BRUCE R. POWERS
INTRODUZIONE
Marshall McLuhan e Bruce Powers hanno strutturato il libro a partire da due punti di
vista: quello estetico e quello tecnologico. Una parte del libro è costituita dalla
meditazione estetica di come McLuhan sia giunto alla tedrade (concetto chiave che
verrà successivamente chiarito) attraverso l’arte e la retorica. L’altra parte del libro
si occupa delle tecnologie di comunicazione, limitandosi a quelle collegate al video.
“Il villaggio globale“ è un libro che vuole riportare il passato nel presente per fare
intravedere un futuro alternativo.
Un tempo si passava la vita a trarre ispirazione da ciò che venne fatto in età
precedenti, si vedeva il mondo tramite il passato. L’uomo d’oggi non può più riportare
qualsiasi novità al passato a causa della velocità e continuità del mutamento. Vi è la
necessità di prevedere il futuro con le modalità dell’artista: affrontare il presente
come se fosse un compito da analizzare per vedere il futuro con chiarezza.
Il modo di lavorare di McLuhan, cioè di perfezionarsi attraverso le opinioni degli altri,
aveva contagiato anche Powers. Insieme registravano e riascoltavano le loro
conversazioni, giungendo alla conclusione che le tecnologie collegate al video
avrebbero potuto portare ad una morte psicologica.
Per entrare nel vivo della questione partiamo appunto dal dialogo tra i due autori
riportato nel testo, soffermandoci e commentando le parti che riportano ai concetti
centrali del libro.
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DAGLI ANGELI AI ROBOT:
DALLO SPAZIO EUCLIDEO ALLO SPAZIO EINSTENIANO
(dialogo tra gli autori, 1978)
BP Ora che il lettore ha letto il materiale sugli emisferi e sui media, sullo spazio
visivo e acustico, quali sono, a tuo parere, le idee principali che dovrebbe
conservare?
Figura 1
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MM La consapevolezza di non vivere in un ambiente naturale. Se è civilizzato, vive in
uno spazio euclideo– chiuso, controllato, lineare, statico– astratto dal mondo
che lo circonda. Si tratta, come nel caso del linguaggio, di un tentativo di
manipolare come pure di interpretare il mondo.
BP Un po’ come un neonato nella culla. Hai notato come il bambino cerchi di
mettersi tutto in bocca: tazze, sonaglini o palle?
MM Sì, egli cerca di inghiottire il suo mondo immettendolo in se stesso allo scopo di
controllarlo. Hai notato che non si possono visualizzare figure geometriche se
non nel vuoto? Questa caratteristica è una chiave essenziale per capire lo
spazio euclideo. Non é il tutto di natura, è un’astrazione, un’invenzione
dell’immaginazione. Per oltre duemilacinquecento anni, il concetto ha talmente
condizionato il nostro pensiero che siamo costretti virtualmente a vivere in cubi
e rettangoli – stanze e case quadrate, strade tutte uguali. In architettura il
cerchio ci dà un senso di disagio finchè non ne otteniamo la quadratura. La linea
retta o il piano euclideo hanno avuto il sopravvento sul nostro cervello, o almeno
su parte di esso, l’emisfero sinistro.
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BP Come ha avuto origine tutto questo?
Prima dell’invenzione della scrittura la parola era vista come evento che poteva
modificare la realtà con il suo potere: la sua dinamicità poteva creare o distruggere,
per questo aveva un valore magico.
La transazione della parola percepita come suono bruto, evento magico al linguaggio
umano organizzato è un passaggio comune a tutte le civiltà orali: ciò ha consentito nel
tempo la creazione della società civile, che si è concretamente realizzata con
l’invenzione della scrittura. Questo trauma culturale è stato pienamente vissuto dalla
civiltà greca quando i Fenici esportarono dall’Oriente l’alfabeto.
Come afferma McLuhan la società primitiva è acustica e orale.
Il mondo orale è primordiale e corrisponde al simultaneo.
Essere non civilizzati significa dunque essere fuori del centro perché la civilizzazione
è euclidea.
BP Allora, sembra che la domanda più ovvia possa essere: se l’alfabeto ha originato
lo spazio euclideo e lo spazio euclideo non è un modo completo di visualizzare la
totalità del mondo, come si può immaginare la natura?
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BP L’uomo moderno occidentale può avere veramente esperienza di che cos’è la
landa selvaggia?
MM Sì, ma forse con una differenza. I quattro sensi sono allora: la vista, l’udito, il
tatto e l’odorato. [...] Ogni tecnologia è un’estensione di queste quattro capacità
sensoriali.
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artefatto, o creazione, avrà quattro conseguenze simultanee: intensificherà
qualcosa, farà diventare qualcos’altro obsoleto, recupererà qualcosa e, se
condotto all’estremo, si capovolgerà producendo l’effetto opposto. […]
Figura 2
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CONCLUSIONI
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RIFLESSIONI E QUESTIONI APERTE
Le riflessioni di McLuhan sul genere umano del XXI secolo non possono certo non
toccarci: ci riguardano e come esseri umani e come aspiranti insegnanti.
Come essere umani perché siamo parte del villaggio globale, perché ormai viviamo
quotidianamente occasioni di aspazialità e atemporalità e quindi di scissione corpo-
mente e spesso vi siamo così abituati da non esserne consapevoli e non fermarci a
riflettere. Non possiamo inoltre ignorare di appartenere alla parte occidentale del
mondo alla parte ricca, alla parte che crea le nuove tecnologie in base alle sue
esigenze, alla parte che dopo secoli di esclusiva permanenza nello spazio visivo, sta
entrando ora nello spazio acustico. Non essere consci di questo cambiamento significa
non vivere pienamente il nostro tempo e subire i prodotti della nostra epoca invece di
usarli e dominarli.
Da questi presupposti non si può negare il ruolo centrale dell’educazione e
dell’istruzione, che, essendo i paradigmi culturali in continuo movimento, devono
essere anch’esse in continuo progresso, ed è in questo progresso che sta la nostra
responsabilità di futuri insegnanti, sia ora a livello formativo che domani nella
professione.
Lasciamo quindi come questione aperta una riflessione sull’educazione e sull’istruzione
che innanzitutto dovrebbe partire dall’analisi del “villaggio globale” attuale e della
nostra collocazione e coscienza all’interno di esso (in termini di spazio visivo, spazio
acustico, figura, sfondo), cercando non tanto di guardare al passato, quanto di
prospettare un futuro possibile, entrando nel meccanismo della tetrade.