Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
In materia di prescrizione della pena per i recidivi (salvo che si tratti di recidivo semplice) e
per i delinquenti abituali, professionali o per tendenza: nei loro confronti sono
imprescrittibili le pene della reclusione e della multa, mentre le pene dell’arresto e
dell’ammenda si prescrivono in un tempo doppio rispetto a quello ordinario, e cioè di 10
anni. Sono inoltre imprescrittibili le pene dalla reclusione e della multa se il condannato,
durante il tempo necessario per l’estinzione della pena, riporta una condanna alla
reclusione per un delitto della stessa indole.
.
LA GRAZIA (Art. 174 c.p.)
La grazia è un provvedimento di clemenza individuale, che si rivolge cioè ad uno o più
singoli condannati, e la cui concessione è riservata, ai sensi dell’art. 87 Cost., al Presidente
della Repubblica.
La grazia, oltre che a seguito di domanda del condannato, può essere concessa dal
Presidente della Repubblica anche in assenza di domanda.
L’effetto della grazia è quello di condonare in tutto o in parte, la pena principale inflitta
con la sentenza di condanna, ovvero di commutarla, cioè sostituirla con un’altra pena
meno grave.
Non estingue le pene accessorie, salvo che il decreto disponga diversamente, e neppure gli
altri effetti penali della condanna.
La legge prevede espressamente la possibilità che il provvedimento di grazia sia sottoposto
a condizioni (ad es. l’assenza di condanne per un determinato periodo di tempo successivo
alla concessione della grazia, il risarcimento del danno causato dal reato ecc.):
l’inadempimento della condizione comporta la revoca della grazia: in tal caso il condannato
dovrà espiare la pena o la parte di pena a suo tempo condonata, ovvero dovrà espiare la
pena originariamente inflitta al posto di quella sostituita con il provvedimento di grazia.
Questo istituto, dunque, non incide sulle pene principali o accessorie, bensì su un effetto
penale della condanna: la menzione della condanna nel certificato rilasciato a richiesta dei
privati (escluso per ragioni elettorali).
La non menzione può essere disposta dal giudice in presenza dei seguenti requisiti:
● La pena inflitta non deve essere superiore a 2 anni, sia che si tratti di pena
detentiva, sia che si tratti di pena pecuniaria, ragguagliata a pena detentiva a
norma dell’art. 135 c.p.
In caso di condanna alla sola multa o alla sola ammenda, la non menzione può
peraltro essere concessa quando l’ammontare della multa o dell’ammenda non sia
superiore a 182.500 euro (che si determinano moltiplicando 730 per 250, cioè il
numero dei giorni compreso in 2 anni e il valore in euro attribuito dall’art. 135 c.p. a
un giorno di pena detentiva).
La non menzione della condanna può essere concessa qualora siano inflitte
congiuntamente una pena detentiva non superiore a 2 anni e una pena
pecuniaria che, ragguagliata a norma dell’art. 135 c.p. e cumulata alla pena
detentiva, priverebbe complessivamente il condannato della libertà personale
per un tempo non superiore a 2 anni e mezzo.
● Deve trattarsi di una prima condanna (o di una successiva condanna per reati
commessi anteriormente ad una prima condanna, purché la pena inflitta, cumulata
con quelle precedentemente irrogate, non superi i predetti limiti quantitativi).
La non menzione della condanna è soggetta a revoca: tale ipotesi si verifica allorché il
condannato commetta, in qualsiasi momento, un nuovo delitto, di qualsiasi specie o
gravità.
La revoca è disposta dal giudice che pronuncia la condanna per il nuovo delitto; qualora il
giudice di cognizione non vi abbia provveduto, competente a disporre la revoca è il giudice
dell’esecuzione.
Non menzione della Concessa dal giudice se: (vedere puntini sopra NO NO SI
condanna nel riportati). (esclude la
certificato del menzione della
casellario giudiziale condanna nel
(art. 175 c.p.) certificato del
casellario
giudiziale
rilasciato a
richiesta dei
privati, non per
ragioni elettorali)
Una volta che il giudice (in questo caso si tratta del Tribunale di sorveglianza), abbia
disposto la liberazione condizionale, si aprono per il condannato due possibilità (art. 177
c.p.):
- ESTINZIONE DELLA PENA = che può prodursi dopo un arco di tempo pari alla
durata della pena residua o dopo 5 anni dalla data del provvedimento nei confronti
del condannato all’ergastolo. In questo caso sono anche revocate le misure di
sicurezza personali che fossero state ordinate con la sentenza di condanna o con
provvedimento successivo.
- REVOCA DELLA LIBERAZIONE CONDIZIONALE = che viene disposta dal
Tribunale di sorveglianza se la persona liberata commette un delitto o una
contravvenzione della stessa indole, o trasgredisce agli obblighi inerenti alla libertà
vigilata.
In tal caso, viene disposta l’esecuzione di tutta o parte della pena residua, con una
decisione del Tribunale di sorveglianza che terrà conto sia della qualità e della
gravità dei comportamenti che hanno portato alla revoca, sia del tempo trascorso in
libertà vigilata osservando le relative prescrizioni.
Si tratta di un ampliamento che si spiega non solo con esigenze di deflazione penitenziaria,
ma altresì con la crescente consapevolezza che anche una pena detentiva non
propriamente breve può produrre effetti criminogeni soprattutto se applicata nei confronti
di delinquenti primari, o comunque di soggetti che non abbiano alla spalle precedenti di
rilevante gravità. Quindi, i danni prodotti dall’esecuzione potrebbero risultare superiori ai
benefici, per la società e per il singolo condannato.
La sospensione condizionale è disposta dal giudice di cognizione, cioè dallo stesso giudice
che pronuncia la sentenza di condanna. Solo, eccezionalmente, dopo il passaggio in
giudicato della sentenza, può essere disposta dal giudice dell’esecuzione.
L’applicazione dell’istituto è riservata al potere discrezionale del giudice, che può
provvedere anche d’ufficio, indipendentemente da una richiesta dell’imputato.
A seguito di una riforma che ha interessato l’istituto nel 2004, le forme di sospensione
condizionale sono due:
● sospensione condizionale ordinaria.
● sospensione condizionale breve.
A) Quando alla pena inflitta, può trattarsi della pena della reclusione o dell’arresto di
ammontare non superiore a 2 anni; ove il condannato non avesse compiuto 18
anni al momento del fatto, la pena detentiva può raggiungere i 3 anni; nel caso
infine in cui il reato sia stato commesso da persona di età superiore agli anni 70, la
pena detentiva soggiace al limite massimo di 2 anni e 6 mesi.
La sospensione condizionale può applicarsi anche in caso di condanna alla multa o
all’ammenda, applicata da sola o congiuntamente alla pena detentiva: in questo
caso, il rispetto dei limiti su indicati andrà verificato ragguagliando la pena
pecuniaria alla pena detentiva secondo il criterio - 25o euro per un giorno di pena
detentiva - fissato dall’art. 135 c.p.
In caso di condanna a pena pecuniaria congiunta a pena detentiva deve procedere al
ragguaglio e al computo della pena pecuniaria solo quando ciò consenta la sospensione
dell’intera pena inflitta (detentiva e pecuniaria). Quando, invece, i limiti indicati in
precedenza risulterebbero superati per effetto del ragguaglio e del computo della pena
pecuniaria congiunta, il giudice non deve provvedere al ragguaglio, e, in presenza degli
ulteriori presupposti ordinerà la sospensione della sola pena detentiva, mentre la pena
pecuniaria congiunta sarà interamente eseguita.
A norma della L. n. 689/1981, la sospensione condizionale della pena può essere disposta
anche nel caso in cui la pena detentiva sia stata sostituita in sede di condanna con la
semidetenzione, con la libertà controllata o con la pena pecuniaria: in tal caso, ciò che il
giudice sospende è l’esecuzione della pena sostitutiva.
La sospensione condizionale non è invece applicabile quando la pena detentiva sia stata
sostituita con una pena sostitutiva diversa da quella disciplinate dalla L. n. 689/1981.
Non sono sospendibili le pene - pecuniarie o limitative della libertà personale - irrogate
dal giudice di pace.
La decisione del giudice relativa alla sospensione condizionale della pena è rimessa al
potere discrezionale del giudice, il quale deve dar conto delle proprie scelte nella
motivazione della sentenza.
Art. 168 c.p. (REVOCA) → Anche la sospensione condizionale è soggetta a revoca, per la
quale, di regola, è competente il giudice dell’esecuzione.
La revoca è obbligatoria in 5 ipotesi:
a) se la sospensione condizionale è stata concessa, anche con sentenza di
patteggiamento, per più di 2 volte, o se è stata concessa una seconda volta,
allorché la pena inflitta, cumulata con quella irrogata con la precedente condanna,
supera i limiti fissati dall’art. 163 c.p.
Inoltre, la revoca è obbligatoria se entro 5 anni dal passaggio in giudicato della
sentenza di condanna che ha disposto la sospensione condizionale, trattandosi di
condanna per delitto, o entro 2 anni, trattandosi di condanna per
contravvenzione, il condannato:
b) non adempie entro il termine stabilito dal giudice agli obblighi che gli sono stati
imposti a norma dell’art. 165 c.p.
c) commette un delitto.
d) commette una contravvenzione della stessa indole per la quale venga inflitta la
pena dell’arresto.
e) riporta una nuova condanna per un reato commesso prima del passaggio in
giudicato della sentenza che ha disposto la sospensione condizionale della pena.
Nelle ipotesi c), d) e e) la revoca è obbligatoria solo se la pena applicata per il nuovo reato,
cumulata con quella sospesa, supera i limiti fissati dall’art. 163 c.p.
Se tali limiti non vengono superati, la revoca è facoltativa: il giudice può scegliere se
revocare la sospensione o concederla per seconda volta. Questo, sia nel caso in cui il
condannato a pena sospesa riporti condanna per un reato anteriormente commesso, sia nel
caso in cui commetta un altro reato (delitto o contravvenzione, anche della stessa indole).
Se nei termini fissati dall’art. 163 comma 1 c.p. non interviene alcuna causa di revoca può
affermarsi che la prova alla quale è sottoposto il condannato ha avuto un esito positivo: si
produce pertanto l’effetto estintivo previsto dall’art. 167 c.p.
Più precisamente si estinguono le pene principali e le pene accessorie, che dunque non
potranno più essere eseguite. Permangono, invece, gli effetti penali della condanna.
Inoltre, a norma dello stesso articolo, è necessario che il condannato abbia dato prove
effettive e costanti di buona condotta. Tale requisito deve sussistere nell’arco di tempo
compreso tra l’estinzione della pena principale e la decisione del tribunale di sorveglianza.