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Numero 31 anno III

14 settembre 2011 edizione stampabile

L.B.G. DALEMA: LA CASTA NON ESISTE Valentino Ballabio CASE ALER: DECENTRARE PER RISANARE Antonio Gelormini TURISMO: RIFLESSI, BAGLIORI, RIVERBERI Lorenzo Sacconi CORRUZIONE: QUALI RIMEDI PER LA SINISTRA? 2 Giuseppe Ucciero RAPPRESENTANZA E CORRUZIONE: CHE FARE? Emilio Vimercati COSTI DELLA POLITICA: 17 MODI PER CAMBIARE Gianni Zenoni BASMETTO: IL PEGGIO SECONDO LE REGOLE Giovanna Menicatti LA DEMOCRAZIA NASCE ALLAREA CANI Marco Romano PIANIFICAZIONE CORROTTA: STORIA Vannino Chiti LISLAM E LA PAURA DELLE MOSCHEE Emilio Battisti EXPO ANCHE A MONZA: PERCH NO? Ileana Alesso PARIT: FARE A PUGNI? VIDEO VITTORIO GREGOTTI CITT, PICCOLO E MEGLIO? LA NOSTRA MUSICA Fabrizio de Andr MORIRE PER DELLE IDEE Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo CINEMA a cura di Paolo Schipani e Marco Santarpia www.arcipelagomilano.org

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DALEMA: LA CASTA NON ESISTE! Luca Beltrami Gadola


Proprio cos. La casta non esiste, c solo nella testa dei qualunquisti. quello che Massimo DAlema ha gridato nel microfono luned sera alla festa del Pd prima di parlare di Expo. Una battuta sbagliata nella citt sbagliata. Fa il paio con la dichiarazione del prefetto Lombardi del gennaio scorso: La mafia a Milano non esiste. Frasi storiche. Sbagliata e inopportuna la frase in s perch nega un fenomeno sotto gli occhi di tutti e cerca di far passare per qualunquisti tutti quelli che di casta parlano - la maggioranza dei cittadini e dei commentatori - ma soprattutto relega ingiustamente nel qualunquismo tutti quelli che dellesistenza di questo fenomeno ne soffrono personalmente come frustrazione di ogni aspirazione a partecipare alla vita politica, come negazione alla legittima aspirazione di cambiamento e di rinnovo della classe dirigente di questo Paese. Larroganza di DAlema un tratto caratteristico della sua personalit, uno di quei tratti tra i tanti del carattere di ognuno di noi che il passare degli anni attenua o accentua: in DAlema si accentua - purtroppo - e gli impedisce, berlusconianamente, di guardare alla realt. Tant che questa infelice frase lha pronuncia a Milano, dove lelezione di Giuliano Pisapia a sindaco ha avuto tra i principali elementi di successo proprio la distanza dalla casta e la sua apertura a quella parte del popolo di sinistra insofferente della cappa opprimente delle logiche di partito. Mi domando quale sarebbe stata il 30 maggio scorso la reazione della gente in piazza del Duomo se Giuliano Pisapia a conclusione della sua campagna elettorale avesse pronunciato quella frase. Forse se lo potrebbe domandare anche Massimo DAlema che fortunatamente luned sera aveva davanti a s due o trecento persone comunque molto ben disposte nei suoi confronti, in una festa del Pd sicuramente sotto tono e della quale i giornali, che il nostro ama quanto Berlusconi, hanno dato scarsissimo conto e comunque proporzionato al numero dei visitatori. Linfelice esordio della serata non stato compensato dal suo seguito. Chi si aspettava di sentire qualcosa di nuovo su Expo 2015 se n andato a casa cos comera arrivato. Stefano Boeri, con la passione che gli propria e che gli va riconosciuta sino in fondo, quasi caparbiet, ha difeso il suo progetto ma non ha certo potuto rassicurare la platea sul percorso finale delloperazione e dire con sicurezza quanto ne rester in piedi dopo i tagli che il consiglio di amministrazione di Expo S.p.A. avr fatto secondo una logica che si faticher a capire o che forse sar fin troppo chiara. Sull intervento di DAlema non c molto da dire: una rivendicazione dei propri meriti nelloperazione di candidatura, un racconto del passato. Un uomo del passato. Appunto.

CASE ALER: DECENTRARE PER RISANARE Valentino Ballabio


Difficile pensare di compiere lattesa svolta nellamministrazione della citt senza un cambio di visuale, senza una piccola rivoluzione copernicana che ammetta il passaggio da unazione di governo tutta irradiata dal centro a una di autogoverno costruita nelle periferie. Non si tratta solo di dare pi poteri alle Circoscrizioni e favorire la partecipazione come da formule rituali, bens di concepire una nuova e netta ripartizione dei compiti e delle responsabilit tra un livello locale, che assimili del tutto le municipalit ai comuni di medie dimensioni, ed un livello sovracomunale metropolitano. Al primo vanno riservate tutte le funzioni di gestione e amministrazione ordinaria, al secondo tutti i poteri di governo strategico, programmazione di medio e lungo termine e alta amministrazione. La questione non riguarda solo le istituzioni strettamente comunali, ma pi in generale gli enti deputati ai principali problemi sociali e territoriali, dalle ASL alla ALER. Prendiamo questultima. Le cronache estive non hanno mancato di segnalare situazioni di grave disagio e degrado, tanto da richiedere interventi di emergenza in numerose case popolari a fronte di pericoli per la salute (invasione topi e altro). Per non parlare della piaga cronica delle occupazioni abusive, spesso legate a fenomeni di microcriminalit, racket, spaccio, ecc. Proviamo allora ad applicare il criterio esposto in premessa a questo specifico tema. Che senso ha infatti la gestione centralizzata di 63.223 appartamenti ALER pi 23.600 comunali da parte di un unico megaente? Come possibile seguire la manutenzione e la cura minuta di quella che praticamente una citt dentro la citt senza incorrere in moduli organizzativi e burocratici di stampo pressoch sovietico? E come legare i problemi riguardanti il patrimonio edilizio (dalla conservazione al decoro) a quelli di natura sociale (dalle assegnazioni alla convivenza) ed economica (riscossione di spese ed affitti)? E come contrastare labusivismo, sempre borderline tra necessit e racket manovrato? Su questultimo aspetto mi permetto di ricordare unesperienza personale. Trovandomi in anni passati sindaco di una citt dellhinterland con forte insediamento di case popolari (allora IACP) provai a contrastare lendemico fenomeno delle occupazioni abusive con un fatto esemplare, recandomi di persona - accompagnato solo da un vigile e da un fabbro a sgomberare un appartamento appena occupato, con laccortezza di gettare i materassi dellabusivo dalla finestra verso il cortile, alla vista di tutti. Nel linguaggio dellambiente la notizia che il Sindaco si fosse impegnato personalmente e materialmente a liberare lalloggio nonch ad accompagnarvi il legittimo assegnatario risultata pi eloquente di ogni ordinaria misura di burocrazia e polizia, buona a scoraggiare successivi tentativi. Evidentemente un simile episodio difficilmente riproducibile nella grande citt, se non dentro un diverso modello istituzionale nel quale nuovi Sindaci di nuove Circoscrizioni risultino responsabilizzati in materia di gestione del patrimonio pubblico

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www.arcipelagomilano.org tica. Forse compito delle assemblee elettive (Consiglio Comunale e Consigli di Circoscrizione, poich Sindaco e Giunta saranno inevitabilmente assorbiti da problemi immediati e imminenti) provare a guardare pi in l, avvalendosi dellapporto di una societ civile informata, consapevole e disponibile a recuperare la dignit ed il valore di una politica oggi purtroppo ridotta a mero costo da tagliare.

insieme alle relative problematiche sociali e ambientali, ovvero parte preponderante della condizione delle periferie. Tutto ci per presuppone lo spostamento del centro di gravit, il passaggio da un sistema aristotelico mono-centrico ad uno galileiano poli-centrico (bastava che guardaste nel telescopio!). Ovvero dallorganizzazione verticale e dicasteriale degli assessorati a una orizzontale e territoriale, con esecutivi collegiali e apparati flessibili e fungibili.

Sarebbe dunque possibile, non ostante o forse proprio in forza delle sfide poste dalla crisi presente, avviare una discussione vera sulla ratio dellordinamento pubblico, onde evitare che dopo ventanni di inerzia - in cui la classe politica si trastullata con la favola della governance ed il giochino dei tavoli o peggio con lillusione di un infausto federalismo- lo stesso sistema possa venire stravolto per decreto in pieno ferragosto, per altro sotto la voce fuorviante dei costi della poli-

TURISMO: RIFLESSI, BAGLIORI E RIVERBERI Antonio V. Gelormini


Al giro di boa ferragostano di una scialba estate italiana, che si trascina stancamente avanzando solo di bolina e che ha visto rimanere a casa oltre la met degli abituali vacanzieri nazionali, gli unici dati che continuano a gonfiare lo spinnaker del turismo, sono quelli sciorinati da un Ministero che da tempo brilla solo della propria evanescenza. Dati insistentemente propinati con enfasi e autocompiacimento, che si soffermano con astuta parzialit sulla prospettiva percentuale degli arrivi, ma che nulla dicono, invece, sul fronte pi concreto delle cosiddette presenze. La durata, in pratica, dei soggiorni relativi a quegli arrivi, che in un Paese ricco di porti, di approdi crocieristici, di coste, di mete e percorsi devozionali, rischiano di registrare un gran numero di passaggi turistici da toccata e fuga. Gli aspetti pi allarmanti riguardano in particolare linesorabile e progressiva perdita di appeal dellItalia come destinazione balneare e linadeguatezza evidente delle strategie programmatiche e promozionali, messe in atto dagli enti preposti a un tale nevralgico settore delleconomia nazionale. Impressionante come nel bel mezzo di una crisi senza precedenti e di una serie di amare e disperate misure governative, la manovra italiana non riesca a far presa su una leva come il Turismo, per contribuire a dare impulso allindispensabile stimolo alla crescita, da pi parti auspicato e a pi voci fortemente richiesto. Nel Paese col numero tra i pi alti di chilometri di spiagge e di coste, e col maggiore indice di concentrazione di beni culturali al mondo, mortificante e per molti aspetti persino frustrante verificare come le cronache quotidiane sottolineino il successo dei Buoni Vacanza, voluti dal ministro Brambilla e utilizzati soprattutto da Campani e Lombardi, e la pioggia che cade su uno dei capolavori di Raffaello Sanzio, Lo sposalizio della Vergine, dal tetto dellAccademia di Brera a Milano. La testimonianza sconcertante di scelte governative che privilegiano lincentivo di prossimit e si accontentano del tourbillon di movimentazione domestica delle risorse, invece di concentrare gli sforzi per potenziare la capacit attrattiva verso virtuose attenzioni straniere. Portatrici di risorse nuove e preziose, in grado di ossigenare conti e bilanci nazionali, nonch finanze e traffici locali. Il tutto esaurito di Ferragosto un leit-motiv storicamente statistico, che non pu continuare a far notizia. Piuttosto dovrebbe farla lincessante riduzione della sua durata media. Checch annuncino i diversi Osservatori, le lunghe e corpose file di auto, camper e roulotte francesi e tedesche sulle strade ed autostrade italiane da tempo si sono fatte pi esili e anchesse pi evanescenti. A tal proposito risulta ancora pi inspiegabile la crociata governativa verso laccorpamento delle festivit, per eliminare i cosiddetti ponti. Minare e far brillare i piloni sui cui poggia lesile infrastruttura programmatica della destagionalizzazione turistica italiana, sa tanto di visione annebbiata e di disperato climbing su specchi senza riflessi. Ci si accontenta pragmaticamente e sbrigativamente delluovo contingente, per rinunciare alla cura lungimirante, sostenibile e certamente pi impegnativa della gallina. Cullarsi nellillusione di unItalia magica porter inesorabilmente, prima o poi, al crudo risveglio dellavvento di una destinazione concorrente pi magica, pi conveniente e pi attraente. UnItalia unica e irripetibile presume ed esige, invece, linvestimento costante e progressivo dellimpegno di tutti nel promuovere, tutelare e trarre valore aggiunto dal patrimonio inestimabile da essa detenuto e custodito. Nello stimolo e nella valorizzazione dellorgoglio di ognuno e della responsabilit di ciascuno.

CORRUZIONE: QUALI RIMEDI PER LA SINISTRA? 2 Lorenzo Sacconi


1. Nella prima parte (si veda il n. 30 di ArcipelagoMilano) ho definito la corruzione in generale e ne ho identificato due tipi, mostrando quattro ragioni per cui il tipo di corruzione che tocca gli esponenti della sinistra cos nocivo per la sinistra stessa. In particolare esso sembra dimon.31 III 14 settembre 2011 strare limpossibilit dellazione collettiva volta alla produzione di beni pubblici. Fortunatamente per, rovesciando il ragionamento, possiamo anche trovare la cura alla corruzione. Il modello opposto a quello degli incentivi privati selettivi infatti una politica basata sulladesione a una piattaforma morale e ideale di principi, connessa a un insieme di credenze fatto, e ad alcune narrazioni esemplari, da cui discendono le principali opzioni di un programma fondamentale - ci che altrove ho chiamato unideologia.

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Il problema per il PD il suo deficit di ideologia - e il caso Penati lo dimostra (si ricordino la concessione di fondi provinciali per le ronde, la retorica nordista e le polemiche anti anime belle pro-immigrati, il fascino per le societ autostradali, le vacue polemiche a sinistra). Non dico ovviamente che tutte le ideologie siano buone. Quella comunista ad esempio non lo era, e comunque non era pi in grado di svolgere la funzione per cui unideologia concorre alla soluzione del problema di cooperazione e coordinamento dellazione collettiva per la produzione di beni pubblici. Tuttavia nessuno meno che mai il PD - pu fare a meno di unideologia, perch essa risponde al fatto che la razionalit umana limitata e linformazione sul futuro incompleta. Ci richiede di usare concetti (idee) astratti e generali per poter trattate informazioni imprecise su stati del mondo non noti (ad esempio le conseguenze delle politiche), e poterli assimilare a una classe di fatti noti, nel senso che soddisfano (oppure no) un dato principio. Questo fondamentale per la reputazione del partito presso i suoi aderenti ed elettori. E impossibile per un elettore giudicare ogni singolo atto e proposta nei dettagli. Tuttavia nel pi ampio numero di casi in cui la conoscenza limitata - egli pu utilizzare le informazioni di cui dispone per confrontarle con lideologia, e quindi decidere se il partito cui dava fiducia continua a meritarla, cio ha buona reputazione. Ma c un aspetto dellideologia cos intesa che ancora pi importante. Se deriva da un patto costitutivo imparziale tra i membri del partito, essa consente di risolvere il problema della corruzione in quanto fonte di motivazioni che spingono a partecipare allazione collettiva senza bisogno degli allettamenti privati ottenuti mediante la corruzione. In proposito leconomia comportamentale e sperimentale dimostra che (a) se agenti parzialmente egoisti come chiunque altro concordano su un principio etico generale (ad es. un principio di giustizia sociale e di equit distributiva) in modo imparziale, poich astraggono dalla loro posizione immediata, (b) posto che ciascuno di loro si aspetti che gli altri agenti rispondano reciprocamente conformandosi, (c) essi sviluppano anche un desiderio di conformit, bench questo non sia sostenuto direttamente dallinteresse materiale. Insomma, principi ideali

generali e astratti di giustizia, se concordati in modo imparziale e non forzato, e se sostenuti da aspettative di reciproca conformit, generano motivazioni allazione che sono efficaci nel guidare il comportamento. In fin dei conti semplice: se abbiamo unideologia condivisa e ci aspettiamo che tutti gli altri partecipanti facciano la loro parte, allora desideriamo metterla in pratica. Ci fonte di soddisfazione, che pu ripagare (magari solo parzialmente) il costo dellazione collettiva, anche senza che otteniamo alcun incentivo personale. Se tuttavia ci aspettiamo che la reciproca conformit degli altri venga meno, allora questa motivazione intrinseca si annulla (ecco il possibile effetto catastrofico della vicenda di Penati sul PD milanese). Insomma, la debolezza della costituzione valoriale, culturale e programmatica fondamentale del PD un partito che ha saltato la fase del patto costituzionale condiviso pensando che un po di leaderismo e le primarie potessero bastare - insieme causa ed effetto del diffondersi di fenomeni di malcostume nel suo corpo. Una parte della cura sarebbe perci lavorare a una tale piattaforma culturale, valoriale e programmatica condivisa, come fonte di soddisfazione intrinseca per i suoi stessi aderenti. 2. Oltre ai principi occorrono tuttavia le regole. Il PD giustamente fiero di avere adottato un suo codice etico. Ma buono quel codice? Indicher tre difetti principali, che non lo rendono efficace come base da cui derivare comportamenti preventivi contro la corruzione, suggerendo quindi alcuni miglioramenti. Primo: piuttosto che ancorare la discrezionalit dei dirigenti politici a un insieme di principi di etica pubblica, quali limparzialit e limpersonalit, lequit, il benessere generale ecc., si limita ad affermare lautonomia della politica. Se essa intesa in modo equivalente allindipendenza dagli interessi particolari, allora solo un testo mal formulato. Lautonomia la caratteristica dellagente morale in generale (in senso kantiano). Ma ci che dovrebbe caratterizzare il politico non dipendere nelle sue scelte discrezionali da interessi particolari, per essere cos vincolato solo dai principi universali e astratti di unetica pubblica accettabile imparzialmente e impersonalmente (secondo luso pubblico della ragione, e in questo senso capace di garantire lautonomia morale). Inneggiare

allautonomia del politico pu avere un significato pratico tuttaffatto diverso. Secondo. Bisogna saper applicare i principi nelle situazioni critiche in cui il rapporto con i vari interlocutori sociali portatori di interessi (stakeholder) pu mettere in dubbio quellimparzialit, indipendenza ed equit. E inutile fingere che tali situazioni non esistano. Un partito, specie se i suoi rappresentanti accedono a funzioni di governo, avr sempre a che fare con la composizione degli interessi. Il problema che nellesercizio della legittima discrezionalit il dirigente politico o amministratore pubblico metta in pratica principi e regole di equo bilanciamento, che siano preventive contro labuso di autorit, la collusione con interessi nascosti e la mancanza di diligenza nel perseguire gli interessi pubblici. Il codice del PD (per non parlare degli altri partiti che neppure ne hanno uno .) fa finta che questa funzione di equo bilanciamento, e quindi le regole per questi rapporti, non esitano. Analogamente riduce la gestione degli endemici conflitti di interesse potenziali, alla sola dichiarazione ex ante delle possibili fonti di interessi in conflitto. Paradossalmente poi non si occupa del fund raising a favore del partito, e quindi non prevede nulla contro la tendenza a fare raccolta fondi in modo eticamente questionabile da parte di vari singoli dirigenti, che sfocia con grande facilit, se non nella corruzione, nellapparenza di comportamenti impropri. Inoltre, non offre nessuna guida per affrontare essenziali questioni del genere seguente: come pu un amministratore pubblico locale ottenere il sostegno volontario da parte di imprenditori per interventi a favore delle sue politiche di coesione sociale o di sviluppo locale? In che nodo pu evitare che esse appiano o, peggio, abbiamo la natura di do ut des in vista di favori che gli imprenditori otterranno al momento di decisioni dautorizzazione dei loro affari? E se gli imprenditori sono naturalmente interessati a migliorare la loro reputazione nella comunit locale, al fine di facilitare le proprie attivit economiche in relazione con lamministrazione, in che modo tale motivazione strumentale pu essere messa al servizio della comunit locale e non dellillecito guadagno dellamministratore pubblico? La pubblicit e trasparenza delle donazioni alla citt, la loro finalizzazione a precisi interventi pubblici

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dichiarati e verificabili, il non coinvolgimento degli stessi soggetti in parallele contrattazioni. Oppure, nel caso di soggetti interessati a scelte dellamministrazione (autorizzazioni, appalti e concessioni, regolamentazioni), la contabilizzazione esplicita degli impegni presi dallimpresa a sostegno della coesione sociale e della protezione ambientale tra gli oneri che limprenditore disposto a sostenere per rendere eque e dinteresse generale le relative autorizzazioni. Cos da configurare una condivisione dei benefici tra limpresa e la comunit locale (o linternalizzazione da parte dellimpresa dei costi sociali e ambientali che essa produrrebbe) per le attivit che le istituzioni della comunit stessa permettono di svolgere sul proprio territorio. Ebbene tutti questi temi dovrebbero trovare risposta ed essere risolti con proposizioni univoche e chiare.

Rispondendo a queste domande il codice etico del PD sarebbe il contraltare ai codici etici e alle politiche di responsabilit sociale delle imprese. Lidea generale sarebbe favorire la buona cittadinanza di impresa (anche dei costruttori), invece che la corruzione dei funzionari pubblici. Terzo, mancano (anche nello statuto) adeguati criteri di indipendenza e terziet delle commissioni di garanzia che sono chiamate ad attuare il codice etico. In linea di principio dovrebbero essere composte da persone con competenze etiche adeguate, che non vivono di politica, che non hanno nel recente passato ricoperto cariche di partito, e che si impegnano per almeno un certo numero di anni dopo lincarico di garanzia a non accedere a cariche politiche o amministrative, in modo da evitare il fenomeno delle porte girevoli. In compenso dovrebbero avere capacit di iniziativa autono-

ma nella promozione della conoscenza, attuazione e verifica della conformit al codice etico, cui i dirigenti dovrebbero essere tenuti a collaborare, attraverso la realizzazione di attivit di formazione, audit etico periodico, e la redazione di bilanci sociali delle varie organizzazioni, tali da rafforzare laccountability del partito. Purtroppo, mancando uniniziativa autonoma dei garanti, il codice non viene riconosciuto come un documento fondante del partito, e non ha alcuna capacit di prevenzione. Esso resta lettera morta fino a quando il povero Luigi Berlinguer chiamato a chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati. Senza una specifica attivit di prevenzione (che non pu essere attivata dallazione dei magistrati), per il malcostume pu dilagare anche tra i quadri dirigenti di un partito che si fa inutilmente vanto del proprio codice etico.

RAPPRESENTANZA E CORRUZIONE: CHE FARE? Giuseppe Ucciero


La corruzione della politica figlia inevitabile della rappresentanza, prendiamone atto. La corruzione uso di poteri pubblici per fini privati. Quando avviene? Quando chi ha ricevuto da altri il potere pubblico, pensa che sia cosa sua. Nel momento in cui deleghiamo qualcuno alla cura dei nostri diritti, si crea il contesto che pu partorire comportamenti ai nostri danni. Un contesto tanto pi ampio e lesivo quanto pi forti sono i poteri concessi, pi ampia la sfera discrezionale, pi esteso il campo in cui si esplicano, meno forte letica pubblica e meno forte, attenta e sistematica, la pressione del rappresentato sul rappresentante. Senza rappresentanza non ci sarebbe corruzione, ma la rappresentanza, si dice, non evitabile. Nonostante lesperienza storica, listituto della rappresentanza detta ancora legge in politica, dove si assume per definizione che essa sola possa garantire la necessaria capacit tecnica di governo da parte di elits professionalmente preparate alla mediazione degli interessi, limitandosi il popolo a legittimarle una tantum con latto elettivo. Dopodich, un motto su tutti Non disturbate il manovratore!!!, e soprattutto cooptazione dei rappresentanti eletti nella gestione delle risorse di potere. Evidentemente, con tutti i suoi limiti, siamo di fronte ad uno schema politico ancora in grado di offrire servigi, ma fino a quando e a che prezzo? A quali condizioni si pu ancora accettare la sua prevalenza? E soprattutto, come limitare diffusione ed effetti della sua postilla velenosa, la corruzione? Possibile che sul versante opposto vi sia solo lo scomposto assemblearismo dove la volont popolare si esprime s, ma nella tragica forma del dilemma Cristo - Barabba? Possiamo invece pensare a uno schema politico rinnovato in cui le ragioni della rappresentanza siano integrate da forme crescenti di partecipazione diretta e di controllo popolare? E possiamo articolare questa direzione di ricerca e innovazione alla forma partito e alla forma pi ampia con cui pu esplicarsi un aggiornato concetto di cittadinanza? Stiamo alle cose pi vicine a noi e ahim pi scottanti. Lasciamo ovviamente perdere il centrodestra, dove tuttora prevalgono populismo sfrenato, espropriazione sistematica del cittadino, monopolio dei mezzi di comunicazione, in tal misura che si pu ben dire che siamo in presenza di un vulnus sostanziale del meccanismo democratico. Passiamo alla sinistra e al Partito Democratico, soprattutto, non perch a esso vogliamo male, ma al contrario perch gli vogliamo molto pi bene che ad altre formazioni, dove peraltro il costume cesaristico scalza progressivamente un meccanismo partecipativo pi articolato ed effettivamente capace di produrre rappresentanza condita da capacit di controllo. Dunque il PD. Chiediamoci se, oggi, la sua modalit di selezione dei rappresentanti sia adeguata a garantire la riduzione del rischio della corruzione, rafforzando con la forza dei meccanismi istituzionali la dote etica di ciascuno. Chiediamocelo, e rispondiamo esaminando come, quando, con quali check and balance, la rappresentanza nel PD limita la germinazione di comportamenti corrotti o semplicemente inadeguati a rappresentare gli interessi dei rappresentati. In breve, il PD ci appare come una macedonia di principi e procedure contraddittorie: da un lato linnovazione delle primarie, con il ricorso sistematico al Principe elettore. Dallaltra, meccanismi di selezione dei gruppi dirigenti del tutto sconnessi dalla pratica dei circoli e dalla rappresentanza dei territori e fondati sulla cooptazione. Fin dalla loro cellula elementare (il circolo), i dirigenti sono determinati secondo il principio di fedelt al ras della corrente, che, via via discendendo gi per li rami regionali, provinciali e cittadini, stabilisce sue liste bloccate, negando il diritto di scelta

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delliscritto e dellelettore e con questo, radicalmente, leffettiva rappresentanza. Gli eletti del PD son uomini suoi! Mentre si grida al porcellum, se ne istituisce una versione peggiorativa interna per scegliere i dirigenti del partito!! E unenormit tale che perfino Bersani se ne accorge, e ipotizza il ritorno a meccanismi di selezione dei gruppi dirigenti espressi dai territori. Da un lato, gruppi autoreferenziali, poco o nulla legittimati, rinchiusi in una logica da guerra per bande, sconnessi da uneffettiva rappresentanza degli interessi sociali di cui dovrebbero invece essere custodi, dallaltro porte aperte a chi vuole fare politica senza iscriversi a questa o quella corrente, stando sui contenuti (i fondamentali) e lasciando sulluscio le logiche di appartenenza. Non ci vuole molto a capire come questa cultura politica vertical - correntizia produca autoreferenzialit, scollegamento sistematico tra base e vertici, selezionando non per meriti e per autorevolezza ma per vicinanza e piaggeria, generando infine il terreno di cultura di comportamen-

ti corrotti, perch slegati dalla rappresentanza degli interessi. Allora tutti i dirigenti del PD sono corrotti o corruttibili? No, ma solo, e non poco, che si creano le premesse perch siano pi esposti alla condizione di cooptazione serva che la via maestra per la caduta etica. Ma la questione non solo targata PD e chi ci marcia si illude di non ritrovarsi a fare i conti con la sostanza del problema, che sempre ricordiamolo una questione di sistema. La vittoria di Pisapia stata accompagnata da una forte tensione partecipativa, ma ora che si preso il potere si pone il sempiterno problema dei vincitori di sinistra: esercitare il potere nel nome di o assieme ai cittadini e con quali forme. Non basta, dovremmo saperlo, esercitare il potere con buone intenzioni, poich di queste sempre lastricata la strada per linferno, da Robespierre in poi, ed sempre diversa la visione del rappresentato e del rappresentante. Occorre che il potere sia condiviso il pi possibile e con forme adeguate al contesto civile, allenorme serbatoio di com-

petenze, conoscenze e soggettivit espressi dalla citt. Non basta azzerare il vertice ATM (mossa eccellente), non basta metterci degli amministratori onesti e capaci (che non neppure poco), ma occorrono forme di partecipazione, elaborazione e condivisione delle decisioni, che pongano il cittadino nelle condizioni di esprimere bisogni, di orientare politiche, di strutturare scelte. In caso contrario, il gioco sar sempre lo stesso: quante rivoluzioni e speranze, ben altra cosa che la timida primavera arancione, si sono mangiate con la separazione dei dirigenti dal popolo la stessa possibilit di cambiamento! Avremmo voluto parlare di Penati, e infine diamocene atto ne abbiamo pur parlato. Non come vorrebbero tanti, dentro e fuori il PD, sollevando la sua vicenda personale per regolare vecchi e nuovi conti, ma per collocarla in un contesto di riflessione che superi i contorni di un caso individuale e si sforzi di collocare diagnosi e terapia su di un crinale pi ampio, capace di dare, con le spiegazioni, anche le speranze.

COSTI DELLA POLITICA: 17 MODI PER CAMBIARE Emilio Vimercati


Uno dei principali argomenti di cui oggi si discute in politica riguarda larchitettura istituzionale, i suoi costi e il compenso per coloro che il popolo ha delegato in quei posti. Ci dovrebbe essere deciso dal popolo stesso ma invece sono i delegati a decidere su s stessi: cos se vi pare. Non vi dubbio che sono mutate le condizioni degli impianti otto/novecenteschi attraverso i quali sono esercitate le funzioni legislative non fosse altro per la infinita disponibilit delle informazioni e delle comunicazioni che pervadono lintero pianeta oltre che per il benemerito innalzamento dellistruzione e della partecipazione diffusa. Esiste un ritardo pesante e costoso per lincapacit di adeguare e razionalizzare tempestivamente le amministrazioni pubbliche apportando i dimagrimenti necessari in rapporto alle intervenute trasformazioni sociali, economiche, culturali e delle nuove modalit di rappresentanza. La situazione si aggrava poi con la pasticciata introduzione di forme di potere decentrato che invece di snellire il sistema crea la moltiplicazione burocratica con la sovrapposizione delle regole, esclusive e concorrenti, e laumento attorno al tavolo degli attori nel processo decisionale. In sintesi si riepilogano le proposte che si ritengono adottabili e che possono stimolare il lettore a formulare critiche e proprie valutazioni ulteriori (si tralascia la questione della revisione della legge elettorale, meccanismo troppo complicato, precisando che, senza alternativa, il relativo referendum va sottoscritto): 1) in primis, ovviamente, il dimezzamento dei parlamentari, camera da 630 a 315 seggi e senato da 315 a 158, ma gi qui sorge il primo dubbio: perch mantenere il senato con la lettura doppia delle leggi? e anche se fosse rappresentativo delle regioni perch un doppione delle regioni stesse? non esiste infatti un solo parlamento ma altri 20 parlamenti regionali, perch non si inventa invece una formula nuova di consultazione in caso sia utile un parere? 2) diminuire anche i componenti del governo e i sottosegretari; meno commissioni e gettonifici in tutti gli organi elettivi 3) rivedere le indennit degli eletti a tutti i livelli, via i vitalizi e passaggio al contributivo, fornitura di solo mezzi strumentali al lavoro, collaboratori interni e non precari; trasparenza e pubblicit dei compensi e dei redditi ma anche delle spese e dei contributi elettorali; 4) no ai doppi o tripli incarichi in qualsiasi organo istituzionale, ministri e assessori esterni, no a qualsiasi tipo di listino preconfezionato, incompatibile presenza contemporanea nello stesso organo di mogli, mariti, ecc e severe norme che penalizzino i passaggi da un gruppo allaltro; 5) no a ricicli nelle partecipate degli ex eletti e anche dei trombati; 6) limite di due mandati ovunque per evitare la professione a vita del politico e le deformazioni conseguenti al mantenimento di tale status; 7) limite di due mandati ovunque per evitare la professione a vita del politico e le deformazioni conseguenti al mantenimento di tale status; 8) ripensare le regioni a statuto speciale e le loro funzioni;

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9) diminuire anche in Regione Lombardia il numero dei seggi da 80 a 60 visto che nelle altre 19 il massimo di 50, garantendo comunque di coprire tutti i collegi del territorio regionale; 10) soppressione nelle regioni delle figure dei sottosegretari o delegati, a qualsiasi titolo; 11) dimezzamento del numero dei componenti dei consigli di circoscrizione (a Milano attualmente 40 seggi per ognuna delle 9 zone, 360 eletti, parecchi); 12) soppressione di enti, consorzi, commissioni, comunit, moltiplicatori di passaggi burocratici inutili; 13) favorire lunione dei comuni e relativi consorzi senza limiti di popolazione, con facolt e senza obbligo, subordinando, come incentivo, la concessione di finanziamenti regionali e statali per opere e servizi in cooperazione (la proposta contenuta nel DL di eleggere solo il sindaco nei comuni sotto i 1000 abitanti significa mettere le decisioni nelle mani di una persona sola cancellando ogni opposizione, immaginiamo cosa succede se il sindaco decide di realizzare una strada o unopera su un suo terreno!!!!); 14) trasformare le province laddove sono previste le citt metropolitane

creando apposite conferenze vincolanti fra i comuni compresi nellarea stessa; 15) razionalizzazione delle Province e riunificare con le stesse Province le sedi decentrate delle Regioni e le funzioni degli uffici statali, Provveditorati, Prefetture, Opere Pubbliche, ecc.; 16) pareggio dei bilanci, no alla svendita dei patrimoni e delle aziende municipalizzate che non hanno mai prodotto incassi vantaggiosi ma regalie ai compratori ( tutto fumo come la lotta allevasione fiscale); 17) una pi consona gestione delle sedi pubbliche senza manie di grandezza (Pirelloni e Pirellini) e dimagrimento degli uffici che, senza ipocrisie, a partire dalle segreterie, dai gruppi consiliari, dalle rappresentanze, sono ridondanti e sproporzionati, spesso vuoti e senza nemmeno la giacca, vecchio alibi; negli uffici pubblici non mai stata gradita la presenza di figure professionali dedite allorganizzazione del personale e degli uffici o del controllo di resa, meglio ricavarsi la propria nicchia in qualche corridoio sperduto dei piani alti senza alcun controllo; la certezza del posto sicuro deve invece stimolare una pro-

duttivit maggiore considerata peraltro la funzione di servizio: uno sforzo consapevole e responsabile va fatto anche in questo campo. Si tratta ovviamente di proposte tutte perfettibili e meglio declinabili ma che danno il segnale di un rinnovamento strutturale connesso al risparmio dei costi. La gravit della situazione economica mette in discussione la tenuta democratica e quindi occorrono risposte credibili in primo luogo laddove si spendono risorse pubbliche. I comuni pi sensibili diano lesempio. Le decisioni devono essere ben ponderate nel senso che per esempio su Comuni e Province non si pu intervenire allingrosso con un tratto di penna cos come si tracciavano i confini coloniali. Certe situazioni territoriali si possono modificare solo quando esse giungono a maturazione naturale senza inimicarsi realt significative: bisogna saperle pilotare con saggezza. Siccome i cittadini aspettano fatti concreti occorre far conoscere le proposte in fretta e avere il coraggio di non temere ripercussioni elettorali sapendo di agire per un moderno ed equilibrato contesto istituzionale.

BASMETTO: IL PEGGIO SECONDO LE REGOLE Gianni Zenoni


Larticolo del professor Schiaffonati pubblicato il 26 luglio sulla Cronaca Milanese del Corriere, dove rileva la mancanza di civilt urbana nella progettazione dei recenti quartieri di edilizia residenziale, mi ha colto mentre preparavo un articolo per ArcipelagoMilano dove dimostravo che questa mancanza di cultura del disegno della citt a Milano porta anche a rovinare quartieri esistenti, come il Basmetto, che invece si era inserito correttamente nel paesaggio urbano. Si tratta di un quartiere di edilizia convenzionata del 1988 realizzato da imprese e cooperative nellambito delledilizia Agevolata - Convenzionata, posizionato adiacente alla via Chiesa Rossa e completamente circondato dal verde coltivato del Parco Agricolo Sud Milano. Il Piano Esecutivo predisposto dal Comune individu una tipologia ripetitiva formata da edifici di due corpi scale e quattro piani abitabili pi il porticato. La copertura a falde in tegole di cotto e le facciate prevalentemente in mattoni a vista, previsti dalle norme tecniche allegate al n.31 III 14 settembre 2011 Piano Esecutivo, hanno favorito linserimento del quartiere nella campagna lombarda. Il quartiere ha come unico accesso la via Chiesa Rossa, perch il collegamento stradale con il Gratosoglio, dove sono collocati tutti i servizi, pur previsto dal Piano Esecutivo non stato realizzato. Un altro esempio di insediamento senza infrastrutture che sembra la parola dordine dellUrbanistica Milanese di questi ultimi trenta anni. Naturalmente questo un problema per i residenti e per laccesso ai servizi del Gratosoglio, ma per il resto linsediamento si presentava in modo piacevole. Ma perch si presentava e non si presenta? E successo che uno degli assegnatari iniziali fall prima di iniziare la costruzione e solo ventanni dopo loperatore che lo sostitu present il progetto per costruire il dente mancante. E qui cominciarono i problemi, perch la Slp assegnata allora, oggi si calcola in un altro modo: cio a parit di Slp assegnata la casa viene pi grossa. Ma non potendo allargare o allungare il fabbricato previsto dalle limitate dimensioni del lotto, il volume in pi ha portato alla creazione di due piani abitabili in pi infrangendo le regole del Piano Esecutivo che ne prevedeva solo quattro. Questi piani in pi si presentano oltretutto con vistose coperture a terrazzo invece che a falde. Questa difformit planivolumetrica ha fatto saltare larmonico insediamento, finora raggiunto dalle costruzioni nel paesaggio del Parco Agricolo. Naturalmente il progetto stato approvato dalla Commissione Edilizia e soprattutto dalla Ripartizione Urbanistica del Comune di Milano che ha consentito un progetto difforme dalle regole del Piano Esecutivo che essa stessa aveva progettato. Consentendo oltretutto a questo ultimo operatore di realizzare una superficie commerciale, ben superiore a quella di tutti gli altri assegnatari, a parit di Slp Quale era il compito della Ripartizione Urbanistica del Comune, che doveva verificare la conformit del nuovo progetto con il planivolumetrico vigente? In primis, obbligare il nuovo intervento a calcolare la Slp 7

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con le regole valide nel 1988 in modo da produrre un edificio conforme al Piano Esecutivo, in alternativa predisporre una variante planivolumetrica al Piano Esecutivo per cercare di inserire il volume in pi in una soluzione urbanisticamente compatibile con le pregevoli caratteristiche del Quartiere. Magari ripetendo il Piano Esecutivo del quartiere Torretta, poco pi a nord, dove tra tutti gli edifici alti nove piani emergeva una torre di quindici piani che staccandosi fortemente dagli altri edifici divent il segnale identificativo del quartiere stesso. Due piani in pi non fanno segnale ma innescano, in un quartiere fortemente omogeneo, la contamina-

zione estetica di unopera abusiva. Rovinando cos lo sky-line del quartiere e lequilibrato rapporto tra edificato e Parco Agricolo. Questo piccolo intervento, anche se in posizione paesaggistica delicata, conferma larticolo del professor Schiaffonati, e d lidea di quanto siano stati indifferenti al concetto del buon disegno urbano tutti i soggetti che hanno reso possibile questa bruttura: progettista, Ripartizione Urbanistica e Commissione Edilizia.

Figura 1 - Vista dalla via interna

Figura 2 - Vista da via Gratosoglio

LA DEMOCRAZIA NASCE ALLAREA CANI Giovanna Menicatti


Esiste a Milano un esempio di democrazia partecipata e di autogestione e non sono n centri sociali n fabbriche occupate, ma le aree cani. In queste zone si rispecchia fedelmente Milano, non per nulla quelle del centro hanno lerba curata e sono sempre rifornite di sacchetti per la raccolta delle deiezioni canine, mentre pi ci si avvicina alla periferia pi si notano cancelli rotti, erba rovinata e minor pulizia. Le Aree Cani sono zone studiate e realizzate appositamente per razionalizzare l'uso e la frequentazione degli spazi verdi pubblici da parte dei cani e dei loro padroni. Sono create all'interno di zone a verde pubblico (giardini pubblici, parchi etc.), sono delimitate da una recinzione in rete metallica e sono segnalate da appositi cartelli. All'interno della superficie sono posate delle panchine per i padroni degli animali, mentre i contenitori per la raccolta degli escrementi sono a ridosso delle recinzioni perimetrali. Il loro scopo facilitare la convivenza fra persone e cani nelle aree a verde pubblico, lasciando a ognuno, nelle rispettive zone di competenza, la massima libert. Per i cani ci significa niente guinzaglio e museruola. Il Garante degli animali una figura presente in molte amministrazioni locali per occuparsi dell'organizzazione dei canili, di promozioni di tematiche legate all'abbandono di cani e gatti e di raccordo tra le varie associazioni del territorio. Di solito questa funzione dovrebbe essere svolta a titolo gratuito da volontari. Con la Moratti invece l'incarico stato interpretato in maniera diversa: un dirigente esterno al Comune, nominato dal sindaco e ben pagato dai contribuenti. Questa figura dovrebbe avere come obiettivo la difesa dei principi e dei valori fondamentali per il benessere e la protezione degli animali, e curare in particolare le relazioni con le associazioni protezionistiche e animaliste presenti sul territorio. Con queste va sviluppato un dialogo e un confronto sui temi della tutela degli animali per un migliore coordinamento delle iniziative in programma, per un maggior livello di collaborazione con le istituzioni e per un'integrazione efficace dei contributi della societ civile e dei singoli cittadini. Larea cani, oltre permettere di socializzare a milanesi di tutte le razze e di tutte le et, uniti dallamore per i propri animali, anche un momento di crescita culturale mediando i conflitti che spesso nascono a causa dei cani e si rimprovera chi non si adegua alle regole di convivenza quali la raccolta degli escrementi del proprio animale. Inoltre spesso, anche a causa della cattiva amministrazione delle aree, in particolare fuori dal centro, non inusuale tassarsi per comprare sementi di erba per provvedere direttamente alla manutenzione, per non parlare di chi si porta da casa pinze e cacciaviti per aggiustare i cancelli spesso rotti. In alcune aree sono stati eletti, su base plebiscitaria, dei capiarea, frequentemente persone anziane che hanno pi tempo da dedicare ai loro compagni a quattro zampe ragion per cui presidiano maggiormente larea, rimproverando, in maniera sempre benevola, chi non rispetta le regole di coesistenza. Sarebbe opportuno che questi volontari avessero anche un minimo di potere sanzionatorio verso chi ad esempio fa correre i cani fuori dai recinti o sporcare senza pulire: si potrebbe proporre una figura simile ai nonni che si occupano di sicurezza stradale davanti alle scuole. Consiglio a chi ci governer per i prossimi cinque anni di frequentare qualche volta le aree cani, per capire Milano e i suoi cittadini.

PIANIFICAZIONE CORROTTA: STORIA Marco Romano


La corruzione degli amministratori e dei funzionari pubblici c sempre stata, qui in Europa, e sono stati messe in campo nel tempo i pi svariati accorgimenti per evitarla o comunque attenuarla. Il pi conosciuto , nel Duecento, il ricorso a un podest esterno che si presentava con la sua quipe di funzionari e di esperti adeguatamente ricompensato - ma con un mandato di un solo anno, alla cui scadenza il suo

n.31 III 14 settembre 2011

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operato verniva sottoposto al giudizio del consiglio cittadino. Questi podest erano dei veri professionisti che passavano da una citt allaltra e dunque avevano una loro reputazione da mantenere: un bel saggio sui loro compiti e sul loro spirito suggerito dallo schema del suo discorso allatto dellinvestitura tracciato da Brunetto Latini nel Trsor. La durata annuale di una carica era il deterrente pi consueto: a Valencia la Junta dels murs y dels vals quella che si occupava dei lavoro pubblici durava in carica un anno, sicch chi avrebbe liquidato il compenso per unopera eseguita non sarebbe mai stato quello che laveva commissionata. Oltre al campo dei lavori pubblici era venale anche quello della concessione di licenze, e la buccia di banana che fece scivolare sir Francis Bacon fu proprio laccusa di essersi fatto corrompere per assegnare la licenza per aprire trattorie e locande in tutta lInghilterra. La licenza edilizia diventava un problema soprattutto quando su un terreno edificabile cerano contemporaneamente molte giurisdizioni, perch capitava molto spesso che sullIle-Saint-Louis a Parigi lautorizzazione a lottizzare limpresario Marie s, proprio quello che ha dovuto costruire, tra le altre opere di urbanizzazione, anche il ponte che tuttora porta il suo nome dovesse chiederla al sovrano ma anche ai canonici di Notre Dame, che vantavano a loro dire un antico privilegio sullisola. Questo intrico verr tagliato dalla Convenzione, che nel 1789 decret che il diritto di propriet fos-

se assoluto, e soprattutto comportasse il diritto di costruire. Se ogni proprietario di un terreno avesse potuto costruire una casa a suo capriccio, sarebbe stato necessario mettere in campo una procedura che da un lato assicurasse la continuit della futura rete stradale e dallaltro dato che poi la casa era un bene offerto sul mercato dare regole per uniformare lo sfruttamento edilizio dei terreni (che fin dai primi anni del Settecento a Parigi costavano quanto la costruzione) e per imporre uno standard igienico, proprio come la citt lo imponeva alla qualit delle derrate alimentariNel corso dellOttocento le citt maggiori, come Milano, tracciarono piani regolatori che coprivano tutto il territorio, l dove chiunque avrebbe potuto costruire, ed erano costituiti da una rete di strade e di piazze alcune tematizzate, come i boulevard e le passeggiate, e i grandi square come piazza Martini o piazza Frattini sulle quali chiunque poteva costruire rispettando una altezza proporzionata alla larghezza della strada e ovviamente le norme del regolamento igienico: sicch non cera margine per alcuna corruzione. In questo dopoguerra venuta di moda la pianificazione moderna, secondo la quale le citt avrebbero dovuto essere un arcipelago di quartieri tendenzialmente autosufficienti legati da sistemi di trasporto efficienti, efficienti proprio grazie alla razionalit della loro disposizione. Tutti i terreni ancora liberi dove la rete stradale disegnata dal vecchio piano regolatore era stata cancella-

ta diventa cos il campo privilegiato per esercitare la decisione di ammettere o no il loro sfruttamento edilizio, e poich poi nel medesimo tempo quei criteri di pretesa razionalit degli urbanisti moderni sono andati dimostrandosi inconsistenti, e mancando un disegno generale come quello di un tempo, la pianificazione urbanistica espressamente diventata una successione di varianti che di volta in volta consentono a qualche grande operatore immobiliare di proporre un nuovo quartiere, e la relativa decisione stata ricondotta larbitrario campo della sfera politica. Questo meccanismo genera per sua stessa natura tangenti e corruzione, ma il burbero richiamo alla moralit individuale che pure esiste non migliora larbitrariet della pianificazione e dunque laspettativa bilaterale delle tangenti: una faccenda che sappiamo, e che tutti sappiamo non possa venire estirpata se non modificando le procedure di pianificazione. Ma queste procedure sono come la riduzione dei costi della politica: una greppia che dovrebbe venire eliminata da chi vi si nutre. Cose del resto note e non specifiche del nostro Paese, quando le decisioni sulla edificabilit dei suoli abbiano consistenti margini di arbitrariet: Quella Sheppard ha certe perle grosse come uova. Il marito architetto comunale, e quindi prendere una bustarella, per lui, una seconda natura scriveva in uno dei suoi romanzi gialli Edgar Wallace nel 1933, descrivendo lingresso di una signora a una serata elegante.

LISLAM E LA PAURA DELLE MOSCHEE Vannino Chiti*


In Europa, di fronte alle insicurezze sociali, ai rischi per il benessere causati dalla crisi di un modello di sviluppo, molti cittadini vivono preoccupazioni e paure. L'immigrazione musulmana costituisce, nella maggior parte dei casi, il cuore del disagio. Si di fronte a milioni di persone, che prima non vivevano tra noi: hanno abitudini diverse dalle nostre, altre concezioni di vita, di cultura, una differente religione. Ma tra di essi, una minoranza estrema pratica con assiduit il culto. Ancor meno numerosi sono i fondamentalisti e, tra questi, quelli disponibili al terrorismo. Di fronte alla violenza, quella maggioranza che non la pratica, resta per talvolta inerte e silenziosa. n.31 III 14 settembre 2011 Ci che diffuso e radicato un'orgogliosa rivendicazione di alterit rispetto all'Occidente. dunque reale il grido di allarme, lanciato dall'estrema destra, sul pericolo di una Eurabia prossima ventura? alle porte l'islamizzazione del continente? L'estrema destra cavalca e dilata le paure, tanto pi dentro la crisi profonda che colpisce l'Europa, e le strumentalizza per immediati fini elettorali. Lasciare spazio a queste tesi significherebbe preparare per il nostro continente un futuro di declino nel mondo contemporaneo e regimi di "apartheid" all'interno dei nostri Stati: una miscela esplosiva! Cos'altro sarebbe avere milioni di persone, inserite - senza le dovute tutele - nel mondo del lavoro, e private di fondamentali aspetti della cittadinanza moderna, quali l'accesso alla nazionalit o al voto? importante discutere, confrontarsi in modo aperto, non ignorare aspetti che formano gli orientamenti dei cittadini, ignorandoli o sottovalutandoli: se la destra ha impostazioni che sono di regresso democratico, la sinistra oscilla tra buoni propostiti, incertezze di comportamento, acriticit che fanno smarrire l'individuazione di percorsi concreti e degli strumenti necessari per attuarli. Aggiungiamo che noi non conosciamo l'Islam e che i nostri nuovi connazionali conoscono poco noi. Dunque, a mio avviso non esiste un progetto, una congiura, una possibilit di "arabizzare" l'Europa. Esiste 9

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invece, nell'incontro tra l'Europa e i cittadini di fede musulmana, il germe di un cambiamento profondo dell'Islam, cos come gi avvenuto nel corso dei secoli per le altre grandi religioni presenti nel continente. Un grande compito spetta alla politica: alla sua capacit di integrare i cittadini, sviluppando politiche di inclusione, garantendo a ognuno i diritti, pretendendo da tutti il rispetto dei doveri, assicurando la libert e il pluralismo religioso e culturale, imponendo il rispetto nel confrontodialogo tra le diverse concezioni. Se non si costruisce una convivenza tra vecchi e nuovi europei, fallisce non solo la politica, ma anche l'incontro tra le religioni. In Europa, Cristianesimo, Ebraismo, Islam possono contribuire a realizzare una societ, che, per le soluzioni di integrazione e pluralismo realizzate, diventi un esempio in grado di contagiare positivamente il mondo. la sfida alla quale dobbiamo saper rispondere: la nostra sfida. Guardando all'Italia, si assiste a fenomeni contraddittori: rifiuti pregiudiziali, mossi da calcolo politico contingente, da parte della Lega Nord e di forze di estrema destra; acritica

accettazione di ogni proposta di nuova moschea da parte di settori della sinistra politica. I Comuni stanno assumendo un ruolo di protagonisti assoluti e solitari: le moschee vengono autorizzate solamente attraverso le valutazioni di ordine territoriale e urbanistico. Lo Stato centrale, che in questo caso dovrebbe avere un compito fondamentale, invece latitante, incapace d'impostare una politica che fissi le regole del pluralismo religioso. Le moschee non sono e non possono essere soltanto un luogo fisico: sono anche una sede di incontro e di preghiera. Oggi, la loro natura spesso determinata dagli imam che orientano con i loro discorsi. A mio avviso invece, gli imam devono essere cittadini italiani. Nelle moschee si deve parlare la lingua del paese nel quale sorgono. Deve essere evitato che gli imam siano formati, selezionati, e inviati dai paesi arabi o islamici: negli ultimi anni essi vengono prevalentemente dall'Arabia Saudita o dalle organizzazioni del fondamentalismo islamico. In Italia e in Europa abbiamo bisogno di formare dei cittadini nuovi, in grado di far vivere nella societ il pluralismo culturale e religioso. So-

no convinto che la strada giusta sia quella di prevedere nella scuola pubblica lo studio delle religioni, come normale materia inserita stabilmente nei programmi. La classica ora di insegnamento religioso di tipo confessionale dovrebbe svolgersi altrove - nelle parrocchie, nelle moschee, nelle sinagoghe - o sempre nelle scuole ma al di fuori dell'orario scolastico obbligatorio. Analogamente ritengo che sia giusto reintrodurre nelle nostre Universit lo studio della teologia. Questa differenziazione tra storia e cultura delle religioni, come materia di studio obbligatorio, e insegnamento religioso facoltativo, organizzato dalle singole confessioni, a me sembra fondamentale. Nel perseguire l'obiettivo di "italianizzare" la figura dell'imam, anche la proposta di creare una scuola islamica, in cui insegnare il Corano in lingua italiana, una proposta coerente con una visione di integrazione inclusiva. Non esiste un'alternativa valida a politiche di inclusione e di integrazione. *vice presidente del Senato

LEXPO ANCHE A MONZA: PERCH NO? Emilio Battisti


della scorsa settimana la notizia che il budget per realizzare lExpo sar ridotto di altri 300 milioni. Il 9 settembre la Repubblica ha riferito che non ci sar pi la cosiddetta Via di Terra e della conoscenza (fig.01): un progetto riguardante dieci zone in sequenza, da corso Sempione a Porta Vittoria, che rappresentava lunico concreto coinvolgimento della citt e che avrebbe dovuto costituire lelemento di raccordo tra questa e lExpo. Il taglio consentir un risparmio di 90 milioni. stato depennato anche il Villaggio Expo, una serie di edifici lungo i canali che costeggiano il sito espositivo, per una superficie abitabile di quasi 38.000 mq, che avrebbero dovuto essere costruiti dai proprietari delle aree, presumibilmente a loro spese. I 200 commissari dei paesi partecipanti saranno quindi mandati a soggiornare in alberghi convenzionati, consentendo di tagliare altri 70 milioni (fig.02 e 2b). Invece i 2000 e pi addetti degli staff delle varie nazioni partecipanti andranno a Cascina Merlata: lintervento edilizio da un miliardo di euro, di oltre 376.000 metri quadri su unarea originariamente agricola di n.31 III 14 settembre 2011 520.000, che la Moratti riusc a far approvare in extremis prima del termine del suo mandato (fig.03 e 04). Un altro consistente taglio di 115 milioni riguarda il progetto della Via dAcqua e delle cascine, che sar drasticamente ridimensionato, passando da 290 a 175 milioni. Tale progetto rappresentava, ancorch in forma limitata, la modalit di coinvolgimento del territorio attraverso un corridoio di collegamento tra lExpo, la Darsena e il sistema dei Navigli, cercando di recuperare anche le numerose cascine di propriet comunale condannate altrimenti al degrado.(fig.a) Altri 50 milioni si otterrebbero intervenendo sui parcheggi e con affinamenti del design degli edifici. Per quanto lAD di Expo SpA, Giuseppe Sala, sostenga che la proposta di riduzione del piano di investimenti comporter un efficientamento ma che non si avr uno stravolgimento del progetto, il continuo assottigliamento delle risorse disponibili finisce per porre con tutta evidenza una questione di qualit degli interventi e di conseguenza anche della formula della manifestazione. Come possibile ragionevolmente immaginare che ci che era stato concepito ipotizzando una disponibilit di risorse tanto ingente possa essere realizzato con le stesse modalit ma con un importo ridotto a poco pi di un terzo di quello originario? I 1500 cittadini che hanno aderito alla petizione che Paolo Deganello e io diffondemmo nel marzo del 2009 ricorderanno che era intitolata Milano citt sostenibile dopo la crisi. Si proponeva infatti che a fronte della crisi economica planetaria fosse doveroso rinunciare allExpo dei padiglioni e ai relativi sprechi per realizzarli e poi distruggerli a manifestazione ultimata. Che fosse invece opportuno utilizzare i molti contenitori e spazi gi disponibili nei nostri territori - di cui come gruppo di lavoro Territorio e Sostenibilit facemmo un inventario - riservando le risorse per sviluppare e articolare nel migliore dei modi i contenuti coerenti con il tema dellExpo. Una scelta, questa s, che avrebbe consentito di rinnovare la formula ormai superata e obsoleta delle esposizioni universali.

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Avevamo ipotizzato che, stante la crisi in atto, sarebbe stato possibile, con lappoggio degli stati partecipanti, rinegoziare con il BIE la formula e proporre unExpo diffusa a scala metropolitana e regionale. Ne avevamo discusso con Boeri e con Stanca ancora prima che il masterplan della Consulta architettonica venisse presentato, ma non c stata la volont politica di riaprire la trattativa con il BIE. Nel frattempo, gli studi e i progetti per la realizzazione del sito sono andati avanti, nel presupposto che lOrto Planetario potesse essere effettivamente realizzato e rappresentare anche quel rinnovamento della formula di cui lExpo di Shangai ha certamente costituito la pi imponente e auspicabilmente ultima manifestazione della storia pi che secolare delle esposizioni universali. Visto e considerato che la manifestazione nel sito si doveva comunque tenere, abbiamo ritenuto che fosse necessario affiancarla con un Fuoriexpo in analogia a quanto avviene ogni anno con il Fuorisalone in occasione del Salone del Mobile. Lidea stata ripresa un po da tutti i protagonisti, a partire da Lucio Stanca, prima di essere messo alla porta da Berlusconi stesso, in occasione degli Stati Generali dellExpo organizzati da Formigoni nel luglio del 2009, il quale, intervenendo in collegamento, aveva raccomandato di non fare una super fiera campionaria ma di coinvolgere i territori favorendo lincontro delle differenti trib (sic!). Ma anche Giuseppe Sala in una intervista appena insediato aveva espressamente fatto riferimento al Fuorisalone e perfino Letizia Moratti, al termine della sua disastrosa campagna elettorale, si era lasciata sfuggire un Expo Diffusa per tentare di coinvolgere gli imprenditori. Giuliano Pisapia poi, sia nella campagna delle primarie sia in quella vittoriosa che lo ha portato a diventare il nuovo sindaco di Milano, aveva fatto proprio e inserito nel programma elettorale il progetto di Expo Diffusa e Sostenibile, arrivando addirittura a proporlo in occasione dellincontro, a pochi giorni dalle votazioni, con la Giunta di Assolombarda e ricevendone, a quanto pare, lapprezzamento del presidente Meomartini. Si era ipotizzato che potesse essere proprio Pisapia a praticare questo terreno, ma ora con la sua nomina a Commissario per la realizzazione delle opere del sito, sar totalmente assorbito da procedure e scadenze. Pisapia ha con.31 III 14 settembre 2011

munque espresso pubblicamente molti dubbi circa la possibilit che il governo, stante lacutizzarsi della crisi economica, possa far fronte ai propri impegni. Infine, il Corriere del 9 agosto ha riportato che Roberto Formigoni, nuovo Commissario straordinario dellExpo, ha preso atto della necessit di affiancare lExpo ufficiale con un Fuoriexpo affermando: Siamo alla volata finale e dobbiamo cogliere questa occasione. Magari coinvolgendo i privati. Escludo che possano avere un ruolo nella societ, ma potrebbero partecipare a iniziative collaterali con il nostro logo. Come per il Fuorisalone. Ormai, sullopportunit di realizzare una Expo a scala territoriale si sono espressi proprio tutti senza che ci sia stata, a parte il progetto Expo Diffusa e Sostenibile (EDS) del Politecnico, alcuna concreta iniziativa per realizzarla. Che ci sia il pericolo che il BIE possa contestare il drastico ridimensionamento del progetto originario e accusarci di cambiare le carte in tavola non una preoccupazione peregrina, visto che il dossier di candidatura in base al quale la manifestazione fu assegnata al nostro Paese prevedeva un budget per la realizzazione del sito di 3,5 miliardi. Pi realisticamente il masterplan concettuale della Consulta architettonica capitanata da Stefano Boeri si era ridimensionato a poco pi della met, su un importo di 1,8 miliardi, successivamente ridotti a 1 miliardo e 746 milioni lo scorso maggio e attestatosi, non si sa se definitivamente o meno, sul miliardo e 450 milioni con gli ultimi tagli (fig.05). Ma lacutizzarsi della crisi economica planetaria ripropone a pieno titolo le condizioni per rinegoziare la formula con il BIE e, invece di subire le sue probabili contestazioni per i ripetuti tagli al budget, sarebbe opportuno andare al contrattacco proponendo di fare un uso pi appropriato delle poche risorse disponibili sia da parte nostra che di tutti i paesi partecipanti ai quali non infatti ragionevole, in questa situazione di vacche magre, chiedere di spendere milioni di euro per realizzare i propri padiglioni. Perch, visto che, come ha affermato Sala, gli orti non si riescono a vendere e lo stesso Vicente Loscertales, segretario generale del BIE che sembrava aver abbracciato lidea dellorto planetario, ha ironizzato affermando che le melanzane si coltivano in tutto il mondo allo stesso modo, ci ritroviamo proprio di nuovo con unExpo

dei padiglioni e con le prevedibili disastrose conseguenze del dopo manifestazione, come si sono gi avute ad Hannover, Siviglia e, in minor misura, a Lisbona? Lalternativa a questa infausta prospettiva esiste e faccio solo un esempio per mostrare quanto essa sia concreta. Il Parco e la Villa Reale di Monza, rappresentano una realt per la quale stato costituito uno dei Tavoli promossi dal progetto Expo Diffusa e Sostenibile (EDS), gi operante da mesi, che raccoglie tutti i soggetti interessati dal Consorzio di cui fanno parte la Regione Lombardia, i comuni di Milano e Monza, il Ministero dei Beni Culturali, alla stessa Societ Expo SpA, la CCIAA, la Provincia di Monza-Brianza, la Scuola di Agraria alcune e associazioni politico culturali. Il Tavolo si propone di gestire, rispetto alla scadenza del 2015, un patrimonio di enorme valore storico monumentale, che integra alcune produzioni agroalimentari di grande qualit (fig.06) oltre a un repertorio di essenze arboree provenienti da tutto il mondo, messe a dimora nei decenni, perfettamente sviluppate in grado di competere con le programmate costosissime serre per produrre alcuni dei climi caratteristici del pianeta e per realizzare le quali non c ormai pi il tempo necessario. Non varrebbe la pena di utilizzare lExpo per recuperare e valorizzare questa enorme risorsa pubblica, nota a livello internazionale, purtroppo soprattutto per lautodromo, invece di creare ex novo un sito utilizzando, per la prima volta nella storia delle esposizioni universali, aree private e distruggendo, con annessi e connessi, oltre due milioni di metri quadri di suolo agricolo? Il parco si trova inoltre sulla direttrice Milano Monza - Lecco - Sondrio, uno degli undici assi della mobilit su ferro a scala territoriale, dotata di altre straordinarie eccellenze ambientali, paesaggistiche e agroalimentari che sarebbe opportuno valorizzare e mettere a confronto diretto con altre culture dei paesi partecipanti, ospitandole allinterno dei medesimi contesti. (fig.b) Altre situazioni non meno significative riguardano i territori del tortonese e del piacentino, entrambi in regioni limitrofe, che hanno gi avviato specifici progetti per coordinarsi con Expo, mettendo a disposizione contenuti e offrendo ospitalit a moduli della manifestazione che possano far interagire tematiche di loro stretto interesse con il tema generale e 11

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con le culture e le colture di altri paesi. Non c bisogno di essere dei grandi strateghi o fini analisti per comprendere che la situazione, rispetto al momento storico in cui si ottenne la nomination da parte del BIE battendo Smirne, completamente mutata, e ostinarsi a portare avanti lo stesso programma mutilandolo e smembrandolo non pu che portare allinsuccesso. Va fatta una netta conversione di rotta utilizzando le poche risorse per adeguare e valorizzare il molto di cui gi si dispone, piuttosto che creare da zero qualcosa che finir per risultare inutilizza-

bile e quindi produrre un enorme spreco. Sono sicuro che lOrto Planetario, che rappresenta certamente una concezione fondamentale per rinnovare i contenuti dellExpo, ha pi opportunit di essere realizzato nel modo migliore se diffuso nei territori piuttosto che affastellato entro il sito in prossimit della Fiera di Rho Pero. L, nel sito, ci si potrebbe impegnare a organizzare la porta di ingresso allExpo Diffusa e Sostenibile accogliendo e selezionando i visitatori in funzione dei loro prevalenti interessi, organizzando un efficiente servizio di accompagnamen-

to per quelli meno informati, per aiutarli a comprendere veramente i contenuti della manifestazione, favorendo la loro permanenza, evitando una visita mordi e fuggi, in modo da consentire una vera esperienza di vita nel segno della conoscenza e della sostenibilit. Ecco come Milano e il nostro Paese potranno diventare gli artefici del vero rinnovamento della formula delle future esposizioni universali, troncando la sequenza di manifestazioni obsolete che non hanno storicamente pi alcun senso.

PARIT: FARE A PUGNI? Ileana Alesso


Avete voluto la parit dei diritti. Avete cominciato a scimmiottare luomo. Voi portavate la veste, perch avete voluto mettere i pantaloni? Avete cominciato con il dire: abbiamo parit di diritto e perch io alle nove di sera debbo stare a casa, mentre mio marito, il mio fidanzato, mio cugino, mio fratello, mio nonno mio bisnonno vanno in giro? Vi siete messe voi in questa situazione. E allora ognuno purtroppo raccoglie i frutti che ha seminato. Se questa ragazza fosse stata a casa, se lavessero tenuta presso il caminetto, non si sarebbe verificato niente. La citazione tratta dalla arringa dellavvocato Angelo Palmieri difensore di uno dei quattro stupratori di una ragazza di diciotto anni intrappolata nella casa di uno di loro con la scusa di una proposta di lavoro. Larringa risale al 1979 ed tratta dal noto e drammatico documentario Processo per stupro. Forse non ozioso ricordare che il 90% della violenza sulle donne di origine domestica cio causata dal marito, compagno, fidanzato o convivente. Ma il punto un altro: la settimana scorsa a Milano un uomo, urlando verso una ragazza fai luomo? e allora le prendi, ha preso a pugni fratturandole il setto nasale una ragazza omosessuale che era al ristorante con la sua compagna. La sua colpa essersi scambiata fotografie ed effusioni prima di essere aggredita e mandata allospedale dallenergumeno calvo e tatuato del tavolo accanto. E il punto non nemmeno solo lomofobia. Lo dico senza tema di equivoco avendo difeso alla Corte Costituzionale il matrimonio same sex che ha portato alla sentenza di riconoscimento della pari dignit tra coppie coniugate e coppie omosessuali e al diritto fondamentale di vivere una condizione di coppia ottenendone, nei tempi e nei modi stabiliti dalla legge, il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri, riconoscimento giuridico che non essendo intervenuto in sede legislativa ora divenuto oggetto di una ulteriore azione giudiziaria in sede sovranazionale alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo. Il punto a mio parere che affermazioni del tipo: fai luomo? e allora le prendi, oppure hai voluto la parit? ben ti sta, ti sei messa tu in questa situazione sono in primo luogo, vergognosamente passate sotto silenzio nei giornali e nei media depositandosi nel senso comune senza suscitare commenti, riflessioni, prese di posizione. Nessuno si indignato disvelando la pericolosit, prima che la misoginia, e le conseguenze culturali di questi comportamenti. In secondo luogo, mettono al centro e fanno divenire pietra di paragone un genere, quello maschile, trasformando nella parit con luomo ci che invece attiene alla parit di trattamento tra donne e uomini, il valore della differenza insieme alla eguaglianza di opportunit per entrambi i generi. In terzo luogo, pongono una equivalenza tra parit e mascolinit e spingono lidentit e il comportamento di uomini e donne ad allinearsi - ed eguagliarsi solo - sulla linea della violenza. Il ragionamento, se cos si pu dire, nella sua semplicit brutale e greve: Vuoi essere pari a me? Bene e allora devi essere violenta come me. Se non lo sei non ti riconosco dignit e non ti rispetto. E evidente che si tratta di un modello culturale dove il confronto tra i generi parla solo la lingua della violenza e comporta uno stile di vita dove non c, n per le donne n per gli uomini una trasformazione personale, ma ambiti e luoghi una villa, un ristorante, un grande magazzino o un ufficio - che si possono trasformare in un ring o nello scenario di una sfida allOK Corral e dove i diritti si trasformano in botte e violenza per chi non sta e non vuole pi tornare a stare accanto al caminetto. Non contrastare queste affermazioni, farle passare sotto silenzio senza indignarsi, significa accettarle, consentire che si diffondano e producano altra violenza. E questo quello che vogliamo?

Scrive Luca Marescotti a Luca Beltrami Gadola

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La cronaca sul caso Penati richiederebbe ancora altri commenti che riguardano l'etica e la questione morale. Circola troppo spesso una voce dietro le cucine delle feste democratiche che suona la vecchia musica del cos fan tutti. La questione non tanto "colpevole o innocente", "lo ha fatto per s o per altri", e poi per il partito?, ma come e che cosa ne avrebbe guadagnato il partito inseguendo la destra. Credo che il "costo della politica" non sia soltanto quanto la politica chiede per mantenere i suoi esponenti e i suoi giochi, ma anche quanto questi costano alla politica in termini di perdita di consenso, di credibilit e quindi e di fiducia: come posso votare per coloro che non stimo? La questione di fondo per la politica, e per la politica del territorio, riguarda il modo con cui si ritiene che il territorio e tutte le sue risorse non appartengano a quel complesso di beni comuni, che non debbano essere lasciate a un destino indiscuti-

bile, indicibile, segreto, mentito. L'accentramento decisionale diviene strumento per manipolare i patrimoni comuni e appropriarsene. Le risorse territoriali debbono al contrario appartenere a un processo democratico, trasparente di pianificazione. Gli obiettivi sono o meglio potrebbero essere chiari, se inquadrassimo le trasformazioni territoriali in un'ottica di capacit e di sostenibilit sociale, economica e ambientale. Noi ci siamo abituati con la legge per il governo del territorio alla menzogna e all'ipocrisia, dichiarando che la VAS deve orientare il piano, mentre nei fatti il piano a orientare la Vas, per non dire di come sia riduttivo l'approccio all'ambiente e alle opere pubbliche: altro che quadro unitario della pianificazione. L'urbanistica senza questi orientamenti derivanti da una lettura interdisciplinare delle risorse ambientali e costruita in un'ottica puramente locale, di false e devastanti competi-

tivit, ammette tutto. Basta dichiarare che le sorti saranno magnifiche e progressive, basta ripeterlo fino alla noia e tutti saranno convinti. L'urbanistica non guadagnare. Deve esistere una visione pi ampia che quella implicita del tornaconto, delle mani sul territorio. Dom Franzoni scriveva che la terra di Dio, noi oggi "dovremmo" affermare che la terra di tutti. Noi non deleghiamo eleggendo una persona a carica pubblica (che sia consigliere, assessore, sindaco o presidente non importa) a trattare i beni pubblici come se fossero suoi, noi non "potremmo" ammettere che il territorio sia oggetto di baratti, di scambi, di mercimonio. Esiste una questione etica che chiede che i finanziamenti ai partiti siano dichiarati, trasparenti, perch vogliamo sapere chi sono i finanziatori. Il finanziamento non deve trasformarsi in incaprettamento

Scrive Massimo Gargiulo a G. Martinotti, P. Cafiero, M. Ponti


Il dibattito sullabolizione delle Province, reso attuale dal decreto legge del 13 agosto e rilanciato, in termini apparentemente pi cogenti, dallapprovazione da parte del Consiglio dei Ministri dell8 settembre della proposta di legge costituzionale per la loro soppressione, rende indifferibile la questione della Citt Metropolitana Milanese. Sembrano esserne consapevoli sia Giuliano Pisapia sia Guido Podest se vero che, dopo lincontro tenuto a Palazzo Marino lo scorso 6 settembre, hanno dichiarato di voler creare le condizioni per arrivare nel 2016 alla costituzione della citt metropolitana, come ente giuridico, con il coinvolgimento di tutti i sindaci dei comuni che ne faranno parte. Per questi motivi trovo quanto mai opportuno il dibattito avviato da ArcipelagoMilano sul futuro del Decentramento della citt di Milano con gli interventi di Guido Martinotti, Pietro Cafiero e Marco Ponti. Interventi che delineano un approccio al problema in linea con il monito espresso l8 settembre da Palermo da Giorgio Napolitano a evitare improvvisazioni e generalizzazioni quando si affrontano questioni complesse come il riordino delle istituzioni. Concordo con Martinotti quando afferma che lobiettivo da perseguire dovr essere la ricostruzione di un rapporto genuino, cio veritiero ed efficiente tra la societ comunale, lamministrazione pubblica e il decisore politico. In questa chiave, come afferma Martinotti, la riforma del Decentramento costituir loccasione per ridisegnare il modo di fare politica nella nostra citt. Per fare questo, come afferma Pietro Cafiero, va definito il ruolo che dovranno avere i Consigli di Zona non soltanto per quanto riguarda le loro competenze locali, ma anche nelle decisioni e nelle strategie generali della citt (metropolitana). Soltanto dopo averne fissate le competenze avr senso decidere in quante zone deve essere diviso il territorio comunale e ridisegnare i confini secondo criteri che tengano conto anche di aspetti identitari, attingendo anche al lavoro fatto in sede di analisi per lidentificazione dei NIL (nuclei di identit locali). Il tutto tenendo conto della prospettiva della Citt Metropolitana. Temi, quelli sollevati da Martinotti, Cafiero e Ponti (questultimo in riferimento alla mobilit urbana) che loro stessi invitano ad affrontare con cautela, senza retorica e senza residui ideologici, sollevando interrogativi pi che pertinenti e mettendo in luce alcuni dei rischi da evitare. Da tutto ci emerge che la costruzione della Citt Metropolitana costituir il vero e proprio banco di prova sul quale verranno misurate non soltanto la nuova amministrazione comunale milanese, ma anche quelle dellarea metropolitana e della Provincia di Milano.

Scrive Osvaldo Bonzio a Jacopo Gardella


Come sempre, ho apprezzato e condiviso quel che scrive. Recentemente ero passato in luogo e senza rendermi conto del perch - non sono architetto n nulla di analogo, pur condividendo il senso del bello che accomuna buona parte dell'Umanit - qualcosa aveva urtato i miei sensi della vista e della memoria. Ora ho capito. Ma - faccio una domanda da "semplice" cittadino: l'Amministrazione Comunale (non di Canicatt, con tutto il rispetto per Canicatt - ma di Milano), non pu fare nulla per rimuovere questo degrado?

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Risponde Massimo Cingolani a AON


Ringrazio Aon per aver illustrato la figura del broker, operatore che in un mercato assicurativo ingessato come quello italiano ha avuto il merito di essere un soggetto dellinnovazione, basti pensare alle prime polizze extented che negli anni 70 introdussero le garanzie relative agli scioperi e al terrorismo fino ad allora esclusi. Ma la risposta fornita decisamente tecnica, quando il mio intento era pi politico. Mi lascia perplesso che il Trivulzio faccia ricorso al cottimo fiduciario anche perch per beni e servizi il limite di spesa di 206.000 Euro. Sarebbe interessante sapere se esiste un elenco fornitori, a cui ogni anno ci si potrebbe iscrivere, per permettere all'Ente di attingere appunto al sistema del cottimo fiduciario. Il codice che disciplina la materia ha chiarito bene che la procedura da seguire quella negoziata (art. 3, comma 40 "il cottimo fiduciario costituisce procedura negoziata"): il cottimo quindi una forma di esecuzione in economia del lavoro pubblico, pur se preceduto da una gara ufficiosa, riconducibile sostanzialmente alla nozione di procedura negoziata, secondo la cui disciplina non trovano a esso applicazione tutte le cautele previste per l`affidamento in appalto con i procedimenti c.d. tipici ( il caso della celebrazione di una gara ufficiosa con un numero minimo di offerte). Non dimentichiamoci che stiamo parlando dellente che nella storia di questo paese sar ricordato perch da l part tangentopoli. Quindi sarebbe opportuno, conoscere tutti questi aspetti. Spero che il prossimo CdA sia pi attento. Credo sia pi che legittimo che un privato, sia azienda o sia persona, si avvalga della figura che meglio ritiene opportuna per le proprie coperture assicurative, cio agente, broker o gestione diretta. Ma un ente pubblico pu promuovere e far ricorso alle competenze interne per la realizzazione di un capitolato per polizze assicurative, ed questo che volevo sottolineare. La provvigione, che nel linguaggio assicurativo continua a chiamarsi tangente provvigionale, retrocessa da chi vince la gara, ma questo provoca una distorsione del mercato, perch penalizza nella gestione dei costi lagenzia e ci se giustificabile nel mercato privato non lo nel pubblico, proprio perch lagente in quel caso agisce in due vesti: come operatore economico e come cittadino che paga le tasse, e gli agenti come anche i broker sono tra le poche categorie che le pagano interamente. Comunque se il problema la tangente provvigionale del 7%, allora lintermediario la potrebbe retrocedere in maniera trasparente, come sconto di flessibilit direttamente allente. Non sarebbe la prima volta che si rinuncia a una parte del compenso per poter scendere sotto la tassazione tecnica e favorire un ente pubblico. Penso che in questo caso anche i dirigenti di AON in quanto cittadini ne sarebbero contenti. Ma mi rimane un dubbio, se come dite il compenso a carico delle compagnie o degli agenti, come funziona il cottimo fiduciario? Come funziona il sistema nel caso di gare andate deserte? Per quanto riguarda Paolo Arnaboldi Brichetto non pi operativo da quando su questa testata comparve un altro articolo sulla AON e le polizze del Comune di Milano, mi fa piacere che lUfficio Comunicazione legga ArcipelagoMilano. Mi scuso per il ritardo nella risposta ma per un problema tecnico ne sono stato informato solo ora.

Risponde Massimo Cingolani a Daniele Borroni


Sono daccordo con quanto sostiene Borroni, infatti il mio intervento voleva sottolineare il fatto, che anche per le polizze, si potrebbe valorizzare le competenze interne allistituzione ed proprio perche volevo evidenziare questo aspetto, che non mi interessato specificare che il Cda surrogato dal commissario. Mi scuso per il ritardo nella risposta ma per un problema tecnico lho vista solo adesso.

RUBRICHE MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Divagazioni


Laffermarsi, con unassordante potenza mediatica, di questa sorta di ciclone chiamato Mi.To. ha avuto un effetto collaterale non da poco, quello di ritardare linizio di tutte le altre stagioni. Con la meritevole eccezione dellOrchestra Verdi - che oltre ad aver dato un importante contributo al Festival di Milano e Torino inizia in questa settimana la sua stagione con un impegnativo programma - tutte le altre istituzioni entreranno in attivit solo nel mese di ottobre. Ne approfittiamo cos per divagare con alcune riflessioni maturate dopo aver partecipato a quella prova generale del concerto di n.31 III 14 settembre 2011 Abbado e Radu Lupu a Lucerna di cui vi abbiamo dato conto la settimana scorsa. Siamo certi che lattuale format del concerto di musica sinfonica o da camera corrisponda alle aspettative ed ottenga il massimo godimento da parte del suo pubblico? E giusto che il concerto segua rigide regole formali, che per esempio ci si debba attenere a un programma stabilito con mesi (anni) di anticipo senza poter accogliere sollecitazioni esterne dellultimo momento? O che non ci si debba mai allontanare dal testo originale, e si consideri proibita o impertinente qualsiasi improvvisazione o lettura libera e fantasiosa, magari avendola spiegata al pubblico con un breve commento? O passando ad aspetti pi banali - che si usino ancora quei superatissimi frac, anche se per fortuna qualche musicista comincia molto timidamente a trasgredire (ma guai ad abbandonare il colore nero!)? Quando ci capita di ascoltare un concerto in casa, o un amico concertista che suona solo per noi, o lo ascoltiamo studiare o provare un pezzo in totale libert, magari ripetendo pi volte un passaggio particolarmente ostico, o cercare il fraseggio migliore fra diverse possibili 14

www.arcipelagomilano.org soluzioni, non ci sentiamo dei privilegiati? Non ci emoziona partecipare cos intimamente alla lettura della partitura, alla ricerca interpretativa, in una parola alle scelte del musicista? Ovviamente non possiamo immaginare una totale anarchia, per cui quando andiamo a un concerto non sappiamo che cosa ascolteremo, n tantomeno possiamo rinunciare a letture rigorose e corrette che si attengano il pi possibile al testo e alle pi consolidate prassi interpretative. Forse, per, si potrebbero aggiungere ai concerti formali altre tipologie di eventi musicali, non meno classici che, senza scimmiottare le grandi improvvisazioni di Keith Jarrett, n imitare le jazz session (che partono da tuttaltri presupposti), consentano agli interpreti di proporre ad esempio una serata con Mozart in cui ci trasmettano la loro idea di Mozart, piuttosto che la loro ricerca sulla sua musica, o anche solo il percorso che devono fare ogni volta che la affrontano per risolverne passi complessi o misteriosi o scioglierne apparenti incongruenze, proponendola in modi diversi e magari tra loro contraddittori. Una sera chiedemmo ad Andrea Bacchetti pianista di cui abbiamo pi volte riferito e che mostra una certa insofferenza nei confronti del rito del concerto come mai si era preso tante libert nellesecuzione delle bachiane Variazioni Goldberg, aggiungendovi una considerevole dose dinusuali abbellimenti; felice che qualcuno se ne fosse accorto, ci rispose che non si pu suonare sempre la stessa musica, che bisogna talvolta rinnovarla, che Bach sarebbe stato assolutamente daccordo visto che lui stesso la suonava di volta in volta su diversi strumenti e con tempi diversi, e che era prassi, allora, abbellire liberamente il testo scritto, usarlo quasi come un canovaccio. Unaltra volta Bacchetti esegu una serie di pezzi, in parte di autori diversi, uno dopo laltro senza alcuna interruzione e dunque senza la cesura dellapplauso. Fu una cosa curiosa, non totalmente apprezzata da un pubblico abituato allimmutabile rito del concerto classico, eppure obblig tutti a riflettere su certe contiguit musicali e su certi procedimenti imitativi, propri della musica, che non sono sempre palesi. Ci sembra dunque arrivato il momento di sperimentare nuove forme di concerto, pi libere, fantasiose, personali, forme pi dirette fra artisti e pubblico; abbiamo avuto molte avvisaglie di questa tendenza (ricordate gli ultimi concerti di Friedrich Gulda?), talvolta magnifiche, altre volte anche irritanti (ma basterebbe chiamarli concerti irrituali, e annunciarli come tali, perch il pubblico sia preparato). Limportante introdurre e sperimentare anche nei luoghi pi carismatici nuovi modi di rapportarci con i grandi capolavori musicali e soprattutto mettere in una nuova relazione, pi approfondita e meno scontata, i testi, linterpretazione, e la fruizione da parte del pubblico. Ovviamente senza cadere nella diversa e noiosa dimensione della lezione, ma creando latmosfera curiosa e gioiosa di chi vuole andare un po pi in l del semplice ascolto (di ci, peraltro, che quasi sempre gi conosce) per esplorare alternative possibili e sorprendenti. Musica per una settimana Questa settimana ancora presa dal Festival Mi.To. di cui vi ripetiamo il link http://www.mitosettembremusica.it/p rogramma/calendario/2011-0905.html Ma anche linizio della stagione dellAuditorium dove il 15, il 16 e il 18 settembre lOrchestra Verdi, diretta da Xian Zhang, eseguir dapprima il Concerto n. 5 in mi bemolle maggiore opera 73 per pianoforte e orchestra (il celebre Imperatore) di Beethoven con il pianista Lars Vogt, e poi la Sinfonia Fantastica opera 14 di Berlioz.

ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Fotografie e unUltima Cena per non dimenticare l11 settembre
Dieci anni fa il crollo delle Torri Gemelle ha cambiato il mondo e ha destabilizzato la nostra sicurezza e la realt a cui eravamo abituati. Tante, tantissime le celebrazioni in tutto il mondo; tante, tantissime le foto a cui siamo stati esposti in questi dieci anni. Foto che testimoniano, ricordano, mostrano e ci fanno riflettere sullimmane tragedia di quel giorno. Sono proprio le fotografie le protagoniste di una mostra, visitabile fino al 2 ottobre presso Palazzo Reale, promossa dal Comune di Milano, dalla Fondazione Forma per la Fotografia con la collaborazione del Corriere della Sera. 11.9 Il giorno che ha cambiato il mondo. Dieci anni dopo. Documenti e immagini mostra esattamente questo. Fotografie dal grande formato fatte dai testimoni di quella tragedia in quel giorno che sembrava uguale a tanti. Passanti salvatisi per caso, ma anche fotografi dai n.31 III 14 settembre 2011 nomi importanti, quali James Nachtwey, e i grandi autori della Magnum Photos come Steve McCurry, Alex Webb, Gilles Peress, Susan Meiselas e altri. La mostra, raccolta in poche sale, una testimonianza forte di quello che accadde. Leroismo dei soccorritori, gente comune irriconoscibile, coperta di sangue e polvere che si abbraccia e guarda il cielo con fare impotente, pezzi di edificio, frammenti volati qua e l, un angolo di terreno coperto da fiori e candele, parenti e amici che guardano le foto degli amici appese al muro dei dispersi. Immagini a tutti fin troppo note che, anche a un decennio di distanza, ancora ci fanno emozionare. Anche la stampa stata un mezzo importante in quellevento, ecco perch la prima sala dedicata alle copertine dei principali quotidiani nazionali degli Stati Uniti del 12 settembre, con foto, commenti e titoli altrettanto scioccanti e sconvolti. Ma non ci sono solo fotografie in questo omaggio milanese. Una sala dedicata, con immagini, disegni e fotografie, a spiegare nel dettaglio il progetto di Antonio Paradiso, artista italiano che ha creato una grande scultura, Lultima cena globalizzata, usando proprio alcuni resti degli edifici delle Torri. Dopo l11 settembre artisti da tutto il mondo chiesero alla citt di New York di poter avere e usare pezzi, travi e quel che rimaneva delle due Torri per crearne opere darte. Il comune di New York band allora un concorso affinch gli artisti pensassero e progettassero dei lavori su questi materiali, per riservarsi poi di scegliere solo i pi significativi a cui inviare i resti. Paradiso stato lunico italiano ad aver vinto quel concorso, insieme con una quarantina di artisti, e ne ha creato una nuova versione 15

www.arcipelagomilano.org dellUltima Cena, esposta nella corte interna di Palazzo Reale. Un tavolo contorto, accartocciato, cos come le tredici persone intorno ad esso, simboleggianti tredici nazionalit del mondo. Venti tonnellate di travi, sbarre e lamiere contorte, del colore della ruggine, simili a persone sofferenti, mute, solitarie e senza pi nulla da dirsi, rimodellate secondo il progetto artistico dopo esser giunte in Italia nel dicembre 2010. Sicuramente unopera di grande impatto emozionale. 11.9 Il giorno che ha cambiato il mondo. Dieci anni dopo. Documenti e immagini; Antonio Paradiso Ultima cena globalizzata. fino al 2 ottobre. Palazzo Reale, orari: 9.30-19.30; lun. 14.30-19.30; gio. e sab. 9.30-22.30. Ingresso gratuito. .

Hayez nella Milano di Verdi e Manzoni


Per celebrare i 150 anni dellUnit dItalia, la Pinacoteca di Brera ospita una grande mostra, dedicata a uno dei suoi artisti pi celebri e significativi, il veneziano Francesco Hayez. Ideata da Fernando Mazzocca, uno dei pi importanti studiosi italiani di Hayez, e da Isabella Marelli, conservatrice delle opere dellOttocento della Pinacoteca di Brera, con la collaborazione di Sandrina Bandera, direttrice della Pinacoteca, la mostra divisa in sei sezioni tematiche, che analizzano buona parte della produzione artistica e della vita del grande maestro. Una mostra a tutto tondo che coinvolge anche altri illustri protagonisti dellOttocento nella Milano preunitaria, come Alessandro Manzoni e Giuseppe Verdi, uniti da personale amicizia al pittore del Bacio. Pittore romantico ma di formazione classicista, Hayez ebbe grande successo come ritrattista presso le nobili famiglie milanesi, come dimostrano il ritratto del Manzoni stesso, 1841, di solito schivo e riservato ma che accett di farsi ritrarre in una posa informale dallamico, e quelli della sua seconda moglie Teresa Stampa, ma anche quello dellamico Antonio Rosmini e di Massimo dAzeglio (che aveva sposato una figlia del Manzoni). Attraverso i 24 dipinti esposti (insieme e opere di Boldini, Beretta e Bertini), si passa dalla giovanile produzione a soggetto storicoromantico, che richiama direttamente alcune opere del Manzoni, come i dipinti ispirati alla tragedia del Conte di Carmagnola, il Ritratto dell Innominato, 1845, fino ai due dipinti sacri, LArcangelo San Michele e La Vergine Addolorata, opere amate dal Manzoni e che rimandano ai suoi stessi Inni Sacri. Ma laltro importante protagonista anche Giuseppe Verdi, con cui lHayez collabor per la messinscena di alcune opere. Hayez infatti aveva gi trattato in pittura alcuni di questi temi tratti dai melodrammi verdiani, come I Lombardi alla prima Crociata, I Vespri siciliani e I due Foscari, esposti in mostra accanto ai ritratti dei loro antichi proprietari, quale limperatore Ferdinando I dAustria per la prima versione de Lultimo abboccamento di Jacopo Foscari con la propria famiglia, o il poeta Andrea Maffei e la moglie Clara, animatori di un celebre salotto sociale, proprietari della seconda versione di questo soggetto. Tele di incredibili dimensioni e intensit, che mostrano tutta la forza melodrammatica e i tumulti di un secolo. Accompagnati, per loccasione, da un sottofondo di musiche verdiane. Ed proprio nellultima sezione che compare un altro grande protagonista musicale italiano, Gioacchino Rossini, con il quale Hayez ebbe un rapporto privilegiato, come dimostra anche il Ritratto di Giocchino Rossini, 1870, affiancato a quello di Verdi eseguito da Boldini. Purtroppo Hayez, nonostante la grande amicizia, non riuscir mai a ritrarre lamico compositore. Chiude la rassegna lopera pi famosa di Hayez e della Pinacoteca, Il Bacio. Unopera tuttaltro che innocente, ma che anzi, come spesso accade nella sua pittura, Hayez usa per mascherare, dietro temi apparentemente innocui ed episodi di storia del passato, istanze e aspirazioni risorgimentali, ai tempi impossibili da esprimere liberamente a causa della censura austriaca. Nella prima versione de Il Bacio (1859), esposto a Brera dopo la liberazione della Lombardia dall'Austria, si pu leggere infatti il saluto del patriota alla sua amata, ma anche il sacrificio e l'amore dei giovani per la nuova nazione, loro che saranno poi i progenitori di unItalia nuova, libera e finalmente unita. Hayez nella Milano di Manzoni e Verdi - Pinacoteca di Brera, fino al 25 settembre Orari: 8.30 -19.15 da marted a domenica Biglietti: Intero euro 11. Ridotto euro 8.50

AllHangar Bicocca si gioca a ping pong


La nuova mostra allHangarBicocca dedicata allartista tailandese Surasi Kusolwong, che realizza una insolita installazione site specific nello shed, la parte iniziale del grande spazio dellHangar. Nelle navate grandi possibile ancora vedere, per le ultime settimane, la mostra del progetto Terre Vulnerabili. Linstallazione prevede cinque tavoli da ping-pong, che i visitatori potranno davvero utilizzare per giocare. Sopra ogni tavolo sono posizionati diversi tipi di oggetti e materiali dedicati a vari aspetti del lavoro di Kusolwong: oggetti di uso quotidiano, semplici, domestici e a volte kitsch n.31 III 14 settembre 2011 come animali in gesso coperti da pezzi di conchiglie, o animali intagliati in legno o ancora oggetti tipici di diverse culture collezionati durante i suoi viaggi o fatti dallartista. Nellinstallazione sono presenti anche materiali e oggetti che rimandano al mondo dellarte povera: specchi e forme ritagliate collegate ai simboli e ai manoscritti di Alighiero Boetti. Lo scopo del gioco semplice: il progetto una sorta di specchio che proietta i visitatori dentro quella complessa e a volte contraddittoria rete di comunicazione che avvolge la societ contemporanea: un dialogo non stop fatto di domande e risposte. Nellinstallazione trovano posto per anche altre forme darte: una scultura a forma di cubo collegata a una macchina del fumo; una sculturavulcano fatta da una montagna di sale con al centro una lampada; un gruppo di sculture-tenda fatte di marmo, ferro, legno e specchio; una scultura fatta di tutte le pagine del libro Living in the End Times di Slavoj Zizek; una scultura morbida fatta di spugne con un cartello dalla scritta Prenditi del tempo per sederti e pensare; e una serie di lampade pendenti realizzate da Kusolwong. 16

www.arcipelagomilano.org Un lavoro giocoso e di grande impatto visivo, ma che riflette, e fa riflettere, sui temi della comunicazione e delle relazioni. Ping-Pong, Panda, Povera, PopPunk, Planet, Politics and P-ArtSurasi Kusolwong HangarBicocca. Fino al 15 settembre Orario: 11.0019.00, giov dalle 14.30 fino alle 22.00, lun chiuso Ingresso: intero 8 euro, ridotto 6 euro

Cattelan tra piccioni imbalsamati e foto surrealiste


Nuovo scandalo (preannunciato) per lenfant prodige dellarte nostrana, Maurizio Cattelan. Alla 54esima Biennale di Venezia, inaugurata il 4 giugno e che andr avanti fino al 27 novembre, lartista padovano, chiamato in extremis a partecipare, ha proposto una particolarissima opera-installazione: The others, 2000 piccioni imbalsamati e collocati sui solai, le travi e gli impianti del Padiglione centrale della Biennale. In realt lidea tanto nuova non visto che riprende uninstallazione del 1997, Tourists, gi esposta nella Biennale di quellanno, curata da Germano Celant, e che consisteva in duecento colombi imbalsamati. Alcuni dei quali, bene dirlo, sono stati poi battuti allasta da Christies per lincredibile somma di 150 mila sterline. Insomma altri piccioni tassidermizzati appollaiati su travi. Questo ha comportato una inevitabile protesta da parte degli animalisti, che hanno manifestato con slogan e cartelli allingresso dei Giardini. Certo Cattelan non nuovo alluso di animali nelle sue opere, come fece nel 1996 per La ballata di Trotskij, in cui appese un cavallo imbalsamato a uno dei soffitti del Castello di Rivoli (stima: due milioni di dollari), oppure un altro cavallo, sempre imbalsamato, trafitto da un cartello con la scritta INRI, esposto nel 2009 alla Tate Modern di Londra; la statua animale dei quattro musicanti di Brema, o ancora lirriverente regalo alla Facolt di Sociologia dell'Universit di Trento in occasione del conferimento della laurea honoris causa: un asino impagliato dal titolo Un asino tra i dottori. Ultimo ma non meno crudele, il topolino incastrato in una bottiglia di vodka Absolut per uno degli eventi legati alla Biennale del 2003 organizzato proprio dal marchio Absolut. Magra consolazione far notare che i piccioni non sono stati imbalsamati appositamente per levento e che, in realt, nel 2007, per la giornata dell'arte contemporanea promossa da Amaci (Associazione dei musei d'arte contemporanea italiani) Cattelan aveva realizzato un canguro nascosto dietro un albero dal quale spuntavano solo le orecchie dell'animale, un lavoro eseguito con il sostegno del Wwf stesso. Quattrocento di questi piccioni andranno poi alla mia retrospettiva al Guggenheim di New York che aprir il 4 novembre. Confermo che quello sar il mio ultimo impegno prima di lasciare il mondo dellarte. Cos si giustifica Cattelan, sostenendo ancora una volta che il suo ritiro dal mondo dellarte davvero imminente. Verit o strategia? Sarebbe in ogni caso un ritiro parziale, perch lobiettivo di Cattelan occuparsi sempre di arte, ma in modo collaterale, attraverso la sua nuova rivista Toilet Paper. Come annunciato mi ritiro a occuparmi della mia rivista Toilet Paper, anzi ne far anche altre. Per lappunto. Questa nuova impresa editoriale, diretta e curata insieme allamico e fotografo Pierpaolo Ferrari, presentato nello spazio milanese Le Dictateur, una rivista fotografica, una sorta di moderno giornale dada-surrealista (abbondano occhi, nasi e dita mozzate), dedicata solo alle immagini, niente spiegazioni, che accosta fotografie diverse e un tantino scioccanti, per permettere allo spettatore pindarici voli interpretativi e suggestivi. Limportante, suggeriscono gli autori, la sequenza con cui le foto sono proposte. Insomma il solito, irriverente e autoreferenziale Cattelan. 54. Esposizione Internazionale darte Biennale di Venezia, Giardini e Arsenale dal 4 giugno al 27 novembre, Orari: 10 18 chiuso il luned. Costi: 6 per ciascuna sede, 10 per entrambe le sedi

Doppio Kapoor a Milano


Sono tre gli appuntamenti che lItalia dedica questanno ad Anish Kapoor, artista concettuale anglo-indiano. Due di questi sono a Milano, e si preannunciano gi essere le mostre pi visitate dellestate. Il primo alla Rotonda della Besana, dove sono esposte sette opere a creare una mini antologica; il secondo "Dirty Corner", installazione site-specific creata apposta per la Fabbrica del Vapore di via Procaccini. Entrambe curate da Demetrio Paparoni e Gianni Mercurio, con la collaborazione di MADEINART, gli stessi nomi che hanno curato anche la retrospettiva di Oursler al Pac. Una mostra di grande impatto visivo, quella della Besana, con opere fatte di metallo e cera, realizzate negli ultimi dieci anni e che sono presentate in Italia per la prima volta. Opere di grande impatto s, ma dal significato non subito comprensibile. Kapoor un artista che si n.31 III 14 settembre 2011 muove attraverso lo spazio e la materia, in una continua sperimentazione e compenetrazione tra i due, interagendo con lambiente circostante per cercare di generare sensazioni, spaesamenti percettivi, che porteranno a ognuno, diversi, magari insospettabili significati, come spiega lartista stesso. Ecco perch non tutto lineare, come si pu capire guardando le sculture in acciaio C-Curve (2007), Non Object (Door) 2008, Non Object (Plane) del 2010, ed altre che provocano nello spettatore una percezione alterata dello spazio. Figure capovolte, deformate, modificate a seconda della prospettiva da cui si guarda, un forte senso di straniamento che porta quasi a perdere l'equilibrio. Queste solo alcune delle sensazioni che lo spettatore, a seconda dellet e della sensibilit, potrebbe provare davanti a questi enormi specchi metallici. Ma non c solo il metallo tra i materiali di Kapoor. Al centro della Rotonda troneggia lenorme My Red Homeland, 2003, monumentale installazione formata da cera rossa (il famoso rosso Kapoor), disposta in un immenso contenitore circolare e composta da un braccio metallico connesso a un motore idraulico che gira sopra un asse centrale, spingendo e schiacciando la cera, in un lentissimo e silenzioso scambio tra creazione e distruzione. Unopera, come spiegano i curatori, che non potrebbe esistere senza la presenza indissolubile della cera e del braccio metallico, in una sorta di positivo e negativo (il braccio che buca la cera), e di cui la mente dello spettatore comunque in grado di ricostruirne la totalit originaria. Il lavoro di Kapoor parte sempre da una spiritualit tutta indiana che si caratterizza per una tensione mistica verso la leggerezza e il vuoto, 17

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verso limmaterialit, intesi come luoghi primari della creazione. Ecco perch gli altri due interessanti appuntamenti hanno sempre a che fare con queste tematiche: Dirty Corner, presso la Fabbrica del Vapore, un immenso tunnel in acciaio di 60 metri e alto 8, allinterno dei quali i visitatori potranno entrare, e Ascension, esposta nella Basilica

di San Giorgio Maggiore a Venezia, in occasione della 54 Biennale di Venezia. Opera gi proposta in Brasile e a Pechino ma che per loccasione prende nuovo significato. Uninstallazione site-specific che materializza una colonna di fumo da una base circolare posta in corrispondenza dellincrocio fra transetto

e navata della maestosa Basilica e che sale fino alla cupola. Anish Kapoor - Rotonda di via Besana fino al 9 ottobre Fabbrica del Vapore, via Procaccini 4 fino all11 dicembre Orari: lun 14.30 - 19.30. Mar-dom 9.30-19.30. Giov e sab 9.30-22.30. Costi: 6 per ciascuna sede, 10 per entrambe le sedi.

CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org

Terraferma
Emanuele Crialese [Italia/Francia, 2011, 88] Con: Filippo Pucillo, Mimmo Cuticchio, Donatella Finocchiaro, Beppe Fiorello, Timnit T.
Io cristiani a mare unnaiu lassati mai, dice nonno Ernesto (Mimmo Cuticchio) difendendo la legge del mare. Il vecchio pescatore ancorato alla tradizione e alla sua storia, e mai le rinnegherebbe. Terraferma [Italia/Francia, 2011, 88] di Emanuele Crialese indugia davanti a questo bivio: tradizione o modernit. Rallenta anche la telecamera quando si sofferma sul mare e sulla terra, li inquadra da vicino, li scruta fino a penetrarli sottopelle; come se fossero vivi, come se fossero morti. E a essere sospeso tra due forze opposte anche il giovane Filippo (Filippo Pucillo), da una parte influenzato dalla saggezza di nonno Ernesto, dallaltra provocato dai vaneggiamenti effimeri dello zio (Beppe Fiorello), che pur di racimolare qualche euro vende lanima al turismo sfrenato. Crialese racconta di unisola siciliana; una terra ferma, appunto, anchessa in stallo tra un passato quasi mitico e un desiderio di novit. Come Giulietta (Donatella Finocchiaro), mamma di Filippo, che serba in cuore il miraggio di un nuovo mondo. Desiderio di un Nuovomondo [Francia/Italia, 2006, 112] osservato da Crialese qualche anno fa era il 2006 raccontando del sogno n.31 III 14 settembre 2011 americano dei migranti italiani di inizio secolo scorso. Ora, quei barconi in mezzo al mare sono colmi di africani, uomini disposti a morire tentando di raggiungere il loro sogno: la Terraferma. Questi che partono sono come semi per terre pi fertile, si diceva allora per rincuorarsi. Allora come ora: tentativo di consolazione che nasconde lincertezza di un viaggio disperato; le paure di un paese forse ostile. Pi che ostile, il paese pauroso. Fermo. Le leggi che lo governano sbattono contro il codice del mare che impone a ogni buon marinaio di tendere la mano al bisognoso. Ed questa la falla che mette in discussione lequilibrio: la mano di nonno Ernesto che raccoglie quei clandestini risucchiati dal mare. Contro la legge, contro la volont di una terra che paralizzata dalla paura del nuovo, del diverso. Il terrore reso bene dal regista quando Filippo, in navigazione notturna, si accorge di quei corpi in mare che, quasi allimprovviso, nuotano verso la sua barca, come fossero zombie (luci, ombre e sguardi ricordano un po gli zombie di Romero o Carpenter). Crialese stesso a rivelare la sua intenzione: negli ultimi anni ho messo in dubbio la nostra presunta civilt, dice a Repubblica [Domenica, 11 settembre 2011]. Ma lesperienza straziante dellabbandonare il proprio paese per rimanere alla deriva in acque sconosciute, non comprensibile soltanto leggendola sul giornale o sentendone parlare in televisione. necessario guardare negli occhi; proprio come quando Giulietta si perde nello sguardo di Sara (Timnit T., che davvero ha affrontato la migrazione dalle coste africane), e raggiunge quel livello di empatia tale da portare a commozione lei e noi in sala. Forse allora, quella Terraferma siamo un po tutti noi, con le nostre paure e la nostra falsa coscienza. Bravi a predicare parole di solidariet, ma ancora pi bravi a ballare Maracaibo godendo degli sfarzi e chiudendo gli occhi, stando ben attenti a non incrociare quello sguardo che potrebbe realmente commuoverci. Ma intanto la mano di nonno Ernesto si tende, Crialese lascia il timone a Filippo che attraversando il mare condivide il sogno di Sara. Fine. Titoli di coda. Noi dovremmo decidere cosa ci sar di qua ad attenderli: un nuovomondo o una terraferma? Paolo Schipani 18

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In sala: Apollo SpazioCinema, Plinius multisala, The Space Cinema Rozzano, UCI Cinemas Bicocca,

Skyline Multiplex, Le Giraffe Multisala, UCI Cinemas Pioltello, The Space Cinema Le Torri Bianche,

Arcadia Bellinzago Lombardo, Nuovo Cinema Gloria.

This is England
di Shane Meadows [Gran Bretagna, 2006, 101'] con Thomas Turgoose, Stephen Graham, Jo Hartley, Andrew Shim
Questa l'Inghilterra, ci anticipa nel titolo Shane Meadows. l'Inghilterra degli anni ottanta, delle politiche impopolari della Thatcher, del matrimonio sfarzoso di Carlo e Diana, degli scioperi, delle proteste, delle cariche della polizia e della guerra nelle Falkland. proprio nel conflitto su queste isole lontane migliaia di chilometri dalla madre patria che Shaun, ragazzino dodicenne, ha perso il padre soldato. L'adolescenza il periodo pi problematico e il pregiudizio altrui ci colpisce spesso con violenza. Shaun ha bisogno di una figura paterna, di un modello di comportamento e, al tempo stesso, di una guida che gli mostri come schivare le meschinit e i giudizi degli altri. Un gruppo di skinhead, accogliendolo per scherzo come mascotte, prova a raccogliere la sfida. Il ragazzino acquista rapidamente sicurezza nelle bravate che riempiono i pomeriggi altrimenti desolanti. Quello che sembra un gioco si trasforma in qualcosa di serio con l'uscita dal carcere di Combo, nuovo capo della banda. Shaun gli resta vicino perch in questo modo convinto di colpire il sistema, reo di avergli portato via suo padre. La spensieratezza e le fughe goliardiche dal paese lasciano spazio alle riunioni politiche, al nazionalismo, al razzismo manifestato prima a parole contro ragazzi musulmani poi messo in pratica rubando e devastando il negozio di un pakistano. Combo ha capito che gli emarginati e i repressi sono disposti a tutto pur di appartenere al branco, la protezione che ne ricavano li spinge a una accondiscendenza incondizionata. I suoi seguaci, compreso Shaun, hanno perso il potere di scelta e di opinione. Come in ogni dittatura non si pu che seguire il proprio leader fino al delirio. This is England si inserisce nel gruppo di film che ha trattato in questi ultimi anni il tema del neonazismo. I pi noti sono American History X di Tony Kaye, The Believer di Henry Bean e L'Onda di Dennis Gansel. La pellicola di Shane Meadows ha il merito, rispetto alle altre opere, di scavare pi profondamente negli animi dei personaggi. L'azione non frenetica, non c' un eccessivo ricorso alla violenza per mostrarci l'estremizzazione delle idee dei protagonisti, c' per una fine sceneggiatura che grazie a fitti e intensi dialoghi ci porta a comprendere le dinamiche sociali e le pericolose involuzioni psicologiche. grandioso il lavoro svolto dal regista e da Thomas Turgoose. Il giovane attore rende coinvolgente e convincente la pi difficile delle metamorfosi a cui sottoposto Shaun, il suo personaggio, che, in poche settimane, da bambino costretto a diventare adulto. Marco Santarpia In sala a Milano: Cinema Arlecchino

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VITTORIO GREGOTTI. CITT, PICCOLO MEGLIO? http://www.youtube.com/watch?v=Cp_hVhRq5zw

n.31 III 14 settembre 2011

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