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Nel Canto XXIX Matelda prosegue il suo canto pieno d'amore, recitando il versetto iniziale del Salmo XXXI

(Beati quorum tecta sunt peccata, «Beati coloro i cui peccati sono stati coperti dal perdono») e iniziando a
costeggiare il fiume in direzione opposta alla corrente. Dopo meno di cento passi il fiume svolta verso
levante, quindi Matelda invita Dante ad osservare con attenzione la processione simbolica che ha luogo
subito dopo. In seguito alla dipartita di Virgilio e alla apparizione di Beatrice che rimprovera Dante per il suo
«traviamento» (XXX), il poeta sviene (XXXI) e al suo risveglio si ritrova immerso nel Lete fino alla gola, con
Matelda che lo invita a tenersi a lei che cammina leggera sulle acque. Una volta che i due sono giunti
accanto alla riva, la donna apre le braccia e immerge totalmente Dante, che quindi beve l'acqua del fiume,
poi lo solleva e lo affida alle quattro ninfe che simboleggiano le virtù cardinali. Dopo che Beatrice si è tolta il
velo e Dante è rimasto abbagliato dalla sua bellezza sfolgorante, la processione e il carro tornano indietro
verso oriente (XXXII), seguiti da Dante, Matelda e Stazio vicino alla ruota destra del carro. Dopo la sosta
all'albero simbolico, Dante cade addormentato e al suo risveglio vede accanto a sé solo Matelda: le chiede
dove sia Beatrice e la donna gliela indica seduta sotto l'albero, per cui Dante la fissa e non saprebbe dire se
Matelda abbia aggiunto altro. Dopo le vicende allegoriche del carro, Beatrice pronuncia alla presenza di
Dante, Matelda e Stazio la profezia del «DXV» (XXXIII), quindi raggiungono tutti la fonte da cui scaturiscono
i due fiumi dell'Eden, cosa che spinge Dante a chiedere spiegazioni a Beatrice. Questa lo invita a rivolgere la
domanda a Matelda, la quale afferma però di aver già dato la spiegazione di ciò (Dante l'ha
temporaneamente dimenticata). Beatrice esorta Matelda a condurre Dante all'Eunoè, cosa che la donna fa
portando anche Stazio; dopo l'immersione nelle acque del secondo fiume, Dante è puro e disposto a salire a
le stelle.
La figura di Matelda è una delle più enigmatiche del poema, essendo assai discusso sia il suo valore
allegorico, sia la sua eventuale identificazione storica (il suo nome viene fatto una sola volta quasi alla fine
del Purgatorio, in XXXIII, 119). Sulla consistenza reale del personaggio sono state fatte svariate ipotesi,
identificandola con la contessa Matilde di Canossa, con la monaca benedettina Matilde di Hacehnborn
(morta nel 1298 e autrice di libri spirituali), con Matilde di Magdeburgo (anch'essa autrice di opere
ascetiche); è stata accostata anche a varie donne della Vita nuova per i molti echi stilnovisti nella sua
descrizione, come la «donna gentile» o altre donne del seguito di Beatrice (nessuna di queste ipotesi
sembra convincente o sostenuta da validi argomenti). Più probabile che Matelda sia esclusivamente figura
allegorica, al di là del suo ruolo nell'Eden che è quello di immergere le anime purificate nelle acque dei due
fiumi: l'ipotesi più verosimile è che rappresenti la felicità primigenia dell'uomo prima del peccato originale,
riconquistata faticosamente dalle anime dopo il percorso di espiazione, che è congruente con il luogo in cui
la donna appare. Altri commentatori l'hanno accostata anche alla vita attiva, rappresentata
allegoricamente da Lia che è protagonista del sogno di Dante in XXVII, 94-108: la descrizione di Lia è assai
simile a quella di Matelda (entrambe sono giovani e belle, cantano cogliendo fiori...), per cui è indubbio che
il personaggio biblico prefiguri l'incontro con Matelda nell'Eden; la vita attiva, del resto, è condizione
indispensabile per raggiungere le virtù cardinali e, quindi, la felicità terrena simboleggiata dal Paradiso
Terrestre, né si può dire che tale interpretazione sia necessariamente in contraddizione con l'altra. Per
quanto riguarda il paragone tra Matelda e Proserpina (XXVIII, 49-51), è probabile che abbia solo funzione
poetica e non alluda a una identificazione tra il personaggio del mito classico e quello dell'Eden, per quanto
quest'ultimo sia poi da Matelda associato alle descrizioni dell'età dell'oro da parte dei poeti antichi.

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