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JEHOSHUA O IESOUS?

Angelo Filipponi
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Prima Parte o
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1
JEHOSHUA O IESOUS?
Prima parte
ANGELO FILIPPONI

A Stefano Ricci, mio nipote, bambino speciale

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artien e

Copertina. Muro occidentale della sinagoga di Doura Europos


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Adattamento personale delle immagini del pavimento musivo della sinagoga di Bet Alfa (VI Sec.)

3
Prefazione

Mt. (1,21) “ella partorirà un figlio e tu gli porrai nome Gesù: egli infatti
salverà il suo popolo dai suoi peccati”1.
Gesù è il nome imposto al figlio, partorito da Maria, da Giuseppe di
Giacomo, suo sposo (Mt,1.16): nome senza significato in Italiano, dolce
per la consuetudine di preghiera e familiare per la continuità di rapporto
comunicativo2.
In effetti il nome, imposto dal padre Giuseppe (Iosip bar Jaqob), è
Jehòshua/Yehoshua, che significa in ebraicoYahveh salva (è salvezza): la
traduzione in Greco IESOUS e quella latina IESUS e quella italiana GESU’
rendono solo a mala pena i fonemi del nome originario sincopato, che
perde irrimediabilmente il suo significato.
L’evangelista perciò dice, come spiegazione semantica del nome, dopo i
due punti, egli infatti salverà il suo popolo dai peccati, facendo un
poliptoto con Jehoshua che include l’idea di Yahveh salva.
Il nome, dunque, è reso in modo mutilo dall’evangelista e non fa più capire
il rapporto con l’enunciato seguente dichiarativo.
Il termine Gesù, perciò, non rende il reale significato in quanto i fonemi
delle lingue (Aramaico, Greco, Latino, Italiano), pur quasi equipollenti,
non sono omofoni e semanticamente perde quella pregnanza significativa
ebraica e diventa un insieme di fonazioni vuote ed arbitrarie.
Jehoshua-Jeshu è nome di persona comunissimo nell’area giudaica, molto
frequente nel I secolo dopo Cristo: lo testimoniano le opere di Giuseppe
Flavio (specie Storia Giudaica e Antichità Giudaiche) e anche quelle di
Filone, in misura molto minore3.
Anche i libri biblici riportano molti Gesù, da Giosué, il successore di
Mosè, a Gesù ben Sirac, l’autore dell’Ecclesiastico, mentre i Vangeli, gli
Atti degli Apostoli, le lettere di Paolo, di Giacomo, di Pietro, di Giovanni e
l’Apocalisse sono diligenti e attenti nell’evitare e nel citare personaggi di
ss questo nome4.
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\nA a Comunque, vorrei solo rilevare come gli autori del Nuovo testamento
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usino il nome di Gesù, in modo parsimonioso, come a non nominare il
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nome di Dio invano, per creare un alone magico - divino, quasi in
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sostituzione della perduta significatività originaria nel passaggio da una
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cultura locale, limitata, aramaico-giudaica ad una comune ed universale,
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ellenistico-romana.5
Penso che se c’è stata questa attenzione sul Nome, ancora maggiore sarà

4
stata sulle parole, sul pensiero, sui fatti in quanto ritengo che un fenomeno
di trasmissione culturale quale quello del Cristianesimo (al di là

ella
dell’intervento dello Spirito Santo) sia stata opera di uomini, che

s
retoricamente hanno cercato di entrare negli animi degli uditori,

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servendosi dei mezzi espressivi migliori per quell’epoca.

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Si ricordi che siamo nell’epoca, prima, dei Giulio-Claudi e poi dei Flavi,

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epoca in cui Teodorei ed Apollodorei si contendono il potere nelle corti e

s
nelle piazze sulla base di Anomalia ed Analogia, epoca in cui imperatori

Al e
affidano la loro immagine ai più grandi retori e in cui si afferma l’opera

\n
dell’anonimo scrittore del Peri Upsous (il Sublime) 6.

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Mi permetto di rilevare, infine, che in questo secolo ogni genere letterario

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e artistico è dominato dalla retorica, che per di più è quasi tutta di origine

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giudaica.

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Perciò parto dall’idea della presenza della retorica anche nei testi

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neotestamentari e di conseguenza opero cosciente di un Cristianesimo, che

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ha subito un grandioso processo retorico all’atto della sua trasmissione nel

sto
bacino del Mediterraneo, nell’impero romano, prima e dopo la distruzione

e
Qu
di Gerusalemme.
Sono convinto che questo grandioso processo abbia snaturato il pensiero
originario di Jehòshua (che aveva predicato il Regno dei Cieli) ed abbia
creato la base del Regno di Dio, in nome di Jesous Christos Kurios risorto,
da parte di Shaul/Paolo di Tarso.7.
Cerco, da anni, di ritrovare i segni storici dei logia di Jehoshua, della sua
presenza in terra giudaica, del suo pensiero e delle sue azioni per
determinare effettivamente il Regno dei Cieli nel suo sostanziale
significato e valore e durante la sua predicazione e dopo la sua morte e
resurrezione, quando si attendeva il suo ritorno.
In questa ricerca procedo sicuro di aver intuito esattamente, tanti anni fa,
che il Regno dei Cieli non è il Regno di Dio e che i due sintagmi non sono
neanche sinonimi: essi sono due fasi storiche distinte,di una cultura, che
poi si preciserà come cristiana e che farà storia.
In questo lavoro sono convinto, inoltre, che il mondo antico non ragiona
come noi moderni, perché la vita spirituale è diversa dalla nostra, essendo
molto differente l’idea di religiosità.
Il modo di interpretare la realtà di un antico è secondo mythos, in senso
religioso . secondo strutture e formule mistiche, tese a relazionarsi con la
physis e quindi con il divino o con un Dio animatore, dià sumbolon,
mediante simboli, servendosi di magi, sacerdoti, cantori, aruspici, auguri,

5
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tutti interpreti ermeneutai della natura, manipolatori
r t i a\nartigiani di un
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mestiere che col passare degli anni eo dei
t e ok a diventa organizzato culto,
bodecenni
e s
Qu a dare serenità ai fedeli turbati per
liturgia, sistema cultuale, atto
sovraggiunti avvenimenti straordinari e capace di assicurare la speranza di
un futuro migliore, anche ultraterreno ed extratemporale.
Nel V secolo a.C. nell’ambito della cultura ionico-attica si rileva un altro
sistema, che dapprima convive col mythos, nonostante il programma
apparentemente opposto, quello della intrepretazione della realtà secondo
logos.
Il sistema è tipico di Anassagora che, da Clazomene venuto in Atene,
distinguendo l’apparenza/eidos dalla realtà, vede il sapere come ricerca
razionale, fondata sulla intelligenza dell’uomo, di norma, aristocratico,
capace di trasformare la realtà sociale, politica ed economica, mediante la
tecnica.
Il sistema mitico e quello logico formano due methodoi (due vie), che
possono essere perfino complementari per raggiungere la verità, ma di
solito sono opposti in quanto ognuno ha una sua area di competenza, suoi
strumenti e forme.
Il mythos mostra le coordinate astratte, le forme atemporali, le strutture
costanti del vivere, pur nella sua lontananza storica o nella sua fabulosità:
esso fonde passato e presente e dà certezze per il futuro, in quanto
intuizione capace di tradurre in realtà, mediante il culto, i riti e le
cerimonie, i simboli stessi dell’esistenza e di portare con l’ascesi mistica
l’uomo alla purificazione e alla conoscenza intuitiva del divino.
Il giudaismo e il primissimo cristianesimo hanno questa componente
mitica, anche nella storia: la rievocazione dell’esodo dall’Egitto per
l’ebreo non è ricordo storico, ma è vita reale che rivive di fatto nel seder
della Pesah, come il ricordo della Pasqua (morte e resurrezione) di Gesù
è, nel rito della celebrazione della messa, presenza vivifica del Cristo nel
pane e nel vino, essenza vitale del dio vivente.
Allora il mythos diventa celebrazione misterica in cui il fedele, in quanto
mystes, iniziato ai culti misterici, scopre l’arcano divino che è anche la sua
intima angoscia esistenziale e si quieta nella luce del divino, nell’unione
con Dio.
Il logos, invece, in quanto pensiero pragmatico e scientifico, razionale ed
epistemico è proprio del cittadino (polites), desideroso di realizzare il
kosmos.
Esso ha un valore aggiuntivo con lo stoicismo, che indica sia la natura

6
specifica dell’uomo che quella del Kosmos (l’ordinato sistema universale),
di cui l’uomo è parte, in quanto esso è principio attivo della realtà, la
forma che plasma il mondo razionalmente e fissa la destinazione di ogni
singola creatura, cosciente che il creato ha anch’esso la stessa costituzione
ed è destinato alla coesione amorosa.
Anche se il primo sistema è la via del popolo e il secondo della nobiltà,
ambedue, comunque, cercano un proprio modo di vivere, che dia una
giustificazione dell’esistere e possibilità di vita reale e speranza per il
futuro.
Il mondo romano ellenistico è dominato da funzionari imperiali razionali
e tecnici, che hanno una concezione cosmoplita, basata sulla vita di
societas, come comunità universale di uomini, in cui entrano, come parti,
individui, famiglie e stati.
A mio parere il Kosmos del periodo tiberiano (14-37 d.C.) è un complesso
sistema statale, visto come ordine divino e razionale, in cui, per libero
consenso, vivono gli uomini sottratti all’arbitrio, guidati dal nomos
empsuchos dell’imperator, in ogni parte dell’imperium sia ad Occidente
che ad Oriente.
Questo sistema statale, basato sul quiritarismo e sull’ellenismo, è molto
scientifico e quindi logico e contro di esso si batte quello giudaico che,
sulla base del mythos, trasformato fideisticamente in logos, diventa
affermazione nazionalistica, fusa con credo fondamentalista, che si traduce
in guerriglia ed opposizione.
Oggi abbiamo infinite difficoltà a leggere questi due sistemi: il primo
tendente ad una ecumene, in cui le parti, pur differenti per stirpi, sono
solidali e fuse unitariamente e, paritariamente, cercano il benessere e la
pax, secondo la giustizia romana, riassume sostanzialmente la concezione
stoica, che sottende una sintesi culturale, realizzatasi con l’impero giulio-
claudio; il secondo, invece, convinto della propria specificità e della
elezione divina, reagisce ad ogni tentativo di conformazione ed
integrazione e combatte per il suo affrancamento, cosciente solo della sua
tipicità, diventando causa di disarmonia e di disordine nell’universale
ordine e nell’ armonia romana.
L’uomo contemporaneo ha ancora un mythos religioso, condizionato
storicamente e pur vivendo logicamente, vive cullando sogni e speranze,
tie
ancora più angosciato, data la massima realizzazione scientifica e ppar
considerate le tecniche industriali e le formule computerizzate, dissociato oek a
o
perduto tra i meandri razionali e le turbe psichiche. o eb
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Q
7
Ai ricercatori che operano in senso cronotopico e che ricostruiscono i
sistemi economici, sociali, politici, militari sulla base della tradizione
scritta, viene fuori per primo il sistema filosofico, connesso con quello
religioso, che dà un’idea areferenziata, irreale, di un kosmos, che ha
prodotto vita e che ha una sua continuità storica: essi ne vedono la
funzionalità, catalogano, studiano, convinti di aver operato per la
comprensione di fenomeni passati, diversi, irripetibili, utili perché
esperienza dell’uomo, ma, pur registrando fedelmente, equivocano i
significati in quanto non conoscono la funzionalità effettiva del sistema o,
se la conoscono, non intendono effettivamente la cultura sottesa, che ha un
suo valore come pratica, oppure fondono la cultura di un momento con
quella del successivo, considerandone una maggiore durata.
Perciò, chiunque ricerchi la verità storica, non coglie l’obiettivo, ma solo
una parvenza, di cui intravvede possibili soluzioni, ma l’equivoco di
termine resta sempre perchè non è possibile a nessuno penetrare nemmeno
una parola di un altro, che, all’atto del dire, ha una precisa referenza
connessa con l’idea e con i grafemi che compongono il significante, come
risultanza stessa del suo pensiero.
Se c’è equivoco su un termine, che accade su un enunciato, su un periodo
complesso, su un testo breve, su un libro, su ampie opere?.
Non basta la ricostruzione referenziata in senso storico e geografico né
quella culturale né quella letteraria né nessun’altra in nessun altro senso: il
segno linguistico, anche denotato, connotato, rilevato con la massima
perizia, mantiene sempre qualcosa di incognito e di segreto perchè ha in sé
la totalità dell’anima individuale e collettiva di un popolo.
Il sistema operativo di chi scrive può essere rilevato (e non
completamente) solo unitariamente al sistema logico ed ideologico,
nell’unità del comportamento individuale, in situazione referenziata, come
espressione personale o della comunità di appartenenza, come atto
moralis, da definirsi in relazione ad altri, esaminati con la stessa ottica
interpretativa.
Ne consegue che chi legge, ricercando, fa opera disperata, sovrumana,
cosciente degli infiniti ostacoli che continuamente si frappongono alla s
comprensione testuale, sicuro di non essere strumentalmente adeguato ad \nAle
ogni lettura di un altro e di essere non capace di valutazione, perchène a
ie
incapace di giudizio tecnico in situazione. p art
p
L’epoché (sospensione del giudizio) è stato il mio tratto distintivo, o k ainsieme
all’afasia scettica. o
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8
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Per decenni essa, però, non mi ha impedito nè di leggere né di scrivere nè
di tradurre e tantomeno di lavorare, mi ha solo isolato per un maggior
lavoro di traduzione e di ricerca storica e mi ha permesso indagini proprie
dello skeptikòs, nel solo senso linguistico.
A chi ricerca capita, comunque, di trovare qualcosa che lo cambia e che
opera in lui lentamente e profondamente, tanto da quasi rigenerarlo.
Io ho operato per più di trenta anni, tuffandomi nella lecsis e nei contesti
ricostruiti, sulla base del lavoro di traduzione, un paio di ore al giorno,
convinto di trovare la risposta alla mia personale ricerca di Dio nella
storia, nella sua manifestazione permanente: mi auguro di aver lavorato
per qualcosa di utile per me e per gli altri, di non essere cambiato solo per
me e spero di non apparire un povero Calandrino.
Non credo, oggi, alla divinità di Gesù giudeo e ne soffro, da cristiano
cattolico, moltissimo: crederci sarebbe per me un immenso conforto

Questo eb
perché fin da bambino ho pensato di essere alla morte riconosciuto da lui
ed ho sperato di essere accolto nel suo Regno8.
Chiedo perdono a Dio-Gesù, se sbaglio nella mia ricerca: il peccato non è
di superbia perché cerco ed ho cercato e cercherò la verità umilmente ed

oo
ho agito (credo) giustamente.
k
Mi conforta e mi spinge a ricercare il fatto che non ho guadagnato niente,ap pa
ma solo ulteriore lavoro, varie offese e qualche derisione: questa
rt

ricompensa ad un estenuante lavoro, continuato per anni, mi assimila al


ie

giudeo sempre vilipeso, all’ebreo che vede ciò che gli altri non vedono,
ne

all’arameo errante, a te, Gesù, agnello in mezzo ai lupi, terapeuta che paga
a\

per tutti, lamed vau che si immola per l’altrui salvezza9.


nA

Perdono, dunque, o Dio - Gesù se, ricercando la tua radice, smarrito, mi


lessandro Gusella

sono allontanato dal tuo gregge e mi sono avvicinato alla tua gente ed oso
dire la preghiera tante volte da te detta:
Shemà Israel, Adonai Elohenu, Adonai Echad! (Ascolta, Israel, Il signore
è mio signore; il signore è unico!)10.
Perdono, infine, O Dio - Gesù, se io, creatura che sono niente e che niente
posso raggiungere, senza di te, cercando ed investigando mi sono dato, da
nabal, da stolto, il ruolo di nabi, profeta in quanto anticipatore ed
innovatore, dopo essermi annoverato fra i Pherushim (i separati), mi sono,
in un certo senso, eletto per la separazione dagli altri: non credo che sia
una personale colpa, ma una umana e naturale debolezza di chi non vuol
morire del tutto, di chi sente di poter tracciare una linea, seppure da
lumaca, di poter lasciare almeno un filo di bava, utile per altri, come lui11.

9
Comunque, al di là dei personali condizionamenti ancora persistenti, a me
sembra che ci sia un’altra storia, anzi a me risulta un’altra storia molto
diversa da quella cristiana: per me Jehoshua è solo un uomo che lotta da
conservatore ed oltranzista contro la Romanitas, da giudeo, contro
l’imperium, da zelota, figlio della luce contro i sadducei e gli erodiani e
contro tutti i pagani, figli delle tenebre, mentre Jesous Khristòs è uomo-
lla

Dio, che, con la sua morte, grazie al suo sangue, redime l’uomo dalla colpa
s e
Gu

originale, lo affratella e lo guida alla perfezione dando la speranza di una


ricompensa eterna.
dro

Il primo, però, è un uomo vero, che come tale è stato ebreo, ha esercitato
n
sa

un mestiere, secondo la tradizione paterna qainita, ha fatto paradocsa


les

erga, è stato Mashiah e maran, è morto crocifisso perchè nemico dei


\n A

romani.
a e

Il secondo non è un uomo vero ma un uomo-dio, che, costruito


ien

successivamente da seguaci del Regno di Dio, antiocheni, in vari momenti


rt a

storici, è stato considerato falsamente rabbi, ed ha redento il mondo dal


pp a

peccato originale, versando il suo sangue umano-divino.


k
oo

Ho chiaro questo pensiero in quanto ho piena coscienza di due diversi


b

tragitti storici, quello del Regno dei cieli e quello del Regno di Dio,
o e

unificati nel IV secolo d.C.


s t
e

Certo so che quanto scrivo va contro l’opinione dei più e contro la Chiesa,
Qu

ma io ho fatto fondamentalmente un lavoro storico, che si basa su fonti


storiche.
Ed io parlo di storia e cerco da spoudaios le fonti storiche e qualsiasi altra
fonte. I vangeli, invece, hanno buchi storici tanto che si può dire che essi
evidenziano un preciso problema storico.
La morte di Gesù per crocifissione sotto Ponzio Pilato, da una parte,
rimanda ad una situazione di fatto capitata nell’imperium di Tiberio, in
Giudea, a Gerusalemme, e, da un’altra , è spia sicura di una sedizione o di
una rivolta o di una rivoluzione, insomma di res novae o stasis,
necessariamente repressa da Roma, con uccisione dei capi12.
Perciò, anche se ripugna ad un fedele, ad un credente, vedere Gesù come
un ribelle antiromano, abituato a considerare solo il suo pensiero di amore,
non si può non studiare storicamente la figura di Gesù e dare una
valutazione di redenzione, in relazione alla sua morte in croce.
In questa prefazione a tutta la mia opera, mi piace rifarmi al pensiero di
Samuel G. F. Brandon, che ribadisce lo stesso concetto, e segnare una sua
frase scritta nel 1966: l’esecuzione di Gesù da parte dei romani costituisce

10
un problema storico, un problema che richiede l’attenzione degli storici13.
Ed io ho voluto portare il mio contributo, forse insignificante e forse
perfino del tutto sbagliato, alla soluzione di un così ampio e difficile,
complessissimo problema, ed avendo lavorato con tanta continuità, non
posso non scriverlo e non posso non tentare di divulgarlo: mi sembra cosa
umana, direi perfino lodevole.
Vorrei idealmente continuare quella linea intrapresa da Brandon e da altri,
io che ho iniziato allora i miei studi sul Regno dei Cieli, quando lui era
quasi alla fine della sua vita o era morto da poco.
Il problema storico c’è se i sinottici sono tutti presi dal tentativo di
mascherare e nascondere la figura umana di Gesù antiromano e la sua
Qu
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regalità, che invece è indicata, seppure genericamente, da Giovanni
to
evangelista: diversi motivi fanno agire in modo così differenti uomini di
oo
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una stessa fede14. ka
Certamente esistono, in prima istanza, i problemi dell’antiromanità di
ar
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Gesù e della sua regalità, legati alla concezione giudaica dell’attesa del
ne
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Messia, che libererà il popolo dal dominio straniero15.
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In seconda istanza, dopo la morte del Messia, esistono i problemi delle
les
diverse interpretazioni della sua morte a causa del mancato compimento
nd
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delle promesse di liberazione: la risposta dei seguaci del Regno dei cieli,
ro
se aramaica, è quella di un Gesù risorto, atteso per il compimento delle
Gu
lla promesse, terminata poi con la morte di Giacomo e con la fine di
Gerusalemme e la fuga a Pella ed altrove; la risposta dei seguaci ellenisti
nel complesso è duplice, una sostanzialmente paolina ed un’altra
giovannea, in greco, dopo la presa di coscienza della mancata parousia,
del non ritorno del Cristo16.
Da parte mia ho cercato di dare risposte, a distanza di tanti secoli, tenendo
presente che anche i romani, non accettando il cristianesimo paolino, unico
erede di tutto il pensiero cristiano, con Tacito, ci mostrano il problema
storico di Gesù , considerato come ribelle crocifisso17.
Dalla lettura delle fonti (aramaiche, greche e latine) mi viene una netta
risposta: Gesù giudeo vivente circa nel primo trentennio del I secolo, non
poteva non essere ostile ai romani, che dal 63 a.c. si erano impadroniti
della Palestina: la terra santa è terra data da Yhwh al suo popolo, come
kleronomos (porzione di eredità)18.
Anche per Gesù,Yhwh è il vero possessore della terra palestinese e il suo
tempio gerosolimitano ne è testimonianza e garantisce il patto tra lui e il
suo popolo.

11
Perciò il giudeo deve servire solo Dio e nessun altro, e il romano armato,
presente in terra giudaica, significa offesa a Dio: il suo tributo, imposto,
poi, è un affronto al giudeo, che ha un vincolo così profondo col suo Dio e
risulta profanazione dei diritti giudaici19.
Da questa angolazione, perciò, mi sono venuto a trovare di fronte ad un
problema politico prima in epoca giulia (27a.C.-68 d.C.) e poi in epoca
flavia (69-96 d.C.): ho letto nella stesura delle Lettere di Paolo, dei vangeli
sinottici, dell’opera di Giovanni, di tutto il Nuovo Testamento la volontà
di dare una impostazione teologica ad un uomo, mitizzato, in una
situazione che, da sola, parla di un Gesù, vissuto in Giudea al tempo di
Pilato, un procuratore imperiale sotto cui patì e fu crocifisso come ribelle,
perché proclamatosi arbitrariamente re (maran)20.
Risolto il problema politico che mi ha costretto a riscrivere la storia
romana dell’impero Giulio –Claudio21, specie per definire il rapporto tra il
governatorato di Siria e la Palestina22, e definito il significato e il valore
del Malkuth ha Shamaim (Basileia ton ouranon Regno dei Cieli), 23ho
sentito l’urgenza di spiegarmi i motivi di un passaggio dal livello storico
Qu

politico a quello confessionale teologico e le cause che hanno determinato


es

e favorito la formazione del Regno di Dio24.


to e

Da questo lavoro deriva la personale coscienza di un cristianesimo


bo

costruito sincretisticamente ad opera di Paolo, (un mistico giudaico, non


o

digiuno dei culti misterici pagani, un ebreo civis, conformato alla gnosis
originaria precristiana)25, di Giovanni (un visionario, apocalittico
probabilmente di epoca Adrianea)26e dei padri apostolici ed apologisti 27,
nel periodo degli Antonini (96-192 d.C.), dei Severi(193-236 d.C.) in
quello della decadenza fino a Gallieno (236-268 d.C.) più o meno dominati
dallo gnosticismo e dal neoplatonismo28.
Il Cristianesimo costantiniano (306-337d.C.) e teodosiano(379-395 d.C.),
invece, comporta, in due particolari momenti, segnati fondamentalmente
dalle opere di Eusebio 29. e di Girolamo, una costruzione fatta sulla base
della tradizione, riletta, con eliminazione dei segni rimasti circa la figura
umana del Cristo, già spersonalizzata, disumanizzata, disancorata dal
giudaismo, ormai scomparso dall’imperium romano e relegato nel sistema
partico- persiano30.
In questa seconda fase il lavoro, non ancora concluso, è stato portato su
due direzioni, una strettamente orientale ed una occidentale su due piani
distinti, uno esegetico puro ed uno misto, basato sulla lettera.
La prima direzione tiene presente che il corpo neotestamentario scritto si

12
costituisce verso la metà del secolo quarto, comprese le lettere paoline, e
che da Alessandria inizia il processo di revisione del materiale , fatto
comunque akribos, in modo serio e scientifico,seppure ad uso chiesastico,
come conclusione di una ricerca già iniziata alla fine del I secolo 31, e che
alla fine del II secolo doveva essere concluso il lavoro di raccolta sia di
Paolo che degli evangelisti32.
Perciò viene considerato come primo grande codice neotestamentario il
Vaticano del IV secolo per quanto riguarda i vangeli, che raccoglie in

la
effetti i più antichi manoscritti neotestamentari, grosso modo del terzo e

el
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del quarto secolo (41 papiri- tra cui quello paolino, il papiro p del 200

G
circa- e 4 codici onciali)33.

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La prima direzione considera che la vittoria di Costantino, dopo la

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persecuzione dioclezianea, che aveva rotto la trasmissione di codici e di

le
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papiri, fa riprendere la ricerca dei testi cristiani e permette la

a\
riorganizzazione dei centri di diffusione: Alessandria ed Antiochia, dove

e
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ora i codici pergamenacei del Nuovo Testamento, subentrati ai papiri,

rti
portano scritta la storia della trasmissione del pensiero cristiano34.

pa
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Questa direzione orientale è unica in quanto quella occidentale è
k
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inesistente e subentra posteriormente con Gerolamo, sotto il pontificato di
eb

Damaso e con Ambrogio e Agostino, sebbene con forme ed intenti


o

diversi35.
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Al di là della direzione, si tiene presente il piano esegetico che ha


dominato la scuola alessandrina, basata sulla allegoria, espressamente
portata avanti da Origene, sulle orme di Clemente, seguita anche da
Didimo il Cieco e da Cirillo di Alessandria36.
Ed inoltre tengo presente il piano scientifico di una esegesi storico-
grammaticale in senso letterale, (disgiunta, però, da un ricerca storica sulla
figura umana di Gesù, accettato ormai definitivamente come uomo dio)
propria della scuola di Antiochia, di cui Teodoro di Mopsuestia e Giovanni
Crisostomo e Teodoreto di Ciro hanno lasciato segni del loro metodo
analitico, comunque, con intento didascalico37.
Infine considero che in Occidente il metodo storico letterale, dominante
già con Mario Vittorino, un retore africano, trova il suo testimone in
Gerolamo, la cui traduzione biblica in latino la cosiddetta Vulgata, segna
la storia della nostra cultura cristiana38.
Comunque ritengo che la figura di Jehoshua Barnasha sia scomparsa
quando inizia il periodo di studio occidentale, già segnato ed orientato in
senso ormai definitivamente teologico sulla figura di Jesous Christòs

13
Kurios, secondo la tradizione greco-ellenistica.
Il presente studio, perciò, cerca di proporre una figura umana, sconosciuta
di un Gesù arcaico, giudeo di Galilea, tecton, zelota, mago, maran,
antiromano, morto come testinome del sogno irrealizzabile di un Malkuth
ha shamaim, in una terra ormai romanizzata ed ellenizzata e tende a
suggerire un’altra lettura dei termini tradizionali e della storia alla luce
della cultura giudaica, oltre il significato equivoco della lettura occidentale
latina. (E’ chiaro che da tale lettura risulta che Filone e Giacomo-
cristianizzati- da una parte, e Paolo ed Origene da un’altra, sono le basi di
una costruzione religiosa sul cristianesimo e sulla figura mista di
Jehoshua-Iesous, durata secoli).
Rileggendo questa prefazione, a distanza di oltre 10 anni, in quanto devo
pubblicare il mio pensiero in E.Book, non faccio alcuna correzione né
aggiunta, ma confermo quanto ho scritto ed affermo che ora credo con
maggiore convinzione che, alla mia morte, sarò risucchiato (forse) dal
Dio dell’armonia universale, eche non incontrerò Gesù (a cui dovrei
chiedere perdono di avere indagato, di aver ricercato la verità?!).
Patrick Leigh Fermor, uno spirito aperto e libero, parlando dei greci che
onorano nelle loro chiesette montane i tanti mentori sia pagani che
cristiani e specialmente Giovanni Crisostomo, Basilio Q di Cesarea,
ue
Gregorio di Nissa, Gregorio di Nazianzo, Atanasio, ne rileva l’apporto e
sto
la capacità di dipanare l’ardua matassa della Trinità, l’abilità ebnel oo
confutare le sottigliezze degli eresiarchi e nel difenedre la k ap
pa
circumstanzialità e la dulice natura del Christos. I greci, per il visitatore rtie
del Peloponneso e di Pani, orientarono le loro abili menti, nelle celle,
neigli arcivescovati, nei concili, a svelare, ad interpretare, a codificare i
suggeriment dello spirito santo. L’evolversi del cristianeismo, per Fermor,
in un sistema logico, capace di resistere agli urti di millenni è opera
greca (non latina). La chiesa cristiana è stata l’ultima impresa creativa
della cultura classica greca.
Per vastità ed influenza mondiale il duplice messaggio della filosofia
greca e dell’interpretazione greca della rivelazione cristiana non ha
eguali39.

Note

1. Mt. 1,21. Il Vangelo di Matteo è da noi specificamente studiato, in quanto portatore del
14
messaggio originario del Regno dei Cieli, l’autentico messaggio giudaico propagandato da
Jehoshua/Yehoshua nel periodo Tiberiano (29-33 d. C.).
2. Mt.1.16
3.Dalla Lettura dell’opera di Giuseppe Flavio (Storia Giudaica, Antichità Giudaica, Contra
Apionem e Autobiografia), di quella di Filone, dei libri della Bibbia viene fuori una moltitudine di
Gesù (Jesous/Jehoshua).
4.Il Nuovo testamento praticamente dà l’idea dell’esistenza di un unico Gesù e non c’è traccia di
qualche altro personaggio dello stesso nome: in caso di citazione del successore di Mosè si usa
Giosuè.
5.A noi sembra che ci sia stato un lavoro di revisione circa il nome, di ampie proporzioni,
necessario per salvaguardare la tipicità e singolarità di Gesù, figlio di Dio.Cfr. G. DALMAN, Jesus
-Jeshua.,trad. inglese, Londra 1929.
6. Sulla retorica del I secolo d.C., basterebbe leggere gli autori latini (Seneca, Petronio, Marziale,
Giovenale, Lucano, Quintiliano, Svetonio) o quelli greci (Plutarco, Epitteto, Dione di Prusa,
Dionigi di Alicarnasso, Lo pseudo Longino) o quelli giudaico-greci (Filone e Giuseppe Flavio): il
secolo è dominato dalla disputa (che non è solo letteraria) tra Teodoro di Gadara (che ebbe come
discepolo Tiberio) e Apollodoro di Pergamo, maestro di Ottaviano.
Il primo è fondatore di una scuola basata sull’ispirazione e sul patetico (chiamata Anomalia), il
secondo sostiene che l’arte non è tecnica, ma scienza e perciò è sostenitore dell’atticismo, propende
lla

per una retorica razionale e funzionale propugnando per l’Analogia.Cfr.R. DEL RE, Il trattato del
use

Sublime, in Cultura e scuola,26, 1968; M. POHLENZ, La Stoa, storia di un movimento spirituale,


ro G

Firenze 1957, e L. ROBIN, Storia del pensiero Greco, Torino 1951; A. ROSTAGNI, IL Sublime
nella storia dell’estetica antica, in Ann. Sc. Norm. Sup. Pisa 2 1933 e F. DONADI, Del Sublime,
and

BUR, Milano 1991.


7. E’ probabile, dunque, che nell’epoca Flavia, all’atto della reale divisione tra i seguaci del Regno
less

dei Cieli, sconfitti e quelli, ellenisti, del Regno di Dio, che si erano astenuti dalla guerra giudaica, la
retorica dominante giudaica ellenistica abbia organizzato, sistemato e propagandato il messaggio
\nA

del cristianesimo antiocheno di Jesous, già divulgato da Paolo di Tarso Cfr. J. DANIELOU,
Teologie du Judeo- Christianisme, Tornai, 1958.
ne a

8. Ho sempre creduto in un Regno di Dio eguale al Regno dei Cieli spirituale, dominato da Dio, che
accoglieva i suoi eletti, giusti, anche se non ho capito il Vangelo di Dio predicato da Gesù secondo
artie

Marco (I,14).
9. Lamed vau equivale a 36. La tradizione giudaica crede che il trentaseiesimo giusto debba
app

sacrificarsi per la salvezza di tutti gli altri.


10. E’ il testo dello Shemà.
k
boo

11. La ricerca è per me un modo di rimanere per sempre tra gli uomini perché permette di lasciare
una traccia del proprio passaggio breve sulla terra.
e

12. Dai Vangeli noi abbiamo solo la nascita e la morte di Gesù effettivamente documentata con i
sto

dati precisi, che rinviano ad una precisa storia, in un dato momento storico, quello Augusteo-
Tiberiano.
Que

13. L’opera storica di S. F. BRANDON è da rileggere attentamente specie Gesù e gli Zeloti, Rizzoli
1971.
14. Mc. XV,1-2 15-20.26,32; Mt. XXVII 11-31,37; Lc. XXIII 1-25,38, Gio. XVIII, 29, XIX, 24
15. La venuta del Messia sia in Isaia che in Daniele ripristina il patto di Alleanza di Dio col suo
popolo e comporta la superiorità di Sion-Gerusalemme su tutti popoli.
16. Sorgono due nuove forme di cristianesimo cfr. A. FILIPPONI,Il primissimo cristianesimo ed
Erode Agrippa (opera inedita), dopo la resurrezione di Gesù, interpretata variamente dai discepoli
che attendono l’era messianica. A seconda dell’attesa si formano chiese diverse, fondate da uomini
di differente formazione ,uniti solo nell’interpretare l’evento della morte e della resurrezione di
Gesù. Dei seguaci di Gesù che si rifugiano a Pella, città della Decapoli, dopo la morte di Giacomo,
fratello nella carne di Gesù o poco prima della distruzione di Gerusalemme, bisogna dire che

15
usella
Alessandro G
probabilmente furono costretti a fuggire dai giudei di Anano II o per i contrasti con i rivoluzionari
che si erano impossessati del Tempio. Cfr. Giovanni di Giscala e Simone di Ghiora in A.
FILIPPONI, La lettura del padre Nostro,opera inedita.
17. Tacito, Ann. XV,44 dice: Auctor nominis eius Christus Tiberio imperitante per procuratorem
Pontium Pilatum supplicio adfectus erat (l’inventore di quel nome Cristo era stato messo a morte

appartiene a\n
dal procuratore P.Pilato sotto il regno di Tiberio): si rilevi che Tacito alla fine del I secolo o agli
inizi del II secolo conosce Cristo, come nome in quanto da Paolo in poi si parla di Gesù Cristo
Kurios come prenome nome e cognome.
18.Gesù ha la stessa posizione di Giuda il Gaulanita rispetto al pagamento del tributo:Date a Cesare
quel che è di Cesare è da rileggere in senso zelota, secondo la linea della tradizione.
19. Cfr. H.CONZELMANN, Die Religion in Geschicthe und Gegenwart, III 1959 e C.F.
CADOUX, The Historic Mission of Jesus, London,1941 e W.R. FARMER, Maccabees, Zelots and
Josephus, New York 1957. Mi piace precisare con M. HENGEL (Die Zeloten, Leida 1961, p.134-

Questo ebook
36) che il censimento di Augusto è un’offesa al sentinento nazionale giudaico perché nega l’idea di
appartenenza della Terra santa a Yahweh (Gen.,XVII,8; Deut. XXVI,4-9; Gio.,XXIV,13), e
contrasta con la legge (Esodo XXX,11-12; II Sam.,XXIV).
20. G. Flavio sia in Guerra Giudaica che in Antichità Giudaiche mostra molti esempi di re uccisi da
Roma perché avevano usurpato il titolo (Cfr. Ant. Giud. XVII, uccisione del pastore Atrongeo,
proclamatosi re ), confermate da Tacito (Hist. V,5 morte di Simone, re ucciso da Varo). Si ricordi la
morte di Antigono, fatto uccidere da Antonio perché nominato maran da Pacoro.
21.Cfr.A. FILIPPONI. Il primissimo Cristianesimo e d Erode Agrippa op.cit.
22. Sulla base della scoperta di Erode Agrippa, figlio di Berenice di Salome e di Aristobulo di
Erode, filosofo scettico ed uomo politico (cfr.A.FILIPPONI, Lo scetticismo nel Periodo di Tiberio,
opera inedita) fratello di latte di Claudio, pedagogo di Gaio Caligola e grande elettore di Claudio
Imperatore, re di Iturea, di Galilea e Perea e poi di Giudea ed Idumea (Cfr. G. Flavio Ant. Giud.,
XVIII, XIX; Filone, Legatio ad Gaium ed Eusebio; St. Eccl, II.10) persecutore di Pietro ed uccisore
di Giacomo il Maggiore (cfr. Atti degli Apostoli 12,1-6), ho riscritto la Storia romana seguendo le
fonti rimaste giulie e non quelle repubblicane tacitiane (Cfr. Erode Agrippa e Tiberio, Erode
Agrippa e Caligola Erode Agrippa e Claudio, il regno di Erode Agrippa e Damnatio Memoriae di
Agrippa In Il Primissimo Cristianesimo e d Erode Agrippa re di Giudea ) .
23. Sulla costituzione del Regno di Dio cfr. A. FILIPPONI, Lettura del Padre Nostro, op. cit e R.
BULTMAN, Cristianesimo primitivo e religioni antiche, (trad.Palma Severi) Ecig,1995. ed H.
LIETZMANN, Geschichte der alten Kirsche,I,1932.
24. Sulla gnosis precristiana cfr R. BULTMAN, op. cit. e G. SCHOLEM, La kabbalah e il suo
simbolismo, P.B.E..2001.
25. Su Giovanni Cfr. R. BULTMAN Cristianesimo primitivo,op. cit. e Il Cristo,I (a cura di A. Orbe
e M. Simonetti), Mondatori 1995
26. Cfr. Il Cristo,I op. cit. e A.FILIPPONI, Clemente Alessandrino, opera inedita (con traduzioni
inedite di Stromateis).
27. Cfr. Il Cristo I, op. cit .
28. Sul periodo degli Antonini e dei Severi cfr. I.ADINOLFI, Diritti umani: realtà ed utopia, Città
nuova 2004; P. GRIMAL, Marco Aurelio, Garzanti,2004.
29. Su Eusebio e l’epoca costantiniana, cfr. E.HORST,Costantino il Grande, Bompiani 2000. M.R.
ALFOELDI, Die Constantonische Goldpraegung, Magonza-Bonn,1963.
30.Su Girolamo e la Vulgata cfr. A. FILIPPONI, La traduzione del Nuovo testamento, in www.
angelofilipponi.com.
31. Cfr. Clemente Romano (terzo successore di Pietro, che conosce il testo della lettera di Paolo ai
Romani, quello ai Corinzi I, II; e quello agli Ebrei,e che scrisse una lettera ai Corinzi, testimoniata
da Ireneo, adversus Haereses III,3,3) A. JAUBERT, Clement de Rome, Epitre aux Corinthiens,
Paris 1971 e il Cristo I , op cit. pp. 19-21.
32. Cfr. Epifanio, Panarion, 9,4

16
33. Per i profani bisogna precisare che i codici in papiro sono quelli più antihi e quelli in pergamena
sono posteriori e compaiano dopo Diocleziano 284-305 d.C., nel periodo costantiniano. Erasmo nel
momento della stampa della Bibbia nel 1516 disponeva di quattro o cinque manoscritti, mentre oggi
ve ne sono circa 5000, frammentari, e quasi 1000 sono nel Tesoro del Monte Athos, su cui c’è una
documentata letteratura (H.ZIMMERMANN, Neutestamentliche Methodenlehre, Stuttgard 1982; B.
M. METZGER, The text of the New Testament Oxford 1968; K. ALAND, B.ALAND,The text of
the New Testament Stuttgart 1981); tra i grandi onciali circa 250, inizianti tra il quarto e quinto
secolo e poi succedutisi nel sesto, bisogna distinguere Il Sinaitico (S), il Vaticano (1209/B) ed
Alessandrino (A).
34 Sulle due grandi scuole di Alessandria e di Antiochia molto si è discusso. Per un uso scolastico
Cfr. R. CANTARELLA, Letteratura greca dell’età ellenistica ed imperiale, Sansoni 1968, pp 271-
78 e pp 351-55
35 Sul significato della lettura occidentale nei confronti di quella orientale cfr P. JAY, S. Jerome e
le triple sens l’Ecriture, ReAug, 26 1980 214-227; M. SIMONETTI, Profilo storico dell’esegesi
patristica, Roma 1981, 92 sgg. Bisogna precisare che non esiste una tradizione occidentale ma
esiste solo una tradizione greco-ellenistica (Filone,Paolo, Clemente- Origene, Panfilo-Eusebio,
Lattanzio, I cappadoci, Atanasio, Teofilo-Cirillo, -Giovanni Crisostomo ecc)
36cfr Su Clemente Alessandrino, J.QUASTEN, Patrologia I (Marietti 1982) pp. 287-314 e S. R. C.
LILLA, Clement of Alessandria, A study in Christian Platonism and Gnosticism, London 1971 Su
Origene cfr. H. CROUZET e M. SIMONETTI, Origen. Traité des principes I-IV Paris 1978-80.
37 Sul significato della lettura della scuola di Antiochia e in specifico di Teodoro di Mopsuestia e
Giovanni Crisostomo cfr L. PIROT, L’oeuvre exégetique de Theodore de Mopsuestia, Roma 1913;
R, DEVREESSE, Essai sur Théodore de Mopsuestia, Roma 1948 e F. A. SULLIVAN, The
christology of Teheodore of Mopsuestia, Roma 1956; S. J. BAUR, St.Jeans et ses oeuvres dans
l’histoire litterarire, Lovanio 1907 e B.H. VANDERBERGHE, S. Jean Chrysostome et la parole
de Dieu, Paris 1961.
38. Su Girolamo cfr. F. CAVALLERA, S. Jerome et son oeuvre, Parigi 1922; A. PENNA, S.
Girolamo, Roma 1949 J STEINMAN, S. Jeròme Parigi 1958; P. ANTIN, Recueil sur Jèrome,
Bruxelles 1968 ; M. TESTARD, S. Jérome l’apòtre savant et pauvre du patritiat romain, Parigi
1969; J N. D. KELLY, Jerome, His Life, Writings and controversies Londra1975; G. BRUGNOLI,
Donato e Girolamo, Vet. Chr. 2,1965 139-149.
39.P L.FERMOR,Mani (Viaggi nel Peloponneso), Adelphi, 2004 pp.267-268

Q
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eb 17
oo
k
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andro Gusella ap pa rt ie ne a\nAless
Q ue st o eb oo k

Cartina politico-geografica della Palestina all’epoca di Tiberio

18
Gesù e la Storia

Noi, cristiani, storicamente di Gesù sappiamo solo: che è nato a Bethlem,


in un anno del lungo imperium di Augusto (27 a.C-14 d.C.), nel corso del
censimento della Giudea; che ha iniziato a predicare a 30 anni, nel 15 anno
di Regno di Tiberio; che è morto sotto Ponzio Pilato1.
Conosciamo i dati essenziali, il resto è lasciato alla ricostruzione storica,
ma, mancando i dati oggettivi, la storia diventa mito perché i luoghi sono
sconosciuti, i fatti perdono la loro consistenza, in quanto sono stati
raccontati in modo ideale, fabuloso da testimoni, la cui parola è stata
tradotta varie volte, dopo lunghi lavori correttivi, aggiuntivi e selettivi, le
cui frasi, tipiche del popolo di appartenenza, sono state interpretate, i cui
lla

concetti sono stati spiegati filosoficamente secondo altre culture e


use

commentati teologicamente, quando si è costituita la scienza teologica


G

cristiana.
r o

Si sa che Gesù è di origine davidica (da parte Materna o paterna? O da


d an

ambedue?) vissuto a Nazareth, in Galilea, oscuramente, facendo il tecton


ess

(falegname?)2: si parla anche di una sua fuga in Egitto perché perseguitato


l

da Erode il Grande3.
\ n A

Si conoscono il nome del padre (putativo) Giuseppe di Yaqob, falegname


ne a

(Tecton) e della madre, Maria di Yoachim4 e di una parentela con


rtie

Elisabetta, madre del Battista.


Questi sono i dati ufficiali che abbiamo del bios di Gesù dai Vangeli
ppa

canonici.
ook a

Altri dati li abbiamo dai vangeli detti apocrifi, cioè non canonici.
Se li esaminiamo uno ad uno, nessuno è di per se stesso valido, preciso,
eb

nitido e chiaro, ma ognuno ha contorni di una qualche equivocità, perfino


to

quelli puntuali cronologici, se non si fa una precisa e capillare


Ques

ricostruzione storica, sociale, economica del dato in oggetto, in modo da


leggerlo come struttura minima significativa di un sistema funzionale.
Di tutti i dati sono indicativi alcuni nomi (Erode il grande e i suoi tre figli
Archelao, Erode Antipa, Erode Filippo; Ottaviano Augusto e Quirinio,
governatore di Siria; il 15 anno del regno di Tiberio- 29/30 d. C. –33/4, e
quindi Seiano, tutor di Tiberio il Giovane, e Tiberio, Pilato; sacerdoti come
Anna -Anano I, e Kaifas) che possono aprire spiragli sia in senso
temporale e storico, oltre che politico e geografico5.
Un dato è sicuro ed unico tra i tanti dati incerti ed equivoci: Gesù è un

19
Giudeo, che vive in Galilea.
Ma noi cristiani (specie cattolici) non sappiamo neanche bene cosa voglia
dire esattamente essere giudeo e neppure comprendiamo la frase relativa:
per noi è come dire genericamente un piemontese che vive in Campania (o
viceversa).
Sembra apparentemente ininfluente e quasi cavillosa per quanto riguarda
l’italianità la precisazione del domicilio, in una stessa nazione, ma assume
un diverso valore se si parla di un piemontese che ha fatto l’unità d’Italia e
sta colonizzando la regione meridionale, subito dopo il 1861, svolgendo
una sua funzione amministrativa in un ambiente ex borbonico6.
Il significato cambia e si precisa con l’indicazione storica e con la
puntualizzazione di un fenomeno italiano, sorto grazie alla leadership
piemontese ottocentesca.
Noi oggi non distinguiamo dopo tanti secoli il giudeo di Giudea dagli altri
giudei sparsi per il territorio dell’ex regno unitario di Erode il Grande, nè
da quelli sparsi nell’imperium romano, né da quelli abitanti nel regno
parto, perché conosciamo superficialmente la storia del Giudaismo e non
abbiamo avuto veri interessi per la storia cristiana.
Noi confondiamo la storia ebraica antica che comincia effettivamente da
Abramo (Abraham), che esce da Haran e che arriva fino a Mosè - dopo il
regno di Meneptah- sotto Amenres (1845 circa a.C.- 1224-19 a.C.), con
quella intermedia, che inizia da Mosè fino alla presa di Gerusalemme ad
opera di Nabucodonor (1219-586 a.C.) e con quella del dominio
babilonese, persiano macedone, egizio, siriaco fino al momento
nazionalistico maccabaico (586-164 a.C.)7.
Non sappiamo rilevare la grandiosa epopea nazionale di un popolo che
dopo un secolo quasi di splendore (167-63 a.C.), perde la sua indipendenza
con l’arrivo dell’esercito romano di Pompeo nell’anno del consolato di
Cicerone (63 a. C.) 8.
Non conosciamo l’orgoglio nazionalistico giudaico, che aveva quasi
recuperato tutte le parti, che costituivano il regno di Davide e Salomone,
che, sotto i romani, cerca disperatamente di liberarsi dal giogo romano in
vari momenti storici per quasi due secoli, con continue rivoluzioni,
nonostante i più disparati tentativi fatto da Roma per integrare
nell’imperium il giudaismo9.
Noi però non conosciamo neppure i tentativi dei romani, che conoscevano
bene il mondo giudaico nelle sue due anime: una palestinese-parta,
agricola, attardata sempre ostile alla romanità, pur con diverse risposte alla

20

Qu
politica nemica; l’altra della diaspora, che, dominata dagli alessandrini,
emporistica, arricchitasi col commercio grazie ai favori dei magistrati
repubblicani prima e poi degli imperatori della casa Giulia, filoromana
fino a Domiziano, lentamente privata della ricchezza schieratasi coi fratelli

Questo eb
palestinesi e parti in senso antiromano, insieme va all’espulsione dal
Kosmos romano e all’esilio.10
Noi poco conosciamo del mondo parto e della comunità giudaica, specie
mesopotamica ed adiabene, che parla aramaico, come quelli della Celesiria

ook ap
e come tutti i popoli dell’area palestinese - giordana attuale e non
sappiamo dei molteplici vincoli di parentela, di amicizia e di religione tra i
sudditi confederati del sistema partico e i sudditi giudaici repressi del

partie
sistema romano: la turbolenza di questo gruppo determina la politica
romana di due secoli, impegnata a fronteggiare il pericolo dei parti e

ne a\nAle
perciò costretta ad interventi più o meno massicci, più o meno mirati, ma
sempre destinata a creare una siepe di stati satelliti di fronte al pericolo
parto sull’Eufrate prima fino al Caucaso e poi lungo il Tigri, dopo
l’annessione del regno di Nabatea11.

ssandro
Finora volutamente ho parlato solo di non conoscenza dovuta alla
mancanza di fonti o a lacune cristiane e non ho accennato neppure al
sospetto di una manipolazione dei fatti sulla vita e morte di Gesù, messia

Gusella
che non ha concluso la sua missione.
Dopo la distruzione del Tempio sulla base delle lettere di Paolo in
ambiente siriaco12 filoromano e forse nelle sinagoghe romane13 come
giustificazione della sconfitta dei giudei Palestinesi e come esaltazione
della giustizia della romanitas nei confronti degli ellenisti giudaici, che si
erano dissociati dai confratelli, si interpretarono la vita e la morte di Gesù,
ormai diventato un mito, come dio astrale inviato dal padre dalla sfera
celeste sulla terra a redimere l’uomo dal peccato di Adamo, staccandole
dalla realtà locale e dal contesto gerosolomitano14.
Gesù perse ogni caratteristica fisica e scomparve il contesto di guerra e di
zelotismo: comparivano invece segni di un piano di congiura di giudei
contro il giusto Gesù, figura astorica, di predicatore di un vangelo di
amore, il cosiddetto Vangelo di Dio (Mc 1.14) e venivano segnate le linee
ottimali di un quadro di imperium romano, in cui si agitava un
nazionalismo giudaico perverso e corrotto, per una condanna morale15.
Marco più degli altri evangelisti mostra i segni di una congiura giudaica
contro il giusto Gesù: in lui ci sono tentativi puerili di mostrare l’estraneità
ai fatti bellici e sediziosi di Gesù (profeta genericamente chiamato figlio di

21
David, accusato di essersi fatto re da voci popolari) e di evidenziare la
condanna dei giudei (sadducei, scribi e Farisei ed Erodiani) che hanno
voluto la morte del giusto di fronte alla giustizia romana del Q procuratore
ue
Pilato, espressione di un superiore diritto imperiale: l’evangelistast insomma
cerca di scaricare la colpa di una morte per crocifissione sui o giudei
eb 16
palestinesi, su cui Vespasianio e suo figlio Tito hanno trionfato da poco oo .
k
Matteo e Luca, uomini dell’area paolina, in vario modo, si allineano aal p
disegno, apportando particolari di giustificazione della giustizia romana epar
t
della ingiustizia giudaica e velando gli episodi circa la regalità, che invece ien
e
compare nel vangelo di Giovanni, del tutto estraneo al pensiero di a\
n
autodifesa ellenistica del giudaismo internazionale emporico, tutto preso
nella giustificazione ideologica gnostica17.
La lettura di una situazione così complessa richiede studio di fonti
comparate, pazienza ed umiltà, ma soprattutto analisi continue con zumate
lessicali che si aprono ad aree semantiche che permettono ampliamenti ed
incastri, che possono dare qualche risultato storico probabile.
Io vorrei cercare di spiegare, man mano che faccio puntuali letture del
Vangelo di Matteo, in modo da chiarire qualcosa, senza avere pretese
esaustive o senza pensare di risolvere grandi problemi, convinto di essere
solo un ricercatore, che può anche incappare in errori, cosciente però che
la verità storica è spesso una vuota parola, la cui etimologia dice solo di
non nascondere ciò che si trova.18
Certo cerco solo di dare, per quanto è possibile, di tutto ciò, che è a me
chiaro, una informazione corretta, corredata da dati ricercati con pazienza,
con scrupolo, con serietà.
Desidero, se non disturbo qualcuno, solo comunicare qualcosa di quel che
mi sembra di aver capito sul giudaismo e su Gesù Giudeo, a chi, pur
avendo una buona cultura di base, non ha avuto ancora il trauma assillante
del dubbio e con esso la curiosità di ricercare e di comprendere con
un’esigenza di chiarificazione e di razionalizzazione personale, per meglio
credere, caso mai.
Comunque al di là del mio personale tentativo e quindi della mia
soggettiva esperienza, ritengo che per una comprensione dei fatti sia
necessario saper distinguere prima tra il nazionalismo giudaico palestinese
e quello della diaspora e capire la stretta parentela ideologico - religiosa
del giudaismo palestinese e parto per poter parlare di Gesù Giudeo, che
vive in Galilea19.
E dovendo parlare di un Galileo, nato in Giudea, mi sembra opportuno fare

22
luce geografica (dove possibile, storica) sui nomi dei luoghi ricorrenti nei
Vangeli, negli Atti degli Apostoli e nelle Lettere paoline (Tiberiade, Cana,
Cafarnao, Betsaida, Nazareth ed altri).

Note
Qu
es
to
eb solo per mostrare l’estraneità di Gesù ad una
1. I sinottici ci dànno le notizie sulla vita e sulla morte
oo
ka
sedizione antiromana, per cancellarne la regalità, pur affermandola in senso non politico,quasi non
conoscessero il valore di Malkuth e la conseguente repressione pp romana.Una stranezza spiegabile
art
solo se si guarda il fine di Marco (I,1; XI,8-10, XIV 61-4) intenzionato
ien a mostrare Cristo, figlio di
Dio, secondo le linee di Paolo che influenza Marco e Luca (B.W Bacon, e a Iesus and Paul, London
\nA anche se ricorretto
1921,143-156). Per quanto riguarda Matteo che ha scritto il vangelo più ebraico,
poi e riscritto in lingua greca, bisogna dire che egli mostra come la distruzioneledis Gerusalemme sia
avvenuta come punizione della morte del Cristo, ingiustamente ucciso dai Giudei, sa che se ne
nd
assumono la colpa (XXVII,25 il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli) cfr.M. ro SIMON,
Verus Israel, Paris 1948 pp. 243-63 e S. BRANDON, The fall of Jerusalem,217-230. PerGLuca us il
Gesù, storico, non esiste, come per Paolo. ell
a
2. Sull’origine davidica e su Gesù tecton cfr. A. FILIPPONI, Medismo ed ellenismo, opera inedita.
3. Di questa fuga parleremo in seguito in modo diffuso.
4. Sulla famiglia di Gesù e su Nazareth ci sono molti problemi: per la famiglia si hanno molti dati a
favore di un Giuseppe, vedovo, sposato con Myriam, padre di 7 figli, di cui parla Mt. 12,45-
46;13,55-58;Mc. 3.31-5; 3,20-21, 6.1-6; Lc 8,19-21,4,16-30) e di cui conosciamo anche i nomi dai
vangeli apocrifi.
5. Il lavoro storico procede solo sulla base di nomi di persona e di luoghi che dànno un
orientamento sicuro cfr. Cartina geografica dell’epoca di Gesù Cristo.
6. Il dato sicuro è che Gesù è un Giudeo che vive in Galilea e che quindi dovrebbe essere nato da
una famiglia di colonizzatori sacerdotali, dopo la conquista della Galilea nel periodo di Giovanni
Ircano. E da questo dato deriva che se Giudeo, dovunque sia, tende sempre verso Gerusalemme e il
tempio, centro della fede.
7. Noi cristiani conosciamo storicamente male l’ebraismo e facciamo confusione di vario genere
anche perché crediamo senza capire, condizionati teologicamente.
8. Per noi cristiani la parola della Bibbia non ha tempo storico: la Bibbia è la Bibbia. Il suo
significato è valido per sempre perché è parola di Dio: non conta quando è stata detta (e scritta).
Epoca medico-persiana o epoca maccabaica o epoca romana?: le parole sono le stesse ma i
significati possono essere diversi, le sottensioni differiscono da epoca ad epoca.
9. Come si può capire Gesù, se non si conosce che il suo popolo lottò con ogni forza per quasi due
secoli per la propria autonomia, libertà e fede contro l’imperium romano?
10. La casa giulio-claudia conosce perfettamente il giudaismo, a comiciare da Cesare, da Ottaviano
fino a Nerone: La famiglia degli Erodi aveva legami intricatissimi con la casa imperiale.Membri
autorevoli femminili come Livia, Ottavia, Antonia minor, fino a Poppea hanno rapporti e relazioni
fittissime con Salome,Maltace, Berenice, Cipro ed altre. E’ bene sapere che Augusto educava oltre
ai suoi nipoti anche elementi della famiglia di Erode come Erode Agrippa, fratello di latte di
Claudio ed educator di Caio Caligola, ed aveva presso di sé figli di Erode come Erode Filippo,
figlio di Mariamne di Boetho, primo marito di Erodiade.
11.Traiano nel 105 annette il regno dei nabatei.

23
12. In Siria forse si ebbe la prima lettura teologica della figura di Gesù Christos Kurios.
13. Poi forse a Roma si organizzò il Vangelo di Marco che parla di un Gesù che, dopo l’arresto di
Giovanni ha un suo preciso programma: predicare (Kerussein) to euaggelion tou Theou e di far
credere nel Vangelo (pisteutete en to euaggelio) Mc. 1,14.
14. Cfr R.BULTMAN, Cristianesimo primitivo e religioni antiche op, cit.
15. Cfr. H. LIETZMANN, Geschichte der Alten Kirche, op. cit e M. GOGUEL, La naissance du
Christianisme 1946 e L’église primitive 1947; e cfr.S. BRANDON, Gesù e gli Zeloti ,op. cit e cfr. J.
JEREMIAS, Jerusalem zur Zeit Jesu, I,IITeil, 2.Aufl. Gottingen 1958.
Qu
16. Su G. Flavio cfr. B.M. BERSANETTI,Vespasiano, Roma 1941 e G. RICCIOTTI, Flavio
es
Giuseppe. Lo storico giudeo- romano. Torino 1937 e specificamente cfr. L.KURTIUS e A.
to
NAWRATH, Das Antike Rom, Wien,1944.
eb
17. Sulla figura dell’Alabarca egizio e sugli ellenisti cfr. A. FILIPPONI, Il primissimo cristianesimo
oo
ed Erode Agrippa op. cit. e J. SPENCER KENNARD, Politique et religion chez Juifs au temps de
ka
Jesus e dans l’Eglise primitive, Paris 1927, A. ERMAN, Die Religion der Egypter, Berlin-Leipzig,
pp
1934. e R. Kasser Les origines du Christianisme egyptien R,Th P, XI 1962.
ar
18.Aletheia ha valore di verità come cosa che non si deve nascondere da A. lanthano. La scelta di
tie
Matteo è stata fatta sulla base di questo pensiero: ritrovare i suoi logia originali, scritti al momento
ne
della effettiva predicazione di Jehoshua o cercare di individuare le linee essenziali aramaiche pur
a\
sotto le tante letture ed interpretazioni fatte dagli altri evangelisti e da lui stesso al momento del
nA
passaggio dal codice aramaico a quello greco della lingua comune ellenistica.
les
19. Ho cercato in Medismo ed Ellenismo op. cit di mostrare la stretta connessione tra i giudei
sa
parlanti aramaico e di evidenziare che la chiesa di Gerusalemme ha la stessa matrice del giudaismo
nd

rabbinico, come risulta anche da D. DAUBE, The new Testament and Rabbinc Judaism, London
ro

1956.
Gu
se
lla

24
Q

Cartina geografica dell‘antica Palestina

25
La Galilea al tempo di Gesù

a. Premessa
Gesù è un Giudeo, nato sotto Ottaviano Augusto, vissuto in Galilea, sotto
Tiberio.
La comprensione di questo enunciato complesso è apparentemente facile,
ma risulta difficile, se non si conoscono perfettamente numerosi dati
etnografici, geografici e storici.
La frase, enunciativa, viene appresa e memorizzata senza capire le
coordinate temporali e geografiche, senza penetrare nei rapporti storici e
diventa “equivoca”, vaga, indeterminata areferenziata, e risulta una verità
ignota, tanto più vera quanto più lontana nel tempo e senza punti cardinali,
tanto più oscura, quanto più degna di fede.
Noi per capire abbiamo bisogno di dati geografici e storici per entrare in
merito ad una questione: la reale conoscenza di popoli passa attraverso
l’ubicazione geografica, l’individuazione etnica, la distinzione da etnie
affini, esami del sistema di vita, della cultura e storia, dei rapporti con altre
genti, e attraverso tanti altri elementi di varia natura, anche economici,
utili, comunque, per la tipicizzazione etnica.
Q
Dal lato geografico la Giudea è una parte della Palestina, che è una regione
ue
dell’Asia anteriore, posta al limite sud-orientale del Mediterraneo,
o
st
sostanzialmente divisa tra due stati:quello di Israele e di Giordania, con la
oo
eb
presenza di una nuova entità nazionale legittima palestinese, cisgiordana
k
ap
(ancora da definire e da riconoscere statalmente) di recente costituzione,
pa
mal tutelata dall’Onu, con capitale Gerico, comprendente anche la zona di
en
rti
Gaza: numerose, oltre il dissidio profondo tra giudei e cisgiordani, sono le
e
a\
zone contese tra Israele e Libano, Israele e Siria, Israele ed Egitto, in
nA
quanto la regione, come allora, ai tempi di Gesù, presenta confini fluttuanti
ss
le
e perciò soggetti a contestazione, specie tra Israele e la Giordania, il cui
an
confine corre lungo la vallata del Giordano, il mar Morto e il Negheb1.
dr
o
G
Bisogna tener presente che in un sistema mussulmano, agricolo e
us
pastorale, la presenza di Israele, giudaico, industriale, inserito
la
el
dall’Occidente e dagli Usa, rappresenta un corpo estraneo in un tessuto
omogeneo, che cerca spasmodicamente di espellere l’intruso a favore dei
fratelli cisgiordani palestinesi della stessa fede, d’altra parte rinchiusi ed
isolati entro il territorio di Israele.
E’ chiaro che la situazione geografica della Palestina, pur avendo una
26
precisa delimitazione naturale non ha ben definiti territori, protetti da
trattati reciproci, data la varietà di popoli e la diversità religiosa: ieri più di
oggi, al tempo di Gesù più che nel nostro tempo: Gerusalemme, divisa, è il
simbolo di un conflitto aperto infinito, data l’incomunicabilità delle parti
israeliane e cisgiordane, segno di due mondi “mitici”, nonostante le
sostanziali differenze culturali cfr. cartina2.
b. Morfologia della Palestina
Comunque, la regione morfologicamente è compresa tra il deserto della
Siria, ad est e il mar Mediterraneo ad ovest, tra la parte inferiore dei monti
del Libano a Nord, e il deserto della penisola del Sinai a Sud.
La regione è un tavolato, lungo circa 250 km e largo 110, situato tra la
vallata del Giordano e il Mediterraneo, diviso in due parti: l’una
settentrionale, che corrisponde all’incirca alla Galilea, l’altra, meridionale,
comprendente la Samaria, la Giudea, e l’Idumea.
Si distinguono in essa quattro zone: una, lungo la costa, piuttosto
pianeggiante (pianura di Esdrelon e di Sharon), con qualche piccolo
rilievo, come il monte Tabor; la seconda, a forma di altopiano, che va dai
monti dell’Antilibano e dell’Hermon alle colline galilaiche e alla zona
montagnosa della Samaria e della Giudea fino a Bersabea; la terza è la
vallata del Giordano, che è una grande depressione tettonica, che va dal
lago di Hule e a quello di Tiberiade per sfociare nel Mar Morto, in modo
ripido e sinuoso, in quanto ha un’oscillazione di oltre 944 metri poichè va
dai 550 metri sul livello del Mediterraneo a Dan, vicino alla sorgente, ai
394 metri sotto il livello del mare del Mar Morto; la quarta ad est,
anch’essa conformata come un altopiano3.

c. La Iudaea
I latini, che dominavano il mondo, all’epoca di Gesù, usavano il termine usella
Iudaea, per tutta la regione abitata da popolazioni praticanti n d ro ilG
monoteismo, viventi grosso modo in Palestina, sotto la Siria,Ain l sa zona
esuna
di confine con la Partia e chiamavano Iudaei (che traduceva e a\n Ioudaioi
t i e n
r
greco), una popolazione, conosciuta da secoli
a ppa dal popolo romano,
ok
inizialmente federata, poi sottomessa daboPompeo nel 63/2 a. c..Questo
o e
popolo era famoso per la singolarità
u est dei costumi e per la belligeranza
Q
dovuta più alla volontà di non comunicare né con i vicini né con il centro
dell’imperium poiché convinto di essere l’unico ed eletto da YHWH per
la sua giustizia e di avere un terra sacra in quanto Dio stesso l’abitava sul
Monte del tempio.

27
Il popolo romano derideva i Giudei per la circoncisione, per il Sabato, per
il monoteismo, per il cibo Kasher (idoneo), ma li odiava da quando
cominciò a formarsi una comunità in Roma all’epoca di Cesare.
Il popolo giudaico meglio conosciuto era quello ricco e sparso per tutto il
Mediterraneo, detentore degli emporia, di rango equestre, per la
maggioranza, specie se di origine alessandrina, amato e prediletto dalla
gens Iulia, che ne aveva riconosciuto i diritti sulla base del diritto lagide4.
Iudaei è comunque, termine vago, inglobante varie etnie locali, distribuite
in Palestina, unificate dal Giudaismo, da una “corrente” religioso-
nazionalistica, che aveva ed aveva avuto storicamente come nucleo la vera
e propria Giudea e come centro Gerusalemme col suo tempio, che aveva
svolto, grazie ai sacerdoti la funzione di stabilire il patto tra il popolo degli
eletti e Dio ed aveva segnato la via da percorrere, il metodo di
purificazione, per ritrovare la propria identità nei momenti di oscurantismo
e di schiavitù.
L’exemplum maggiore era stato quello di Nehemia5 e di Esdra6 che
avevano separato la Giudea dai popoli medizzati; un altro, significativo,
ma meno popolare, anche se più recente, quello degli Asmonei che
avevano ricreato l’unità nazionale in nome di Dio contro l’ellenizzazione
voluta da Antioco IV e successori7: ora in epoca tiberiana8 si tendeva ad un
nuovo patto di alleanza, tra popolo e Dio per riunire, dopo il rituale
Questo ebook appartiene a\nAle

sistema di penitenza e di purificazione, i Giudei, per stabilire Il Regno dei


cieli e abbattere i fratelli ellenizzati e i Goyim (pagani).
Tutto questo pensiero era conosciuto a Roma, sia da parte senatoriale, che
equestre, che popolare e meglio dalla casa reale che aveva rapporti di
amicizia e legami profondi con gli erodiani, (i discendenti di Erode il
grande, che ancora regnavano in una porzione della Palestina) e che
riceveva relazioni da procuratori di Giudea e da governatori di Siria, di
nomina imperiale9.
Il termine ,comunque, per tutta l’epoca giulio - claudia, ha valori sincretici
e non presenta connotazioni distintive, anche se numerosi erano stati le
rivolte, le sedizioni, i tumulti sempre sedati e seppure frequenti erano le
ambascerie giudaiche a Roma, rinviate con promesse o accontentate con
piccoli interventi militari o giuridici: solo i Governatori di Siria, che
ssandro Gusella

presiedevano alla zona antipartica e il procuratore di Giudea avevano


competenze specifiche e conoscenze dirette e dettagliate ed avevano
inoltre un quadro esatto della Iudaea (Giudea, Samaria, Idumea), da loro
governata direttamente da quando Augusto aveva detronizzato Archelao,

28
Qu
es
to
eb
ed aveva inviato Coponio, come primo governatore nel 6 d. C10.

oo
ka
Per il resto Augusto aveva lasciato le altre tetrarchie autonome, come

pp
stabilito alla morte di Erode: quella di Erode Antipa, signore di Galilea e di

ar
Perea, (regione transgiordanica, grosso modo situata tra il Mare di

ti
en
Tiberiade e il Mar Morto sulla riva sinistra del Giordano)e quella di

e
a\
Filippo, signore di Iturea, (Paneade ed Ulatha) Batanea, Traconititde,

nA
Gaulonitide, Auranitide, zone confinanti con la Galilea, facenti parti

les
sa
globalmente della Celesiria o confinanti e quella di Salome, poi possesso

nd
di Livia Giulia e di Tiberio (Iamnia, Faselide, Azoto e zona costiera) sotto
il procuratore Capitone11 (cfr. cartina).
Sostanzialmente la regione era rimasta sotto il controllo romano con questa
organizzazione, fino alla distruzione di Gerusalemme, modificata solo
sotto Caligola, e durante i primi tre anni di regno di Claudio per l’elezione
a re di Iudaea di Erode Agrippa (37-44): non si hanno dati di modifiche in
epoca tiberiana, a seguito della morte di Seiano, anche se forse ci furono
ad opera di Gesù, che si proclamò re con l’aiuto di Artabano re dei re Parti,
di Areta IV e di Izate e di altri12.
Per i romani la Iudaea è regione lontana, torbulenta, pericolosa in tutto il
periodo Giulio-Claudio; solo durante la Guerra Giudaica (66-70) le tante
relazioni belliche (commentaria) di Vespasiano, di Tito, di Domiziano e
quelle dei federati, fanno diventare familiari i nomi dei popoli della
Palestina: allora si distinguono le popolazioni, si conosce la morfologia, si
precisano le regioni, si ha interesse a tutto ciò che riguarda il popolo
giudaico13.
Da questo interesse viene fuori, da una parte, l’opera degli storici che, oltre
ai dati militari aggiungono quelli geografici e corografici e da un’altra,
l’opera dei naturalisti, geografi, studiosi di costume, uomini che cercano di
appagare le molte curiosità dei cives dell’impero14.
Nel complesso l’opera di Giuseppe Flavio e di Plinio esprime un
sentimento di cortigiania, ma è spia anche di una volontà di
acculturamento dei cives, voluta anche dalla casa regnante, come
esaltazione e legittimazione del proprio potere, mentre quella di Tacito
risulta, da una parte, un excursus storico-geografico prima della narrazione
dei fatti della guerra giudaica e della presa di Gerusalemme ad opera di
Tito e da un’altra rivela la contraddittoria conoscenza di un popolo -di cui
sono noti solo le forme più stravaganti, divergenti dal sistema culturale di
tutti gli altri-, il razzismo senatorio e una certa e regolare impostazione
antimperiale15.

29
Gli scrittori cristiani invece scrivono ad adepti,che conoscono e quindi
cercano di dare solo messaggi senza curarsi dei dati etnici, storici e
geografici: il loro interesse è rivolto all’aspetto religioso, alla figura divina
di Gesù e quindi trascurano il contesto, lasciando la figura del Cristo
immersa in una nube, che aumenta ancora di più il prestigio con misteriosi
silenzi, con rare puntualizzazioni, con probabili, successivi, interventi
correttivi.
Ora gli evangelisti mostrano una nascita betlemita, di un Giudeo, che vive
in ambiente galilaico, una missione quasi tutta galilaica, con spostamenti
frequenti verso la Fenicia, verso la Celesiria, verso la Decapoli, verso sud,
verso Samaria, teso comunque verso la città santa di Gerusalemme,
giudaica: noi poco e mal comprendiamo; e non potendo comprendere,
dobbiamo solo credere perché non conosciamo niente di preciso16.
Per prima cosa cerchiamo di orientarci nella regione in cui vive Gesù
mediante dati precisi geografici in modo da poter seguire i suoi
spostamenti e contemporaneamente comprendere cosa significa Giudeo-
galileo, giudeo-pereo, giudeo-traconita, giudeo-auranita, giudeo gaulonita
e simili.
Qu

Dobbiamo precisare che la Galilea Samaria Perea, e zone celesiriche ed


sto e

Idumea, erano state ellenizzate 17 da secoli e prima ancora medizzate, solo


e

dai primi anni del 100 a. c. erano state parzialmente colonizzate da


bo
o

famiglie giudaiche, grazie al movimento nazionalistico degli Asmonei che


ap k

avevano vinto la guerra contro Antioco IV e i suoi successori. Era stato un


a p

fenomeno grandioso in cui si era ricostruito il patto tra i giudei e Dio e su


rti

questa base si andava ricostruendo l’unità di Israel, durata un quarantennio


n e

fino a Pompeo (63/2 a. c.).


Era stato un periodo di amicizia con i romani e sulla base di un foedus18 il
giudaismo aveva cercato di allargarsi riconquistando l’area geografica
delle “terra promessa”, prima verso nord, verso la Galilea e verso sud
verso l’Idumea, poi, verso la Vallata del Giordano nella Transgiordania e
successivamente verso ovest verso la costa del Mediterraneo: al fatto
militare seguiva la colonizzazione mediante famiglie sacerdotali, che
catechizzavano le popolazioni di goyim, tra cui, specie al nord erano
frammisti gli antichi discendenti del regno di Israele, finito sotto gli Assiri
di Sargon II.(722 a. c)19.

d. La Galilea
Chiaramente Gesù giudeo, che vive in Galilea e che agisce intorno al Lago

30
di Tiberiade e che tende verso Gerusalemme, capitale della Giudea, è un
discendente di quelle famiglie sacerdotali che da pionieri, avevano
colonizzato la Galilea 20.
La Galilea solo nel periodo di Alessandro Iamneo (I03-76 a. c.), anche se
era stata conquistata sotto gli ultimi anni del regno di Giovanni Ircano
(134-4 a.c.) secondo Flavio sembra definitivamente ricolonizzata in senso
giudaico da famiglie sacerdotali, inviate in una zona dominata dai gentili
da secoli, più siriaca che giudaica e perciò profondamente ellenizzata: lo
stesso nome Galil ha Goyim significa terra dei gentili, già è testimonianza
della presenza di genti siriache di diversa religione21. Q
Geograficamente la regione è ben definita da Diodoro ue Siculo 22 e da
st
Strabone 23, ma è analiticamente esaminata da Giuseppe Flavio, o da Plinio il
eb
24 25
Vecchio e da Tacito : dal periodo Flavio, la regione giudaica oo diventa
oggetto di studio per la Romanitas, che è avida di conoscere i luoghi k
ap dove
pa
la famiglia regale ha costruito la sua fortuna, divenuti famosi per le vittorie
rti
romane. en
Insomma tutto ciò che è giudaico è una moda dopo la distruzione die a
\
Gerusalemme e perciò gli scrittori indugiano a parlare delle singole regioni nAl
es
che costituiscono la Palestina, ad interessarsi dei popoli che l’abitano, dei sa
loro culti, delle caratteristiche fisiche, di mirabilia, insomma, di quanto
possa essere specifico e peculiare anche a livello botanico, zoologico, fino
agli usi quotidiani e alle curiosità.
Giuseppe Flavio è lo storico che parla della sua terra con maggiore
precisione, ma sappiamo che anche Tito Domiziano e Muciano26 avevano
ben descritto la zona.

e. La Giudea e le altre zone della Palestina


Giuseppe Flavio27 descrive la Giudea, sua patria, a cominciare da nord e
Plinio il Vecchio , con cui più o meno concordano le notizie, date da
Strabone e da Diodoro , ci dà molte informazioni, tratte da Muciano28.
L’autore poi passa a trattare della Decapoli, una regione posta ad est del
lago, costituita da 10 città greche, confederate dopo la morte di Alessandro
il Grande, sottomessa da Pompeo, dotata da lui di una costituzione
autonoma e libera, propria delle poleis: esse sono Damasco, Filadelfia,
Rafana, Scitopoli Ippo, Gadara, Dion, Pella, Gerasa e Canata29.
Poi tratta delle tetrarchie, comprese tra le città, come la Traconitide,
Paniade (in cui si trova Cesarea), Abila, Arca, Ampeloessa e Gabe30.
Il naturalista riporta notizie geografiche già conosciute da un civis romano

31
e
k appartien
del periodo flavio, che combaciano con quelle di Giuseppe Flavio e con

o
quelle di Tacito

bo
Tacito 31.infatti con la geografia marca, oltre le curiosità e le conoscenze

to e
generali, le dimensioni di una zona, ora pacificata, dando giudizi inesatti

s
sia circa il confine, confuso con quello della Palestina, chiamata dai

Que
romani Iudaea genericamente, che circa le proporzioni, i monti, le pianure,
evidenziando di attingere a fonti superficiali, a noi sconosciute, diverse da
quelle di Claudio (L’imperatore aveva scritto libri di Storia etrusca e
cartaginese sul principato di Augusto e una autobiografia) e di Muciano,
(che era molto aggiornato) e commettendo numerosi errori.
Tacito nel tracciare il profilo storico del popolo giudaico mostra la sua
ostilità verso quel popolo, considerato teterrimo ma anche la sua scarsa
conoscenza.
Infatti non conosce quasi niente dalla storia giudaica fino all’avvento di
Pompeo e mutile sono anche le sue notizie in epoca romana: evidenzia,
comunque, una sicurezza espositiva e precisione di dati, (anche se incappa
in errori vistosi, come quello di Drusilla), solo per gli avvenimenti degli
ultimi decenni: sembra sicuro che Tacito usi per il quinquennio della
guerra i resoconti e i commentari di Vespasiano, Tito e Domiziano, e forse
anche la Storia Giudaica di Giuseppe Flavio.
Il capitolo nono parla della storia Giudaica, a cominciare da Pompeo che
conquistò Gerusalemme ed entrò, unico laico, nel tempio32.
Tacito parla di uno stato di tranquillità sotto Tiberio ed accenna ai fatti
successi sotto Caligola: non ci sono cenni su Seiano e la persecuzione
contro i Giudei, mostrata da Filone (In Flaccum e Legatio ad Gaium), non
riportata da Giuseppe Flavio.
Tacito però conosce i governatori di Giudea Gessio Floro e ancora meglio
Cestio Gallo, responsabile della guerra giudaica33.

f. Giudizio sui Giudei da parte romana


Sia i dati di Plinio che quelli di Tacito sono spie di una conoscenza
superficiale del mondo giudaico, visto dall’angolazione romana ellenizzata
e pagana, contraria al monoteismo giudaico e ostile al culto degli ebrei,
che erano invisi soprattutto per la loro ricchezza.
Essi erano spregevoli agli occhi di Tacito34 di Apollonio Molone35 di
Quintiliano36 risibili dall’angolazione di Orazio37 (che non conosceva il
giudaismo ma solo i giudei romani, singolari per il loro culto e per la
circoncisione), di Giovenale38, di Marziale39 e di Petronio40, in quanto

32
erano falsamente considerati nemici dell’umanità e specie dei greci: il
pregiudizio era dovuto al fatto della diversità cultuale e alla separazione
dagli impuri e soprattutto alla coscienza di popolo eletto da Dio.

g. Popolazione della Iudaea e della Galilea nel periodo di Gesù


Tutta la zona, comunque, descritta da Plinio , e quella compresa nei dati
generali di Tacito, indistinta, era conosciuta grosso modo come Iudaea nel
periodo Tiberiano ed aveva una popolazione di circa mezzo milione di
abitanti, anche se il dato sembra di molto inferiore a quanto dice Giuseppe
Flavio, che parla di cifre molto più consistenti: gli storici “locali” di norma
tendono a innalzare il numero degli abitanti per campanilismo41.
E i Galilei in relazione al territorio non dovevano essere più di un terzo
della popolazione ”giudaica”, compresi elementi siriaci, transeufrasici,
semipagani., dediti alla agricoltura , alla pastorizia al nord, e alla pesca e al
commercio intorno al lago di Tiberiade: secondo Giuseppe Flavio, la
Galilea, dotata di 204 centri urbani sparsi, dovrebbe avere oltre tre milioni
di abitanti se si considera il dato di 15.000 cittadini per ogni paese: cifra
impossibile per un territorio42 di poco più di 3000 km2.

h. Il lago di Tiberiade con alcune vicende storiche della guerra giudaica.


Il lago é descritto da Giuseppe in occasione del passaggio di Vespasiano ,
che ha preso Iotapata e che ora si dirige verso Cesarea di Filippo, sotto il
Questo ebo

monte Hermon per riordinare il regno di Agrippa II, probabilmente in crisi


per le sedizioni e le rivoluzioni degli zeloti e Basileici, concentrati in
Tiberiade e Tarichea, che erano ambedue sotto il tetrarca43.
Il comandante si trova contro i rivoltosi comandati da Gesù di Safat”
ok app

l’uomo più in vista di quella banda di briganti”, che erano piombati


addosso a Valeriano, un decurione imprudente, costretto alla fuga44.
Mentre Vespasiano si accinge al combattimento, il guerrigliero subito
artiene a\n

fugge e Tiberiade si arrende a seguito di una petizione di sacerdoti e di


notabili, che hanno dimostrato l’estraneità ai fatti della popolazione interna
e che hanno ottenuto attestati di clemenza e perdono.
In una località, posta tra Tiberiade e Tarichea, gli zeloti all’improvviso
A

attaccano l’accampamento e combattono valorosamente e poi si rifugiano


le s

nei loro territori e sulle loro barche, collegate fra di loro, inseguiti
s a

imprudentemente dai Romani.


n d ro Gusella

Per loro fortuna, Tito sopraggiunge in loro aiuto con un manipolo di


cavalieri, insufficienti però di fronte al numero dei nemici.

33
L’arrivo, poi di Traiano (il padre del futuro imperatore) e di Antonio
Silone permette un’azione congiunta contro gli uomini di Gesù che sono
costretti alla fuga verso la campagna, mentre una parte va verso il lago.
Quelli che seguono Gesù si salvano mentre gli altri, i più numerosi, sono
preda dei romani che ne fanno strage.
Grazie al molto legname e data la presenza di molti carpentieri (technitai
non tectones) Vespasiano prepara zattere per dare la caccia ai fuggiaschi.
Gli zeloti non possono andare verso la terraferma perchè presidiata dai
romani, non possono ingaggiare cambattimento navale perchè i loro legni
sono troppo piccoli e adatti solo ad azioni di pirateria, tuttavia combattono
come meglio possono contro uomini armati, che avanzano , speronano le
barche, le affondano ed uccidono quelli che nuotano.
Giuseppe descrive la loro tragedia: Di quelli che cercavano di attraversare
il loro schieramento, i romani alcuni li colpivano trafiggendoli coi loro
giavellotti, altri con le spade saltando nei barconi, altri accerchiandoli
con le zattere e prendendoli in mezzo, ciascuno coi barconi.
Quanti tornavano a galla, dopo essere caduti in acqua o erano trafitti da
una freccia, o catturati da una zattera e a chi, preso dalla disperazione,
cercava di abbordare le zattere, i romani tagliavano la testa e le mani...45.
Alla fine i morti sono seimila e settecento.
Vespasiano applica subito la iustitia romana, a Tarichea: vengono
risparmiati i cittadini, ma vengono massacrati tutti quelli che erano non
cittadini , lungo la via di Tiberiade, dopo aver loro,falsamente assicurata
salva la vita.
Fatti morire circa 1200 vecchi ed inabili nello stadio, sceglie seimila
giovani, i più robusti e li manda da Nerone per i lavori all’Istmo, vende
schiavi circa trentamila e quattrocento, tutti elementi provenienti dalla
Traconitide, Gaulanitide, Hippos e Gadara.
I fatti avvennero nel settembre del 67, poco dopo la presa di Iotapata 46
avvenuta nel luglio: fu un avvenimento notevole in Galilea e per la figura
di Gesù e per i numerosi partigiani che lottavano contro i romani , anche se
Giuseppe Flavio sminuisce il numero dei locali, che pur dovettero essere
partecipi alla sedizione e alla guerra.
Q

Quel lago cantato dagli apostoli, fu teatro, circa un trentacinquennio dopo,


ues

di una carneficina.
to

I dati relativi il lago di Tiberiade, e poi la Samaritide e lo stesso Giordano


e b

vengono forniti, come quelli della pianure e dei monti solo per far entrare
ook

nella logica di un cittadino romano che aveva curiosità di sapere e di


ap p

34
a rtie
ne
conoscere quella porzione dell’impero romano: noi li stiamo dando perchè
possono essere indizi utili per la comprensione di parti dei Vangeli e
possono concorrere a raggiungere una visione più ampia e dettagliata del
contesto in cui si svolge la vicenda di Gesù Cristo.
Queste sono le parole di Giuseppe Flavio circa il lago, descritto con la
scrupolosa diligenza di un giudeo, che ama quei luoghi, come
concittadino, su cui un tempo ebbe potere47.

i. Gamala ed altre zone della Gaulanitide.


Que
Lo stesso storico mostra la grandiosità naturale di Gamala che i romani
sto e
neanche tentano di prendere, tradendo la personale partecipazione nel
k ap
boo
momento descrittivo e il suo patriottismo48.
part
iene
Giuseppe insiste ancora sulla mancata occupazione di Gamala, che pur è di
less
a\nA
fronte a Tarichea, dall’altra parte del Lago, che appartiene ad Agrippa II al
ro G
and
pari di Segane e Seleucia, città della Gaulonitide, come Gamala, per
la
usel
comunicare che la “città era stata da lui fortificata ulteriormente con
gallerie e trincee “(ibidem, 1.2)49.
E parlando di Golan superiore ed inferiore Giuseppe tratta del Lago di
Hule, detto anche Semeconide50.

l. Le pianure della Palestina e il Mar morto


Parla anche delle grandi pianure, distinguendole, magnificandole, di
Esdrelon, di Sharon, del Giordano, cose che l’utenza romana desiderava,
anche perchè i geografi parlavano delle depressione del lago Asfaltite,
delle acque e dei palmeti di Gerico.
Flavio in special modo parla del lago Asfaltite, aggiungendo particolari
rispetto alle descrizioni romane51.
L’autore conosce quasi esattamente la lunghezza (60 Km) e la larghezza
(17 km) rapportata ai dati dell’attuale Bahr Lut (mare di Lot), comprese le
parti evaporate , le sue proprietà terapeutiche , specie della fonte Callirhoe,
chiamata oggi Zerga Ma’in, famosa per le 60 sorgenti termali, le cui acque
sgorgano lungo un canyon.

m. La vallata del Giordano e Gerico


Anche la descrizione della grande vallata del Giordano è fatta con enfasi,
con cenni sulla montuosità della Giudea e sulla felice posizione di
Gerico52.
Dopo aver parlato a lungo dell’acqua di Gerico, delle palme, dei datteri e

35
dell’opobalsamo, il più pregiato fra i prodotti della regione, del cipro e del
mirabolano, tutti prodotti ben conosciuti da Plinio il Vecchio, tratta del
clima: “ è così temperato che i paesani si vestono di lino mentre nevica nel
resto della Giudea”53.
Mostra anche la distanza da Gerusalemme e dal Giordano, evidenziando
la natura del terreno desertico e pietroso tra Gerico e Gerusalemme e la
morfologia pianeggiante verso il lago Asfaltite, anche se desertica.

n. Montuosità della regione


La Bibbia parla spesso della montuosità della Giudea rispetto alla stessa
Samaria, che pure è montuosa, rispetto alla Galilea del sud: Dal Garizim,
all’Ebal e Tell El Asur samaritani, si succedono i monti nei dintorni di
Silo, Gerusalemme e di Hebron, che hanno un’altezza media che va dai
700 ai 1000 metri .
L’altopiano di Giuda è ripido e scosceso verso il Giordano, poverissimo di
acque tanto da essere chiamato “deserto di Giuda”, denominato in vario
modo , a seconda della posizione.,deserto di Jeshimon (1 Sa.23,19), di
Maon ( ibidem, 24) di Zif (Ibidem,14) di Tachoa (2 Par 20,20) di Engaddi
(1 Sa,24,2)
Verso il Mediterraneo invece l’altipiano termina con la Shefela, che
presenta una morfologia rotondeggiante collinare, intersecata da wadi
(Dt,1,7) e a sud si abbassa improvvisamente verso l’arido Negheb,
infruttuoso ad eccezione di alcune zone intorno a Bersabea e a Qadesh
Barnea, che è già nella regione del Sinai.

o. Conclusioni con cenni sulla Transgiordania


Da questi dati geografici ( anche se sommari), possiamo dedurre che un
Galileo abita in una certa zona del nord, zona bella e ricca, popolata da
uomini bellicosi, ma non lo sappiamo distinguere nè da un giudeo, vero e
proprio, nè da un samaritano, né da un Pereo, né da un Idumeo.
Inoltre non rileviamo nè la diversa natura di un galileo del nord, da quella
di uno del sud, né dai circonvicini Gauloniti, Auraniti, Traconiti, Batanei,
coi quali i Galilei avevano molte affinità, se li vediamo trent’anni dopo
così congiunti nella guerra antiromana.
Così poteva vedere , dunque, la Iudaea un romano del I secolo e in modo
ancora più approssimativo di Tacito e di Plinio, certamente, nel periodo di
Tiberio, epoca della vita di Gesù.
Da quanto detto e quanto riferito dagli autori e dalla descrizione fatta dalla
ebook a
Questo
ppartien
e a\nAle
ssandro 36
G
Que
Bibbia circa la terra promessa54, che marca i confini occidentali, orientali,
st
settentrionali e meridionali e che quindi ci dà precise coordinate per
indicare la sua massima estensione, possiamo inoltre dire che il Giordano
divide la zona in Transgiordania e Cisgiordania.
Abbiamo evitato di parlare della Transgiordania (e solo marginalmente
abbiamo parlato della Decapoli e della Perea, territorio transgiordano, un
altopiano rettangolare che si estende dal territorio di Scitopoli fino a
Macheronte e che era sotto la tetrarchia di Erode Antipa, unito alla
Galilea), ma a questo punto riteniamo opportuno dare notizia , per meglio
precisare, circa il Galaad e il Basan, regioni di cui parla spesso la Bibbia. I
due territori per la Bibbia sono emblemi l’uno di territorio accidentato e
rugoso, l’altro di fertile: in effetti il Galaad si divide in due sezioni, quello
superiore piutttosto tormentato morfologicamente, data la montagnosità
dello Iarmuk e dello Iabboc, ambedue oltre i 1200 metri, ma ricco di
boschi e di pascoli, mentre l’inferiore è molto fruttifero ed ha una
rigogliosa agricoltura, specie nei dintorni di Amman, l’antica Filadelfia.
Il Basan è certamente caratterizzato dalla pianura di El Nuqrah, limitata a
nord dalla Pianura di Damasco e dall’Hermon, da cui è notevolmente
protetto, e a sud è racchiuso dai monti del Galaad ed è favorito ad
occidente dalla temperatura dolce del lago di Tiberiade: solo dalla parte
dell’ Auranitide volge verso le regioni desertiche55.
Dunque da queste notizie storiche e geografiche possiamo tirare una
infinità di conclusioni,a seconda dei nostri interessi, delle angolazioni e
delle logiche procedurali: comunque, tutti possiamo dire e capire con una
certa tranquillità e sufficiente sicurezza che Gesù è un Giudeo, di stirpe
giudaica, discendente di una famiglia sacerdotale colonizzatrice, che vive
in Galilea, svolge la sua azione intorno al lago di Tiberiade in una zona
popolata, ricca di acque, altamente commerciale, mista di popolazione,
sottoposta ad Erode Antipa, collegata con la Perea, transgiordana, posta a
sud del lago.
Inoltre possiamo dire (e meglio comprendere) che un Galileo ha relazioni
con quelli della tetrarchia di Filippo, con quelli della Decapoli e, in quanto
giudeo, ha una predilezione per la Giudea e soprattutto per Gerusalemme,
un’ostilità per i Samaritani, ma soprattutto è nemico mortale dei Romani, i
Kittim invasori, e di Roma, la capitale del male, la sede dei figli delle
tenebre, la Babilonia terrena.
Sappiamo che la Romanitas senatoria è certamente ostile e ricambia l’odio
con tutta la potenza delle armi e con quella della legge, con la ferocia della

37
provocazione e dello scherno, propria del civis ellenizzato contro il
provinciale ottuso, immoderato ed insano, ”teterrimo”.
Gesù giudeo-galileo (Jehoshua ben Yosip) è dunque un nazionalista,
zelante della legge, un giusto figlio della luce, un santo, che deve compiere
la sua missione di purificazione tra i fratelli, di sterminio tra i goyim, di
instaurazione del Malkuth/regno, come realizzazione della basileia celeste
danielica?
La sua missione “regale”, messianica si sarebbe conclusa con il nuovo
patto dei figli della luce con Dio, dopo la vittoria e sui fratelli ellenisti e sul
regno romano di Belial? E dopo di essa si sarebbe aperta una nuova epoca
di amore, di fratellanza, di pacificazione universale, di cui massima
espressione sarebbe stata Gerusalemme, col suo tempio e coi suoi
sacerdoti sadoqiti, essenici?
Fu questo Il sogno insano di oltranzisti giudaici, voluto da un’élite
sacerdotale integralista, ciecamente fiduciosa nell’aiuto divino, che si
sarebbe infranto prima con la morte di Gesù di Giuseppe, poi sarebbe
stato ridimensionato sotto Caligola, Claudio e Nerone, e definitivamente
cancellato con distruzione stessa, ad opera dei Flavi, del tempio di
Gerusalemme, simbolo del nazionalismo giudaico?!
Ma il sogno durò ancora fino a quando sotto Traiano prima e poi sotto
Adriano non viene cancellato il nome stesso di Gerusalemme , espulso
dall’imperium romano il cancro giudaico a seguito della sconfitta di Bar
Kokbah (132-135).
es Qu
Non c’ è più la diaspora (dispersione) ma la galuth (l’esilio): i tannaim
t o ebo

prima e gli amoraim poi faranno la storia di un popolo separato dagli altri
popoli, esiliato nel mondo coi Talmudim di Gerusalemme e di Babilonia,
k ap o

(grande opera di commento bibblico, legge orale, completamento della


Torah mosaica)56.
rt pa
ien e

Note
nA a\

1.Dai Vangeli risulta che Gesù nel quindicesimo anno di Tiberio (secondo il nostro calendario
les

Tiberio prese il potere il 14 d. C.,d’autunno, ma siccome ci sono quattro anni di errore, fatto da
Dionigi il Piccolo, scrittore del VI sec. d. C. sarebbe il 10 d. C. e perciò corrisponderebbe al 29
s a

tradizionale e al 25 effettivo), sotto la Procura in Giudea di Pilato, sotto Erode Antipa, il tetrarca di
ndro

Galilea e Perea, sotto Filippo, il tetrarca di Iturea e della regione Traconitide, sotto il pontificato di
Anna e Kaifas e sotto Lisania, tetrarca di Abilene (Lc. 3.1.), inizia a predicare (quando già
G

Giovanni Battista ha iniziato il suo magistero) nel 782 di Roma e nel 3759 del calendario ebraico.
u

Luca ( solo lui) in 2.1-2 ci dà dati storici circa la nascita a Betlemme, al tempo di Erode il Grande
s ell

(Mt 2..1) a seguito di un editto di Augusto, che ordina il censimento in tutto l’impero, al tempo in
a

38
cui Cirino è governatore di Siria (6 d. c. tradizionale, 2 d. C. effettivo)
Giuseppe Flavio, Tacito, Svetonio e Plinio il giovane ci danno indicazioni indirette posteriori: il
primo (Ant. giud. XX,9,1) parla di Giacomo, fratello di Gesù, detto il Cristo , anche se in XVIII,3,3
tratta di Gesù, ma le poche righe sono spuri, di altra epoca.
Il secondo (Ann. XV,44) fa un cenno: Nero subdidit reos et quesitissimis poenis affecit, quos per
flagitia invisos vulgus Christianos appellabat.. Auctor nominis eius Christos Tiberio imperitante
per procuratorem Pontium Pilatum supplicio affectus erat... Nerone spacciò per colpevoli e
condannò ai tormenti più raffinati quelli che le loro nefandezze rendevano odiosi e che il volgo
chiamava Cristiani. Essi prendevano il nome da Cristo, che era stato suppliziato ad opera del
procuratore Ponzio Pilato sotto l’impero di Tiberio.... Il terzo (Vite, Claudio, 25) dice:..Iudaeos
impulsore Chresto, assidue tumultuantis Roma expulit. cacciò da Roma i Giudei, che erano in
continua agitazione per la propaganda di Cresto (ritenuto vivente). Il quarto parla dei cristiani

Questo ebook
presenti in Bitinia sotto Traiano (Epist. X,97).
Su Gesù giudeo di stirpe giudaica, vivente in Galilea e non galileo, ci sono dati indiretti che
testimoniano la sua origine, anche se non giustificano la sua nascita betlemita,dai Vangeli: non è il
caso in questa sede di elencarli.
Su Gesù nato sotto Augusto e morto sotto Tiberio c’è la testomianza di Luca, oltre a quella
incompleta di Tacito senza contare riferimenti indiretti, rilevabili in tante parti dell’opera di
Giuseppe Flavio: di questi, comunque, sorprende che non abbia trattato di un giudeo di così grande

appartiene a\n
“giustizia” carisma e potenza, lui così fiero di ogni atto giudaico, lui che aveva retto le due Galilee
tra il 66 e il 67 e che aveva descritto i luoghi in cui aveva agito Gesù.
Solo Strabone avrebbe potuto dire qualcosa su Ges giovane ma non dice neinte se non esakatre
l’imperium di Uagustoe quello di Tiberio Lo storico di Amasea (64a.C.- 24 d.C.) così chiude il VI
libro (Geografia) sull’Italia, dopo aver celebrata la costituzione imperiale: “era difficile
amministrare (dioikein) un così gran dominio, se non affidandolo ad un solo uomo, come ad un
padre. Ad ogni modo mai i romani ed i loro alleati godettero di tanta pace e di tanta abbondanza di
beni quali procurò ad essi Cesare Augusto, dopo che ebbe assunto il potere assoluto (thn ecsousian

Alessandro G
autotelh) e quali continua a garantire Tiberio, suo successore e figlio, che considera il padre come
modello nel regolare la sua amministrazione e nell’emanare i suoi ordini,così come fanno i figli
Germanico e Druso che cooperano con il padre “
Sorprende ancora di più che uno spoudaios come Filone Alessandrino, vissuto fino al 43/44, epoca
in cui ad Antiochia i seguaci del Cristo si chiamarono Cristiani, non abbia minimamente lasciato un
indizio circa l’umanità e la vita di un uomo, così santo, che fu chiamato figlio di Dio. Però
possiamo dire che Filone non cita Seneca che eppure deve conoscere bene, perché è vissuto a lungo
usella

ad Alessandria in casa di G. Galerio, governatore di Egitto fino al 30-31, amico della famiglia degli
Alabarca.
Anche Filone sarà stato, comunque, tagliato, dalla Chiesa di Roma, che, a cominciare dal Vangelo
di Marco , revisiona la Chiesa di Gerusalemme e cancella i dati storici e specialmente quelli zelotici
antiromani.Sullo stato di Cisgiordania e i palestinesi cfr. X. BARON, I palestinesi, Baldini-
Castoldi 2002 in cui si rileva la genesi di una nazione e sono letti i fatti fino agli accordi di Oslo.
2. La Palestina dell’epoca di Gesù era abitata da popolazioni non solo giudaiche, ma anche pagane.
Sia in Idumea che in Galilea e Perea le comunità miste erano dominate dai pagani, Cfr. Cartina e
cfr. E. STAFFER, La Palestine au temps de Jesus Christ (d’aprés le Nouveau Testament,
l’historien Flavius Iosephe et les Talmudes), Parigi 1885.
3. Per la geografia palestinese, in senso storico, cfr. Strabone, Siria e G.A. SMITH, Historical
Geograpgy of the Holy Land. Londra 1907.
4. Sul politeuma di Alessandria cfr. G Flavio, Ant. Giud. XVIII e Filone Legatio ad Gaium.
5. Nehemia coppiere del re, fu costituito da Artaserse I (464-424) Pehah, governatore di Giudea ed
inviato in patria con lettere per il satrapo della Transeufratea: scopo di Nehemia era quello di isolare
i Giudei per ritrovare la purezza e le proprie tradizioni . E così fece tornare Gerusalemme ad essere
la città del tempio, la città santa, e la ripopolò, dopo aver diviso in 12 peleg (distretti) la regione,

39
come già era precedentemente ed abolì i debiti.In una seconda missione intorno al 430, obbligò i
capifamiglia a non dare ai figli mogli straniere, regolò le rendite spettanti al clero minore e si
occupò del sabato ed infine rinnovò l’alleanza fra il popolo e Dio (Nehem., 10)
5. Cfr A. FILIPPONI, Medismo ed ellenismo, op. cit..
6. Esdra venne a Gerusalemme l’anno settimo di Artaserse II nel 398 e svolse un’opera di carattere
religioso ed interno in quanto ispezionò la Giudea e Gerusalemme intorno alla osservanza della
legge di Dio .Oltre a dirigere il popolo d’oltre il fiume Esdra doveva costituire dei giudici con
potere di condanna anche a morte per i trasgressori specie delle leggi sul matrimonio. Per incarico
del re, dunque, Esdra fece diventare la legge del dio del cielo legge di stato, creando le basi di una
forma costituzionale teocratica.Cfr A.FILIPPONI, Medismo ed Ellenismo op. cit.
7. Sotto il Regno di Antioco Epifane (171-165) si tentò l’ellenizzazione della Giudea e da qui
nacque il movimento di insurrezione ad opera di Mattatia e dei suoi cinque figli (Giovanni, Simone,
Giuda, Eleazar e Gionata . Cfr I e II Macc).
8. Al tempo di Tiberio (14-37 d.C.) si riprese l’attività zelotica dietro l’exemplum di Giuda il
gaulanita e sorse il Movimento del Regno dei Cieli forse l’ala estremistica dello zelotismo. Cfr.
W.R FARMER, Maccabees, Zealots and Iosephus, New York, 1957 ed A. STUMPE, Zeloo
Zelotés, Th. Wb,II,884-890
9. La casa giulio-claudia conosce, a detta di Filone, perfettamente la situazione palestinese e
giudaica (cfr Legatio ad Gaium).
10. Con l’invio del primo procuratore i Romani, armati,effettivamente calcavano da sacrileghi il
suolo di Gerusalemme e il monte del tempio, essendo stanziati nella fortezza Antonia, che domina il
tempio e facevano pagare le tasse Cfr. La Nascita di Gesù
11. cfr Cartina della Palestina al tempo di Gesù
12. Cfr R. EISLER, Iesus Basileus op. cit e A. FILIPPONI, E se Gesù avesse preso
Gerusalemme,capitolo successivo.
13. La Giudea diventa regione di attualità nell’ultimo periodo di Nerone e sotto i Flavi.
14. E’ il caso di Giuseppe Flavio cfr. Guerra Giudaica II 1-14 e - di Tacito cfr. Hist. V 1-13 e di
Svetonio cfr Vita di Vespasiano e Tito, mentre l’opera di Plinio il Vecchio rientra nell’ottica
scientifico-antropologica come quella dei greci - Plutarco, Strabone ed Elio Aristide e Dione
Crisostomo - in quanto tratta dei giudei e del loro sistema di vita, in un continuo confronto col
sistema culturale patrio.
15. Su Tacito e la sua scarsa conoscenza del giudaismo cfr. A. FILIPPONI, il primissimo
Cristianesimo ed Erode Agrippa op. cit.
16 Sui sinottici e il loro concordato vangelo ci sono molti problemi Cfr. C.S.C. WILLIAMS, The
synoptic Peake’s Commentary, 2 ed.Problem in Alterations to the text of the synoptic Gospel and
Acts, Oxford,1951).
17 Cfr A. FILIPPONi, Medismo ed ellenizzazione op.cit.
18. Sul foedus tra Giudei e Romani, al tempo di Giuda Maccabeo cfr I Macc. 8.1-31
19. Cfr Cartina
20 Cfr. Eusebio Hist. Eccl e la successiva tradizione patristica
21. Sulla Galilea ricolonizzata cfr. Ant. Giud. XIII
22 Diodoro Siculo, II,48,6-8
23. Strabone XVI 762 e sgg Si legga per la situazione generale dell’ecumene la conclusione del VI
libro dello stesso Strabone Ad ogni modo mai i romani e i loro alleati godettero di tanta pacwe e di
tanta abbondanza dfi beni quali procurò a loro Cesare Ugusto dopo che ebeb assunto il potere
assoluto(ten ecsousian autotele) e quali continua a garantire Tiberio ,suo filgio e successore,che
considera il poadre come modello nel regolare l’amministrazioen e nell’emanare i suoi ordini ,così
come fanno a loro volta nei suoi confronti i figli Germanico e Druso,che cooperano col padre.
24. Plinio V,15
25. Tacito Hist. V, 6-8
26. G.Licinio Muciano, console suffectus nel 65, 7O, 72, fu uomo decisivo per l’impero di

40
Ques
Vespasiano, che gli fu sempre grato (cfr. Tacito, Historiae, I, 10); scrisse un libro - perduto- di
Mirabilia - cose mirabili, di grande rilievo scientifico, che Plinio certamente utilizzò e del quale
parla con grande rispetto in molti punti della sua opera.
27G. Flavio in Guerra Giudaica III, 3.1-4 così scrive: “la Galilea, che si divide in due parti, dette
Galilea superiore e Galilea inferiore, è compresa tra Fenicia e la Siria; ad occidente confina con il
territorio di Tolemaide e con il Carmelo, il monte che un tempo era dei Galilei ed ora appartiene a
quelli di Tiro; nelle sue vicinanze è Gaba, città dei cavalieri, così chiamata perchè vi si insediarono
i cavalieri, congedati da re Erode.
Nella parte meridionale, confina con la Samaritide e con Scitopoli fino al corso del Giordano.
Verso Oriente è delimitata dai territori di Hippos, di Gadara, dalla Gaulanitide, ove sono anche i
confini del regno di Agrippa. La parte settentrionale confina con Tiro e col territorio dei Tiri.
La Galilea Inferiore si estende in longitudine da Tiberiade fino a Chabulon, vicino a Tolemaide
sulla costa. In latitudine si estende da un villaggio, sito nella grande pianura, di nome Xaloth, fino
a Bersabe, ove ha anche inizio la Galilea superiore, che arriva fino al villaggio di Baca, questo
segna il confine con il territorio dei Tiri. La Galilea superiore si estende in longitudine dal
villaggio di Tella vicino al Giordano, fino a Meroth (cfr. cartina).
Pur avendo questa modesta estensione ed essendo circondate da tanti popoli stranieri, le due
Galilee si sono sempre difese da ogni invasione straniera; infatti, i Galilei sono bellicosi fin da
piccoli e sono sempre stati numerosi e come gli abitanti non hanno mai conosciuto la codardia,
così la regione non ha mai conosciuto lo spopolamento, poichè essa è tutta ubertosa e ricca di
pascoli, e di alberi di ogni specie, si che per tale felicità alletta anche chi è meno propenso al
lavoro dei campi.
Perciò dagli abitanti è tutta coltivata e non v’è angolo che non sia lavorato, anzi vi sono anche
molte città e dovunque un gran numero di villaggi densamente popolati a causa del benessere si
che il più piccolo di essi ha più di quindicimila abitanti.
Insomma, seppure è meno estesa della Perea, la Galilea la supera per rendimento; essa infatti è
tutta coltivata e produce continuamente frutti, mentre la Perea è bensì molto più grande, ma per la
maggior parte deserta e dirupata e troppo selvaggia per produrre frutti domestici (tuttavia le parti
meno aspre di essa portano frutti di ogni specie e le pianure sono ricche di alberi svariati, tra cui
vengono coltivati principalmente l’olivo, la vite, le palme), bagnata dai torrenti che scendono dai
monti e anche, abbastanza, da fonti perenni quando quelli si essiccano per la calura. Essa si
estende in latitudine da Macheronte a Pella e in longitudine da Filadelfia(Amman) fino al
Giordano.
Con Pella che abbiamo prima nominata, confina la sua parte occidentale; a mezzogiorno il suo
confine è segnato dalla Moabitide, verso oriente confina con l’Arabia e l’Esebonitide ed arriva al
territorio di Filadelfia e di Gerasa.
La regione di Samaria giace tra la Galilea e la Giudea; essa infatti comincia dal villaggio di nome
Ginea, sito nella grande Pianura e finisce nella toparchia di Acrabatene, la sua natura non è per
nulla diversa dalla Giudea.
Infatti entrambe hanno sia montagne sia pianure adatte alla coltivazione e ubertose, ricche di
Q alberi, e piene di frutti selvatici e domestici poichè in nessun luogo esse sono desertiche per natura,
ma sono per lo più bagnate da pioggia. Ivi ogni corso di acqua è particolarmente dolce e per
l’abbondanza di buon pascolo il bestiame porta più latte che altrove. La prova principale della
produttività e dell’opulenza della terra è che entrambe sono fittamente popolate.
Al confine tra esse è il villaggio chiamato Anuath Borceo; questo segna il limite della Giudea a
settentrione, mentre la parte meridionale di essa nella sua massima estensione tocca un villaggio ai
confini con l’Arabia chiamato Iardan dai giudei del luogo. In longitudine la Giudea si stende dal
fiume Giordano fino a Ioppe. Proprio al centro di essa è sita la città di Gerusalemme, e perciò
alcuni non a torto chiamano la città l’ombelico della regione.
La Giudea, poi non è priva dei benefici del mare, poichè scende verso la costa su di un altopiano
che arriva fino a Tolemaide.

41
e
Gus
ndro
lessa
Si divide in undici distretti, di cui il primo e il principale è Gerusalemme, che domina tutto il
territorio come la testa il corpo, gli altri dopo di esso, delimitano le toparchie: il secondo è Gofam
e dopo viene Acrabeta, e poi Thama e Lidda, Emmaus, Pella, e l’Idumea e Engadde, Erodio, e

a\nA
Gerico; dopo di queste sono da ricordare Iammia e Ioppe, che reggono le contrade circonvicine e
poi la Gamalitica e la Gaulanitide e La Batanea e la Traconitide, che sono anche parti del regno di
Agrippa. Questo comincia dal Monte Libano e dalle fonti del Giordano e si estende in latitudine

e
rtien
fino al lago di Tiberiade, mentre in longitudine va da un villaggio chiamato Arfa fino a Giuliade;
l’abita una popolazione mista di giudei e di Siri. Questa la descrizione più succinta che mi è stata

appa
possibile della Giudea e delle contrade circostanti.
28. “Inde Apollonia, Stratonis turris, eadem Caesarea ab Herode rege condita, nunc colonia.
Prima Flavia Vespasiano imperatore deducta, finis Palestines CLXXXVIIII p. a confinio Arabiae.

ook
Dein Phoenice intus autem Samariae oppida Neapolis, quod antea Mamortha dicebantur, Sebaste
in monte, et altiore Gamala.Supra Idumeam et Samariam Iudaea longe lateque funditur. Pars eius

o eb
Syria eiuncta Galilaea vocatur, Arabiae vero et Aegypto proxima Peraea, asperis dispersa
montibus et a ceteris Iudaeis Iordane amne discreta. Reliqua Iudaea dividitur in toparchias decem

st
quo dicemus ordine: Hierocuntem palmetis consitam, fontibus riguam, Emmaum, Lyddam, Iopicam,

Que
Acrabatenam, Gophaniticam, Thamniticam, Betholeptephnem, Orinen, in qua fuere Hierosolyma,
longe clarissima urbium orientis, non Iudaeae modo, Herodium cum oppido illustri eiusdem
nominis. Iordanis amnis oritur e fonte Paneade qui cognomen dedit Caesareae, de qua dicemus.
Amnis amoenus et, quatenus locorum situs patitur, ambitiosus accolisque se praebens velut invitus
Asphaltiten lacum dirum natura petit, a quo postremo ebibitur aquasque laudatas perdit,
pestilentibus mixtas.
Ergo ubi prima convallium fuit occasio, in lacum se fundit, quem plures Genesaram vocant, XVI p.
longitudinis, VI latitidinis, amoenis circumsaeptum oppidis, ab oriente Iuliade et Hippo, a meridie
Tarichea, quo nomine aliqui et lacum appellant, ab occidente Tiberiade, aquis calidis salubri.
Asphaltides nihil praeter bitumen gignit, unde et nomen. Nullum corpus animalium recipit, tauri
camelique fluitant; inde fama nihil in eo mergi. Longitudine excedit C p., latitidine maxima LXXV
implet, minima VI. Prospicit eum ab oriente Arabia nomadum, A meridie Machaerous, secunda
quondam arx Iudaeae ab Hierosolymis: eodem alter est calidus fons medicae salubritatis Callirhoe,
aquarum gloriam ipso nomine praeferens.
Ab occidente litora Esseni fugiunt usque qua nocent, gens sola et in toto orbe praeter ceteras mira,
sine ulla femina, omni venere abdicata, sine pecunia, socia palmarum. In diem ex aequo
convenarum turba renascitur, large frequentantibus quos vita fessos ad mores eorum fortuna
fluctibus agit. Ita per saeculorum milia - incredibile dictu- gens aeterna est, in qua nemo nascitur.
Tam fecunda illis aliorum vita paenitentiae est! Infra hos Engada oppidum fuit, secundum ab
Hierosolymis fertilitate palmetorumque nemoribus, nunc alterum bustum. Inde Masada castellum
in rupe, et ispum haut procul Asphaltite. Et hactenus Iudaea est.
Quindi ci sono Apollonia, Torre di Stratone, Cesarea che fu fondata da Erode e che ora è una
colonia chiamata Prima Flavia, dedotta dall’imperatore Vespasiano; essa è la frontiera della
Palestina e si trova a 189 miglia dai confini dell’Arabia. Vengono poi la Fenicia e all’interno le
città della Samaria: Neapoli, chiamata prima Mamorta, Sebaste su un monte e Gamala su un monte
ancora più alto: al di là dell’Idumea e della Samaria si estende con grande ampiezza la Giudea.
Quella parte di essa confinante con la Siria si chiama Galilea, quella più vicina all’Arabia e
all’Egitto si chiama Perea. La Perea è ricoperta da monti scoscesi e separata dalle altre parti della
Giudea dal fiume Giordano: la restante parte della Giudea è divisa in 10 toparchie, che
elencheremo nell’ordine: il distretto di Gerico, ricco di palmizi e di acque sorgive, quelli di
Emmaus, Lidda, Ioppe, Acrabate, Gora, Tanma, Betoleptef, quello montuoso che comprendeva
Gerusalemme, di gran lunga la più importante città dell’Oriente e non solo della Giudea e infine
quello di Erodio, con la famosa città dello stesso nome. Il fiume Giordano scaturisce dalla sorgente
Paniade, che ha dato il secondo nome alla città di Cesarea, di cui avremo modo di parlare.E’ un
fiume ameno e dal corso tortuoso, per quanto lo permette la particolare conformazione del luogo.

42
Offrendo i suoi benefici agli abitanti delle sponde, si dirige quasi contro voglia verso il Lago
lla e
Asfaltite, un luogo infausto, fino ad essere assorbito da esso e le sue acque pregiate, mescolandosi
us G
a quelle pestilenziali del lago, perdono di valore. Per questo alla prima occasione offerta dalla
dro
conformazione delle valli, si riversa in un lago chiamato comunemente di Genezareth. Questo è
n a
lungo 16 miglia e largo 6 ed è circondato dalle ridenti città di Giuliade e di Ippo ad Oriente, di
ss le
Tarichea a Sud (con lo stesso nome chiamano alcuni anche il lago) di Tiberiade con le sue salubri
A
a\n
acque calde a occidente.Il lago Asfaltite non produce altro che bitume, da cui ha preso anche il
e
nome.I corpi degli animali non vanno a fondo nelle sue acque, perfino i tori e i cammelli vi
n
rtie
galleggiano.Perciò si è diffusa la voce che niente possa affondare in esso. E’ lungo più di 100
pa
miglia e largo 75 al massimo 6 al minimo: vi si affacciano da Oriente l’Arabia dei nomadi, da sud p
Macheronte, un tempo la seconda fortezza della Giudea, dopo Gerusalemme. Dalla stessa parte c’èka o o
una fonte di acqua curativa e calda, Calliroe, che col nome stesso proclama l’eccellenza delle sue eb
acque.Ad occidente del lago e al di fuori del raggio entro cui le sue esalazioni possono essere to s
nocive, vivono gli esseni, popolazione solitaria e con una caratteristica unica fra i popoli del ue Q
mondo: vivono infatti senza donne ed hanno rinunciato ad ogni desiderio sessuale, non fanno uso
di denaro e stanno in compagnia delle palme. Giorno dopo giorno il loro numero si mantiene
stabile, perchè si uniscono a loro quanti, stanchi della vita, sono spinti dalle vicende della sorte ad
accettarne i costumi. Cosa incredibile a dirsi, è riuscita a sopravvivere per migliaia di anni una
popolazione in cui non nasce nessuno: tanto vantaggiosa si rivela per essi la noia che hanno gli
altri della vita. Al di sotto degli Esseni c’era un tempo la città di Engada, seconda sola a
Gerusalemme per la fertilità della terra e per la vastità dei palmizi. Ma ora è come Gerusalemme,
un cumulo di rovine; poi viene Masada, una fortezza sulla roccia, non molto lontano dal lago
Asfaltite. Fin qui si estende la GIUDEA.
29 Sulla geografia e costituzione della Decapoli cfr. G. Flavio (St. Giud.3.9-10) e Plinio op cit.
30. Sulle tetrachie cfr. G. Flavio op cit.
31. Il territorio è limitato ad oriente dall’Arabia, a mezzogiorno confina con l’Egitto, ad occidente
con la Fenicia, a settentrione i giudei confinano per un tratto con un lato della Siria. Gli uomini
hanno corpi robusti e resistenti alle fatiche.
Rare le piogge, fertile il suolo; vi sono biade come da noi e in più il balsamo e le palme. I palmeti
sono alti e maestosi, il balsamo non è che un arboscello quando i suoi rami sono gonfi di linfa; ad
accostarvi il ferro, le vene dell’arbusto si seccano: vengono aperte con una scheggia di pietra o
con un coccio, e l’umore serve ad uso medicinale. Su tutti i monti domina il Libano, ombroso e
sempre nevoso, cosa sorprendente tra così forti ardori, esso genera ed alimenta il Giordano. Né
questo si getta nel mare: attraversa senza diminuizione di acque un primo ed un secondo lago, nel
terzo finisce. Questo lago di circonferenza immensa è simile ad un mare, ma di sapore putrido,
pestifero agli abitanti per l’odore insopportabile; e il vento non ne muove la superficie, nè vi
possono vivere pesci o uccelli acquatici. Le acque immobili sostengono, come terraferma, gli
oggetti che vi si buttano sopra, vi sta egualmente a galla chi sa e chi non sa nuotare. In un dato
periodo dell’anno manda fuori bitume; il modo di raccoglierlo è stato insegnato dall’esperienza,
come tutte le altre attività. E’ nero e liquido allo stato naturale; a spargervi sopra dell’aceto si
rapprende e galleggia; allora quelli a cui interessa lo prendono con le mani e lo tirano sul ponte
del battello, di qui cola da sé e riempie il battello, finché lo si taglia. Ma non potresti tagliarlo col
bronzo o col ferro: scorre via dinanzi al sangue e ai panni macchiati di quello onde le donne si
liberano mensilmente. Così gli autori antichi: ma gli esperti dei luoghi dicono che le masse di
galleggianti di bitume si possono spingere e trarre a riva con le mani; poi quando il calore del
terreno e la forza del sole le hanno disseccate, si spezzamo con scuri e cunei, come si fa per le travi
o le pietre. Non lontano di là si stendono pianure, che si dice fossero fertili in passato e popolate di
grandi città; che siano state incendiate poi dal fulmine e che ne rimangono le tracce; che il terreno
stesso, visibilmente arido, non abbia più la forza di produrre. Infatti tutto ciò che vi nasce
spontaneamente o vi è seminato dalla mano dell’uomo, sia erba o fiore, non appena sembra essersi
sviluppato annerisce e si vuota e cade in cenere. Per parte mia posso ammettere che città splendide

43
in passato siano state bruciate dal fuoco celeste, ma penso che il terreno si infetti per le emanazioni
del lago, che l’aria soprastante si corrompa, e che per questo marciscano i frutti dell’estate e
dell’autunno, essendo il clima e il suolo egualmente malsani. Il fiume Belio si perde, anch’esso, nel
mare di Giudea; ed intorno alla sua foce si raccolgono sabbie che si induriscono in vetro,
mescolandovi del nitro. La spiaggia è poco estesa, per quanta sabbia si porti via, non si esaurisce
mai. Gran parte della Giudea è sparsa di borgate, hanno però anche delle città. Gerusalemme è la
capitale e vi si trova un tempio immensamente ricco (immensae opulentiae templum) dentro la
prima cerchia di mura v’è la città, poi la reggia, il tempio è racchiuso in una sua cinta particolare.
Ai Giudei era possibile accostarsi solo alle porte, la soglia era vietata a tutti tranne che ai
sacerdoti.
Finchè l’Oriente fu in mano degli Assiri, dei Medi e dei Persiani, i Giudei furono i più disprezzati
tra tutti i loro servi; dopo che prevalsero i Macedoni il re Antioco si adoperò per abolire il
fanatismo e per introdurre in Giudea i costumi dei Greci, ma la guerra contro i parti gli impedì di
redimere quel popolo abietto (quo minus taeterrimam gentem in melius mutaret), poichè gli si era
ribellato Arsace. Indebolitasi poi la potenza dei Macedoni e non essendosi ancora affermata quella
dei Parti (i romani erano lontani) i giudei si diedero dei re, i quali, cacciati dall’umore mutevole
del popolo, riacquistarono il dominio con le armi e provocando fughe di cittadini, distruzioni di
città, assassini di fratelli, di spose, di genitori, ed altri misfatti, che i re sono soliti osare, tenevano
viva la superstizione perchè la dignità sacerdotale serviva loro come sostegno della loro potenza.
32 Tacito,Hist. V,8 Primo tra i Romani Gn. Pompeo sottomise i Giudei e per diritto di conquista
entrò nel tempio e si seppe allora che il santuario era vuoto, senza immagini di divinità e che non
nascondeva alcun mistero. Le mura di Gerusalemme furono abbattute; il tempio rimase. Poi al
tempo della nostra guerra civile, dopo che le province erano toccate in governo a Marco Antonio il
re dei Parti Pacoro si impadronì della Giudea: ma Vendidio Basso lo uccise e i Parti furono
ricacciati al di là dell’Eufrate, G. Sosio sottomise i Giudei. Augusto, vincitore, ingrandì il regno
Questo
dato da Antonio ad Erode,; dopo la morte di questo un certo Simone, senza attendere la volontà di
Cesare, aveva usurpato il nome di re. Costui venne punito da Quintilio Varo, governatore della
Siria e i figli di Erode governarono la nazione divisa in tre parti e costretta all’obbedienz a
Sotto Tiberio tutto fu tranquillo, in seguito piuttosto di eseguire l’ordine dato da C. Cesare di
collocare una sua statua nel tempio preferirono prendere le armi: sollevazione cui pose fine la
morte di C. Cesare. Morti i re o ridotti ad un potere limitato, Claudio affidò la provincia di Giudea
a cavalieri romani o a liberti; uno di questi Antonio Felice esercitò il potere regio con animo di
servo, commettendo ogni arbitrio e ogni sorta di crudeltà: Egli aveva sposato Drusilla, nipote di
Cleopatra e di Antonio: cosicchè era progenero di Antonio medesimo, mentre Claudio gli era
nipote.
33. Ibidem.
34. Tacito.Ann. XV,44.
35. cfr. Contra Iud. II, 13.
36. Inst. Orat. II, 7, 21.
37. Sat. I,5, 100 e I, 9,69-70.
38. Sat. XIV, 99 e 104.
39. Sat.VII, 82.
40. Satiric. fragm. 37.
41. Cfr Erode Agrippa e Gaio Caligola in Il primissimo Cristianesimo ed Erode Agrippa,op.cit.
42. Giuseppe Flavio, Vita 235.
43. Guer. Giud, 3,10.
44. Su Gesù di Safat,cfr. Guerra Giud. 3,12.
45. Guer.Giud, 3,10.
46. Ad Iotapata Giuseppe fu fatto prigioniero da Vespasiano nel 66.
47. Guerra Giud. 3,10. Il lago Gennesar,che prende il nome dal vicino territorio, ha una larghezza
di quaranta stadi e una lunghezza di centoquaranta e tuttavia la sua acqua è dolce.

44
48. (Guer. Giud. IV,1, 1) “Da un’alta montagna si protende infatti quanto mai buona da bere; essa
infatti è più leggera della pesante acqua di palude ed è limpida perché le sue rive tutt’intorno sono
formate di ghiaia e di sabbia; inoltre, quando si attinge, ha una temperatura gradevole: è meno
fredda di quella di fiume e di sorgente, ma resta sempre più fresca di quanto si aspetterebbe, data
l’estensione del lago.....Tale è dunque la sua natura .uno sperone, dirupato,il quale nel mezzo si
innalza in una gobba che dalla sommità declina con egual pendio sia davanti che di dietro,tanto
da rassomgliare al profilo di un cammello; da questo trae il nome anche se i paesani non rispettano
l’esatta pronuncia del nome.
Sui fianchi e di fronte termina in burroni impraticabili mentre è un po' accessibile di dietro, dove è
come appesa alla montagna; ma anche qui gli abitanti scavando una fossa trasversale avevano
sbarrato il passaggio: le case costruite su ripidi pendii erano fittamente disposte l’una sopra
l’altra: sembrava che la città fosse appesa e che stesse sempre sul punto di cadere su se stessa.
Affacciata a mezzogiorno, e la sua sommità meridionale, elevandosi, a smisurata altezza, formava
la rocca della città, sotto cui un dirupo privo di mura piombava in un profondissimo burrone;
dentro le mura era una fonte ed ivi la città terminava.
49. Ibidem 1,2.
50. Ibidem, IV.1.2 :”questo ha una larghezza di trenta stadi e una lunghezza di sessanta, ma i suoi
acquitrini arrivano fino a Dafe, una località amena per vari aspetti e ricca di sorgenti, che
alimentano il cosiddetto piccolo Giordano,ai piedi del tempio del vitello d’oro e lo portano a
sboccare nel grande Giordano”.
51. Guer, Giud, IV, 8,4:“ esso è amaro ed infecondo ma per la sua leggerezza mantiene a galla
anche gli oggetti più pesanti che vi siano gettati dentro si che è difficile immergersi verso il fondo
anche per chi lo voglia; cosi quando Vespasiano si recò a visitarlo, comandò di gettare in acqua
alcuni che non sapevano nuotare, con le mani legate dietro la schiena e tutti tornarono a galla
come fossero spinti verso l’alto da un potente soffio;uno spettacolo meraviglioso è anche il
mutamento di colore, che cambia tre volte al giorno col diverso riflettersi dei raggi del sole; Inoltre
fa affiorare in molti luoghi nere masse di bitume, che galleggiano simili per figura e per grandezza
a tori senza testa. La gente che lavora sul lago vi si accosta e afferrata una massa, la tira nelle
barche; però quando hanno fatto il carico, non è facile poi distaccarlo e per la sua vischiosità resta
aderente allo scafo fino a che non lo sciolgono con sangue mestruale di donna ed urina, le uniche
cose a cui cede. Serve non soltanto per calafatare le navi, ma ha anche proprietà curative e viene
impiegato per preparare molte medicine.
La lunghezza di questo lago è di cinquecentottanta stadi , estendendosi fino ad Zoara in Arabia e
la larghezza di centocinquanta . Adiacente ad esso è il paese di Sodoma, un tempo ridente per
l’abbondanza dei frutti e l’opulenza della città, mentre ora è ridotto tutto a terra bruciata: si dice
che per l’empietà dei suoi abitanti fu incenerita dai fulmini ed infatti sono ancora visibili le tracce
del fuoco divino e i resti di cinque città; inoltre la cenere si riforma dentro i frutti, che
esteriormente assomigliano a quelli che si Q mangiano, ma quando una mano li coglie si disfano in
fumo e cenere. Ciò che si racconta della terra uedi Sodoma riceve conferma da tali cose che ognuno
sto
può vedere.” eb
oo montagnosa, nuda ed infeconda,che
52. ” Essa giace in pianura, sovrastata da un ‘immensa catena
k a terre dei sodomiti e all’estremità
pp
si protende a nord, fino al territorio di Scitopoli, a sud fino alle
del lago Asfaltite. art
ien
E’ una regione tutta accidentata, disabitata, per la sua sterilità. Dirimpettoe a a questa catena
s’innalza quella che fiancheggia il Giordano,essa comincia a nord di Giuliade\ne si protende a sud
Ale la cosiddetta
fino a Somora, che sta ai confini con Petra in Arabia. Di questa catena fa parte anche s
Montagna di Ferro, che si estende fino alla Moabitide la regione compresa far le duesa nd ha il
catene
nome di di Grande Pianura, essa si apre dal villaggio di Ginnabris al lago Asfaltite per ro una
Gu
lunghezza di 1200 stadi e per una larghezza di centoventi; è attraversata dal Giordano e contiene se
due laghi, l’Asfaltite e quello di Tiberiade, che sono di natura contraria, il primo salato ed lla
infecondo , il secondo dolce e fecondo.

45
D’estate la pianura s’infuoca e l’eccessiva calura ammorba l’aria; infatti è tutta arida eccetto il
Giordano ed è per la stessa ragione che i palmizi che crescono lungo le rive sono più rigogliosi e
fruttiferi, mentre quelli più discosti, lo sono meno.
53. Guer. Giud, IV, 8,4
54. “Canaan” terra promessa Es. 15,15
55. Sal, 22,13;67,16; Nm. 21,23; 32,33
56. Nasce la nuova cultura giudaica nel quadro del mondo partico: quella della Mishnà e del
Talmud. Anticamente le leggi della Toràh, scritte in modo conciso, erano spiegate e tramandate
oralmente di generazione in generazione: perciò dopo la dispersione del popolo ebraico Rabbì
Giuda Ha Nasì all’inizio del III sec, dopo Cristo, raccolse gli insegnamenti e compilò la Mishnà,
ripetizione ,che si divide essenzialmente in sei oridini con relative suddivisioni: Zeraim (Semi),
Moed (norme sulle feste); Nashim (norme sulle donne) Nezikin (danni, studio penale e civile)
Kodashim ( norme sui sacri sacrifici) , Tohoròth (norme sulla purità).
Nei tre secoli successivi la Mishnà fu studiata ed approfondita dai tannaim, maestri che discutevano
e ed interpretavano la lettera in Palestina e in Babilonia . Dalle discussioni e dagli insegnamenti di
questi gli Amorraim, altri maestri, fecero raccolte sui singoli tratti della Mishnà e formarono il
Talmud Jerushalmì (di Gerusalemme) e Talmud Bauli (di Babilonia).

ook a eb
Questo
La nascita di Gesù

Sappiamo dai Vangeli di una nascita betlemita, di un censimento


nell’epoca di Augusto, di una stella che aveva condotto a Gerusalemme tre
re magi, che avevano visto una stella, per onorare il nato bambino, fuggito,
poi, in Egitto per timore dell’odio di Erode, che fece la strage degli
innocenti1.
Le stesse notizie, anche se romanzate le troviamo nei Vangeli apocrifi in
varie forme e secondo altre angolazioni: il Protovangelo di Giacomo,
quello dello pseudo - Matteo, quello dell’infanzia arabo siriaco, quello
dell’infanzia armeno, la storia di Giuseppe il falegname, quasi tutti,
concordi, parlano della nascita a Betlemme, di una stella e della fuga in
Egitto: alcuni marcano un fatto, altri un altro, ma tutti sostanzialmente
riportano gli stessi dati2.
La vera fonte, canonica, però, è Luca, perchè in effetti Marco non ne parla
affatto e Matteo dà come scontata la nascita a Betlemme e marca
l’episodio dei re magi.
Esaminiamo il testo di Luca (2. I-9) e Matteo ( 2.1-5) e cerchiamo di
comprendere.
Luca3 parla della nascita di Gesù sotto l’impero di Augusto (27-a. C. - 14
d. c.,) che aveva ordinato a P. Sulpicio Quirinio, governatore di Siria, dal 6
d. C., di fare il censimento in Giudea, mentre Matteo tratta della
concezione verginale di Gesù (1.18-25) e poi della visita dei Magi(2.1-12)
46
e della fuga in Egitto (2.13-18), in modo impreciso e vago, tralasciando la
nascita con la datazione4.
Quindi solo Luca da notizie storico-geografiche circa la nascita di Gesù.
Cerchiamo di capire, spiegando i termini greci mediante referenze sia
greche che latine e dove possibile aramaico- ebraiche
“Fare il censimento” si dice in lingua latina habere censum hominum e in
greco apographesthai ten oikoumenen (o anche aute apographe prote) o
tas apographas poieisthai (Lettera di Aristea a Filocrate,20)5 o pases
somatikes choras anagraphenai (Filone, De migr. Abraham 16):
consisteva nella registrazione di ogni capo famiglia al proprio distretto,
nella propria toparchia, per agevolare il servizio di pagamento delle tasse
agli esattori e constava di una prima fase d’iscrizione, in cui si registrava il
soggetto che doveva pagare e di una fase attuativa successiva, in cui il
soggetto pagava effettivamente quanto prescritto per legge6.
Era un normale sistema romano, che scattava quando uno stato veniva
inglobato e posto sotto il diretto potere romano: ciò si verificava quando la
zona era militarmente considerata vinta e pacificata.
Nel caso della Giudea, questa probabilmente, come l’Egitto, rientrava sotto
il fisco imperiale (era cioè un possesso dell’imperatore) non nell’erario,
vista la nomina di Coponio, suo primo procuratore e considerata la
dipendenza diretta dal governatore di Siria, di nomina imperiale.
Coponio e Quirinio sono uomini di massima fiducia di Augusto (Guer.
Giud. II, 8.1 e Ant. Giudaiche, XVIII, I)7.
D’altra parte la centralità della Giudea nella Palestina e quella di
Gerusalemme e il valore morale del tempio, per tutti gli ebrei della
Diaspora (più di tre milioni e mezzo, sparsi oltre che nell’impero romano
anche in quello partico), determinano l’intervento diretto della casata
imperiale: bisogna considerare che il controllo del tempio di Gerusalemme
comporta una notevole entrata nelle casse imperiali, annualmente, in
relazione alle decime, alle feste e al pagamento dovuto al tempio di mezzo
siclo (o 2 dracme) da ogni circonciso maschio di età adulta, obbligato a
partecipare alle feste gerosolomitane8.
Qu

Inoltre chi controlla Gerusalemme controlla il popolo giudaico, di qualsiasi


est

nazionalità: da qui la necessità da parte dell’imperatore di censire la


oe

popolazione all’atto dell’esautorazione di Archelao9, figlio di Erode il


boo

Grande, che aveva mal amministrato la sua etnarchia, avuta alla morte del
ka

padre col titolo di re nel 4 a. C.


ppa

Era accaduto che Augusto aveva accolto le accuse dei samaritani,e


rtie
n

47
ea
\nA
chiamato a Roma Archelao, lo aveva deposto nel 6 .d.C. rilegandolo a
Vienne in Gallia 10 ed aveva incamerato nel fisco il suo patrimonio11.
In questa situazione il galileo Giuda spinse alla ribellione la Galilea,
ingiuriando i suoi connazionali se non lo seguivano: egli era un dottore,
figlio di Ezechias, che predicava di non pagare il tributo ai romani e di
aver non padroni, mortali , ma solo Dio12.
Il governatore di Siria che presiedeva a tutta l’area antipartica, amico
fedelissimo di Ottaviano, con Coponio che era un praefectus cum iure
gladii, fece il censimento sulla base delle toparchie, che funzionavano allo
stesso modo , dal periodo dei Lagidi e quindi esigeva il pagamento13.
La figura di Cirino evangelico, di P. Sulpicio Quirinio , è notissima sia per
la citazione di Luca che per quella dello Pseudo Matteo e di Tacito negli
Annales,.che per le notizie di Giuseppe Flavio che per quelle di Cassio
Dione e di Anneo Floro14.
Da Tacito sappiamo che era intimo di Tiberio, ma che aveva fatto carriera
sotto Augusto, in quanto era stato console nel 12 a. C., anno della morte di
Marco Agrippa, genero di Augusto, governatore ed organizzatore della
Siria e di tutto lo scacchiere orientale15.
Inoltre da lui conosciamo che poi era stato governatore in Asia e in Siria e
sella

che morì nel 21.


o Gu

Di lui parla espressamente in tre occasioni: in una causa del 16 d. C. contro


Marco Scribonio Libone Druso16., condannato per lesa maestà e suicida,
andr

che gli affidò, come parente, le suppliche per l’imperatore; in una seconda
per il ripudio di Lepida nel 20 d. C., che aveva simulato un parto da lui17(la
less

stessa notizia su P. Quirinio, definito consolare ricco e senza figli è


a\nA

riportata)18, che era accusata di adulterio e di avvelenamento19, di consulti


sulla sorte della casa imperiale tenuti con astrologi caldei; e una terza
e

volta, quando Tiberio stesso in occasione della sua morte, chiede al senato
rtien

di onorare, a pubbliche spese, col funerale, l’amico.


appa

In questo ultimo punto sembra che Tacito riferisca parte dell’elogio


funebre e lo metta in bocca allo stesso imperatore: la nascita a Lanuvio, il
book

valore militare ed azioni di rilievo che gli fruttarono il consolato sotto


Augusto, una funzione svolta in modo energico in Oriente, il trionfo per
sto e

aver espugnato le fortezze degli Omonadesi in Cilicia con l’onore delle


insegne trionfali,vengono enfaticamente ricordate.
Que

Tiberio inoltre aveva ricordato che era stato affiancato, dopo la fine di
M.Lollio (Cfr. Velleio, St.,II,1O1,3; Svetonio, Tiberio, 12. 2-3; Tacito,
Ann. IV,1,2) come rector, (consigliere militare) a C. Giulio Cesare, figlio

48
di Marco Agrippa che, inviato in Siria, ventenne, giovane sposo di Giulia
Livilla (figlia di Antonia e di Druso) aveva avuto il mandato di negoziare
ssandro Gus
la pax con i parti, e che quindi era stato presente al trattato di Zeugma del
Questo ebook appartiene a\nAle
2 d. C.20.
E l’imperatore ricorda che Quirinio in quell’occasione andò a Rodi, dove
lui viveva in esilio, dopo il rifiuto di convivere con Giulia, ex moglie di
Agrippa, a dimostrazione della venerazione e della devozione del
consolare: erano quelli gli anni dell’esilio21 in cui Tiberio si era ritirato
dopo che Augusto aveva data la potestas tribunicia a Gaio Cesare e per
sette anni era rimasto lontano da Roma, fino al 3 d .C.
Tacito, dunque, ci mostra Quirinio come uomo legato ad Augusto e a
Tiberio, che svolge incarichi per la famiglia imperiale nel settore orientale
dell’impero, anche se conosciamo da Floro una sua azione militare in
Africa, dove avrebbe potuto conseguire il titolo di Marmarico se lo avesse
voluto per le vittorie come Gneo Cornelio Lentulo Cosso22.
Comunque non conosciamo bene la sua vita dal 12 a. C. al 2 d. C. anno in
cui fu affiancato come rector a C. Giulio Cesare, incarico di immenso
prestigio perchè assisteva il futuro imperatore, dato certamente ad un
uomo di fiducia, ma anche di grande perizia militare ed amministrativa.
Chiaramente tali doti le aveva già mostrate in precedenti incarichi,
adombrati da Tacito, ma non specificati.
Sappiamo di un suo proconsolato in Asia e di una sua spedizione militare
in Cilicia e conosciamo che Erode il grande aveva una specie di
protettorato sulla Cilicia (precedente che nel 41 d. C. spinse Claudio a dare
temporaneamente la regione sotto il potere di Agrippa I, nominato re di
Giudea).
Tra il 9 e il 6 a. C. è governatore di Siria Senzio Saturnino23, console nel
19 a. c., sicuramente un tiberiano, perché, dopo tale incarico rimane in
ombra fino al ritorno a Roma del figlio di Livia, col quale è console nel 4
d. C., poi è comandante in Germania contro Maroboduo fino al 6 d. C.
E’ questo un abile militare, opposto a Varo suo successore in Germania,
come lo era stato in Giudea però nel 6 a .C.: le notizie sono confernate da
Giuseppe Flavio24.
Mentre Quirinio è in Cilicia,e Saturnino in Siria (Ant. Giud.XVI,12
processo di Alessandro ed Aristobulo davanti al governatore ) il regno di
Erode il grande è entrato in una grave crisi dinastica, in cui il vecchio re,
gia malato di cancro alla prostata, che va a curarsi a Calliroe nel Mar
Morto, non sembra in grado di soluzioni.

49
ue
Q

Augusto informato della situazione sembra staccarsi dall’amicizia con il re


giudaico, col quale era legato da un trentennio: a detta di Giuseppe Flavio,
Erode era il primo dopo Agrippa (specie dopo la sua morte nel I2 a. C.),
nel cuore di Ottaviano25. L’uccisione di Aristobulo e di Alessandro, i due
figli di Mariamne di Ircano, è determinante per Augusto che ebbe a dire
“meglio essere un porco che un figlio di Erode”, collocata intorno all’8/7
(Ibidem, Ant. Giud. XV, 7,8): l’imperatore vuole esautorare il vecchio re e
annettersi direttamente la Iudaea, ma dopo un po' di tempo si riconcilia
(Ibidem, XVI, 12)26.
In quella particolare situazione di “gelo diplomatico” tra le due corti, il
compito militare è di Saturnino, quello amministrativo censitario dovrebbe
essere di Quirinio, in un quadro di previsione di annessione del regno
giudaico nell’impero.
I due, forse, dovevano svolgere l’azione preliminare di iscrizione
censitaria, che poi sarebbe stata seguitata e svolta direttamente da Quintilio
Varo, il nuovo governatore della Siria, successore di Saturnino e da Tizio
Sabino, legatus ad census accipiendos, che forse sostituiva Quirinio.
Questi vennero a trovarsi in una vera e propria rivoluzione a seguito della
ventilata esautorazione di Erode, d’altra parte insidiato da suo figlio
Antipatro, natogli da Doris, pur nominato erede ufficiale27.
Quirinio dunque è forse un legatus come Sabino operante in Giudea nel
periodo di Saturnino, come uomo di fiducia della famiglia imperiale28.
L’azione , perciò, successiva di Quintilio Varo, imparentato con Ottaviano
già proconsole d’Africa eletto nel 6 a. C. governatore di Siria, giudicato
negativamente da Velleio Patercolo e positivamente da Tacito è fatta con il
legatus in conformità a quanto compiuto dai due predecessori.
Sappiamo da notizie tratte da Tacito, congiunte con altre di Flavio e di
Dione che Varo in effetti, in quanto membro della famiglia augustea,
avrebbe dovuto sostituire, come consigliere militare, Agrippa e che quindi
Quirinio, svolse una sua azione militare in Cilicia e poi in Giudea, una
specie di organizzazione delle imposte, in un momento delicato della
monarchia giudaica di Erode il grande: peccato che non conosciamo i
maneggi di Antipatro a Roma nei mesi trascorsi nella capitale, dove
certamente si discuteva sull’annessione del regno nell’imperium, a seguito
della relazione di C. Senzio Saturnino, governatore di Siria29.
La funzione di Quirinio, legatus ad census accipiendos è possibile perchè
è uomo caro e ad Augusto e a Varo30.
La successiva funzione di rector con Caio Giulio Cesare autorizza ancora

50
di più questa interpretazione e dimostra il prestigio di Quirinio prima e
dopo la morte di Erode.
Inoltre la sua elezione a governatore di Siria dal 6 d. C. indica chiaramente
la fiducia di Ottaviano nei confronti di Quirinio che doveva essere una
delle personalità militari di maggior rilievo dell’epoca, per riorganizzare
quel settore.
L’etnarchia di Archelao era importante per l’imperium: da tempo, da
almeno un decennio Augusto aveva pensato di inglobare la Iudaea
nell’imperium, onde servirsi dei banchieri e finanziatori giudei ellenisti e
rimpinguare il fisco, oltre che per iniziare una svolta politica in senso
espansionistico, considerata la critica situazione dei Parti e la presenza nel
loro territorio di una grossa comunità di giudei transeufrasici, che
avrebbero potuto favorire tale politica: solo la sconfitta di Varo sul fronte
germanico, con le ripercussioni morali sull’esercito romano e sul
nazionalismo partico, determinò un ritorno alla politica conservatrice,
mantenuta poi da Tiberio.
Comunque la Iudaea restava una piccola provincia, essenziale, però, per il
fisco imperiale, anche se pericolosa per la potenza finanziaria dei giudei-
ellenisti e per il fanatismo religioso dei giudei di Palestina.
E Quirinio era certamente l’uomo migliore che doveva garantire l’ordine
in una zona esplosiva, data l’ostilità di Giudei, Samaritani e Idumei, che,
governati da Roma tramite Coponio (un praefectus, d’ordine equestre,
subordinato al governatore di Siria, sempre uomo fedelissimo della
famiglia imperiale), già iscritti nelle toparchie e quindi soggetti al
pagamento, ora dovevano pagare le tasse31.
Infatti le due azioni, reali, di apographè-iscrizione in un registro e di
apotimesis-censimento sarebbero state compiute in due momenti differenti
da Quirinio, che in precedenza aveva fatto iscrivere tutti gli abitanti della
Iudaea, che comprendeva La Giudea,Samaria ed Idumea, divisi in 10/11
toparchie sulla base delle precedenti divisioni e poi li aveva tassati
secondo le liste di iscrizione fatte32.
Quirinio perciò è detto da Luca come quello che aveva fatto il censimento
sotto ordine di Ottaviano ma l’evangelista può riferirsi anche agli anni 8-6
a. C, in cui il romano svolge la funzione amministrativa in Giudea, sotto
Senzio Saturnino.
Egli avrebbe svolto una funzione simile a quella svolta da Tizio Sabino,
legatus di Quintilio Varo(6-4 a.C.), esecutore della politica augustea in
Qu

Palestina nel delicato momento della successione, (specie dopo la morte di


es
to
e

51
bo
ok
a
Antipatro, erede designato, ucciso dal padre cinque giorni prima di morire)
in un clima convulso di guerriglia in Galilea e di rivoluzione in Giudea,
Idumea e Perea33.
Quirinio fu, dunque, un esperto di cose giudaiche e siriache, orientali in
genere, e rivestì compiti così importanti sotto Augusto, affidati, dopo
Marco Agrippa, solo a Varo, marito di sua pronipote Claudia Pulcra, figlia
di Claudia Marcella minore (Cfr. Tacito, Ann., IV, 52,66)34.
Comunque, non sappiamo esattamente quale effettivamente fu la sua
azione, ma è certo che Varo insieme a Sabino represse la rivoluzione sorta
per l’apographè , da Quirinio forse indetta35.
Varo è descritto male da una fonte tiberiana,”là arrivò povero e da là
tornò ricchissimo, lasciando povera la provinci 36.
Tizio Sabino, un cavaliere con compiti fiscali, conosciuto da Tacito 37, ha
forse le stesse funzioni di Quirinio: infatti cerca di inglobare i beni regali38,
in un momento di gravi insurrezioni e di tumulti, a seguito delle stragi
perpetrate da Archelao ancora non riconosciuto re, e di incamerarli nel
fisco39.
Si può congetturare che tale azione, poi annullata, fu suggerita da Quirinio,
che aveva fatto fare l‘apographè e che poco fidava in Archelao, e perciò
propendeva per l’annessione della Giudea nell’imperium.
Sabino , protetto dalle tre legioni di Varo, (che era andato a Gerusalemme
per impedire i tumulti e poi era tornato ad Antiochia), aveva favorito
disordini, costringendo le guarnigioni a consegnare le piazzeforti e
sottoponendo a rigoroso controllo i beni regi, servendosi non solo dei
soldati di Varo, ma anche dei suoi schiavi privati armati40.
Le popolazioni di Galilea, di Idumea, di Gerico, della Perea il giorno della
Pentecoste, si divisero in tre raggruppamenti e si accamparono in tre punti
diversi (a settentrione del tempio, presso l’ippodromo, a occidente della
reggia) ed assediarono i romani.
Sabino, dopo aver inviato messaggeri a Varo, salì sulla fortezza Fasael e
diede l’ordine di attacco contro i giudei, che furono costretti inizialmente
alla fuga e poi riordinatisi, ripresero le ostilità.
Sabino fece bruciare i portici, dove erano asserragliati i nemici ed uccise
quelli che si salvavano dalle fiamme: i soldati penetrarono nel tesoro del
dio e fecero un bottino di quattrocento Qu talenti, di cui “Sabino raccolse
41 es
quanto non venne trafugato” . to
Con Sabino si erano schierati gli erodiani, eb i soldati regi e i tremila
oo
sebasteni di Rufo e Grato, comandanti della fanteria k a regia e della cavalleria
pp
ar
52 tie
ne
a\n
Al
contro la massa di Giudei che, ora ostile ai romani per la rovina degli
edifici e la perdita di tante vite umane, voleva massacrarli.
In effetti il tumulto divenne insurrezione con intenti nazionalistici in
quanto i giudei aspiranti alla indipendenza (tèn patrion autonomian)
invitavano Sabino a ritirarsi, che invece resistette perchè sperava
nell’arrivo degli aiuti di Varo.
La rivoluzione si estese anche nel contado ed in Idumea Achiab, cugino di
Erode era attaccato da duemila veterani,ostili agli erodiani; a Sepphoris,
capitale della Galilea, Giuda raccolse una banda, fece irruzione negli
arsenali regi e così rifornito attaccava gli altri aspiranti al potere, oltre che
i romani42.
Bande di peraiti avevano attaccato la reggia di Gerico e avevano eletto re
un certo Simone, dandogli la corona regale43.
Altri gruppi avevano preso Batheramatha, dove c’era un’altra reggia,
presso il Giordano: la sedizione in Perea fu vinta da Grato, la cui azione
era coordinata da Varo, che prese e fece uccidere Simone.
Perfino il pastore Atrongeo con i suoi quattro fratelli aspirò alla corona e
se la cinse: egli uccideva i romani e i soldati regi, ma anche i ricchi giudei:
Tre fratelli furono presi da Grato e gli altri in seguito si arresero e
patteggiarono con Archelao44.
Varo subito intervenne con due legioni e con quattro turmae di cavalleria e
riuni a Tolemaide anche le truppe ausiliarie dei re alleati e dei dinasti
vicini: perfino Areta accorse per vendicare le offese ricevute da Erode ed
arrivarono anche 1500 opliti di Berito45.
la
sel
Varo dopo aver fatto un piano di attacco, inviò un certo Gaio, di difficile
Gu

identificazione, (suggestiva sarebbe quella con Gaio Cesare!) suo amico


contro la Galilea, il quale in breve prese Sepphoris e la incendio46.
dro

Fatti prigionieri i suoi cittadini, il legatus scese verso la Samaria, che non
san

era insorta, ma ne incendiò alcuni paesi per volontà di Areta, assetato di


s
Ale

vendetta contro Erode, ed infine distrusse la toparchia di Emmaus e mosse


a\n

su Gerusalemme.
All’apparire di Varo, riunitosi con Gaio, gli assedianti fuggirono mentre
ne
rtie

gli abitanti di Gerusalemme, pur di salvarsi, li accolsero trionfalmente,


dimostrando di non essere stati partecipi alla rivolta e Giuseppe, cugino di
ppa

Archelao, Grato e Rufo si unirono a Varo: solo Tizio Sabino non si


ka

presentò nemmeno e si diresse verso la costa.


boo

Il governatore poi fece crocifiggere duemila uomini, gettò in prigione


oe

altrettanti, come responsabili della rivolta e lasciò liberi gli altri.


est
Qu

53
Poi si dirisse contro l’ Idumea, dove resistevano ancora 10.000 uomini in
armi, senza gli uomini di Areta, considerato troppo ostile ai Giudei ,
ritenuto del tutto inutile in una situazione così caotica47.
Gli Idumei, per consiglio di Achiab, si arresero e Varo li rimandò a casa
ma trattenne solo quelli che pur essendo della stessa famiglia di Erode, si
erano ribellati e li inviò da Augusto perchè fossero giudicati e puniti per
aver preso le armi contro i loro stessi parenti.
Sistemate le cose, Varo tornò ad Antiochia, dopo avere licenziato
l’esercito alleato e aver lasciato la legione, stanziata a Gerusalemme.
Mentre in Palestina avveniva questa insurrezione, a Roma si discuteva
sulla indipendenza nazionale ad opera di 50 giudei, appoggiati da 8000
giudei romani che reclamavano il diritto di governarsi democraticamente e
rifiutavano gli eredi di Erode, come sovrani e in modo particolare
Archelao, che aveva fatto uccidere 3000 giudei nel tempio, ed aveva
mostrato subito la crudeltà stessa paterna48.
Flavio mostra da una parte i Giudei “democratici” indipendentisti e da
un’altra Archelao, i suoi amici e parenti, tra i quali anche Filippo,figlio di
Erode e di Cleopatra,inviato da Varo stesso, che stava però in disparte 49.
Ques

Ottaviano aveva riunito il suo consiglio personale, costituito da Magistrati


(oi en telei romaioi) e da amici (oi philoi) nel tempio di Apollo sul
to eb

Palatino, in un clima di festa e un contesto di straordinaria magnificenza50.


Lo storico in questo modo manda precisi segnali per evidenziare la volontà
ook a

di indipendenza del popolo giudaico, subito dopo la morte di Erode il


grande, considerato re illegittimo, in quanto usurpatore del trono
ppart

Asmoneo, fautore di una politica servile nei confronti della romanità, un


idumeo empio ed ellenizzato, giudeo di nome, responsabile della
ie

corruzione del tempio, pur dovuta ai sadducei.


ne a\

Sottesa è l’interpretazione di una volontà di regalità nazionale legittima


con un sacerdozio meno ellenizzato e di stirpe sadoqita.
nAles

Qualunque sia il messaggio di Flavio, nascosto sotto il pensiero dei 50


membri giudaici, quali rappresentanti di tutta la nazione, ai fini del nostro
sandr

lavoro, possiamo solo rilevare che negli ultimi anni del regno di Erode.
Augusto va preparando l’annessione della Giudea all’impero: la presenza
o Gus

di Quirinio sotto Saturnino e quella di Sabino sotto Varo, sono segni di


un’organizzazione fiscale in atto: da qui la rivoluzione, iniziata forse col
ella

primo e domata poi dal secondo.


Nel quadro della rivoluzione di Simone, di cui parla Tacito,in cui si attua
l’apographè con Quirinio, che potrebbe essere rimasto anche sotto Varo, si

54
potrebbe collocare la nascita di Gesù .
Luca, però, col suo riferimento diretto a Quirinio ci induce a pensare al 6
d.C., cioè a circa 10 anni dopo, alla fine del regno di Archelao, deposto da
Augusto, quando inizia una nuova guerriglia minore di quella precedente,
per l’effettiva entrata della Giudea nel fisco imperiale e del relativo
pagamento delle tasse.
Ora la situazione in Giudea è mutata ed ancora di più nell’impero. Augusto
ha perso i suoi eredi Gaio e Lucio Cesare, scomparsi nel 2 e 3 d. C. dopo
brevi illusioni militari, ha richiamato Tiberio, lo ha investito di tribunicia
potestas e lo ha inviato in Germania, dove svolgeva la sua azione di
comandante militare Senzio Saturnino, amico di Tiberio, che con lui ha
vinto e pacificato la zona, pur con un ruolo secondario51.
Saturnino, dopo un nuovo consolato nel 4 d. C., aveva assolto il suo
compito militare brillantemente contro Maroboduo52 ed era sostituito,
forse per età, da Sulpicio Varo con compiti non propri militari, ma con la
funzione simile a quella di praetor “per placare con le leggi chi non si era
potuto placare con la spada” (“quique gladiis domari non poterant posse
iure mulceri)53.
E Varo andrà incontro alla sconfitta di Teutoburgo e alla morte nel 9 d.C.
ad opera di Arminio, mentre forse cerca di preparare una soluzione
giuridica per la sistemazione della Germania, come base di ulteriori
conquiste verso l’Elba54.
Quirinio, invece, nel settore orientale viene a trovarsi di nuovo di fronte ad
una rivoluzione, non in Giudea, controllata da Coponio, ma in Galilea,
dove Erode Antipa deve svolgere la sua azione regale repressiva, sempre
coordinata dal governatore di Siria.
La Giudea era rimasta ferma, al momento della deposizione di Archelao,
grazie al sommo sacerdote Iohzhar, che mantenne calmo il popolo.
In Galilea, Giuda di Gamala e Sadok, un fariseo, si erano ribellati, seguiti
da una masnada di fanatici integralisti, che andavano dicendo“che se essi
erano valutati e registrati non erano altro che schiavi” e che “essi non
avevano altri padroni che Dio”55.
Era sorta una guerra civile prima e poi ci fu una feroce repressione
probabilmente con le forze erodiane, congiunte con quelle dei romani.
Da quanto detto, possiamo concludere che la situazione, al momento della
Qunascita di Gesù, è sempre di guerriglia (nell’8/6 a.C., che perdura per un
quattrennio)
es e che è in atto una rivoluzione effettiva, mentre nel 6 d.c.
t o e una sedizione limitata alla Galilea e che Quirinio è personaggio
scoppia bo
ok
ap
pa 55
rtie
ne
sempre presente.
Dunque, Gesù può essere nato o tra il 8/6 e il 6/4 a. c durante le varie fasi
della rivoluzione o il 6 d. C. epoca della deposizione di Archelao.
Nel primo caso calza perfettamente la nascita prima della morte di Erode
(morto il 4 a. C.) dato necessario perchè i magi vanno da lui ancora vivo,
anche se non c’è il censimento effettivo ma solo un tentativo di
organizzazione censitaria, fatto da Quirinio come semplice registrazione
degli adulti (dopo il venticinquesimo anno), applicata, poi, come

ella
riscossione, senza successo, da Sabino, che determina il movimento

us
insurrezionale.

oG
Inoltre c’è la famosa stella, che sembra sia stata vista il 6 a. C.: quindi

r
Gesù potrebbe essere nato in un’epoca di torbidi in cui la Galilea fu invasa,

and
devastata, decimata.

ss
Nel secondo caso c’è un censimento effettivo, probabile, ma Erode è
A l e
morto già e quindi non c’è possibilità di far combaciare la nascita
\n a
betlemita, la presenza della stella e tutte le altre leggende erodiane.
ne
Si potrebbe allora accettare la soluzione della nascita non di una persona,
ie rt
ma di due:di Gesù nato a Nazareth sotto il periodo di Quirinio che fa il
pa
precensimento, e di Giacomo a Bethlem durante la prefettura di Quirinio
p a

in Siria.
ok o

Quando il cristianesimo antiocheno si afferma, le due nascite, si fondono


b
oe

in una, subito dopo la morte di Giacomo nel 62 d.C. o dopo la distruzione


del tempio56.
st e
Qu

Oppure bisogna credere nella nascita di Gesù a Bethlem sotto Quirinio,


come addetto al censo per la Iudaea nel 7-6 a.C., confuso poi con lo stesso
consolare, divenuto governatore di Siria, che fece pagare per primo le tasse
ai Giudei, insieme con Coponio.
La datazione, comunque, della nascita di Gesù non può andare oltre il 7 a.
c. e non dopo il 4 a. c. anno della morte di Erode il Grande (d’altra parte è
noto l’errore di Dionigi il Piccolo -V-VI d. C- che aveva iniziato a
computare l’era cristiana): è circa un triennio che dovrebbe essere meglio
studiato, dando maggiore credito alle fonti ebraiche e specificamente a
Giuseppe Flavio, che conosce il periodo di governatorato della Siria di
Senzio Saturnino e quello di Varo e sembra sottendere la presenza di
incaricati del fisco, che già andavano predisponendo la regione, destinata
ad entrare sotto il controllo diretto dell’imperium.
Gli ultimi anni di Erode il grande, (subito dopo la morte di Alessandro e di
Aristobulo) il tentativo di avvelenamento fatto da Antipatro, il suo viaggio

56
G usella
andro
a Roma, le amicizie romane, il ritorno, la condanna, l’imprigionamento, la
morte, il testamento regio nuovo, la disputa tra Archelao ed Antipa per il

s
principato, il ruolo di Maltace, la funzione di Varo e di Sabino nel quadro

es
di rivoluzione nazionale, potrebbero squarciare qualche velo e mostrare

a\nA l
qualche altro dettaglio utile, per conoscere, esattamente, la nascita di Gesù.

art iene
Note

p
ok ap
1. Da Matteo (2.1-4) sappiamo, oltre alla nascita, anche di una stella che illumina la strada ai re
Magi, venuti per adorare il nato bambino e della persecuzione di Erode, che fece uccidere tutti i

o
neonati dei dintorni di Betlemme: P. SCHNABEL, Der jungste datierbare Keilschrifttext in Z.f.

to eb
Assyriologie 36 (1925) pp.66 sgg, trovò una tavola di terracotta in caratteri cuneiformi, scoperta a
Sippar, in cui c’era un calendario stellare e da esso derivò la determinazione del 7 a.C., anno in cui

s
ci fu la coniunctio magna di Giove con Saturno nella costellazione dei Pesci, anno 746 ab urbe

u e
condita, 3753 del calendario ebraico.

Q
2. Per il Protovangelo di Giacomo, per il vangelo dello Pseudo- Matteo, per quello dell’infanzia
arabo-siriaco, per quello dell’infanzia armeno, per la storia di Giuseppe il Falegname cfr. Vangeli
Apocrifi, a cura di M. CRAVERI, Einaudi,1969.
3.Il fatto che Matteo dica solo “Nato Gesù in Betlemme di Giudea al tempo di re Erode, alcuni
magi dall’Oriente giunsero a Gerusalemme chiedendo..”, unito alla mancanza di notizie da parte di
Marco, autorizza solo una congettura sulla purezza della stirpe di Giuseppe e sul suo stato
sacerdotale, ma evidenzia una volontà di nascondere (o dare per scontato ) una nascita pericolosa,
data l’avversione del re, che però mal si cuce con la venuta dei Magi, che vanno direttamente a
Gerusalemme e che contrasta con quella lucana, celebrata da angeli e festeggiata da pastori. Inoltre
mi sembra strano che non lo sapesse Erode che aveva rapporti con i principi mesopotamici e che
aveva contatti con giudei mesopotamici. Comunque ancora più strano è che un mago come Tiberio,
circondato da astronomi caldei e sempre seguito da Trasillo, mentre era tutor dei due figli di
Agrippa, in quanto patrigno, marito di Giulia ed equiparato per autorità ad Augusto per la tribunicia
potestas nel I dicembre del 7 a.C., non abbia saputo quanto sappiamo noi di una coincidenza astrale
di Saturno (stella di Israel) con Giove (segno di potere) nella costellazione dei Pesci (segni di novità
e di nascita straordinaria).
Ancora più strano che quei magi della sua corte non abbiamo visto cioè che gli altri zoatar videro: la
nascita del Re salvatore di Giudea a Bethlemme, d’altra parte vaticinata da profeti da secoli.
L’astronomia è la disciplina principe nel periodo di Augusto e di Tiberio, come la medicina e le
altre scienze tecniche: quindi Erode, Augusto e Tiberio sapevano tutto ciò che avveniva in Giudea,
anche dei miracoli di Jehoshua......(cfr.Paradosis di Pilato e morte di Pilato, in Vangeli Apocrifi,
M. CRAVERI,cit.)
4. La nascita insomma è descritta in modo poco chiaro e poco proporzionato da Matteo che accenna
brevemente alla nascita, dopo aver trattato diffusamente la concezione verginale di Gesù (1.18-25),
per parlare della visita dei magi (2.1-12) e della fuga in Egitto (2.13-18); in modo ancor più confuso
da Luca, che tratta diffusamente della Nascita di Gesù (2.1-7), dell’annuncio ai pastori,
dell’adorazione dei pastori (2.8-20), poi della circoncisione e della presentazione al tempio, con
l’incontro di Simeone e della profetessa Anna (2.21-36), senza neanche accennare alla visita dei
magi e alla fuga in Egitto, per parlare poi della vita nascosta a Nazareth e di un viaggio, da ragazzo,
a Gerusalemme.
5. Vari sono i modi di dire in greco fare censimento, ma tas apografas poieisthai (Lettera di Aristea
a Filocrate,20) sottende semanticamente oltre la registrazione (apografè) anche il censimento come
57
pagamento (apotimesis) da parte dei provinciali e riscossione da parte di pubblicani (telones) Cfr
Tacito, Ann. I, 31..Regimen summae rei penes Germanicum agendo Galliarum censui tum intentum
Qu
(intento a regolare i tributi della Gallie). Ogni gallo pagava dalla conquista di Cesare un tributo in
es
denaro, ripartito secondo le ricchezze e le proprietà dichiarate: periodicamente un magistrato
to
eb
rifaceva il censimento dei beni e delle persone: il primo era stata fatto nel 27 e poi fu ripetuto nel 12
oo
a.c. ka
6. Circa la condizione della Giudea di provincia imperiale, sotto procuratori, di ordine equestre (cfr.
pp
Giuseppe Flavio, Guer. Giud, II, 8. 1 e Ant. Giud., VIII,1)
ar
tie
7. Su Archelao e la sua destituizione cfr. Giuseppe Flavio, Ant,.Giud. ,XVII, 13-17, e Guer. Giud.
ne
II, 6,3 e cfr. Dione Cassio, LV, 4 ; Tacito, II, 42 e Svetonio, Tiberio.
a\
8. Per pagare la tassa annuale del tempio l’ebreo doveva cambiare la moneta romana in siclo
nA
(Mt.XVII,24-6; Lc II,22-8. Per quanto riguarda la stessa cena forse Gesù mangiò l’agnello
les
macellato nel tempio Cfr V. EPSTEIN, The Historicity of the Gospel Account of the Cleansing of
sa
nd
the Temple Z,N, T.W. 55 (1964) pp.43,45. Il controllo del tempio era un grande affare per i Romani
ro
e per i sacerdoti.Gu
9. Cfr. Ant, Giud XVII, 13-17. e Guer. Giud .II,6.3 e cfr. Dione Cassio,St., LV, 4
se
10. Cfr. Ant. Giud. XVII,19;Guer. Giud.II, 7,3
lla
11. Cfr. Dione Cassio,St.,LV,4 circa la salute di Ottaviano e la nomina di una commissione di tre
membri di dignità consolare,c he doveva sentire le ambascerie, valutarle e decidere interventi, nella
abitazione stessa dell’imperatore sul Palatino.
12. Guer. Giud. II, 8.1 e Ant. Giud. XVIII,I
13. Guer. Giud. II,8.1 e Ant. Giud. XVIII,1 e Velleio Patercolo St., II, 83,3
14. Per le notizie su Quirinio di Floro cfr .II.XXXI,12 incarico contro i Getuli dopo il governatorato
in Siria, e specificamente contro i Marmarici e i Garamanti; di Giuseppe Flavio cfr.Guerra
Giudaica (II, 8.1)e in Antichità Giudaiche (XVIII,1); di Dione Cassio cfr, St LIV, 4.
15. Tacito, Ann., II, 31
16. Tacito, Ann. II,31 e Velleio Patercolo,St., II, I29
17. Tacito, Ann., III 22
18. Svetonio, Tiberio ,6
19. Tacito, Ann., III,23.
20. Sulla presenza di Quirinio a Zeugma cfr.Cassio Dione LV, 2 e Tacito II, 42.2;II,4.1; III,48, 1
21. Ann. III,48,1.
22 cfr. Epitome, Bellum Getulicum, II,31.
23. Su Senzio Saturnino e la sua attivita in Giudea e in Germania cfr. Velleio Patercolo, Storie, II,
77,3; 92,2; 102, 2-3;109,5 .
24. Ant. Giud. XVII,I,5,6,7
25. Ant. Giud. XV, 7,8
26. Cfr. sull‘amicizia tra Erode ed Agrippa e d Augusto G. Flavio Ant. Giud. XVI 13 e sui rapporti
tra Augusto e l’ultimo Erode cfr Ant. Giud, XVI,12.
27. Ant. Giud. 1, 3 ,5, 6,7.
28. Su Qurinio legatus Cfr Ant. Giud. XVII, 12.
29. Sulla discussione circa l’annessione della Giudea cfr. Guer, Giud.I, 27. 6 e Antich. Giud.XVI,
4,5, 11,12,13 )
30 sulla funzione di Quirnio legatus ad census accipiendos cfr Ant. Giud. XVII, 1,5,6,7.
31 Quirinio doveva essere , dunque , nel periodo di Saturnino, legatus come Coponio.
32. Sul doppio sistema di anagraphé come iscrizione e pagamento effettivo cfr Plutarco, Crasso, 13
e Flavio, Ant. Giud. XVIII, 2.1.
33. Su Varo e la repressione giudaica Cfr., Tacito Hist. V,6.
34. Cfr. Ant. Giud.XVIII, 1.
35 cfr. Ant. Giud. XVII, 12-16.
36 Velleio Patercolo, Storie, II, 117,2 lo definisce uomo di indole mite, di abitudini tranquille,

58
Questo ebook app
alquanto grave di corpo e di animo, aduso alla vita quieta dell’accampamento più che all’attività
guerresca. Che non fosse uno spregiatore del denaro lo aveva provato la Siria, sottoposta al suo
governo, ricca provincia.
37. Cfr.Ann. IV 18, 19, 20 Sabino è uomo della cohors di Varo, rimasto legato all famiglia Giulia ,
a Claudia Pulcra ed a Agrippina, tanto da essere condannato a morte da Tiberio)
38.Guer. Giudaica, II,6
39 Ant. Giud., XVII,12-16.
40. Ibidem.
41. Cfr.Ant. Giud. XVII, 14,15,16.
42.Ibidem.
43 Cfr Tacito, Hist. V, 6 “Post mortem Herodis nihil exspectato Caesare Simo quidam regium
nomen invaserat. Is a Quintilio Varo obtinente Syria, punitus...)
Dopo la fine di Erode e di Archelao la costituzione divenne aristocratica e i sommi sacerdoti furono
investiti della guida della nazione (G Flavio Ant. Giud. XX,251) metà de ten touron teleuten
aristokratia men en e politeia, ten de prostasian tou ethnous oi archiereis epepisteunto
44. G. Flavio, Guer. Giud. II,6.
45. Ibidem
46. Ibidem
47. Guer. Giud. II, 5.3.
48. G. Flavio, Ant. Giud. XVII, 13,14,15.
49. Ant. Giud XVII,16.
50. Ant. Giud. XVII,17.
51. Velleio Patercolo, St. II, 109,5.
52. Ibidem.
53. Pertanto Varo Quo proposito mediam ingressus Germaniam velut inter viros pacis gaudentes
dulcedine iurisdictionibus agendoque pro tribunali ordine trahebat aestiva... ut se praetorem
urbanum in foro ius dicere , non in mediis Germaniae finibus exercitui praeesse crederet”(Velleio
Patercolo, Ibidem).
54. Velleio Patercolo ibidem.
55. Ant. Giud, XVIII, 1 e Guer. Giud. II,8.
56. Cfr. Eusebio, Hist. Eccl, II.

59
Geografia di Egitto: la zona dei laghi (Golfo di Suez) e del deserto di Sur

Questo
ebook
apparti
ene a\n
Alessa
ndro G 60
usella
Fuga in Egitto

Il primo enunciato sulla nascita di Gesù secondo i vangeli è certamente


difficile da spiegare: noi siamo stati costretti a “leggerlo” dopo aver fatto
un lavoro specifico geografico e, poi, storico e crediamo di aver dato (o
almenodi poter dare) un qualche ulteriore elemento per la reale
comprensione di un problema così grande e complesso.
Il secondo enunciato sulla circoncisione e sulla presentazione al tempio,
sulla fuga in Egitto, sul suo ritorno, sullo stanziamento a Nazareth sulla
permanenza nel paese galilaico fino a trenta anni e sulla sua professione di
tecton è veramente illeggibile, equivoco ed impossibile da comprendere:
lla e
us
bisogna procedere per gradi e riflettere.
G
dro
Cerchiamo di leggere seguendo i Vangeli.
n a
Dai dati congiunti di Matteo e di Luca si ricava:
ss le
Gesù viene circonciso ad otto giorni e a quaranta viene presentato al
a\n
A
tempio,( Lc. 2,21, 22)1 poi, dopo un certo periodo fugge in Egitto; morto
ne ie
Erode, abita a Nazareth, (Mt. 2. 13 e sgg)2,” dove il bambino cresceva, si
art p p
irrobustiva riempiendosi di sapienza e la compiacenza di Dio era sopra di
ka
lui “ Lc. 2.39-40)3, e dove rimane fino a trenta anni, facendo il tecton, con
o o
eb
la sola eccezione di un viaggio al tempio di Gerusalemme, in cui avviene to s
l’incontro con i dottori. ue Q
La vita di un uomo fino a trenta anni è così sintetizzata e raccontata: ogni
nucleo semantico, pur nella sua elementare ovvietà, è equivoco per la
brevità e per la semplicità stessa narrativa perchè risulta informazione
isolata in cui mancano i dati di confronto con la cultura dominante, col
contesto di appartenenza, con la situazione storica.
Le informazioni sembrano volutamente date e studiate per creare un
sistema unitario di mistero, in menti bambine, desiderose di fede, fruitrici,
condizionate tanto da percepire ed intuire alogicamente, perché destinate
all’indottrinamento: si rileva un lungo lavoro di dispositio artificialis,
proprio di un’élite, impegnata a dare messaggi teologici e a nascondere la
reale figura del Cristo, sotto segni linguistici, troppo semplici, troppo
elementari, atemporali.
Per leggere l’insieme del secondo enunciato bisogna conoscere invece la
Torah, la storia e i costumi del periodo ellenistico in Giudea,collocare le

61
novitates storiche, avere una perfetta conoscenza geografica e,
specificamente, comprendere il tempo della nascita e il momento dell’
arrivo dei Magi e stabilire la loro tipologia caldea e il rapporto con la corte
di Gerusalemme, sapere il tragitto e la distanza tra l’Egitto e Bethlem,
considerare il domicilio egizio, fissare il momento del ritorno e
l’attraversamento del territorio Giudaico non più unitario, ma distribuito
in quattro zone dall’imperatore romano, alla morte di Erode, rilevare i
motivi oggettivi della scelta del regno di Antipa rispetto a quello di
Archelao ad opera di un giudeo- galilaico, definito nella sua personalità ed
integrato nel sistema tribale giudaico, segnare il domicilio galilaico,
definire la professione, capire l’area operativa e delineare la formazione di
Questo ebook ap

un ragazzo, già impostato secondo direttive giudaico-egizie, in un


contesto, simile a quello della diaspora: la comprensione di ogni segmento
linguistico allora è la risultanza di un’esplorazione storica e di una analisi
strutturale di un sistema giudaico-palestinese, chiaro e nella Bibbia e nei
Talmudim.
Inoltre è da capire il senso del viaggio al tempio di Gesù tredicenne,
giudeo-galilaico già avviato nella sua professione e quindi da rileggere il
p
artiene a\nAless

suo lungo periodo formativo, conforme a quello di ogni giudeo


“palestinese”,condizionato dalla precedente esperienza egizia.
In effetti questi sono superficiali “pensieri”, per citarne alcuni alla buona,
che vengono normalmente ad un lettore di un qualsiasi libro, interessato a
capire, a seguire il personaggio nelle sue vicende per sentirsene coinvolto e
per partecipare con le dovute coordinate storico-geografiche, per
comprendere la cultura di quel popolo, di cui l’individuo è fedele
andro Gusella

espressione, per inserirsi negli avvenimenti di quelle situazioni che


determinano una storia così grande, quale quella della vita di un fondatore
di religione.
Solo allora è possibile ricostituire la vita di un galileo che ha fatto la storia.
Ora, nel caso specifico della lettura del nostro enunciato, i problemi sono
molto più complessi: c’è contraddizione tra la nascita enfaticamente
descritta, la circoncisione e la presentazione al tempio di Gerusalemme
(eclatanti!) di un bambino ricercato da Erode; inoltre la nascita
spettacolare e la venuta dei Magi, in veste ufficiale, contrastano con la
sorveglianza elusa di un re, abile, scaltro, circondato da mille orecchie e
mille occhi di cortigiani; infine l’infanticidio e la fuga mal si accordano e
presentano le connotazioni fabulistiche proprie di altri personaggi storici,
come dimostrazione esemplare di una superiore volontà divina, che

62
to
Ques
annulla la legge di un basileus implacabile, di età ellenistica4.
Solo chi non conosce la struttura del territorio e la disposizione delle
toparchie, il vincolo che unisce il popolo al sovrano,la burocratica scala
gerarchica e la disposizione comunitaria israelitica può accettare, in quanto
profano del sistema giudaico, fantasie di tale genere: ogni cosa che
avveniva, specie se strana, per non dire nuova, non poteva passare
inosservata al nomarco, al toparco e poi ai sacerdoti , ai nobili e alle
autorità: un re conosce perfino le azioni e le parole di un popolano (se
vuole) perchè ogni elemento della comunità è prima di tutto e di tutti,
prima della sua stessa famiglia, suddito ed ha vincoli con il suo sovrano,
che è suo benefattore e padre, l’eletto di Dio, suo vicario sulla terra.
Solo chi non conosce la vita comunitaria di un gruppo quale quello
giudaico palestinese ellenistico, dell’epoca augustea, può sorvolare su
informazioni così inattendibili, contraddittorie, improbabili (e direi
impossibili) e credere5.
La nascita di un primogenito è un fatto così solenne che già di per se stesso
rientra nella straordinarietà per un giudeo , che vive praticamente in
comunità e che non ha una vita individuale, e neppure familiare, ma
tribale6.
Perciò la nascita di Gesù, comunque sia stata, ovunque sia avvenuta,
sicuramente fu conosciuta da Erode: la corte controllava specie quelli di
stirpe davidica perchè possibili nemici per gli erodiani (come anche per gli
asmonei, prima) e in seguito per i Flavi (Cfr. Eusebio, Storia Ecclesiastica,
III, 12,19) 7.
Inoltre il viaggio in Egitto non era uno scherzo e non poteva essere
affrontato così facilmente: doveva essere preparato nei minimi particolari
altrimenti non ci si arrivava neanche, specie se c’erano una donna ed una
creaturina appena nata.
Una distanza di oltre 250 chilometri, anche se percorsa da carovane, che
sicuramente saranno state solidali, se pagate e preventivamente avvertite,
era impensabile percorrerla da solo da un uomo con la moglie e il figlio
appena nato: era un suicidio.
Non è qui il caso neanche di ipotizzare una fuga di un uomo da solo.
Comunque bisogna tenere presente che un gruppo (mai una famiglia
isolata), per fare un simile viaggio aveva bisogno di molti viveri, bestie da
soma, denaro e lunghe trattative preventive con parenti mediante altri
parenti e tramite una linea gerarchica di capi che conoscevano capi
carovane della stessa tribù o di altre, apparentate, con cui accordarsi e

63
fissare i giorni, le spese, i punti di incontro, le quote di partecipazione.
Normalmente si faceva la strada del mare, che passava per Gaza,
Rinocolura, Ostracina, Cassion sul Lago Sirbonita, Migdoa e quindi
Pelusio, seguendo le vie di Horus: era un viaggio a tappe, che si

la
el
concludeva giornalmente, dopo una ventina di chilometri in una stazione

us
(caravanserraglio), da secoli stabilita e fissata, dove al riposo si

G
o
aggiungeva qualche confort, gradito ad ogni viandante carovaniere, ancora
dr
an
visibile nei paesi arabi, come Giordania, Marocco, Tunisia ed altri8.
ss
le

Era un viaggio di due settimane (13 giorni, il Sabato compreso, in cui


nA

nessuno poteva muoversi) piene di insidie con tappe fissate da secoli, dove
a\
e

si fermavano pellegrini e commercianti che venivano dal sud e


en
rti

provenivano dal Nord e grosso modo si congiungevano nella zona tra


pa

Ascalona e Gaza9.
ap

Ogni viaggio nell’antichità è una grande impresa, ma quello per l’Egitto da


k
oo

parte di un Giudeo è pieno di pericolo per l’ostilità degli ascaloniti, dei


eb

gazei, per la presenza di ladroni, per l’aridità del luogo, per la mancanza di
o
st
ue

rifornimenti intermedi10.
Q

Lo stesso viaggio, fatto da un esercito, condotto da Alessandro Magno nel


332, durò sei giorni ad una media di oltre 40 chilometri al giorno, mentre
la flotta procedeva via mare, lungo la costa11.
Giuseppe Flavio parla di Erode, in guerra coi Parti, che va in Egitto 12.
passa per Rinocolura e giunge a Pelusio, da dove è scortato ad Alessandria,
dove è accolto con ogni onore da Cleopatra e in altra occasione lo storico13
mostra Erode che scorta Antonio fino a Pelusio, senza precisare i giorni di
cammino14.
Per una famiglia, comunque, solo nel seno di grandi carovane protette da
guardie armate, a cui bisognava pagare una cifra per l’ammissione, era
possibile fare un regolare cammino, certamente inferiore a quello di un
esercito in marcia forzata15.
La fuga in Egitto, dunque è possibile solo se si tengono presenti
un’organizzazione carovaniera e il consenso comunitario universale, che
avrebbe potuto coprire, nascondere, non far trapelare la nascita di un figlio
di una famiglia di dissidenti davidici, favoriti dal gruppo ed inseriti come
viandanti nel seno di carovane che regolarmente, ogni due settimane,
partivano da Gaza.
Secondo quest’ottica la santa famiglia, protetta dal gruppo davidico-
zelotico e dagli esseni, potè trasmigrare in Egitto: senza questa rete di
complicità e di solidarietà una fuga non era concepibile.

64
a k
oo
eb
stoe
Qu
Ne deriva che l’assoluta copertura sottende la presenza di un gruppo
avverso alla politica erodiana in Giudea di notevoli dimensioni, legami
profondi tra zeloti ed esseni intorno al 7 a. C., nel momento della ventilata
sostituzione di Erode e all’atto dalla prima apographè16 (iscrizione ai fini
del censimento) durante la repressione di Varo17.
In quel clima rivoluzionario la fuga in Egitto di elementi perseguitati
poteva essere avvenuta senza però la leggenda “romantica” posteriore ,
dove sono cancellate perfino le tracce di un rivoluzione e dove si
marcano solo la potenza di un re terreno e la infelice condizione di un re
bambino, costretto a nascere in una grotta e a fuggire.
L’elemento personale individuale non esiste in un sistema comunitario
rigidissimo, come quello giudaico, in cui la comune coscienza di essere
figli di Dio, eredi del regno, figli della luce, rende il singolo membro di
una comunità sacra, corpo diverso dagli altri, infedeli. espressione del
male.
Ammesso dunque che la santa famiglia fosse fuggita in Egitto durante la
repressione di Varo con la complicità dei davidici, degli zeloti, degli esseni
e di ogni altra setta ostile e agli erodiani e ai romani, bisogna calcolare il
tempo di permanenza in Egitto e comprendere la successiva
domiciliazione in Galilea, a seguito di una scelta, fatta dal capofamiglia,
connessa con quella comunitaria giudaica18.
Dai Vangeli Apocrifi19 molti sono i nomi di luoghi dove si favoleggia che
la santa famiglia si stabilì in Egitto sulla scia delle notizie matteane (Mt.
2.1-23), venate da una “strana” presenza angelica: il protovangelo di
Giacomo, angelologico, non parla dell’Egitto, si ferma ai magi che
ingannano Erode , quello dello pseudo Tommaso inizia con Gesù già a
Nazareth , a cinque anni; quello dello pseudo Matteo indica il nome di
Sotine; nel territorio di Ermopoli; il vangelo dell’infanzia Arabo siriaco,
parla di Matarieh, a nord - est del Cairo e di Msr, un quartiere del Cairo;
quello dell’infanzia Armeno indica So’an nella piana di Tanis e poi Cairo
ed infine Mesrin20.
Luca si discosta per quanto riguarda la fuga da Matteo e non tratta affatto
dell’episodio e sorprende perchè sembra averlo accantonato come fantasia,
mentre si dilunga sulla presentazione al tempio e sulla “profezia” di
Simeone e di Anna 21.
I Magi e la fuga in Egitto non rientrano nell’idea di presentazione divina
del figlio di Dio, adorato dai pastori, regolarmente circonciso,
ufficialmente presentato al tempio ed esaltato da due profeti della

65
tradizione giudaica, senza alcun timore, nel più formale rispetto della
legge.
L’unica fonte canonica quindi è Matteo sull’Egitto22 Giuseppe “prese il
bambino e sua madre, di notte, e riparò in Egitto”.
La tradizione sulle scarne notizie ha favoleggato di un domicilio a
Matarieh, presso Eliopoli (10 km a nord-est del Cairo) o Asmunain nel
medio Egitto.
E’ più probabile che Giuseppe si fermò a Pelusio, dove era una colonia di
Giudei, testimoniata anche da Filone e dai padri della Chiesa, in quanto
convinto di tornare presto in patria poichè la fine di Erode era prossima e
la situazione politica sarebbe cambiata23.
Era meglio quindi fermarsi non lontano dai confini e rimanere in attesa
degli eventi: tale interpretazione sembra suggerita implicitamente da
Matteo e dai vangeli Apocrifi che sembrano presentare Giuseppe come
uomo, strumento di Dio per la salvezza della santa famiglia, sempre pronto
a seguire le indicazioni angeliche e a muoversi solo su comando divino.
Il ritorno ,quando ancora regnava Archelao, ammesso che Gesù sia nato il
7/6 a. c., dovrebbe essere avvenuto in un arco di 10 anni ,tra il 4 a, c.
(morte di Erode il grande) e il 6 d, C.(deposizione di Archelao e rivolta
giudaica) e Gesù già aveva ricevuto una educazione egizia, giudaico-
egizia, perchè avrebbe avuto da un minino di 5 anni ad un massimo di 12-
3: il Vangelo dell’Infanzia arabo siriaco24fissa in tre anni la permanenza in
Egitto, dando implicitamente la data della nascita di Gesù, e il ritorno
subito dopo la morte di Erode;il vangelo dell’Infanzia Armeno precisa che
la santa famiglia si nascose in Ascalona per 6 mesi prima di partire per
l’Egitto, probabilmente in attesa di una carovana che la potesse trasferire
in Egitto, dove si domiciliò in Mesrim e da dove si allontanò verso la
penisola sinaitica e verso l’Arabia per stanziarsi in Siria a Saharaprau,
quando Gesù aveva 5 anni e tre mesi25.
Da lì iniziano altri spostamenti verso Bothosoron, (Alta Galilea, forse), a
Tiberiade e ad Arimatea prima di fissarsi a Nazareth, quando il bambino
ha già circa 10 anni26.
Anche la storia di Giuseppe il falegname27 tratta della fuga in Egitto,
durata 1 anno e del ritorno a Nazareth.
C‘è dunque una varietà di affermazioni nei Vangeli apocrifi che però se
noi mettiamo in relazione con i dati dei Talmudim, circa gli usi sul
matrimonio, sulla vita dei giudeo-egizi,Questo sulebook
costumeappartiene a\nAlessandro
ellenistico e li
confrontiamo anche con i dati matteani, abbiamo possibilità di

66
comprensione e di valutazione.
Forse sulla base congiunta dei dati è possibile tirare alcune risultanze
interessanti: escludendo gli estremi possiamo dire che Gesù, condotto in
Egitto all’età di un anno circa, rimastovi per qualche anno tornò in
Palestina quando già Archelao aveva iniziato a regnare e a manifestare la
sua indole perversa,tra i 6-11 anni, età in cui i ragazzi giudei andavano a
“scuola”,
Que tanto che suo padre potè decidere che non era opportuno
s
rimanere intoterra
ebo giudaica e preferì soggiornare in Galilea sotto Erode
o a
Antipa, facendo unakscelta
ppa zelotica28.
rtien
Sappiamo che la formazione e aun
di \nAragazzo giudeo (sia palestinese che
della diaspora) era opera di un Hazan, lessche svolgeva la sua funzione di
and
indottrinamento fino a 15 anni e che in questa ro Gfase, insegnava oltre la
us
torah, la storia (toledot) e la “pratica di giustizia”,elela preparava per un
esame sui tredici anni, da sostenere proprio al tempio, ad opera dei
sacerdoti (scribi e sadducei) che li ammettevano tra i “fedeli”, per
includerli nella categoria dei giovani, dove rimanevano fino a 25 anni29.
Possiamo ipotizzare quindi che Gesù, come si soleva in Egitto (a detta di
Filone), sia andato a scuola a 5 anni ed abbia fatto gli studi in didascalia,
posti nella proseuche (sinagoga), dove il capo sinagoga insegnava le
lettere, la scrittura svolgendo anche la sua funzione di maestro di
giustizia30.
Dai vangeli apocrifi abbiamo molti maestri di Gesù: Zacheo (o Zachia) è il
nome pìu ricorrente di un sapiente, vilipeso da un ragazzo arrogante (che
già fa miracoli, sa di dottrina e che non è pacifico)31.
Al di là dei dati apocrifi, resta il fatto che Gesù ebbe la sua prima
istruzione in Egitto e quindi in Greco, e che sicuramente conobbe
comunità come i Terapeuti, la cui vita santa contemplativa è cantata da
Filone, conobbe la religiosità giudaico - egizia, molto più blanda di quella
dei Giudei di Palestina, meno legata alla Legge, necessariamente
contemperata con le forme di vita pagane, anche se ben delineata dal
politeuma giudaico, che aveva adattato la Legge alla vita con i Goyim32.
Il suo ritorno e il suo stanziamento a Nazareth (o in altra città Galilaica ,
gaulanita o peraita)è da spiegare con la volontà di una famiglia giudaica di
non rimanere sotto il diretto potere romano e che era preferibile il governo
di un erodiano, mezzo giudeo, specie se il ritorno avviene nel momento
della lotta partigiana di Giuda e Sadok33.
La scelta è già indizio di un radicale zelotismo, proprio delle famiglie
sacerdotali, che, pur vissute in mezzo a goyim, avevano mantenuto la

67
propria integrità morale e perciò aspiravano a vivere lontano dal potere
romano più marcato in Egitto e in Giudea e meno sentito in periferia,
specie in Galilea: un giusto,come Giuseppe, voleva vivere accanto a
fratelli santi che avevano una profonda religiosità piuttosto che presso
fratelli, che ormai erano ellenizzati ed odiava i fratelli stessi giudei che
vivevano sotto il diretto dominio romano di Coponio34.
Inoltre sul piano politico la situazione dopo la morte di Erode il Grande,
era precaria in Giudea molto controllata dai Romani, ormai intenzionati ad
inglobarla nell’imperium ed ormai certi della inaffidabilità di Archelao: la
scelta di Giuseppe quindi fu motivata anche dallo stato di ribellione palese
Que

in Idumea, in Giudea e Samaria, regioni per le quali la famiglia doveva


passare ritornando dall’Egitto35.
st
o eb

E il piccolo Gesù quindi fu sistemato in una terra, dove forte era


l’integralismo religioso e dove il potere romano era più odiato e dove
ook

regnava la volpe Erode Antipa, che cercava di mediare tra l’intransigenza


religiosa del suo popolo e l’ossequio formale a Roma36.
appa

Il bambino seguitò quindi i suoi studi presso il Hazan galileo e sicuramente


era superiore per acume e vivacità, come un ragazzo di città rispetto ad
rtien

uno di campagna e spiccava come un americano, trapiantato in un paese


e a\n

marchigiano, subito dopo la seconda guerra mondiale: la superiore cultura


del precedente contesto rende eccezionale uno spirito, pur di normale
Ales

intelligenza.
Comunque, la comunità di un paese galilaico, anch’essa organizzata
sand

secondo parametri comunitari, nonostante la presenza di elementi pagani,


trovava la propria compattezza nell’essere zelanti nella legge e nel
ro G

mantenersi separati dai goyim, che pur erano vicini.


usel

La funzione della sinagoga, perciò, aveva un valore aggregante, non solo


per la preghiera comune, ma anche per il comune possesso dei beni e del
la

denaro, per una vita vissuta insieme, seguendo le vie del signore37,
nonostante la presenza dei gentili.
La sinagoga egizia, al di là del fasto e della ricchezza, svolgeva contenuti
sicuramente diversi da quelli galilaici, perché diversa era la società egizia
e diversa la moralità. In Galilea, invece, lo studio era quello della giustizia:
il bambino veniva educato dalla comunità con paradigmi esemplari sulla
base di una quotidiana vita, regolata dalla virtù e da uomini virtuosi,
proposti come modelli.
ll Hazan insegnava a leggere e a scrivere ai bambini che ricevevano
un‘istruzione sulla storia di Israele, imparavano a mente molti passi dei

68
Salmi e dei Proverbi.
I ragazzi avevano un programma comune, ma finalità diverse a seconda
della estrazione sociale, della famiglia e delle capacità: la charitas
(philanthropia- Tzedaqàh) animava tutti i membri della comunità, ma
l’odio verso i Kittim cementava i rapporti tra i maestri e i discepoli e tra gli
lla e
us
stessi condiscepoli. G
dro
Il periodo della formazione di Gesù è forse il più antiromano della storia di
an s
Israele, pur carica di una feroce avversione al prepotere romano.
les A
La situazione stessa politica accendeva il nazionalismo galilaico, che era
ea
\n
fomentato dai farisei, ma soprattutto dagli Esseni, che erano molto seguiti
n ie
art
in Galilea e Perea, che probabilmente avevano favorito i rapporti tra la
p p
corte di Erode Antipa a Sephoris e quella di Areta IV a Petra, specie dopoka o o
il matrimonio del tetrarca con la figlia del nabateo: la connessione di eb
to s
interessi aveva spinto Erode Antipa nella pars antiromana e filoparta, a ue
seguito dell’imposizione del testamento a favore del fratello Archelao38.
Q
La sua sostituzione ed esilio non placò né il nazionalismo moderato che
sperava in un ripristino dello status quo con Erode Antipa, re di tutti
possedimenti di Erode il grande, né quello integralista che riteneva che la
terra santa era di possesso di Yhwh e che i figli del regno non potevano
pagare e che riconoscevano solo Dio come loro padrone e che non
potevano servire ad un padrone umano.
La sostituzione di Archelao, dunque, inasprì lo scontro con la Romanitas
tanto che divenne insurrezione in Galilea, dove predominava l’elemento
zelotico: Giuda il Gaulanita detto anche il Galileo, dottore della legge,
unito coi farisei fu l’espressione del santo zelo patriottico e nazionalistico
galilaico39, cui seguì una spietata reazione romana.
La presa e distruzione di Sephoris, capitale del regno galilaico, fu un
monito e per Erode e per il nazionalismo e per la coalizione filoparta 40:
Roma imponeva con la forza il suo verdetto definitivo circa l’eredità di
Erode con l’invio del primo procuratore, Coponio, un eques fedele ,un
elemento della burocrazia imperiale, che doveva eseguire l’apographè con
l’aiuto del potere militare del governatore di Siria, Quirinio, e con
l’assistenza di greges di pubblicani/telones.
Chiaramente la formazione del davidico Gesù non potè non essere di base
zelotica, data anche la presenza della famiglia di Ezechia, considerato il
rilievo della figura di Giuda e dei suoi figli, specie di Menahem, del
cugino Giairo e in seguito di suo figlio Eleazhar: la Galilea doveva essere
una polveriera come oggi il Golan41.

69
Comunque la formazione sul piano strettamente religioso doveva essere
completa se il ragazzo davanti ai sacerdoti del tempio desta stupore per la
sua preparazione.
Luca marca che i sacerdoti “erano stupiti per la sua intelligenza e per le
sue risposte” evidenziando che Gesù aveva una cultura più profonda degli
altri coetanei in quanto proveniva da un sistema formativo superiore, quale
quello ellenistico, su cui si era innestato il nazionalismo giudaico-galilaico,
ben conosciuto dall’evangelista42.
Eppure Luca non parla affatto del viaggio in Egitto di Gesù, né della sua
educazione egizia, nè dell’uso della lingua greca nelle comunità giudaiche,
nè delle differenze di culto e di rito vigenti.
Luca tace su ogni elemento e sul nucleo stesso, lui così curioso e così
ricercatore circa l’infanzia di Gesù.
Eppure congiunge il vecchissimo Simeone, dikaios e eulabes (giusto e
previdente), un rappresentante della scuola di Hillel il vecchio, famoso
giudeo per la sua ricerca della verità, uno dei massimi esponenti della
cultura farisaica, citato spesso nel Talmud Bauli, con il bambino Gesù,
quasi a legare insieme passato e presente sulla base dell’ispirazione dello
Qu
es
Spirito che gli aveva promesso che gli avrebbe fatto vedere l’Unto del
eb
to
Signore43. ka
oo
L’uso del piucheperfetto passivo, collegato a me idein e a prin an ìde, è
art
pp
segno di una volontà di fusione della tradizione giudaica con quella
ien
ea
protocristiana antiochena: Luca interpreta qui unitariamente Figlio Spirito
\nA
Santo e Padre, evidenziando il disegno della Trinità su Simeone e
les
rivelando un’impostazione non più unitaria di Dio, propria della Chiesa di
sa
nd
ro
Antiochia.
Gu
Infatti la traduzione che non avrebbe visto la morte prima di vedere l’unto
lla
se
del Signore sottende da una parte l’idea trinitaria di un Dio che ha ispirato
Simeone il santo ad andare al tempio per realizzare il suo sogno di vedere
il Cristo e da un’altra implica l’esistenza un Dio Trino, che ha una triplice
funzione, intuita da uno dei massimi eredi della tradizione giudaica pre-
cristiana, che difficilmente può aver effettivamente visto Gesù, considerata
la sua nascita ai primi del II sec. a.C.
Lo sforzo di collegare Gesù con Simeone e con Anna, altra profetezza
famosa della vecchia tradizione giudaica e la successiva “dimenticanza”
della fuga in Egitto, oltre alla palese esaltazione del bambino ricercato da
Erode, non sembrano coordinati per un “discorso vero”, ma tesi solo ad
esigenze di dimostrazione e di ulteriore proselitismo nell’ambito

70
giudaico44.
La lacuna della fuga in Egitto, dunque, è sospetta perché sicuramente Luca
conosce gli appunti sui detti del Signore di Matteo (Logia) e lo scarto deve
pur avere una ragione.
Luca, legato a Shaul, ellenista, tende ad una dimostrazione della divinità di
Gesù e ad oscurare l’umanità e quindi la formazione di un uomo,
evidenziando le capacità divine e l’aspetto miracolistico e profetico,
alonando la figura del rabbi di sapienza e di santità, oltre la natura umana.
Luca vuole giustificare la successiva missione del Cristo, considerato
figlio di Dio, già nella pienezza della sapienza: l’evangelista segue un
processo di “deificazione” e quindi recupera gli elementi “divini” nella
nascita, nella formazione e in tutta la scarna biografia preministeriale: egli
segue gli altri evangelisti nel tentativo di eliminare gli elementi della
vicenda umana e regale di Gesù45.
Gli autori dell’epoca costantiniana nel confermare tale impostazione, la
“inzeppano” di ulteriori notizie maggiormente comprovanti tale disegno,
“glossando”e traducendo secondo lo spirito del cristianesimo trionfante,
uniformandosi alla tradizione ormai costituitasi46.
La fuga in Egitto quindi assume solo quel valore generico e generalizzato
di un opposizione del male sul bene, di un vago, fabuloso miracoloso
sfuggire alla morte e di un sollecito ritorno in patria alla scomparsa del
persecutore, che non lascia alcuna traccia né segno nell’uomo: è
chiaramente sotteso il pericolo di un’eredità egizia, di un carattere egizio,
di un elemento egizio nella figura del Salvatore, di un’accusa di
ellenizzazione47.
Il silenzio lucano per noi è un segno della malafede “cristiana antiochena”,
dei seguaci del Regno di Dio nei confronti dei confratelli del Regno dei
cieli, davidici, integralisti, nazionalisti antiromani e testimonia la volontà
di costruire Iesous e di offuscare Jehòshua, la sua reale figura, la sua
formazione umana.

Note

1. Cfr. Lc 2.21-22.
2. Cfr. Mt 2.13 sgg.
3. Cfr. Lc 2.39-40. Come già abbiamo accennato, i dati dei due evangelisti sono volutamente
integrati senza alcun esame storico: un tale lavoro risulta opera di un equipe che ha rivisionato i

71
Q
ue
st
o
vangeli in epoca costantiniana e ha creato le basi della cattolicità romana, in senso però orientale e
costantinopolitano (Cfr Storia Ecclesiastica di Eusebio e tutta la sua opera). Eusebio ed altri hanno
riletto la storia sui figli della luce, sui giudei, sugli ellenisti, su Erode Agrippa e su Giacomo
fratello di Gesù.
Vengono visti i santi figli della luce come quelli che conoscevano solo che il regno presto si sarebbe
realizzato e che bisognava fare penitenza, prepararsi perché”lo sposo era vicino”, perché” Dio
chiamava”come i cristiani di Antiochia
Vengono seguiti, in modo astorico e confuso, per quasi un ventennio i giovani giudei, sadducei e
con loro, gli ellenisti comandati da Anano II, figlio di Anano I, uno dei più fulgidi eroi del
nazionalismo giudaico, che si scontrano, dopo la morte di Agrippa, in lotte fratricide, con i fratelli
qumranici favorendo le rappresaglie dei romani e alla fine determinando l’intervento militare di
Roma e la definitiva presa di Gerusalemme.
ro Gusella

E viene considerato l’ultimo re di Israel come uno sconosciuto e per di più come persecutore (così
sembrò a quei cristiani che vinsero con Costantino, a distanza di secoli, sapendo di Giacomo di
Zebedeo ucciso e di Pietro imprigionato, divenuti due “santi” apostoli, due nomi di un’altra storia,
quella paolina).
Lasciano, comunque, la testimonianza su Giacomo (St. Eccl. II,23) “ il fratello del signore ,
Alessand

chiamato da tutti, dal tempo del Signore fino a noi, il Giusto, perché molti portarono il nome di
Giacomo.Egli fu santo fin dal grembo materno; non bevve vino, né altro liquore inebriante, non
mangiò carne di animali;la forbice mai scese sulla sua testa, non si spalmò d’olio, e non fece mai
uso di bagni. A lui solo era permesso di entrare nel Santuario, le sue vesti erano di lino e non di
lana. Entrava solo nel tempio e lo si trovava genuflesso sempre ad impetrare il divino perdono per
\n

il popolo , di modo che la pelle dei suoi ginocchi si era incallita come quella del cammello per il
a

continuo stare prostrato ad adorare Iddio e a chiedere aiuto per la sua gente”
e

Eusebio con questa dettagliata descrizione di Giacomo sembra delineare un “maestro di Giustizia”,
ie n

un capo sacerdote sadoqita, un unto del signore e ci autorizza indirettamente a “credere” che l’altro
rt

unto , quello laico, il fratello di Giacomo, Jehoshua, sia il “re dei cieli””.
p a

Eusebio, dunque, a distanza di quasi tre secoli ci lascia una testimonianza ambigua, propria della
p

sua anima di uomo del regime costantiniano, incerto sulla figura di Cristo, e ci tramanda due
k a

fratelli, nati santi dallo stesso grembo materno, che per lui esprimono un aspetto significativo del
to eboo

giudaismo ellenistico, quello più puro e legato alla tradizione mosaica, ma anche il più oltranzista,
quello del Regno dei Cieli.
4. Cfr. Eusebio St. Eccl. , III,12,19 sui davidici e i Flavi.
Il viaggio dall’Egitto in Giudea e dalla Giudea in Egitto è abbastanza conosciuto storicamente: tutti
Ques

i conquistatori assiri, persiani, macedoni, romani sono passati per quella via: noi abbiamo citato
solo Alessandro ed Erode che fa solo la seconda parte del viaggio perchè proveniva da Petra (Ant,
giud. XIV,23: dopo il Mar Morto poichè proveniva da Petra il re si dirige verso un Tempio e poi
giunge il giorno dopo a Rinocolura e poi a Pelusio per dirigersi in nave ad Alessandria) trascurando
quella di Cambise (Erodoto, St., III, 5 solo da questa parte infatti, si offrono vie di accesso all’Egitto
poichè dalla Fenicia fino a Gaza il territorio appartiene ai Siri detti Palestini, da questa gli empori
marittimi fino alla città di Ieniso appartengono agli Arabi e da Ieniso di nuovo ai Siri fino al lago
Serbonide...Il territorio fra la città di Ieniso da una parte e il monte Casio (che si protende sul mare)
e il lago Serbonide dall’altra, che è un territorio non piccolo, ma esteso circa tre giorni di cammino,
è terribilmente privo di acqua) e di altri.
5. Cfr. Arriano, Anabasi di Alessandro, III,1
6.Cfr. Giuseppe Flavio, St. giud.I.14,2
7. Cfr Giuseppe Flavio Ibidem,I,18,5
8. Ho potuto costatare di persona non lontano da Petra un caravanserraglio ed ho potuto rilevare
personalmente la possibilità di fare un tragitto di una trentina di Km nel deserto nel corso di una
giornata.
9. Considerati i viaggi fatti da Erode e calcolati quelli di eserciti in marcia, mi sembra possibile fare

72
il tragitto da Ascalona a Pelusio in 13 giorni.

Qu
10. Certo un esercito assistito poteva fare con minor tempo.

es
11. Arriano, Anabasi di Alessandro, III, 1.

to
12. G.Flavio, Guer.Giud. I,14,2

eb
13. Ibidem, I,18,5,

oo
14. Ibidem.

ka
15. Comunque non ho dati sicuri circa il viaggio di una famiglia dalla Palestina in Egitto. Posso
solo dire che l’attraversamento del deserto di Sur,(cfr. Cartina) prima dei Laghi Amari, doveva

pp
ar
essere proibitivo per piccole comitive e per gruppi isolati ed era impresa impossibile per una

tie
famiglia.

n
16. Sull’apographe cfr Nascita di Gesù .

e
a\
17. Sulla repressione di Varo cfr Nascita di Gesù.

nA
18. E’ probabile che Giuseppe agì secondo una logica tribale e quindi si trasferì la dove erano suoi

les
contributi.

sa
19. cfr. M. CRAVERI, I vangeli Apocrifi, Einaudi, 1969
20. a seconda delle fonti ,dunque .c’è una sede in Egitto dove Gesù dimorò

nd
ro
21. Sorprende che Luca non parli del viaggio in Egitto, lui che ha raccontato tanto della nascita di

G
Gesù. Non oso nemmeno tentare una ricostruzione probabile, ma penso solo al clima acheo, in cui
ha scritto l’evangelista in epoca Domizianea, in un momento critico per il rapportio tra la famiglia
flavia e l’Egitto.
22. Mt., 2,14
23. E’ comunque una congettura..
24. cfr M. CRAVERI, i Vangeli Apocrifi, op.cit.
25. Ibidem, pp. 151-210.
26. Ibidem.
27. Ibidem.
28. Dopo la Morte di Erode -la successione fu ratificata da Ottaviano intorno al 1 a. C. in una seduta
sul Campidoglio dove l’imperatore, esaminate le parti contendenti di Erode Antipa e di Archelao,
decise di assegnare il titolo ufficiale di erede al secondo, concedendogli la supremazia sui fratelli-
(cfr. Flavio, Ant. Giud . XVII, I2-13).
29. Per gli usi e costumi giudaici mi son rifatto al Talmud Bauli cfr. Der Babylonische Talmud, trad
tedesca L. GOLDSCMIDT-.I. BAND, Berlin 1930.
30. Cfr. FILONE, Vita Moesis,II, 39.
31. Cfr.M. CRAVERI , Ibidem p.53 (-inizio del vangelo dello Pseudo-Tommaso, e pp.83-88 dello
Pseudo Matteo, e pp. 123-128 dell’Infanzia Arabo siriaco).
32. La comunità giudaica egizia era antica , ma divenne potente dopo l’arrivo di Onia IV e i seguaci
della Chiesa di Gerusalemme dovettero essere subito numerosi in quanto più zelanti rispetto al
sistema religioso ellenistico.
33. Giuseppe forse tornò in patria poco prima dell’esautorazione di Archelao, quando il figlio aveva
già una buona formazione.
34. la scelta della Galilea è già segno di uno zelotismo familiare.
35. All’epoca Erode Antipa, essendo in lotta col fratello Archelao, cerca appoggi tra il popolo e il
basso clero e stipula un trattato con Areta IV grazie al matrimonio con Shada, sua figlia.
36. Erode Antipa quindi all’epoca ha atteggiamenti filozelotici e questo spiega la scelta di Giuseppe
padre di Gesù
37. Cfr L. GOLDSCHMID - I. BAND, op. cit, sull’uso delle sinagoghe e loro funzione.
38. La presenza dell’erodiano tra gli zeloti forse incentiva la spinta nazionalistica ed antiromana.
39. Giuda e Sadok potrebberoessere espressione anche di una reazione antiromana a seguito della
defezione di Erode impaurito dopo la venuta di Coponio a Gerusalemme come primo
procuratore.(Guer. Giud., 2.8.1).
40. Non abbiamo fonti che documentano i rapporti tra Gesù e i Parti ma li possiamo dedurre da

73
precedenti relazioni tra il giudaismo palestinese e quello parto. Cfr. Ch. GUIGNEBERT, le monde
juif vers le temps de Jesus, Paris 1935.
41. Certo per ora non abbiamo fonti che comprovano le relazioni tra la famiglia di Giuda e Gesù.(di
Filone non c’è tramandata quella parte che precede In Flaccum e spiega il perché dell’eccidio di
Alessandria che fu una reazione caligoliana a qualcosa di grande avvenuto in Giudea in epoca
tiberiana e precisamente negli ultimi anni del regno di Tiberio. Noi abbiamo ipotizzato che i seguaci
del reno dei Cieli vinti fuggirono ad Alessandria e determinarono quella sedizione che produsse il
primo pogrom della storia nel 38.
42. Lc 2,41-52.
43. Circa la figura di Simeone ed Anna e i rapporti con Gesù bambino bisogna dire che sono
improponibili alla luce di studi comparati tra il nuovo testamento e il giudaismo rabbinico, Cfr. D.
DAUBE, New Testament and Rabbinic Judaism, Londra 1956 e W. DAVIES , Paul and Rabbinic
Judaism, Londra 1948.
44. L’episodio di collegamento con Simeone ed Anna sembra aver una valore di consacrazione in
senso solo divino e trinitario e mostra chiaramente il fine generale dell’opera di Luca (o chi per lui).
45. Cfr. R. EISLER, Jesous Basileus ou Basileusas 2 Bande, Heidelberg 1929-30.
46. Tutta l’opera di marca paolina sarà poi ulteriormente revisionata in epoca costantiniana.
47. A mio parere il cristianesimo del periodo costantiniano ed ancora di più quello del periodo
teodosiano ha piena coscienza del ruolo e funzione cristiana nell’imperium: il lievito filantropico
grazie all’ideologia della fratellanza in Cristo che ha redento col suo sangue l’umanita costituente il
suo corpo mistico, ha lievitato la massa ecumenica romana, unificata religiosamente.
Mentre il giudaismo non era riuscito ad integrarsi nel Kosmos imperiale, il cristianesimo non solo si
amalgama ma lo lievita e crea la societas cristiana.

Il regno dei Cieli e lo zelotismo

Nel parlare della descrizione geografica della Giudea e nel trattare il


problema della Nascita di Gesù e della sua fuga in Egitto ho accennato allo
zelotismo, agli zeloti ed ho fatto il nome di Giuda.
Nella trattazione ho inoltre parlato di Il Regno dei cieli, un problema da me
affrontato in Il primissimo Cristianesimo ed Erode Agrippa1.
Ora vorrei mostrare come Zelotismo e Regno dei cieli siano la stessa cosa
in Giudea nel periodo Giulio-Claudio ed evidenziare come sia necessario
il tentativo dei sinottici di coprire, di nascondere, di confondere la verità su
Gesù storico e quindi rilevare come sia forte la volontà di fondere invece
il Regno dei Cieli con Regno di Dio2.
Intendo inoltre precisare che lo zelotismo è un fenomeno precedente la vita
Qdi Gesù e che accompagna tutta la sua vita e che va oltre la sua esistenza
ue
st
terrena, fino alla distruzione di Gerusalemme e che, sopravvissuto in
o
qualche e bomodo, riesplode con Simone Ben Kokba in epoca adrianea3.
Ciò dicendo,ok sottendo sotto il termine zelotismo la cultura del Regno dei
ap
Cieli che comportapa azioni da giusto, da figlio della luce in lotta con i
rti
en
e 74
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tfratelli ellenisti e specie con i goym e Kittim romani, costituenti la schiera
e 4
Qu dei figli delle tenebre .
Il termine aramaico qanaim (qannaim), tradotto in greco zelotai e sicarii
in latino, con qualche differenza sul piano delle strategie militari, è
connesso con il significato di avere zelo e si apre a numerosi valori
semantici in senso devozionale e pratico da parte di fedeli ortodossi della
torah, viventi secondo un regime militare.
Il termine rinvia al comportamento pratico degli zelanti della fede, specie
farisaica, visti però non nel loro prescrittivismo orale ma nel loro
funzionale sistema di vita applicato alla quotidianità: il giusto è valutato
dalle opere non dalle parole.
Perciò sembra necessario studiare lo zelotismo in relazione ai proclami,
riportati da scrittori ostili al fenomeno, che però ne subiscono il fascino
sulla base dell’attività zelotica: esso infatti per G. Flavio costituisce una
aeresis, una della quattro esistenti in Giudea, ultima nata in ordine di
tempo nel 6 d. C. che affondava le proprie radici nella tradizione giudaica
ed aveva un modello in Phinehas5,che era audace e zelante di fede ,tanto
da nascondere sotto le vesti il ferro della lancia, ed ancora di più, Mattatia
il capostipite dei Maccabei, che sdegnato, preso da furore per Dio, uccise
chi sacrificava obbedendo ad un ministro di Antioco IV6.
Altri modelli erano sorti in epoca romana come oppositori di stirpe regale,
degni di essere ricordati nella Toledot ma nessuno aveva avuto rilievo
popolare come Ezechia, Anania e i giovani, Shimon e soprattutto Giuda il
gaulanita che aveva formato una nuova cultura e fatto scuola di terrorismo
antiromano7.
Forse noi oggi possiamo capire meglio l’odio dei Giudei per i romani
perché vediamo sotto gli occhi l’odio dei meslim (dei mussulmani) contro
gli americani: stessa logica e stessa cultura.
Esisteva il kosmos romano ellenistico, basato sul commercio e sulla
filantropia, intesa come libertà di ogni popolo di interagire con gli altri a
seconda delle proprie possibilità e sistema tradizionale culturale, pur
nell’unicità culturale imperiale: Israel era un’eccezione, in quanto si
riteneva differente, popolo eletto da Dio e con lui solo vincolato;pochi
erano i giudei, qualche raro ellenista, che riconoscevano la funzione di
guida del popolo romano e vedevano la protezione divina come segno
della sua elezione e giusta supremazia, la maggioranza che faceva
consenso locale riteneva che i materialisti occidentali erano i nemici di
Yahweh, anzi Satana stesso. Essi anticipano di secoli ciò che dice oggi il

75
Que
sto
ebo
ok a
ppa
rtien
e a\
Mullah Muhammad Omar, capo dei Taliban, giovani studenti afgani nAle
ssa
integralisti coranici: l’imperialismo ateo non ha mai amato l’Islam. nd
Il Mullah vuole la purezza del popolo afgano ed aspira ad un ritorno alla
legge coranica integrale incapace di frenare il progresso simboleggiato
nell’America, in New York, nelle due Torri Gemelle considera la sua terra
sacra, eredità divina, non calpestabile da impuri che vivono nel peccato
dell’industrializzazione e nella civiltà consumistica, simbolo del demone
del male.
Il potere occidentale ed americano, cristiano, è illegittimo: dovere di ogni
meslim (musulmano puro) è espellere i nemici dal suolo patrio: tutto è
legittimo anche il suicidio con la morte dei nemici.
Essi sono martiri comunque: testimoniano la loro fede che sarà in caso di
vittoria esaltata da tutti e in caso di insuccesso sarà premiata col
Paradiso.
La loro testimonianza sarà perciò sempre un successo e la loro sorte
invidiata: Allah vuole questo.
Come oggi il mondo mussulmano si comporta nei confronti del mondo
americano così allora il giudaismo con l’imperium romano.
Inoltre come oggi un palestinese va incontro alla morte serenamente,
esplodendosi in mezzo a nemici giudei, convinto della sacralità del suo
gesto, così lo zelota andava incontro alla superiorità militare romana,
fiducioso in Yhwh, cosciente della sacrosantità del suolo giudaico,
profanato dal piede romano.
Il giudaismo popolare (non quello moderato aristocratico ellenizzato)
continuamente alimentato dalla predicazione di dottori, di norma farisei,
costituiva un corpo organico di combattenti con una precisa ideologia,
quella del Regno dei Cieli cioè di un Regno giudaico costituito da fedeli e
zelanti giudei che liberatisi dai romani erano desiderosi di costituirsi a
stato sotto la presidenza di Yhwh e del suo rappresentante sacerdotale e
laico, come guide spirituali e temporali.
Dal 63 fino al 6 d.C, si erano succedute varie forme di Malkuth ha
Shamaim (Basileia ton ouranon, regno dei cieli) che rifiutavano sia il
potere Asmoneo che erodiano perché illegittimi sul piano sacerdotale e che
quindi osteggiavano ancora di più il dominio diretto dei Romani, visto che
odiavano i rappresentanti di origine giudaica.
Queste forme, sviluppatesi nel seno della tradizione, evolutesi, si erano
fuse in una setta, quella degli Zeloti, costituita da Giuda il gaulanita 8.
I romani avevano capito la situazione e si erano conformati a questo clima

76
ed avevano preso le loro misure, man mano che capivano meglio
l’opposizione di am ha aretz, di un popolo di cultura contadina, che però
aveva una profonda istruzione, seppure unilaterale, biblica, che lo
compattava in ogni situazione grazie al rituale delle lustrazioni, delle
preghiere collettive, degli usi specie della circoncisione e del sabato, e
delle solenni festività.
Roma aveva capito lo spirito del giudeo, il suo patriottismo e la sua
volontà di autonomia, rappresentata e manifestata non dall’élite sadducea,
ma dall’elemento popolare fanatico che, alimentato dalla cultura
teocratica, tradizionale, cosciente della sua unicità di popolo eletto e del
suo amore per il Monte del tempio di Gerusalemme, simbolo della sua
fede in Yhwh, era spinto alla libertà e ad una costituzione patria9.
I migliori uomini romani da Pompeo a Cesare, da Dolabella ad Antonio
fino ad Ottaviano si scontrano con l’intransigenza non della aristocrazia
già ellenizzata che, corrotta si lascia corrompere e corrompe i corrotti
corruttori romani in una spirale di tornaconto reciproco, a dimostrazione
della crisi della società romana repubblicana e del tramonto delle
istituzioni che era segno di una fine imminente per i dottori della legge
abili nelle valutazioni e nell’interpretazione di segni, da secoli specializzati
ermeneuticamente10.
L’assetto costituzionale regale, dato da Augusto che ribadisce quanto già
Questo e
fatto e stabilito da Antonio nel 38 a.C., lascia immutata la situazione: i
sadducei e gli erodiani formanti l’aristocrazia sono sulla base di una
razionalità funzionale, con Roma, anche se l’odiano segretamente, perché
ne riconoscono i vantaggi economici e finanziari e la superiore
organizzazione sia ammnistrativa che militare; il popolo costituito da
farisei e classi inferiori aborre lo straniero impuro, il goy.
I sacerdoti sacrificano due volte al giorno nel tempio per i romani e per
l’imperatore come segno del loro amore per la romanitas e per la casa
regnante mentre il popolo è sempre pronto alla ribellione in continuo stato
di allarme, preparato e spiritualmente e militarmente alla stasis, alla
rivoluzione armata.
I Farisei, contrari ai sacerdoti e al popolo romano, mostrano come non si
possa pregare per i nemici che calpestano la loro terra impunemente e che
hanno imposto un sovrano idumeo, di cui neppure riconoscono i meriti, ma
vedono solo l’empietà, la regalità usurpata e la connivenza col potere
romano ,rifiutando il sacrificio come illegittimo e non accetto a Dio11.
Accusano il sacerdozio di corruzione oltre che che di sacrificio illecito

77
perché è servo dei romani (come gli erodiani) e non di Dio, essendo
preoccupato solo del tesoro del tempio ed amando il tuphos12.
Essi, quando Augusto esautora Archelao, credono giunto il momento
d’instaurare il nuovo patto di alleanza con Dio secondo la loro tradizione
teocratica e teonomica, con un solo re, Yhwh e con un sacerdozio puro,
quello degli esseni di cui tutti conoscono la comunità agricola ed
artigianale, la purezza dei costumi e il calendario13.
Ho già detto che al ritorno di Gesù dall’Egitto in Galilea c’era stata una
rivoluzione non seguita dalla Giudea e da Gerusalemme, roccaforte
dell’aristocrazia filoromana.
Cerchiamo di capire quali siano i capisaldi del pensiero zelotico del
dottore della legge Giuda figlio di Ezechia al momento del censimento di
Quirinio.
Prima di fare quest’operazione è necessario rilevare come le notizie ci
siano riportate dalla parte avversa giudaica aristocratica filoromana di
Giuseppe Flavio.
Augusto dunque ingloba nell’imperium la Giudea stabilendo il censimento
secondo la norma romana: ho fatto rilevare il significato di censimento per
i Giudei che ritengono la loro terra, legittima proprietà di Dio, inalienabile,
neppure calpestabile da stranieri armati, dominatori, dato il carattere sacro
del Tempio di Gerusalemme e il patto di alleanza tra Dio e il suo popolo
Q

del padre coi figli.


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Ora il censimento vuol dire profanazione e illegalità in quanto i figli del


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padre, esenti dalle tasse devono invece pagare i tributi, dopo essere stati
eb
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censiti.
ok
a

Giuda è un dottore della legge che dimostra che Dio è il padrone della
Giudea e che nessun altro ha diritto alla riscossione e perciò impone ai
giudei zelanti della legge di non pagare e quindi ordina di ribellarsi.
Giuseppe Flavio che ci riporta la notizia, in modo incerto e confuso è il
responsabile fondamentale degli equivoci anche perché chiama lestes ed
archilestes Giuda, come già suo padre Ezechia14.
Per dare una corretta valutazione della fonte di Giuseppe Flavio bisogna
dire che lo scrittore è la fonte ufficiale dei Flavi, che hanno dato il
beneplacito alla pubblicazione delle sue opere storiche e quindi l’autore è
insignito del titolo di storico ufficiale15.
Egli scrive la Storia Giudaica subito dopo la distruzione di Gerusalemme e
quindi esalta i vincitori romani come filoromano, ma in quanto giudeo e
fariseo odia gli zeloti considerati responsabili della sconfitta per cui la sua

78
s e
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e
notizia sulla quarta setta è sempre imprecisa e svuotata di qualcosa: egli
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dice e non dice, ma evidenzia l’animo di chi ammira pur odiando la parte a
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lui avversa.
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In Antichità Giudaiche opera scritta nel 94 la situazione storica è diversa e
o
eb
in un quadro apologetico dell giudaismo, seppure mantenga la stessa
o t
angolazione critica, mostra effettivamente il carattere di patriottismo di
es
quegli uomini che chiama ladroni secondo l’ottica dei romani invasori16.
u
Q
Si conosce il perché di questo comportamento di un uomo che vuole essere
giusto ma che vive da ingiusto: egli è un rinnegato che ha avuto salva la
vita da Vespasiano ed ha perfino letto le predizioni bibliche in favore
dell’imperatore considerato nadir venuto dalla Giudea17.
Perciò Giuseppe da una parte ammira i seguaci della quarta aeresis per le
loro opere di giusti e per il loro valore militare, ma da uomo colto e
razionale vede in loro la rovina di Israel proprio nel loro furore integralista
e nella loro ostinata volontà di resistenza armata e nella cieca fiducia in
Dio.
Perciò è ambiguo nel tramandare la notizia su Giuda, certamente eroe
nazionale, come già suo padre e come i suoi figli e discendenti già
mitizzati dalla Toledot: il marchio di ladro a martiri che non si piegano al
dominatore, stride specie dopo il suicidio di massa di Masada dell’ultimo
discendente di Giuda, Eleazar, nel 73d.C.18.
Certo lui, di famiglia sacerdotale, filoromano, fatto prigioniero da
Vespasiano ad Iotapata, pur essendo fariseo, è compromesso con i romani
da prima della rivoluzione, al contrario di Giusto di Tiberiade19, come tutta
la aristocrazia sacerdotale.
La sua famiglia era stata sempre dalla parte degli erodiani e dei sacerdoti
del tempio e aveva seguito Hircano II e poi Erode con cui era imparentato,
e quindi era stata sempre filoromana e contraria al popolo( am ha aretz),
allo schieramento popolare antiromano che aveva favorito la pars di
Aristobulo e dei suoi figli con capi di origine maccabaica.
Nel periodo di Erode (quando erano sorti vari oppositori tra cui i figli di
Baba20, Ananias21 ed altri che, nonostante i meriti di Erode, rimanevano
all’opposizione perché ritenevano che il regno era illegittimo, il sacerdozio
illegale e il territorio sacro in mano ai nemici stranieri) la sua famiglia era
rimasta sempre filoerodiana e filoromana.
Negli ultimi anni di Erode l’opposizione si era fatta più feroce per le
intenzioni di Augusto di censire e di inglobare il territorio giudaico
nell’imperium, sotto la sua diretta amministrazione che voleva dire l’invio

79
di di rapaci pubblicani coordinati da un legatus ad census accipiendos, di
un procuratore, di rango equestre cum iure gladii, residente a Cesarea,
dipendente però dal governatore di Siria22.
La sua famiglia anche in questa situazione era stata fedele all’imperatore
come tutta l’aristocrazia sacerdotale che con Jozar aveva trattenuta la folla
giudaica dall’insorgere.
La stessa scelta di Cesarea eppure era emblematica: i sacerdoti avevano
apprezzato che il procuratore avesse scelto Cesarea come residenza e
avesse tenuto lontano da Gerusalemme le guarnigioni romane.
L’imperatore, così comandando al procuratore, non si voleva urtare con
l’elemento sacerdotale già offeso per aver preso sotto il proprio controllo
la nomina di sommo pontefice con la stola sacra simbolo, del grado
sacerdotale23.
Ora mentre si costituisce la quarta aeresis la sua famiglia è con
l’aristocrazia mugugnante nei confronti della romanitas, decisa ad
impedire la profanazione del Tempio, disposta a cedere comella
compromesso necessario per un vinto, il territorio nazionale d’altra parte
se
Gu

già conquistato, considerato pacificato.


Perciò si avverte chiaramente la rabbia degli aristocratici che accettano
ro
nd

malvolentieri le condizioni romane e che addossa la colpa ai capi della


sa

sedizione galilaica, Giuda e Saddok, considerandoli lestai come volgari


les

ladri che si impossessano dell’arsenale di Sefforis e con quelle armi


\nA

attaccano i romani.
ea

Da questa angolazione bisogna leggere il complesso gruppo di periodi che


ien

costituiscono la base della quarta aeresis e bisogna tenere presente che la


art

sua opera non ci è giunta integra, ma manipolata.


pp
ka

Infatti della sua opera i cristiani vincitori dopo Costantino hanno fatto uso
oo

ed abuso, introducendo termini e togliendone altri, eliminando passi ed


eb

aggiungendo altri, insomma ritoccando quelle parti che tramandavano cose


to

troppo compromettenti per la loro cultura24.


es

Al di là dell’opera di Giuseppe Flavio e dei ritocchi cristiani, il pensiero di


Qu

Giuda, definito sophistes è chiarissimo (in quanto è quello della più rigida
tradizione giudaica e riflette la cultura teocratica di un popolo e delle
famiglie sacerdotali, medio basse, galilaiche più zelanti perché viventi a
contatto con i goyim)come anche quello di suo padre Ezechias, che era
stato un teocratico, convinto della necessità di opporsi ad Hircano ed
Antipatro, e di favorire in quella situazione la stirpe di Aristobulo, ma in
ultima analisi convinto assertore che solo Dio dà potere e non lo straniero

80
Qu e
sto
dominatore25.

ebo
D’altra parte la fine del padre ad opera del quindicenne Erode che

ok a
spavaldamente l’aveva stanato in Galilea ed ucciso era diventata un caso
nazionale per il processo che fu fatto ad Erode ,nonostante la protezione
ppa
del padre e di Hircano, e per l’assoluzione contestata grazie all’intervento
rtien
dello stesso sommo sacerdote26.
Certo Ezechia era un fondamentalista giudaico, uno zelante di fede (non un
e
a\nA

ladrone), se il sinedrio vuole sapere i motivi della uccisione e se i romani


stessi contestano l’operato del giovane epitropos.
less

La sua colpa è quella di opporsi al sacerdozio di Hircano, manovrato da un


consigliere come Antipatro e legato ai romani e di rifiutare l’imperium
and

romano che si ingeriva nella vita religiosa giudaica27.


ro G

Al momento della esautorazione di Archelao in Galilea Giuda, suo figlio, è


use

espressione di un giudaismo zelante, colto, partigiano già noto ai romani,


che procedevano con i piedi di piombo in un terreno minato
lla

dall’intransigenza religiosa sacerdotale e farisaica: Giuda è la faccia di una


tradizione che rimaneva legata ai principi della legge e che contrastava
anche con il gruppo dirigente della Giudea, filoromano28.
Rilevare il pensiero e le azioni di Giuda nel 6 d. C. serve per comprendere
lo spirito giudaico popolare, quello di am ha aretz e per metterlo in
relazione con quello del Regno dei Cieli29.
Il termine di am ha aretz vale uomo della terra, non esprime
effettivamente la professione di contadino ma indica la cultura agricola .
Siccome a lungo si è parlato di contadini o uomini della terra, il termine è
stato assimilato ad ebionim, che vale poveri30.
In effetti inizialmente anch’io, preso dalla lettura dei Vangeli e dal Talmud
bauli, ero convinto di questa interpretazione ma, poi, operando sulla
medizzazione e sull’ellenizzazione, ho capito, grazie al lavoro di
traduzione di Filone e di Giuseppe Flavio che il termine rimanda ad una
cultura agricola, quella essenica, che si opponeva a quella ellenizzata.
Da qui un’altra interpretazione della comunità di Gesù, che accoglieva i
possidenti non gli ebionim aventi però una cultura tradizionale
conservatrice, non commerciale e scevra da ogni influenza ellenistica.
Se è esatta questa interpretazione bisogna pensare che il popolo segue i
dottori della legge (in greco sophistai) che predicano il ritorno ad un
sistema patriarcale basato non sul commercio ma sulla agricoltura e
sull’artigianato secondo il modello essenico, tra cui spesso sorgevano santi
taumaturgi che facevano miracula.

81
Dagli esseni ( o dalla loro area) venivano i goetes, magi ,considerati da
Giuseppe Flavio impostori come per noi cristiani Simon mago.
Per ora tralasciamo il problema dei goetes di cui parleremo nel capitolo
seguente ma diciamo che essi non sono santoni impostori ma sono
uomini capaci di fare miracoli che attirano le folle e che sono protetti
dagli zeloti e di norma riconosciuti dagli esseni come uomini di Dio.
Il popolo e il basso clero e gli zeloti vengono eccitati dalla predicazione e
dall’ecsousia (dal potere)dei goetes, santi che si rifanno ad un modello di
vita agricola e di nuovo sacerdozio31.
Infatti gli esseni oltre al sistema di vita agricolo hanno una loro coscienza
sacerdotale oppositiva a quella dei sadducei, sacerdoti del tempio,
filomani ellenizzati, emporistici.
Essi, come i farisei, non vogliono il doppio sacrificio giornaliero per i
romani e per l’imperatore, rifiutano perfino il calendario lunare ed hanno
un loro calendario solare e si rifanno al sistema sacerdotale oniade puro,
connesso d’altra parte con quello egizio, anch’esso condannato per il
sistema emporico.
Gli esseni seguono il metodo della giustizia, che essi simboleggiano nella
via dirupata e scoscesa opposta a quella larga e facile, e sono misogini,
anche se ci sono gruppi di sposati.
Gli esseni sono dei puri, che esortano gli zeloti e i nazionalisti integralisti a
rifiutare la donna ellenizzata considerata etera (porne), che condannano la
filia omosessuale dei gentili e sono rigidamente eterosessuali: essi
condannano ogni forma d’amore contro natura e considerano l’amore
coniugale un dovere come procreazione , benedetto da Dio32.
Filone riprende, pur essendo in ambiente alessandrino, l’insegnamento di
Hillel, da cui forse deriva ideologicamente quel sistema dell’eros,
strettamente connesso con le prescrizioni della Torah33.
E a questa massa di popolari, di sacerdoti, di esseni, di zeloti con goetes,
così conformati secondo la legge, si rivolge Giuda il Gaulanita da patriota,
che lottando per la propria patria si fa interprete della coscienza nazionale:
pur conoscendo la sproporzione di forze rispetto all’imperium, fiducioso in
Dio e nella nobiltà della sua azione, invita tutti alla guerra34. book
Questo e
La sua predicazione consisteva in questi punti: il censimento porta alla
completa servitù e perciò è necessario invitare il popolo a rivendicare la
propria libertà schiacciata dai romani che impongono l’ellenizzazione; la
rivendicazione deve essere fatta militarmente mediante combattimento: in
caso di vittoria ci saranno frutti della buona fortuna, in caso di sconfitta ci

82
saranno l’onore e la gloria di aver mostrato la grandezza d’animo
Il pensiero, semplificato, dunque, di Giuda è questo: Dio è con noi e la
vittoria è certa; noi dobbiamo sacrificare la vita e Dio costituirà il nuovo
Malkuth.
Questa predicazione sottende uno spirito proprio dei farisei-pherushim-,
integrale, secondo la rigida applicazione dagli esseni, alimentato da un
patriottismo nazionalistico e libertario tipico del giudaismo maccabaico.
Questa predicazione eccitava gli uomini a riconoscere solo Dio come
signore e padrone e li spingeva ad essere fermi ed impassibili di fronte alle

lla
torture dei loro stessi congiunti ed amici e a ripetere ai nemici che essi non

Guse
chiamano padrone nessun uomo.
Durante questa predicazione e in un clima di guerriglia vive Gesù, che

andro
torna o che è tornato da poco dall’Egitto, con suo padre Giuseppe
(probabilmente un Galileo giusto e antiromano, legato alla tradizione
popolare)35.

Aless
La sedizione del 6 d.C. riesce parzialmente perché la Giudea non

e a\n
partecipa: Quirinio fatta la repressione cambia in Gerusalemme il sommo
sacerdote che pur l’ha favorito e da il ponteficato ad Anano I, cominciando
artien
una proficua collaborazione tra questa famiglia sacerdotale e la romanitas
durata ininterrottamente per un sessantennio, in cui i cinque figli e un
k app

genero di Anano saranno sommi sacerdoti, nonostante rotture, dovute a


situazioni contingenti36.
Gesù quindi tornato in Galilea vive in un contesto di zelotismo, in un
eboo

ambiente dove dimorano gli sconfitti zeloti, costretti a fuggire e a


rifugiarsi, oltre che sui monti, in Giudea, forse tra gli Esseni o in zone
to
Ques

desertiche come Engadi, da dove fanno sortite di guerriglia.


Gesù poi ha tra i suoi apostoli Simeone lo zelota37e lui stesso e tutti gli
altri in Galilea sono a contatto con gli zeloti guidati dai figli di Giuda: non
è inopportuno dire, dunque, che la sua famiglia conosce i figli di Giuda il
gaulanita, che, galilei, sembrano essersi trasferiti in Gaulanitide, luogo
caro agli zeloti galilaici.
Probabilmente i patrioti galilaici seguirono in Gaulanitide i due figli di
Giuda di cui si sa che morirono martiri sotto il procuratore Tiberio
Alessandro38, mentre Menahem più tardi sarà protagonista durante la
guerra contro i Romani nel 66.
Non è quindi pensabile che Gesù, un goes, di cui Giuseppe
inspiegabilmente parla per inciso39, non abbia avuto una formazione
zelotica in un ambiente dove tutti sono zeloti: troppe coincidenze storiche

83
A l
n
a\
e n
tie r a
pp
legano il suo nome allo zelotismo e perfino alcune frasi sono del repertorio
a
ok
zelotico anche se sono state lette con ben altra interpretazione.
o
eb
Nel periodo della dominazione romana di quasi due secoli il giudaismo
o t
combatte volorosamente per la propria libertà in nome di Dio per non
es u
essere integrato nel sistema romano ellenizzato per non essere un popolo
Q
come gli altri popoli, per mantenere la propria tradizione e la propria
cultura, cosciente com’era della sua tipicità e convinto di essere popolo
eletto: la lettura ellenistica dei sadducei che Dio aveva dato potere ai
romani giustamente e che quindi il loro imperium era legittimo su tutti i
popoli suonava come una falsa interpretazione ad uomini che lottavano
patriotticamente per il Malkuth divino40.
Il Malkuth è l’ideale per cui combattono tutti i giudei di estrazione
popolare fino alla morte: Gesù, un tecton , un popolare fu uno di questi e
forse dei più accaniti.
Mentre Giuda aveva forse predicato Il regno dei Cieli ed era morto
combattendo per questa realizzazione, Gesù riprende lo stesso pensiero ed
ha maggiore fortuna in vita e infinito successo poi in morte, avendo subito
un processo di mitizzazione e di deificazione.
Giuda e Gesù, comunque, sono due uomini di una stessa ideologia,
perdente, mai doma, perché integralista.
Dunque zelotismo e Regno dei Cieli per me sono la stessa cosa, l’uno però
è visto come fenomeno guerriero e militare dall’angolazione conclusiva
specie negli ultimi due decenni della storia del tempio di Gerusalemme,
l’altro invece come aspirazione dello stesso gruppo di uomini zelanti di
fede che vedono e sognano la realizzazione non solo come guerrieri ma
anche come adepti: ambedue però aspirano ad avere il regno di Yaweh
realizzato come predominio delle forze del bene su quelle del male, come
vittoria dei figli della luce su quelli delle tenebre, come concreta
realizzazione di uno stato di giustizia sulla terra ,dove non è possibile la
giustizia perché l’uomo è male, una molecola di male in un sistema di
male.

Note

1. Su Regno dei Cieli Cfr. A. FILIPPONI, Il Primissimo Cristianesimo ed Erode Agrippa, op.cit.
2. Su Regno di Dio, Ibidem. Preciso che gli evangelisti in epoca flavia cercano di mediare e di fare
un tentativo di integrazione nel Kosmos romano con la nuova figura di Gesù Cristo Kurios,
sostanzialmente di Paolo,la cui precedente esperienza era stata negativa dapprima sotto Claudio e
84
poi sotto Nerone, nonostante la protezione di Poppea Cfr B.W. HANDERSON, The life and
Principate of the Emperor Nero, Londra 1903.
3. Sullo zelotismo c’è una ricca letteratura Cfr. S. Brandon , Gesù e gli Zeloti, op, cit, R. Eisler,
Jhesous Basileus op, cit. e E. M. SMALLWOOD, High Priest and Politics in Roman Palestine
J.T.S. XIII, 81962, 17-22.
4. Lo Zelotismo in relazione al Regno dei Cieli mi sembra che sia letto o adombrato già da M.
HENGEL, Die Zeloten, Leida 1961.
5. Num 20,26. Cfr. C. DANIEL, Esseniens, Zelotes et sicaries e leur mention par paronymie dans
le N. T . Nimen XIII (1966). Sembra che gli zeloti ebbero come simbolo il giunco e, perciò, Gesù,
in quanto qanah, ebbe la canna come scettro .
6. I Macc.2.27. 7.
7. Guer. Giud. II,118 – Giuda è definito un sophistes in nulla simile agli altri Cfr G. Roth, The
zealots in the War of 66-73 J.S.S. IV 1959, che fonda la quarta setta , i cui seguaci pur avendo un
pensiero farisaico. Hanno un invincibile amore per la libertà e considerano come unico signore e
capo Dio.Cfr.Ant. Giud. XVIII,4,9,23.
8. Giuda è noto anche come Galileo (G.Flavio, Ant. Giud.,XVIII,23 XX,202, Guerra II,118,443. cfr
Atti 5 ,37. Mi sembra che sia nel giusto HENGEL, die Zeloten cit p.337 n3 quando ipotizza che
Giuda allevato a Gamala, dopo la morte del padre Ezechias fosse ritornato in Galilea.
9. Israele deve avere per Giuda e i suoi seguaci e quindi anche per Gesù, messia giudaico, che
doveva realizzare il Malkuth. come despotes unico Dio. Cfr. J.B. FISHER The term Despotes in
Josephus J.Q.R XXXIX ,136. Il termine teocrazia però col sommo sacerdote come vicerè è dato per
la prima volta da Giuseppe Flavio in Contra Apionem II,185: Kai tis (politeia) an kallion e
dikaiotera genoito tes Theion men egemona ton olon pepoiemenes, tois iereusi de koine men ta
megista dioikein epitrepouses, to de pantan archiereei palin au pepisteukuia ton allon iereon
egemonian/ e quale politica potrebbe esserci più bella e giusta di quella che pone Dio come capo
di Tutto, assegna ai sacerdoti solidalmente di amministrare gli affari più importanti, affida al
a
sommo sacerdote la direzione degli altri sacerdoti? E in Contra Apionem 166 aveva già detto: os
usell

d’an tis eipoi biasamenos ton logon, Theokratian apedeicse to politeama, theo ten archen kai to
kratos anatheis (assegnò la Teocrazia come costituzione, come si potrebbe dire, forzando il
G

discorso, ponendo in Dio la sovranità e il potere).


10. Mentre Filone e gli ellenisti vedono la Romanitas come destinata al potere ecumenico , i farisei
ndro

e gli zeloti leggono la ellenizzazione romana e la sua corruzione come segno della fine
dell’imperium ed inizio di un nuovo ciclo, quello giudaico. Cfr. oltre Giuseppe Flavio, Ant. Giud.
lessa

XVIII,5 circa l’insegnamento di Giuda anche Y. YADIN, The Scroll of The War of the Sons of
Light against The sons of Darkness, Oxford,1962.Sulla corruzione romana basti esaminare
L’affaire di Tolomeo Sidete, che ne è una dimostrazione probante Cfr. Cicerone Pro Caelio.
a\nA

11. Secondo Giuseppe (Guer.Giud. II. 197,409) i sacrifici erano offerti due volte al giorno per
Cesare e il popolo di Roma, a spese di tutta la comunità giudaica Contra Apionem.II,77), mentre per
tiene

Filone Augusto aveva stabilito di fare a sue spese i sacrifici (Legatio ad Gaium, 157,317).
12. Zeloti e farisei sono fautori del Malkuth, certamente legati con Jehoshua Barnasha,Mashiah.
ppar

13 Per gli Esseni cfr A. FILIPPONI, Il primissimo Cristianesimo ed Erode Agrippa, op. cit, e Y.
YADIN The Scroll, cit.e C. ROTH, The historical Background of the Dead Sea Scrolls. Blackwell,
Oxford 1958.
ook a

14. K.h. RENGSTORE, Lestes,Th. Wb., IV,262-7 A me sembra che bisogna esaminare con
attenzione il libro XIV di Antichità giudaiche, in cui si mostrano l’ascesa del giovane Erode e la sua
to eb

impresa galilaica e la successiva accusa ad opera dei figli di Baba e di altri filo-aristobulei ed
antiircaniani all‘epitropos di Galilea, convocato a Gerusalemme per discolparsi.L’accusa era
mortale perché erano stati uccisi arbitrariamente i cosiddetti lestai senza l’autorizzazione del
Ques

sinedrio e di Ircano. L’apparato di Antipatro, militare, e la stessa condotta di Erode piegano il


sinedrio che a nome di Ircano stabilisce di non decidere la morte per il giovane. Dallo studio delle
due parti in contrapposizione è facile rilevare la presenza di un forte gruppo di antiromani, costituiti

85
da elementi aristobulei e da altri solo zelanti della legge, formanti un partito di nazionalisti, diffusi
in ogni parte della Palestina, ma soprattutto in Galilea e in Idumea per la presenza nella prima di
Ezechia e nella seconda di Baba e dei figli, che si sono associati contro il debole Ircano Antipatro e
i figli suoi sostenitori e i romani loro protettori.
15. G. RICCIOTTI, Flavio Giuseppe, Lo scrittore giudeo-romano, Torino,1937 e R.J.H. SHUTT,
Studies in Josephus . Londra 1951
16. cfr Ant. Giud., XX, ultimo capitolo
17. Giuseppe profetizzò subito dopo la presa di Iotapata a Vespasiano la sua elezione ad imperatore
18. Cfr Y. YADIN, The scroll, op. cit.
19. Su Giusto e la sua impostazione antiromana, nel periodo del governatorato di Galilea cfr G.
Flavio, Autobiografia.
20 Per i figli di Baba, oppositore di Antipatro e di Erode, e loro zelo religioso cfr Processo di
Ezechias (G. Flavio Ant. Giud. X1V ) ,
21. Per Ananias e i giovani che rifiutano l’aquila di Erode cfr.Ant. Giud. XV
22. La Iudaea, governata da un procuratore, amministrativamente dipende dalla Siria dove risiede Il
governatore: sia il procuratore giudeo che il governatore sono di ordine equestre legati alla famiglia
Giulio-claudia che cura direttamente Egitto e Siria. Cfr. Sulla carica dei governatori e procuratori di
rango equestre cfr. Schurer,GJ.V. I,455-6 e A.H.M. JONES, The Herods the Judaea,Oxford, 1938.
23. I romani si arrogano il diritto di eleggere i sommi sacerdoti
24. La quarta setta filosofica fu fondata da quel Giuda il Galileo. I suoi seguaci si conformavano
generalmente alla dottrina dei Farisei ma essi nutrivano un invincibile amore per la libertà poiché
non riconoscevano solo Dio come loro signore e padrone, Mostravano indifferenza verso le torture
dei loro congiunti ed amici pur di non chiamare padrone alcun uomo. Poichè moltissime persone
hanno avuto testimonianza della incrollabile fermezza con cui essi sopportavano queste sofferenze
non dirò altro di loro; temo infatti non che ciò che ho detto possa essere messo in dubbio ma che
invece le mie parole offrano un’idea troppo debole del disprezzo con cui accetavano e sopportavano
le sofferenze. Questa follia cominciò a diffondersi in modo preoccupante tra il nostro popolo mentre
era procuratore Gessio Floro che con la sua eccessiva violenza spinse il popolo a ribellarsi contro i
romani. Tali dunque sono le sette filosofiche che esistono tra i Giudei (Ant Giud, XVIII,23-25).
25. Cfr J.B. FISHER, The term Despotes op. cit.
26. G.Flavio, Ant. Giud.,XVII,271-2 GuerraGiud,. II,52
27. Su Ezechia capostipite cfr G. Flavio Ant. Giud, XIV.159; Guer, Giud. I,204 .
28. Su Ezechia e Giuda sembra che Giuseppe Flavio abbia piena coscienza di una dinastia zelotica
anche perché vede poi la successione legittima di Menahem ed infine di Eleazar che ebbe il
comando durante l’assedio del 73 a Masada in quanto apogonos Iouda (Guer. Giud. VII,253)
29. Per me è fondamentale provare il rapporto tra gli zeloti e il Regno dei Cieli in quanto ritengo
che la guerra del 66-73 sia voluta proprio dai discepoli di Gesù e di Giacomo, integralisti incapaci
di conformarsi e di tantomeno di integrarsi nel Kosmos romano
30. Sugli ebionim ed am ha aretz cfr.M. HENGEL,Die Zeloten op.cit.
32. Sugli esseni cfr A. FILIPPONI, Il primissimo cristianesimo ed Erode Agrippa op.cit,e cfr. B.
PIN, Jerusalem contre Rome (un Duel pour l’egemonie en Miditerranée orientale), Parigi 1938.
33. Cfr. Filone, Se La mercede delle meretrici debba essere riposta nel sacrario.
34. Cfr. HENGEL, Die Zeloten op. Cit e cfr. Ant.Giud. XVIII,23, Guer., Giud. II,118,433
35. Su Giuseppe padre di Gesù molti critici sostengono che dalla sua scelta di vivere in Galilea è
possibile vedere una linea antiromana.
36. Sugli Anano cfr. J.JEREMIAS, Jerusalem zur Zeit Jesu ,I, II Teil,2. Aufl.Gottinga, 1958
37. Marco III,18,Mt X,4, Lc VI ,15At 1,13.
38.Su Tiberio Giulio Alessandro , procuratore di Giudea e governatore di Egitto, comandante con
Tito dell’esercito romano durante la conquista di Gerusalemme cfr, G Flavio, Guer, Giud.II,220,223
309,492 493 497; IV 616,617; V ,45,205,510;VI 237,242.
39. Cfr R. EISLER, Flavius Josephus Studien, I, Testimonium Flavianum Eine Antwort an Dr
Qu

86
st e
Walter Bienert , Londra 1938.
40. Sul Tributo a Cesare Mt. 22.15 cfr. A. FILIPPONI, paragrafo successivo.

Il regno dei Cieli: suo reale significato

Il sintagma Regno dei Cieli oggi è equivoco, ma nel I secolo dopo Cristo
esso aveva un preciso significato che rinviava automaticamente ad un
partito costituito da un gruppo di zeloti che sostenuti dall’ideologia

usella
essenica e da miracoli di un goes , combattevano per la liberazione dai
romani e per la costituzione del Malkuth ndro G
Questo gruppo armato era appoggiato dal popolo che viveva da am ha
aretz secondo una cultura contadina e che si opponeva a quella
commerciale, seguendo il credo farisaico scrupolosamente secondo il
Alessa

rituale prescrittivo della torah.


Costituivano il partito tutti gli oppositori dei romani, dei sadducei e degli
erodiani e perciò il popolo delle campagne e delle periferie , gli artigiani,
ene a\n

il piccolo e medio clero(con i leviti) di Gerusalemme.


Il messaggio, dunque, evangelico era per tutti questi antiromani.
Il regno dei cieli è vicino. Fate penitenza: è oggi la buona novella, intesa
apparti

in senso molto diverso da come valeva allora. Oggi è segno di pace e di


amore ma allora evocava ben altro.
Comunque, questo fu il “vangelo” di Gesù.
ebook

Noi oggi lo intendiamo in senso spirituale , come venuta di un uomo –dio,


destinato a morire sulla croce per redimere l’uomo dal peccato originale .
Questo

Allora invece Il regno dei cieli evocava un’altra realtà (quella di un popolo
oppresso da circa un secolo, che aspirava alla libertà fiducioso nel suo Dio
e perciò certo nella vittoria dei figli della luce sui figli delle tenebre) ed
esprimeva sinteticamente tutta la cultura zelotica giudaica e la speranza di
un nuovo patto con Dio, sancito proprio dalla vittoria sull’imperium
romano.
Oggi noi intendiamo il regno dei cieli come un messaggio proprio di Gesù
e lo confondiamo con il Regno di Dio, come se fosse la stessa cosa e non
vediamo nessuna differenza in quanto crediamo che Gesù venne per
instaurare sulla terra il regno del padre e a fondare la religione d’amore
del Cristianesimo.
Il messaggio del Regno dei Cieli, però, non era di Gesù, ma di tutta una
tradizione giudaica che attendeva il Messia, il nuovo Elia che avrebbe
liberato il popolo dapprima dalla dominazione straniera dei persiani, dei

87
macedoni (Egizi e siriaci), ed ora dei romani
Giovanni il Battista in ordine di tempo era stato l’ultimo a predicare un

ella
tale messaggio, che aveva avuto antecedenti gloriosi, di diversa estrazione:

Gus
Shimon, Giuda il Gaulanita, e suo padre Ezechia, Antigono, Alessandro,
Aristobulo, uomini tutti che avevano lottato per l’indipendenza e la

ndro
ricongiunzione con il mondo parto, per uscire dal tessuto ellenistico della

ssa
cultura romana1.
nAle
In epoca romana il fenomeno patriottico aveva avuto diverse connotazioni,
dapprima di un gruppo di uomini antiromani guidati dall’aristocrazia
e a\

asmonea ,esclusa dal potere, che lottava contro la linea di Hircano, protetta
rtien

dal senato, poi contro Antipatro ed Erode, epitropoi, amministratori


delegati dai romani come prefetti di sostegno militare al debole Sommo
ppa

sacerdote , infine contro Erode, creato re dal Senato romano.


ok a

Da poco prima della morte di Erode Il Regno dei cieli assume una
connotazione popolare, costituisce effettivamente un partito oppositore che
ebo

ha anche una parte armata sparsa nel territorio, alla macchia, disposta sui
sto

monti o nel deserto, pronta ad intervenire ad ogni sommovimento popolare


o ad ogni agitazione a seguito di proclami di esseni o a miracoli di un goes
Que

(mago).
Ora dunque al momento dell’attività di Gesù esiste il regno dei Cieli come
fenomeno di massa, ben organizzato che ha proprie aspirazioni e che
combatte contro la Romanitas e i suoi fautori giudaici, erodiani e sadducei.
Gesù perciò aveva ripreso ed aveva tentato di realizzare, più che predicato,
il messaggio raccolto dal popolo giudaico.
Per popolo si intende (ripeto) non solo gli ebionim (poveri, non però
miserabili, uomini che campavano del loro lavoro) ma soprattutto artigiani
e proprietari terrieri, che pagavano le tasse, che ritenevano di non dover
pagare perché essi avevano come re Dio e nessun altro padrone.
Il messaggio nella sua sostanza sottende la venuta di un signore, che
scende dai cieli, distrugge i regni terreni mediante la guerra (Mihamah),
instaura il suo regno, premia i giusti, figli della luce, castiga “i cattivi”,
figli delle tenebre.
La buona novella implica un periodo di predicazione, a cui deve seguire la
conversione di tutti quelli che si sono allontanati da Dio e seguono Belial,
quelli che si sono integrati nel sistema ellenistico basato su mamon, il
denaro, lussuria e contaminazione del santuario2.
Il primo momento dunque è quello della conversione dei figli che hanno
disertato che si sono perduti seguendo Mamon.

88
G
ro
nd
sa
es
In quel particolare momento storico c’era una profonda opposizione

Al
a\n
culturale tra am ha aretz uomini di cultura agricola e gli ellenisti, uomini

ne
che prosperavano col commercio: insomma c’era lo scontro tra una cultura

tie
attardata e una progressistica nel seno stesso del giudaismo romano

ar
pp
La cultura giudaica basata su una fede teocratica, cosciente di essere

ka
depositaria della verità, era opposta alla cultura progressistica dell’impero

oo
romano che tendeva a far integrare le varie etnie nel comune rapporto tra

eb
le nazioni sottoposte, amalgamate dalla pace e dal commercio.

to
Il popolo ebraico, esclusivo nel suo isolazionismo religioso, credeva di

es
Qu
aver una tipica missione, fuori del Kosmos romano.
Dunque come ideologia il regno dei Cieli non poteva mai conciliarsi , in
quanto integralista, con quella romana flessibile ed aperta come la sua
religiosità che accoglieva qualsiasi divinità, pur nel rispetto della
tradizione quiritaria, incentrata su Giove Ottimo Massimo.
Il regno dei Cieli come movimento popolare esisteva dunque dal momento
della esautorazione di Archelao, come quarta aeresis, come sistema
organizzato anche militarmente: era sorto ad opera di Giuda il gaulanita,
ma era sostenuto dagli esseni che si erano ritirati nel deserto ed avevano
attaccato il corrotto sacerdozio sadduceo del tempio e l’autorità laica,
ellenizzati, ed avevano operato con i loro profeti invano fino a Giovanni.
Le prove comunque in senso militare il giudaismo già le aveva fatte in
epoca maccabaica e a quell’antefatto del II secolo si rifaceva: il Malkuth
aveva funzionato positivamente come teoria applicata in senso militare ,
come ribellione e sedizione contro i Seleucidi fino alla rivoluzione
vittoriosa degli Asmonei.
SpecificamenteIl Regno dei cieli aveva militato contro Hircano II,
filoromano, da parte di Aristobulo e i suoi figli antiromani nazionalisti e
poi contro il potere illegittimo di Erode in varie riprese dapprima con
Ezechia poi con Giuda e coi suoi figli come fenomeno zelotico.
Con l’apparizione di Gesù in Galilea la speranza degli zelanti della fede si
era concretizzata sia come manifestazione di opposizione sia come
fenomeno insurrezionale: gli esseni erano ormai gli ideologi di un
movimento insurrezionale che coinvolgeva non solo gli armati ma anche il
popolo.
Gli esseni avevano ripreso la loro predicazione di penitenza, coscienti
della necessità di costituire un patto nuovo , un’alleanza nuova : la guerra
santa e la vittoria sarebbero state le ultime fasi per i giusti, premiati da Dio,
che avrebbe formato il regno dei cieli sulla terra con i suoi due unti, il

89
Mashiah laico e il caposacerdote (Ha kohen ha rosh).
Il sintagma Il regno dei cieli sembra indicare questo complesso movimento
nuovo nel Vangelo di Matteo, che, inizialmente scritto in aramaico,
conserva tracce più profonde dell’originario pensiero del maestro,
nonostante la traduzione in greco, fatta in epoca successiva, quando un
altro cristianesimo, quello di Antiochia si è diffuso.
Inoltre il regno dei cieli sembra inglobare sia il pensiero degli esseni
rimasti nel deserto fino al 31 a. C. (in cui un terremoto li fece sloggiare)
per poi ritornarvi, dopo una pausa di qualche anno, che quello degli zeloti
che vi si insediarono e convissero con i superstiti dopo il 6 d. C., oltre a
quello di Gesù e dei suoi discepoli dopo la morte del maestro e a quello dei
Terapeuti, specie di Egitto (cfr. Filone, Vita contemplativa)3.
Regno dei Cieli è ricorrente in Matteo, che lo usa per 32 volte:l’evangelista
in questo modo dimostra il rilievo che dà all’insieme sintagmatico,
conoscendone perfettamente la referenza comune per ogni giudeo.
Noi dobbiamo prima cercare di capire il significato esatto e di Il regno e di
dei cieli in Palestina nell’epoca tiberiana e poi distinguerlo da il regno di
Dio successivo, entrato in circolo, dopo la fine di Gerusalemme, sulla base
del pensiero di Shaul Paulus di Tarso, connesso con quello di Marco e di
Luca.
E’ di primaria importanza non confondere i due sintagmi, divenuti nel
corso dei secoli come sinonimi: essi esprimono due concezioni, due mondi
e sono due momenti di una stessa cultura e storia cristiana.
Il regno dei Cieli, matteano, esprime il messaggio di Gesù, che riprende il
pensiero di Giovanni Battista, che a sua volta predicava il vangelo degli
esseni, sostanziato dalla speculazione dei Terapeuti: il regno di Dio è
invece una “costruzione”, su base farisaica di Paolo, quando il Regno dei
cieli non si è realizzato e non c’ è più possibilità concreta di realizzazione
e si attende ancora il ritorno del Cristo.
La venuta del Regno dei cieli era una ricorrente speranza in Palestina, di
cui si facevano testimoni gli esseni, un numeroso gruppo di dissidenti ,
scismatici, ritiratisi nel deserto, da più di un secolo, che vivevano
attivamente in una comunità, basata sulla paritarietà e sulla
n
compartecipazione dei beni, nella zona di Qumran, divisi in sacerdoti, lessa
leviti e laici. a \nA
Essi erano pacifici, ma intransigenti zelanti della legge; santi per t i e ne
pietà
religiosa ma inflessibili e rigidissimi nei confronti di sadducei, ar alcune
pdi
a p
caste dei farisei, della regalità asmonea ed erodiana, dell’impero
o ok romano;
e b
e sto
90 Qu
puri di vita e di fede, castissimi, ma censori duri di ogni contaminazione
con la cultura ellenistica4.
Le regole della Comunità, dell’Assemblea e della Guerra e il Documento
di Damasco, inoltre mostrano la confraternità di Qumran, organizzata in
accampamenti, in senso militare come zeloti, e che vive anche secondo
giustizia e temperanza come i Terapeuti5.
I monaci bianchi si sentono veri giudei, che lottano per la purezza dei
costumi patri, ormai contaminati dalla cultura ellenistica, simboleggiata
nella prostituta, nella via larga, opposta alla donna onesta“e al sentiero
scosceso e dirupato: essi attendono tempi nuovi in cui si realizzano un
nuovo sacerdozio, “di Sadoc”, di loro competenza, specifico del loro
la l
se

maestro di Giustizia e un nuovo regno, quello instaurato dal Mashiah,


u
G

inviato da Dio a costituire il Patto nuovo.


o r

Essi, come scismatici, hanno perfino un proprio calendario, solare rispetto


nd a

a quello lunare dei sacerdoti del Tempio, festività posticipate e pratiche


s
es

cultuali differenti, come il mangiare e spezzare il pane, comune ai riti


A l
n

terapeutici.
a\
ne

Gli esseni predicano, dunque, la venuta del regno dei cieli, come nuovo
e ti

patto, ed essendo profeti hanno un grande credito morale sulla nazione


ar p

giudaica, che ha il suo nucleo in Giudea e specificamente in Gerusalemme,


ap

sul monte del Tempio.


k o
bo

La loro predicazione, con gli anni, si era espansa a macchia in tutte le


e
o

regioni palestinesi (dalla Idumea a Samaria, dalla Perea alla Galilea, e


st
ue

lungo la costa del mediterraneo e oltre il Giordano), ma anche era


Q

conosciuta in tutte le coste del Mediterraneo e perfino nelle più remote


parti di Asia e di Europa e Africa ed infine era nota nel regno stesso dei
Parti: la loro predicazione però era per eletti destinati a combattere contro
tutti per l’affermazione del “nuovo patto di alleanza”6.
Il nome esseno era santo, dovunque fossero elementi di stirpe giudaica:
praticato il loro battesimo come fase di ingresso nella loro comunità, come
inizio di un’ascesi purificativa, come fuga dal mondo per diventare un
santo di Dio, un nabi (profeta): La benedizione e condivisione del pane e
del vino assumevano un valore nuovo come partecipazione, charitas
fraterna, tzedaqà; la confessione dei peccati aveva una valenza personale,
nonostante il noi generalizzante, come espressione della infinita oudeneia
(nullità) dell’uomo di fronte a Dio, pur padre benevolo e misericordioso.
Di loro si sa che abitavano in villaggi, fuori delle città e che erano sparsi
ovunque, che lavoravano nell’agricoltura, svolgevano mestieri per il

91
rt a
pp a
oko
eb
o t
sostentamento della comunità (Haburah), ma odiavano ogni forma
es u
commerciale perché connesso con l’ellenizzazione.
Q
Dagli autori ebraici sappiamo inoltre che il loro sistema di vita,
comunitario era santo, in quanto osservavano zelantemente la legge,
interpretavano e commentavano allegoricamente i passi, conoscevano i
computi astronomici: erano santi, tesi alla purificazione, alla comunione
dei beni, propensi alla verginità, anche se alcuni gruppi erano ammogliati,
attivi, anche in senso militare diversamente dai Terapeuti, che erano i più
cari a Dio in quanto contemplativi7.
Oggi sappiamo che questi gruppi comunitari avevano una rigida regola,
che regolamentava il loro sistema di vita, il loro accampamento, la loro
preparazione militare e che vivevano nella terra di Damasco, pronti a
scendere in guerra, obbedienti ai loro capi: solo gli uomini, dopo una
adeguata formazione che andava dai sei anni fino al ventiseisimo anno,
potevano essere arruolati, dopo una precisa selezione che li faceva entrare
nella comunità del patto nuovo, che li rendeva figli della luce, combattenti
contro i figli delle tenebre, tutti i Kittim.
Sembra che vi sia in ogni accampamento un ispettore (mebaqqer) e che di
tutti gli accampamenti sia a capo un capo ispettore laico (il Messia) e che
in ogni campo ci sia un istruttore saggio (Maskil), che insieme a 10
shofetim (giudici) guidi, ordini, coordini, prepari l’addestramento anche
militare, e che questo sia dell’ordine sacerdotale8. La funzione è preparare
l’esercito dei santi contro i goyim9.
Dalla regola della comunità si deduce che i membri della comunità
venivano divisi in gruppi di 1000,100,50,10, legati fra loro per famiglia e
che dovevano mangiare insieme, benedire insieme, prendere consiglio
insieme, in un servizio esclusivo per la confraternita10.
Tra il 30 e 34, in un momento storico complessissimo, gli esseni avevano
individuato due maestri, che incarnavano il loro pensiero, Giovanni
Battista (un eremita terapeuta) prima, Gesù (un tecton -rabbi galilaico) poi,
che sembravano essere gli unti del signore: essi avevano profetizzato che
“la luce avrebbe fugato le tenebre”, che “la vittoria sarebbe stata dei
giusti”, che “ il regno sarebbe stato dei poveri” e che ora “il regno dei
cieli” era prossimo e che bisognava fare penitenza.
Nel loro linguaggio tutti indicavano che i tempi erano maturi e che
bisognava prepararsi all’avvento del signore, mediante la penitenza: il loro
messaggio aveva maggior rilievo in terra palestinese, tra Giudea e Perea,
dove predicava Giovanni e in Galilea dove agiva Gesù, zone in cui era

92
manifesta l’ostilità verso Pilato e verso Erode Antipa, che in modo diverso
gestivano il potere, a nome dell’imperatore romano, pressando le
popolazioni, che soffrivano per le tassazioni.
Queste, attirate dalla propaganda filoparta, che lodava il benessere dei loro
correligionari, che vivevano felici, oltre l’Eufrate aspiravano ad un regno e
ad un collegamento con i correligionari parlanti anche la stessa lingua.
L’attesa del messia evocava la figura di re sottendeva la concezione di
regno, creava un’atmosfera monarchica, ancora consueta e direi quasi
recente, nonostante la presenza del dominatore romano11.
Ora in Palestina Regno (Basileia) rimandava, pur nella sua astrattezza e
nella sua ideale teorizzazione ad un re (basileus), ad una corte (aulé), a
funzionari (dioichetai ), a sudditi (upotassomenoi) ad una regione (chora),
a tipiche insegne (Diadema, veste purpurea, scettro, tiara, anello con sigillo
ed altri segni di potere) a precise funzioni in senso militare, giuridico e
sacerdotale: e tre erano i modelli di regno, quello davidico, quello
asmoneo e quello erodiano12.
E in rapporto alla connotazione di ogni singolo modello c’erano fazioni
con candidati: i più numerosi erano quelli di origine davidica sia per la
grandezza della regalità che per l’antichità, quelli asmonei erano più
conosciuti in quanto di nobiltà più recente, quelli erodiani, erano più
titolati perchè la casa ancora regnava ed ancora aveva una specie di
intitolatura regale, come tetrarca anche se erano considerati illegittimi13.
Tutti i pretendenti in terra palestinese erano esacrati perchè gli asmonei
avevano congiunto il titolo regale con quella sacerdotale e gli erodiani ,
filoromani, avevano preso il potere con Erode che era un privato cittadino
e per di più avevano detenuto il potere di elezione sacerdotale e ne
avevano fatto un cattivo uso permettendo l’affermazione della famiglia
Anano, venuta da Babilonia tanto che i romani per un certo tempo se la
erano riservata:contro di loro tuonava la voce degli esseni.
I davidici avevano l’approvazione degli esseni, che ricacciavano le
profezie sul figlio di Davide, sull’unto del signore, sul messia promesso,
rievocando i profeti maggiori e minori, che avevano “sognato” la venuta
s
ue del messia.
Q Gesù di Giuseppe, di stirpe davidica, aspirava ad essere l’unto regale ,
mentre riconosceva che il sacerdozio sarebbe stato essenico, e quindi
prerogativa del maestro di Giustizia, contro tanti altri aspiranti, nipoti di
Erode , nati dai suoi figli, generati da 10 mogli, tra cui Agrippa, di
Aristobulo, di stirpe asmonea, ma della linea di Mariamne, figlia di

93
esto
Qu
Alessandro di Aristobulo II e di Alessandra di Ircano II14.
Comunque Gesù, considerato figlio di David, nato a Bethlem, è
riconosciuto dagli esseni, come legittimo re e propagandato: la sua stirpe
, davidica, è ancora perseguitata dai romani sotto Vespasiano e sotto
Domiziano e sotto Traiano e forse anche prima sotto i Giulio-Claudi15.
Ora Gesù , come davidico aspira al Regno dei Cieli la cui titolatura è
tipicamente aramaica.
La comprensione di Gesù e del Regno dei cieli è difficile se non si coglie il
valore di malkuth e di shemaim: il regno davidico ha una investitura
celeste in quanto Dio incarica Samuele di ungere il suo eletto, David, quasi
sua manifestazione terrena e come dimostrazione che l’autorità terrena
dipenda dal volere divino16.
L’elemento popolare aveva sempre collegato (da qui le profezie) il regno
con la stella : la cometa che guida i re magi a Gesù bambino è un segno del
regno, secondo la tradizione zelotica di Ezechia, Giuda e i suoi figli,
connessa con i Numeri con la tradizione caldaica di un re che viene
dall’oriente17.
Anche in epoca Adrianea la rivolta guidata da Shimon bar Kokba, ha
connotazioni celesti in quanto il capo è detto figlio della stella (Bar
Kokkeva), con una terminologia propria del Documento di Damasco18.
Il complemento di specificazione, poi, dei cieli determinante il Regno
rinvia ad una astrazione teorizzata secondo la cosmogonia ebraica in una
visione soprannaturale per il significato di dimora di Dio e delle anime
giuste, opposta allo Sheol, luogo dei dannati e del loro signor Belzebul.
Il sintagma quindi Il regno dei cieli nella sua unità semantica ha una
precisa valenza significativa culturale secondo la weltanschauung
aramaica, che però deve essere ridefinita alla luce della cultura ellenistico-
romana, struttura basilare di un sistema di comunicazione anche della
frangia popolare, in quanto la Galilea, dove il fenomeno zelotico è più
marcato, è da secoli ellenizzata e da meno di un secolo è stata ricolonizzata
da famiglie giudaiche e reintegrata nel sistema giudaico, in un contesto
però ellenistico.
Gesù che trasmette il regno dei cieli ha una sua coscienza davidica, una
tradizione familiare zelotica, una formazione regolare per un tecton, un
mastro-costruttore, eruditosi a contatto con Terapeuti ed esseni, e
comunica il suo pensiero ad altri giudei, zelanti della legge, antisadducei,
antierodiani, anti romani, ostili perfino a tutti i giudei della diaspora,
ellenizzati, specie alessandrini, prosperanti nel quadro della dominazione

94
ro Gusella
romana e specie sotto Tiberio, che aveva favorito il loro commercio ed
ogni attività economica, connessi con i fratelli transeufrasici19.
L’area giudaica “babilonese”, di oltre un milione di fratelli, attiva in senso

Alessand
religioso, facente parte del regno partico, sotto Artabano aveva ritrovato
compattezza ed unità ed era solidale con i correligionari di Palestina,
desiderosi di creare un regno autonomo sotto la protezione parta: il re Izate

rtiene a\n
e sua madre Elena testimoniano il loro giudaismo e la loro fedeltà
all’impero parto.
Ora Gesù sa bene che la sua posizione “regale”, in Galilea, è controllata da
Erode Antipa e nelle zone circonvicine dal fratello Filippo, in Giudea da
ook appa

Pilato, sulla costa da Erennio Capitone, tutti uomini che dipendono dal
governatore di Siria, Pomponio Flacco20.
Infatti il prefetto di Siria ha solo compiti militari, mentre il procuratore di
Questo eb

Giudea Idumea e Samaria, dipende direttamente, come il prefetto di Egitto,


Avillio Flacco, dall’imperatore:il tempio di Gerusalemme, centro di tutto il
giudaismo internazionale, costituito da circa tre milioni di individui, ha
una ricchezza tale da essere controllata dall’alabarca, che è il capo daziere
dell’impero romano, collegato direttamente col sovraintendente generale
dell’imperatore al census, nel periodo di Augusto e poi solo con la casa
imperiale21.
Gesù conosce il potere dell’alabarca, capo spirituale egizio, connesso con
il sanehdrin di Alessandria e con quello gerosolimitano e quindi con il
clero sadduceo e con la maggior parte del laicato farisaico, colto e conosce
perfino gli stanziamenti militari a Cesarea e le quattro legioni di Siria e le
truppe ausiliarie dei reguli soci dell’area antipartica, oltre ai contingenti
militari locali non lontano da Cafarnao, e quelli di stanza nella fortezza
Antonia , proprio sopra al Tempio sul colle stesso del tempio.
Ora il maestro-mastro nella sua predicazione tiene presente che malkuth ha
connotazioni specifiche giudaiche derivate dalla integrazione maccabaica
con il valore pur centrale davidico, (in quanto il termine ha assunto
significati diversi nei secoli in seguito a sovrapposizioni culturali
ellenistiche di Basileus, prima egizio, poi siriaco e si è contaminato anche
per l’usurpazione della regalità da parte asmonea).
Inoltre il suo uditorio associa a Regno l’idea di pontificato, che invece non
doveva essere unito nella persona del re, ma doveva essere distinto in
quanto proprio della stirpe di Sadoc.
Infine Gesù ha piena coscienza dell’equivoco insito in Basileia, sentita
come espressione contraddittoria di una regalità, ormai dipendente da un

95
imperium straniero.
Infatti erano ancora recenti e cocenti le lotte ,succedutesi dopo la morte di
Alessandra (moglie di Aristobulo I, IO4 a. C.- e di Alessandro Iamneo -
103-76) (76-67), che avevano determinato le elezioni di Ircano II e di
Aristobulo II, protetti rispettivamente da farisei e sadducei22.
Traumatica era stata per il popolo giudaico l’entrata nell’autunno del 63 a
cavallo nel Debir (il santo dei santi) di Pompeo, che aveva appoggiato
Ircano e lo aveva nominato Etnarca.
Era conosciuta l’ascesa di Erode , figlio di Antipatro, che aveva dominato
il debole Ircano nel periodo della guerra civile tra Cesare e Pompeo e che
aveva ricevuto dal primo il titolo di procuratore, per l’invio di uomini in
aiuto durante l’assedio di Alessandria grazie all’amicizia con i Nabatei .
Era esacrata l’usurpazione da parte di Erode del regno degli Asmonei,
verificatasi dopo la morte di Cesare, nel quadro di una situazione incerta e
complicata tra i duunviri, Antonio ed Ottaviano, in un tentativo di
conquista parto, favorito da Antigono, insignito del sommo ponteficato e
del titolo stesso di re.
Questo ebook appartiene a\nAle

Contestatissimo era stato il senato consulto del 40 a. C. col quale si


nominò re dei Giudei il privato Erode, che prendeva Gerusalemme con
l’aiuto delle legioni e s’impossessava di fatto del potere degli asmonei solo
dopo la morte di Antigono (37 a. C.).
Chiaramente la regalità di Erode, ultima in ordine di tempo, non aveva
quella pienezza e completezza implicita nella cultura ellenistica, né era da
mettere in paragone con quella davidica, ma dava tuttavia , sotto lo stesso
titolo, un’idea di potere, seppure limitato dall’onnipotenza imperiale
romana.
Inoltre Gesù sa che il titolo regale non era stato più conferito a nessuno dei
figli di Erode, che ebbero quello di tetrarca (Archelao 4 a.C. - 6 d. C.;
Erode Antipa 4 a. C. - 39 d. C.; Filippo 4 a. C.- 34 d. C.; Salome, 4 a. C. -
I9 d. C), a dimostrazione dello scadimento del termine in terra palestinese.
ssandro Gusella

Il titolo “re” dato ad Erode Antipa, ha solo valore locale: Gesù conosce i
limiti di quella regalità odiosa, connessa con i pubblicani,che riscuotevano
le tasse perfino sulla conservazione del pesce,con i sadducei, che
prendevano la didracma del tempio, con parte dei farisei, che ne
garantivano ambiguamente il potere.
Gesù, discendente di David, figlio di David, nuovo David, Mashiah
riconosciuto dagli Esseni e da Giovanni, raccoglie l’eredità davidica di re:
è nabi (profeta) per il popolo, goes (mago) per i romanizzati a cui invia il

96
messaggio di fare penitenza perchè il “regno dei cieli è vicino”.
Egli si sente l’eletto di Iahve che inaugura il “regno” in una realizzazione
totale, grazie alla sua potenza di taumaturgo e alla sua parola operativa, ma
deve completare la sua opera con la “conquista di Gerusalemme”: la sua
messianicità si completa e si santifica solo con la presa della città santa.
L’esempio di David è da seguire: senza Sion non c’è regno: la città è segno
di potere.
D’altra parte il suo stesso nome Ieshu esprime la funzione soterica reale,
che era implicita mel militarismo davidico e che era propria della regalità
ellenistica: il “regno dei cieli” diventa segno di un modello teorico
monarchico fuso con la teocrazia sacerdotale, che ha la sua legittimazione
nella torah, di cui i regni terreni sono solo parvenze e nell’assenso
popolare, dato il carattere di Euergetes (benefattore) del despotes
(signore).
Gesù infine comunica l’idea di regno inteso come ecumenico secondo la
cultura ellenistico-romana, superante la divisione tra greci e barbari:
l’imperium romano è un’effermazione universalistica di derivazione
persiano-macedone, di cui concreta espressione è l’auctoritas dei Cesari, i
monarchi che assicurano la iustitia e la pax.
A questa, però, aggiunge la concezione universalistica e celeste giudaica,
basata sulla diffusione del giudaismo nel mondo, oltre gli stessi confini
dell’imperium, in ogni parte dell’universo, sotto lo stesso unico Dio.
La sua predicazione del ”Regno dei cieli” e di un periodo di penitenza,
la
use
l
come preparazione, implica la coscienza di una messianicità come
G
n d ro
attuazione del disegno divino, della fine del potere degli usurpatori pagani
a ss le
\nA
e della regalità erodiana, mai sentita come nazionale, con condanna della
ea en
corruzione della casta dei sacerdoti sadducei e specie degli Anano: il
arti pp
Christòs avrebbe realizzato la vittoria di Gerusalemme ed avrebbe
ook
a
costituito il regno universale, avrebbe sancito il trionfo dei giusti e dei
eb to
ues
santi secondo la prefezia di Daniele, secondo l’antica tradizione davidica.
Q
Il regno dei Cieli sottende, dunque il padrone dei cieli, che determina il
potere, che dà la giusta costituzione tramite il giusto sacerdozio
sadochita,che realizza l’ecumenicità: il cielo è infatti la sua sede , come
premio per l’anima dei buoni.
Dio è visto nella gloria della sua regalità23 ed accanto a Dio sono posti
santi ed angeli che sono dalla parte dei combattenti terreni, perchè la
volontà di Dio è la realizzazione del regno dei santi24.
Un’ampia letteratura testimonia questo significato celeste e ribadisce da

97
Ques
altra angolazione, anche se in modo visionario e gnostico, (che va dal

to eb
periodo più arcaico fino al tempo di Gesù ed arriva all’epoca dei
Talmudim, in cui ci sono ancora segni del sistema celeste ebraico), la

ook a
maestà di Dio, la sua gloria la sua presenza maestosa (Shekhinah), i suoi
attributi, la sua figura, il suo trono, i suoi cieli, la meravigliosa bellezza dei

ppart
sette palazzi dell’ultimo cielo, i suoi angeli, il Metatron: L’apocalisse di
Abramo, il 3° libro di Enoch, parti del Talmud25.

iene
Ora ,al di là della cosmogonia e della angelogia, Gesù vuole esprimere la
santità di Dio, re,il suo trono e la sua potenza secondo il sistema proprio di

a\nAl
trasmissione orale del mondo giudaico, propria della toledot (storia)
Gesù mentre comunica il regno dei cieli conosce i referenti dei suoi

e
ssan
uditori:tutti i figli di Giacobbe ritenevano che la terra, piatta, in mezzo a un
mare di acque salate, era sostenuta da colonne; la terra era al centro tra il

dro
firmamento e lo sheol: il primo era una lastra trasparente in cui erano state
poste come lanterne appese le stelle; il secondo era la dimora dei morti.

Guse
Al di sopra della rakiha (firmamento), si stendeva il mare celeste,una
distesa di acque superiori, che danno il colore azzurro, visto dagli uomini:

lla
oltre il mare celeste c’era la dimora di Dio, coperta da una specie di
cupola26.
Il settimo cielo era la sede di Dio, dove c’erano i sette palazzi e per
arrivarci bisognava attraversare altri sei cieli.
Per entrare in merito alla cosmogonia ebraica e meglio comprendere,
leggiamo dal Libro di Enoch le fasi dell’ascensione di Enoch, un uomo
antidiluviano vissuto devotamente, assunto da Dio in cielo come primo
degli angeli e Sar-ha panim(principe dal volto umano), come Metatron: “
Jahve, mio signore mi portò via dalla progenie del diluvio universale e mi
trasportò sulle ali tempestose della Shekinah al più alto dei cieli e mi
portò nei grandi palazzi in cima al settimo cielo ‘Aravot’, dove sono il
trono della shekinah e la Merkavà, le regioni dell’ira, e gli eserciti del
furore,gli Shinamim del fuoco, i Keruvim delle fiaccole fiammanti, gli
Ofannim delle braci infocate, i servitori delle fiamme, i Seraphim dei
fulmini ed egli mi collocò là perché ogni giorno servissi il trono della
gloria.
Ancora meglio dalla lettura degli Ekhaloth possiamo dedurre che l’ascesa
ai cieli avviene solo con la penitenza e che la realizzazione del regno si
ottiene con lo stato penitenziale.
Da rabbi Aqiva, un maestro del periodo di Adriano, innalzatosi al settimo
cielo, che racconta a rabbi Isma’el il passaggio tra i sette palazzi e i gradi

98
Que
sto
ebo
di perfezione raggiunti, forse possiamo ancor ok apiù renderci conto del
sistema cosmologico giudaico, anche se di poco pposteriore par
tien all’epoca di
27 ea
Gesù . \nA
Dunque la regalità di Dio viene vista nei cieli, nella sua maestà, leseccelsa
sa
magnificenza e solennità, in un mare di luce e di fuoco, circondatanddaro G
un’infinità di schiere angeliche, con a fianco il Metatron. use
lla
Il Dio degli eserciti, il salvatore, il vittorioso è re, che ha al massimo grado
gli attributi del re ellenistico (soter, nicator, epiphanes, boethos,
euergetes): ha le qualità sublimate regali ed esprime la sua potenza dopo la
vittoria con la pace mediante la legge: il basileus è legge vivente, e Gesù
basileus è partecipe del potere, che gli deriva dai cieli, da Dio, signore dei
cieli, come figlio prediletto, in quanto unto del signore, nuovo David.
Il Christos ellenistico comunque non traduce effettivamente Mashiah, in
quanto il primo termine è stato usato in chiave soterica spirituale, in senso
universale, nel quadro della cultura ecumenica romano-ellenistica, mentre
l’altro vale secondo le aspettative storiche messianiche giudaiche.
Dietro questi due nomi c’è una lunga tradizione storica, con numerose
letture che hanno segnato il percorso storico di due interpretazioni che
hanno costituito due religioni su due fronti opposti: in senso cristologico e
in senso messianico sono scritte due storie che solo in questi ultimi
decenni stanno trovando una linea di congiunzione dopo tanti tragici
avvenimenti a seguito di falsificazioni ideologiche.
Sia lontana, comunque, ogni idea di Gesù divino, figlio di Dio unico:
niente è più assurdo di una qualsiasi concezione, che possa minimamente
rompere l’unicità di Dio, per un Giudeo, che ripete tre volte al giorno lo
shemà: “Ascolta, Israel, il Signore Dio nostro, il signore è unico.”
Una visione così complessa del regno dei Cieli sottende Gesù che parla, da
giudeo, ad altri giudei, che capiscono le stesse cose in quanto tutti hanno
gli stessi referenti del predicatore e che vivono nel contesto antiromano,
antisadduceo, antierodiano e antifarisaico: il regno dei cieli è il regno di
Dio, come padrone assoluto del territorio, delle persone che lo abitano, di
Geruisalemme e del monte del tempio in cui ha stabilito di essere e quindi
il giudeo deve servire non l’imperatore di cui non si riconosce l’autorità,
ma solo Dio, unico padrone, la cui sede eterna è nei Cieli28.
Tutta una tradizione si era costituita in questo senso a partire da Ezechia
che era stato preso ed ucciso arbitrariamente da Erode, che perciò fu
accusato da Ircano, dai suoi seguaci definiti lestai,che avevano seguito il re
nazionale Antigono, sempre massacrati da Erode e dai romani: secondo

99
questa tradizione popolare Giuda, figlio di Ezechia e Sadoc avevano
sobillato i galilei ed avevano inziato una nuova guerra antiromana nel
momento del censimento, mai interrotta anche se periodicamente
stroncata, fino al periodo di Gesù, con capi acclamati e riconosciuti che
avevano seguitato l’addestramento militare dei giovani in Gaulanitide ed
in altre zone ituraiche29.
Perciò dobbiamo leggere il sintagma regno dei cieli circoscritto in un
cotesto e contesto ben rilevato, coscienti delle idee sottese e consapevoli
degli avvenimenti che hanno determinato la storia del popolo giudaico, e
consci di una lotta nazionalistica antiromana che dura fino al 135 d. C.,
ininterrottamente, prima in senso solo palestinese poi, dopo la distruzione
di Gerusalemme in senso ellenistico e mesopotamico.
La superficiale lettura di Regno dei cieli è equivoca per noi, oggi, dopo
tanti secoli, perchè si è fusa con il pensiero successivo di giudei, di giudeo-
cristiani, di eretici, si è incrostata di altre concezioni filosofiche fino ad
essere la risultanza di un secolare processo di formazione della regalità ad
opera non solo di un popolo sottosposto alle più disparate influenze, ma di
più genti che hanno dato il contributo della loro storia .
Perciò il sintagma il regno dei cieli, proprio degli esseni, di Giovanni e di
Gesù, tipico di una cultura, impostata sul Dio unico e sullo stato
penitenziale,come condizione necessaria per l’epiphaneia, come
manifestazione e preparazione alla venuta di un salvatore, non è leggibile
da noi posteri e richiede una infinità di decondizionamenti, studi
specialistici, ricerche.
Dagli Egizi agli assiri, dai babilonesi ai medi, dai macedoni ai romani, tutti
hanno contribuito alla costituzione della teoria del regno dei cieli, all’idea
del trono, alla mistica ebraica: tutto il pensiero che va da Abramo ad oggi
ha partorito qualcosa che si aggregato a questa idea di regno, di celeste, di
dio, di potere, con Qaggiunzioni,
uest
o eb con incrostazioni, con ornamenti, con
o ok a con repliche e controdeduzioni.
rettifiche, correzioni e giustificazioni,ppar
tiene
La storia è stata letta in senso romano-ellenistico a\nA poi bizantina, poi
medievale, poi umanistico-rinascimentale ed infinelein ssasenso moderno e
ndro
contemporaneo, in un voluto disdegno della fonte giudaica, inGcui useinvece
erano i segni di una positiva lettura oltre gli stravolgimenti ideologici
lla e
oltre le propagande politico-religiose postcristiane.

Note

100
1. Cfr Documento di Damasco in L. MORALDI, I manoscritti di Qumran, Tea, I994.
2. Cfr. C. ROTH, Le point de vue de l’istorien sur le manoscrits de la mer Morte, in “Evidence”,
LXV,1957, 37-43.
3. Cfr Filone, Vita contemplativa.
4. Cfr. Filone, Quod omnis probus liber sit, 75-91; G.Flavio, Guerra Giudaica, II,119-161 oltre
che in I,78-80;113,117-161,567;II,113;567;III,11-21V,145.Antichità Giudaiche,XIII 171-173; 298;
311-313;XV,371-379,XVII,344-348; XVIII,1-2;5. Autobiografia,7-12;322-323, Plinio il Vecchio,
Storia Naturale, V, 15
5 Cfr. L. MORALDI, I Manoscritti di Qumran, op,cit.
6. Cfr. A. DUPONT-SOMMER, Ecrits esseniens decouverts prés de la Mer Morte, Paris 1959
7. Su terapeuti/contemplativi, che vivono ad Alessandria, sul lago Mareotide, cfr. A. FILIPPONI,
Commento a Vita Contemplativa, di Filone.
8. Cfr. L. MORALDI, I manoscritti di Qumran, op,cit.
9. Sulla loro funzione militare cfr. A. DUPONT-SOMMER Ecrits esseniens op. cit.
10. Regola dela Comunità (VI, 3, II,22) in L. MORALDI, op,cit.
11. Il Malkuth in Giudea aveva non la consistenza di Basileia ellenistica ma quella propria della
monarchia davidica e della teocrazia, secondo le connessioni proprie di un sistema sacerdotale
contrario alla forma puramente ellenistica.
12. Le attribuzioni ellenistiche erano odiate dai giudei.
13. La cultura giudaica aveva una sua concezione di regno, basato su un’investitura divina, come
unzione del prescelto , che aveva una funzione non solo religiosa ma anche militare.
14. Molti erodiani aspiravano alla regalità in Giudea e alcuni dividici:solo Roma, però, poteva dare
legittimità alle aspirazioni dei tanti pretendenti
15. Eusebio, St. Eccl: III,I2; 20,32
16. In Giudea solo Dio poteva dare l’investitura legittima, ogni altro sovrano non aveva potere per i
Giudei.
17 Numeri 24,27: una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israel.
18. In Documento di Damasco, (L. MORALDI op,.cit) si legge: la stella è l’interprete della legge ..
l’astro è il principe..
19. Su Gesu tecton cfr. A. FILIPPONI. Medismo ed ellenismo op. cit.Cfr G- Flavio, Ant, giud. XI, 5
20. Sull’assetto politico deòla Giudea e della Palestina e della Siria molti sono gli studi:
cfr.E.STAFFER, la Palestine au temps de Jesus Christe Parigi, 1885, E. STAUFER, Christus und
die Caesaren Amburgo 1952 M.P. CHARLESWORTH, Gaius und Claudius cap, XX C,A, H X
1934
21. La regalità asmonea è incompleta.
22. Con la morte di Alessandra la monarchia asmonea entra in crisi, in quanto è lacerata da lotte tra
farisei e sadducei: Pompeo poi preferendo l’allenaza di Hircano a quella di Aristobulo, determina
un patto di alleanza con Roma unilaterale, con l’aristocrazia del paese e si aliena per sempre la pars
popolare.
23. Cfr. Regola della guerra XII,7 (L.MORALDI, op.cit).”ma tu , Dio, sei terribile, nella gloria
dela tua regalità, e l’assemblea dei tuoi santi è in mezzo a noi quale aiuto eterno. Tra di noi c’è
disprezzo per i re, sdegno e derisione per i potenti giacchè Adonai è santo e il re dela gloria è con
noi , popolo di santi,e le potenze dell’esercito degli angeli sono tra i nostri recensiti”...)
24. cfr Regola della guerra XII,1 /ibidem)“poiché tu hai nei cieli una moltitudine di santi, eserciti di
angeli sono nella tua santa abitazione per lodare il tuo nome: Gli eletti del popolo santo li hai posti
per te in una comunità: il numero dei nomi di tutto il loro esercito è presso di te, nella tua dimora
santa, gli angeli del cielo sono nella abitazione della tua gloria; le benevolenze delle tue
benedizioni sono per essi e il tuo patto di pace l’hai scolpito per essi con uno stilo di vita per
regnare su di essi per tutti i tempi stabiliti dell’eternità, per visitare gli eserciti dei tuoi eletti
secondo le loro migliaia e le loro miriadi, insieme con i tuoi santi e l’esercito dei tuoi angeli, per
fortificare la mano nel combattimento, per abbattere quanti insorgono contro la terra allorché

101

Qu
est
compi i loro giudizi, mentre le tue benedizioni sono per gli eletti del cielo”)
25. in questi libri si trova la concezione cosmica giudaica con le fantasie angelologiche e
demoniache (specie nei libri degli Ekhaloth, dello Shi’ur Qomah e nel Sefer Yetsirah ed altri.)
26. Sulla cosmologia giudaica ed altro cfr H.J. SCOEPS, Das Juden Christentum, Berna 1964 e
E,STRUCKER, La forme la plus ancienne de Protévangile de Jacques, Bruxelles 1961
27. quando sono salito al primo palazzo ero devoto, nel secondo ero puro, nel terzo sincero, nel
quarto ero interamente con Dio, nel quinto presentai la santità a Dio, nel sesto dissi il trisagion di
Isaia dinanzi a colui che parlò e creò il mondo, affinché gli angeli custodi non mi nuocessero, al
settimo mi tenni saldo con tutte le forze, tremavo come verga a verga e dissi la preghiera seguente:
sia tu lodato, che sei esaltato, lodi all’altissimo nelle stanze della grandezza
Rabbi Aqiva è grande investitore di Shimon Bar Kokba a Mashiah , figlio della stella (Bar
Kokkeva) che si ribella nel 132-5 ai romani: Bar Aqiva dopo essere stato membro di una
delegazione ad Adriano in cui aveva mostrato la necessità di non profanare un luogo santo come il
monte del tempio con un santuario a Venere, era stato scorticato dai romani , vivo pur essendo
oltrenovantenne
28 Nel pater matteano noi diciamo Pater emon o en tois ouranois (padre nostro che sei nei cieli).
29 i Romani (esattamente da Antonio ed Ottaviano triumviri, allora cognati) imposero come re
Erode un privato che sapeva benissimo di essere illegittimo perché il regno era della famiglia
sacerdotale e precisamente di Aristobulo III (erede legittimo in quanto figlio di Alessandro di
Aristobulo II e di Alessandra figlia di IrcanoII).

Lestai e goetes palestinesi

Ho già accennato varie volte ai Goetes e lestai come ad un fenomeno


propriamente connaturato allo zelotismo, ora desidero zumare su Lestai e
goetes.
Tra gli zelanti della fede continuamente sorgono gli armati che sono
chiamati da Giuseppe Flavio lestai, in quanto reclutati da capi ed
ammaestrati in campi della Gaulanitide, si stanziano o sui monti dell’alta
Galilea e Iturea o nel deserto di Giudea o in Idumea e da lì scendono per
attaccare i romani o impedire gli affari dei sadducei e degli erodiani che
vengono derubati.
Tra gli zelanti sorgono, cioè spuntano all’improvviso dei santi , dotati di
qualche potere, o dei profeti, che si mettono a guidare il movimento
insurrezionale: questi sono definiti dai nemici goetes impostori che
manipolano la massa con la loro predicazione e con i loro miracoli.
In terra di Palestina nel lungo lasso di tempo della dominazione romana
Qcontinue furono le apparizioni di goetes, che promettevano la libertà
ue
mostrando il loro potere taumaturgico e la loro potenza operativa che
st
o
impressionava la massa di fedeli fiduciosa nella promessa biblica
eb
oo
k
ap 102
pa
rti
e
dell’arrivo del Mashiah, convinta della imminente sua venuta1.
Per comprendere Giuseppe Flavio che usa il termine goetes (maghi),
bisogna studiare i singoli casi e da qui capire l’uso dispregiativo dei
sadducei e degli erodiani, cioè della classe dominante filoromana convinta
invece del potere manipolatore dei magi nei confronti di una massa in
attesa del messia.
Il termine mi sembra la chiave di volta che permette di leggere insieme
zelotismo ed istanze popolari ideologiche e religiose, messianiche.
Esso viene da goao (gemo, mi lamento) e si connette con l’attività dei
profeti che annunciano mali con lamentevoli voci secondo le formule di
Geremia
Il termine quindi ha valore per Giuseppe Flavio di maghi impostori che
con formule lamentose annunciano catastrofi come primo significato, ma
ha sotteso come valore aggiuntivo un potere magico-terapeutico di
stregone capace di fare cose mirabili davanti al popolo.
Soprattutto il termine semanticamente include l’idea di uomo prediletto da
Dio, da lui invasato ed incaricato di parlare in sua vece e di operare come
suo inviato.
Questa idea sottesa ed inclusa nel termine goes spinge il popolo, in attesa
la
dell’evento messianico e scontento della dominazione romana, a seguire il
se
l
mago, considerato inviato da Dio ed acclamato in relazione alle sue opere
u
G
o
magiche. nd
r
La comparsa di un mago accanto a lestai indica una comunione tra i due
a s
es
gruppi, definiti volgarmente dall’angolazione della parte avversa sadducea,
l A
\n
accusata di servire due padron, di vivere bene, di dividersi i tributi del
a
ne
tempio e sacrificare per i romani e favorirli con le loro delibere nella
tie
Sahnedrin2. pa
r
Questo termine è equivoco in bocca a Giuseppe Flavio che vede da
ap
k
aristocratico filoromano la storia e legge le memoria storica giudaica
o
bo
tenuta dai sacerdoti. e
o
st
Per lo storico il termine greco, che traduce quello aramaico di nabi, con la
ue
connotazione di lamentela significa persona che fa cose mirabili a fini di
Q
ingannare il popolo; egli vi include la finalità, che esprime però un
giudizio sadduceo, una interpretazione dell’azione goetica, vista nella sua
durata e nella sua conclusione.
Il popolo invece legge l’uomo goes che sorge dal suo seno e che manda
messaggi di redenzione e che opera mirabilmente alla sua apparizione,
come inviato da Dio e ne è coinvolto emotivamente tanto da seguirlo

103
Questo ebook
entusiasticamente.
E’ il goetismo un fenomeno profetico proprio del mondo semitico, specie
palestinese che attende un messia redentore, un soter.

a
ppartiene a\n
Ogni goes subito è seguito ed amato da una folla di popolani e sacerdoti
minori che zelanti della fede, vedono in chi fa qualcosa di straordinario,
l’inviato di Dio, un nuovo Elia, un Messia e quindi ha l’appoggio
incondizionato dei combattenti armati, gli zeloti.
L’insieme di popolo, magi e zeloti viene visto e giudicato dalle azioni di
sussistenza quotidiana, specie della parte armata che fa imboscate militari
Alessandro G
ma anche latrocinio su carovane e su ricchi sacerdoti per il bene di tutti. 3
L’élite aristocratica e l’autorità romana controllano però il sorgere di ogni
nuovo goes per prendere le misure precauzionali: un goes è sempre
sorgente di tumulti, rivolte e stasis/rivoluzione.
La figura di Jehoshua Barnasha, Meshiah, si presta ad una definizione di
usella

goes, come quella di Giacomo capo della chiesa di Gerusalemme, suo


fratello.
Giuseppe Flavio sembra averli giudicati in modo diverso anche se
sostanzialmente in modo positivo: noi per ora ci asteniamo dall’esame e
dal giudizio poiché siamo interessati al fenomeno congiunto di massa, di
lestai e goetes.
Giuseppe Flavio sa che l’insieme ha una comunione di intenti e che i
componenti del gruppo sono uniti anche se hanno nomi diversi plethos (oi
polloi),lestai e goetes cioè popolo ladroni e maghi.
L’uso dei nomi indica già l’avversione verso la massa di popolo che segue
armata o inerme il goes perché non conforme all’equilibrio stabilito tra
l’élite aristocratica sacerdotale e la romanitas dominante. Perciò noi
conoscendo Gesù come goes e zelota e i suoi discepoli come popolo in
attesa messianica, identifichiamo Zeloti e seguaci del Regno dei Cieli e li
consideriamo come un insieme, un gruppo in cui i primi sono gli armati
che vivono sui monti o nel deserto e gli altri, predicatori, che reclutano i
malcontenti ed aizzano contro i sadducei e i romani :insomma noi
riteniamo tutti questi, integralisti che vogliono il ripristino del patto con
Dio e la cacciata dei goyim.
Inoltre Giuseppe sa che tra questi hanno un preciso ruolo di collant i santi
Esseni, i bianchi sacerdoti organizzati con sistema agricolo nella zona oggi
conosciuta come Qumran.
Perciò noi crediamo di capire le motivazioni per cui lo storico di corte
flavia abbia interesse a valutare così dispregiativamente il fenomeno

104
zelotico e goetico, nonostante una certa ammirazione per alcuni goetes e
per gli esseni: egli è sempre un giudeo che mai si potrà integrare nel
mondo romano–ellenistico, dato il monoteismo e il nazionalismo giudaico.
Le sue due opere maggiori, La storia Giudaica scritta subito dopo la
distruzione di Gerusalemme e Antichità giudaica, apparsa in epoca
Questo ebook ap

domizianea, sono due apologie differenti: la prima è solo una apologia


personale; la seconda, opera scritta nel 94, serve come apologia del
giudaismo di fronte all’ecumene romano.
Egli quindi ha bisogno di purgare l’opera di ogni antiromanità e mostrare
segni di un’apertura verso il kosmos romano-ellenistico, tentando di dare
l’impressione di una personale integrazione.
Da qui le contraddizioni sue e quelle poi degli evangelisti, costretti a
p
artiene a\nAless

mediare a smussare e cambiare per restare nel seno dell’impero, specie


dopo la distruzione del tempio, dopo il trionfo flavio.
Giuseppe, che doveva aver già parlato di Gesù, perciò, o elimina lui stesso
le notizie di un goes (che si era proclamato re e che era stato ucciso dopo
una fortunata spedizione su Gerusalemme in periodoTiberiano) in un
nuovo momento pericoloso per il giudaismo a causa delle tendenze alla
andro Gusella

theosis di Domiziano o le notizie sono state cancellate in seguito, in epoca


di dominio cristiano4.
Se è esatta la scarsa notizia, sicuramente interpolata, su Gesù in quanto
legomenon può aver significato di detto, su uno di cui si è già parlato,
dobbiamo pensare che l’autore ha una certa stima di Giacomo, fratello di
Gesù, detto Cristo5.
Ma se di Gesù sostanzialmente Giuseppe non dà nessuna notizia, se non
accennare a qualcosa di grandioso riferito ad un uomo, sophos, mostra
invece di conoscere il fratello Giacomo, per il quale ha una certa
ammirazione forse per le qualità pure di santità6.
Infatti Giacomo è lodato per la sua estrema pietà in senso religioso e viene
visto come martire solo religioso, mentre forse il fratello era considerato
un goes, in quanto la sua impresa finita con l’insuccesso con la morte in
croce, testimoniava non solo l’umanità, ma anche l’antiromanità.
Non è strana l’ammirazione per un elemento, della stessa stirpe di
Jehoshua, che doveva essere stato un nemico della sua famiglia e
sicuramente di ogni sacerdote sadduceo, addetto alle funzioni del tempio,
ma era apprezzato per la sua condotta morale.
Jehoshua , pur uomo sophos, anche se indefinito nella sua natura doveva
apparirgli un goes, della stessa tipologia di Giuda, forse di un grado

105
inferiore (sophos di norma ha minore valore rispetto ad un pedagogos e
sophistes), taumaturgo impostore.
Di questo Gesù detto Cristo, Giuseppe conosceva certamente la funzione Qu
est
di goes nel periodo di Pilato e la sua azione antiromana da lestes- zelota, a o
noi non pervenuta (stranamente), ma aveva avuto rapporti con suoi
seguaci nelle sue molteplici sette, in cui si era diviso il Malkut ha
Shamaim, dopo la fine di Gerusalemme.
Eppure non ce ne parla, ma ci parla del fratello e connette la sua morte con
la distruzione del Tempio.
E’ strano che si parli di un seguace seppure grande e non del fondatore.
Comunque, dopo di Gesù, Giuseppe parla di molti goetes che creano
movimenti insurrezionali e sotto Agrippa I e sotto i governatori romani di
Giudea.
Al di là della vicenda di Gesù, si può dire, però, in conclusione, a mio
parere, con una certa sicurezza che in terra di Palestina il movimento degli
Zeloti è connesso con quello del Malkuth, legato a goetes e agli esseni e
che Gesù e Giacomo (Gesù specialmente) hanno le caratteristiche di
goetes.
Goetes e lestai ci sono sempre stati là dove c’è un popolo oppresso da un
altro. Il colonialismo europeo ha accentuato il fenomeno e lo ho mostrato
nella sua crudezza. Noi italiani abbiamo fatto la nostra parte, specie nel
periodo fascista in Libia: Omar al Mukhtar è un capo partigiano libico,
anche lui un goes e lestes, maestro del Corano e difensore della propria
terra , un valoroso che controlla l’entroterra con pochi uomini ed affronta
l’esercito di Badoglio che, dal 1928 è governatore della Cirenaica
tenendolo spesso in scacco. Il governatore proclama solennemente la
distruzione totale (Nessun ribelle avrà pace, né lui né la sua famiglia, né i
suoi arredi né i suoi armenti, distruggerò tutto uomini e cose) ed usa tutti
mezzi militari e 20000 uomini per stanare i ribelli (aerei autoblindo,
mitragliatrici, cannoni, radio e perfino ordigni chimici): Omar solo l’11
settembre del 1931 viene catturato ed impiccato pubblicamente, mentre la
popolazione libica del Gebel (circa 100000 persone) viene deportata ed
internata in 15 campi di concentramento (sono ancora testimonianza di
infamia eterna e di ricordo antitaliano Soluch, Sidi Ahmed, el Magrum) e i
beni confiscati e i villaggi distrutti7.

Note

106
1. L’attesa del messia fa spesso scambiare i profeti per impostori e Giuseppe accomuna tutti come
goetes in quanto per lui tutti i santoni predicatori sono falsi mistificatori, maghi. Noi oggi
giudichiamo il fenomeno della Guerra Santa Islamica da occidentali industrializzati, come Giuseppe
Flavio da romanizzato vedeva il terrorismo giudaico zelotico e goetico. Come oggi siamo abituati a
vedere Mullah, Aitollah, Ulema e falsi Mahdì, abili a parlare e capaci di eccitare le masse già
fanatiche di Meslim, così i romani e i loro alleati vedevano l’0ltransismo fideistico giudaico con le
loro rivendicazioni di terra santa e di nazione indipendente.
2. Mt i due padroni 6.24 e le due vie 7.13.
3. il giudizio negativo sugli Zeloti dipende dal sistema di approviggionamento dei banditi che per la
propria sopravvivenza si dedicano al latrocinio.
4. Non ho dati sicuri per dire quanto e come ci siano state interpolazioni, aggiunte e soppressioni
nel testo. Cfr. R. EISLER, Das Testimonium flavianum cit.
5. Ant. Giud. XVIII, 63-4. legomenon è anche in Matteo XXXVII,17. Se si pensa che Matteo scrive
nello stesso periodo , forse ad Alessandria si potrebbe fare qualche congettura , ma è solo una
ipotesi : troppo pochi sono i dati per una probabile ipotesi.
6. La figura di Giacomo, comunque, sembra anch’essa trasformata e letta solo in senso morale e
rituale e vicina a quella del fratello secondo la lezione dei Vangeli canonici: l’antiromanità è
limitata e quasi del tutto cancellata.
7. Cfr. V. BIANI, Ali italiane sul deserto, Bemporad 1936.

Un goes: Theuda

Durante il regno di Agrippa (37-44)1 si verificò la grave crisi tra il


giudaismo e Gaio Caligola con la manifestazione più imponente della
storia di Giudea organizzata dai sadducei, che fu una vera e propria
trasmigrazione di popolo, e con l’episodio di Petronio che tergiversava per
il bene della popolazione, indeciso se obbedire al sovrano o morire2.
ella

In quell’occasione, fatale per il popolo ebraico, probabilmente si fece il


massimo tentativo in senso pacifista da una parte, ma dall’altra si era
Gus

mostrato un apparato militare tale da vendicare la probabile strage del


dro

popolo inerme .
Non è qui il caso di ripetere quanto detto sull’episodio: a noi preme
a n
less

mostrare la presenza zelotica con una coscienza antiromana a livello sia


popolare che sadducea ed erodiana, seppure mascherata dalla deferenza
nA

verso la romanitas.
e a\

Infatti anche Agrippa si era molto impegnato a prepararsi militarmente,


n

approfittando della situazione a lui favorevole, potenziando la parte


r t i e

settentrionale delle mura di Gerusalemme e si era ingegnato a crearsi una


pa

societas con reguli a lui devoti, ma era stato contrastato da Vibio Marso,
ap

che l’aveva accusato di operazioni illegittime3.


ook

Anche Agrippa, seppure erodiano e sicuramente filoromano, aveva una sua


eb

coscienza e cultura giudaica e, quindi, una congenita antiromanità,


sto

107
Que
dimostrata in epoca caligoliana.
Que
Infatti la sua moralità, pur deviata dall’ellenismo, da re si era ricomposta
sto
ebo
ok a
pp ed si era ristrutturata in senso giudaico tanto che sapeva cucire insieme
paideia e musar, così che si mostrava un pio e zelante fedele, riconosciuto
come tale anche dalla letteratura rabbinica4.
L’episodio di Petronio si concluse positivamente per il giudaismo e il
regno di Agrippa non ebbe conseguenze, data la brevità, di un certo rilievo
storico.
La storia seguì il suo corso: Gaio fu ucciso e Roma, dopo la morte di
Caligola e poi dopo la morte di Agrippa, non dava il potere al giovinetto
figlio di Agrippa (anche se gli diede la possibilità di nominare i sacerdoti)
ed inviava Cuspio Fado governatore, mandato da Claudio a ripristinare
l’ordine secondo le direttive imperiali con la repressione degli zeloti5.
ll nuovo procuratore inviato con compiti maggiori rispetto a quelli che lo
avevano preceduto nel periodo pre-Agrippa, trovando però lo stesso clima
di guerriglia, si comportò come gli altri prefetti: infatti fece uccidere
Tolomeo un capoladrone che aveva provocato disordini ai confini con la
Nabatea e con l’Idumea, forse della stessa famiglia di Barabba.
Mentre erano in atto manovre di repressione romana ed azioni di attacco
zelotiche sorse un nuovo Goes: Giuseppe Flavio parla di un Theudas6.
Era questi un santone, oltre che profeta (goes - prophetes) che prometteva
di far fuggire i giudei zelanti al di là del Giordano in modo miracoloso:
egli affermava che se lo seguivano, il Giordano si sarebbe aperto come un
tempo il Mar Rosso davanti a Mosè7.
Probabilmente Theudas voleva la separazione dei santi dagli impuri: era
questo un modo di cercare la santità, spinto forse dal desiderio di non
pagare il tributo, ora ripristinato, con il ritorno dei romani: egli in questo
modo dava un segno della sua ecsousia, come chiedevano i farisei a Gesù.
Non sappiamo se tra questi c’erano anche i seguaci del Regno dei cieli e
gli zeloti, ma è probabile perché Gamaliele in Atti parlando di Theuda in
occasione dell’imprigionamento di Pietro e di Giovanni, volendo mostrare
che le cose umane si disfano da sole, mentre quelle divine hanno un loro
fatale corso, non interrotto dall’uomo, lo indica come goes in senso
dispregiativo e ne vede il fallimento come opera umana8.
Il giudizio, però, è da parte di un membro del sinedrio chiaramente
filoromano, che condanna sia l’azione di Giuda che quella recente di
Theuda.

108
Note
1 Nel periodo di Agrippa gli zeloti si riorganizzarono e poi, dopo la morte del re giudeo, fecero
sentire il peso della nuova organizzazione militare.
2. Cfr A. FILIPPONI, Il primissimo cristianesimo ed Erode Agrippa, op.cit.
3 Ibidem
4. Ibidem
5. Bikkurim, II,4; Sotah, VII,8. -in Danby The Mishnah pp.97,301.
6. Cuspio Fado è procuratore tra il 44-46
7. At. 5. 36 e sgg; e Flavio, Ant. giud. XX,97-99. Cfr. M. EISLER, Iesous Basileus op, cit pensa
che Giuseppe si riferisca ad una setta specifica di Recabiti, una sorta di guaritori nomadi, chiamati
Bethrefa ed Hengel (Die Zeloten) ritiene che lo storico usi il termine goes col valore di impostore e
falso profeta forse perché i guaritori aizzavano i corregionali contro i romani ed avevano fomentato
staseis (rivoluzioni). Comunque Theudas ha caratteristiche di Messia più che di semplice goes.
8. Su Gamaliel cfr. A. FILIPPONI, il Primissimo Cristianesimo , op.cit.e G. RICCIOTTI, Giuseppe
Flavio op.cit. e di S. BRANDON, Gesù e gli zeloti op.cit.,M. HENGEL, Die Zeloten op.cit.

Q
Giacomo/Iàkoobos, capo della Chiesa di Gerusalemme

ue
st
o
Noi non sappiamo se i Basileici seguono un goes come Theudas, però lo

eb
oo
escludiamo per molti motivi.

k
Nel periodo di Agrippa e in quello successivo delle altre procuratele

ap
pa
romane possiamo dire che il clima di ostilità tra giudaismo e romanitas si è

rti
ulteriormente deteriorato e che quindi l’odio verso lo straniero aumenta in

en
e
Giudea tanto che di nuovo esplode: la presenza di Theudas lo testimonia.
Non si sa per quale motivo Claudio riprese la veste sacerdotale e la fece
collocare nella torre pretoria, sotto la protezione romana.
La venuta infatti di Longino (successore di Marso) come governatore di
Siria con un esercito a Gerusalemme, preparato a fronteggiare i Giudei
che erano in rivolta o pronti alla rivolta, sottende una situazione di
tensione1.
La nuova ingerenza dopo che Vitellio, in occasione della pacificazione,
seguita forse alla morte di Yehoshua, aveva donato al sommo sacerdote la
stola da custodire, sembrava, ora, una nuova provocazione, specie dopo lo
spiegamento di forze di Longino, d’altra parte subito ritirate.
L’elezione poi a procuratore di Giulio Alessandro Tiberio dovette
sembrare a basileici e a zeloti una vera offesa perché questi era considerato
un apostata: un giudeo dispezza il goy ma aborre l’apostata e perciò non
sopporta di obbedire ad un rinnegato.
Claudio quindi conoscendo bene il giudaismo, in quanto amico degli
109
erodiani e uomo di cultura sensibile ai problemi della integrazione,
facendo questa elezione, sembra fare un’azione di reazione intenzionato
Qu ad
una repressione, come già aveva fatto a Roma, a detta di Svetonio.est
o
Noi non sappiamo quale azione svolse Giacomo con la sua comunitàebma
sappiamo che essa si mantenne vergine, cioè pura da ogni contaminazione oo
2
ka
e quindi oltranzista e zelotica, indoma nella sua lotta antiromana . pp
ar
E’ probabile che abbia sfruttato ogni manifestazione antiromana ma non tie
quella di Theudas che aveva intenti messianici, ma tendeva ad una fuga da n
Gerusalemme: Gesù Davidico aveva diretto tutta la sua azione verso
Gerusalemme: per Giacomo, dunque, Gerusalemme non deve essere
abbondonata, il monte del tempio deve rimanere la sua casa.
Questo pensiero mi va propendere ad una secessione da Theudas e non ad
una propensione; per Giacomo Theudas è come Paolo di Tarso, un eretico.
Certamente la lotta si inasprì con l’arrivo di Tiberio Alessandro (46-48
d.C.), figlio dell’alabarca di Egitto, un giudeo rinnegato ed apostata che
aveva fatto carriera militare3.
Questi era un militare, destinato ad essere un grande elettore di
Vespasiano, come governatore dell’Egitto e destinato ad essere al fianco di
Tito nella distruzione del Tempio di Gerusalemme, potentissimo
alessandrino discendente della stirpe di Onia IV4.
Era considerato un ebreo degenere perché apostata, anatemizzato, porco
romano, più spregevole dei romani.
Essendo un uomo di potere ed avendo un senso militare stana i capi zeloti
favorito dalla conoscenza dei luoghi e cattura i due figli di Giuda, Shimon
e Iakob e li fa crocifiggere.
Chiaramente la Giudea e la Galilea che ora sono congiunte sotto lo stesso
procuratore sono in subbuglio: zeloti e basileici di Giacomo in allarme.
Non si conosce quale sia stata la loro tensione ma è comprensibile perché
il governatore essendo giudeo sa dove colpire.
Ho parlato di basileici di Giacomo, usando una terminologia nuova per
basileici ed una vecchia per indicare il fratello nella carne di Cristo, non
l’apostolo detto Giacomo il minore, figlio di Cleofa, cugino, per
distinguerlo da Giacomo il maggiore fratello di Giovanni, figlio di
Zebedeo, ricco armatore di Tiberiade ucciso di spada sotto Agrippa, ma
Giacomo uno dei parenti del signore quello che cercò di fermare Gesù
ritenuto pazzo, che non era un suo discepolo5.
Su di lui si hanno molte notizie da vari autori, per cui si può tentare una
valutazione generale della sua vita e della sua morte.

110
Si sa che questi era il capo della Chiesa di Gerusalemme, dopo esserne
stato uno dei tre pilastri, poi capo assoluto, superiore a Pietro che appare in
subordine nell’episodio di Antiochia
Sappiamo da Paolo che Gesù gli era apparso, notizia ribadita da Girolamo
che cita un frammento del vangelo degli Ebrei, perduto, e che lo aveva
convertito e che era diventato un membro della comunità (Atti I,15-26)
insieme a sua madre e agli altri fratelli6.
Forse durante il regno di Agrippa, essendosi Pietro compromesso con il re
erodiano, la comunità scelse Giacomo come capo, sia per la linea dinastica

Questo eb
propria del costume zelotico, che (cfr. Il primissimo Cristianesimo ed
Erode Agrippa) per il suo zelo per la legge in opposizione a Pietro che
indulgeva verso forme paganeggianti e si apriva verso rapporti con pagani
e perfino con italici e romani7.

ook appa
Si conosce il suo vangelo in contrappozione a quello di Pietro e poi di
Paolo, di cui si parlerà in seguito: quello degli ebrei o dei circoncisi,
opposto a quello dei gentili o incirconcisi, basato sulla tradizione giudaica
e zelotica in relazione alle attese messianiche relative a Gesù risorto,

rtiene a\n
destinato a ritornare per la redenzione del solo popolo giudaico.
Con i giudei zelanti si ritiene che Giacomo ebbe un grande ascendente per
la sua vita ascetica e che fu apertamente ostile agli erodiani e ai sadducei,
specie alla potente famiglia degli Anano8. Alessand
Con certezza si conosce la sua morte ad opera di Anano II sommo
sacerdote in un momento di mancanza di autorità romana: il procuratore
nominato Porcio Festo era morto (60-62d.C.) e L. Lucceio Albino (62-64
ro Gusella

d.C.) non era ancora in sede9.


Anano approfittò della vacantia del procuratore, riunì arbitrariamente il
sinedrio e e fece condannare alla lapidazione Giacomo fratello del detto
Cristo ed altri, accusati di aver violato la legge10.
Giuseppe Flavio, che ci dà la notizia, ci informa che alcuni molto
morigerati e zelanti della legge erano afflitti per la morte di Giacomo e
perciò informarono il Re Agrippa II. invitandolo a impedire ad Anano
simili azioni, mentre altri accusarono Anano di avere commesso
l’irregolarità di riunire il sinedrio senza autorizzazione romana.
Anano secondo Flavio fu perciò rimproverato e esautorato da Albino11.
Giuseppe, che è filoromano come Anano, discendenti ambedue da famiglie
di filoromani una quella di Mattatia e l’altra di Anano I, sembra qui
condannare l’operato di Anano e forse precedentemente aveva condannato
Gesù come goes, impostore anche se ci ha lasciato la scarna notizia

111
immessa nel XVIII, probabilmente rivista corretta ed adattata da cristiani
in altri tempi per cancellare i dati sulla figura umana del Christòs12.
Ma nonostante tutto, si può capire quanto si dice se si considera la notizia
dal punto di vista religioso e si rileva la figura di Giacomo con la sua
funzione sacerdotale13.
Due, dunque, sono le lamentele da parte di cittadini: una di quelli, zelanti,
che si rivolgono al re; l’altra di quelli, che si rivolgono ad Albino, perchè
accusano di atto illegale il sommo sacerdote.
Chiaramente siamo di fronte a Zeloti o ad uomini dell’area zelorica che
hanno come riferimento un erodiano, il male minore, per lamentarsi
dell’uccisione di Giacomo e dall’altra parte uomini, forse sadducei che si
rferiscono ai romani come filoromani, nemici degli Anano14.
Anano dunque è nemico sia degli uomini oltranzisti che dei moderati
filoromani: perciò è da definire un reazionario che da sadduceo impone la
Qu
legge rigorosamente e violentemente come aveva fatto Anano I, suo padre
e
e Kaifas suo cognatosto 15
.
Ciò ci permette di efarebo qualche riflessione su avvenimenti relativi la morte
di Gesù ok
ap
In un quadro politico difficile, pa specie all’epoca seianea, c’erano beghe
religiose profonde nel seno del r tie Giudaismo gerosolimitano: il basso clero e
ne
i leviti si opponevano ai grandi sacerdoti a\ detentori del potere del tempio in
quanto gestivano il tesoro e le truppe n Al del tempio avendo come tamias e
es
strategos loro uomini di solito parenti del sasommo sacerdote, questi uomini
formanti il potere del tempio poiché eranondcostretti ro a pagare il pizzo ai
romani esosi, necessariamente dovevano ridurre Gule elemosine ai leviti e ai
sacerdoti minori, per poter mantenere il loro alto esdi ell vita16.
a
Fatta questa considerazione retrospettiva, si può dunque, dire che Anano
è il capo dei sadducei e Giacomo è un altro capo, ma del basso clero.
Si ritiene che in quell’epoca funzionavano due sommi sacerdoti uno
sadduceo ed uno esseno. Giacomo sommo sacerdote essendo stimato
perché rechabita e nazireo, vivente costantemente nel tempio e godente del
privilegio di entrare lui solo nel tempio tanto da essere chiamato giusto ed
Oblias cioè roccaforte del popolo e della giustizia17 era nemico di Anano
e di tutti i sadducei.
Questi temevano il ritorno del Cristo in quanto il popolo attendeva la
parousia di Gesù che come messia sarebbe tornato per la redenzione di
ogni israelita18.
Da qui la domanda fatta a Giacomo( dicci qual’ è la porta di Gesù) e la

112
sua risposta fiduciosa nella parousia del fratello, tanto che la folla urlava
osanna al figlio di Davide19.
Allora Anano diede l’ordine di precipitarlo dal bastione/pinnacolo del
Tempio, di percuoterlo a morte20.
Se la cosa sta così, se cioè Anano fa uccidere Giacomo e gli altri per
riunire il sacerdozio, diviso, temendo il ritorno di Cristo che aveva istituito
il sacerdozio essenico, rimasto per concessione romano accanto a quello
sadduceo, vuol dire che dalla morte di Gesù fino a Festo c’era stato una
lotta tra i sostenitori dei due sacerdozi sia nel periodo del regno di Agrippa
che sotto le varie prefetture e che questo era stato il motivo di attrito tra il
grande sacerdozio e il sacerdozio medio basso a cui era legato il popolo,
che aveva seguito anche altri goetes come il profeta egizio21 sotto la
procuratela di Felice22.
Dopo la morte di Giacomo23 il successore fu della famiglia di Gesù, ma
poco dopo all’atto della guerra si ebbe un solo sacerdozio quello
straordinario bellico, proprio zelotico, quindi essenico e fu abolito quello
sadduceo24.
Riassumendo se c’erano in funzione due sacerdozi nel tempo di Festo,
quello di Giacomo era un nuovo sacerdozio istituito forse durante il regno
di Gesù, mantenuto da Agrippa e poi rimasto, e quello di Anano,il vecchio
sacerdozio, istituito da Erode con uomini di Babilonia25.
Forse questo potrebbe spiegare perche i giudei avessero due referenti: la
monarchia asmonea e i romani.
Fatta questa precisazione, tornando ai fatti del 62 si rileva che Giacomo,
considerato pericoloso da Anano per la sua prestigiosa figura di giusto e
di sommo sacerdote, fu ucciso26.
Ora si sa che Giuseppe Flavio vede nella morte di Giacomo una causa
della caduta di Gerusalemme e della distruzione del tempio e ciò è
riportato da Origene27.
Qu
es

Giacomo dunque è un uomo importante se la sua morte è considerata causa


to

della rovina di Gerusalemme.


eb

Cerchiamo di capire.
oo

Gli zeloti e i fedeli del regno dei cieli che attendevano la parousia del
ka

Cristo aumentano la loro azione di guerriglia e rispondono alle


pp
art

provocazione di Albino e di Gessio Floro in modo crescente tanto da


iniziare la guerra contro i romani28.
ien
ea

Allora furono i cristiani a portare la Giudea alla guerra?


\nA

Non i cristiani che sono di Antiochia ma la comunità del regno dei Cieli,
les
sa

113
nd
ro
G
fondata da Gesù che con lo zelotismo andò alla guerra e al suicidio.
Essi non potevano capire la logica né dei sadducei né degli erodiani che
sostanzialmente affermavano che il popolo romano in quanto vincitore di
tante guerre, era stato eletto da Dio a governare sul mondo, che gli ha
affidato il compito di regolare con la iustitia romana gli altri popoli e di
formare un Kosmos unitario, di unificare culturalmente l’oikoumene.
Essi erano troppo nazionalisti e troppo invasi dall’idea di essere gli unici
eletti da Dio, troppo convinti che sola la loro era giustizia e che soli giusti
erano i pii giudei: essi, integralisti e fondamentalisti, non sapevano leggere
la superiore cultura romano-greca né sapevano adattarsi: l’invito di
Agrippa II che aveva fatto vedere la grandezza militare e politica del
popolo romano a pagare il tributo restò inascoltato:se il re non fosse
fuggito sarebbe stato ucciso dalla folla , che credeva che la volontà di Dio
era quella della Guerra,espressa nella vittoria di Bethhoron!29.
Da pazzi , nel nome di Yhwh vanno al suicidio invano frenati dai sadducei
e dagli erodiani.
Infatti era accaduto che Ananias e suo figlio Eleazar, uomini moderati
rispetto agli Anano, che detenevano il potere sacerdotale e la strategia del
tempi, erano stati attirati tra gli zeloti e i basileici30.
Noi ci spieghiamo il rapporto tra la famiglia di Anania e i seguaci zelotici
del Malkuth in questo modo: Ananias era un ricco sadduceo nemico degli
Anano, che aveva avuto il sommo sacerdozio riunificato, forse per
sorteggio, con l’appoggio dei popolari e perciò era coinvolto nella
rivoluzione.
Ma quando Eleazar, suo figlio, è capo rivoluzionario e si ha già coscienza
rivoluzionaria, entra in azione il legittimo capozelotico, Menahem figlio di
Giuda.
Questi, probabilmente separato dagli altri perché braccato dai romani,
dopo aver occupato Masada, si rifornisce di armi, lascia una guarnigione
nella fortezza e raggiunge Gerusalemme, deciso a congiungersi con gli
altri rivoltosi31.
Menahem è un sophistes come suo padre, un dottore della legge, che aspira
al comando supremo della rivoluzione, che nel frattempo ha liquidato gli
erodiani che avevano aiutato i sadducei e si era impossessato della città
alta e della fortezza Antonia., dopo aver bruciato i palazzi di Agrippa II e
di sua sorella Berenice, gli archivi pubblici e la casa dello stesso sommo
sacerdote (ad opera forse dei Sicari)32.
Menahem si proclama subito egemon capo della rivolta e si comporta
Q

114
u esto
come un re 33.
Menahem aveva raggiunto il massimo delle aspirazioni zelotiche, la
distruzione degli archivi e quindi la cessazione dei pagamento delle tasse:
forse solo Gesù con la conquista di Gerusalemme aveva ottenuto la stessa
cosa, ma non ne abbiamo notizie; ma è ucciso da Eleazhar che vendica la
morte del padre mentre prega nel tempio regalmente vestito e sotto lo
sguardo di guardie zelotiche34.
Eleazhar ben Jahir, suo parente, sarà l’ultimo a deporre le armi contro i
romani a Masada e si ucciderà insieme a tutti gli altri difensori per non
cadere nelle mani dei nemici: il suo discorso finale è la sintesi del pensiero
zelotico e di quello dei basileici: il giudaismo in ogni suo forma non
poteva mai conciliarsi con la Romanitas: i tanti eroi di guerra, ognuno a
modo suo, testimoniano la propria fede e la propria avversione a Roma35.
Dunque la civiltà giudaica, in quanto legata al nomos, alla legge,
espressione di una tradizione, basata sul conservatorismo e sulla cultura
agricola, era inconcialibile con quella Romano-greca,impostata in senso
commerciale, basata sui valori progressistici e sulla tensione verso sempre
nuovi traguardi,tesa ecumenicamente verso la politeia.
La civiltà romana è un fenomeno sincretistico aperto alla ricerca di una
comunione di culture da conseguire come sistema cosmico, in cui le parti
si accordano e si concordano per una sinfonia universale: il Kosmos voluto
dall’autocrator è prima di tutto kosmos individuale e privato di singole
persone e singoli stati, che per il benessere generale si sottomettono
all’auctoritas imperiale, godendo dei vantaggi del benessere e della
giustizia e dell’eirene assicurati ad ogni membro dell’imperium36.

Quest
Note
o eboo
ka
1. Su Longino , successore di Marso cfr. A. FILIPPONI, Il primissimo cristianesimo op. cit..
2. Su Tiberio Giulio Alessandro e suo padre l’alabarca Alessandro Cfr.A.FILIPPONI, Il primissimo
cristianesimo ed Erode Agrippa op.cit.
3. Sulla stirpe di Onia IV in Egitto cfr A. FILIPPONI, Il primissimo cristianesimo ed Erode
Agrippa op. cit.
4Sul governo di Tiberio Alessandro in Giudea cfr. G. CHALON, L’Edit de Tiberius Iulius
Alexander, Losanna 1964.
4. Mc 6,1-6.
5. At.1,13; 12,17;15,13.
6. Paolo ( I Cor, XV,5,7 gli Atti (I,15-26) e Girolamo (Vir. ill. 2) ci parlano della carriera di
Giacomo all’interno della comunità.
7. At, 10,1 e sgg ed 11,1-27.

115
ene a\nAle
8. Come suo fratello Gesù Giacomo è nemico della potente famiglia degli Anano.

ti
9 Ant. Giud. XX,197-99.

ar
10. Non si può discutere sul termine fratello nella carne .: Gesù e Giacomo sono fratelli.

pp
11. Ant. Giud, XX,200-3.

a
12. Cfr M. EISLER, Iesous Basileus, op.cit. la notizia su Gesù è certamente spuria: essa fu

k
aggiornata ed adattata dopo le soppressioni di parti dell’opera riguardanti la figura di Gesù.

o
Questo ebo
Concordo con R. Eisler oltre che con S. Brandon, Gesù e gli Zeloti ,op. cit..
13. Giacomo sembra essere sommo sacerdote di stampo essenico ed sembra contrapposto a un
sommo sacerdote sadduceo. La notizia su Giacomo è anch’essa rivista ed accomodata: La figura di
Giacomo, comunque, ci è tramandata nella sua interezza , nonostante le lacune sui rapporti con il
fratello.
14. Da questa divisione sacerdotale mi sembra che dipendano le due diverse delegazioni.
15. La potenza e prepotenza della famiglia Anano si vedono chiaramente nell’episodio della morte
di Giacomo.
16. La riflessione si è fatta per mostrare la diversa situazione tra la morte di Gesù e quella di
Giacomo e per rilevare l’opposizione tra le due parti sacerdotali, quella dell’alto clero e quella del
medio clero.
17. La notizia su Giacomo è di Egesippo Cfr Eusebio Hist. Eccl. II,XXIII,3 e IV, VIII,1-2 e XXII,1-
9 e cfr Epifanio Haer.XXIX 3-4 in P.G ): eti de kai ierateusanta auton kata ten palaian ierosunen
euromen.Diò hai ephieto autò apacs tou eniatou eis ta Agia ron agion eisienai,os toisarchieresusin
ekeleusen o nomos , kata to gegrammenon . Outo gar istoresan polla pro emon perì autou,
Eusebios te kai Klemes kai alloi. Allà kai to petalon epi tes kephales , ecsen autò pherein pathos oi
proeiremenoi acsiopistoi andrei en toris up’auton upomnematismois emarturesan (ancora
trovammo che esercitava il sacerdozio secondo l’antico costume; perciò gliera concesso una volta
ogni anno entrare nel santa santorum, come la legge prescriveva ai sommi sacerdoti, secondo la
scrittura.
Così infatti prima di noi raccontavano su di lui molte cose Eusebio Clemente ed altri. Ma gli era
anche concesso portare la mitra sul capo ,essendo quanto hanno attestato i ricordati uomini degni
di fiducia nelle memorie antiche da loro scritte).
18. Su Giacomo e le sue qualità e prerogative cfr Eusebio, Hist. Eccl. II,XXIII,7. e cfr. M. EISLER,
Iesous Basileus cit. che legge oblias come abh la’ am un padre per il popolo, da cui fortezza o
baluardo per il popolo di Egesippo. Sulla attesa del ritorno del fratello cfr.A.FILIPPONI., Erode
Agrippa e il primissimo cristianesimo, op. cit. . Sul suo protoevangelo cfr. E. STRYCKER, La
forme la più ancienne de Protevangile de Jacques, op. cit.
19. cfr. Eusebio, Hist. Eccl. II,XXIII,10 e sgg alcuni gruppi di ebrei (ci sono molte discussioni
sull’identificazione di questi gruppi, probabilmente di sadducei non di farisei) chiedono qual è la
porta di Gesù’’? Giacomo risponde solo che Gesù è il salvatore e converte alcuni capi.Da queste
conversioni deriva un tumulto (thorubos),che determina l’uccisione del fratello di Gesù. Qual è la
porta di Gesù tis e thura tou Iesou (Sha’ar ha yeeshu‘ah/ qual’ è la porta della salvezza?)frase
ambigua che si rifa ai salmi (CXVIII,20), letta in seguito arbitrariamente come Sha ‘ar Yeshua
(qual’è la porta di Gesù?) è oggi un passo di difficilissima interpretazione, che ha autorizzato le
più stravaganti interpretazioni.
20. Cfr. Eusebio, Hist, Eccl. XXIII,18: lo storico mostra come un lavandaio (eis ton ganpheon )
uccise Giacomo con un colpo di bastone; noi però sappiamo che l’uccisione di un eretico doveva
avvenire per lapidazione. Giacomo quindi è morto in un tumulto. Se poi leggiamo Eusebio che
narra della storia di Egesippo sappiamo che Giacomo morì per lo stesso motivo del fratello Gesù
(IV,XXI,4)
21. In quel tempo ci fu un giudeo di Egitto che raccolse una moltitudine di seguaci sul monte degli
ulivi , promettendo come Giosuè che le mura della città sarebbero cadute ad un suo ordine e che
egli avrebbe guidato i suoi fedeli ad annientare la guarnigione romana che era nella torre Antonia
Felice ben appostato, fece Atti degli Apostoli uccidere molti giudei e prese molti prigionieri, ma gli

116
sfuggì l’ebreo egizio Cfr. (XXIV,24) in cui il centurione dice che i seguaci dell’egizio erano sicari.
22. Su Felice (52-60), fratello di Pallante favorito di Claudio cfr Ant. Giud XX,137,162-4,177-8.182
e Tacito Hist, V,9 per omnem saevitiam ac libidinem ius regium servili ingenio exercuit (con ogni

lla
crudeltà e dissolutezza esercitò il potere regio con animo servile.

se
Tacito accenna a ciò che ha già detto Giuseppe ripetendo che Felice era un liberto, di Claudio e

Gu
che per primo, come non eques, governò la Giudea e che sposò la figlia di Agrippa I, Drusilla.

dro
23. Sembra che dopo la morte di Giacomo fu eletto capo, suo cugino( o fratello) Simeone.
24 Durante la guerra fu istituito un nuovo sacerdozio , quello essenico.

an
25. Sulla presenza di due sommi sacerdoti cfr: Epifanio (Haer, 29,3-4).

s
les
26. L’uccisione di Giacomo nel tumulto fu dovuta alla rabbia di Anano II e alla sua ostilità per il
sacerdozio essenico. Comunque Giacomo morì per lapidazione, uso giudaico: solo Giacomo di

\nA
Zebedeo e Giovanni Battista morirono di spada, secondo il sistema romano.

ea
27. Cfr. Origene (Contra Celsum I.47) che si meraviglia di una simile testimonianza di Giustizia in

ien
una persona che giudicava Cristo un impostore goes e che quindi non credeva in lui come messia
giusto (Com.In Matth. X,17) e cfr.M.EISLER, Jehsous Basileus, op, cit. che ritiene la morte di

art
Giacomo una causa della sconfitta: Giuseppe Flavio infatti dice che tutto questo accadde ai giudei

pp
perché fosse vendicato Giacomo il giusto, che era fratello di Gesù detto Cristo siccome l’avevano

ka
fatto morire pur essendo l’uomo più giusto.( phesi tauta sumbebekenai tois Ioudaiois katà

oo
ekdikesin Iakobou tou dikaiou, osen adelphos Iesou tou legomenou Khristou epeideper dikaiotaton
eb
auton onta epekteinan).
28. Già con Felice, all’inizio del suo mandato, la situazione si era aggravata per la presenza di
to

banditi e di magi che ingannavano il popolo con i loro miracoli (Ant. giud, XX,160). Dopo la morte
es

di Giacomo, la situazione si era ulteriormente degenerata e la pazienza giudaica era durata fino a
Qu

Gessio Floro e sotto di lui scoppiò la Guerra (Tacito Hist., V.109 e Giuseppe Flavio in Guer. Giud.
II 293). Flavio, inoltre, dice che Floro prese diciassette talenti dal tesoro del tempio , come prelievo
per gli arretrati nel pagamento del tributo e mostra così una delle cause dei tumulti giudaici e delle
rimostranze contro il procuratore che fu costretto a ritirarsi a Gerusalemme e a riferire a Cestio
Gallo , governatore di Siria ,che la Giudea era in rivolta (Guer Giud. II,293-333).
29. Gli zeloti dopo la effimera vittoria di Bethoron furono rinchiusi in Gerusalemme da Cestio
Gallo che assediò la città e la prese: restava da espugnare il monte del Tempio. Inspiegabilmente
Gallo tolse l’assedio (Guer. Giud. II 538-42 e II,558). Per i giudei i fatti furono intepretati in questo
modo: Dio era con loro e non voleva la distruzione del Tempio e perciò la loro stasis seguitò con
maggiore virulenza. Per capire le fasi di questo inizio di guerra è necessario vedere come si erano
schierate le parti secondo Giuseppe:Contro gli zeloti, basileici e medio clero a cui si era aggiunto il
gruppo moderato di Ananias, si erano schierati tre gruppi, i sacerdoti, i dunatoi ,alcuni uomini
potenti per ricchezza e gli erodiani col re Agrippa II. Agrippa, per dissuadere gli altri dalla guerra,
fece un discorso ben articolato, poggiante su due nuclei: uno sulll’imperium romano voluto da Dio
che col suo aiuto ha sempre protetto il popolo romano, gli ha dato sempre la vittoria su tutti i popoli
anche di quelli molto più potenti dei Giudei; l’altro, sulla condanna della teocrazia con l’implicita
accettazione della volontà di Dio di obbedire ai romani e la necessità di deporre le armi per non
essere inesorabilmente sconfitti e per non subire la distruzione del Tempio. La sua conclusione è un
invito a deporre le armi e a pagare il tributo (telesete ten eisphoran), come dimostrazione di un
asservimento e di un dovere legittimamente compiuto.
30. Su Eleazar, figlio di Ananias un sacerdote sadduceo, filoromano moderato, nemico di Anano II,
si è molto discusso , non solo per la sua carica di strategos tou ierou(comandante del tempio) ma
anche per l’improvviso cambio di campo. Non sappiamo se fece l’azione di interrompere il
quotidiano sacrificio offerto per l’imperatore e per il popolo romano solo per una sua metanoia
personale, giovanile, o se per odio contro gli Anano o per contatti con il clero medio, ma
conosciamo che questa azione con la sua acclamazione a capo dei sacerdoti minori e quindi
dell’area del tempio, determina la comparsa degli zeloti con la figura di Menahem, che aveva preso
Masada ed aveva ucciso la guarnigione romana: i due avvenimenti sono l’inizio di una guerra, che

117
si manifesta con due anime diverse, già pronte a un conflitto civile.(Guer. giud. II,408 e sgg).
31. Ibidem.
32. Ibidem.
33. Guer. Giud. II,433-4. Giuseppe parla dei comportamenti regali di Menahem: toutois te
chromenois doruphorois oia de Basileus epaneisin eis Ierosoluma kai gegomenos egemon tes
staseos ( servendosi di questi come guardie rientra come un vero re a Gerusalemme divenuto
Qu
anche capo della rivoluzione..). est
34. Cfr Guer. Giud. II,442-8, Menahem si comporta arrogantemente da tiranno insopportabile
boo
oe
(aphoretos en turannos, definito come un bestia: la sua uccisione ad opera di Eleazar viene lodata
ka
35. Su Eleazar ben Jair, visto come prosekon to Manaemo kata genos e sulla sua morte Cfr. Guer.
ppa
Giud. VII,163 e sgg..
ne
rtie
36. cfr. Prefazione di Filone a Legatio ad Gaium.
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118
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app
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ebo
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est
Qu

San Paolo con San Giacomo (mosaico del XII secolo, Palermo, Martorana)

119
Quale fu l’evangelion di Giacomo? E quale quello di Paolo?

Questa domanda mi ha assillato per decenni e mai ho saputo


effettivamente rispondere. Ora che sono ormai vecchio forse so dire
qualcosa grazie al lungo lavoro di ricerca ma dico cose che deduco ed
inferisco da altre notizie, niente affatto sicure1.
Infatti i dati che rilevo mi derivano da nemici di Gesù e di Giacomo, da
parte di impostori, come Paolo, che scrisse un altro vangelo, mandando un
altro messaggio molto diverso da quello originario del Regno dei Cieli2.
Andiamo per gradi e cerchiamo di capire insieme.
Io ritengo che il pensiero di Giacomo e del Regno dei Cieli sia stato
cancellato dopo la distruzione di Gerusalemme, da giudei ellenisti che nel
periodo Flavio prendono le distanze dallo zelotismo e dal messianesimo
giudaico.
Il nuovo imperatore, Vespasiano, dopo la fine della casa Giulio-claudia, ha
creato la sua fortuna dalla sconfitta giudaica e tutta la cultura inneggia alla
vittoria, dopo il trionfo.
In tale clima di euforia le sinagoghe romane partecipano alla festa e celano
ogni forma di resistenza all’imperium romano e rinnegano ogni elemento
partigiano e quindi anche Gesù, zelota, fondatore del Regno dei Cieli, a
3 s ell
timorose di una qualsiasi ritorsione . Gu
In ambiente Flavio, a Roma, si organizza forse col vangelo di Marco dla r o
a n
buona bugia bella del cristianesimo: si fanno tagli della verità storica,
l e ss si
eliminano i segni di zelotismo, si cambia la struttura stessa della
a \nA Legge
giudaica e quel che è più grave si cerca di mascherare nel’ intervento,
4 rtie
preoccupati solo di non lasciare ombra della revisionep.a
Marco è un nome che condensa un gruppo k ap di ellenisti abili
retoricamente,tanto abili da essere sempliciebed oo elementari, così potenti
sto
linguisticamente da apparire analfabeti uoeappena alfabetizzati con quel gar
lasciato come appendice dimostrativa . Q
Marco, sulla base dei logia interpretati di Matteo, scrive euaggelion
Jhesou Christou uiou Theou.
L’inizio è connesso con una dimostrazione della divinità congiunta con
l’eliminazione dei dati umani e zelotici, mentre vengono rarefatti quelli
familiari e patri e talora perfino annullati, per arrivare a fare dire ad un
centurione romano Alethos outos o anthropos uios theou en (veramente
questo uomo era figlio di Dio)5.

120
L’assunto quindi è scoperto ed è chiaro.
Se è facile scoprire il peniero di Marco, rintracciare invece quello di
Giacomo è arduo, ma si può fare leggendo parallelamente i testi degli
oppositori, animati dalla stessa fede, specie di Paolo e Luca, da una parte
e di Marco da un’altra e talora di Matteo.
Da tale lettura, fatta sulla base del detto e in relazione alle sottensioni,
viene fuori, mi sembra, l’altra storia, quella cancellata.
Procediamo in questo lavoro di ricerca insieme: Il lavoro non è solo storico
ma anche linguistico: io uso tecniche semantiche, che però non sto ad
indicare.
Qu

Dopo la morte in croce di Gesù, il giudaismo zelotico ne riconosceva il


martirio e lo annoverava tra i suoi grandi e secondo la tradizione, veniva
compianto celebrato e rimpianto.
La sua azione antiromana era un caposaldo come quella di Ezechia, Giuda
e gli altri che lo avevano preceduto; la sua giustizia entrava nella storia del
suo popolo.
Ma la resurrezione e l’apparizione ad alcuni cambiavano i rapporti
consueti e tradizionali: cominciò a serpeggiare la leggenda di un suo
ritorno per compiere l’opera incompleta della redenzione del suo popolo,
aumentata giorno dopo giorno perché propagata segretamente tramite le
vie proprie dello zelotismo clandestino6.
Il nuovo euaggelion aveva quindi due punti centrali, la crocifissione e la
resurrezione che sottendevano l’idea della necessarietà di una morte per la
redenzione definitiva del giudaismo7.
Giacomo, che ha visto suo fratello, risorto, predica questo euaggelion e lo
testimonia con la sua vita di giusto8.
Egli è a capo della chiesa di Gerusalemme e sembra svolgere un
sacerdozio essenico (non si sa come sia rimasto e come abbia preso
potere), seguito dal popolo, costituito dal clero medio basso e dal ceto
operaio mentre sorge ad Antiochia un altro euaggelion che dà un’altra
interpretazione di crocifissione e di resurrezione9.
Giacomo ha una sua interpretazione della venuta e morte di Gesù in
relazione allo zelotismo e alla tradizione patria: si deduce dai vangeli
sinottici, dagli Atti degli apostoli e dalle lettere di Paolo, anche se ciascuna
di queste fonti a modo proprio, dà una versione dei fatti per un proprio
disegno prestabilito in relazione all’utenza e alle necessità dei tempi.
La stessa comparsa di Giacomo negli Atti, improvvisa, dopo la morte di
Giacomo il maggiore che insieme con Pietro e Giovanni formava il gruppo

121
dirigente, è confusa ed inopportuna10.
Sembra quasi che si voglia giocare sull’equivoco di omonimia.
La notizia su Giacomo fratello del Signore è data ma di lui mai si è parlato
né come apostolo né come discepolo a meno che non si voglia confondere
con Giacomo di Cleofa: comunque chiari sono i rapporti di parentela tra il
nuovo capo e il fratello morto11.
Nella comunità di stampo zelotico vigeva il principio dinastico, come
abbiamo visto in quella di Giuda con Menahem12.
Giacomo dunque è un membro della famiglia di Gesù, inizialmente non
credente nel fratello, ma dopo la morte e resurrezione è un credente nel
messia ,venuto, sebbene in modo diverso da come Paolo e gli altri
Questo e
book app
art interpretano Christos
Il termine mashiah per Giacomo ha valore in senso giudaico e sottende una
rivoluzione politica contro Roma e ingloba l’idea di redenzione
esclusivamente per il popolo giudaico eletto da Dio.
Quindi il pensiero di Giacomo è in linea con la tradizione dello zelotismo e
del Malkuth.
La traduzione di Mashiah in greco con Christos invece diventa quasi un
cognome per Gesù tra i pagani convertiti da Paolo, timorati della legge,
che lo spogliano di ogni connotazione giudaica e prescindono dalla sua
humanitas e dalla sua opera terrena13.
E’ chiaro che già a partire dal nome di Yehoshua Mashiah in lingua
aramaica o di Jhesous Christos in Koiné, inizia una differenziazione del
messaggio tra i giacomiti e i paolini: l’identificazione di Gesù in uno dei
due modi (e secondo la tradizione aramaica e secondo la linea ellenistica) è
segno di distinzione tra le due diverse comunità e risulta carica di nuove
concezioni sulla base della interpretazione di crocifissione e di
resurrezione (Staurosis e anastasis ton nekron e simili)14 e in relazione ai
luoghi di propagazione, rispetto alla chiesa madre di Gerusalemme.
La staurosis divenne simbolo di un martirio nobilitante il giusto Gesù, la
sua famiglia e i giudei suoi seguaci, perché era morto da oppositore
conforme alle regole dello zelotismo e del Regno dei cieli e Giacomo ha il
culto della croce in quanto rievoca la morte del fratello, martire dei
romani15.
Paolo invece deve spiegare la crocifissione ai pagani ed usa il termine
skandalon della croce, creando una metafora, in quanto predicare ai
gentili, conformati al Kosmos imperiale, un credo, in nome di un uomo
crocifisso, cioè di un ribelle di Roma, è una pazzia, basata sulla trappola

122
l nA
a \
ne tie
p p ar
a ok
o e bo
t s
della croce 16. Que
Ora dunque è facile per Giacomo dare la speranza a quelli che già hanno la
speranza di essere liberati e redenti mentre per Paolo è complicato spiegare
che Cristo crocifisso è il redentore del mondo: capisce chiaramente che è
assurdo per i gentili: Paolo ha bisogno di un’idea geniale, di qualcosa di
sublime17.
Inoltre egli non ha un suo carisma perché non è apostolo né discepolo, né
ha un’investitura da qualche apostolo né dal Capo della Chiesa di
Gerusalemme e quindi gli è necessaria una investitura divina, essendo
privo di qualsiasi altra terrena.
Per Giacomo, una volta stabilito che Gesù è risorto ed è stato visto da
molti,basta riaccendere la fiamma della speranza in una nuova rivoluzione,
questa volta capitanata da Gesù, destinato a tornare con poteri straordinari
e divini per completare la sua missione, interrotta dalla morte.
Senza entrare in merito a questa lettura della resurrezione, per ora,
Giacomo sa che cosa fare e come comportarsi: attendere il ritorno di Gesù
in modo penitenziale e militare.
Egli sa che Dio ha voluto la morte, ha risvegliato Gesù facendolo
risorgere: egli ha fede che Dio lo farà tornare trionfante per dare la vittoria
al suo popolo: questo disegno di Dio è fissato nella sacra scrittura.
Nella sacra Scrittura ci sono i segni della morte e della resurrezione di
Gesù, del suo ritorno e della sua finale vittoria: bisogna solo saperli
leggere ed interpretare.
Certamente ci fu un lungo lavoro scritturale tale da giustificare la morte in
croce e resurrezione con un discorso allegorico (dià sumbolon) di tipo
filoniano 18:certamente ci furono uomini incaricati di questa lettura; i
terapeuti ,uomini che specificamente ad Alessandria erano contemplativi,
dediti alla ermeneutica, probabilmente ebbero questo incarico19.
E vi fu aggiunto il fatto che Gesù tornato sulle nubi del cielo, non sarebbe
stato umano, ma avrebbe avuto i poteri sublimati da Dio soprannaturali,
tali da sbaragliare ogni nemico e da stabilire il Malkuth eterno.
La morte, come la sua resurrezione, quindi era stata giustificata secondo le
scrittura (kata tas graphàs): Gesù doveva essere martirizzato per i peccati
di Israel ma aveva ancora un compito, quello del ritorno trionfante20.
Giacomo dunque nell’attesa della parousia deve preparare i suoi con la
penitenza e con le armi e lui è l’oblias, l’esempio vivente della giustizia
ebraica, segno di vittoria sui Goyim21.
Diversa invece è la posizione di Paolo, che essendo uomo vissuto a Tarso

123
in ambiente pagano in una città ellenistica (che aveva avuto una buona
scuola di filosofia stoica ed epicurea) e buon conoscitore di riti isidei,
tipici della capitale della Cilicia, ha piena coscienza del mistero di Osiride,
della sua resurrezione e del suo regno sui morti22 ma ha anche una buona

la
el
conoscenza del sistema gnostico precristiano23 ed ha tendenze mistiche24.

us
G
Ora Paolo, pur sapendo di predicare la resurrezione di uno che è stato

o
dr
crocifisso dai romani come ribelle, trasfigura Gesù in Cristos Kurios e lo

an
deifica, in modo geniale

ss
le
Come?

nA
Egli è cittadino romano come tutti i tarsensi (aristocratici, che avevano

a\
e
avuto la cittadinanza da Antonio e da Augusto) e come tale aspira ad un

en
rti
congiunzione con il Kosmos ellenistico .

pa
Da giudeo sa che l’uomo in quanto creatura, figlio di Adamo, fasciato di
ap
carne, è atomo di male vivente in una zona, tenebrosa, di male, il mondo,
k
oo

dominato dagli arconti.


eb

Sa che al disopra del mondo esiste la zona della luce in cui dominano le
o
st
ue

forze, divine, del bene, da cui promanano in modi diversi e in forme


Q

differenti, eoni, entità divine intermedie, più o meno portatrici di luce in


relazione alla vicinanza all’Uno.
Perciò egli vide la crocifissione non come un evento compiuto dai romani
su Gesù ribelle ma come l’uccisione di un essere divino, che si era vestito
di misere forme umane in modo da non farsi riconoscere dagli arconti della
terra che, animati dal male, mai avrebbero voluto la redenzione del mondo
cioè la vittoria della luce sulle tenebre, che si sarebbe verificata con la
morte del Christos.
Gesù Cristo quindi non volle essere riconosciuto dagli arconti che lo
conoscevano come essere divino e che sapevano di una sua venuta, in
modo da essere ucciso e così redimere il mondo dal suo originario
peccato25.
Paolo avendo concepito l’umanità come la zona del male ,demoniaca,
ritiene che Dio voglia ab aeterno la redenzione dell’uomo mediante
l’incarnazione, storica, nella persona di Gesù.
Per Paolo, quindi, Dio invia un preesistente essere divino che, crocifisso
dagli arconti, ingannati dall’apparenza mortale ed umana di Gesù, opera,
grazie al suo sangue sparso per tutti gli uomini, la redenzione
E così l’umanità, sia circoncisa che incirconcisa è salva e redenta grazie
alla morte in croce di Gesù, cioè di Gesù Cristo, quest’essere preesistente
divino incarnato, il cui sangue redime l’uomo dalla colpa originaria: lo

124
Skandalon della croce diventa simbolo stesso della redenzione di ogni
uomo.
In questo modo Paolo trasforma Gesù mashiah in Christos, divino
salvatore di tutta l’umanità.
Paolo sapendo quanto sia diverso il suo messaggio da quello giachimita
capisce che non ha possibilità di immettersi nel seno della Chiesa di
Gerusalemme.
Allora deve inventare la sua missione come direttamente voluta da Dio,
che gli ha rivelato il Figlio.
Da qui naturalmente l’anatema di Giacomo e di quanti sono zelanti della
fede e che hanno una logica giudaica26.
Da qui le tante accuse di menzognero, le tante sofferenze, i rischi di vita, le
fustigazioni , la lapidazioni e le tribolazioni proprie di un eretico in un
sistema chiuso come quello ebraico27.
Da qui la ricerca spasmodica di una accettazione o di un riconoscimento
sempre negato, del suo messaggio28.
La sua stessa autoinvestitura di Apostolo delle genti, riservata a Pietro ,è
sconfessata da Giacomo che prima lo richiama pubblicamente, poi lo
manda via da Gerusalemme29.
Infine dopo il concilio di Gerusalemme, non avendo Paolo obbedito alla
regola della circoncisione per i proseliti pagani, viene fatto arrestare e in
un certo senso tolto definitivamente di mezzo in quanto privato della
possibilità di attività missionaria: l’arresto fu opera di Giacomo? E’
probabile.
Paolo stesso teme di andare a Gerusalemme e ha l’angoscia di lasciare il
gregge. convinto che entreranno lupi rapaci, i giacomiti 30.
Dopo il 58d.C. Paolo è impedito nella sua azione missionaria, in quanto
pur appellatosi all’imperatore, resta prigioniero;
Qu Giacomo invece dilata il
es
suo vangelo nelle comunità di lingua aramaica to
eb e ha rapporti con
Alessandria servendosi dei Terapeuti e propagandaooilk Regno tra gli oltre
500000 giudei alessandrini, che erano in rapporto con aaltripp 500000 egizi,
a
che erano addetti al commercio lungo il corso del Nilo ertnei ien porti del
ea
Mediterraneo. \nA
La sua morte prima e poi lo scoppio della guerra e gli eventi tragici dellales
sa
distruzione del tempio e della sconfitta giudaica condanneranno il suo ndro
vangelo e renderanno vana l’attesa del ritorno di Gesù. Gu
La speranza della parusia muore con la sconfitta, ma dalla sconfitta uscirà
ingigantita l’idea di Paolo: la sua dottrina del corpo mistico della chiesa, lo

125
scandalo della Croce come salvezza e redenzione di ogni uomo, la
speranza di una vita eterna, come cleronomos, saranno i capisaldi di una
nuova religione che però si sgancerà dai vincoli della tradizione giudaica,
dalla realtà zelotica e dal Regno dei Cieli e che sarà cristiana solo
nominalmente.

Note

1.Con la nascita della figura di un Cristo mite, proprio del Regno di Dio inizia la revisione della
tradizione scritta zelotica e quindi del pensiero del Regno dei cieli destinato a divenire un sinonimo.
2. Toledot è la storia giudaica come sintesi di più avvenimenti raccontati.
3. Accanto alla storia scritta c’è la tradizione orale giudaica.
4. La morte e la resurrezione nel primissimo cristianesimo sono ritenute necessarie ai fini della
vittoria finale giudaica: senza di esse non ci sarebbe stata la loutrosis.
5. Mc XV,39.
6 L’apparizione di Gesù propagata segretamente, di bocca in bocca ebbe un rilievo maggiore di
una manifestazione pubblicamente avvenuta
7. Giacomo testimonia la resurrezione del fratello con la sua vita e lotta per mantenerne integra la
sua reputazione di martire e per questo è ostile a Paolo. L’iconografia cristiana - dopo la
cristianizzazione di Giacomo, ad opera di Atanasio che accetta la sua Lettera, controversa, nel
canone cristiano e ad opera di Gerolamo che nel De Viris illustribus scrive la più lunga delle 135
biografie, accomuna il persecutore e il perseguitato, il filopartico e il filoromano, l’integralista
giudaico e il moderatore tra giudaismo e paganesimo. Cfr. Il mosaico di Palermo del XII secolo.
8. Morte e Resurrezione diventano i cardini dei nuovi vangeli, sono le due buone notizie da dare .

Gusella
9. Per la presenza di più vangeli Cfr. I Cor,I,12-13.
10. Stuloi della Chiesa (Gal.2.9).
11.In Il vangelo dello Pseudo Matteo In I vangeli Apocrifi (a cura di M. Craveri, Einaudi 1997)XLII
1 ,si legge: Quando Giuseppe andava a qualche convito coi suoi figli Giacomo, Giuseppe, Giuda e
ssandro
Simeone e con le sue due figlie (di esse si parla solo in la storia di Giuseppe il Falegname in cui
sono indicati i nomi di Asia – o Lisia, e Lidia) Cfr. Mt XIII,55.(Non è lui il figlio del costruttore?
sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? Le sue
sorelle non sono tutte fra noi?). Non si tratta quindi né di Giacomo il maggiore figlio di Zebedeo,
né di Giacomo il minore figlio di Alfeo, ma di Giacomo fratello di Gesù.
e a\nAle

12. Tra gli zeloti (e quindi anche tra i basileici) vigeva il principio dinastico, come già abbiamo
mostrato con Menahem.
13. Mentre Giacomo vede nel fratello risorto a lui apparso. (Paolo,I Cor, XV,5,7) il Christòs in
senso giudaico, Paolo (al quale è apparso anche a lui Gesù risorto) interpreta Christos in senso
ppartien

ecumenico.
14. La chiesa di Gerusalemme ha una sua interpretazione di morte e resurrezione giudaica molto
diversa da quella universalistica della Chiesa di Antiochia, da giudicare quindi come eretica.
15.A seconda dell’interpretazione di staurosis si demarcano i due campi.
ebook a

16. Paolo crea il sintagma skandalon tou staurou che significa propriamente l’inganno della croce
in quanto la croce è ostacolo o insidia per la fede quasi un trabocchetto, parte della trappola di legno
a cui si attacca l’esca (come nel significato di Skandale) per i fedeli, quasi un segno di elezione e di
distinzione: la croce scandalizza il romano che abituato al Kosmos non può adorare un uomo-dio
Questo

ribelle all’imperium. Il pensiero paolino, mistico, antinomico ed antitetico ha suggestione proprio

126
Qu e
to s
dall’ossimoro ed insomma da ogni forma contrastiva,che diventa l’emblema del cristianesimo.

ebo
17. Anche sul termine Elpis c’è differenza interpretativa; Giacomo ridà la speranza (cfr. episodio di

ok
Emmaus Lc 24,11 o mellon lutrousthai ton Israel)con la promessa di un ritorno del fratello a breve
scadenza; Paolo invece amplia il concetto di speranza al ritorno del Cristo alla fine dei tempi e

pp a
promette una vita eterna come premio di una vita vissuta in funzione di quella futura .
18. Cfr At. VIII, 26 e sgg.episodio dell’eunuco e la spiegazione di Filippo della pecora condotta al

a r
macello.

tien
19. Cfr Vita contemplativa di Filone ed interpretazione di Eusebio in A. FILIPPONI, traduzione di

e a\
Vita contemplativa.
20. At.2,14 e sgg e I Cor. 15.

nA
21. La giustizia di Giacomo doveva essere un incentivo alla attesa del ritorno e costituiva una
sicurezza per la fede del popolo
le ssa
22. Su Paolo misterico cfr. Come ragiona Paolo (seguente)
23. Su Paolo gnostico Ibidem
n

24. Su Paolo mistico, Ibidem


dro

25. Sul termine arconte, Ibidem


26. Sembra che Paolo abbia avuto l’anathema da Giacomo Cfr .Eisler, op cit.Brandon, op cit,
Gus

Hengel, op cit. ed altri.


e

27. 2 Cor. 11.25-28.:Dai giudei ho subito per cinque volte quaranta colpi meno uno, per tre volte le
lla

verghe, una volta fui lapidato, tre volte naufragai passando una notte e un giorno negli abissi.
Spesso in viaggio tra pericoli dalla mia razza, pericoli dai gentili, pericoli in città, pericoli nel
deserto, pericoli in mare, pericoli tra falsi fratelli tra fatiche e stenti, veglie frequenti pericoli di
fiumi, pericoli di predoni, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità e senza il resto, l’assillo
quotidiano, la preoccupazione per tutte le comunità
28. Paolo non ha mai riconoscimenti né da Giacomo né da altri
29. Sui rapporti tra Giacomo e Paolo cfr. A. FILIPPONI, Il primissimo cristianesimo,op cit.
30. Paolo ha paura di lasciare il gregge perché giungeranno i lupi (II Cor.,10,11,12) e mostra i suoi
meriti e titoli di gloria.

127
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B.D. EHRMAN, Gesù non l’ha mai detto, Mondadori, 2010.
tien par
e a\n

128
ssa Ale
Indice 129

Prefazione 3

Cartina politico-geografica 18

Gesù e la storia 19

Cartina geografica dell’Antica Palestina 25

La Galilea al tempo di Gesù 26

La nascita di Gesù 46

Geografia di Egitto: la zona dei laghi e deserto di Sur 60

La fuga in Egitto 61

Il Regno dei cieli e lo zelotismo 75

Il regno dei cieli: suo reale significato 88

Lestai e goetes palestinesi 104

Un goes: Theuda 110

Giacomo, capo della chiesa di Gerusalemme 112


Que

Mosaico di S. Giacomo e di S Paolo 119


sto

Quale fu l’euangelion di Giacomo? E quale quello di Paolo?120


ebo

Bibliografia essenziale 128


ok ap
par
tien

129
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iene a \n A le s s a ndro Gusella

130
pp
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