa, n. 2, marzo 1961.

208
venne collegata alla percezione di un umanesimo reale castrista in modo tale da giustifi-
carne la prassi politica.
Certo non mancarono valutazioni della Rivoluzione cubana ispirate a una pi penetrante
analisi delle sue fasi e degli attori sociali che vi parteciparono. Partendo da questi presuppo-
sti, in un articolo comparso sulla Rivista storica del Socialismo, Sergio De Santis interpreta-
va gli avvenimenti cubani suddividendoli in due grandi serie temporali. Per lautore dellarti-
colo, linsurrezione cubana era nata e si era sviluppata non per il volere di Castro, ma per
quello delle classi borghesi che la formavano, come rivoluzione del Rotary e come movi-
mento di resistenza antibatistiana capeggiata (e finanziata) dalle lites politiche ed economi-
che tradizionali13. Il momento caratterizzante per la svolta radicale era individuato, invece,
nella permanenza dellavanguardia rivoluzionaria sulla Sierra durante la quale si era verifica-
ta una vera e propria cesura tra il movimento urbano e quello guerrigliero: solo questo even-
to condusse lEsercito Ribelle a trasformarsi in esercito contadino e a conquistare il potere.
Lanalisi delle fasi rivoluzionarie e dei suoi attori si rivel, inoltre, strumento utile in
possesso dei commentatori dellepoca per individuare alcune zone dombra che incombeva-
no sugli eventi cubani.
In particolare, risalt lincoerenza di una rivoluzione che, pur avviandosi verso il socia-
lismo, ben poco spazio aveva ceduto, nelle sue fasi costituenti, allazione del proletariato
urbano. Le critiche si diressero verso i metodi empirici adottati da Cuba per lavvio del suo
progetto collettivista: la mancanza di un piano strutturale interno al nuovo governo e di basi
teoriche dovevano essere ritenute le causa principale di tutto quel disordine amministrativo
che soffocava la rivoluzione14.
Bandiera Rossa, la rivista della Quarta internazionale, propensa allinterpretazione del
cammino rivoluzionario cubano come di un percorso votato al socialismo, per contrastare
lempirismo politico cubano, sugger la formazione di organi popolari di governo. Uniti alle
milizie popolari, tali organi non solo avrebbero fatto di Cuba un popolo in armi15, ma
avrebbero dovuto anche accelerare il percorso verso il socialismo16. Seguendo questa logica,
il primato avanguardista dei contadini avrebbe potuto passare nelle mani della citt e degli
operai in modo tale da assolvere lincremento del processo di industrializzazione dellisola.
I dubbi e le critiche sorti dallanalisi approfondita del contesto cubano lasciarono, per,
sempre pi spazio a prese di posizione molto pi schierate e molto meno valutative: gi in
un articolo risalente al 1963, un attento commentatore dellepoca percep allinterno delle
trattazioni della Nuova Sinistra italiana alcuni limiti che si opponevano ad una maggior
sistematicit nellanalisi degli eventi. Lo squilibrio geografico che divideva i due continenti
non poteva essere ritenuto lunica causa generatrice di omissioni e carenze: a questo fattore
era doveroso sommare una forte mancanza di realt storica e oggettiva che amputava la
forza di ogni serio commento17.
Un primo passo verso linaridimento della vena riflessiva fu costituito dallincremento
vertiginoso della spinta antimperialista nata in seguito alla tragica guerra dei missili del
62: Cuba venne investita della funzione di polo catalizzatore di tutte le contraddizioni
sociali ed economiche che persistevano nel continente latinoamericano e che dipendevano,
per una gran parte, dalla longa manus dellimperialismo statunitense e, per unaltra buona
parte, dai programmi di politica estera sovietici18. In particolare, la teoria della coesistenza

13 S. De Santis, Sulle particolarit della rivoluzione cubana, cit., p. 223.


14 Ibidem.
15 L. Maitan, Difendiamo Cuba, cit., p. 2.
16 H. Lucero, Le masse rivoluzionarie..., cit.
17 S. De Santis, La rivoluzione cubana. Orientamenti problematici e bibliografici, in Rivista storica del
Socialismo, n. 18, 1963.
18 A questo proposito cfr.: M. Pivetti, Imperialismo statunitense e Fronte unico in Brasile, in Rivista storica
del socialismo, n. 25/26, 1965; E. Rosini, Imperialismo e sottosviluppo, in La Sinistra, n. 2, 1966; F. Coni, I
monopoli Usa e leconomia latinoamericana, in Quaderni Piacentini, n. 31, 1967; L. Meldolesi, Imperialismo,

209
pacifica inizi ad apparire come la mediazione tra la politica estera dellUrss e linternazio-
nalismo proletario del movimento comunista19. La strategia capitolarda20 dellUnione
Sovietica contribu ad incrementare lesigenza di una nuova linea rivoluzionaria che potesse
superare tutte le contraddizioni esistenti nel mondo sovietico.
Linterpretazione degli eventi cubani assunse, quindi, per una buona parte delle riviste
della Nuova Sinistra una connotazione profondamente politica: Cuba divenne uno dei nuovi
baluardi della lotta contro limperialismo e contro il collaborazionismo sovietico per la
rinascita di un nuovo internazionalismo.
Se, tuttavia, lattacco contro la strategia sovietica fu un elemento di condanna comune
in tutte le riviste a prescindere dallideologia ispiratrice a cui facevano riferimento, per la
trattazione delle altre problematiche connesse alla rivoluzione cubana esistevano forti diffe-
renziazioni.
Pi specificatamente, i contrasti del 66 tra Cuba e Cina in materia economica, condus-
sero ad assumere, in ambito maoista, una posizione di ostilit nei confronti di Castro21 (rite-
nuto anchegli succube del revisionismo sovietico) e della rivoluzione cubana stessa non
pi considerata exemplum rivoluzionario.
Di segno totalmente opposto furono le elaborazioni de La Sinistra che, nata nellottobre
del 66, si schier repentinamente su posizioni castriste, difese fino a pervenire alla critica,
due anni dopo, delle analisi filocinesi22.
Linteresse pi spiccato nei confronti degli avvenimenti cubani fu, in ogni caso, diretto
verso le proposte, sostenute da Cuba, di un confronto rivoluzionario continentale e interna-
zionale.
Cuba, si era proposta gi nel 66 come terza via rivoluzionaria durante lo svolgimento
della Tricontinentale e famoso era stato il discorso di chiusura dellincontro scritto da
Guevara e conosciuto dai posteri con il titolo di Creare due, tre, molti Vietnam23.
Partendo da tali presupposti, la conferenza del 67 dellOrganizzazione dei paesi lati-
noamericani (Olas) ribad lesigenza della lotta armata e si propose come un organismo di
coordinamento dei vari movimenti rivoluzionari del continente24.
La trattazione della situazione cubana si inser cos in una prospettiva pi ampia: linte-
resse per Cuba si legava al suo carattere mitico di antesignana rivoluzionaria e lanalisi

la bilancia e il dollaro, in Classe e Stato, n. 2, autunno 1966; P.A. Baran-P.M. Sweezy, Note sulla teoria del-
limperialismo, in Classe e Stato, n. 3, primavera 1967; E. Magdoff, Aspetti economici dellimperialismo ame-
ricano, in Classe e Stato, n. 4, dicembre 1967; A. Cervetto, I blocchi economici dellimperialismo mondiale,
in Lotta Comunista, n. 29/30, sett./ott. 1968, n. 31/32, nov./dic. 1968; Lesportazione di capitali dellimperiali-
smo mondiale nelle zone in sviluppo, in Lotta comunista. n. 31/32, nov./dic. 1968; G. Graziani, Imperialismo e
sottosviluppo. Il caso dellAmerica latina, in Classe e Stato, n. 5, dicembre 1968.
19 U. Schmiederer-R. Grienpenburg, La strategia della coesistenza pacifica nella teoria e nella prassi sovieti-
ca, in Rivista storica del Socialismo, n. 29, 1966.
20 G. Savelli, La frontiera tra coesistenza pacifica e lotta antimperialista, in La Sinistra, n. 10, 1968, p. 3.
21 O.P., Dove vuol arrivare Castro?, in Nuova Unit, n. 2, febbraio 1966.
22 Assurdo attacco dei filocinesi boliviani contro Che Guevara e il castrismo, in La Sinistra, n. 2, gennaio
1968, e Filocinesi polemici contro Che Guevara, in La Sinistra, n. 2, gennaio 1968.
23 E. Guevara, Creare due, tre... molti Vietnam, in Scritti scelti, a cura di R. Massari, II, Erre emme, Roma , 1994.
24 La dichiarazione finale dellOlas, in cui si riassumevano le concezioni generali dibattute e approvate durante
la conferenza, era costituita da 20 punti: in primis, si metteva in evidenza il diritto e dovere dei popoli latinoame-
ricani di fare la rivoluzione, attraverso la lotta armata, contro limperialismo e le oligarchie, seguendo i principi
marxisti-leninisti e trovando ispirazione nella prima guerra di indipendenza. In secondo luogo, poi, si esigeva le-
sistenza di una direzione generale rivoluzionaria e si stabiliva che Cuba era lavanguardia del movimento ma, allo
stesso tempo, si ammetteva che ogni popolo che avesse sviluppato la lotta armata sarebbe diventato esso stesso
avanguardia. Infine, si ampliava il discorso rivoluzionario agli altri paesi del Terzo Mondo, Cina e Africa, e alle
situazioni in cui si stabilivano forti contraddizioni sociali allinterno dei paesi capitalisti. LOlas proponeva, quin-
di, una serie di spunti fertili e originali non solo al continente latinoamericano, ma agli stessi paesi occidentali.
Cfr. M. Piazza, La prima conferenza dellOlas e la ricerca di una strategia mondiale antimperialistica, in Rivista
storica del Socialismo, n. 30, genn./aprile 1967.

210
degli atti della conferenza dellOlas divenne il pretesto per prendere coscienza di tutta una
serie di problematiche legate al nuovo internazionalismo rivoluzionario e alle sue strategie
di lotta (in particolare alla guerra di guerriglia).
Un mese prima della conferenza dellAvana, in Italia usc un numero speciale di
Quaderni Piacentini, in collaborazione con Quaderni rossi e Classe e Stato che partiva dal
presupposto per cui
lindicazione cubana di moltiplicare i Viet-Nam nel mondo, come unica strategia per piegare limperiali-
smo, e laffermazione che nellAmerica latina sono comunisti coloro che sostengono la presa del potere
attraverso la guerriglia, rappresentano di fatto scelte politiche che si collegano oggettivamente allo svilup-
po della rivoluzione internazionale25.

Il quaderno voleva offrire i primi elementi per una valutazione politica della situazione
dellAmerica latina26: in quanto tale si proponeva unanalisi della linea di lotta rivoluziona-
ria cubana e degli altri paesi latinoamericani, nonch degli effetti che, a livello mondiale,
avevano avuto (e potevano avere) tali scelte strategiche in quello che si presentava unitaria-
mente come il campo socialista.
La lezione della Rivoluzione cubana era riconosciuta nel nesso instauratosi tra lotta
armata e lotta per il potere che rinviava solo in seconda istanza il problema della gestione
socialista di questultimo. Si apprezzava inoltre lo sforzo di conquista del potere attraverso
lo scontro aperto con le forze capitalistiche e lassunto per cui lorganizzazione politica
aveva il compito di formarsi durante lorganizzazione dello scontro stesso. Altri meriti rico-
nosciuti alla Rivoluzione furono il richiamo alla moltiplicazione delle rivoluzioni, il conse-
guimento della teoria politica della guerriglia, il ruolo di primo piano conferito alla massa
contadina intesa come classe rivoluzionaria, la concezione della lotta antimperialistica, lin-
novazione della forma-partito e la formazione di un nuovo socialismo contrastante con
quello dellUnione Sovietica27.
Il numero monografico tentava gi, in ogni caso, un superamento delle posizioni cubane
per iniziare a occuparsi di nuove realt rivoluzionarie pi attive nel continente: sulla scorta
delle influenze maoiste, infatti, la linea cubana veniva accusata di fornire un avallo alla
politica di coesistenza pacifica e di avere avviato un processo di involuzione strategica a
partire dal 196428.
Le accuse lanciate da Quaderni Piacentini furono riprese, anche se in termini meno
diretti, da alcune riviste impegnate nellanalisi degli atti e dei documenti scaturiti dalla con-
ferenza dellOlas.
Naturalmente, riviste come Falcemartello o La Sinistra inneggiavano ancora a Cuba
come allavanguardia di un nuovo movimento di ricostruzione proiettato verso unalter-
nativa rivoluzionaria mondiale e la ritenevano lunico soggetto avente il diritto di occuparsi
dellorganizzazione sovranazionale e unificatrice dei diversi fronti di lotta29. In questo
senso si elogiava la sua presa di posizione nei confronti del revisionismo concretizzatasi
nellaver sottratto, durante la conferenza dellOlas, il monopolio delle scelte politiche del
subcontinente ai partiti comunisti tradizionali30.

25 Editoriale, in Quaderni Piacentini, n. 31, luglio 1967, p. 1.


26 Nelle parole di Bechelloni, questo numero considerato come il pi grosso sforzo organizzativo di quel
periodo e il punto di arrivo e di partenza di una tematica che sta allorigine del Movimento studentesco e delle
lotte degli anni 1968-69. Aa. Vv., Cultura e ideologia nella Nuova Sinistra, a cura di G. Bechelloni, Edizioni
Comunit, Milano, 1973, p. 16.
27 Cina, Cuba, Vietnam, in Quaderni Piacentini, n. 31, 1967.
28 La linea della lotta armata, in Quaderni Piacentini, n. 31, luglio 1967.
29 Proposte per una discussione, in Falcemartello, n. 8, dicembre 1967.
30 M. Piazza, La prima conferenza dellOlas e la ricerca di una strategia mondiale antimperialistica, in Rivista
storica del Socialismo, n. 30, genn./aprile 1967; Alla conferenza dellOlas prevalsa nettamente la linea rivolu-
zionaria, in Bandiera Rossa, n. 15, agosto 1967.

211
Altre riviste, invece, di ispirazione marxista-leninista rileggevano nelle posizioni castri-
ste una qual certa temerariet nella preferenza accordata alla prassi sulla ricerca teorica e,
soprattutto, rinfacciavano la poca fermezza di Castro nel condannare apertamente gli aiuti
che lUrss offriva ai Partiti comunisti latinoamericani31.
Iniziavano, inoltre, ad apparire nette le contraddizioni di una societ di transizione al
socialismo: la denuncia pi grave fu scagliata contro lo scarso sviluppo dellindustria cuba-
na determinato dalle infauste scelte castriste in materia economica.
La contraddizione generata, in materia di politica interna, dalla forte dipendenza econo-
mica cubana nei confronti dellUrss e, in politica estera, dallopposizione alla coesistenza
pacifica sovietica non sfugg, poi, anche a coloro che non avevano abbracciato direttamente
le teorie marxiste-leniniste.
De Santis, nel settembre del 68, arriv a insinuare che la tanto propagandata libert
cubana da ogni vincolo sovietico si era ormai ridotta a un esiguo margine di dissenso32.
Loccasione venne proposta allattento commentatore delle vicende cubane, da un discorso
di Castro, pronunciato il 23 agosto del 1968 in seguito agli avvenimenti di Praga, in cui il
lidr mximo si schierava a favore dellintervento sovietico in Cecoslovacchia. Praga aveva
scosso profondamente limmaginario politico occidentale e le parole di Castro, pur rivendi-
cando ancora la condizione di solitudine in cui lUnione Sovietica aveva lasciato i movi-
menti comunisti cubani, vietnamiti e coreani, non potevano essere considerate garanzia di
indipendenza rivoluzionaria.
Le speranze generate dalla rivoluzione cubana sembravano quindi appassire facilmente
tanto che nel 69 gli articoli che facevano riferimento alla situazione latinoamericana si
richiamavano, se non di sfuggita, allesperienza cubana.
Il riacquisito distacco gener nuove e pi analitiche elaborazioni sulla prassi della rivo-
luzione avvenuta sullIsola nel decennio precedente e ricerche pi precise sullideologia da
cui trasse ispirazione il progetto rivoluzionario castrista33.
La rivista Ideologie, per esempio, propose unaccurata analisi della rivoluzione castrista
per recare sia un contributo concreto a una miglior conoscenza del processo storico cubano
sia un esempio di critica ideologica ottenuta tramite la ricerca storiografica34.
Intesa in questo senso, la rivoluzione cubana veniva spogliata dalle mitizzazioni che la
circondavano e le stesse ragioni della sua vittoria iniziarono ad essere considerate
alla luce della meccanica di autodecomposizione del sistema politico neocoloniale [] per effetto delle
sue stesse interne contraddizioni, la cui accumulazione secolare fatta esplodere dalliniziativa insurre-
zionale castrista35.

Rimaneva, tuttavia, alla generazione sessantottina, un esempio da poco tempo scoperto


e conosciuto, attraverso cui ripartire per proporre una nuova strategia rivoluzionaria: quello
di Ernesto Guevara.
Il Che irruppe, a partire dal 1967, con tutta la sua carica sovversiva ed etica, non corrot-
ta dai tecnicismi e dai compromessi della politica, sulle pagine di tutte le riviste della
Nuova Sinistra italiana e ne divenne il protagonista indiscusso.

31 Cuba: Olas e rivoluzione in America latina, in Lavoro Politico, n. 1, ottobre 1967.


32 S. De Santis, Fidel Castro e la questione cecoslovacca, in Problemi del Socialismo, n. 34, settembre 1968.
33 Lideologia della Rivoluzione cubana, in Problemi del socialismo, n. 27, febbraio 1968.
34 A tal proposito importante sottolineare una frase comparsa sul numero di apertura della rivista che, in netta
polemica con quelle testate che abbracciavano acriticamente le nuove ideologie sottolineava che: il movimento
storico cos lento, vasto, complesso e pieno di imprevisti, ritardi, contraddizioni e involuzioni e i pericoli che
esso venga stroncato sono talmente forti che solo per arrogante presunzione, ovvero indulgendo a illusioni misti-
cheggianti, si pu sostenere di essere in grado di assecondarlo in ogni caso particolare. F. Rossi-Landi,
Ideologia come progettazione sociale, in Ideologie, n. 1, 1967, p. 18.
35 M. Sabbatini, Il crollo dellordine neocoloniale a Cuba, in Ideologie, n. 5/6, 1968, pp. 17-18.

212
Ernesto Che Guevara: luomo nuovo

La formazione del mito di Guevara in Italia durante la seconda met degli anni 60 fu
paradossalmente connessa e, allo stesso tempo, indipendente rispetto alla popolarit che la
Rivoluzione cubana assunse per il contesto storico mondiale.
Snodo fondamentale per la comprensione della vicenda politica ed esistenziale (e quindi
anche mitica) di Guevara fu la sua ultima apparizione a Cuba, il 14 marzo del 1965, di ritor-
no da Algeri. Per tutti i due anni seguenti a quella data Guevara assunse le sembianze di un
fantasma sino alla sua ricomparsa in Bolivia nel 1967.
Lallontanamento di Guevara da Cuba doveva essere ricondotto allo sviluppo di un pen-
siero teorico che poco si confaceva alla politica perseguita dallisola cubana e che il Che
aveva sviluppato tra il 1964 e il 1965: sconfitto sul fronte delle sue idee di governo, che pre-
vedevano un processo di industrializzazione forzata dellisola, spettatore di una convergenza
sempre pi netta di Cuba nellorbita sovietica, Guevara inizi a misurarsi con i problemi
legati alleconomia. In contrasto con il modello sovietico, il Che svilupp una posizione che
interpretava il socialismo come sistema non solo limitato al cambiamento delle forme di
distribuzione e di accumulazione economica, ma anche orientato verso lo sviluppo della
coscienza rivoluzionaria degli uomini. Lesperienza socialista sovietica, schiacciata dal col-
lettivismo burocratico, non aveva, infatti, per lui contribuito allo sviluppo dellindividualit.
Guevara ricuper le tesi centrali del marxismo sul carattere integrale del processo rivo-
luzionario per cui la trasformazione della societ si caratterizzava anche come fatto ideale e
umano. Nella sua interpretazione la lotta di classe diventava lotta etico-rivoluzionaria in cui
la coscienza del singolo si sviluppava allinterno del movimento collettivo da essa stessa
innescato, liberando nuove capacit individuali e nuove potenzialit teoriche e sociali36.
Nasceva il cosiddetto uomo nuovo il cui prototipo principale poteva essere ricondotto
alla figura del guerrigliero descritto ne La guerra di guerriglia: daltronde, come sottolinea
Giulio Girardi, il Che si ispir ampiamente alla propria esperienza per definire le linee
generali di tale figura37.
A queste elaborazioni del pensiero marxista si aggiunse unulteriore presa di posizione
contro lUrss: Guevara critic infatti profondamente la politica di coesistenza pacifica
sovietica. Opponendosi a questa linea, il Che appoggi la necessit della moltiplicazione
dei fronti di lotta in chiave antimperialistica e, almeno per il continente latinoamericano,
ladozione dellesperienza cubana come modello combattente.
Le linee fondamentali dellinternazionalismo guevarista furono cos delineate ad Algeri,
ma riproposte in toto con la pubblicazione, nellaprile del 1967, del Messaggio alla
Tricontinentale conosciuto dai posteri con il titolo di Creare due, tre... molti Vietnam.
Il progetto di liberazione totale delluomo e la volont di espandere in tutto il mondo
tale processo condussero, dunque, Guevara ad allontanarsi da Cuba per intraprendere diret-
tamente una forma di lotta pi concreta e incisiva. Tale presa di posizione gener un feno-
meno di ricaduta simbolica e mitizzante allinterno dellimmaginario collettivo occidentale.
Lanalisi teorica guevarista, unita allesempio attivo, condussero a ravvisare in Guevara
la potenzialit sovversiva che poteva sorgere dalluomo nuovo nel momento in cui si impe-
gnava a lottare in nome di ideali autenticamente etici. Figura antiburocratica per eccellenza,
simboleggiava inoltre il primato del progetto sul potere38, e il suo internazionalismo, tra-
montato quello proletario staliniano, si impose proprio per la sua dinamicit che ben si
adattava al processo di radicalizzazione perseguito dai movimenti occidentali39.

36 R. Massari, Che Guevara. Pensiero e politica dellutopia, Edizioni Associate, Roma, 1987 [Erre emme,
Roma 1994]; E. Guevara, Il socialismo e luomo a Cuba, in Scritti scelti, II, cit.
37 G. Girardi, La morte del Che nella lotta ideologica, in Latinoamerica, n. 2, 1999.
38 F. Martnez Heredia, Il Che. Un uomo del suo tempo?, in Latinoamerica, n. 60, genn./aprile 1996, p. 133.
39 R. Massari, Il nostro Che Guevara, in Quaderni della Fondazione Ernesto Che Guevara, n. 1, 1998.

213
Ricomparendo in Bolivia spinto dal suo impegno militante divenne il punto di riferi-
mento e di coagulo, riassumibile in un nuovo modello di ribellione, unitario e unificante per
la prima volta a livello internazionale40.
La morte, avvenuta il 9 ottobre del 1967 ne suggell il mito, fornendo a tutto il mondo
la prova di quanto si erano ormai radicate le sue idee nella coscienza di unintera generazio-
ne. Il prestigio che venne riconosciuto al suo personaggio fu legato soprattutto alla coeren-
za, allassenza di atteggiamenti ambivalenti o di calcoli politici, al rifiuto della ragion di
Stato e al sacrificio totale della vita.
La reazione di sconforto che segu la morte del combattente latinoamericano si fuse,
sulle riviste italiane, allanalisi della sua figura e dei suoi scritti teorici: ne deriv un omag-
gio alleroe deceduto e un fervente dibattito.
Solo Bandiera Rossa aveva iniziato a seguire la vicenda di Guevara fin dal 1962: in
quelloccasione riport un articolo che prendeva in considerazione una vicenda che, seppur
minima allinterno delle problematiche legate alla Rivoluzione cubana, poteva essere consi-
derata una spia del futuro allontanamento di Guevara dallisola. Lattenzione era infatti
posta sulla condanna espressa da Guevara nei confronti di un divieto alla lettura di un libro
di Trotsk 41.
Subito dopo la morte di Guevara, la rivista pubblic un articolo in cui la figura del Che
era tratteggiata come quella di un prestigioso rivoluzionario che aveva lottato contro la
burocrazia e gli incentivi che potevano favorirla, per lo sviluppo delluomo nuovo, vivendo
al pi alto livello il carattere internazionale della rivoluzione socialista42.
Tutte le principali caratteristiche di Guevara furono concentrate in questo epitaffio com-
memorativo a cui la rivista aveva affiancato una foto di Guevara destinata a diventare cele-
bre: quella ripresa da Alberto Daz Gutirrez, pi conosciuto come Korda, in cui si vede il
Che ritratto con il basco dalla stella a cinque punte, un giubbotto di pelle, i capelli lunghi e
lo sguardo rivolto verso un orizzonte immaginario.
La foto, sommata alle altre che apparvero in quel periodo, contribu fortemente a incre-
mentarne il mito poich Guevara veniva proposto come eroe bello agli occhi di una gene-
razione che iniziava a sviluppare un forte interesse per liconografia43.
Limmagine del Che, inoltre, sottolineava il concetto delleterna giovinezza di chi fa la
rivoluzione, rendendo cos il messaggio molto affine alle categorie in cui si muoveva il
nascente movimento sessantottino.
Su Quindici apparve un commosso necrologio di Valerio Riva che si discostava da quel-
lo di Bandiera Rossa poich esaltava solo le doti di combattente del medico argentino44. La
gigantografia del caduto, pubblicata come inserto allo stesso numero riportava un messag-
gio ben chiarificante dei toni mitizzanti dellepoca: Il Che vivo. Da mortale, dunque,
Guevara, passava repentinamente in una dimensione trascendente, risorgendo nella ripropo-
sizione dei suoi ideali.
Le analisi di Quindici furono totalmente stroncate dalla rubrica del Franco Tiratore
che appariva su ogni numero dei Quaderni Piacentini. Il Franco Tiratore boll i toni adotta-
ti da Quindici come uno degli esempi pi vistosi di come il sistema tenti di neutralizzare il
dissenso assumendone la gestione. La critica proseguiva sostenendo che la neutralizza-
zione non viene tentata soltanto mescolando ed equiparando[] la rivolta dei negri Usa e il
Living Theatre, il Vietnam e lo strutturalismo, Che Guevara e Balestrini ma anche ridu-
cendo il tutto a mera notizia, merce45.

40 Ibidem, p. 31-2.
41 Guevara condanna il divieto a un libro di Trotsky, in Bandiera Rossa, n. 6, giugno 1962.
42 Lutto internazionale per la morte di Che Guevara, in Bandiera Rossa, n. 1, novembre 1967, p. 2.
43 P. Di Cori, Il Che e la generazione del 68, in Latinoamerica, n. 33/34, genn./giugno 1989.
44 V. Riva, Che Guevara e la sua parte di morte, in Quindici, n. 5, 1967.
45 Il Franco Tiratore, Omaggio a Quindici, in Quaderni Piacentini, n. 34, maggio 1968, p. 71

214
E possibile riscontrare il superamento della fase commemorativa solo un mese dopo
alla morte di Guevara quando, un articolo comparso su Che Fare tent il recupero di una
dimensione non pi trascendente del personaggio: lattenzione venne cos concentrata sullo
sviluppo reale che lesempio del comandante guerrigliero poteva innescare allinterno del
processo rivoluzionario46.
Opponendosi a tutti coloro che tentavano un inserimento della sua figura nel sistema di
valori e di idee prestabilito, il nuovo approccio preferiva considerare le istanze rivoluziona-
rie legate al personaggio del Che e ancora presenti. Il corpo morto di Guevara doveva, in
questo senso, essere considerato, come in vita, quel luogo dello scandalo eretico delletica
rivoluzionaria contro cui i suoi nemici si erano sempre scagliati.
Anche Lavoro Politico rese omaggio al combattente per la liberazione dellAmerica
latina e contrappose la sua figura allipocrisia dei revisionisti che lo esaltavano a parole, ma
lo negavano nei fatti47.
La vicenda di Guevara si inser, per, nella rilettura dei marxisti-leninisti, allinterno
dellampio dibattito legato alla linea e alla strategia da essi perseguiti: la sua morte fu per-
cepita come loccasione per rilanciare la polemica contro la coesistenza pacifica e per riba-
dire il totale dissenso verso le tesi cubane. In questa prospettiva, Guevara fu tacciato di aver
sottovalutato lo scontro ideologico e di non avere mai operato la doverosa rottura con il
revisionismo praticata, invece, dalla Cina48.
Pi netta ancora si attest la posizione che la rivista Nuova Unit assunse dopo la pub-
blicazione del Diario in Bolivia: il diario faceva infatti risaltare nettamente le difficolt e le
contraddizioni della guerriglia poich negava la funzione del partito. Lazione svalutativa
delloperato guevarista si concretizz nellaccusa diretta a non aver utilizzato nessuna delle
tre armi suggerite da Mao e di aver riproposto la concezione trotskista dellesportazione
della rivoluzione.
Le prese di posizione delle riviste marxiste-leniniste [maoiste] si spiegavano, tuttavia,
anche in rapporto allincidenza che il guevarismo stava acquistando in Italia tra i giovani
studenti: lapproccio dei marxisti-leninisti tentava, infatti, di opporsi a coloro che in quan-
to intellettuali potevano facilmente assimilare [] una certa concezione individualistica
delleroe e identificare in questo eroe romantico il loro sentimento di ribellione verso
la societ borghese49.
Paradossalmente, Bandiera Rossa, pur appoggiando il messaggio guevarista e rendendo
omaggio alla coerenza internazionalistica del Che, si inser, per certi versi, nel solco trac-
ciato da Nuova Unit. Presentando gli scritti di Guevara Livio Maitan ricordava come le
sue indicazioni non potevano essere rilegate in una sfera astratta e come fosse errata lim-
magine di un Che romantico e privo di una linea politica coerente. Esprimendo valutazioni
quasi filosofiche e riconducendosi allopera del giovane Marx, lautore sosteneva lumanit
del Che in quanto individuo che, inserito nel moto ascendente della storia, era riuscito a
esplicare al massimo le potenzialit rivoluzionarie.
In quanto tale la sua opera teorica doveva essere ritenuta importante e ricuperata poich
non dogmatizzata e mossa da una esperienza reale: la morte non avrebbe dovuto segnare la fine
della politica del fronte unico antimperialista negata, invece, dai filosovietici e dai filocinesi50.
Laffermazione finale allontanava senza ombra di dubbio le posizioni trotskiste da quel-
le m-l, ma curioso sottolineare lidentica opposizione alla costruzione di un mito slegato
dal contesto presente.

46 Il corpo di Che Guevara, in Che fare?, n. 2, novembre 1967


47 Guerriglia e guerra di popolo, in Lavoro Politico, n. 2, novembre 1967.
48 Che Guevara e le ipocrisie revisioniste, in Nuova Unit, n. 41, 1967.
49 M. Dinucci, Nelle parole di Che Guevara il fallimento del guevarismo, in Nuova Unit, n. 2, 1968, p. 3.
50 L. Maitan, Gli scritti del Che: opere pratiche, di lavoro per la rivoluzione latinoamericana, in Bandiera
Rossa, novembre 1967.

215
Totalmente radicali, poi, si presentavano le critiche de Il Potere operaio [di Pisa] che
non solo giudicava negativamente lazione revisionista, sostenendo che la pretesa della
commemorazione da parte dei partiti comunisti tradizionali poteva essere spiegata solo con
lintenzione di voler uccidere luomo-Guevara una seconda volta ma anche che la sua vita e
la vita di tutti coloro che ogni giorno cadono battendosi contro loppressione imperialista
pu essere ripagata solo dalla vita dei suoi assassini51.
Giovane Critica prefer, invece, un taglio che adottava una dimensione pi intimistica:
la morte di Guevara divenne il pretesto per unautocritica sul ruolo dellintellettuale occi-
dentale e non unarringa spietata contro i nemici del Che.
Riproponendo un articolo di Peter Weiss, si sottolineava il fatto per cui il distacco tra il
Primo ed il Terzo Mondo era cos forte da consentire lestraneit ai drammi di questultimo
e da rendere ipocrita ogni manifestazione di solidariet52.
Il richiamo di Giovane Critica non ottenne, tuttavia, molta attenzione e prevalse una
rilettura del personaggio strettamente legata alla sua militanza allinterno della lotta armata.
Del resto, in un articolo che precedeva la morte del Che, pubblicato su la Rivista sto-
rica del Socialismo, De Santis sosteneva che il pensiero di Guevara sulla guerra di libera-
zione a Cuba e in America latina costituiva lelaborazione teorica [] pi organica e
ricca di sviluppi originali53.
Laccentuazione della dimensione militante e combattente caus la perdita degli altri trat-
ti fondamentali del pensiero guevarista: limpostazione provoc due effetti fondamentali.
Da un lato si rilegarono gli aspetti etici e morali allimmaginario collettivo, e quindi a
una dimensione simbolica. Dallaltro si acquis una pi netta attenzione nei confronti delle
guerriglie rurali che si erano costituite in tutto il continente. Prese piede, in questo modo, il
cosiddetto guevarismo che, assumendo un significato restrittivo rispetto alla complessa
elaborazione teorica del Che, fu identificato nella scelta di accendere fuochi guerriglieri e
nel tentativo di sperimentare in concreto lestensibilit su scala continentale latinoamerica-
na della lezione cubana.

I focolai guerriglieri

Cuba sullorlo dellinvasione: minacciata dalle forze pi potenti dellimperialismo


mondiale e quindi dalla morte atomica. Dalla sua trincea, che non consente indietreggia-
menti, lancia allAmerica latina il suo definitivo appello alla lotta.
Queste parole, scritte da Guevara durante la crisi cubana del 1962, ma pubblicate solo
nel 1968, ben interpretano il progetto di rivoluzione che Cuba, sentendosi ormai accerchia-
ta, cercava di esportare in tutto il continente sudamericano.
Nel 1961 era stato pubblicato il saggio di Guevara Cuba: eccezione storica o avanguar-
dia della lotta al colonialismo? in cui il Che affrontava il problema della lotta armata sotto-
lineando che, in una prospettiva immediata, la forza sociale pi facilmente reclutabile era
quella formata dai contadini.
La rivoluzione, aggiungeva Guevara, sarebbe dovuta essere operaia nei contenuti e nelle
forme finali; il movimento contadino avrebbe dovuto indirizzare la sua azione verso la con-
quista delle citt: solo in questo modo, sarebbe potuto nascere un moto radicale a livello
urbano54.

51 Editoriale in Il Potere Operaio, n. 2, ottobre 1967, p.2.


52 P. Weiss, Che, in Giovane Critica, n. 18, inverno/primavera 1968.
53 S. De Santis, Guerriglia e rivoluzione nel pensiero di Che Guevara, in Rivista storica del Socialismo, n.
30, gennaio/aprile 1967, p. 116.
54 E. Guevara, Cuba, eccezione storica o avanguardia nella lotta al colonialismo?, in Scritti scelti, II, cit.

216
Un anno prima era stato pubblicato il testo La guerra di guerriglia. Oltre a stabilire i
metodi e le regole fondamentali della pratica guerrigliera, lo scritto di Guevara sosteneva
che le forze popolari possedevano tutti i mezzi per vincere una guerra contro lesercito
regolare e che la rivoluzione poteva ottenere esito positivo nonostante la mancanza delle
condizioni adatte alla sua deflagrazione55.
In tale contesto, la guerriglia, intesa da Guevara come guerra irregolare (e in quanto
tale guerra per bande) era solo considerata come una fase della guerra popolare rivoluzio-
naria poich priva dei mezzi adeguati al raggiungimento della vittoria.
Sulla scorta delle teorie guerrigliere di Guevara e in base a uninterpretazione sostan-
zialmente errata delle particolarit del contesto latinoamericano56, si formarono in tutto il
continente vari focolai guerriglieri rurali con obiettivi insurrezionali immediati. In partico-
lare, tali focolai si concentrarono in Guatemala, Per, Venezuela, Colombia e Bolivia.
La lotta armata era giudicata un mezzo tattico per la creazione di una situazione rivolu-
zionaria e per la mobilitazione sociale. Suo fine ultimo era considerato la creazione di una
nuova societ socialista.
Il foco, innescato da un nucleo avanguardista, era calcolato come unit sufficiente per
attrarre le masse nella prospettiva della lotta armata. Seguendo un percorso a centri concen-
trici, in una prima fase il focolaio si sarebbe dovuto stanziare in una zona impervia e poco
popolata per non destare sospetti di alcun tipo. Solo secondariamente sarebbe stato possibi-
le iniziare a creare un esercito popolare: con il suo esempio, lazione eroica dellavanguar-
dia, avrebbe generato larruolamento dei contadini tra le fila rivoluzionarie. Lintervento dei
nuclei guerriglieri era cos concepito in unottica di espansione delle condizioni soggettive
e oggettive della rivoluzione.
La campagna veniva privilegiata rispetto alla citt poich nel contesto rurale si indivi-
duavano tutte le antinomie che avevano condotto il continente sudamericano a divenire un
paese sottosviluppato e che, allo stesso tempo, non permettevano alcun tipo di rigenerazio-
ne sociale. La nuova concezione marxista rivoluzionaria che si afferm nei primi anni 60
in America latina concep, dunque, la classe operaia pi come categoria ideologica che
come classe che, attraverso lazione, avrebbe distrutto la societ capitalista57.
I fatti dimostrano che le avanguardie rivoluzionarie, dopo la prima fase di organizzazio-
ne, iniziarono realmente ad operare nelle campagne, per risvegliare la classe contadina
investita del ruolo di attore sociale pi importante allinterno del conflitto antimperialistico
e antifeudale.
La nascita dei focolai guerriglieri fu in ogni caso caratterizzata da una profonda lacuna
rispetto alla Rivoluzione cubana: Cuba aveva preso alla sprovvista la tigre statunitense
che, nel frattempo, si era organizzata ed aveva rafforzato la propria presenza politica e mili-
tare sul continente sudamericano.
Di fronte alla potenza di mezzi proposti dalla controguerriglia, le poche unit che for-
mavano i focolai guerriglieri non riuscirono a conseguire il loro obiettivo rivoluzionario e
furono, per la maggior parte, sconfitte.
Strutturalmente, infatti, le guerriglie risentivano di una mancanza di partecipazione popo-
lare e politica e di una troppo accentuata differenziazione nella composizione sociale che si

55 E. Guevara, La guerra di guerriglia, Baldini e Castoldi, Milano, 1997.


56 Questa tesi non viene sostenuta solo ai giorni nostri in seguito a una ricerca pi approfondita sui fatti, ma gi
nel 1968, in un articolo firmato da Cla Silva apparso sulla rivista Monthly Review, si criticava profondamente
ogni estremismo foquista. Cfr. C. Silva, The errors of the foco theory, in Monthly Review, n. 3, luglio/agosto
1968. Inoltre G. Chaliand, Le mythe du caractre invincible des gurrillas, in Le Monde diplomatique, luglio
1973.
57 E poi importante sottolineare che il marxismo latinoamericano era stato filtrato attraverso le teorie leniniste,
utilizzate, in particolare, per elaborare il concetto di lotta antimperialista, costruire la forma-partito, intesa come
unica forza che poteva assicurare una linea strategica per lavvio della fase socialista, e preparare i mezzi di mobi-
litazione politica e sociale. Cfr. M. Salvadori, Lutopia caduta, Laterza, Bari, 1991.

217
ripercuoteva in una serie infinita di divisioni interne ai vari nuclei dirigenti. La struttura
sociale delle guerriglie che seguirono, a grandi linee, la strategia dei focolai rivoluzionari
rurali, strideva profondamente con il tentativo di relegare in secondo piano la realt urbana:
la provenienza dei primi combattenti doveva essere correlata a tutte quelle aree politicamente
attive del mondo metropolitano (studenti, intellettuali, professionisti, qualche lavoratore).
Si verific, inoltre, unimportante presenza di guerriglieri provenienti dai ranghi militari
laddove si produssero movimenti nazionalisti in seno allesercito come, per esempio, in
Guatemala e in Venezuela, e unaltrettanto forte partecipazione di esponenti legati al clero
autoctono.
Attraverso il contatto con le avanguardie rivoluzionarie, solo in un secondo tempo e, in
molti casi parzialmente, la classe contadina diede il suo appoggio ai vari tentativi insurre-
zionali58: la paura delle rappresaglie controguerrigliere frenava i tentativi di partecipazione
politica che fu pi preponderante laddove esistevano gi, precedentemente al focolaio guer-
rigliero, organizzazioni rurali.
Dopo un primo momento di organizzazione e direzione rivoluzionaria che durava in
generale uno o due anni, comunque possibile suddividere cronologicamente le esperienze
guerrigliere rurali sorte in tutto il continente sudamericano in due periodi principali: a) Una
prima fase (1962-1965) in cui iniziarono a formarsi dei nuclei guerriglieri in Guatemala,
Per e Venezuela. b) Una seconda fase (1966-69) che vide lavvento della guerriglia
colombiana e boliviana, la sua sconfitta e il mutamento delle guerriglie venezuelane, guate-
malteche e colombiane in organizzazioni che prevedevano una strategia di combattimento
di lunga durata59.
La sottostima delle forze reazionarie da parte dei guerriglieri e la sovrastima delle con-
dizioni rivoluzionarie soggettive e oggettive, portarono alla sconfitta delle guerriglie: tra le
mancanze pi gravi che facilitarono questo fallimento devessere annoverato il comporta-
mento ambivalente e contraddittorio dei partiti comunisti locali. La mancanza di un appog-
gio continuato nel tempo dei partiti tradizionali provoc lassenza, tra le file rivoluzionarie,
di una rete di quadri medi clandestini in possesso di un adeguato radicamento allinterno
del terreno sociale in cui si operava60.
La reazione allo scoppio dei focolai guerriglieri latinoamericani fu, in Italia, senza dub-
bio meno pronta rispetto a quella generata dalla Rivoluzione cubana: solo Bandiera Rossa
nel 1962 si interess alla prospettiva dellallargamento del conflitto antimperialistico. Il
pezzo, firmato da Livio Maitan, individuava alcune cause fondamentali che provocavano la
nascita dei focolai guerriglieri: in primo luogo bisognava considerare il livello di indigenza
in cui versava la popolazione contadina; in secondo luogo la fame di terra che muoveva le
masse rurali e, infine, lalto livello di maturazione di un movimento di rivolta e ribellione
che gi precedeva la Rivoluzione cubana. Oltre ad aver indicato la forte presenza di intellet-
tuali e di piccolo-borghesi allinterno delle file di coordinamento e organizzazione della
lotta armata, si riteneva anche che sarebbe stato un grosso errore per tutto il movimento
rivoluzionario non considerare i contadini come sua forza essenziale61.
Nel 63, lanalisi di Bandiera Rossa fu concentrata, invece, sullo scoppio della guerri-
glia venezuelana62 e di quella peruviana: la situazione peruviana, in particolare, dest

58 Sulla composizione sociale della guerriglia cfr. D. Pereyra, Del Moncada a Chiapas. Historia de la lucha
revolucionaria, Los Libros de la Catarata, Madrid, 1997.
59 La guerriglia peruviana era stata sconfitta gi nel 65. La guerriglia di lunga durata, definita anche guerri-
glia lunga prevedeva lavvicendamento del lavoro politico, della formazione ideologica e della ricerca di un par-
tito ben organizzato che potesse coordinare le azioni agli obiettivi immediati. Lo stesso Guevara, nei suoi ultimi
studi teorico-pratici sulla guerriglia, si accost alla strategia delle zone di autodifesa di stampo vietnamita. Cfr. S.
Busecco, Guerriglia, in Aa. Vv., Storia dellAmerica latina, La Nuova Italia, Firenze, 1979.
60 G. Chaliand, Le mythe..., in Le Monde diplomatique, luglio 1973.
61 L. Maitan, Sullesempio di Cuba si prepara la guerriglia, in Bandiera Rossa, n. 10, novembre 1962.
62 Sono per linsurrezione i comunisti venezuelani, in Bandiera Rossa, n. 3, marzo 1963.

218
profondo interesse poich si giudicavano ormai mature, sbagliando completamente, le con-
dizioni rivoluzionarie di questo paese63.
Lassopimento rivoluzionario interno di Cuba e la proposta di una prospettiva continen-
tale resa pi vicina dalla formazione dellOlas, nonch la morte di Guevara, si manifestaro-
no come gli elementi propulsori fondamentali per il manifestarsi di un rinnovato interesse
nei confronti della lotta armata latinoamericana.
Linteresse per le guerriglie rurali sub, dunque, un netto incremento a partire dal 1966 e
si protrasse per tutto il 67 e il 68: durante questo periodo gli articoli che prendevano in
considerazione i movimenti guerriglieri rurali superarono anche quelli che si riferivano pi
propriamente al contesto cubano.
Lanalisi degli avvenimenti legati alle vicende delle diverse guerriglie fu, inoltre,
accompagnata dallincremento di altri pezzi che esaminavano le teorie rivoluzionarie legate
alla formazione dei focolai guerriglieri e che, in base alle nozioni apprese, proponevano
anche in Italia ladozione delle tattiche inerenti alla lotta armata.
Le insorgenze guerrigliere in America latina divennero per lopinione pubblica pi radi-
cale italiana una sorta di moderna incarnazione del bellum iustum. Non bisogna dimenticare
che ben presente era ancora, in Italia, il richiamo della resistenza antifascista.
Il focolaio venne interpretato come il momento di rigenerazione delluomo nuovo e la
guerriglia come lunico strumento di lotta antimperialistica rivoluzionaria alternativo al
revisionismo sovietico.
In questo senso devono essere rilette le elaborazioni de La Sinistra, il periodico che in
modo pi continuativo forn articoli e brevi notizie sui focolai guerriglieri latinoamericani.
Come punto di partenza del forte interesse dimostrato da La Sinistra, si delineava la moti-
vazione per cui la situazione latinoamericana doveva causare una presa di posizione di tutto
il movimento operaio internazionale
perch il successo e linsuccesso delle azioni dei guerriglieri dipende anche dalla solidariet materiale,
politica e morale che si manifester nei loro confronti nel mondo intero64.

La rivista adott una politica di informazione e di valorizzazione della guerriglia che,


oggigiorno, agli occhi del lettore pu apparire a volte sin troppo esagerata e acritica.
Articoli come La linea della rivoluzione in Venezuela65 o il numero 4-5 dellaprile-
maggio 1967, quasi interamente dedicato a Cuba e alla rivoluzione in America latina, devo-
no essere, tuttavia, considerati obiettive analisi degli avvenimenti. La realt guerrigliera lati-
noamericana veniva delineata nei suoi minimi particolari: in primo luogo si analizzavano le
condizioni politiche, sociali ed economiche in cui si erano create le formazioni guerrigliere.
Secondariamente, si passava alla descrizione delle azioni dirette delle guerriglie individuan-
done facilmente i leader carismatici e le matrici ideologiche che li avevano spinti alla scelta
della lotta armata, precisando con molta lucidit i rapporti che non solo intercorrevano tra i
diversi focolai guerriglieri ma tra questi ultimi e i partiti comunisti latinoamericani.
Questo approccio, venne adottato da tutte le altre riviste anche se facilmente compren-
sibile latteggiamento di critica o di preferenza nei confronti di una determinata formazione
guerrigliera adottato da ognuna di esse e derivato dalla linea ideologica a cui facevano rife-
rimento.
Lopposizione alla linea dei partiti comunisti latinoamericani, inoltre, divenne un ulte-
riore elemento accomunante delle riviste della Nuova Sinistra italiana: il tentativo di resi-

63 Linteresse per la guerriglia peruviana era, inoltre, destato dalliniziativa del trotskista Hugo Blanco: la sua
vicenda politica ed esistenziale fu a lungo seguita dalla rivista. Cfr. L. Maitan, I contadini peruviani vogliono
fare come a Cuba, in Bandiera Rossa, n. 1, gennaio 1963, Cuzco: tierra y muerte, in Bandiera Rossa, n. 1,
gennaio 1965.
64 Guerriglia o no in America latina, in La Sinistra, n. 11/12, 1967.
65 La linea della rivoluzione in Venezuela, in La Sinistra , n. 1, 1967.

219
stenza del Pci alla ricerca di una nuova via rivoluzionaria riviveva, infatti, nellatteggiamento
ambiguo dei partiti comunisti sudamericani nei confronti delle nuove istanze rivoluzionarie
guerrigliere. Ancora una volta, come per lanalisi degli avvenimenti cubani, si produceva
una sorta di simbiosi tra le problematiche italiane e quelle latinoamericane. Tra la fine del
67 e i primi mesi del 68 linteresse de La Sinistra per le azioni dei focolai guerriglieri fu
incrementato enormemente: la capacit investigativa e analizzatrice, nonch ideatrice lasci
spazio a un pi scarno accostamento nei confronti della lotta armata latinoamericana.
Scopo fondamentale prefissato dalla trattazione era quello di provare lesistenza ancora
attiva delle guerriglie e di dimostrare la ferocia militare e governativa, supportata dallinter-
vento statunitense, contro cui queste ultime dovevano misurarsi.
In questo senso si indirizz anche lanalisi di Falcemartello: i toni utilizzati dalla rivista
si rivelavano, ancor pi di alcune analisi de La Sinistra, fortemente retorici e scarsamente
veritieri. Lanalisi della guerriglia boliviana, soprattutto, fu totalmente errata nella conside-
razione per cui il fronte guerrigliero di Guevara si era proposto come potente avanguar-
dia66 compatta e violenta per i suoi scopi rivoluzionari.
Alla concezione idilliaca della strategia guerrigliera latinoamericana faceva da con-
traltare lanalisi marxista-leninista che le opponeva una forte critica basata sulle posizioni
maoiste. Nellinterpretazione marxista-leninista, la carta vincente che era mancata, e man-
cava, ai focolai guerriglieri si riassumeva nellesistenza di un forte partito che potesse gui-
dare la rivoluzione dei contadini poveri e del sottoproletariato urbano67. Lattacco pi sfer-
zante alla strategia guerrigliera rurale latinoamericana si concretizz nellarticolo di analisi
della breve esperienza rivoluzionaria boliviana in cui non solo Guevara era tacciato di col-
laborazionismo revisionista, ma si indicavano anche le cause della repentina sconfitta nelli-
nesistenza di qualsiasi tipo di lavoro politico fra la popolazione da parte dellavanguardia
guerrigliera.
La disfatta boliviana divenne, dunque, il pretesto per unoffensiva a tutto campo nei
confronti dei focolai, tacciati di mancanza di lungimiranza politica e di avventurismo. Era
avversata la tesi per cui lappoggio del popolo poteva giungere solo secondariamente alla
sviluppo del nucleo guerrigliero in seguito allesempio dellavanguardia; non veniva asso-
lutamente approvata, inoltre, lidea che solo nel momento di massima espansione rivoluzio-
naria sarebbe potuto nascere lo strumento politico che avrebbe dovuto dirigere il futuro
governo.
Un tentativo di equilibrare lanalisi della lotta armata latinoamericana attraverso lo studio
approfondito delle contraddizioni sociali, politiche ed economiche dellAmerica latina fu
sperimentato invece sul famoso numero 31 di Quaderni piacentini pubblicato pochi mesi
prima alla morte di Guevara68. Il quaderno concentrava la sua analisi solo sui movimenti di
liberazione nazionale che si riconducevano alla teoria del fuoco come elemento detonatore
allinterno del contesto rurale: qui si rintracciavano le pi forti contraddizioni di classe dimo-
strando una forte conoscenza del contesto latinoamericano e unattinenza stretta alle teorie di
Guevara che si discostavano profondamente da quelle dei profeti della guerriglia urbana69.
Ripercorrendo il cammino rivoluzionario dellAmerica latina generatosi in seguito alla
Rivoluzione cubana, gli articolisti di quel numero dei Quaderni Piacentini individuavano

66 Proposte per una discussione, in Falcemartello, n. 8, dicembre 1967, p. 2.


67 Venezuela: la falsa alternativa fra riformismo e guerriglia, in Lotta comunista, n. 6/7, luglio/agosto 1966;
Guerriglia e guerra di popolo, in Lavoro Politico, n. 2, novembre 1967; Storia e lotte del Venezuela, in
Lavoro Politico, n. 5/6, marzo/aprile 1968; Storia e lotte del Guatemala, in Lavoro Politico, n. 8/9,
giugno/luglio 1968 e Che Guevara in Bolivia, in Lavoro Politico, n. 10, settembre 1968.
68 Le analisi del numero 31 si scontrarono subito con la critica dei trotskisti di Bandiera Rossa che si opponeva-
no al tentativo dei Quaderni Piacentini di unificare le istanze rivoluzionarie cinesi con quelle cubane e foquiste.
La stessa critica fu ripresa da Lavoro Politico. Cfr. La nostra risposta a Quaderni Piacentini, in Bandiera Rossa,
n. 18, novembre 1967; Cuba: Olas e rivoluzione in America latina, in Lavoro Politico, n. 1, ottobre 1967.
69 La linea della lotta armata, in Quaderni piacentini, n. 31, luglio 1967.

220
due fasi fondamentali nella costituzione dei focolai guerriglieri: una prima, definita disor-
dinata e improvvisata70generatasi su iniziativa di studenti e intellettuali che, opponendosi
alla sinistra tradizionale, si impegnavano in azioni rivoluzionarie. Una seconda fase, consi-
derata pi recente, che consisteva nella ricerca di vie nazionali alla guerriglia sullesem-
pio di quella venezuelana: la constatazione delle differenti caratteristiche politico-economi-
che latinoamericane conduceva, inoltre, a supporre che solo in alcuni paesi era possibile
esportare un modello di lotta armata rurale.
La ripresa della lotta armata durante la seconda met degli anni 60 veniva interpretata
come prodotto di un comune lavoro di elaborazione strategica71 compiuto non solo tra le
diverse forze guerrigliere, ma anche tra queste ultime e Cuba in una prospettiva di interna-
zionalismo rivoluzionario antimperialista. In questo senso, la prospettiva di moltiplicazione
delle rivoluzioni poteva essere considerata unalternativa alla strategia sovietica, parimenti
alle proposte che provenivano dallambito vietnamita e cinese.
Lanalisi individuava infine una serie di elementi fondamentali che avrebbero potuto
proporsi come punti di partenza per una base terzomondistica comune alle lotte asiatiche e
africane: in primo luogo, la teoria politica della guerriglia contrapposta alla guerra tra
potenze e considerata come unica tattica possibile; in secondo luogo lanalisi delle classi,
laffermazione del ruolo riconosciuto alle masse contadine e la continuit tra la lotta antim-
perialistica e la rivoluzione socialista. Per ultima veniva evidenziata una nuova concezione
del partito, incarnata da Cuba, che non doveva pi misurarsi su ragioni storiche ma con la
posizione concretamente assunta nella lotta di classe.
Questo punto, come ben sottolinea Ruggero Giacomini, in realt si dimostrava pi una
forzatura che unelaborazione ben ponderata poich tentava un possibile avvicinamento tra
le tesi castriste e quelle maoiste72.

La fase propositiva

Lelaborazione della lezione guevarista proposta dalle riviste colse la sua pi alta rica-
duta pratica nellaffermazione del movimento studentesco e, in seguito, di quello operaio:
entrambi si caratterizzarono come lesempio tangibile della realizzazione di una corrente
rivoluzionaria alternativa nel cuore della societ capitalistica.
Gli studenti si proposero come avanguardia rivoluzionaria nel tentativo di innescare un
processo di rivolta contro il sistema, esercitando la loro influenza su altri settori sociali e,
soprattutto, sulla classe operaia.
La ribellione, che in un primo tempo era stata originata dalla condanna dellautoritarismo,
percepito come unico legame regolatore dei rapporti sociali, assunse toni radicali attraverso la
critica delle strutture economiche e istituzionali del mondo occidentale. Lo sviluppo della
civilt moderna capitalistica era, infatti, ritenuto la causa principale dellalienazione delluo-
mo, semplice ingranaggio di un processo produttivo aperto alla sola ricerca del profitto.
La lezione delle riviste produsse un nuovo esempio di intellettuale: il suo percorso idea-
le e teorico lo aveva condotto a ricercare, sviscerare e assimilare le proposte rivoluzionarie
che provenivano dal Sud del mondo. Losmosi etica nei confronti di quelle civilt che
lottavano per sottrarsi alla barbarie economica dellimperialismo fu superata durante il
biennio 67-68 attraverso il recupero di una volont pratica di lotta.
Partendo dalla constatazione che la prassi rivoluzionaria conferiva agli uomini impegna-
ti in essa una chiarezza di atteggiamento nei confronti del problema della realt storica che
mancava agli intellettuali italiani e che lintellettuale occidentale era un privilegiato parteci-

70 Ibidem, p. 70.
71 Ibidem, p. 91.
72 R. Giacomini, Maoismo e guevarismo in Italia, in Latinoamerica, n. 33/34, genn./giugno 1989.

221
pe di un sistema di sfruttamento73, in Italia si abbracciarono i dettami dellengagement
rivoluzionario. Il dovere dellintellettuale, in una prospettiva solidaristica con le lotte del
Terzo Mondo, venne, dunque, giudicato limpegno posto nellincrementare lo scontro rivo-
luzionario allinterno della societ in cui viveva ed operava: obiettivo fondamentale contro
cui dirigere lattacco fu individuato nei centri nevralgici delle strutture imperialiste, a fian-
co delle classi sfruttate74.
Il modello di lotta armata latinoamericana era apprezzato dagli intellettuali italiani poi-
ch la guerriglia appariva come una forma di lotta alla portata di tutti, gestibile dal basso,
egualitaria, non separata dal tessuto sociale di riferimento e capace di colpire movimenti
repressivi immensamente pi forti.
Il contesto politico, sociale ed economico italiano non permetteva, per, la semplice
riproduzione delle teorie guevariste che furono interpretate privilegiando il loro messaggio
internazionalista e in senso antimperialista e anticapitalista piuttosto che lanalisi delle clas-
si sociali e la strategia pratica di lotta armata.
Punto di partenza, per la riflessione italiana, risult il ricordo delle elaborazioni del
primo operaismo di Quaderni Rossi e di Classe Operaia che avevano caratterizzato la figu-
ra del lavoratore proletario come momento di produzione del capitale e di innovazione
sistematica, ma proprio per questo [] potenzialmente armato di una possibile negazione
del suo ruolo e quindi del sistema stesso75.
Il Potere Operaio, che affondava le sue tradizioni allinterno della matrice operaistica,
tent una prima attualizzazione della lezione guevarista alla realt italiana: la classe sociale
indicata come attore principale nella prospettiva di un mutamento rivoluzionario divenne
quella operaia e non pi quella contadina76. Il processo di assimilazione tra la lotta operaia
italiana (e europea in generale) e la guerriglia latinoamericana era ritenuto possibile poich
si individuava nel capitalismo imperialistico uno stesso nemico da combattere: in chiave
internazionalista, dunque, lunico modo per dimostrare la solidariet occidentale alla ribel-
lione guerrigliera rivoluzionaria era considerato lo sforzo combattente contro il proprio
avversario di classe.
Un primo appello alla prudenza e allavventurismo politico che potevano derivare dalle
affrettate trasposizioni di strategie maturate e riconosciute valide in contesti profondamente
lontani da quello italiano fu lanciato da La Sinistra in un articolo di Giulio Savelli77. Le
analisi seguenti proposte dalla rivista, pur negando che ladozione di un metodo rivoluzio-
nario guerrigliero nei paesi capitalisti come lItalia potesse essere una risposta alle contrad-
dizioni sociali, rimarcavano che la lotta armata forniva una risposta al problema di
come arrestare la aggressivit dellimperialismo americano78.
Da atto di forza pratico per la conquista del potere, la lezione guerrigliera fu cos assimi-
lata a un livello pi politico che proponeva il collegamento tra il movimento antimperialista
giovanile e la lotta di classe in Italia79.
Lapertura di un fronte di lotta in Italia venne interpretato, dunque, come un attacco ai
nodi della presenza politico-militare Usa, sia diretta che mediata dallapparato della Nato
(Nord Atlantic Treaty Organisation) e dallintegrazione in essa delle strutture militari e
poliziesche nazionali80. A queste istanze si aggiunse laccusa mossa al sistema capitalistico

73 A. Lettieri, Il Congresso dellAvana-Occidente e Terzo Mondo, in Problemi del Socialismo, n. 27, febbr. 1968.
74 Ibidem, p. 145.
75 G. Borio-F. Pozzi-G. Roggero, Futuro anteriore, DeriveApprodi, Roma, 2002, p. 84.
76 Lotte operaie e guerriglia = una sola lotta contro un solo nemico: LIMPERIALISMO, in Il Potere Operaio, n. 1,
luglio 1967.
77 G. Savelli, S ad altri Vietnam, in La Sinistra, n. 4, febbraio 1968.
78 A. Illuminati, Istruzioni del Pci contro la linea Guevara, in La Sinistra, n. 3, 1968, p. 14.
79 G.G. Feltrinelli, In Italia come in Vietnam, in La Sinistra, n. 9, 1968; A. Illuminati, Guerriglia politica s,
ma individuiamo il nemico, in La Sinistra, n. 10, 1968
80 A. Illuminati, ibid., p. 7.

222
che creava squilibri e contraddizioni non solo tra le classi, ma anche fra il Nord e il Sud
dItalia.
La proposta di abbracciare la strategia dellavanguardia foquista fu adottata anche da
Falcemartello nel dicembre del 1967: la rivista giunse a tale conclusione dopo una lunga
analisi della realt italiana81.
La constatazione di una connivenza palese tra limperialismo internazionale, rappresen-
tato non solo dagli Usa, ma anche dallUrss, e il capitalismo italiano, i cui pi alti espo-
nenti dovevano essere ricercati nella borghesia e nella burocrazia operaia82, condusse
alla ricerca di un soggetto rivoluzionario che oltrepassasse la semplice classe operaia. Pur
ammettendo che i perni fondamentali su cui avrebbe poggiato la rivoluzione in Italia resta-
vano il partito rivoluzionario e la classe operaia, si spostava lattenzione anche sulla
coscientizzazione di tutti quegli strati sociali che si caratterizzavano per essere potenziali
fronti di lotta contro il capitalismo.
In questo senso, le campagne, toccate dalla disoccupazione e dalla disgregazione della
struttura agricola, cos come il Meridione, legato a una condizione di arretratezza e sottosvi-
luppo, assumevano un ruolo di grande importanza. A questi possibili soggetti rivoluzionari si
accostavano inoltre le stesse grandi citt industriali che proponevano situazioni conflittuali
allinterno dellorganizzazione della vita cittadina (affitti, istruzione, ghettizzazione ecc).
Alla strategia proposta da La Sinistra di unificazione dei gruppi extraparlamentari,
Falcemartello ne opponeva una che partiva dal basso: la prospettiva adottata nasceva dalla
constatazione per cui il rivoluzionario non lo si distingue perch ha il diploma regolarmen-
te rilasciato dallUniversit del marxismo-leninismo83.
La strategia di Falcemartello, cos come quella offerta dalle altre riviste, non poteva in
ogni caso radicarsi profondamente allinterno del tessuto sociale se non in una prospettiva
di lungo periodo. Poco probabile si prospettava unazione politica rivoluzionaria diretta,
tanto pi che lesperienza dei focolai latinoamericani aveva dimostrato che, in mancanza di
un precedente lavoro politico accurato, lavanguardia sarebbe stata in poco tempo isolata da
ogni forma di lotta.

Conclusioni

Rispetto alle problematiche legate alla Rivoluzione cubana e ai focolai guerriglieri, le


riviste della Nuova Sinistra italiana raggiunsero un obiettivo fondamentale: la creazione di
una cultura alternativa che proponeva al movimento i caratteri antidogmatici e innovativi
del contesto latinoamericano.
Le informazioni fornite nelle riviste, se analizzate nella loro totalit, offrono un quadro
esauriente del panorama politico, economico e sociale allinterno del quale si svolsero tutta
quella serie di circostanze storiche che avevano portato alla ribalta il contesto latinoameri-
cano. Limitando lanalisi a questo livello, possibile notare che le informazioni proposte
dagli articoli non solo riescono a individuare gli snodi fondamentali delle problematiche
rivoluzionarie cubane e foquiste, ma subiscono anche un forte incremento quantitativo nel
corso degli anni.
Questa progressiva crescita, dovuta in parte a un aumento numerico delle testate nel
corso del decennio e a un parallelo incremento dellinteresse degli intellettuali per le nuove
soluzioni rivoluzionarie, deve per essere ricondotta anche a quelle pi generali istanze di
ribellione che iniziavano a percorrere la societ italiana.

81 Proposte per una discussione, in Falcemartello, cit.


82 Ibidem, p. 2.
83 OLAS: per unInternazionale rossa, in Falcemartello, n. 8, dicembre 1967, p. 7.

223
Non a caso, la comparsa di articoli che analizzavano i movimenti di liberazione latinoa-
mericani raggiunse lapice sul finire del 1967, nel momento stesso in cui si sommarono i
primi fermenti studenteschi, la morte di Guevara, la forza simbolica della Rivoluzione
cubana che di fronte ai ripetuti attacchi imperialistici non cedeva le proprie posizioni appel-
landosi alla costituzione di un fronte unico internazionale e, infine, la persistenza di altri
focolai guerriglieri ancora attivi.
La cultura che fu creata dalle riviste non si limit, per, a una dimensione puramente
critica delle informazioni fornite: il percorso di lungo periodo che ho adottato nella ricerca
conduce a riscontrare un passaggio netto da unanalisi teorico-scientifica delle problemati-
che latinoamericane a una trattazione pi ideologicamente schierata.
Troppo tese nella ricerca di quei cambiamenti innovativi introdotti nel campo della lotta
rivoluzionaria dalla Rivoluzione cubana e dalle vicende guerrigliere, le riviste trascurarono
spesso di adottare lo stesso approccio valutativo che seguivano nei confronti della politica
di coesistenza pacifica sovietica e dellimperialismo statunitense.
Lacriticit convisse poi con un uso strumentalmente critico delle vicende latinoameri-
cane che si ripercosse allinterno di una serie di diversi livelli interpretativi.
Seguendo un processo di radicalizzazione ideologica, che contrastava con la ricerca ini-
ziale di decostruzione di tutte le ideologie, le riviste preferirono assolutizzare e generalizza-
re lesperienza sudamericana piuttosto che ricercare un approfondimento delle cause di
lungo periodo che caratterizzavano la lotta armata come prodotto di una realt storica e
geografica profondamente lontana dal contesto italiano.
Loperazione che pi di tutte emerge rispetto alla trattazione dei movimenti di liberazio-
ne nazionale latinoamericani si concretizza nella scarsa propensione per la ricerca degli
antecedenti storici che caratterizzavano la realt sudamericana a scapito di una visione sin-
cronica, troppo legata alle speranze di ribellione internazionale.
Luso strumentale dei movimenti di liberazione che utilizzavano la guerriglia rurale
come strumento di lotta rivoluzionaria si rintraccia inoltre nella preferenza accordata alle
analisi di quelle problematiche che potevano ottenere un riscontro diretto allinterno della
contraddittoria (e poi conflittuale) situazione italiana.
I difficili rapporti che si instauravano tra le guerriglie e i partiti comunisti latinoamerica-
ni (e che si erano gi proposti durante la presa del potere della Rivoluzione cubana), laccu-
sa della coesistenza pacifica e dellimperialismo, nonch il perseguimento del socialismo
attraverso la lotta armata ben si adattavano, infatti, al progetto di critica e di rinnovamento
dello scontro politico perseguiti dalle riviste.
Linteresse per queste tematiche era perseguito attraverso un doppio piano analitico.
Alcune riviste, come per esempio Bandiera Rossa, avendo lopportunit di attingere a
fonti dirette, proponevano unanalisi della realt latinoamericana attraverso una pi puntua-
le contestualizzazione che forniva gli strumenti per prendere le distanze da una visione
totalmente ideologizzata.
Altre riviste, a partire dalla seconda met degli anni 60, preferirono adottare un approc-
cio meno sistematico, ma pi centrato sul carattere ideologico della guerriglia, prediligendo
una dimensione prettamente militaristica e generando resoconti schematici piuttosto che
fattuali. Secondariamente, luso strumentale delle tematiche legate alle esperienze latinoa-
mericane si riprodusse attraverso la proposizione di un meccanismo che possibile definire
laffermazione di s: un fenomeno che si riscontra soprattutto negli articoli proposti dalle
testate che si presentavano pi marcatamente come organi teorico-politici.
In questa veste, le riviste erano legate a matrici ideologiche marxiste rivoluzionarie
diverse e diversificate che, tra la fine degli anni Cinquanta e linizio degli anni Sessanta,
avevano convissuto in forma minoritaria allinterno del Pci o del Psi. I gruppi che facevano
riferimento alle riviste della Nuova Sinistra si proposero come nuovi poli accentratori delle
eterogenee istanze rivoluzionarie.

224
I presupposti teorici e le vicende pratiche legati ai movimenti di liberazione nazionale
latinoamericani furono sfruttati per sostenere determinate tesi che venivano proposte (in
opposizione o in accordo) riguardo alla realt della lotta armata rurale sudamericana, non-
ch per ribadire le singole individualit ideologiche italiane.
Da questo punto di vista, laffermazione di s pu anche essere considerata come
unanticipazione di quelle posizioni dogmatiche e manichee che assunsero i cosiddetti
gruppuscoli in cui si divise il movimento dopo la sua fase spontaneistica.
Laccentuarsi di una forma strisciante di guevarismo, estraniato dal contesto di origine,
veicol infine una concezione esportabile del modello guerrigliero: la progressiva espan-
sione di questo idealtipo esercit uninfluenza decisiva sulla rappresentazione dello scontro
politico dominante a partire dalla fine degli anni 60. La lotta armata si costitu in Italia
come salto qualitativo rispetto allesperienza della sinistra rivoluzionaria: le suggestioni che
negli anni 60 si erano stratificate a livello culturale, ideologico e teorico, furono, infatti,
trasposte in unapplicazione pratica delle categorie della violenza secondo i canoni di un
marxismo unilaterale e dogmatico.
Naturalmente, doveroso sottolineare che i fattori di accelerazione della ricaduta pratica
di tutte quelle elaborazioni presenti sulle riviste analizzate si riconducono a un periodo
caratterizzato da nuove fratture storiche. Restano per aperte una serie di questioni legate
alla fine del biennio rosso e alla scelta della lotta armata adottata da alcuni settori di mili-
tanti provenienti dalle esperienze dei movimenti.

225
LA DIMENTICATA GUERRA DI COREA
di Antonio Moscato

Premessa autocritica, di omaggio al Che

Quando lessi per la prima volta i riferimenti nei primi scritti di Guevara alla guerra di
Corea, messa sullo stesso piano di quella del Vietnam, ammetto che avevo pensato si trattas-
se di una ingenua accettazione di un mito diffuso nel movimento comunista negli anni della
formazione del Che: la Corea del Nord sarebbe stata vittima di unaggressione del Sud,
subito rintuzzata con tanto slancio da occupare gran parte della repubblica meridionale ecc.
In effetti la realt era pi complessa, e la guerra di Corea fu molto diversa da quella
del Vietnam per vari aspetti: in primo luogo il peso preponderante dellesercito regolare
del Nord rispetto alla guerriglia, ma anche lincoraggiamento dato dallUrss staliniana
per unerrata valutazione dei rapporti di forza internazionali, e anche per costringere la
Cina, appena liberata, a impegnarsi in una lotta dura e pericolosa anzich sui problemi
interni. Inutile dire che dal campo socialista il Vietnam fu frenato e non incoraggiato a
lottare per la riunificazione.
Tuttavia il Che aveva colto un aspetto essenziale: quella guerra, pur cominciata in
modo discutibile e presentata con una propaganda vittimista poco verosimile, era una
guerra legittima per la riunificazione di un popolo diviso non per sua scelta, e fu condotta
con una tenacia tale da infliggere durissimi colpi al potentissimo esercito degli Stati Uniti.
Proprio in base a questa esperienza, molto probabilmente, i settori oltranzisti del
Pentagono che progettavano di invadere la Repubblica popolare del Vietnam del Nord,
restarono in minoranza. In definitiva fu una guerra che se localmente ha lasciato un pesan-
te strascico ed stata pagata a carissimo prezzo dalla popolazione (del Nord, ma anche del
Sud), ha contribuito a bloccare per decenni le velleit pi aggressive dellimperialismo.
Ricordarla oggi, anche un modo per rendere un altro omaggio alla lungimiranza
del Che.

La guerra di Corea sembra sia stata del tutto dimenticata, anche se ha provocato almeno
quattro milioni di morti. Mentre di quella del Vietnam arriva alle giovani generazioni alme-
no un pallido riflesso attraverso film e riferimenti generici nei dibattiti politici, di quella di
Corea non si parla praticamente mai, forse anche perch quanto rimane della sinistra
imbarazzata dallinequivocabile responsabilit dello stalinismo nel suo inizio, mentre la
destra non ama ricordare (e meno che mai oggi, di fronte agli incerti esiti della guerra in
Iraq) in che terribili difficolt si trovarono gli armatissimi marines, che non riuscirono a
stravincere, e dovettero accettare un compromesso imposto dalla maggior parte degli alleati
rinunciando allescalation atomica pi volte preannunciata pubblicamente.
Dei tanti film prodotti su di essa a Hollywood, per giunta, neppure uno sopravvissuto a
quegli anni, per la troppo evidente rozzezza propagandistica accompagnata da un non dissi-
mulato razzismo.
Invece pu essere utile ritornare su quellepisodio, che fornisce alcuni spunti per riflette-
re su alcune contraddizioni ricorrenti nella politica estera degli Stati Uniti, sulla difficolt a
concepire unalleanza con Stati sovrani e non vassalli, e anche sulle difficolt a affrontare
una vera guerra prolungata, sia pur asimmetrica. A questa rilettura si presta molto bene il
libro di uno studioso canadese, Steven Hugh Lee, dedicato appunto a La guerra di Corea1.

226
Un libro attentissimo sia alla delicata questione delle divisioni interne allestablishment di
Washington, sia ai conflitti degli Stati Uniti con alcuni degli alleati, in particolare con
Canada e Gran Bretagna.

Gli antefatti della guerra

La Corea aveva avuto per tredici secoli unesistenza sostanzialmente indipendente e


abbastanza stabile sotto tre dinastie (si susseguirono la Silla dal 668 al 935, la Koryo dal
935 al 1392, e la Yi - o regno Choson - dal 1392 al 1910), sia pur sotto linfluenza culturale
della Cina, con il cui Impero esisteva un rapporto di vassallaggio quasi simbolico. Nel XV
secolo la Corea aveva raggiunto un livello notevole di civilt: tra laltro si era dotata di un
originale alfabeto fonetico, che aveva permesso di realizzare la stampa a caratteri mobili
mezzo secolo prima di Gutemberg.
Nella seconda met del XIX secolo il declino della Cina accelerato dalla Guerra dellop-
pio del 1840-1842, aveva esposto anche la Corea alla penetrazione dei paesi imperialistici,
e del Giappone, che appariva allora solo un loro prezioso ausiliario per il rapido intervento
di repressione delle rivolte in Cina e nellarea, ma che si preparava ad assumere un ruolo di
primo piano almeno a livello regionale.
Il Giappone, a cui prima gli Stati Uniti e poi le potenze europee avevano imposto dal
1854 una serie di Trattati ineguali, gi nel 1876 imitava i suoi maestri imponendone uno
analogo al Regno di Corea. Seguirono poi gli Stati Uniti nel 1882, Inghilterra e Germania
nel 1883, Italia e Russia nel 1884, Francia 1886, Austria 1892, e perfino Belgio e
Danimarca, rispettivamente nel 1901 e 1902. Ma era il Giappone che aveva messo lipoteca
pi grande sulla Corea: fin dal 1894 vi era intervenuto militarmente col pretesto di reprime-
re una rivolta contadina. Le proteste cinesi innescavano la guerra cino-giapponese, al termi-
ne della quale la Cina aveva perso del tutto Taiwan e le isole Pescadores, mentre il
Giappone aveva conquistato posizioni in Manciuria e in Corea. Appoggiato da Stati Uniti e
Gran Bretagna il nascente imperialismo nipponico sorprese il mondo sconfiggendo la
potenza russa (che era stata considerata per tutto il secolo precedente una delle pi forti
dEuropa), e approfitt di quel successo per spazzare via la dinastia Yi, che regnava sulla
Corea dal 1392. Il 27 luglio 1905 un trattato segreto con gli Stati Uniti (conosciuto poi
come Katsura-Taft) dava via libera alla colonizzazione giapponese della Corea, in cambio
di un analogo atteggiamento nipponico di fronte alla colonizzazione statunitense delle
Filippine.
Nel 1910 la Corea veniva formalmente annessa al Giappone, dopo una spietata repres-
sione di chi tentava di resistere (nel solo 1907-1908, secondo fonti giapponesi, furono ucci-
si 14.566 ribelli coreani). Tra il 1910 e il 1945 la dominazione giapponese fu durissima:
il 46% delle terre, le migliori, vennero requisite per i coloni giapponesi, le industrie di beni
di consumo annientate, mentre due milioni di coreani furono costretti a emigrare in
Giappone dove lavorarono nellindustria bellica, mal pagati e discriminati.
Gi il primo marzo 1919, tuttavia, si ebbe una grandissima mobilitazione per lindipen-
denza, promossa da trenta personalit con una dichiarazione inviata al governatore giappo-
nese e letta in tutte le citt: fu repressa nel sangue (con migliaia di morti), ma rappresent
un punto di riferimento per il futuro, e vide emergere alla testa del movimento di resistenza
i primi marxisti, che nel 1925 diedero vita al partito comunista di Corea.
Negli anni 30 un settoree del Partito comunista si leg alla resistenza cinese in
Manciuria, dove fece preziose esperienze di guerriglia, mentre altri militanti, rifugiatisi in
Urss, entrarono come ufficiali nellArmata Rossa.

1 Steven Hugh Lee, La guerra di Corea, il Mulino, Bologna, 2003, trad. it. di Giuseppe Balestrino, pp. 212.

227
Tra il 1937 e i1 1945 cerano stati sporadici episodi di guerriglia antigiapponese, poi
esaltati dalla propaganda della Corea del Nord soprattutto per ingigantire il ruolo svolto da
Kim Il-sung che, dopo aver eliminato i suoi avversari nel partito, divenne di fatto il fonda-
tore della quarta dinastia, lasciando alla sua morte nel 1994 il mediocre figlio Kim Jong-il
al potere in un paese dissestato. Ma di fatto il Giappone dalla Corea non stato cacciato da
una lotta del popolo (come accaduto invece in Vietnam), ma al momento della sua resa
dopo Hiroshima e Nagasaki.
Loccupazione del paese avvenne da parte delle truppe sovietiche che scendevano dalla
Manciuria, e da quelle statunitensi sbarcate a Sud per non lasciare lintero paese allinfluen-
za sovietica. Lintervento dellUrss nella guerra col Giappone (pi volte sollecitato da
Roosevelt) era avvenuto tardivamente, quando gi Truman aveva deciso, proprio come
ammonimento allUrss, il lancio delle atomiche su un Giappone gi disposto alla resa.
Tuttavia il dilagare delle truppe sovietiche, che avevano al loro interno molti coreani,
rifugiatisi da anni nella vicina Vladivostok, e la preoccupazione ben maggiore per il futuro
della Cina, portarono Washington ad accettare come una necessit la spartizione della
Corea in due zone di influenza e quindi per il momento di occupazione militare. Il confine
provvisorio tra le due zone fu tracciato quasi casualmente lungo il 38 parallelo su una car-
tina da alcuni ufficiali statunitensi che non erano mai stati in Corea, e fu accettato poi da
Stalin, anche se con scarso entusiasmo dei comunisti coreani.
Ovviamente i due embrioni di Stato che si formano al Nord e al Sud (e che saranno pi
tardi costituiti formalmente come Repubblica popolare di Corea, e Repubblica di Corea),
analogamente a quanto accade nello stesso periodo nella Germania divisa, sviluppano una
forte ostilit reciproca per ragioni sociali interne: attorno a Syngman Rhee, nel Sud, si rac-
colgono non solo gli elementi pi conservatori, ma anche i resti dellamministrazione che
aveva collaborato con loccupazione giapponese, mentre il governo del Nord incoraggia la
formazione di comitati contadini in tutto il paese, e soprattutto nel Sud, dove vengono san-
guinosamente repressi.
Linizio della guerra fredda si somma dunque a tensioni sociali e politiche preesistenti e
prepara la miscela esplosiva per la deflagrazione del conflitto.

Le responsabilit dellinizio della guerra

Le infiltrazioni e gli attacchi reciproci (del Sud e del Nord) erano iniziate sin dal 1948
molto prima che cominciasse la guerra vera e proprio sotto legida dellOnu, che aveva
avuto un ruolo ipocrita avallando in pieno lintervento degli Stati Uniti in quella che era di
fatto una guerra civile, una lotta per lunificazione del paese e, dal punto di vista della
Corea del Nord, una prosecuzione della lotta antigiapponese (dato che nel Sud, intorno al
governo della Repubblica di Corea sotto la protezione Usa, si erano raccolti molti collabo-
razionisti).
Ovviamente nelle ricostruzioni di comodo si sorvola sul fatto che il Giappone, che
aveva oppresso la Corea per quarantanni (dal 1905 al 1945), era diventato dopo la Seconda
guerra mondiale uno stretto alleato degli Stati Uniti, e questo pesava non solo nella propa-
ganda comunista, ma nella stessa percezione del pericolo da parte del governo della
Repubblica popolare di Corea, nel Nord.
Per giunta gli Stati Uniti si erano immischiati pi volte nelle vicende della penisola: gi
nel 1871 avevano bombardato dei forti sul fiume Han, poi nel 1873, 1884 e in varie fasi
della penetrazione giapponese nella Corea (che port nel 1894-1895 alla guerra cino-giap-
ponese), avevano sostenuto il Giappone, che dopo limpresa del commodoro Perry del 1853
era diventato un protettorato di fatto, a cui erano stati imposti trattati ineguali, e a cui era
stato vietato di mettere il naso nellarea che cominciava a interessare lespansionismo degli

228
Usa. Ad esempio nel 1881 il governo giapponese fu costretto a rifiutare un trattato su basi
di uguaglianza proposto dalle Hawaii, che erano ancora (per poco!) uno Stato indipendente.
La penisola coreana fu conquistata durante la Guerra russo giapponese, ma nel 1905 il
suo possesso fu riconosciuto al Giappone dagli Stati Uniti, in cambio dellaccettazione da
parte giapponese della conquista statunitense delle Filippine avvenuta nel 1898 (insieme a
quella di Cuba, Portorico e Guam) e fortemente contestata da una tenace guerriglia locale
che - come a Cuba - aveva cominciato con successo da anni la lotta contro il dominio spa-
gnolo. Il Giappone era stato fortemente tentato di appoggiare lopposizione agli Stati Uniti,
ma prefer concentrare per il momento i suoi sforzi nellassimilazione di Corea e delle parti
della Manciuria in cui aveva messo piede.
Tutti gli osservatori non faziosamente filostatunitensi riconoscono oggi che lepisodio
che d inizio alla guerra vera e propria, il 25 giugno 1950, era stato preceduto da centinaia
di attacchi anche delle forze militari del Sud a varie regioni del Nord, oltre che da infiltra-
zioni di guerriglieri provenienti dal Nord in diverse regioni del Sud, dove avevano appog-
giato rivolte contadine represse poi nel sangue2. Il regime di Syngman Rhee, daltra parte,
si era distinto anche nella repressione della sinistra non comunista nel Sud.
Certamente lattacco (o contrattacco, come sostennero con scarsa verosimiglianza) del
giugno 1950 fu un tentativo maldestro del regime di Pyongyang di dare un colpo definitivo
ai tentativi di aggressione pi volte praticati e teorizzati pubblicamente da Syngman Rhee, e
fu incoraggiato da Stalin irresponsabilmente, che secondo molti commentatori (non lautore
di questo libro, che fa solo qualche accenno vago alla questione) voleva probabilmente
impegnare in questa guerra il governo comunista della Cina (arrivato al potere sulla Cina
continentale da meno di un anno), bloccandone ogni velleit di costruirsi una politica indi-
pendente.
La guerra fu combattuta nella prima fase solo dagli eserciti delle due Coree, e si stava con-
cludendo con una clamorosa sconfitta del Sud (il cui dittatore era fuggito in Giappone con
tutte le risorse auree del paese). Presto per intervennero a fianco (o meglio al posto) delle-
sercito sudcoreano ingenti forze statunitensi, con qualche contingente inglese, australiano e
canadese, e la presenza simbolica di diversi Stati tra cui lItalia. Pot essere presentata come
una guerra sotto legida dellOnu, solo grazie a un gioco ambiguo della stessa Urss, che si
assent per molti mesi dal Consiglio di Sicurezza per protesta contro la non assegnazione alla
Cina del seggio permanente lasciato a Taiwan, evitando cos di bloccare col suo veto la deci-
sione di riconoscere come legittimo il gi avvenuto intervento degli Stati Uniti.
Hugh Lee riporta, per spiegare latteggiamento di Stalin, la sua autocritica sul mancato
appoggio alla lotta dei comunisti cinesi, fatta soprattutto con i dirigenti jugoslavi che
discussero a lungo con Stalin prima della rottura (in particolare a proposito della guerriglia
in Grecia). Ma non c dubbio che il suo comportamento pose seri problemi alla Cina, che
quando le truppe statunitensi arrivarono al fiume Yalu che segna il confine tra Corea del
nord e Repubblica popolare cinese, fu costretta a inviare a sostegno dei comunisti coreani
centinaia di migliaia di volontari.
Grazie allambiguit dellOnu avallata dallUrss, la guerra fu presentata al mondo come
unazione di polizia internazionale, e condotta con decisione sotto il comando prima del
generale MacArthur, poi, dopo la sua destituzione perch le sue minacce avventate e troppo
esplicite di invasione della Cina e di uso delle atomiche avevano suscitato le proteste di
Canada e Gran Bretagna, dal generale Ridgway (soprannominato poi generale peste per-
ch accusato - con qualche fondamento - di aver usato armi batteriologiche letali).

2 Molto dettagliata la ricostruzione che ne fa William Blum nel suo monumentale Libro nero degli Stati Uniti
[il cui titolo originario in realt Killing Hope. Usa and Cia interventions since the 2nd World War (n.d.r.)], con
un aggiornamento di Nafeez Mosaddeq Ahmed, Fazi Editore, Roma, 2003, pp. 65-80. Si veda anche Lo specchio
del 38 parallelo, di Yi Hoyong, nellampio Dossier Corea pubblicato nel n. 1/1999 della rivista Limes, e il volu-
me di Ernesto Toaldo - datato, ma ricco di dati interessanti - Laltra Corea, Editori Riuniti, Roma, 1978.

229
La Cina, praticamente costretta a intervenire con i suoi volontari (alcuni efficienti e
sperimentati, tra cui molti coreani che avevano combattuto nellEsercito Popolare cinese,
mentre altri erano stati arruolati tra i resti delle armate nazionaliste sconfitte) fu sottoposta a
una prova durissima, che segn i suoi rapporti futuri con lUrss, a cui non perdon di non
aver sostenuto adeguatamente chi era stato mandato allo sbaraglio, e di non aver usato la
sua forza di dissuasione per fermare le minacce di invasione statunitensi.

Il costo della guerra

La guerra cost carissima alle due parti. Ma, come era avvenuto nella guerra tra Iraq e
Iran (scatenata inizialmente da Saddam, sia pure per conto terzi, ma protratta assurda-
mente per otto anni da Komeini con la speranza di cancellare il piccolo Satana), anche in
questo caso se la responsabilit maggiore dellavvio fu del Nord e di Stalin, il protrarsi dei
combattimenti anche dopo che era stato raggiunto un equilibrio di forze su una linea pi o
meno corrispondente al precedente confine provvisorio del 38 parallelo va attribuita allo-
stinazione degli Stati Uniti, che appoggiarono pienamente la pretesa di Syngman Rhee di
cancellare il Nord. Non vi riuscirono, ma il 45% delle vittime si ebbe durante il lungo pro-
trarsi delle trattative. Le perdite degli Usa furono impressionanti, e invano si cerc di
nasconderle allopinione pubblica, che era stata inizialmente convinta della necessit di un
contenimento dellUrss, in base alla teoria del domino, ma fu poi gradatamente sempre
pi preoccupata e divenne anzi largamente ostile al proseguimento della guerra.
Nellultima fase della guerra, in realt, le perdite erano state parzialmente ridotte man-
dando in prima linea militari sudcoreani direttamente inseriti nelle truppe statunitensi, e
dando un notevole spazio in tutte le diverse armi anche a un gran numero di neri (nella
Seconda guerra mondiale vigeva invece ancora una sostanziale segregazione e i neri com-
battevano in formazioni separate), che lamentarono per nuove discriminazioni e soprattut-
to lesposizione ai compiti pi rischiosi, con la conseguenza di una maggiore percentuale di
morti. Anche per questo molti di coloro che caddero prigionieri dei nordcoreani, circa il
30%, furono toccati dalla loro propaganda e la riferirono al ritorno in patria (cos le campa-
gne sulle terribili torture e le selvagge uccisioni di prigionieri furono sostituite da quel-
le sul lavaggio del cervello dei prigionieri, che a uninchiesta riservata dellesercito
risult prova di ogni fondamento)3.
Analogamente a quanto accadde allora, oggi in Iraq si pensa di arruolare un po di ira-
cheni anche nelle truppe di terra, in cui comunque ci sono gi parecchi latinoamericani che
combattono nella speranza di avere e far avere alla famiglia la tanto desiderata cittadinanza
statunitense. E muoiono tra i primi, tanto pi facilmente perch la loro preparazione milita-
re assolutamente insufficiente, e la loro motivazione morale assai scarsa.
Comunque durante la guerra di Corea latteggiamento dellopinione pubblica statuniten-
se si era modificato sempre pi, nonostante il dilagare del maccartismo che vedeva ovunque
i complici dellaggressione comunista: i sondaggi nellultimo periodo rivelavano che pi
della met degli interpellati davano un giudizio nettamente negativo sullimpresa. Un dato
da meditare, oggi, per capire i futuri sviluppi della presenza Usa in Iraq: nonostante lequi-
valente odierno del maccartismo, con la soppressione dopo l11 settembre e col pretesto del
terrorismo internazionale di gran parte dei diritti democratici sanciti dal Bill of rights
(come vuole fare anche in Italia il generale Tricarico), i democratici bellicisti di Truman
furono sconfitti nelle elezioni presidenziali del 1952 dal pi realistico generale repubblicano
Eisenhower).

3 Ampia documentazione su questi aspetti nel citato libro di W. Blum, pp. 76-8.

230
La fine della guerra e il suo lascito

La fine della guerra fu determinata da vari fattori: la morte di Stalin, non fu in s un fat-
tore decisivo (Corea del Nord e Cina da tempo cercavano di trovare una via di uscita), ma
coincise comunque con un riorientamento delleconomia sovietica da parte di Malenkov a
favore dellindustria leggera (soprattutto beni di consumo), con una riduzione delle spese
militari e quindi del possibile aiuto agli alleati.
In secondo luogo i dirigenti degli Stati Uniti vedevano con preoccupazione il protrarsi
di una guerra che non riuscivano a vincere nonostante lenorme sproporzione o asimme-
tria, come si dice oggi, dei mezzi a disposizione delle due parti, e soprattutto considerava-
no quella guerra insostenibile mentre si delineava la necessit di intervenire nel Vietnam,
ben pi importante strategicamente ed economicamente, e soprattutto ben diversamente
sperimentato nella lotta contro giapponesi e francesi. Non a caso la conclusione della guerra
di Corea si intreccia con la ritirata della Francia dal Vietnam in quella conferenza di
Ginevra (aprile-giugno 1954) che gett la basi per il successivo intervento statunitense nella
penisola indocinese.
Due altri problemi sono invece lasciati al margine dal libro di Hugh Lee: perch le due
Coree hanno avuto successivamente sorti cos diverse? Per certi aspetti il problema ha qual-
che analogia con la vicenda della divisione della Germania (che in pi aveva leredit di un
passato prevalentemente agricolo della parte orientale). Questo scarto fu aggravato dal fero-
ce saccheggio voluto da Stalin, che fece pagare alla sola Rdt (in cui si erano concentrati gli
antifascisti tedeschi) le riparazioni per i danni provocato dalla guerra di Hitler.
Nel caso delle due Coree al termine della guerra le distruzioni erano terribili da entram-
be le parti, ma gli Stati Uniti aiutarono generosamente il Sud per farne un baluardo con-
tro il comunismo, mentre la Cina aveva problemi enormi e non era in grado di fare altret-
tanto, e lUrss - oltre a considerare secondario quello scacchiere - guard con forte diffiden-
za la Corea del Nord, troppo vicina ideologicamente e geograficamente alla Cina con cui
dagli anni 60 era esploso pubblicamente il grande conflitto latente da tempo.
Naturalmente ha pesato anche il fattore soggettivo della dinastia di Kim, sia per il suo
gioco ambiguo tra Cina e Urss, sia per la rigidit con cui ha applicato il modello staliniano
al paese, eliminando non solo i dirigenti provenienti dalle sinistre non-comuniste, ma anche
quelli che nel partito e nel governo si erano opposti a Kim Il-sung per le pi diverse ragioni.
Tra le conseguenze della Guerra di Corea, e del trauma che lasci agli stessi Stati Uniti,
risultati incapaci di ottenere quel che si erano proposti, cio lunificazione del paese sotto la
guida di un anticomunista come Syngman Rhee, ce ne fu una in qualche modo positiva:
durante la guerra del Vietnam le truppe statunitensi si limitarono a bombardare feroce-
mente e sistematicamente il Nord, ma si guardarono bene dallinvaderlo.
Ecco perch quando Guevara metteva sullo stesso piano le lotte dei popoli della Corea e
del Vietnam non si sbagliava di molto: aveva in realt intuito che proprio leroica resistenza
delle truppe e della popolazione della Corea del Nord alle preponderanti forze Usa aveva
inflitto un severo ammonimento a quella che gi allora era la potenza imperialista di gran
lunga pi forte e pericolosa.

231
Editi o inediti del Che

Stralci dal Discorso allOnu dell11 dicembre 1964 di E. Che Guevara (a.m.)
LOnu: un bersaglio facile di Thalif Deen (r.p.)
Nota introductoria a los Cuadernos de Praga de la Ctedra libre Ernesto
Che Guevara de la Universidad popular Madres de Plaza de Mayo (n.k.)
Cuadernos de Praga (1966) di E. Che Guevara [a cura di Orlando Borrego]

STRALCI DAL DISCORSO ALLONU DELL11 DICEMBRE 1964


di Ernesto che Guevara

Pubblichiamo due brevi stralci del discorso di Guevara allOnu dell11 dicembre 1964, di
grande attualit. Prima di tutto per luso sistematico e rigoroso del termine imperiali-
smo, riferito non solo a quello statunitense - che pure era quello che pi direttamente
minacciava Cuba - ma anche ai paesi europei, compreso il Belgio (il termine ricorre com-
plessivamente 24 volte in tredici pagine), per la denuncia delle complicit dellOnu in
imprese brigantesche come quella che port allassassinio di Patrice Lumumba nel Congo
ex belga, e poi per il rifiuto di accettare misure unilaterali di disarmo imposte a paesi pic-
coli dai paesi imperialisti traboccanti di armi di distruzione di massa (a.m.).

Ancora una volta, leviamo la nostra voce per denunciare al mondo quello che sta succe-
dendo in Sudafrica; la brutale politica dellapartheid viene applicata sotto gli occhi delle
nazioni del mondo. I popoli dellAfrica sono costretti a sopportare che in quel continente
sia ancora riconosciuta ufficialmente la superiorit di una razza sullaltra, che si commetta-
no impunemente degli assassinii in nome della superiorit razziale. Le Nazioni Unite non
faranno dunque nulla per impedirlo?
Vorrei riferirmi specificamente al doloroso caso del Congo, unico nella storia del mondo
moderno, che indica come si pu offendere nella pi assoluta impunit, col cinismo pi
insolente, il diritto dei popoli. Allorigine di tutto ci vi sono le ingenti ricchezze del Congo
che le potenze imperialistiche vogliono mantenere sotto il proprio controllo. Nellintervento
che ebbe a fare in occasione della sua prima visita alle Nazioni Unite, il compagno Fidel
Castro disse che tutto il problema della coesistenza fra le nazioni si riduceva al problema
dellappropriazione indebita di ricchezze altrui, ed egli fece la seguente affermazione:
Cessi la filosofia della spoliazione e cesser la filosofia della guerra. Ma la filosofia della
depredazione non solo non cessata, anzi continua pi forte che mai e, per questo, le stesse
forze che si servirono del nome delle Nazioni Unite per perpetrare lassassinio di Lumumba,
assassinano oggi migliaia di congolesi in nome della difesa della razza bianca.
Com possibile dimenticare il modo in cui fu tradita la speranza che Patrice Lumumba
pose nelle Nazioni Unite? Come potremmo dimenticare gli intrighi e le manovre che segui-
rono alloccupazione di quel paese da parte delle truppe delle Nazioni Unite, sotto i cui
auspici agirono impunemente gli assassini del grande patriota africano?

232
Come potremmo dimenticare, signori delegati, che chi si sottrasse allautorit delle Nazioni
Unite in Congo, e non proprio per ragioni patriottiche, ma in virt della lotta fra imperialisti, fu
Mose Ciombe, che diede inizio alla secessione del Katanga con lappoggio belga?
E come giustificare, come spiegare che, alla fine di tutta lazione delle Nazioni Unite,
Ciombe, cacciato dal Katanga, ritorna padrone e signore del Congo? Chi potrebbe negare il
tristo ruolo che gli imperialisti fecero svolgere allOrganizzazione delle Nazioni Unite?
Riassumendo: stato messo in moto tutto un vistoso apparato per evitare la scissione del
Katanga e oggi il Katanga al potere, le ricchezze del Congo in mano agli imperialisti... e le
spese devono essere pagate da degne nazioni. Un buon affare per i mercanti della guerra! []
Chi sono gli autori? Paracadutisti belgi, trasportati da aerei nordamericani decollati da
basi inglesi. Ci viene in mente che pochi anni or sono, ieri quasi, un piccolo paese
dEuropa, lavoratore e civilizzato, il regno del Belgio, era invaso dalle orde hitleriane; la
nostra coscienza era amareggiata dal sapere che questo popolo era massacrato dallimperia-
lismo tedesco e lo vedevamo con affetto. Ma questaltra faccia della medaglia imperialista
era sconosciuta ai pi.
Forse sono figli di patrioti belgi, morti in difesa della libert del proprio paese, quelli
che assassinano a freddo migliaia di congolesi in nome della razza bianca, cos come essi
furono soggetti al tallone tedesco perch la loro percentuale di sangue ariano non era abba-
stanza alta.
I nostri occhi liberi si aprono oggi su nuovi orizzonti e sono capaci di vedere quello che
ieri la nostra condizione di schiavi coloniali ci impediva di osservare: cio che la civilt
occidentale nasconde sotto la sua vistosa facciata una realt di iene e di sciacalli.
Perch non possiamo chiamare diversamente quelli che sono andati a compiere azioni
cosi umanitarie nel Congo. Animale carnivoro che si nutre di popoli inermi; ecco a che
cosa riduce luomo limperialismo, questo ci che distingue il bianco imperiale.
Tutti gli uomini liberi del mondo devono prepararsi a vendicare il crimine del Congo. Forse
molti di quei soldati, trasformati in subumani dalla macchina imperialistica, pensano in buona
fede di difendere i diritti di una razza superiore; ma in questa Assemblea la maggioranza
costituita da popoli che hanno la pelle abbronzata da diversi soli, colorata da diversi pigmenti, e
che hanno capito perfettamente che le differenze fra gli uomini non vengono dal colore della
pelle, ma dal tipo di propriet dei mezzi di produzione, dai rapporti di produzione [].

Signor Presidente, uno dei temi fondamentali di questa Assemblea il disarmo generale e
completo. Esprimiamo il nostro accordo per quanto riguarda il disarmo generale e completo;
propugniamo, inoltre, la distruzione totale delle bombe termonucleari e appoggiamo la propo-
sta per la convocazione di una conferenza di tutti i paesi del mondo che realizzi queste aspira-
zioni dei popoli. Il nostro Primo ministro ha ammonito, nel suo intervento davanti a questa
Assemblea, che la corsa agli armamenti ha sempre condotto alla guerra. Vi sono nuove poten-
ze atomiche nel mondo e le possibilit di uno scontro aumentano. Noi riteniamo che questa
conferenza sia necessaria per arrivare alla totale distruzione delle armi termonucleari e, come
prima misura, suggeriamo la proibizione totale degli esperimenti. Al tempo stesso, bisogna
stabilire chiaramente lobbligo per tutti i paesi di rispettare le attuali frontiere dei diversi Stati;
di non esercitare alcuna azione aggressiva, neppure con le armi convenzionali.
Nellunirci alla voce di tutti i paesi del mondo che chiedono il disarmo generale e com-
pleto, la distruzione di tutto larsenale atomico, la cessazione assoluta della fabbricazione di
nuove bombe termonucleari e degli esperimenti atomici di qualsiasi tipo, riteniamo neces-
sario sottolineare che devessere rispettata anche lintegrit territoriale delle nazioni e
devessere fermato il braccio armato dellimperialismo che non meno pericoloso per il
fatto che impugna armi convenzionali. Coloro che hanno assassinato migliaia di cittadini
congolesi inermi, non si sono serviti dellarma atomica; sono state le armi convenzionali,
impugnate dallimperialismo, a provocare tanta morte.

233
Anche se la realizzazione delle misure qui auspicate renderebbe inutile dirlo, bene pre-
cisare che noi non potremmo aderire a nessun patto regionale di denuclearizzazione finch
gli Stati Uniti manterranno basi aggressive nel nostro stesso territorio, a Portorico, a
Panama e in altri Stati americani, nei quali essi ritengono loro diritto installare, senza alcu-
na restrizione, sia armi convenzionali che nucleari. Senza contare che le ultime risoluzioni
dellOea [= Osa: Organizzazione degli Stati americani] contro il nostro paese, che potrebbe
essere aggredito invocando il trattato di Rio, rendono necessario il possesso di tutti i mezzi
difensivi a nostra disposizione [].

NOTA ESPLICATIVA:
Cuba non aveva aderito al trattato di Mosca del 1963 sulla proibizione parziale degli esperimenti
nucleari, n allaccordo riguardante la pacifica utilizzazione dello spazio ultraterrestre, n al trattato di
Tlatelolco, Messico, per la proscrizione delle armi nucleari in America latina, n, infine, allaccordo
per la non-proliferazione dellarmamento nucleare, approvato neI 1968. La posizione cubana in que-
sto campo era stata sintetizzata nelle parole che nel maggio 1968 aveva pronunciato il ministro degli
Esteri Ral Roa alle Nazioni Unite in merito allultimo dei trattati menzionati: stata sempre con-
vinzione profonda del mio governo che per affrontare laggressione imperialistica i popoli piccoli non
hanno altra via che resistere e lottare, e per quanto riguarda il nostro paese, soggetto alla continua
minaccia di una potenza atomica, questa delegazione riafferma che, come questione di principio e
indipendentemente dal fatto che possa mai ottenerle, Cuba non rinuncer mai al suo diritto inalienabi-
le di difendersi con ogni tipo di armi, qualunque sia la loro natura e a dispetto delle decisioni che in
materia adotti questo o qualsiasi altro organismo internazionale.
Analizzando il trattato in dettaglio, Roa ne aveva denunciato la natura ricattatoria. La supposta
finalit pacifista del testo che esaminiamo si nutre di due premesse di molto difficile comparazione: la
prima che il rischio principale di scatenamento di nuove guerre risiede nellarmamento nucleare; la
seconda, che la minaccia di un conflitto nucleare risiede nella possibilit che gli Stati non possessori
di armi nucleari le acquistino, e non in quegli Stati che le accumulano da anni [...]. Questa fallace
concezione omette, coscientemente o incoscientemente, le guerre convenzionali, le sole conosciute
sino ad ora dallumanit e lo sviluppo sulle concezioni imperialistiche sulla guerra locale e la
guerra speciale che si manifestano in azioni brutali contro i popoli del Terzo Mondo, in forma cre-
scente, a partire dal 1945 [...]. innegabile, da qualsiasi punto di vista, che lapparizione di questo
trattato la conseguenza della sovversione del processo razionale che avrebbero potuto seguire i
negoziati sul disarmo. Lunico modo di affrontare il problema della non-proliferazione senza limita-
zioni ai diritti di nessun paese, era di impostarlo come parte di un complesso di misure da adottare
simultaneamente in tutti gli Stati e sotto un sistema di controllo universale. Queste misure avrebbero
dovuto includere, innanzi tutto la completa denuclearizzazione delle grandi potenze, la distruzione
totale di tutte le riserve nucleari esistenti e di tutti i loro vettori, la liquidazione completa dei loro arse-
nali e la cessazione definitiva dei loro esperimenti. Solo in questo quadro ammissibile chiedere agli
Stati non nucleari impegni come quelli proposti, unilateralmente, dal trattato.
Riferendosi poi ai problemi dello sviluppo del mondo sottomesso, il ministro degli Esteri cubano
analizz limportanza dellenergia nucleare come strumento di questo sviluppo. Ma con lapprovazio-
ne di quel trattato, aggiunse, la prospettiva non potrebbe essere pi oscura per i popoli del Terzo
Mondo. Si vedrebbero costretti a dipendere perpetuamente dalle potenze somministratrici di energia
nucleare o sarebbero obbligati a rinunciare alluso delle risorse energetiche. Oppure, che lo stesso,
dovrebbero accettare la soggezione permanente agli interessi delle grandi potenze o rinunciare per
sempre a ogni possibilit di sviluppo. Questa la drammatica alternativa che offre, nelle attuali circo-
stanze, il trattato proposto. Lunica soluzione degna, per i paesi posti di fronte ad un tale dilemma,
sarebbe quella di rifiutarlo e intraprendere, con i propri mezzi, lo sviluppo pacifico dellenergia
nucleare, cosa che per la maggior parte di essi sarebbe impossibile, al livello attuale del loro progres-
so tecnologico e scientifico.
Lultimo accenno di Guevara si riferisce al trattato per la difesa interamericana, firmato a Rio de
Janeiro, il 2 settembre del 1947 dai paesi membri dellOea. Cuba ritiene che le sue disposizioni violi-
no la Carta delle Nazioni Unite. Fu usata dallOea per espellere Cuba dal suo seno (gennaio-febbraio
1962) e per approvare la rottura collettiva delle relazioni diplomatiche con lAvana (giugno 1964).

234
Abbiamo scelto questi due brani, per la loro attualit, e li abbiamo fatti circolare alcuni
mesi fa, in un momento in cui, di fronte ai preparativi di nuove guerre imperialistiche per
impossessarsi delle ricchezze non solo dellIraq, ma di tutto il Vicino e Medio Oriente, a
gran parte della sedicente sinistra italiana parve giusto firmare la grottesca proposta del
neopaladino dellimperialismo, Marco Pannella, che proponeva lesilio per Saddam
Hussein (a che titolo? E perch non per Sharon, condannato da una corte israeliana per i
massacri di Sabra e Shatila, e detentore di 400 armi atomiche?).
Negli stessi giorni, a una proposta ugualmente indecente di Umberto Eco e Norberto
Bobbio, appoggiata dal direttore de lUnit Furio Colombo, lo stesso direttore di
Liberazione, Sandro Curzi, rispose che naturalmente siamo tutti daccordo con la necessit
di disarmare lIraq
Guevara non sarebbe stato daccordo. Lo segnaliamo soprattutto ai tanti che indossano
le magliette con la sua icona o sventolano nelle manifestazioni le bandiere con il suo volto,
ma non lo conoscono veramente. Ognuno ha il diritto di non condividere le idee di
Guevara, come certamente Eco e Bobbio e molti altri; ma chi lo ama deve conoscerlo e
sapere cosa diceva di un mondo che non era cos diverso da questo di oggi.
Tra laltro, se conoscere le riflessioni del Che sullUrss e i cosiddetti paesi socialisti
non facile, perch in gran parte contenuta nei testi rimasti non a caso finora inediti
(ma non tutti: il discorso al II seminario di Algeri del 1965 in cui accusava i paesi sociali-
sti di complicit con limperialismo noto da 38 anni, pur essendo stato sistematicamente
ignorato dai nostalgici del socialismo reale), il discorso di Guevara allOnu stato pi
volte pubblicato anche in Italia, a partire dalla raccolta in pi volumi edita da Feltrinelli
nel 1970. comunque disponibile integralmente in almeno due siti, che segnaliamo:

http://www.geocities.com//senate/3120/cheonu.html
http://www.ecn.org/asicuba/cuba/che.htm

Ovviamente rinviamo anche al Quaderno numero 4 della nostra rivista, interamente


dedicato a Che Guevara e i paesi dellEst.
(a.m.)

235
LONU: UN BERSAGLIO FACILE (ESTRATTO)1
di Thalif Deen

Per chiarire meglio il contesto politico e latmosfera in cui si svolse il discorso di Guevara
allOnu dell11 dicembre 1964 (utilmente riportato da Antonio Moscato nelle pagine pre-
cedenti), aggiungiamo a nostra volta questo breve estratto della parte iniziale dellarticolo
di Thalif Deen (diffuso nel novembre 2003 da IPS -Inter Press Service - agenzia di stampa
dellOnu).
(r.p.)

I funzionari pi anziani delle Nazioni Unite dovrebbero ricordare che uno dei primi
attentati contro la stessa Onu avvenne l11 dicembre 1964, mentre il leader guerrigliero
Ernesto Che Guevara stava parlando allAssemblea generale in rappresentanza di Cuba.
Il carismatico rivoluzionario argentino-cubano era sul podio quando, improvvisamente,
si ud una forte esplosione proveniente dallesterno delledificio di New York.
Era stato sparato niente meno che un proiettile di bazuka di fabbricazione statunitense
contro ledificio dellOnu, mentre nella vicina First Avenue era in corso una manifestazione
di oppositori al presidente cubano Fidel Castro.
Le proteste, appoggiate dallAgenzia centrale dintelligenza degli Usa (meglio nota con
la sigla Cia), si proponevano dimpedire che Guevara pronunciasse il discorso, nel quale,
comera da aspettarsi, lanci dure critiche alla politica estera di Washington.
Ma il proiettile di bazuka, non raffinato come le armi attuali, fall il bersaglio e fin nel
vicino East River. Un giornale descrisse quellattacco come uno dei pi selvaggi episodi
da quando lOnu si trasferita in questa sede nel 1952.
Dopo il discorso, alcuni giornalisti si avvicinarono a Che Guevara per fargli domande
sullattentato ed egli rispose che lesplosione aveva dato maggior sapore al suo discorso.

IN SPAGNOLO: Los ms veteranos funcionarios de la Organizacin de las Naciones


Unidas deben recordar que uno de los primeros atentados contra ella ocurri el 11 de
diciembre de 1964, cuando el lder guerrillero Ernesto Che Guevara hablaba en la
Asamblea General en nombre de Cuba.
El carismtico revolucionario argentino-cubano estaba en el podio cuando, de pronto,
una fuerte explosin se escuch desde el exterior del edificio en Nueva York.
Nada menos que una bazuka de fabricacin estadounidense haba sido disparada con-
tra el edificio de la Onu, mientras en la cercana Primera Avenida se realizaba una manife-
stacin de opositores al presidente cubano Fidel Castro.
Las protestas, apoyadas por la Agencia Central de Inteligencia de Estados Unidos (ms
conocida por sus siglas en ingls, Cia), tenan el propsito de impedir que Guevara pro-
nunciara su discurso, en el que, como era de esperar, lanz duras criticas a la poltica
exterior de Washington.
Pero la bazuka, seguramente no tan refinada como las armas actuales, fall y el
proyectil termin en el cercano Ro Este.
Un peridico describi aquel ataque como uno de los ms salvajes episodios desde
que la Onu se mud a esas oficinas en 1952.
Luego del discurso, periodistas se acercaron al Che Guevara para preguntarle sobre el
atentado, y respondi que la explosin le dio ms sabor a la cosa.

1 Naciones Unidas: Un blanco fcil, di Thalif Deen, New York, nov. 2003, Inter Press Service. Traduzione
di Roberto Porfiri.

236
NOTA INTRODUCTORIA A LOS CUADERNOS DE PRAGA1
de la Ctedra libre Ernesto Che Guevara
de la Universidad popular Madres de Plaza de Mayo
(Nstor Kohan)

El texto que se leer a continuacin pertenece al libro Che. El camino del fuego de
Orlando Borrego (Editorial Hombre Nuevo, Buenos Aires 2001, pp. 381-422): un libro reco-
mendable en su totalidad. El mismo contiene una sntesis y una seleccin de las notas (toda-
va inditas) redactadas por el Che Guevara en Praga (Checoslovaquia), luego de la expe-
riencia internacionalista en el Congo. La primera parte de las notas corresponde al prlogo
redactado por el Che para un proyectado -e inacabado- libro donde se volcara la crtica del
Manual de Economa Poltica de la Academia de Ciencias de la Urss. Todas las notas tienen
por objeto de anlisis crtico este Manual, inspirado directamente por Stalin en 1954. Desde
aquella primera edicin, el Manual fue adoptado como texto oficial en la Urss (se reescribi
varias veces segn se iban sucediendo las circunstancias polticas del momento).
Segn el bigrafo Paco Ignacio Taibo II, la estancia del Che en Praga transcurre entre
finales de marzo (o quizs antes) del 66 y julio del mismo ao (P.I. Taibo II: Ernesto
Guevara, tambin conocido como el Che, Planeta, Buenos Aires 1966, p. 610).
A la espera de que, 36 aos despus de haber sido redactadas, estas notas de Praga apa-
rezcan editadas en forma completa, adelantamos lo que hasta ahora ha visto la luz.
La sntesis de las notas (y el comentario que acompaa cada fragmento) pertenece al
autor del libro, el cubano Orlando Borrego.
Este texto tiene, como mnimo, un doble registro de lectura: por un lado los comentarios
de Borrego; por el otro (lo que a nosotros ms nos interesa) las propias notas del Che. Para
diferenciarlos entre s, tienen distinta forma de tipografa.

1. Los comentarios de Borrego: Resulta sugerente leer la interpretacin que hace


Borrego del pensamiento del Che. Borrego no es un profesor informado ni un periodista
curioso. Tampoco es un aficionado a la biografa del Che. Borrego fue combatiente (primer
teniente) en la columna guerrillera del Che antes de tomar el poder en 1959. Luego, lleg a
ser viceministro de Industrias de Cuba (cuando el Che era el ministro). Su aproximacin,
pues, es la de uno de los compaeros ms cercanos y estrechos colaboradores del Che en
los tiempos de la clebre polmica econmica y poltica de 1963-1964. Su conocimiento
del pensamiento de Guevara es de primera mano. Por eso resulta sumamente ilustrativo
recorrer su interpretacin del manuscrito del Che.

2. Las notas del Che: Estas notas de Guevara aportan una dimensin escasamente
transitada y atendida: su pensamiento en el terreno especfico de la economa poltica. Aqu

1 Con il nome di Quaderni di Praga si intendono ormai comunemente le note critiche scritte da Guevara a
commento del Manual de Economa Poltica de la Academia de Ciencias de la Urss, completate a Praga (nel
1966) e inviate a Orlando Borrego che le ha pubblicate solo in tempi recenti, nel suo libro Che. El camino del
fuego (si veda avanti). Questo testo ci stato inviato da Nstor Kohan, uno dei pi appassionati animatori della
Cattedra Che Guevara nellUniversit popolare delle Madri della Plaza de Mayo [del cui consiglio accademico
ho lonore di far parte (r.m.)]. La collaborazione di Kohan con i Quaderni della Fondazione avviata felicemente
gi da alcuni anni e non possiamo che ringraziarlo per questi nuovi contributi [n.d.r.].

237
aparece en primer plano lo que siempre se supuso: sus crticas abiertas y contundentes al
camino emprendido por la Unin Sovitica para construir el socialismo.
Las notas de Praga, al igual que la carta enviada desde Tanzania a Armando Hart
Dvalos en diciembre de 1965 (vase en Rebelin: <http://www.rebelion.org/argentina/filo-
sofia310702.htm>www.rebelion.org/che.htm o tambin: El Che y su carta sobre los estu-
dios de filosofa) permiten indagar en la bsqueda terica del Che. Una bsqueda madu-
ra, si se tiene en cuenta su corta y afiebrada vida. Ambos textos condensan planes de estu-
dio inacabados, ya sea sobre filosofa -en la carta de Tanzania-, ya sea sobre economa pol-
tica -en los cuadernos de Praga-. Ambos presentan problemas, pero no los resuelven.
Ambos dejan cuestiones abiertas. No clausuran los problemas con un slogan y una afirma-
cin de fe tranquilizadora, sino que apuestan a la incomodidad del revolucionario.
No casualmente, el Che le escribe a Borrego acerca de esta tarea, a travs de su compa-
era Aleida que lo visita en Praga-: Estoy pensando en iniciar un trabajito sobre el
Manual de Economa de la Academia, pero no creo que pueda acabar [...] Est slo a nivel
de idea. Por lo tanto, lo que se leer a continuacin son algunas de esas ideas. Nada
ms. El Che no dej un tratado sistemtico sobre el asunto.
Entre los mltiples aspectos que podran descubrirse en estas notas, creemos que, al
menos, no deberan eludirse los siguientes ncleos temticos:

En primer lugar, el Che se autodefine y caracteriza todo su emprendimiento de lectura


crtica del Manual de la siguiente manera: nuestra hereja y nuestra osada. Esta es la
imagen que el Che tiene de s mismo. Deberamos preguntarnos: hereja con respecto a
qu? Cul es la ortodoxia que pretenda cuestionar y poner en discusin? En ese sentido,
resulta sintomtico que haya tomado como objeto de crtica justamente al texto oficial de la
Urss en la materia.
No debemos olvidar que a su regreso de un viaje a la Unin Sovitica, un ao y medio
antes de redactar estos manuscritos que ahora comentamos, el Che les haba planteado a sus
compaeros del Ministerio sobre ese viaje que: Por cierto cuando empezamos a discutir
[en la Urss], se produjo una situacin muy violenta; eso era una Biblia, el Manual -ya que,
por desgracia, La Biblia no es El Capital sino el Manual- y vena impugnado por varias par-
tes, incluidos argumentos peligrosamente capitalistas (Ernesto Che Guevara: El plan y el
hombre [versiones taquigrafiadas del Ministerio de Industrias, 5 de diciembre de 1964].
Recopilado en El socialismo y el hombre nuevo, Siglo XXI, Mxico 1987, p. 69).
Ya desde ese viaje a la Urss, Guevara se haba quedado preocupado -quizs obsesiona-
do?- por la importancia desmedida que los soviticos atribuan al Manual de Economa
Poltica de la Academia de Ciencias. Al punto tal, que ya no lean El Capital de Karl Marx.
El Manual lo haba reemplazado...
Cuando en Praga intenta contextualizar y demarcar las condiciones histricas de este
cuestionamiento y de esta hereja, Guevara sostiene explcitamente que su tarea crtica la
emprende desde el subdesarrollo. Su meta consista en pensar los problemas tericos de
El Capital, los problemas prcticos del capitalismo y de la transicin al socialismo, desde la
ptica poltica de los pueblos del Tercer Mundo. La Revolucin cubana se inscriba en ese
horizonte.
Si en la polmica de 1964 haba caracterizado a El Capital de Marx como un texto
humanista (en el mejor sentido de la palabra), en estas notas de 1966 el Che lo aborda
como un texto crtico de la economa poltica, pero tambin como la obra de dos genios
cientficos y de dos revolucionarios exaltados (Marx y Engels). A Guevara no se le
pasaba por alto la inseparable unidad de teora, ciencia y poltica en los fundadores de la
filosofa de la praxis.
Por contraposicin con la dimensin crtica que l encuentra en El Capital, el Che califi-
ca a la ciencia econmica marxista de su poca como simple apologtica un trmino,

238
obviamente, despectivo-. Retoma en este sentido sus apreciaciones ya expresada en la pol-
mica de 1964, cuando se quejaba diciendo que existe una crisis de teora y la crisis terica
se produce por haber olvidado la existencia de Marx.
Ms all de todos los pliegues y detalles de las anotaciones crticas del Che, lo cierto e
innegable es que ellas encierran un ncleo poltico fundamental. La Unin Sovitica est
regresando al capitalismo, advierte Guevara. Advertencia formulada un cuarto de siglo
antes del bochornoso derrumbe que la vio desplomarse sin dignidad ni decoro...
Esta amarga caracterizacin constituye, sin duda alguna, la principal consecuencia pol-
tica de los escritos inditos del Che, en lo que se refiere al estado interno de la formacin
social sovitica en 1966. Por otra parte, en cuanto al cuestionamiento central de la poltica
exterior del Estado sovitico, su apreciacin no es menos taxativa. Guevara define la doctri-
na jrucheviana de cooperacin pacfica entre los pueblos como una de las tesis ms peli-
grosas de la Urss. Y no se detiene all. Tambin agrega, terminante, que dicha doctrina
conocida en aquella poca como la coexistencia pacfica entre los dos grandes sistemas-
constituye un oportunismo de poca monta.
En esa entusiasta impugnacin guevarista de la poltica estratgica sovitica frente al
imperialismo se inscribe su referencia a Stalin y Mao. Al igual que en su carta indita a
Armando Hart de 1965, en estas notas vuelve a aparecer la -problemtica- mencin de
Stalin. Es muy probable que esto se explique al menos, desde nuestro punto de vista- por
la simpata del Che con ciertas crticas a la Urss desarrolladas por las posiciones chinas.
Era el Pc chino el que por entonces exaltaba y opona, frente a la coexistencia pacfica
de Jruchov, al binomio Stalin-Mao. Coincidiendo con esta oposicin, el Che califica la
poltica jrucheviana como un pragmatismo inconsistente. Sin embargo, debe advertirse
que en el mismo prrafo, Guevara define a la poca de Stalin como... un dogmatismo
intransigente.
Que la problemtica referencia a Stalin deriva de las posiciones chinas, puede corro-
borarse si se comparan estas notas, que Guevara redacta en Praga a comienzos de 1966, con
las notas de Mao Tse Tung de 1960. En ese ao, Mao analiza crticamente el Manual de
Economa Poltica de la Academia de Ciencias de la Urss. Para su crtica adopta como
referencia la edicin sovitica de 1959. En esas notas, Mao desarrolla un cuestionamiento al
Manual cuyo punto de vista mantiene, en algunos puntos, gran semejanza con la perspecti-
va que luego adopta el Che; mientras que, en otros casos, existe entre ambos una notable
diferencia.
Por ejemplo, el dirigente chino sostiene que La historia de todas las revoluciones ha
probado que no era necesario tener previamente desarrolladas las fuerzas productivas en su
plenitud para poder transformar las relaciones de produccin envejecidas. [...] Es necesario
antes que nada demoler la antigua superestructura por la revolucin para que las antiguas
relaciones de produccin puedan ser abolidas. (Mao Tse Tung: Notas de lectura sobre el
Manual de Economa Poltica de la Unin Sovitica, en Mao Tse Tung: Escritos inditos,
Ediciones Mundo Nuevo, Buenos Aires 1975, p. 47). Una y otra vez, Mao se queja de que
los soviticos no toman en cuenta la superestructura cuando analizan la transicin al socia-
lismo. Poco tiempo antes, en 1958, analizando uno de los ltimos libros que Stalin escribie-
ra -Problemas econmicos del socialismo en la Urss (1954)-, Mao afirma lo siguiente:
Stalin slo habla de las relaciones de produccin. No habla de la superestructura ni de las relaciones
entre sta y la base econmica. [...] Todo ello concierne a la superestructura, es decir a la ideologa. Stalin
habla nicamente de economa, no aborda la poltica (Mao: Obra citada, p. 12).

Igualmente, sostiene:
Stalin slo destaca la tecnologa y los cuadros tcnicos. No quiere sino la tcnica y los cuadros. Ignora la
poltica y las masas.

239
Conoca el Che estos comentarios de Mao al Manual sovitico y al libro de Stalin?
Cabe aclarar que estos comentarios aparecieron editados por primera vez en China -en idio-
ma chino- en 1967 y en 1969 en Mao Tse Tung Sovhsiang wansui [Viva el pensamiento de
Mao Tse Tung]. En Argentina recin se editaron en espaol- en 1975. Como es bien sabi-
do, para entonces el Che ya haba sido asesinado en Bolivia. Aunque es muy probable que,
aun sin haber ledo estos comentarios, al haber viajado a China durante la primera mitad de
la dcada del 60 como representante del gobierno cubano y de Fidel Castro, Guevara haya
podido conocer ese tipo de posiciones.
Los haya ledo o no, a un lector mnimamente informado no puede pasrsele por alto
que este mismo tipo de anlisis de Mao Tse Tung es el que plantea el Che cuando en Cuba
les responde a los partidarios del clculo econmico y el socialismo con mercado que
no hay que esperar a tener el mayor desarrollo de las fuerzas productivas para recin all
cambiar las relaciones de produccin. Desde el poder revolucionario, desde la poltica y
desde la cultura comunista que promueve la creacin de un hombre nuevo se puede acelerar
la transformacin de las relaciones de produccin, aunque la revolucin cubana todava no
haya podido desarrollar una tecnologa de punta y una industria pesada propia.

Hasta all las notables coincidencias del Che Guevara con el punto de vista de Mao Tse
Tung y los dirigentes chinos en la crtica del Manual. Ahora bien, el Che se diferencia y se
distancia completamente del punto de vista maosta cuando, en su anlisis del libro de
Stalin, Mao sostiene que:
No hace falta suprimir de golpe la circulacin de mercancas, la forma mercantil ni la ley del valor, aun-
que ellas pertenezcan tambin a la burguesa. [...] Hemos recurrido al intercambio de mercancas y a la
ley del valor como instrumento para facilitar el desarrollo de la produccin y el pasaje al comunismo
(Mao: Obra citada, p. 13.).

En el mismo sentido Mao contina:


La produccin mercantil no es un fenmeno aislado. Todo depende de aquello a lo que ella est asocia-
do: al capitalismo o al socialismo. Si est ligada al capitalismo es entonces una produccin mercantil
capitalista. Si est ligada al socialismo, es entonces una produccin mercantil socialista

La posicin de Mao no deja lugar a dudas. Comentando el Manual, el dirigente chino seala:
Es bueno considerar la ley del valor como instrumento para el trabajo de planificacin. Pero no es preci-
so convertirla en la base principal de la planificacin (Mao: Obra citada, p. 82).

Esta posicin, que Mao adopta explcitamente del pensamiento econmico de Stalin
(para oponerlo a Jruchov), sostiene que entre la ley del valor y la planificacin no existe
contradiccin alguna. Es ms, segn este punto de vista de Stalin y Mao, la planificacin
socialista puede convivir y hasta valerse de la ley del valor y del mercado para su cumpli-
miento. En el debate cubano de 1963 y 1964, semejante propuesta fue defendida por el diri-
gente poltico cubano Carlos Rafael Rodrguez y por el profesor de economa francs
Charles Bettelheim. Durante esa polmica, el Che dedic varios artculos a cuestionar ese
punto de vista.
Segn el Sistema presupuestario de financiamiento (Spf), defendido por el Che Guevara
desde el Ministerio de Industria, la ley del valor y la planificacin socialista son dos trmi-
nos contradictorios. Es errneo pensar que uno se puede valer del otro o que uno se cumple
a partir del otro. Guevara opinaba que la supervivencia de la ley del valor en la transicin al
socialismo o tenda a ser superada por la planificacin socialista o... se volva al capitalismo
(como finalmente le ocurri a la Urss). Concretamente, el Che planteaba que:
Negamos la posibilidad del uso consciente de la ley del valor, basado en la no existencia de un mercado
libre que exprese automticamente la contradiccin entre productores y consumidores. [...] La ley del

240
valor y el plan son dos trminos ligados por una contradiccin (Che Guevara: Sobre el sistema presu-
puestario de financiamiento [febrero de 1964], en El socialismo y el hombre nuevo, Obra citada, p. 287).

En una de las discusiones del Ministerio de Industria, Guevara fue ms terminante toda-
va. Alberto Mora -otro de los participantes de la polmica de 1963 y 1964, con posiciones
diversas a las del Che- haba sostenido que:
Una vez elegida la va de la direccin centralizada de la economa, falta ver si es posible recorrerla con
mtodos exclusivamente administrativos, o si alguna vez ser necesario recurrir a mtodos indirectos, aun
a la ley del valor, al problema de los precios, o a mecanismos utilizados por el capitalismo.

En total discrepancia, el Che Guevara le respondi a Mora:


No estoy de acuerdo con Alberto [Mora] sobre el problema del mtodo indirecto. El mtodo indirecto
por excelencia es la ley del valor. Y para m la ley del valor equivale a capitalismo (Alberto Mora y Che
Guevara: El plan y el hombre, en El socialismo y el hombre nuevo, Obra citada. p. 74 y 75).

El Che se tomaba bien en serio la advertencia metodolgica que Marx plantea en El


Capital cuando dice que la mercanca es la clula bsica de la sociedad capitalista. Si
sobrevive durante la transicin socialista e, incluso, si es alentada a que crezca en nombre
del socialismo mercantil, a largo plazo eso conlleva darle un nuevo impulso al capitalis-
mo que, como el ave Fnix, renace de sus cenizas, aunque haya sido polticamente derroca-
do mediante la toma del poder por los revolucionarios. Por lo tanto, el conjunto de la pol-
mica del Che contra los partidarios del clculo econmico est dirigida a cuestionar esta
posicin central de Stalin y de Mao. Esta posicin econmica es tambin poltica, como
Guevara nunca deja de aclarar en sus artculos polmicos.
La mirada crtica del Che a esta supuesta superviviencia de la ley del valor y del mer-
cado durante la transicin socialista, la prolonga ms all del cuestionamiento de la afirma-
cin de Stalin y Mao. La hereja del Che va ms lejos y ms atrs todava. Llega a cues-
tionar incluso la Nueva poltica econmica (Nep) que el propio Lenin plante en 1921.
La Nep consisti, despus del primer perodo de la revolucin bolchevique conocido
como comunismo de guerra, en la supresin de las requisiciones agrcolas y el otorga-
miento de legalidad a la manufactura y el comercio privados. A partir de la Nep, los campe-
sinos soviticos podan vender libremente sus productos a los comerciantes privados o lle-
varlos al mercado directamente, sujetos tan slo a un impuesto en especie. Evidentemente
la Nep era un paso atrs muy importante para el proyecto socialista. Lenin lo dio no porque
creyera que ese era el camino estratgico hacia el comunismo, sino debido a la debilidad
de la revolucin despus de aos de guerra civil e intervencin extranjera. Fue un producto
de la necesidad (aunque muchos socialistas mercantiles luego hicieron de ella una virtud).
Respondi a una desfavorable relacin poltica de fuerzas. En la Rusia bolchevique, fue
Nicols Bujarin quien intent legitimarla tericamente como un camino estratgico.

En estas notas de Praga, lejos de celebrar la supervivencia de la ley del valor y el merca-
do dentro del socialismo como un camino estratgico, el Che critica duramente a la Nep.
Puntualmente, sostiene que ella constituye uno de los pasos atrs ms grandes dados por la
Urss, a lo que ms adelante agrega: as qued constituido el gran caballo de Troya del
socialismo: el inters material directo como palanca econmica. Este tipo de anlisis pro-
longa retrospectivamente su posicin de 1963 y 1964 en el debate con Bettelheim, Mora y
Carlos Rafael Rodrguez.
En 1964, en la ya mencionada reunin -taquigrafiada- del Ministerio de Industria, el
Che haba afirmado:
Puesto que una empresa que funciona sobre la base de la demanda del pblico y mide su ganancia y su
criterio de gestin con relacin a eso no es ni un secreto ni una rareza; es el proceder del capitalismo. [...]
Esto est sucediendo en algunas empresas de la Unin Sovitica; son algunas experiencias particulares y

241
no pretendo de ninguna manera probar con esto que en la Unin Sovitica exista el capitalismo. Quiero
decir simplemente que estamos en presencia de algunos fenmenos que se producen porque existe crisis
de teora, y la crisis terica se produce por haber olvidado la existencia de Marx y porque all se basan
solamente en una parte del trabajo de Lenin. El Lenin de los aos 20 es tan solo una pequea parte de
Lenin. [...] Es un hecho que entre el Lenin del Estado y la revolucin y de El imperialismo, etapa supe-
rior del capitalismo y el Lenin de la Nep hay un abismo.

Ms adelante el Che agregaba su particular interpretacin de la Nep:


En la actualdiad [1964] se considera sobre todo a este ltimo perodo, admitiendo como verdad cosas
que tericamente no son ciertas, que fueron impuestas por la prctica.

Guevara termin su intervencin en esa reunin sealando:


Lenin, entre otras cosas -y perdnenme si me repito, porque lo he dicho muchas veces y tal vez hasta en
este mismo lugar- ms que un revolucionario, ms que un filsofo, es un poltico, y los polticos deben
hacer concesiones. De todos modos, sea lo que sea, en algn momento debe decir cosas que no correspon-
den a su pensamiento.

La crtica del Che a la Nep y a la canonizacin posterior que se hizo de aquella fase de
la Revolucin rusa -congelando a Lenin como un vulgar apologista del mercado- coincide
en muchsimos aspectos con la crtica que en 1925 y 1926 expres el economista sovitico
Eugenio Preobrazhensky en su libro La nueva economa.
Preobrazhensky comenz trabajando junto con Nicols Bujarin, pero una aguda polmi-
ca terica los enfrent ms tarde entre s. Luego de muchas idas y venidas y de haber mili-
tado entusiastamente junto a Len Trotsky en la Oposicin de Izquierda, Preobrazhensky
termin fusilado por el stalinismo en 1937.
Ya en 1921, en la conferencia del Partido Comunista, Preobrazhensky haba expuesto
sus crticas a la Nep, alertando sobre el peligro que implicaba para la revolucin socialista
el juego del mercado y el aliento a los campesinos ricos en detrimento del campesino
pobre. Gran parte de su reflexin giraba en torno a las relaciones contradictorias entre el
sector privado de la economa sovitica y la industria socializada. De la misma forma que
hiciera el Che Guevara en el seno de la Revolucin cubana, Preobrazhensky sostena que la
Nep derivara en una estructura dualista: industria y bancos pblicos, agricultura privada.
En ese marco, sostena, se dara una lucha entre el mercado y la planificacin llevada a cabo
por el nuevo Estado sovitico. Segn su opinin, este ltimo debera transferir al sector
pblico y socializado lo esencial de la sobreproduccin social, todava agrcola. De igual
forma que como apuntar el Che aos ms tarde, y a diferencia de las opiniones de Stalin,
Mao Tse Tung y Charles Bettelheim, Preobrazhensky plantear la relacin entre el mercado
y el plan como una contradiccin estratgica.
Haba ledo el Che Guevara a Preobrazhensky cuando redact las notas de Praga? No
lo sabemos. Su libro La nueva economa recin se publicar en Cuba en 1968 (en el N22
de ese ao, en la revista cubana Pensamiento Crtico, Hugo Azcuy realiza una resea elo-
giosa del mismo). En Mxico, tambin se publicar, pero todava ms tarde, en 1971.
Quizs el Che lo ley en ediciones europeas. En Oxford se public -en ingls- en 1965,
mientras que Pars recin apareci -en francs- en 1966.
Pero no ser nicamente en la interpretacin de la ley del valor y su relacin con la pla-
nificacin socialista dnde hallaremos la diferencia central entre Guevara y el stalinismo de
Mao Tse Tung y del propio Stalin.
La distancia central entre ambas posiciones la encontramos plenamente desarrollada en
el cuestionamento del Che Guevara a todo etapismo .
El etapismo -preconizado por todas las corrientes stalinistas, sean las aggiornadas pro-
soviticas de Jruchov o las ortodoxas prochinas de Mao- consiste en separar las tareas
democrticas o burguesas o agrarias o de liberacin nacional de las tareas espec-

242
ficamente socialistas. Son bien conocidas al respecto las clsicas posiciones de Stalin. En
las notas de Mao Tse Tung al Manual de la Academia de Ciencias de la Urss, el dirigente
chino insiste en diferenciar etapas en la lucha contra el capital burocrtico -vinculado a la
dominacin extranjera en China- de la lucha contra el capital nacional.
Para el etapismo (se apoye en los textos clsicos de Stalin, en los manuales soviticos o
en los textos de Mao Tse Tung) la revolucin pendiente en Amrica Latina no es socialista.

Cuestionando duramente este tipo de anlisis, en estas notas inditas de Praga, el Che
vuelve a insistir con la misma idea que tambin plantear en su Mensaje a los pueblos del
mundo a travs de la Tricontinental:
Por otra parte las burguesas autctonas han perdido toda su capacidad de oposicin al imperialismo -si
alguna vez la tuvieron- y slo forman su furgn de cola. No hay ms cambios que hacer; o revolucin
socialista o caricatura de revolucin.

Mientras el Manual sovitico analizado por Guevara sostiene que: La burguesa nacio-
nal participa en esta lucha [para derrocar la dominacin del imperialismo] y desempea
cierto papel progresivo; y mientras en sus comentarios Mao Tse Tung insiste una y otra
vez en diferenciar entre el capital burocrtico asociado en China a la dominacin
extranjera- y el capital nacional, la posicin del Che Guevara rompe totalmente con dicha
concepcin. El Che replica:
Histricamente esto fue cierto, en la actualidad es falso.

Refirindose al proceso de alianza entre las burguesas y los capitales imperialistas,


Guevara plantea que: se produce una alianza entre explotadores de diversos sectores y los
grandes terratenientes incursionan en la industria y el comercio.
Separando an ms las posiciones propias de las preconizadas por el etapismo, ms ade-
lante Guevara agrega en sus notas de Praga:
La lucha contra la burguesa es condicin indispensable de la lucha de liberacin, si se quiere arribar a
un final irreversiblemente exitoso.

Cul es la fuente terica de esta crtica abierta, nunca solapada, de Guevara al etapis-
mo? En primer lugar, la propia experiencia poltica de la Revolucin cubana. A diferencia
del antiguo Partido socialista popular, Fidel Castro y el resto de la direccin cubana nunca
separaron en dos al proceso revolucionario. El pasaje entre una fase nacional-antimperialis-
ta y una fase socialista se dio en forma ininterrumpida. De all en adelante, todos los llama-
dos internacionales realizados desde la Revolucin cubana al resto de las organizaciones y
pueblos de Amrica latina siempre apelaron a la idea de una revolucin socialista (no
democrtico burguesa ni agraria-antiimperialista) continental. Desde las primeras
declaraciones de La Habana hasta las declaraciones de la Organizacin latinoamericana de
solidaridad (Olas).
Aunque haya sido la principal, esa no fue seguramente la nica fuente del Che. A pesar
de que no aparece citado explcitamente en sus libros y artculos, segn el testimonio del
militante peruano Ricardo Napur que trabaj junto al Che durante los primeros tiempos
de la revolucin en Cuba, preparando contactos con otros sectores revolucionarios sudame-
ricanos, peruanos y argentinos- Guevara habra ledo La revolucin permanente (1930) de
Len Trotsky en 1960. El mismo Napur le habra acercado este libro al Che y, a los pocos
das, habran mantenido un dilogo sobre el texto ya ledo por Guevara.
De cualquier forma, tampoco se agotan all las posibles fuentes de la crtica guevarista al etapismo. Ya
durante los aos 20, ms precisamente en 1928, Jos Carlos Maritegui haba planteado que: La revolu-
cin latinoamericana, ser nada ms y nada menos que una etapa, una fase de la revolucin mundial. Ser
simple y puramente, la revolucin socialista. A esta palabra, agregad, segn los casos, todos los adjetivos

243
que queris: antimperialista, agrarista, nacionalista-revolucionaria. El socialismo los supone, los
antecede, los abarca a todos (Jos Carlos Maritegui: Aniversario y balance. Editorial de Amauta
N17, ao II, Lima, septiembre de 1928).

Es seguro que el Che conoca a Maritegui, tanto por su primera compaera Hilda Gadea
(peruana) como por haber mantenido amistad con el mdico comunista peruano Hugo Pesce,
delegado de Maritegui a la primera Conferencia comunista sudamericana de 1929.

La hereja del Che no termina tampoco en su crtica del etapismo. Guevara tambin
cuestiona en estas apretadas lneas de Praga el recurrente hbito del marxismo ortodoxo
repetido en todos los manuales cientficos de la Urss, no slo en los de economa- que
consiste en atribuirle a fenmenos histricos producto de condiciones y circunstancias
coyunturales, el carcter de... ley. Esta polmica aseveracin de Guevara, no tiene con-
secuencias a la hora de comprender el conjunto de la concepcin materialista de la historia?
Creemos que s. Pretender legitimar posiciones polticas coyunturales -como las de la Nep-
en nombre de las temidas leyes de la dialctica o las leyes de la economa constituye
uno de los recursos metafsicos ms dainos que ha sufrido el marxismo latinoamericano a
lo largo de toda su historia.
Vinculando el problema de la planificacin (eje del debate de 1963-1964), con su marxis-
mo humanista, Guevara vuelve a repetir sus opiniones crticas del socialismo mercantil,
siempre rebosante de fetichismo y cosificacin. All define entonces la planificacin como
la posibilidad de dirigir cosas, de quitarle al hombre su condicin de cosa econmica.
En consonancia con esta concepcin, como en todos sus escritos anteriores, Ernesto
Guevara vuelve a apelar a la conciencia y a la educacin comunista, esos inmensos agujeros
negros del socialismo real. La educacin comunista a la que aspira el Che, dirigida a la
construccin de una humanidad nueva, enfoca sus caones contra el inters material, ya que
apunta a que el individuo acte de acuerdo a su deber social y no a su barriga.

Por ltimo, debemos prestar atencin al modo en que Guevara discute con las concep-
ciones ms catastrofistas del marxismo.
Segn stas, la cada del capitalismo y de su prolongacin contempornea, el imperialis-
mo, es inevitable. La fuente de donde se extraen a menudo este tipo de anlisis proviene de
la ley que Marx expone en el tomo III de El Capital acerca de la cada decreciente de la tasa
de ganancia. Frente a este tipo de lecturas deterministas, que aplican mecnicamente esta
ley, el Che sostiene: Los monopolios la contrarrestan a costa de los pases dependientes.
No hay catastrofismo economicista. La ley tiene sus elementos de contratendencia. Guevara
agrega: El imperialismo tiene an gran vitalidad.
Cules son las consecuencias polticas de este anlisis?
Pues que el imperialismo no se cae jams solo..., hay que derrumbarlo!.

En momentos como los actuales, cuando algunas corrientes del movimiento mundial de
lucha y resistencia contra la globalizacin capitalista apelan a un capitalismo ms huma-
no, a un mercado solidario y no tan salvaje o a una globalizacin ms racional, la lec-
tura de las notas crticas del Che Guevara se torna inaplazable.
Las rebeliones y las revoluciones del futuro no se podrn dar el lujo de prescindir o des-
conocer estas reflexiones.

244
CUADERNOS DE PRAGA1
NOTAS [INDITAS] SOBRE EL MANUAL DE ECONOMA POLTICA
DE LA ACADEMIA DE CIENCIAS DE LA URSS [PRAGA, 1966]
de Ernesto Che Guevara
(editadas por Orlando Borrego Daz)

Necesidad de este libro

Desde la aparicin de El Capital, los revolucionarios del mundo tuvieron un monumen-


to terico que esclareca los mecanismos del sistema capitalista, la lgica interna de su irre-
mediable desaparicin.
Durante muchos decenios fue la enciclopedia donde se beba el material terico indis-
pensable a las nuevas generaciones de luchadores. An hoy el material no se ha agotado y
maravilla la claridad y profundidad de juicio de los fundadores del materialismo dialctico.
Sin conocer El Capital no se es economista en el pleno y honroso sentido de la palabra.
No obstante, la vida sigui su curso y algunas de las afirmaciones de Marx y Engels no
fueron sancionadas por la prctica, sobre todo, el lapso previsto para la transformacin de la
sociedad resultaba corto. La visin de los genios cientficos se nublaba ante la perentoria ilu-
sin de los revolucionarios exaltados. Con todo, las conmociones sociales aumentaron en pro-
fundidad y extensin, y los conflictos provocados por el reparto del mundo entre las naciones
imperialistas dieron origen a la primera guerra mundial y a la Revolucin de Octubre.
A Lenin, Jefe de esta Revolucin, le corresponde tambin el mrito histrico de haber
dilucidado el carcter que tomaba el capitalismo bajo su nueva forma imperialista y enun-
ciado el ritmo desigual que asume el desarrollo en la sociedad -como en toda la naturaleza
por otra parte-, previendo la posibilidad de romper la cadena imperialista en su eslabn ms
dbil y convirtindola en hechos.
La enorme cantidad de escritos que dejara a su muerte constituyeron el complemento
indispensable a la obra de los fundadores. Luego el manantial se debilit y slo quedaron
en pie algunas obras aisladas de Stalin y ciertos escritos de Mao Tse Tung como testigos
del inmenso poder creador del marxismo.
En sus ltimos aos, Stalin temi los resultados de esa carencia terica y orden la
redaccin de un manual que fuera asequible a las masas y tratara los temas de la economa
poltica hasta nuestros das.
Ese manual ha sido traducido a las principales lenguas del mundo y se han hecho de l
varias ediciones, sufriendo cambios pronunciados en su estructura y orientacin, a medida
que se producan cambios en la Urss.
Al comenzar un estudio crtico del mismo, encontramos tal cantidad de conceptos rei-
dos con nuestra manera de pensar que decidimos comenzar esta empresa -el libro que

1 Queste note inedite del Che sono apparse per la prima volta nel libro di Orlando Borrego Daz, Che. El cami-
no del fuego, Imagen Contempornea, La Habana 2001, (ma anche Editorial Hombre Nuevo, Buenos Aires 2001),
pp. 381-422. Una recensione di Antonio Moscato a questo libro apprsa in Che Guevara. Quaderni della
Fondazione n. 4/2001, p. 344. (E un numero dedicato in modo particolare al Che e i Paesi dellEst, a cura dello
stesso Moscato.) Un piccolo dossier, con lintroduzione del Che qui riportata, alcune pagine di Orlando Borrego e
con un intervento di Roberto Guevara, alle pp. 103-20.
Il libro non stato ancora tradotto in italiano. Massari editore, che desidererebbe farlo, non ha le risorse econo-
miche per far tradurre e pubblicare un libro cos voluminoso (446 pagine). Diverso il caso di un altro editore,
specializzato in America latina (uno che ha ricavato migliaia e migliaia di dollari dalla vendita dei libri su Fidel, il
Che e Cuba), che, bench richiesto di pubblicare il libro, ha rifiuta di farlo temendo - come ha dichiarato a un
autorevole membro della nostra Fondazione - che le vendite non fossero sufficienti a recuperare le spese [r.m.].

245
expresara nuestros puntos de vista- con el mayor rigor cientfico posible y con la mxima
honestidad. Cualidad imprescindible esta ltima, porque el estudio sereno de la teora mar-
xista y de los hechos recientes nos colocan en crticos de la Urss, posicin que se ha con-
vertido en oficio de muchos oportunistas que lanzan dardos desde la extrema izquierda para
beneficio de la reaccin.
Nos hemos hecho el firme propsito de no ocultar una sola opinin por motivos tcticos,
pero al mismo tiempo, sacar conclusiones que por su rigor lgico y altura de miras ayuden a
resolver problemas y no contribuyan slo a plantear interrogantes sin solucin.
Creemos importante la tarea porque la investigacin marxista en el campo de la econo-
ma est marchando por peligrosos derroteros. Al dogmatismo intransigente de la poca de
Stalin, ha sucedido un pragmatismo inconsistente. Y, lo que es trgico, esto no se refiere
slo a un campo determinado de la ciencia; sucede en todos los aspectos de la vida de los
pueblos socialistas, creando perturbaciones ya enormemente dainas pero cuyos resultados
finales son incalculables.
En el curso de nuestra prctica y de nuestra investigacin terica llegamos a descubrir
un gran culpable con nombre y apellido: Vladimir Ilich Lenin.
Tal es la magnitud de nuestra osada. Pero quien tenga la paciencia de llegar hasta los
ltimos captulos de esta obra, podr apreciar el respeto y la admiracin que sentimos hacia
ese culpable y hacia los mviles revolucionarios de los actos cuyos resultados ltimos
asombraran hoy a su realizador.
Se sabe desde viejo que es el ser social el que determina la conciencia y se conoce el
papel de la superestructura; ahora asistimos a un fenmeno interesante, que no pretendemos
haber descubierto pero sobre cuya importancia tratamos de profundizar: la interrelacin de
la estructura y la superestructura. Nuestra tesis es que los cambios producidos a raz de la
Nueva poltica econmica (Nep) han calado tan hondo en la vida de la Urss que han marca-
do con su signo toda esta etapa. Y sus resultados son desalentadores: La superestructura
capitalista fue influenciando cada vez en forma ms marcada las relaciones de produccin y
los conflictos provocados por la hibridacin que signific la Nep se estn resolviendo hoy a
favor de la superestructura: SE EST REGRESANDO AL CAPITALISMO.
Pero no queremos anticipar en estas notas prologales sino la medida de nuestra hereja;
tommonos el tiempo y el espacio necesario para tratar de argumentarla en extenso.

Otra caracterstica tiene esta obra: es un grito dado desde el subdesarrollo. Hasta el
momento actual, las revoluciones de tendencia socialista se haban producido en pases
sumamente atrasados -asolados por la guerra, adems- o en pases de relativo desarrollo
industrial (Checoslovaquia, parte oriental de Alemania) o en pases continente. Y todos for-
mando una unidad geogrfica.
Hasta ahora, no haba iniciado la aventura socialista ningn pequeo pas aislado, sin
posibilidad de grandes mercados ni de un rpido aprovechamiento de la divisin internacio-
nal del trabajo, pero, al mismo tiempo, con un estndar de vida relativamente elevado. Los
errores, las embestidas ciegas, tambin tendrn lugar, como historia til, en estas pginas;
pero lo ms importante son nuestras razones, razones que identificamos con las de los pa-
ses de escaso desarrollo, en su conjunto, motivo por el cual pretendemos darle valor de cier-
ta universalidad a nuestros planteamientos.
Muchos sentirn sincera extraeza ante este cmulo de razones nuevas y diferentes,
otros se sentirn heridos y habr quienes vern en todo el libro slo una rabiosa posicin
anticomunista disfrazada de argumentacin terica. Pero muchos, lo esperamos sincera-
mente, sentirn el hlito de nuevas ideas y vern expresadas sus razones, hasta ahora inco-
nexas, inorgnicas, en un todo ms o menos vertebrado.
A ese grupo de hombres va dirigido fundamentalmente el libro y tambin a la multitud
de estudiantes cubanos que tienen que pasar por el doloroso proceso de aprender verdades

246
eternas en las publicaciones que vienen, sobre todo, de la Urss y observan cmo nuestra
actitud y los repetidos planteamientos de nuestros dirigentes se dan de patadas con lo que
leen en los textos.
A los que nos miren con desconfianza basados en la estimacin y lealtad que experi-
mentan respecto a pases socialistas, les hacemos una sola advertencia: la afirmacin de
Marx, apuntada en las primeras pginas de El Capital, sobre la incapacidad de la ciencia
burguesa para criticarse a s misma, utilizando en su lugar la apologtica, puede aplicarse
hoy, desgraciadamente, a la ciencia econmica marxista. Este libro constituye un intento de
retomar la buena senda e, inmediatamente de su valor cientfico, nos cabe el orgullo de
haberlo intentado desde este pequeo pas en desarrollo.
Muchos sobresaltos esperan a la humanidad antes de su liberacin definitiva pero -nos
gua el ms absoluto convencimiento de ello- esta no podr llegar sino a travs de un radi-
cal cambio de estrategia de las principales potencias socialistas. Si este cambio ser produc-
to de la insoslayable presin imperialista o de una evolucin de las masas de esos pases, o
de una concatenacin de factores, es algo que dir la historia; nosotros aportamos nuestro
modesto granito de arena con el temor de que la empresa sea muy superior a nuestras fuer-
zas. En todo caso, queda el testimonio de nuestra intentona:
Nuestra fuerza de corazn ha de probarse aceptando el reto de la Esfinge y no esqui-
vando su interrogacin formidable.

[di qui in avanti, mostreremo in corsivo i commenti di Orlando Borrego, in corpo riportato
(corpo 8) le citazioni dal Manuale di economia politica, in tondo i brani del Che (n.d.r.).]

Sobre el ndice del proyectado libro, es necesario hacer algunas aclaraciones que a mi
entender tienen importancia desde el punto de vista metodolgico. El Che denomin Plan
Tentativo al proyecto de ndice, lo que indica lgicamente que en la medida que se fuera
avanzando en las investigaciones y estudios correspondientes, se podra perfeccionar el
referido proyecto, cosa totalmente usual al tratarse de investigaciones en el campo de las
ciencias sociales o en cualquier otra rama del conocimiento. Despus del Prlogo
Explicatorio, la sntesis biogrfica de Marx y Engels, la explicacin del mtodo de Marx y
el Prlogo a la Crtica de la Economa Poltica como pieza de conviccin de un mtodo, el
ndice est dividido en cinco apartados fundamentales: Parte Introductoria; Primera
Parte: Capitalismo; Segunda Parte: Imperialismo; Tercera Parte: El Perodo de
Transicin, y Cuarta Parte: Problemas del Socialismo.
En la Parte Introductoria se consideran los mtodos de produccin precapitalista,
desde el esclavismo en sus distintas etapas hasta el feudalismo. Esta Parte Introductoria
termina con el nacimiento del capitalismo y las insurrecciones frustradas, como las revolu-
ciones inglesa, francesa y de los Estados Unidos.
La primera parte, que se refiere al capitalismo, tiene una subdivisin detallada que
comienza con un repaso histrico del sistema, contina con una Sntesis srtica de El
Capital y termina con el Clculo de la reproduccin ampliada y las crisis.
La segunda parte referida al imperialismo empieza con la colonia hasta la neocolonia,
para luego continuar con los tratadistas del imperialismo, la concentracin del capital, el
capital financiero y finalmente trata la estrategia antimperialista.
La tercera parte sobre el perodo de transicin, comienza con el planteamiento del pro-
blema desde Marx hasta Lenin, para continuar con un anlisis completo de todo el periodo
de transicin terminando con Cuba:
Sus precursores, las ideas socialistas, la revolucin, las grandes transformaciones y el
Sistema Presupuestario de Financiamiento con nfasis en su basamento terico.

247
Por ltimo, la cuarta parte del ndice, incluye: El Socialismo y el hombre, luego ocho
subcapitulos, donde se tratan los fundamentales aspectos del sistema, para terminar con
las personalidades del socialismo. Las personalidades a estudiar son: Lenin, Stalin, Mao,
Kruschov, Tito y Fidel. A partir del ndice, el Che comienza con las notas sobre el libro, las
que titula:
Preguntas sobre la enseanza de un libro famoso (Manual de Economa Poltica,
Academia de Ciencias de la Urss).
Han pasado ms de treinta aos desde que el Che escribi el Plan Tentativo del ndice
para el contenido del libro. Muchas cosas han sucedido desde aquella fecha hasta hoy.
Entre las ms trgicas se encuentran; la propia muerte del Che, el derrumbe del campo
socialista, tal como l lo pronosticara, y la existencia de un mundo unipolar en medio de
una poca de globalizacin capitalista neoliberal que ni el propio Che pudo predecir.
Este conjunto de hechos que han cambiado la faz del mundo en detrimento de los pases
pobres de la tierra ha estado acompaado de otros acontecimientos trascendentales como
el de la supervivencia de la Revolucin cubana, convertida ahora, como nunca antes, en la
primera trinchera del socialismo a 90 millas del imperio ms poderoso de la historia de la
humanidad. Continan defendiendo las banderas del socialismo, aunque con cambios
importantes en su tctica y estrategia, pases como la Repblica Popular China, Corea del
Norte y la Repblica de Vietnam.
Todas estas nuevas realidades y muchas otras consideraciones en relacin con los
fenmenos ocurridos en los pases socialistas de Europa y en el mundo en general, tendr-
an que ser tratados a la hora de abordar un estudio de la economa poltica del socialismo
como aspiraba y sugera el Che que se llevara a cabo. Ese acucioso estudio tendra que ser
la obra de un colectivo de trabajo con la formacin cientfica suficiente como para no vul-
garizar las sugerencias y las expectativas enunciadas por el Che en el Plan Tentativo y en
sus notas sobre el Manual de Economa Poltica.
Muchos se preguntarn por qu los encargados por el Che de realizar esta tarea, aun-
que sea a manera de ejercicio, como me deca en la carta que me enviara desde Praga,
no fuimos capaces de por lo menos comenzarla durante todos los aos transcurridos desde
su asesinato en Bolivia hasta la fecha. Quizs lo ms honrado es responder que no existen
justificaciones crebles, pero la realidad ha sido, por lo menos en mi caso personal, que lle-
vado por las propias enseanzas del Che, no me consideraba con la preparacin cientfica
necesaria como para emprender la gigantesca tarea por l encomendada. En segundo tr-
mino, aunque hubiese podido ayudar en la direccin o coordinacin del proyecto, opt por
tomar una decisin despus de la muerte del Che.
En tal caso la decisin fue tomada ante dos alternativas posibles: la de continuar cum-
pliendo con el deber social en el trabajo que se me haba asignado por la Revolucin o soli-
citar que se me liberara de mis obligaciones corrientes para dedicarme por entero a colabo-
rar en la elaboracin del libro. Tom la primera decisin, junto a la de dedicarme varios
aos a los estudios de economa, mediante un sistema intensivo que slo fue posible realizar
gracias a las oportunidades que me brind la Revolucin y a un incuestionable esfuerzo per-
sonal, combinado con el trabajo diario, que me permiti cumplir con la meta que me haba
impuesto. Casi inmediatamente despus de culminar dichos estudios fui designado director
de una de las empresas martimas ms complejas del pas, que me ocup durante ocho aos,
periodo durante el cual no poda ni pensar en ocuparme del proyecto del libro.
Terminada la labor en la referida empresa, pas a desarrollar la funcin de asesor del
Ministro de Transporte de Cuba, tarea que empezaba a cumplir cuando se produjo el gran
descalabro del campo socialista. A partir de ese momento hasta hace tres aos me pareca
que si el Che viviera no me hubiese perdonado que me dedicara al libro, sobre todo a prin-
cipios del Perodo especial que ha vivido y an vive mi pas en la actualidad.

248
Siempre he pensado, y as lo he dicho pblicamente, que si el Che estuviera vivo y en
Cuba en estos momentos, estuviera dedicando todo su esfuerzo e inteligencia para sacar al
pas del ya prolongado Perodo especial a que ha estado sometido y que tantos sufrimien-
tos ha ocasionado a nuestro heroico pueblo.
Hoy en da ya no soy el hombre joven que conoci el Che, ni el hombre maduro de
cuando termin formalmente mis estudios de economa en 1980. Hoy me encuentro ade-
ms, entre los militantes de la tercera edad, y como integrante de la gerontocracia
cubana contino prestando mis aejos servicios a la obra de la Revolucin. Durante los
ltimos tres aos he robado horas al descanso para escribir este modesto libro, que en mi
opinin recoge en gran parte las reflexiones del Che sobre el tema de la economa poltica.
Aunque no es exactamente el libro indicado por el Che, considero un deber social haberlo
escrito. Creo que el Che lo hubiese aprobado, no como un homenaje a l, sino como una
necesidad para los jvenes cubanos de ahora y del futuro. Sera absurdo pensar que el
libro fuera a satisfacer inquietudes literarias de importancia, pero de lo que s estoy seguro
es que presenta con objetividad una parte fundamental de la vida del Guerrillero Heroico
durante la difcil batalla que supo librar junto a Fidel y a sus compaeros por la edifica-
cin del socialismo en esta pequea isla del Caribe. Aquello que l llam lo ms puro de
mis esperanzas de constructor.
Durante los aos que me quedan, estoy en disposicin de trabajar en el libro sugerido
por el Che, cuando estn creadas las condiciones organizativas para ello, y en la medida
que he explicado anteriormente. Mientras tanto he considerado tambin un deber anticipar
estas brevsimas reflexiones a manera de apretada sntesis sobre la futura obra que de
seguro se culminar algn da, como todas las obras que siempre se ha propuesto la
Revolucin cubana.
Al abordar la sntesis del contenido propuesto por el Che, lo primero que salta a la vista y
que ya conocamos de antes, es la marcada intencin del Comandante Guevara de poner de
relieve la gran calidad humana de Carlos Marx y Federico Engels. Es decir, resaltar el
humanismo marxista, que durante tantos aos fue opacado, quizs debido, entre otras cosas,
al impacto que caus en el mundo la obra cumbre de El Capital, que como deca el Che,
haba convertido a Marx en un dolo de piedra por el propio rigor cientfico-materialista
de la obra escrita por el padre del materialismo dialctico. Ese toque de ternura del
Guerrillero Heroico a la obra humanista de los fundadores se expresa con mayor fuerza en la
sntesis biogrfica que escribi para la parte introductoria del libro de Economa Poltica.
Marx y Engels nacieron geogrfica y cronolgicamente cercanos en Alemania. El pri-
mero el 5 de mayo de 1818 y el segundo el 28 de noviembre de 1820. Esa casual cercana
los uni posteriormente, a partir de un momento determinado, sellando una amistad tan
entraable que slo es concebible en dos seres humanos de la grandeza de aquellos dos
gigantes que dedicaron lo mejor de sus vidas al desarrollo cientfico del marxismo y a sus
luchas por la causa de la clase obrera.
Federico Engels siempre tuvo la posibilidad de estar desprovisto de privaciones econ-
micas y su gran preocupacin fue la de ayudar a subsistir a su gran amigo, acosado siem-
pre por la miseria y permanentemente dedicado a sus investigaciones cientficas y a la
organizacin de la clase obrera.
Carlos Marx se uni en matrimonio a una persona, que segn resalta el Che, desempe-
ara un importante papel en su vida: Jenny de Westfalia. Fue una mujer que en sentido
intelectual no hizo otra cosa que ser una ciega enamorada de su marido y dedicarse con
amor a servir de copista de sus manuscritos. Jenny percibi el genio de Marx y se consagr
a seguirlo, renunciando a todos los sueos de las mujeres de su clase, ya que proceda de
una familia con holgada situacin econmica y de una tranquila posicin social. Varios de
los hijos nacidos del matrimonio de Marx y Jenny murieron directa o indirectamente debi-
do a la miseria que vivieron durante varios aos.

249
Antes de Marx dedicarse por entero a su obra de El Capital, tanto l como Engels escri-
bieron numerosos e importantes trabajos, que se intercambiaban con el ms ferviente
apego cientfico. Ya en Inglaterra, Engels se radic en Manchester como Representante de
la fbrica de tejidos de la que su padre era co-dueo y Marx qued en Londres entregado a
sus investigaciones. La poca de Londres fue una de las ms negras en la vida de Marx. Su
amigo no ganaba entonces lo suficiente para ayudarlo como quisiera y tena que mantener-
se, adems, junto a Mary Burns, muchacha irlandesa que fue compaera de Engels hasta
su muerte.
La nica entrada que tuvo Marx durante aquella poca eran sus artculos, que escriba
para el New York Herald Tribune y que en ocasiones no se los pagaban. Por estos aos se
produjo la muerte de su hijo Edgar, que dej las ms amargas huellas tanto en l como en
su esposa. El Che destaca que Marx quiso a su mujer y sus hijos con cario ejemplar, pero
debi anteponerles su obra revolucionaria, sufriendo de esa manera la dolorosa realidad
de tener dos amores tan excluyentes: su familia y su amor al proletariado.
En 1861, Marx perdi su fuente de ingreso en el New York Herald Tribune a causa de
la guerra civil norteamericana. Decidi volverse un hombre prctico, y estuvo a punto
de lograr un empleo en una oficina ferroviaria, pero finalmente no pudo obtenerlo debido a
su mala caligrafa. En carta a Meyer en 1867 declara que estuvo rondando al borde de la
tumba y por ello tuvo que aprovechar todo momento que le fue posible para poder terminar
el trabajo al cual haba sacrificado su salud, su felicidad en la vida y su familia.
Luego expresaba que si l hubiera resuelto ser un buey, podra desde luego dar la
espalda a las agonas de la humanidad y mirar por su propio pellejo. Pero confesaba que
en ese caso se hubiera considerado realmente imprctico si no hubiera terminado por com-
pleto su libro, por lo menos en borrador. Ese mismo ao Marx vio coronada parte de su
obra con la publicacin del primer tomo de El Capital. Los restantes no fueron publicados
hasta despus de su muerte. El Che seala que Marx no pudo terminar de escribir todo su
pensamiento econmico, ya que faltaron partes enteras como la del comercio exterior, que
le hubiera permitido al menos atisbar el naciente fenmeno imperialista.
Cada vez ms enfermizo, aunque libre de las preocupaciones econmicas, gracias a
Engels, vivi los ltimos aos pasando por el sufrimiento de perder a sus dos Jennys, madre
e hija, en diciembre de 1881 y 1883 respectivamente. Carlos Marx morira el 14 de mayo de
1883. Aquel ser humano, cuyo cario se extendi al mundo entero, ha sido desfigurado por
la historia, segn el Che, hasta convertirlo en un dolo de piedra. Para que su ejemplo sea
ms luminoso, es necesario rescatarlo y darle su verdadera dimensin humana.
Engels continu la obra de su entraable amigo y el 5 de agosto de 1895, a los 75 aos,
muere vctima de un cncer que lo hizo sufrir terriblemente. El Che seala, en la sntesis
biogrfica, que como dato curioso, este pensador del socialismo cientfico, materialista
hasta la mdula, tuvo un gesto romntico, al dejar en su testamento instrucciones para que
sus cenizas fueran arrojadas al Mar del Norte, en un punto de la costa que gustaba fre-
cuentar.
Al resumir muy brevemente lo que el Che ms destaca del humanismo marxista hay que
convenir, que cuando l se sensibiliza de tal forma con las penas de Marx, con la grandeza
de la amistad revolucionaria profesada por Engels, y hasta con la belleza romntica de los
ltimos sentimientos del ms fiel continuador de Marx, est demostrando, aunque de segu-
ro no se lo propuso, que l por su propia naturaleza, por su formacin marxista, y por la
voluntad que se ha forjado con delectacin de artista durante su vida, es otro ejemplo
cimero de humanismo revolucionario.
El Che conoci el sufrimiento fsico por motivos de su enfermedad. Senta un gran amor
por su familia y supo anteponerle el que senta por la causa del proletariado y por la de la
humanidad como un todo. El dolor fsico lo acompa en ocasin de sus heridas en comba-
te durante la guerra en Cuba y hasta sus ltimos momentos en Bolivia, cuando fue herido

250
por el enemigo y luego vilmente asesinado por sus captores en la pequea escuela de La
Higuera. Fue en definitiva, uno de los alumnos ms sobresalientes de Carlos Marx y
Federico Engels y un paradigma a imitar por las nuevas generaciones de luchadores revo-
lucionarios en todo el mundo.
Por su vocacin cientifico-materialista, pasa de la sntesis biogrfica de los precursores,
a la elaboracin de sus notas sobre el Manual de Economa Poltica, con el fin de continuar
su obra de investigacin sobre una etapa no estudiada por Marx y que requiere de apre-
miantes aportes a la teora del socialismo ante la nueva realidad que se vive en el mundo.
Ayudando a actualizar esa teora, se identifica con los que quieren lo mejor para la
humanidad y no con los que defienden mezquinos intereses de poder escudndose en el dis-
curso dogmtico para inmovilizar a las masas en el enfrentamiento inevitable con el impe-
rialismo. En su anlisis est implcita la crtica mordaz contra los apologistas y contra
todos aquellos que son proclives a la falta de iniciativa y creatividad dentro del llamado
socialismo real. Lo que est planteando es el verdadero enfoque marxista en la teora revo-
lucionaria, sin concesiones de ningn tipo y haciendo de la verdad su medio ms efectivo
frente a los enemigos abiertos o encubiertos desde el punto de vista ideolgico.
El Che descalifica de inicio a todos los que piensen que puede estar actuando como un
revisionista o como un critico injusto o resentido, por algunas razones, contra la Urss.
Igualmente, pueden existir otros que piensen que detrs de su calificativo de gran culpa-
ble a Lenin, durante la ltima etapa que le toc vivir durante la poca de la Nep, se
esconde el hecho de culparlo de todos los errores desviacionistas dentro del socialismo.
A travs de las pginas de este libro se ha podido probar todo lo contrario, y sobre
todo cmo el Che durante toda su etapa de trabajo en Cuba, acudi a Lenin reiteradamen-
te para confirmar la validez de gran parte de su prodigiosa obra y para alimentarse de esta
en la difcil pero hermosa tarea de la construccin del socialismo. Adems de ser un estu-
dioso consecuente de la obra del gran genio que tom el poder en Rusia y luego fue capaz
de iniciar la edificacin de la sociedad sovitica, el Che le insista a todos sus colaborado-
res que estudiaran la obra de Lenin como una necesidad imperiosa para su formacin eco-
nmica y poltica.
De todos los libros de Lenin, el que ms nos recomendaba el Che que leyramos fue el
Estado y la Revolucin. Por otra parte, el Che fue siempre un permanente admirador de la
Urss y de su pueblo. Cultiv amistades entraables en ese gran pas, tanto en el campo
cientfico como en otras actividades. Varios de esos soviticos han sufrido dolorosamente
el derrumbe del socialismo en su pas y hoy siguen reconociendo las geniales proyecciones
tericas que el Che supo anticipar en defensa de la pureza del sistema socialista.
En el prlogo del libro, el Che pronostic los sobresaltos que esperaban a la humani-
dad antes de su liberacin definitiva, y estaba convencido que tal liberacin no llegara
sino a travs de un radical cambio de estrategia de las principales potencias socialistas.
En el caso de la Unin Sovitica, el cambio de estrategia se produjo, pero desgraciada-
mente no a favor de la liberacin definitiva de la humanidad, sino a favor del retraso hist-
rico de la liberacin de los pueblos, causando daos tan grandes que han sido superiores a
los que el Che alertara en 1965 que podan suceder de continuar por los caminos trillados
de los mecanismos capitalistas. En cambio, la trayectoria de la Revolucin Cubana des-
pus del derrumbe continu siendo la misma, profundizando en su concepcin humanista y
crtica, contrapuesta abiertamente a la que fue una forma mecanicista y dogmtica en la
Unin Sovitica y otros pases socialistas de Europa.
Al analizar las notas ms significativas del Che sobre el Manual de economa poltica
de la Academia de ciencias de la Urss, como una de las bases para el libro ya mencionado,
iniciamos nuestras reflexiones sobre las mismas de la forma siguiente:
En el primer captulo del manual, dedicado al objeto de la economa poltica, cuando
se tratan las fuerzas productivas y las relaciones de produccin, se afirma que:

251
En las condiciones del socialismo, rige la propiedad social sobre lo medios de produccin, bajo sus dos
formas: la propiedad estatal (de todo el pueblo) y la propiedad cooperativa koljosiana. En este rgimen no
se conoce la explotacin del hombre por el hombre y los trabajadores producen para s mismos, para su
sociedad. Las relaciones de produccin, libres aqu de contradicciones antagnicas, se caracterizan por ser
relaciones de fraternal colaboracin y mutua ayuda socialista.

Al Che le parece justa la primera parte de esta afirmacin. Para la segunda y ltima
parte del prrafo recomienda: investigar en ms detalle lo que se dice. En primer lugar, en
la prensa sovitica de la poca aparecan denuncias acerca de la contratacin por parte de
los koljosianos y sovjosianos de mano de obra para determinadas cosechas. De ser as, era
necesario un anlisis ms amplio donde se demostrara si era vlido que en un rgimen
socialista existiera ese tipo de contratacin, aun cuando sucediera en casos aislados. En
cuanto a la eliminacin de las contradicciones antagnicas, el mayor el cuestionamiento
del Che:
...la propiedad koljosiana choca con el rgimen establecido y hasta con la misma organi-
zacin del koljs, ya que el campesino trabaja para s, tratar de restar trabajo a la colectivi-
dad en su provecho. Frente a esa afirmaciones, existan las de Lenin que aseguraba que el
campesinado generaba capitalismo.
El Che siempre tuvo el mismo criterio, aunque consideraba que en la primera etapa del
perodo de transicin al socialismo se deba dar un tratamiento especial al campesino, no
slo por el papel que desempeara en la etapa de liberacin, sino por el que deba desem-
pear en el futuro en alianza con la clase obrera.
En el mismo captulo, al referirse al mtodo de la economa poltica, el manual expresa
que:
Cada rgimen econmico despliega ante nosotros un cuadro contradictorio y complejo. La investigacin
cientfica es la encargada de descubrir debajo de la experiencia externa de los fenmenos econmicos,
mediante el anlisis terico, los procesos profundos, los rasgos econmicos fundamentales que expresan
la esencia de las relaciones de produccin de que se trata, abstrayndose y prescindiendo de los rasgos
secundarios.
Fruto de este anlisis cientfico son las categoras econmicas, es decir, los conceptos que expresan te-
ricamente las relaciones reales de produccin de una formacin social dada, tales como, por ejemplo, los
de mercanca, dinero, clculo econmico, precio de costo, da de trabajo, etctera.

El Che llama la atencin sobre el hecho de que:


...entre las categoras econmicas, junto a las importantes del capitalismo y otras defini-
ciones, como el da de trabajo, se introduce el clculo econmico.
l nunca reconoci a este ltimo como una categora econmica propiamente, sino
simplemente como un mtodo de administracin. El Che recomienda:
...que se tenga en cuenta lo planteado en el manual para examinar las razones en que se
basan para insistir en tal definicin.
Sugiere tambin ver otra serie de definiciones sobre el mismo trmino, procedente de
distintos pases socialistas y que se observe su evolucin.
De la evolucin ya se puede hablar, porque lamentablemente han hablado los hechos. El
clculo econmico, junto a otros fenmenos, llev a los pases socialistas de Europa al capi-
talismo, tal como el Che lo haba previsto con su genial visin de pensador marxista. Fidel,
refirindose al genio visionario del Che, ha dicho que contbamos con un adivino entre
nosotros. De todas formas, dentro de la historiografa contempornea an no se ha estudia-
do con rigor cientfico todo el conjunto de factores que llevaron al derrumbe del campo
socialista. Queda por tanto pendiente profundizar sobre la gnesis y desarrollo del clculo
econmico como lo sugiri el Che. Estoy seguro que junto a ese anlisis tendrn que tenerse

252
muy cuenta varios pronunciamientos de Fidel, que como autntico y consecuente continua-
dor del marxismo, ha anticipado varios elementos adicionales que llevaron al desmerenga-
miento, como l le ha llamado varias veces al derrumbe socialista europeo.
En el capitulo 3 del manual sobre la produccin mercantil, cuando se trata el doble
carcter del trabajo materializado en la mercanca, se dice que:
En la economa natural, los hombres no crean productos para el cambio, sino para la satisfaccin de sus
propias necesidades, lo que hace que el carcter social de su trabajo se manifieste directamente bajo su
forma concreta. Por ejemplo, cuando el seor feudal se apodera del producto excedente de los campesinos
siervos bajo la forma de la renta en trabajo o en especie, se apropiaba directamente de su trabajo bajo la
forma de prestaciones personales o de determinados productos. El trabajo social, en estas condiciones, no
revesta la forma de trabajo abstracto.

Sobre esto, el Che plantea que:


En la forma como se expresa esta categora en el manual, al negarla en las relaciones
feudales, con lo cual se niega su carcter de mercanca, se la niega implcitamente en el
socialismo, donde el trabajo humano no adquiere forma de mercanca, y donde existe un
poseedor nico de los medios de produccin.
El Che agrega que esto hay que tenerlo en cuenta cuando se trate en el libro el rgimen
socialista. Creo que resulta til recordar que l abord una y mil veces este asunto en el
desarrollo del Sistema presupuestario, y siempre neg la existencia de la mercanca dentro
del sector estatal del socialismo.
Insisto en que el gran avance alcanzado por el Che en el estudio terico de esta y otras
categoras capitalistas, lo llegaron a convencer de que el uso de ellas en el perodo de
trnsito creaban una situacin hibridizante dentro del sistema socialista. Fue por eso que
en el Sistema Presupuestario se elimin el trmino venta de mercancas para calificar el
intercambio dentro de las empresas que operaban en el Sistema Presupuestario. A partir
de entonces a ese intercambio se le denomin oficialmente entrega de productos y a los
departamentos que antes se llamaban de Ventas, se les comenz a llamar de Entrega de
Productos.
Los defensores del Clculo Econmico argumentaban que las nuevas denominaciones
introducidas por el Che tenan un carcter formal y no de contenido a lo cual este respon-
da que las palabras iban operando en la mente de la gente hasta convertirse en categoras
per se. Por un problema de higiene mental era importante para l ir cambiando el len-
guaje. El cambio de esas denominaciones fue abarcando otras categoras, como se ver
ms adelante.
El Che no lleg a conocer una corriente contempornea defendida por varios autores
actualmente, denominada la neurolingistica, que fundamenta una tesis muy parecida, si
no igual, a la de l, aunque con un objetivo distinto. Esta corriente de pensamiento, muy
vinculada a los estudios actuales sobre los mtodos participativos y el liderazgo, plantea
con todos los matices propios de la procedencia de sus autores, que la expresin oral e
incluso corporal, surge de la aptitud interna del hombre, manifestndose luego por medio
del lenguaje en las relaciones entre los individuos, y por supuesto con los subordinados y
con el trabajador.
Por ltimo, en cuanto a la mercanca, y su existencia o no dentro del sector estatal, vale
la pena referirse a lo expresado por uno de los ms sobresaliente tericos del capitalismo
de la actualidad, el mundialmente conocido Peter Drucker. Afirma este autor que ya exis-
ten consorcios que no venden nada, sino que utilizan un precio de transferencia den-
tro de las empresas del mismo consorcio que es puro convencionalismo contable y que
tanto tiene que ver con impuestos como con costos de produccin. La curiosidad reside en
que todo esto es lo mismo que planteaba el Che en el caso de los consorcios socialistas,
que eran las Empresas Consolidadas del Ministerio de Industrias, donde bajo los princi-

253
pios del Sistema Presupuestario no haba venta de mercancas sino transferencia o entrega
de productos entre esas empresas estatales, que como ya se ha explicado anteriormente, la
venta slo exista cuando pasaba al consumidor individual.
En este mismo captulo, cuando se trata sobre la Ley del Valor como la ley econmica
de la produccin mercantil, se dice:
La accin de esta ley origina la diferenciacin de los productores y que la pequea produccin mercantil
engendra capitalismo y burguesa constantemente, cada da, cada hora, espontneamente y en masa.

La cita del manual est tomada del libro de Lenin La enfermedad infantil del izquierdis-
mo y el comunismo. En este caso, la nota del Che es muy escueta. Simplemente indica que:
se tenga en cuenta para cuando se estudie el rgimen koljosiano.
La indicacin resulta totalmente lgica, porque qu cosa es el rgimen koljosiano sino
un sistema compuesto por pequea produccin mercantil, bajo el sistema de Clculo eco-
nmico?
Aparte de las ventajas o no de una investigacin retrospectiva para el libro, que pudie-
ra hacerse sobre el sistema koljosiano despus de desaparecida la Unin Sovitica, pueden
anticiparse algunos elementos basados en otras experiencias que confirman lo afirmado
por Lenin. Sin ir ms lejos, en el caso cubano y como resultado de los cambios a que se ha
visto obligada la Revolucin, se ha introducido el mercado campesino que ha venido a
desempear un papel importante en el abastecimiento de productos agropecuarios a la
poblacin, pero es pblicamente conocido el caso de productores que no obstante los lla-
mados de las autoridades y las crticas de la poblacin por los distintos medios, continan
con frecuencia aumentando desmedidamente los precios de algunos productos, afectando
seriamente al pueblo y especialmente a las capas de ms bajos ingresos econmicos. Por
esa va no son pocos los campesinos que han alcanzado mrgenes de ganancias tan altos
que han llegado al enriquecimiento de l y su familia en pocos aos.
Esa posibilidad de acumular dinero en grandes cantidades mientras la competencia lo
permita, obedece al mecanismo natural del mercado donde acta la Ley del Valor. En
Cuba, el caso no es ms grave por la labor educativa realizada constantemente con los
campesinos por parte de su organizacin de masas la Asociacin nacional de agricultores
pequeos (Anap). El otro elemento por el que se lucha para contrarrestar los efectos de la
Ley del Valor en el mercado campesino es el incremento de la produccin en el sector
agropecuario estatal, que es la va natural y efectiva para lograr un balance entre la oferta
y la demanda, que satisfaga las necesidades sociales a precios ms acordes con los ingre-
sos de la poblacin.
En el captulo 4 del manual donde se analiza el Capital y la Plusvala se expresa:
La explotacin del proletariado por la burguesa constituye el rasgo distintivo fundamental del capitalis-
mo, y la relacin entre la burguesa y el proletariado es la relacin de clase fundamental de la sociedad
capitalista.

Aqu, la nota del Che es ms explcita. Plantea que:


Esta afirmacin es muy importante, y aparentemente no distingue entre el capitalismo
premonopolista y el monopolista. Corresponde a la concepcin clsica de Marx que no
haba previsto el imperialismo. Segn los chinos, hoy existe una contradiccin nueva entre
naciones explotadoras y explotadas, lo que condiciona una nueva estrategia de las fuerzas
progresistas.
Sobre este problema abundan estudios y anlisis recientes que demuestran con la mayor
objetividad la existencia de esa nueva contradiccin. Los anlisis realizados por Fidel acer-
ca del tema, tanto en Cuba corno en distintos foros internacionales alcanzaran para escri-

254
bir un libro. Por si esto fuera poco, en los ltimos aos ha surgido una constelacin de reco-
nocidos y representativos personajes del capitalismo que como tarea principal, se dedican
lgicamente a la defensa de las bondades de su sistema, que revelan con toda crudeza la
existencia de esta contradiccin, aunque no la identifican con la misma denominacin.
Entre los ms renombrados en la actualidad se encuentra George Soros, el gran zar de
las finanzas, de origen hngaro y radicado en los Estados Unidos. Soros cuenta con el atri-
buto de ser un acadmico, con ttulos de Honoris Causa en la Universidad de Yale y de
Oxford. Entre las ms connotadas afirmaciones de Soros est la de decir que el sistema
capitalista puede compararse con un imperio cuya cobertura es ms global que la de cual-
quier imperio anterior. Segn l, gobierna toda una civilizacin y, como en otros imperios,
quienes estn fuera de sus murallas son considerados brbaros. El sistema est viciado -
contina afirmando Soros -, y la relacin entre el centro y la periferia es profundamente
desigual.
El desarrollo de este fenmeno eleva la relacin entre pases explotadores y explotados
a nivel de una contradiccin insalvable por la va capitalista. La brutalidad de la economa
neoliberal enriquece cada da ms a los pases explotadores, sin equidad en lo interno y
desigualdad total en relacin con los pases pobres. Las consecuencias para el Tercer
Mundo es sencillamente aterradora, con la nica trgica ventaja de que la contradiccin
es tan enconada, que ms temprano que tarde, encontrar su solucin por la va de la
explosin social, como ha sealado Fidel en varias ocasiones.
En el mismo capitulo 4 del manual se plantea que:
Los capitalistas se esfuerzan siempre y en todas partes por reducir las condiciones materiales y culturales
de la vida del obrero al nivel ms bajo; los obreros, por su parte, ofrecen resistencia a estos intentos de los
patronos y libran una lucha tenaz por la elevacin de su nivel de vida.

Frente a esta afirmacin, el Che anota que:


La tendencia del imperialismo moderno es hacer participar a los obreros en las migajas
de su explotacin a otros pueblos. Por otra parte, la tendencia al aumento de la produccin
exige el aumento del consumo, que slo se logra de forma estable cuando ms artculos
pasan a constituir parte esencial de la vida del obrero y por lo tanto, participan en la for-
macin de su valor como fuerza de trabajo: radio, televisin, cine, aparatos domsticos,
etctera... este es un problema delicado que me parece Marx no trata con la suficiente pro-
fundidad.
Aunque no podemos en una sntesis abundar mucho sobre este tema, vale decir que des-
pus de muerto el Che, la sociedad de consumo capitalista ha continuado su carrera desen-
frenada agregando a los artculos sealados por l los ms extraos artilugios. Ante la
imposibilidad de contar con una demanda solvente inmediata para realizar todos esos
productos, sobre la base del salario nominal pagado a los trabajadores de la produccin
y los servicios, el capitalismo ha incrementado de manera descomunal los sistemas de ven-
tas a plazos, lo que trae como consecuencia otro efecto tangencial para los trabajadores,
como es el endeudamiento constante, casi siempre con la garanta de pago, acreditada por
su patrono capitalista.
Hasta un nio se dara cuenta que esa doble atadura, primero con el comerciante que
le vendi el artculo y luego con su patrono que le sirvi de garante del crdito, neutraliza
en buena medida la lucha de la clase obrera tanto en los pases desarrollados como en la
periferia. A esa demanda artificial, creada por los capitalistas, se agrega el fenmeno
del efecto imitacin de las capas ms pobres, quienes siempre tratan de adquirir los artcu-
los que son previamente adquiridos por los ricos y de lo cual stos hacen visible ostenta-
cin. Es lo que algunos socilogos que han estudiado este fenmeno en Chile actualmente
lo asocian a lo que llaman la sociedad autista.

255
Al pasar al captulo 5 del manual nos encontramos que cuando se analiza el tema de la
socializacin capitalista del trabajo y la produccin y los lmites al empleo de las mqui-
nas bajo el capitalismo, se afirma:
A la par con las contradicciones del sistema, a medida que progresa la tcnica y el capital socializa el
trabajo, aumenta la cohesin de la clase obrera y crecen su organizacin y su grado de conciencia.

La nota del Che sobre esta afirmacin del manual es tan completa que no requiere
comentario. Para l lo que se dice en el texto:
est dentro del marxismo ortodoxo en la forma, pero choca con la realidad.
Recordemos, adems, que estos criterios del Che son de 1965. l acepta que:
La clase obrera de los pases imperialistas ha aumentado en cohesin y organizacin,
pero no en conciencia, a menos que se le d esa denominacin a la conciencia de formar
parte de los explotadores mundiales Precisamente, el desarrollo de la explotacin de los
pueblos por parte de imperialismo ha provocado una dicotoma en la actitud de los obreros
de los pases imperialistas: organizacin y conciencia de la clase explotada en lo interno;
prescindencia del internacionalismo proletario en lo externo, con lo que se le anula, transi-
toriamente al menos, como vanguardia revolucionaria. El caso descrito en el manual puede
aplicarse a pases como Espaa donde el capitalismo se desarrolla sin la posibilidad de
extensin imperialista, la clase obrera debe aguantar sobre sus hombros todo el peso del
desarrollo. Tambin quizs, pases como Blgica, imperialismo decadente en que los con-
flictos obreros debern ser muy grandes, pues adems de la prdida de una posicin privile-
giada, hay que contar con el hecho de que como socio menor en el mercado comn euro-
peo, sufrir en los hombros de sus capitalistas el peso de la poca concentracin de capitales
que se avecina en el rea con su adjunto: la crisis econmica.
Slo agregaramos al comentario del Che que eventualmente, con el surgimiento de la
Comunidad Econmica Europea, pueden haber cambiado algunos matices del problema,
pero en lo esencial el fenmeno se mantiene.
En el captulo 6, sobre el salario, en sus formas fundamentales, se afirma que:
La forma del salario por tiempo de trabajo fue histricamente anterior al pago a destajo. Se empleaba
ampliamente en las primeras fases de desarrollo del capitalismo, en los tiempos en que los capitalistas
recurran principalmente, para acrecentar la plusvala, a la prolongacin de la jornada de trabajo. En la
actualidad, en que las empresas capitalistas aplican con gran frecuencia el mtodo del trabajo en cadena y
el equipo industrial automtico, van extendindose ms y ms las diversas formas del salario a destajo.
Acelerando el ritmo de las mquinas, el capitalista obliga a los obreros a trabajar cada vez ms intensiva-
mente, sin elevar las tarifas de los salarios y, si a mano viene, incluso rebajndolos.

El Che contesta que:


La tendencia del capitalismo monopolista es la de la produccin en serie automtica. En
estos tipos de produccin el obrero no puede bajar ni sobrepasar mucho la norma. La inten-
sificacin del trabajo con pago por tiempo, con castigo por no cumplir la norma y pequeos
premios por sobrepasarla, es la caracterstica de la produccin en serie, y el cumplimiento
de una norma de calidad, con salario por tiempo, el de la produccin automatizada, donde
la maquinaria impone el ritmo. La tendencia de la produccin moderna es a hacer menos
fuerte fsicamente el trabajo del hombre.
Dicho lo anterior por el Che, sera necesario contar con informacin ms detallada
acerca de diversos estudios realizados en diversos pases - y por organizaciones interna-
cionales -, acerca de la intensidad del trabajo en los distintos sistemas de produccin y el
gasto de energa asociado a aquella. Esto obviamente requiere de investigaciones ms pro-
fundas en este campo.

256
En el captulo 9, sobre la Ganancia media y Precio de produccin, cuando se trata de
la tendencia decreciente de la cuota de ganancia, el manual dice:
En su avidez por obtener ganancias ms altas, los capitalistas procuran invertir sus capitales en los pases
atrasados, donde la mano de obra es ms barata y la composicin orgnica del capital ms baja que en los
pases de industria altamente desarrollada; los capitalistas de la metrpoli refuerzan la explotacin de los
pueblos de los pases subdesarrollados. Ello agudiza todava ms las contradicciones entre los capitalistas
desarrollados y los rezagados, entre las metrpolis y las colonias.

El Che responde a esta afirmacin reconociendo que bsicamente es cierta; pero agre-
ga que:
Eso tambin agudiza las diferencias entre todos los pases industrializados y los depen-
dientes, de manera que el intercambio de productos manufacturados por agrcolas o mineros
sin procesar, teniendo como base los precios del mercado mundial capitalista, aumentan las
diferencias exactamente igual que si se tratara de dos fbricas de la misma produccin con
diferente productividad en un pas capitalista, slo que la competencia no har aumentar o
salir del mercado al ms atrasado; las condiciones se mantendrn, perpetuando el atraso de
los pases dependientes.
Al ver el anlisis de las inversiones extranjeras de los pases capitalistas este nos puede
mostrar cosas muy interesantes sobre la penetracin de capitales en pases desarrollados.
Lo planteado por el Che se est dando hoy fehacientemente en Amrica Latina por
medio de los Tratados de Libre Comercio y en otras relaciones entre los Estados Unidos y
pases dependientes. Y entre los Estados Unidos y la Comunidad Econmica Europea este
es uno de los problemas ms candentes, sin excluir que tambin sucede entre pases de la
propia Comunidad.
Entre las cosas interesantes sealadas por el Che se podra mostrar hoy el caso de
varias industrias japonesas que han penetrado el mercado norteamericano. Son varias,
pero solo voy a citar un ejemplo. Los japoneses son hoy los dueos del mercado mundial
de mquinas fax, siendo los norteamericanos los que la inventaron y la produjeron prime-
ro. Los norteamericanos vendan las mquinas al mayor precio que soportaba el mercado.
Los japoneses entraron en los Estados Unidos y, con una expectativa de tres aos para el
aprendizaje, fijaron un precio 40 % ms bajo. El resultado ha sido que hasta hace muy
poco slo quedaba en ese pas un pequeo fabricante cuyo producto es de especialidad y
fabricado en pequeas cantidades.
En el capitulo 12 que estudia la Renta y el desarrollo del capitalismo en la agricultura,
al hablar de la agudizacin de la oposicin entre la ciudad y el campo, en el manual se
afirma, tomando una cita de Lenin, que:
La agricultura va, en su desarrollo, a la zaga de la industria; es este un fenmeno peculiar a todos los
pases capitalistas y constituye una de las causas ms profundas de la ruptura de la proporcionalidad entre
las diversas ramas de la economa nacional, de la crisis y la caresta.

El Che seala que este es:


...un problema que debe estudiarse ms a fondo y, particularmente, en los ltimos dece-
nios. El principio expuesto es justo, pero no puede explicarse tan simplemente con vistas a
la extraordinaria superproduccin agrcola de pases como los Estados Unidos. La alianza
entre latifundistas, productores industriales y bancarios puede haber variado el panorama en
cuanto al atraso tcnico de la agricultura.
El pensamiento abarcador del Che resulta sorprendente cuando uno se lee notas como
esta. En los ltimos cinco aos se han concluido estudios muy serios sobre la alianza que
l seala y que puede haber variado el atraso tcnico de la agricultura. La Comisin eco-
nmica para Amrica latina (Cepal) public recientemente en forma de libro uno de estos
estudios sobre el desarrollo de la agricultura en distintos pases del rea.

257
Una de las cosas que ms me llam la atencin al leer ese estudio, fue la variedad de
esquemas que existen como resultado de la alianza entre productores, financistas, empre-
sas exportadoras de productos agrcolas, organizaciones bancarias, institutos de investiga-
cin, etc., y todo encaminado a la tecnificacin de la agricultura con el fin de lograr com-
petir internacionalmente. Si estas alianzas han cambiado el panorama del atraso tcnico
en varios pases, lo confirman las crecientes exportaciones de pases como Chile, que
comercializa productos agrcolas frescos en Japn, o Costa Rica que exporta flores y otros
productos a diversas regiones del mundo.
Bueno es aclarar que las mejoras tcnicas latinoamericanas en algunos pases no han
resuelto el grave problema alimentario en la mayora de ellos. Ese fenmeno se mantiene
muy asociado a las desigualdades en la distribucin del ingreso, aunque se hayan manteni-
do o incrementado las exportaciones de los productos agrcolas a precios competitivos en
el mercado internacional.
En el captulo 14 sobre las crisis econmicas, cuando en el manual se trata este tema y
sobre la agudizacin de las contradicciones del capitalismo, se declara que:
Las crisis son el ms palpable exponente de que las fuerzas productivas creadas por el capitalismo han
rebasado los marcos de las relaciones burguesas de produccin, por lo que estas ltimas se convierten en
un freno para el desarrollo ulterior de las fuerzas productivas.

El Che expone que:


No es posible hacer una afirmacin de este tipo o historiar las crisis desde hace 200
aos. Por otra parte, hay crisis de crecimiento que conducen a la concentracin monopolista
de los capitales. El problema es que la significacin de las crisis no fue convenientemente
estudiada por Marx, y se ha seguido con las generalizaciones expuestas por l.
En el captulo 15 sobre el del capitalismo monopolista o imperialismo, en el apartado
de la ley econmica fundamental del capitalismo en el perodo del imperialismo, el texto
aludido plantea:
Las mercancas producidas por los monopolios se venden, no a los precios de produccin sino a precios
ms altos, a precios de monopolio. El precio de monopolio es superior al precio de produccin y, por reg
general, excede al valor de las mercancas. As, pues, bajo el imperialismo y a base de la dominacin de
los monopolios, rige la ley de la alta ganancia monopolista, como expresin y desarrollo de la ley econ-
mica fundamental del capitalismo.

El Che responde que:


Si los monopolios tienen el dominio de la mayor parte de la produccin de un pas,
lgicamente se repartirn la nueva ganancia media, que ser ms alta, en detrimento de
los retrasados. Esto contradice la tesis de Marx sobre la tasa decreciente de ganancia. Una
vez ms, al fenmeno hay que buscarle su explicacin en los niveles de vida subhumanos
de los pases dependientes que contribuyen con su cuota a las superganancias de los
monopolios.
Este asunto fue muy discutido en el seminario de economa poltica al que asistimos con
el Che. Por supuesto que situar el problema en contradiccin con el expuesto por Marx no
era de ningn agrado para la ortodoxia marxista de aquellos tiempos. Aun as el Che nunca
se dio por vencido frente a los argumentos que se presentaban en contra de su tesis. Lo que
ms acept fue que se estudiara ms el asunto hasta ver si llegaba a convencerlo. Al hacer
las notas en 1965 vuelve a hacer la misma recomendacin, demostrando su respeto ante la
demostracin cientfica que pudiera surgir frente a cualquiera de sus inquietudes.
En el captulo 17 sobre el sistema colonial del imperialismo, cuando se trata de las
colonias, como apndices que abastecen a las metrpolis de productos agrcolas y mate-
rias primas, se considera que:

258
Al desarrollarse en las colonias una industria propia, crece la burguesa nacional que ocupa una situacin
doble: de una parte, el yugo del imperialismo extranjero y de las supervivencias feudales se interpone en
su camino hacia la dominacin econmica y poltica; pero de otro lado, comparte con los monopolios
extranjeros la explotacin de la clase obrera y los campesinos. Por cuanto la lucha de liberacin nacional
y de los pueblos d los pases coloniales y dependientes tiende ante todo a derrocar la dominacin del
imperialismo, a conquistar la independencia nacional y a suprimir las supervivencias feudales, la burgue-
sa nacional participa en esta lucha desempea cierto papel progresivo.

El Che dice categricamente:


Histricamente esto fue cierto, pero en la actualidad es falso. En lo pases de ms larga
experiencia de seudoindependencia poltica, como son la mayora de los pases latinoameri-
canos, el proceso de alianza entre las burguesas y los capitales imperialistas se vena ges-
tando desde tiempos atrs, la Revolucin Cubana produjo un verdadero toque de alarma
que fue escuchado por los explotadores autctonos. Por otra parte, la lucha contra los resi-
duos feudales era muy problemtica, ya que tambin se produce una alianza entre explota-
dores de diversos sectores y los grandes terratenientes incursionan en la industria y el
comercio.
En Amrica la formacin de la burguesa adquiere un matiz parasitario desde el primer
momento, constituyendo las llamadas burguesas importadoras, dependientes en absoluto
de los capitales monopolistas. La lucha contra la burguesa es condicin indispensable de
la lucha de liberacin, si se quiere arribar a un final irreversiblemente exitoso.
Al Che hay que identificarlo como uno de los principales artfices del toque de alarma
de que se habla. Tambin fue testigo de excepcin -desde la poca de la guerra de libera-
cin - de la alianza entre los explotadores de distintos sectores y los grandes terratenien-
tes. En las zonas aledaas a la Sierra Maestra estaban instalados varios de estos terrate-
nientes, que a su vez no slo incursionaban, sino que estaban ligados en varios casos al
capital industrial y al comercio. Un ejemplo palpable eran los propietarios de grandes
extensiones de tierras dedicadas al cultivo de la caa de azcar y que al mismo tiempo
eran dueos de centrales azucareros y de los grandes centros comerciales anexos a esa
industria. Mucho pudiera hablarse del carcter explotador de esas actividades anexas.
En el mismo captulo y en el apartado siguiente se afirma:
El movimiento de liberacin nacional de las colonias y los pases dependientes suma a la lucha contra el
imperialismo a la gigantesca mayora de la poblacin del planeta, oprimida por la oligarqua financiera de
unas cuantas grandes potencias capitalistas. En la lucha de los pueblos del mundo colonial por su libera-
cin desempea cada vez ms un papel dirigente el proletariado, como el jefe reconocido de las grandes
masas campesinas y de todos los trabajadores. Los intereses del movimiento proletario de los pases de
capitalismo desarrollado y los del movimiento de liberacin nacional de las colonias reclaman la fusin
de estos dos tipos de movimiento revolucionario en un frente comn de lucha contra el enemigo comn,
contra el imperialismo.

Aqu, salta el Guerrillero Heroico, como si estuviera en plena campaa en la Sierra


Maestra o en la invasin a Las Villas, y contesta:
Falso, de toda falsedad. No hay punto de contacto entre las masas proletarias de los pa-
ses imperialistas y los dependientes; todo contribuye a separarlas y crear antagonismos
entre ellas. Tambin es falso que el proletariado [se distingue el proletariado de estos pases
de la ideologa del proletariado] sea el que cumpla el papel dirigente en la lucha de libera-
cin en la mayora de los pases semicoloniales.
Y para ser ms riguroso, el Che precisa:
La escala es esta: los obreros de los pases imperialistas reciben las migajas de la explo-
tacin colonial y se vuelven cmplices de los monopolistas; los obreros de los pases
dependientes reciben un salario muchas veces menor, pero un salario al fin y tienen cierta

259
estabilidad en sus puestos sobre los que pesa una gran oferta de trabajo de campesinos sin
tierra y desalojados, los campesinos de estos pases son despojados de sus tierras para crear
la posicin latifundista y la oferta de trabajo. Su economa natural desaparece y nada la
reemplaza, son los autnticos miserables de este momento en la gran mayora de los pases.
Son la fuerza revolucionaria.
Es interesante escuchar el lenguaje del Che como un protagonista directo de la lucha de
liberacin, que aunque en un escenario especifico como el cubano, recibi el apoyo campe-
sino como la fuerza principal desde los primeros momentos de la guerra, fuerza que adems
se incorpor a la guerrilla corriendo la misma suerte de la vanguardia revolucionaria diri-
gida por Fidel que s estaba pertrechada con la ideologa de la clase obrera. Tambin es
interesante observar cmo un portador de esa ideologa puede elaborar su concepcin te-
rica posteriormente con el aval de la prctica revolucionaria llevada a cabo durante varios
aos, primero con las armas de fuego contra el enemigo y luego con las armas ideolgicas
puestas en funcin del otro objetivo supremo: la construccin del socialismo.
El captulo 17 del manual se presta de nuevo a la polmica. Este trata del lugar histri-
co del imperialismo y en su primer prrafo define dicho lugar en relacin con el capitalis-
mo en general. Utiliza la siguiente cita de Lenin El Imperialismo y la Escisin del
Socialismo:
El imperialismo es una fase histrica especial del capitalismo que tiene tres particularidades, el imperia-
lismo es:
1) capitalismo monopolista;
2) capitalismo parasitario o en descomposicin;
3) capitalismo agonizante.

Llegado este momento el Che asume la vestimenta de mdico guerrillero y alerta:


Hay que tener cuidado con afirmaciones como esta: agonizante. tiene un significado
claro en el idioma; un hombre maduro ya no puede sufrir ms cambios fisiolgicos, pero no
est agonizante. El sistema capitalista llega a su madurez total con el imperialismo, pero ni
siquiera este ha aprovechado al mximo sus posibilidades en el momento actual y todava
tiene gran vitalidad. Es ms preciso decir maduro, o expresar que llega al limite de sus
posibilidades de desarrollo.
Despus de escuchar el diagnstico del Che, cabra expresar en buen cubano: Qu
trabajo y cunta sangre est costando ver morir al capitalismo agonizante!
Seguimos en el mismo captulo del manual. Ahora el tema es el del imperialismo, como
antesala de la revolucin socialista, y se repite:
El movimiento de liberacin nacional de los pueblos de los pases coloniales y dependientes contra el
colonialismo se funde cada vez ms con la lucha revolucionaria de la clase obrera de los pases imperia-
listas contra el sistema de opresin del capitalismo.

El Che se ve obligado a fustigar de nuevo y reafirma:


No. Los intereses de estas capas son antagnicos en su supervivencia, e impiden una
adecuada unin en la lucha.
En el mismo contexto y referido a la ley de la desigualdad del desarrollo econmico y
poltico de los pases capitalistas en el perodo del imperialismo, y la posibilidad de triunfo
del socialismo en un solo pas, se dice:
Para que ese triunfo se produzca, es necesario que exista un proletariado revolucionario y su vanguardia
unida en un partido poltico, y que en el pas haya un aliado serio de la clase obrera, representado por los
campesinos, capaz de seguir al proletariado en la lucha decisiva contra el imperialismo.

260
Acerca de esta afirmacin, vuelve a hablar el protagonista de vanguardia. El Che pre-
senta su prueba:
Los casos de China, Vietnam y Cuba ilustran lo incorrecto de la tesis. En los dos prime-
ros casos la participacin del proletariado fue nula o pobre, en Cuba no dirigi la lucha el
partido de la clase obrera, sino un movimiento policlasista que se radicaliz luego de la
toma del poder poltico.
Un ejemplo del policlasismo de que habla el Che es el caso de los tres Comandantes de
la Revolucin, bien conocidos por todos, Juan Almeida Bosque, Ramiro Valdz Menndez y
Guillermo Garca Fras: el primero, obrero de la construccin; el segundo, con una tra-
yectoria obrera que comenz como carpintero, aprendiz en la empresa elctrica -de donde
lo expulsaron por sus ideas revolucionarias-, ayudante en una fundicin y, finalmente,
camionero transportando caa; y el tercero, campesino de la Sierra Maestra. El papel de
los tres fue tan destacado en la lucha armada, que han pasado a la historia como ejemplos
de combatientes para las nuevas generaciones. Ninguno de los tres han escrito en extenso
sobre su propia historia, llevados por su proverbial modestia. Si lo hicieran, seguramente
sealaran cientos de casos ms. Han sido otros quienes, en justo reconocimiento a su tra-
yectoria, han hablado por ellos en ms de una ocasin.
En el captulo 18, al exponer la crisis del sistema colonial del imperialismo, se vuelve
con la afirmacin siguiente:
La clase obrera de las colonias es el combatiente ms consecuente en la lucha contra el imperialismo,
capaz de agrupar, en torno suyo a las masas de muchos millones de campesinos y a amplias capas de tra-
bajadores y de llevar la revolucin hasta el final. Todo el curso del desarrollo econmico y poltico hace
que la clase obrera de las colonias se destaque cada vez ms como la fuerza dirigente del movimiento de
liberacin nacional.

El Che replica otra vez:


Se insiste en una afirmacin que va palpablemente contra la realidad. Es un caso de apo-
logtica ciega.
El captulo 19 sobre la agudizacin de la crisis general del capitalismo despus de la
Segunda Guerra Mundial, nos obliga a presentar una afirmacin un poco extensa, pero
necesaria, del manual. Acerca de los cambios operados en la correlacin de fuerzas en el
mundo de la poca sealada se plantea:
Pero en la actualidad, la situacin ha cambiado radicalmente, ha surgido el sistema mundial del socialis-
mo, convertido ya en una poderosa fuerza. Los pases del sistema socialista defienden firme y consecuente-
mente la causa del mantenimiento y fortalecimiento de la paz entre los pueblos, partiendo de la tesis leni-
nista de que el sistema capitalista y el sistema socialista pueden perfectamente coexistir en paz y competir
econmicamente entre s. La poltica de la Unin Sovitica y de los pases de democracia popular, encami-
nada al desarrollo de la cooperacin pacfica de los Estados, independiente de su rgimen social, cuenta
con la adhesin de la. masas trabajadoras y con el apoyo de los defensores de la paz en toda la tierra.
Adems, las fuerzas de la paz han crecido al aparecer en la palestra mundial el grupo de Estados de
Europa y Asia amantes de la paz, que han proclamado como principio fundamental de su poltica exterior
la negativa a participar en ninguna clase de bloques. Se ha formado en la palestra una extensa zona de
paz, que abarca tanto a los Estados Socialistas como a los Estados no socialistas de Europa y Asia aman-
tes de la paz y cuya poblacin representa la mayora de la humanidad.
El movimiento obrero de los pases capitalistas se ha convertido en una inmensa fuerza. La victoriosa
lucha por la unidad de accin de los partidos polticos y las organizaciones sindicales de la clase obrera
hace que crezca la influencia sobre todo el curso del desarrollo histrico. Cada vez es ms extenso el
movimiento de liberacin nacional de los pueblos de los pases coloniales y dependientes, dirigido contra
el colonialismo, contra las agresiones imperialistas y en pro de la cooperacin pacfica entre los pueblos.
Ha surgido y se ha convertido en un poderoso factor el movimiento de los partidarios de la paz, que
agrupa a cientos de millones de personas en todos los pases, incluyendo a muchos millones de habitantes
del mundo capitalista. Sobre la base comn de la defensa de la paz y la seguridad de los pueblos se funden
los representantes de los diversos grupos sociales y sostenedores de diferentes ideas polticas y religiosas.

261
En el prrafo siguiente del manual se afirma:
En estas condiciones, existe la posibilidad real de conjurar una nueva guerra. Sin embargo, mientras
exista el imperialismo, existir la base econmica que hace posible las guerras. Las fuerzas de la reaccin
internacional, representantes de los intereses de los monopolios, tienden a las aventuras blicas y a la
agresin. Tratan de desencadenar una guerra mundial, todava ms asoladora, con el empleo del arma at-
mica. Pero, en la poca actual, no son ya fatalmente inevitables.

El Che es ms escueto, pero ms firme y realista en su respuesta a estos dos enuncia-


dos. Sobre la primera parte expone:
Esta es una de las ms peligrosas tesis de la Urss, que puede aprobarse, como una posibi-
lidad extraordinaria, pero no convertirse en el lema motivo de una poltica. Tampoco ahora
las masas son capaces de impedir la guerra, las manifestaciones contra lo de Vietnam se
deben a que la sangre corre. Es el herosmo del pueblo vietnamita en lucha el que impone la
solucin; la poltica de apaciguamiento, por otro lado, ha reforzado la agresividad yanqui.
Y sobre el ltimo prrafo referido del manual, la nota del Che es particularmente lac-
nica:
Sera bueno precisar a qu es lo que llaman guerra estas gentes.
Hasta aqu he resumido lo que he considerado ms importante de las notas del Che
sobre la parte del manual de economa que se refiere al Modo Capitalista de Produccin.
Ahora contino con la sntesis sobre el Modo Socialista de Produccin. Como sobre esta
segunda parte se han tratado en el presente libro muchos aspectos analizados por el Che
durante su fructfera labor conceptual desarrollada en Cuba, tratar de ser ms conciso en
la sntesis.
En el captulo 20, al tratar los rasgos fundamentales del perodo de transicin del capi-
talismo al socialismo y el papel de la dictadura del proletariado como instrumento para la
construccin de la economa socialista, se declara:
Sin embargo, la dictadura del proletariado no es solamente el rgimen de violencia sobre los explotado-
res, ni es siquiera, en lo fundamental, un rgimen de violencia. Los partidos marxistas leninistas otorgan
preferencia a las formas ms indoloras de trnsito al socialismo y no son en modo alguno -como preten-
den hacer creer los enemigos del comunismo- partidarios a todo trance de la violencia, de la guerra civil y
de la insurreccin armada, es decir, de las formas ms agudas de la lucha de clases.

El Che utiliza una expresin, que algunos pueden considerar muy dura, para responder
a esta afirmacin:
Oportunismo de poca monta, la dictadura del proletariado es un rgimen de violencia;
est claro que la intensidad de la lucha depende de la resistencia de los explotadores, pero
nunca ser un rgimen de agua de rosas, o se lo comen.
Sin embargo, cualquier ciudadano cubano compartira absolutamente la respuesta del
Che, y ms especficamente los miles de madres cubanas que han sufrido la muerte de sus
hijos, primero torturados y asesinados durante la tirana de Batista, engendrada y ama-
mantada por el imperialismo norteamericano, y despus del triunfo de la Revolucin, ase-
sinados y muertos en lucha contra ese mismo imperialismo en los ms diversos escenarios
dentro y fuera de Cuba.
El inventario de los escenarios y los hechos sera demasiado extenso para narrarlo
completo en esta sntesis. Slo mencionar algunos: decenas de hijos de nuestro pueblo
muertos en sabotajes a centros de trabajo desde el mismo comienzo de la Revolucin en el
poder; los muertos en el sabotaje al vapor La Coubre, que fue organizado por la Agencia
Central de Inteligencia de los Estados Unidos; los muertos durante la conocida Lucha
Contra Bandidos; los muertos cuando el ataque a Playa Girn; el hecho de la crisis del

262
Caribe o de los misiles, que amenaz con la destruccin nuclear a todo el pueblo de Cuba;
los muertos en misiones internacionalistas; los fallecidos en Barbados como resultado del
sabotaje a un avin de Cubana de Aviacin, y muchos ms.
Y para rematar, la organizacin de cientos de atentados a Fidel, que no se han podido
nunca llevar a cabo, gracias a la efectividad de las fuerzas de seguridad con que ha conta-
do la dictadura del proletariado cubano para proteger al Jefe de su Revolucin. Ante
estos hechos a lo mejor Frei Betto, el conocido telogo brasileo, tan amigo y defensor de
Cuba, exclamara: Bendito sea el rgimen de agua de rosas de la Revolucin Cubana!
Pero continuemos con los enfoques econmicos del manual y las notas del Che referi-
das a aquel. En el mismo captulo y sobre la aparicin de las leyes econmicas del socia-
lismo se dice:
Con la aparicin y el desarrollo del tipo socialista de economa surge y comienza a actuar la Ley
Econmica Fundamental del Socialismo. Esto se expresa, en primer lugar, en el cambio radical operado en
cuanto al fin de la produccin; en el sector socialista, la produccin se lleva a cabo, no con el fin de obtener
la ganancia capitalista, sino con el de elevar el bienestar material y el nivel cultural de los trabajadores, con
el fin de construir el socialismo. En segundo lugar, a medida que las relaciones socialistas de produccin se
fortalecen y desarrollan, van crendose las condiciones necesarias para el logro de esta meta, mediante la
ampliacin rpida e ininterrumpida de la industria y la ampliacin de una tcnica avanzada.

El Che se mueve en terreno predilecto y explica:


Este es el punto ms dbil, pero importante, de la llamada economa socialista. La ley
fundamental citada puede ser de orden moral, colocarse a la cabeza del programa poltico
del gobierno proletario, pero nunca econmica. Por otra parte, cul ser esta ley econmi-
ca fundamental, en el caso de existir? Creo que si existe, debe considerarse a la planifica-
cin como tal. La planificacin debe calificarse como la primera posibilidad humana de
regir las fuerzas econmicas. Esto dara que la ley econmica fundamental es la de interpre-
tar y dirigir las leyes econmicas del periodo. Para mi no est suficientemente claro. Hay
que insistir en el tema.
Deseo agregar a esta nota del Che algunas reflexiones que sobre este tema tuvimos
durante su estancia en San Andrs cuando su retorno a Cuba y das antes de su partida
para Bolivia. En aquellos das, yo estaba intoxicado como resultado de algunas discu-
siones que en un plano bastante ortodoxo llevaba a cabo con un grupo de compaeros que
asistan a otro seminario sobre economa poltica que habamos organizado en el
Ministerio del Azcar. En el seminario seguamos el camino trillado de siempre a la
hora de estudiar de nuevo las leyes econmicas del socialismo. Cuando el Che me sorpren-
di con su planteamiento sobre una posible ley moral o la alternativa de que la ley econ-
mica fundamental fuera la de la planificacin, me qued cruzado, como se dice en Cuba.
Por supuesto que me dediqu ms a escucharlo que a erigirme en defensor de la ortodoxia
marxista.
Hay que recordar, como ya he dicho en pginas anteriores, que yo caminaba entonces
por terreno movedizo en cuanto a conocimientos sobre economa en comparacin con el
Che. Todava hoy considero que slo he avanzado unos pocos pasos dentro de ese difcil
pero apasionante escenario. Lo cierto es que el Che insisti en la imperiosa necesidad de
profundizar en el tema de la Ley Fundamental. En apoyo a la alternativa de que fuera la
planificacin, me puso un ejemplo concreto asociado a su visionaria proyeccin acerca del
uso de la computacin electrnica en un futuro cercano. Consideraba que la planificacin
podra convertirse, en esas nuevas condiciones, en el instrumento fundamental para dirigir
la economa y consiguientemente los destinos de la sociedad. En un rgimen de direccin
consciente como el socialismo, hablar de planificacin significaba algo mucho ms amplio,
desde el punto de vista del Sistema de Direccin, que considerar en un plan las necesida-
des puramente econmicas de la sociedad.

263
Se trataba, segn l, de conocer por la va de la participacin de pueblo, con el auxilio
de los medios automatizados de informacin, y la inteligente direccin del Partido, el con-
junto de necesidades econmicas. culturales y espirituales que sera necesario satisfacer, y
adecundolas a los recursos disponibles, conformar la proyeccin socioeconmica para el
perodo de trnsito del socialismo.
Aclaraba que no se trataba de considerar a la planificacin en el estrecho y mecnico
sentido tecnolgico de direccin de la sociedad, sino en atributo intrnseco del movi-
miento dialctico de desarrollo de esta ltima Con el desarrollo de la conciencia, el hom-
bre sera capaz de apropiarse de esos atributos y ponerlos en funcin de su desarrollo inte-
gral hasta alcanzar el objetivo supremo del comunismo, vale decir, el desarrollo de las
fuerzas productivas y la obtencin del hombre nuevo.
Bueno es aclarar que el Che reflexionaba sobre tan importante problema, pero el pro-
psito era profundizar sobre este, tal como escribi en las notas que unos meses antes me
hiciera llegar desde Praga.
Un poco ms adelante, en el mismo contexto, el manual expresa:
En el sector socialista, bajo las condiciones del incremento incesante y planificado de la produccin, ha
comenzado a actuar la ley de la elevacin constante de la productividad del trabajo.

El Che nuevamente es tajante:

Esto es una barbaridad; esa es la tendencia que mueve al capitalismo desde hace siglos.
En el prrafo que le sigue, el manual afirma:
En el sector socialista cesa la accin de la ley del valor de la fuerza de trabajo. Sobre la base de las nue-
vas relaciones de produccin surge y comienza a actuar en l la ley econmica de la distribucin con arre-
glo al trabajo, segn la cual cada trabajador percibe la remuneracin correspondiente al trabajo por l
invertido.

Nota del Che, sobre esta afirmacin:


Muy vago, muy inexacto en cuanto a la realidad de hoy. Cunto trabajo invierte un
mariscal, cuanto un maestro? Cunto un artista? Cunto un obrero? Lenin en El Estado y
la Revolucin tena una idea (marxista) que luego desech: de la equiparacin de sueldos de
funcionarios y obreros, pero no estoy convencido de que su marcha atrs sea correcta.
Puedo agregar a esta nota que el Che, siendo ejemplo de austeridad como era, nunca
escatim pagarle un sueldo decoroso a los funcionarios, aunque l nunca acept cobrar el
sueldo que le corresponda como Ministro, y continu recibiendo el de Comandante del
Ejrcito Rebelde. Cuando discutimos la estructura de sueldos para el Ministerio de
Industrias defendi el criterio de que se fijaran sueldos decorosos para los funcionarios del
organismo, aunque velaba porque no fueran desmesuradamente ms altos que los de los
obreros de alta calificacin. Este es un principio que hasta ahora ha mantenido la
Revolucin Cubana, e inclusive existen obreros que ganan mucho ms que los ministros.
En el captulo 22 del manual, en el apartado tipo slogan que lleva por ttulo: La Urss
se convierte de un pas de pequeas economas campesinas en el pas de la ms grande y
altamente mecanizada agricultura del mundo se dice:
Se cre y fortaleci en la Urss, la ms grande agricultura del mundo, en forma de un sistema general de
koljoses, estaciones de mquinas y sovjoses.

El Che, que consideraba a la agricultura como uno de los problemas ms complejos no


resueltos por el socialismo, y que lea todo lo que poda sobre el tema, plantea:
No es verdad en sus efectos. Se compara aritmticamente la tierra con los Estados

264
Unidos; eso no es ninguna base comparativa. La productividad norteamericana es extraordi-
nariamente ms alta, debido a las inversiones efectuadas en la agricultura.
Y agrega:
El otro prrafo parece una burla; decir que el rgimen koljosiano ha demostrado su
superioridad despus de las enormes compras de trigo, es una burla o el intento de tapar la
verdad con palabras.
El captulo 23 del manual trata sobre la creacin del sistema socialista de la economa
nacional. En el primer apartado, se afirma:
Fue superada la contradiccin fundamental del perodo de transicin, la contradiccin entre el socialis-
mo en ascenso y el capitalismo ya derrotado, pero todava fuerte al principio, que posea una base en la
pequea produccin mercantil. El problema de quin vencer a quin se resolvi plena e irrevocablemen-
te a favor del socialismo, tanto en la ciudad como en el campo. La Nep, instaurada con vistas al triunfo de
las formas socialistas de la economa haba conseguido el fin que se propona.

La respuesta del Che es conocida parcialmente en su contenido:


La referencia a la Nep es escueta, pero constituye uno de los pasos atrs ms grandes
dados por la Urss. Lenin lo compar a la paz de Brest-Litowsk. La decisin era sumamente
difcil y a juzgar por las dudas que se traducan en el espritu de Lenin, al fin de su vida, si
este hubiera vivido unos aos ms, hubiera corregido sus efectos ms retrgrados. Sus con-
tinuadores no vieron el peligro y as qued constituido el gran Caballo de Troya del socia-
lismo: el inters material directo como palanca econmica. La Nep no se instala contra la
pequea produccin mercantil, sino como exigencia de ella.
Pginas adelante, en el mismo apartado, se plantea en el manual, citando a Kruschov
en el XXI congreso del Pcus:
Ya no hay en el mundo fuerzas capaces de restaurar el capitalismo en nuestro pas, de hacer derrumbarse
el campo socialista. El peligro de la restauracin del capitalismo en la Unin Sovitica ha sido eliminado.
Ello significa que el socialismo ha triunfado, no solo plenamente, sino tambin definitivamente.

El Che polmico, aunque con el mayor respeto por quien hizo tal afirmacin, responde
con una nota lapidaria:
Afirman que puede ser objeto de discusin. Las ltimas resoluciones econmicas de la
URSS se semejan a las que tom Yugoslavia cuando eligi el camino que la llevara a un
retorno gradual hacia el capitalismo. El tiempo dir si es un accidente pasajero o entraa
una definida corriente de retroceso.
Todo parte de la errnea concepcin de querer construir el socialismo con los elementos
del capitalismo sin cambiarles realmente la significacin. As se llega a un sistema hbrido
que arriba a un callejn sin salida o de salida difcil perceptiblemente, que obliga a nuevas
concesiones a las palancas econmicas, es decir, al retroceso.
Hasta aqu la nota del Che sobre tan escabroso problema. Recurdese que en el prlo-
go fue ms definitorio, cuando dijo que se estaba regresando al capitalismo en esos pases.
Por su alto rigor cientfico, al analizar el texto del manual deja un pequeo resquicio dia-
lctico para que el tiempo diga lo contrario. El tiempo le dio la razn.
En el mismo captulo y con el ttulo: La Urss entra en la fase final de la construccin
de sociedad socialista y en la del trnsito gradual del socialismo al comunismo se expresa:
Con el triunfo del socialismo, la Urss ha entrado en una nueva etapa de su desarrollo, en la etapa final de
la construccin del socialismo y en la fase del trnsito gradual del socialismo al comunismo.

El Che, que como marxista consecuente no se deja llevar slo por las palabras sino por
los hechos, argumenta:

265
Afirmacin que va contra la teora marxista ortodoxa, pero, ms importante, tambin
contra la lgica actual. Primero, en las condiciones actuales, con el desarrollo del mercado
mundial, el comunismo se hara sobre la base de la explotacin y el olvido de los pueblos
con quienes se comercia. Segundo, las enormes cantidades de recursos destinados a la
defensa no permiten un pleno desarrollo del comunismo, por lo menos hasta el grado de
nuestros conocimientos actuales sobre las posibilidades de la tcnica. S sera posible un
aumento de la participacin del gasto social en las ms elementales necesidades del hom-
bre: casa, vestido, comida, medicinas, educacin.
Sobre este tema tambin convers con el Che antes de partir para Bolivia. Luego cuan-
do estudiaba en la Urss, analic un poco ms a fondo con el profesor Mansilla lo del paso
gradual al comunismo, en las condiciones planteadas por el Comandante Guevara.
Mansilla aceptaba lo de los gastos en la defensa. En lo referente a lo de la explotacin y el
olvido de otros pueblos, lo que ms yo logr que me respondiera, fue: Compaero
Borrego, cree usted que a m no me da dolor ver a una chavala de la Alemania
Democrtica muy bien vestida y luego ver a la rusita con ropas muy pobres? Los soviticos
no pueden continuar con ese nivel de ayuda a los dems pueblos.
Y sobre los argumentos generales del Che, siempre deca: El problema es, que el Che
ha sido el alumno ms difcil que yo he tenido, porque a veces no estaba de acuerdo con l,
pero no encontraba elementos cientficos suficientes para demostrarle lo contrario.
En el mismo captulo e igual contexto se dice:
Y as, en el proceso de la superacin planificada de esta contradiccin motriz entre el nivel ya alcanzado
de la produccin y las crecientes necesidades de la sociedad, va realizndose la ley econmica fundamen-
tal del socialismo, como la ley del auge interrumpido de la produccin socialista en aras de la ms com-
pleta satisfaccin de las necesidades de todos los miembros de la sociedad.

El Che confiesa que:


En este prrafo confuso no se sabe ahora si la ley del auge ininterrumpido es sostn de
la ley econmica fundamental o una de las formas de manifestarse estas. Todo el tema care-
ce de una base cientfica.
Anteriormente, desde el seminario de economa poltica del Ministerio de Industrias, el
Che se cuestion la real fundamentacin cientfica de las llamadas leyes econmicas del
socialismo. Igualmente pensaba sobre las denominadas categoras econmicas. Su posicin
no era la de un rebelde sin causa, que negara todo. Simplemente reclamaba una demostra-
cin cientfica de esas leyes y categoras. Afirmaba que en toda la literatura econmica
socialista se pretenda conocer leyes econmicas cuya existencia real era discutible. El
resultado era que en la Urss se topaban en cada esquina con leyes econmicas del capitalis-
mo que subsistan en esa sociedad, se les daba un nuevo nombre y se continuaba hacia ade-
lante con el autoengao. El Che se preguntaba, hasta cundo se continuara con esa situa-
cin y cmo llegaran a solucionarse esas contradicciones. En cuanto a las categoras,
siempre afirm que eran muy discutible su existencia. Lo que ms aceptaba era que se les
considerara como categoras econmicas de la Urss, pero no del sistema socialista. Entre
esas llamadas categoras propias de la Urss poda considerarse el Clculo Econmico.
En la siguiente pgina sobre el mismo tema, los autores del manual insisten:
El acrecentamiento de la produccin social en aras de la satisfaccin de las crecientes necesidades del
pueblo se logra, asimismo, mediante la aplicacin de la ley de la constante elevacin de la productividad
del trabajo y de la ley de la acumulacin socialista, que exige la inversin sistemtica de una parte de la
renta nacional en el incremento de los fondos de produccin.

El Che es muy concreto:


Otra vez, dos leyes (o fenmenos) capitalistas han sufrido un cambio de casaca.

266
El captulo 26 del manual sobre la ley del desarrollo planificado y proporcional intro-
duce elementos que dan mucho pie a la polmica. As, en el apartado sobre los rasgos fun-
damentales de dicha ley, se dice que:
Luchando por el cumplimiento de la tarea planteada por el XX Congreso del Pcus se lograron xitos de
consideracin: se ampli la superficie de siembra al incorporar al cultivo extensiones enormes de tierras
vrgenes, aument la produccin de trigo, se elev la cosecha de algodn y de otras plantas industriales y
se increment la obtencin de productos derivados de la ganadera, principalmente de la leche. En los
momentos actuales, se despliega ampliamente un movimiento de emulacin encaminado a alcanzar y
sobrepasar en los prximos aos a los Estados Unidos en cuanto a la produccin de carne, leche y mante-
quilla por habitante.

Sobre este tema discutimos mucho en el seminario, y como el Che mantena un estilo de
direccin muy participativo, propiciaba la discusin de los temas del seminario en las reu-
niones del Consejo de Direccin del Ministerio. Ahora responde sobre lo que se afirma en
el manual:
Hay un error de informacin consistente en dar como xito la roturacin de las tierras
vrgenes, pero mucho ms importante es el error de complejo de inferioridad ideolgico que
consiste en poner todos los esfuerzos en alcanzar en determinados rubros a los Estados
Unidos. Este error fue cometido tambin por China, que se puso la meta ms modesta de
alcanzar a Inglaterra, pero despus se rectific, ya sea que vieron el error cometido, o no
pudieron lograr los objetivos. Nadie puede poner metas de pan y cebolla para llegar al
comunismo; a un determinado nivel de desarrollo (elstico) de las fuerzas productivas con
un nivel de conciencia de las masas (en el marco de la socializacin total de los medios de
produccin) se alcanza el comunismo.
Recurdese la alusin que hice anteriormente a la curva que el Che dibujaba, cuando
quera explicar la correspondencia necesaria entre el desarrollo de las fuerzas productivas
y la conciencia del hombre en el proceso de desarrollo histrico hacia el comunismo.
Continuando en el mismo contexto, el manual expresa:
El socialismo ha acabado con la contradiccin antagnica, inherente al capitalismo, entre la acumulacin
y el consumo. De acuerdo con el postulado de la ley econmica fundamental del socialismo, las acertadas
proporciones entre la acumulacin y el consumo deben asegurar tanto el aumento ininterrumpido de la
produccin socialista, dando preferencia al desarrollo de medios de produccin a base de la introduccin
de la ms alta tcnica, como la elevacin sistemtica del bienestar material y el nivel cultural de las masas
populares.

El Che analiza y explica que:


En el socialismo puede ser que no sea antagnica la contradiccin entre la acumulacin
y el consumo, pero sigue siendo una contradiccin importante que el plan debe cuidar ao a
ao, sin olvidar que los armamentos juegan un papel grande en esta contradiccin. Lo
dems es repeticin de cosas ya analizadas.
Al final del mismo apartado del manual se dice:
Con la aparicin y desarrollo del sistema socialista mundial, de la economa nacional, se ha ensanchado
el campo de accin de la ley del desarrollo planificado, proporcional. La interdependencia econmica
entre los pases del campo socialista se ve sometida cada vez ms a la accin de esta ley.
El desarrollo planificado de la colaboracin econmica entre los pases que forman parte del sistema
mundial del socialismo exige la ms racional utilizacin del potencial productivo y de los recursos econ-
micos y naturales en inters de cada pas y de todo el campo socialista en general, tomando como base la
divisin socialista internacional del trabajo, la especializacin y la cooperacin en la produccin y el
intercambio de las conquistas de la ciencia y de la tcnica y de la experiencia productiva de vanguardia.
En este punto, es necesario tener en cuenta, asimismo, el desarrollo de las relaciones econmicas entre los
dos sistemas mundiales, el socialismo y el capitalismo.

267
El Che reitera y ofrece nuevos elementos sobre este problema:
De nuevo esta idea, tan justa en su expresin terica, tropieza con caracterizaciones ti-
cas. Si el internacionalismo proletario presidiera los actos de los gobernantes de cada pas
socialista, a pesar de ciertos errores de concepto en que pudiera incurrir, sera un xito. Pero
el internacionalismo es reemplazado por el chovinismo (de poca potencia o pequeo pas) o
la sumisin a la Urss manteniendo las discrepancias entre otras democracias populares.
Cmo puede catalogarse todo esto? Difcil decirlo sin un anlisis profundo y documentado
de las motivaciones de cada actitud, pero lo cierto es que atentan contra todos los sueos
honestos de los comunistas del mundo...
La referencia a las relaciones econmicas con el capitalismo hace pensar en la planifica-
cin con vistas a este comercio, donde se deben considerar toda una serie de categoras
capitalistas, pero de un modo cientfico.
Cuando el Che habla de que se deben considerar una serie de categoras capitalistas,
obviamente se est refiriendo a las que operan en el mercado mundial: precio, ganancia,
dinero, inters, etc. Cuando se refiere a su tratamiento cientfico lo que est sealando es
que todas esas categoras van a tener su incidencia en el propio sistema econmico interno
de cada pas y tambin en sus relaciones con aquellos pases capitalistas subdesarrollados
con los cuales mantienen comercio o programas de colaboracin del tipo que estos sean.
Por lo tanto, a esas categoras capitalista habr que aplicarle algn factor de conversin
para que se ajusten cuantitativamente a los trminos de intercambio que deben existir entre
pases socialistas ms o menos desarrollados y pases subdesarrollados.
A rengln seguido, cuando en el manual se trata el tema de la ley del desarrollo planifi-
cado de la economa nacional y la planificacin socialista, se seala que:
La ley del desarrollo planificado de la economa nacional no debe confundirse con la planificacin eco-
nmica. Dicha ley constituye una ley econmica objetiva. Apoyndose en ella, los rganos del Estado
cuentan con la posibilidad de planificar acertadamente la produccin social. Pero una cosa es la posibili-
dad y otra la realidad. Para que la posibilidad se convierta en realidad, hay que saber aplicar la ley del
desarrollo planificado, hay que saber establecer planes que reflejen con la mayor fidelidad posible los pos-
tulados de dicha ley.

Luego en el manual se detallan las interrelaciones a nivel de empresa y cmo planificar


a ese nivel. Sobre este punto el Che considera que:
Se trata a la planificacin como un ente mecnico al que hay que conocerle la vuelta.
Se olvida que la planificacin es la primera etapa en la lucha del hombre por adquirir pleno
dominio de las cosas. Casi se puede decir que la idea de la planificacin es un estado de
espritu, condicionado por la posesin de los medios de produccin y la conciencia de la
posibilidad de dirigir las cosas, de quitarle al hombre su condicin de cosa econmica.
En el mismo apartado se dice que:
La participacin activa de las masas en la lucha por el cumplimiento y la superacin de los planes de
desarrollo de la economa nacional constituye una de las condiciones ms importantes para acelerar el
ritmo de construccin de la sociedad comunista.

A esto el Che responde en una forma muy concreta, pero que requiere cierta aclaracin
posterior:
Es una formulacin terica. No se cumple en la Urss, no se ha cumplido en Cuba, y creo
que en pocos lugares, si los hay, se cumplir. Mas es casi un contrasentido: las masas tienen
que tener participacin en la enunciacin del plan que es de su incumbencia, el cumpli-
miento debe tender a hacerse mecnico, porque debe ser dominio de la tcnica.
La necesaria aclaracin se debe a lo siguiente: cuando el Che se encontraba en San
Andrs y hablamos sobre las notas de Praga, este fue uno de los puntos que ms analiza-

268
mos, sobre todo porque yo no haba entendido bien qu l quera decir en su nota al
manual. Aunque su explicacin fue extensa, tratar de sintetizarla al mximo.
Por aquellos das yo estaba muy entusiasmado con las asambleas de produccin que
estbamos celebrando en los centros de trabajo para analizar el cumplimiento del plan, y
le cont al Che los pormenores de aquellas asambleas. Confieso que cada vez que en aque-
lla etapa le hablaba al Che sobre temas de este tipo, pareca como si volviera a su poca
del Ministerio de Industrias, aunque su batalla no estaba ahora en Cuba. Nuevamente, en
su vida le haba dado prioridad inmediata a la lucha armada, aunque en su mochila conti-
nuaba cargando con los libros de economa y de filosofa.
A mi entusiasmo por las asambleas me respondi con su clsica sonrisa irnica, ms la
frase: No creo que sean una gran cosa. Y entonces me explic en ms detalle lo que pen-
saba sobre el particular. Tom come ejemplo para su argumentacin la planta de nquel de
Moa. Segn su opinin, aquella planta, en un futuro, con un alto nivel de automatizacin, no
admita que se celebraran asambleas de produccin para discutir mucho su plan, y menos
para controlar su cumplimiento. Con medios de computacin electrnicos, el plan de Moa
poda optimizarse y entonces la discusin con los trabajadores tendra ms valor informati-
vo que de discusin y aporte de las masas. Para el caso del cumplimiento suceda algo pare-
cido: la mquina o el equipo automatizado marcaran el ritmo de la produccin en cada
puesto de trabajo, y poco poda hacer en esas condiciones el obrero para cambiarlo. El Che
lleg a decirme que intentar otra cosa por parte de cualquier dirigente poda considerarse
un acto demaggico, ya que ningn trabaiador tena posibilidad de hacer en esos casos nin-
gn cambio de importancia. La obligacin del obrero sera cumplir con su deber social.
Se trataba de un cambio importante en la concepcin participativa de los trabajadores,
que no poda desligarse del desarrollo de su conciencia. Junto al nivel de desarrollo de la
automatizacin tendra que avanzar el de la conciencia de la clase obrera, para entender
que un plan de produccin optimizado no daba margen a mucha discusin. Lo que primaba
era la conciencia. Para eso la clase obrera se haba apropiado de los medios de produccin
y los haba automatizado, para ponerlos a su disposicin y no para discutir con ellos.
En un plano un poco atrevido, le ripost que eso era vlido para su ejemplo de Moa,
pero no para la media de las fbricas nuestras que estaban muy atrasadas en cuanto a la
automatizacin. Volvi a rerse, y me dijo:
Estoy hablando para el futuro, pero no pienses que eso est muy lejos. Adems, la
automatizacin estar presente en todos los niveles de elaboracin del plan, no slo en las
fbricas.
De esta forma yo termin con mi elogio a las asambleas de produccin, y en cuanto a la
visin del futuro, sent que haba quedado un tanto en el ridculo.
Pero continuemos con sus notas al Manual de Economa Poltica. A la prxima afirma-
cin del famoso libro, el Che contesta elevando el tono de sus palabras. Continuando con
el mismo tema, se dice en el texto sovitico:
La planificacin socialista exige una lucha intransigente contra las tendencias encaminadas a establecer
planes reducidos y cortados por patrones estrechos que no movilizan a nadie, as como contra al arbitris-
mo de la planificacin, que no tiene en cuenta las posibilidades reales de desarrollo de la economa socia-
lista. Lucha que ser tanto ms efectiva cuanto ms se utilicen los resortes econmicos de desarrollo de la
produccin socialista y, sobre todo, el factor del estmulo material de incremento de la productividad del
trabajo, de mejoramiento de la organizacin de la produccin y de asimilacin de la tcnica existente y de
ampliacin de la nueva tcnica.

La nota del Che a este prrafo lo dice casi todo:


Frente a la concepcin del plan como una decisin econmica de las masas conscientes,
se da la de un plan cebo donde las palancas econmicas deciden su xito. Es mecanicista,

269
antimarxista. Las masas deben tener la posibilidad de dirigir sus destinos, resolver cunto
va para la acumulacin y cunto al consumo; la tcnica econmica debe operar con estas
cifras y la conciencia de las masas asegurar su cumplimiento. El Estado acta sobre el indi-
viduo que no cumpla su deber de clase, penalizndole o premindole en caso contrario;
estos son factores educativos que contribuyen a la transformacin del hombre como parte
del gran sistema educacional del socialismo. Es el deber social del individuo que lo obliga a
actuar en la produccin, no su barriga. A eso debe tender la educacin.
Aqu resulta pertinente precisar que el Che fue tan preocupado como el que ms por la
elevacin del nivel de vida del pueblo. Recordemos lo que siempre reiteraba, que no conce-
ba el socialismo con miseria. Pero tambin recordemos que no votaba por una sociedad
de consumo al estilo capitalista. Cuando seala en esta nota que es el deber social y no la
barriga lo que obliga a actuar en la produccin, es porque antes ya le ha dado la oportuni-
dad a la clase obrera de resolver cunto va a la acumulacin y cunto al consumo.
Recordemos finalmente que el Che no slo luchaba con desvelo por satisfacer las necesida-
des del pueblo sino tambin, y como algo fundamental, que esas necesidades fueran satisfe-
chas con la mayor calidad posible. Es decir, fue un abanderado en la batalla por la calidad
de vida del pueblo.
En el captulo 27 del manual sobre el trabajo social en el socialismo y la productividad
del trabajo, en el apartado de la cooperacin socialista del trabajo se expresa:
La cooperacin socialista cuenta con una forma nueva y peculiar de disciplina en el trabajo, sustancial-
mente distinta de cuantas encontramos en las precedentes formaciones sociales. La disciplina capitalista
del trabajo se basa en el hecho de que el obrero, privado de medios de produccin y bajo la amenaza del
hambre, se halla obligado a vender su fuerza de trabajo al capitalista, dueo de los medios de produccin.
La disciplina socialista del trabajo es la disciplina consciente y fraternal de trabajadores que se saben y
son dueos de los medios de produccin. En el socialismo, el sostenimiento de la necesaria disciplina del
trabajo responde a los vitales intereses de las masas trabajadoras, cuya educacin en el espritu de la acti-
tud socialista ante el trabajo y cuya lucha sistemtica contra las infracciones de esta disciplina constituyen
una de las tareas ms importante del Estado Socialista.

El Che responde con el mayor realismo:


La disciplina del trabajo se impone por la fuerza de una sociedad de clases, la socialista
es una sociedad de clases, y por ende, debe ejercer la coercin sobre los trabajadores para
implantar su disciplina, slo que lo har (lo debe hacer) auxiliada por la educacin de las
masas hasta que la disciplina sea espontnea. Para ser consecuentes aqu deban haber pues-
to la palanca del inters material como factor disciplinante, lo que es cierto, pero tambin lo
es que va contra la educacin comunista, en la forma actual de aplicarse.
Acerca de los estmulos materiales por el trabajo, que se toca unos renglones ms
adelante, se inscribe una cita sobre lo expresado por Lenin al respecto:
Hay que construir cada una de las grandes ramas de la economa nacional sobre la base del inters perso-
nal.

El Che anota:
Este es uno de los aspectos criticables de la Nep, el gran paso atrs de Lenin.
Dos prrafos hacia adelante el texto expresa:
Poderosa fuerza motriz en el incremento de la productividad del trabajo es la emulacin socialista. La
emulacin socialista es el mtodo inherente al socialismo para la elevacin de la productividad del trabajo
y para el perfeccionamiento de la produccin, basado en la mxima actividad de las masas trabajadoras.
La meta de la emulacin socialista es cumplir y sobrepasar los planes econmicos, asegurar el auge inin-
terrumpido de la produccin socialista.

270
El Che rechaza este concepto, y profundiza:
Este es un concepto mecnico (arbitrario) de la emulacin, proceso deportivo en su
esencia, colectivizado al mximo por la educacin, debe tener el menor contacto posible
con la retribucin para calar realmente donde hace falta: en la conciencia de las masas.
En el captulo 28 sobre la produccin mercantil, la ley del valor y el dinero, en el socia-
lismo, al estudiar el valor de uso y el valor de la mercanca, se dice:
El valor de la mercanca tiene en la economa socialista una importancia muy especial. El Estado planifi-
ca la produccin no slo en ndices en especie, sino tambin en ndices monetarios. Y a la hora de asegu-
rar la mxima satisfaccin de las demandas de las masas populares es muy importante la reduccin siste-
mtica del valor de las mercancas producidas y, sobre esta base, la rebaja de los precios.

La nota del Che indica el dominio sobre un tema que fue el ms estudiado por l en El
Capital: la teora del valor. Y seala:
Lo correcto es decir que el ahorro es lo fundamental. Bajar los precios por que baje el
valor es la forma capitalista, la socialista lo puede hacer aun cuando el valor permanezca
inalterable e, incluso, suba. Esa es su ventaja social.
En el mismo apartado dice el manual:
La magnitud del valor de las mercancas producidas y realizadas en la economa socialista la determina
la cantidad de tiempo de trabajo socialmente necesario invertido en su produccin. Por tiempo de trabajo
socialmente necesario se entiende el tiempo de trabajo medio invertido en las empresas que lanzan al
mercado la masa fundamental de productos de una determinada rama. El tiempo de trabajo socialmente
necesario es una magnitud dotada de existencia objetiva. El tiempo de trabajo socialmente empleado en
producir una unidad de mercanca determina la magnitud del valor social de esta. El tiempo que de hecho
se invierte en la produccin de la unidad de mercanca en cada empresa por separado representa el tiempo
de trabajo individual, que corresponde a la magnitud del valor individual de la mercanca en cada una de
estas empresas.

En la nota del Che se refleja una de sus preocupaciones en cuanto al papel de la econo-
ma socialista de cara al mercado mundial. Este tema se discuti mucho entre el Che y los
directores de empresas del Ministerio de Industrias. Por otra parte aparece en los artculos
del Che sobre el tema. Aqu seala lo siguiente:
Al desarrollarse el mercado mundial, se crea un valor mundial con el que hay que com-
parar el valor local. El desdear eso provoc la cada vertical del comercio exterior de los
pases socialistas con amplio comercio exterior. El cambio de trabajo vivo se hace cada vez
ms desigual hasta el momento que la tcnica empieza un cambio cualitativo, y los produc-
tos dejaron de encontrar mercado. Adems, es importante esto para el intercambio entre los
pases socialistas de distinto desarrollo.
En el mismo capitulo, en el apartado del dinero y sus funciones, se plantea:
El Estado socialista se vale del dinero, en su funcin de medida de valor, como medio para planificar los
precios. El precio, en la economa socialista, es la expresin monetaria del valor de las mercancas, tal
como se establece en los planes.

El Che riposta:
Esto equivale a decir que el plan puede dictar el valor, o si no toda la economa se rige
por la ley del valor, dos absurdos. El precio individual en el socialismo puede alejarse del
valor tanto como se considere necesario. Lo importante son las proporciones globales.
Y yo agregara que aqu est presente el gran problema relacionado con las proporcio-
nes entre el consumo y la acumulacin que tan importantes repercusiones va a tener en la

271
incentivacin al trabajo en la productividad, y por consiguiente en todo lo referente a los
salarios y los precios.
En el prrafo siguiente se seala:
En la sociedad socialista, es el oro el que ejerce las funciones de dinero mundial. Las reservas oro son
necesarias para garantizar la firmeza de la moneda sovitica y como fondo de reserva del Estado en dinero
mundial. El oro es el medio de que el Estado se vale para efectuar los clculos en el comercio exterior, en
calidad de medio de compra y de pago.

La nota del Che no deja de resultar simptica:


Coqueteo con la verdad. Es la masa de mercancas la que da la firmeza de la moneda, no
el oro que sirve de garanta para lograr lo necesario en el mercado capitalista mundial.
El captulo 30 se dedica, en el manual, al clculo econmico y rentabilidad, costo de
produccin y precio. Comoquiera que las dems notas del Che se refieren a temas que ya
han sido tratado con bastante profundidad por l en las reuniones del Ministerio de
Industrias y en otros momentos que ya han sido citados por m en este libro, prefiero termi-
nar mi sntesis con algo importante que se dice en el manual y con la respuesta que el Che
ofrece en ese caso. Tal respuesta encierra en su conjunto, lo esencial acerca del pensa-
miento econmico del Che referido a los errores cometidos en la Unin Sovitica y que
entre otras cosas la llevaron al derrumbe de la propia obra que haba tratado de construir
con el mayor sacrificio de su heroico pueblo.
En la primera parte del mencionado captulo se afirma:
La economa de los recursos sociales constituye una de las tareas ms importantes tanto por parte de la
planificacin central del Estado, llamada a establecer las proporciones adecuadas en cuanto al progreso de
la reproduccin ampliada en los mbitos de toda la economa nacional, como en lo que se refiere a la pla-
nificacin local. Con ella se halla inseparablemente relacionada la economa del trabajo vivo y social en
las empresas socialistas, lograda por medio del clculo econmico. Lenin sealaba que construir el socia-
lismo y llevar a decenas y decenas de millones de personas al comunismo slo es posible no apoyndose
directamente en el entusiasmo, sino a travs del entusiasmo despertado por una gran revolucin, tomando
como base el inters personal, el provecho personal, tomando como base el clculo econmico.

En su nota a esta afirmacin tan rotunda y de tal importancia para el destino futuro de
la Urss y del socialismo, el Che expresa convencido:
No. El inters personal debe ser el reflejo del inters social, basan en aquel para movili-
zar la produccin es retroceder ante las dificultades darle alas a la ideologa capitalista. Es
en el momento crucial de la Urss saliendo de una guerra civil larga y costosa, cuando
Lenin, angustiado ante el cuadro general, retrocede en sus concepciones tericas y el
comienzo de un largo proceso de hibridacin que culmina con los cambios actuales en la
estructura de la direccin econmica.

Hasta aqu nuestra sntesis sobre las notas del Che, que considero ms importantes, al
Manual de Economa Poltica de la Academia de Ciencias de la Unin Sovitica. Sin duda
alguna, esta respuesta del Comandante Guevara a la primera parte del captulo 30 de la
mencionada obra, encierra lo esencial de sus convicciones acerca de lo que considera el
camino errado emprendido por la Urss en el campo econmico. De no producirse un radi-
cal cambio de estrategia en ese pas que permitiera rectificar a tiempo ese camino, la hibri-
dacin del sistema econmico lo llevara de nuevo al capitalismo.
Desgraciadamente, el cambio de estrategia, en el sentido propuesto por el Che, no se
produjo.
La Unin Sovitica no existe, los pases que la integraban se atomizaron formando
cada uno de ellos un nuevo enclave capitalista.

272
Millones de seres humanos en todo el mundo hubieran deseado que el anticipo herti-
co del Che no se hubiera cumplido. Los efectos devastadores derivados del derrumbe del
campo socialista son bien conocidos. Sin embargo, para bien de la humanidad, no se han
cumplido los pronsticos fatalistas de aquellos, que con el nico fin de adormecer a las
masas, diagnosticaron el fin de la historia. En una gran parte del mundo prevalecen hoy,
con ms fuerza que nunca, las nobles ideas del Che; los hechos as lo confirman.
En Amrica y a slo 90 millas del pas imperialista ms poderoso del planeta, se man-
tiene con firmeza la Revolucin Cubana izando la bandera de la sociedad del futuro, ban-
dera que decidi enarbolar desde que dej de ser crislida para alcanzar su liberacin
definitiva.
La capacidad de resistencia de su pueblo est demostrando lo que es capaz de hacer el
hombre nuevo que el Che ayud a formar y enaltecer.

273
Polemiche

IMPEDIAMO LEMBARGO DI SINISTRA CONTRO CUBA*


di Roberto Massari

Allembargo economico che per pi di quarantanni gli Usa hanno imposto a Cuba, si
aggiunto in questi giorni lembargo di sinistra. Altro non si pu dire della decisione di
sospendere accordi economici, piani di cooperazione e gemellaggi presa da numerosi
amministratori regionali, sindaci e altre rappresentanze di enti locali. La motivazione addot-
ta la stessa degli Usa: poich tali amministratori non condividono le ultime decisioni del
governo cubano (sono critici, cio, della sua politica) essi sospendono le iniziative di colla-
borazione economica in corso e si preparano fin dora ad approvare le analoghe iniziative
che sembra verranno prese al livello della UE. Il tutto, ovviamente, senza nessuna consulta-
zione previa dei rispettivi elettori.
E una decisione grave. Nella sostanza un ricatto politico, che avr conseguenze peg-
giorative sulle condizioni di vita del popolo cubano, rendendo ancora pi difficile la sua
lotta di resistenza contro laggressione imperialistica.
Il pretesto fornito dalla decisione cubana 1) di bloccare un progetto Cia di ben 29 dirot-
tamenti, giustiziando tre dirottatori con gravi precedenti penali (che armi alla mano e minac-
ciando la vita di civili innocenti, tra i quali 4 turiste straniere, avevano cercato di dirottare un
battello) e 2) di distruggere per via giudiziaria la rete di dissidenti mercenari che lincarica-
to daffari per gli Usa - Cason - stava costruendo a suon di dollari, seguendo le istruzioni di
Bush e soprattutto del fratello di Bush, noto esponente della mafia anticastrista di Miami.
Sulla pena di morte e sul diritto allautodifesa armata, ognuno libero di pensarla come
vuole (e come glielo consentono letica personale, lorientamento politico e le informazioni
di cui dispone). E questa libert vale anche per quegli esponenti della sinistra che hanno
avuto il coraggio di mettere tali elementari misure di autodifesa del governo cubano sullo
stesso piano della pluridecennale aggressione degli Usa (cui si aggiungono 5 dirottamenti
tra aerei e battelli in poche settimane, impunit ai dirottatori, condanne allergastolo o poco
meno per i 5 cubani processati illegalmente a Miami e pi volte rinchiusi nei buchi di
isolamento, dichiarazioni su prossime invasioni di Cuba ecc.). Ma deve esser chiaro che
applicare delle sanzioni economiche a chi persegue una concreta linea di difesa del proprio
paese - giusta o sbagliata che sia - costituisce una violazione dei princpi stessi della libert
di pensiero. E, per l'appunto, una forma di embargo.
A chi si scandalizza per il modo in cui il governo cubano decide, volta a volta e autono-
mamente, quale sia il modo migliore di difendere lindipendenza di Cuba per contrastare la

* Nei primi mesi del 2003 - in concomitanza con unoffensiva molto violenta contro Cuba da parte delle orga-
nizzazioni anticastriste e del governo degli Usa - stata scatenata una campagna di propaganda anticubana su
scala internazionale che, per la prima volta, riuscita a coinvolgere settori della sinistra moderata ed estrema
e noti intellettuali tradizionalmente legati a Cuba. In Italia, dove da tempo elementi dellapparato dei Ds lavorano
apertamente con le organizzazioni anticastriste (e antibolivariane in Venezuela), la campagna stata particolar-
mente forte, ottenendo il risultato di coinvolgere anche la direzione di Rifondazione comunista nella denuncia
pubblica delle misure adottate dal governo cubano per difendersi da una massiccia ondata di dirottamenti politi-
ci organizzati dalla Cia. In quelloccasione si sono levate contro Cuba voci autorevoli, in primis quella di Pietro
Ingrao che, nella sua denuncia delle misure autodifensive di Cuba, ha denigrato anche lintero itinerario della
Rivoluzione cubana. Per contrastare tale campagna, ritenni mio dovere pubblicare lappello che segue, organiz-
zando una raccolta di firme. Grazie a una colletta tra i firmatari, lappello stato pubblicato a pagamento (ben
visibile, quasi mezza pagina) su il Manifesto del 6 maggio 2003, nel momento pi alto della campagna di diffama-
zione contro Cuba, dimostrandosi subito molto utile per ridare voce al mondo della solidariet antimperialistica
con la Rivoluzione cubana. Lappello ha circolato anche via internet (in varie lingue) ed apparso sul Granma
Internacional (28 aprile) e sul Notiziario della Fondazione Ernesto Che Guevara, n. 9, giugno 2003 [r.m.].

274
lotta sporca e senza quartiere che gli Usa conducono da decenni; a chi considera troppo
severe o ingiuste le misure che sono state prese (bench rivolte a impedire - parole di Fidel
Castro - che tali atti si ripetano provocando vittime tra la popolazione), va ricordato che
nella stessa isola di Cuba, a Guantnamo (occupata illegalmente dagli Usa) vengono siste-
maticamente violate tutte le leggi accumulate dalla civilt occidentale in difesa dellindivi-
duo umano: dallhabeas corpus fino alla convenzione di Ginevra. A quei prigionieri di guer-
ra non si applica nessuna legislazione (grazie al meccanismo della extraterritorialit), men-
tre li si sottopone ad ogni genere di tortura psicologica, arrivando a negare loro il diritto a
svolgere le pratiche religiose e tenendo detenuti addirittura dei minorenni.
Domanda: gli amministratori di sinistra che applicheranno le sanzioni economiche a
Cuba, perch contrari alle sue disperate misure di autodifesa, faranno lo stesso con il gover-
no nordamericano, responsabile di orrendi crimini contro lumanit a Guantnamo, in Iraq,
in Afghanistan, nei ghetti neri degli Usa ecc.? Lo faranno anche per impedire il genocidio
dei Palestinesi da parte del governo di Israele? Lo hanno fatto con quel governo di centrosi-
nistra (DAlema) che bombard ponti, scuole, fabbriche e popolazione civile a Belgrado?
Per nostra fortuna, nell'interesse degli sfruttati e diseredati di tutto il mondo, il popolo cuba-
no ha dimostrato in decenni di sacrificio di non aver bisogno dellelemosina di nessuno e di
saper resistere ai ricatti degli Usa: figuriamoci ai ricatti di un embargo economico di sinistra!
Ma se vero che la libert del popolo cubano non in vendita, anche vero che dopo le
stragi in Iraq, la minaccia militare nordamericana si fatta pi concreta. E questo il nodo
centrale. Dobbiamo organizzare iniziative di solidariet con Cuba, preparandoci politica-
mente ad una possibile escalation dellaggressione Usa.
Roberto Massari
(presidente della Fondazione Ernesto Che Guevara)
Moreno Pasquinelli (Campo antimperialista), Valter Lorenzi (Agor di Pisa), Gabriella Paolucci (Universit di
Firenze), Fabio Faina (Assessore al bilancio, Comune di Perugia), Tiberio Tanzini (Presidente consiglio comunale di
Empoli), Cristina Agosti, Vctor Aguilera Noriega (Diadema-Habanos di Genova), Sergio Albeverio, Nicoletta
Albore, Jorge Alonso, Giuseppe e Maria Grazia Ardizzone, Lucia Arioli, Marino Assandri (Consigliere Comune di
Pareto-AL), Assoc. Cult. P.P. Pasolini (Casale Garibaldi di Roma), Assoc. L'altra Lombardia (Su la Testa), Marco
Baggi, Massimo Bandinelli, Salvo Barrano (obiettore di coscienza), Stefano Bartolini, Carlo Bat, Stefano Belli,
Fabrizio Bencini, Angelo Benedetti, Lavinia Benedetti, Silvia Benini, Paolo Bernardini, Fabio Berni, Guglielmo
Bertolina, Andrea Bianca, Ennio Bilancini, Nicoletta Boido, Fiorella Bom, Federico Bonaccorsi, Ilaria Bonci,
Marco Bonetti, Franca Bonichi, Giampiero Bonichi (Amm. Prov. di Firenze), Gabriele Bortot, Matteo Buda, Biagio
Cacciola, Simone Caligiana, Gino Candreva (Ist. Pedagogico della Resistenza), Rossana Canero Medici, Pilade
Cantini, Guido Carpi (Universit di Pisa), Carlo Antonio Carrari, Silvio Carraro, Augusto Carten, Roberto Casella
(Italia-Cuba Liguria e Presid. Dir. Prov. Slc-Cgil di Savona), Anna Maria Cassata (Italia-Cuba di Palermo), Adriana
di Castelmadama, Guido Castiglione, Tiziano Cavalieri (Com. Prov. Prc di Firenze), Renato Ceccarello (Assocuba di
Padova), Stefano Ceccaroli, Centro Pop. Autogestito (Firenze Sud), Daniela Ciotti, Mauro Ciotti, Giancarlo Coccheri,
Antonio Colazzo, Silvia Colombo, Comitato Tina Modotti (Udine), La Coronacin Travel Agency (L'Avana),
Ferruccio Corso, Igor Coveri (Italia-Cuba di Forl), Maria Grazia, Marco e Liliano Da Costa, Tizian d'Armini, Carla
del Cortona, Antonio Della Corte, Marisa del Re (Assoc. Giardino dei Ciliegi, Firenze), Ilicia Di Ienno, Laura Di
Renzo, Mariella Di Stefano, Massimo Donato, Luciano Dondero (Onda Rossa), Jupp Elsner (Bonn), Marco, Barbara
ed Ernesto Erick, Rosa Failla, Simone Faini (segr. Circ. Prc di Grassina), Joe Fallisi, Emanuele Fanesi, Annalisa
Fatarella, Luca Fattori, Maria Teresa Fedeli, Agnese Focardi, Mirella Fontanive, Giovanni Fortunato, Filippo Fossati,
Eros Francescangeli (Universit di Perugia), Elena Franchi, Rosario Gallipoli, Aldo Galvagno (Siporcuba), Daniele
Gariglio, Aldo Garuti, Guido Gasperotti e Tiziano Giogno per Assoc. Filorosso (Trento), Massimo Genini, Laura
Gerevini (Prc di Cremona), Marco Gigli, Gianfranco Ginestri e Katia Sassoni (Archivio Cuba S di Bologna),
Valentina Giunti, Circ. Granma (di Celle, Varazze, Cogoleto), Bianca Maria Ianni (delegata Fiom di Parma), Willi
Langthaler (Campo antimp. di Vienna), Alessandro Leoni, Laura Leoni, Maruska Lepore, Meri Lucii, Paolo Luzzi,
Luca Maddalena, Alberto Magliano, Gianna Magnolfi, Massimo Magri, Malasuerte Fi-Sud (gruppo music. antifasci-
sta), Lucilla Mancini, Solweig Manzoni, Antonella Marazzi,Oriana Marchi, Lea e Luigi Mario, Maria Luisa Martelli,
Mariella Marzuoli, Leonardo Mazzei, David McDonald, Mariella Megna (Slai Cobas Lombardia), Massimo Miniero,
Alessia Monterverdi (Red. di Praxis), Matteo e Daniele Mori, Alberto Motosso, Roberto Mucci , Giorgia Mura, N.-
C.-M. (Alessandria), Nicoletta Negri, Circ. Nievski (di Catania), Vittoria Oliva e Huambo (Avamposto degli
Incompatibili), Marco Pacifici (enologo), Fabio Paganini, Stella Pagliai, Carlos Pagnozzi, Anna Palladino, Mauro
Pasquinelli, Mireno Passone, Miriam Pellegrini Ferri (G.A.Ma.Di.), Pellerossa e Assemblea contro la guerra di
Cesena, Demetrio L. Pellican, Daniele Perotti, Leandro Pesci, Ugo Picazio, Marco Piccioni (Universit di Napoli),
Enzo Pil (Circ. Prc "Che Guevara" di Taranto), Luca Pischedda, Luis Plattner, Mario Polisandri, Roberto Porfiri,
Roberta Potocco, Giaime Ernesto e Mariano Gaetano Pupin, Renzo Repetti, Roberto Rescigno, Lucio Rey, Giorgio
Riboldi (coord. Naz. Slai Cobas), Franco Ricci, Elisabetta Rota (critica d'arte), Carmen Russo, Arianna Sala, Sandro
Scardigli (Italia-Cuba di Empoli), Raffaele Sena, Maria Serra, Mariangela Sirca, Enrico Sodacci, Bedetta Sondra,
Primo Ilario Soravia, Marcello Teti, Marco Tonci, Agnese Torricelli, Umberta Torti, Gianni Troiani (Com. S.
Baraldini), Umbria Rossa, Dina Vaiou (Grecia), Catia Valentini, Luigi Vecchiarelli, Mauro Gualandri, Alessandro
Violini, Giovanna Maria Vivani e Domenico Cutrufello, Pier Paola Vivani, Gianni Volont (Venceremos), Riccardo
Volterrani, Stefano Weiss, Giancarlo Zaffanella, Simone Zavettieri, Antonello Zecca, Elisa Zero, Giacomo Zuccarini

275
LET US PREVENT THE EMBARGO
OF THE LEFT AGAINST CUBA

To the economic embargo the Usa have been imposing on Cuba for more than forty
years, we have to add in this very last days the one decided by the left. How could we
otherwise call the decision taken by a great number of regional administrators, mayors and
other representatives of local authorities to suspend all their economic agreements and coo-
peration plans with Cuba? The reason they claim is the same as the one claimed by the
United States: as these administrators do not agree with the last decisions taken by the Cuban
government (they are critical of its politics) they suspend all the on going initiatives of eco-
nomic collaboration and are ready to approve similar actions by the EU. All this, of course,
without having previously consulted their electors. It is a grave decision. It is a political
blackmailing act which will have worsening consequences on the living conditions of the
Cuban people, making its resistance fight against imperialist aggression even more difficult.
The pretext has been the Cuban decision to
1) put to death three hijackers with dangerous criminal records (who, arms in hands and
threatening the life of innocent civilians, among them 4 foreigner tourists, tried to hijack a
vessel) and - by the execution of these sentences - stop Cia planned support to 29 more
hijackings;
2) destroy by means of law the net of mercenary dissidents which the Chief of
Mission of the Us Interests Section in Havana James Cason following the instruction of
Bush and Bushs brother, a well known exponent of the Miami anti-Castro mafia, was
financing.
On the death penalty and on the right to armed self-defense, each of us is free to have
his/her own opinions (according to our personal ethical values, political views and the
information at our disposal). And this freedom is granted also to those left-wing exponents
who dared to consider as equivalent the Cuban government basic measures of self-defense
and the decennial aggression of the Usa (to which we have to add 5 airplane and vessel
hijackings in the last few weeks; impunity granted to the hijackers; life or very heavy sen-
tences passed to the five Cubans illegally put under trial in Miami and many times kept into
isolation holes; declarations on an impending invasion of Cuba and so on). But it should
be clear that the application of economic sanctions to whom is pursuing a concrete defense
of his country right or wrong as it may be is a violation of that very principle of free-
dom of thought. It is, indeed, a form of embargo. To those who are scandalized by the way
the Cuban government decides, case by case and autonomously, which is the best way to
defend the independence of Cuba and confront the dirty war the Us have been practicing for
decades; to those who consider too heavy or unjust the measures adopted (even if they are
aimed at preventing words by Fidel Castro that other such acts might occur provoking
victims among the population), we want to remind them that in this same isle of Cuba, in
Guantanamo (illegally occupied by the Usa) all the laws accumulated by western civiliza-
tion in defense of the individual are being systematically violated: from the habeas corpus
to the Geneva Convention. To those war prisoners no law is applied (thanks to the mechani-
sm of extraterritoriality): they are subjected to every sort of psychological torture, they are
denied the right to practice their religious rites and even minors are kept in jail.
Question: those left-wing administrators who will apply economic sanctions against
Cuba, because they blame its desperate measures of self-defense, will they do the same

276
against the Us government responsible of horrible crimes against humanity in Guantnamo,
Iraq, Afghanistan, in the black ghettos of the United States, etc? Will they do the same to
prevent the genocide of the Palestinians by the Israeli government? Have they done it
against DAlema government (formed by leftist and centrist parties) which authorized the
bombing of Yugoslavian bridges, schools and factories, and of the civilians of Beograd?
For our fortune, and in the interest of the exploited and the wretched of the world, the
Cuban people has already proved with decades of sacrifice of not being dependent on cha-
rity, of being able to resist Us blackmailing: do we really fancy they will not be able to face
the blackmail of economic embargo made by the left!?
But if it is true that the freedom of the Cuban people is not on sale, it is also true that
after the massacres in Iraq the Us threat has become more concrete. This is the central que-
stion.
We have to organize actions of solidarity with Cuba, preparing ourselves politically to
the possibility of a new escalation of Us aggressiveness.
Roberto Massari
(President of the Guevara Foundation in Italy)

Endorsers: ...

LASST UNS DAS EMBARGO DER LINKEN


GEGEN KUBA VERHINDERN!

Zu dem wirtschaftlichen Embargo, das die Usa ber Kuba fr nun mehr als vierzig
Jahre verhngt haben, mssen wir seit den letzten Tagen nun auch noch eines der Linken
hinzufgen. Wie sonst knnen wir die Entscheidung von einer groen Zahl regionaler
Beamter, Brgermeister und anderer Vertreter lokaler Administrationen, all ihre wirtschaf-
tlichen Abkommen und Kooperationsplne mit Kuba einzustellen, bezeichnen?
Den Grund den sie heranfhren ist derselbe wie ihn die Vereinigten Staaten angeben: da
diese Beamten nicht mit den jngsten Entscheidungen der kubanischen Regierung (zu deren
Politik sie kritisch gegenber eingestellt sind) einverstanden waren, beenden sie alle laufen-
den Initiativen der wirtschaftlichen Zusammenarbeit und sind bereit hnliche Schritte der
EU gutzuheien. All das natrlich ohne vorher mit ihren Whlern Rcksprache gehalten zu
haben. Dies ist eine schwerwiegende Entscheidung. Es handelt sich hierbei um politische
Erpressung, welche negative Auswirkungen auf die Lebensbedingung des kubanischen
Volkes haben wird, wodurch dessen Widerstandskampf gegen die imperialistische
Aggression noch schwieriger wird.

Der Vorwand hierfr war die kubanische Entscheidung


1) drei Entfhrer mit gefhrlicher krimineller Vergangenheit (die bewaffnet das Leben
unschuldiger Zivilisten, unter ihnen vier auslndischer Touristen, bedrohten und versuchten
ein Boot zu entfhren, hinzurichten, und damit weitere vom Cia untersttzte 29
Entfhrungen zu verhindern,
2) mit gesetzlicher Grundlage gegen das Netz der Sldnerdissidenten vorzugehen,

277
welches vom Chef der US-Interessensgruppe in Havanna James Cason auf Anordnung
von Bush und dessen Bruder, der ein bekannter Vertreter der Miami anti-Castro Mafia ist,
finanziert wurde.
ber die Todesstrafe und das Recht auf bewaffnete Selbstverteidigung mag jeder von
uns seine eigene Meinung haben (den persnlichen ethischen Werten, politischen Ansichten
und der zur Verfgung stehenden Information folgend). Und diese Freiheit ist auch diesen
linken Vertretern zuzugestehen, die es wagen, die notwendigen Mitteln zur
Selbstverteidigung der kubanischen Regierung mit der Jahrzehntelangen Aggression der
USA gleichzusetzen (zu der wir nun 5 Flugzeug und Schiffsentfhrungen in den letzten
Wochen, zugesicherte Straffreiheit fr die Entfhrer, lebenslange oder sehr schwere
Haftstrafen fr die fnf in Miami illegal vor Gericht gestellten Kubaner verhngt wurden,
die oftmals in Isolationshaft gehalten wurden, Erklrungen einer bevorstehenden Invasion
Kubas u.s.w. hinzufgen mssen). Aber es sollte klar sein, dass die Verhngung von wirt-
schaftlichen Sanktionen ber ein Land, das nichts anderes tut, als sich konkret zu verteidi-
gen so richtig oder falsch das auch geschehen mag eine Verletzung des Prinzips der
Gedankenfreiheit ist. Es ist, in der Tat, eine Form des Embargos.
An jene, die erschttert darber sind, wie die kubanische Regierung entschieden hat, so
entscheidet diese von Fall zu Fall und unabhngig, welcher der beste Weg ist, die
Unabhngigkeit Kubas zu verteidigen und dem dreckigen Krieg, welchen die Usa schon
seit Jahrzehnten fhren, entgegenzutreten; und an diejenigen gerichtet, welche der Ansicht
sind, die gewhlten Mitteln seien zu hart und ungerecht gewesen (selbst wenn sie dazu die-
nen Fidel Castro zitierend solche Taten bei denen Opfer unter der Bevlkerung ent-
stehen knnten, zu verhindern), mchten wir daran erinnern, dass auf dieser selben Insel, in
Guantanamo (das illegal von den Usa besetzt gehalten wird) all die Gesetze, die sich im
Westen angehuft haben um das Individuum zu schtzen, systematisch verletzt werden:
von Habeas Corpus bis zur Genfer Konvention. Diesen Kriegsgefangenen gegenber wird
kein Gesetz angewendet (dank dem Umstand der Extraterritorialitt): sie sind jeder Form
der psychologischen Folter ausgesetzt, ihnen wird das Recht ihre religisen Riten zu prakti-
zieren vorenthalten und selbst Minderjhrige sind inhaftiert.
Frage: diese linken Beamten, die konomische Sanktionen gegen Kuba verhngen, weil
sie dessen verzweifelte Mittel zur Selbstverteidigung verurteilen, werden diese Leute auch
dasselbe mit der US-Regierung machen, die verantwortlich ist fr Verbrechen an der
Menschheit in Guantanamo, Irak, Afghanistan, den schwarzen Ghettos in den Vereinigten
Staaten usw. sind? Werden sie dasselbe tun, um den Vlkermord der israelischen
Regierung an den Palstinensern zu verhindern? Haben sie dasselbe gegen die DAlema
Regierung (welche von linken und Zentrumsparteien gebildet worden war) gemacht, wel-
che die Bombardierung von jugoslawischen Brcken, Schulen, Fabriken und Zivilisten in
Belgrad authorisiert hat?
Zu unserem Glck und im Interesse der Ausgebeuteten und Geprgelten dieser Welt hat
das kubanische Volk bereits bewiesen, nach Jahrzehnten der Opfer, dass es nicht abhngig
von Almosen ist, dass es fhig ist der Epressung der Vereinigten Staaten standzuhalten:
mssen wir also wirklich annehmen, dass es nicht fhig sein wird der Drohung eines wirt-
schaftlichen Embargos durch Linke standzuhalten?
Aber es ist wahr, dass die Freiheit des kubanischen Volkes nicht zum Verkauf steht, und
es ist ebenso wahr, dass nach den Massakern der USA im Irak, die Bedrohung durch die
USA konkreter wurde. Das ist die zentrale Frage. Wir mssen Aktionen in Solidaritt mit
Kuba organisieren, und uns politisch darauf vorbereiten, dass die Aggressivitt der Usa eine
neue Stufe erreichen knnte.
Roberto Massari
(President der Fondazione Ernesto Che Guevara)
Untersttzer: ...

278
Varie

Da Machu Picchu a La Higuera: viaggio Sulle orme del Che di Barbara Bee
Ricordato il Che allUniversit di Buenos Aires di Fidel Castro
Jos Mart nella storia di Cuba e dellAmerica latina di Aldo Garzia
Buon 80 compleanno al compagno Gino Don! di Gianfranco Ginestri
Intervento al Convegno della Fondazione di Mara de los ngeles Flrez Prida
Un quaderno verde del Che di Carlos Soria Galvarro
Patrimonio histrico documental de Bolivia est en riesgo (c.s.g.)

DA MACHU PICCHU A LA HIGUERA


DIARIO DEL VIAGGIO DELLA FONDAZIONE SULLE ORME DEL CHE
di Barbara Bee

Anno 2001. Dopo il successo del primo viaggio Sulle orme del Che a Cuba, la Fondazione Che
Guevara italiana ha deciso di intraprendere un nuovo viaggio Sulle Orme del Che in Per e
Bolivia. Il periodo scelto dal 29 settembre al 13 ottobre per poter essere puntualmente a La
Higuera il 9 ottobre.
Si deciso di passare dal Per prima di arrivare in Bolivia, per visitare le rovine di Machu
Picchu, il luogo incantato dove il giovane Ernesto and due volte e scrisse il suo primo articolo,
prima di intraprendere il cammino rivoluzionario che lo avrebbe fatto conoscere al mondo come
Che e che lo avrebbe portato a morire a La Higuera.

29 settembre 2001

Oggi ha inizio il viaggio della Fondazione Che Guevara. Tutti i partecipanti hanno come
punto di incontro il Terminal B dellaeroporto di Roma Fiumicino. Io sono Barbara, vivo a
Milano, ho ventisette anni, studio giurisprudenza e svolgo lavori saltuari quando mi possi-
bile. Sono guevarista, ormai da otto anni e comunista dai tempi del liceo, credo molto nel-
limportanza della Fondazione Che Guevara, in quanto attraverso questa che a livello
nazionale e mondiale possiamo diffondere e tenere vivo il pensiero del Che. Ora dopo tanta
emozione e attesa posso finalmente iniziare il mio viaggio in America latina, osservare
dove il Che passato, ha fatto le sue prime riflessioni, ha maturato la sua coscienza politica
e soprattutto ha combattuto e ha perso la vita per i suoi ideali.
Giungo allaeroporto con Armando, un compagno di Trento, e Claudio di Roma. Tra i
partecipanti rivedo con piacere due compagni della Fondazione che gi conoscevo (Giorgio
e Donatella, rispettivamente di Teramo e Roma) e Roberto, il nostro presidente che ci far
da guida nel viaggio. Mi vengono presentati gli altri partecipanti: Rocco della Calabria,
Daniela e Augusto, una coppia di Roma, che ora vive a Torino, Deborah e Daniele, lei di
Roma, lui trentino, al momento residenti a Molveno, e infine Walter, anche lui trentino,
amico degli ultimi quattro che ho nominato.
Roberto ha con s una ventina di copie del quaderno n. 4 della Fondazione Che
Guevara, tratto dallultimo convegno tenutosi ad Acquapendente il 14 giugno 2001 sul tema

279
Il Che e i paesi dellEst: saranno un regalo per i compagni che incontreremo in America
latina.
Siamo diretti a Madrid, dove avremo la coincidenza per Lima.
Il viaggio in aereo Madrid-Lima si prospetta molto lungo, ma cos che iniziamo a
conoscerci e a familiarizzare. Trascorriamo il nostro tempo leggendo i quotidiani e facendo
commenti sullepisodio accaduto alle Torri Gemelle di New York l11 settembre, il mondo
con il fiato sospeso, si prospetta forse un terzo conflitto mondiale, il paese ad essere colpi-
to sar lAfghanistain
Finalmente siamo a Lima, tardo pomeriggio, ora locale. Ad attenderci allaeroporto
c il compagno Ricardo Virhuez Villafane, scrittore e coordinatore della rivista Arteidea.
Sar lui stesso ad accompagnarci in albergo (Posada del Inca, Miraflores) e poi a farci fare
uno splendido giro turistico della citt, compreso un piacevole incontro con una poetessa
peruviana nella sua casa.
A me non sembra ancora vero, dopo tanta attesa sono a Lima e dal pullman guardo la
citt, cos diversa da Milano, dove sono nata e vivo, si alternano grandi palazzi a case molto
povere. Ricardo ci parla di Lima:
Fu fondata da Francesco Pizarro il 18 gennaio 1535. In quel periodo alle spalle della
citt si stendevano campi fertili della pi grande oasi della costa ed il fiume Rimac garanti-
va acqua tutto lanno, mentre il porto di Callao, distante appena 14 km, attualmente una
citt nella citt, assicurava il contatto con la madre patria spagnola.
Purtroppo oggi gran parte del suo passato andato perduto. Nel 1746 uno spaventoso
terremoto la distrusse quasi completamente, cos gran parte degli edifici coloniali vennero
rasi al suolo. Loasi coperta da tempo da asfalto e da un numero sterminato di case barac-
che. Ormai lacqua fornita dal Rimac non basta pi, ma viene convogliata dallaltra parte
del displuvio continentale mediante lunghi acquedotti.
La citt divisa in 49 distretti, la popolazione ha superato i nove milioni ed in conti-
nuo irrefrenabile aumento. Ogni anno si ha un incremento di almeno 200.000 unit.
La casa della poetessa (Rosina Valcrcel) interessante e arredata con ottimo gusto; il
locale che maggiormente ci colpisce la libreria, dove vi sono varie opere del Che e dei
maestri del socialismo: Lenin, Marx e Trotsky.
Ci offre un aperitivo e parla con noi con grande familiarit. Rimane un po stupita nel
vedere dodici persone provenienti da diverse parti dellItalia unite nel pensiero guevarista e
di come insieme abbiamo fatto tanti chilometri per visitare il Suo continente. La lasciamo
con un po di tristezza, in quanto insieme a lei ci sentivamo a nostro agio ed avevamo
acquisito unaltra compagna.
Siamo ora diretti verso la Plaza de Armas. Dal pullman ammiriamo quanto rimasto del-
lantico splendore coloniale; troviamo alcuni importanti edifici. Qui i vicer si presentavano al
popolo e la gente si scatenava nelle feste; si tenevano corride e processioni; si stendeva la san-
guinaria e lugubre ombra dellInquisizione e rotolavano le teste degli oppositori alla Corona.
La Cattedrale attuale risale al XVII secolo e sorge nel luogo dove Francisco Pizarro
aveva posto la prima pietra di fondazione della prima chiesa di Lima. Lopera di costruzio-
ne fu avviata nel 1624, ma in seguito tra il 1687 e il 1746 vi furono gravi danni inferti dai
sismi e i cambiamenti di gusto diedero origine a vari restauri con decorazioni gotiche.
Un altro dei simboli del potere della Plaza de Armas il Palazzo dellArcivescovado,
costituito da balconi in legno, tipici della Lima coloniale. Da quello sopra lingresso il nun-
zio impartisce la benedizione nelle grandi festivit religiose.
Troviamo poi la Municipalidad, costruita nel 1945. la Biblioteca con documenti relativi
alla storia della citt e il Palacio del Gobierno, voluto da Pizarro: fu la dimora di vicer e
presidenti, ledificio risale al 1938 ed sorvegliato da guardie in divisa.
A causa del lungo viaggio affrontato, molti compagni sono stanchi e decidiamo di torna-
re in albergo; lungo il tragitto Ricardo ci parla della situazione politica e sociale del Per.

280
Anche il Che e Alberto Granado erano passati da Lima durante il loro viaggio in
America latina. Dopo la visita a Machu Picchu e a Cuzco decisero di raggiungere il lebbro-
sario di Huambo. A Lima fecero visita al dott. Hugo Pesce che conoscevano solo di fama
come esperto di ricerca sulla lebbra. Si trattava di un marxista e medico ospedaliero, dedito
alla ricerca delle malattie dei poveri, era uno studioso di malattie, in particolare di lebbra.
Li accolse volentieri, incuriosito da questi due medici vagabondi interessati come lui alla
lebbra. Tramite la sua assistente Zoraida Boluarte trova loro alloggio presso il lebbrosario
Gua, gestito da rigide suore salesiane. Dove Alberto ed Ernesto spesso salteranno il recinto
per sfuggire alla rigidit degli orari, passeranno cos molte serate a casa del dott. Pesce o a
trovare la famiglia Boluarte. Si fermeranno a Lima dieci giorni e si dice che tra Zoraida e
Guevara ci sia stato qualcosa di pi che unamicizia.
Ernesto poi nel suo secondo viaggio in Sud America con il compagno Calica, a Lima
osserver la decomposizione politica generata dalla dittatura militare di Odra, il clima poli-
tico era asfissiante e il governo impopolare, sostenuto da baionette. Scriver a Tita dicendo-
le che della sua vita futura ne sa poco e riguardo alle direzioni e ai tempi ancora meno. Far
anche una seconda visita al dott. Pesce e allamica Zoraida Boluarte.

30 settembre 2001

Ci alziamo tutti molto presto, intorno alle 5.00 p.m., probabilmente per via del fuso ora-
rio alla quale dobbiamo ancora abituarci. Il compagno Armando ed io siamo i primi.
Andiamo a fare colazione e vedendo che siamo in anticipo rispetto al resto del gruppo deci-
diamo di fare una passeggiata nei pressi dellalbergo. Ovviamente essendo domenica e mat-
tina presto non c nessuno in giro, solo qualche taxi gira per le strade suonando il clacson
per richiamare lattenzione di noi turisti. Da lontano scorgiamo il campanile di una chiesa
cattolica e decidiamo di andare a farvi una visita...
Giungiamo allaeroporto, dopo le varie formalit di imbarco, salutiamo Ricardo, con un
po di malinconia forse, perch stato troppo poco con noi o magari perch ai compagni ci
si affeziona subito.
In attesa di salire in aereo scopro che dalledicolante dellaeroporto c un quotidiano
che si chiama Liberacin e decido di acquistarlo per leggere le ultime notizie dal mondo.
Dopo unora e mezza di volo siamo a Cuzco. Un posto straordinario, laltitudine comin-
cia a farsi sentire, ma ad alleviare la nostra fatica appaiono paesaggi stupendi e un gruppo
folkloristico allieta con musica delle Ande lattesa dei nostri bagagli.
Incontriamo ora una persona stupenda che rimarr con noi da questo momento fino al
confine con la Bolivia: Luisa Monzn (anni 51), una peruviana ex insegnante di storia e
filosofia che ci far da guida. Siamo ora in pullman diretti in albergo (Royal Inca II).
Iniziamo a conoscere Cuzco.
Luisa ci dice che il Per sinonimo dellimpero degli Incas, il pi esteso Stato indigeno
dellAmerica. Ebbe probabilmente origine nel XIII secolo da un piccolo nucleo tribale stan-
ziatosi nella vallata di Cuzco, che fu poi distrutto dai conquistadores spagnoli allinizio del
XVI secolo. Si trattava di una nazione a economia statalizzata con una struttura fortemente
centralizzata, retta da unaristocrazia al cui vertice si trovava lInca, sovrano autocratico,
che riuniva in s lautorit religiosa, politica e militare. Il nome di Inca venne dato dagli
spagnoli alla popolazione e nei documenti ufficiali il paese era detto Tahuantisuyu (i quattro
quarti del mondo): il paese infatti era diviso in quattro zone dette suyu. Secondo una tradi-
zione leggendaria, allinizio del XVIII secolo il capo di un clan affine ai quechua, il cui
nome era Inca, condusse la sua gente in un luogo detto le grotte dellaurora, poste nella
regione montagnosa di Cuzco, fino alla valle sottostante dove venne edificato il primo
nucleo della citt di Cuzco. Gli Inca furono costretti a sostenere dure lotte con le genti vici-

281
ne e con il tempo vennero distrutti due nuclei cittadini: lHurin Cuzco o citt bassa e
lHanan Cuzco, o citt alta in lotta tra loro per la supremazia del paese. Verso la met del
XVIII secolo lInca Sinchi Roca unific la citt e sottomise le trib della vallata. Gli succe-
der poi il figlio che porter a termine loperato del padre. Limpero avr poi la sua massi-
ma estensione tra il 1493 e il 1527 sotto il regno di Huayna Capac. I suoi figli, Huascr e
Atahualpa, saranno poi impegnati in una dura battaglia che vedr vincitore Atahualpa che
far poi imprigionare Huascr. Sar poi quando egli si recher a Cuzco per essere incorona-
to Inca che gli spagnoli di Francisco Pizarro sbarcheranno a Tumbes e dopo una lunga mar-
cia a Caxamarca si fingeranno ambasciatori per catturare lInca il 16 novembre 1532. La
conquista degli spagnoli fu comunque difficile, gli Inca temevano la morte del loro capo
prigioniero di Pizarro. Atahualpa verr assassinato nel 1533 e qui i curaca, governatori
dellImpero opporranno ferma resistenza. Il 15 novembre 1533 Pizarro occupa Cuzco e ne
ricava immensi tesori. Nel 1535 inizia una rivolta che sar dominata dellesercito spagnolo.
Le popolazioni del Per tentano di liberarsi dal giogo dei conquistadores approfittando,
quindi, delle lotte tra Pizarro e Almagro e tra Pizarro e il governo spagnolo (1535-1540).
Pizarro verr ucciso il 26 giugno 1541. Le popolazioni locali cercano di approfittare delle
guerre civili tra il potere centrale della Corona spagnola ed i coloni (1541-1544) ma la
morte di Manco Capac fece fallire ogni tentativo. Fra il 1545 ed il 1550 il paese sub le con-
seguenze delle lotte tra i vicer spagnoli e Gonzalo Pizarro, autonominatosi governatore del
Per; le popolazioni, in condizioni di semischiavit, decidono di ribellarsi sotto la guida dei
pretendenti al trono Inca: nel 1571 la decapitazione dellultimo pretendente pone fine ad
ogni sogno di libert.
Il racconto di Luisa estremamente interessante, tanto che giungiamo in albergo senza
nemmeno rendercene conto. Ci troviamo nel centro di Cuzco a pochi passi dalla piazza cen-
trale. La nostra dimora straordinaria, una costruzione di colore giallo con una hall acco-
gliente da dove si possono ammirare i piani del palazzo; tutto un susseguirsi di balconi
fino allultimo piano. Prima dellassegnazione delle camere ci viene offerto un mate de
coca, un t fatto con le foglie di coca, dal sapore intenso ma veramente gradevole. E con-
suetudine a queste altitudini offrire questa bevanda, utilissima anche per combattere il mal
daltura. Anche le camere dellalbergo sono graziose, la mobiglia in legno, da noi si
direbbe tipo arte povera, lambiente emana tanto calore umano e il suono in sottofondo
delle zampogne e dei flauti andini contribuisce a rendere latmosfera incantata.
Dopo una visita panoramica della citt, la cui visita dettagliata avverr successivamente,
ci allontaniamo dal Cuzco per la visita del Valle Sagrado, importante sito degli Incas, dove
Luisa con grande naturalezza e coinvolgimento ci narra svariate leggende.
Tutti i componenti del gruppo sono affascinati ed interessati alle sue storie. Luisa di
origine quechua e parla la lingua degli indios del Per. Si tratta di una lingua dal suono dol-
cissimo che ancora oggi viene parlata tra la gente delle campagne. Luisa la parla con le
bambine che si aggirano tra le rovine intenzionate a venderci piccoli simpatici oggetti fatti
da loro stesse come ciondoli o bracciali.
Luisa ci dice che la leggenda che si riferisce allimpero degli Inca dovrebbe riferirsi al
popolo aymara che si presume fosse il punto di partenza della stirpe (per Inca naturalmente
si intende re, nobile). Vi sono due principali leggende che tentano di spiegare la fonda-
zione dellimpero.
La prima la leggenda di Manco Capac e Mama Ocllo. Si dice che essi uscirono da
unisola del lago Titicaca dopo averne ricevuto lordine dal loro padre, il dio sole (Inti) per
fondare una citt che sarebbe stata la sede dellimpero e il luogo dove andranno a sotterrare
la bacchetta doro che aveva consegnato loro. Il tutto accadde sul colle Huanacaure e fu qui
che Manco Capac fondo il Cuzco, nome trasformato dalloriginale quechua qosqo che
significa centro delluniverso - ombelico del mondo. Spesse volte nella mia vita mi sono
chiesta se effettivamente esistesse lombelico del mondo; so che pi di una localit al

282
mondo, nella lingua dei nativi ha questo significato. Per me lombelico del mondo potrebbe
essere un posto dove vi pace interiore o dove si respira unatmosfera magica, o meglio
dove convergono differenti culture. Assicuro che Cuzco un posto straordinario, dove si
respira unatmosfera incantata, forse proprio qui lombelico del mondo
Seguiamo con la storia: inizia qui la civilizzazione e Manco Capac insegna la tecnica
dellaratura, mentre Mama Ocllo insegna alle donne larte del tessuto.
La seconda leggenda quella dei fratelli Ayar. Dice che i quattro fratelli: Ayar Manco.
Ayar Uchu, Ayar Cachi e Ayar Auca con le loro rispettive consorti ricevono lo stesso incarico,
ma tre dei fratelli muoiono lungo il percorso del luogo prestabilito, cos tocca a Ayar Manco,
denominato in seguito Manco Capac, fondare limpero in compagnia delle quattro donne.
La visita al Valle Sagrado grazie alle storie di Luisa veramente interessante, ma ormai si
sta facendo buio e dobbiamo tornare in albergo. Forse prima di questa tappa ci siamo sofferma-
ti troppo in altre localit e abbiamo cos perso la cognizione del tempo. Il Per un paese vera-
mente affascinante e insolito per il turista europeo che lo vede per la prima volta. Roberto, il
nostro accompagnatore storico, gi dallinizio ci aveva detto che il nostro era un viaggio dal
contenuto politico e secondo questo concetto dovevamo comportarci. Il messaggio non pro-
prio stato recepito da tutti i componenti del gruppo. Infatti, la visita al mercato di Pisac, affasci-
nante per i suoi colori e per i costumi tipici delle bambine e delle donne del posto, aveva tratto
in inganno alcuni di noi presi dalla smania di scattare foto a tutto e tutti. Piacevole stata la
visita di un Forno allinterno del mercato che Luisa ci ha fatto visitare offrendoci degustazioni
tipiche; piacevole anche la vista dellallevamento dei porcellini dIndia.
E ormai ora di cena e a Cuzco ci attende un locale tipico peruviano, dove potremo
ascoltare musica andina e degustare piatti tipici. Il locale accogliente, vi sono tante perso-
ne di differenti nazionalit. Prendiamo posto e ci viene servito il porcellino dIndia alla
plancha. Alcuni di noi non desiderano mangiarlo, dopo aver visto lallevamento.
Casualmente mi ritrovo seduta vicino a Luisa, al mio fianco vi sono Donatella, Giorgio e
Rocco. Luisa estremamente garbata e parliamo insieme degli indios e del Per. Lei prima
di fare la guida era uninsegnante, quindi mi parla della sua esperienza. Essendo lei di origi-
ne quechua e di conseguenza india, ha visto tanta povert tra la sua gente. Conclusi i suoi
studi decise di voler stare tra le persone pi povere della sua terra. And quindi a insegnare
sulle montagne, dove arrivavano bambini con storie familiari tristi. Questo suo lavoro fu
difficile, ma alla fine le port grosse soddisfazioni. Donatella colpita dalla sua storie e le
dice anche che rimasta impressionata nel vedere tanta gente povera, essendo anche lei
stata insegnante e ora direttrice didattica in una scuola di Roma: dice a Luisa che avvier un
progetto per aiutare queste donne. Anchio sono colpita dal tutto e mi chiedo come mai al
mondo ci sia una cos cattiva distribuzione delle ricchezze. Il Per un paese straordinario,
dove si osservano panorami incantevoli, ma anche immagini di povert che ti fanno stringe-
re il cuore. Mi domando come mai la gente in queste zone non inizi un processo rivoluzio-
nario: forse ha paura o sfiduciata...
La musica nel locale bellissima e ci scateniamo nella danza. La cena ormai finita e si
fatto tardi. La maggior parte dei compagni tornano in albergo, mentre Roberto, Luisa,
Armando, Rocco e io decidiamo di fare una passeggiata per la citt.
Latmosfera magica. Luisa ci mostra la struttura delle strade e delle case, qualcosa di
veramente insolito. Dentro questa magica atmosfera, passata ormai la mezzanotte, vediamo
bambini per le strade che vendono sigarette e cartoline o donne indie (con i loro tipici
copricapo) sedute sui marciapiedi con i loro piccoli, ancora intente alla vendita di tabacchi,
calze di lana e altri oggetti, che attendono i loro mariti che magari stanno vendendo altri
oggetti nelle vie acconto. Mi chiedo perch ormai nel III millennio ci sia ancora gente che
vive alle soglie minime di povert, ma una risposta purtroppo non la trovo e con gli altri
proseguo per la mia strada, forse ingiustamente
Siamo ormai stanchi ed anche noi andiamo a dormire.

283
1 ottobre 2001

Oggi il giorno della visita a Machu Pichu. Siamo tutti ansiosi ed emozionati di visitare
il luogo sacro agli Inca. Qui il Che and due volte e fece delle riflessioni molto importanti.
Sar sempre Luisa ad accompagnarci e insieme a Roberto abbiamo deciso di fare una visita
lunga e molto curata dove ci soffermeremo a leggere anche vari passi scritti dal Che sul
luogo.
Al mattino presto ci troviamo tutti nella Hall dellalbergo. Non avendo potuto comprare
i biglietti del treno per Machu Picchu (ieri era domenica e quindi tutto chiuso, oggi i bigliet-
ti sono introvabili perch le compagnie di viaggio ne fanno incetta), risolviamo raggiungen-
do in pulmino la citt di Ollantaytambo (nel Valle Sagrado, dove eravamo stati ieri in visi-
ta)... Mentre attendiamo il nostro treno vediamo passare uno dei treni locali non adibito al
trasporto dei turisti, molto affollato, di colore giallo arancio, non sembra confortevole, ma
ai nostri occhi appare autentico, a bordo vi sono soltanto campesinos e indios.
Dopo qualche minuto arriva anche il nostro...
Il treno sale a zig-zag lungo i fianchi della montagna e la citt si allontana; si distendono
tetti dalle tegole rosse, qua e l spuntano le guglie ed i campanili delle chiese. Mi sembrano
segni forti del potere assoluto della Chiesa Cattolica e della Corona di Spagna. Si scende
lungo la valle del Rio Urubamba dalle acque ribollenti tra le rocce. I 114 chilometri si per-
corrono in tre ore e mezzo tra paesaggi unici. Quando il treno si ferma salgono vari vendito-
ri ambulanti con prodotti artigianali. Si riparte e si osservano vari cespugli di ginestre gial-
le. Unaltra fermata Pampacava, al km 94: situata a una quota di 2400 m. Qui si incrocia
il treno che proviene da Quillabamba. Subito dopo la valle si stringe e la vegetazione divie-
ne tropicale, densa come quella della Selva. Al km 104 si potrebbe scendere per intrapren-
dere il Camino de los Incas a piedi o a cavallo salendo sulla montagna al di l del ponte
sospeso con basi in pietre inca (ma per farlo avremmo dovuto comprare il permesso a
Cuzco e anche di questo le compagnie turistiche avevano fatto incetta). Al km 106 c la
centrale idroelettrica che imbriglia parzialmente le acque dellUrubamba. Le pareti roccio-
se, in perfetta verticale, sono letteralmente aggredite dallesuberante vegetazione.
Giungiamo ad Aguas Calientes: al km 110, stretta nella gola. Vi troviamo numerosi
ristoranti, botteghe ed hotel, sembra tutto fatto su misura per il turista. Vi sono anche le
fonti termali calde per bagni ristoratori. Decidiamo che, dopo aver visitato Machu Picchu
pernotteremo qui (allhotel Quilla), in quanto il posto pi economico vicino alla zona
archeologica.
La vista di Machu Pichu ci lascia con il fiato sospeso. Luisa inizia a parlare con rispetto
e dedizione del posto dove ci troviamo.
La citt di Machu Picchu situata a 2350 m. Fu scoperta nel 1911 da un nordamericano:
Hiram Bingham. I reperti di ceramica e lo stile architettonico inducono a pensare che la
citt risalga ai tempi di Pachacutecs (met del XV secolo). Si pensa fosse un centro cerimo-
niale o uno degli anelli della lunga catena di fortificazioni. A ogni modo inizialmente risult
di poco interesse e persino gli spagnoli, che ne ebbero vaghe notizie, non vi giunsero mai.
Loperato di Bingham ed altri archeologi statunitensi molto discutibile, in quanto solo il
40% delle rovine sono autentiche, il resto stato completamente ricostruito.
I terrazzamenti erano a gradoni e facilitavano lirrigazione artificiale impedendo che il
terreno venisse dilavato durante la stagione delle piogge.
Ci dirigiamo verso il Tempio del Sole. Luisa ci mostra la sua costruzione semicircolare
a torre, posto su una massiccia roccia di circa 11 m di perimetro. Osserviamo due finestre
trapezoidali e un cortile ad arco con nove nicchie intercalate. La base forma una grotta detta
Tomba Reale. Gli studi e i racconti hanno dimostrato che il tempio era un osservatorio
astronomico. La roccia nel centro ha un taglio allineato con il punto dove sorge il sole del
solstizio di giugno.

284
Superando la zona delle Fonti Cerimoniali si passa nel Palazzo Inca. Lingresso costi-
tuito da un portone a trapezio difeso da un monolito di circa 3 tonnellate.
Continuando a salire giungiamo alla Piazza dei Templi, qui troviamo alcuni edifici reli-
giosi. Il Tempio delle Tre Finestre formato da massicci blocchi di pietra e aperture trape-
zoidali. Poco distante c il Tempio Principale, contiene un altare monolito dietro il quale si
eleva una delle pareti pi belle del complesso. E impressionante osservare come i blocchi
regolarmente squadrati diventino sempre pi stretti verso lalto, per cui ledificio sembra
pi alto di quanto gi non lo sia. Vicino c una piccola costruzione chiamata Sacrestia,
probabilmente qui i sacerdoti si preparavano ai riti.
Vi sono ancora tante scale da fare prima dellIntihuatana, che significa luogo dove il
sole viene legato. Rimaniamo colpiti da una pietra di 1,80 metri; lavorata, pensiamo
fosse una meridiana. Luisa ci dice che alcuni pensavano fosse espressione della cosmolo-
gia, al centro vi un asse tra terra e sole.
Decidiamo di continuare a salire verso il Cimitero e il Ponte Levatoio Inca e di scendere
poi alla grande Plaza Mayor, dove un tempo venivano celebrate le feste pi importanti.
Nella parte pi estrema scorgiamo il Templo de la Roca Sagrada, una capanna dallaspetto
dimesso con il tetto ricostruito in prossimit della Pietra Sacra.
Durante il nostro cammino tra le rovine vediamo un gruppo di splendidi lama che man-
giano lerba e dato che il cammino piuttosto duro sia per le salita che abbiamo intrapreso,
sia per laltura decidiamo di fare una breve sosta. La nostra guida sembra meno affaticata
rispetto a noi e continua ad allietarci con splendidi racconti. Ci dice che siamo in un luogo
dove possiamo caricarci di energia positiva che potremo portare con noi in Italia e tutto
questo ci aiuter a realizzare pi facilmente i nostri sogni.
Molti occidentali si recano al Machu Picchu per compiere dei riti esoterici, spesso con
torce e candele. Sicuramente un luogo suggestivo che riesce a comunicarti pace.
Inizia a piovere. Con Roberto decidiamo di rifugiarci allinterno di una capanna e di
dedicare un po di tempo al Che, leggendo alcuni suoi brani.
Il Che a Machu Picchu and due volte. Il suo primo viaggio in America latina lo fece
con lamico biochimico Alberto Granado.
Il primo ricordo del Che relativo al Per sar la stanchezza. Siamo nel 1952 tra il 24 ed
il 31 marzo, passando attraverso il lago Titicaca si dirigono a Cuzco. Qui Ernesto rimane
abbagliato dal mondo Inca. Definisce questa citt unevocazione, unimpalpabile polve-
re di altre ere si sedimenta nelle sue strade.
Mentre parliamo del Che, riparati nella capanna, la pioggia si fa sempre pi fitta e
improvvisamente ci appare un gruppo di alpaca: anche loro stanno cercando un riparo.
Il Machu Picchu ha lasciato tutti commossi e leggendo gli scritti del Che ci accorgiamo
che anche su di lui aveva fatto lo stesso effetto. Sar qui che il Che raccoglier i dati per il
suo primo articolo (Machu Picchu, enigma de piedra). Anche Alberto Granado rimarr
estremamente colpito da questo luogo. Far un sogno che racconter ad Ernesto, sdraiati
sulla pietra dei sacrifici (sotto il Tempio del Sole, ex Torren), mentre il Che sorseggiava
un infuso di yerba mate. Alberto gli disse: Ho sognato che sposer la ragazza che ieri sera
ho conosciuto, mi trasformer in Manco Capac III, fonder un partito indigenista, far la
rivoluzione e porter tutta questa gente a votare Guevara gli risponde: La rivoluzione
senza spari? Sei matto Alberto!. La loro tappa successiva sar il lebbrosario di Huambo.
La seconda volta a Machu Picchu, il Che scrive emozionato: Cittadini del Sudamerica
riconquistate il passato! Nel suo articolo poi racconter che un nordamericano aveva
lasciato un biglietto in albergo con la seguente affermazione: Sono fortunato ad aver tro-
vato un posto senza pubblicit della Coca Cola!.
La pioggia sembra essersi momentaneamente calmata e decidiamo di proseguire la visi-
ta. Giungiamo alla Prigione: vi sono vari locali, dove i condannati venivano rinchiusi. Luisa
ci mostra come molto probabilmente i condannati dovessero infilare le braccia attraverso i

285
fori praticati lateralmente nella pietra. Il tutto comunque frutto di congetture.. Da qui poi
si sale la Scala del Pozzo e si di nuovo allingresso.
Alcuni di noi decidono di raggiungere a piedi Aguas Calientes.
In un ristorante a conduzione famigliare mangiamo piatti tipici e ascoltiamo musica
andina. Finita la cena ci rechiamo ad una festa in piazza, dove un gruppo molto bravo suona
strumenti tipici delle Ande. Sono attratta da un ragazzo della mia et che indossa un tipico
poncho: gentilmente gli chiedo di poterlo fotografare e lui acconsente.

2 ottobre 2001

Eccoci di nuovo sul trenino per il ritorno a Cuzco. Trascorreremo l lintera giornata alla
scoperta di questa splendida citt Lombelico del mondo. C un po di malinconia nel
lasciare il luogo incantato, ma il nostro cammino verso La Higuera ancora lungo.
Il Che, nel 1953, insieme al compagno Calica si ritrova a Cuzco per la seconda volta e
con un tedesco scatta varie fotografie che serviranno poi per illustrare il suo articolo su
Machu Picchu. Insieme a loro c anche Ricardo Rojo, un avvocato esiliato politico del
peronismo conosciuto a La Paz. Ernesto scrive a Tita Infante di visitare Cuzco e alla madre
comunica che si preso questo piacere per la seconda volta.
Dopo una breve sosta in albergo decidiamo di visitare bene Cuzco. Non si tratta solo del
centro turistico pi importante di tutto il Per, ma anche una delle mete pi interessanti di
tutto il continente. Si tratta di una citt darte, crocevia della cultura incaica e di quella
coloniale, ha imponenti rovine e suggestivi tesori dei conquistadores, costumi tramandati
dallantichit e splendidi panorami andini.
Luisa inizia facendoci visitare la Plaza de Armas; la sua unicit dovuta alle chiese che
si prospettano, si accede alla Cattedrale attraverso la Chiesa di El Triunfo che stata eretta
sulle fondamenta del palazzo Huiracocha. Fu edificata a ricordo della vittoria sullinsurre-
zione indigena del 1536, quando gli spagnoli evitarono per poco la sconfitta. Importante
anche il Convento de la Merced, dei monaci mercendari. La chiesa, dice la guida, fu rico-
struita dopo il sisma del 1950 ed ora una delle pi prestigiose: dotata di altare in stucco
dorato, con Madonna e statue lignee.
Ci incamminiamo ora per Calle Mantas, si percorre quindi gran parte delle animata
Avenida del Sol con negozi, alberghi ed uffici pubblici, pi appartata la Calle Loreto.
Osserviamo una muratura rustica fatta da piccole pietre, faceva tutto parte del palazzo
dellInca Huayna Kpac. Qui si trovava la casa della vergine del Sole: tutte le trib dellim-
pero erano tenute a consegnare le bambine pi belle tra gli otto e i dieci anni, destinate a
trascorrere la vita in clausura e castit. Il loro compito era di badare al fuoco e di tessere
preziose vesti in vicua per i notabili. Appena pi grandicelle divenivano le concubine
dellInca o venivano donate ai nobili per meriti speciali.
Affascinati dai racconti di Luisa proseguiamo attraverso la Calle Pampa del Castillo e
giungiamo alla Chiesa di Santo Domingo. Qui si raccoglieva il popolo per assistere ai riti
religiosi officiati nel Tempio del Sole, oggi incorporato nel convento. Il terremoto del 1950
riveler poi muri incaici appartenuti al santuario principale di Qorikancha.
C quasi unossessione nellutilizzo di metalli preziosi e gemme. Luisa ci spiega che i
conquistadores rimanevano abbagliati da tutto ci che luccicava ed arraffavano tutto. Erano
anche dotati di scarsi elementi culturali. Si trattava di un manipolo di avventurieri, sottopro-
letari, avanzi di galera, stupratori, nobilucci di provincia in cerca di gloria e riscatto sociale.
Molto spesso preti e frati gli diedero il loro appoggio, in quanto, li avrebbero poi aiutati nel
convertire gli indios.
Lultima tappa sar il Convento di Santa Catalina, delle Monache Domenicane. Fu
costruito nel 1605 e dal 1912 per la gran parte adibito a museo. Molto bello lo stile auli-

286
co coloniale. Nella chiesa vi sono il coro, il pulpito di stile moresco, laltare maggiore e
alcuni quadri degni di nota. Il ricco museo contiene vari dipinti di scuola cuzquena ad
esempio di arte coloniale religiosa. Il terremoto del 1950 ha messo a nudo i muri inca, che
un tempo formavano i muri della casa delle vergini del sole. Le monache preparano squisiti
dolci di marzapane che vendono nel parlatorio attraverso la ruota in legno, ma anche ostie,
ricami e paramenti sacri.
Di comune accordo decidiamo di tornare in albergo, ma prima di raggiungere le nostre
camere Luisa ci insegna a masticare la coca. Tutti di comune accordo decidiamo di provare,
ma alla maggior parte di noi il gusto di queste foglie appare amaro. E sempre stata consue-
tudine dei campesinos e degli indios masticare la coca, in quanto utilissima per portare a
termine lavori pesanti: infatti, ha la capacit di alleviare il mal daltura, il sonno e la fame.

3 ottobre 2001

Partiamo per la Bolivia. Siamo diretti a La Paz passando per il Lago Titicaca.
Il viaggio si prospetta lungo, ci attendono diverse ora di pullman, in Bolivia poi incon-
treremo il compagno Paco, il quale partecip alla guerriglia e conobbe il Che. Lultimo
paese del Per prima della frontiera boliviana sar Puno.
Lungo il cammino ci fermiamo a visitare il sito archeologico di Raqchi. Luisa ci compra
pane e formaggio e decidiamo di fare una sosta per il pranzo in un giardino a fianco alla fer-
rovia. Siamo a Marangan, vicino a noi c una fabbrica di lana, numerosi operai sono in
pausa. Si tratta di una costruzione vecchia e lasciata andare, davanti alla fabbrica, c una
bellissima villa, lussuosa e sembra appena ristrutturata. Improvvisamente ci appare un gio-
vane dai caratteri indios, ci colpisce, poich ha una maglietta con davanti la scritta
Revolution e dietro il volto del Che. Alcuni di noi tra i quali Roberto decidono di scam-
biare due parole con lui; ha ventidue anni, un operaio della fabbrica, porta la maglia di
Guevara, perch per lui un mito, inoltre ci dice che quella splendida villa la casa del
proprietario della fabbrica. Dopo avergli offerto pane e formaggio lo salutiamo.
Stiamo proseguendo ora lungo laltipiano. Luisa prosegue sempre allietandoci con i suoi
racconti e spesso invita lautista a fermarsi per farci fotografare gli splendidi panorami.
Arriviamo in un punto dove visibile la Cordigliera delle Ande, un grande spettacolo natu-
rale di cime innevate.
Sullaltipiano vive gente povera. Vi sono case costruite con il fango, bambini che vivo-
no scalzi a quasi 4000 m, magri ed emaciati, con le guance rosse, causate dal freddo e dal-
laltura. La cosa che mi lascia molto pensare, che le impressioni del Che furono giuste,
quando disse di vedere disuguaglianza, povert, miseria, sfruttamento, solo che lui pass di
qui negli anni 50: possibile che nel 2000 le cose non siano ancora mutate?
Passiamo ora da Juliaca, qui il Che e Alberto Granado, si trovarono coinvolti in una
discussione da osteria. Ricordiamo che nel 1951 tra il 24 ed il 31 marzo stavano avanzando
verso Cuzco, attraversando il lago Titicaca dalla parte boliviana. Erano abituati a mangiare
solo ogni tanto e viaggiavano su camion dove vi erano indios e animali, parlavano molto
con i nativi e insieme a loro contestavano il razzismo e i maltrattamenti nei confronti degli
indigeni. Ma torniamo a Juliaca la disputa avviene con un sergente della Guardia Civil che
insiste perch Alberto si metta di fronte a lui in modo da potergli accendere la sigaretta con
un colpo di pistola. Granado non ne ha nessuna voglia, ma il sergente insiste; offre denaro e
alza la posta. Arrivato a duecento soles gli occhi di Alberto brillano, ma il suo istinto di
conservazione forte e non si muove. Il tutto finisce in niente, il poliziotto spara al proprio
berretto, ovviamente mancandolo.
Prima di raggiungere Puno ci fermiano un attimo per osservare il lago Titicaca che da
un po avevamo gi iniziato a costeggiare, uno spettacolo straordinario vedere una cos

287
immensa distesa dacqua a pi di 3600 m daltezza. Come sappiamo il lago Titicaca il pi
alto del mondo, 8400 km2, suddiviso tra Per e Bolivia. Ha una lunghezza di 176 km e una
larghezza di 50 km; costellato da otto isole di una certa estensione e da 45 pi piccole; la
sua profondit massima di 283 m e la temperatura media delle sue acque di 11-15 gradi.
Siamo finalmente a Puno da dove poi lasceremo il Per, definitivamente. La citt
situata a 3825 m e i suoi abitanti sono 200.000. E un luogo altissimo e freddissimo specie
di notte e in inverno. Durante il giorno, quando il sole splende e il cielo azzurro, laria
frizzante, ma non gelida. Fu fondata piuttosto tardi, nel XVII secolo. Si trova in una baia a
nordovest, protetta da due penisole. Era ai margini dellimpero e non piaceva molto ai con-
quistadores, in quanto non amavano vivere a simili altitudini. Veget per svariati anni sotto
la protezione dei Gesuiti che si erano insediati nella regione Alla fine dell800 arriv la fer-
rovia che port un certo sviluppo. Oggi svolge un faticoso ruolo di centro amministrativo e
commerciale.
Decidiamo, prima di raggiungere la frontiera, di fare una breve sosta nella citt. Luisa ci
porta a fare visita alla piazza centrale dove si trova la cattedrale. Purtroppo, il tempo a
nostra disposizione limitato, in quanto ci hanno avvisato che dobbiamo essere alla frontie-
ra entro le 18,00, ora boliviana.
Con grande commozione e malinconia salutiamo Luisa, una persona straordinaria alla
quale tutti si erano affezionati e dalla quale stato difficile separarsi.

Alla frontiera ci attende Ramn, un compagno boliviano molto affascinante che mi col-
pisce per il suo cappello zapatista. Ci accompagner fino a Copacabana una splendida loca-
lit del lago Titicaca.
Ci aiuta a risolvere tutte le formalit in dogana e dopo averci aiutato con i bagagli ci
accompagner al pullman che ci porter in un bellissimo albergo (Chasqui de Oro) scelto da
Roberto dopo unintensa contrattazione sul prezzo con il proprietario.
In lontanza si sente il piacevole rumore delle onde del lago Titicaca che si appoggiano
sulla riva. Dalla finestra della mia stanza osservo le barche in legno sulla ghiaia e le luci di
Copacabana; latmosfera piacevole e romantica.
Ramn ci porta in un locale tipico, molto accogliente, dove degustiamo dei piatti tipici.
Il compagno boliviano cordiale e molto simpatico, mi affascinano molto le sue opinioni
politiche e il suo modo di esporle. Mi colpisce anche il fatto che si chiami Ramn, come il
nome falso che il Che aveva scelto per recarsi in Bolivia.
Ramn ci parla della dittatura di Banzer in Bolivia e di come purtroppo non ci sia
unopposizione di sinistra unita e forte per porre un cambiamento al paese.

4 ottobre 2001

Sono le 8.00 del mattino, la giornata bellissima, il sole splende, nonostante laltura
non fa molto freddo ed il lago abbastanza calmo. E la giornata ideale per la splendida
gita in barca che faremo alla Isla del Sol; la partenza prevista per le 9.30. Saliamo sulla
barca e sar Ilario a guidarla: prima di partire fa una preghiera per tutti, perch sia di buon
auspicio.
Mi racconta che lui nato nella zona ed di origine india. Guida con molta destrezza la
piccola imbarcazione, che a noi europee mette un po di paura. Ci disponiamo quasi tutti
allinterno e in modo che il carico sia ben distribuito. La giornata incantevole e il sole
splende creando uno splendido luccichio sullacqua. Il lago calmo e non crea grossi pro-
blemi anche a chi solitamente soffre un po il mal di mare.
Dopo uno e mezza di navigazione giungiamo alla Isla del Sol. E un paesaggio pittore-
sco costituito da capanne e lunghe scale in pietra. Ci dirigiamo dallaltra parte dellisola per

288
la visita al tempio dedicato a Manco Capac e a Mama Ocllo. Questa volta la guida sar il
nostro Ilario.
Torniamo a Copacabana. Con Roberto e Armando facciamo una piacevole passeggiata
per le ripide strade del centro fino a raggiungere la cattedrale: un misto di stili, la facciata in
alcuni punti colorata, in altri completamente bianca. Le sue porte hanno delle graziose lavo-
razioni in legno con figure sacre. Prima di giungere allentrata della chiesa si passa per un
cortile dove sedute in terra vi sono persone del posto che chiedono lelemosina.
Le strade della cittadina sono ricche di ciottoli e ripide, si alternano rapide discese a fati-
cose salite. Ci ritroviamo in una zona di campi verdi dove troviamo pecore al pascolo e
anche graziosi porcellini. Prima di rientrare in albergo, decidiamo di bere qualcosa in un
locale tipico.
Nel pomeriggio si svolge una riunione di tutto il gruppo per esaminare il comportamen-
to di Claudio e Rocco, che da alcuni giorni stanno boicottando le attivit previste dal pro-
gramma. I due non si presentano nemmeno alla riunione. Vengono quindi espulsi dal grup-
po e proseguiranno il viaggio da soli. E una decisione sofferta, ma Roberto, come guida
del gruppo, ha preso determinati impegni con i compagni italiani presenti e con quelli boli-
viani da raggiungere e non pu permettere che venga mandato tutto allaria. Per il resto del
gruppo lepisodio fornisce loccasione per riflettere sul significato di richiamarsi al pensiero
del Che e al suo esempio.

5 ottobre 2001

Al mattino ci comunicano che il pullman che ci porter a La Paz in ritardo: la causa


il vento che ha fatto increspare il lago e ha bloccato il traghetto degli automezzi.
Con il pullman arrivano due compagni boliviani: Paco e Ral.
Paco aveva partecipato alla guerriglia insieme al Che: il suo vero nome Jos Castillo
Chvez, giunto a ancahuazu a marzo del 1967, come membro del gruppo di Moiss Guevara,
dirigente sindacale dei minatori a Huanuni e membro fondatore del Pcb a Catericahua. Erano
sorti problemi e il Che lo aveva incluso nel gruppo della risacca. Fu fatto prigioniero dalle-
sercito nel guado di Puerto Mauricio, il 31 agosto 1967, e rimesso in libert nel 1970. Era luni-
co sopravvissutto dellagguato in cui era morta, tra gli altri, Tania la Guerrillera. Ha sessantan-
ni e si dichiara ancora coerente con le posizioni del Che. Per noi una grande emozione poter
proseguire il viaggio in Bolivia con un ex guerrigliero del gruppo del Che.
La strada per La Paz ancora lunga e noi stiamo nuovamente sul lago Titicaca. Ral ci
parla della Isla del Sol, di origine Inca e della Isla della Luna: quindi nel lago si pu parlare
di una dualit che si pu identificare rispettivamente con luomo e con la donna. Qui i nativi
non parlano pi il quechua, ma laymara. Le barche che costruivano erano in totora.
Decidiamo di fare una sosta alla casa di Paolino Esteban, grande navigatore e costruttore di
barche (tra le quali la celeberrima Ras II). Fortunatamente lo troviamo e ci spiega la sua
attivit mostrandoci varie fotografie antiche. Ci invita a fare un giro su una delle sue imbar-
cazioni; la giornata splendida, il lago calmo e si adatta bene alla nostra piccola escursio-
ne. Nessuno di noi prima di allora aveva navigato su barche in totora e per di pi con
Paolino Esteban. Prima di arrivare a La Paz decidiamo di visitare uno dei siti archeologici
pi importanti dellAmerica latina (Tihuanaku) e con laiuto di una guida esperta scopriamo
altre notizie sulla civilt Inca e sulle loro credenze.
Finalmente nel tardo pomeriggio giungiamo a La Paz. Si trova a 3600 m ed costituita
da una parte alta e da una parte bassa: la prima quella pi povera (ed l che vive Paco).
La citt sede del governo e ha una popolazione di 8.000.000 di abitanti; la temperatura
molto variabile e anche nel corso della giornata si alternano momenti soleggiati, a piogge
ad attimi di vento.

289
La Bolivia uno dei paesi pi poveri dellAmerica latina ed attraversata da decenni da
una profonda crisi economica che sta cercando in tutti i modi di superare in questi ultimi
anni. La disoccupazione alta, ma ancora pi alta la sottoccupazione; negli ultimi anni si
riusciti a contenere linflazione, ma ci sono ancora tante battaglie da intraprendere Anche
la produzione agricola non sufficiente e avanza inesorabile la deforestazione. Lindustria
altrettanto gracile e poco produttiva, pertanto ha poca influenza sul fabbisogno dello Stato.
La maggiore ricchezza nel sottosuolo. Fu questo a fare gola agli spagnoli, mentre oggi
numerose multinazionali statunitensi, canadesi ed europee cercano di trarne ancora benefi-
cio. Purtroppo al popolo boliviano ne rimangono solo le briciole, soprattutto su di loro pesa
la fatica e spesso si verificano morti in miniera a causa dellinquinamento. In Bolivia la
maggior parte della popolazione cattolica, di qui passarono le missioni gesuitiche che riu-
scirono a evangelizzare numerosi indios.
La Paz una citt veramente affascinante e mentre raggiungiamo lalbergo (Hostal de la
Repblica) Ral ci parla della citt. Fu fondata nel 1548 da Alfonso de Mendoza in una
conca profonda oltre 1000 metri. Per molto tempo fu una cittadina di poca importanza: aveva
semplicemente il compito di sorvegliare il lago Titicaca, la parte pi popolata dellaltipiano.
La Repubblica rese la citt molto popolare e le diede la sua sede amministrativa: fu questo
che contribu velocemente alla sua crescita selvaggia. Gli aymara colonizzarono i pendii edi-
ficando catapecchie, mentre le grandi famiglie si stabilirono sempre pi in basso in quartieri
residenziali. E la capitale pi alta del mondo, dove spesso per laltura manca il fiato. La met
degli abitanti sono indios, le donne vestono sempre il costume tradizionale con gonne lunghe
fino a terra, scialli fermati da spille e la classica bombetta. Strade e piazze durante il giorno si
trasformano in un grande mercato dove si vende di tutto. I monumenti e i musei non sono
molti e concentrati nella zona centrale che si chiama El Prado, qui si trovano alberghi,
ristoranti e peas, tipici locali, dove possibile cenare ascoltando musica tradizionale.
Dopo poco compaiono le due guide che ci terranno compagnia a La Paz: una di loro
Yuri, il compagno che ci ha procurato il pullmino e laltra Jorge.
Nel frattempo compaiono Giorgio e Donatella che fanno subito amicizia con i compagni
Yuri e Jorge. Giorgio scherza sul fatto che tutti e tre hanno lo stesso nome e chiede incurio-
sito a Yuri, perch porti un nome russo; lui gli risponde che la motivazione sta nel fatto di
avere un padre comunista.
Dopo un lungo percorso arriviamo alla pea, il locale accogliente e la musica piace-
vole. Purtroppo rimangono per Yuri e Roberto ancora delle questioni organizzative riguar-
do al pullmino da risolvere, quindi si riuniscono con il proprietario della compagnia nel
ritrovo sottostante al locale.
I piatti tipici sono gustosi e saporiti e anche la carne di lama che per la prima volta
assaggiamo ci pare buona. Il clima molto festaiolo e i gestori del locale sono ben disposti
nei confronti dei turisti facendo di tutto per accontentare le loro esigenze e coinvolgerli nei
balli tipici. Numerosi compagni infatti si esibiranno in danze sfrenate insieme a ballerine e
musicisti locali. Quasi a fine serata sapendo che eravamo la Fondazione Che Guevara italia-
na ci dedicano Hasta siempre e noi compiaciuti la cantiamo in coro. Si ormai fatto tardi,
decidiamo di lasciare la pea e fare una passeggiata per il centro di La Paz, dove si osserva-
no i palazzi pi importanti sedi del governo e del parlamento.

6 ottobre 2001

Mi alzo intorno alle 8.30 del mattino. Riesco a telefonare alla mia famiglia per avere
delle notizie sulla guerra e mi viene detto che al momento lAfghanistain non ancora stato
bombardato, ma non manca molto. Sono dispiaciuta, poich di nuovo saranno i pi deboli a
dover soffrire. Siamo pronti per la visita di La Paz, il nostro accompagnatore Jorge.

290
La nostra prima tappa, questa mattina, la visita allHotel Copacabana. Si trova nel
Centro di La Paz e desideriamo vedere la stanza, dove il Che ha alloggiato, si tratta della
suite 304 (ce lo assicura Roberto, che aveva indagato la cosa in un suo precedente viaggio a
La Paz). Insieme a Jorge, chiediamo agli impiegati della reception se possibile visitare
labitazione. Ci dicono che al momento occupata da un signore ecuadoriano. Mentre
aspettiamo di poter entrare, mi tornano alla mente le mie letture sullarrivo del Che in
Bolivia. Giunse a La Paz il 3 novembre 1966 e fu la seconda volta che si trovava nella capi-
tale boliviana. C una fotografia che lo ritrae davanti a uno specchio della suite 304 del-
lhotel Copacabana: ha i lineamenti di un uomo che sembra aver trascorso lanno peggiore
della sua vita. Ha alle spalle le amarezze delle ultime esperienze cubane e la sconfitta della
missione in Congo. Luomo riflesso nello specchio temporaneamente prende il nome di
Adolfo Mena, ha la copertura dellOea con il visto della direzione nazionale delle informa-
zioni della Presidenza della Repubblica boliviana: uno studioso uruguaiano dellagricoltu-
ra. Si parla poi anche di una seconda fotografia, scattata dalla finestra al palazzo di fronte,
probabilmente stava provando la macchina fotografica. Abbiamo poi una foto della Cia, che
al momento del passaggio gli era stata scattata allaeroporto.
Finalmente ci consentono di visitare la stanza. La famiglia ecuadoriana che al momento
ospite nella 304, dopo aver sentito che eravamo la Fondazione Che Guevara italiana e che
quella era stata la stanza del Che, ci accolgono calorosamente e cominciano anche loro a scat-
tare fotografie. Roberto con precisione ci mostra dove era posizionato il letto dove dormiva il
Che e il famoso specchio. Dopo un po ringraziamo gli ospiti della suite e salutiamo.
Jorge ci ricorda che ci aspetta un altro importante appuntamento, quello con Loyola
Guzmn Lara, combattente e rivoluzionaria nella rete urbana di appoggio alla guerriglia del
Che. Ci aspetta con numerosi altri compagni e compagne presso la sede dellAsofamd
(Associazione dei famigliari delle vittime della repressione e dei desaparecidos): presente
la vedova del guerrigliero Vaca Marchetti.
E una grande emozione per me poter conoscere Loyola. Le offriamo il quaderno n. 4
della Fondazione Che Guevara. Le raccontiamo con orgoglio quello che abbiamo visto fino
ad ora dellAmerica latina.
Loyola appare una persona semplice e per me quella fotografia di una giovane donna dal
viso dolce e dai capelli scuri che avevo visto e rivisto sui libri, si trasformata in una perso-
na in carne e ossa con qualche hanno in pi. Sul suo volto traspaiono sofferenze e lotte; dai
suoi discorsi si pu capire che tante di queste sono ancora in corso, poich in Bolivia e nel
mondo ci sono ancora tante ingiustizie. Loyola di La Paz, dove nacque nel 1942. Si laure
in filosofia allUniversidad Mayor de San Andrs, era membro del Comitato nazionale della
Jcb al tempo della guerriglia. Conobbe il Che nellaccampamento di ancahuazu, fu lui
stesso a convocarla, vi giunse il 26 gennaio 1967 per gestire le finanze a sostegno della
guerriglia; sar poi catturata a La Paz il 14 settembre 1967, sottoposta a interrogatori e tor-
ture e tenter anche il suicidio gettandosi dalla finestra del terzo piano delledificio dove era
trattenuta, ma i rami di un albero serviranno ad attutire la caduta.
Dopo la presentazione di tutte le compagne e i compagni estremamente toccante, in
quanto tutti si presentarono dicendo oltre al loro nome anche quale dei loro parenti era
morto assassinato, affrontiamo largomento della sua cattura e Roberto le domanda delle
torture subite; Loyola ne parla con tristezza e ci dice che la situazione nella quale si trovava
laveva portata a prendere in considerazione lidea di porre fine alla sua vita. Continua par-
landoci del suo rilascio il 22 luglio 1970 insieme ad altri nove prigionieri, in cambio della
libert di due ostaggi tedeschi che erano stati sequestrati tre giorni prima dellElnb (Esercito
di liberazione nazionale di Bolivia) nella regione di Teoponte, atto iniziale della guerriglia
in quel periodo. Si rifugia a Cuba e in seguito torner clandestinamente in Bolivia; sar di
nuovo arrestata nel 1972 in uno scontro armato con la polizia boliviana, al quale partecip
anche il marito Flix Melgar. Era incinta del secondo figlio da otto mesi e lo partor durante

291
la detenzione. Il marito non lo rivide pi, fu fatto sparire durante la detenzione ( uno dei
tanti desaparecidos). Sar poi liberata nel 1974, ma esule dovr emigrare in Svezia.
Rientrer poi in Bolivia dopo la caduta del primo governo del generale Hugo Banzer nel
1978. Vive attualmente in Bolivia ed presidente dellAsociacin nacional de familiares de
detenidos, desaparecidos y martires por la liberacin nacional. Ora impegnata nella lotta
per la verit, perch questi fatti accaduti nel suo paese non cadano nel silenzio. Troppe per-
sone hanno perso i loro parenti senza sapere che fine abbiano fatto esattamente. Loyola
ricordando la sua militanza nella Giovent comunista (Jcb) alla quale si iscrisse nel 1956 e
vi rimase fino al 1966, non risparmia critiche al sistema capitalista che proprio per la sua
militanza lha costretta a subire una serie di sofferenze. Ancora oggi attacca il modello di
globalizzazione neoliberista, incapace di soddisfare le esigenze del popolo. Lei e altre com-
pagne appoggiano il movimento del G8 di Genova e desidererebbero saperne di pi per
magari stringerne collaborazione in seguito.
A questo punto Donatella desidera intervenire ringraziando Asofamd per il lavoro che
sta facendo e menziona la manifestazione di luglio a Genova e la terribile morte di Carlo
Giuliani. Lo definisce un piccolo Che, morto per i suoi ideali. Dopo questo paragone inter-
vengono alcuni di noi
Roberto chiede a Loyola del suo ultimo incontro con il Che. Lei ci racconta che fu nel
1967, quando con Coco Peredo si rec a ancahuazu; non sapevano cosa stesse accadendo
in Bolivia; giunti sul posto tramite la stampa ebbero qualche notizia. In quel periodo vi
erano conflitti tra la Cina e lURSS, ma la lotta si stava sviluppando.
Domandiamo ai compagni, perch il Che scelse proprio la Bolivia e loro ci rispondono
che sempre stata il cuore del Sudamerica, quindi punto strategico per la lotta dei popoli. Il
Che desiderava liberare lAmerica latina dallimperialismo e secondo lui con lappoggio dei
contadini boliviani sarebbe stato un buon inizio e da l avrebbe dovuto continuare per poi
arrivare in Argentina. La Bolivia stava vivendo un sottosviluppo particolarmente grave,
cera la massa proletaria dei minatori che a parere del Che poteva essere un punto di forza;
inoltre non scelse Venezuela e Colombia, poich l i movimenti erano appena falliti. Oltre
ai minatori considerava importanti i contadini che negli anni precedenti avevano fatto gran-
di lotte agrarie. Si aggiunge poi la caduta nel 1964 del Movimento nazionalista rivoluziona-
rio (il Mnr di Paz Estenssoro), quindi lo Stato era in crisi, il governo era instabile e il nuovo
governo militare era debole e fragile. Viste dallesterno queste erano le condizioni sociopo-
litiche della Bolivia nel 1965-66.
Daniela chiede ai compagni di Asofamd come visto oggi il Che in Bolivia, risponde
Gustavo. Dopo trentanni dalla sua morte considerato soprattutto dai giovani un mito,
viene ripreso nei presdi e nelle manifestazioni come un simbolo, ma a volte purtroppo
rimane solo questo, un volto su una bandiera o su una maglietta. Bisogna capire che un
popolo uscito da una dittatura ha paura ad organizzarsi per lotte di protesta. I boliviani cer-
tamente desiderano la democrazia dopo quello che hanno subto, ma mirano sempre di pi
ai propri interessi individuali e molta gente non va a votare. Esistono comunque movimenti
studenteschi e stanno nascendo associazioni: i giovani pare vogliano riprendere a lottare,
diffondendo il pensiero del Che e rapportandolo a battaglie sociali.
Gustavo precisa che il Che ha dato anche il nome ad una scuola primaria.
Interviene ora Giorgio, desidera sapere se il movimento di Loyola ha ottenuto dei risul-
tati concreti, lei risponde di si. Sono riusciti a far dare trentanni di carcere ad uno dei ditta-
tori, questo il risultato di svariati anni di lavoro. Asofamd sempre alla ricerca di collabo-
razione con altre associazioni e va oltre la Bolivia unendosi al movimento delle Madri della
Plaza de Mayo e ai parenti dei Desaparecidos cileni durante la dittatura di Pinochet. Fanno
parte della Federazione Latinoamericana. Desiderano prendere contatti con tutti anche con i
No Global e i kurdi della Turchia; sottolinea che lassociazione unorganizzazione popo-
lare con rilevanza politica.

292
Insieme a Jorge e a Yuri che nel frattempo ci aveva raggiunto andiamo a visitare la valle
della Luna, un sito naturale archeologico situato nella parte alta della citt. Il paesaggio
particolare, le rocce alternano il colore bianco al grigio dando la sensazione di paesaggio
lunare ed proprio da questo che la zona prende il suo nome.
Finita la visita inizia a piovere e decidiamo di cercare un posto per mangiare qualcosa.
Andiamo in un ristorante a conduzione familiare, semplice, ma con unatmosfera calda
e amichevole. Ci viene servita una delle tipiche zuppe andine, utili per scaldarsi e saporite,
dopo questa ci viene dato del pollo dorato con del riso e delle verdure.
Dopo il caff Jorge ci propone di andare a fare una passeggiata al mercato del quartiere
El Rosario. Desidera mostrarci come vivono realmente i boliviani, non vedremo quindi un
posto turistico come a Pisac, ma un luogo dove comunemente la gente del posto va a fare la
spesa. Visitiamo anche il luogo in cui si trovava la casa in cui fu ucciso Inti Peredo e poi
raggiungiamo la casa in cui alloggi Tania, in Juan Jos Prez 232.

Per la sera siamo attesi nella sede del Sindacato de la Prensa, per un ricevimento orga-
nizzato in nostro onore dalla Fundacin Che Guevara boliviana, diretta da Antonio Peredo
(fratello di Coco e Inti. Suo fratello, Chato vive invece a Santa Cruz). Sono molto con-
tenta di avere questa opportunit e di poter conoscere persone che pur vivendo a tanti chilo-
metri di distanza dal mio paese hanno i miei stessi ideali e desiderano che il pensiero del
Che venga diffuso e relazionato con le problematiche del III millennio.
Entriamo in un grande salone; in fondo c un palco con sfondo blu e una scritta in
grande Sindicado de los trabajadores de La Paz. Ad accoglierci c Antonio Peredo che
risponde alle nostre domande.
Tra le altre cose gli chiediamo perch non si sia mai unito alla guerriglia con i suoi fra-
telli e lui si scusa dicendoci che non ha mai risposto a questa domanda e non intende farlo.
Dopo questa introduzione ci fa accomodare nella sala pi grande, dove ci sono vari
compagni che ci raccontano come si sono formati. Allinizio erano solo un Collettivo di
poche persone, poi con la diffusione del pensiero del Che e la sensibilizzazione popolare
sono riusciti a crescere di numero, ma non si ritengono un Partito Politico. Al momento
stanno facendo una dura battaglia riguardo al problema dei cocaleros e dello sviluppo del
narcotraffico.
Anche in Bolivia pare che gli Stati Uniti desiderino imporre il loro potere a danno dei
pi poveri. Desidero che la coca non venga prodotta e si piantino altri frutti, ma c gente
che vive con la coltivazione della coca; gli Stati Uniti pertanto avevano promesso del dena-
ro per risarcimento, ma i compagni ci dicono che non hanno ancora visto nulla.
Chiedo ad alcuni compagni com ora la situazione politica in Bolivia e loro mi dicono
che non esiste purtroppo un partito comunista forte con un progetto in costruzione. Il Che
torna come figura nelle case, nei disegni sui muri, sulle magliette, purtroppo l che rimane,
ci dicono i compagni boliviani, un mito da venerare, ma quasi nessuno si sente di coinvol-
gere il popolo per mettere in pratica il suo pensiero.
Abbiamo poi una serie di interventi dei compagni della Fondazione Boliviana. Apre
Antonio Peredo dandoci il suo pi sentito benvenuto, compiaciuto nellavere vicino per-
sone che sono venute da tanto lontano per conoscerli e ci chiama fratelli, poich condividia-
mo lo stesso pensiero.
Ci presenta lo scrittore e studioso del Diario del Che, Roberto Arce. Questi, nel suo
saluto, ricorda il nostro pi caro compagno boliviano - Carlos Soria Galvarro, storico e stu-
dioso del Che - che al momento non presente causa la morte del fratello: ci tiene a men-
zionare Carlos come un uomo di grande esperienza umana e politica.
Ci racconta come si scrive una bibliografia del Che, ossia analizzando la sua figura in
tutti gli aspetti, importanti sono anche le linee strutturali dal punto di vista storico, va ricor-
dato come un grande combattente militare e qui menziona anche Pancho Villa.

293
Si abbassano le luci e un gruppo di compagni suona Hasta siempre e altre canzoni dedi-
cate al Che.
Dopo la parentesi musicale c lintervento di Roberto, in quanto presidente della
Fondazione Che Guevara Italiana. Dice che felice di trovarsi per la seconda volta tra i
compagni della Fondazione Che Guevara Boliviana, in quello stesso locale in cui aveva
parlato due anni prima. La volta precedente aveva raggiunto la Bolivia da solo, ma con la
promessa di ritornare insieme ad altri compagni e questa seconda visita la dimostrazione
della sua promessa. Il viaggio stato organizzato con uno scopo ben preciso che non
quello turistico, ma per la diffusione della nostra Fondazione in America latina e quindi dei
nostri Quaderni del Che e naturalmente per un arricchimento politico di tutti i compagni.
Prende poi la parola Giorgio, che illustra la figura del Che con sentita ammirazione e lo
definisce un liberatore dei popoli; oggi si vivono le stesse emozioni di allora, poich il pen-
siero di Guevara sempre vivo. Tra persone che hanno gli stessi ideali ci troviamo uniti,
contro la globalizzazione neoliberista, ci troviamo a lottare insieme: in questo modo si pos-
sono risolvere i problemi del mondo.
Infine per concludere c lintervento di Yuri: ci ringrazia e nomina Loyola Guzmn con
ammirazione ed compiaciuto che le abbiamo fatto visita. E presente anche Bica, la
moglie di Carlos Soria.
La serata si conclude con brindisi, canzoni, scambi di indirizzi e tante fotografie. Mi ha
emozionato molto incontrare i compagni della Fondazione Che Guevara Boliviana, persone
che vivono cos lontane dal mio paese, ma nello stesso tempo cos vicine ai miei ideali con
la voglia di lottare e di cambiare il mondo seguendo il pensiero guevariano.

Improvvisamente compare un compagno che pensavo non avrei pi rivisto: Ramn. Ci


accompagner per tutto il viaggio fino a La Higuera.
Dopo gli ultimi abbracci e saluti ai compagni boliviani, ci rechiamo al pullman. Sono
circa le 21,00 e a La Paz c una pioggia piuttosto forte. Ci aspetta un percorso molto lungo
e trascorreremo la notte in pullman.
La notte sulle Ande fa molto freddo e il cielo buio.
Il nostro autista si chiama Augustin, un signore boliviano di circa quarantanni con la
pelle scura, sembra simpatico e paziente. Ramon ci far nuovamente da guida e sostituir
lautista nei momenti di bisogno, essendo il viaggio estremamente lungo. Ramon una per-
sona speciale, di La Paz, ha quarantaquattro anni, vedovo con due figli. Ora mi racconta
che lo soddisfa molto il suo lavoro, sempre in contatto con gente di differenti paesi e cultu-
re, ha molta simpatia per gli italiani, in quanto li vede pi simili alla sua cultura.
Dopo varie ore di viaggio passa la mezzanotte e nasce un altro giorno del nostro splen-
dido viaggio sulle orme del Che.

7 ottobre 2001

Alle 00.30 ci troviamo a quasi 4.000 m di altezza. Ramn ci propone di fare una sosta.
Tra le montagne compare una casetta: entriamo e appare una contadina con la tipica bom-
betta boliviana e due lunghe trecce. Le chiediamo del caff e qualcosa da mangiare. Cos
una giovane apparentemente assonnata si mette a sfaccendare tra i fornelli, mentre un
signore di mezza et, ma ancora di gradevole aspetto, ci d del pane e del formaggio.
Improvvisamente alla porta compaiono due ragazzini, uno di loro avr avuto circa dieci
anni, laltro otto, sembrano infreddoliti e affamati. Ci guardano con insistenza e decidiamo
di dare loro del pane.
Ci rimettiamo in cammino il viaggio per Santa Cruz ancora lungo e il freddo persiste.
Ramn mi da una coperta ed io mi addormento tranquilla.

294
Facciamo colazione in un luogo dove solitamente si fermano i camionisti. Con noi c
sempre Paco, che non solito parlare molto, ma che dopo la colazione ha deciso di dirci
qualcosa sul Che e sulla guerriglia in Bolivia.
Inizialmente il Che non aveva scelto ancahuazu, ma unaltra zona Il discorso prose-
guir pi avanti.
Attraversiamo unaltra zona della Bolivia: le montagne non si vedono quasi pi e inizia
a fare caldo a tratti sembra quasi un paesaggio messicano e non andino; iniziamo cos a
toglierci i nostri scarponi e abiti pesanti: qui non soffriremo pi il mal daltura.
A Santa Cruz ci aspetta Humberto Vzquez Viaa, che fin da giovane ha partecipato al
movimento rivoluzionario boliviano. Con suo fratello Jorge (el Loro della guerriglia del
che, che verr catturato, torturato e gettato da un elilcottero sulla foresta), aveva fondato in
Germania lAssociazione degli studenti boliviani che si schier con la Rivoluzione cubana.
Partecip al Festival della Giovent a Vienna e pi tardi a Helsinki. Nel 1966 stava studian-
do a Bucarest, mentre suo fratello Jorge che stava andando a Cuba per ricevere un addestra-
mento militare, si mise in contatto con lui. Nel luglio dello stesso anno si incontrarono a
Praga e insieme a Coco Peredo e Rodolfo Saldaa viaggiarono per la Bolivia iniziando i
primi preparativi di guerriglia. Al momento della guerriglia del Che, Humberto sar parte
della rete urbana e di lui parla il Diario di Bolivia alla data dell1 gennaio 1967. In seguito
si rifuger in Svezia e scriver dei libri polemici sul ruolo dei cubani nelle vicende della
sinistra boliviana.
E Humberto che ci accompagna allalbergo e poi alla villa del generale Mario Vargas
Salinas. Questi fece parte dellesercito boliviano contro la guerriglia del Che e diresse lag-
guato di Puerto Mauricio (detto un tempo Vado del Yeso). Successivamente egli ha
manifestato grande stima nei confronti di Guevara e ha indicato a Jon Lee Anderson il
luogo della sepoltura dei resti del Che. Pu sembrare strano che questo generale, ex nemico
della guerriglia ci avesse invitati: ma sapevamo che lo aveva gi fatto con giornalisti di
tutto il mondo (italiani compresi), con studiosi e altre personalit cubane legate pi o meno
direttamente alla vicenda del Che. Prima di accettare linvito, del resto, Roberto aveva chie-
sto un parere ai compagni della Fundacin a La Paz (Loyola, per es.) e tutti erano stati con-
cordi nellincoraggiare lincontro. Avremmo imparato qualcosa: e cos stato, a valutare
per lo meno dalle decine di pagine di appunti che ho preso e che non si possono riversare
tutte in questo diario.
La casa del generale Vargas Salinas una grande villa con giardino e animali esotici. Ci
viene offerto da bere e poi la cena, allaperto, sotto un grande gazebo. Il generale ci parla di
varie interpretazioni riguardo alla guerriglia in Bolivia, ci dice di conoscere bene
Vallegrande e La Higuera dove siamo diretti, e fornisce una serie di dettagli importanti
riguardo allo svolgimento delle operazioni militari contro il Che. Parla poi del fratello di
Humberto e dice che sono false le affermazioni secondo cui sarebbe stato gettato dalleli-
cottero, perch gli risulta che sia stato trovato in un fiume.
Afferma poi che gli piacerebbe andare a Cuba, come semplice cittadino e non per essere
ricevuto da Fidel. Sostiene poi che Benigno un bugiardo e che il libro che si dice scritto
da lui stato scritto da altri.
Roberto si dichiara sorpreso per la possibilit che si svolga un simile incontro: un
fenomeno possibile solo in Bolivia, perch in Italia non sarebbe mai accaduto di trovarsi
seduti davanti a chi durante la guerra stava dallaltro lato. Il generale sottolinea il fatto di
aver parlato anche con numerosi combattenti cubani, ma aggiunge che tra loro e i combat-
tenti boliviani i rapporti erano stati sempre difficili. A suo giudizio, non cera alcuna possi-
bilit che il popolo e i contadini boliviani potessero accettare una guerriglia organizzata e
diretta da stranieri, anche se cubani, anche se diretti dal Che.
Giorgio desidera sapere se la Cia entrata nella decisione di uccidere il Che. Il generale
risponde dicendo che in Bolivia si ha sempre la tendenza a colpevolizzare la Cia, mentre in

295
Argentina si tende a colpevolizzare il governo degli Stati Uniti. Secondo lui la decisione fu
solo di Barrientos senza alcun intervento esterno. A suo parere la Cia non poteva avere
niente a che vedere con questo genere di decisione: semplicemente il Che arriv in Bolivia
per fare la guerriglia e venne ucciso.
Mentre ci viene servita unottima fajolada, il generale segue parlando del Che e del
fatto che nella zona della Quebrada del Yuro un gruppo di contadini aveva avvistato dei
guerriglieri, mentre lesercito, perlustrando la zona, aveva trovato una cassa di medicinali.
In sei mesi i soldati erano ormai arrivati a conoscere la zona, le strade e le possibilit che
offriva. Aveva anche stabilito rapporti con la popolazione dei villaggi.
Dopo la conversazione con il generale ormai si fatto tardi e decidiamo di andarcene.
Lo ringraziamo e lui ci accompagna gentilmente al pullman.
E mezzanotte. Tutti decidono di andare a dormire, ma io accetto linvito di Ramn e
Augustn di andare a bere qualcosa con loro in un locale vicino.
La notizia che gli Usa hanno cominciato a bombardare lAfghanistan.

8 ottobre 2001

Le condizioni climatiche sono cambiate; c un forte acquazzone, le strade si stanno


allagando e il locale vicino allalbergo anche. Le domestiche sono molto impegnate e io
sono stupita nel vedere cosa pu accadere a Santa Cruz, quando piove.
Al nostro gruppo si aggiunge un altro ex guerrigliero boliviano, Eusebio Tapa Aruni,
nato a La Paz. Si un ai guerriglieri il 21 gennaio 1967. Fu espulso dalle file della guerriglia
il 25 marzo. Disert a Tapera il 21 luglio del 1967, fu catturato a Chuayaco e rimase in pri-
gione fino al 1971, poi venne di nuovo incarcerato negli anni successivi. Ha scritto un libro
di memorie che mi piacerebbe tanto poter tradurre. Con Paco, Humberto ed Eusebio, il
nostro pullman comincia ad essere pieno di ex combattenti o membri della rete urbana della
guerriglia del Che. C anche Lola, la moglie di Humberto.
Con la pioggia, la strada verso Vallegrande si rivela impervia. Ma Augustn alla guida si
dimostra preparato.
Prosegue la vista dello splendido paesaggio boliviano con i suoi colori e la sua gente.
Facciamo una lunga sosta a Samaipata, divenuta ormai una bella cittadina turistica. Non vi
sono pi tracce della farmacia e delloccupazione della citt da parte dei guerriglieri ci parla
un vecchio di 83 anni (esagerando, come al solito, nei dettagli).
Finalmente riusciamo a raggiungere il nostro hotel di Vallegrande (Ganadero) dove tra-
scorreremo due notti prima del nostro ritorno a La Paz. Lalbergo si trova in una tipica stra-
da boliviana fatta di pietra e tremendamente in salita, il personale e gentile e accogliente, le
camere sono piccole, ma graziose. E lalbergo in cui hanno alloggiato tutti gli studiosi e gli
ammiratori del Che venuti fin quass per poi recarsi a La Higuera.
Per prima cosa andiamo a visitare la lavanderia dellospedale di Vallegrande dove era
stato esposto il cadavere del Che. Unemozione enorme. Poi ci rechiamo nel luogo in cui
hanno scavato i resti nel Che, ai margini di una pista di atterraggio dellaeroporto.
Allarrivo in quel luogo ci siamo trovati tutti senza parole e abbiamo iniziato a discutere
dellaccaduto, menzionando anche il mausoleo di Santa Clara e il desiderio dei cubani di
avere i resti del Che e di Tania nella loro terra (il Che sappiamo che fu argentino e cubano).
Roberto racconta che sul luogo era gi stato nel 1999; ora vive una nuova emozione, ma la
prima volta che fu qui la visse maggiormente. Anche ai compagni di Vallegarnde aveva
promesso di portare un gruppo della Fondazione e ora stava mantenendo limpegno.
Quando scavando avevano trovato i resti di sei guerriglieri, si vide che a uno di loro
mancava una mano e che aveva la casacca verde in cui era stato avvolto il cadavere del
Che: era quindi lui, senza dubbi. La forma della casa che hanno costruito intorno agli scavi

296
assomiglia a una chiesa, anche se lintenzione (ormai abbandonata) era quella di farvi un
museo. Torniamo in albergo, perch ci aspetta un importante appuntamento presso il
Comune di Vallegrande con la Fondazione Che Guevara del luogo.
Vedo Roberto che sta parlando con un signore boliviano. Me lo presenta: si tratta del
tenente Carlos Ternadora che trentanni prima era passato dallo stesso albergo per control-
lare i guerriglieri e con s portava una pistola. Vogliono precisarmi in tono scherzoso che
ora non lha portata con s.
In Comune ci accolgono con grande familiarit. E allestita una bella mostra fotografica,
dove vi sono ritratti del Che, di Tania e degli altri combattenti, osserviamo le immagini
della guerriglia e dei combattimenti e purtroppo anche la triste foto del Che a La Higuera.
Ci rechiamo nella sala principale del Comune dove la Fondazione Che Guevara di
Vallegrande ci d il benvenuto. Parla a nome di tutti il compagno Pea, che illustra le atti-
vit attuali della Fondazione a Vallegrande e ricorda che lindomani lanniversario del-
luccisione del Che.
Segue lintervento di Roberto, che ricorda una cerimonia analoga due anni prima nella
stessa sala del Comune. Come allora consegna dei nuovi libri sul Che in dono per la biblio-
teca comunaleMassari e insiste sulla necessit che la riflessione sul che ci faccia crescere
politicamente.
Interviene nuovamente Pea, poi Rocio, poi una signora boliviana facente parte di
unassociazione che lavora per la verit sulla questione dei desaparecidos durante la dittatu-
ra di Banzer e che si riserva di voler chiedere delle spiegazioni sul capitalismo a Humberto.
E interviene Humberto, che risponde alla domanda e chiarisce alcune caratteristiche del
capitalismo boliviano.
Conclude Pea.

9 ottobre 2001

La strada per la Higuiera piuttosto lunga e impervia. La natura piuttosto selvaggia e i


centri abitati sono quasi inesistenti.
Dopo qualche chilometro decidiamo di fare una sosta a Pucar, un piccolo borgo con le
strade di terra, le case in pietra e tanti immagini del Che. La gente del luogo ci guarda incu-
riosita e alcuni di loro si intrattengono a parlare con Roberto: sono dei contadini alcuni di
loro dicono di aver conosciuto il Che.
Ripartiamo e ci fermiamo al Batn, dove Coco Peredo cadde in unimboscata. Finalmente
arriviamo a La Higuera, davanti al monumento dedicato al Che. Humberto ci fa notare che
nella scultura viene rappresentato con la boina, il basco (un Che della guerriglia cubana, quin-
di) e non con la cachuca, il berretto con visiera, rappresentativo del Che boliviano.
Visitiamo la scuola dove venne ucciso, ora trasformata in un ambulatorio sanitario (una
sorta di Asl molto povera), ma in realt un piccolo museo pieno di suoi ritratti ed epigrafi
che lo ricordano. Per tutti e per me una grande emozione: sembra di rivedere la scena di
ci che accadde quel 9 ottobre del 1967.

Nella scuoletta dove ci troviamo noi ora vige un grande silenzio. Siamo senza parole e
ci tornano alla mente tutti i momenti e le immagini tramandateci di quel periodo.
Mi sorgono tanti dubbi: dove il Che pu avere sbagliato, ammesso che lo abbia fatto?
Forse ha calcolato male le difficolt che poteva incontrare in territorio boliviano? Ha fatto
errori tattici? Forse il popolo boliviano non era ancora pronto per una rivoluzione...
Naturalmente a tutti sorge un dubbio che assilla la vita di tutti i guevaristi e ne parliamo:
possibile che nessuno lo potesse aiutare? che Fidel Castro non potesse salvare il Che?
Nessuno di noi pu dare una risposta precisa.

297
Il Che era disperso in territorio boliviano fra le montagne. Sembra che Fidel a un certo
punto non sapesse pi con certezza nemmeno dove il Che si trovasse. Cosa avrebbe dovuto
fare? E Barrientos, perch decise di far ammazzare il Che? Non gli conveniva lasciarlo vivo?
E la Cia, non avrebbe potuto chiedere lo scambio del Che con altri prigionieri politici?
Ci interroghiamo su varie questioni, ma alla fine ognuno di noi formula il proprio pen-
siero. Sicuramente la perdita di un grande idealista rivoluzionario come il Che stata gran-
de. Avremmo forse avuto una seconda Cuba in Bolivia? Ma questo nessuno lo pu dire, in
quanto ogni popolo differente e vive in un diverso contesto storico.
Avere con noi Paco e Eusebio stato ancora pi significativo. Paco non parla molto, ma
lespressione del suo viso riesce a esprimere molto, si vedono le sofferenze che lui ha pas-
sato e molto probabilmente non ha ancora superato. Eusebio meno taciturno e pare sem-
pre disposto a raccontarci tutti gli eventi passati, rivedere dopo tanti anni il luogo dove il
loro valoroso compagno e comandante stato ucciso una sensazione che nessuno di noi
pu capire veramente, in quanto nessuno di noi lha vissuta.

Un contadino boliviano - Manuel Cortz Durn - ci accompagna nella discesa alla


Quebrada del Churo (o Yuro). Ha cinquantaquattro anni e conosce molto bene il percorso.
La strada inizia subito ad essere un po difficoltosa e non alla portata di tutti, il sentiero
stretto, la ghiaia scivolosa, si incontrano alberi pieni di spine e il solo picchia forte.
Augustn gi aveva deciso di non venire, mentre Ramon abbandona il percorso dopo cinque
minuti. Con noi c anche una signora boliviana, oltre naturalmente a Eusebio, Paco (nono-
stante i suoi problemi al cuore) e Humberto con Lola. La discesa ci appare lunga e durante
il tragitto, vediamo stormi di uccelli e pascoli con buoi. E una grande emozione attraversa-
re i luoghi in cui pass il Che. La mente torna indietro di 34 anni e immagina di vedere i
guerriglieri nascosti nella boscaglia, continuando a chiedersi se poteva andare diversamen-
te. Paco ed Eusebio sembrano avere sui loro volti questa domanda e cerco di immaginare
cosa possa significare per loro percorrere questo sentiero. Ormai ci siamo quasi.
Attraversiamo un torrente ed eccoci alla quebrada (gola) del Yuro: i suoi fianchi rocciosi
hanno cime spoglie separate luna dallaltra da una serie di canaloni ricoperti di vegetazione
selvatica, il tutto attraversato da torrenti. E un canalone sperduto e lontano dal mondo: per-
ch il Che si era andato a ficcare proprio l? Che senso aeva ordinare perlustrazioni e imbo-
scate in un luogo simile...
Non c certezza dei luoghi in cui si svolsero i singoli combattimenti. Un masso segnato
con scritte e simboli del Che [si veda questa e altre foto a colori a p. 329 del Quaderno n.
3/2000] indica limprobabile luogo della cattura: il Che ferito da una raffica di mitra che lo
colpisce al polpaccio destro, distrugge la sua carabina M-2 allaltezza del caricatore e
perfora il berretto che porta in testa, costringendolo a retrocedere verso linterno della
gola... il gruppo che si disperde. Pombo ha descritto questi luoghi: ora possiamo effettiva-
mente constatare di persona che si tratta di un terreno molto accidentato, pieno di passaggi
tortuosi, di alture dislocate in modo tale che anche se i guerriglieri fossero stati separati tra
loro da poche centinaia di metri, in realt non avrebbero potuto vedere cosa stesse accaden-
do da una postazione allaltra.
Restiamo in silenzio, ammutoliti dallemozione.
Poi la vita torna a scorrere e, mentre recuperiamo le forze, scattiamo le foto storiche:
non mancano ovviamente quelle con Eusebio, Paco e Humberto.
Ci armiamo di forza e iniziamo il percorso della risalita, che sar molto pi faticoso
della discesa. Il sole alto e comincia anche a fare caldo. Sar il contadino boliviano
Manuel a guidarci segnalandoci le strade meno difficili da intraprendere e fermandosi di
tanto in tanto per attendere quelli rimasti indietro. E commovente vedere come i due ex
guerriglieri, Paco ed Eusebio, risalgano insieme, affratellati dal ricordo. Paco ha problemi
di cuore e Roberto ed Eusebio rimangono al suo fianco per tutto il tragitto di ritorno.

298
Torniamo a Vallegrande. In Municipio ci attendono il Sindaco e alcuni membri della
Giunta comunale. Sono presenti anche persone di varia nazionalit. Vi un tedesco e un
italiano, di Milano come me, studente di ventiquattro anni, di cui purtroppo non ricordo il
nome. Sta facendo unesperienza di lavoro volontario. Mi dice, inoltre, di conoscere il cen-
tro sociale Leoncavallo che si trova vicino a casa mia e che ogni tanto anchio frequento.
Dopo i discorsi ufficiali, parla Favio Giorgio, un giovane argentino di Rosario, che illu-
stra la povert e le problematiche del luogo. Spiega che lui e altri giovani stanno lavorando
a un progetto importante, per costruire una sorta di ostello in cui ospitare i visitatori de La
Higuera, una mostra permanente e una casa della cultura. Ovviamente vogliono evitare la
commercializzazione del Che, come spesso purtroppo avviene.
Interviene Humberto, poi Roberto a nome della Fondazione. Eusebio e Paco si avvicina-
no insieme al microfono, ma parlano uno dopo laltro. Eusebio fa un ampio discorso sulla
necessit della rivoluzione e sulla sua preparazione, mentre Paco racconta la passione per il
Che che ancora trova in mezzo al popolo boliviano.
Le conclusioni sono dellAssessore e lassemblea si chiude in unatmosfera di entusia-
smo e di autentico internazionalismo, rafforzato dal fatto che sono presenti persone di vari
paesi europei e latinoamericani.
Ci concediamo unottima cena al ristorante el Mirador, tenuto da un signore tedesco che
vive da molti anni a Vallegrande e che pare abbia conosciuto il Che. La musica di sottofon-
do piacevole. Mi ritrovo al tavolo, a fianco di Ramn e davanti a Eusebio. Gli chiedo di
raccontarmi qualcosa Tania la Guerrigliera. Nel suo ricordo rimasta limmagine di una
compagna estremamente forte e combattiva, che durante la guerriglia non ha mai fatto pesa-
re il fatto di essere donna.
Dopo cena continuiamo a fare domande sul Che. Humberto ce ne parla molto volentieri,
soffermandosi su vari aspetti riguardanti la guerriglia. Il signore tedesco ci mostra delle foto
dellepoca. Il ristorante un po fuorimano, rispetto a Vallegrande. Ma ci piace lidea di
tornare a piedi in albergo.

10 ottobre 2001

Al mattino, a colazione, salutiamo Humberto, Lola ed Eusebio. C in aria un po di tri-


stezza nel separarci e si cominciano ad avvertire i primi sintomi di atmosfera da fine viag-
gio. Per fortuna Paco resta ancora con noi.
Per raggiungere Cochabamba non facciamo la strada dellandata, per Santa Cruz (strada
che abbandoniamo al bivio di Mataral, altro luogo guevariano), ma una lunghissima traver-
sa interna che passa per i monti, chiamati curiosamente Siberia. Il viaggio molto lungo,
ma i paesaggi dalta montagna sono variati e pieni di fascino. Turisticamente parlando,
una delle zone pi belle che abbiamo attraversato in Bolivia.
A Cochabamba ci attende il traffico della Cancha, il grande mercato cittadino.
Alloggiamo allalbergo Jordan II, mentre Armando e Roberto vanno a cercare un francesca-
no italiano che da molti anni vive in Bolivia - don Comina - al quale Armando deve conse-
gnare la lettera di un frate trentino suo amico. I due non troveranno ospitalit nella parroc-
chia e quindi, allultimo momento, andranno allhotel Elisa.

11 ottobre 2001

In Afghanistan ormai c la guerra. Gli Stati Uniti bombardano a tutto spiano ed scate-
nata la caccia a Bin Laden. Partiamo da Cochabamba, diretti a La Paz.

299
Ci fermiamo lungo la strada ad assaggiare la chicha cochabambina: una bevanda alcoli-
ca ottenuta dalla fermentazione del mais in acqua zuccherata. Roberto e pochi altri si
addentrano coraggiosamente in una taverna dallaspetto molto povero e bevono il famigera-
to liquore in ciotole di legno che rappresentano un oltraggio alle pi elementari norme di-
giene. Neanche la chicha, comunque, riesce a dissipare latmosfera malinconica che regna
sullautobus.
Superiamo i 4.500 metri. Ma ormai ci siamo quasi abituati allaltitudine. Arriviamo
allAlto di La Paz. Paco arrivato nella zona povera in cui vive e ci deve lasciare. Si conge-
da ringraziandoci, dicendo che stato bello trascorrere del tempo con noi e che spera che la
sua presenza per noi sia stata utile. Non mai stato di molte parole, ma probabilmente il
fatto di aver passato anni in carcere gli ha portato grandi sofferenze non ancora superate.
Lo salutiamo con le lacrime agli occhi. Il viaggio sembra proprio finito.
Roberto decide di farci un ultimo regalo, non previsto dal programma. Ci conduce
allHotel Copacabana, dove alloggi il Che e dove avevamo fatto una breve visita allanda-
ta. Lalbergo costoso, ma con una ferrea trattativa (stile venditore di cammelli) Roberto
spunta un prezzo per noi accessibile. Il superpremio va a Donatella e Giorgio che ottengono
la suite 304: s, proprio quella del Che...
Alla compagnia aerea non risultano le conferme delle prenotazioni per il volo (che
ovviamente erano state fatte) e ci scombussola un po le ultime ore del nostro viaggio,
creando non poche preoccupazioni a Roberto, a Yuri, a Ramn e agli altri compagni boli-
viani. Il gelo e la neve che circondano laereoporto dellAlto non promettono nulla di buono
per lindomani.
Quelli di noi che ancora resistono (cio io e Ramn) vanno con Roberto a incontrare
Carlos Soria Galvarro, il principale studioso boliviano del Che e autorevole membro della
Redazione dei Quaderni della Fondazione. E tornato dai funerali del fratello e ci riceve con
la moglie Bica (Beatriz) nella sua casa allultimo piano di un grattacielo al centro di La Paz,
da cui si ha una splendida vista dei monti circostanti, in particolare dellIllimani coperto di
neve. Andiamo in un ristorante e ordiniamo dei piatti tipici. La serata passa piacevolmente
ascoltando i racconti di Carlos (che allepoca della guerriglia era nella segreteria nazionale
della Giovent comunista, insieme a Loyola e altri poi coinvolti nella vicenda boliviana del
Che). E lunico studioso al mondo ad aver potuto consultare loriginale del Diario del Che
e del Diario di Pombo, custoditi nei sotterranei della Banca nazionale a La Paz.

12 ottobre 2001

Sveglia alle 5 per andare allaeroporto. Il problema delle prenotazioni viene risolto.
Salutiamo Roberto che non torna con noi. Continuer il viaggio per la Fondazione in
Argentina, dove atteso in varie citt per attivit varie e conferenze (a Puerto Caraguatay,
ad Alta Gracia, a Mendoza, a Crdoba, a Buenos Aires nellUnivesit delle Madres de
plaza de Mayo ecc.). Lo ringraziamo e in cuor nostro ci auguriamo che il suo viaggio in
Argentina possa fornire lo spunto a un successivo viaggio della Fondazione
A Lima ci attende una lunga sosta per la coincidenza con il volo per Madrid.

13 ottobre 2001

Arriviamo a Roma. Con mia madre e Armando andiamo in un ristorante tipico romano.
Ma i pensieri vanno alle Ande, ai lama, alle donne con la bombetta e ai luoghi in cui il Che
ha combattuto la sua ultima battaglia...

300
RICORDATO IL CHE ALLUNIVERSIT DI BUENOS AIRES
di Fidel Castro*

Cari compagni studenti, lavoratori,


e, vorrei anche dire, compatrioti argentini.
Ho vissuto alcuni anni, ma non avevo mai immaginato una manifestazione tanto azzar-
data e tanto incredibilmente emozionante come questa.
Voglio comunicarvi che a questa stessa ora milioni di cubani stanno guardando anche
questo spettacolo. In nome del nostro popolo vi ringrazio infinitamente, perch dalla forza
delle idee, della verit e di una causa giusta nascono i popoli invincibili [...].

Di che cosa devo parlare agli argentini? Pronunciare un discorso, ovunque sia, sempre
complesso, non facile, bisogna evitare parole che possano ferire qualcuno o che possa
sembrare uningerenza, e non credo di averne pronunciato alcuna che possa sembrare la
bench minima ingerenza nei problemi interni dellospitale Paese dove mi trovo. Ma dice-
vo: Di che cosa devo parlare?. E mi ponevo una questione: gli oratori di solito impongo-
no il tema a coloro che ascoltano, pensano di parlare di ci che vogliono, e allora mi
venuta lidea: non imporre alcun tema, ma chiedere agli studenti, che ipotizzavo seduti l,
che mi dicessero quali temi erano del loro interesse: fatemi domande su qualunque tema di
vostro interesse, siate voi a imporre il tema e non io a sceglierne uno. Mi sembrava pi
democratico e giusto.
Ecco la mia idea prima di questo terremoto, di questo maremagnum, di questo uragano
che ha travolto luniversit durante il tramonto. Al mio arrivo guardavo le condizioni per
vedere se era possibile realizzare la mia idea, ma non era pi possibile. Ciononostante,
penso che qualcuno ha detto da quella parte... ho sentito una voce che mi ha detto: Parli
su (gli dicono di parlare sul Che), sulla vita del Che (applausi).

Non vorrei dilungarmi, non avrebbe senso in tali circostanze, ma comunque alcune cose
posso dire. Mi hanno chiesto del Che; di lui ho parlato questa mattina davanti alla statua di
San Martn, perch lo ricordo sempre come una delle personalit pi straordinarie che abbia
mai conosciuto.
Il Che non si era unito alla truppa come soldato, era medico. Era inl Messico, per caso;
era stato prima in Guatemala, aveva percorso molti luoghi dellAmerica; aveva visitato
miniere, dove il lavoro era pi duro, aveva visitato anche un lebbrosario, in Amazzonia,
lavorandoci come medico.
Vi parler di una delle caratteristiche del Che tra quelle che apprezzavo di pi, tra le
molte che tanto apprezzavo. Tutti i week-end cercava di salire sul Popocatepetl, un vulcano
che si trova nei dintorni della capitale. Metteva a punto gli attrezzi - una montagna alta,
con neve perpetua - cominciava la salita, faceva unenorme sforzo, ma non arrivava in

* Dal discorso pronunciato dal Presidente della Repubblica di Cuba alla Facolt di Diritto di Buenos Aires, il
26 maggio 2003. La traduzione, curata dallAmbasciata di Cuba a Roma (e qui lievemente rivista), disponibile
in Granma Internazionale Digitale in lingua italiana [n.d.r.].

301
cima. Lasma era un ostacolo per i suoi tentativi. La settimana seguente cercava di nuovo di
raggiungere la cima del Popo - come lo chiamava lui - e non ce la faceva; ma tentava di
nuovo, e avrebbe passato tutta la vita cercando di scalare il Popocatepetl, anche se non
fosse mai riuscito a raggiungere la cima. Questo dimostra la volont, la forza spirituale, la
sua costanza, una delle caratteristiche a cui mi riferivo.
Qual era laltra? Laltra era che ogni volta che avevamo bisogno di un volontario per
svolgere un certo compito, quando eravamo ancora un piccolo gruppo, il primo a presentar-
si era il Che.
In qualit di medico, rimaneva con i malati. E questo perch in certe circostanze, a
seconda della natura, su monti boscosi e inseguiti da pi parti, la forza che potevamo chia-
mare principale era quella che doveva spostarsi lasciando una pista visibile affinch nel
punto pi vicino potesse rimanere il medico con i pazienti. Per qualche tempo lui stato
lunico medico, finch ne arrivarono altri.
Posso ricordare, visto che mi chiedete di raccontare degli aneddoti, unazione molto
rischiosa per noi. Ci trovavamo in montagna, ma avevamo sentito parlare di uno sbarco a
nord della provincia. Ricordando le nostre peripezie e le sofferenze dei primi giorni, in soli-
dariet verso coloro che erano sbarcati, decidemmo di compiere unazione molto audace.
Unazione che dal punto di vista militare non era conveniente, visto che si trattava di attac-
care ununit ben trincerata vicino al mare.
Non dar altri dati. Come risultato di quel combattimento della durata di tre ore - in cui
dopo tutto fummo molto fortunati perch riuscimmo a tagliare le comunicazioni - alla fine
di quel combattimento in cui lui, come al solito, aveva avuto un atteggiamento molto corag-
gioso, un terzo dei combattenti che avevano partecipato allazione erano morti o feriti: il
che non era usuale. Ma lui, allora, come medico, si mise a curare gli avversari feriti: cera-
no avversari che erano vivi e che non erano feriti, ma molti altri erano feriti e lui li cur,
cur gli avversari feriti.

Non potete immaginare la sensibilit di quellargentino (applausi). E ora mi ricordo di


una cosa: un compagno, la cui ferita era mortale e il Che lo sapeva. In quel momento si
doveva abbandonare rapidamente il posto, perch molto presto sarebbero comparsi gli
aerei, che quasi per miracolo non erano arrivati durante il combattimento, bench fosse in
genere la prima cosa ad apparire dopo una ventina di minuti; ma credo che avevamo avuto
la fortuna di distruggere le comunicazioni con alcuni tiri giusti. Avevamo potuto contare su
quel tempo, ma si dovevano curare i feriti e andarsene in fretta. Ebbene, non posso dimenti-
care - e me lha raccontato lui - che cera quel compagno che sarebbe morto inesorabilmen-
te... Non si poteva spostare; ci sono feriti in uno stato cos grave che non si possono sposta-
re e che bisogna affidare ai medici, anche dellavversario, sperando che facessero lo stesso
che facevamo noi quando curavamo i nemici. Abbiamo fatto un gran numero di prigionieri,
ma li abbiamo sempre rispettati; non c stato mai un caso di qualcuno fatto prigioniero in
combattimento che sia stato poi maltrattato o fucilato. Anche i nostri scarsi medicamenti li
davamo a loro.
Questa politica ha contribuito molto al successo nella guerra, perch i combattenti in
qualunque battaglia devono guadagnarsi il rispetto dellavversario. In qualunque battaglia -
lo ripeto - in un modo o in un altro, il comportamento di coloro che difendono una causa
giusta devessere indirizzato a guadagnarsi il rispetto dellavversario.
Quella volta dovemmo lasciare un gran numero di compagni feriti che non si potevano
evacuare, compresi alcuni in stato molto grave. Ma mi colp molto quando mi raccont, con
dolore, ricordando quel momento in cui, sapendo che non cera possibilit di salvezza per il
nostro compagno, si era chinato e aveva baciato la fronte di quel compagno che l, ferito,
sarebbe morto inesorabilmente.
Ecco alcune delle cose del Che come uomo, come essere umano straordinario.

302
Era, inoltre, un uomo di grande cultura, un uomo di grande intelligenza. Ho gi parlato
del suo impegno, della sua volont. Era capace di accettare qualunque compito assegnatogli
dopo la vittoria della Rivoluzione. E stato il direttore della Banca Nazionale di Cuba, dove
cera bisogno di un rivoluzionario in quel momento come, ovviamente, in qualunque
momento; ma allora la Rivoluzione aveva appena trionfato e le risorse su cui contare erano
scarse perch le riserve se le erano rubate.
I nemici scherzavano, scherzano sempre, e anche noi scherziamo. Ma la barzelletta, che
aveva unintenzione politica, si riferiva al fatto che un giorno avevo detto: Abbiamo biso-
gno di un economista. Ma era stata fatta confusione e credettero che io avessi detto che
cera bisogno di un comunista, e per questo era stato designato il Che. Perch il Che era
un rivoluzionario, era un comunista ed era un ottimo economista (applausi). Perch essere
un ottimo economista dipende dalle idee che ha chi gestisce un fronte delleconomia del
Paese e chi gestisce la Banca Nazionale di Cuba. Lui aveva quindi la doppia caratteristica
dessere comunista ed economista: non perch avesse un titolo, ma perch aveva letto
molto e osservava molto.
E stato lui a promuovere il lavoro volontario nel nostro Paese, perch la domenica
andava a lavorare nellagricoltura o a collaudare una macchina o a lavorare nelledilizia. Ci
ha lasciato in eredit quella pratica che, con il suo esempio, ha conquistato la simpatia e la-
desione pratica da parte di milioni di compatrioti.
Sono molti i ricordi che ci ha lasciato, ed per questo che dico che uno degli uomini
pi nobili, pi straordinari e pi disinteressati che ho conosciuto, il che non avrebbe impor-
tanza se non credessimo che di uomini come lui ce ne sono a milioni e milioni fra le masse
(applausi) [...]

Argentini tutti, fratelli del cuore dellAmerica latina, qualunque sia la vostra fede, il
vostro pensiero o le vostre idee, non ho avuto intenzione di ferire o di offendere nessuno.
Se qualcuno considera alcuni concetti qui espressi come uningerenza negli affari argentini,
il che certamente ho cercato di evitare, a maggior ragione a partire dalla straordinaria soli-
dariet e calore con cui sono stato ricevuto in questa citt e in questo paese, se qualcuno lo
crede, gli chiedo sinceramente di scusarmi.
Viva la fratellanza tra i popoli!
Viva lumanit!
Fino alla vittoria sempre!
Grazie.

303
JOS MART NELLA STORIA DI CUBA E DELLAMERICA LATINA
NEL 150 ANNIVERSARIO DELLA NASCITA, LA BIOGRAFIA DEL PADRE DELLA
PATRIA DI CUBA IN UN LIBRO DI CARLO BAT
di Aldo Garzia

Il libro di Carlo Bat - Jos Mart. Il Maestro delle due Americhe (Achab, Verona 2002,
pp. 160) - va ad occupare uno spazio lasciato colpevolmente vuoto dalleditoria italiana. Se
si eccettuano tre antologie dedicate a Jos Mart, per altro a notevole distanza temporale
luna dallaltra (Antologia di scritti politici, La Nuova Italia, 1972; numero monografico
della rivista Ideologie, 1973; Mart, Massari Editore, 1995), non cera finora un volume
biografico dedicato al padre della patria di Cuba. Eppure i legami con gli altri pensatori del-
lindipendenza latinoamericana sono fin troppo evidenti (il venezuelano Simn Bolvar,
innanzitutto). Cos come evidente limpronta di Mart sulla Cuba contemporanea. Sono l
a testimoniarlo il grande monumento in Piazza della Rivoluzione allAvana con ladiacente
Museo memorial, o gli innumerevoli busti di Mart che fanno capolino davanti alle scuole,
alle istituzioni e ai luoghi pubblici dellIsola. E come non ricordare che le parole di
Guantanamera, la canzone cubana pi conosciuta in tutto il mondo, dopo liniziale testo del
suo autore dedicato alle donne di Guantanamo il popolare cantante degli anni 1940-1950
Joseito Fernndez ha preso a prestito le poetiche parole dei Versos sencillos dello stesso
Mart, diventando cos linno non ufficiale di Cuba?
Mart dunque pietra miliare nella storia politica, letteraria e perfino musicale di Cuba
(Pablo Milans e Sara Gonzlez, popolari esponenti della generazione della Nueva Trova
cubana, hanno inciso canzoni con testi martiani, come ha fatto anche la spagnola Ana
Blen). Sulla figura di Mart incentra la sua attivit pure parte dellopposizione cubana che
risiede a Miami e che ha avuto lardire di chiamare Radio Mart lemittente che trasmette
i suoi astiosi bollettini informativi ventiquattrore su ventiquattro verso Cuba. Di conse-
guenza, il pensiero delleroe dellindipendenza cubana strattonato come una fune da una
parte e dallaltra del Golfo della Florida. Il lavoro di Bat aiuta a orientarsi.
Nel 1953, data del centenario della nascita di Mart, un gruppo di giovani guidati da
Fidel Castro assalta la caserma Moncada di Santiago di Cuba. Quando Castro pronuncia la
sua autodifesa in tribunale - La storia mi assolver - indica proprio in Jos Mart lautore
intellettuale di quellazione rivoluzionaria. Bisognava concludere lopera martiana renden-
do indipendente Cuba anche dagli Stati Uniti dopo averla strappata alla Spagna, dice lav-
vocato Castro divenuto ormai leader politico. Si potrebbe aggiungere che il successo politi-
co di Fidel Castro nel 1959 non spiegabile senza volgere lo sguardo allindietro: allere-
dit lasciata da Mart, alla peculiare storia della lotta anticoloniale di Cuba e alle controver-
se relazioni con Washington.

Un eroe-apostolo
Mart lApostolo dellindipendenza di Cuba: cos stato chiamato dai posteri cubani
dopo la morte precoce. La sua personalit spicca nel XIX secolo ben oltre i confini delliso-
la, collocandolo tra i pi brillanti scrittori e uomini politici dellAmerica latina. Quindi, lo-
pera teorica martiana va situata nella storia di Cuba e nella storia delle Americhe. Ma il

304
lavoro di Bat essenzialmente incentrato sul periodo statunitense di Mart. Lautore
analizza sia la forza di attrazione che aveva sulliniziale pensiero martiano la nascente
potenza regionale degli Stati Uniti sia il successivo distacco critico. Le cronache scritte da
Mart sugli Stati Uniti sono infatti testimonianza di rilievo per rileggere limplementazione
dei modi capitalistici di produzione nel Nordamerica. Del resto, proprio in quella conte-
stualizzazione che affonda il tratto pi bruciante della storia contemporanea di Cuba: una
sorta di odio-amore nei confronti del potente vicino.
Perch liniziale fatale attrazione di Mart verso Washington? La risposta sta nella
storia degli Stati Uniti che appare a met del XIX secolo un paese moderno, multiculturale,
dinamico, multirazziale, democratico e che nella Guerra di secessione tra nord e sud (1861-
1865) ha abolito le posizioni favorevoli alla schiavit. La Costituzione statunitense emen-
data dal presidente Abraham Lincoln, con i suoi richiami libertari, va oltre i confini della
Rivoluzione francese perch lega il tema dei nuovi diritti a quello della libert economica
nel nascente capitalismo. Il conflitto tra colonialismo europeo in declino (spagnolo in parti-
colare) e indipendentismo nazionale in quella fase pi che mai braccio di ferro tra vec-
chio continente e mondo nuovo. I decenni successivi, invece, mortificheranno lindipen-
dentismo latinoamericano a favore dellegemonia degli Stati Uniti, almeno economica se
non politica.
A Mart capita quello che era gi accaduto al francese Alexis de Tocqueville
(Democracy in America, 1831): tra i primi a segnalare il rapido sviluppo delleconomia
degli Stati Uniti e la sua tendenza egemonica. Washington rimarr una potenza regionale
fino al deflagrare della Prima e della Seconda guerra mondiale, quando gli eventi bellici, il
postcolonialismo europeo e i decenni successivi consolideranno gli Stati Uniti come poten-
za mondiale. Poi verranno gli anni della guerra fredda e del bipolarismo con lUnione
Sovietica. Infine, dopo il 1989, quelli dellunipolarismo.
Nel 1848 prende forza la tendenza politica annessionista che vuole fare di Cuba un
territorio degli Stati Uniti. La borghesia cubana inizia a temere che i movimenti rivoluzio-
nari che si sviluppano in quellanno in Francia e in Europa possano mettere a rischio i pro-
pri mercati. A ci, occorre aggiungere il deterioramento delle relazioni tra Spagna e Gran
Bretagna che fa temere limplosione dellimpero spagnolo. Gli inglesi, inoltre, chiedevano
labolizione generalizzata della schiavit e la verifica del numero degli schiavi introdotti a
Cuba illegalmente nel 1821. I centri della politica favorevole allannessionismo si trovava-
no a LAvana e Trinidad, capeggiati rispettivamente da Ramn Pinto e Narciso Lpez
(venezuelano di nascita).
Anche Giuseppe Garibaldi, passato ai posteri come Eroe dei due mondi quello anti-
co europeo, quello nuovo americano per il suo protagonismo nelle vicende latinoamerica-
ne post-1850, aveva intessuto relazioni con Narciso Lpez e aveva fatto dichiarazioni favo-
revoli allannessionismo di Cuba agli Stati Uniti. In un impeto di generoso ottimismo, il
generale Garibaldi pensava che lindipendentismo cubano potesse legarsi alla nascente
nazione americana. La sua posizione, se ce ne fosse bisogno, testimonia quanto forti fossero
le posizioni annessioniste e su quali presupposti poggiassero.
E proprio intorno al 1850 che prende forma in alcuni settori dopinione allinterno e
fuori dellisola di Cuba lidea della radicale lotta per lindipendenza dagli spagnoli come
necessit per dissipare le tendenze allannessione dellIsola agli Stati Uniti. Uno dei primi
leader dellindipendenza cubana almeno sul piano ideale Jos Antonio Saco. Prima
della comparsa sulla scena pubblica di Mart, si deve anche al presbitero Flix Varela
(1788-1853) il ruolo fondamentale di chi avvia la formazione di una coscienza nazionale
con i suoi scritti e con lopera di educatore presso il seminario di San Carlo allAvana.
Mart si inserisce in quella tradizione di pensiero, operando via via il distacco dal
modello sociale degli Stati Uniti fondato essenzialmente sul prevalere delleconomia (a
questo proposito, la ricostruzione fatta da Bat efficace e puntuale). Nel 1880, data del

305
suo primo soggiorno a New York, Mart presiede il Comitato rivoluzionario cubano e in
quegli anni gi lo scrittore in lingua spagnola pi letto e ammirato del continente america-
no. La sua opera, come spesso avviene per chi vive a cavallo di due secoli, segnala la fine
del XIX secolo delle questioni nazionali e avvia la ricerca sui temi del XX secolo: laf-
francamento dal dominio economico. Gli Stati Uniti, intanto, soffiando sul fuoco delle vel-
leit annessioniste, assaporano lipotesi di conquistare Cuba attraverso lo scambio coloniale
con gli spagnoli (alcuni territori, come la Florida, sono stati conquistati con tale scambio).
Per questo, non incoraggiavano la lotta armata contro Madrid e non sostenevano finanzia-
riamente la ribellione dellIsola: puntavano, piuttosto, al lento logoramento della Spagna.
Ma linterventismo degli Stati Uniti nella guerra ispanoamericana a far sciogliere ogni
residua velleit annessionista sul territorio di Cuba.

La Guerra dei trentanni


La lotta per lindipendenza di Cuba dura trentanni 1868-1898, un periodo infinito che
ricorda per durata e numero di morti alcune guerre medioevali. Una prima fase, denominata
la Guerra dei dieci anni, va dal 1868 al 1878. Quel periodo egemonizzato dalla ricca
borghesia creola e si inaugura il 10 ottobre del 1868, quando il proprietario terriero Carlos
Manuel de Cspedes mette in libert i suoi schiavi e suona la campana della propria masse-
ria al grido di Viva Cuba libera!. Lo fa di fronte a centinaia di cittadini che condividono
lobiettivo di fare dellIsola una nazione pienamente indipendente. Con lui, 200 uomini in
armi si dirigono verso la cittadina di Yara dove si verifica il primo conflitto a fuoco con gli
spagnoli.
Sono due le questioni che spiegano la svolta nellatteggiamento della ricca borghesia
creola: il vetusto sistema economico che poggia sulla schiavit, le contraddizioni irrisolte
tra la realt dellisola e il dominio coloniale. La Spagna, nel tentativo di stroncare la ribel-
lione, sposta a Cuba ben 105 mila uomini del suo esercito. Sul versante degli indipendenti-
sti cubani si fronteggiano due posizioni: quella moderata di Carlos Manuel de Cspedes,
che punta al rapporto privilegiato con gli Stati Uniti, e quella radicale di Ignacio
Agramonte, capopopolo di Camagey, che sotto linfluenza delle idee della Rivoluzione
francese pone il traguardo dellindipendenza di Cuba.
I leader rivoluzionari si riuniscono a Guimaro nellaprile del 1869, dove varano la
prima Costituzione per i territori liberati dalla presenza spagnola nella parte orientale delli-
sola. Tra i princpi del nuovo ordinamento ci sono labolizione della schiavit, lelezione
democratica del presidente della Repubblica e della Camera dei deputati. Carlos Manuel de
Cspedes eletto presidente. Il programma anticoloniale unifica indipendenza e giustizia
sociale in un unico progetto democratico. Nel 1871 un episodio porta lo scontro indipen-
dentista nel cuore dellAvana. Il 27 novembre, otto studenti della Facolt di medicina
dellUniversit della capitale sono fucilati da un plotone di esecuzione dellesercito spagno-
lo: erano accusati di aver offeso la Spagna con volantini e dichiarazioni pubbliche.
Nel 1874, sotto il comando del generale Maximo Gmez, originario di Santo Domingo,
gli indipendentisti tentano di invadere la parte occidentale di Cuba. I ribelli hanno intanto
perso i loro dirigenti in combattimento: Agramonte muore nel 1873, de Cspedes nel 1874.
Nel febbraio del 1878 gli spagnoli offrono un negoziato di pace agli insorti. Il generale
Antonio Maceo sincontra con una delegazione dellesercito coloniale a Baragu e rifiuta
a differenza di altri leader la trattativa, sostenendo che la lotta deve continuare fino alla-
bolizione della schiavit e allindipendenza dellisola (il Giuramento di Baragu).
Gmez e Maceo sono costretti allesilio.
La Guerra dei dieci anni produce comunque dei cambiamenti politici nellIsola. Nel
1880 proibita la tratta degli schiavi che aveva allAvana uno dei principali porti di arrivo
e smistamento. Nel 1886 abolita ufficialmente la schiavit, il che provoca la trasformazio-

306
ne capitalistica delleconomia cubana: lanno dopo, lintera raccolta dello zucchero avviene
con lavoratori salariati. La Spagna, inoltre, per allentare la pressione coloniale, avvia una
serie di riforme tese a ristabilire il rapporto privilegiato con la borghesia creola. Ma que-
stultima, oltre al superamento dello schiavismo, chiede la libert di commercio. Ed per
questo che fallisce ogni progetto di ricomposizione.
Il 24 febbraio 1895 inizia la fase finale della Seconda guerra dindipendenza, organizza-
ta e diretta da Jos Mart che nel 1892 aveva riunificato tutte le componenti moderate e
radicali del nazionalismo intorno al Partito rivoluzionario cubano e fondato il periodico
Patria. Questo raffinato intellettuale cubano era stato costretto allesilio nel 1871. Dopo
aver riorganizzato le truppe di Maceo e Gmez con la parola dordine n con la Spagna n
con gli Stati Uniti, muore in combattimento il 19 maggio 1895. Il giorno prima aveva
scritto una lettera in cui prendeva posizione contro la prospettiva dellannessione di Cuba
agli Stati Uniti: Ho vissuto nel mostro e conosco le sue viscere. La mia fionda quella di
David.
Le scelte unitarie di Mart sono il passaggio storico che determina la successiva sconfit-
ta degli spagnoli. E lacquisizione della fallacia delle posizioni annessioniste, come ben
spiega Bat con la documentazione che mette a disposizione dei lettori del suo libro, che
induce leroe dellindipendentismo cubano a unificare le tendenze rivoluzionarie in un
unico progetto. In quel periodo, Mart analizza anche lidentit delle Americhe, definendola
meticcia, e prende posizione contro ogni forma di razzismo (lo scritto Nuestra America).
E quella scelta che fa partecipare molti ex schiavi alla liberazione di Cuba.
Il 10 dicembre 1898, a due anni di distanza dalla morte sul campo di battaglia del gene-
rale Maceo, viene firmato un trattato di pace tra Spagna e mambses (erano chiamati cos i
combattenti cubani per lindipendenza). A mediare tra i due contendenti nella fase termina-
le della guerra ci pensano gli Stati Uniti. Lo zampino di Washington ben visibile
nellEmendamento Platt (dal nome del senatore proponente, Orville H. Platt) che accompa-
gna la sigla della pace: Cuba acconsente che gli Usa conservino il diritto di intervento per
il mantenimento dellindipendenza e di un governo stabile nellIsola. Lemendamento pre-
vede anche che Cuba non possa firmare trattati internazionali senza la previa autorizzazione
di Washington. E concesso agli Stati Uniti anche lusufrutto della base militare di
Guantnamo su territorio cubano (ancora attualmente occupata da truppe statunitensi che,
secondo quel trattato, avrebbero dovuto restituirla ai cubani entro il 2002).

Quel terzo di creoli morti


L1 gennaio 1899 lultimo governatore spagnolo di Cuba consegna al generale statuni-
tense John Brooke la podest dellIsola. Il prezzo in vite umane pagato per lindipendenza
dalla Spagna altissimo: si calcola che nel corso dei trentanni di guerra sia morto un terzo
dellintera popolazione creola. Nel 1837 le truppe spagnole presenti nellIsola avevano
superato le 200 mila unit, cui bisogna aggiungere gli 80 mila uomini reclutati dai corpi
volontari nella Penisola iberica. Gli ospedali avevano a disposizione 40 mila camere per i
soldati feriti e si calcola che ognuno di loro fosse ricoverato almeno tre o quattro volte lan-
no, a causa delle epidemie tropicali: febbre gialla, malaria, dissenteria. Il generale Mximo
Gmez, riferendosi alle difficolt degli spagnoli sul campo di battaglia, era solito ripetere:
I nostri migliori generali sono Giugno, Luglio e Agosto. Erano i mesi dal caldo infernale
che favorivano le incursioni contro gli spagnoli, non abituati a combattere in quelle condi-
zioni climatiche. Per conservare Cuba, dobbiamo combattere fino allultimo uomo e fino
allultima peseta, era lordine che veniva da Madrid per conservare lultima colonia in
America latina, quella pi amata. La lotta di liberazione di Cuba conclude infatti la crisi del
colonialismo spagnolo nelle Americhe. Ma tre decenni di durissima guerra avevano logora-
to il pur potente esercito spagnolo, che proprio a Cuba aveva dispiegato mezzi e uomini in

307
quantit tali che non avevano comparazione con altri territori sottoposti al proprio dominio.
La guerra dindipendenza di Cuba stata la pi lunga e dolorosa dellintera America latina.

La singolare biografia martiana

Quando nel 1868 Carlos Manuel de Cspedes avvia la Guerra dei dieci anni contro la
Spagna, Pepe cos veniva chiamato Mart da ragazzo aveva appena 15 anni. E allora
che pubblica i suoi primi versi su El Diablo Cojuelo, una rivista studentesca. Lanno dopo
appaiono i suoi primi testi politici. Nel 1869, ad appena sedici anni, arrestato insieme a
Fermn Valds Domnguez con il sospetto di aver inviato a un compagno di collegio una let-
tera in cui entrambi lo segnalavano come eretico e antispagnolo. Processato da un consi-
glio di guerra, dopo sei mesi di carcere, condannato a sei anni di lavori forzati. Nel corso
del dibattimento non rivela chi stato lautore della lettera. Grazie allattivismo del padre e
alle sue precarie condizioni di salute, recluso nelle carceri dellIsla de Pinos (attualmente
Isola della Giovent). Nel 1871, ancora prigioniero, Mart condotto in Spagna dove scrive
El Presidio Poltico en Cuba, una dura denuncia degli orrori del regime carcerario spagnolo.
L inizia la sua intensa attivit giornalistica e continua gli studi universitari di diritto civile e
canonico, di filosofia e lettere: ottiene la laurea in entrambi i corsi. Sono frequenti in quegli
anni le sue polemiche sulla stampa spagnola rispetto alla necessaria indipendenza di Cuba.
Soprattutto dopo il 27 novembre del 1871, giorno della fucilazione di otto studenti della
Facolt di medicina dellUniversit dellAvana accusati di aver offeso la Spagna.
Dei suoi appena quarantadue anni di vita, solo diciannove Mart li ha potuti trascorrere a
Cuba. Sono stati Messico, Stati Uniti (dal 1880 fino alla vigilia della morte, in fasi ricorren-
ti per un totale di quattordici anni), Venezuela i paesi che lo hanno accolto per pi tempo.
E stato cattedratico, corrispondente di diversi giornali latinoamericani, traduttore, console
a New York di Argentina, Uruguay e Paraguay, ma non poteva tornare nella sua isola.
Mart fonda giornali (Patria, 1892), riviste e si adopera per fondare un unico partito indi-
pendentista. La edad de Oro, i cui unici quattro numeri videro la luce nel 1889, considera-
ta il modello di una possibile rivista dedicata ai bambini allinterno della cultura ispanoa-
mericana (ne fu direttore e redattore unico). Per le sue posizioni estetiche in letteratura,
considerato uno degli iniziatori del modernismo latinoamericano, corrente letteraria che ha
percorso tutti gli ambiti della lingua e nelle cui file militarono scrittori importanti come il
nicaraguese Rubn Daro e il messicano Manuel Gutirrez Najera. Tra i suoi libri di poesie,
bisogna segnalare Ismaelillo (1882, scritto quasi interamente a Caracas), La edad de Oro
(1882), Versos sencillos (1891, composto negli Stati Uniti mentre era in preda allo sconfor-
to per il destino di Cuba), Versos Libres (1882). Si tratta di volumi che accrescono la sua
fama di letterato.
Mart scrittore, giornalista, poeta, antropologo, politico: non racchiudibile in ununi-
ca definizione. La sua poliedricit anche paradigma moderno della figura dellintellettua-
le. Linterdisciplinariet martiana ricorrer in altre figure successive di intellettuali cubani
(Alejo Carpentier, Fernando Ortz, Miguel Barnet, Roberto Fernndez Retamar per fare i
nomi pi noti).

Indipendenza a met

LEmendamento Platt, ricordato in precedenza, inserito nella prima Costituzione di


Cuba come nazione indipendente (1901). Linfluenza di Washington diventa via via pi
ossessiva, mentre migliaia di cittadini statunitensi decidono di trasferirsi sullIsola.

308
Loccupazione dellIsola da parte degli Stati Uniti dura fino al 1902, quando viene uffi-
cialmente promulgata la Repubblica di Cuba. Loccupazione era iniziata nel febbraio del
1898, dopo che la nave nordamericana Maine era esplosa in circostanze misteriose nella
baia dellAvana uccidendo i suoi 266 marinai. Gli Stati Uniti reagiscono allepisodio accu-
sando gli spagnoli di sabotaggio. Si spiega cos la decisione di Washington di avviare il
blocco navale dellIsola, di dichiarare guerra alla Spagna e di far sbarcare nel luglio del
1898 proprie truppe nella zona di Santiago de Cuba. Il 10 dicembre 1898, spagnoli e norda-
mericani firmano un trattato di pace a Parigi. L1 gennaio 1899 Madrid cede il comando
dellIsola al generale americano John R. Brooke, che ne diventa governatore militare.
Nello stesso giorno la Spagna consegna agli Stati Uniti la sovranit di Porto Rico e
dellArcipelago delle Filippine.
Nel 1901 viene convocata lAssemblea costituente per varare lindipendenza di Cuba.
Durante i quasi quattro anni di occupazione, gli Usa dotano lIsola di un unico sistema di-
struzione e avviano la bonifica di molte zone della campagna cubana. Nel 1906 si verifica
anche il primo sbarco militare da parte degli Stati Uniti dopo la fine della guerra con gli
spagnoli: il presidente cubano Estrada Palma chiede laiuto di Washington per stroncare la
ribellione contro la sua politica organizzata dal Partito liberale. Le peggiori previsioni mar-
tiane sui rapporti LAvana-Washington sono confermate.
Dal 1902 al 1925 si susseguono una serie di presidenti della Repubblica legati agli inte-
ressi economici nordamericani sullisola: Estrada Palma, Jos Miguel Gmez, Mario Garca
Menocal e Alfredo Zayas. Si formano anche una serie di partiti quello Liberale e quello
Popolare, tra gli altri che vanno ad occupare lo spazio politico conservatore. Nel 1925 si
fonda il Partito comunista cubano. Tra i suoi animatori c Julio Antonio Mella, figura di
spicco nella sinistra latinoamericana, dirigente del movimento studentesco allAvana. Per
lui e il suo partito, il primo obiettivo raggiungere leffettiva unit razziale tra bianchi e
neri come rifondazione dellidea di comune nazionalit cubana. Nello stesso anno si forma
la Confederazione nazionale operaia (Cnt), il primo sindacato di sinistra.
Nel 1925 va al potere il presidente Gerardo Machado, ribattezzato il Mussolini tropica-
le, che mette fuori legge i comunisti e fa arrestare Mella pochi mesi dopo la formazione
del Partito comunista. Questultimo inizia in carcere uno sciopero della fame che costringe
le autorit a liberarlo sotto la pressione dellindignazione popolare. Dopo la scarcerazione,
Mella decide di partire alla volta del Messico dove conduce la sua vita di esiliato accanto a
Tina Modotti, fotografa di prestigio e di nazionalit italiana. Il fondatore del Partito comu-
nista cubano assassinato a Citt del Messico il 10 gennaio del 1929 da due sicari del regi-
me di Machado.
La lotta contro la dittatura machadista si conclude il 12 agosto 1933, quando il dittatore
fugge negli Stati Uniti. Scioperi e manifestazioni quotidiane fanno da scenario al crescere
dellopposizione. La notte del 12 agosto il dittatore riesce ad abbandonare lIsola con cin-
que casseforti ricolme doro e a stabilirsi a Nassau, nelle Bahamas. Dopo la rivolta, viene
eletto presidente Ramn Grau San Martn, professore dalle idee progressiste dellUniversit
dellAvana. Prima di lui era stato nominato presidente Carlos Manuel de Cspedes y
Quesada, figlio del proprietario terriero che per primo aveva liberato i suoi schiavi, ma per-
sonaggio legato agli interessi degli Stati Uniti. La sua presidenza viene deposta dalla rivolta
di studenti e militari il 4 settembre 1933. E in questo passaggio storico che fa la sua prima
comparsa il sergente Fulgencio Batista: guida i militari che decidono di volgere le spalle a
Machado e tenta la mediazione tra il nuovo governo e i movimenti progressisti (negli anni
successivi Batista si trasformer in un tiranno spalleggiato dagli Stati Uniti).
Le reazioni della destra - e di Washington, che decide di non riconoscere la legittimit
della presidenza di Grau San Martn - non si fanno attendere. Gli Stati Uniti decidono di
boicottare leconomia dellIsola limitando al minimo gli scambi commerciali con Cuba.
Benjamin Summer Welles, ambasciatore statunitense allAvana, fa recapitare un rapporto

309
alla Casa Bianca in cui si denuncia il pericolo che il suo paese perda il controllo dellecono-
mia cubana (tra cui le fabbriche di estrazione del nichel, di cui lisola in quel momento il
maggiore produttore al mondo).

Castro e il centenario martiano

Nel 1953, anno del centenario della nascita di Mart, si avvia il primo focolaio rivolu-
zionario contro Batista. Il 26 luglio, un gruppo di giovani raccoltosi intorno allavvocato
Fidel Castro, proveniente dalle file del Partito ortodosso, d lassalto al quartiere militare
Moncada di Santiago de Cuba approfittando dei festeggiamenti del carnevale per confon-
dersi tra la folla (di qui il nome Movimento 26 luglio). Un secondo manipolo di militanti
guidati da Abel Santamara ha il compito di occupare lospedale della citt. Un altro
blitz, nei piani originari, devessere condotto a Bayamo. Ral Castro, fratello minore di
Fidel con simpatie per i comunisti, deve impossessarsi del Tribunale di Santiago de Cuba.
Gli attacchi falliscono i loro obiettivi per inesperienza e per errori logistici.
Nella caserma Moncada si spara per unora, ma sfuma il colpo a sorpresa. Ral Castro
riesce a occupare il Tribunale. Abel Santamara occupa lospedale della citt. Dalla caserma
Moncada arriva per lordine della ritirata. Fidel Castro e pochi altri riescono a fuggire sulle
montagne. Dei 160 assaltanti, 70 vengono uccisi dopo essere stati fatti prigionieri. 32 saran-
no processati, una quarantina riesce a tornare in incognito allAvana. Fallisce anche il blitz di
Bayamo, dove vengono arrestate Hayde Santamara e Melba Hernndez. Abel Santamara,
fratello di Hayde e fidanzato di Melba, viene torturato e ucciso. A condurre la trattativa con
Castro sulle montagne di Santiago di Cuba, affinch il leader dei giovani ribelli si consegni
spontaneamente alla polizia batistiana evitando di cadere in un agguato mortale, larcive-
scovo dellex capitale cubana in persona, monsignor Enrique Prez Serantes, che offre a
Fidel la sua protezione. Larcivescovo lo convince a desistere dalla fuga.
I sopravvissuti dellassalto alla caserma Moncada vengono condannati al carcere con
pene oscillanti tra i quindici e i tredici anni. Per scontare la pena, sono inviati nel peniten-
ziario dellIsla de Pinos (attuale Isola della giovent), dove era stato detenuto anche Jos
Mart. Batista, per sedare gli animi e dare una risposta politica alla crescente simpatia verso
le posizioni del Movimento 26 luglio, annuncia che si terranno libere elezioni entro il 1954.
L1 novembre 1954 Fulgencio Batista rieletto presidente di Cuba. Fidel Castro e i suoi
compagni, grazie allamnistia che segue le elezioni presidenziali e che vuole essere un atto
distensivo verso lopposizione, vengono liberati il 15 maggio 1955. Dopo poche settimane,
i dirigenti del Movimento 26 luglio si stabiliscono in Messico, dove iniziano a riorganizzare
i loro progetti insurrezionali (Castro viaggia anche negli Stati Uniti per raccogliere fondi
presso lemigrazione cubana). Leader a Cuba del Movimento 26 luglio nominato il santia-
guero Frank Pas.
A Santiago de Cuba il Movimento 26 luglio, guidato da Frank Pas, si d lobiettivo di
organizzare linsurrezione per il 30 novembre del 1956, in contemporanea con il previsto
arrivo del Granma, limbarcazione che deve riportare Castro e i suoi uomini a Cuba. Ma lo
yacht sbaglia rotta, incontra mal tempo e arriva sulle coste dellisola solo il 2 dicembre e
molto distante dal luogo stabilito. Il Granma, inoltre, viene avvistato da una nave da guerra
nei pressi della spiaggia Las Coloradas. Dopo aver camminato per tre giorni, i militanti del
Movimento 26 luglio vengono sorpresi dalle truppe di Batista nella localit di Alegra de
Po. Sono arrivati a Cuba in 82, ma quando il 21 dicembre Fidel Castro riesce a radunare
presso la masseria del contadino Mongo Prez i sopravvissuti dello scontro a fuoco con le-
sercito pu contare solo su 12 uomini.
Al fallimento dello sbarco del Granma si aggiunge lassassinio di Frank Pas, che viene
ucciso in un agguato nelle vie di Santiago. AllAvana il mistero avvolge il destino di

310
Castro: sono in molti a sostenere che anche lui stato ucciso nel conflitto a fuoco con le-
sercito. A rivelare che Castro vivo ci pensa lintervista che lui stesso concede a Herbert
Matthews, firma autorevole del New York Times, il 17 febbraio 1957 e che viene pubblicata
il 24 febbraio. Matthews scrive in premessa allintervista, contribuendo a costruire la leg-
genda di Fidel:
E un uomo forte, alto 1 metro e 80, di carnagione chiara, dal viso aperto, con una barba ben modellata,
vestito con ununiforme da fatica grigio oliva e armato di un fucile a mirino telescopico di cui molto
orgoglioso. E un grande parlatore.

Sulle montagne della Sierra Maestra il manipolo guidato da Castro si riorganizza in


cerca della rivincita, che arriva alla fine del 1958, dopo due anni di guerriglia sulle monta-
gne, sostenuta dalla rete clandestina dei movimenti rivoluzionari nelle citt. I superstiti del
Granma sono ribattezzati popolarmente i 12 Apostoli della libert, dal momento che
numericamente hanno la stessa consistenza dei primi seguaci di Ges Cristo (come gi
ricordato, anche Jos Mart era passato allagiografia popolare come lApostolo della
libert).
Nei primi giorni del gennaio 1959 con larrivo allAvana in rapida successione di
Ernesto Che Guevara, Camilo Cienfuegos e Fidel Castro inizia lavventura rivoluzionaria
contemporanea di Cuba che passata quasi indenne anche dalla crisi del socialismo reale
con capitale a Mosca. Lancoraggio ideale a Jos Mart non mai venuto meno, perch la
Rivoluzione cubana stata una miscela di moderno nazionalismo e di conquiste sociali. Ma
proprio dopo il 1989 anno della caduta del Muro di Berlino quel legame con la storia
nazionale diventato ancora pi acuto per ritrovare lautonomia di un percorso e la speran-
za del futuro, dopo gli eccessi di filosovietismo. La scelta del legame con lUnione
Sovietica avviato negli anni Sessanta spiegabile anche per la reazione di totale chiusura di
Washington al nascente esperimento cubano. Molti storici sostengono che LAvana sia fini-
ta nelle braccia di Mosca pi per scelta degli Stati Uniti che di Cuba (i primi anni della
Rivoluzione cubana sono tutti da indagare: dai viaggi di Fidel Castro negli Usa alle decisio-
ni della diplomazia della Casa Bianca, fino alle mosse dellUrss e al dibattito interno al
gruppo dirigente della rivoluzione vittoriosa).
Tra le eredit contemporanee degli oltre quarantanni di rivoluzione, c la vocazione
indipendentista di Cuba che non si piegata neppure al blocco economico decretato dagli
Stati Uniti nel 1962 e ancora attualmente in vigore. Nel futuro prossimo dellIsola, impre-
vedibile e indecifrabile, auspicabile che sia ancora il lascito martiano a prevalere sui ten-
tativi di riconquista da parte di Washington. Il libro di Bat serve anche per guardare al
futuro dellisola dei barbudos.

311
BUON 80 COMPLEANNO AL COMPAGNO GINO DON!
di Gianfranco Ginestri

Finalmente si scoperta da pi parti lesistenza di Gino Don, litaliano del Granma. La


Fondazione Guevara non pu che rallegrarsene, visto il ruolo pionieristico che essa ha
avuto in questa scoperta. Il merito stato soprattutto di Gianfranco Ginestri che, per
anni, ha condotto una ricerca infaticabile delle tracce di Gino. Di questa ricerca si gi
parlato nel Quaderno n. 4/2001, p. 263, presentando per loccasione il racconto di
Maurizio Chierici sul suo incontro con Gino a Fort Lauderdale, in Florida.
A maggio del 2004 Gino compie ottantanni. Lo festeggeremo sicuramente, ma vorrem-
mo cominciare da subito, pubblicando - a mo di candeline sulla torta - due sintetici rac-
conti di Gianfranco Ginestri: il primo uno schizzo biografico di Gino e il secondo la
storia di come Ginestri ha saputo della sua esistenza.
(r.m.)

Nota biografica su Gino Don

Nellarchivio storico della Far (Fuerzas armadas revolucionarias di Cuba) vi un dos-


sier su Gino Don Paro, (lunico italiano, anzi lunico europeo) che partecip alla rivoluzio-
ne cubana negli anni 50.
Di due anni pi anziano di Fidel Castro, Gino nato il 18 maggio 1924 nel comune di
Monastier, in provincia di Treviso, non lontano da Venezia. Ha frequentato le scuole pro-
fessionali, e poi a ventanni diventato partigiano combattente nella laguna veneziana.
A guerra finita, emigra nel continente americano. Va a vivere a Cuba, dopo essere pas-
sato per il Canada.
Nel 1951 lavora all'Avana come tecnico carpentiere alla costruzione della Grande Plaza
Civica della capitale (la quale poi stata ribattezzata successivamente Plaza de la
Revolucin).
Nel 1952 si fidanza con Norma Turino Guerra, una giovane cubana rivoluzionaria, abi-
tante nellantica citt di Trinidad (la quale a sua volta amica della giovane Aleida March,
futura seconda moglie del Che). Due anni dopo, Gino e Norma entreranno a far parte del
neonato movimento rivoluzionario diretto da Fidel Castro, chiamato Movimiento 26 de
Julio (dalla data dellassalto alla Caserma Moncada).
Nel 1953 Gino e Norma si sposano e nel 1954 Gino riceve lordine dal M-26-7 di
accompagnare clandestinamente due gruppi di giovani cubani (e pacchi di dollari), in due
viaggi distinti a Citt del Messico, dove sono attesi da Fidel, qui esiliato dopo lassalto al
Moncada di Santiago de Cuba, e dopo due anni di prigione allIsla de Pinos.
E a Citt del Messico che Gino conoscer anche il giovane medico argentino Ernesto
Guevara de la Serna, che comincia ormai ad esser chiamato Che.
Litaliano uno dei pochi ad avere alle spalle unesperienza di combattente (come parti-
giano) e collabora alladdestramento militare in Messico dei futuri membri della spedizione
del Granma.
Il celebre yacht partir alla fine di novembre del 1956 dal Porto di Tuxpn e Gino sar
uno degli 82 combattenti imbarcati. A bordo vi sono altri 3 stranieri: un domenicano
(Ramn), un messicano (Alfonso) e un argentino (il Che).

312
Gino ha il grado militare di tenente del Terzo Plotone comandato dal capitano Ral, fra-
tello di Fidel.
Dopo lo sfortuinato sbarco in Oriente, nei pressi di Niquero, ai piedi della Sierra
Maestra, e dopo la decimazione subta ad opera dei soldati dellesercito batistiano, Gino
torna clandestinamente a Santa Clara. Qui, nel natale 1956, partecipa ad azioni di sabotag-
gio contro postazioni militari assieme ad Aleida March.
Nel gennaio1957 riceve lordine di andare in clandestinit allestero, salpando con una
barca da Trinidad. L si perdono le sue tracce.

Nel 1995, alla Fiera di Varadero, il comandante Jess Montan Oropsa, moncadista e
granmista, durante una breve intervista con il sottoscritto, disse di lui: Gino era il pi
adulto, il pi serio, e il pi disciplinato Dopo la vittoria Gino non ha mai cercato privile-
gi... Ha preferito diventare (anzi, rimanere) un giramondo Ogni tanto ci telefoniamo e ci
vediamo a casa mia allAvana.
Lultima volta che Gino era andato a Cuba, ospite del suo amico Montan, era stato in
occasione delle celebrazioni del 40 dello sbarco del Granma Montan morto nel 1999 e
Gino ormai uno dei ultimi granmisti viventi.
Su Gino ha gi scritto ampiamente il quotidiano veneziano La Nuova Venezia, alcuni
anni or sono. Nellagosto del 2001 ne ha parlato Maurizio Chierici sul Corriere della Sera.
Dal 2003 Gino, vedovo due volte (della cubana Norma e della portoricana Antonia) e
senza figli, abita a Noventa di Piave, vicino Mestre, con lamata nipote Silvana. A Cuba
in contatto col suo amico granmista Arsenio, a casa del quale ha previsto vacanze nel
2004... In Italia in contatto con il sottoscritto, al quale ogni tanto manda saluti per
la Fondazione Che Guevara. Nel 2004, per il suo 80 compleanno, l Associazione Italia-
Cuba, la Fondazione Guevara ecc. gli faranno feste... E l Editore Bompiani stamper
un libro sulla sua vita, scritto da Maurizio Chierici...
Lideale sarebbe incontrarci nelIisoletta veneziana di Burano per una mangiata di pesce
al locale Circolo Arci Che Guevara (a due passi dalla chiesetta con la tomba di Santa
Barbara, assai popolare a Cuba col nome di Chang). Non indichiamo qui lindirizzo e il
telefono di casa di Gino, per motivi di privacy, ma se chiedete al Municipio di Noventa di
Piave vi diranno dove salutarlo.

Come ho scoperto Gino

Il 28 gennaio 1994 ero allAvana alla tradizionale manifestazione per la nascita di Jos
Mart, davanti alla sua casa natale, dove si svolgeva uno spettacolo culturale. Avevo il
patacchino della Prensa al collo e vicino a me cera una giovane giornalista del Granma:
Katiuska Blanko Castieira. Ci presentammo e lei mi regal un suo nuovo libretto, appena
pubblicato (Despus de lo increble, Editora Abril, La Habana 1993) in cui compariva la
lista degli 82 del Granma: a p. 56 si citava il Tte. Gino Donne Paro (italiano). Era quella
la prima volta che leggevo il nome di Gino e probabilmente era anche la prima volta che il
suo nome compariva ufficialmente su un libro come membro della spedizione del Granma.
Poi sono andato al Museo della Rivoluzione a confrontare tutti i nomi nella bacheca
apposita dedicata agli 82 del Granma. Anche l cera scritto Gino Donne Paro, ma senza
specificare se fosse italiano o cubano... I responsabili del Museo, per, davano per scontato
che fosse cubano.
Ricontattai allora Katiuska Blanko un paio di volte (al palazzo del giornale Granma e
anche a casa sua ad Alamar) e mi disse dessere certa che Gino fosse italiano. Tornato in
Italia, scrissi un trafiletto sulla rivista dellAssociazione Italia-Cuba, El Moncada, per chie-
dere aiuto nelle mie ricerche su Gino.

313
Dopo qualche mese mi telefon un campagno di Rovigo che mi disse di aver conosciuto
casualmente dei parenti di Gino, a Torino, ad un pranzo con compagni piemontesi
dellAssociazione Italia-Vietnam. Mi diede tutte le dritte per rintracciare i parenti veneziani
di Gino Don e per prima rintracciai la sorella e sua figlia Silvana.
Nel 1995 contattai le colonnelle dellArchivio Storico della Far - tramite la figlia di una
di loro, mia collaboratrice turistica a Cuba - che mi diedero alcune informazioni su Gino
(ricavate dai dossier degli 82 del Granma in loro custodia). E in quello stesso 1995 incon-
trai a Cuba il granmista Jess Montan che mi parl di Gino el Italiano.
Nel 1996 andai a Noventa di Piave (presso Venezia) a trovare i parenti di Gino. Divenni
amico, in tal modo, delle sue varie nipoti: Silvana, Erika, Elisa ecc. Negli anni a cavallo
dellanno 2000 passai foto e notizie di Gino al quotidiano veneziano La Nuova Venezia,
che pubblic per la prima volta la nota biografica su di lui. Nel corso del 2000, dopo aver
letto larticolo sul giornale veneziano, Maurizio Chierici si mise in contatto con la famiglia
di Gino e si rec in Florida per intervistarlo e fotografarlo. Chierici ha poi partecipato a un
Seminario della Fondazione Guevara (Firenze, febbraio del 2002), in cui ha raccontato di
persona il suo incontro con Gino.

Grandissimi auguri, compagno Gino, per i tuoi ottantanni!


Da parte mia e da parte di tutta la Fondazione Guevara,
un calorosissimo abbraccio...

Gino Don, in Florida, mostra le foto del Che e di Fidel Cstro.

314
INTERVENTO AL CONVEGNO DELLA FONDAZIONE GUEVARA
di Mara de los ngeles Flrez Prida*

Stimati partecipanti,

desidero prima di tutto ringraziare lamico Roberto Massari per il suo invito a par-
tecipare a questo quinto incontro nazionale della Fondazione Che Guevara che si inaugura
in un giorno di speciale significato, in quanto cade oggi il settantacinquesimo anniversario
della nascita di Ernesto Guevara de la Serna, il nostro Che. Questanno a Cuba e nel
mondo si commemora anche il centocinquantesimo anniversario della nascita delleroe
nazionale Jos Mart, per cui le due date rappresentano la cornice appropriata per la cele-
brazione di questo incontro.
Niente di pi opportuno quindi liniziativa di Massari di pubblicare in italiano il libro
su Mart nel Che che oggi viene presentato con limportante partecipazione di uno dei suoi
autori, Froiln Gonzlez, che insieme a sua moglie Adys Cupull ha portato a termine una
minuziosa ricerca che ha dato, come risultato, la scoperta della forte presenza del pensiero
martiano nellazione del Che, le loro coincidenze nella visione del mondo nelle rispettive
epoche di appartenenza ma, in particolare, il profondo latinoamericanismo e antimperiali-
smo di entrambi.
Mi piacerebbe parlare del Che da una prospettiva forse poco conosciuta, quella di diplo-
matico che fin dai primi mesi del trionfo della rivoluzione cubana porta a termine importan-
ti missioni, come emissario del nostro governo, visitando Paesi del terzo mondo per portare
il messaggio della nostra Rivoluzione.
Visita quindi lEgitto, il Giappone (Tokyo e Hiroshima), lIndonesia e Ceylon (Sri
Lanka). Posteriormente il Pakistan, il Marocco e la Jugoslavia. Il 21 ottobre del 1960 pre-
siede una delegazione commerciale cubana e compie il suo primo viaggio nei paesi sociali-
sti: Cecoslovacchia, Urss e Cina e, pi avanti, la Repubblica popolare democratica di
Corea. L8 agosto del 1961, presiede la delegazione cubana alla riunione dellOea [Osa:
Organizzazione degli Stati Americani] a punta del Este, Uruguay, dove denuncia limperia-
lismo nordamericano e i suoi piani neocolonialisti, espressi attraverso la cosiddetta
Alleanza per il Progresso, una mostruosit progettata dagli Stati Uniti per contrastare le-
sempio della Rivoluzione cubana nel continente. Fu la prima volta che in una conferenza
latinoamericana si ascoltava una voce che dissentiva.
In questo modo, in maniera brillante, rappresent la nostra Patria in numerose conferen-
ze internazionali, e merita al riguardo mettere in evidenza il suo famoso discorso
allAssemblea generale delle Nazioni Unite, l11 dicembre del 1964, nel quale, a nome del
governo cubano denuncia magistarlmnte le aggressioni yankee contro Cuba, testimoniando
chiaramente la sua concezione latinoamericanista quando esprime:
Nessun popolo dellAmerica latina debole, perch fa parte di una famiglia di duecento milioni di fra-
telli che soffrono le stesse miserie, che nutrono gli stessi sentimenti, hanno lo stesso nemico, sognano tutti
lo stesso miglior futuro e possono contare sulla solidariet di tutti gli uomini e le donne oneste del
mondo.

* Embajadora de Cuba en Italia, che qui ringraziamo per la sua partecipazione attiva al nostro incontro annuale.
Lincontro si svolto il 14-15 giugno 2003 nel Palazzo della Penna a Perugia, sul tema Il Che e le guerre attua-
li. Oltre allambasciata di Cuba e altri studiosi italiani (interni o esterni alla Fondazione Guevara), vi hanno par-
tecipato il cubano Froiln Gonzlez, Serena Bartolucci (di AsiCubaUmbria), Roberto Foresti (segretario nazionale
dellAssociazione Italia-Cuba), Moreno Pasquinelli (del Campo Antimperialista) [n.d.r.].

315
In una seconda esposizione, nellutilizzare il diritto alla replica, precisa:
Sono nato in Argentina, non un segreto per nessuno. Sono cubano e argentino e, se non si offendono le
illustrissime signorie del Latinoamerica, mi sento cos patriota del Latinoamerica, di qualsiasi paese del
Latinoamerica, come il pi grande patriota, che nel momento in cui fosse necessario sarei disposto a dare
la mia vita per la liberazione di uno qualsiasi dei paesi del Latinoamerica, senza chiedere nulla a nessuno,
senza pretendere nulla, senza sfruttare nessuno. E con tale disposizione danimo non c soltanto in questa
assemblea questo rappresentante passeggero. Lintero popolo di Cuba ha questa disposizione. Lintero
popolo di Cuba vibra ogni qualvolta viene commessa uningiustizia, non soltanto in America, ma nel
mondo intero. Noi possiamo dire ci che tante volte abbiamo detto dellassioma meraviglioso di Mart,
che ogni vero uomo deve sentire sul proprio viso ogni schiaffo dato sul volto di qualsiasi altro uomo.
Questo ci che sente ed lintero popolo di Cuba, signori rappresentanti.

Questa bellissima dichiarazione in cui presente esplicitamente il pensiero di Mart,


riassume la vocazione latinoamericanista del Che.
Una volta conclusa la sua partecipazione alle Nazioni Unite, il Che realizz quello che
sarebbe stato il suo ultimo viaggio ufficiale come rappresentante del governo cubano e
visit tra i mesi di gennaio e marzo del 1965 vari paesi africani:il Mali, il Congo, la Guinea,
il Ghana , il Dahomey (Benin), la Tanzania, lEgitto e lAlgeria. In questultimo paese par-
tecipa come osservatore nel Secondo seminario economico dellOrganizzazione per la soli-
dariet africana in cui, nel suo discorso, ebbe modo di esprimere:
Non ci sono frontiere nella lotta allultimo sangue con limperialismo!

Fu proprio durante questo viaggio ufficiale del Che in Africa - durante la sua visita in
Ghana del gennaio di quellanno - che ebbi lopportunit e il grande onore di conoscerlo
personalmente, in quanto svolgevo allepoca il mio lavoro di giovane diplomatica
dellAmbasciata di Cuba in quel paese. Quellesperienza rappresenta un avvenimento indi-
menticabile nella mia vita e ne conservo nel mio cuore il ricordo come qualcosa di molto
prezioso. Ho potuto condividere con lui importanti momenti, ascoltarlo esprimere le sue
idee, le sue concezioni, constatare la purezza dei suoi ideali, la sua austerit nella vita priva-
ta, la sua semplicit e modestia, e tante altre qualit che lo trasformavano in un uomo inte-
gro e rivoluzionario fino alle estreme conseguenze.
Vi furono inoltre momenti in cui ho potuto apprezzare la sua cultura, la sua sensibilit
poetica e il suo romanticismo, come quando lho ascoltato declamare, emozionato e vibran-
te, il Poema n. 20 del poeta cileno Pablo Neruda, che inizia cos:

Voglio scrivere i versi pi tristi questa sera,


raccontare per esempio che la notte stellata
tremolanti, azzurri, gli astri in lontananza...
pensare che non lho, sentire che lho perduta,
ascoltare la notte immensa, ancora pi
immensa senza di lei ecc.

Lo ascoltai mentre declamava non solo lopera di Neruda, ma di altri poeti spagnoli
come Garca Lorca e Miguel Hernndez, in un meraviglioso crepuscolo africano: come ben
comprenderete, qualcosa di unico e indimenticabile, oltre che un aneddoto poco conosciu-
to, che ho voluto condividere con voi e che evidenzia la sensibilit del Che.
Con la conclusione del suo viaggio ufficiale in Africa, la missione del Che come amba-
sciatore delle idee della Rivoluzione cubana giunge a conclusione. A partire dal marzo del
1965, il Che non appare pi nelle cerimonie pubbliche e iniziano a circolare voci e versioni
tendenziose sulla sua scomparsa. Pi tardi, si conosceranno le vere ragioni della sua assen-
za: la missione di aiuto alla guerriglia congolese, da aprile a novembre del 1965 e quindi la
campagna di Bolivia dove l8 ottobre del 1967, a soli trentanove anni, perde la vita.

316
Cari amici,
ho ricordato il Che partendo da aspetti poco conosciuti, dato che ci che pi si
conosce la sua vita come guerrigliero, sia nella lotta di liberazione a Cuba che nella sua
campagna in Bolivia. Il suo diario stato letto e riletto da milioni di giovani nel mondo che
vedono nella sua figura il paradigma delluomo nuovo e che indossano magliette con la sua
immagine.
Il pensiero del Che, come quello di Mart, conserva piena validit negli attuali momenti
in cui viviamo, quando la situazione internazionale diventa ogni giorno pi tesa dopo la
guerra contro lIraq e vista limpunit con cui agisce il governo degli Stati Uniti senza che
nessuno li fermi.
Per Cuba in particolare, lattuale situazione molto pericolosa, dato laccrescersi di
piani sovversivi degli Stati Uniti contro il nostro paese, lazione di gruppi controrivoluzio-
nari, dei veri agenti che attraverso la Rappresentanza diplomatica nordamericana allAvana
continuano a cercar di abbattere la Rivoluzione cubana. Tali agenti sono stati presentati al
mondo con la denominazione di dissidenti, intellettuali, poeti eccetera, che sarebbe-
ro stati processati recentemente per il solo fatto di pensare in modo diverso: assolutamen-
te falso.
Si avuto un incremento dei sequestri di aerei e imbarcazioni che hanno messo in serio
pericolo la vita di innocenti, di bambini e di adulti.
Il nostro governo ha dovuto prendere misure che alcuni amici hanno considerato molto
forti e che altri hanno criticato, come nel caso della pena di morte per la quale non abbiamo
avuto alternativa se non di applicarla. Comprendiamo e accettiamo le critiche di quelle per-
sone che in Europa e in altre parti del mondo si sono sempre proclamati contro la pena di
morte. Lo stesso Fidel lo ha segnalato nel suo discorso del Primo maggio, quando ha affer-
mato che arriver il giorno in cui potremo abolirla.
Ma quello che certo, cari amici, che ci che in gioco in questo momento la stessa
sopravvivenza della Rivoluzione cubana, la sua indipendenza e sovranit. Il nostro paese
vive una situazione molto particolare, a novanta miglia dalla pi poderosa potenza di ogni
tempo, e questo dovete comprenderlo. Lo stesso Che diceva che agli imperialisti non si
poteva concedere nulla, neanche tanto cos.
Daltra parte, lUnione europea ha deciso ancora una volta di capitolare di fronte agli
Stati Uniti per quanto riguarda il tema della sua politica verso Cuba adottando, lo scorso
cinque giugno, un insieme di misure punitive contro il mio paese che prevedono di:
1. limitare le visite governative di alto livello;
2. ridurre il livello della partecipazione degli Stati membri alle iniziative culturali;
3. invitare i dissidenti cubani alle celebrazioni delle feste nazionali;
4. riesaminare la posizione comune della Unione europea su Cuba.

Secondo quanto espresso nella dichiarazione del nostro Ministro delle relazioni estere:
Cuba non riconosce allUnione europea alcuna autorit morale per condannarla e, meno
che mai, per imporle un ultimatum minaccioso per quanto riguarda i rapporti la cooperazi-
ne. Cuba ha preso decisioni il cui giudizio compete esclusivamente al suo popolo e gover-
no; esse sono assolutamente legittime e solidamente fondate sulla Costituzione e sulle leggi
del nostro paese.
Molte grazie.

317
UN QUADERNO VERDE DEL CHE
RACCONTO DEL NONNO O NUOVO SACCHEGGIO
DEL PATRIMONIO STORICO DOCUMENTARIO DELLA BOLIVIA?
di Carlos Soria Galvarro1

Sai meglio di chiunque altro che a questo tipo di domande non si risponde.
Cos ha risposto Paco Ignacio Taibo II - giornalista e scrittore messicano, uno dei grandi
biografi del Che - quando il collega argentino Miguel Bonasso gli ha chiesto in che modo
fosse entrato in possesso di un quaderno verde di Guevara, che Paco Ignacio dice di
avere nelle proprie mani.
Si tratterebbe di un quaderno con 69 poesie copiate a mano dal Che, nessuna delle quali,
per un suo tratto di civetteria intellettuale, riporterebbe i nomi degli autori. Sarebbe toc-
cato a Taibo di identificarli dopo studi approfonditi di letteratura ispanoamericana. Egli
afferma anche che nella nota foto del Che in cima a un albero [in Bolivia] mentre sta scri-
vendo, con una lente riuscito a vedere che lo stava facendo su un quaderno verde e non
sul suo celebre diario come finora si era creduto. (Ma stavano forse facendo foto a colori,
nel 1967?)
E un quaderno di poesie che era scomparso per trentanni e che alla fine riapparso.
Lho nelle mie mani in Messico. Il quaderno originale, non una copia. Era stato rubato dallo
zaino del Che, era finito in una cassetta di sicurezza del G2 boliviano e ora apparso miste-
riosamente a casa mia, ha detto lo scrittore.

Non sarebbe la prima volta

Se Taibo II non sta fantasticando o non vittima di un imbroglio, ci troviamo di fronte a


un ennesimo caso di furto di documenti storici della Bolivia.
Ci accade perch questi materiali vengono fatti circolare clandestinamente, senza
inventari o catalogazioni, esposti a ogni sorta di saccheggio. Vale la pena di ricordare che
gi Antonio Arguedas, addirittura ministro degli interni di un tipo come Barrientos, fece
giungere a Cuba, nel 1968, una copia del celebre Diario del Che. Ma anche che Garca
Meza vendette gli originali di questo Diario e di quello di Pombo. Nonch il fatto che questi
documenti furono recuperati quando lAmbasciata boliviana a Londra vinse la causa contro
la compagnia daste Sothebys: e solo per questa ragione, tali documenti sono conservati
ora a doppia mandata nei sotterranei della Banca centrale de La Paz.
Ma se tutto ci non bastasse, va ricordato che anche la casa editrice Feltrinelli ha pub-
blicato nel 1988 un libro2 con appunti e note di lettura del Che, sulla base di un materiale
che, disse, era stato appena ritrovato e che le era stato inviato in copia, direttamente da La
Paz. Dovrebbe essere stato prelevato da un fondo documentale conservato dallo Stato
maggiore delle Forze armate boliviane.

1 Un cuaderno verde del Che. Cuento del to o nuevo saqueo del patrimonio histrico documental de
Bolivia?. Traduzione di R. Massari.
2 Ernesto Che Guevara, Prima di morire. Appunti e note di lettura, Feltrinelli, Milano 1998. Tradotto in italia-
no (in unedizione molto discutibile), il libretto non riporta il nome di alcun curatore [r.m.].

318
Altri indizi

Appoggiandosi a informazioni, delle quali non dice come siano state ottenute, la casa
editrice afferma nel prologo che esisterebbero un quaderno verde, uno rosa e uno rosso
[che] costituiscono una parte del fondo Guerriglie 1967 che si trova negli archivi militari
boliviani.
Per cercare di dimostrare lautenticit di questi testi, il libro italiano allega varie foto a
colori: la copertina dattilografata dellarchivio, il passaporto uruguaiano con cui il Che
entr in Bolivia, vari altri documenti, una foto che mostra le mani mozzate del Che e una
con la trascrizione della poesia Marcia trionfale di Rubn Daro (da un quaderno rosa,
dicono in nota). Ma la foto pi suggestiva quella in cui scritto:
Documento n. 37. Un quaderno color verde con 5 pagine scritte.

Le domande ineludibili: Perch gli italiani dicono che la poesia di Daro presa da un
quaderno rosa e non verde? E possibile che 69 poesie entrino nelle cinque pagine del qua-
derno verde descritto dai militari boliviani? Esiste un altro quaderno verde del quale non si
mai saputo nulla e che pertanto non pu essere celebre come vanta Taibo II?

Operazione recupero

Nulla di tutto ci sarebbe importante se non fosse che dietro questi fatti vi il fantasma
inquietante dei militari boliviani che, custodi di una tale documentazione, la filtrano e di
tanto in tanto vendono qualcosa.
Una ragione in pi per appoggiare la richiesta [vedi la pagina seguente] che tutta la
documentazione storica degli avvenimenti del 1967 - compresa quella rimasta in mano a dei
privati - sia recuperata, inventariata, catalogata e poi consegnata allArchivio nazionale di
Sucre.

319
PATRIMONIO HISTRICO DOCUMENTAL
DE BOLIVIA EST EN RIESGO
DOCUMENTACIN SOBRE LA GUERRILLA DEL CHE
DEBE CONCENTRARSE EN EL ARCHIVO DE SUCRE
(a cura di Carlos Soria Galvarro)

Los acontecimientos guerrilleros de 1967 y la muerte de Ernesto Guevara de la Serna,


el Che, configuran un hecho dramtico de la historia de Bolivia en la segunda mitad del
Siglo XX.
Estos sucesos tuvieron gran trascendencia internacional, en realidad podra decirse que
son un acontecimiento mundial cuyo principal escenario fue Bolivia. A casi 36 aos de sue
muerte, se siguen produciendo biografas, investigaciones, ensayos, documentales, pelculas
y otro gnero de expresiones artsticas y culturales sobre el tema. La prominente y mitolgi-
ca figura del Che lleg a adquirir dimensiones planetarias. Independientemente de su signi-
ficacin histrica, el personaje, convertido en una leyenda iconogrfica, circula por todo el
mundo y es inevitable asociarlo a nuestro pas.
Adems de Argentina, su patria de nacimiento, y de Cuba, su patria de adopcin, es en
Bolivia donde los investigadores buscan documentacin primaria sobre los sucesos que pro-
tagoniz Ernesto Che Guevara. Sin embargo, aunque parezca increble, en nuestro pas las
fuentes documentales estn dispersas, poco accesibles y sometidas al riesgo de desaparecer.
Los abajo firmantes reafirmamos que el Archivo Nacional de Bolivia y los archivos his-
tricos establecidos son las instituciones indicadas para recuperar, proteger y sistematizar
esta informacin, patrimonio histrico documental de Bolivia. Por tanto, hacemos un llama-
do a todas las entidades pblicas y personas particulares para contribuir a la formacin de
un fondo documental sobre estos sucesos en el Archivo de Sucre.
Asimismo, sealamos algunos datos que pueden ayudar a esta finalidad:

1. Se encuentran depositados, en las bvedas del Banco Central de Bolivia en La Paz,


los originales del clebre diario del Che (un cuaderno anillado y una agenda alemana),
una libreta de sus evaluaciones trimestrales del personal y el diario manuscrito de Harry
Villegas Tamayo (Pombo). Estn a cargo del Ministerio de Relaciones Exteriores,
que los salv del remate y recuper en Londres del robo de que haban sido objeto.
2. En los archivos del Estado Mayor del Ejrcito y posiblemente tambin en los archi-
vos de algunas guarniciones y del propio Ministerio de Defensa, se encuentra una gran
cantidad de objetos y documentos referidos a las guerrillas de 1967. Pero este material
no est inventariado ni catalogado, est expuesto a los daos del tiempo y, lo que es
peor, a prdidas y sustracciones, como las ocurridas en 1980 bajo el rgimen de Garca
Meza (venta con intermediarios a la casa rematadora Sothebys de Londres).
3. La editorial Feltrinelli public en 1998 un libro con apuntes y notas de lectura del
Che en base a un material que dijo haba sido recientemente localizado y le haba llega-
do en copia directamente de La Paz. Habra sido tomado de un fondo documental
guardado celosamente en el Estado Mayor de las Fuerzas Armadas de Bolivia con el
rtulo Guerrillas 1967. Para intentar probar la autenticidad de estos textos, el libro
contiene varias fotografas a color de dicho archivo, dos de ellas exhibiendo las manos
cercenadas del Che.
4. En las ltimas semanas, un periodista y escritor mexicano afirm que tiene en su
poder un cuaderno verde con transcripciones de poesa de puo y letra del Che. Ha

320
anunciado la publicacin de estos textos y no ha dejado claro si se trata de manuscritos
originales o copias, ni tampoco la manera cmo dichos documentos llegaron a Mxico.
5. Por otra parte, correspondera establecer si fragmentos o partes integras del material
documental producido en esa ocasin fue entregado a los servicios de inteligencia norte-
americanos que participaron en los sucesos y asesoraron a las Fuerzas Armadas. De ser
as, deberan realizarse gestiones diplomticas para su recuperacin, toda vez que la
legislacin norteamericana permite desclasificar documentacin luego de transcurrido
cierto nmero de aos.
6. Otro importante volumen de este material documental se encuentra en manos de par-
ticulares, principalmente militares que actuaron en la campaa antiguerrillera, hoy jubi-
lados, quienes dan a conocer espordicamente algunos fragmentos.
7. Estos casos son lamentablemente muy frecuentes y de seguro involucran a muchas
otras personas, civiles y militares, que por uno u otro motivo tuvieron acceso a dichos
objetos y documentos. Frente a todo ello reiteramos que hay documentacin histrica
que no puede ser considerada propriedad privada individual. Al contrario, a ms de tres
dcadas de los hechos, la propia institucin castrense debiera ayudar a rescatar estos
documentos y a hacerlos pblicos.
8. Por otra parte, se ha establecido un preocupante deterioro del material hemerogrfico
de las fechas claves de estos acontecimientos, en las bibliotecas de la Umsa
[Universidad Mayor de San Andrs] y Municipal de La Paz y podra estar ocurriendo lo
mismo en otros repositorios hemerogrficos.

En conclusin, podemos afirmar los siguientes aspectos:


En Bolivia existe una normativa archivstica que regula la administracin documentaria
y establece con claridad los lmites de conservacin de la documentacin institucional, as
como determina con propiedad los mecanismos de transferencia documental desde las insti-
tuciones hasta los repositorios archivsticos en general, y en particular a los Repositorios
Intermedios y a los Archivos Histricos.
Ajustndonos al espritu de nuestra normativa, sealamos que la responsabilidad de ges-
tionar las transferencias documentales corresponde a las instituciones archivsticas, como el
Archivo Nacional de Bolivia y otros existentes en el pas, y en ltima instancia a las autori-
dades nacionales que tienen tuicin constitucional sobre el patrimonio documental del pas.
Los responsables de los archivos histricos y las autoridades correspondientes debieran
tomar una determinacin urgente sobre el destino final de la documentacin de valor per-
manente, como la descrita anteriormente.
Por todo lo expuesto formulamos los siguientes planteamientos:

En primer lugar, solicitamos al Archivo Nacional de Bolivia gestionar la forma-


cin de un fondo documental, referido a la Campaa de ancahuaz de 1967, mediante
la transferencia de documentacin histrica y todo el material documental que debe ser
acopiado.
En segundo lugar, en caso de existir documentacin que por su naturaleza debe ser
an retenida por el Ministerio de Defensa Nacional, proponemos que dicha documenta-
cin sea transferida y centralizada en el Archivo Histrico de ese Ministerio.
En tercer lugar, solicitamos a las autoridades nacionales que tienen tuicin sobre el
patrimonio documental, y a las propias Fuerzas Armadas, coadiuvar y facilitar al
Archivo Nacional de Bolivia, con todos los medios necesarios para el cumplimiento de
esa misin de importancia nacional.
Finalmente, sugerimos la construccin de un museo histrico en la ciudad de
Vallegrande, con copias de esa documentacin y con otros objetos que tambin deben
ser recuperados o que estn en poder de las Fuerzas Armadas.

321
Nuestra propuesta significa una manera digna de cerrar un captulo de nuestra historia y
recordar a todos los cados, tanto guerrilleros como militares.
La Paz, mayo de 2003

Virginia Aylln Luis Oporto Ordez


Jos Roberto Arze Jos Antonio Quiroga Trigo
Florencia Ballivin de Romero Gustavo Rodrguez Ostria
Fernando Cajas de la Vega Juan Ignacio Siles del Valle
Remberto Crdenas Morales Carlos soria Galvarro T.
Alfonso Gumucio Dagron Humberto Vzquez Viaa
Jaime Iturri Salmn
____________________________________________________

Nota sobre los firmantes

Virginia Aylln. Documentalista, docente universitaria y escritora.


Jos Roberto Arze. Abogado, docente universitario, bibligrafo, autor entre otros
libros, del Diccionario Biogrfico Boliviano, miembro de las academias bolivianas de
Historia y de la Lengua, actual director de la Carrera de Bibliotecologa y Ciencias de la
Informacin de la Umsa [Universidad Mayor de San Andrs].
Florencia Ballivin de Romero. Historiadora, autora de varios libros sobre la historia
de Bolivia, ex Directora de la Carrera de Historia de la Umsa, miembro de la Academia
Boliviana de Historia y de la Sociedad Boliviana de Historia.
Fernando Cajas de la Vega. Historiador y abogado, docente universitario, autor de
varios libros sobre la historia de Bolivia. Miembro de la Academia Boliviana de Historia.
Actualmente Decano de la Facultad de Humanidades de la Umsa.
Remberto Crdenas Morales. Periodista y docente universitario.
Alfonso Gumucio Dagron. Escritor, periodista y cineasta. Especialista en comunica-
cin para el cambio social. Autor de libros de ensayo, narrativa y poesa.
Jaime Iturri Salmn. Periodista, escritor y docente universitario.
Luis Oporto Ordez. Historiador, archivista diplomado. Actual Director de la
Biblioteca y Archivo Histrico del Congreso Nacional.
Jos Antonio Quiroga Trigo. Director de Plural Editores.
Gustavo Rodrguez Ostria. Historiador. Docente universitario. Ex decano de la
Facultad de Ciencias Econmicas y Sociologa de la Umsa. Autor de una decena de libros
sobre historia y artculos en revista de Bolivia, Chile, Venezuela, Mxico y Argentina.
Juan Ignacio Siles del Valle. Escritor y diplomtico. Doctorado en Literatura y docente
universitario.
Carlos Soria Galvarro. Periodista y ex docente universitario. Es autor de la recopila-
cin El Che en Bolivia (cinco volmenes, 1992-1996) y Campaa del Che en Bolivia
(1997). Miembro de la Redaccin de los Cuadernos de la Fundacin Ernesto Che
Guevara.
Humberto Vzquez Viaa. Sociologo, Historiador. Con Ramiro Aliaga Saravia escri-
bi Bolivia: Ensayo de Revolucin continental (1970). Es autor de un libro sobre los ante-
cedentes de la guerrilla del Che en Bolivia, Una guerrilla para el Che (2000). Miembro de
la Redaccin de los Cuadernos de la Fundacin Ernesto Che Guevara.

322
Sobre la documentacin histrica en manos privadas
existen las siguientes referencias:

- El general Gary Prado Salmn public el diario de Pacho (el oficial cubano
Alberto Fernndez Montes de Oca), lo cual es muy lodable, pero no se ha informado si el
documento original se encuentra en su poder o en algn archivo.
- El general Arnaldo Saucedo Parada, ya fallecido, public en 1987 las primeras foto-
grafas del Che capturado y con vida y, entre otros importantes documentos, el facsimil del
diario de Braulio (oficial cubano Israel Reyes Zayas), material que es de suponer ahora se
encuentra en manos de sus familiares y descendientes.
- El general Luis Antonio Reque Tern tiene en su poder una gran cantidad de foto-
grafas capturadas a los propios guerrilleros, as como el diario de Morogoro (mdico
cubano Octavio de la Concepcin) del que public apenas dos pginas en su libro aparecido
en 1987. Segn dijo pblicamente en un acto realizado en la Asociacin de Periodistas de
La Paz en 1993, posee tambin otros documentos entre los que mencion las extensas y
memoriosas declaraciones y relatos del guerrillero boliviano Len (Antonio Rodrguez
Flores).
- El general Mario Vargas Salinas [recin fallecido], en su libro publicado en 1988 dio
a conocer fotografas de los guerrilleros y documentacin personal de Tania (la argenti-
no-alemana Tamara Bunke Bder), sin sealar el lugar donde se encontraran los documen-
tos originales.
- El general Jaime Nio de Guzmn dio a conocer al peridico Bolivian Times (30 de
abril de 1998) manuscritos originales del Che que estn en su poder y dijo tener una libreta
con anotaciones.
- El mdico boliviano residente en el Brasil, Dr Reginaldo Ustariz Arze, quien fuera
testigo cercano de algunos sucesos, ha publicado un libro en el que afirma poseer numerosa
documentacin original.
- El general Federico Arana Serrudo, jefe de la inteligencia militar en 1967, ha hecho
lo propio y ha dado a conocer fotografas totalmente inditas del Che luego de su captura.

323
Cinema e teatro
Che, un argentino del siglo XX di Luis Altamira
Motorcycle Diaries di Walter Salles
Il Che: vita e morte di E. Guevara di Michela Marelli
Questioni con Che Guevara di Jos Pablo Feinmann
Le ultime ore del Che di Romano Scavolini
Il documentario sul Che a La Higuera di Francesco Papa
NOTIZIE VARIE (r.m.)

CHE, UN ARGENTINO DEL SIGLO XX


LOS AOS EN ALTA GRACIA. 1932-1943
di Luis Altamira

Che, un argentino del siglo XX


(Los aos en Alta Gracia. 1932-1943)
Film documentario

regia e sceneggiatura: Luis Altamira


dialoghi: Daniel Migani (e Natalia Barraud)
telecamere: Marcelo Caxias (e Fernando Ceballos e Sergio Missana)
interviste: Luis Altamira
produzione: El Ovillo
durata: 113 min.
anno: 2001 (Argentina)

Di questo film ha detto Fernando Birri: Ci che mi ha fatto identificare con il Che in
questo film stato lo sguardo: non da sotto la spalla (sguardo fanatico, il Che visto come
Superman), n da sopra (sguardo presuntuoso, il Che visto come agnello sacrificale). Il che
visto per quello che stato: un uomo umano tra gli uomini (non sempre umani).
E un documentario ampio, complesso e utilissimo dal punto di vista storiografico.
Come spiega molto bene il sottotitolo, si offre la ricostruzione degli anni trascorsi dal Che
ad Alta Gracia, dando la parola a undici diretti testimoni di quellepoca, tra i quali i due
principali compagni di viaggio: Alberto Granado e Carlos (Calica) Ferrer. Sono gli
anni del passaggio dallinfanzia alladolescenza, in cammino verso la maturit.
Il valore storiografico delle interviste cos importante che abbiamo deciso di ripro-
durre la sceneggiatura (nelloriginale spagnolo) in altra parte di questo Quaderno.
Qui occorre aggiungere che il film stato dichiarato di Interesse culturale dalla
Segreteria di Cultura e Comunicazione della Presidenza della Nazione argentina.
La nostra Fondazione ha presentato il film il 15 ottobre del 2002, presso il circolo
Agor di Pisa.
(r.m.)

324
Proiettano documentario cordobese sul Che1

Anche se sono stati molti i corto e i lungometraggi prodotti intorno alla figura di Ernesto
Che Guevara, mercoled, alle 20.30, nella sede del Cineclub Municipal Hugo del Carril, si
proietter un documentario realizzato da Luis Altamira che mostrer un aspetto diverso di
questo rivoluzionario nato a Rosario, ma che fin da bambino risiedette nella provincia di
Crdoba.
Ed cos che sotto il titolo di Che, un argentino del siglo XX (Los aos en Alta Gracia
1932-1943) nata questa produzione audiovisuale che ricostruisce la vita di Ernesto
Guevara durante gli anni dellinfanzia e delladolescenza, in particolare il periodo in cui
visse nella gi menzionata localit montuosa della nostra provincia.
Bench in varie occasioni si lavorato sul Che e i suoi rapporti con la Rivoluzione
cubana del 1959, lidea del regista stata indirizzata a indagare il periodo precedente tali
avvenimenti, per poi arrivare agli anni in cui cominciano a prendere forma le idee e le azio-
ni di Ernesto Guevara: il tutto, allo scopo di offrire una visione dfferente da quelle che nor-
malmente si mostrano.
Il lavoro si basa sulla presenza di ben undici persone intervistate, che conobbero Ernesto
Guevara in quellepoca e che in qualche modo ebbero a che vedere con i suoi primi anni di
vita ad Alta Gracia.
Di certo, ci consente allo spettatore di ripercorrere levoluzione delle sue idee politi-
che, cos come i suoi due viaggi in Latinoamerica che gli permisero di rafforzarsi nelle sue
convinzioni, dando vita al personaggio che realmente fu.
Il film non tralascia, ovviamente, gli episodi che lo convertirono in un simbolo di tutta
unepoca, ma pone enfasi sugli elementi della sua personalit che si sviluppavano per for-
mare il sostrato del futuro rivoluzionario.
Il realizzatore di questo documentario, Luis Altamira, ha alle spalle molti anni di lavoro
come regista e sceneggiatore. In precedenza aveva curato le produzioni, tra le altre, de La
prodigiosa tarde de Baltasar e di Manos.
Ma in questa occasione, Altamira ha condotto un intenso lavoro preparatorio che si
basato sulla raccolta delle interviste, una sceneggiatura che ha richiesto dieci mesi di lavo-
ro, pi di un mezzo anno per la ricerca dei materiali e quasi due anni per la realizzazione
del documentario.
Ha dovuto inoltre compiere viaggi in Venezuela, a Cuba, Cile, Bolivia e Stati Uniti,
facendo dei reportage e cercando immagini che gli permettessero di contestualizzare questo
documentario che finalmente verr presentato mercoled a Crdoba.
Va ricordato che i dialoghi sono stati curati da Daniel Migani e Natalia Barraud, e che il
film utilizza un imponente archivio fotografico, comprese alcune immagini di un cortome-
traggio cinematografico girato negli anni 30 nella citt di Alta Gracia, con cui si promuo-
vevano allepoca le attrattive turistiche della regione di Paravachasca.
Il film stato gi presentato lo scorso 19 settembre nella Casa de Amrica di Madrid (in
Spagna), il 23 ottobre nel Festival del Cine latinoamericano a Trieste (Italia) e il 14 novem-
bre nella Maison de lAmrique Latine a Parigi (in Francia).
Daltro canto, il film stato anche dichiarato di Interesse culturale dalla Segreteria di
Cultura e Comunicazione della Presidenza della Nazione.
Altamira anche scrittore e giornalista: attivit che si trovano riflesse nella sceneggiatu-
ra e nel lavoro di ricerca condotto per dare forma a questo documentario.

1 Estrenan documental cordobs sobre el Che, da La Maana di Crdoba, del 10 dicembre 2001.

325
MOTORCYCLES DIARIES
di Walter Salles

Al Sundance Film Festival di gennaio 2004


Motorcycles Diaries (Diari di motocicletta)
Film

regia: Walter Salles (brasiliano)


interprete protagonista: Gael Garca Bernal (messicano)
altri attori: Mia Maestro, Rodrigo de la Serna
produttore: Robert Redford (Surfilm)
anno: 2004 (Stati Uniti)

Che Guevara, ritratto giovanile1


Al Sundance The Motorcycle Diaries di Salles, prodotto da Redford

PARK CITY (Utah) Se lanno scorso al Sundance Film Festival aveva fatto discutere il
ritratto di Fidel Castro di Oliver Stone, questanno unimmensa platea di tutte le et ha fatto
la fila sabato sera, incurante del gelo, per eleggere di nuovo a icona la figura di Che Guevara.
Alla 24esima edizione del pi prestigioso Festival del cinema americano (indipendente
e non) e del mondo, fondato da Robert Redford, stato infatti presentato in prima mondiale
lattesissimo Motorcycles Diaries diretto da Walter Salles (Central do Brazil), che rico-
struisce gli anni giovanili e la presa di coscienza politica del Che, allora 23enne studente di
medicina, attraverso il viaggio in motocicletta - la Poderosa, una scalcinata due ruote
Norton 500 - fatto con lamico biochimico Alberto Granado nel continente latinoamerica-
no... [E proprio Granado, cui il governo nordamericano (n.d.r.)] ha negato il visto, non ha
potuto presenziare alla prima del film interpretato dal messicano Gael Garca Bernal
(Amores Perros) e da Rodrigo de la Serna nella parte di Granado.
Applausi, commozione di veterani della generazione innamorata del rivoluzionario e
di giovani nati molto dopo, ma che non smettono di riscoprire il Che: nessuno ha lasciato la
sala del film di Salles, anche se recitato in spagnolo con sottotitoli in inglese perch - ha
detto Redford - la pellicola sancisce anche un legame tra il cinema Usa e quello latinoame-
ricano e del Terzo Mondo.
Il film - con supervisione di Gianni Min e tratto da libri e diari oggetto di culto del Che
e di Granado, che oggi ha 83 anni e vive allAvana - ha raccolto una standing ovation. E il
primo di una serie di film sul Che (entra in produzione quello di Terence Malick), ma sar
Motorcycles Diaries a rilanciare la giovent idealista del Che, perch quel viaggio di otto
mesi del ragazzo ancora senza barba, asmatico e nato in unagiata famiglia argentina,
anche un viaggio di conoscenza delle ingiustizie del mondo, dai minatori del Cile ai lebbro-
si di San Pablo, al Machu Picchu degli Incas...
Si ride anche molto per la moto in panne, per quei due ragazzi che compiono un viag-
gio, spiega il regista Salles, come un rito di passaggio. Volevo dirigere un film su Guevara
prima che diventasse il Che. Non volevo realizzare il ritratto di unicona di un secolo.
A Redford, il liberal che si batte contro ogni violenza nucleare e politica, e che per la prima
volta recita in un film del suo festival (The Clearing), brillano gli occhi quando dice: E un
film che con lirismo e verit ci restituisce una figura da rileggere nella sua complessit.

1 Di Giovanna Grassi, da Il Corriere della Sera, 19 gennaio 2004.

326
Quel viaggio trasform Guevara in un rivoluzionario2
Intervista a Walter Salles

Tutto esaurito e standing ovation per la prima mondiale del film pi atteso di questo
Sundance Film Festival: Diari di motocicletta - il film diretto dal brasiliano Walter Salles -
che narra il viaggio attraverso il Sudamerica che Ernesto Che Guevara fece nel 1952 con
lamico Alberto Granado. Un viaggio fra le ingiustizie e le sofferenze, compresa una colo-
nia di lebbrosi in Per, un viaggio che trasformer Guevara da medico idealista, appena lau-
reato, in combattente rivoluzionario.
Il film, prodotto da Robert Redford, era stato concepito undici anni fa da Gianni Min:
durante una vacanza a Cuba con Gabriele Salvatores, allora interessato a fare un film sul
Che, Min aveva ottenuto dalla vedova di Guevara i diritti del diario del secondo viaggio di
Guevara, un viaggio on the road attraverso il Sudamerica, in motocicletta e autostop con
lamico Granado, oggi 83enne biologo a Cuba (che non ha potuto partecipare alla prima del
film perch gli Stati Uniti gli hanno negato il visto). Ed stato proprio il ripetuto rifiuto
della Rai di finanziare il progetto che ha permesso a Min di riappropriarsi dei diritti e met-
terli nelle mani di Redford, il cui impegno politico non mai stato un mistero, e di Salles.
Il giovane Guevara interpretato dal sex symbol della nouvelle vague latina, il messica-
no Gael Garca Bernal, il ragazzo dagli occhi verde-smeraldo di Amores Perros e Y tu
mam tambin, che alcuni definiscono il Brad Pitt dellAmerica latina, mentre Mia
Maestro, compagna di Salles (recentemente vista in Frida), laristocratica ragazza del gio-
vane Ernesto Guevara prima che il viaggio dei due amici a bordo della Poderosa li allon-
tani per sempre dalla loro vecchia vita.
Con gli attori e con Gianni Min, autore di un documentario sui ricordi di Granado
durante le riprese del film, Salles ci ha parlato di come lesperienza abbia avuto una forte
influenza su tutti coloro che ne sono stati coinvolti.
Cosa laveva attratto di pi di questa storia?
Diari di motocicletta la storia di due giovani uomini che partono per un viaggio
avventuroso attraverso un continente sconosciuto, ma questo percorso si trasforma in viag-
gio allinterno di se stessi. Diari un rito di passaggio, un film sulle scelte emotive, mora-
li e politiche che dobbiamo fare nella vita. E anche un film sullamicizia, sulla solidariet,
ma soprattutto sul bisogno di trovare il proprio posto nel mondo, un posto per cui valga la
pena di lottare.
Un viaggio che ha avuto un grande impatto sulla formazione politica del Che.
E un film su Ernesto Guevara prima che diventasse il Che. Alberto Granado ha
detto molte volte quanto quel viaggio fosse stato decisivo per entrambi. Era la prima volta
che si avventurano in America latina, dove si confrontano con la cultura degli Incas e con i
pensatori latinoamericani. Tutto questo li aiuta a capire il mondo che li circonda
Non quindi un documentario.
Non un documentario, ma cerca di trasmettere lo spririto originale del viaggio di
12mila chilometri, iniziato a bordo della Poderosa e finito a Caracas, in Venezuela.
Dove avete girato il film?
Abbiamo usato il pi possibile i posti visitati da Alberto ed Ernesto, anche se molti
ormai sono stati drasticamente cambiati dal progresso. La parte pi affascinante stata
quella nel lebbrosario dove Ernesto e Alberto hanno passato pi di tre settimane. Sono stati
i giorni pi difficili: girare in quel caldo, quellumidit... ne siamo usciti pi uniti, segnati
anche noi dallesperienza.

2 A cura di Silvia Bizio, da La Repubblica, 19 gennaio 2004, p. 36.

327
IL CHE: VITA E MORTE DI ERNESTO GUEVARA
di Michela Marelli

Associazione Teatrale Indipendente per la Ricerca [Atir]


in collaborazione con il Teatro del Buratto di Milano

Le ultime ore del Che


Film documentario

testo: Michela Marelli


regia: Serena Sinigaglia
con: Maria Pilar Prez Aspa, Riccardo Tordoni, Sandra Zoccolan
disegni: Maria Spazzi
luci: Alessandro Verazzi
musiche di scena: Massimo Betti
fonica: Yannick Alnet
organizzazione e uff. stampa: Michela Cavaterra, Nadia Fulco
prima rappresentazione: Teatro Verdi di Milano, 26 aprile 2002

Che Guevara, con passione e senza retorica1

Se qualcuno teme lo scivolone nella retorica agiografica, metta da parte i dubbi. Il Che:
vita e morte di Ernesto Guevara, lultimo spettacolo dellAtir (al teatro Verdi fino al 5 mag-
gio), non solo si tiene alla larga da ogni eccesso celebrativo, ma utilizza lo strumento teatra-
le nella sua forma pi essenziale, quella di luogo dove raccontare storie, facendole rivivere
al riparo dalle ribalte dei grandi mezzi di comunicazione e dei loro linguaggi omologanti.
Il testo della giovane Michela Marelli (gi vincitrice del premio Tondelli) ricostruisce
la vita di Ernesto Guevara de la Serna con la passione di chi ha amato leroe, e la tenacia di
chi vorrebbe non farsi intimidire dallicona. Loperazione difficile, ma Marelli si destreg-
gia con abilit nella lussureggiante biografia delleroe, trasformandola in una storia appas-
sionante e divertente, quasi da romanzo picaresco.
Ce la raccontano i bravi Maria Pilar Prez Aspa, Riccardo Tordoni e Sandra Zoccolan
nella girandola leggera di un continuo scambio di ruoli, voci e personaggi, spesso cantando
(si va, con orgogliosa spudoratezza e buoni arrangiamenti, dai grandi classici Hasta siem-
pre e Guantanamera a Gardel e Vecchioni) accompagnati dalla chitarra discreta, ma fonda-
mentale, di Massimo Betti; mentre la scenografa Maria Spazzi, armata di gessi colorati,
disegna su una grande lavagna cartine, percorsi di viaggio, frammenti di discorsi.
Travolgenti e spiritosi, riempiono di energia e vitalit le due ore dello spettacolo (che
comunque potrebbe essere asciugato di parecchio), mentre la regia ferma e leggera di
Serena Sinigaglia modula ritmi e soluzioni drammaturgiche, attenta a deviare verso una
scanzonata ironia ogni volta che la temperatura emotiva sembra salire troppo.

1 Di Sara Chiappori, da La Repubblica, ed. milanese, 1 maggio 2002, p. XI.

328
QUESTIONI CON CHE GUEVARA
di Jos Pablo Feinmann

Teatro dei Cocci di Roma


Questioni con Che Guevara
Pice teatrale

autore: Jos Pablo Feinmann


regista: Michelangelo Tarditti
assistente alla regia: Alessandra Bellucci
interprete protagonista: Michelangelo Tarditti
altri attori: Gino Romano, Maja Martinovic,
Emiliano de Venuti, Jury Buzzi, Stefano T
foto: Tony Zecchinelli
disegno maschere: Adriana Staijer
produzione in Argentina: Ricardo A. Cohen e Mariano E. Pagani
in scena: al Teatro dei Cocci (Roma, giugno 2003)
anno: 2003 (Argentina)

Le ultime domande di Che Guevara1

Questioni con Che Guevara la pice dellargentino Jos Pablo Feinmann che andr in
scena marted al Teatro dei Cocci, interpretata e diretta da Michelangelo Tarditti, affiancato
sulla scena da Gino Romano, Maja Martinovic, Emiliano de Venuti e Jury Buzzi.
Il lavoro centrato su un tema appassionante e dibattuto: pu esistere un caso di neces-
sit che giustifichi luso della violenza?
I due protagonisti, il Professor Navarro (figura creata dallautore come emblema di que-
stinizio di millennio) e il mitico comandante Che Guevara (ucciso in Bolivia nel 1967) si
confrontano partendo da posizioni nettamente contrastanti. Mentre sullo sfondo prenderan-
no vita molti tra i personaggi che hanno fatto la storia di Cuba, da Fidel Castro alla moglie
Aleida, dal guerrigliero Antonio al torturatore Arriola, e si parler anche dei desaparecidos
dellArgentina e delle dittature in America latina.
Allinizio della pice, il Che si trova detenuto nella piccola scuola de La Higuera, nel
cuore umido della selva boliviana. Dovr passare la notte e durante il trascorrere delle ore
ripenser a tutta la sua vita.
Di qui le domande: legittima la violenza? Esiste una differenza tra la violenza del
potere e la violenza che libera un popolo? Si pu immaginare lutopia di una storia senza
violenza?
Queste domande sono fatte - aggressive e impietose - da un professore di storia che ha
appena vinto la borsa di studio John Simon Guggenheim.
Che fa questo personaggio alla piccola scuola de La Higuera?
E forse uno specchio del Che stesso, la forma che la sua coscienza ha scelto per guar-
darsi dentro e affrontare cos la morte senza lasciare domande inevase?

1 Da Il Corriere della Sera, 31 gennaio 2004, p. 61.

329
LE ULTIME ORE DEL CHE
LA VERIT SULLASSASSINIO DI ERNESTO CHE GUEVARA
di Romano Scavolini

Al 54 Festival di Berlino di febbraio 2004


Le ultime ore del Che
Film documentario

regia e sceneggiatura: Romano Scavolini


montaggio: Paolo Maselli
riprese: Bolivia e Argentina
voce narrante: Franco Nero
musiche: Paul Freeman (originali)
produttore: Francesco Papa (Victoria Media)
durata: 58 min.
formato: Beta Digital
sito web: www.che-thelasthours.com
anno: 2003

CON INTERVISTE A:

Gen. Gary Prado Salmn - Luomo che cattur il Che


Gen. Jaime Nio De Guzmn - Il pilota dellelicottero che trasport il corpo del Che
Gen. Fernando Arana Serrudo - Capo dei servizi segreti boliviani
Colon. Miguel Ayoroa Montao - Comandante delle operazioni contro la guerriglia nel 67
Froiln Gonzlez Storico cubano e studioso del Che
Julia Corts Lultima persona che parl col Che
Irma Rosado, Policarpio Corts e Jorge Quiroga - Abitanti de La Higuera
Susana Osinaga - Linfermiera di Vallegrande che lav il corpo del Che

La Fondazione Che Guevara ha collaborato direttamente alla realizzazione del film


documentario. di Romano Scavolini

La rivoluzione buca il video


Il festival di Berlino si riscalda con film ad alta densit politica.
Gli ultimi giorni del Che firmato da Romano Scavolini e Neverland
di Robert Stone, storia dellesercito di liberazione simbionese
(da il Manifesto)
BERLINO, 112 febbr. 2004. Ieri il Cinestar era stracolmo per vedere Le ultime ore del
Che, firmato da Romano Scavolini, cineasta che in Italia lo ha fatto riscoprire qualche anno
fa il festival di Bellaria, direzione Enrico Ghezzi. Le ultime ore del Che (Panorama) rico-
struisce la cattura e luccisione di Che Guevara in Bolivia con immagini darchivio, molte
inedite, interviste, il Diario del Che letto dalla voice over di Franco Nero.

330
Guevara viene giustiziato a La Higuera, un paesino di campesino oggi ancora pi povero
di allora. Scavolini incontra Gary Prado Salmn, luomo che era al comando dellazione:
lui il responsabile della sua cattura e non, come si diceva allinizio, Flix Rodrguez, un
cubano che lavorava per la Cia; Federico Arana Serrudo, allora capo dei servizi segreti boli-
viani; il generale Nio de Guzmn; la gente che ha assistito impotente; la giovane maestra
che lo ha visto ammazzare a sangue freddo e poi racconter che una volta morto i soldati
sparavano sul suo corpo: nessuno voleva ucciderlo, ricordano, e alla fine per soldi accetta un
sergente.
Dicevano che era morto in combattimento e si scoprir che stato giustiziato. Non solo
un affare interno della Bolivia e anche se il film di Scavolini si concentra su quelle poche ore
- non cerca cio, come faceva nel suo Diaro boliviano Richard Dindo, di raccontare quanto
c prima della Bolivia, le spaccature sulla necessit di estendere le lotte, su come coinvolge-
re i contadini dellAmerica che sono soggetti complessi (magnifica lezione di modernit
degli Umiliati di Straub-Huillet, e Lula ha vinto solo coi sem terra divenuti movimento) -
mette comunque a fuoco le complicit internazionali.
Gli Stati Uniti allora di Johnson e tutti i governi preoccupati delleccessiva conquista di
una coscienza che sar poi new global. La bravura del regista sta proprio nel cogliere oggi il
bisogno di spalancare punti di vista differenziati usando la Storia in forma viva per leggere il
politico del presente
(Cristina Piccino).

IL DOCUMENTARIO SUL CHE A LA HIGUERA


di Francesco Papa

Il documentario sulle ultime ore di vita di Ernesto Che Guevara in realt nato per caso.
Infatti, le testimonianze raccolte da Romano Scavolini e dal sottoscritto dovevano servire
per uno scopo ben diverso: per realizzare un film che raccontasse la fine di uno dei miti del
XX secolo. Per questo siamo partiti alla fine di maggio del 2003 diretti a Buenos Aires,
prima tappa di un lungo viaggio attraverso lAmerica latina. Nella capitale argentina erano
stati organizzati incontri con vari produttori locali, organizzatori, tecnici e una serie di pro-
vini con attori e attrici, che ci hanno permesso di cominciare a rendere questo progetto pi
concreto. Da l ci siamo diretti in Bolivia e precisamente a Santa Cruz, da dove sarebbe par-
tita la nostra avventura sulle tracce del Che. Eravamo attesi da Favio Giorgio, un giovane
argentino di Rosario trasferitosi in quei luoghi da diversi anni e che gestisce il Museo e la
Fondazione Ernesto Che Guevara a Vallegrande e La Higuera.
A Santa Cruz avviene il nostro primo incontro importante, con il generale Gary Prado,
colui che comandava uno dei plotoni impegnati nelle operazioni contro la guerriglia nella
zona di La Higuera e che materialmente cattur il Che. Gary Prado, allora tenente, ora un
generale in pensione dellesercito boliviano e un uomo politico di un certo spessore.
Sapevamo che non era facile incontrarlo, che era restio a concedere interviste, per questo
eravamo rimasti favorevolmente impressionati quando al telefono ci aveva detto che era
lieto di riceverci. Poi si capito il motivo di tanta disponibilit, quando ci ha svelato desser
nato a Roma. Suo padre infatti era stato un diplomatico ed aveva vissuto a lungo in Italia,

331
che aveva lasciato prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale. Per questo nei nostri
confronti si era dimostrato subito affabile e disposto a rivelarci pi del dovuto.
Giunti allindirizzo fornitoci lo troviamo che ci aspetta sulla porta di casa. E su una
sedia a rotelle, conseguenza di un colpo ricevuto dal cosiddetto fuoco amico e che gli ha
spezzato la colonna vertebrale; ma appare un uomo forte, determinato e dal fascino indi-
scusso. Prepariamo lattrezzatura e iniziamo a porgli le nostre domande.
Il suo racconto dettagliato di come avvenne laccerchiamento e la battaglia che ne sca-
tur non lascia dubbi sulla veridicit dei fatti. Mentre quello che avvenne il giorno dopo
appare pi controverso nelle sue parole. Prado afferma di non essere stato presente allese-
cuzione perch impegnato in un pattugliamento alla ricerca dei guerriglieri superstiti. Dice
di essere rimasto sorpreso quando al ritorno a La Higuera gli comunicano che il prigioniero
stato giustiziato, scaricando comunque la totale responsabilit dellatto al presidente
Barrientos e al capo dellesercito, il generale Joaqun Zenteno Anaya. Tutto ci appare
plausibile, anche se non si pu notare come gran parte della direzione delle operazioni con-
tro la guerriglia fosse praticamente nelle sue mani, giovane, abile e ambizioso ufficiale, con
grande capacit di comando e di decisione.
A Santa Cruz incontriamo anche lex fotografo del generale Zenteno Anaya, che aveva
raccolto innumerevoli immagini del cruento scontro tra ranger boliviani e guerriglieri, e il
colonnello Miguel Ayoroa Montao, allepoca superiore di grado di Gary Prado, che ci
lascia la sua versione dei fatti, discordante nella conclusione della tragedia da quella del suo
attuale superiore (forse si intuiscono i motivi di una carriera cos diversa, nonostante
Ayoroa fosse figlio di uno dei tanti presidenti boliviani). Infatti egli sostiene che il Che sia
stato assassinato da un soldato ubriaco che si voluto vendicare della morte dei suoi com-
pagni. Non altro che una delle tante verit che si affacceranno durante il nostro viaggio.
Esauriti i nostri impegni ci dirigiamo verso Vallegrande che dista allincirca 8 ore di
viaggio in auto, lungo una strada che in alcuni tratti quasi impraticabile. A notte tarda
arriviamo finalmente nella cittadina, poco pi che un paese, abbarbicata alle pendici delle
Ande a 2100 metri di quota. Una piazza quadrata nel tipico stile coloniale e tutta una serie
di strade sterrate che lattraversano, avvolte continuamente in una nuvola di polvere, due
miseri ostelli e un ristorante di propriet di un argentino, una specie di gaucho che chiss
per quale ragione finito in quel luogo dimenticato, sono tutto ci che offre Vallegrande. Il
locale sempre vuoto e solo la nostra presenza lha riempito. Ovviamente un bel pezzo di
carne, qualche salciccia e patate. Semplice, ma dal sapore intenso e genuino.
La mattina colazione al mercato: empanadas, frullato di papaya e caff. Delizioso. Poi in
visita ad uno dei simulacri della liturgia guevariana, quella lavanderia dietro lospedale dove
il corpo del Che fu esposto come un trofeo di caccia per essere fotografato e filmato dai
centinaia di reporter giunti da tutto il mondo. Il luogo emana unenergia intensa pur nel suo
abbandono, circondato da erbacce e rifiuti. La tinta dei muri rimasta la stessa, un cilestri-
no che il tempo ha ancor di pi sbiadito e su cui i graffiti e le frasi di centinaia di pellegri-
ni ne oscura quasi il colore. Sono la testimonianza del pathos che ancora coinvolge limma-
ginario collettivo, della forza prorompente delluomo, del suo messaggio e del suo destino.
Ci rendiamo conto che non basta riprendere il luogo per raccontarlo: necessaria la testi-
monianza di qualcuno che assistette allevento. Ci avventuriamo nel paese e alla fine troviamo
la casa di Susana Osinaga, linfermiera dellospedale di Vallegrande che lav il corpo del Che.
E riluttante a parlare davanti alla telecamera, ma alla fine Favio con la sua calma e naturalezza
riesce a convincerla a tornare con noi alla lavanderia. Il suo racconto semplice nellesposizio-
ne dei fatti, narrato con un misto di timidezza e pudore, ma che rivela di fatto il poco impatto
che aveva avuto la presenza del Che per la popolazione dei quei luoghi. Di lui allepoca non
conosceva assolutamente nulla, non sapeva n chi fosse n cosa fosse venuto a fare tra quelle
montagne. In ogni caso una testimonianza che lascia il segno per la sua semplice verit che
non sempre riesce a farsi largo nella ricostruzione di quel tragico ottobre del 67.

332
Il giorno seguente andiamo alla ricerca di Julia Corts, forse la vera ragione che ci ha
spinto fino in Bolivia. Julia era una delle maestre della scuola de La Higuera e insegnava ai
bambini del terzo corso. Nata a Pucar, un paese non troppo distante, da giovane stata di
una fine bellezza come appare nellunica foto che la ritrae nella sua giovent. Il nostro inte-
resse per Julia dovuto al fatto che fu pi di una testimone delle ultime ore di vita del Che.
Certo, verit storica e leggenda popolare qui si intrecciano in tale modo che risulta veramen-
te impossibile scoprire dove si trova lo spartiacque. Ma certo che ebbe loccasione di stare
a contatto con lui e anche di parlargli. Comunque indubbio che quellincontro in qualche
maniera ebbe delle ripercussioni nella sua vita, se non altro dal momento in cui la sua storia
venne divulgata al mondo dopo essere rimasta nascosta per circa venticinque anni.
Si trattava di un avvenimento di enorme portata storica per una comunit abituata a uno
scorrere monotono del tempo in funzione dei ritmi delle stagioni e della povera agricoltura
che la sostiene. Tutto quel trambusto, quellarrivo in massa di soldati, ufficiali e giornalisti
aveva sconvolto le semplici abitudini di quelle povere anime, atavicamente impaurite dalla
presenza di forze militari per i soprusi e le vessazioni patite in passato. I guerriglieri, invece
di essere visti come dei liberatori, erano considerati una maledizione per aver portato
migliaia di soldati che dovevano approvvigionarsi presso la comunit locale, sottraendo
importanti risorse alimentari indispensabili alla loro sopravvivenza. Cos quei combattenti
erano visti come figure maligne e del Che si favoleggiava che le pallottole non potessero
colpirlo, attraversando il suo corpo senza ferirlo. Tutta le credenze popolari, in quel guazza-
buglio di sacro e profano tipico delle popolazioni andine, veniva esaltato dalle gesta di quel
manipolo di guerriglieri. Ma la verit era ben diversa.
Andiamo in cerca di Julia. A casa non si trova e ci indicano il campo (la campagna)
dove stanno le sue vacche. Alla fine di una strada tortuosa scopriamo che non si trova nean-
che l. Finalmente la rintracciamo presso la sua abitazione. E restia a parlare con noi e
asserisce che non vuole parlare pi di tutta quella storia. Come al solito Favio bravissimo
e di una capacit di persuasione inusuale. Julia ci riceve in casa e ci offre qualsiasi cosa,
anche del latte appena munto dalle sue vacche che una delle cose pi deliziose che abbia
mai assaggiato nella mia vita, un sapore dimenticato.
Finalmente, dopo una lunga trattativa e opera di convincimento, Julia accetta di partire
il giorno seguente con noi alla volta de La Higuera, dove non mette piede da circa 25 anni.
Cos la mattina partiamo di buon ora e ci incamminiamo per la tortuosa strada che porta a
Pucar e di l alla nostra destinazione. Ci inerpichiamo su per le montagne con spaventosi
strapiombi al lato. Il nostro autista Hilarion, da me soprannominato Hilarion Schumacher
per la sua guida spericolata, non sembra minimamente turbato di percorrere quel tragitto, anzi
appare alquanto disinvolto e sembra divertirsi molto. Ogni tanto qualche mazzo di fiori lungo
la strada fa intendere quale tragedia si sia compiuta. Alla mia curiosit Hilarion risponde con
unalzata di spalla, come a dire: stai tranquillo, sei in buone mani. Ma io non sto tranquillo
per niente. Finalmente dopo 5 ore giungiamo a Pucar, un piccolo paese con le sue case basse
di mattoni e tetti di tegole. Poca gente si nota in giro, qualche bambino e delle vecchie donne
che si affacciano incuriosite dalle loro case. Ci fermiamo allo spaccio per un caff di cui senti-
vamo veramente il bisogno e per sgranchire le gambe. Nel frattempo ne approfittiamo per rea-
lizzare alcune riprese ci potranno essere utili in seguito.
Si riparte e dopo altre 3 ore finalmente giungiamo a La Higuera. Siamo esausti, ma non
possiamo perdere tempo e cos iniziamo subito la nostra intervista. Julia Corts appare
emozionata di essere tornata dove aveva vissuto per lunghi anni e comincia a guidarci per il
villaggio, in realt uno sparuto numero di abitazioni fatte di fango e paglia ad eccezione di
qualche casa in mattoni. La ricostruzione di cosa avvenne quel pomeriggio del 7 ottobre
1967 e della mattina successiva stampato nella mente di quella fragile ma determinata
donna che ancora oggi mantiene inalterata la bellezza che le caus tante avances da parte
dei ranger (e alla fine ci confessa di aver tenuto una relazione con il sergente Huerta, che fu

333
anche il motivo per il quale le venne permesso di incontrare il Che). Certo vedendo i pochi
campesinos che si aggirano nel paese non si pu non intuire come possa essere stato, dicia-
mo, difficile rinunciare alla seduzione della divisa e al corteggiamento di un bel ragazzo
della citt di Santa Cruz.
Julia prosegue nel racconto costringendoci a seguirla per il paese nei luoghi dove gli
eventi pi significativi si sono svolti. La scuola, dove lei insegnava, divenuta prigione e
obitorio, con una classe per il Che e laltra per i guerriglieri uccisi nellimboscata. La
memoria di Julia piano piano raccoglie lintensit di quei momenti, riemergono fatti e per-
sonaggi, in un climax sempre pi rivelatore. E una testimonianza cos autentica e coinvol-
gente che non lascia dubbi sulla sua veridicit. Lemozione nel ripercorrere i momenti pas-
sati a conversare con il Che e la visione del suo corpo senza vita, ma con quello sguardo, la
mirada che poi molti altri noteranno, gli occhi ancora aperti come se fosse ancora vivo, ci
colpisce e coinvolge, commuovendoci.
Julia esausta: stata per lei unemozione cos forte che le energie paiono averla
abbandonata. Chiede di poter tornare a Vallegrande, non se la sente di dormire l. Anche se
tardi, Hilarion non si tira indietro. Ci vedremo tra un paio di giorni per terminare a mente
fredda la nostra intervista.
Anche per noi stata una giornata intensa e faticosa. Prendiamo possesso del nostro
alloggio nellostello creato apposta per ricevere i visitatori coraggiosi di quel luogo remoto.
Una stanza con qualche branda e una presa per la corrente fornita da una cellula fotovoltai-
ca. La cena servita da Irma Rosado, figura storica del paese, nellunica bottega presente. Il
cibo lascia alquanto a desiderare, ma la fame tanta che cos alla fine la divoriamo. Sazi, ne
approfittiamo per intervistare al lume di candela la nostra taverniera, che ci ripete la sua
versione dei fatti, calcando molto sul ruolo che ebbe Pedro Pea, il campesino che denunci
la presenza dei guerriglieri nella quebrada del Churo.
Dopo cena, Favio ci invita a recarci alla riunione che deve tenere con la comunit in
relazione a un progetto per risolvere lannoso problema degli approvvigionamenti idrici per
i campi. In qualit di responsabile del Museo del Che a La Higuera, Favio diventato luni-
co tramite con le istituzioni e si sta adoperando con i contadini e tutta la popolazione del
villaggio per risolvere le loro problematiche. Certo un compito non facile, dovuto anche
alla difficolt di relazionarsi con persone spesso analfabete e diffidenti verso tutto ci che
viene da fuori. Vedere la miseria e la sofferenza che traspare dai volti e dagli indumenti di
questa povera gente, ti mette nella condizione di giudicare il nostro modo di vivere occiden-
tale, in cui tante risorse vengono inutilmente sprecate.
Sveglia allalba. ancora buio. Hilarion ritornato miracolosamente indietro. Non so
come abbia fatto, perch praticamente ha dormito unora. Colazione da Irma e via in dire-
zione della quebrada del Churo, per andare a riprendere i luoghi della battaglia e della cat-
tura del Che. Ci accompagnano due campesinos che aiutarono i ranger a riportare indietro i
feriti e i corpi dei guerriglieri e soldati morti nello scontro, Jorge e Pole. Sono ormai anzia-
ni, sono passati 36 anni, ma vanno gi come treni per quel pendio ripido, pieno di fitta
vegetazione spinosa. Iniziamo la nostra esplorazione della gola dove si comp il destino del
Comandante. Mentre scendiamo, i due campesinos ci illustrano i luoghi dove si sono
svolte le azioni pi importanti di quella giornata dell8 ottobre 1967. Ad un certo punto si
fermano e dalla bisaccia tirano fuori un sacchetto di foglie di coca. Inizia il rituale, perch
di rito si tratta, e tutti iniziamo a masticare per darci forza ed energia.
Una luce vivida irrompe per la vallata facendo risplendere il bellissimo panorama. In
lontananza si stagliano il Ro Grande e, oltre, le prime pendici delle Ande. Riprendiamo il
cammino e il sentiero si fa sempre pi difficile da percorrere; siamo costretti a vere acroba-
zie per superare alcuni punti ripidi. Io continuo a filmare con la telecamera mentre il rac-
conto continua fino al punto dove avvenne la cattura del Che. E un momento di grande
intensit e quasi ci raccogliamo in una pausa di meditazione.

334
Adesso ci attende la risalita e delle foglie di coca si sente davvero il bisogno. Romano
appare affaticato, ma non demorde, proseguendo con il suo passo. Finalmente raggiungia-
mo la strada. E stata una bella scarpinata, ma ne valeva veramente la pena, perch abbia-
mo catturato delle immagini e raccolto delle testimonianze molto suggestive.
Torniamo a Vallegrande e passiamo a trovare Julia per terminare la nostra intervista. Ci
congediamo da lei con saluti affettuosi e promesse di rimanere in contatto. Poi di corsa
allostello per una doccia e quindi a cena dal gaucho.
Il giorno dopo si ritorna a Santa Cruz. Durante il viaggio abbiamo possibilit di vedere
il meraviglioso panorama che il nostro arrivo notturno ci aveva impedito di apprezzare.
Milioni di cactus giganteschi ci accompagnano fino a raggiungere il clima umido subtropi-
cale dove la foresta rigogliosa prende il sopravvento.
Da Santa Cruz in volo arriviamo a Salta in Argentina per intraprendere i sopralluoghi
del futuro film.

NOTIZIE VARIE (r.m.)

_________________________________________
Documentario sul Che e le relazioni con la Cina (di Cristobal Martnez)
(fonte Cubaweb)
LAVANA, 18 ott. 2002. Presentato il documentario Relaciones entre hermanos, del
cubano Cristobal Martnez nella Casa de las artes y tradiciones chinas. Il cortometraggio di
30 minuti illustra il ruolo che il Che ebbe nellavviare le relazioni tra Cuba e la Cina di Mao.
_________________________________________
In Francia, nuovo documentario sul Che (di Michel Maillet)
(da Juventud Rebelde)
SANTA CLARA, 16 genn. 2003. Un documentario sul Che in corso di realizzazione
in Francia, secondo quanto dichiara dalla capitale villaclarea il giornalista e scrittore Aldo
Isidrn del Valle, di ritorno dalla Francia. Il film si intitola Che vive, ed opera del regista
francese Michel Maillet, con la collaborazione del fotografo Albert Pfaifer. Il film costitui-
sce un autentico omaggio di ammirazione per il Che e per la citt di Santa Clara.
_________________________________________
Benicio Del Toro in un film su Che Guevara (di Terence Malick)
(da La Repubblica)
LOS ANGELES, 18 luglio 2003. Sar Terence Malick a dirigere Benicio Del Toro in
Che Guevara, il film biografico dedicato alla figura del leader rivoluzionario argentino.
Il regista prende il posto di Steven Soderbergh, al quale era stata inizialmente affidata la
regia del film ed attualmente impegnato solo a titolo di produttore con la Section Eight,
societ di cui proprietario con George Clooney. Malick torna cos alla regia a cinque anni
di distanza da La sottile linea rossa.
_________________________________________
Documentario sul viaggio di Guevara e Granado (di Gianni Min)
(da Liberazione)
LAVANA, 5 febbr. 2004. AllAvana stato proiettato il documentario che Gianni
Min ha realizzato al seguito della troupe del film di Salles e che si intitola In viaggio con
Che Guevara, 95 minuti di immagini attorno al set o in giro per villaggi sudamericani che
sono rimasti in condizioni uguali a quelle del 52. Il documentario, con Alberto Granado
testimone diretto e Gianni Min realizzatore, in programma al festival di Berlino il 6 e il 7
febbraio (Marzio Castagnedi).

335
Canzoni e musiche
NOTIZIE VARIE (r.m.)

_________________________________________
La vita del Che diventa un musical a Cuba
(fonte www.ilnuovo.it)
LAVANA, 6 ott. 2001. La figura di Ernesto Che Guevara sar ricordata con un musi-
cal prodotto dalla Melos Art in collaborazione con il Governo cubano, il Teatro nazionale di
Cuba, il Balletto nazionale di Cuba, lOrchestra ritmica cubana e altri artisti di fama interna-
zionale. Il lavoro, diretto da Vincenzo Grisostomi Travaglini, scritto in versi da Roberto
Bianco, con le musiche di Jos Mara Vitier e le scene di Lorenzo Fonda. Le coreografie
sono di Alicia Alonso.
_________________________________________
Che: opera-balletto in un atto, di Armando Krieger
ROMA, 29 ott. 2002. Nel corso della settimana della cultura cubana, stata eseguita
allIstituto latinoamericano di cultura lopera-balletto Che. La musica del maestro Armando
Krieger accompagnata da parole di Guevara, di Pablo Neruda, di Ernesto Sbato e dello
stesso Krieger. Hanno cantato le soprano Carmen Sensaud, Anna Picerno e Liana Celesti; le
mezzo soprano Adriana Grekova ed Emanuela Defai; i tenori Maurizio Formiconi e Andrea
Tresini; i baritoni e bassi Andrea Rola, Maurizio Zanchetti, Valerio Marletta, Maurizio
Malara. Voce recitante Romina Krieger; al pianoforte il maestro Armando Krieger.
_________________________________________
Seconda canzone di Francesco Guccini su Che Guevara
PERUGIA, 5 nov. 2002. Marted 5 novembre, da Perugia, iniziata con successo di
critica e di pubblico la nuova tourne del 62enne cantautore bolognese Francesco Guccini.
Nel concerto di Perugia, oltre alle sue pi famose canzoni del passato (tra cui Stagioni
dedicata al Che [vedi il Quaderno n. 3/2000]), Francesco Guccini ha presentato anche alcu-
ni pezzi inediti che saranno incisi nel prossimo disco che uscir nel 2003, tra cui la nuovis-
sima canzone Poema al Che, sua seconda canzone dedicata al Che.
_________________________________________
Alicia Alonso dedica unopera a Che Guevara
(fonte www.nnc.cubaweb.cu)
Santa Clara, 27 giugno 2003. Al encontrarse il titolo del balletto realizzato nella
coreografia di Alicia Alonso, come omaggio a Ernesto Che Guevara per il 75 anniversario
della nascita, che viene presentato dal Ballet Nacional de Cuba nel Teatro La Caridad di
Santa Clara. Lopera interpretata da Octavio Martn e Hayna Gutirrez, su musiche origi-
nali del maestro Chucho Valds.
_________________________________________
Il nuovo disco di Gaetano Liguori: Il Comandante
(da il Manifesto)
R OMA , 21 agosto 2003. Gaetano Liguori un pezzo di storia del jazz italiano.
Il Comandante Ernesto Che Guevara, ma anche Lenin, Fidel, Cecil Taylor, Monk,
Bartk. E jazz carico di energia, cantabile, incantatorio, ritmato come uno slogan, musica
adatta a suscitare ricordi di un passato recente (internazionalista) e a nutrire le speranze di
un presente cos difficile (pacifista e no-global).

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Recensioni e schede
Volker Skierka, Fidel (a.m.)
Adys Cupull-Froiln Gonzlez, Mart nel Che (g.g.)
Reginaldo Ustariz Arze, Vida, muerte y resurreccin del Che (c.s.g.)
Federico Arana Serrudo, Che Guevara y otras intrigas (c.s.g.)
Juan Ignacio Siles del Valle, Que el sueo era tan grande (a.p.l.)
Eduardo Galindo Grandchant, Crnicas de un soldado (a.p.l.)
Rodolfo Saldaa, Tereno frtil: Che Guevara y Bolivia (c.s.g.)
Carlos D. Gonzlez Torres, Ernesto Che Guevara en Punta del Este . 1961 (a.g.)
Luis Vitale, De Bolvar al Che (a.g.)
Carlos Jess Daz, Diccionario Temtico Ernesto Che Guevara (a.g.)
Centro de Estudios Che Guevara, Che fotgrafo (r.p.)
Humberto Vzquez Viaa, La guerriglia del Che in Bolivia (a.m.)
Rafael Azcuy Gonzlez, La cueva de los Portales (r.m.)
Rocco Primavera, La farfalla e luragano (r.m.)
Carlos Soria Galvarro, Re cuentos - Con textos (r.m.)

Volker Skierka
Fidel
trad. di Alberto De Filippis
Fandango, Roma 2003, pp. 550 ( 19)

A breve distanza dalla biografia consentita di Claudia Furiati (La storia mi assolver,
il Saggiatore, Milano, 2002) uscito un altro libro piuttosto voluminoso (oltre 500 pagine)
su Fidel Castro, di Volker Skierka, dal titolo Fidel. Luno e laltro sono stati segnalati su
Liberazione, pi positivamente di quanto meritino. Eppure si direbbe che i due libri siano
stati concepiti prevedendo che di Fidel si debba parlare presto molto, per qualche nuovo
problema di Cuba o per la sua morte. Effettivamente da molti anni non uscivano nuove bio-
grafie del lder mximo dopo quelle di Matthews e di Szulc, che peraltro, pur essendo
datate, rimangono importanti per la conoscenza diretta che i due autori hanno avuto di
molte vicende. Matthews anzi fu addirittura protagonista di un momento delicato della rivo-
luzione, giungendo sulla Sierra appena due mesi dopo lo sbarco del Granma per una lunga
intervista a Fidel, quando Batista e gran parte dei media lo davano per morto. E non a caso
luna e laltra sono servite come fonte per questi libri pi recenti.
Non abbiamo recensito a suo tempo il libro della Furiati, sia perch non ci piaceva lau-
topresentazione nel sottotitolo - una biografia consentita - sia perch avevamo constatato
diverse ambiguit e reticenze sul ruolo del Che, trattato molto sbrigativamente; cera poi
unaccettazione totale della versione ufficiale sulle ragioni delleliminazione politica di un
dirigente di primo piano come Carlos Aldana, e di quella fisica di Arnaldo Ochoa, su cui la
maggior parte dei cubani nutrono dubbi. Ma, riletta per confrontarla con lultima biografia
uscita, quella della Furiati appare assai pi ricca, esauriente e quindi nel complesso relativa-
mente pi accettabile. Ci torneremo, dunque.
Ma allora, perch occuparsi adesso del libro di Skierka? Per molti aspetti un libro di
terza mano, e ha una bibliografia lacunosa e non convincente. Tra laltro lautore non ha
letto neppure il libro della Furiati, che non cita anche se uscito in molti paesi due anni
prima del suo, e su Guevara ignora decine di libri fondamentali. Ignora perfino il libro sul

337
pensiero economico del Che di Carlos Tablada, uscito nel 1987 e rimasto fondamentale (di
Tablada cita solo un articolo in inglese). Il risultato lattribuzione a Guevara di posizioni
diametralmente opposte a quelle che ebbe in realt.
Skierka si basa molto sulle due biografie di Matthews (del 1971) e di Szulc (del 1986),
ma soprattutto moltissimo, e questo scandaloso, sul peggiore dei libri dedicati a Guevara
nel trentesimo anniversario della morte, quello di Lee Anderson, pieno di pettegolezzi. E
allora perch parlarne? Perch questo mediocre giornalista tedesco, che evidentemente non
sapeva molto di Cuba e praticamente nulla di Guevara, ci ha fornito qualcosa di utile: ha
messo infatti il naso negli archivi della ex Repubblica democratica tedesca.
Non sa navigarci bene, come facile immaginare. Cita a volte scorrettamente, impa-
stando le citazioni testuali con quel che pensa lui, ma vale la pena di riferire cosa ha scova-
to. Daltra parte perfino Lee Anderson ha fatto qualcosa di utile, pur essendo ugualmente
privo di conoscenze di fondo sulla storia di Cuba, e soprattutto dei partiti comunisti e
dellUrss cui erano legati.
Scartando tutta la parte di terza mano, prendiamo in esame solo i capitoli in cui il libro
si basa prevalentemente sugli archivi della Rdt. Neppure i documenti di archivio, si sa, sono
di per s sempre illuminanti. Basta pensare alla ridicola speculazione fatta in Italia sul
cosiddetto Dossier Mitrokhin: spesso, anzi quasi sempre, gli agenti dei servizi segreti
raccontano infatti quello che sanno gradito ai superiori, e ingigantiscono i propri meriti
investigativi. Quindi anche parecchie delle notizie che arrivavano a Berlino Est su Cuba
erano ciarpame dogmatico: ad esempio, un rapporto sosteneva che Guevara e lo stesso
Castro erano in preda a gravi confusioni ideologicopolitiche e teoriche nelle questioni
fondamentali della politica del partito, unite a un radicalismo e a un nazionalismo picco-
lo-borghesi rappresentati dallo stesso Castro, accusato anche di arroganza nazionalista.
Castro e i suoi compagni stavano secondo questo rapporto del 1964 per distaccarsi poli-
ticamente dallUrss per megalomania (p. 223).
Di Castro si diceva che non aveva superato la sua innata tendenza, da sempre molto
marcata, a una maniera di lavoro molto partigiana, al nazionalismo e al radicalismo di sini-
stra, e che era per, purtroppo, circondato dallalone leggendario di eroe popolare e guida
delle forze rivoluzionarie di Cuba e godeva anche di un forte sostegno sincero e totale
delle masse sicch i vecchi compagni fedeli alla linea di Mosca avevano grandi diffi-
colt a intervenire per correggere gli errori.
Quanto ai quadri dirigenti che circondavano Castro, diceva lo stesso ambasciatore della
Germania orientale, sono tutti ancora pi piccolo-borghesi di lui (p. 247).
Lo stesso ambasciatore, nellottobre 1965, informava i propri superiori sui danni provo-
cati dalla pubblicazione a Cuba dellarticolo di Guevara su Il socialismo e luomo a Cuba
e del Discorso al II Seminario afroasiatico di Algeri. Lintera concezione di questi lavori
di Guevara avrebbe avuto la sua origine nel radicalismo piccolo-borghese. La prova: que-
gli scritti ricordavano molto le idee del governo cinese. Agli occhi di un burocrate stalini-
sta i comunisti cinesi, che avevano fatto la pi grande rivoluzione dopo quella dOttobre,
erano dunque piccolo-borghesi! Questi saccenti marxisti-leninisti non erano sfiorati
neppure dal dubbio che Guevara non poteva essere davvero filocinese, dato che proprio
nelle sue critiche sferzanti del discorso di Algeri metteva sullo stesso piano Urss e Cina
come complici dellimperialismo.
Per giunta, di fronte al mistero della sparizione di Guevara per alcuni mesi, quei rapporti
ipotizzavano che stesse utilizzando la sua fama leggendaria per raccogliere intorno a s
alcuni comandanti: era pi o meno laccusa di bonapartismo mossa a Trotsky da Stalin e
dai suoi accoliti! Il mistero che Skierka non sa spiegare la datazione del rapporto dellam-
basciatore (12 ottobre 1965), cio successiva al discorso del 3 ottobre in cui Castro aveva
reso pubblica la lettera di addio del Che. Un ritardo nella registrazione a protocollo, dopo
un viaggio fortunoso del rapporto?

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Tutta la ricostruzione della partenza di Guevara da Cuba confusa, intramezzata di ten-
tativi di pseudoanalisi psicologiche (il suo amor proprio era ferito) e anche di vere e pro-
prie sciocchezze, spesso in contraddizione tra loro: ad esempio a p. 228 si dice che Guevara
part senza nemmeno dire addio a Fidel Castro, lasciandogli per, a detta di alcuni (?) una
lettera di saluto. A p. 231 poi si sostiene che soltanto i genitori del Che sapevano del suo
viaggio in Africa, quando notissimo che la madre, morente, non volle credere alla ver-
sione fornita dal figlio sulle ragioni della sua partenza dallAvana (andare a tagliar canna in
Oriente) e gli scrisse una lettera amareggiatissima, che non lo raggiunse pi. Pi in l inve-
ce si parla della lettura pubblica della lettera del Che a Fidel: come spiegare questa contrad-
dizione se non con la scopiazzatura da libri o articoli diversi?
Le notizie sullimpresa del Congo sono campate in aria: Guevara si sarebbe unito al
contingente del capo guerrigliero Laurent Cabila, un despota ambiguo che riuscir a pren-
dere il potere sul finire degli anni Novanta (p. 231). La missione sarebbe poi fallita perch
gli africani in guerra non avevano alcun codice di condotta e il Che si ammal di asma e di
dissenteria. evidente che il brillante giornalista non si degnato di leggere neppure una
delle molte edizioni dei Passaggi della guerra rivoluzionaria: Congo o almeno i capitoli su
quella vicenda nei libri di Lee Anderson e Castaeda da cui aveva pescato invece solo
insulsaggini e pettegolezzi.
Inoltre si direbbe che anche gli informatori della Rdt (che una volta Skierka chiama i
compagni dellambasciata, p. 223) raccattavano solo insinuazioni miserabili che confer-
mavano la loro profonda ostilit per il trotskista Guevara, ma non sapevano riferire i ter-
mini esatti del dibattito sulleconomia che appassion Cuba nei due-tre anni prima della
partenza di Guevara. Cos, visto che questi rapporti segreti sono praticamente lunica fonte
del nostro giornalista, egli finisce per presentare Guevara come vittima del suo orgoglio,
della sua vanit e di una pulsione di morte. Meno male che morto, conclude: che cosa
avrebbero potuto farsene Castro e Cuba di un Che Guevara rivoluzionario in pensione,
soprattutto dopo che questi, a mezzo stampa, aveva voltato le spalle al paese? (p. 236).
E non tutto. La sua mistificazione come moderno martire cominci con quella foto di
Alberto Korda che ha fatto del Che la pi popolare icona del XX secolo. Castro avrebbe
avuto tutte le ragioni per condannare Guevara gi dalla met degli anni Sessanta quando
questi, con la sua ostinazione ideologica combinata a scarse conoscenze economiche, aveva
quasi rischiato di far naufragare la rivoluzione. A questo alludevamo quando parlavamo
delle conseguenze del non aver mai letto Carlos Tablada e altri autori che hanno analizzato
attentamente la concretezza materialistica delle riflessioni di Guevara sulleconomia.
Altre volte Skierka denuncia Guevara come il pi dogmatico, contrariamente a quanto
testimoniato dagli stessi avversari politici come Franqui. Bizzarramente poi sostiene che la
frase Creare due, tre, molti Vietnam non sarebbe mai stata pronunciata: secondo lui sareb-
be solo una libera interpretazione data dalla redazione delleditore Giangiacomo Feltrinelli.
Una prova che questo signore non ha mai aperto le opere del Che! (pp. 249 e 299).
Dunque un libro spazzatura, che grave sia stato presentato positivamente su Liberazione
con unintervista a Skierka fatta su unintera pagina con una tecnica da pubblicit occulta,
dato che del libro, reclamizzato nel titolo, si scrive solo quello che dice lautore.
I molti passi come quelli gi ricordati (ad es. alle pp. 24852), di denuncia del cosiddet-
to estremismo radicale che propagandava la rivoluzione mondiale, criticava lUrss per
il mancato appoggio al Vietnam del Nord bombardato dagli Stati Uniti, e osava accusare i
partiti fratelli dellAmerica latina di aver rinunciato a ogni progetto rivoluzionario, non
sono infatti una vera novit. Anche le reazioni scandalizzate di parte del movimento comu-
nista al secondo caso Escalante, che vide coinvolte nel complotto diverse rappresentanze
diplomatiche di paesi socialisti, erano ben note a chi ha studiato seriamente quel periodo
e non si tappato gli occhi per negare che Guevara e la stessa rivoluzione cubana siano stati
detestati dai burocrati stalinisti.

339
Finora sconosciuti, almeno in Italia, e quindi pi utili, sono invece i verbali degli incon-
tri al vertice tra dirigenti cubani e tedesco-orientali. Durante una visita a Cuba del capo
dello Stato e del partito unico, Erich Honecker, accompagnato da una importante delegazio-
ne, che segu di poche settimane la visita di Breznev del gennaio 1974, Castro fece mettere
a verbale che Cuba, con lo zucchero e pochi altri prodotti di esportazione, aveva ricavato
benefici pari al 40% di quello che avrebbe potuto guadagnare vendendo i prodotti a prezzo
di mercato, mentre i costi delle importazioni di prodotti industriali erano del 10, 15, fino
al 20% superiori ai prezzi del mercato mondiale.
Tra le cose che Castro, indignato, rinfacci agli Stati del blocco orientale ci fu, in parti-
colare, la pratica di rivendere sul mercato libero lo zucchero che essi importavano da Cuba
a un prezzo pi favorevole. Per fare un esempio, la Polonia rivende il 100% dello zucche-
ro che le inviamo. La quantit di zucchero immessa sul mercato mondiale dai paesi fratel-
li aveva fatto diminuire la quota che Cuba poteva vendere direttamente e di cui aveva biso-
gno per procurarsi divise forti: Abbiamo perso milioni, miliardi di dollari in divise libera-
mente convertibili (pp. 2646).
Per giunta sempre, secondo Fidel Castro, il 23% delle merci che dovevano arrivare dalla
Rdt non arrivarono mai, non si sa se per difficolt nella spedizione o per problemi nella
produzione. Insomma il fraterno aiuto lasciava parecchio a desiderare, mentre non man-
cavano le ingerenze.
Tra i rapporti, purtroppo riportati sempre non integralmente, ma frammentariamente,
mescolando citazioni testuali e parafrasi, ce ne sono alcuni che riferiscono i commenti di
Fidel sul Cile di Salvador Allende dopo il Golpe. Fidel dice di averlo previsto e di aver
riempito lambasciata cubana a Santiago di armi leggere che Allende rifiut fino allultimo
di ritirare e distribuire al popolo (solo una piccola parte di esse fu salvata e riusc ad arriva-
re al Mir, su cui peraltro Castro avrebbe poi espresso un giudizio ingeneroso); altri riporta-
no le sue osservazioni sulle spedizioni in Africa, in cui non poche erano le difficolt incon-
trate. Ad esempio nel 1984, quando i cubani avevano ormai 40.000 uomini in Angola,
Castro si sfog con Hermann Axen, membro del Politbjuro del partito tedesco in visita a
Cuba, lamentando nei dirigenti angolani lassenza di princpi, il lucro personale e la corru-
zione, e accennando anche ad atti di violenza ai danni della popolazione civile.
Per giunta, diceva, vengono mandati via consulenti e specialisti cubani con anni di atti-
vit ed esperienza alle spalle per sostituirli con altri provenienti dai paesi occidentali, per
organizzare con loro transazioni private volte ad arricchirsi. (pp. 2767) Probabilmente,
un ricercatore pi attento avrebbe potuto trovare sullargomento ben altro negli archivi di
Berlino Est, dato che nella cosiddetta divisione socialista del lavoro la Repubblica demo-
cratica tedesca aveva assunto un ruolo particolare in Africa e in Medio Oriente, mettendo a
frutto le esperienze accumulate da varie generazioni precedenti nelle colonie o nelle aree di
influenza tedesche e fornendo consiglieri militari e agenti dellintelligence a un gran nume-
ro di regimi africani sedicenti socialisti o progressisti.
Comunque, finito il socialismo reale, finiscono del tutto le fonti interessanti e inedite,
e la bibliografia si riduce quasi esclusivamente ad articoli di giornale. Gli ultimi capitoli
sono pieni di banali considerazioni su Leterno rivoluzionario oppure su Don Chisciotte
e la storia, e di tanti particolari sugli amori e i figli pi o meno segreti del lder mximo.
Dispiace sinceramente che Fandango, una casa editrice piccola, ma che ha pubblicato
alcuni libri importanti (a partire da quelli di John Pilger) abbia scelto di pubblicare questo
libro scadente, per giunta mal tradotto e con scarsissima cura redazionale, a partire dalla
bibliografia, in cui la maggior parte delle opere sono indicate in tedesco e/o in inglese, e
qualche rara volta anche in spagnolo, pur se tradotte da tempo in italiano, e con alcune lacu-
ne imperdonabili (come Karol, Saverio Tutino, Paco Ignacio Taibo II...).

Antonio Moscato

340
Adys Cupull-Froiln Gonzlez
Mart nel Che
introduzione e trad. di Roberto Massari
con testi di Mart e Guevara e 13 foto a colori
Massari editore, Bolsena 2003, pp. 112 ( 5)

Il libro dedicato ai 5 eroi cubani prigionieri negli Usa

Il titolo originale molto martiano - Estrellas insurrectas - e il libro apparso per la


prima volta a Madrid, nel 1997. La chiave di lettura di questo agile volumetto data effica-
cemente dallintroduzione di Massari, intitolata Mart e Guevara: due antimperialismi a
confronto, in cui peraltro si premette come sia praticamente impossibile fissare la data del
primo incontro di Guevara con Mart. E un tema che non viene affrontato nelle biografie
del Che apparse in questi anni e non sarebbe comunque un problema di facile soluzione.
Tutte le testimonianze raccolte dai coniugi-storici cubani Adys Cupull e Froiln
Gonzlez - anche tra gli amici dinfanzia del Che - concordano nel confermare che fu un
incontro precoce, destinato a lasciare il segno. Inizialmente il Che conobbe le opere del
Mart letterato e non ancora dellApostolo per lindipendenza di Cuba dalla Spagna e
della Nostra America dagli Usa, cui invece si ispirer successivamente nel corso della
sua breve ma intensa vita politica.
Gli autori ricordano, per esempio, come il comandante Guevara (ormai divenuto
Che), giunto nelle montagne dellEscambray e ormai prossimo a vincere la battaglia fina-
le di Santa Clara (nei giorni delle festivit natalizie del 1958) abbia l dato vita a un giornale
dal nome Patria, evocativo dellomonimo periodico fondato da Mart nel 1892.
La successiva crescente immedesimazione del Che con Mart ricostruita dalla metico-
losa ricerca dei due autori, alla quale si aggiungono riferimenti e considerazioni dellintro-
duzione di Massari, utili per unattualizzazione politica del confronto tra i due.
Nellintroduzione, per esempio, Massari ricorda i due ultimi testi pubblici del Che - il
Messaggio alla Tricontinentale e Il socialismo e luomo a Cuba (i suoi due testamenti
politici) - il primo con la sua forte denuncia antimperialistica e la dedica iniziale a Mart, e
il secondo, molto martiano nella sua fondamentale ispirazione umanistico-rivoluzionaria.
Importantissimo poi il discorso commemorativo pronunciato dal Che al Capitolio
Nacional dellAvana, il 28 gennaio 1960, in occasione del 107 anniversario della nascita di
Mart. Qui il Che rivendica la continuit martiana tra la guerra cubana anticoloniale
dell800 e la rivoluzione cubana antibatistiana del 900, sulla scia della continua e appassio-
nata rivendicazione di tale continuit da parte di Fidel Castro: una indiscutibile continuit
storica, politica e ideologica. Bench tutti gli storici di Cuba ricordano il gesto simbolico
con cui Fidel attribu a Mart la paternit spirituale dellassalto alla Caserma Moncada di
Santiago de Cuba il 26 luglio 1953, non tutti rammentano che entrambe le Dichiarazioni
dellAvana, cio i due testi programmatici fondamentali della Rivoluzione cubana (compre-
sa la Seconda dichiarazione, quella che ne dichiara il carattere socialista) iniziano nel nome
delleroe nazionale Jos Mart.
Nellintroduzione al volume sono evidenziati anche i tre grandi assi fondamentali di
coincidenze politico-ideologiche tra Mart e Che: il nazionalismo libertador, il continentali-
smo antimperialistico e il cosmopolitismo. Riguardo a questultimo aspetto si segnala per
entrambi la dimensione extranazionale e laspirazione a sentirsi cittadini del mondo, assu-
mono connotati filosofici interni alla grande tradizione dellumanismo. Mart e il Che
appaiono accomunati dal sogno di un ruolo universaleggiante per lUomo nuovo da
costruire; non accettano limiti nazionali alla loro aspirazione di cambiamento sociale; si
battono per cause nazionali, ma con gli occhi rivolti al mondo.
Gianfranco Ginestri

341
Reginaldo Ustariz Arze
Vida, muerte y resurrecin del Che
Editora Brasbol, So Pablo (Brasil) 2002
Stampa: Talleres Grficos Kipus, Cochabamba
pp. 650

Federico Arana Serrudo


Che Guevara y otras intrigas
Editorial Planeta Mexicana, Mxico 2002
Stampa: Quebecor World Bogot, Bogot
pp. 186

Del Che si continua a parlare

A pi di 35 anni dalla morte, Ernesto Guevara de la Serna, meglio conosciuto come il


Che, continua a fornire materia di riflessione in abbondanza. Si dice che vi siano preparativi a
Hollywood per la produzione di una nuova pellicola sulla sua vita; Mario Pacho ODonell,
uomo di lettere ed ex ambasciatore argentino a La Paz, ha annunciato a Buenos Aires una
biografia romanzata e un documentario televisivo; la televisione statale russa (che esiste
ancora) venuta in Bolivia per ripercorrere i luoghi per i quali pass il Che e anche essa ha
preparato un documentario; nella recente Fiera internazionale del libro allAvana sono stati
presentati numerosi titoli, pubblicati sia a Cuba che in altri paesi, ed stata allestita una
mostra sulla produzione bibliografica boliviana riferita a questo singolare personaggio.
Nel novembre 2002, quasi simultaneamente, sono stati presentati due nuovi libri di
autori boliviani: Vida, muerte y resurreccin del Che di Reginaldo Ustariz Arze e Che
Guevara y otras intrigas di Federico Arana Serrudo. Di questi due libri parleremo ora.

Non tuttoro quel che riluce

II libro di Reginaldo Ustariz un lavoro di grande mole: 650 pagine, decine e decine di
foto (spesso inedite o rare), mappe e diagrammi; 56 capitoli distribuiti in tre blocchi, intito-
lati La sua vita (che comprende tre parti, Il Che a Cuba, Il Che in Congo, a cui dedi-
ca solo 12 pagine, e Il Che in Bolivia), La sua morte e La sua resurrezione.
Lautore - un medico boliviano residente in Brasile - visse da vicino gli avvenimenti
della guerriglia, in particolare la morte del Che, perch appena laureato si trov a trascorre-
re il proprio anno in provincia [tirocinio] nella cittadina di Comarapa, fungendo anche da
corrispondente dellestinto quotidiano Prensa libre di Cochabamba. La sua vicinanza ai
fatti lo convert in testimone privilegiato dellesposizione del cadavere e degli oggetti del
Che a Vallegrande, dove scatt molte fotografie e pos a sua volta per i fotografi [con la
macchina fotografica al collo, compare in una delle foto pi celebri che raffigurano il cada-
vere del Che nella lavanderia (n.d.r.)] . Ci gli consente di poter dire 35 anni dopo io
cero e, come proclama fin dalla copertina del libro: fui il primo a denunciare che il Che
era stato assassinato.
Basandosi su fonti secondarie, Ustariz tenta di tracciare una biografia del Che soprattut-
to nella parte cubana. In quella africana apporta solo alcune pennellate per poi entrare
nella parte boliviana per oltre due terzi del libro. Ci sono in questultima parte una serie
di aneddoti, testimonianze, interviste, riflessioni e interpretazioni sul Che, sulla sorte dei

342
sopravvissuti e su molte delle circostanze che ruotarono intorno a quegli eventi.
Il libro termina con una conversazione immaginaria con il Che, intitolata in latino In
coloquio anima.
E un lavoro monumentale, non c dubbio, ma con aspetti di diverso valore storiografi-
co e letterario. Ha un formato sproporzionato ed eccessivi e troppo frequenti sono i refusi
tipografici.
Tutto ci compensato dal sapore testimoniale della parte boliviana del Che. Per
esempio, i racconti sulla fuga degli ultimi sopravvissuti (tre cubani e due boliviani) consen-
tono di conoscere i dettagli dellaudace operazione di recupero per liberarli dallimplacabile
persecuzione della quale erano oggetto sulla vecchia strada fra Cochabamba e Santa Cruz.
La loro fuga fu possibile grazie allimpegno di molte persone che nel libro rivelano la loro
identit per la prima volta.
In un lavoro di cos grande estensione ci sono, e non poteva essere diversamente, vari
elementi preziosi dal punto di vista della documentazione, abbondanti materiali testimoniali
e lintero testo accompagnato da una ricca collezione di fotografie.

Autori militari tirano le somme e vanno oltre

Sembrerebbe che tutti gli uomini in uniforme che ebbero a che vedere con il famoso
personaggio, direttamente o indirettamente, da vicino o da lontano, in realt o con la fanta-
sia, amino lasciare prova pubblica di questo vincolo e si sentano pure obbligati a dire io
cero, io presi parte a questa o quellazione.
Il libro del generale Federico Arana Serrudo il settimo libro di origine militare su que-
sta tematica. Prima ci sono stati i libri di Gary Prado Salmn, Arnaldo Saucedo Parada,
Luis Antonio Reque Tern, Mario Vargas Salinas, Eduardo Galindo Grandchant e Diego
Martnez Estevez, questultimo non nel ruolo di attore bens con pretese di fare storiografia.
Arana Serrudo non fu un militare qualunque in quegli anni: era il capo dei servizi segre-
ti militari boliviani, come si preoccupa di ricordare fin dalla copertina dl libro.
Con un linguaggio tuttora ancorato ai tempi della guerra fredda (avendo superato gli
80 anni sarebbe un po troppo chiedergli dabbandonarlo) ci racconta le sue esperienze e il
suo rapporto con gli avvenimenti.
Racconta che nel dicembre 1966, a Bonn, allepoca capitale della Germania occidentale,
dove fungeva da addetto militare, un misterioso diplomatico, di aspetto slavo e con un
accento dellEst europeo, gli avrebbe rivelato che la Bolivia sarebbe stata usata come
base di lancio di un foco rivoluzionario sotto il comando di un personaggio internaziona-
le molto conosciuto, che Arana allistante colleg alla figura del Che. Inform immediata-
mente La Paz e la risposta fu la sua nomina dopo poche settimane a capo dei servizi segreti,
anche se in verit i suoi superiori non dettero mai credito alla sua tanto fantasiosa versione.
[Si veda sopra la corrispondente parte del libro, tradotta da Roberto Porfiri (n.d.r.).]
Il maggior merito di questo libro senza dubbio la sua ricchezza testimoniale. E come
avviene con qualunque punto di vista particolare, ovviamente interessato e soggettivo,
anche se non necessariamente disonesto. Nel suo racconto il generale Arana pone in rilievo
aspetti molto importanti dellepoca, come per esempio la precariet dei servizi segreti dei
quali era responsabile, lingerenza brutale dei servizi nordamericani e vari contrattempi
nella conduzione della guerra antiguerrigliera. Fornisce la sua versione sulla scoperta del
colpevole della consegna a Cuba delle copie del diario del Che, sulla morte di Barrientos,
sullarrivo al potere di Banzer e sulla forma nella quale egli stesso fu vittima della persecu-
zione dittatoriale (temi non in relazione diretta con il Che). Se il suo racconto veritiero,
Rgis Debray dovrebbe ringraziare esclusivamente lui per aver avuto salva la vita, poich
Arana aveva disobbedito allordine esplicito di fucilarlo, che gli era stato dato.

343
In questo libro, inoltre, ci sono vari altri preziosi documenti e testimonianze, nonch
delle interviste poco note al generale Alfredo Ovando, comandante in capo delle Forze
Armate, e al controverso ministro dellInterno, Antonio Arguedas. La cosa pi importante,
per, sono alcune foto del Che, inedite e drammatiche, scattate pochi minuti prima della
sua esecuzione.
Nelle parti del libro nelle quali interpreta gli eventi, Arana Serrudo fa affermazioni
molto discutibili sul ruolo svolto da Debray e su un presunto sinistrismo dei generali
Barrientos e Ovando (arriva a dire che questultimo era in qualche modo immischiato
nella guerriglia). Equipara inoltre Banzer a Fidel Castro per una presunta somiglianza nel
metodo per disfarsi degli oppositori.
Il tono di riprovazione, con il quale lautore si riferisce allassassinio del nemico sconfit-
to, richiama lattenzione. Nel commentare la fretta del colonnello Zenteno Anaya di abban-
donare il villaggio de La Higuera dopo aver dato il fatidico ordine di uccidere il Che, una
barbarie che si stava per commettere, Arana Serrudo afferma: Zenteno comprendeva
perfettamente che questo atto non soltanto andava contro varie leggi internazionali e contro
la morale di qualunque persona mediamente decente, ma era addirittura proibito dalla stessa
costituzione boliviana che egli, come militare, aveva giurato di difendere e rispettare.
Infine, nonostante la sua chiara adesione alla politica anticomunista dominante allepo-
ca, nel parlare del Che, Arana Serrudo ribadisce il suo rispetto per lui come uomo, come
combattente e come persona disposta a sacrificare tutto per la sua fede e i suoi ideali.

In sintesi, si tratta di altri due libri sulle gesta del Che in Bolivia che apportano nuove
testimonianze e non poche pezze dappoggio documentali per alimentare lavori di ricerca e
interpretazione storica, ancora molto scarsi e poco frequenti nel nostro paese.

Carlos Soria Galvarro


[traduzione di Roberto Porfiri]

Juan Ignacio Siles del Valle


Que el sueo era tan grande
Plural editores, La Paz 2001, pp. 302

Conmovedor relato compuesto por citas textuales de testimonios de quienes combatie-


ron en la guerrilla de ancahuaz (1967), junto al Che, noticias periodsticas y un hilo cen-
tral, que va serpenteando entre esas pginas, en el que Siles construye la trama de la obra, a
partir de un personaje ficticio que es testigo y a veces actor de la guerrilla.
Uno de los breves pasajes de que se compone esta novela, es de una brutal intensidad.
Supone una culpa atormentada del militar que ultim al Che: Debo olvidar, negar quin
fui y lo que hice. Para no ver ms sus penetrantes ojos negros, verdes, negros, las sombras
que me siguen, sus retratos por todas partes, su breve nombre pintado en las paredes para
recordrmelo siempre y yo sin poder recuperar mi ajayu (espritu, en aymara), porque aun-
que la gente no lo sepa, aunque no me arrepienta de nada, ahora comprendo lo que me pasa,
perd mi ajayu para siempre, es como si estuviera muerto. No importa cmo me llame

344
ahora. Mi verdadero nombre es Mario Tern y cabalmente tengo el orgullo de haber matado
al Che Guevara.
Juan Ignacio Siles [nacido en Via del Mar en 1961, de padre boliviano y madre chile-
na] es un escritor boliviano fascinado por la figura del Comandante Ernesto Che Guevara.
Anteriormente, escribi La guerrilla del Che en la narrativa boliviana1 que fue obra fina-
lista del concurso Casa de las Amricas, en la categora de ensayo, el ao 1996.
Antonio Peredo Leigue2

Eduardo Galindo Grandchant


Crnicas de un soldado
(Cuando nos enfrentamos al Che)
Compaa Grfica Industrial, Cochabamba, 2001, pp. 180

Apenas dos aos despus de haber recibido el grado de subteniente, Galindo fue desti-
nado a la zona en que, el ao 1967, el ejrcito de Bolivia se esforzaba por enfrentar a la
columna guerrillera que comandaba Ernesto Che Guevara. En esa campaa, l estuvo en
acciones muy cercanas a los movimientos del grupo insurgente. En esas circunstancias,
dirigi la emboscada en Abra del Picacho, donde murieron los bolivianos Coco Peredo,
Mario Gutirrez y el cubano Manuel Fernndez Osorio. Sobre esa accin, el Che deca, en
su diario: Nuestras bajas han sido muy grandes esta vez.
Relatado por l mismo, el episodio pierde trascendencia: ...Fui sorprendido por dos
disparos efectuados por mis soldados, quienes, al abandonar sus posiciones, abrieron fuego
sobre la vanguardia guerrillera que haba penetrado en nuestra emboscada, eliminando a un
guerrillero. Luego se escucharon varios disparos ms de armas semiautomticas. Di la
orden de responder el fuego, con lo se inici el combate que dur entre diez y quince minu-
tos. Luego intent perseguir a la columna, pero felizmente no continuamos la persecucin,
porque despus nos enteramos que los insurgentes haban preparado una emboscada en la
entrada de la quebrada.
Ms importancia tiene, en su relato, un episodio que concluye as: Despus de un bao
en el ro nos sentimos (l y su tropa) ms aliviados: habamos eliminado al batalln de pio-
jos subversivos.
Eso es todo.
Antonio Peredo Leigue

1 Si veda la recensione di Carlos Soria Galvarro al libro di Juan Ignacio Siles del Valle nel n. 1/1998 di Che
Guevara. Quaderni della Fondazione [n.d.r.].
2 Antonio Peredo, fratello di Coco e Inti Peredo (i due celebri guerriglieri caduti combattendo, prima e dopo la
morte del Che) dirige la Fundacin Che Guevara boliviana a La Paz. Candidato alle elezioni politiche del 2002
per la vicepresidenza con il Mas - il partito dei contadini cocaleros diretto da Evo Morales - stato eletto deputato
al parlamento boliviano con il massimo dei voti dopo lo stesso Morales. Mantiene stretti contatti con la
Fondazione italiana, collabora fraternamente con la redazione dei Quaderni Che Guevara e in modo particolare
con il nostro compagno Carlos Soria Galvarro [n.d.r.].

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Rodolfo Saldaa
Tereno frtil: Che Guevara y Bolivia
(Relato testimonial de Rodolfo Saldaa)
Introduzione di Mary-Alice Waters
a cura di Mary-Alice Waters e Michael Taber
Editora Poltica, La Habana, 2001, pp. 82
(Edizione in inglese: Pathfinder, New York)

Un aporte testimonial sobre el Che en Bolivia


El relato de Rodolfo Saldaa, indito hasta ahora, hace una contribucin nica.
Proviene de un revolucionario boliviano que se uni a Che Guevara en la campaa de 1966-
1967, y que por toda una vida de trabajo poltico se mantuvo fiel a esa misma trayectoria.
Saldaa haba de unirse a la guerrilla como combatiente, pero las tareas que tuvo que
asumir, las que le dio el Che, y el curso que tom la propia lucha guerrillera, lo mantuvie-
ron dentro de la direccin de la red clandestina del Eln (Ejrcito de Liberacin Nacional) en
las ciudades y en las regiones de las minas de estao.
Estas son palabras salientes de la introduccin que Mary-Alice Waters escribe al presen-
tar el libro Tereno Frtil: Che Guevara y Bolivia. Relato testimonial de Rodolfo Saldaa.
Se trata de una entrevista que la misma Waters y Michael Taber, redactores de esa casa
editora estadounidense, sostuvieron con Saldaa en La Habana, durante las conmemoracio-
nes del 30 aniversario de la cada del Che, en 1997. La publicacin de este trabajo se habra
demorado por el delicado estado de salud de Saldaa, pero ste alcanz a terminar la revi-
sin editorial poco antes de su muerte, en junio de 2000.
La entrevista de Waters y Taber viene precedida de un prlogo de Harry Villegas
Tamayo (Pombo), una ficha biogfica de Saldaa y una cronologa de las luchas revolucio-
narias en Bolivia y el mundo entre los aos 1951 a 1971.
Obviamente, la parte ms importante de esta publicacin es la escueta entrevista con
Saldaa, quien por lo general antes se haba rehusado a efectuar declaraciones pblicas
sobre su participacin en los preparativos guerrilleros y luego en el ncleo urbano que
intent desesperadamente hacer contactos tanto con Cuba como de la guerrilla del Che.
Saldaa insiste en su versin de que la zona de ancahuaz, donde se ubica la granja donde
se instal la guerrilla, no era propicia para los combates guerrilleros y que se la habra con-
siderado una base remota de apoyo, muy alejada de la verdadera zona de operaciones que
tendra que haber sido ms al norte y oeste del pas, en zonas de campesinos colonizadores.
Aade que acontecimientos fortuitos, como la separacin de la guerrilla en dos columnas
que luego no se pudieron encontrar, determinaron que el accionar de la guerrilla hubiera
permanecido en esa zona adversa, donde finalmente fue aniquilada. Saldaa relata tambin
los intentos realizados por el ncleo urbano por restablecer contacto con el Che y su convic-
cin de que jams la direccin de la Revolucin cubana abandon a la guerrilla.
Por ltimo, hay en la entrevista algunas pinceladas biogrficas que muestran la vida
revolucionaria de Saldaa, su militancia en el Partido comunista desde su juventud, su tra-
bajo en la mina de Siglo XX, su participacin en el apoyo desde Bolivia a los focos guerri-
lleros en Per y Argentina, su larga estancia en Cuba donde trabaj y estudi sociologa, su
retorno a Bolivia en la dcada de los aos 80 donde se desempe como catedrtico univer-
sitario y finalmente su nuevo traslado a Cuba, donde permaneci hasta su muerte, trabajan-
do en una emisora de radio y en la agencia noticiosa Inter Press Service.
Este libro pstumo de Saldaa, ni duda cabe, es un importante aporte testimonial por la
vinculacin estrecha que el tuvo con la guerrilla. Pero adems contribuye a dar algn relie-
ve a una persona que hasta ahora estaba casi podra decirse en el anonimato.
Carlos Soria Galvarro

346
Carlos D. Gonzlez Torres
Ernesto Che Guevara en Punta del Este. 1961
El debut continental de un estadista.
Editora Poltica, La Habana 2001, pp. 188

Il sottotitolo di questo libro (Il debutto di uno statista) corrisponde al vero solo in
parte e pu trarre in inganno. Certo, si riferisce allesordio di Ernesto Guevara come rappre-
sentante ufficiale di Cuba in una conferenza internazionale, ma il Che svolgeva un ruolo
diplomatico fin dai primi del 1959.
Dal giugno allottobre 1959 Guevara visita ben dodici paesi: Egitto, India, Birmania,
Thailandia, Malesia, Giappone, Indonesia, Ceylon, Pakistan, Sudan, Jugoslavia e Marocco.
Ne attraversa altri cinque, facendovi scalo: Hong Kong, Singapore, Italia, Grecia e Spagna.
Si incontra con le autorit di tutti quei paesi perch ha il compito di far conoscere i pro-
grammi della Rivoluzione cubana. Nel 1960, invece, Guevara visita Unione Sovietica,
Cecoslovacchia, Cina e Corea del Nord: stringe i primi rapporti economici e politici con i
paesi del cosiddetto socialismo reale. Nel novembre dello stesso anno torna a viaggiare
in molte capitali dei paesi comunisti.
Chi conosce lautorevolezza del personaggio Guevara gi nei primi mesi della vittoriosa
Rivoluzione cubana pu facilmente intuire limportanza delle sue missioni allestero e la
piena fiducia di cui godeva da parte del gruppo dirigente dellAvana. Anzi, sarebbe interes-
sante approfondire il perch la scelta per quel ruolo sia caduta proprio sul Che. Forse era il
pi istruito di tutti (tra i barbudos pochi erano i laureati) e parlava il francese abbastanza
correttamente. Forse perch era argentino e il fatto che fosse proprio lui a rappresentare
ufficialmente Cuba poteva suscitare curiosit e interesse. Forse occorreva allontanarlo
dallAvana, mentre infuriavano i primi infuocati dibattiti sulle strategie da seguire per la
neonata rivoluzione (il fatto che Guevara fosse tra i pochi a dichiararsi comunista e marxi-
sta non agevolava le mediazioni tra Fidel Castro e le componenti pi moderate del processo
rivoluzionario).
Ricordato questo, si pu tornare al 1961. A Punta del Este, Uruguay, nellagosto di
quellanno, si svolse la Conferenza straordinaria del Consiglio interamericano economico e
sociale (Cies). Occorreva esprimersi in riferimento ai progetti dellAlpro (Alleanza per il
progresso, istituzione promossa dal presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy), nei
quali gli Stati Uniti esponevano la loro politica nei confronti dellAmerica latina e dellinte-
ro continente americano.
Nel 1961 le relazioni tra LAvana e Washington segnavano gi burrasca. Nellaprile di
quellanno cera stato il tentativo dinvasione mercenaria di Playa Girn finanziato da
Washington, ma non era stato ancora decretato il blocco economico degli Usa contro lIsola
(entra in vigore ufficialmente nel 1962, anche se preceduto da misure restrittive di inter-
scambio fin dal 1959).
Linteresse dellevento del 1961 sta nel fatto che, in effetti per la prima volta, Guevara si
trova a guidare una delegazione collettiva cubana con funzioni di rappresentante ufficiale del
proprio governo. Nel corso dei suoi interventi alla Conferenza e nelle proposte di risoluzione
presentate allassise uruguaiana dai cubani, si possono ricostruire i punti politici di contrasto
con la politica di Washington. Cuba sta maturando la sua analisi sullimperialismo yankee e
cerca di adoperarsi per proporre in alternativa la maggiore unit politica ed economica del-
lintera America latina.
Guevara avanza lipotesi del fallimento dellAlpro perch la sua strategia si fonda sul
predominio degli interessi degli Stati Uniti nel suo cortile di casa (i fatti successivi gli
daranno ragione, anche se a Punta del Este sar inascoltato).

347
Il volume raccoglie alcune testimonianze dei dirigenti cubani che condivisero quelle-
sperienza diplomatica con Guevara, oltre al discorso di Kennedy rivolto allAlleanza per il
progresso nel 1961 e ad altri documenti che forniscono il contesto storico in cui si svolgeva
la Conferenza di Punta del Este. Tutta la documentazione mira a dimostrare le capacit
politiche di Guevara in quel ruolo inedito di capo delegazione.
Non mancano comparazioni tra i primi anni 60 e i primi anni del nostro secolo XXI
(lAlca, il progetto economico di Washington che punta a unificare le Americhe entro il
2005 intorno al dollaro, non la versione aggiornata dei progetti dellAlleanza per il pro-
gresso? si chiedono i cubani).
In anni recenti, alcuni storici e biografi del Che hanno voluto insinuare nelle ricostruzio-
ni dei lavori della Conferenza di Punta del Este la tesi che Guevara mentre dai microfoni
ufficiali tuonava contro gli Stati Uniti in riunioni ristrette e a porte chiuse sincontrava
con la delegazione di Washington per valutare i margini di coesistenza tra Cuba e il potente
vicino del Nord dopo la sconfitta del tentativo di invasione di Playa Girn (una delega in
questo senso gli sarebbe stata affidata da Fidel Castro).
E possibile e comprensibile che qualche negoziato ci sia stato. Ma indubbio che dopo
la Conferenza dellagosto 1961 in Uruguay le relazioni tra LAvana e Washington precipi-
tano ulteriormente. Proprio a Punta del Este, Cuba ha precisato la propria piattaforma stra-
tegica alternativa rispetto alla politica proposta dagli Stati Uniti per lAmerica latina. E la
risposta dellAmministrazione americana e dello stesso Kennedy sar inflessibile (nel 1962,
un anno dopo, la Casa Bianca minaccia lintervento militare contro Cuba se lUnione
Sovietica non bloccher linstallazione di missili nucleari su quel territorio).

Aldo Garzia

Luis Vitale
De Bolvar al Che
Cucaa Ediciones, Buenos Aires 2002, pp. 308

Questo volume uninteressante monografia per tracciare un percorso storico e teorico


allinterno della storia dellAmerica latina. Lo indica lo stesso sottotitolo: La lunga marcia
per lunit e lidentit latinoamericana.
La ricostruzione va dai precursori del sogno dellindipendenza anticoloniale alle gesta
di Bolvar e San Martn, fino alla sconfitta della strategia bolivariana di unit latinoamerica-
na che segna la prima dipendenza dellAmerica latina dagli Stati Uniti (alle potenze colo-
niali di Madrid, Lisbona e Londra si sostituisce quella di Washington).
Il tentativo di Luis Vitale in ossequio e coerenza allanalisi marxista - di suddividere
nella sua disamina dei fatti storici una prima periodizzazione romantica e idealista
(quella di Bolvar per lappunto), che si trascina fino agli albori del Novecento, e una secon-
da periodizzatone realista e fondata su presupposti economici e politici materialisti che
viene di fatto inaugurata con il 1959, anno della vittoria della Rivoluzione cubana. In chiusu-
ra di volume c pure unindagine aggiornata delle recentissime politiche neoliberiste attuate
in molti paesi latinoamericani negli ultimi anni (tutte fallite miseramente, come dimostrano i
casi di Argentina, Per e via discorrendo; lunica eccezione il Cile, dove il pugno di ferro

348
dei golpisti del generale Pinochet ha permesso negli anni 80 un boom economico fondato su
alti tassi di crescita in assenza di diritti sociali e garanzie democratiche).
In questo approccio metodologico c molto da condividere (quasi tutto), ma occorre
ricordare che proprio quanto accadde allAvana alla fine degli anni 50 sfugg alle tradizio-
nali analisi marxiste dellepoca: la rivoluzione non venne guidata da un partito comunista,
le gesta di Fidel Castro spiazzarono i comunisti cubani che si schierarono inizialmente con-
tro lipotesi dinsurrezione e spiazzarono anche lUnione Sovietica che avrebbe preferito
che la coesistenza pacifica con gli Stati Uniti non fosse turbata in America latina (tradi-
zionale appannaggio geopolitico di Washington) per avere mano libera in Africa e nellEst
europeo.
Quanto a Guevara, non c dubbio che la sua personalit e la sua biografia ne facciano
un punto di riferimento permanente per tutti i latinoamericani e che il suo nome possa esse-
re accostano con tutti gli ovvii distinguo relativi al tempo storico in cui ha vissuto a
quello di Bolvar e a quelli di altri combattenti della causa dellintegrazione dellAmerica
latina in contrasto con la dipendenza dagli Stati Uniti che ha caratterizzato gran parte del
Novecento.
Per ultimo, vale la pena ricordare la biografia di Luis Vitale: argentino, storico e mili-
tante del movimento operaio, approdato in Cile come esiliato politico (ha lavorato, per
vivere, anche in una fabbrica di saponi). Poi stato tra i fondatori del Mir (1965), il gruppo
della sinistra radicale cilena. Dopo il golpe di Pinochet del 1973, fu arrestato e torturato fino
a quando venne espulso dal Cile grazie alla sua nazionalit argentina. Approdato
allUniversit di Francoforte, tornato in America latina nel 1977 finendo per stabilirsi in
Venezuela (dove ha scritto una Storia generale dellAmerica Latina in nove volumi).
La biografia di Vitale (nato nel 1927) paradigmatica delle vicende che hanno vissuto i
latinoamericani della sua generazione. Ernesto Guevara era nato nel 1928...

Aldo Garzia

Carlos Jess Daz


Diccionario Temtico Ernesto Che Guevara
Editorial de Ciencias Sociales, La Habana 2000, pp. 606

Un dizionario tematico sugli scritti e la biografia di Ernesto Guevara potrebbe appari-


re impresa impossibile. Limpresa ancora pi difficile se a scritti e biografia si vogliono
aggiungere testi e lettere che fanno riferimento a discorsi tenuti dal Che collocandoli nel
loro contesto storico con riferimenti a personaggi e a date cronologiche.
Lo sforzo stato realizzato da Carlos Jess Daz, professore di filosofia presso
lUniversit dellAvana che ricopre anche altri autorevoli incarichi presso centri studi cuba-
ni. Lo stesso autore, nella prefazione al volume, spiega che il suo Dizionario il risultato di
ventanni di ricerche e di riflessioni sullintera opera di Guevara. Il metodo di scrittura,
inoltre, ha privilegiato un atteggiamento critico dello stesso Daz nello scegliere i riferimen-
ti a persone e fatti che hanno coinvolto lelaborazione del Che. E stata concepita come
unopera di consultazione chiamata a incentivare lo studio del pensiero del Che da parte
delle nuove generazioni, chiarisce ulteriormente Daz nellintroduzione avvertendo che il
Dizionario deve essere concepito come un testo in progress, dal momento che non pu con-
siderarsi esaustivo e definitivo.

349
Come si conviene a tutti i dizionari, anche questo segue un ordine alfabetico dalla A alla
Z. In chiusura c unappendice che ordina per genere i testi di Guevara che sono stati
riassunti nellintero volume (vanno dal 1951 al 1967). Nelle 600 pagine le curiosit sono
innumerevoli e il giudizio di fondo non pu che essere positivo sullintendimento da studio-
so di Daz. Di conseguenza, recensendo questo Dizionario si pu fare solo qualche riferi-
mento didascalico.
Tra le lettere di Guevara, ad esempio, ne va ricordata una spedita a Carlos Franqui, in
quel momento direttore del quotidiano Revolucin, il 29 settembre 1962 (poi Franqui
diventer uno degli oppositori pi irriducibili della Rivoluzione cubana). Il Che, in quel
testo, stigmatizza la pubblicazione di un articolo non rigoroso. Se la prende con la pub-
blicazione di una foto in cui alcuni soldati rivoluzionari hanno gli occhi puntati verso lob-
biettivo e quindi sembrano essere in posa alle prese con un supposto nemico. Ma il Che
arrabbiato anche per la pubblicazione di un estratto di alcuni appunti presi dal suo diario
guerrigliero (stigmatizza riferimenti non veritieri rispetto ai suoi rapporti con Ramiro
Valds e Gutirrez Menoyo). Questa lettera, apparentemente innocua, ha invece un valore
politico che rivela il rigore di Guevara: non vuole che gi in quei primi anni della rivoluzio-
ne cubana i protagonisti della lotta contro Fulgencio Batista (o i loro adulatori acritici) scri-
vano una sorta di agiografia delle gesta, delle vicende e dei personaggi che hanno portato al
trionfo rivoluzionario. In sostanza, vuole colpire adulazioni fuori luogo (il culto della per-
sonalit duro a morire)
Per finire sulle lettere, ce n una inviata a Charles Bettelheim (in quel momento tra i
consulenti economici del governo dellAvana) il 24 ottobre 1964 e da noi gi pubblicata nel
Quaderno n. 4, p. 152: il testo la dice lunga sullo scontro tra diverse idee di politica econo-
mica che divideva in quel momento Cuba e aveva come bersaglio il Ministero dellindustria
diretto da Guevara. Il Che ministro scrive chiaramente la sua posizione: le idee di
Bettelheim sulla costruzione del socialismo sono un po pi in l del caos, forse nel primo
o nel secondo giorno della creazione. Come si sa, il ministro dellIndustria preferiva rifarsi
alle consulenze economiche di Ernest Mandel (la ricostruzione del dibattito economico
nella Cuba di quegli anni di estremo interesse per studiare sia una fase di transizione al
socialismo sia le radici dellattualit contemporanea dellesperimento cubano).
Sotto la voce Unione Sovietica, invece, non si trova traccia dei cenni polemici sulle
relazioni tra Mosca e lAvana, che furono invece lassillo degli ultimi anni di Guevara (dal
punto di vista teorico e da quello dellimplementazione di unorganizzazione sociale ed
economica anticapitalistica). Un po retorica anche la voce Castro Fidel, dove si pu
leggere: La coincidenza di pensiero politico tra Fidel e il Che si riscontrata nellunit di
azione politica di fronte alla dittatura battistiana e progressivamente nella fiducia del Che
verso le politiche sviluppate da Fidel allinterno e sul piano internazionale, non solo in rela-
zione a Cuba ma anche rispetto ai processi mondiali.
Un po meno di retorica si pu leggere alla voce Rodrguez Carlos Rafael, dirigente di
spicco della Rivoluzione cubana, tra i leader del partito comunista precedente alla rivolu-
zione del 1959. Senza riportare brani di scritti n di Guevara n di Rodrguez, si scrive per
che di questultimo si possono trovare interessanti e polemiche riflessioni in un libro-
conversazione con Marcel Niedergang (edito nel 1983) dal titolo Il nuovo sistema di dire-
zione delleconomia. Quello che pensava e quello che non pensava Che Guevara.
Malgrado qualche rilievo critico, il volume di Daz si rivela alla lettura strumento utile
per indagare ancora. Va conservato in libreria proprio come un Dizionario, che si consul-
ta ogni volta che si ha un dubbio e si vuole capire il senso di una parola.

Aldo Garzia

350
Centro de Estudios Che Guevara
Che fotgrafo
a cura di Josep Vicent Monz
Pentagraf Impresores, Valencia 2003
pp. 240 (21 x 24) 50

E la seconda edizione di un libro contenente le riproduzioni di oltre duecento fotogra-


fie. Ogni fotografia accompagnata da didascalia/anno. Manca un indice delle fotografie.
La precedente e pi ampia edizione, intitolata Ernesto Che Guevara fotgrafo
(Biblioteca Valenciana, Valencia 2001, 287 pagine), era stata pubblicata in occasione della
prima mostra fotografica di Valencia, svoltasi presso il Monestir de Sant Miquel dels Reis
dal 19 aprile al 25 maggio 2001. Il libro del 2001 contiene un maggior numero di fotografie
e di saggi iniziali. Una recensione di Mario Jorge Muoz (Granma, 26 luglio 2001), stata
tradotta nel Quaderno n. 4 della nostra Fondazione (p. 315) con il titolo Il Che fotografo.
Ledizione del 2002 stata pubblicata come supporto della mostra fotografica itinerante
Ernesto Che Guevara fotografo, la cui unica tappa italiana si svolta a Milano, a dicem-
bre 2003, organizzata dallAssociazione Culturale Orizzonte.
Il libro suddiviso in due parti. La prima costituita da quattro saggi in spagnolo, cor-
redati dalla riproduzione di venti fotografie fatte a Guevara (o da lui stesso con lautoscatto)
e altre da autori non identificati. La seconda parte contiene circa 170 pagine di foto scattate
esclusivamente da Guevara ed , a sua volta, suddivisa in una sezione in bianco/nero e una
a colori. Le riproduzioni in b/n coprono gli anni dal 1952 (lamico Alberto Granado pela
patate durante una traversata di mare) al 1965 (autoritratto in Tanzania). Quelle a colori
vanno dal 1955 (siti archeologici messicani) al 1962 (figli Aleidita e Camilo) e mostrano un
accentuato deterioramento dovuto al trascorrere del tempo.
La sezione in b/n riproduce le foto da lui scattate nel 1955 in Messico (la prima figlia
Hildita, siti archeologici, paesi periferici, scalate daddestramento prima dellimbarco per
Cuba, gare sportive), nel 1959/1961 a Cuba (manifestazioni nelle province, natura, costru-
zioni scolastiche, industrializzazione) e nel 1959 allestero (visite diplomatiche in India,
Pakistan, Jugoslavia, Giappone). La sezione a colori riproduce foto da lui scattate nel 1955
in Messico (siti archeologici), nel 1959/1962 a moglie e figli, nel 1959 allestero (visite
diplomatiche e transiti nel Sudest asiatico, a Giakarta, in Egitto, Marocco, Hong Kong,
Giappone, Spagna), nel 1961 a Cuba e si conclude con un autoritratto di profilo del 1959.
Gli autori dei quattro saggi sono Camilo Guevara March, terzo figlio del Che, Mara del
Carmen Ariet, coordinatrice scientifica del Centro de Estudios Che Guevara dellAvana,
Eliades Acosta Matos, direttore della Biblioteca Nacional Jos Mart dellAvana e Josep
Vicent Monz, curatore dellesposizione.
Josep Vicent Monz ci dimostra, nel suo ampio ed accurato saggio Che. Una mirada
humanista (Che fotografo. Uno sguardo umanista), la passione che ha profuso come
principale promotore della mostra e del libro. Egli ci informa, tra laltro, che il retro delle
fotografie riporta in genere lannotazione di data, luogo e persone compilata dallo stesso
Guevara.
Questa precisazione di Monz sulle annotazioni per noi una prova in pi della metico-
losit di cui Guevara dette prova in tutto larco della sua vita. La macchina fotografica e il
diario furono i suoi strumenti per fermare i ricordi, nellattesa di riutilizzarli alla fine degli
eventi per lelaborazione dellanalisi e del bilancio. Il suo obiettivo non era quello di arriva-
re alla pubblicazione, che viceversa avvenne in forma postuma e giunse al grado di detta-
glio degli aspetti intimi. I diari fecero risplendere la coerenza del suo pensiero con le sue
azioni, coerenza che forse la ragione determinante per la quale egli continua ad essere
universalmente amato.

351
I saggi hanno lobiettivo di dimostrare limportanza attribuita dallo stesso Guevara alla
fotografia e, allo scopo, sono corredati da riproduzioni che lo mostrano con la macchina
fotografica a tracolla in differenti periodi della vita e nelle pi disparate situazioni: nel 1950
sulla bicicletta con motorino elettrico nel primo viaggio attraverso lArgentina, nel 1957
sulla Sierra Maestra durante la guerra rivoluzionaria cubana, negli anni successivi durante
le visite nei paesi di mezzo mondo come ministro plenipotenziario di Cuba. Ai saggi sono
annessi anche sei autoritratti dal 1948 al 1966, ovviamente ottenuti con lautoscatto.
Il libro fornisce loccasione per vedere la testimonianza storica e talvolta intima di una
vita vissuta molto intensamente, ma non dobbiamo arrivare a confondere questa testimo-
nianza con unopera artistica. Se lo facessimo, finiremmo per santificare il Che, come egli
non avrebbe sicuramente voluto...

Guevara coltiv fin da giovane linteresse per la fotografia, perch essa gli consentiva di
migliorare la conoscenza di persone e luoghi. Il suo interesse sconfin spesso in una vera e
propria passione.
Nel 1954/1955, immediatamente prima che egli si aggregasse alla spedizione cubana, la
fotografia fu per lui addirittura il principale mezzo di sostentamento, perch lattivit di
fotografo ambulante insieme ai suoi amici Julio Roberto Cceres Valle el Patojo e
Severino Rosell nei parchi di Citt del Messico gli permise di guadagnare qualcosa per
sopravvivere. Nel 1957/1958 parl di fotografia con i giornalisti che lo avevano raggiunto
nei primi accampamenti della Sierra Maestra di Cuba per intervistarlo. Comprendeva per-
fettamente il potere della fotografia per la diffusione delle idee. Poich lintervista dei gior-
nalisti poteva fungere da cassa di risonanza sulla presenza di combattenti rivoluzionari in
montagna, approfitt della loro visita per farsi fotografare.

Il libro riproduce una sola fotografia del periodo boliviano (lautoritratto nellHotel
Copacabana de La Paz), ma desideriamo ugualmente approfittare delloccasione per spen-
dere qualche nostra considerazione finale sullimportanza che egli attribu alla fotografia
fino agli ultimi giorni di vita. Il Che e molti partecipanti della fallita impresa boliviana
lasciarono unampia documentazione scritta e fotografica. Non sfugg loro limportanza di
dotarsi di strumenti di analisi utili alla successiva divulgazione delle idee che erano alla
base delle loro gesta. Alcune centinaia di fotografie furono ritrovate dallesercito boliviano
nelle grotte dellaccampamento di ancahuaz e finirono direttamente nella collezione pri-
vata dellallora colonnello boliviano Luis Antonio Reque Tern. Una loro limitata parte
stata pubblicata da Reginaldo Ustariz Arze (nel suo Vida, muerte y resurreccin del Che), il
quale ne rievoca la scoperta nelle pagine 216-217.
Quelle fotografie riproducono scene di vita quotidiana non soltanto dei guerriglieri, ma
anche delle popolazioni locali. Evidentemente il Che desiderava avere anche la testimo-
nianza fotografica delle condizioni di vita dei contadini. Sicuramente aveva lintenzione di
utilizzare il diario e gli appunti fotografici per lelaborazione del bilancio finale degli even-
ti. Dopo la cattura del Che, lesercito ritrov nel suo zaino ben 12 rullini fotografici, che
forse non finirono n in archivio n nelle mani della Cia, ma furono semplicemente rubati
da ufficiali boliviani e conservati come personali trofei di guerra. Almeno uno fin nelle
tasche dellallora tenente colonnello Andrs Selich Schop, la cui vedova concesse -
ventanni dopo - qualche riproduzione al giornalista/biografo Jon Lee Anderson. Una foto-
grafia di questo rullino riproduce un gruppo di tre adulti e cinque bambini del villaggio
boliviano di Moroco, dove Guevara aveva brevemente sostato e aveva anche fatto alcune
estrazioni dentarie ai contadini. Altre fotografie inedite, scattate dal Che, emergeranno in
futuro dalloblio ed allora il libro Che fotgrafo dovr essere aggiornato...

Roberto Porfiri

352
Humberto Vzquez Viaa
La guerriglia del Che in Bolivia. Antecedenti
traduzione di Antonella Marazzi, a cura di Roberto Massari
Massari editore, Bolsena 2003 - pp. 416 13

Il libro di Humberto Vzquez Viaa ha suscitato varie polemiche prima di tutto per la
sua interpretazione dellimprovvisa decisione del Che di lasciare Cuba nel 1965, che affron-
ta senza reticenze e in modo sensibilmente diverso dallinterpretazione corrente, basata su
affermazioni di Fidel Castro.
Humberto Vzquez spiega, in modo semplice e non particolarmente originale, ci che
era gi stato detto e scritto da altri, ma che viene ignorato a Cuba: tra le ragioni che resero
praticamente obbligata (e affrettata) la partenza ci furono le divergenze con lala prosovieti-
ca del Pc cubano. Il Che si un solo allultimo momento a una spedizione che doveva recar-
si nel Congo per fornire assistenza alle guerriglie lumumbiste, e che era stata preparata
male soprattutto per gravi insufficienze dei servizi dinformazione cubani, ma anche sul
piano della selezione e addestramento dei partecipanti. Di questo avevo parlato ampiamente
anchio nellintroduzione alla raccolta degli altri diari di Bolivia1.
Humberto Vzquez Viaa naturalmente ha ben altra autorit, dato che partecip a varie
fasi della lotta in Bolivia: suo fratello Jorge (detto Bigotes o El Loro), era il guerriglie-
ro che combatt a fianco del Che e che quando fu catturato dallesercito fu lanciato da un
elicottero nei pressi di una comunit di indios Chiriguanos, che provvidero alla sepoltura di
quel cadavere martoriato. Humberto era stato con il Che fin dallinizio e fu testimone dello
scontro del 31 dicembre 1966 tra Guevara e il segretario del Pcb Mario Monje, che
Vzquez dovette accompagnare poi a La Paz, dove egli rimase per creare la rete urbana di
sostegno alla guerriglia, insieme a Loyola Guzmn. Dopo la morte del Che, Vzquez pass
in Messico e poi a Cuba, da cui part alla fine del 1969. Aveva espresso fin da allora molti
dubbi sui criteri con cui era stata organizzata e poi abbandonata limpresa del Che, e ancor
pi sul successivo tentativo di Inti Peredo. Particolarmente sgradite a molti le sue critiche e
anche la documentazione sulle falsificazioni di diversi documenti, tra cui il libro di Inti.
La testimonianza di Humberto Vzquez Viaa dunque particolarmente interessante su
vari aspetti, anche se a volte sgradevole il tono aspro delle sue polemiche con le inesattez-
ze altrui, o anche la sottolineatura delle contraddizioni e degli errori dello stesso Guevara,
colpevole di uninsufficiente conoscenza della realt boliviana, dal punto di vista geografico
e antropologico. Ad esempio linsistenza sullimpreparazione linguistica del Che e dei suoi
compagni, che avevano studiato il quechua (che si parla nelle zone andine della Bolivia al
confine con il Per) e non il guaran utilizzato nella zona dove si rec, ingenerosa e
sostanzialmente infondata, dal momento che lo stesso Vzquez Viaa ha documentato det-
tagliatamente che:
1. il Che non aveva minimamente in progetto di andare in Bolivia;
2. che quando, di ritorno dal viaggio in Africa in cui aveva esplicitato le sue critiche ai
paesi socialisti, decise di lasciare Cuba, gli fu proposto il Congo e accett, dando per
scontato di restarci per diversi anni;
3) che quando cap che la situazione nel Congo era del tutto diversa da come era stata
descritta dai servizi informativi cubani e decise di lasciarlo, rimase a lungo incerto sulla sua
prossima destinazione, e quando cominci a orientarsi verso la sua America latina, pen-
sava al Per e non alla Bolivia.
Humberto Vzquez Viaa scrive a chiare lettere che alla fine la scelta della Bolivia fu

1 Inti-Rolando-Braulio-Morogoro-Pacho, In Bolivia con il Che. Gli altri diari, introduzione di Antonio


Moscato, Massari Editore, Bolsena 1998.

353
imposta dalle decisioni di Fidel Castro (avvicinamento allUrss, attacchi anche calunniosi
alla Cina, ai maoisti e ai trotskisti ecc.). Rimanevano, per trovare qualche luogo per il
Che, solo i paesi dove cerano partiti comunisti filosovietici non ostili per principio alla
lotta armata (comerano ad esempio quello argentino dellineffabile Codovilla o quello cile-
no), e quindi di fatto, praticamente solo la Bolivia. Questa fu scelta in seguito a un delibera-
to inganno del segretario generale Monje che allAvana si diceva favorevole alla lotta per
avere fondi, ma non aveva nessuna intenzione di combattere e manteneva legami ambigui
con molti settori dellesercito (compreso il ministro dellaviazione Kolle Cueto, fratello del
vicesegretario del Pcb, e molti altri di cui lautore fornisce un elenco dettagliato a p. 319).
Fu Monje (e non un segreto per nessuno, dato che risulta dallo stesso Diario del Che e
da quello di Pombo) a scegliere la zona di ancahuaz, dove Guevara rimase poi intrappo-
lato e senza pi contatti con le regioni politicamente pi adatte. Una zona dove non solo lui,
ma tutti i boliviani della guerriglia non potevano comunicare con la scarsissima popolazio-
ne presente, perch l il quechua serviva ancor meno dello spagnolo.
Meno convincente, e anche con qualche piccola inesattezza, la ricostruzione della spedi-
zione cubana nel Congo. E sorprende che altre vicende, come lo sfortunato tentativo di
Masetti in Argentina, siano basate soprattutto sul pessimo libro di Jon Lee Anderson.
Sono invece ben pi interessanti alcune osservazioni basate sulla sua esperienza diretta,
ad esempio sulle ragioni dellavvicinamento di Oscar Zamora alla Cina dopo le molte delu-
sioni provocate dallatteggiamento cubano di difesa incondizionata del gruppo di Monje, e
anche limpietoso esame dellinadeguatezza della rete di sostegno creata a La Paz prima
dellarrivo del Che. Probabilmente queste osservazioni, insieme alle esplicite critiche alla
testimonianza di Pombo, basate sulle contraddizioni contenute nelle diverse versioni del
suo Diario sono allorigine di molte polemiche contro questo libro. Un libro, tuttavia che
offre comunque degli strumenti preziosi per confrontare le varie versioni e interpretazioni
degli avvenimenti che hanno portato il Che a morire in Bolivia, e fornisce utilissime infor-
mazioni sulla storia di quel paese e del suo Partito comunista.
Antonio Moscato

Rafael Azcuy Gonzlez


La Cueva de los Portales
Pablo de la Torriente, La Habana 1996 - pp. 32 $ 0,50

Nei giorni della Crisi di Ottobre 1962, al Che fu affidato il comando militare del Fronte
occidentale ed egli install il proprio quartier generale in questa splendida grotta sita sul
bordo del fiume San Diego (Caiguanabo), nella provincia di Pinar del Ro. Chi oggi la visi-
ta ha lopportunit di provare una mescolanza di grandi sensazioni: la natura tropicale cir-
costante, la maestosit speleologica, la presenza viva e tangibile del Che.
Viva, perch di quei drammatici e indimenticabili giorni rimangono testimonianze
storiografiche dogni genere (comprese opere del Che scritte in quel luogo); tangibile,
perch il visitatore pu ancora vedere il letto da campo, la ruvida scrivania del Che, i resti
di un accampamento spartano, che rinvia inevitabilmente la fantasia agli spechi dei santi
eremiti dellItalia centrale (per es. la Verna di Francesco dAssisi).
Lagile guida, di cui qui segnaliamo lesistenza, un piccolo gioiello che trasporta il let-
tore dalle origini preistoriche della grotta fino a unattualit politica relativamente recente,
ricreando quel mondo di sensazioni di cui si diceva. Non lontano di l, ricorda lautore, a
San Andrs de Caiguanabo, si addestr - insieme al Che - il gruppo di combattenti cubani
che avrebbe poi partecipato alla guerriglia in Bolivia.
Il libricino non poteva che esser dedicato al grande geografo e combattente cubano:
Antonio Nez Jimnez.
Roberto Massari

354
Rocco Primavera
La farfalla e luragano
Note di studio su Ernesto Guevara
Lancora del Mediterraneo, Napoli 2003, pp. 84

Rocco Primavera un collaboratore della rivista Che Guevara. Nel Quaderno n. 1/1998
apparso un suo saggio, dal titolo Marx/Guevara: note sulla legge del valore, e, sul n.
3/2000, Appunti sul Che e la burocrazia. Due temi impegnativi, come si pu vedere,
ma anche molto impegnati, come si diceva un tempo: certamente essenziali nellitinera-
rio di studio del pensiero del Che. Qualcosa di quei saggi si riversa in questo agile volumet-
to, ma qualcosa di pi vi si aggiunge.
La lettura trasmette la sensazione che lautore abbia voluto concedersi una pausa nel
proprio itinerario di ricerca su Guevara in particolare (e sulla rivoluzione in generale), per
tentare una prima generalizzazione fatta di riflessioni su materiali esaminati da tempo e qui
rielaborati concettualmente: una sorta di sintesi temporanea, sulla strada di una riflessione
riguardo allattualit di un pensiero autenticamente rivoluzionario, qui e ora.
La sintesi proposta da Rocco Primavera felicemente formulata alla p. 15 e la riportia-
mo per intero, perch ci sembra la migliore introduzione alla lettura di questo testo: una sin-
tesi che pone i limiti di un quadro di pensiero, a sua volta suscettibile di molteplici sviluppi,
non tutti necessariamente contenuti allinterno del pensiero guevariano, non tutti legittima-
mente ascrivibili a quellesperienza storica e teorica:
La Rivoluzione cubana del 1959 pu quindi essere considerata un esempio del positivo rapporto tra politi-
ca e utopia; e se da una parte essa esalta il senso politico di Castro, allaltezza di costruire e portare alla vit-
toria in funzione antibatistiana unampia ed eterogena alleanza, dallaltra lesito della sua straordinaria
complementarit con Guevara. Complementarit tra ci che Saverio Tutino chiama linea dellorganizza-
zione, in opposizione (non assoluta, ma attiva e dialettica) alla linea della coscienza, riassumendo in
questultima espressione i motivi chiave del pensiero e della morale guevariana, ovvero la responsabilit e
la dignit delluomo nel considerarsi un creatore della societ nuova e centro stesso della trasformazione.

La ricostruzione dellesperienza storica della Rivoluzione cubana sommaria, ma ben


costruita. Ne emergono i imiti e i meriti di una vicenda troppo breve nel tempo e nemmeno
troppo adeguatamente preparata, dal punto di vista teorico. Ma a Primavera interessa valo-
rizzare un aspetto dellinsegnamento guevariano in modo particolare: la lotta alla burocra-
tizzazione, lopposizione alla burocrazia come strato di potere svincolato dalle determina-
zioni storiche della lotta di classe e della difesa stessa della Rivoluzione cubana, il conflitto
con la nomenklatura sovietica (p. 29).
Il contributo guevariano alla lotta contro la burocrazia costituisce il filo rosso, attorno al
quale si dipana la ricostruzione qui fornita del dibattito sulla legge del valore, sulla neces-
sit dellestensione della rivoluzione, sulla visione - utopistica ed etica - delluomo nuovo,
inserito in societ e nel processo produttivo di un paese a dinamica anticapitalistica.
Nella conclusione, Primavera azzarda un confronto tra Gramsci e Guevara che ci sem-
bra forzato e indifendibile ad una lettura filologicamente accurata dei testi. Geniale, invece,
il confronto con il Polanyi della grande trasformazione, del quale si riconoscono giusta-
mente tutti i motivi anticipatori dellattuale problematica (quella storicamente fondata)
della globalizzazione. Per concludere con parole premonitrici (p. 79), sulle quali varr la
pena di soffermarsi a riflettere ancora per molto tempo:
Il legame tra Guevara e Polanyi nellaver posto, direttamente o indirettamente, il problema di una deli-
berata subordinazione delleconomia come mezzo ai fini della comunit umana (Polanyi) e conseguente-
mente di un rinnovato schieramento internazionale in grado di guidare e compiere la transizione verso un
nuovo ordine mondiale, espressione delluniversalismo socialista. Ed questa, alle soglie del nuovo mil-
lennio, leredit che apre pi ampi orizzonti.
Roberto Massari

355
Carlos Soria Galvarro Tern
Re cuentos e Con textos
Plural editores (Ecuador), La Paz 2002
2 voll. di pp. 308 ciascuno

Lopera di ricerca attorno alla figura di Guevara compiuta da Carlos Soria Galvarro in
duri anni di assoluto anonimato, controcorrente e incurante di riconoscimenti ufficiali (nes-
sun riconoscimento da Cuba, tanto per dirne una) si riversata praticamente in ogni numero
della rivista Che Guevara. Il Quaderno n. 2/1999, monografico e dedicato alla Bolivia,
stato curato quasi per intero da Carlos Soria. I nostri lettori hanno imparato ad apprezzarlo e
chi ha avuto loccasione di conoscerlo personalmente (a Roma, per es., nel convegno del
1999 organizzato dal Comune di Roma e dalla Fondazione Guevara, o a La Paz, al termine
del viaggio sulle orme del Che) sa che stiamo parlando di un tipo molto speciale di intel-
lettuale: di quelli che considerano la seriet e lattendibilit della ricerca pi importante
della carriera universitaria, dellincarico parlamentare o dello spettacolare autocompiaci-
mento televisivo. Occorre andare fino a La Paz per trovare un intellettuale di questa fibra.
Carlos Soria era nella direzione nazionale della Giovent comunista del famigerato Pcb
allepoca in cui Monje e lintero gruppo dirigente tradirono la guerriglia del Che, ma non le
proprie origini staliniane, filosovietiche e collaborazionistiche. In quel gruppo di giovani
dirigenti erano cresciuti anche i fratelli Peredo, Loyola Guzmn, i fratelli Vzquez Viaa,
Rodolfo Saldaa e altri nomi forse non cos celebri come quelli citati.
Carlos Soria ha trascorso anni decisivi della propria vita per ricostruire la storia di quel
tadimento e ha avuto il solo torto storico di produrre i risultati della propria ricerca in
anni in cui di quel tradimento non si doveva pi parlare: il giudizio del Partito comunista
boliviano che Fidel Castro aveva dato lapidariamente nellIntroduzione necessaria del
1968, si era ormai trasformata nel linguaggio pi sfumato e in sostanza assolutorio dellin-
tervista a Gianni Min.
Anni di fraterna amicizia mi consento di confermare che lintelligenza di Carlos non ha
accettato compromessi, autocensure o ripensamenti. La ricerca andata avanti... e basta.
I due volumi qui citati - eleganti nella loro veste editoriale, come solo a volte riescono
ad essere i libri latinoamericani eredi della grane tradizione tipografica iberica - contengono
gli articoli e i saggi pi importanti che non sono mai stati inclusi nella bibliografia in volu-
me delle opere di Carlos Soria.
Ce ne sono molti e molto belli. Non tutti ugualmente apprezzabili da parte nostra che
non siamo cresciuti nella congerie di dibatti a sfondo etnico-guerriglier-culturale della sini-
stra boliviana successiva a Paz Estenssoro, allinfaticabile Lechn (di cui Carlos stato assi-
duo collaboratore), alla grande e generosa impresa di Guevara.
In questa sede, tuttavia, dobbiamo limitarci a segnalare la parte dedicata specificamente
al Che. E nel volume Re cuentos, alle pp. 243-306, e reca il titolo assai significativo di
Chemana. Qualcosa attinente comunque sparso in altre zone della raccolta, anche nel
volume Con textos.
Sono articoli e interventi ad hoc nei quali scorrono figure emblematiche (come il Che) o
problematiche (come Gary Prado) o tragicamente isolate (come Inti Peredo, nella polemica
riguardante lassurdo contesto in cui venne assassinato). Sono articoli apparsi soprattutto su
Presencia o ne La Razn, a volte gi tradotti per i nostri Quaderni.
Il succo della parte dedicata al Che forse meglio espresso dal titolo del dibattito posto
in concluisone - Reinventare le utopie - nella quale Carlos, riferendosi al mito crescen-
te di Guevara, afferma (p. 306) che ai margini di questa mistificazione vi siano elementi
sufficienti per qualificare il Che, se non proprio come il numero uno, certamente come uno
degli uomini pi significativi del secolo XX. E questo per aver incarnato le aspirazioni
sociali, le inquietudini umane, il bisogno di giustizia, la nobilt, limpegno, la coerenza: esi-
genze non mitiche, ma concretamente avvertite come presenti nella personalit del Che.
Roberto Massari

356
Sezione bibliografica
Principali antologie degli scritti e discorsi del Che a cura di Roberto Porfiri
Archivio storico della Fondazione a cura di Roberto Massari
Alcuni siti web italo-cubani sul Che a cura di Gianfranco Ginestri

PRINCIPALI ANTOLOGIE DEGLI SCRITTI E DISCORSI DEL CHE


a cura di Roberto Porfiri

Premessa
Ledizione integrale degli scritti e discorsi del Che non esiste. Sono per disponibili
alcune raccolte antologiche; le pi vecchie, ormai introvabili, sono le pi complete.
Le raccolte esaminate raggruppano le opere per tipo (cio in interviste, scritti, articoli,
discorsi, lettere, comizi, conferenze, varie) oppure per tema (cio secondo larbitraria pro-
pensione del curatore) e non indicano tipo/data/luogo nellindice.
Unencomiabile eccezione costituita da Escritos y discursos delledizione cubana di
Ciencias sociales, del 1977 (in 9 volumi), lunica raccolta che elenchi le opere [quasi sem-
pre...] in ordine cronologico e citi data/luogo negli indici.

Obras
(El Che en la revolucin cubana)
a cura di Orlando Borrego Daz, coadiuvato da Enrique Oltuski e Juan Jos Clavero
7 voll.
1966, Ministerio del azucar, La Habana

I volumi, che sono introvabili e privi della data di edizione e del nome del curatore,
hanno avuto una tiratura di sole 100 copie riservate agli alti dirigenti cubani.
Contengono le registrazioni dei discorsi dal 1963 al 1966, ma anche alcuni scritti e lette-
re degli anni precedenti.
La storia di questi volumi rievocata da Orlando Borrego nellintervista rilasciata a
Marco Papacci e ricompilata da Roberto Porfiri, che stata pubblicata in:
El Moncada, rivista trimestrale dellAssociazione di amicizia Italia Cuba, Torino, n.1,
gennaio 2000, pp. 20-3;
Che Guevara. Quaderno n.3 della Fondazione Ernesto Che Guevara, Massari ed.,
Bolsena, 2000, pp. 225-32.
Alcuni frammenti sono stati pubblicati in:
Carlos Tablada Prez, Economia, etica e politica nel pensiero di Ernesto Che Guevara,
Il Papiro, Sesto S. Giovanni (Milano), 1996, libro tradotto dalla seconda edizione belga, la
quale un ampliamento della prima cubana del 1987;
Ernesto Che Guevara, Scritti scelti, a cura di Roberto Massari, 2 voll., Erre emme,
Roma, 1993, II, pp. 536-79

357
Jorge Castaeda, La vida en rojo, una biografa del Che Guevara, Extra Alfaguara,
Mxico, 1997 (tradotto in italiano con il titolo Compaero, vita e morte di Ernesto Che
Guevara, Mondadori, Milano, 1997);
Orlando Borrego Daz, Che, el camino del fuego, Editorial Imagen contemporanea, La
Habana, 2001, p. 434;
Antonio Moscato, Le critiche allUrss e al sistema sovietico, articolo del Quaderno
n.4, della Fondazione Ernesto Che Guevara, 2001.

Obra revolucionaria
a cura di Roberto Fernndez Retamar
1967 Ediciones Era, Mxico, pp. 622
1980 Ediciones Era, Mxico, pp. 663

Lettere, diari, scritti


1967, Tindalo, Roma, pp. 419

Che Guevara speaks: selected speeches and writings


a cura di G. Lavan
1967, Pathfinder/Merit, New York, pp. 159
1968, Grove Press, New York, pp. 159

Cartas inditas
1967, Montevideo

Ouvres 1959/1967
1968, Franois Maspero, Paris, voll. 1-4
1972, voll. 5-6 (vedi avanti Textes indits, a cura di M. Lwy)

Obras Completas
3 voll.
1968, Buenos Aires

Venceremos: the speeches and writings of Ernesto Che Guevara


a cura di John Gerassi
1968, The Macmillan Co., New York, pp. 442

Che Guevara und die Revolution


a cura di Heinz Rudolf Sontag
1968, Frankfurt

358
Opere
a cura di Carlos Varela
3 voll. (in 4 tomi: il terzo suddiviso in 2 tomi)
1968/1969, Feltrinelli, Milano, pp. 2.502

Scritti, discorsi e diari di guerriglia 1959-1967


a cura di Laura Gonsalez
1969, Einaudi, Torino, pp. 1.731

Selected works of Ernesto Che Guevara


a cura di Rolando E. Bonachea e Nelson P. Valdes
1969, The Mit Press, Cambridge/Boston, pp. 456

Che Guevara on Revolution. A documentary overview


a cura di Jay Mallin/
1969, Gables Coral (Florida)

Brandstiftung oder neue Friede? Reden und Aufstze


a cura di SvenG. Papcke
1969, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg

konomie und neues Bewutsein.


Schriften zur politischen konomie
a cura di H. Kurnitzky
1969, Berlin (Ovest)

Obras 1957-1967
2 voll.
1970, Casa de las Amricas, La Habana
Il contenuto compreso in Escritos y discursos,v. avanti

Escritos y discursos
9 voll.
1972 (ristampa 1977), Ciencias sociales, La Habana, pp. 2.582

Textes indits
a cura di Michael Lwy
2 voll.
1972, Maspero, Paris

359
Obras Completas
4 voll.
1973-74, Buenos Aires

Der neue Mensch. Entwrfe fr das Leben in der Zukunft


a cura di H.-E. Gross
1984, Dortmund

Che Guevara and the Cuban Revolution:


writings and speeches of Ernesto Che Guevara
a cura di David Deutschmann
1987, Pathfinder/Pacific and Asia, Sydney

Ausgewhlte Werke in Einzelausgaben


a cura di H.-E. Gross
6 voll.
1987 e sgg., Dortmund/Kln

Ecrits dun rvolutionnaire


a cura di Michael Lwy
1987, Paris

Scritti politici e privati di Che Guevara


a cura di Roberto Massari.
1988, Editori Riuniti, Roma, pp. 296

Scritti scelti
2 voll.
A cura di Roberto Massari
1993 (1994, 1996), Erre emme, Roma, pp. 768
(incluse 32 pagine di fotografie e Indice dei nomi)

Opere scelte
2 voll.
[senza curatore; traduttori per lo pi anonimi (n.d.r.)]
1996, Baldini & Castoldi, Milano, pp. 1.334

Scritti scelti
[senza curatore; traduttori per lo pi anonimi (n.d.r.)]
2002, Baldini & Castoldi, Milano, pp. 685

360
ARCHIVIO STORICO DELLA FONDAZIONE E. CHE GUEVARA
a cura di Roberto Massari

Lex fondo Massari, donato alla Fondazione nel 1998, si arricchisce via via con le
nuove dallItalia e dallestero. Larchivio sito nella sede nazionale della Fondazione, nel
Giardino delle Rose accanto alla Biblioteca Comunale di Acquapendente (Viterbo) [vedi
avanti la cartina della zona centro di Acquapendente].
LArchivio a disposizione degli studiosi di tutto il mondo e dei soci tesserati della
Fondazione italiana. I libri vanno consultati in loco e il prestito consentito solo per le
opere di cui disponibile pi di una copia. Nellimpossibilit di assicurare, con il solo
lavoro volontario, degli orari regolari di apertura dellArchivio, si raccomanda di concor-
dare telefonicamente (0761/799831) eventuali visite.

Opere presenti nellArchivio di Acquapendente al 31 gennaio 2004

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Aa. Vv., Conferencia terica sobre el pensamiento econmico del Comandante Ernesto
Che Guevara. Memorias, Editora Poltica, La Habana 1990
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Acevedo Gonzlez, Enrique, Descamisado, Cultura Popular, La Habana 1993
Agor 92 (a cura di), 4 Dispense su Ernesto Che Guevara (E. Santarelli, A. Melis,
F. Ottaviano e G. Braschi, A. Moscato), Roma, ott.-nov. 1997
Aguilar, Jos (Pepe), Agona del Che Guevara, dattiloscritto inedito
Aguilar, Jos (Pepe), materiali vari
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Alarcn Ramrez, Dariel (Benigno)-Rodrguez, Mariano, Les survivants du Che,
ditions du Rocher, Montecarlo 1995
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Alczar, Jos Luis, acahuasu. La guerrilla del Che en Bolivia, Era ed., Mxico 1969 [fotoc.]
Alczar, Jos Luis-Baldivia, Jos, Bolivia: otra leccin para Amrica, Ancho Mundo/Era,
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Almeyra, Guillermo-Santarelli, Enzo, Guevara. Il pensiero ribelle, Datanews, Roma 1993
Altamira, Luis, Che. Un argentino del siglo XX (Los aos en Alta Gracia, 1932-1943),
Alta Gracia (Argentina), 2001 [sceneggiatura]
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Amrica Libre, numero speciale dedicato al Che, 11/1997 [2 copie]
Anderson, Jon Lee, Che Guevara. A revolutionary life, Bantam Press, London 1997
Anderson, Jon Lee, Che. Una vita rivoluzionaria, Baldini&Castoldi, Milano 1997
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a cura di Carlos Soria Galvarro), Massari editore, Bolsena 1999
Che Guevara. Quaderni della Fondazione E. Che Guevara, 3/2000 (spec. Argentina,
a cura del Centro Che Guevara/El Mate), Massari editore, Bolsena 2000
Che Guevara. Quaderni della Fondazione E. Che Guevara, 4/2001
(spec. Paesi dellEst, a cura di Antonio Moscato), Massari editore, Bolsena 2001
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le riforme e i suoi protagonisti (Bibliografia), estratto dal n. 4/1973, pp. 65-75
Porfiri, Roberto, appunti bibliografici vari
Schina, Antonio (a cura di), Che Guevara: una rassegna bibliografica, in Notiziario del
Centro di documentazione di Pistoia, 151/1997

OPERE GRAFICHE E FOTOGRAFICHE

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Coordinadora estatal de solidaridad con Cuba, Che. Memoria fotogrfica, Madrid 1992
Corrales, Ral-Korda, Alberto (Daz Gutirrez), Che. Album fotografico, A&A, Milano 1990
Corrales, Ral-Korda, Alberto (Daz Gutirrez), Che. Photographies, Messidor, Paris 1991
Corrales, Ral-Korda, Alberto (Daz Gutirrez), Che. Bir Fotograf Albm,
iviyazilari, Istanbul 1996
Garca, Fernando Diego-Sola, Oscar (a cura di), Che. Immagini di un uomo dentro
la storia, Sperling & Kupfer, Milano 1998 [2 copie]
Gort, Ana R., Hombre de todos los comienzos. Iconografa del Che 1928-1997,
Editora Poltica, La Habana 1998
Hadjinicolau, Nicos (a cura di) The Death of Che Guevara [
],
Rethymno Contemporary Art Centre/University of Crete, Thessaloniki 2002
(catalogo della mostra allo State Museum of Contemporary Art in Thessaloniki, 2003)
Korda, Alberto (Daz Gutirrez), Ritratti di Che Guevara, Museo Ken Damy, Brescia 1995
Kunzle, David, Che Guevara: Icon, Myth and Message, Ucla Fowler Museum of Cultural
History/Center for the Study of Political Graphics, Los Angeles 1997
Salas, Osvaldo-Salas, Roberto, Ernesto Che Guevara. Fotografie 1960-1964,
Ferrari Editrice/Instituto Cubano del libro, Clusone (BG) 1997

FOTOGRAFIE

Pi di 200 fotografie sulla spedizione del Che in Bolivia


Circa 180 fotografie sui luoghi della spedizione in Bolivia
70 Fotografie sul periodo guerrigliero della Rivoluzione cubana
2 Copie (verticale e orizzontale/completa) della celebre foto di Alberto Korda,
stampate dal negativo originario e con dedica dellAutore
56 Negativi con varie immagini del Che (pellicole)
5 Fotografie a colori delle pagine originali manoscritte del Diario di Bolivia contenenti
lindicazione delle letture mensili del Che.

OPERE A FUMETTI

Breccia, Alberto-Breccia, Enrique-Oesterheld, Hctor Grman, Ch, Topolin Edizioni,

373
Milano 19963
Breccia, Alberto-Breccia, Enrique-Oesterheld, Hctor Grman, Ch, prefaz. di Ernesto
Sbato, Ikusager Ediciones, Vitoria-Gasteiz 1987
Breccia, Alberto-Breccia, Enrique-Oesterheld, Hctor Grman, Che. Nada ms,
Pablo de la Torriente, La Habana, 1997
Magnus, Luomo che uccise Che Guevara, Ed. Nuova Frontiera, Roma 1998
Spataro, Salvatore, Ritratto del Che (riproduzione a colori)
Zunzn, Cuando Che era Ernestito, Ed. Abril, La Habana 1983
Zunzn, Cuando Che era Ernestito, Ed. Abril, La Habana 1988

MATERIALI VARI

Agenda biogrfica 2004 , Percorsi immaginari (Roma), Centro de Estudios Che Guevara
Atto di nascita di Ernestito [2 fotoc. lievemente diverse]
4 Banconote cubane da 3 pesos (con limmagine del Che): 1988, 1994, 1995
Banconota cubana da 5 pesos (con la firma del Che), 1960
Banconota cubana da 10 pesos (con la firma del Che), 1960
Banconota cubana da 20 pesos (con la firma del Che), 1960
Biglietto autografo di Suor Carmela (riproduzione fotografica) indirizzato alla madre
dopo luccisione di Jorge Vzquez Viaa, con data Camiri, 13-6-67.
Busto in ceramica del Che, opera di Francesco Del Casino (1997)
Calendario Che 1996
Calendario Che 1998, Avvenimenti [2 copie]
Calendario Che 1999, Lem, Milano 1998
Calendario Che 2000, Edibas, Torino ed Edigramma, Roma
Calendario Che 2001 (senza editore)
Calendario Che 2003 (senza editore)
Calendario Che 2004 , Percorsi Immaginari (Roma), Centro de Estudios Che Guevara
Cartoline varie con immagini di Che Guevara
Francobolli cubani con limmagine del Che (8)
Francobollo argentino da 75 centavos con limmagine del Che
Gadgets di vario genere
Giornali vari (ritagli)
Manifesti vari
3 manifesti artistici sul Che, dalla mostra organizzata dal Ucla Fowler Museum of Cultural
History di Los Angeles (5 ott. 1997-1 febbr. 1998)
Mappa dettagliata e itinerari turistici della Ruta de los combatientes del Che, La Paz
Monete cubane da 3 pesos, con limmagine del Che (una del 1990, primo anno di corso) (6)
e una a ciondolo
Programma del IX Festival del cinema latinoamericano (Trieste, ott. 1984), dedicato al Che
Residui ossei dallo scavo della tomba del Che a Vallegrande
Spartito autografo di Carlos Puebla con la melodia di Hasta siempre
(dato a Meri Lao a sett. del 1967)

VIDEOCASSETTE

Camilo... rase una vez un comandante, (117 min.-Ntsc), a cura della Oficina de

374
Publicaciones del Consejo de Estado, Mundo Latino, La Habana s.d.
Che, di Roberto Pistarino-Anna Wollrath, Arch. Audiovis. del Mov. op. e democr., Roma 1993
Che, Yeni Dnya, Istanbul 1997
Che Guevara trentanni dopo, di Gianni Min, lUnit Roma 1997
Il Che: lamore, la politica, la rivolta, di Liliana Bucellini, Cronodata, Cavaglio dAgogna (NO) s.d.
Che. Un argentino del siglo XX (Los aos en Alta Gracia, 1932-1943), di Luis E. Altamira,
Alta Gracia (Crdoba), 2001
Il Che 25 anni dopo e Mio figlio il Che, di Fernando Birri [copia]
Il Che. Vita e morte di Ernesto guevara, di Michela Marelli (regia di Serena Sinigaglia),
Atir, Milano 2002 [versione con telecamera fissa e versione in movimento]
Cuba e il Che, di Ansano Giannarelli, lUnit, Roma 1996
Il diario di Bolivia, di Richard Dindo, lUnit, Roma 1996
Documentales sobre Che Guevara, Mundo Latino, La Habana s.d.
Documentari e materiali preparatori del video di R. Massari, Uomo, compagno, amico...
Ernesto Che Guevara. Hombre, compaero, amigo..., di Roberto Massari (sistema Ntsc
e sistema Pal), Erre emme, Roma 1994
Ernesto Che Guevara. Hombre, compaero, amigo..., di R. Massari, Dipuvisa, Mxico 1995
Ernesto Che Guevara. Mensch, Genosse, Freund..., di R. Massari, Aki, Karlsruhe 1997
Ernesto Che Guevara. Uomo, compagno, amico..., di Roberto Massari, Erre emme,
Roma 1994
Fidel racconta il Che, di Gianni Min, LUnit, Roma 1997
In viaggio con il Che, di Gianni Min, lUnit, Roma 1997
Intervista a Fidel Castro su Che Guevara, di Gianni Min [estratto]
Intervista a R. Massari sul Che, Grandangolo, Tv Ticino, 6 aprile 1995 [copia]
Intervista a R. Massari sul Che, a cura di Carlos D. Mesa Gisbert, De Cerca, La Paz, 10
ott. 1999 [in Pal e in Ntsc]
Intervista a R. Massari sul Che, a cura di Gianni Zanata, Sardegna 1-2 marzo 1995 [copia]
Italia mia bench, dedicato al Che, Rai, gennaio 1997 [copia]
Le journal de Bolivie, di Richard Dindo, 1994 [copia]
Sacrificio. Who betrayed Che Guevara?, di Erik Gandini-Tarik Saleh, Atmo Media
Network, Stockholm 2001 [copia]
Tania la guerrillera, di Heidi Specogna, Fama, Bern 1991 [copia]
Tena la gorra puesta, di Loris Calcina, autoproduzione, Ancona 1996
Ventanni prima, speciale della Rai, Roma 1987 [copia]
Vita di Che Guevara, di Roberto Massari, Editori Riuniti/Erre emme, Roma 1997

DVD

Che Guevara. Hasta la victoria siempre, di Ferruccio Valerio, a cura di Rino Salina,
consulenza Centro Storico, Finson spa, Milano 2003
Ernesto Che Guevara. Uomo, compagno, amico..., di Roberto Massari, Massari editore,
(authoring Tema 39), Bolsena 2003

MUSICASSETTE

Al Che. Canzoni dal mondo, a cura di Meri Lao, Erre emme, Roma 1995
Canciones al Che, I-IV, Dipuvisa, Mxico 1992

375
Canto di spine, degli Altera (con una canzone dedicata al Che: Merda dartista),
Circ. cult. Underground, Sestri P. (GE) 1998
Che Sarkilari, II, Yeni Dnya Mzik, Istanbul 1997 [3 copie]
Discursos Che, Asamblea General de la Onu (11. dic. 1964), Ed. Poltica, La Habana s.d.
Discursos Che, Homenaje a Camilo Cienfuegos (28 ott. 1964) y a Antonio Maceo
(7 dic. 1962), Editora Poltica, La Habana s.d.
Ernesto Che Guevara, musical di M. Moretti e C. Boccaccini (autoproduzione)
Habla el Che Guevara, Ediciones Amanecer, s.l. e s.d.
Parla Che Guevara (autoproduzione)
Carlos Puebla (autoproduzione)

COMPACT DISC

Al Che. Canzoni dal mondo, a cura di Meri Lao, Erre emme, Roma 1995
Che Sarkilari, I, Yeni Dnya Mzik, Istanbul 1997
Che Sarkilari, II, Yeni Dnya Mzik, Istanbul 1997 [2 copie]
El Che vive!, a cura di Egon Kragel, Arkade, 1997
Chiudi gli occhi al buio, di Fabio Furnari (autoprod.)
Cohiba, di Daniele Silvestri, Bmg Ricordi, 2000
Ernesto, di Eugenio Lorenzano e Diego Maria Maresca (autoprod.)
Ernesto Che Guevara, a cura di Sergio Secondiano Sacchi, Emi Music 2001
Hasta siempre. Canzoni per il Che, di Roberto Galluzzi-Roberto Leoncino,
Teatro Garage, Genova 1999
La rosa de los vientos. El Che, di Liliana Daunes/Claudia Korol, Amrica Libre, Buen. Aires
Saudade Che, del Melodrama Ensemble Mediterraneo, musiche di Mauro Sabbione,
Cronodata, Cavaglio DAgogna (NO), 1996
Stagioni, di Francesco Guccini, Emi Music, 2000

CD-ROM

Il Che: lamore, la politica, la rivolta, di Liliana Bucellini, Cronodata/Zelig, Milano 1995


Che Guevara, di Aldo Garzia, lUnit/Quadrivio, Roma 1997
Ernesto Che Guevara, di Roberto Massari (con la collaborazione di Tusio de Iulis),
Erre emme/Infoland, Pescara 1997
La guerrilla del Che en Bolivia. Los ltimos das de un mito universal, di Carlos Soria
Galvarro, Bolivia Interactiva, La Paz 1997

RACCOLTE DI RIVISTE

Amrica Libre, nn. 2-7 (maggio 1993-luglio 1995), 9 (maggio 1996), 11 (spec. sul Che,
luglio 1997 [2 copie]), 13-18 (luglio 1998-luglio 2001)
Bulletn Tricontinental, nn. 1-39 (aprile 1966-giugno 1969)
Casa de las Amricas, nn. 25, 27 (1964), 40 (1967), 46 [fotoc.], 47-50 (1968), 163 [fotoc.]
(1987), 206 (1997) [2 copie], 210 (1998)
[Per i numeri monografici dedicati al Che, v. sopra]

376
Che Guevara. Quaderni della Fondazione Ernesto Che Guevara, 1/1998, 2/1999, 3/2000
Cuba Socialista, nn. 14 (1962), 24, 26 (1963), 29, 39 (1964), 42-43, 47-48, 51 (1965), 66 (1967)
El hombre nuevo, n. 5 (febbr. 1997), Assoc. di Solidariet internazionalista con Cuba (Rovigo)
Latinoamerica, collezione quasi completa: nn. 7 (1982), 9, 12-14, 18-20, 26, 29-32, 35-72
(2000) + Suppl. al n. 39 (1990) + Indici 1979/1994 (suppl. al n. 56, 1994) e 1995-1999
El militante comunista, nn. di aprile, sett. 1968; marzo 1969; supplementi di genn., febbr.,
agosto, sett. 1968
El Moncada, nn. 3 (1995), 5 (1996), 3-4 (1997), 1-2 (1998)
Oclae, nn. 1-2, 4-12 (1967), 15-22 (1968), 25-26, 28, 34 (1969), 46 [fotoc.] (1970)
[i numeri 11, 22, 34, 46 sono dedicati al Che]
Pensamiento Crtico, collezione quasi completa: nn. 1-46 (febbr. 1967-nov. 1970),
nn. 51-53 (1971)
Revolucin y Cultura (La Habana), nn. 11, 12, 13, 14 (1968)
Tricontinental (ed. cubana), nn. 1-9 (luglio-agosto 1967/nov.-dic. 1968), 11, 12 (1969);
14 (1969); 83 (1982); 122 (1989, estratto); 133 (1996); 137, 138 (1997); 147 (2001);
153 (2002)
[Per i numeri monografici dedicati al Che, vedi sopra]
Tricontinental (ed. italiana), nn. 13/15 (luglio-dic. 1969)
Tricontinental, supplemento con i manifesti a colori del Che, s.d.
Vive, bollettino della Fundacin E. Che Guevara de Bolivia (Colectivo La Paz), nn. 15-18/1999

ALCUNE OPERE A CARATTERE GENERALE


UTILI PER APPROFONDIRE LE TEMATICHE DEL CHE

AMERICA LATINA

Aa. Vv., Il nuovo marxismo latinoamericano, Feltrinelli, Milano 1970


Associacin Cultural Alma Matinal, Un minuto cantado para Sierra Maestra, Lima 1999
Bambirra, Vania y otros, Diez aos de insurreccin en Amrica latina, 2 voll.,
Ediciones Prensa Latinoamericana, Santiago de Chile 1972
Bayo, Gen. Alberto, Teoria e pratica della guerra di guerriglia, Sugar, Milano 1968
Benasayag, Miguel-Sztulwark, Diego, Poltica y situacin. De la potencia
al contrapoder, Ed. De mano en mano, Buenos Aires 2000
Borge, Toms, Un grano de maz, Txalaparta, Tafalla 1992
Borge, Toms, Un chicco di mais, il Papiro, Sesto S. Giovanni (MI) 1994
Campamento 5 de Mayo (a cura di), Amrica latina, La Habana 1968
Cardoso, Fernando H.-Weffort, Francisco (a cura di), Amrica latina: ensayos de
interpretacin sociolgico-poltica, Editorial Universitaria, Santiago de Chile 1970
Castaeda, Jorge C., La utopa desarmada, Joaqun Mortiz, Mxico 19952
Lipset, Seymour Martin-Solari, Aldo (a cura di), Elites in Latin America,
Oxford University Press 1967
Lwy, Michael, Le marxisme en Amrique latine. Anthologie, Maspero, Paris 1980
Min, Gianni, Un continente desaparecido, Sperling & Kupfer, Milano 1995
Ospaaal, Premire confrence de solidarit des peuples dAfrique, dAsie et dAmrique
latine, La Habana 1966

377
Ospaaal, Arte della solidariet, Tricontinental/il Papiro, Sesto S. Giovanni (MI) 1997
Pereyra, Daniel, Del Moncada a Chiapas. Historia de la lucha armada en Amrica latina,
Editorial Canguro, Buenos Aires 20004
Quaderni piacentini-Quaderni rossi-Classe e stato, Imperialismo e rivoluzione in
America latina, 31/1967
Rossi, Carlos (Lwy, Michael), La rvolution permanente en Amrique latine,
Maspero, Paris 1972
Vitale, Luis, De Bolvar al Che, Cucaa ed./Pladesec, Buenos Aires 2002

ARGENTINA

Aa. Vv., El peronismo. Historia de una pasin argentina, Desde la Gente, Buenos Aires 1994
La Escena contempornea, Buenos Aires, n. 5 (sett. 2000), n. 6 (giugno 2001)
Rojas, Guillermo, Aos de terror y plvora. El proyecto cubano en la Argentina: 1959-
1970, Ed. Santiago Apstol, Buenos Aires 2001
Situaciones, Ediciones De Mano en Mano, Buenos Aires, n. 1 (ottobre 2000), n. 2 (maggio
2001), n. 3 (settembre 2001

BOLIVIA

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Ediciones Prensa Latinoamericana, Santiago de Chile 1972
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Erre emme, Roma 1997
Crdenas Morales, Remberto, Matanza del nuevo poder minero, Ed. Pueblo, La Paz 1998
Chavero, Mariano (a cura di), Bolivia, Feltrinelli, Milano 1967
Jos de Mesa-Teresa Gisbert-Carlos D. Mesa G., Historia de Bolivia, Ed. Gisbert,
La Paz3 1999
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Soria Galvarro T., Carlos, Coati 1972. Relatos de una fuga, Cedoin, La Paz 1997
Soria Galvarro T., Carlos, Con textos, Plural Editores, La Paz 2002
Soria Galvarro T., Carlos, Re cuentos, Plural Editores, La Paz 2002 (cap. 4: Chemana)
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Huellas, La Paz 1993
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Guzmn Crdova, Walter, Bolivia. Mapa poltico, scala 1:2.250.000


Mappa dettagliata e itinerari turistici della Ruta de los combatientes del Che, La Paz
Mappa dei centri abitati nella zona di Vallegrande (1990/91) [fotoc.]
Mappa dei trasporti nella zona di Vallegrande (1990/91) [fotoc.]

378
Vallegrande (opuscolo turistico, con la ltima ruta del Che)
COLOMBIA

Broderick, Walter J., Camilo Torres Restrepo, (1975) Planeta Colombiana Editorial,
Santa Fe de Bogot 19965

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a maggio del 1976)
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revolucionaria cubana, Pathfinder, New York 2003
Punto Rosso (a cura di), La Rivoluzione cubana dalle origini a oggi, Punto Rosso, Milano 1995
Rampelberg, J. Michel, Cuba. Involuzione nella rivoluzione?, Sapere, Milano 1973
Storia e dossier, Cuba. La rivoluzione rimasta sola, 79/1994 (estratto)
Szulc, Tad, Fidel. Il caudillo rosso, Sugarco, Milano 1989
Thomas, Hugh, Storia di Cuba. 1762-1970, Einaudi, Torino 1973
Trento, Angelo, La Rivoluzione cubana, Giunti, Firenze 2002
Tutino, Saverio, Il mare visto dallisola, Gamberetti, Roma 1998
Tutino, Saverio, LOttobre cubano, Einaudi, Torino 1968
Vail, John J., Fidel Castro, Targa Italiana, Milano 1990
Vergara, Francisco, Cuba: vingt annes de transformations conomiques, trois strategies
pour un chec, estratto da Les Temps Modernes, 1979
Vespoli, Francesco, Incontri cubani, Essenziale, Calimera (LE) 1998
Vitier, Cintio-Fernndez Retamar, Roberto (a cura di), Mart, Erre emme, Roma 1995
Zaffanella, Giancarlo, Sonata a Camilo (per pianoforte), Isonomia, Este (PD) s.d.
Calendario Cuba 1997, il Manifesto
Calendario Cuba 2003: ahora (Nievski di Catania)

URUGUAY

Blixen, Samuel, Sendic, Ed. Trilce, Montevideo 2000

380
ALCUNI SITI WEB ITALO-CUBANI SUL CHE
a cura di Gianfranco Ginestri*

SITI sul Che - dal sito dellARCHIVIO CUBA SI - aggiornato al 25 gennaio 2004
@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@

70 SITI SU CHE GUEVARA - (elencati in spagnolo e italiano).

E-333)- Sito COMANDANTE ERNESTO GUEVARA DE LA SERNA:


www.cheguevara.com
E-334)- Sito ERNESTO GUEVARA (Portale Islagrande Cuba Web):
www.che.islagrande.cu
E-335)- Sito ERNESTO GUEVARA (Portale Nnc Cuba):
www.nnc.cubaweb.cu/che/che.htm
E-336)- Sito ERNESTO GUEVARA (Portale Ain Cuba):
www.ain.cubaweb.cu/che/index.html
E-337)- Sito ERNESTO GUEVARA (Portale Cuba):
www.cubaonline.com.cu/che/default.asp
E-338)- Sito ERNESTO GUEVARA (Port. Bat):
www.cubaycuba.net/ELCHE/CHEindex.htm
E-339)- Sito ERNESTO GUEVARA (Por. Minfar):
www.cubagob.cu/otras_info/minfar/che.htm
E-340)- Sito ERNESTO GUEVARA (Portale):
www.rifondazione-cinecitta.org/guevara.html
E-341)- Sito ERNESTO CHE GUEVARA (Portale):
www.adelante.cu/che/tiempo/index.htm
E-342)- Sito ERNESTO CHE GUEVARA (Portale):
www.e-cheguevara.com/ITALIANO.htm
E-343)- Sito ERNESTO CHE GUEVARA (Portale):
www.cubasocialista.com/CHE.htm
E-344)- Sito ERNESTO CHE GUEVARA (Portale):
www.granma.cu/che/homeche.html
E-345)- Sito ERNESTO CHE GUEVARA (Portale Cubasi):
www.cubasi.cu/che/index.htm
E-346)- Sito ERNESTO CHE GUEVARA (Di Antonio Mele):
http://digilander.iol.it/deeploy/
E-347)- Sito ERNESTO CHE GUEVARA (Marxist Org):
www.marxist.org/archive/guevara/
E-348)- Sito ERNESTO CHE GUEVARA (F. Olivieri):
http://mat520.unime.it/che/che.htm
E-349)- Sito CHE GUEVARA (Golem):
www.cfm-resources.com/i/ilgolem/cheguevara.htm
E-350)- SitoCHE(Radio Rebelde):
www.radiorebelde.com.cu/temas/che/che4marzo24.htm
E-351)- Sito CHE:
www.italiacuba.net/content/it/menu/archivio/personaggi/guevara.html

* I siti sono cliccabili rapidamente tramite il sito dellARCHIVIO-CUBA-SI, al capitolo CHE GUEVARA:
www.alinet.it/gin.cuba.si.

381
E-352)- Sito BIOGRAFIA ERNESTO CHE GUEVARA (del Circolino):
www.ilcircolino.it/che
E-353)- Sito BIOGRAFIA ERNESTO GUEVARA (di S-S):
http://users.dnet.it/soman/che.htm
E-354)- Sito BIOGRAFIA CHE GUEVARA (vari link):
www.hastasiempre.it/che/biografia/
E-355)- Sito BIOGRAFIA DEL CHE (di Gianni):
www.venceremos.it/guevara/biografi.htm
E-356)- Sito BIOGRAFIA CHE (di Ginestri):
www.geocities.com/italiacubarm/guevara.htm
E-357)- Sito BIOGRAFIE CHE (digitare le parole Biografia Che Guevara):
www.google.it
@
E-358)- Sito FIDEL LEGGE CHE (AUDIO):
www.cubasi.cu/media/mm_audio1.asp?num=234
E-359)- Sito ULTIMA LETTERA CHE A FIDEL:
www.carlo260.supereva.it/ultima.html?p
E-360)- Sito VENCEREMOS CHE, FIDEL, CUBA:
http://web.tiscalinet.it/venceremos/
E-361)- Sito MOSTRA FOTO CHE E FIDEL :
www.el-comandante.com/cu/chefid.htm
E-362)- Sito MOSTRA FOTO CHE:
http://web.tiscali.it/ItaliaCuba_mostre/pagina_001.htm
E-363)- Sito CHE E CAMILO:
www.tribuna.islagrande.cu/Camilo/vamos%20bien.htm
E-364)- Sito CIA -CHE:
www.gwu.edu/~nsarchiv/NSAEBB/NSAEBB5/index.html#declass
E-365)- Sito HANNO UCCISO CHE (9-10-67-h13):
http://digilander.iol.it/deeploy/morte.htm
E-366)- Sito TROVATI RESTI DEL CHE (1997):
www.granma.cubaweb.cu/temas/index.html
E-367)- Sito TOMBA DEL CHE (A Cuba):
www.cult.cu/patrim/cnpc/museos/che/default.html
E-368)- Sito FUNERALI CHE A SANTA CLARA:
www.granma.cubaweb.cu/temas/index.html
E-369)- Sito TOMBA E MONUMENTO A SANTA CLARA:
www.filosofia.cu/che/plaza.htm
@
E-370)- Sito HASTA SIEMPRE (parole-musica canzone):
www.informagiovani.it/canzche.htm
E-371)- Sito HASTA SIEMPRE (parole della canzone):
http://archimede.unime.it/che/canz1.htm
E-372)- Sito HASTA SIEMPRE (parole canzone):
http://www.geocities.com/Vienna/Strasse/1961
E-373)- Sito HASTA SIEMPRE (parole canzone):
www.stormpages.com/marting/carlospuebla.htm
E-374)- Sito HASTA SIEMPRE (spartito musica):
htp://archimede.unime.it/che/hastasiempre.htm
E-375)- Sito HASTA SIEMPRE (base musicale):
http://archimede.unime.it/che/hastasiempre.mid
E-376)- Sito HASTA SIEMPRE (Ivan Della Mea):
http://clarence.spray.it/home/molteni/che.ram

382
E-377)- Sito HASTA SIEMPRE (Carlos Puebla):
http://archimede.unime.it/che/hastasiempre.wav
E-378)- Sito HASTA SIEMPRE (canta autore Carlos Puebla):
http://privat.schlund.de/rjm/che.rm
E-379)- Sito 4 CANZONI AL CHE (di Puebla):
http://web.tiscalinet.it/venceremos/canzon.htm
E-380)- Sito CANZONE AL CHE (di Guccini):
www.musicanews.com/guccini/stagioni.html
E-381)- Sito SONATA ALCHE (Giancarlo Zaffanella):
www.ecn.org/asicuba/cuba/sonata.htm
E-382)- Sito MUSICA CHE GUEVARA (pagine di Yuri):
http://digilander.iol.it/Yuri/cuba.htm
E-383)- Sito CANZONIERE SUL CHE GUEVARA:
http://utenti.lycos/Gultrad/index-9.html
@
E-384)- Sito CHE CAMPIONE SCACCHISTA CUBANO:
www3.cuba.cu/ajedrez/che.html
E-385)- Sito CHE NELLA PIAZZA (Mural di Enrique Avila):
www.granma.cu/che/plaza.html
E-386)- Sito CHE NELLA FOTO (la famosa foto di Korda):
www.granma.cu/che/korda.html
E-387)- Sito CHE NELLA NOTA FOTO (di Korda):
http://members.xoom.it/leliodip/che3.jpg
E-388)- Sito CHE RICORDATO DA KORDA (foto):
www.venceremos.it/guevara/korda.htm
E-389)- Sito CHE RICORDATO DA ALEIDA (figlia):
www.venceremos.it/guevara/figlia.htm
E-390)- Sito CHE IN FOTO (mostra):
http://tiscalinet.it/ItaliaCuba_mostre/pagina_001.htm
E-391)- Sito SUL CHE (bilingue-russo-inglese):
http://members.tripod.com/%7eskourikhin
E-392)- Sito FOTO DEDICATE AL CHE (del Prc):
http://digilander.iol.it/prclongo/index.html
E-393)- Sito FOTOGRAFOCHE(Korda):
www.patriagrande.net/cuba/alberto.korda/index.html
@
E-394)- Sito MASSARI EDITORE (Collana Guevara):
www.enjoy.it/erre-emme/gue/guev1.htm
E-395)- Sito FONDAZIONE ITALIANA ERNESTO CHE GUEVARA:
www.enjoy.it/che-guevara
E-396)- Sito ARCHIVIO PERSONALE DEL CHE (La Habana):
www.cubasi.cu/che/index.htm
E-397)- Sito LINK SU CHE GUEVARA:
www.stormpages.com/marting/especialche.htm
E-398)- Sito LINK SU CHE GUEVARA:
www.cubasocialista.cu/texto/che/csche.htm
E-399)- OLTRE MILLE FOTO con CHE GUEVARA klikkando la riga :http://images.
google.it/images?q=che+guevara&ie=UTF-8&oe=UTF-&hl=it&btnG=Cerca+con+Google
E-400)- NUOVO SITO SUL CHE : http://www.stormpages.com/marting/especialche.htm

@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@

383
SI POSSONO CERCARE ALTRE MIGLIAIA DI SITI SUL CHE TRAMITE
IL MOTORE DI RICERCA VIRGILIO: http://www.virgilio.it/

3.000 siti italiani e 30.000 mondiali, digitando che+guevara con lettere minuscole.

2.000 siti italiani e 20.000 mondiali, digitando Che+Guevara con iniziali maiuscole.

1.000 siti italiani e 10.000 mondiali, digitando Ernesto+Che+Guevara con iniziali maiuscole.

500 siti italiani e 5.000 mondiali digitando ernesto+che+guevara con lettere minuscole.

100 siti italiani e 500 mondiali digitando Comandante+Che+Guevara con iniziali maiusco-
le.

100 siti italiani e 500 mondiali digitando comandante+che+guevara con lettere minuscole

100 siti italiani e 1.000 mondiali, digitando ERNESTO+CHE+GUEVARA con maiusco-


le.

100 siti italiani e 1.000 mondiali, digitando CHE+GUEVARA con lettere maiuscole.

Nota di Roberto Porfiri

SITO INTERNET DEI DOCUMENTI DESECRETATI DELLA CIA RELATIVI A E. CHE GUEVARA

Alcuni documenti desecretati della Cia sono disponibili nel sito Internet di The George
Washington University
www.gwu.edu/~nsarchiv/NSAEBB/NSAEBB5/index.html#declass

e possono essere consultati attraverso la seguente navigazione Internet:

Entrare nel sito www.gwu.edu


Explore GW Libraries
Special Collections National Security Archive
The National Security Archive Documents
Latin America The Death of Che Guevara: Declassified

Il sito consente laccesso al Libro di documenti elettronici ottenuti dal National


Security Archive curato da Peter Kornbluh (si vedano due suoi articoli in Che Guevara,
Quaderno n. 4/2001, pp. 280-92). Lapprovazione al rilascio, presente nella pagina web
della copertina datata ...FEB... (giorno ed anno sono illeggibili). Il curatore cita la
volont della Cia di renderli pubblici nel trentesimo anniversario della morte del Che (avve-
nuta il 9 ottobre 1967) e menziona due nuovi libri di ottobre e novembre 1997; deducia-
mo che la data di rilascio appartenga al mese di febbraio 1998.
La fedele traduzione dei documenti nella seconda parte del libro di Fabio Giovannini,
Le ultime ore del Che. La cattura e la morte nei rapporti finora segreti della Cia (Datanews
Editrice, Roma, novembre 1999, pagine 111), che abbiamo recensito nel Quaderno n. 3
della nostra Fondazione.

384
DallItalia e dal mondo
Notiziario a cura di Gianfranco Ginestri e altri

A novembre del 2001, la casa editrice cubana Verde Olivo ha pubblicato il libro
El Che en tres tiempos di Alfredo Prez, Vladimiro Prez e Alcides Ferrs.
A Nola (NA), patria di Giordano Bruno, lassociazione Elianto ha organizzato un
seminario con Roberto Massari dedicato a Francesco dAssisi, Giordano Bruno e Che
Guevara: sentieri di utopia (17 novembre 2001).
@ A dicembre del 2001 stato inaugurato il primo monumento dedicato al Che in
Spagna, nella citt di Legas, a 12 km da Madrid.
La mostra dedicata a Il Che fotografo - organizzata dal Centro de Estudios Che
Guevara dellAvana - continua a viaggiare per il mondo. Presentata ad aprile del 2001 a
Valencia, a dicembre a Citt del Messico, a giugno 2002 a Montpellier, a dicembre 2003
arrivata a Milano. Ne parla Roberto Porfiri in questo Quaderno, nella sezione libri. La
mostra sar allestita anche a Roma, a maggio 2004, forse nella Sala della Provincia.
Canto al Che il titolo del memorial musicale in onore del Che che si tenuto
nella Sala Veneziana del Castello di San Zeno, a Montagnana (PD) il 9 ottobre 2002, organiz-
zato dal Centro veneto di documentazione sullAmerica Latina Ernesto Che Guevara .
Allinizio della serata stato scoperto un busto del Che, opera dellartista montagnanese
Franco Trevisan. Ha introdotto la serata Aldo Garzia (direttore resp. dei nostri Quaderni). Il
pianista Guido Bottura ha eseguito musiche dedicate al Che, a Camilo e a Cuba, composte da
Giancarlo Zaffanella (membro della Fondazione Guevara, geografo e archeologo montagna-
nese) con un intermezzo di Schubert. Nellordine le composizioni eseguite sono state: Sonata
al Che, Sonata a Camilo, In cammino, dedicata ad Antonio Nez Jimnez (Zaffanella),
Improvviso Op. 40, Sonata in La magg. Op. 120 (Schubert), Sinfonia Eroica, dedicata agli
eroi della rivoluzione cubana (Zaffanella con orchestrazione al computer di Gabriele
Cortellazzo), Che. Cambiare la prosa del mondo (Luigi Pestalozza e Daniele Abbado).
@ Il 23-24 febbraio 2002 si svolto a Firenze il Seminario invernale della Fondazione
Guevara. Relatori: Maurizio Chierici, Aldo Garzia, Antonio Moscato e Roberto Massari.
Il 15 giugno 2002, in un atto solenne nel Cacahual, Ciudad de La Habana, Fidel
Castro ha commemorato la nascita di Antonio Maceo e di Ernesto Che Guevara.
Dal 14 al 16 giugno, a Ponticelli di Malalbergo (BO), presso la Casa del Popolo
dellAssociazione Primo Moroni, si svolto il 4 incontro annuale della Fondazione
Guevara. Il tema era Il Che di fronte alla globalizzazione. Sono stati anche tre giorni di
festa, con musica dal vivo, stand gastronomici e tanta allegria sotto un cielo di stelle.
@ Il Ministerio de Informtica y las Comunicaciones di Cuba ha emesso una serie di
6 francobolli dedicati al Che, in occasione del 35 anniversario della morte (9 ott. 2002).
Inaugurata a Crdoba, in Argentina, la Plaza Ernesto Che Guevara (8 ott. 2002).
Una Ctedra Libre Ernesto Che Guevara anche in Giamaica, allUniversidad
Nacional del Comahue.
@ LAssoc. culturale Bastiancontrario di Roma ha organizzato un corso di formazio-
ne professionale per ludotecari, intitolato Sui sentieri del gioco, sulle orme del Che...
L8 ottobre 2002, nella sala della Cgil di Roma, il Circolo di Roma Centro
dellAssoc. Italia-Cuba ha organizzato una conferenza sul Che in Africa insieme al coman-
dante cubano Vctor Dreke. Alla presidenza Marco Papacci: sono intervenuti lambasciato-
ra di Cuba in Italia - Mara de los ngeles Flrez Prida - e Roberto Massari.

385
Il 15 ottobre 2002 si svolto un seminario della Fondazione Guevara a Pisa, orga-
nizzato dal circol Agor e dallArci. Sul tema Che Guevara: ieri limperialismo, oggi la
globalizzazione imperialistica hanno parlato Aldo Garzia e Roberto Massari.
Dal 7 al 10 novembre 2002, in occasione del Social Forum Europeo di Firenze,
stato allestito uno stand della Fondazione Guevara allinterno della Fortezza da Basso.
@ Su lUnit del 7 gennaio 2003 (pp. 1 e 4) stata pubblicata la copertina del setti-
manale leghista, Il Sole delle Alpi. Vi compare una grande foto (poco nota) del Che e il tito-
lo: Servir un Che del Nord. Il titolo viene poi ripreso nellarticolo de lUnit, scritto da
Carlo Brambilla: Bossi invoca il Che: devolution o revolucion [sic]. Larticolista del setti-
manale leghista - Max Parisi - aveva scritto nel suo articolo: Un Che Guevara del Nord non
necessariamente una persona, una raffigurazione simbolica del concetto di combattere
per la libert. La storia dei popoli insegna che... quando in gioco c la libert primaria di
esistere come popolo, lidentit non pu che essere nazionalista. [No comment... (n.d.r.).]
A febbraio 2003 stato presentato nelle province orientali di Cuba il libro dedicato
a Ren Ramos Latour (Daniel), il grande dirigente rivoluzionario interprete di una cele-
bre polemica con il Che. La biografia - Daniel, Comandante del Llano y de la Sierra, di
Judas M. Pacheco, Ernesto Ramos Latour e Belarmino Castillo Ms - stata pubblicata da
una qualche casa editrice orientale, di Holgun, Bayamo o Santiago de Cuba. Il libro pre-
ziosissimo per la conoscenza di aspetti ancor oggi poco indagati della storia della
Rivoluzione cubana (il patto di Miami, la polemica Sierra-llano ecc.). LANCIAMO QUINDI
UN APPELLO: AIUTATECI A TROVARE QUESTO LIBRO. ABBIAMO FATTO RICERCHE A CUBA COME
FONDAZIONE GUEVARA, MA NON SIAMO RIUSCITI A TROVARNE UNA COPIA. CHI CE LO FAR AVERE -
ANCHE IN FOTOCOPIA - AVR LA GRATITUDINE DI CHI STUDIA IL CHE, CUBA E LA SUA RIVOLUZIONE.
Alla Fiera del libro dellAvana, due studiosi boliviani del Che - Carlos Soria
Galvarro (membro della nostra Fondazione) e Juan Ignacio Siles Del Valle - hanno donato
allInstituto Cubano del Libro e alla Editora Poltica copia di importanti documenti della
guerriglia del Che in Bolivia.
@ Il 15 marzo 2003 si svolto a Roma, presso la Villetta, il seminario invernale della
Fondazione Guevara, sul tema: Jos Mart e il Che. Allintroduzione di R. Massari sono
seguiti gli interventi di Carlo Bat, Aldo Garzia, Hugo Ramos dellambasciata cubana.
A marzo del 2003, in Casa de las Amricas, allAvana, David Deutschmann (diret-
tore delleditrice australiana Ocean Press) ha presentato una nuova antologia di scritti del
Che: Amrica Latina, despertar de un continente. E unaltra tappa nella realizzazione del
programma della Ocean Press che prevede la pubblicazione di varie antologie tematiche del
Che in collaborazione con il Centro de Estudios Che Guevara dellAvana.
Il Primo maggio del 2003, al termine del tradizionale corteo dei lavoratori, stato
inaugurato un monumento al comandante Guevara nella citt boliviana di Oruro, a 230 km a
sud di La Paz. Il busto nellufficio della Cob, il principale sindacato dei lavoratori boliviani.
@ Nel Museo di Montparnasse stata allestita una mostra su La stella del Che a
Parigi, a maggio del 2003. Il pubblico francese ha potuto ammirare manoscritti e fotogra-
fie del Che, dipinti e manifesti del pittore cubano Ral Martnez e dei francesi Paul
Rebeyrolle, Frederic Fradon, Gerard le Cloarec. Lidea originaria stata del fondatore del
Museo di Montparnasse - Roger Pic (1920-2001) noto fotografo e sostenitore della
Rivoluzione cubana - e del giornalista Jean Cormier. Tra le 150 fotografie vi erano opere
dei fotografi cubani Osvaldo Salas, Alberto Korda, Chinolope, Liborio Noval, Perfecto
Romero, Roberto Salas, Jos Alberto Figueroa, oltre alle foto dello stesso Pic (che foto-
graf Fidel e il Che nel 1963) e dello svizzero Ren Burri. Dopo Parigi, la mostra doveva
proseguire per La Rochelle, Bayonne e infine LAvana.
L11 giugno 2003, al Museo delle Belle Arti dellAvana, stata inaugurata la
mostra Siempre Che - curata da Elsa Vega - con sculture, quadri o disegni di Elena Serrano,
Alfredo Rostgaard, Antonio Prez Gonzlez, Manuel Mendive, Belkis Ayon Manso.

386
A giugno del 2003, in occasione del 75 anniversario della nascita dellargentino
pi celebre al mondo, nellUniversidad Popular de Madres de Plaza de Mayo - sede della
Cattedra dedicata al Che - Hebe de Bonafini ha dichiarato che lidea dellHombre nuevo
propugnata dal Che come la rivoluzione permanente, costante e si continua a sviluppare.
@ Continua lo sfruttamento del nome del Che nei titoli dei romanzi. Un nuovo caso
si verificato in Italia (dopo il romanzo Le mani del Che) ad opera della nota casa editrice
cattolica Piemme, di Casale Monferrato. Lautrice una ricca signora di origini uruguaiane,
Tessa Bridal (nata nel 1947, ora residente negli Usa), che ha scritto un romanzo sui primi
50 anni della sua vita (The tree of red stars [Lalbero dalle stelle rosse], della Loft di
Minneapolis, 1997), in cui si accenna anche alla visita del Che allUniversit di
Montevideo. La casa editrice italiana ha comprato i diritti e ha poi inventato di sana pianta
il titolo: La ragazza che sognava Che Guevara (Piemme, 2003). Si presume che la traduttri-
ce, Maria Clara Pasetti, non abbia alcuna colpa di tale strumentalizzazione commerciale.
A giugno del 2003, il Consiglio municipale di Rosario - la citt in cui il Che nacque
(angolo tra Entre Ros e Urquiza, 2 piano, appart. D) - ha deciso di dichiarare lillustre per-
sonaggio come cittadino onorario post mortem. A novembre del 2002, lo stesso Consiglio
municipale aveva intitolato una strada al Che: in particolare, una sezione dellAvenida
Pellegrini che termina nella circonvallazione che conduce da Rosario a Crdoba.
Il 14-15 giugno 2003 si svolto il 5 incontro annuale della Fondazione Guevara,
a Perugia, in collaborazione con lAsiCubaUmbria. Il tema del convegno era Il Che e le
guerre attuali. Oltre ad Aldo Garzia e Roberto Massari, sono intervenuti lambasciatora
cubana Mara de los ngeles Flores Prida, Roberto Foresti (segr. naz. di Italia-Cuba),
Moreno Pasquinelli (del Campo antimperialista), Serena Bartolucci (AsiCubaUmbria).
Lospite donore stato Froiln Gonzlez, il noto studioso cubano del Che, membro del
Comitato di redazione dei nostri Quaderni.
@ Dal 16 al 26 giugno la Fondazione Guevara ha organizzato un giro di conferenze
con Froiln Gonzlez, per presentare il suo libro Mart nel Che e per contrastare la campa-
gna scatenata contro le misure di autodifesa assunte daCuba . Lo ha accompagnato Roberto
Massari. Dopo Perugia le tappe sono state: Firenze (Cpa), Pisa (Agor), Genova-Cogoleto
(Circ. Granma-Italia Cuba), Milano (Festa di Liberazione-Arci Metromondo), Udine
(Comitato Tina Modotti), Venezia (Prc), Piacenza (sez. Gramsci dei Ds), Roma (Radio
Citt Aperta-Italia Cuba Roma Centro), Palermo (Italia-Cuba), Catania (Circ. Nievski)
Nella citt messicana di Netzahualcoyo stata inaugurata (il 21 giugno 2003) una
scultura in bronzo dellartista messicano Vctor Gutirrez dedicata al Che.
Nellestate del 2003 apparsa una nuova biografia dedicata a Guevara: Che, la vida
por un mundo mejor, dellargentino Pacho ODonnel, pubblicata simultaneamente in Spagna
(Plaza&Jans), Argentina (Sudamericana) e Messico (Grijalbo).
@ AllAvana, il 14 ottobre 2003, stato presentata una nuova antologia dedicata al
Che e la scienza, curata da un collettivo di autori del Ministero della Scienza, tecnologia e
medio ambiente, coordinato da Tirso Senz. Titolo: Ernesto che Guevara: ciencia, tecno-
loga y sociedad, ed. Casa Academia del Citma, pp. 300.
Allultima Buchmesse di Francoforte (ottobre 2003) stata venduta allasta la bio-
grafia apocrifa di Fidel Castro che sta terminando il celebre scrittore Norberto Fuentes, fug-
gito da Cuba alla fine degli anni 80 e divenuto acceso critico delle scelte del governo cuba-
no. Per lItalia lasta ha favorito la Einaudi (contro la Feltrinelli). Il libro, dalle tremila pagi-
ne attuali, dovr essere ridotto a mille. Vengono anticipate clamorose rivelazioni sullulti-
mo periodo della permanenza di Guevara a Cuba.
Gennaio 2004. Polemiche in Francia sulla legge che vieta lostentazione di simboli
religiosi nelle scuole. Alcuni deputati dellUmp (partito di maggioranza, centrodestra)
vogliono estendere il bando ai simboli politici: potrebbero essere proibite nelle classi, oltre
al velo per le ragazze, anche le kefiyah palestinesi e le magliette con Che Guevara.

387
Lettere firmate
R. Massari (al direttore di Libero ), G. Lai, A. Bartoloni, C. Braconi, A. Chiaia

Al direttore di Libero 9 aprile 2003


(a proposito di Che Guevara)*

Sig. Vittorio Feltri,

sulla prima pagina del quotidiano da lei diretto apparso un curioso fotomontag-
gio, in cui i tratti somatici di Saddam Hussein sono stati sostituiti con quelli di Che
Guevara, allinterno dellinconfondibile ritratto di Korda. Il tutto su uno sfondo di bandiera
rossa sul quale si legge Hasta la victoria Saddam e un sopratitolo: Ancora compagni
che sbagliano. Larticolo collegato sintitola invece La sinistra col vizio dei dittatori,
accanto a un altro articolo privo di qualsiasi rispetto verso Fidel Castro e lesperienza stori-
ca della Rivoluzione cubana.
Come presidente della Fondazione Guevara dovrei ricordarle che riguardo allutilizzo
della celebre immagine fotografica del Che esistono leggi ben precise che lei viola nel
momento in cui se ne appropria per fini diversi da quelli che avrebbe desiderato il com-
pianto Korda e che desidererebbero oggi i suoi eredi legali.
Come studioso del Che, invece, dovrei rammaricarmi che esista ancora tanta ignoranza
nei riguardi della figura storica di Ernesto Guevara. Affiancare la sua personalit di comu-
nista e di rivoluzionario internazionalista, la sua grande coerenza etica e le sue generose
aspirazioni culturali, a quelle di un capo di stato islamico (per quanto laico), nazionalista,
dittatoriale e filocapitalista, mi sembra privo della bench minima giustificazione culturale.
Possibile che lei non sappia nemmeno queste cose?
Dovrei poi indignarmi per il fatto che nel seguito dellarticolo lei derida le masse di
giovani che in Italia e in gran parte del mondo (Usa inclusi) sono scesi in piazza agitando
le bandiere del Che per protestare contro una guerra illegale, sanguinaria e di rapina, distin-
guendosi nettamente da altre masse giovanili, purtroppo amorfe e qualunquiste che hanno
vissuto lo svolgimento di questa guerra come una partita di calcio allo stadio.
Dovrei diffidarla, dovrei rammaricarmi, dovrei indignarmi, dovrei, dovrei... E invece
mi chiedo se tutto ci sia pi grave del fatto che nel resto del suo giornale si inneggia ai
morti civili e militari dellIraq, che si rivendicano gli ospedali distrutti, che ci si inebria per
leccidio di un popolo reo solo di volersi mantenere indipendente dal dominio imperialisti-
co: un popolo di milioni di dissidenti antiamericani che lei disprezza e che i governi degli
Usa e della Gran Bretagna (complice lItalia tra i pochi altri) hanno voluto massacrare,
dopo averlo derubato per decenni delle proprie risorse economiche.
Con laugurio che ci sia un futuro tribunale di Norimberga, in cui si possa ridiscutere
pi seriamente di questi e altri crimini contro lumanit, la invito per ora semplicemente a
documentarsi su chi sia stato realmente Ernesto Che Guevara.

Roberto Massari
(presidente della Fondazione Ernesto Che Guevara)

* La lettera stata pubblicata, quasi per intero, su Liberazione del 10 aprile 2003 ed rimasta ovviamente
senza risposta [n.d.r.].

388
Giancarlo Lai 17 gennaio 2003
Pabillonis (CA)

Cari amici,
desidero segnalarvi lennesimo caso di sfruttamento commerciale della figura di
Ernesto Guevara.
Lazienda che lo compie la Meridiana (ex Alisarda, fondatore Karim Aga Khan), uno
dei vettori che uniscono la Sardegna al resto della Penisola.
La campagna pubblicitaria in questione ha avuto grande risalto, ottenendo dei passaggi
televisivi anche allinterno dei notiziari delle principali reti regionali sarde.
Peccato che alla conferenza stampa a cui larticolo (che vi allego) fa riferimento, nessu-
no abbia potuto chiedere al loro Che come mai la Meridiana continui ad applicare tariffe
astronomiche, incurante delle norme sulla continuit territoriale. S, perch i sardi sono stati
(e continuano ad esserlo) penalizzati negli spostamenti da e per lIsola, viaggiando da sem-
pre via mare a bordo di navi luride, scomode e stracariche, oppure su voli aerei che hanno
costi da tratta intercontinentale.
Il Che ha vissuto in unaltra Isola, Cuba, che per certi versi ha molte affinit con la
Sardegna:
- la dominazione spagnola;
- uningombrante base statunitense;
- un isolamento secolare;
- lo sfruttamento delle risorse da parte di capitale esterno (proprio in questi giorni si trat-
ta sullacquisto delle strutture alberghiere della Costa Smeralda da parte di un nababbo
americano).
E potrei ancora continuare.
Di questi ed altri gravi problemi che affliggono la Sardegna (e non solo), il nostro Che si
sarebbe occupato, ma il loro Che, come viene precisato nellarticolo, non vede un tubo.
Vi saluto e vi ringrazio per lopera che svolgete
Giancarlo Lai

P.S. Larticolo apparso su LUnione Sarda il 10/01/2003.


[Nellarticolo si legge che il giovanotto della celebre pubblicit RivoluzionAria, in cui appare
col sigaro e il basco con la stella, di Catania, ha 28 anni e si chiama Gianluca Giusto (n.d.r.).]

Caro Giancarlo,
nel ringraziarti per la segnalazione, vorrei esprimerti tutta la mia/nostra gueva-
riana solidariet con il popolo sardo, per le ragioni storiche che indichi nella tua lettera e
per la vergogna di questo affronto da parte della compagnia aerea Meridiana.
E mio dovere dirti che sono stato sollecitato dalle autorit cubane per esaminare la
possibilit di procedere per vie legali contro questo ennesimo uso improprio dellimmagine
di Guevara. Purtroppo i termini per una denuncia penale non esistono. Il giovanotto, infatti,
pur richiamando alla lontana liconografia tradizionale del Che, non gli assomiglia (forse
anche per quegli occhi che, secondo la sua ammissione, non vedono un tubo). Di mio
aggiungo la seguente informazione: il basco con la stella non riconducibile alla Cuba del
Che, essendo in dotazione dei carristi italiani. Qualunque giudice ne terrebbe conto.
Immagino che avrai visto anche tu la nuova versione della stessa pubblicit in cui, sotto
al basco, compare un neonato. Il bimbo sorride e sembra invitarci a sorridere a nostra
volta... A questo punto consiglierei di non arrabbiarci pi di tanto...
Un caro saluto di hasta siempre
Roberto Massari

389
Alessandro Bartoloni 27 gennaio 2002
Firenze

Carissimi,
sono un medico che lavora presso la Clinica di Malattie Infettive dellUniversit di
Firenze e da circa 15 anni svolgo attivit di ricerca nel Chaco Boliviano, in collaborazione
con le autorit sanitarie locali e lappoggio dellAsamblea del Pueblo Guaran.
Durante la mia ultima missione ho incontrato Padre Tarcisio Ciabatti, un francescano
italiano ormai identificato con il popolo Guaran che da circa 25 anni lavora nel campo
della salute. Abbiamo insieme visto il n. 3 dei QUADERNI DELLA FONDAZIONE ERNESTO CHE
GUEVARA dove, a pagina 235, si chiedono informazioni su SUOR CARMELA. Tarcisio mi ha
detto che tale Suor Carmela vive a Bertinoro.
Pensando che possiate ancora aver bisogno di questa notizia, vi sto inviando questo
messaggio.
Cordiali saluti
Alessandro Bartoloni
***

Claudia Braconi 17 de Febrero de 2002


Alta Gracia (Argentina)
[ex guida del Museo del Che(n.d.r.)]

Estimado amigo Roberto Massari,


antes de contestar su carta quisiera disculparme por no haberlo hecho con anterio-
ridad; sucede que tuve un problemita con mi computadora.
Fue para m una grata sorpresa el recibir su mensaje y agradezco sinceramente su soli-
daridad y apoyo. Paso a contarle la situacin en la que se dio mi alejamiento del Museo
Ernesto Che Guevara. Espero ser lo suficientemente clara para que pueda entenderlo ya que
las cosas que ocurren en mi querido Pas no siempre son muy comprensibles.
El gobierno que tenemos en Alta Gracia, el mismo que inaugur el Museo, dista mucho
de compartir los pensamientos e ideologa del Che; podramos decir que su ideologa raya
con el fascismo. Usted se preguntar entonces por qu abrieron el Museo? Le contesto:
muchos esperbamos ese Museo y ellos consideraron que era una buena oportunidad para
atraer turistas y desde el principio se pens en mostrar aqu solo la infancia del Che.
Un tiempo antes de la inauguracin, las personas a cargo del armado del Museo me con-
sultan sobre material bibliogrfico en el cual basarse, luego se me encarga el diseo de dos de
los folletos que se entregan en el mismo y cuando algn medio de prensa o alguna persona
llegaba a la ciudad, era convocada para hablarles del Che, mostrarle las viviendas que ocup,
etc. En ese momento yo cumpla una pasanta (an estudiaba la carrera de Turismo que con-
clu en diciembre de 2001) para la Agencia de Turismo. Desde all se llama a concurso para
cubrir las pasantas rentadas para guas. Yo me presento y soy seleccionada para cubrir uno
de los lugares. La Direccin de Cultura dependiente de la Municipalidad comienza a disputar
el espacio de poder con la Agencia de Turismo (la cual me haba contratado y en la que
podamos trabajar con proyectos interesantes) y el da 31 de diciembre el Intendente de la
Ciudad decide disolver la Agencia de Turismo y por lo tanto remueve el personal.
Mi lugar y el de otras dos chicas fueron ocupados por estudiantes de guas de turismo
que no rindieron el concurso, que poco y nada les interesa la vida del Che y que adems son
hijas de amigos polticos del Intendente. De esta forma se aseguran que los zurditos (como
llaman a quienes tienen pensamientos de izquierda o slo usan el cabello largo) se manten-
gan alejados del Museo del Che.

390
Lo nico que me contestaron al preguntar por qu nos reemplazaban fue que era una
decisin poltica, y est claro que eso fue, ya que en ese momento no tenamos contrato ni
se hizo una rotacin de personas que rindieron concurso. Lamentablemente por ahora no se
puede hacer mucho; yo por lo pronto trato de estudiar Museologa y profundizar sobre la
vida y las ideas del Che, mientras espero que culmine este perodo de gobierno.
Con respecto a la publicacin de algn trabajo mo en el Cuaderno, le cuento que tengo
escrita mi visita guiada por el Museo. Si usted considera que pueda ser de inters, yo, sin
ningn compromiso, puedo envirsela.
Espero que sigamos en contacto.
Un abrazo
Claudia Braconi

***

Adriana Chiaia 13 gennaio 2002


Milano

Caro Gianfranco [Ginestri],


ho girato il tuo messaggio a Gianluigi Nespoli. Siccome per il computer che usa prov-
visoriamente a Santiago ci sono spesso problemi tecnici, ti rispondo io in merito alla nuova edi-
zione del libro Tania la guerrillera in lingua spagnola, visto che sono una delle curatrici.
E il risultato di una collaborazione tra lEditorial Ciencias Sociales dellAvana, che ha
deciso di fare una nuova edizione (riveduta ed ampliata) di quella originale, ormai esauritis-
sima a Cuba, e Zamboniberoamericana che ne ha comprato i diritti per la Spagna.
Le novit, oltre ad una accurata revisione di numerosi refusi, sono le seguenti:
1. Tra gli autori compare, per la prima volta, il nome di Ulises Estrada, che, effettiva-
mente, a suo tempo aveva partecipato alla stesura del libro (essenzialmente la seconda
parte), ma per ragioni di riservatezza (aveva alte responsabilit nel Ministero degli interni),
si era preferito omettere il suo nome. Oggi, come saprai, Ulises il direttore della rivista
Tricontinental.
2. Sono state aggiunte molte note (quelle delledizione italiana ed altre).
3. Unintroduzione della nostra casa editrice (Zamboniberoamericana) che illustra le
ragioni politiche di una riedizione a distanza di trentanni.
4. Una nuova introduzione-testimonianza (oltre quelle storiche, tra cui quella bellissima
di Inti Peredo) di Juan Carretero (nome di battaglia Ariel), oggi Segretario generale
dellOspaaal.
5. Tradotta dalledizione italiana, la bella intervista a Nadia Bunke.
6. Un epilogo di Marta Rojas e altri interventi sul ritrovamento in Bolivia e larrivo a
Santa Clara delle spoglie di Tania.
7. Unampia cronologia.
Spero di aver risposto alla tua domanda e che, come al solito, farai circolare linforma-
zione.
Grazie e molti saluti
Adriana Chiaia

391
Donazioni
Quinto elenco

In questa sezione della rivista indichiamo, volta a volta, le donazioni che pervengono
alla Fondazione, con il nominativo dei rispettivi donatori. Stiamo entrando nel sesto anno
di vita e la crescita dellArchivio storico, nonch della Fondazione in quanto tale, continua
ad essere affidata esclusivamente alla generosit altrui, dei lettori in particolare.
Verr segnalato ogni tipo di dono, dal singolo libro alle sottoscrizioni in oggetti o in
denaro, testamenti compresi. Su ciascun dono viene regolarmente annotata la data della
donazione e il nome del donatore.

LUIS ALTAMIRA (Alta Gracia, Argentina)


Che. Un argentino del siglo XX (Los aos en Alta Gracia, 1932-1943), di Luis E. Altamira, Alta
Gracia (Argentina), 2001 [VHS]
Che. Un argentino del siglo XX (Los aos en Alta Gracia, 1932-1943), di Luis E. Altamira, Alta
Gracia (Argentina), 2001 [sceneggiatura]

ASSOCIAZIONE TEATRALE INDIPENDENTE PER LA RICERCA (Milano)


Il Che. Vita e morte di Ernesto Guevara, di Michela Marelli (regia di Serena Sinigaglia),
Atir, Milano 2002, (due versioni: con telecamera fissa e in movimento) [VHS]
Marelli, Michela, Il Che. Vita e morte di Ernesto Guevara (sceneggiatura), Atir, Milano
2002 [dattiloscr.]

DINO BARTOLETTI (S. Giovanni in Persiceto-BO)


Soto, Jos (a cura di), Ideario di Ernesto Che Guevara, Newton, Roma 1996

CEDINCI ([Gabriel Rot, Horacio Tarcus] Buenos Aires)


Cazes Camarero, Pedro Luis, El Che y la generacin del 70, Ediciones Dialctica,
Buenos Aires 1989 [fotoc.]
Guevara, Ernesto Che, La guerra de guerrillas, Ed. Gemes, Buenos Aires s.d.
Guevara, Ernesto Che, La profeca del Che [discorso e materiali inediti di Punta del Este,
con lintervista di J. Daniel ad Algeri], Escorpin, [Buenos Aires?] 1964
Lamborghini, Leonidas C., Coplas del Che, Ediciones Accin Revolucionaria Peronista,
Buenos Aires 1967
Primera Plana, Guevara: Muerto o fantasma?, estratto del n. 251, 17-23 ottobre 1967,
pp. 11, 25-30 [fotoc.]
Rojo, Ricardo, Mi amigo el Che, Jorge lvarez, Buenos Aires 1968 [incompleta, da p. 83]

CENTRO CULTURAL DE LA COOPERACIN ([Germn Leyens] Mendoza/Argentina)


Fernndez Nadal Estela (a cura di), Itinerarios socialistas en Amrica latina, Alcin
Editora, Crdoba 2001 [con 2 saggi sul Che di Estela Fernndez Nadal/Gustavo Silnik
e Daniela Rawicz/Susana Cuello]

FROILN GONZLEZ (La Habana)


Cupull, Adys-Gonzlez, Froiln, Estrellas insurrectas, Comisin 30 Aniversario de la
cada del Che, Madrid 1997

392
MARA DEL CARMEN GARCS (Mendoza/Argentina)
Garcs, Mara del Carmen, La guerrilla del Che en la prensa cubana, Casa de las
Amricas/UNR (Ed. de la Universidad Nacional de Rosario), Rosario 1997

SERGIO DE SANTIS (Roma)


De Santis, Sergio, Guerriglia e rivoluzione nel pensiero di Che Guevara, estratto da
Rivista storica del socialismo, 30/1967

MARIO DAZ (Crdoba/Argentina)


Francobollo argentino da 75 centavos con limmagine del Che

VCTOR DREKE (La Habana/Cuba)


Dreke, Vctor, De la sierra del Escambray al Congo. En la vorgine de la Revolucin
cubana, a cura di Mary Alice Waters, Pathfinder, New York 2002
Tricontinental, a. 36, 153/2002, num. spec. dedicato al Che

MARA DE LOS NGELES FLREZ PRIDA (Embajadora de Cuba en Italia)


Agenda biogrfica 2004 , Percorsi immaginari (Roma), Centro de Estudios Che Guevara
Calendario Che 2004 , Percorsi Immaginari (Roma), Centro de Estudios Che Guevara, La Hab.

GIANFRANCO GINESTRI (Bologna)


Gianfranco Ginestri ha donato alla Fondazione Guevara 25 faldoni contenenti materiali
sul Che e su Cuba. Ci vorr del tempo per ordinarli e catalogarli: mano a mano verranno
indicate le opere riguardanti direttamente il Che.

Durschmied, Erik, Rivoluzione. Il rivoluzionario vero il rivoluzionario morto [titolo orig.


Whisper of the blade], Piemme, Casale Monferrato 2002 [estratti: pp. 9-11, 307-36]
Gonzlez Lpez, Waldo (a cura di), Para vivir como tu vives, Ed. Poltica, La Habana 1988
Guevara, Ernesto Che, Escritos y discursos, 9 voll., Editorial de Ciencias Sociales,
La Habana 1977
Guevara, Ernesto Che, Pasajes de la guerra revolucionaria (Edicin anotada),
Ed. Poltica, La Habana 2000
il Manifesto, Il primo a sinistra, supplementi 1-4, 1995
Francobollo cubano con il Che e annullo speciale
Ritratto del Che, di Salvatore Spataro (riproduzione a colori)
Smemoranda, quaderno Idea!

GILBERTO GRASSO (Santarm/Brasile)


Caros Amigos, num. spec. dedic. al Che, 2a ed., Editora Casa Amarela, So Paulo, ott. 2000

CLAUDIA KOROL (Buenos Aires)


Amrica Libre, nn. 2-7 (maggio 1993-luglio 1995), 9 (maggio 1996), 11 (speciale sul Che,
luglio 1997), 13-18 (luglio 1998-luglio 2001)
La rosa de los vientos. El Che [CD], di Liliana Daunes/C. Korol, Amrica Libre, Buen. Aires

ROBERTO MASSARI (Roma/Bolsena)


Arana Serrudo, Federico, Che Guevara y otras intrigas, Planeta Mexicana, Mxico 2002
Azcuy Gonzlez, Rafael, La Cueva de los Portales, Pablo de la Torriente, La Habana 1996
Castaeda, Jorge G., Compaero. Vita e morte di E. Che Guevara, Mondadori, Milano, 1997
Cupull, Adys-Gonzlez, Froiln, Gigante moral, Ed. Capitn San Luis, La Habana 1999
Cupull, Adys-Gonzlez, Froiln, Mart nel Che, Massari editore, Bolsena 2003

393
Delgado Daz, Carlos Jess, Diccionario temtico Ernesto Che Guevara, Ed. de Ciencias
Sociales, La Habana 2000
Glvez Rodrguez, William, Viajes y aventuras del joven Ernesto. Ruta del Guerrillero,
Editorial de Ciencias Sociales, La Habana 2002
Gambini, Hugo, El Che Guevara, Planeta, Buenos Aires 1997
Garcs, Mara del Carmen, La guerrilla del Che en Bolivia, Sur Ed., Quito 19992
Gonzlez Torres, Carlos D., Ernesto Che Guevara en Punta del Este, 1961,
Editora Poltica, La Habana 2001
Guevara, Ernesto Che, Otra vez, Editorial Sudamericana, Buenos Aires 2000
Guevara Lynch, Ernesto, Mi hijo el Che, Sudamericana/Planeta, Buenos Aires 1986
Martnez Victores, Ricardo, 7RR La historia de Radio Rebelde, Ed. de Ciencias Sociales,
La Habana 1978
Nez Jimnez, Antonio, El Che en combate. La campaa guerrillera en Cuba central,
Editorial Letras Cubanas, La Habana 1996
Rojo, Ricardo, Mi amigo el Che, Editorial Sudamericana, Buenos Aires 1998
Tapia Aruni, Eusebio, Piedras y Espinas en las arenas de ancaguaz. Relato
y testimnio de un sobreviviente, Qhanachawi, La Paz 2001
Vzquez Viaa, Humberto, La guerriglia del Che in Bolivia. Antecedenti, Massari edito-
re, Bolsena 2003
Mappa dettagliata e itinerari turistici della Ruta de los combatientes del Che, La Paz

in DVD:
Che Guevara. Hasta la victoria siempre, di Ferruccio Valerio, a cura di Rino Salina,
consulenza Centro Storico, Finson spa, Milano 2003
Ernesto Che Guevara. Uomo, compagno, amico..., di Roberto Massari, Massari editore,
(authoring: Tema 39), Bolsena 2003

IL PAPIRO EDITRICE (Sesto S. Giovanni-MI)


Tablada Prez, Carlos, Economia, etica e politica nel pensiero di Ernesto Che Guevara,
Il Papiro, Sesto S. Giovanni (MI) 1996

ANTONIO PEREDO LEIGUE (La Paz)


Fundacin Che Guevara, Che. Vida, pensamiento, accin, Fund. Che Guev., La Paz 1999
Peredo Leigue, Antonio, Inti y Coco, combatientes, Fundacin Che Guevara, La Paz 2000

ANTONINO PETRUCCI (Avezzano-AQ)


Ritagli di giornali italiani riguardanti il Che

LUCIANO PLOTEGHER (Trento)


Moneta da 3 pesos (a ciondolo)

ROBERTO PORFIRI (Roma)


Korda, Alberto (Daz Gutirrez), Ritratti di Che Guevara, Museo Ken Damy, Brescia 1995
Central Intelligence Agency, Documenti sul Che, a cura di Roberto Porfiri [fotocopie]

ROBERTA POTOCCO (Udine)


2 Fotografie di Chichina Ferreyra, al liceo di Crdoba, nel 1951 (copie)

ROCCO PRIMAVERA (Guardiagrele-CH)


Primavera, Rocco, La farfalla e luragano. Note di studio su Ernesto Guevara, LAncora
del Mediterraneo, Napoli 2003

394
AMALIO JUAN REY (Crdoba/Argentina)
Maidanik, Kiva, El Che y el problema de la pluralidad y la unidad de la izquierda,
in Ideologa y Poltica, agosto 1988 [fotoc.]
Rey, Amalio Juan, Sobre el mensaje del Che Guevara a los Argentinos el 25 de Mayo
de 1962, Narvaja Editor, Crdoba 1999

JUAN IGNACIO SILES DEL VALLE (La Paz)


Siles del Valle, Juan Ignacio, Que el sueo era tan grande, Plural editores, La Paz 2001

CARLOS SORIA GALVARRO (La Paz)


Soria Galvarro, Carlos, Paco cuenta su historia, en Presencia, 2 agosto 1996

UNIVERSIT DI CRETA (Grecia)/DAVID KUNZLE (California)


Hadjinicolau, Nicos (a cura di) The Death of Che Guevara [
],
Rethymno Contemporary Art Centre/University of Crete, Thessaloniki 2002
(catalogo della mostra allo State Museum of Contemporary Art in Thessaloniki, 2003)

REGINALDO USTARIZ ARZE (Cochabamba)


Ustariz Arze, Reginaldo, Vida, muerte y resurrecin del Che, edizione dellautore,
Cochabamba 2002

HUMBERTO VZQUEZ VIAA (Santa Cruz/Bolivia)


Vzquez Viaa, Humberto, Una guerrilla para el Che. Antecedentes, Editorial R.B.,
Santa Cruz 2000 [3 copie]

RICCARDO VINCIGUERRA (Casal Cermelli-AL)


Centro de Estudios Che Guevara, Che fotgrafo, Pentagraf Impresores,Valencia 2002

VARIE (sullAmerica latina, Argentina, Bolivia, Cuba ecc.)

CENTRO CULTURAL DE LA COOPERACIN (Mendoza/Argentina)


Aa. Vv., El peronismo. Historia de una pasin argentina, Desde la Gente, Buenos Aires 1994

CIRCOLO NIEVSKI (Catania)


Calendario Cuba 2003: ahora

FROILN GONZLEZ (La Habana)


Paradigmas y utopas, La Revolucin cubana, Mxico, 2001

ROLANDO GONZLEZ PATRICIO (Centro de Estudios Martianos, La Habana)


Hart Dvalos, Armando, tica, cultura y poltica, Centro de Estudios Martianos,
La Habana 2001

ROBERTO MASSARI (Roma/Bolsena)


Furiati, Claudia, La storia mi assolver. Vita di Fidel Castro. Una biografia consentita,
Il Saggiatore, Milano 2002

395
Otero, Lisandro, Assalto allUtopia, Tre Editori, Roma 1998
Pereyra, Daniel, Del Moncada a Chiapas. Historia de la lucha armada en Amrica latina,
Editorial Canguro, Buenos Aires 20004
Rojas, Guillermo, Aos de terror y plvora. El proyecto cubano en la Argentina:
1959-1970, Ed. Santiago Apstol, Buenos Aires 2001
Trento, Angelo, La Rivoluzione cubana, Giunti, Firenze 2002
Vitale, Luis, De Bolvar al Che, Cucaa ed./Pladesec, Buenos Aires 2002

JORGE ORDUNA (Mendoza/Argentina)


Orduna, Jorge, De eso no se habla. Lo que hay detrs de la doble nacionalidad de los
argentinos, Sur Editores, Quito 1999
Orduna, Jorge, El problema de la droga, Sur Editores, Quito 19992

IL PAPIRO EDITRICE (Sesto S. Giovanni-MI)


Borge, Toms, Un chicco di mais, il Papiro, Sesto S. Giovanni (MI) 1994
Ospaaal, Arte della solidariet, Tricontinental/il Papiro, Sesto S. Giovanni (MI) 1997

MARIO SANTUCHO/DIEGO SZTULWARK (Buenos Aires)


Situaciones, Ediciones De Mano en Mano, Buenos Aires, n. 1 (2000), n. 2-3 (2001)

CARLOS SORIA GALVARRO (La Paz)


Soria Galvarro, Carlos, Con textos, Plural Editores, La Paz 2002
Soria Galvarro, Carlos, Re cuentos, Plural Editores, La Paz 2002 (cap. 4: Chemana)

DIEGO SZTULWARK (Buenos Aires)


La Escena contempornea, Buenos Aires, n. 5 (sett. 2000), n. 6 (giugno 2001)

ROSINA VALCRCEL (Lima)


Associacin Cultural Alma Matinal, Un minuto cantado para Sierra Maestra, Lima 1999

HARRY VILLEGAS TAMAYO [POMBO] (La Habana)


Puebla, Tet, Marianas en combate. El Pelotn femenino Mariana Grajales en la guerra
revolucionaria cubana, Pathfinder, New York 2003

396
SOMMARI DEI NUMERI PRECEDENTI
Anno I, n. 1 - 1998 [pp. 256, (in esaurimento) prezzo dantiquariato 39]
Presentazioni: Verso dove e perch (a.g.); Le ragioni di un uomo e di una neonata Fondazione
(r.m.); Due lettere e un articolo (Roberto Guevara). Interventi: Un incubo per il pensiero unico
(Gianni Min); Appunti sul Che e la Rivoluzione cubana (Aldo Garzia); Il nostro Che Guevara
(Roberto Massari). Ricerche: Che Guevara e il Congo (Richard Gott); Testimonianze sull'uomo
Guevara (Antonio Moscato); Guevara e l'Italia (Enzo Santarelli). Materiali per la storia: El
Che: mito e realt (Mario Vargas Salinas); Il mio diario di Bolivia (Harry Villegas Pombo).
DOSSIER sul dibattito economico a Cuba: Le categorie mercantili nella fase di transizione
(Ernest Mandel); Il grande dibattito economico (Ernest Mandel); Marx/Guevara: note sulla
legge del valore (Rocco Primavera). Varie: Qualsiasi cosa cerchi di scrivere (Italo Calvino); La
guerriglia del Che e la narrativa boliviana (Carlos Soria Galvarro); Hasta siempre di Carlos
Puebla (a c. di Meri Lao). Schede e recensioni: P.I. Taibo II, Senza perdere la tenerezza (A.
Riccio); P. Kalfon, Che. Une lgende du sicle (A. Moscato); J.G. Castaeda, Compaero (R.
Massari); J.L. Anderson, Che. Una vita rivoluzionaria (A. Garzia); Inti-Rolando ecc., In Bolivia
con il Che. Gli altri diari (M. Papacci); E. Che Guevara, Prima di morire (A. Moscato); M. Lao,
Al Che. Poesie e canzoni dal mondo (F. Peleggi); F.D. Garca-. Sola, Che. Immagini di un
uomo dentro la storia (R.M.). Sezione bibliografica: Donata la biblioteca Massari sul Che (a c.
di Paola Tricoli); Videofilmografia guevariana (a c. di Roberto Porfiri). Notizie dal mondo:
Notiziario (a c. di Gianfranco Ginestri). Donazioni: Primo elenco. Notizie dai circoli.

Anno II, n. 2 - 1999 [pp. 368, (in esaurimento) prezzo dantiquariato 29]
Lettera alla Redazione (Roberto Guevara de la Serna). Interventi: Guerra no, guerriglia s
(Roberto Massari); E si spartiranno il nome (Fernando Martnez Heredia); La morte del Che
nella lotta ideologica (Giulio Girardi); Quellorgoglio della dignit umana (Saverio Tutino); Il
personaggio chiave della nostra generazione (Paco Ignacio Taibo II); Che non si ripeta il crimi-
ne (Mario Jorge Muoz-Manuel Gonzlez Bello). DOSSIER BOLIVIA. Il Partito comunista di
Bolivia prima, durante e dopo (a c. di Carlos Soria Galvarro): Da La Paz al lettore italiano
(Carlos Soria Galvarro). I. PRIMA (1964-1967); II. DURANTE (marzo-agosto 1967); III. DOPO
(1967-1984); IV. SUL BANCO DEI TESTIMONI. Ricordi (Loyola Guzmn Lara); Retroscena della
fase preparatoria (Humberto Vzquez Viaa); Una risposta necessaria (Oscar Zamora
Medinacelli); La direzione capitolatrice del Pcb (dal Granma); Da La guerriglia del Che
(Rgis Debray); Sugli impegni di Mario Monje (Anonimo boliviano); Sensi di colpa e autocritica
(Ramiro Barrenechea Zambrana); Un protagonista riservato e un critico severo (Rodolfo
Saldaa e Ramiro Otero); DallIntroduzione necessaria (Fidel Castro); Da Il racconto di
Fidel (Gianni Min). Ricerche: La scelta della Bolivia (Thomas Varlin); Lodissea del Diario
del Che in Bolivia (Carlos Soria Galvarro); Testimonianza, emarginazione sociale e utopia nella
guerriglia di ancahuaz (Juan Ignacio Siles del Valle). Materiali per la storia: La guerriglia
di ancahuaz (Loyola Guzmn Lara); Testimonianza di un sopravvissuto di ancahuaz
(Eusebio Tapia Aruni); Il sogno rivoluzionario del Che era lArgentina (Ciro R. Bustos);
Testimonianza (Elizabeth Burgos); Il documentario di Roberto Savio (Roberto Porfiri); Il Che
mi ha cambiato la vita (Dariel Alarcn Ramrez Benigno); Dichiarazione di Vallegrande (10
ott. 1997). Inediti boliviani del Che: Cinque giornalisti toccano un pezzo di storia (Gustavo
Guzmn); Il Che valuta i suoi uomini (Carlos Soria Galvarro); [Schede di valutazione dei guer-
riglieri] (Ernesto Che Guevara); I libri di un combattente (Jos Roberto Arze); [Piano di letture
in Bolivia] (Ernesto Che Guevara). Inserto fotografico a colori. Varie: A La Higuera, con foto
di campesinos boliviani (Aldo Zanchetta); Sulle orme del Che, in bicicletta (Filippo Giordano);
Il Recorrido del Che (Emilio Lambiase); Un Premio per Il comandante Gonzalo di Paolo Cagnan
(Lucca); Discorrendo di cinema e guevarismi (Pasquale Favretto); 40 Anniversario della morte
di Camilo Cienfuegos (Gianfranco Ginestri); Preservare limmagine del Che (dal Granma
Internacional); Il nostro incontro di Marzabotto (r.m.); Una vignetta di Zap & Ida. Teatro:
Che Guevara e Don Chisciotte di Lucio Vinciarelli; Hasta siempre: recital per il Che di
Lorenzo Costa; Ernesto Che Guevara (un musical) di Mario Moretti e Claudio Boccaccini.
Canzoni: Se tu fossi vivo di Roberto Leoncino; Chiudi gli occhi al buio di Fabio Furnari;
Merda dartista di Stefano Bruzzone (degli Altera). Recensioni e schede: H. Gadea, I miei
anni con il Che. Dal Guatemala al Messico (A. Garzia); E. Che Guevara, Passaggi della guerra

397
rivoluzionaria (G. Ginestri); R. Massari, Che Guevara in Cd-Rom (C. Mulas Corraine); R.
Barrenechea, El Che en la poesa boliviana (G. Vittorangeli); E. Guevara Lynch, Mio figlio il
Che (R. Massari); E. Guevara Lynch, Aqu va un soldado de Amrica (R. Massari); S. Tutino,
Guevara al tempo di Guevara, 1957-1967 (A. Garzia); R. Massari, Che Guevara. Luomo dal
mito alla storia (A. Moscato); Aa. Vv., Attualit del Che (A. Moscato); A. Cupull-F. Gonzlez,
Canto inconcluso. Una vida dedicada al Che (R. Massari); E. Che Guevara, Passaggi della
guerra rivoluzionaria: Congo (A. Moscato). Sezione bibliografica: Bibliografia sul Che in
Bolivia (a c. di Roberto Porfiri); Archivio storico della Fondazione (a c. di Roberto Massari).
DallItalia e dal mondo: Terzo notiziario (a c. di Gianfranco Ginestri e altri). Lettere firmate:
F. Concetti; G. Bongiovanni; G.B. Foschi; A. Tamburrini. Donazioni: Secondo elenco.

Anno III, n. 3 - 2000 [pp. 400, 15.5]


Lettera alla Redazione (Centro Argentino Che Guevara/El Mate). Interventi: Il Che e a reli-
gio (Roberto Massari); In dialogo con il Che (Diego Sztulwark); Un pensatore marxista e
umanista (Michael Lwy); Le idee del Che di fronte alla globalizzazione (I) (Giulio Girardi);
Decostruzione di un mito (Elizabeth Burgos); Tre tesi per una riflessione necessaria (Peppe
Sini). DOSSIER Argentina: Lincontro con Frondizi [fumetto] (A. ed E. Breccia e H. Oesterheld);
1. Lambiente e la famiglia: Il giovane Ernesto (Pepe Aguilar); Alluniversit di Crdoba
(Alberto Granado Jimnez); La madre Celia de la Serna (Adys Cupull e Froiln Gonzlez);
Lultima lettera a Ernesto (Celia de la Serna de Guevara); Ricordi di famiglia (a c. di Adys
Cupull e Froiln Gonzlez); Mio fratello Ernesto (Roberto Guevara de la Serna). 2. Rapporti
con il peronismo: Ernesto Guevara e il peronismo (Envar El Kadri); Il terzo uomo nellombra
(Rogelio Garca Lupo); Appunti sul Che (John William Cooke); J.W. Cooke: un vecchio avver-
sario (Eduardo Gurucharri); Da Pern al Che (1945-1967) (Roberto Baschetti); Per la morte del
Che (Juan Domingo Pern). 3. Guerriglie e guerriglieri: Lincontro con il Che, in quegli anni
(Manuel Justo Gaggero); Ricordo di Jorge Ricardo Masetti (Gabriel Molina); LEsercito guerri-
gliero del popolo (Humberto Vzquez Viaa); J.R. Masetti: El Comandante Segundo (Gabriel
Rot); Mario Roberto Santucho (Mara Seoane). 4. NellArgentina doggi: La Cattedra argentina
Ernesto Che Guevara (Aldo Garzia); Affrontare lo studio del Che (Ctedra Ernesto Che
Guevara); La lezione di anatomia [acquaforte] (Carlos Alonso); Il socialismo e luomo (El
Mate/Uniendo manos); Filosofia per la rivoluzione (Rubn Dri); A proposito di un libro su
Santucho (Mario Santucho). Materiali per la storia: Lincontro di due argentini (conversazione
con Osvaldo Bayer); Intervista a Orlando Borrego (a c. di Marco Papacci e Roberto Porfiri); E
il Che disse a Loyola... (Roberto Porfiri); Suor Carmela (Humberto Vzquez Viaa); Il corpo
morto di Guevara (Franco Basaglia [nota di Peppe Sini]). Ricerche: Guevarismo e tradizioni
culturali in Argentina (Nstor Kohan); Zaino in spalla, in Bolivia (Humberto Vzquez Viaa);
Appunti sul Che e la burocrazia (Rocco Primavera). Inediti del Che: Sulla caduta di Pern
[estratti da opere edite] (a c. di R. Massari); Messaggio agli argentini (Ernesto Che Guevara);
La pietra [in morte della madre] (Ernesto Che Guevara); Il dubbio [racconto] (Ernesto Che
Guevara); Bozza di programma per la Bolivia (Ernesto Che Guevara). Polemiche: Chi trad Inti
Peredo? (Carlos Soria Galvarro vs. Osvaldo Chato Peredo); Gianni Min e la Fondazione
Guevara (un carteggio); Ernesto Guevara: o lincapacit di amare le donne (Antonio DAndrea);
Risposta di una compagna guevarista e femminista (Maddalena). Canzoni: Cohiba di Daniele
Silvestri.; Stagioni di Francesco Guccini. Varie: Lo scialle azzurro [racconto] (Mara del
Carmen Garcs); Immaginando Che [poesia] (Pierangelo Scatena); Cinque disegni (Rosanna
Canero Medici); Luomo Che va a La Habana (Filippo Giordano); Alla rivoluzione in bicicletta
(Flaviano De Luca); Servizio fotografico (a c. di Enrico Lambiase). Inserto fotografico a colori.
Recensioni e schede: E. Che Guevara, Otra vez (A. Garzia); H. Vzquez V., Una guerrilla para
el Che (C. Soria G.); Aa. Vv., El Che argentino (A. Garzia); E. Tapia A., Piedras y Espinas en
las arenas de ancaguaz (H. Vzquez); F. Giovannini, Le ultime ore del Che (R. Porfiri); M.
Rojas-Mirta Rodrguez, Tania la guerrigliera (G. Ginestri); A. Cupull-F. Gonzlez, Recuerdos
de familia (R. Massari); G. Rot, Los orgenes perdidos de la guerrilla en la Argentina (A.
Moscato); A. Peredo, Inti y Coco, combatientes (H. Borda L.); C. Feltrinelli, A. Grandi, Due bio-
grafie di G.G. Feltrinelli (A. Garzia). Sezione bibliografica: Bibliografia sul Che e lArgentina
(a c. di R. Porfiri e Diego Sztulwark); Archivio storico della Fondazione (a c. di Roberto
Massari). DallItalia e dal mondo: Notiziario (a c. di Gianfranco Ginestri e altri). Lettere fir-
mate: P. Aguilar, J. Castillo (Paco), E. Tapia (Eusebio), M. Garcs, I. Della Mea, P. Pecile,
K. Sassoni, M. Manca, C. Com. Alto Canavese Che Guevara. Donazioni: Terzo elenco.

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Anno IV, n. 4 - 2001 [pp. 400, 16]
Dichiarazione di Porto Alegre. Interventi: Lo spettro del Che si aggira da Seattle a Praga, a
Genova (Roberto Massari); Tra Rousseau e Martn Fierro.... (Luciano Dottarelli); Le idee del
Che di fronte alla globalizzazione (II) (Giulio Girardi).
DOSSIER Guevara e i Paesi dellEst: Le critiche allUrss e al sistema sovietico (Antonio
Moscato); Il riferimento a Guevara nella Polonia degli anni 60 (Zbigniew Kowalewski); N
calco n copia: il Che alla ricerca di un nuovo socialismo (Michael Lwy); Guevara e la
Cecoslovacchia (Vladimr Klofc); Il Che e la coscienza socialista (La Comuna di Buenos
Aires); Critica rivoluzionaria del socialismo reale (Giulio Girardi); Periodizzare il Che e il
socialismo (per capire entrambi) (Roberto Massari). APPENDICI al Dossier: 1. I Quaderni di
Praga: Una lettera di presentazione (Roberto Guevara de la Serna); Parole introduttive
(Orlando Borrego Daz); Introduzione a Note critiche al Manuale (Ernesto Che Guevara); I
7 volumi e i Quaderni di Praga (Orlando Borrego Daz); Che: un eccellente amministratore
socialista (Armando Hart Davalos). 2. Lo scontro con Bettelheim: Sequenza del Debate
econmico dal 1963 in poi (Roberto Massari); Legge del valore e costruzione del socialismo
(Charles Bettelheim); Forme e metodi della pianificazione socialista (Charles Bettelheim); La
pianificazione socialista, il suo significato (Ernesto Che Guevara); Lettera a Bettelheim
(Ernesto Che Guevara); Lautocritica [1974] (Charles Bettelheim). 3. Guevara visto dai
sovietici: Guevara e il mondo socialista (I. Lavreckij [Iosif Grigulevic]); Recensione al libro di
Iosif Grigulevic(Agenzia Novosti); Che, il rivoluzionario (Kiva Maidanik). 4. Le analisi degli
specialisti: Un sindacalista italiano incontra il Che (Gianni Alasia); Ricerca e dibattito critico
sullo sviluppo economico a Cuba (Saverio Tutino); Il dibattito sulla gestione socialista a Cuba
(Sergio De Santis); Il Che dallortodossia alleresia [estratti] (K.S. Karol). 5. Il Che a Roma:
Lincontro con Togliatti (Massimo Caprara); Il Che... a Genova, il Corriere della Sera e il
nostro dossier (r.m.).
Materiali per la storia: Latto di nascita originale di Ernestito (m.q.); La casa di calle
Avellaneda (Luis Hernndez Serrano); Hilda Gadea, compagna del Che in Guatemala e
Messico (Ricardo Gadea Acosta); Intervista al Che [1964] (Gianni Corbi [in memoriam]); Un
haitiano compagno del Che (Raimundo Gmez Navia); Incontro con Gino Don, litaliano del
Granma (Maurizio Chierici); Intervista a Manuel Pieiro L. (a cura di L. Surez, I. Zuazo,
A.M. Pelln). Ricerche: La morte di Guevara: aperti gli Archivi (a cura di Peter Kornbluh);
La morte di Guevara: una cronologia (P. Evans, P. Kornbluh e altri); Che-50, ombra del
Che per conto della Cia (Maurizio Chierici); LArchivio personale del Che allAvana (Mara
del Carmen Ariet). Polemiche: A proposito di Eusebio (Emilio Lambiase vs. Roberto
Massari); Risposta a un libello sul maschilismo di Guevara (Antonio Moscato); Korda e
Feltrinelli: una frase stucchevole si aggira per il mondo (r.m.); La menzogna su Korda: ferma-
te il soldato Ri(v)an! (r.m.). Varie: In memoria di Korda (Aldo Garzia); Masetti luomo di
profilo nella celebre foto di Korda? (g. gin.); Una foto si aggira per il mondo... (Alberto
Korda); Intervista ad Alberto Korda (Jos Aurelio Paz); Il Che fotografo (Mario Jorge
Muoz); Del Toro e Banderas: due volti per il Che (Claudia Morgoglione); Icona, mito, mes-
saggio... e commercializzazione? (David Kunzle). INSERTO FOTOGRAFICO. Una vignetta
(Vauro); Un bassorilievo al Che nella patria di Silone (Eliseo Parisse). Canzoni e musiche:
Celia de la Serna (Roberto Vecchioni); 1 aprile 1965 (Angelo Branduardi); Canzone per
Che (gli Skiantos); Ernesto (Geg Lorenzano); Conversazione con Carlos Puebla (Rafael
Lam); Sonate per pianoforte: Al Che e A Camilo (Giancarlo Zaffanella). Recensioni e
schede: Mayra Mendoza Gil, Per vivere come hai vissuto tu (a.g.); Enrique Oltuski, Gente del
llano (r.m.); L. Rosado E.-F. Surez R., Una mancha azul hacia el occidente (a.g.); Jorge
Risquet V., El segundo frente del Che en el Congo (a.m.); Orlando Borrego Daz, Che: el
camino del fuego (a.m.). Sezione bibliografica: Bibliografia sul Che e i Paesi dellEst (a cura
di R. Porfiri e Z. Kowalewski); Archivio storico della Fondazione (a cura di R. Massari);
Alcuni siti web italo-cubani sul Che (a cura di G. Ginestri). DallItalia e dal mondo:
Notiziario (a cura di Gianfranco Ginestri e altri). Lettere firmate: G. Ginestri, M. Verti, S.
Fenaroli, D. Kunzle2, Z. Kowalewski2, R. Gadea2, Centro Argentino Che Guevara, E. Tesser,

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Che Guevara
Quaderni annuali della Fondazione
I primi 2 numeri (in esaurimento) si possono avere solo a prezzi di antiquariato
n. 1 39 - n. 2 29
Gli altri a prezzi normali: n. 3 15.5 - n. 4 16 - n. 5 16
Abbonamento a 3 numeri (inclusi eventuali supplementi): 45
Versamenti sul c.c.p. della Massari editore (256 270 43)

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