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LA RIVOLUZIONE AMERICANA

La rivoluzione americana è una vera e propria guerra di indipendenza che le tredici colonie del nord America
condussero contro la madrepatria, ossia la Gran Bretagna.

COLONI EUROPEI: secondo la storia ufficiale degli Stati Uniti, l’atto di Fondazione della nazione americana fu
l’arrivo in America dei Pilgrim fathers, i “Padri pellegrini”, un gruppo di puritani (= calvinisti inglesi che
contestavano la chiesa anglicana e predicavano una moralità molto rigida. Erano convinti infatti che
l’impegno responsabile nella vita sociale e nel lavoro fosse un dovere fondamentale del buon cristiano). I
padri pellegrini non furono i primi coloni europei dell’America settentrionale. Prima di loro, nel nuovo
mondo, erano sbarcati altri inglesi, francesi, olandesi al servizio di compagnie commerciali interessate a
importare in madrepatria pelli, legname e soprattutto prodotti come il tabacco. Inoltre, le sconfinate terre
del Nord America attrassero anche altri abitanti dell’Europa centro settentrionale, tedeschi, svedesi,
polacchi, francesi. GLI SCHIAVI AFRICANI: allo stanziamento dei coloni bianchi europei, fece seguito l’arrivo
dall’Africa di più di un milione di neri, a differenza dei bianchi, attraversarono l’oceano contro la loro
volontà, costretti in catene e ridotti in schiavitù. La tratta degli schiavi, iniziata nel XVII secolo. Era funzionale
all’interesse dei coloni e la gran parte di coloro che sopravvivevano al viaggio sulle navi negriere veniva
impiegata nelle piantagioni di tabacco e di cotone delle colonie meridionali. I NATIVI PELLEROSSA: prima dei
coloni bianchi vivevano nell’America settentrionale, tra i sei e gli 8 milioni di nativi, che gli europei
chiamarono indiani o pellerossa.

L’immigrazione europea nel Nord America si organizzò in un insieme di 13 colonie, tutte soggette alle
autorità del re della Gran Bretagna. Queste colonie si estendevano lungo la costa dell’Oceano Atlantico ed
erano caratterizzate da profonde differenze religiose, economiche e sociali:

 Le colonie settentrionali erano fondate su comunità agricole, puritane di piccoli e medi proprietari
piuttosto chiuse e tradizionaliste, più attive e dinamiche erano le città portuali costiere dedite al
commercio, alla pesca, all’industria navale.
 Le colonie del centro prosperavano grazie al commercio di prodotti agricoli coltivati in grandi
proprietà. La popolazione di queste colonie era molto meno omogenea dal punto di vista religioso
ed etnico a causa della presenza di molte confessioni religiose di diverse ispirazione, di numerosi
coloni di origine non britannica, soprattutto olandesi e tedeschi.
 Le colonie meridionali nelle quali dominavano le grandi piantagioni di tabacco e di cotone lavorate
dagli schiavi africani erano controllate politicamente e socialmente da un ristretto numero di grandi
e medi proprietari di estrazione aristocratica.

Le 13 colonie:

A LIVELLO SOCIALE: nelle colonie americane la dinamicità economica, sociale e culturale aveva attirato i
popoli europei che già a partire dal XVI secolo iniziarono una vera e propria migrazione di massa verso
quelle terre. Qui, non essendoci la nobiltà di sangue, era più semplice anche per le persone meno abbienti
fare fortuna e tentare l’ascesa sociale; c’era quindi più uguaglianza sociale rispetto all’Europa. La scoietà di
antico regime era rigidamente gerarchizzata e non vie era possibilità di migliorare le proprie condizioni

A LIVELLO CULTURALE: le idee illuministiche di libertà, uguaglianza e tolleranza avevano ampiamente preso
piede. Si erano inoltre diffuse prestigiose università come Harvard, Princeton e Yale; tra i pensatori più noti
dell’epoca, che contribuirono a far esplodere la rivolzuione grazie al loro operato, abbiamo Benjamin
Franklin e Thomas Jefferson.

A LIVELLO POLITICO: politicamente le colonie erano abbastanza autonome. Ognuna infatti era amministrata
da un governatore di nomina regia (=inglese) a cui però si affiancava un’assemblea eletta dai cittadini locali.
L’Inghilterra aveva conceso larghe autonomie politiche alle colonie a condizione che le istitutzioni locali si
sottoponessero all’autorità del Parlamento britannico dove però non c’erano rappresentanti delle colonie.

A LIVELLO ECONOMICO: economicamente invece le colonie americane erano sottomesse alle direttive della
Gran Bretagna. Esse erano infatti obbligate a commerciare solo con la madrepatria e ai prezzi da essa
stabiliti. Le tensioni tra le colonie e la madrepatria esplosero proprio quando l’Inghilterra emanò alcune
tasse:

 Sugar act: dazi sullo zucchero


 Stamp act: marca da bollo su atti pubblici, giornali e libri
 Tea act: il monopolio del tè in America fu affidato alla Compagnia delle Indie dal parlamento
britannico

Le colonie allora iniziarono a biocottare le merci inglesi. Il re d’Inghilterra, Giorgio III, reagì duramente: il 5
marzo 1770, nel porto di Boston, alcuni soladati inglesi spararono su un gruppo di manifestanti (“massacro
di Boston”).

Le colonie basarono la rporpia protesta sullo slogan no taxation without rapresentation (=nessuna tassa
senza rappresentanti in Palramento). I coloni dunque si ispiravano a un principio contenuto nella Mgna
Charta Libertatum: il Parlamento non poteva emanare tasse alle colonie visto che queste ultime non
avevano dei propri rappresnetati in Parlamento che potessero tutelarne gli interessi.

Le colonie organizzarono così vari congressi: al primo cognresso si decise di continuare con il boicottaggio
delle merci inglesi. L’episodio più noto è il Boston Tea party: i coloni gettarono in mare un carico di tè
esportato dalla Compagnia delle Indie. Al secondo congresso crearono un vero e proprio esercito guidato da
George Washington. Al terzo approvarono la Dichiarazione d’indipendenza redatta da Thomas Jefferson.

La Dichiarazione d’indipendenza: il documento si apre con un’introduzione in cui vengono richiamamti


alcuni principi fondamentali dell’Illuminismo: rispetto dei diritti naturali alla libertà e alla felicità

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