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Per gli iscritti giovanili e postumi, come ben sappiamo in quanto Socrate non scrisse nulla, Platone scriveva

utilizzando Socrate come personaggio. Secondo Socrate, una vita senza domande su di sé, non è degna di
essere vissuta. Quindi, per Socrate, è importante sapere di non sapere e che quindi una persona che sa di
sapere troppo poco. Ma secondo l’oracolo di Delphi lui era il più sapiente. Quindi, tutti quelli che hanno un
sapere esteriore erano in realtà falsi sapienti perché avevano molte nozioni ma nulla sulla natura umana.
Quindi se tutti così pensano di sapere, Socrate sa di non sapere e niente vuole sapere. Quindi il primo
requisito è essere consapevoli che tutto ciò che si sa è falsa sapienza mentre la verità si trova dentro
l’animo dell’uomo. Quindi tutto il sapere esteriore deve crollare. L’unica certezza che si ha è che non si sa
nulla. Di conseguenza, con questa precognizione, possiamo iniziare a chiederci di noi quindi Socrate è il
primo vero personaggio che fa una grande introspezione di sé. Socrate non scrive nulla perché sarebbe
stato quindi incoerente e avrebbe contrastato la sua tesi perché scrivere un libro sarebbe stato una
conoscenza esteriore quindi partecipava solo al dialogo vivo a tu per tu. Infatti, il primo elemento dei due
che caratterizza il dialogo è l’ironia, cioè far crollare le false rappresezioni, le conoscenze quindi non
necessariamente solamente lo scherno. La seconda fase, dopo aver tolto questa immondizia, si deve
partorire e l’arte maieutica è l’arte di far partorire. Sapendo di non sapere, ci si può rivolgere alla propria
vita interiore. I momenti dialogo sono due cioè pars destruens (parte che distrugge cioè l’ironia che
distrugge le conoscenze esteriori) pars construens (parte che costruisce cioè la maieutica cioè l’arte del
partorire). L’ironia ha lo scopo di condurre l’uomo nella consapevolezza del non sapere. Magari un avvocato
era convinto di sapere tutto intorno alla legge e quindi dice di sapere cos’è giusto, cioè tutto cioè che
prescrive la legge in quanto ha studiato dai libri. Socrate però dice che lei è convinto come me che è
sbagliato rubare perché così lo dice lo legge e sarebbe stato d’accordo l’avvocato . Ma se a farlo è una
persona anziana e affamata? E in quel momento l’avvocato inizia a vacillare. Comprende quindi che esiste
una verità al di là di ciò che ha studiato e capisce che in alcuni casi è giusto rubare facendo così sgorgare da
sé la propria anima in caso contrario è un ignorante che non cambia opinione lasciano la dignità dell’uomo
e il diritto a sfamarsi come non necessario. Quindi, liberata la mente e tolte tutte le incrostazioni delle false
credenze, si è pronti alla MAIEUTICA. Nel momento in cui i sofisti col dialogo devono convincere l’altro della
utilità di una tesi, ti riempiono di chiacchiere fino a che non ti convincono di avere ragione. Quindi un
interlocutore per loro è un vaso vuoto da convincere facendosi ficcare le cose nella testa facendosi così
abbindolare. Socrate invece, creato il vuoto, ma ritenendoti non un vaso vuoto ma una piantina da far
germogliare, aspetta che la piantina nasca spontaneamente aspettando che balbetti qualche parola
veramente tua facendoti trovare la verità cioè le parole che tu devi trovare. Se devi partorire, dall’esterno,
ti posso aiutare ma il bambino e la spinta sono cose messe in atto dalla donna, non da te. Quindi io giro e tu
spingi e il parto può verificarsi solo con un lavoro soggettivo. Quindi tu devi dire la verità, aiutato dal
maestro, ma devi essere un soggetto attivo e non passivo. Ciò vale sempre, si deve imparare a descrivere il
mondo con le nostre parole sapendo ciò che diciamo e non parlando come ciò che è detto da qualcun altro.
Meglio balbettare la propria verità che riprodurre quelle degli altri a meno chè non ci suonino connaturate
con le nostre. Quindi essendo in sintonia con le nostre e approfittare del suggerimento importante.
Importante è non utilizzare le parole degli altri se non ci appartengono e vanno a sopprimere
completamente le nostre. Per quanto anche dette magari in buona fede, va ascoltata la propria natura. La
madre di Socrate faceva l’ostetrica e dice di aver fatto lo stesso lavoro solo con l’animo e non il corpo.
Quindi la maieutica è l’arte del partorire con la propria autorità. Quali caratteristiche ha questa verità? La
verità la chiamiamo per ora la ricerca del “che cos’è ?” cioè la ricerca di una definizione. Il giusto, è ciò che è
giusto sempre e non per una determinata società. Se un povero ruba per sfamarsi, è giusto. Ti esti? Significa
che cos’è in greco. Se io ti chiedo che cos’è la virtù e tu mi fai un esempio, quelli sono casi specifici e non la
virtù in sé come valore universale. Quindi noi con Socrate cerchiamo la virtù in generale, il concetto
universale di virtù e individuandolo e tutto ciò che discende, se pur esempio particolare, sarà sviluppato da
quello. Quindi tutti gli esempi di virtù hanno qualcosa di comune. Quindi il cuore di ciò che è un esempio di
virtù, è qualcosa con lo stesso cuore. Quindi un nucleo comune. I concetti sono quindi un nome e un idea
che hanno carattere universale e non specifico. Quindi il concetto è il generale, l’universale. Per esempio,
per fiore, tutti ci capiamo anche se non diciamo le specifiche. Quindi faccio riferimento alla sua definizione
che a noi appare chiara. Quindi ci possiamo arrivare con un procedimento per noi intuitivo e induttivo.
Quindi partiamo da un concetto specifico caso partendo dal genere quindi induzione e inverso deduzione.
Socrate è capace di rispecchiare entità metafisiche eterne che verranno poi riprese da Platone e Aristotele.
Socrate per Aristotele è lo scopritore del concetto. La ricerca del concetto non ha una motivazione di natura
scientifica nel senso di costruzione di un sistema si sapere e quindi non ha un approccio sapienziale. Lui
vuole creare una disciplina su che abbia u punto di vista comune alle cose affinché l’uomo possa agire in
maniera positiva per tutti a differenza dei sofisti più riduttivi. La virtù secondo i greci dopo i sofisti, è un
qualcosa che andava ricercato si raggiunge con costanza. Quindi si deve raggiungere IL MODO DI ESSERE
OTTIMALE DI QUALCOSA è il concentrarsi di qualcuno o qualcosa in ciò che gli riesce meglio. Il ghepardo
con la velocità, il leone con la forza, la chitarra non scordata. Ma quindi, per l’uomo che cos’è ? La capacità
di ragionare e quindi a sua virtù è la ragione e quindi per un uomo è bene vivere secondo ragione. Quindi
non si vive senza riflettere e si agisce dopo aver riflettuto. Riflettendo noi partoriamo il concetto e quindi
possiamo agire bene per noi e per tutti. Quindi è un utile individuale che coincide col bene collettivo. Quindi
va partorito di volta in volta, si deve partorire bene ogni volta che si vuole agire in bene. Quindi di volta in
volta devi domandarti cos’è giusto e devi agire nel giusto. Senza la scienza del bene, Tutte la altre scienze
(le verità illusorie) risultano negative. Riprendendo l’esempio del vecchio che ruba, come la legge prevede
che andrebbe arrestato. Quindi solo col sapere esteriore CONTENUTO NEI LIBRI. Mentre invece, chi
conosce la scienza del bene non arresta e anzi pagherebbe di tasca propria. Lo si aiuterebbe e tutto. Quindi
scienze nel senso di conoscenza universale (vedi la radice greca che non ti ricordi). Quindi sapere
intellettuale e non conoscenza chiusa. Se qualcosa è unico, è un valore interiore. Quindi, pur essendo
partorita soggettivamente, ciò che partoriamo e uguale per tutti. Quindi la virtù è l’agire bene per il bene di
tutti dove l’utile individuale coincide con l’utile collettivo. Questa virtù ci porta alla felicità e quindi, essendo
un bene comune, ci conduce ad una felicità collettiva. Assecondando la nostra virtù, siamo anche più utili
alla società. Una persona nata per suonare il violoncello, avrà delle mani delicate non date allo zappare. Di
conseguenza, la felicità porta al bene comune.

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