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La pedagogia

Sulla base della definizione espressa da Jean Houssaye la pedagogia è quell’insieme di pratiche
coerenti tra loro, ideate in riferimento ad una determinata teoria, che l’educatore, in quanto pratico-
teorico dell’azione educativa, ha il compito di porre in relazione tra loro, nonostante la
consapevolezze dell’impossibilità, dovuta alla complessità dei fattori presenti nella situazione
educativa, di ridurre completamente l’una all’altra teoria e pratica.
La pedagogia è la realizzazione, ossia la pratica dell’educazione, un’”arte del fare”, che pone le basi
su presupposti di carattere scientifico tenendo conto delle finalità da perseguire, ossia di una certa
visione dell’uomo e della società verso cui indirizzare la propria azione, più che una scienza vera e
propria (scrive John Dewey che non vi sia una scienza particolare e indipendente dell’educazione
più di quanto non vi sia una scienza del gettare i ponti).
Alla luce di ciò non fanno pedagogia il teorico e il filosofo dell’educazione, spesso fautori di
sistemi razionalizzati e spesso utopici ideati attraverso l’attività di ricerca che non tengono conto
della concretezza della situazione educativa: secondo Philippe Meirieu, infatti, la pedagogia non va
confusa con le scienze dell’educazione, ossia quell’insieme di conoscenze provenienti dai vari
campi del sapere e dalle varie discipline, come psicologia, sociologia e neuroscienze, che
certamente contribuiscono all’educazione ma che non la determinano del tutto.
Allo stesso modo non fa pedagogia il pratico, ossia colui che si limita ad adoperare sistemi
pedagogici di cui non conosce le finalità cui fanno riferimento, il cui apparente successo è dovuto
ad una società meccanizzata che non investe più sulla missione della scuola, che non mette più in
discussione dal punto di vista etico le tecniche utilizzate e le finalità morali, ma che si limita ad
osservarne l’utilità, e i vantaggi che l’utente può trarne in ambito personale e lavorativo.
Fa pedagogia dunque colui che riesce a costruire progetti di azione coerenti rispetto a finalità e
conoscenze.
 Per finalità si intendono quegli obiettivi di carattere politico, etico e filosofico, che non sono
altro che i postulati da cui derivano gli obiettivi educativi e di apprendimento;
 Per conoscenze si intendono i saperi da trasmettere, le teorie dello sviluppo e
dell’apprendimento, nonché i metodi di ricerca e documentazione;
 Per pratiche, o progetti d’azione, si intendono gli strumenti da adoperare (ossia metodi e
tecniche) per raggiungere le finalità tenendo conto delle conoscenze.
Dell’intreccio dialettico tra finalità, conoscenze e pratiche, le prime hanno certamente il ruolo
più importante, in quanto condiziona fortemente gli altri due, ma ciò nonostante la pedagogia
non è affatto arbitraria, anzi esige rigore scientifico e fonti di conoscenza aggiornate, senza che
però dalle teoria della conoscenza se ne possa dedurre direttamente una pratica pedagogica.
Questo avrebbe difatti come conseguenza la razionalizzazione dei processi educativi, la
svalutazione del sapere pratico e non si tratterebbe che di una scienza dell’addestramento.
Traendo le neuroscienze come esempio, è innegabile il loro contributo nella definizione di
pratiche pedagogiche ma non si può pretendere di prescrivere norme pedagogiche, che
appartengono al campo del giudizio, dell’etica e della politica, fondandole su teorie scientifiche.

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