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Definizioni

• Mercantilismo: sistema di politica economica tipico delle grandi monarchie


assolute del Sei e Settecento, le quali miravano ad accrescere la ricchezza e la
coesione e la potenza dello stato attraverso interventi nell’economia; attraverso
politiche indirizzate ad aumentare la disponibilità di moneta entro lo stato;
politiche di restrizioni alle importazioni e provvedimenti atti a stimolare le
esportazioni, basati sul principio che il commercio internazionale fosse da
favorire soltanto fino a quando conduceva a un attivo della bilancia commerciale.
Il termine, introdotto dai fisiocrati, fu poi ripreso e diffuso dalla critiche che a tale
concezione furono mosse dall’economista e filosofo inglese Adam Smith.

• Liberismo: sistema imperniato sulla libertà di mercato, in cui lo stato si limita a


garantire con norme giuridiche la libertà economica e a provvedere soltanto ai
bisogni della collettività che non possono essere soddisfatti per iniziativa dei
singoli. La formulazione organica del liberismo fu compiuta da Adam Smith, il
quale dedusse la necessità della libertà di produzione e di scambi interni e
internazionali dalla constatazione dei vantaggi economici derivanti dalla divisione
del lavoro e dalla convinzione che l’individuo lasciato libero sia in grado di
scegliere la via che assicuri a lui e alla collettività il massimo beneficio.
• Protezionismo: intervento dello stato nell’economia nazionale a sostegno di alcuni
rami della produzione per mezzo di dazi che ostacolano o impediscono la
concorrenza di prodotti stranieri sul mercato, ma anche di altri strumenti come
divieti, contingentamenti, ostacoli all’esportazione di materie prime che possono
essere utilizzate da industrie nazionali, facilitazioni e franchigie all’importazione di
materie prime e semilavorati esteri, premi all’esportazione di prodotti nazionali. La
pratica protezionistica commerciale ha come obiettivo: l’aumento dell’esportazione
e la diminuzione delle importazioni estere; la protezione dei settori industriali
nascenti per impedirne il soffocamento da parte di economie estere più progredite;
l’indipendenza economica in alcuni settori produttivi dello Stato che, tutelati e
stimolati, progredirebbero nella ricerca di perfezionamenti tecnici industriali.
• Prodotto interno lordo: è il valore dei prodotti e servizi realizzati all'interno di uno
Stato sovrano in un determinato arco di tempo. Detto valore è quello che risulta da
un processo di scambio ovvero, dalla vendita di prodotti e servizi: questo esclude
dal computo i prodotti/servizi realizzati da un soggetto per autoconsumo e i servizi
resi a titolo gratuito. Nel calcolo non conta la nazionalità del produttore ma bensì la
realtà geografica in cui il prodotto/servizio viene realizzato: una lavatrice prodotta
in Italia da una società cinese entra nel PIL dell'Italia, mentre un corso di cucina
(quindi un servizio) tenuto in Cina da una società italiana viene computato nel PIL
della Cina.
• La Bilancia dei Pagamenti è la registrazione delle transazioni dei residenti di un Paese con
il resto del mondo. Si divide in due conti principali: il Conto delle Partite Correnti, Bilancia
Commerciale, e il Conto Capitale. La Bilancia Commerciale riguarda il commercio in beni e
servizi, mentre il Conto Capitale interessa gli acquisti e le vendite di attività finanziarie e reali
(azioni, obbligazioni e immobili). A livello contabile la registrazione si basa sulla semplice
regola secondo la quale ogni transazione che comporta un pagamento da parte dello stesso
paese rappresenti una voce in uscita. Per definizione la Bilancia dei Pagamenti deve risultare
sempre in pareggio, quindi se un Paese registra un disavanzo della parte commerciale (se
importa più di quanto esporti) dovrà finanziarsi all'estero facendo entrare dei capitali nel
Paese, mentre un Paese che presenta un avanzo della parte commerciale avrà del denaro
da investire all'estero.

• Un esempio di Paese importatore e, quindi, solitamente con un deficit delle partite correnti,
sono gli Stati Uniti, mentre la Cina è un tipico Paese esportatore, nonostante il crescente
fabbisogno di materie prime necessario per sostenere l'espansione economica. Il saldo della
Bilancia Commerciale, la differenza tra esportazioni e importazioni, è un indicatore
economico importante. Quando è positivo (Avanzo Commerciale) o in pareggio indica che
l'economia di un Paese è in grado di soddisfare la domanda interna di beni e servizi coi
propri mezzi, mentre un saldo negativo (Disavanzo Commerciale) è indice di un'economia
che dipende almeno in parte da beni provenienti dall'estero. Da parte delle autorità
monetarie, il problema principale legato ai disavanzi commerciali è rappresentato
dall’esigenza di procurarsi la valuta estera necessaria a pagare la differenza tra esportazioni
e importazioni. E’ possibile intervenire ricorrendo alle riserve ufficiali in valuta, che tuttavia
sono limitate e non possono essere usate per disavanzi commerciali di lunga durata; oppure
richiedere prestiti internazionali (pubblici o privati) che però a lungo andare generano un
debito estero. In alternativa è possibile svalutare la moneta nazionale, cioè rendere più
costose le valute estere e quindi le importazioni, rendendo nello stesso tempo meno costose
le esportazioni, in modo da riequilibrare la Bilancia Commerciale.

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