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PESSIMISMO STORICO

Il pessimismo storico viene visto come un effetto di un processo storico,


ovvero un allontanamento progressivo dalla felicità (relativa, perché
Leopardi afferma che l’uomo di natura è infelice e che la felicità antica era
solo un illusione).
Questa fase del pessimismo storico è tutta costruita sull’antitesi tra natura
e ragione, tra antichi e moderni, dove il progresso della civiltà ha reso i
moderni incapaci di azioni eroiche. La colpa dell’infelicità è attribuita
all’uomo stesso
che non segue la via tracciata dalla natura- benigna. Critica la civiltà dei
suoi anni vedendola noiosa, e da qui si scaturisce il suo atteggiamento
titanico (Leopardi come eroe solitario che sfida l'infelicità dell'uomo e la
società in qualità di unico difensore della virtù classica.).

PESSIMISMO COSMICO
Nel pessimismo cosmico l’infelicità dell’uomo che è legata alla natura si
trasforma in una infelicità eterna e immutabile.
Ed è la concezione che informerà le opere di Leopardi dal 1824, infatti inizia
a distaccarsi dal titanismo e il suo ideale diventa il saggio antico. In
momenti successivi ritorna l’atteggiamento titanico che possiamo trovare
nelle Ginestra dove Leopardi costruisce una concezione della vita sociale e
del progresso.

Leopardi pone al centro della sua riflessione il motivo pessimistico,


l’infelicità dell’uomo (Zibaldone). Identifica la felicità con il piacere sensibile
e materiale. Ma l’uomo desidera IL piacere, quindi un piacere infinito.
Questo piacere infinito è impossibile, pertanto nasce per Leopardi
l’infelicità dell’uomo e il senso della nullità di tutte le cose. L’unico rimedio
dell’infelicità dell’uomo è l’immaginazione e le illusioni.
Leopardi inizia a pensare che il male rientra nei piani della natura
attribuendo la responsabilità del male al fato. Leopardi attrbuisce alla
natura le caratteristiche che prima erano del fato, malvagità crudele e
persecutoria.
L’INFINITO NELL’IMAGINAZIONE
Leopardi ritiene vago e indefinito una realtà parallela dove l’uomo trova
l’illusorio appagamento del suo bisogno di infinito.
Teoria della visione: luogo della vista dove lavora l’immaginazione e il
fantastico subentra al reale.
Teoria del suono: Una serie di suoni che Leopardi ritiene suggestivi perché
vaghi.

IL BELLO POETICO
Alla teoria poetica si aggancia la teoria filosofica dell’indefinito.
Il bello poetico per Leopardi consiste nel vago e indefinito e si manifesta in
immagini elencate nella teoria della visione e del suono dicendo che queste
immagini sono suggestive perché evocano sensazioni che ci hanno
affascinati da fanciulli. Infatti la rimembranza diventa una vera e propria
poetica che si unisce con quella dell’indefinito. La poesia non è altro che il
recupero delle immagini della fanciullezza attraverso la memoria.

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