Sei sulla pagina 1di 36

Anatomia umana (prof.

Gesi)

Il nostro corpo umano può essere suddiviso in: testa, collo, tronco —> torace, addome, pelvi, arti superiori, arti
inferiori.
I criteri per la localizzazione degli organi interni nella cavità pelvica e addominale:
● In base all’appartenenza a strati (ventrale/dorsale)
● In base all’appartenenza a compartimenti dalla posizione cranial a quella caudale (caudale/craniale)
● In base al rivestimento peritoneale (intraperitoneale/extraperitoneale).
Il peritoneo: membrana sierosa che riveste internamente la cavità addominale e la superficie dei visceri
contenuti. É la più estesa del corpo umano. E’ una sola membrana continua; la si considera divisa in parietale e
viscerale.
Organo fisso: non è completamente ricoperto da peritoneo
Se il peritoneo collega due organi tra loro si chiama legamento
Meso: Quando il peritoneo riveste completamente un organo (quindi lo rende mobile); il peritoneo si porta da un
organo a una parete.

Organi intraperitoneali: (questi organi sono rivestiti più o meno completamente dal peritoneo. Stomaco,
intestino tenue mesenteriale, milza, fegato, ovaio…
Organi extraperitoneali: (non hanno durante lo sviluppo e non hanno rivestimento peritoneale o lo hanno
incompleto).

Organizzazione anatomica
Le cellule sono le più piccole unità di un organismo che contengono tutte
le caratteristiche della sostanza vivente. Un insieme di cellule che si
specializzano in una stessa funzione e condividono la stessa morfologia
definiscono il tessuto.
Gli organi sono strutture tridimensionali a funzione specializzata che si
formano dall’aggregazione dei tessuti e dalla loro compenetrazione.
Ciascun organo occupa una precisa posizione all’interno del corpo umano,
contrae particolari rapporti con altre strutture e presenta una propria
struttura e funzione. possono essere considerati unità di lavoro e
collaborano fra di loro per lo svolgimento delle funzioni essenziali per
l’organismo, associandosi a formare sistemi e apparati.
Si parla di Sistemi quando intendiamo insieme di organi omogenei per funzione e struttura, spesso anche per
derivazione embrionale (es: sistema muscolare: poiché hanno tutti la funzione di contrarre un muscolo e inoltre
la struttura dei muscoli è tutta uguale, e derivano tutti dallo stesso foglietto embrionale; sistema nervoso…)
Invece gli Apparati sono un raggruppamento di organi diversi sia per funzione che per struttura, e solitamente
una diversa derivazione embriologica (es: apparato digerente, endocrino..) apparato endocrino costituito da
ghiandole endocrine, ovvero che riversano nel sangue.

Apparato tegumentario: ha il compito di proteggere dai pericoli ambientali, controlla la temperatura;


Sistema scheletrico: supporta l’organismo, protegge i tessuti molli, conserva i minerali, produce sangue;
Sistema muscolare: muove e supporta l’organismo;
Sistema nervoso: risponde molto velocemente a stimoli interni ed esterni dell’organismo, coordinando e
l'attività;
Apparato cardiovascolare: trasporta nutrienti, scorie, gas e cellule;
Sistema linfatico: difende l’organismo da infezioni e malattie;
Apparato respiratorio: trasporta aria nei siti dove è possibile effettuare lo scambio gassoso;
Apparato digerente: digerisce il cibo e assorbe minerali, acqua, nutrienti, vitamine;
Apparato urinario: elimina l’acqua e sali in eccesso, nonché prodotti di rifiuto;
Apparato riproduttore: produce cellule sessuali e ormoni.
Struttura
Dal punto di vista strutturale generale si parla di organi cavi e organi pieni:

ORGANI CAVI: esofago, stomaco, organi che appartengono al circolatorio. L’organo cavo presenta SEMPRE le
stesse caratteristiche in tutti ma cambierà la caratteristica di questi strati in quanto potrò trovare un epitelio
molto resistente oppure potrò trovare un epitelio molto fine, oppure un organo che presenta due/ tre strati. Gli
organi cavi sono caratterizzati dalla presenza di una cavità detta LUME, definita da una parete; quest’ultima
appare stratificata per la presenza di tonache che hanno strutture diverse:
❖ Tonaca mucosa: a sua volta si divide in tre strati: (dall’interno all’esterno) epitelio di rivestimento,
lamina propria, muscolaris mucosae.
L’epitelio di rivestimento svolge varie funzioni: in primo luogo quella protettiva, prende parte allo scambio di
sostanze con i vasi sanguigni e linfatici. La lamina propria è costituita da connettivo e ha la funzione di sostegno
nei confronti dell’epitelio di rivestimento e trofica, inoltre è costituita anche da ghiandole che secernono
sostanze nella cavità viscerale. Queste ghiandole se sono localizzate nello spessore della parete del viscere, si
definiscono intramurali e invece sono definite extramurali quelle che presentano uno o più condotti escretori che
li mettono in comunicazione con il viscere. La muscolaris mucosae rende la tonaca mucosa uno strato dotato di
motilità relativamente indipendente da quella complessiva dell’organo.
❖ Tonaca sottomucosa: è composta da tessuto connettivo lasso e proprio questa costituzione la rende uno
strato abbastanza indipendente, conferendole una motilità autonoma; presenta inoltre una propria
vascolarizzazione e innervazione, La tonaca sottomucosa si trova esclusivamente nella parete degli organi cavi
interni dell’apparato digerente e non è presente in quella dei vasi e del cuore.
❖ Tonaca muscolare: garantisce due tipi di movimento che un viscere cavo compie: movimento di tipo
peristolico ovvero che permette al viscere di adattarsi al proprio contenuto, modificando la propria capacità a
seconda del volume del lume e il movimento di tipo peristaltico che consente la progressione del contenuto
entro il lume del lume e consiste in un’onda di contrazione che si propaga in una direzione definita. Nel cuore
viene detta miocardio e nei vasi corrisponde alla tonaca media.
❖ Tonaca avventizia o sierosa — organo non rivestito da peritoneo trovo la tonaca avventizia; è presente
sia nei visceri (organi interni) che nei vasi. La tonaca avventizia è formata da tessuto connettivo denso, tramite
essa gli organi contraggono specifici rapporti con l’ambiente perivascolare e periviscerale e mantengono una
posizione ben precisa.
La tonaca sierosa si compone di due strati: uno più superficiale, fatto di cellule appiattite e disposte a formare
un singolo strato, il mesotelio; l’altro più profondo e costituito da tessuto connettivo denso è lo strato
sottomesoteliale.

Se l’organo cavo sono appartenenti al vascolare, vasi sanguiferi, linfatici e cuore le tonache sono tre:
❖ Tonaca intima (tonaca mucosa), che nel cuore prende il nome di endocardio; la tonaca intima è in
diretto contatto con i fluidi circolanti (sangue e linfa); l’intima dei vasi sanguigni e l’endocardio sono formati da
un endotelio e da uno strato sottoendoteliale. L’endotelio ha la funzione di impedire, con la sua continuità, la
coagulazione del sangue, assorbire sostanze dai fluidi circolanti e selezionare le sostanze che possono passare
attraverso le pareti dei capillari e venule postcapillari. Lo strato sottoendoteliale (come la lamina intima dei
visceri) svolge una funzione trofica e di sostegno nei confronti dell’endotelio e vi si possono depositare i
materiali assorbiti.
❖ Tonaca media (tonaca muscolare), assicura lo scorrimento del flusso ematico. A seconda dei distretti
vascolari la costituzione della tonaca media cambia, infatti si parla di tipo muscolare (lo scorrimento del sangue
avviene grazie alla contrazione delle cellule muscolari stesse), di tipo elastico (la progressione del flusso
ematico è resa possibile dalla dilatazione e dal successivo ritorno elastico del vaso al diametro di origine) mentre
in quella di tipo fibroso (il sangue scorre per forza di gravità oppure grazie ad una compressione esercitata dai
muscoli sulle pareti dei vasi).
❖ Tonaca avventizia e sierosa, nello strato avventiziale dei vasi troviamo anche fibre elastiche e
muscolari, nonchè i vasa vasorum, dispositivi vascolari che provvedono al nutrimento della tonaca mucosa.
Nel cuore la tonaca sierosa prende il nome di epicardio, mentre nei visceri addominali e pelvici viene detta
peritoneo viscerale; da questo rivestimento si distaccano talvolta delle lamine a due foglietti che consentono agli
organi di ancorarsi sia ad altri organi che alle pareti della cavità in cui sono situati, così da conferire maggiore
fissità.
Nell’ aorta (arteria più grande che abbiamo) ha una funzione di portare avanti il polso arterioso e quindi ha
caratteristiche elastiche in quando si deve allargare e successivamente restringersi.

ORGANO PIENO: fegato, pancreas…


Caratterizzati da: parenchima, stroma (connettivo che entra
dentro l’organo, tramite il connettivo i vasi entrano dentro il
parenchima), capsula.
❖ La capsula: costituita da tessuto connettivo denso, è lo
strato più ESTERNO. dalla capsula originano dei setti, ovvero
strutture che diramandosi vanno a formare un reticolo
tridimensionale (stroma);
❖ Lo stroma: costituito da tessuto connettivo fibroso; lo
stroma si presenta diverso (per struttura) da un organo all’altro:
in alcuni organi, esso si dispone a formare lobi e lobuli. Ha
funzioni di sostegno, di supporto e di guida per vasi e nervi che
possono entrare in un organo, distribuirsi al suo interno e infine
uscirne, in corrispondenza di vari punti della sua superficie.
❖ Il parenchima: tessuto funzionante dell’organo, a cui si devono le caratteristiche funzionali dell’organo.
L’ilo in alcuni organi rappresenta il punto di ingresso e di uscita di vasi e nervi.

Piani corporei
Piano frontale: è verticale, perpendicolare al piano sagittale e
parallelo alla fronte. Ciascun piano frontale presenta due facce:
una ventrale (o anteriore) e una dorsale (o posteriore);
Piano trasversale: perpendicolare ai piani sagittale e frontale.
Anche ogni piano trasversale presenta due facce: quella
craniale (o cefalica, o rostrale, o superiore) e quella caudale (o
inferiore).
Piano sagittale: è verticale e decorre in senso
antero-posteriore. Il piano sagittale mediano è quel piano
sagittale che divide il corpo umano in due metà quasi identiche
dette antimeri destro e sinistro.

Termini di posizione
● Craniale (superiore) e caudale (inferiore) utilizzati per
il tronco
● Negli arti prossimale (craniale, tronco): che sta sopra
Punto di riferimento è la spalla per l’arto superiore e l’anca per
l’arto inferiore.
● Negli arti distale (caudale, si utilizza nel tronco): Che
sta sotto
● Mediale e laterale, mediale (+vicino) e laterale (+
lontano) rispetto al piano sagittale mediano
● Altri termini fanno riferimento alla maggiore o minore distanza dalla superficie corporea, si parla quindi
di superficiale e di profondo.
● Ventrale (o anteriore) e dorsale (o posteriore).
Regioni addominopelviche
1. Regione ipocondriaca destra- porzione superiore
2. Regione epigastrica- porzione superiore
3. Ipocondrio sinistro- porzione superiore
4. Regione lombare destra- porzione media
5. Regione ombelicale- porzione media
6. Regione lombare sinistra- porzione media
7. Regione iliaca destra- porzione inferiore
8. Regione ipogastrica-porzione inferiore
9. Regione iliaca sinistra- porzione inferiore

Termini di movimento: fanno riferimento alla direzione degli assi


intorno ai quali il movimento si svolge. Questi assi sono: asse trasversale (si forma dall’incontro con il piano
trasversale e i movimenti che si svolgono lungo tale asse si chiamano flessioni ed estensioni), asse sagittale (che
si forma dall’intersezione tra il piano trasversale e quello sagittale, lungo tale asse avvengono i movimenti di
inclinazione, di abduzione e di adduzione), e asse verticale (intersezione tra il piano frontale e il piano sagittale,
lungo tale asse avvengono i movimenti di rotazione, per gli arti, e di torsione, per il tronco.)

➔ Flessione: qualunque momento mi allontani un segmento dal piano frontale


➔ Estensione: avvicino il segmento al piano frontale
➔ Inclinazione: allontanamento dal piano sagittale (movimento testa e tronco, colonna vertebrale)
➔ Abduzione: allontanamento dal piano sagittale mediano (alzo il braccio) ab-allontanare (riferito agli
arti)
➔ Adduzione: avvicinamento al piano sagittale mediano (riferito agli arti)
➔ Torsione: asse= colonna vertebrale, movimento intorno all’asse verticale per il tronco
➔ Rotazione: movimento lungo l’asse verticale per gli arti; rotazione esterna quando il movimento è
diretto verso il piano frontale e rotazione interna quando il movimento è diretto verso il piano sagittale.
➔ Pronazione e Supinazione: : movimento di rotazione riguardo le regioni di avambraccio, polso e mano.
Ossa, articolazioni e muscoli: generalità

Le ossa: sono organi formati da tessuto osseo

● Circa 200 ossa nel corpo umano


● Variano di forma e di volume
● Attività statica, di supporto e di locomozione, di protezione (gabbia toracica)
● Contengono infrastrutture vascolari e nervose
● Deposito di sali minerali e lipidi (midollo giallo)
● Sede dell’ emopoiesi (produzione delle cellule del sangue come globuli rossi, globuli bianchi e
piastrine)
● Sistema di leve

Le ossa si classificano in:


Ossa lunghe (radio, ulna), ossa corte (vertebre), ossa piatte (sterno, coste).
Le ossa lunghe sono quelle in cui prevale la lunghezza sulla larghezza e spessore e sono tipiche degli arti ad es. :
femore, ulna, radio…
Le ossa corte sono quelle in cui le tre dimensioni si equivalgono e sono costituite da tessuto osseo spugnoso,
sono ad es.: vertebre, carpo, terso..
Le ossa piatte invece sono sviluppate soprattutto in superficie e quindi non nello spessore, sono formate da due
tavolati ossei formati da tessuto compatto, tra cui si trova un tessuto spugnoso, queste sono ad es. : ossa del
cranio, scapolo, osso iliaco..
Si possono classificare anche in:
● Pari e simmetriche;
● Impari e mediane (es: sterno, osso frontale..)
● Sesamoidee (nello spessore dei tendini, il più famoso è la rotula)
● Suturali (piccole, appiattite e di forma strana). Si trovano tra le linee di sutura del cranio.

Terminologia ossa
● Diafisi (porzione più lunga delle ossa lunghe) e epifisi (le estremità dell’osso/
estremità tondeggiante). La diafisi è costituita da tessuto osseo compatto ed è scavata
internamente da un canale detto midollare, il quale contiene il midollo osseo. Le
epifisi sono formate da tessuto osseo spugnoso e presentano una superficie liscia in
quanto ricoperte da cartilagine ialina.
● Il tratto compreso tra diafisi ed epifisi è detta: metafisi
● Apofosi o processi (sporgenza);
● Tuberosità (rugosità, i tendini si approfondavano nell’osso)
● Tubercoli (escrescenza)
● Spine (zone acuminate)
● Solchi, fosse e docce (dipende dalla. Profondità)

Processi di ossificazione
Esistono due tipi: ossificazione di sostituzione (indiretta) (ossa lunghe) - da
cartilagine a osso;
e ossificazione diretta (ossa brevi)- da connettivo a osso.

Ossificazione per sostituzione (indiretta)


Avviene indirettamente per sostituzione di un modello cartilagineo intermedio, in cui la differenziazione del
tessuto osseo si associa a distruzione della cartilagine. Si realizza nella maggior parte delle ossa dello scheletro e
si attua in tre fasi:
- fase mesenchimale, si forma il blastema membranoso;
- fase cartilaginea, si forma un modello cartilagineo dell’osso;
- fase ossea; il tessuto cartilagineo viene sostituito in tessuto osseo, si realizza contemporaneamente in
due modi: ossificazioni pericondrale e ossificazione encondrale.

Ossificazione membranoso (o diretta)


E’ tipica delle ossa piatte della volta cranica, di parte delle ossa dello splacnocranio, di alcune porzioni della
clavicola e delle ossa sesamoidi. Si attua in due fasi:
- fase mesenchimale, in cui per addensamento mesenchimale si forma un abbozzo di cellule
mesenchimali proliferanti;
- fase ossea, in cui dalle cellule mesenchimali si differenziano osteoblasti che appongono un primo strato
di tessuto osseo spugnoso primario. Attorno a tale abbozzo si differenziano altri osteoblasti che appongono
strati successivi di osso spugnoso primario. In seguito all’attività osteoblastica si giunge all’attività osteoclastica
che determina la sostituzione di tessuto osseo primario con tessuto osseo secondario.
Ossificazione midollare: si verifica a livello della mandibola

Accrescimento delle ossa lunghe


Consiste nell’ allungamento della diafisi in un osso lungo. Si realizza grazie alla ossificazione encondrale, per
progressivo accrescimento delle cartilagini di coniugazione dovuto alla proliferazione condrocitaria e successiva
“maturazione” delle stesse cartilagini, che calcificano e vengono sostituite da tessuto osseo sul versante
diafisario. In questo modo il centro di ossificazione della diafisi progredisce in direzione dei centri epifisari
prossimale e distale, spostando il fronte di ossificazione e quindi le zone metafisarie. Quando non esistono più
condrociti in grado di moltiplicarsi, i centri di ossificazioni epifisari si fondono con quello diafisario, la crescita
in lunghezza della diafisi cessa, lasciando delle tracce dell’avventura saldatura tra diafisi ed epifisi sotto forma
di linee epifisari e di tessuto osseo compatto (ultimo spostamento della metafisi).
La crescita in lunghezza della diafisi, nelle ossa lunghe degli arti inferiori, si traduce nella crescita in statura
dell’individuo. Gli ormoni sessuali e tiroidei stimolano la maturazione della cartilagine di coniugazione e ne
influenzano la rapidità di accrescimento, mentre l’ormone della crescita stimola l’accrescimento sia
l’accrescimento che la maturazione della cartilagine di coniugazione.
L’accrescimento in spessore, si realizza grazie alla ossificazione pericondrale, per apposizione successivi di
strati osseo da parte degli osteoblasti (cellule specializzate nella produzione di tessuto osseo) dello strato interno
del pericondrio, che in seguito in periostio. Ne consegue la formazione e l'ispessimento progressivo di un
manicotto di osso compatto diafisario, che assottigliandosi riveste il tessuto osseo spugnoso. Inoltre l’erosione
osteoclastica determina sul versante interno l’allargamento del caso midollare, modellando l'osso.
L’accrescimento in spessore perdura anche durante la pubertà.

Fattori di accrescimento delle ossa:


● Fattori genetici
● Fattori ormonali —- paratormone, calcitonina (prodotta da tiroide) , STH, ormoni sessuali stimolano la
cartilagine di coniugazione
● Fattori nutrizionali— P (fosforo); Ca (calcio); vitamina A,C,D
● Fattori meccanici (sport)—- forza gravitarie e forze muscolari

Secondo voi quando è che un osso lungo inizia a ossificare: 7 settimana della vita intrauterina.
Come avviene? Parte da una ossificazione centrale nella diafisi che successivamente inizia a invadere in modo
circolare e successivamente una decalcificazione che instaura un canale diafisario; nello stesso momento
iniziano a ossificare anche le epifisi.
La calcificazione della diafisi non deve raggiungere mai la calcificazione delle epifisi; lasciare una parte libera
(metafisi) permetterà l’osso di continuare a crescere, smetterà di crescere quando la calcificazione della diafisi e
delle epifisi si incontreranno.
La metafisi permette che la diafisi non si incontri con l’epifisi., altrimenti si blocca l’accrescimento dell’osso (in
nanismo è causato dalla mancanza di ormoni ipofisari e tiroide)
Metafisi: star tra epifisi e diafisi nelle ossa. Costituite da un nucleo di tessuto osseo spugnoso coperto tra uno
strato sottile di osso compatto.
Per vedere se la calcificazione della diafisi e quella epifisaria si sono incontrate— lastra alla mano.
Tipi di cartilagine: ialina, elastica, fibrosa. La cartilagine ialina/ articolare non si riforma. Inoltre la cartilagine
ialina è innervata, infatti se si rompe non si sente dolore.

Le articolazioni: “sono dispositivi giunzionali che riuniscono le ossa in quel complesso architettonico che è lo
scheletro”.
Sono dispositivi giunzionali che uniscono le ossa.
La classificazione delle articolazione tiene conto se l'unione per continuità (è ancorata, non da movimento) e
contiguità. Si possono suddividere in tre grandi categorie: sinartrosi (immobili), anfiartrosi (semi-mobili),
diartrosi (mobili).
Le sinartrosi sono articolazioni con tessuto connettivale tra i capi articolari, caratterizzate dalla continuità
articolare. La cavità articolare è assente quindi la mobilità è scarsa.
● Sinartrosi (nessun movimento); possono essere:
Fibrose: es. suture(tipiche ossa craniche) e gonfiosi (cioè articolazioni della radice del dente);
Cartilaginee: es. sincondrosi (due capi ossei tenuti insieme da cartilagine: diafisi e epifisi) tra costa e sterno;
ossa che hanno unione cartilaginea formata da cellule [condrociti];
Ossee: sinostosi, tra cui le vertebre sacrali.

● Anfiatrrosi (piccoli movimenti):


Fibrose: es. sindesnosi , cioè connessione legamentosa, per esempio radio e ulna e la loro connessione.
Cartilaginee: es. sinfisi (vertebra- vertebra, sinfisi pubica [presente in tutti e due i generi umani] , connessione
cioè con disco cartilagineo.

● Diartrosi (ampi movimenti) sono articolazioni i cui capi articolari sono rivestiti di cartilagine ialina,
essendo non in continuità ma in contiguità (scivolano l’una sull’altra).
Artrodia, enartrosi, condilartrosi, articolazioni a sella, ginglimi.
La forma delle superfici articolari possono esprimere il movimento.

MUSCOLO (organo pieno)


Dove c’è movimento, allora c’è contrazione muscolare.
Proprietà del tessuto muscolare: contrattilità, eccitabilità, estensibilità, elasticità.
I muscoli si classificano in base ai principi fisiologici [muscolo volontario (tutti i muscoli scheletrici) / muscolo
involontario (visceri, stomaco: tre strati muscolari)].
Ma si possono basare anche su principi anatomici: tessuto muscolare striato, tessuto muscolare striato cardiaco,
tessuto muscolare liscio. I muscoli volontari hanno un tessuto muscolare liscio, i muscoli involontari sono
caratterizzati da un tessuto muscolare striato; l’unico muscolo involontario che presenta il tessuto muscolare
striato è il cuore —- tessuto muscolare striato cardiaco.
Inoltre vengono classificati in base alla profondità: muscoli pellicciai (superficiali-sottocutanei) e muscoli
profondi. In base alla forma (esigenza topografica e posizione): muscoli lunghi (arto sartorio), muscoli larghi
(trapezio), muscoli brevi. Il muscolo è un organo pieno, e quindi caratterizzato da capsula (epimisio), stroma e
parenchima.
I muscoli si classificano in :
1. Paralleli, 2. Convergenti, 3. Pennati, 4. Circolari (dove sono presenti delle aperture).
Le fibre muscolari (circoscritte da endomisio) all’interno di un muscolo scheletrico si organizzano a formare
fasci (circoscritti da perimisio). Le fibre di un singolo fascio si dispongono parallelamente, ma i fasci possono
organizzarsi in vario modo all’interno del muscolo.
Inserzioni dei muscoli striati: I muscoli utilizzano i tendini per inserirsi nell’osso.
I TENDINI (caratteristica principale: resistenza, rispondere subito allo stimolo muscolare)
Sono caratterizzati da: tessuto connettivo denso regolare fibroso, matrice composta da fibre collagene, grande
capacità di resistere agli stiramenti e allungamenti, forma e lunghezza variabile.
Esistono diverse tipi di fibre:
● Rapide: contrazioni brevi
● Lente: che hanno la capacità di contrarsi per tempi prolungati senza mostrare affaticamento, mitocondri
numerosi, i mitocondri permettono la contrazione prolungata ottenendo energia anche dal catabolismo di
carboidrati e lipidi e persino proteine.
L’osso si muove grazie a una leva (sistema perfetto per il movimento), esistono tre tipi di leve:
Leva di I classe: il fulcro si trova tra la forza applicata e la resistenza (altalena).
Leva di II classe: leva vantaggiosa, la resistenza si trova tra la forza applicata e il fulcro
Leva di III classe: (svantaggiosa a grandi distanze di spostamento) la forza applicata si trova tra la resistenza e
il fulcro. Sono le leve più comuni nel corpo umano, gli effetti di queste leve sono opposti a quelli delle leve di II
classe.
Nel corpo umano ogni osso funziona come una leva di cui ogni articolazione rappresenta il fulcro e la
contrazione muscolare la forza applicata. Questo sforzo e’ contrastata da una resistenza rappresentata dal peso
spostato.
APPARATO CIRCOLATORIO
Apparato circolatorio: apparato circolatorio linfatico (circolazione centripeta), apparato circolatorio sanguigno
(ha doppia direzione: centrifuga [quella arteriosa, che va verso la. Periferia] e quella centripeta [che è quella
venosa, cioè quella che va verso il cuore]).
Il sangue è l’intermediario tra i tessuti organici e il mondo esterno.
Per poter esplicare questo suo compito il sangue deve avere la possibilità di muoversi, di circolare, scorrere, in
una determinata direzione, in un sistema di canali chiusi, detti vasi sanguigni. La circolazione del sangue è
permessa esclusivamente dall’azione esercitata da una pompa centrale, il cuore, organo essenzialmente
muscolare, che funziona con meccanismo aspirante e premente.
Dal cuore, che è internamente cavo, originano le arterie, vasi nei quali scorre il sangue scorre con direzione
centrifuga rispetto al cuore, mentre nel cuore scoccano le vene, nelle quali invece il sangue scorre con una
direzione centripeta.
Tra le arterie e le vene si trovano i capillari, una vastissima rete di esilissimi vasi. Grazie alla lenta circolazione
del sangue all’interno dei capillari avvengono gli scambi con i tessuti o con l’ambiente esterno. In conseguenza
di questi scambi muta la propria caratteristica chimico-fisica divenendo da arterioso a venoso.
Per questo motivo la circolazione si può suddividere in grande circolazione e piccola circolazione. Nella grande
circolazione il sangue (arterioso) spinto dal cuore (ventricolo sinistro) nell’aorta raggiunge tutti i distretti
dell’organismo arricchendoli di ossigeno e ricevendo da loro prodotti dal catabolismo cellulare divenendo così
sangue venoso. Il sangue così passa nelle vene che confluendo nelle vene cave, lo riportano al cuore (atrio
destro).
Nella piccola circolazione invece, il sangue venoso partendo dal cuore (ventricolo destro), grazie all’arteria
polmonare, raggiunge i due polmoni dove, arricchendosi nuovamente di ossigeno a discapito di anidride
carbonica, diviene nuovamente arterioso e come tale è raccolto nelle vene o polmonari che lo riportano nel
cuore (atrio sinistro).
Sangue venoso e sangue arterioso non si devono mai mescolare, si mescolavano nella vita intrauterina.
Il cuore è impegnato su due fronti: manda sangue ai polmoni e riceve sangue dai polmoni e nostre il cuore
manda sangue dalla periferia e alla periferia.
Ma com'è possibile che il sangu non si mescoli?
Tratta sia sangue arterioso che venoso, infatti vi sono particolari parti del nostro cuore che lo trattano.
Il CUORE: batte 100.000 volte al giorno, 35 milioni di battiti in un anno, 2,5 miliardi di battiti nella vita media,,
120.000Km di vasi, oltre 14.000 litri di sangue al giorno, oltre 5 milioni di litri all’anno.
Il cuore è una pompa aspirante e premente.
Il CUORE si trova nel mediastino, il mediastino è uno spazio che si trova più o meno nel nel centro nel nostro
torace, è definito anteriormente dallo sterno e posteriormente dalla colonna vertebrale, lateralmente a destra e
sinistra da muri pleuro-polmonari , inferiormente dal diaframma e superiormente rimane aperto.
Il cuore è mantenuto nella sua posizione sia per la continuità con i grossi vasi sia per le numerose adesioni che il
pericardio, sacco fibroserioso che lo accoglie, prende con lo sterno, con il diaframma, con le vertebre, con le
fasce cervicali, con le pleure mediastiniche e con i grossi vasi.
Dividendo questo spazio, si divide il mediastino in due compartimenti: il cuore si trova nel mediastino inferiore
medio. Il mediastino si suddivide in tre parti (anteriore, medio, posteriore).
Cuore destro. Sangue venoso (arriva dal grande circolo e esce per arrivare ai polmoni);
Cuore sinistro: il sangue arterioso arriva dai polmoni e lo manda via verso il grande circolo.
Il piccolo circolo è un circolo a bassa pressione e il grande circolo è ad alta pressione.

Il cuore sarà diviso in due camere (atriale e ventricolare).


Organi a doppia circolazione:
● il cuore viene nutrito come un qualsiasi altro organo.
● Anche i polmoni (piccola circolazione: riossigena solo il sangue).
Reti mirabili arteriose e venose: quando un’arteria/vena capillarizza e riparte un’altra arteria/vena. Quelle
Arteriose si trovano solitamente nel rene, quelle venose nel fegato.
Mediastino superiore:
● Timo
● Mammarie interne
● Brachiocefaliche
● Cava superiore
● Arco dell’aorta
● Trachea
● Esofago

Mediastino Medio:
● Cuore
● Pericardio
● Aorta ascendente
● Cava superiore
● Biforcazione della trachea
● Divisione del tronco polmonare

Mediastino posteriore:
● Aorta toracica
● Nervi vaghi
● Dotto toracico
● Linfonodi mediastinici posteriori.

Il cuore ha la forma di un cono schiacciato in senso dorso-ventrale, per cui offre a considerare due facce: faccia
antero-superiore o sterno-costale (VENTRALE) e una faccia postero-inferiore o diaframmatica (DORSALE);
due margini: il margine destro (o acuto) il e margine sinistro (o ottuso), una base che sta in alto e l’apice che sta
in basso.
Il cuore, così posizionato, presenta l’asse maggiore orientato secondo una triplice obliquità. Infatti questo asse
immaginario che unisce l’apice alla base va dall’alto verso il basso in senso dorso-ventrale e medio-laterale.
L’apice guarda in avanti, in basso e a sinistra. Il cuore oltre ad avere questa triplice obliquità, va in torsione
verso sinistra, infatti i ⅔ della faccia sterno-costale è cuore destro.
Il cuore, organo impari, muscolare e cavo, dopo la nascita lo si trova suddiviso da un setto longitudinale, detto
setto del cuore, suddiviso in parte destra e sinistra. La prima parte è invasa da sangue venoso che arriva tramite
le vene cave e il seno coronario e ne esce grazie all’arteria polmonare; nella seconda transita sangue arterioso
che giunge attraverso le quattro vene polmonari e ne esce grazie all’aorta.
Ciascuna metà è a sua volta suddivisa in due cavità: una superiore, detta atrio, e una inferiore, detta ventricolo.
In ciascuna metà dell’organo l’attivo comunica con il ventricolo attraverso un ampio orifizio: ostino
atrioventricolare.

MORFOLOGIA ESTERNA
Faccia sterno-costale, convessa in ogni senso, corrisponde per i ⅔ inferiori alla porzione ventricolare destra del
cuore. Si individuano due solchi:
● Solco coronario: giro tutto il cuore, ha un andamento trasversale e grosso modo si trova al confine tra il
3 craniale di cuore e i ⅔ caudali
● dal solco coronario parte un solco ad andamento longitudinale che raggiunge il territorio che si trova a
destra dell’apice— solco longitudinale anteriore (importantissimo che si porti alla destra dell’apice del cuore).
Presenta una caratteristica quando si guarda la faccia frontale ovvero presenta una gibbosità/ convessità detto
cono arterioso (è dovuta alla forza del sangue che imprime sulla parete anteriore per trovare una viad’uscita)

La faccia diaframmatica del cuore è quasi pianeggiante, anche lei presenta due solchi da descrivere: solco
coronario (prosecuzione solco coronario anteriore) e il solco longitudinale posteriore che scende anche lui e si
porta alla destra dell’apice confluendo con il solco longitudinale anteriore. Questi due solchi che confluiscono,
generano una leggera depressione/ avvallamento che si chiama incisura cardiaca.
Osservando posteriormente il cuore, individuo la parete posteriore degli atrii (sia sinistro che destro), sul
versante destro posso definire il seno delle vene cave, che è delimitato mediamente dal solco interatriale mentre
lateralmente è delimitato dal solco terminale.

Conformazione interna del cuore


Nel cuore si trovano due compartimenti, uno va a costituire il cuore destro e uno sinistro. Ogni compartimento
presenta due camere separate da una organizzazione valvolare.
Superiormente: atrio destro e atrio sinistro
Posteriormente: Ventricolo destro e ventricolo sinistro.
I due compartimenti sono in comunicazione tra di loro tramite l’ostio atrioventricolare. I due altri e i due
ventricoli sono separati mediante i setti interatriali e interventricolari.
Si passa dall’atrio al ventricolo, ma non al contrario (nel bambino può succedere – fenomeno del soffio).Le due
cavità sono separate da una valvola che a destra si chiama tricuspide e quella di sinistra si chiama bicuspide o
mitrale.

ATRI
Per ciascun atrio si possono distinguere 6 pareti: una superiore, corrispondente alla base del cuore, una inferiore,
una dorsale, una ventrale, una mediale e una laterale. La superficie laterale e la laterale si prolungano in una
specie di appendice cava a fondo cieco dell’ atrio, detta auricola (o orecchietta) che nel suo decorso abbraccia a
destra l’origine dell’aorta e a sinistra quella dell’arteria polmonare.

ATRIO DESTRO
Vi si aprono tre vene: le due vene cave, che riportano il sangue venoso refluo dalla circolazione generale, e il
seno coronario che porta il sangue refluo dalle pareti del cuore, questo sangue attraverso l’ostio tricuspidale
passa nel sottostante ventricolo.
Il sangue arriva al cuore e viene gettato nell’atrio
destro.
La parete superiore presenta l’apertura della vena cava
superiore (riporta sangue venoso al cuore
prevalentemente dalla regione sopradiaframmatica).
Faccia posteriore apertura della vena cava posteriore,
questo orifizio è fornito di una plica valvolare
rudimentale che è la valvola di Eustachio (destinata
durante la vita fetale a dirigere l’onda sanguigna, che
arriva all’attimo destro attraverso la vena cava inferiore,
verso il forame di Botallo (quindi verso atrio sinistro),
presente nel setto interatriale).
La faccia mediale dell’ atrio destro, perforata durante la
vita fetale dal forame di botallo, che prometteva una
diretta comunicazione tra i due atri, presenta nella vita extrauterina, come residuo di quel forame, una
depressione a contorno ovale chiamata fossa ovale, confinata da un cercine di natura muscolare detto anello (o
istmo) di Vieussens.
La faccia laterale è caratterizzata da una serie di rilievi muscolari ordinati tra loro: vengono chiamati muscoli
pettinati, che si continuano nella parete anteriore, andando a definire uno spazio cieco che è detto auricola o
orecchietta destra.
Nell’intervallo tra il contorno inferiore dell’orifizio della vena cava e il contorno postero-inferiore dell’ottico
atrioventricolare destro, si trova l’orificio di sbocco del seno coronario (3 vena che riportano annue al cuore),
riporta al cuore il sangue che ha circolato nello stesso cuore, anche il seno coronario ha un deflettore (valvola di
Tebesio, fa si che il sangue arrivi nel ventricolo di destra).
Valvola tricuspide costituita da un lembo anteriore, posteriore e mediale, ma chi è che comanda l’apertura di
questa valvola? Non esistono comandi nel cuore ma fa tutto il sangue.
Diastole = camere cuore si rilassano
Sistole= le camere del cuore si contraggono, la valvola in questa fase si apre.
● L’atrio quando riceve tutto il sangue che arriva dal grande circolo è dilatato / rilassato = diastole
● Se è in diastole l’atrio di destra è in diastole anche l’atrio di destra e contemporaneamente i ventricoli
saranno in fase di sistole = contrazione ,l’atrio è in diastole le 3 vene hanno portato il sangue e velocemente
l’atrio va in sistole e il sangue viene energicamente fatto passare ella cavità ventricolare destra, attraverso la
valvola tricuspide a parte dalla pressione del sangue stesso.

ATRIO SINISTRO
(Gestisce sangue arterioso arrivano 4 arterie dai polmoni che
si aprono senza valvole nella parete posteriore dell’atrio)
Ha una forma più ovalare e liscio di quello di destra anche se
sulla parete laterale e anteriore presenta anch’esso i muscoli
pettinati, e come nell’atrio di destra è visibile la fossa ovale:
cicatrizzazione del forame di Botallo.
La valvola nell’atrio sx, presenta due lembi : valvola mitrale
(come la mitra vescovile=cappello), questi lembi sono
posizionati, uno in senso antero-mediale e uno
postero-mediale. Avendo due lembi, avrò due muscoli
papillari e 4 corde tendinee.

VENTRICOLI
I ventricoli sono due cavità irregolarmente coniche il cui apice forma la punta del cuore. L’apice è chiuso a
fondo cieco, invece la base presenta 2 orifizi: uno postero-laterale, l’ostio atrioventricolare attraverso il quale il
ventricolo comunica con il corrispondente atrio; l’altro antero-mediale, l’ostio arterioso dal quale si origina la
rispettiva arteria. Il ventricolo, dilatato in diastole, riceve dall’attimo il sangue che poi, contraendosi in sistole,
spinge verso l’arteria corrispondente. Questi due orifizi situati alla base del ventricolo presentano
un’organizzazione valvolare destinata a assicurare la direzione costante del sangue, dall’attimo al ventricolo, dal
ventricolo all’arteria senza possibilità di riflusso.
L’ostio atrioventricolare è fornito di valvole (o cuspidi) le quali, quando il sangue, spinto dalla sistole atriale,
passa attraverso l’ostio, nel sottostante ventricolo, la valvola si apre abbassando verso la cavità ventricolare le
cuspidi. La valvola si chiude grazie alla successiva fase sistolica ventricolare che spinge il sangue verso
l’arteria. I lembi valvolari sono costituiti da: una faccia asssiale, una faccia parietale, un margine libero e uno
aderente.
I muscoli papillari fanno parte di un complesso sistema di colonne carnose, dette trabecole carnee che rendono
la parete ventricolare particolarmente irregolare. Tali trabecole sono classificate in tre ordini: primo, secondo e
terzo.
1. Le trabecole carnee di primo ordine sono i muscoli papillari, di forma conica, sono inseriti nella parte
ventricolare mentre l’altro appare libera; da questi si staccano sottili ma resistenti corde tendinee che terminano
il loro decorso sui lembi valvolari.
2. Le trabecole carnee di secondo ordine sono fasci muscolari con le sole estremità inserite sulla parete
ventricolare.
3. Le trabecole carnee di terzo ordine sono dei fasci muscolari, i quali fanno rilievo alla parete
ventricolare aderendovi per tutta la lunghezza.
L’altro orifizio situato alla base di ciascun ventricolo è l’ostio arterioso, dal quale si origina la corrispettiva
arteria. Anche questo orifizio è slogato da un sistema di valvole, formato da tre lembi di forma semilunare, dette
valvole a nido di rondine.
Ciascuno di questi lembi presenta una margine convesso aderente e un margine concavo libero. Ciascun lembo
offre a considerare due facce, quella concessa è rivolta verso il lume dell’arteria e quella concava che è rivolta
verso la parete del vaso, con la quale delimita uno spazio a fondo chiuso detto seno de Valsalva (tre per valvola).
Durante la sistole del ventricolo, i tre lembi semilunari si addossano alla parete arteriosa dando libero accesso al
sangue che così è libero di entrare nel corrispettivo canale arterioso. Nella successiva fase diastolica essi si
gonfiano dello stesso sangue e così si abbassano. Così facendo i seni di Valsalva si mettono in reciproco contatto
per mezzo del loro margine libero chiudendo l’ostio arterioso e impedendo al sangue di refluire verso la cavità
del ventricolo.

VENTRICOLO DESTRO
Il ventricolo di destra va in sistole, cosa succede al sangue? Ha due possibilità, una è di entrare nel tronco
polmonare e quindi iniziare la piccola circolazione, la seconda è ritornare nell’atrio (l’ostio atrioventricolare è
più grande della circonferenza della valvola del tronco polmonare). Ma cosa fa il sangue? I lembi valvolari
risono verso il ventricolo, il sangue per ritornare nell’atrio sbatte nei lembi e porta a chiusura della valvola, se
non ci fossero le cornee tendini i lembi si ribalterebbero; ma questo non avviene perché il cuore è in sistole.
Nel ventricolo destro sono distinguibili tre pareti: una ventrale, una dorsale e una mediale (settale) convessa.
Alla base del ventricolo si trovano i due orifizi muniti di valvole: l’ostio atrioventricolare, attraverso il quale il
ventricolo riceve il sangue venoso dall’attimo destro a sua volta proveniente dalla e due vene cave e dal seno
coronario; l’ostio arterioso attraverso il quale il sangue stesso è spinto nell’arteria polmonare.
Dopo che il sangue è arrivato nel ventricolo destro ci troviamo davanti a un ambiente particolarmente
irregolare, quest’irregolarità è data da una serie di rilievi muscolari (le trabecole carnee) che caratterizzano il
ventricolo destro. Le trabecole carnee possono essere classificate in tre ordini:
3. aderenti a tutta la parete ventricolare (gibbosità) trabecole carnee di 3° ordine;
2. hanno le estremità attaccate alla parete formando degli archi trabecole carnee di 2° ordine [es. trabecola
sottomarginale o del Leonardo da Vinci];
1.sono inseriti nella parete ventricolare solamente per una loro estremità di 1° ordine o muscoli papillari.
L’ostio atrioventricolare è dotato di un apparato valvolare costituito da tre lembi (o cuspidi) e per questo detto
valvola tricuspide.
Nel ventricolo destro ci sono 3 muscoli papillari: anteriore, posteriore e mediale. Muscoli papillari del ventricolo
destro hanno la stessa posizione dei lembi.
Il muscolo papillare anteriore invia le sue corde tendinee sulle cuspidi anteriore e posteriore; il muscolo
papillare posteriore invia le sue corde tendinee sulle cuspidi posteriori e mediale; il muscolo papillare mediale
invia le sue corde tendinee alle cuspidi mediali e anteriori.
Dall’estremità libera questi muscoli papillari originano delle strutture, corde tendinee, che si portano ai lembi
valvolari (3) anch’essi saranno nella stessa posizione quindi anteriore, posteriore e mediale.
Ogni lembo presenta 2 facce (assiale: verso la parte cava e parietale: parete del ventricolo) e 2 margini.
Da ogni muscolo papillare originano 2 corde tendinee per 2 lembi diversi. (domanda certa dice Gesi )
Quante corde tendinee riceve un lembo? 2 da 2 muscoli papillari diversi.
In un piano più elevato e in posizione ventro-mediale rispetto all’ottimo venoso, alla base del ventricolo si trova
l’ostio venoso, dal quale si origina l’arteria polmonare. La parete ventricolare presenta una sporgenza detta
cresta sopraventricolare; la cresta sopraventricolare, la trabecola sottomarginale e il muscolo papillare anteriore
concorrono a formare una sorta di anello muscolare che divide la porzione di afflusso al ventricolo (posteriore) e
la porzione di efflusso (anteriore).

L’afflusso del sangue al ventricolo e l’efflusso è casuale o ha un ordine ?


C’è una zona di afflusso (dall’attimo verso il ventricolo, è una via posteriore e una zona di efflusso (anteriore).
Chi è che chiude / apre la valvola atrio ventricolare di destra — sangue (sempre sbattendo contro i lembi).

VENTRICOLO SINISTRO
Il ventricolo sinistro ha delle pareti tre volte quelle del ventricolo destro— questo perché c’è un circolo ad alta
pressione. Anche alla base del ventricolo sinistro sono presenti due orifizi, quello atrioventricolare e quello
aortico.
Il ventricolo riceve il sangue arterioso che le vene polmonari hanno riversato nell’atrio soprastante e che ora,
attraverso l’orifizio arterioso, può passare nell’ aorta per essere distribuito a tutto il corpo.
L’ostio atrioventricolare è munito di una valvola costituita da 2 lembi, la valvola bicuspide (o mitrale). I lembi
della valvola bicuspide sono postero-laterale e antero-mediale.
Anche all’ostio mitralico arrivano le corde tendinee e i muscoli capillari, che sono 2. Oltre i muscoli capillari,
dalle pareti del ventricolo sinistro si sollevano le trabecole carnee di secondo e terzo ordine.
Alla base del ventricolo sinistro si trova la valvola aortica, dalla quale si origina l’omonima arteria.
L’apice appartiene al ventricolo sinistro, infatti la parte sinistra è più grande e ha capacità maggiori.

VALVOLE DEL CUORE


Il tronco polmonare esce dal ventricolo destro.
Valvole atrio-ventricolari: Valvola bicuspide, afflusso
posteriore; valvola tricuspide…
Valvole arteriose del tronco polmonare e dell’aorta: sono
valvole semilunari o valvole a nido di rondine; sono
costituite da 3 lembi: 2 posteriori e 1 anteriore (valvola
tronco polmonare)
1 posteriore e 2 anteriori (nidi di rondine, da qui
originano le arterie coronarie di destra e di sinistra) nella
valvola aortica.

Nodulo di Aranzio nella valvola aortica e nodulo di


Morgagni nella valvola tronco polmonare.
Chi apre e chiude la valvola è il sangue; il ventricolo destro è in diastole (riceve sangue) va in sistole, ma
sbattendo nei lembi il sangue arriva nel tronco polmonare (valvola aperta dal sangue), come fa a chiudersi la
valvola? Il ventricolo va in sistole, spinge il sangue nel tronco polmonare, il sangue rallenterà fino a tornare
indietro, ma avendo quella forma appena il sangue torna indietro chiude i 3 lembi della valvola.

LA STRUTTURA DEL CUORE


Organo cavo appartenente al sistema circolatorio; tonaca intima, media e sierosa.
La tonaca interna è l’epitelio di rivestimento [liscio monostratificato] nel cuore prende il nome di endocardio
(endocardio valvolare: se lo si trova in corrispondenza degli osti per rivestire le opposte superfici dei singoli
lembi valvolari; endocardio parietale: se tappezza le pareti delle singole cavità del cuore, seguendo tutte le
irregolarità)
Tonaca media è il miocardio [parte muscolare del cuore].
Tonaca esterna è detto epicardio, riveste la superficie libera del cuore (miocardio); bisogna partire per
descriverlo dal pericardio che è un sacco fibroso, tappezzato internamente da sierosa, che avvolge il cuore
concorrendo a mantenerlo nella sua posizione e allo stesso tempo isolando le parti circostanti, conferendo libertà
di movimento.
Il pericardio è formato da 2 foglietti: pericardio fibroso (esterno) fanno parte i legamenti
pericardico-diaframmatici, legamento sternale e legamento vertebrale, che servono a fissare il cuore nello
spazio.
Pericardio sieroso costituito a sua volta da 2 foglietti: foglietto parietale e foglietto viscerale. Tra i due foglietti
c’è uno spazio dove viene versato un liquido— liquido pericardio.
Tutto il sistema muscolare specifico del cuore è già specializzato nel neonato.
SCHELETRO FIBROSO: è costituito da anelli fibrosi che circondano le valvole atrioventricolari e arteriose.
I muscoli per esprimere un movimento devono avere una inserzione, l'abbiamo grazie allo scheletro fibroso del
cuore, sono quattro anelli che circoscrivono le valvole del cuore (uno per la valvola bicuspide, uno per la
tricuspide, uno per la polmonare, una per la aortica). Gli anelli servono anche all’interazione dei lembi
polmonari, lo scheletro fibroso del cuore è costituito da zone: zona trigonofibrosodestro e zona
trigonofibrososinistro. Ad unire i due anelli valvolare (aortiche e polmonari) è il tendine del cono.
Lo scheletro fibroso isola il piano atriale dal piano ventricolare, e permette la contrazione atriale ma non
permette allo stesso momento la contrazione ventricolare (funzione di isolamento da un punto di vista elettrico).

MIOCARDIO: si distinguono 2 tipi di miocardio— miocardio specifico e il miocardio aspecifico. Va a


caratterizzare principalmente il vaso. Abbiamo due tipi di muscolatura del cuore:
Muscolatura degli atri che presenta due strati muscolari (internamente sono i fasci propri ed esternamente vi
sono i fasci comuni, che vanno da destra a sinistra)
Muscolatura dei ventricoli più complessa in quanto presenta tre piani: fasci comuni superficiali, fasci propri e
fasci comuni profondi.
Il miocardio specifico del cuore, cellule specializzate nell’autogenerazione di un impulso e la sua
propagazione— sistema di conduzione le cuore.

SISTEMA DI CONDUZIONE DEL CUORE— è miocardio specifico che in alcuni punti si è specializzato nella
conduzione, permette la contrazione del cuore in maniera autonoma (le afferenze nervose regolano il battito).
Costituito da tre stazioni:
- Nodo seno-atriale: si trova lateralmente allo sbocco della vena cava superiore, qui si trovano un insieme di
cellule pacemaker – cardiaci, che autonomamente si eccitano e inviano il potenziale che è responsabile del
battito cardiaco.
- Nodo atrio-ventricolare: si trova alla base del setto interatriale, in un’area definita triangolo di Koch, delimitato
in basso dall’interazione del lembo settale della valvola tricuspide, indietro dall’orifizio del seno coronario e in
alto dal tendine di Todaro.
- Fascio di fibre di His: composto da una prima branca (tronco) comune che si divide in 2 rami (branche, fasce)
destro e sinistro che seguono la parete mediale (setto interventricolare) dei ventricoli, raggiungendo l’apice del
proprio ventricolo costituendo una fitta rete sulle pareti laterali dei ventricoli attraverso le fibre di Purkinje che
si diramano lungo tutte le pareti ventricolari.
CIRCOLO ARTERIOSO
Termini:
● ramo viscerale (arteria che va ad un organo)
● Ramo parietale (arteria che va a vascolarizzare o ossa o muscoli)
● Ramo terminale (nasce da un’arteria madre e ne pone fine)
● Ramo collaterale (nasce da un’arteria e continua il suo percorso)
● Ramo pari (si ripetono, ce ne sono sempre quasi due arterie)
● Ramo impari (una sola arteria).
Il sangue è costretto a circolare in un sistema chiuso di tubi, detti vasi sanguigni:
Arteria: qualunque ramo che si allontana dal cuore, direzione centrifuga; dal cuore alla periferia.
Vena: qualunque ramo che si avvicina al cuore, direzione centripeta.
Il sangue, alla periferia, cambia la propria direzione per l’interposizione di piccoli vasi detti capillari; grazie ad
essi e quindi agli scambi osmotici, il sangue mutua da arterioso in venoso se si parla della grande circolazione e
da venoso in arterioso se si parla di piccola circolazione.
La circolazione che porta il sangue venoso dal cuore ai polmoni si chiama circolazione polmonare o piccola
circolazione, mentre quella che porta il sangue dal cuore a tutto il corpo (miocardio incluso) è chiamata
circolazionesistemica oppure grande circolazione.
Le arterie contengono sangue venoso nel sistema della piccola circolazione, il cui tronco principale nasce dal
ventricolo destro, e sangue arterioso in quello della grande circolazione, il cui vaso principale, l’aorta, origina
dal ventricolo sinistro.
Nel loro tragitto, le arterie non decorrono isolate, ma solitamente con due vene satelliti, le quali si riducono ad
una sola per le arterie di calibro maggiore. La maggior parte di esse sono accompagnate anche da un nervo in
modo da costituire i fasci vascolo-nervosi.
Nelle Diramazioni verso la periferia le arterie non si mantengono indipendenti ma stabiliscono connessione
reciproche, chiamate anastomosi.
Le arterie possono essere classificate in: arterie di grosso calibro, arterie di medio calibro, arterie di piccolo
calibro e arteriole.
Arterie che portano sangue venoso: SI; ci sono vene con sangue arterioso.

PICCOLA CIRCOLAZIONE ARTERIOSA


I vasi polmonari sono destinati a stabilire le connessioni vascolari tra il cuore e il polmone, dando origine alla
piccola circolazione, nel cui territorio capillare si determinano gli scambi gassosi tra anidride carbonica e
ossigeno e per la quale il sangue si trasforma da venoso in arterioso.
Il tronco polmonare che originatosi dal ventricolo destro, porta ai polmoni tutto il sangue venoso refluo dalla
grande circolazione, costituisce il sistema efferente.
Le 4 vene polmonari che riportano il sangue arterioso dal polmone all’attimo sinistro costituiscono il sistema
afferente.

TRONCO POLMONARE
Arteria polmonare [tronco polmonare], al tronco polmonare mi porta il cono arterioso. Io vedo il tronco
polmonare davanti all’aorta.
L’arteria polmonare si origina dal cono arterioso del ventricolo destro, si dirige in alto per 5 cm finchè, uscendo
dal pericardio, si divide in ue rami terminali, destro e sinistro queste arterie sono destinate ad entrare nel
polmone destro e nel polmone sinistro.
A livello alveolare i capillari diventano così piccoli che i globuli rossi passano uno alla volta.
Dall’ alveolo si riformano le vene, le vene polmonari sono 4: due provenienti dal polmone di destra e due dal
polmone di sinistra, queste si aprono nella parete posteriore dell’ atrio di destra senza alcun dispositivo
valvolare.
Domanda: dove inizia la piccola circolazione? La piccola circolazione inizia con il ventricolo destro (tronco
polmonare), va ai polmoni e termina nell’atrio sinistro .
Domanda: dov’è che inizia la grande circolazione? inizia nel ventricolo di sinistra, va alla periferia e termina
nell’atrio di destra.
Differenza principale tra grande e piccola circolazione: la grande circolazione è un circolo ad alta pressione
invece la piccola circolazione è abbassa pressione.

Il grande circolo inizia con la nascita dell’aorta: nasce al didietro del tronco polmonare [ventricolo sinistro], crea
subito un uncino e sormontando il bronco sinistro, si porta dorsalmente verso sinistra (arco aortico) per poi
scendere in senso cranio-caudale e dividersi in due arterie e una piccola arteriolina, questa suddivisione avviene
alla 4 vertebra lombare fino a raggiungere il suo punto di terminazione: arteria sacrale media.
Che tipo di rami sono le arterie iliache comuni per l’aorta: ultimi collaterali dell’aorta.
L’aorta viene suddivisa in tre segmenti: aorta ascendente, arco dell’aorta e un terzo chiamato aorta discendente.
Quest’ultimo tratto può essere suddivisa in aorta toracica e aorta addominale.
Il passaggio tra torace e addome lo fa attraversando il diaframma tramite uno iato (buco) aortico, l’aorta non
passa da sola questo iato ma vi passa insieme al dotto toracico (dotto linfatico).
Gli altri due organi che si transitano come l’aorta atraverso il diaframma sono davanti: all’aorta c’è l’esofago
[l’esofago passa il diaframma con i nervi vaghi]. Il terzo iato è lo iato della vena cava inferiore [la vena cava
inferiore va a finire nell’atrio destro, ma non ha tanta strada da fare perchè il cuore è basato sul diaframma].
L’uncino dell’aorta serve a scavalcare il bronco di sinistra, dopo il tratto ascendente con quell’arco l’aorta si
porta in posizione posteriore.
Il diaframma non arriva nella parte posteriore in maniera ermetica ma generando delle arcate dove si hanno altre
strutture che passano dall’addome al torace e viceversa, sfruttando questi pertugi da cui passano anche alcuni
muscoli.
Iati vascolari nel tendine, no posiibilità di restringersi; iato esofago— nel muscolo.

RAMI COLLATERALI DELL’AORTA:


Collaterali dell’aorta ascendente: si originano solo due rami, le arterie coronarie destra e sinistra, destinate alle
pareti del cuore.
Collaterali dell’arco aortico: si originano tre grossi rami, tronco brachiocefalico, arteria carotide comune sinistra
e arteria succlavia sinistra.
Collaterali del tratto toracico; Parietali: arterie intercostali posteriori, sottocostali e freniche superiori. Viscerali:
arterie bronchiali (vascolarizza il polmone), pericardiche, mediastiniche ed esofagee.
Collaterali del tratto addominale. Parietali: arterie freniche interiori e arterie lombari.
Viscerali: tronco encefalico, arterie mesenteriche superiore e inferiore, surrenali medie, renali, genitali e iliache
comuni.

Arterie coronarie
Le arterie coronarie sono 2: l’arteria coronaria di destra e l’arteria
coronaria di sinistra. Esse originano dall’ aorta nel suo segmento
ascendente, in corrispondenza dei seni anteriori di Valsavia.
L’arteria di destra come nasce passa medialmente all’auricola
destra e lateralmente a tronco polmonare per raggiungere il solco
coronario; una volta raggiunto lo segue verso destra, sul margine
acuto del cuore stacca come collaterale il ramo del margine acuto
e entra in faccia diaframmatica ed infine segue il solco
longitudinale posteriore dove piega e con il nome di arteria
discendente posteriore, vi decorre fino all’incisura del cuore.
L’arteria coronaria di sinistra è molto breve, raggiunto il solco
coronario, passando lateralmente al tronco polmonare e medialmente all’auricola di sinistra termina biforcandosi
in arteria ramo discendente anteriore e arteria circonflessa.
Il ramo discendente anteriore: percorre tutto il solco longitudinale anteriore fino alla prossimità dell’apice del
cuore.
Il ramo circonflesso (o arteria circonflessa) : passa sotto l’auricola di sinistra e, seguendo fedelmente il solco
coronario, si porta sul margine ottuso del cuore staccando il ramo del margine sinistro.

E’ più lunga una arteria coronaria destra o sinistra?


L’arteria coronaria di destra è molto più lunga; nasce portandosi sul solco coronario e lo segue fedelmente verso
destra, in prossimità del margine acuto, dopo di che passa sulla faccia diaframmatica e, raggiunto il solco
longitudinale posteriore, termina con l’arteria longitudinale posteriore.
L’arteria coronaria sinistra raggiunge il solco coronario e finisce.
Queste arterie a qualunque livello non creano anastomosi tra loro (non si uniscono, e di conseguenza non si
mischia il sangue). Questo si presenta come un grande problema poiché se si occlude un ramo il tessuto muore e
quindi si ha una necrosi= infarto del miocardio.

L’arco dell’aorta dà tre collaterali:

● Tronco brachio-cefalico (arteria anonima), dopo circa 4 cm termina con 2 collaterali: arteria carotide
comune destra e arteria succlavia destra. Se noi eliminassimo il tronco brachiocefalico avremmo le stesse arterie
a destra e a sinistra: 2 arterie carotidi comuni e 2 arterie succlavie. Che differenze c’è tra le destra e le sinistre?
Le destra non nascono direttamente dall'aorta ma nascono dal tronco brachiocefalico mentre le sinistre sono
rami collaterali dell'arco aortico. Domanda classica: come mai a destra c’è il tronco brachiocefalico e a sinistra
non c’è? Se noi osserviamo il percorso delle arterie carotidi, esse portano il sangue alla testa; ho a destra il
tronco brachiocefalico perché siamo obbligati in quanto l’arco dell’aorta si porta indietro a sinistra, a destra
siamo lontani.
● Arteria carotide comune sinistra;
● Arteria succlavia (sotto la clavicola) sinistra.

ARTERIA CAROTIDE COMUNE


L’arteria carotide comune si origina a destra dal tronco brachiocefalico e a sinistra direttamente dell’arco
aortico.
Le carotidi portano sangue alla testa. L’arteria carotide come entra nel collo, entra a far parte del fascio
vascolo-nervoso di collo, costituito da tre elementi: arteria carotide comune, vena giugulare interna e il nervo
vago (nasce dal cranio e si porta in basso); arteria è mediale, la vena si pone lateralmente all’arteria e il nervo si
pone posteriormente ai due; questi tre elementi sono isolati da connettivo, e li isola nel rapporto con gli organi di
collo.
Quali sono i rapporti del fascio vascolo-nervoso di collo? Antero lateralmente con un muscolo, il muscolo
sterno-cleido mastoideo, medialmente con tutti gli organi mediali del collo e posteriormente prende rapporti con
i processi trasversi delle vertebre cervicali.
Arteria carotide comune termina all’altezza della depressione dell’io tiroidea /spazio che c’è tra l’osso ioide
[osso del collo] e la cartilagine tiroidea [nell’uomo forma il pomo di Adamo]), in questo spazio l’arteria carotide
comune termina e qui stacca i suoi 2 terminali: arteria carotide esterna (destinata alla vascolarizzazione del
massiccio facciale terminante in: arteria temporale superficiale e arteria mascellare interna) e arteria carotide
comune interna che continuerà ad essere l’elemento arterioso del fascio-nervoso del collo.
Infatti quale è l’elemento arterioso che si trova nel fascio vascolo-nervoso di collo?
Fino alla depressione io tiroide è l’arteria carotide comune, al di sopra della depressione io tiroidea è l’arteria
carotide interna, che entra in cavità cranica.
Là dove biforca l’arteria carotide comune ci sono due gruppi recettoriali importanti: seno carotideo che è
costituito da barocettori (misurano pressione arteriosa) e il glomo carotideo (chemocettori, guardano alla
chimica del sangue; sentinelle che guardano il sangue che sta andando alla testa).
L’arteria carotide interna percorre tutto il versante laterale del collo, fino a trovarsi la porta aperta per entrare in
cavità cranica attraverso un suo foro denominato CANALE CAROTIDEO, quando entra nel seno acrostico
questa arteria si fa strada con un percorso a doppia S.
L’arteria carotide interna può essere suddivisa in tre segmenti:
petroso, sfenoidale e ascendente. L’arteria carotide crea un
importante circolo anastomotico tra rami delle 2 arterie carotidi
interne e il tronco basilare (quest’ultimo appartenente al sistema
delle arterie vertebrali), che si chiama poligono di WILLIS
(ettagono), posto sulla base dell’encefalo, arriva sangue tramite la
carotide interna e tramite le vertebrali. Lateralmente presenta le due
carotidi interne e posteriormente l’arteria basilare, che dà 2
terminali arterie cerebrali posteriori (le quali iniziano il poligono
posteriormente unite dall’arteria comunicante posteriore- (impari)
ramo della arteria carotide interna), la carotide interna stacca un
ramo che va posteriormente e si unisce a destra e a sinistra alla
cerebrale posteriore e un ramo anteriore cerebrale anteriore unite dalla comunicante anteriore.
Da questo poligono arterioso hanno origine i rami destinati alla vascolarizzazione del cervello.
Questo modo permette più sicurezza di vascolarizzazione

ARTERIA SUCCLAVIA
Stacca 5 collaterali:
-Arteria vertebrale— è la prima che nasce e si porta subito in particolari fori, che poi si uniscono per penetrare
nella cavità cranica attraverso il foro occipitale, una volta entrata in cavità cranica l’arteria converge con
l’omonima controlaterale in un’anastomosi. Nasce così l’arteria basilare;
-Arteria mammaria-interna, percorre dentro la gabbia toracica— arterie intercostali anteriori, l’arteria mammaria
interna termina con 2 terminali: l’arteria muscolofrenica (andrà a vascolarizzare il diaframma) e arteria
epigastrica superiore che continua a scendere e si va ad unire con l’arteria epigastrica inferiore (che proviene
dall’arteria iliaca esterna). Dal tronco costo-cervicale si ha l’arteria intercostale suprema, che differenza c’è tra
le arterie intercostali che nascono dall’arteria mammaria e la suprema? La suprema sta sopra, perché la
mammaria interna non riesce a vascolarizzare con le sue intercostali il primo/secondo spazio intercostale quindi
ci va l’arteria intercostale suprema [che vascolarizza la spalla e posteriormente il collo];
-Tronco tireo-cervicale, origina dal primo segmento dell’arteria succlavia;
-Tronco costo-cervicale, origina dalla seconda porzione dell’arteria succlavia, è l’arteria da cui nasce la
intercostale suprema (vascolarizzare gli spazi 1-2);
-Arteria trasversa del collo, nasce dalla terza porzione dell’arteria succlavia e si dirige in alto fino all’angolo
superiore della scapola, dove termina fornendo un ramo ascendente per i muscoli posteriori del collo e un ramo
discendente per i muscoli della spalla e del dorso..

La succlavia (destinata a portare irrigazione sanguigna all’arto superiore) continua mirando al passaggio sotto la
clavicola, passando sotto la clavicola cambia nome, continuando quindi come arteria ascellare, rimane arteria
ascellare fino a che non passa il margine muscolo grande pettorale dove prende il nome di arteria brachiale (fino
alla piega del gomito), proprio qui termina biforcandosi in 2 arterie: arteria ulnare mediale e arteria radiale
laterale. Queste arterie decorrono parallelamente fino alla regione di polso. Quando queste due arterie arrivano
alla regione di polso, danno 2 arterie terminali che si inosculano creando 2 arcate: arcata palmare profonda
(formata dalla terminazione dell’arteria ulnare e dal ramo palmare superficiale dell’arteria radiale che si
anastomizzano per inosculazione) e arcata palmare superficiale (formata dalla terminazione dell’arteria radiale e
dal ramo palmare profondo dell’arteria ulnare). Da queste due arcate sono presenti dei rami anastomotici dette
arterie palmari che si portano alle basi delle dita fino per continuare come arterie digitali.
ARTERIE DEL TORACE
L’aorta discendente continua nella regione toracica come aorta discendente toracica.

RAMI PARIETALI (DESTINATI A OSSA E MUSCOLI)


-Arterie intercostali posteriori (9-10 per lato): arrivano dal didietro negli spazi intercostali e si vanno ad unire
con i rami intercostali anteriori che derivano dall’arteria mammaria interna;
- Arterie sottocostali (2), sono posteriori alle 12 coste perché esse sono libere anteriormente,mentre
dietro hanno intersezioni;
-Arterie freniche superiori (l’aorta toracica prima di entrare nello iato toracico stacca due arterie freniche
superiori), vascolarizzano la porzione della faccia superiore del diaframma;

VISCERALI (DESTINATE AGLI ORGANI)


-Arterie esofagee, sono 4-5 brevissimi vasi che nascono dalla parete anteriore dell’aorta;
-Arterie bronchiali (1 dx, 1sx): fa parte della grande circolazione per la vascolarizzazione dei polmoni;
-Arterie pericardiche posteriori sono esili rami destinati alla vascolarizzazione del pericardio posteriore;
-Arterie mediastiniche, sono numerosi piccoli vasi destinati al connettivo e ai linfonodi del mediastino.

DOMANDA: E’ più lunga una intercostale destra o sinistra? Si trova grazie alla posizione dell’aorta, è più lunga
l’intercostale destra. Poiché il suo andamento è sempre più verso sinistra, quindi quella destra deve portarsi sul
versante sinistro quindi la più lunga sarà la destra.

ARTERIE DELLA REGIONE ADDOMINALE


Aorta discendente addominale
RAMI PARIETALI
-Arterie freniche inferiori — arterie surrenali superiori destra e sinistra
-4 paia di arterie lombari (continuazione arterie intercostali)— giunte nell’intervallo tra i processi costiformi
danno origine all’arteria dorso-spinale;
RAMI VISCERALI IMPARI (destinati al canale alimentare, e alle ghiandole annesse, compresa la milza).
-Arteria celiaca, arteria piccola;
-Arteria mesenterica inferiore;
-arteria mesenterica superiore.
RAMI VISCERALI PARI (destinati al corpo surrenale, al rene e al corpo genitale)
-arterie surrenali medie;
-arterie renali;
-arterie genitali;
-arterie iliache, destra e sinistra;
AORTA TERMINA CON ARTERIA SACRALE MEDIA.
La nascita dell’arteria celiaca si trova in profondità, devo alzare il fegato per vederla; si trova sopra il pancreas
nella zona chiamata peritoneo.

ARTERIE DELLO STOMACO, DEL FEGATO E DELLA MILZA


Il tronco celiaco (vascolarizza fino al duodeno/pancreas) nasce dal versante inferiore dell’arco dell’aorta, stacca
la prima arteria che è l’arteria gastrica sinistra (appena nasce va subito in alto); dopo circa un cm il tronco
celiaco termina staccando 2 rami terminali: arteria epatica comune [il sangue va sì al fegato ma anche in altri
organi, ecco perchè comune] (andrà a destra, fegato a destra) e arteria lienale (o splenica) (andrà alla milza, che
è a sinistra).
L’arteria gastrica di sinistra, si dirige in alto e a sinistra, verso il cardias (regione craniale dello stomaco), e nella
prossimità di questo piega bruscamente formando una curva con la concavità rivolta verso il basso e a destra,
per adagiarsi sulla piccola curvatura dello stomaco, percorrendola dall’alto verso il basso, ricongiungendosi poi
con l’arteria gastrica di destra (ramo collaterale dell’arteria epatica propria).
Quella che va a destra (arteria epatica comune) termina staccando 2 terminali: arteria epatica propria (il sangue
va verso il fegato) e arteria gastroduodenale (sangue arriva nello stomaco e nel duodeno). L’epatica propria va
verso l’ilo del fegato, nel fare questo movimento entra a far parte del peduncolo epatico (come elemento
vascolare-arterioso) esso è costituito da: arteria epatica propria (20%) , vena porta (porta 80% di sangue al
fegato), coledoco (condotto che viene via dal fegato e che trasporta la bile e sarà costretto ad aprirsi nel
duodeno). Questi tre elementi sono avvolti da PERITONEO, in particolare modo: legamento epatoduodenale.
L’arteria epatica propria va dritta verso il fegato, però prima di entrare nel fegato stacca 2 collaterali: arteria
gastrica destra e arteria cistica.
L’arteria gastrica destra, originatasi vicina al piloro, si porta prima in basso per poi piegare verso sinistra e
risalire lungo la piccola curvatura di stomaco, fino ad inoscularsi con l’arteria gastrica sinistra, formando una
arcata detta: arcata arteriosa della piccola curvatura di stomaco.
L’arteria gastroduodenale costituisce la diretta continuazione dell’arteria epatica comune e questa arteria stacca
2 terminali: arteria gastroepiploica destra (si porta sul versante destro della grande curvatura di stomaco e si
inoscula con l’arteria gastroepiploica di sinistra con la quale forma l’arco arterioso della grande curvatura) e
l’arteria pancreaticoduodenale superiore (andrà al pancreas e duodeno, creando un ramo anteriore e posteriore
alla testa del pancreas e quindi anche del duodeno).
L’arteria lienale deve andare alla MILZA e quindi si dirige subito verso sinistra, (qual è l’organo che all’arteria
lineale levbasta montarci sopra e arrivare alla milza? PANCREAS). Da qui staccherà le arterie pancreatiche, e
quindi vascolarizza il pancreas. Però prima di raggiungere la milza stacca 2 rami per lo stomaco: arteria
gastroepiploica sinistra, da qui si stacca una seconda arcata sulla grande curvatura dello stomaco e su un’oscura
con la arteria gastroepiploica destra. C’è un’area di stomaco che non si vascolizzerebbe che è la parte più alta
(fondo), perché l’arteria lineale stacca le arterie gastriche brevi, che sono destinate al fondo (parte più alta) dello
stomaco.

ARTERIA MESENTERICA SUPERIORE: ramo collaterale viscerale impari dell’aorta, destinata a


vascolarizzare l’intestino tenue, parte del pancreas e parte dell’intestino crasso.

DOVE NASCE L’ARTERIA MESENTERICA SUPERIORE? Nasce dalla parete anteriore dell’aorta, al di sotto
del tronco celiaco e dorsalmente al pancreas. Per riuscire a vedere l’ A. Mesenterica Superiore devo eliminare il
pancreas poiché nasce dietro di esso, ovvero dal versante anteriore dell’aorta dopodiché esce dal pancreas e
scavalca il duodeno, inserendosi poi nel legamento mesenteriale. In quest’ultimo tratto stacca rami di sinistra
(arterie digiuno ileale) e rami di destra.
Le arterie digiuno ileali o rami di sinistra (vascolarizza la massa intestinale), si parla di circa 10-15 rami che
creano arcate anastomotiche fino all’ arteria retta (vascolarizza l’intestino).
I rami di destra sono: il primo ramo di destra è l’arteria pancreatico-duodenale inferiore, biforca dando origine al
ramo anteriore e ramo posteriore che si uniscono con quelli superiori, (impoertante questa unione perchè è il
primo punto di continuità vascolare tra il tronco celiaco e arteria mesenterica superiore, punto di anastomosi che
dà continuità vascolare del primo tratto intestinale), il secondo ramo è arteria colica media che biforca in un
ramo ascendente e un ramo discendente (libera), il terzo ramo è l’arteria colica destra che termina con un ramo
ascendente e un ramo discendente, il quarto ramo di destra è l’arteria ileo-colica che termina con un ramo
ascendente e un ramo discendente. Questi rami ascendenti e discendenti si UNISCONO, l’ultimo discendente
dell’ileo-colica si unisce con la stessa arteria mesenterica superiore. (tutti questi rami percorrono il legamento
mesenteriale). Come termina l’arteria mesenterica superiore? Termina unendosi con un proprio collaterale che è
il ramo discendente del ramo ileo-colica formando un arcata arteriosache stacca 2 arteriole: siamo nella fossa
iliaca di destra, tanto che l’arcata stacca l’arteria cecale (cieco: prima porzione intestino crasso) e arteria
appendicolare.
Fin dove vascolarizza l’arteria mesenterica superiore? La biforcazione ascendente dell’arteria colica media
vascolarizza tutto l’intestino crasso fino ai ⅔ orali, il 3 aborale del colon trasverso (intestino crasso)è terreno di
vascolarizzazione con l'arteria mesenterica inferiore.
ARTERIA MESENTERICA INFERIORE, destinata a vascolarizzare la seconda metà dell’intestino crasso.
Nasce dalla parete antero-laterale sinistra dell’aorta, quindi vascolarizzazione sinistra dell’ intestino crasso.
Questa arteria stacca subito l’arteria colica di sinistra, che si dirige in alto e verso sinistra, scorrendo sempre
sotto il peritoneo parietale; si divide in 2 rami uno ascendente e uno discendente, dopodichè dall’arteria
mesenterica inferiore nascono 4-5 arterie sigmoidee si dirigono in basso e a sinistra, i loro rami danno origine a
una serie di arcate arteriose per la vascolarizzazione della parete inferiore del colon discendente, del colon iliaco
e del colon pelvico, trovando infine anastomosi con l’arteria emorroidaria superiore, (l’ultima porzione dell’
intestino crasso è il sigma dato da 2 porzioni: intestino iliaco e pelvico, queste arterie vascolarizzano questa
parte), ultima arteria è l’arteria rettale superiore (intestino retto è l’ultimo parte dell'intestino crasso) che è la
diretta continuazione dell’arteria mesenterica inferiore, l’arteria rettale media è un ramo dell’arteria iliaca
interna e l’arteria rettale inferiore è il ramo dell’arteria pudenda (vascolarizza il 3° segmento di intestino retto)
che è un ramo dell'arteria iliaca interna.
Il ramo ascendente della colica di sinistra si va ad unire con il ramo discendente della colica media, questa è la
seconda anastomosi vascolare del tratto gastro-intestinale.

Giunta in corrispondenza della IV vertebra lombare, l’aorta termina dividendosi in 3 rami. Uno di questi tre rami
è l’arteria sacrale media, destinata quasi esclusivamente alla regione addomino pelvica e che deve essere
considerata il vero ramo terminale dell’aorta. Però prima di dare il suo ramo terminale l’aorta si biforca in 2
arterie iliache comuni (destra e sinistra).
Le arterie iliache comuni si originano a livello della IV vertebra lombare, ciascuna arteria si dirige in basso fino
all’articolazione sacroiliaca, per terminare dividendosi in arteria iliaca interna (ipogastrica) (quella che rimane
nella vascolarizzazione degli organi interni contenuti nel bacino e delle pareti delle pelvi) e arteria iliaca esterna
(esce dal bacino e si dirige verso verso l’arto inferiore e per raggiungere questo deve passare sotto i legamenti
inguinali), sotto i legamenti inguinali prende il nome di arteria femorale, che continua il suo percorso (questa si
porta verso la coscia ed in questa regione si trova scoperta e quindi in superficie, per cui niente la protegge ed è
particolarmente sensibile [passa nel triangolo di Scarpa]). Questa termina nell’anello tendineo detto iato
tendineo adduttorio (questo anello permette all’arteria di trovare lo spazio per portarsi dietro al ginocchio),
appena passa questo iato cambia nome e diventa arteria poplitea (regione posteriore di ginocchio), continua il
suo percorso fino all’arcata del SOLEO (muscolo posteriore della gamba), e l’arteria poplitea si biforca in 2
rami: il ramo dell’arteria tibiale anteriore (di calibro più piccolo, si origina a livello dell’arcata tendinea del
muscolo soleo)e ramo dell'arteria tibiale posteriore (più voluminosa e si origina a livello dell’arcata tendinea del
muscolo soleo, può essere considerata la diretta continuazione dell’arteria poplitea). Quando queste arterie
raggiungono la caviglia e il piede danno 2 arcate plantari (superficiale e profonda) da cui nascono poi le arterie
digitali, arterie per il piede.

L’arteria pudenda interna è un ramo collaterale del tronco ventrale e dell’arteria iliaca interna, destinata a
vascolarizzare il 3° segmento di intestino retto.
CIRCOLO VENOSO
Nelle vene la corrente sanguigna scorre in senso centripeto, originano dal territorio capillare e convergono in
tronchi più grossi e numerosi fino a riportare tutto il sangue al CUORE.
Le vene della piccola circolazione (vene polmonari) si aprono attraverso 4 tronchi nell’atrio sinistro, mentre
quelle della grande circolazione si aprono nell’atrio destro mediante dei tronchi, le due vene cave e il seno
coronario.
Le vene della piccola circolazione si originano dal territorio capillare del polmone, per cui contengono sangue
ARTERIOSO (RICCO DI OSSIGENO); quelle della grande circolazione, originando da tutti gli altri distretti
anatomici, contengono sangue VENOSO.
Le vene della piccola circolazione sono 4:
2 vene polmonari superiori e inferiori provenienti dal polmone destro e 2 dal polmone sinistro.
Queste 4 vene portano sangue arterioso e si chiamano vene perché stanno andando verso il cuore, esse si aprono
nella parete posteriore dell’atrio di sinistra senza nessuna valvola quando l’atrio va in diastole.
Le vene della grande circolazione sono più complesse e sono il seno coronario, la vena cava superiore e la vena
cava inferiore, arrivano nell’atrio di destra.

SENO CORONARIO
Si trova sulla faccia diaframmatica, in verità non è altro che la continuazione della grande vena cardiaca che
arriva dal solco sagittale anteriore che raggiunge il solco coronario e poi diventa satellite dell’arteria circonflessa
(ramo terminale della coronaria di sinistra) si porta sulla faccia diaframmatica del cuore passando dal margine
ottuso o sinistro, qui questa vena aumenta il suo calibro (diametro, aumento di sangue dal cuore da parte di
molte vene), qui cambia nome e si chiama seno coronario.
Le vene principali che danno origine al seno coronario (quindi che ampliano il suo calibro) sono: la vena
obliqua del ventricolo sinistro, la vena obliqua dell’ atrio sinistro, la vena cardiaca media, la piccola vena
cardiaca; tutte vene che si aprono laddove il seno coronario decorre.
Il seno coronario NON ha regolazione valvolare, è lo stesso atrio che quando va in diastole (si apre) pompa per
aspirazione il sangue dal seno coronario.
Il seno coronario si apre nell’atrio di destra passando dalla valvola del Tebesio (piccolo residuo valvolare,
incontinente) che favorisce il passaggio nel ventricolo di destra e non nel foro di Botallo (come nella vita
intrauterina), deve andare nel ventricolo di destra.
Tutto il sangue rientra nel cuore tramite il seno coronario? NO. Ci sono delle piccole vene dette vene del
Tebesio (vene cardiache minime) che si aprono direttamente nelle cavità cardiache, sono così piccole che
attraversano direttamente l’organo e si aprono direttamente nella cavità cardiaca. ((IN SINTESI: Le vene del
tebesio sono piccole vene indipendenti che attraversano lo spessore del cuore e riportano sangue all’atrio destro
ma trasportano minime quantità di sangue.))

LA VENA CAVA SUPERIORE, deve sboccare nell’atrio di destra nella parete superiore
La vena cava superiore riporta al cuore il sangue venoso refluo principalmente dalla regione sopradiaframmatica
del corpo, fatte eccezione per quello del cuore.
Origina in corrispondenza del punto medio della prima cartilagine costale destra, dalla confluenza delle 2 vene
brachiocefaliche (vene anonime destra e sinistra), che a loro volta si formano per confluenza della vena
giugulare interna (presente nel fascio vascolo-nervoso di collo) e della vena succlavia.
COME SI FORMANO I TRONCO BRACHIOCEFALICO DESTRO E SINISTRO? Si formano per confluenza
della giugulare interna e della vena succlavia.
È PIU’ LUNGO IL T. B. DX O T. B. SX? Quella di sinistra in quanto l’atrio destro è spostato molto verso
destra.
La vena cava superiore si apre nell’atrio di destra senza nessuna valvola, nè continente nè incontinente.
Nella vena cava superiore circola sangue che ha già circolato nella parte posteriore, SISTEMA DELLE VENE
AZYGOS, [3 iati: iato dell’aorta (quello più posteriore) è quello più vicino alla colonna vertebrale; passa sia
l’aorta e il dotto toracico, iato esofageo e iato della vena cava, che passa da sola; unici elementi che passano
attraverso il diaframma].
SISTEMA DELLE VENE AZYGOS
Il sistema delle vene Azygos stabilisce importanti connessioni tra i territori delle 2 vene cave, superiore e
inferiore. A destra si trova la vena Azygos, a sinistra si trovano 2 vene, una in basso ovvero la vena Emiazygos e
una in alto ovvero la vena Emiazygos accessoria, queste ultime due sono affluenti collaterali della stessa vena
Azygos.
A destra della colonna vertebrale in regione addominale, una vena risale parallelamente alla colonna vertebrale
ovvero la vena lombare ascendente destra, questa vena passa posteriormente il diaframma e come passa il
diaframma diviene vena Azygos (attraverso le arcate che forma il diaframma con la parete posteriore del corpo),
dopodiché passa dietro il bronco di destra e piega in avanti, per formare un’arcata a concavità inferiore con la
quale abbraccia dall’indietro in avanti il bronco destro per aprirsi nella parete posteriore della vena cava
superiore. Questo sangue che arriva in cava superiore ha origine dall'addome.
A sinistra siamo quasi sempre simmetrici, risale la vena lombare ascendente sinistra, passa anch’essa dietro il
diaframma, sale e prende il nome di Vena Emiazygos, la vena Emiazygos giunta alla 7° vertebra toracica piega a
destra, incrociando ventralmente la colonna vertebrale e dorsalmente l’aorta toracica e l’esofago, per
raggiungere la vena Azygos nella quale affluisce (quindi la vena emiazygos si unisce alla vena azygos).
Sul lato sinistro scende dall’alto un’altra vena: vena Emiazygos accessoria, anch’essa alla 7° vertebra toracica
piega e si apre nella vena azygos, qui possiamo trovare 2 canali oppure un unico canale.
Quali sono i principali organi che vengono drenati dal sistema delle vene Azygos? ESOFAGO, VENE
INTERCOSTALI POSTERIORI, VENE BRONCHIALI DI DESTRA che vanno a finire nella vena Azygos e
LA VENA BRONCHIALE DI SINISTRA che va nella vena Azygos accessoria.

LA VENA GIUGULARE
Arriva dalla testa, e il sangue che noi abbiamo portato alla testa tramite l’arteria carotide interna e le arterie
vertebrali, circolano nel cranio e il circolo venoso viene organizzati nei seni della dura madre (meninge); per
seni della dura madre si intendono dei canali più o meno ampi che, presenti nello spessore della dura madre,
raccolgono il sangue venoso refluo dall’encefalo e da buona parte della diploe delle ossa craniche per scaricarlo
nella vena giugulare interna. I seni della dura madre si dividono in semi impari (seno sagittale superiore, seno
sagittale inferiore e seno retto) e semi pari (trasversale, occipitale, petroso, cavernoso, seno sfenoparietale).

Il sangue refluo dall’avambraccio, si divide in due circoli: CIRCOLO VENOSO SUPERFICIALE E CIRCOLO
VENOSO PROFONDO DEL BRACCIO: questi due circoli comunicano tra di loro.
Circolo venoso superficiale inizia nella dorsalità mano, e quando entra nella regione di avambraccio vede 3
vene: la vena cefalica dell’avambraccio laterale, vena basilica dell’avambraccio mediale e nel mezzo la vena
mediana di avambraccio. Quest’ultima arrivata circa a 3-4 cm dalla piega del gomito, termina con 2 rami che
raggiungono la vena basilica di avambraccio e la vena cefalica di avambraccio, che da quel momento diventano
la vena cefalica di braccio e la vena basilica di braccio. Mentre la vena cefalica di braccio continua ad essere
superficiale, portandosi fino alla regione clavicolare per poi confluire nella vena ascellare, la vena basilica di
braccio grosso modo a metà del braccio diventa profonda per aprirsi in una delle 2 vene brachiali.
Le vene brachiali appartengono al circolo venoso profondo, a ogni arteria corrispondo 2 vene. Quindi abbiamo 2
vene radiali e 2 vene ulnari che confluiscono nella regione di gomito per dare 2 vene brachiali che si uniscono al
margine inferiore del grande muscolo pettorale per diventare vena ascellare, che va sotto la clavicola che
diventa vena succlavia, la succlavia va alla base del collo dove aspetta l’arrivo della giugulare interna e forma il
tronco brachiocefalico, il tronco brachiocefalico confluisce con il tronco brachiocefalico consolaterale e
formano la vena cava superiore.

LA VENA CAVA INFERIORE (si forma all’altezza della 4 VERTEBRA LOMBARE)


Si forma per confluenza dell’arteria iliaca comune destra e della vena iliaca comune sinistra, esse che si formano
per confluenza delle vene iliache interne ed esterne. La vena cava si porta in alto fino al diaframma che perfora
per penetrare nel pericardio e aprirsi nella parete posteriore dell’atrio di destra.
I rami viscerali: vene renali (dx e sx), vene genitali, vena surrenale (dx e sx), vene epatiche.
Rami parietali: vene lombari, vena frenica inferiore destra e vena frenica superiore sinistra.
Si ha una differenza tra genitali destre e sinistre , le destre sono confluenti dirette della cava inferiore sia
nell’uomo che nella donna, mentre nelle sinistre sono collaterali delle renali. Nell’uomo questa situazione
anatomica crea qualche problema per la testicolare sinistra ( problema: varicosità , possibilità di sterilità).

FORMAZIONE DELLA VENA PORTA


Drena sangue che arriva dal tubo digerente, la vena porta entra nel fegato ma stranamente queste vene non
escono dal fegato dallo stesso punto da dove sono entrate, ma escono da un altro punto e si aprono direttamente
in cava inferiore.
La vena porta si forma per confluenza di due grosse vene, che sono la vena mesenterica superiore e la vena
lienale, la vena lienale scava dei tunnel dietro il pancreas fino ad incontrare la vena mesenterica inferiore.
E LA VENA PORTA DOV’E’, CON CHI E’? La vena porta si dirige in alto transitando con l’arteria epatica
propria e con il condotto coledoco del peduncolo epatico (tutto rivestito dal legamento epatoduodenale— La
vena porta è l’elemento venoso del peduncolo epatico.
COME SI FORMA LA VENA PORTA? La vena porta si forma per confluenza della vena mesenterica superiore
con la vena lienale che a sua volta essa si era già unita con la vena mesenterica inferiore.
La vena porta è destinata al FEGATO. Alcune volte questa regola non è sempre rispettata. Perchè?
SISTEMA ANASTOMOTICO PORTA-CAVA: il sistema portale è connesso con il sistema delle vene cave
attraverso reti venose e piccoli vasi anastomotico. Con questa particolarità vascolare venosa si costituisce un
circolo collaterale attraverso cui il sangue può raggiungere l’atrio di destra non passando obbligatoriamente dal
fegato.
I distretti anatomici che rappresentano i crocevia di questi sistemi sono: la porzione addominale dell'esofago,
l'intestino retto, la regione paraombelicale e l'intestino crasso.
Anastomosi esofagee
Si instaurano tra gli affluenti della vena gastrica sinistra, tributaria della vena porta, e le vene esofagee inferiori,
tributarie della vena Azigos.
Anastomosi rettali
Si instaurano tra le vene rettali superiori, tributarie della vena mesenterica inferiore, e le vene rettali medie e
inferiori, tributarie della vena iliaca interna.
Anastomosi paraombelicali
instaurano tra le vene paraombelicali, tributarie della vena porta, e gli affluenti delle vene epigastriche, tributarie
del sistema delle vene cave.
Anastomosi peritoneali
Si instaurano tra le radici delle vene mesenteriche, tributarie della vena porta, e le piccole vene affluenti delle
vene addominali parietali, tributarie della vena cava inferiore.
CIRCOLAZIONE FETALE
La caratteristica fondamentale della circolazione sanguigna, nel feto, è la mancanza di settorialità di sangue
arterioso e sangue venoso, che si instaura nell’albero circolatorio. Sono responsabili di tale caratteristica 2
condizioni anatomiche: il forame di Botallo, che mette in diretta comunicazione i 2 atri, e il condotto arterioso,
mediante il quale il tronco dell’arteria polmonare si connette all’aorta, nel punto in cui termina l’arco e inizia la
porzione discendente. Il feto è in contatto con la propria madre attraverso la placenta dove ci sono i villi in modo
che riesca a scambiare sangue con la madre (la placenta si sviluppa dal 3 mese di gravidanza).
La circolazione fetale inizia con la vena ombelicale nel cordone ombelicale che proviene dalla placenta e
termina con le arterie ombelicali che si dirigono verso la placenta. Si parla in prevalenza di sangue arterioso e in
prevalenza di sangue venoso.
Inizia tutto nella placenta, il sangue viene trasferito nel feto attraverso la vena ombelicale (legamento falciforme
del fegato), la vena ombelicale entra nell’addome del feto attraverso l’ombelico e l’organo che si trova davanti
quando entra nell’addome è il fegato.
Il sangue attraverso il legamento falciforme del fegato arriva dentro il fegato (ma al fegato non va così tanto
sangue), la maggior parte del sangue sfrutta il dotto venoso di Aranzio per portare questo sangue in vena cava
inferiore (che trasporta sangue principalmente arterioso).
La vena ombelicale arriva al cuore, si apre nella parete posteriore dell’atrio di destra, dove è presente un
deflettore (valvola di Eustachio) che indirizza il sangue verso il foro di Botallo, questo foro unisce atrio destro e
sinistro.
Nell’atrio di destra arriva anche sangue dal seno coronario e dalla vena cava superiore, ma si tratta di sangue
principalemente sangue venoso diretto al ventricolo di destra; quello che proviene dalla cava grazie a questo
deflettore (che si chiude con il primo atto respiratorio) che indirizza il sangue verso il foro di Botallo e quindi
nell’atrio di sinistra. Da questo passerà nel sottostante ventricolo e, successivamente, nel tronco dell’aorta e
quindi in tutte le sue diramazioni.
Dal tronco venoso polmonare c’è un condotto che unisce il tronco venoso all’aorta attraverso il condotto
arterioso del Botallo, all’inizio del suo tratto discendente (sangue prevalentemente arterioso). Questo sangue si
riunisce nell’aorta, va in tutti i distretti finchè raggiunge le arterie iliache interne dalle quali originano le arterie
ombelicali che riportano sangue verso placenta.
Cosa succede con il primo atto respiratorio? I polmoni esplodono, ma questa esplosione fa avvenire la chiusura
del foro di botallo (pressione verso i polmoni) e questo richiamo verso i polmoni fa anche collassare il condotto
arterioso del botallo.

APPARATO DIGERENTE
Primo segmento: cavità orale (la prima parte è il vestibolo orale e la seconda parte è la cavità orale
propriamente detta), attraverso l’istmo delle fauci la cavità orale comunica con la faringe (faringe anche
nell’apparato respiratorio), passa aria respirata o inspirata e il bolo alimentare, non possono passare in
simultanea.
Alla faringe fa seguito l’esofago: organo semi tubulare che transitando in regione cervicale, regione toracica,
attraversando il diaframma e percorrendo un piccolo tratto addominale si apre nello stomaco. Il passaggio tra
stomaco e esofago non è regolato da alcuna valvola ma solamente da una zona che si chiama cardia.
Questo si immette direttamente nello stomaco, e lo stomaco si continua attraverso un proprio e vero sfintere
(risponde a uno stimolo muscolare) detto piloro, attraverso questo sfintere lo stomaco comunica con l’intestino
tenue.
INTESTINO TENUE
L’intestino tenue si divide in 3 porzioni:
1. duodeno o (intestino amesenteriale),
2. digiuno,
—--> intestino mesenteriale
3. ileo.
L’intestino mesenteriale è suddiviso in digiuno e ileo, in quanto mobili.
Attraverso una valvola unidirezionale (si può andare avanti ma non tornare indietro), valvola ileocecale, il tenue
si continua con l’intestino crasso.

INTESTINO CRASSO
L’intestino crasso è suddivisibile in vari segmenti:
1° tratto: intestino cieco al quale è annessa l’appendice vermiforme;
2° tratto: colon ascendente, che grazie alla flessura colica destra si continua con il 3°tratto: colon trasverso che
esso attraverso la flessura colica sinistra si continua con il colon discendente;
4° tratto: colon discendente si continua con il colon iliaco quindi colon pelvico quindi intestino retto. Il (5°
tratto) colon iliaico e il (6° tratto) colon pelvico sono anche nominati insieme come sigma colico.
7° tratto: intestino retto (è intestino crasso) che termina con lo sfintere anale; tutto questo percorso (8-9 m), è
tutto ambiente esterno. A questo lunghissimo canale alimentare mettono varie ghiandole: le ghiandole si
dividono in 2 gruppi, ghiandole intramurali (dentro le tonache) e ghiandole extramurali (come fegato e pancreas,
che sono fuori dalle tonache ma che sono collegate all'intestino tramite dotti).

Questo canale alimentare può essere diviso in 3 segmenti:


1° tratto: ingestivo che arriva fino all’esofago;
2° tratto: digestivo-assorbemente (stomaco e intestino tenue);
3°tratto: esplusivo (intestino crasso).
LA CAVITÀ ORALE
La cavità orale costituisce l’inizio del tubo
digerente; all’interno di essa si compie la
tritatura dell’alimento attraverso la
masticazione, la sua idratazione con l’acqua
contenuta nella saliva e inoltre inizia la
trasformazione chimica delle sostanze
amilacee, per mezzo della ptialina, contenuta
nella saliva stessa.
Grazie alle arcate gengivo-dentali la cavità
orale può essere suddivisa in 2 parti:
-Vestibolo , zona che si trova tra
anteriormente labbra e guancia e
posteriormente ha come confine le arcate
gengivo-dentali;
-Cavità orale propriamente detta (spazio
virtuale), delimitata supero-posteriormente dal palato, inferiormente dal solco longitudinale su cui è adagiata la
lingua e antero-lateralmente dalle stesse arcate gengivo-dentali.
La cavità orale propriamente detta comunica con la faringe attraverso l’istmo delle fauci.
Le due cavità comunicano tra di loro anche quando la bocca è chiusa per mezzo degli spazi interdentali e
retromandibolari, questi ultimi limitati dagli ultimi denti molari superiori e inferiori e dal margine anteriore del
ramo della mandibola.

LABBRA
Le labbra in numero di 2, superiore e inferiore, sono definite (come le guance) pieghe cutaneo-mucose,
mostrando perciò una superficie cutanea e una superficie mucosa che si continua l’una nell’altra lungo il
margine libero. Quando sono in contatto definiscono una linea orizzontale detta rima orale, che lateralmente, in
ambo i lati, termina formando la commessura labiale.
La regione delle labbra è delimitata: in alto (labbro superiore), dal solco nasolabiale; in basso (labbro inferiore),
dal solco mentolabiale che separa il labbro dalla regione di mento.
Il confine rosaceo delle labbra non è altro che una zona dove non esistono ghiandole sebacee o sudoripare e
soprattutto è rosea perché c’è una ricca vascolarizzazione superficiale.
Il labbro superiore, sulla linea sagittale mediana al di sotto del naso, presenta una doccia con 2 creste che
termina in corrispondenza di un piccolo tubercolo presente sul prolabio, questo è il cosiddetto filtro labiale,
queste creste segnano le linee di saldatura dei tre lembi: uno mediano e due laterali, dai quali si forma il labbro
superiore durante lo sviluppo.
Il labbro superiore abbiamo detto presenta un tubercolo, mentre l’inferiore presenta una fossetta che a bocca
chiusa riceve tale tubercolo.
Se l’unione dei lembi del labbro superiore non si uniscono il bambino nasce con il labbro Leporino.
Tre strati labbro: strato cutaneo, strato muscolare e strato mucoso. Lo strato muscolare vede giungere molti
muscoli mimici (muscolo per eccellenza del labbro: muscolo orbicolare della bocca), le ghiandole che troviamo
nel labbro che si aprono nella cavità orale propriamente detta sono le ghiandole labiali.
GUANCE
Le guance hanno come confini: superiormente da una linea passante per l'arcata zigomatica, inferiormente il
ramo della mandibola, anteriormente la piega naso-labiale, posteriormente il margine anteriore del muscolo
massetere.
La guancia è formata da (andando dalla superficie verso la profondità):
-cute;
-tessuto sottocutaneo;
-piano muscolare;
-tonaca mucosa.
Il tessuto sottocutaneo, interposto fra la cute e il piano muscolare sottostante, presenta nella parte posteriore un
batuffolo di tessuto adiposo, il corpo adiposo di Bichat (corpo adiposo della guancia), situato in uno spazio
delimitato lateralmente dal muscolo massetere e medialmente dal muscolo buccinatore. Questo accumulo di
grasso ha funzione di riempimento e di ammortizzatore tra i due muscoli. Questo accumulo è particolarmente
visibile nel bambino, circoscritto da una capsula fibrosa. Inoltre, nella sottocute delle guance terminano le
estremità di alcuni muscoli mimici.
Nella lamina propria della mucosa si annidano numerose ghiandole salivari minori, dette ghiandole gieniene.
Il piano muscolare è costituito dal muscolo buccinatore, nella cui faccia laterale decorre l’ultimo tratto del dotto
parotideo (o di Stenone); questo muscolo è perforato dal dotto di Stenone (detto così da GESI).
Il confine posteriore del vestibolo sono le arcate gengivo-dentali.

ARCATE GENGIVO-DENTALI
Le arcate gengivo-dentali delimitano postero-medialmente il vestibolo orale, separandolo dalla cavità orale
propriamente detta. Hanno una forma a ferro di cavallo, si distinguono in superiore e inferiore.

L'epitelio di rivestimento è di 2 tipi: semplice (le cellule poggiano tutte) o stratificato (o composto, poggia solo
la fila più profonda).
Nelle guance e nelle labbra è presente epitelio pavimentoso composto, in cavità orale è presente un epitelio
composto.
Le GENGIVE: la mucosa gengivale è di tipo masticatorio, cioè è costituita da un epitelio pavimentoso composto
fortemente cheratinizzato con un forte grado di aderenza alla lamina propria. Le cheratine sono proteine che
vengono prodotte dalle cellule, abbiamo la massima protezione.

DENTI
Le arcate dentali sono costituite dai denti, i denti sono di due tipi:
1. denti da latte (o denti decidui); compaiono nella prima
infanzia e poi sono sostituiti dai denti permanenti, 20 denti, in un
emi-arcata abbiamo 5 denti: 2 incisivi, 1 canino e 2 molari;
2. denti definitivi (o denti permanenti), 32 denti, per emi-arcata
troviamo 8 denti: 2 incisivi, 1 canino, 2 premolari e 3 molari (8
totali).
I premolari sono i denti del giudizio.
I denti hanno la loro forma, le loro facce, i loro margini ma come
elemento comune è che sono costituiti da 3 sostanze particolarmente
dure: lo smalto che riveste la zona esterna, quella che si vede ovvero
la corona; il cemento che è quella struttura che riveste la radice del
dente e la dentina che si trova internamente e che struttura tutto il
dente, sia a livello della corona e della radice, quindi la dentina si
trova in tutto il dente.
Il dente nella sua porzione centrale è costituito anche da tessuto
molle: polpa dentale. La polpa dentale è fatta da nervi e vasi.
I vasi e i nervi riescono a transitare (uscire e entrare nel dente) grazie ai cosiddetti fori apicali, che si trovano
all’apice della radice del dente. La radice del dente nel suo alveolo costituisce un'articolazione che si chiama
gonfosi (che fa parte delle sinartrosi); tramite la radice il dente viene vascolarizzato e innervato.

Passate le arcate genetico-dentali si entra nella cavità orale propriamente detta, che è occupata quasi
esclusivamente dalla LINGUA. La cavità orale propriamente detta presenta 6 facce o pareti: faccia anteriore e 2
laterali che sono date dalle arcate gengivo-dentali, una parete superiore che è data dal palato dura, una parete
posteriore che è data dal palato molle e una parete inferiore che è data dal solco sotto-linguale.
Il palato duro si trova a ridosso dei denti dell’ arcata superiore (chiamato duro proprio perché la tonaca mucosa
aderisce particolarmente nella prima parte in maniera importante al tessuto osseo, il tessuto osseo che troviamo a
costituire l’impalcatura, queste ossa sono il processo palatino dell’osso mascellare e posteriormente la lamina
orizzontale dell’osso palatino).---> possibile malformazione nel bambino (palatoschisi).
Andando posteriormente nel palato duro si intromettono tra il palato e l’osso un ammasso di ghiandole che sono
le ghiandole palatine; il palato duro è caratterizzato anche da pieghe, queste pieghe originano dalla piega di
simmetria (ad andamento sagittale), chiamato rafe.

Andando posteriormente arriviamo al palato molle, 2 margini e 2 facce.


Ho un margine aderente che è in continuità con il palato duro, un margine libero che è pendente in cavità orale,
una faccia che guarda la cavità orale. Prop. detta e un faccia che guarda la faringe.
Il margine libero si deprime (viene giù) per andare a costituire l’ugola; seguendo questo margine lateralmente a
destra e a sinistra sdoppia in 2 archi a destra e 2 archi a sinistra (arcata palato-glosso anteriore e arcata
palato-faringeo posteriore), lo spazio tra i due archi si chiama seno tonsillare e tra i due archi troviamo le
tonsille palatine destra e sinistra (che possono essere tolte).

LA LINGUA
Organo prettamente muscolare, impari e mediano;
contenuto nella cavità orale propriamente detta;
dotata di alto grado di mobilità e svolge varie
funzioni: masticazione, prensione del cibo,
deglutizione, articolazione del suono, sede del
gusto. La lingua, impiantata per la base sull’osso
ioide e sulla mandibola, sorge dal pavimento della
bocca prima verticalmente in alto, sotto forma di
una massa carnosa allungata sagittalmente, più
larga indietro che in avanti, poi piega ventralmente
per espandersi in una grossa formazione, rivestita
da mucosa, di forma ovoidale appiattita dall’alto in
basso, che corrisponde alla parte libera (corpo)
dell’organo.
La lingua si divide in un parte libera detta corpo e una radice che è posteriore e che si fa particolarmente
profonda; ha la forma di un cono ma essendo un organo muscolare si deforma.
Ma comunque presenta una faccia superiore detta anche faccia dorsale, una faccia inferiore (liscia); due margini
e un apice.
Come il labbro superiore che è attaccato alla gengiva superiore tramite il frenulo superiore e allo stesso modo il
labbro inferiore, la lingua è attaccata sotto linguale tramite il frenulo linguale.
Come nel cuore questi muscoli non funzionerebbero senza uno scheletro fibroso— costituito da: membrana
jo-glossa (membrana che va dall’osso ioide alla lingua) e setto linguale; mi servono per ancorare i muscoli che
costituiscono la lingua, che si dividono in 2 gruppi.
Muscoli intrinseci della lingua (si originano e terminano nella lingua) muscoli estrinseci (si originano
esternamente e terminano internamente).
Muscoli intrinseci:
● longitudinali superiori
● longitudinali inferiori
● trasverso
● verticale.
Muscoli estrinseci:
● genio-glosso
● jo-glosso
● stilo-glosso
● palato-glosso
● glosso-faringeo
L’aspetto più ruvido della lingua nella sua faccia superiore è
dovuto alla presenza delle papille linguali che si distinguono in
4 tipi differenti:
-quelle più numerose che si trovano sul dorso della lingua sono
le papille filiformi (meccanico-recettori e funzione di non far
scivolare il cibo);
-papille fungiformi, qualche centinaio;
-papille circumvallate (da 8 a 12), presentano un vallo intorno,
all’interno hanno calici gustativi. I Valli possiedono ghiandole
che secernono liquido che pulisce la lingua (=ghiandole di Von
Ebner). Esse si posizionano a V (aperta anteriormente) tra
corpo e radice linguale;
-papille foliate (2), posizionate sul margine sx e dx in posizione posteriore.
Tutte le papille linguali tranne le filiformi hanno i calici gustativi, i calici gustativi sono costituiti da cellule
gustative (recettori che catturano il gusto: esse hanno microvilli detti peli gustativi apicalmente e sul versante
opposto presentano connessioni con le fibre nervose per il riconoscimento del gusto.
I calici gustativi non hanno alcuna connessione col gusto ma si tratta di cellule di tipo strutturale:
-basali;
-a pilastro;
-a bastoncello.

FARINGE
La faringe costituisce il segmento del digerente, fa seguito alla cavità orale propriamente detta con la quale
comunica per mezzo dell’istmo delle fauci per poi continuare con l’esofago. La faringe è comune al respiratorio,
me mentre il bolo va verso l’esofago, l’aria va verso la laringe.
E’ un organo cavo, impari e mediano che si origina alla base del cranio per
terminare poi con l’esofago all’altezza della 5 vertebra cervicale.
Ha una forma di clava, è in rapporto posteriormente con la colonna vertebrale,
lateralmente al fascio vascolo-nervoso di collo, anteriormente è in rapporto con
varie strutture perciò si può suddividere in 3 zone a causa della sua discontinuità:
1)Rinofaringe, tratto superiore;
2)zona media: orofaringe, diretta comunicazione con la cavità orale;
3)zona inferiore: laringo-faringe, questo passaggio (adito laringeo) è il passaggio
che l’aria prende quando inspiriamo e espiriamo ed è un passaggio che si chiude
durante la deglutizione.
L’epiglottide (cartilagine) ha la funzione di chiudere l’adito laringeo durante la
deglutizione, quando ciò non avviene si ha il riflesso della tosse poiché la
deglutizione è andata in modo errato e il colpo di tosse permette al bolo di tornare in cavità laringea.
ESOFAGO
E’ un organo lungo (circa 25m) e mette in comunicazione la faringe
con lo stomaco, è quel tratto che permette di percorrere al bolo
alimentare molti distretti, il bolo ha un percorso anche diaframmatico
per poi aprirsi nello stomaco.
L’esofago origina all’altezza della 6 vertebra cervicale e termina
all’altezza della 10 vertebra toracica, dove si apre nello stomaco
mediante un orifizio chiamato cardia.
Nasce come continuazione della faringe.
Nel suo tragitto discendente, l'esofago non è rettilineo ma descrive
delle leggere curvature, sia sul piano sagittale che su quello frontale.
Sul piano sagittale le curve rispettano l’andamento della colonna
vertebrale; sul piano frontale l’esofago segna 2 curve: la prima è
dovuta all’esofago che si porta verso sinistra e quindi segna una
convessità a sinistra, poi si riporta sulla linea mediana e fa una seconda
curva a destra e quindi curva con convessità a destra, passa il
diaframma (l’esofago passa il diaframma insieme ai 2 nervi vaghi) e si
apre nello stomaco.

Durante il suo decorso l’esofago ha una serie di rapporti, in quanto incontra più organi:
-segmento cervicale, posteriormente vede la colonna vertebrale; ventralmente è in rapporto con la trachea ma
anche con il lobo sinistro della tiroide, lateralmente la tiroide
e il fascio vascolo-nervoso di collo.
-segmento toracico: passa prima nel mediastino superiore poi
in quello inferiore; dorsalmente il rapporto con la colonna è
mediato da: condotto toracico, arterie intercostali di destra,
vena Azygos ed Emiazygos (Emiazygos accessoria non
sbagliato), aorta; ventralmente: trachea,bronco di sinistra,
arteria carotide sinistra, arco orta, pericardio, nervi vaghi;
lateralmente: arteria carotide comune sinistra, arco vena
Azygos, pleure mediastiniche.
-segmento addominale: posteriormente: pilastri del diaframma, aorta; ventralmente: rapporti con il margine
posteriore del lobo sinistro del fegato e con il fondo dello stomaco.
Da un punto di vista strutturale l’esofago è un classico esempio di organo
cavo; infatti presenta tutte le tonache:
-Tonaca mucosa, che presenta un epitelio pavimentoso composto fino al
punto nel quale si apre nello stomaco (linea Z), si vede questa linea perchè
si ha un cambiamento di epitelio infatti nello stomaco abbiamo un epitelio
cilindrico semplice. Sotto l’epitelio di rivestimento si osserva la lamina
propria, che è di natura connettivale, la lamina propria nel suo spessore in
prossimità dello stomaco presenta delle ghiandole dette ghiandole cardiali,
le abbiamo nell’ultimo segmento esofageo in quanto sono ghiandole che
andranno a caratterizzare lo stomaco. Al di sopra della lamina propria è
presente la muscolaris mucosae. Tutte e tre fanno tonaca mucosa.
-Tonaca sottomucosa, ricca di vasi, nervi, ghiandole che caratterizzano
l’esofago e che prendono il nome di ghiandole esofagee;
-A rivestire la tonaca sottomucosa abbiamo la tonaca muscolare, che è
caratterizzata da 2 strati: uno strato interno circolare e uno strato esterno
longitudinale [sempre così].
-Al di sopra della tonaca muscolare troviamo la tonaca avventizia e la
tonaca sierosa.
STOMACO
“Dilatazione sacciforme del canale alimentare, situata tra
l'esofago e l'intestino.
Situato in cavità addominale, occupa l'ipocondrio sinistro e parte dell'epigastrio.”

Però lo stomaco non ha sempre la stessa forma nel vivente ma anche nel cadavere ha una forma differente. Lo
stomaco è un viscere dilatabile e contrattile che non può essere definito un organo fisso ma piuttosto un organo
sospeso. É un organo prevalentemente muscolare, lo stomaco ha una forma di una J, dove ha un primo tratto
rettilineo poi bruscamente cambia direzione.

Funzioni: serbatoio di cibo (1,8-2 litri), aumenta di dimensioni anche in base alle abitudini alimentari
(soprattutto a causa di cosa mangio); la prima parte digestione avviene in bocca ma il primo organo che è
particolarmente attivo nella digestione e nell’assorbimento è lo stomaco; inoltre lo stomaco produce circa 2 litri
di acido cloridrico (HCl) al giorno, che ha un ruolo fondamentale nella digestione di tutto ciò che arriva tramite
l’esofago e ha una funzione per la denaturazione delle proteine.

Lo stomaco è situato nella parte alta della cavità addominale, occupa


principalmente la regione ipocondriaca sinistra e la regione epigastrica, al di sotto
del fegato e del diaframma che lo ricoprono per la maggior parte della sua
distensione, al di sopra del colon trasverso e del suo mesocolon (passa sotto lo
stomaco).
Lo stomaco si trova maggiormente nell’emilateralità sinistra. In realtà, lo stomaco
può essere definito un organo toraco-addominale in quanto il terzo superiore è
mascherato completamente dalla parte inferiore sinistra della gabbia toracica. l

SEZIONE TRASVERSALE, VISIONE SUPERIORE

La parte rettilinea dello stomaco, i 2⁄3, ha una direzione dorso


ventrale, cranio caudale,latero mediale.
Dopodiché il terzo aborale cambia completamente andamento
andando ad avere una direzione che va in senso ventro dorsale,
caudo craniale e medio laterale.
Per vederlo tutto bisogna tagliare l’arcata costale di sinistra e
arpionare il fegato per alzarlo, così che possa vederlo. Capacità
1200 ml, lunghezza 29-30 cm, diametro trasversale 5 cm .
“Se lo stomaco si dilata solleva il fegato, respinge il diaframma, sposta la
milza a sinistra e indietro, bassa il colon traverso e le anse intestinali
sottostanti.”

Lo stomaco non è verticale ma l’asse maggiore dello stomaco ha un


andamento dorso-ventrale e latero-mediale. Il terzo caudale cambia
completamente direzione portandosi in alto, a destra e indietro. Questa sarà
la stessa direzione del primo segmento del duodeno, cambiando
repentinamente posizione definisce la incisura angolare.
Lo stomaco nel suo insieme può essere suddiviso in 3 distretti:
1°: fondo dello stomaco, è la porzione più alta dello stomaco, rimane al di
sopra di un piano trasversale passante per il cardia (apertura dell’esofago
nello stomaco);
2°: corpo, è la parte più ampia dello stomaco fino a che lo stomaco non
cambia direzione;
3°: parte pilorica, parte che cambia direzione, può essere suddivisa in 2
distretti: antro-piloro e canale pilorico; parte più caudale.

RAPPORTI
Faccia antero-superiore, faccia postero-inferiore, 2 margini: mediale che è chiamata piccola curvatura di
stomaco e il laterale che è chiamato grande curvatura di stomaco.
La piccola curvatura nasce dal margine mediale, è quasi verticale fino all’incisura angolare poi cambia
direzione e si continua con il margine superiore del duodeno. La piccola curvatura di stomaco si estende dal
cardia al piloro
La grande curvatura di stomaco nasce sul versante sinistro dello stomaco crea un incisura detta di Hiss, sale in
alto, fa la cupola del fondo e poi scende giù in basso fino a disegnare il polo inferiore dello stomaco (parte più
bassa dello stomaco).
La faccia anteriore: lo stomaco a sinistra ha un vastissimo rapporto con il diaframma (viene nascosto per buona
parte dalle arcate costali di sinistra); da destra arriva il fegato a ricoprirlo (organo enorme che si sviluppa nello
spazio che gli viene dato a disposizione), che si allunga anche sopra lo stomaco con il suo lobo sinistro.
Lo stomaco è in rapporto con la parete addominale anteriore, il triangolo di stomaco che è in contatto con esso
prende il nome di triangolo di Labbè (quali sono i confini del triangolo di Labbè? a sinistra l’arcata costale
sinistra, a destra il margine del fegato, in basso un pezzetto di grande curvatura di stomaco).
La grande parte di stomaco nascosta dietro il diaframma (quindi dietro le arcate costali sinistre) prende il nome
di: spazio semilunare di Traube.
Cardia: incrociato davanti con il margine sinistro del fegato, sul margine destro è in rapporto con il nervo vago
sinistro e riceve l’arteria gastrica di sinistra; posteriormente è costeggiato dal nervo vago destro .
Piloro: la sua faccia anteriore è mascherata dal lobo quadrato del fegato, la faccia posteriore è in rapporto con i
vasi del fegato ed in contatto diretto con la testa del pancreas.
La faccia posteriore: i rapporti sono tanti perchè è in rapporto con molte aree: un’area in rapporto con la milza,
una in rapporto col diaframma, una renale, surrenale, pancreatica, mesocolica. In verità lo stomaco non ha i
rapporti posteriori così diretti, ma essi sono mediati da uno spazio intraperitoneale, delimitato da peritoneo, e
questo lo si ritrova come borsa omentale.
LO STOMACO è APPOGGIATO SUL MESOCOLON TRASVERSO.
Se noi prendiamo lo stomaco, in maniera schematica a destra di esso posizioniamo il fegato, sotto lo stomaco
abbiamo visto che c’è il colon trasverso, a sinistra c’è la milza, dietro troviamo il pancreas. Stiamo per spiegare
la BORSA OMENTALE.
Se faccio un taglio sagittale al colon trasverso e lo guardo di
profilo, vedo che questo è un crocevia peritoneale, cioè vi
nascono 3 legamenti:
- verso il basso, nasce il grande omento;
- verso l’alto, si origina il legamento gastrocolico che va verso
lo stomaco e chiude lo spazio fra stomaco e colon trasverso;
- posteriormente, dal colon trasverso va via il mesocolon
trasverso che va a finire alla parete posteriore che va in
corrispondenza del pancreas; quando arriva lì, il fogliettino
superiore lo riveste in parte divenendo peritoneo parietale,
quello inferiore lo riveste in parte va giù e diventa peritoneo parietale posteriore.

La zona 1 sarà il dipartimento sovramesocolico, la 2


sarà quello sottomesocolico.
La borsa omentale che ci interessa è proprio la zona
1; riportandoci al disegno iniziale dobbiamo fare
attenzione perché il legamento gastrocolico si porta
dal colon trasverso verso lo stomaco. Quando il
peritoneo si porta da organo a organo, sono sempr 2
foglietti dove transitano vasi e nervi; dal colon
trasverso si porta verso la grande curvatura il
legamento gastrocolico e i 2 foglietti quando
incontrano la grande curvatura si aprono; quello
inferiore riveste tutta la faccia anteriore di stomaco
e su un pezzettino di esofago, poi incontra il
diaframma e si ribalta su di esso, riportandosi quindi alla parete addominale anteriore. Il foglietto posteriore e
sale fino a dove gli è dato permesso perché lo stomaco è obliquo e con la parete posteriore del fondo va a
toccare il diaframma: questo è un momento fondamentale per lo stomaco perché quel punto è uno dei mezzi di
fissità per lo stomaco, cioè laddove tocca il diaframma perde il peritoneo e c’è del tessuto connettivo denso che
lo attacca al diaframma. Il peritoneo quando incontra questa zona di aderenza fra stomaco e diaframma monta su
quest’ultimo e prosegue fino alla parete addominale posteriore.
Come si spiega più semplicemente la borsa omentale?

Noi siamo in piedi o a sedere dentro di essa; stiamo


guardando la parete posteriore dello stomaco, ed il telo che
vediamo è il peritoneo. Il tetto è il momento in cui il
diaframma incontra la parete posteriore del fondo di
stomaco, più di li non va quindi va obbligatoriamente
indietro. Dunque il peritoneo, raggiunto il diaframma, se lo
fa tutto quindi ne riveste la parete inferiore; il diaframma
porta il peritoneo alla parete addominale posteriore dove
una volta arrivato, scende giù verso il basso finché non
incontra il pancreas, ed una volta incontrato questo ritorna
al colon trasverso perché quello è il mesocolon trasverso
(nonché pavimento della borsa omentale).
Adesso manca da spiegare la parete destra e la parete
sinistra. Per piegarle è facile perché devo guardare dall’alto
la situazione (vedi immagine di prima in basso): a sinistra la borsa omentale è chiusa, non si può entrare perché
il legamento pancreaticolienale e il legamento gastrolienale chiudono la milza, i punti di ingresso con la milza,
quindi il peritoneo descritto davanti al pancreas continua a sinistra e si porta alla milza; in questo movimento
sviluppano la milza tant'è che questa è rivestita da peritoneo completamente e diviene un organo mobile.
La parete di destra l’abbiamo gia fatta perche a destra c’è l’unica apetura anatomica che fa entrare nella borsa
omentale che è il forame epiploico, definito posteriormente dalla vena cava inferiore ed anteriormente dal
peduncolo epatico (questo formato da arteria epatica propria, vena porta, coledopo, tenuti assieme dal legamento
epatoduodenale).
Riportandoci al disegno iniziale, quando i foglietti si riuniscono sulla piccola curvatura questi si portano verso il
fegato; il legamento a ventaglio che va dalla piccola curvatura e dalla prima porzione del duodeno al fegato, si
chiama piccolo omento. Questo è costituito da due legamenti:
- epatogastrico, anche definito pars flaccida
- epatoduodenale, anche detto pars tensa che si chiama così perché dentro ha vena
porta, arteria epatica propria e coledoco che fanno da spessore; dietro c’è il forame epiploico
Quando questi due foglietti si portano sulla piccola curvatura vanno al fegato, mentre quando si riuniscono verso
la grande curvatura si portano verso la milza, andando a costituire il legamento gastrolienale.
A sinistra la borsa è aperta? NO

A cosa serve la borsa omentale? Siamo parlando di un organo che deve dilatarsi, e quindi questo spazio serve ad
evitare contatti dello stomaco con altri elementi durante la dilatazione infatti non è rivestito solo nella porzione
alta nel fondo perché usa quella li e la sua continuità con l’esofgao come mezzo di fissita, poi è tutto rivestito.
(di nuovo, i mezzi di fissità sono la continuità con l’esofgao che è ancorato al diaframma e l’aderenza col
diaframma in regione posteriore del fondo)

COME SI CREA LA BORSA OMENTALE?

Potrebbero piacerti anche