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INTRODUZIONE

La dinastia giulio-claudia è stata una dinastia di imperatori romani che regnò sull'Impero Romano
dal 27 a.C. al 68 d.C. La dinastia fu fondata da Ottaviano, noto anche come Augusto, il primo
imperatore romano della dinastia. La dinastia giulio-claudia è stata una delle più importanti e
influenti nella storia dell'Impero Romano.
I membri della dinastia giulio-claudia erano tutti legati da vincoli di parentela e, sebbene non
fossero tutti figli biologici di Augusto, erano tutti adottati da lui come suoi successori. La dinastia
giulio-claudia comprendeva i seguenti imperatori:

Augusto (27 a.C. - 14 d.C.)


Tiberio (14 - 37 d.C.)
Caligola (37 - 41 d.C.)
Claudio (41 - 54 d.C.)
Nerone (54 - 68 d.C.)

Durante il loro regno, gli imperatori della dinastia giulio-claudia hanno intrapreso diverse riforme e
azioni che hanno avuto un impatto significativo sull'Impero Romano. Alcune delle riforme più
importanti intraprese dalla dinastia giulio-claudia sono state la riforma del sistema fiscale, la
riforma della moneta, la riforma dell'amministrazione pubblica e la riforma del sistema giudiziario.

Gli imperatori della dinastia giulio-claudia sono stati anche responsabili di alcune delle più grandi
conquiste dell'Impero Romano, tra cui la conquista della Pannonia, della Dalmazia e della Mesia da
parte di Tiberio, e la conquista della Britannia da parte di Claudio.
Inoltre, gli imperatori della dinastia giulio-claudia hanno promosso il commercio e il benessere
economico dell'Impero, intraprendendo riforme del sistema monetario e del sistema fiscale per
favorire lo sviluppo economico.

Gli imperatori della dinastia giulio-claudia hanno inoltre promosso il progresso culturale e
scientifico dell'Impero, sostenendo l'arte, la letteratura e le scienze.

Nonostante i loro successi, gli imperatori della dinastia giulio-claudia sono stati spesso al centro di
controversie e conflitti interni, e il loro regno è stato segnato da numerose lotte di potere e attentati.
Tuttavia, la dinastia giulio-claudia ha lasciato un'importante eredità nella storia dell'Impero Romano
e ha avuto un'influenza duratura sulla storia successiva dell'Europa.
TIBERIO

Tiberio Giulio Cesare Augusto, noto anche semplicemente come Tiberio, è stato una figura chiave
nella storia romana. Durante il suo regno, che durò dal 14 al 37 d.C, l'Impero romano raggiunse un
periodo di stabilità e prosperità. Tiberio fu adottato da Augusto, il primo imperatore romano, che
vide in lui un degno successore. Nel 12 d.C, Tiberio iniziò a lavorare a stretto contatto con Augusto,
aiutando nella gestione dell'impero e preparandosi per il suo futuro ruolo di princeps. Tiberio fu un
governante molto diverso da Augusto, noto per la sua austerezza e la sua dedizione alla disciplina.
Era anche molto riservato e schivo, e questo gli causò molti problemi con i senatori romani che
vedevano in lui una figura distante e poco accessibile.Tiberio sposò la figlia di Augusto, Giulia, ma
la loro unione fu breve e tormentata. Giulia era nota per le sue avventure amorose e la sua vita
immorale, e Tiberio decise di separarsi da lei. Nonostante questo, Tiberio continuò a governare con
successo, portando stabilità e prosperità all'Impero romano.

Tiberio si distinse per il suo talento militare sin dalla giovinezza, conducendo numerose campagne
vittoriose lungo i confini settentrionali dell'Impero e in Illirico. Durante queste campagne, Tiberio
dimostrò di essere un abile generale e di avere una grande conoscenza della strategia militare. Nel 2
d.C,Tiberio condusse altre spedizioni in Illirico e in Germania, dove si distinse per la sua abilità nel
riparare le conseguenze della famosa battaglia di Teutoburgo, dove un esercito romano era stato
sconfitto dalle tribù germaniche.
Dopo la morte di Augusto e la sua successione al trono, Tiberio operò molte importanti riforme in
ambito economico e politico. Tra le sue principali azioni si distinse la fine alla politica di
espansione militare, preferendo mantenere i confini già acquisiti e consolidare le posizioni
dell'Impero. Inoltre, Tiberio fu molto attento alla gestione dell'amministrazione dell'Impero,
cercando di mantenere un equilibrio tra le esigenze dei cittadini e quelle dello stato. Egli impose
una maggiore efficienza nell'amministrazione e nella gestione delle finanze dell'Impero,
promuovendo lo sviluppo economico delle province.
Inoltre, Tiberio fu un abile politico, riuscendo a mantenere l'unità dell'Impero nonostante le
numerose sfide che dovette affrontare durante il suo regno.

Durante il suo regno, Tiberio introdusse alcune importanti riforme in ambito economico e politico.
Tra queste:

-Riforme fiscali: Tiberio introdusse una serie di riforme fiscali volte a migliorare l'efficienza della
raccolta delle tasse e a ridurre la pressione fiscale sui cittadini. Egli anche istituì un sistema di
controllo per prevenire la corruzione e gli abusi nell'amministrazione delle tasse.

-Riforme amministrative: Tiberio introdusse una serie di riforme amministrative volte a migliorare
l'efficienza e la trasparenza dell'amministrazione dell'Impero. Egli istituì un sistema di controllo e di
responsabilità per i funzionari pubblici, e creò una maggiore centralizzazione del potere per rendere
l'amministrazione più efficiente.

-Riforme militari: Tiberio mise fine alla politica di espansione militare, preferendo invece
concentrarsi sulla consolidazione e la difesa delle posizioni già acquisite. La fine della politica di
espansione militare di Tiberio fu vista come una scelta saggia in quanto permise all'Impero di
risparmiare risorse e uomini, concentrandosi sulla consolidazione e la difesa delle posizioni già
acquisite, evitando così di esporsi a rischi inutili.
-Riforme giudiziarie: Tiberio introdusse una serie di riforme giudiziarie volte a migliorare
l'efficienza e l'imparzialità del sistema giudiziario romano. Egli anche istituì un sistema di appello
per consentire ai cittadini di ricorrere contro le decisioni ingiuste.

In generale, le riforme di Tiberio miravano a migliorare l'efficienza e l'equità dell'amministrazione


dell'Impero, riducendo la corruzione e gli abusi di potere, e garantendo una maggiore stabilità e
prosperità per i cittadini romani.

Dopo la morte del nipote Germanico, Tiberio iniziò a ritirarsi sempre di più dalla vita pubblica e
dalla gestione dell'Impero, preferendo trascorrere il suo tempo nell'isola di Capri. Durante questo
periodo, Tiberio favorì sempre più l'ascesa del prefetto del pretorio Seiano, un uomo che egli
considerava un fedele alleato e un abile amministratore. Tuttavia, Seiano iniziò presto a mostrare
ambizioni di potere eccessive, cercando di impadronirsi del potere assoluto.Tiberio, nonostante
fosse lontano da Roma e dalla vita politica, non si lasciò ingannare dalle manovre di Seiano e decise
di destituirlo e farlo uccidere per evitare che prendesse il controllo dell'Impero. Tuttavia, Tiberio
non tornò a Roma per prendere il controllo della situazione, preferendo continuare a vivere
nell'isolamento dell'isola di Capri.
Questa scelta di Tiberio di allontanarsi dalla vita pubblica e lasciare il potere nelle mani di un fedele
alleato, purtroppo si rivelò essere un errore, in quanto Seiano, una volta libero dal controllo di
Tiberio, divenne sempre più tirannico e abusò del suo potere, causando una crescente
insoddisfazione tra i senatori e la popolazione.
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Tiberio fu duramente criticato dagli storici antichi, quali Tacito e Svetonio,le fonti antiche lo
presentano come un personaggio piuttosto schivo, crudele e insofferente del mondo; secondo la
definizione di un suo maestro di retorica, il greco Teodoro, egli era “fango impastato con sangue”.
Sappiamo anche che rimasto senza altri eredi, dunque, Augusto poco prima della sua morte lo aveva
richiamato in patria e lo aveva nominato suo successore, raccomandandolo al Senato nel suo
testamento. Il passaggio dei poteri, preparato per tempo, avvenne senza scosse: Tiberio si presentò
in Senato dichiarando di voler rinunciare a tutte le cariche e ritirarsi a vita privata, ma fu acclamato
imperatore e “costretto” ad assumere i poteri che erano stati di Augusto. Come scrive con disprezzo
Tacito, “a Roma consoli, senatori, cavalieri si precipitarono a gareggiare in servilismo”. ma la sua
figura è stata rivalutata dalla storiografia moderna come quella di un politico abile e attento. Il 16
Marzo del 37 d.C. l’Imperatore Tiberio muore a Capo Miseno. Tacito, negli Annales, racconta che
sia stato ucciso per ordine del Prefetto Macrone.
“Il sedici di marzo Tiberio rimase senza respiro e si credette concluso il suo corso terreno; e già
Gaio Cesare (Caligola), accompagnato da una folla di persone plaudenti, usciva a gustare la prima
ebbrezza dell’impero, quando giunse la notizia che a Tiberio tornava la voce, che aveva riaperto gli
occhi e che chiedeva che gli portassero del cibo, per rimettersi dallo sfinimento. Si diffuse il panico
in tutti, e si dispersero gli altri, fingendosi ciascuno mesto o sorpreso; Gaio Cesare, in un silenzio di
pietra, aspettava, dopo quella vertiginosa speranza, la definitiva rovina. Macrone, senza perdere la
testa, fa soffocare il vecchio sotto un mucchio di coperte e allontana tutti dalla soglia. Così finì la
vita di Tiberio a settantotto anni di età”. (Come ho già detto prima) La svolta più drammatica nella
vita di Tiberio è costituita senza dubbio dalla sua decisione di rifugiarsi a Capri, lontano da Roma
altro motivo per cui verrà fortemente criticato da Tacito e Svetonio. Infatti Tacito indicò come la
causa della morte dei figli il ritiro di Tiberio a Capri.
Nel sesto libro degli Annales, lo scrittore latino Tacito descrive la morte di Tiberio, descritto come
un tiranno viscido e subdolo, che, pur sembrando inizialmente un sovrano giusto e “illuminato”, si è
rivelato un despota crudele, non privo di elementi di perversione.
Le storie che lo circondano sono sia scandalose che salaci, tanto scioccanti per la nostra sensibilità
moderna quanto lo erano per i suoi contemporanei. Le pareti del palazzo imperiale erano inondate
di immagini pornografiche, da depravato sessuale a semplicemente sadico, durante i banchetti
Tiberio riempiva i suoi compagni di bevute con grandi quantità di vino per poi abusare di loro, era
anche noto per la sua pedofilia e aggredì donne fino a portarle al suicidio.

TIBERIO CLAUDIO

1. Nato col nome di Tiberio Claudio Druso e figlio di Druso Maggiore e Antonina
Minore, era considerato dai suoi contemporanei come un candidato improbabile al
ruolo di imperatore, soprattutto in considerazione di una qualche infermità fisica da
cui era affetto, tanto che la sua famiglia lo tenne lontano dalla vita pubblica fino
all'età di quarantasette anni, quando tenne il consolato assieme al nipote Caligola.
Alla morte di Caligola, Claudio divenne imperatore proprio in quanto unico maschio adulto
della dinastia giulio-claudia. Malgrado la mancanza di esperienza politica, Claudio dimostrò
notevoli qualità: fu un abile amministratore, espansionista in politica estera con lui infatti, si
riuscì a conquistare la Britannia, e anche un bravo legislatore, che presiedeva personalmente
i tribunali.
Però la sua posizione era resa poco sicura dall'opposizione della nobiltà, cosa che condusse
Claudio a mettere a morte molti senatori. Claudio dovette anche sopportare molte disgrazie
nella vita privata: una di queste potrebbe essere stata all'origine del suo assassinio, forse
ordinato dalla quarta moglie Agrippina minore, che era anche sua nipote, madre di Nerone.
La fama di Claudio presso gli storici antichi non fu certo positiva; al contrario, tra i moderni
molte delle sue opere furono rivalutate. Fu anche uno scrittore, storico e linguista, sebbene
le sue opere siano andate quasi tutte perdute.
Claudio era un giovane membro della più importante famiglia di Roma perciò ci si sarebbe
aspettati che partecipasse alla vita pubblica secondo le modalità tipiche della sua famiglia,
ma non fu così: per tutta l'infanzia e la giovinezza venne tenuto lontano dalla vista del
popolo poiché Claudio era nato con dei difetti fisici e in una società come quella romana
veniva disprezzata la debolezza: i suoi familiari ritenevano che il suo essere costantemente
ammalato, il suo sbavare e il suo essere balbuziente fossero un sintomo di debolezza
mentale.
Il giudizio dei suoi parenti non era certo lusinghiero: la madre Antonina minore lo definiva
un «mostro d'uomo, non compiuto, ma solo abbozzato dalla natura», e quando voleva
accusare qualcuno di stupidità diceva che era «più scemo di suo figlio Claudio».
Augusto, al contrario, si disse sorpreso dalle capacità oratorie del nipote, ma comunque non
gli diede nessun incarico pubblico, né lo inserì tra gli eredi principali nel proprio testamento.
Però, una volta compiuti i cinquant'anni, egli era destinato a diventare il nuovo imperatore
di Roma.
Dopo l'assassinio di Caligola del 41, infatti, i pretoriani si trovarono di fronte al problema di
trovare un membro superstite della famiglia Giulio-Claudia da mettere sul trono. La
maggior parte dei familiari furono assassinati. Claudio riuscì a scampare ad ogni congiura
perché nessuno lo aveva considerato un avversario pericoloso.
Perciò Claudio venne nominato imperatore.
Svetonio racconta della salita al trono da parte di Claudio, quasi per caso, narra che Claudio,
nascostosi in una stanza per sfuggire alle deportazioni delle persone fedeli a Caligola, fu
trovato da un soldato semplice che, una volta riconosciuto lo salutò imperatore; condotto al
cospetto dei propri superiori, dopo averlo tenuto in custodia per una notte, decisero di
acclamarlo imperatore.

2. Claudio fu presentato dalle fonti latine come uomo insignificante.


Da allora in poi, con il nome di Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico, governò
l'impero per circa quattordici anni. Innamorato del passato glorioso di Roma, Claudio si
propose di essere un buon governante e, sotto molti aspetti, vi riuscì.
Si mostrò rispettoso del Senato e dei Magistrati. Per i suoi successi militari ricevette il titolo
di Imperator per 27 volte. Soppresse i processi per tradimento in Senato e si guadagnò
popolarità con la concessione di spettacoli gladiatori, gare, giochi secolari e con l'abolizione
delle nuove tasse imposte da Caligola.
Claudio voleva accattivarsi le simpatie del Senato. Egli, infatti, tentò di stabilire una sincera
collaborazione con esso, secondo le linee della politica di Augusto, difendendo la posizione
sociale dei senatori.
Spartì le province acquisite durante il suo principato fra gli ordini equestre e senatorio.
Claudio si mostrò rispettoso del Senato anche partecipando attivamente alle sue sedute. La
presenza alle riunioni era rigorosamente obbligatoria per i suoi membri e l'assenza veniva
punita.
Nel 47-48 rivide l'intera lista senatoria, eliminando quei membri inadatti e introducendo
solo uomini che avessero maturato meriti anche in provincia, poiché voleva che il Senato
fosse formato dalle migliori menti dell'impero.

3. Tiberio aveva seguito perfettamente le istruzioni di Augusto, al contrario Claudio non


temette le innovazioni. Egli fu, infatti, il primo a creare una burocrazia centralizzata,
suddivisa in sezioni, ognuna delle quali fu posta sotto il controllo di un liberto. I
liberti erano degli schiavi resi liberi dai padroni; renderli così importanti nel suo
sistema giuridico in verità era un forte attacco ai senatori che dovevano sottostare
agli ordini di uno schiavo per lo più straniero. Poi egli avviò una forma di
amministrazione pubblica imperiale, indipendente dalle tradizionali classi dei
senatori e cavalieri.
Il personale della nuova amministrazione centralizzata era costituito da uomini per la
maggior parte di origine italica, estranei alla tradizione romana, e che dovevano fedeltà
soltanto al Princeps. La più importante tra queste cariche appena istituite era quella di
Segretario generale, ricoperta in quegli anni da Narciso.
Secondo a Narciso era il segretario delle finanze, ovvero Pallante.
Ma la presenza dei nuovi liberti provocò il continuo malcontento dell'antica aristocrazia
senatoria, e accrebbe notevolmente il potere personale del principe.

4. Ultimò la costruzione di due acquedotti, iniziata da Caligola: l'acquedotto Claudio e


l’Anio Novus che si incontrano entro Roma nella Porta Maggiore. Diede un grande
impulso alla costruzione di strade e canali in Italia e nelle province.
Tra i tanti progetti meritano una segnalazione un largo canale che univa il Reno al mare e
una strada che collegava l'Italia alla Germania (entrambe opere iniziate da suo padre Druso
Maggiore). Vicino a Roma costruì un canale navigabile sul Tevere che terminava a Portus, il
nuovo porto a nord di Ostia, a circa tre km a nord. Il porto era costituito da due moli a forma
di semicerchio, numerosi granai per l'approvvigionamento di merci provenienti da tutte le
province romane e all'imboccatura era posto un faro che divenne il simbolo della città
stessa.
Per ospitare le navi fu scavato un gigantesco bacino rettangolare, collegato al Tevere da due
canali. Gli ingegneri di Claudio non considerarono con la dovuta attenzione il problema
rappresentato dal deposito delle sabbie fluviali, e in breve il nuovo porto fu inagibile. Di
questo fallimento fece tesoro Traiano che costruì nello stesso luogo un porto più efficiente
che rimase in funzione per secoli. Bonificò la piana del Fucino nell'Italia centrale attraverso
lo scavo di un emissario che faceva defluire le acque del lago nel fiume Liri, a vantaggio di
un migliore sfruttamento agricolo.
La prima inaugurazione, con tanto di battaglia navale sul lago che stava per essere
prosciugato, finì nel ridicolo. Il canale, scavato troppo in alto, non consentì alle acque di
defluire. Il tempo di provvedere a sistemare il canale e subito dopo ci fu una nuova
inaugurazione. Questa volta gli ingegneri di Claudio fecero un errore opposto e ben più
grave del precedente; il canale posto troppo in basso fece defluire l'acqua in modo troppo
violento procurando vittime tra gli spettatori. L'episodio culminò con una lite tra Agrippina
e il liberto Narciso, appaltatore dell'opera: la donna disse che lui era un ladro mentre il
liberto le dava dell'isterica.

5. Per quanto riguarda la politica religiosa, Claudio, sebbene conservatore per natura e
di interessi repubblicani, anche qui non si mostrò ostile alle innovazioni. Si adoperò
per restaurare il collegio degli haruspices. Nel 49 ampliò, nel corso di una cerimonia,
l'antico recinto sacro di Roma, il pomerium, includendovi l’Aventino e parte del
Campo Marzio.
Si mostrò tollerante nei confronti dei culti provinciali, solo quelli che non considerava
pericolosi per l'ordine pubblico interno. Invece con gli Ebrei assunse un atteggiamento più
liberale, e ristabilì per loro la libertà di culto. Improbabile è la notizia, riportata da Svetonio,
dell'espulsione della comunità ebraica da Roma.
Anche verso i cristiani la politica religiosa di Claudio si mostrò aperta. Tacito colloca al 42
o 43 la conversione a una superstitio externa, identificabile quasi certamente col
cristianesimo, di Pomponia Grecina, moglie di Aulo Plauzio, che conduceva in quegli anni
la spedizione britannica.
Sono gli stessi anni in cui la tradizione della Chiesa colloca l'arrivo a Roma di Pietro e la
prima stesura del Vangelo secondo Marco. L'unico atto in evidente contraddizione con tale
atteggiamento è l'espulsione da Roma dei Giudei impulsore Chresto assidue tumultuantes
ossia «in continuo subbuglio a causa di Cresto» (da identificarsi forse con Cristo):
controverso passo di Svetonio riguardo al quale vi sono discordanti interpretazioni
storiografiche.
CALIGOLA (C. Iulius Caesar Germanicus)

Politica interna
Nella corte Caligola si trovò presto isolato. Fece togliere di mezzo Gemello (37). Cercò sempre di
più il favore popolare ma con l'aumentare delle spese, egli fu costretto a imporre nuove tasse
perdendo in tal modo la popolarità che aveva acquistato prima. Riprese i processi contro gli
avversari politici, specialmente senatori. Pretese di essere adorato quale dio vivente, cosa
eccezionale a Roma. Questo ordine produsse moti di particolare gravità nei territori conquistati.

Politica estera
Alla debolezza della politica interna, in cui ogni giorno perdeva terreno, C. cercò rimedio, ma
invano, con la politica estera. Costituì piccoli sovrani vassalli dell'Impero, che fossero creature sue.
Così nel 37 concesse una tetrarchia in Palestina ad Agrippa nipote di Erode, già imprigionato da
Tiberio, e restituì il regno di Commagene ad Antioco, preferendo evidentemente un loro governo in
apparenza autonomo all'amministrazione dei funzionarî romani, della cui potenza sospettò sempre,
come si vede dalle condanne capitali del prefetto di Egitto, Avillio Flacco, e del legato di Pannonia,
Calvisio Sabino (38 d. C.). Nel 39 cercò di restaurare il suo prestigio con una marcia militare sul
Reno, dove nessun pericolo si profilava; ma essa fu turbata dalla scoperta di una congiura di
senatori promossa da Cn. Cornelio Lentulo Getulico. Poiché nemmeno la spedizione in Germania
serviva a riconsolidare la sua sovranità, C. pensò nel 40 una più ampia intrapresa, la conquista della
Britannia, approfittando della discordia tra il re Cunobellino e suo figlio Ammino, che si era rivolto
al suo aiuto. Ma alla minaccia dell'invasione romana, i dissensi vennero meno, e C. non ebbe il
coraggio di continuare l'impresa, che pertanto cadde nel discredito generale e ci è narrata dalle fonti
antiche quale una vera commedia. Dopo queste imprese fallite, C. tornò in Italia affatto esautorato.

Caligola: Incitatus

Incitatus, in italiano noto anche come Incitato (in latino: Incitatus, letteralmente «rapido», «al
galoppo»), è stato il cavallo vissuto a Roma antica durante il regno dell'imperatore Caligola, il
quale, secondo la leggenda, si riprometteva di nominarlo console.

Incitatus era il cavallo protagonista della scuderia dei Verdi, una delle scuderia della corsa dei carri
di Roma, di cui l'imperatore Caligola era un sostenitore. Secondo Svetonio, l'imperatore donò a tale
scuderia una stalla di marmo con una mangiatoia d'avorio, una coperta di porpora e un colletto
tempestato di gioielli per Incitatus; inoltre, sempre secondo Svetonio, l'imperatore ordinava il
silenzio generale nei quartieri della scuderia durante le notti precedenti a gare importanti e Incitatus
era solito partecipare a banchetti formali con i dignitari di Roma, invitati a suo nome. Secondo
Cassio Dione, l'imperatore faceva servire al cavallo avena mista a oro e lo aveva anche nominato
senatore.

Celeberrimo episodio del quale Incitatus fu protagonista avvenne quando Caligola manifestò la
propria volontà di Incitatus alla carica di console, massimo magistrato dello Stato romano; tuttavia,
tale nomina non avvenne mai. Sembra che Incitatus perse solo una gara nella sua vita e si narra che,
a seguito di ciò, Caligola ordinò al boia di uccidere lentamente l'auriga che aveva gareggiato per
assicurarsi che soffrisse.
Gli storici moderni suggeriscono che il trattamento di Incitatus da parte di Caligola fosse uno
scherzo elaborato inteso a ridicolizzare e schernire il Senato romano o forse era una forma di satira
con l'implicazione che un cavallo potesse svolgere i doveri di un magistrato; gli storici antichi,
invece, utilizzarono l'episodio quale esempio della presunta follia dell'imperatore.

Palazzi e ponti di barche


In merito ai suoi banchetti, si raccontava di cibi ricoperti di lamine d’oro o di preziose perle
disciolte nell’aceto (una circostanza simile è narrata da Plinio il Vecchio a proposito di un banchetto
offerto da Cleopatra ad Antonio).

Non meno celebri erano le residenze private che Caligola si fece costruire sia a Roma – la sua
nuova dimora sul colle Palatino aveva come vestibolo il tempio di Castore e Polluce – sia nei luoghi
di villeggiatura preferiti: Nemi – dove fece realizzare le sue due famose navi giganti, veri e propri
palazzi galleggianti – e la Campania. Diede ordine di costruire un ponte di barche tra Baia e
Pozzuoli per potersi pavoneggiare a cavallo indossando la corazza che si diceva fosse appartenuta
ad Alessandro Magno, che fece portare per l’occasione da Alessandria.

Crudeltà e sadismo
Nulla sembra confermare la psicopatia attribuita a Caligola meglio dei suoi atti di crudeltà.
L’imperatore si compiaceva della propria fama di sadico, e pare si dicesse certo di essere il padre
della figlioletta Giulia Drusilla proprio per via della sua crudeltà: la bambina cercava di mettere le
dita negli occhi a chiunque le si avvicinasse.

Un esempio del modo in cui Caligola poteva accanirsi contro coloro che perdevano i suoi favori per
i motivi più futili è dato dal caso di Quinto Nevio Sutorio Macrone. Prefetto del pretorio sotto
Tiberio e alleato fondamentale di Caligola nella sua ascesa al potere, Macrone commise l’errore di
voler mantenere il proprio ascendente sul nuovo cesare, dispensandogli consigli e suggerimenti non
richiesti. Caligola si stancò ben presto di quell’atteggiamento e, secondo lo storico Filone, riteneva
che l’ex amico, un ignorante, non fosse degno di dare insegnamenti a lui, che prima ancora di
nascere era destinato a essere imperatore.

Vita sentimentale
Anche la sua vita sentimentale fu caratterizzata dalla mancanza di regole e dagli eccessi. Nei quattro
anni di regno ebbe quattro mogli: dopo aver divorziato da Giunia Claudia, si legò a Livia Orestilla,
poi alla ricchissima Lollia Paolina – alla quale proibì, dopo il divorzio, di avere relazioni con altri
uomini – e infine con Milonia Cesonia. Le sue amanti furono innumerevoli e di tutte le classi
sociali, e i suoi metodi erano brutali: possedette Livia Orestilla durante la festa di nozze della
donna, la sposò e poco dopo la ripudiò.

Sappiamo inoltre che Caligola nutriva per le sue sorelle un’attrazione malsana e morbosa; specie
per Drusilla, che fece divorziare dal marito, il pretore Lucio Cassio Longino, in modo da averla
tutta per sé; anche se questa passione depravata non gli impedì di mandare in esilio a Ponza le altre
due, Agrippina e Giulia, accusandole di adulterio. Diceva Svetonio: «Quanto ai matrimoni, non è
facile stabilire se ci mise più sfrontatezza a contrarli, a romperli o a farli durare». A Caligola sono
attribuite anche diverse relazioni omosessuali, per esempio con l’attore Mnestero e con il cugino
Marco Emilio Lepido, marito di Drusilla, già suo consigliere e poi accusato di cospirazione e
ucciso.
Detestato dalla storiografia antica

Nessuna delle fonti a noi arrivate mette in buona luce Caligola e la loro scarsità fa sì che nella
storiografia moderna ci siano grandi lacune su questo periodo. Si trattò certamente di un
personaggio discusso, molto popolare fra la gente ma politicamente avverso alla classe sociale e al
ceto dal quale provenivano gli storiografi.

Un secolo dopo la sua morte gli storici romani raccolsero notizie solo delle sue stravaganze, della
sua megalomania e dei suoi atti criminali.

Per Svetonio e Dione Cassio, Caligola fu un «mostro» distintosi solo per l’immoralità, il dispotismo
e la crudeltà.
«Fino qui abbiamo parlato del principe, ora non ci resta che parlare del mostro.»
(Svetonio, Gaio Cesare, 22.)

Non era forse un ritratto imparziale, ma rispondeva a un preciso intento politico e morale: mettere
in guardia sui rischi del potere personale e ricordare il rispetto e l’integrità della nobiltà e del senato
di Roma. A questo scopo, gli autori posteriori mescolarono fatti certi a dicerie: per questo è difficile
dare un giudizio obiettivo del personaggio.

Nella loro esecrazione di Caligola gli autori antichi introdussero un’ipotesi esplicativa che è
sopravvissuta fino ai giorni nostri: quella della pazzia dell’imperatore. Raccontano anche di una
grave malattia incorsa dopo pochi mesi dalla salita al trono.

Una dettagliata descrizione fisica e psicologica del personaggio ci è data da Svetonio:

«Caligola aveva la statura alta, il colore livido, il corpo mal proporzionato, il collo e le gambe
estremamente gracili, gli occhi infossati e le tempie scavate, la fronte larga e torva, i capelli radi e
mancanti alla sommità della testa, il resto del corpo villoso. Per queste ragioni, quando passava, era
un delitto, punibile con la morte, guardarlo da lontano o dall'alto o semplicemente pronunciare, per
un motivo qualsiasi, la parola capre. Quanto al volto, per natura orribile e ripugnante, si sforzava di
renderlo ancora più brutto studiando davanti allo specchio tutti gli atteggiamenti della fisionomia
capaci di ispirare terrore e paura. La sua salute e mentale e fisica non fu salda. Soggetto ad attacchi
di epilessia durante la sua infanzia, divenuto adolescente, era abbastanza resistente alle fatiche, ma
qualche volta, colto da un'improvvisa debolezza, poteva a mala pena camminare, stare in piedi, e a
stento poteva ritornare in sé e reggersi. Lui stesso si era accorto del suo disordine mentale e più di
una volta tanto che pensò spesso di ritirarsi e curare il proprio cervello. Si crede che sua moglie
Cesonia gli fece bere un filtro d'amore, ma che ciò lo rese pazzo. Soffriva soprattutto di insonnia e
non riusciva a dormire più di tre ore per notte e nemmeno in tranquillità, perché era turbato da
visioni strane.»
(Svetonio, Gaio Cesare, 50.)

Un individuo psicopatico
Gli studiosi contemporanei hanno rinunciato a individuare una causa fisica specifica per la presunta
follia di Caligola, e non credono neppure che questa abbia avuto origine in un momento preciso. Più
semplicemente, l’imperatore poteva essere uno psicopatico.

Un brano della biografia di Svetonio offre una chiave per interpretare la condotta di Caligola:
«Rendeva più gravi i suoi già mostruosi delitti con parole atroci. Era solito ripetere che nulla
apprezzava e ammirava di più nel proprio carattere che – per usare la sua stessa parola –
l’adriatrepsia, cioè la sfrontatezza». Poche righe dopo, Svetonio racconta che quando Caligola
ricevette una rimostranza da parte di sua nonna Antonia, invece di inchinarsi alla sua autorità le
rispose: «Ricordati che a me è lecito tutto e nei confronti di tutti».

L’adriatepsia della quale si vantava Caligola trovò espressione in un fastoso stile di vita. Nel giro di
appena un anno, Caligola dilapidò la fortuna di tremila milioni di sesterzi ereditata da Tiberio:
secondo Dione Cassio, in cavalli, gladiatori e divertimenti vari, ma di fatto anche con atti prodigali
nei confronti del popolo e dei pretoriani. Bisogna anche dire che le sue iniquità presero avvio dopo
che si trovò privo dei fondi necessari all’amministrazione dello stato: fu allora che usò ogni mezzo
per cercare di accumulare denaro.

Giudizio finale
Caligola moriva vittima di una congiura ma soprattutto di una politica, la sua, che aveva cercato di
trasformare il potere imperiale in Roma senza comprendere né le classi dirigenti né i sudditi:
politica dunque, più che di un pazzo, di un inesperto, portato a rendere sempre più aspra la sua
reazione, quanto maggiori erano le resistenze che incontrava, incapace poi per il suo carattere e i
suoi vizi di assicurarsi fedeli collaboratori. In realtà la sua politica ha una coerenza, che non poteva
certo essere apprezzata dai senatori: coerenza però di chi si ostinava a seguire una direttiva senza
capire quale rinnovamento occorreva per trasformare l'Impero in monarchia assoluta.
NERONE

FAMIGLIA
Nerone (nome completo: Nero Claudio Cesare Augusto Germanico) è stato il quinto
imperatore romano, che ha regnato dal 54 al 68 d.C. Era il figlio di Agrippina la Giovane e
del suo secondo marito, il generale e statista romano Gaio Domizio Enobarbo. Nerone fu
adottato dallo zio paterno, l'imperatore Claudio, dopo la morte del padre.

POPPEA SABINA
Nerone è stato conosciuto per la sua stravaganza e l'eccesso, e viene spesso rappresentato
nella storia come un sovrano tirannico e crudele. Si dice che avesse un rapporto burrascoso
con sua madre a causa della relazione tumultuosa tra Nerone e Poppea Sabina. La moglie
era una donna ambiziosa e intelligente che ha avuto una grande influenza su Nerone durante
il suo regno. Tuttavia, la loro relazione è stata spesso tormentata da intrighi e scontri di
potere. Ad esempio, si dice che Poppea Sabina abbia spinto Nerone a condannare alcuni dei
suoi rivali politici e che abbia anche cercato di consolidare il suo potere personale al fianco
di Nerone.Nonostante le sfide, Nerone e Poppea Sabina sono rimasti insieme per molti anni
e hanno avuto un figlio, Nerone Gemello. Tuttavia, la loro relazione è finita tragicamente
nel 65 d.C., quando Poppea Sabina è stata uccisa dai soldati di Nerone durante una lite. La
morte di Poppea Sabina ha segnato un punto di svolta nella vita di Nerone e ha contribuito
alla sua caduta dal trono poco dopo.

ARTE
Il regno di Nerone fu caratterizzato da diverse iniziative artistiche e culturali, finanziate
dall'imperatore stesso. L’imperatore infatti ha sempre mostrato una grande inclinazione per
la cultura e per le arti. A partire dal 59 d.c. organizzò ludi teatrali-musicali di tipo greco,gli
Iuvenalia, e nel 60 d.c diede vita ai Neronia, ad imitazione dei giochi olimpici. Il suo
coinvolgimento appassionato nei progetti culturali di Roma era evidente, e Nerone mise
persino in mostra il suo talento nella musica e nel canto esibendosi in pubblico, causando lo
scandalo dell’opposizione aristocratica. Nonostante i suoi sforzi per promuovere l'arte e la
cultura, il regno di Nerone non ebbe successo perché il popolo romano non lo amava
particolarmente. Numerose rivolte e ribellioni si verificarono durante il suo regno, indicando
una forte mancanza di sostegno da parte del pubblico. Nonostante il suo amore per l'arte e la
cultura, Nerone non riuscì a conquistare il favore del suo popolo - un tema comune tra i
governanti autocratici le cui passioni spesso prevalgono sull'opinione pubblica.

Nel 68 d.C., Nerone è stato deposto dal trono dell'Impero romano a causa della crescente
insoddisfazione dei suoi sudditi e della ribellione dei suoi generali. Dopo essere stato
deposto, Nerone ha tentato di fuggire dalla città, ma è stato catturato e ucciso poco dopo. La
storia racconta che Nerone si sia ucciso con un pugnale quando ha capito che non poteva più
sfuggire dai suoi inseguitori. Tuttavia, ci sono diverse versioni della storia della morte di
Nerone, e alcune di esse sono considerate poco attendibili. Ad esempio, alcune fonti
sostengono che Nerone sia stato ucciso da un gruppo di soldati che lo hanno colpito con le
loro lance, mentre altre fonti sostengono che sia stato ucciso da uno dei suoi servitori. Non
ci sono prove concrete per confermare nessuna di queste versioni della storia. In ogni caso, è
accertato che Nerone sia morto nel 68 d.C., segnando la fine della dinastia giulio-claudia e
l'inizio di un periodo di instabilità politica conosciuto come il "anni di piombo" dell'Impero
romano.

Durante il suo regno, Nerone intraprese diverse riforme e iniziative, alcune delle quali
ebbero successo, mentre altre no. Ecco alcune delle principali riforme intraprese da Nerone:

Riforma del sistema fiscale: Nerone ordinò la creazione di una nuova tassa, chiamata
"vectigal", che era destinata a finanziare le spese pubbliche. La tassa era basata sul valore
delle proprietà e delle attività economiche, e doveva essere pagata in denaro o in natura (ad
esempio, in grano o altri beni).La riforma del sistema fiscale di Nerone fu intesa come un
modo per aumentare le entrate dello stato e finanziare le spese pubbliche, come la
costruzione di nuove strade e il restauro di quelle esistenti. Tuttavia, la tassa fu molto
impopolare tra la popolazione, in particolare tra i proprietari terrieri e gli imprenditori, che
la consideravano eccessiva e ingiusta. La riforma del sistema fiscale di Nero fu uno dei
fattori che contribuì alla crescente insoddisfazione del popolo romano verso il suo regno.

Costruzione del Domus Aurea: La Domus Aurea (Casa d'Oro) era una grande villa costruita
dall'imperatore romano Nerone a Roma, in Italia, dopo l'incendio di Roma del 64 d.C. La
villa copriva gran parte del Palatino e del Celio a Roma e si diceva che fosse estremamente
lussuosa, con pareti dorate, sale da banchetto con tetti a cupola e giardini. La Domus Aurea
è diventata famosa per la sua stravaganza e per gli eccessi di Nerone, che era noto per la sua
passione per il lusso e per il divertimento. Tuttavia, la villa è stata anche vista come un
simbolo della decadenza dell'Impero romano e della crudeltà di Nerone, che è stato accusato
di aver dato il via all'incendio di Roma per fare spazio ai suoi progetti edilizi e poi abbia
incolpato i cristiani per il disastro, che erano una minoranza a Roma in quel momento.
Questo evento segnò l'inizio della prima persecuzione dei cristiani a Roma..Dopo la morte
di Nerone, la Domus Aurea è stata abbandonata e in seguito parzialmente distrutta per fare
spazio a nuove costruzioni. Oggi, solo alcune parti della villa sono ancora visibili, come il
ninfeo, che è stato scoperto durante gli scavi archeologici nel XV secolo.
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Promozione del culto del sole: Nerone tentò di promuovere il culto del sole, il Dies Solis,
come la religione ufficiale di Roma. Nero stesso si proclamò un dio e ordinò la costruzione
di templi dedicati al culto del sole in tutta la città. Tuttavia, queste iniziative non ebbero
molto successo e non portarono a una vera e propria riforma religiosa.

Riforme amministrative: Durante il suo regno, Nerone introdusse alcune riforme


amministrative per migliorare la gestione dell'Impero romano. Una di queste riforme fu la
creazione di un nuovo sistema di tribunali, che aveva l'obiettivo di migliorare l'efficienza
della giustizia e di ridurre la corruzione. Il nuovo sistema di tribunali prevedeva la creazione
di nuove corti e l'istituzione di nuovi ruoli per i giudici, come quello di procuratore. Nerone
introdusse anche una polizia per mantenere l'ordine pubblico, chiamata Vigiles Urbani.
Questi agenti di polizia erano responsabili della prevenzione e del contrasto dei crimini,
della salvaguardia delle proprietà e della protezione dei cittadini. Inoltre, Nerone tentò di
riformare il sistema di reclutamento dei funzionari pubblici, basandolo più sulla
meritocrazia che sulla discendenza aristocratica. Ciò significava che gli individui potevano
essere selezionati per i ruoli pubblici in base alle loro capacità e al loro merito,
indipendentemente dalla loro origine sociale. Questa riforma aveva l'obiettivo di migliorare
l'efficienza e l'integrità del sistema amministrativo e di promuovere una maggiore
rappresentanza di diverse classi sociali nei ruoli di governo.

Riforme militari: Nerone ha creato nuove unità di fanteria, come le coorti montane, che
erano specializzate nella guerra in montagna. Inoltre, ha aumentato il numero di truppe a
cavallo, creando nuove unità di cavalieri. Ha anche riorganizzato le legioni dell'esercito,
cambiando il loro numero e il loro equipaggiamento. Per aumentare il numero di soldati
nell'esercito, Nerone ha offerto incentivi per il reclutamento, come terre e denaro. Ha anche
modernizzato l'equipaggiamento dell'esercito, introducendo nuove armi e tecnologie
belliche. Tutte queste riforme hanno contribuito a rafforzare l'esercito romano e a prepararlo
per le sfide future.

Nerone ha introdotto nuove monete per finanziare le sue ambiziose opere pubbliche, come il
palazzo imperiale conosciuto come la "Domus Aurea". Queste nuove monete erano fatte di
metalli preziosi come l'oro e l'argento e avevano il suo ritratto su un lato e l'immagine di un
dio o di un eroe storico sull'altro. Inoltre, Nerone ha aumentato il valore delle monete
esistenti, aumentando il contenuto di metalli preziosi. Ciò ha fatto sì che le monete
diventassero più costose e che il loro valore fosse maggiore rispetto a prima. Nerone ha
anche riformato il sistema di tassazione dell'Impero romano, introducendo nuove tasse per
finanziare le sue opere pubbliche e riducendo la pressione fiscale sui cittadini romani. Ad
esempio, ha introdotto una tassa sulla proprietà fondiaria, che è stata vista come un modo
per finanziare la costruzione di opere pubbliche. Ha anche introdotto una tassa sul
commercio, che ha colpito sia i commercianti che i consumatori. Tuttavia, alcune di queste
tasse sono state viste come troppo alte e hanno contribuito alla crescente insoddisfazione dei
cittadini romani verso il regno di Nerone. In generale, la riforma monetaria di Nerone ha
avuto un impatto significativo sull'economia dell'Impero romano e ha finanziato le
ambizioni di Nerone.
Sitografia e bibliografia

Tiberio:

https://it.wikipedia.org/wiki/Tiberio

https://www.walksinsiderome.com/it/blog/the-scandalous-private-life-of-tiberius-caesar/

https://online.scuola.zanichelli.it/radicidellacivilta/files/2009/12/lepre_tiberio.pdf

Caligola:

https://www.treccani.it/enciclopedia/caligola_(Enciclopedia-Italiana)/

https://it.wikipedia.org/wiki/Incitatus

https://www.storicang.it/a/caligola-il-cesare-quale-tutto-era-permesso_15733

https://it.wikipedia.org/wiki/Fonti_e_storiografia_su_Caligola

Marisaldi Luciano, Periplus volume 2

Claudio:

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Claudio

Nerone:

https://it.wikipedia.org/

https://www.treccani.it/enciclopedia

https://www.romanoimpero.com/

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