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IMMAGINI DI PAESAGGIO

Indice
. Immagini di paesaggio 4
. Indizi prospettici 10
. Paesaggio come modello del giardino 14
. Come riconoscere un paesaggio 22
. Esiste il paesaggio brutto? 24
. Schemi e costruzioni mentali del paesaggio 26
. La crisi del paesaggio naturale 32
. Bibliografia

Babliing Kimberly-Dee
Bortolato Chiara
Rasia Sofia
Tirapelle Mara
. Immagini di Paesaggio

Da sempre l'uomo come un viandante


attraversa e vive il mondo attribuendo
significati al reale e ordinando lo spazio
all'interno di un sistema gerarchico che
ha trovato nel disegno la sua più com-
pleta forma espressiva.
In questa attività, necessaria per l'orien-
tamento, il disegno, come forma di ordi-
namento del percepito, appare più come
un sistema per comprendere, leggere ed
ordinare quanto ci circonda, piuttosto che
una semplice forma narrativa attraverso
la quale chiarificare concetti e storie.
Il disegno costringe a riflettere sulle for-
me, sui colori, sul valore dell'immagine,
costringe a trasformare un' immagine in
un segno, semplificando l'osservato fino
a riscriverlo in un tratto che ne contiene
tutta l'essenza.
Alla ricerca di un metodo per poter af-
frontare le varietà delle manifestazioni
di un universo che sembra apparire per
come è oggettivamente di fronte all'in-
dagine umana, corrisponde nella rappre-
sentazione l'applicazione di un sistema
di analogie e similitudini proposte come
chiave di interpretazione dei fenome-
ni naturali. Queste analogie vanno in un
certo modo a costituire una serie di
rapporti che diventano forme di verità
nell'osservazione prima e nella rappre-
sentazione poi, e diventano un linguaggio.

Immagini di paesaggi

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delle nebbie, ma perché poeti e pittori
Paesaggio è un termine impreciso ed le hanno insegnato la misteriosa grazia
ambiguo che ha eluso numerosi tenta- di tali effetti. Può darsi che vi siano
tivi di definirlo con la precisione che ci state nebbie per dei secoli, a Londra.
si attende dalla scienza. Una delle prime Arrivo a dire che vi furono. Ma nes-
cosa da dire, però è che prima di dare suno le ha mai viste, e cosi noi non
una definizione bisogna capirne la storia. ne sappiamo niente. Non sono esistite
La parola paesaggio, nella nostra epoca, finché non le ha inventate l'arte.1
può indicare sia un dipinto di paesaggio,
sia la rappresentazione di una porzione
di territorio, sia un paesaggio reale: un In epoca moderna la ricerca di un'ogget-
luogo che si può contemplare ma nel tività nella scienza ha cercato di elimina-
quale ci si può anche muovere. La stessa re l'influenza del soggetto nello stabilire
situazione si presenta in molteplici lingue la realtà dell'osservato, dividendo quindi
neolatine ma anche in quelle di origine aspetti propri di chi osserva dalla realtà,
anglosassoni (landscape e simili). e cercando di costruire sia strumenti che
La parola nasce proprio per indicare il processi mentali volti ad annullare il peso
dipinto di paesaggio e in breve tempo soggettivo di un'impressione a riguardo di
passa a significare sia il paesaggio di- un'immagine.
pinto sia il reale.
La parola landscape ha la storia oppo- Possiamo dire che l'azione complessiva
sta: nasce per indicare una porzione di della formazione cerebrale delle im-
territorio e poi per la sua rappresenta- magini inquadrate nello spazio/tempo
zione. della percezione assume il carattere
essenziale di una indagine probabili-
La nozione di paesaggio nasce all'interno stica effettuata dal cervello, che viene
della sfera dei fenomeni estetici, feno- controllata da riferimenti mnemonici e
meni che colleghiamo all'idea di bellezza, regolata dalla informazione genetica.
soddisfazione, vivere la percezione dal e [...] ciò che vediamo non é quindi una
del territorio. copia della realtà osservata in quanto
Solo successivamente essa viene utiliz- le immagini rappresentano la probabi-
zata anche da discipline diverse, come la litá delle nostre interazioni con l'am-
geografia e l'ecologia. biente circostante prodotta dal cervel-
Dal punto di vista della teoria del pa- lo. Il mondo lo vediamo così come lo
esaggio, l'origine pittorica si è tradotta vediamo, perché siamo uomini e non
spesso nella convinzione che il paesaggio perché sia oggettivamente così.1
reale sia solo un riflesso di quello di-
pinto e che noi vediamo la natura come Il nostro modo di indagare lo spazio è
paesaggio solo perché la vediamo come genericamente positivista, procede scom-
fosse un quadro. ponendo lo spazio in forme elementa-
Quest'idea è stata fortificata da O. Wilde, ri che si relazionano attraverso rapporti
che con il paradosso "è la vita che imita di collocamento. Osservando uno spazio,
l'arte" ha realizzato la rivoluzione coper- per una definizione di quest'ultimo appa-
nicana dell'estetica, tanto che fa notare, re ovvio come tutto ciò che lo compone
paradossalmente le nebbie di Londra si possa essere ricondotto alla sommatoria
sono iniziate a notare dopo le rappre- di elementi geometrici assemblati se-
sentazioni pittoriche di Turner. condo particolari matrici. La disposizione
spaziale di geometrie più o meno sem-
La natura non è una grande madre plici, aggregate tra loro, dà luogo alla
che ci ha partoriti. È la nostra crea- complessità dello spazio reale.
zione. Le cose sono perché noi le ve- La semplice associazione casa-cubo ne
diamo, e quello che vediamo, e come è un esempio ed anche nei bambini, nei
lo vediamo, dipende dalle arti che ci loro disegni ricchi di significato, costru-
hanno influenzati. iscono lo spazio proponendo l'utilizzo di
Guardare una cosa è molto diverso forme geometriche, magari bidimensio-
dal vederla. Non si vede niente finché nali, elementari, quali quadrati, triangoli,
non se ne è vista la bellezza. Allora, rettangoli e cerchi per disegnare case e
e soltanto allora, la cosa comincia a persone.
esistere. Al momento attuale la gente
vede delle nebbie non perché vi siano

Raccolta di disegni

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Fra i vari metodi di decodifica visiva della
realtà quelli che sfruttano i principi della
prospettiva risultano, forse, i più sem-
plici, o per lo meno intuitivi, riproponen-
do un'immagine grafica corrispondente
all'immagine per come la si vede.
La rappresentazione prospettica tanto
più verosimile di ogni altra, raggiunge
un rigore scientifico almeno tre se-
coli prima di quanto non sia avvenu-
to per la rappresentazione geometrica,
cioè per le proiezioni ortogonali, pro-
prio grazie alla sua maggior vicinanza
all'immagine reale, e quindi alla sua
minor astrazione.2
La storia della rappresentazione pro-
spettica costituisce in realtà la storia
dei tentativi dell'uomo, nei vari periodi
storici e nei vari contesti socio culturali,
di impadronirsi di un metodo di figu-
razione dello spazio che assomigliasse
alla percezione visiva, di dotarsi di uno
strumento di conoscenza incontrover-
tibile, uno strumento di rilievo, analogo
alle strategie che naturalmente l'istin-
to umano adotta nel procedere nella
conoscenza e nella valutazione anche
dimensionale dello spazio attraverso il
meccanismo della visione.3
La creazione di un legame tra misura
dello spazio e geometria è esemplificativo
di un tentativo di razionalizzazione del-
la natura, ossia di un percorso che nel
paesaggio e nelle sue forme definisce un
quadro spaziale il cui intento è quello di
ordinare le cose e il rapporto che l'uomo
ha con esse.

1. P. Manzelli, Il cervello, la percezione, il colore, in Didattica delle Scienze e informatica nella scuola,
202 maggio, 1999, p,34.
2. G. De Fiore, Dizionario del Disegno, La scuola, Brescia, 1967, p.383.
3. Cfr. S.Bertocci-M.Bini, Manuale del rilievo architettonico e urbano, CittàStudi, Torino, 2012.

Raccolta di disegni

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. Indizi prospettici

1) Rapporto tra figura e sfondo sulla superficie, tessitura, colore. Sono


Nel momento in cui alcune forme ven- definiti gradienti di profondità perché il
gono individuate come figure in contrasto loro graduale aumento o la loro graduale
con uno sfondo, è come se riconosces- diminuzione determina la percezione e la
simo l'esistenza di due piani: Ciò che collocazione di persone e oggetti ad una
viene riconosciuto come figura emerge in diversa profondità nello spazio. Appaiono
primo piano, mentre lo sfondo sembrerà più vicine le figure più grandi e progres-
retrocedere dietro di essa. Il rapporto sivamente più lontane quelle che mano
figura-sfondo è il più semplice e ele- a mano diminuiscono di dimensione. Ma
mentare per raffigurare lo spazio, a cui se due figure sono della stessa grandez-
ricorrono i bambini, ma anche gli artisti za e sono collocate ad altezze diverse
del passato e del presente. sulla superficie, si percepisce più lontana
2) Deformazione quella collocata più in alto.
Il procedimento forse più comune per Inoltre, percepiamo come più vicino l'og-
rappresentare la terza dimensione di un getto in cui il colore è più vivo e dif-
oggetto è la deformazione, cioè l'uso di ferenziato, come più lontano quello più
linee oblique che sembrano allontanar- annebbiato, spento e sfocato (gradiente
si dall'osservatore. Questa tecnica vuole colore). Risultano invece progressivamen-
riprodurre la deformazione percettiva che te più dense con la distanza le tessiture
le figure assumono nel processo della (gradiente texture).
visione ed è un modo estremamente ef-
ficace, anche quando non è otticamente
corretto.
3)Sovrapposizione
Elementi grafici potenzialmente simili
sembrano sovrapporsi se la figura di uno
viene interdetta dalla forma di ciò che
"gli sta davanti". Tale effetto fa appari-
re più lontane le figure apparentemente
coperte da altre. A questo processo di
ordinamento spaziale si è costantemente
allenati dall'esperienza quotidiana.
4) Gradienti
Nella percezione della profondità, accan-
to alla deformazione ed alla sovrapposi-
zione, si aggiungono sovente i gradien-
ti che riguardano alcuni rapporti interni
alla figurazione: sono grandezza, altezza
Diagrammi sulla rappresentazione di un paesaggio

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Resta da capire fino a che punto guar-
diamo il paesaggio come dipinto.

Il paesaggio si descrive in mille modi. Uno


dei fulcri sul dibattito di come quest'o-
perazione vada fatta è rappresenta-
to dalle teorie del paesaggio. La tesi
dell'artalisation di Alain Roger, ad esem-
pio, intende il paesaggio (pay sage) come
"paese saggio", il quale "paese" però non
si trasforma in "paesaggio" se non "sot-
to la dominazione dell'arte".

L'idea di Roger è che il paesaggio sia


la proiezione sulla natura dell'immagi-
ne elaborata dalla pittura di paesaggio.
Essendo il paesaggio frutto di una "ar-
tialisation", cade ogni differenza con il
giardino, che è anch'esso artificiale.

"[...] avant d'inventer des paysages, par


le truchement de la peinture et de la
poésie, l'humanité a crée des jardins."4

Quest'idea è ancora presente: si può


pensare che invece di guardare la natura
come se fosse un quadro, un paesaggio
che, da una parte ispirandosi alla natu-
ra, e dall'altra rispettando quei "canoni"
e norme proprie della rappresentazione,
finisce con il creare un paesaggio co-
struito, un giardino.

4. M. Jacob, Il Paesaggio, Il Mulino, Bologna, 2009

Schema sintetico

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. Paesaggio come modello del giardino

La pittura, [...] la dividerei nell'arte di Solitamente il paesaggio, come viene


ritrarre bellamente la natura e quella di qui inteso, presenta elementi naturali ed
comporre bellamente i suoi prodotti. La elementi artificiali, in casi limitati solo
prima sarebbe la pittura propriamente naturali e l'artificiale si aggiunge al na-
detta e la seconda il giardinaggio.5 turale. Non è mai frutto di una piani-
ficazione completa e nel complesso è
casuale e non progettato: non vi è alcun
tipo di intenzionalità.
Un modo troppo facile di pensare la dif- Un paesaggio è generalmente percepi-
ferenza tra giardino e paesaggio è quello bile da diversi punti di vista e può es-
di opporre il paesaggio, in quanto natu- sere percepito anche inconsapevolmente.
rale, al giardino in quanto artificiale: non Non è comunque mai considerato forma
è necessario identificare paesaggio e na- d'arte.
tura priva di interventi umani per cogliere Al contrario, nei giardini gli elementi na-
le differenze tra questi. turali sono frutto dell'intervento umano,
Una prima ragione ce la dà l'etimologia: e quindi artificiali; il giardino è uno spa-
dal francese jardin, anticamente gart, zio pianificato, frutto di un progetto con
jart, dal germanico gart o gardo, pas- una certa intenzionalità e un certo geist.
sato al tedesco garten e all'inglese gar- Pertanto i punti di vista sono limitati e
den, porta con sé il significato di recinto tendenzialmente preordinati e di solito
e recinzione; la stessa radice seman- viene fruito consapevolmente e viene ap-
tica apofonica ghort, passata al latino prezzato in quanto è un'arte.
con hortus, ha il significato di recinzio- Ribadire la diversità di Giardino e Pae-
ne; nella lingua persiana antica la parola saggio non significa negare che da un
paraidaeza, col significato di recinto, è lato il giardino abbia un influsso impor-
stata trasmessa al greco paradeisos, con tante sulla nostra percezione del pae-
il significato di giardino. saggio e dall'altro sia espressione di una
Il paesaggio è, infatti, spazio aperto e si determinata idea di paesaggio.
dà in ampie dimensioni, mentre il giar-
dino è spazio tendenzialmente chiuso o
almeno delimitato da confini più o meno
evidenti e in dimensioni per lo più limi-
tate

"Non c'è scala nel paesaggio, può pre-


sentarsi nell'immenso e nel minuscolo."6

Giardino francese e inglese a confronto

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GIARDINO INGLESE tà della natura, contro la regola dettata
da "squadra e compasso" rigorosamente
Il gusto del giardino all'inglese, ha una applicata nei progetti dei giardini francesi
storia che si intreccia con l'evoluzione e italiani affermatasi dal Rinascimento in
del pensiero europeo sul paesaggio inteso poi.
come rispetto, per quanto razionale, di Così il giardino, in nome di un'artificiale
una natura libera interamente rispecchia- aspirazione alla libertà della natura aspi-
ta nel limite e nel giro del giardino stes- ra a diventare paesaggio con lo scopo
so. All'idea rigorosamente geometrica che di trasmettere un senso di natura allo
presiede all'invenzione e alla struttura del stato brado; eppure non è un paesaggio,
giardino all'italiana e alla francese quale ma è espressione di una certa idea di
esterna prosecuzione ideale degli ambienti paesaggio e di natura, non diversamente
signorili o di corte, si sostituisce quella dal giardino formale.
di una natura non piegata alla disciplina La "bella natura", secondo il canoni set-
e non antropomorfizzata dall'intervento tecentesco-neoclassici, svolge la funzio-
"regolatore" e "innaturale" dell'uomo. Ma ne poetica di creare con gli alberi e la
il nuovo giardino non rappresenta una vegetazione un poema.
spontanea e libera vittoria della natura E' quella graduale sensazione pittorica,
sul pensiero, bensì si presenta nei termini nella variata unità del giardino ingle-
di un'operazione altamente razionale, in se, accostando la piacevolezza grazio-
diretta consonanza con le istanze illumi- sa il sublime temperato della ragione. Il
nistiche di una natura, di un paesaggio e giardino inglese quindi, si basa su una
di una cattura del paesaggio nel giardino, mutua compenetrazione tra l'artificiale e
che potevano e dovevano servire a una il naturale, creando degli spazi artifi-
meditazione sul rapporto libertà interiore ciosamente selvaggi. La loro particolari-
e natura dentro il complesso e non facile tà è rappresentata dalla consapevolezza
intreccio di momenti e temi razionalisti umana di trovarsi all'interno di luoghi
e sensibilistici. completamente antropizzati, i quali però,
La costruzione di un giardino all'inglese si trasmettono un senso di natura allo sta-
basa sull'accostamento e sull'avvicendarsi to brado per concedere all'osservatore un
di elementi naturali e artificiali, tra cui luogo di fuga dalla società.
grotte, ruscelli, alberi secolari, cespugli,
pagode, pergole, tempietti neoclassici e
rovine (simulanti l'aspetto di resti ar-
cheologici antichi o medievali), che chi
passeggia scopre senza mai arrivare ad
una visione d'insieme; nonostante l'a-
spetto simile ad un paesaggio naturale,
è comunque un luogo in cui la natura
non è mai incolta, anche quando assume
un'apparenza selvaggia.
Sentimento della natura, arte dei giardini
e pittura di paesaggio sono i tre temi
al centro di un appassionante dibatti-
to estetico nell'Inghilterra del Settecento.
Aristocratici e gentiluomini nel corso del
Grand Tour ammirano in Italia panora-
mi, città, antiche rovine, ma scoprono
anche la campagna romana: colline on-
dulate, cespugli intricati, zone boscose,
tempietti, corsi d'acqua. La suggestione
di queste immagini diventa parte inte-
grante della memoria: spesso riportano
in Inghilterra questo paesaggio suggestivo
sotto la forma del dipinto. Nasce così
in quegli anni - e si diffonde da qui in
tutta Europa - la categoria estetica del
«pittoresco», e con essa il modello del
landscape garden, giardino paesaggistico:
il nuovo giardino inglese che riprende le
immagini impresse durante i Gran Tour,
respinge la razionalità geometrica del
precedente modello, in nome della liber-
Giardino inglese

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GIARDINO GIAPPONESE raneo vuol dire attraversare parte del-
la sua storia economica e culturale dal
"La civiltà giapponese è un ricettacolo dopoguerra ad oggi. Per iniziare il valore
di mezzi toni e sfumature, di spazi semantico del ricostruire a partire dalla
vuoti che non vanno subito colmati ma natura di quell'uomo secondo la tradi-
goduti come sono, di un'infinità di arti zione Zen è uno dei componenti al pari
che hanno come scopo non il prodotto di tutti gli altri, l'altro va ricercato nella
estetico l'atto che arricchisce rappor- grande tradizione del giardino giappo-
to. Rapporto con le persone, rapporto nese tramandata per secoli. Il progetto
con la natura, rapporto con le cose." 7 del giardino e dello spazio pubblico tut-
tavia resta legato senza evidenti mu-
La principale prerogativa della cultura tazioni ai valori della ripetizione, quasi
progettuale giapponese è probabilmente sacrale, tramandata da sempre le scuole
la propria capacità di rendere materica di giardinaggio gli elementi naturali sono
la sua visione della realtà e di operare raccontati attraverso l'artificio, esaltando
una raffinata sintesi tra idea e progetto il loro diretto coinvolgimento sensoriale:
attraverso la natura stessa. Si sta trat- visuale, tattile, uditivo, olfattivo. Le rocce
tando quindi di una rappresentazione del e la ghiaia non sono un evocazione del
paesaggio che è il risultato del contesto paesaggio naturale ma sono percepite e
naturale e dell'azione antropica e come utilizzate come elementi astratti interni
tale trova una particolare ricapitolazione al giardino. Il disegno a geometrie spez-
nell'architettura dei giardini. zate di muri di roccia e grandi campi di
I giardini giapponesi hanno le loro radici ghiaia è fatto per essere visto da lonta-
nella religione dello shintoismo giappone- no. Così in zone diverse è possibile pro-
se e per secoli si sono sviluppati sotto gettare senza vincoli immagini di nuovi
l'influenza dei giardini cinesi. A partire dal giardini con stili diversi. Secondo idee e
VIII secolo i progettisti di giardini giappo- concetti differenti si trovano a convivere
nesi cominciarono a sviluppare i loro stili, in zone limitrofe giardini-tradizionali e
basati su materiali della propria cultura. post-modernisti uniti in un unico grande
Infatti il layout del giardino stesso porta progetto.
ancora con sé i principi della geomanzia L'acqua, il vento, la luce, la vegetazione
tradizionale cinese, o feng shui. partecipano al progetto insieme agli ele-
La caratteristica basilare del giardino menti dell'architettura, esplorando così il
giapponese è la presenza costante e in- confine sensibile che separa l'architettura
derogabile di quattro elementi standard dal paesaggio.
combinati fra loro: rocce, vegetazione La varietà degli autori e delle opere nel
antropizzata, manufatti paesaggistici e tempo, la ricerca di nuovi linguaggi, non
l'acqua. si allontana dai principi che da sempre
La difficoltà di approvvigionamento di regolano la costruzione del giardino. In
quest'ultima in alcune località ha porta- molti progetti contemporanei si manife-
to i realizzatori di giardini a optare per stano idee e attitudini che arrivano di-
soluzioni che non la prevedessero affatto rettamente dalla storia del giardino, in
e hanno studiato varie maniere creative quanto ormai assimilati come parte es-
per incorporarla metaforicamente, rap- senziale della cultura giapponese.
presentandola attraverso distese di ghia-
ia che mimano il mare o di rocce che La teoria giapponese del paesaggio o
mimano cascate, ricorrendo alla tecnica dell'arte dei giardini è fondata general-
paesaggistica del mitate ("imitazione"). mente su tre tecniche di base che defi-
niscono l'organizzazione tradizionale dello
Il giardino giapponese contemporaneo vive spazio e della percezione del paesag-
nella stretta relazione tra "tradizione" e gio: la rappresentazione in miniatura del
"innovazione". All'idea di ripetizione e di paesaggio, l'integrazione del paesaggio
stabilità dei segni tratti dal repertorio del naturale nello spazio progettato e l'a-
giardino classico si somma una continua strazione simbolica della natura o dell'u-
ricerca espressiva che, ormai da tempo, niverso. Così il giardino è, da sempre,
ha attinto attitudini e mode dal reperto- regolato da precise tecniche compositive:
rio occidentale. Dopo secoli di maniacale il paesaggio in miniatura o collezioni di
ed immutabile ripetizione di modelli trat- giardino,
ti dalla storia medievale e classica del il paesaggio preso in prestito, e il pae-
giardino e dai testi sacri, il progetto del saggio secco di contemplazione.
paesaggio esibisce una grande varietà di
partiti figurativi. Comprendere il progetto
del paesaggio nel Giappone contempo-
Giardino giapponese

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Ai valori semantici del giardino storico si
contrappone l'universo fluttuante di valori
delle opere contemporanee, il paesaggio
è, dunque, polisemico e per tale specifi-
cità non assegnabile ad una sola cate-
goria ma diverse sfere di significato.

Cambia la concezione di paesaggio: non


vi è un tentativo di bloccare nel tempo
l'immagine di un luogo, ma il conflitto tra
il bisogno della permanenza e la tem-
poranea natura dei materiali, dei colori e
delle forme si risolve in un continuo ri-
costruire, in una dialettica anticonflittuale
tra la tradizione
del contenuto e l'innovazione della forma.
Si determina così un confine labile tra
costruito e ambiente naturale, tra la sa-
crale inviolabilità della bellezza ancestrale
e l'artificiosità dell'azione antropica che
cerca di ispirarsi al genius loci e di ri-
calcare la logica dell'essenza stessa della
Natura, la sua geometria più nascosta.

Che cosa ci insegna, oggi, il giardino


riguardo al paesaggio? Quale idea di pa-
esaggio esprime?
Si vede nel giardino l'ideale del paesag-
gio, cioè lo stato al quale tutto il pae-
saggio dovrebbe aspirare.
Il giardino diventa modello del paesaggio
nel senso che tutti i paesaggi dovreb-
bero tendere alla condizione di giardini.
Viene inoltre individuato nel giardino un
antidoto alla prevalente predilezione per
la natura selvaggia anziché per quella
coltivata.

5. w7. A.Villari, L'architettura del paesaggio in Giappone, Gangemi Editore, Roma 2002.
(cfr. Junichiro Tanizaki, libro d'ombra).

Giardino giapponese: focus sulla ghiaia

20 21
. Come riconoscere un Paesaggio

Guardare un dipinto di paesaggio ed saggio: parlare del paesaggio solo come


esperire di uno spazio reale provoca ambiente del paesaggio escluderebbe una
sensazioni decisamente diverse: l'uno in- buona parte delle caratteristiche del pa-
teressa solo il senso della vista; diversa- esaggio italiano ed europeo, ad esem-
mente, nel paesaggio si può camminare, pio. Il paesaggio non è solo natura, ma
ci si muove, si sentono altre sensazioni natura lavorata dalla storia, e da altri
termiche; esso dipende dal tempo, dalle fattori. La parola ambiente, invece, iden-
stagioni. tifica certe aree naturali, dove sussistono
L'interesse attuale per il paesaggio appa- determinati equilibri nei rapporti tra con-
re largamente indipendente dal paesaggio formazione fisica, associazione vegeta-
pittorico.Tuttavia, forme di rappresen- li, fauna selvatica, ecc., con un'influenza
tazione quali pittura, disegno, fotografia delle attività umane minima, o comunque
influenzano la nostra percezione, ma non tendente a non influire su tali rapporti.
la causa.
Con il termine "paesaggio" si va a indi-
Per reagire a questa idea spesso si va care una gamma di motivi che si sono
nella direzione totalmente opposta, sfo- affermati casualmente in un contesto
ciando nella convinzione che la chia- ambientale di tipo eterogeneo. Le rovine,
ve della comprensione del paesaggio sia le capanne dei pastori e i campi coltivati
nella scienza naturale, mentre quando del paesaggio pittoresco non li ha pro-
apprezziamo un'opera d'arte impariamo gettati nessuno: ed è proprio dell'ete-
ad apprezzare attraverso le categorie che rogeneità di questo insieme che l'occhio
derivano dalla storia dell'arte. si compiace. Esistono ancora ai giorni
Una posizione che anch'essa presenta li- nostri esempi di tali formazioni paesag-
miti, analoghi o contrari rispetto a quelli gistiche, in parte volute e in parte ca-
della totale soggettivizzazione del pae- suali. Una tale configurazione è al di là
saggio-ambiente. Il rapporto con il pae- del paesaggio postmoderno.
saggio non passa attraverso una perce- È possibile, quindi, che la nostra per-
zione scientifica e non solo cognitiva, ma cezione del paesaggio non abbia tenuto
emozionale e immaginativa; ci costringe il passo con l'attuale trasformazione del
a domandarci quale scienza e quanta paesaggio stesso?
scienza ci serve per riconoscere e defi-
nire tale un paesaggio: se fosse vero che
dobbiamo conoscere approfonditamente
un paesaggio per apprezzarlo, nessuno lo
potrebbe apprezzare. Questo tipo di con-
cezione non ci aiuta a comprendere la
compresenza del lavoro umano del pae- Rappresentazioni diverse dello stesso soggetto

22 23
. Esiste il Paesggio brutto?

Non c'è nulla, assolutamente nulla che ci do. Questo cambiamento non è facile da
appaia brutto nel paesaggio naturale. Il stabilire, essendo il termine paesaggio
mare calmo o in tempesta, lo scorrere un termine insidioso, dal momento in
dell'acqua fra i sassi, le montagne, le cui è già un'interpretazione del concet-
gole più profonde. Ciò che noi definiamo to di "ambiente". Ciò che cambia po-
"brutto", in realtà, non lo è mai. Anche trebbe essere meglio descritto come lo
il deserto non è brutto, nemmeno quel- "spazio fisico". Evidentemente, lo spazio
lo più inospitale, e lo stesso vale per la fisico un tempo presentava un aspet-
pioggia, i lampi, le pozzanghere, le di- to che potevamo definire come un "bel
stese di ghiaccio, gli alberi spogli. Tutto, paesaggio"; il cambiamento ha fatto sì
nel paesaggio naturale è bello, ammi- che ora non meriti più questo nome. La
revole, rasserenante o inquietante, ma scelta di definire "bello" e "paesaggio" un
mai brutto. Che cosa allora ci appare certo stadio dello sviluppo agricolo è un
brutto? Brutte ci appaiono sempre di più costrutto delle generazioni passate, sog-
solo le cose fatte e distrutte dall'uomo, getto in quanto tale a ulteriori evoluzioni.
i suoi manufatti e la loro decomposizio- Sembra quindi evidente che abbiamo a
ne. Brutte sono le macerie accanto ai che fare con due movimenti: da un lato
grattacieli, i bidoni ricolmi di spazzatu- con il cambiamento dello spazio mate-
ra, il campo sportivo abbandonato con riale, comunque lo si voglia misurare o
la rete metallica arrugginita, il torrente rappresentare; dall'altro con l'evoluzione
pieno di sacchetti di plastica. Brutto è il e il mutamento della nostra percezione
cimitero delle automobili, brutta la cava del paesaggio.
che sventra la montagna, brutta l'opera
dell'uomo non riuscita e rovinata. Brutta
è la distruzione compiuta da noi stes-
si. Siamo noi che diamo vita al brutto,
perché creiamo sempre nuovi oggetti e
disseminiamo dovunque i prodotti della
loro distruzione, perché creiamo entropia,
il luogo della massima distruzione di ciò
che ha avuto forma, l'orrore del nostro
secolo. L'incubo che ci sovrasta è di
trasformare il pianeta in una immensa,
immonda discarica.
Tutto ciò che ci circonda diventa sem-
pre più brutto e su questo siamo tutti
d'accordo.
Il concetto di "paesaggio" sta cambian-
Il paesaggio oggi

24 25
. Schemi e costruzioni mentali del Paesaggio

Mettiamo a fuoco innanzitutto qual è la Potremmo quindi definire "incolto" quello


visione classica, tradizionale del "bel pa- spazio nella nuova zona di espansione al
esaggio". Essa poggia sulla contrapposi- confine tra città e campagna, in cui le
zione tra città e campagna. Il concetto singolarità non sono disposte in un or-
di paesaggio è stato inventato dai cit- dine logico.
tadini: è il cittadino, e non il contadino Noi crediamo di percepire il paesaggio
che lavora nel paesaggio, a trovare bello come "immagine". Nelle nostre passeg-
il paesaggio che si estende oltre le por- giate cerchiamo la conferma di queste
te della città. Inoltre, egli è in possesso immagini e ci rallegriamo quando sco-
della seconda condizione prescritta da priamo analogie o variazioni comprensibili.
Kant: è cioè disinteressato, estraneo a Durante la nostra passeggiata, è tutt'al-
ciò che vi accade. tro ciò che vediamo: attraversiamo un
Oggi, è possibile costruirsi un'immagi- campo, attraversiamo un fiume, superia-
ne del paesaggio locale ed etichettarla mo un villaggio, percorriamo una valle o
come "tipica". La contrapposizione tra ci infiliamo in una strettoia o godiamo di
città e campagna, se non è del tutto un'ampia visuale. Le cose viste, in parte
scomparsa, si è di certo molto atte- le accumuliamo nella memoria, in parte
nuata. Il cittadino non vive necessaria- vanno a finire nel dimenticatoio. Tutto ciò
mente in città, e il lavoratore agricolo che abbiamo visto lo integriamo mental-
non vive necessariamente in campagna. mente nell'immagine che poi chiameremo
La figura tradizionale dell'osservatore di- "l'esperienza del paesaggio". Questa im-
sinteressato non esiste più, spazzata via magine artefatta, costruita nella nostra
dalla corresponsabilità e dalla coscien- mente, non può tuttavia prendere forma
za del rischio. Quello che noi facciamo solo grazie alla sequenza narrativa, alla
influisce sulla fisionomia del paesaggio logica interna e alla contestualizzazione
e rappresenta un pericolo per noi. Così delle immagini sequenziali. Quanto meno
il presupposto kantiano della sensibilità le immagini viste si lasciano ordinare in
estetica: il rapporto libero da interesse sequenza secondo una logica, tanto più
con l'oggetto osservato viene a mancare il paesaggio è difficile da comprendere.
completamente. Lasciare i campi incolti A rischio di apparire, almeno inizialmente
esercita un'influenza determinante sul- banale, questo può rientrare nella defini-
la trasformazione del paesaggio. Quindi zione di "paesaggio postmoderno".
un tratto di incolto può anche apparire Nell'incolto si devono quindi creare par-
gradevole, ma in genere interrompe o ti di paesaggio che abbiano una logica,
disturba la narrazione del paesaggio co- parti definite "paesaggi ipertipici".
struito secondo logica, impedendo così di
inquadrare l'esperienza della passeggiata
nello schema di bellezza tipico locale.
Paesaggio di città e di campagna a confronto

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Il paesaggio tipico è comprensibile sola- collettiva di ciò che indichiamo come un
mente non come oggetto, ma come par- luogo ameno. Quanto più il luogo osser-
te di una sequenza narrativa. I paesaggi vato si discosta dall'ideale dell'ameno e
ipertipici postmoderni sono invece una posto che si riesca in qualche modo a
combinazione voluta di elementi spetta- farlo coincidere con esso, tanto maggiore
colari, dunque concreti, ed elementi nar- è l'informazione che l'osservatore ne ri-
rativi. Quali sono i paesaggi ipertipici dei cava. E qui sorge la domanda alla quale
tempi moderni? Se ne identificano tre fa riferimento il mondo del disegno e
forme: il supermercato, il parco tema- della pittura: a che punto un paesaggio
tico (tipo Disneyland), e il centro sto- cessa di essere definito come "bello?"
rico. Questi fanno rivivere la condizione Quand'è che un paesaggio è così estra-
che Kant poneva a presupposto dell'e- neo da non essere più riconosciuto come
sperienza estetica: il non-coinvolgimen- un paesaggio, e quindi come ameno? Chi
to dell'osservatore. Disneyland lo si visita è che vede il paesaggio come paesaggio?
con atteggiamento disinteressato, ed è Chi lo scompone in oggetti nominabili o
questo a fare di Disneyland il paesaggio chi semplicemente gioisce di ciò che si
estetico ricreato. presenta alla sua vista? A questo pun-
to si può esaminare l'effetto segnale di
"Il paesaggio è un costrutto."8 certe combinazioni di fenomeni naturali o
Questa parola, vuole semplicemente si- artificiali, i quali mettono in discussione
gnificare che il paesaggio non è da cer- la bellezza di un paesaggio in merito alla
carsi nelle apparenze dell'ambiente, bensì sua contaminazione. Che cosa è "bello"?
nella testa dell'osservatore. Intravedere Il paesaggio abbandonato o quello uti-
un paesaggio nell'ambiente circostante lizzato?
è un atto creativo del nostro cervello, Bisogna ricordare che solo l'abitante
un atto che avviene mediante filtrazio- di città percepisce il territorio agricolo
ne ed esclusione di certi elementi, ma come paesaggio, fatto dovuto dalla di-
anche tramite processi di integrazione stanza dalla natura e dalla produzione.
verso una visione d'insieme, in un modo Ma questo significa forse che il nostro
che è essenzialmente frutto dell'educa- senso del bello anela a un uso obso-
zione pregressa. Il paesaggio si compo- leto della natura. La nostra ricerca del
ne, piuttosto, di diversi strati: lo strato bel paesaggio è quindi anche la ricerca
della mera apparenza visiva del colore; di modi di produzione decisamente su-
un altro strato, più complesso, in cui si perati. E questo ci ha posto la questio-
comincia a riconoscere il contesto na- ne dell'intervento umano in generale, del
turale o tecnico-produttivo; uno stra- contributo della tecnica e di come l'uomo
to in cui la dimensione del sociale è abbia introdotto elementi che rovinano il
già visibile, e con essa quella tempora- paesaggio. Eppure anche interventi come
le: una fattoria abbandonata, una nuova questi sono relativi: interventi del pas-
costruzione che disturba, superfici che ai sato, di un genere ancora più invasivo,
tempi in cui ancora l'agricoltura non era sono oggi così pienamente accettati che
sovvenzionata erano coltivate e che ora ne traiamo piacere, anzi li consideriamo
sono riconoscibili per la crescita diversa parte irrinunciabile del paesaggio. Quando
della vegetazione. Riconoscere un pae- si presenta in forma di rovina, la traccia
saggio come ameno corrisponde anche al dell'intervento umano diventa non solo
tentativo di riflettere quello che si vede parte integrante del paesaggio ameno,
realmente nel luogo che si sta visitando ma addirittura indice di amenità: laddove
così da poterlo integrare nella propria la rovina rappresenta il passato, si pro-
immagine ideale del luogo ameno: quanto duce una coincidenza tra l'immagine che
più ciò che vere coincide con aspettativa il visitatore si aspettava e quella reale.
tanto più grande è la soddisfazione del Non a caso i giardinieri inglesi del Set-
visitatore. L'immagine del "luogo ameno" tecento installavano rovine artificiali nei
è uguale per tutte le persone? Se è vero loro giardini artificiali: le rovine rappre-
che ogni osservatore seleziona quelle sentavano il passato, e quindi la realtà.
parti dell'ambiente visibile che contribu- Quanto ci si può allontanare dall'immagi-
iscono a formare l'immagine di un luogo ne ideale del paesaggio senza distruggere
ameno scartandone altre, è anche vero l'informazione "questo è un paesaggio"?
che ogni persona ha condizioni di par- Rappresentando dei paesaggi abbia-
tenza diverse, e quindi diversi meccani- mo notato che l'informazione "paesag-
smi di selezione. Nessuno può guardare gio" viene rafforzata dalla composizione e
al mondo con gli occhi di un altro. E la dalla struttura stessa della raffigurazione.
cultura, in questo senso, potrebbe iden-
tificarsi a grandi linee con la memoria
Centro storico, Parco a tema, Centro commerciale

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Se viene rappresentata una valle in primo
piano e sullo sfondo all'orizzonte il profilo
delle montagne, è quasi impossibile che
il dipinto non diventi un paesaggio. Figu-
rativamente parlando, il paesaggio sem-
bra essere quindi un costrutto basato
su strutture compositive convenzionali. È
difficile quindi rappresentare brutti pae-
saggi.
"Chiamare "paesaggio" la totalità dell'am-
biente è un trucco ideologico."9
In questo modo si opera una divisione
fra oggetti tipici (braccianti che lavora-
no i campi) e oggetti atipici (auto par-
cheggiate). Ogni intervento nel paesaggio
ha origine dalla non-comprensione del
paesaggio già esistente. Chi si propone
di dare forma a un paesaggio deve do-
mandarsi se il significato da lui inteso
è comprensibile anche per coloro che
hanno una cultura strutturata diversa-
mente. Secondo Bazon Brock, (storico e
critico d'arte),i ruderi e le rovine devono
continuare ad essere i significanti della
vita quotidiana. La teoria dell'intervento
minimo deve occuparsi della ricostruzione
di rovine, di quegli elementi che hanno
distrutto il nostro ambiente.

8. L.Burckhardt, Il falso è l'autentico, Quodlibet, Roma 2019. pag.93


9. L.Burckhardt, Il falso è l'autentico, Quodlibet, Roma 2019. pag 164

Paesaggio con rovina

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. La crisi del Paesaggio naturale

C'è un paesaggio dipinto nelle nostre za soluzione di continuità, dall'altro una


teste, frutto dell'educazione e delle let- compenetrazione inestricabile di funzioni
ture, che ci permette di percepire come urbane e rurali. La nostra società si tro-
paesaggio l'ambiente circostante. L' in- va dunque a confrontarsi con una nuova
tervento minimo sarebbe quello che mo- percezione del suo ambiente fisico, non
difica un paesaggio senza impiego di ru- più fondata sulla contrapposizione cit-
spe e concimi artificiali, solo modificando tà-campagna. Come fare, dunque, per
il paesaggio non dipinto che abbiamo in rendere percepibile il fatto che nel cuo-
testa e permettendoci di impartire un re delle nostre metropoli esiste ancora
nuovo significato al paesaggio che scor- la natura? I giardinieri comunali di oggi
giamo. Questo processo culturale ha ini- tentano di farlo mettendo piante ai bordi
zio nel momento in cui l'abitante della delle strade, dal raccordo autostradale al
città, non più legato al lavoro quotidiano centro città, attraverso la zona pedo-
nei campi, sviluppa una nuova consape- nale e fin dentro il municipio, il palazzo
volezza estetica del paesaggio che cir- di giustizia e i corridoi dell'ospedale, o
conda la sua città. Dopo che il termine esponendo un po' di piante ornamentali
"paesaggio" fu entrato a far parte del in fioriere di cemento sempre uguali.
lessico specialistico dei pittori, anche tu- In epoca contemporanea il concetto di
risti e viaggiatori lo fecero proprio, il che paesaggio è influenzato dalla presenza
significa che durante i loro viaggi s'im- delle metropoli e dalle relative periferie.
battevano in luoghi che corrispondevano Non esistono più dei limiti definiti tra ciò
a ciò che avevano visto raffigurato, o che è naturale e ciò che è artificiale.
che si raffiguravano con la fantasia. Da Noi siamo dunque la prima generazione
luogo immutabilmente ameno, il paesag- per la quale l'esperienza estetica non si
gio si trasforma in oggetto del consumo instaura automaticamente. Oggi bisogna
estetico e della moda. La nostra perce- che un luogo si dichiari esplicitamente
zione del paesaggio si fonda tradizional- "luogo estetico".
mente sulla contrapposizione tra città e Qualsiasi paesaggio è portatore di una
campagna. Il paesaggio, come abbiamo qualità estetica, positiva o negativa.
ricordato, è l'immagine che il cittadino Parlare di paesaggio in senso estetico
- colui che non si sporca le mani con non significa parlare solo di paesaggi di
la terra - si è fatto del mondo rurale particolare bellezza. I paesaggi degradati,
che giace oltre le mura della città. Oggi ad esempio, sono portatori di un valore
questa contrapposizione non esiste più, estetico negativo e non sono estetica-
dal momento che viviamo nella metropoli. mente indifferenti.
La metropoli è, da un lato, una mesco-
lanza geografica di frammenti di città
e di campagna che si susseguono sen-
Paesaggio postmoderno

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I paesaggi sono anche brutti, non c'è
solo il bel paesaggio. Parlare di paesag-
gio in senso estetico vuol dire parlare di
un paesaggio che ti colpisce emotiva-
mente, anche in senso negativo. Tutto il
paesaggio è meritevole di considerazione,
anche quello che non rientra nei cano-
ni della rappresentazione stereotipata del
bel paesaggio.
Da questi presupposti nasce quindi la
necessità di distinguere ciò che è un pa-
esaggio inteso come "bellezza naturale"
da ciò che è "bene ambientale", fina-
lizzati a comprendere quali sono i limiti
del paesaggio e fino a che punto questo
ricade nel concetto di "stereotipo". Entro
quali limiti e secondo quali logiche, quin-
di, l'uomo può intervenire nel paesaggio?
Dobbiamo forse provare a rispondere a
queste due domande: Ciò che fa bene
al paesaggio fa bene all'ambiente? Tutto
ciò che fa bene all'ambiente fa bene al
paesaggio?
Grazie all'introduzione del concetto di
ambiente, diventa più facile per l'uomo
capire i limiti del suo operato. Dagli anni
'70 -con la nascita delle Istituzioni per
i bene culturali e ambientali e l'avvento
delle soprintendenze- il paesaggio di-
venta un bene da tutelare. Non si è più
vincolati alla sola descrizione dei valori
presenti in un territorio, ma si considera
anche il loro uso e funzionalità. I prin-
cipi estetici vengono messi da parte dal
momento in cui entrano in campo i temi
ambientali. Il paesaggio però è sempre il
medesimo, quindi i dubbi e le domande
sorgono spontanee. Quali sono i limiti di
quest'ultimo? Un impianto di pale eoli-
che o di pannelli fotovoltaici rientra nel
paesaggio o inquina la sua bellezza? Il
paesaggio è solo quello incontaminato?
È bene pensare che il paesaggio sia
un qualcosa di vasto, dove la presenza
della natura e dell'uomo si compensa-
no a vicenda e dove le tracce lasciate
da quest'ultimi possano restare indelebili
sulla terra. Ogni modifica, cambiamento,
intervento sul paesaggio, rende lo spa-
zio in cui viviamo in costante evoluzione
e per questo, mai noioso. La forza del
paesaggio, forse, sta proprio in questo:
nella sua mutabilità. Un paesaggio pre-
senta dei canoni estetici spesso simili
con gli altri paesaggi, ma nessuno di
loro è uguale agli altri o alla sua stessa
immagine nel tempo.

Paesaggi futuri

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Bibliografia
L.Burckhardt, Il falso è l'autentico, Quodlibet, Roma
2019.

K.Rosenkranz, Estetica del Brutto, il Mulino, Bologna


1984.

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Editore, Roma 2004

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Gangemi Editore, Roma 2002.

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