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Marco Matteoli*
Abstract: Giordano Bruno’s art of memory moves away from the classical model consisting of places and
images. The first change is in the use of places, whose structure has been linked to the logical form of mem-
ory data, so that the form of, i.e., a memory palace will be the same as that of a memorized book, so that the
number and size of floors, rooms, and places correspond to its sections, chapters, and paragraphs. The sec-
ond point is the introduction of Lull’s ars combinatoria as applied to the images. Thanks to this device it is
possible to manipulate memory signs and manage their meanings. This happens by the use of subiectum
adiectivum that helps increase the versatility of both places and images. The aim of these innovations is to
make the fantastic world work like the external one, which produces beings by adding form to matter (or in
fantasy, meanings to imagination) and perpetually changes everything in order to bring out all possibilities
(its fantastic counterpart is the shift of meanings by their signs). The inner imaginative sphere will be so
changed in a visual laboratory able to imitate nature, by offering a new method of refining knowledge and a
tool for bringing man close to the divine core of nature through the experience of the whole and variable
complexity of the infinite universe.
Keywords: art of memory, ars combinatoria, mnemonic places, fantastic images, visual logic, combining
meanings, philosophy of nature, universal vicissitude, infinite universe.
* Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento, Palazzo Strozzi, 50123 Firenze, Italy,
marcomatteoli@gmail.com. Viene qui presentato il testo dell’intervento tenuto alle giornate di studio dedi-
cate a “Giordano Bruno nel XXI secolo,” svoltesi a Pisa il 15 e il 16 Ottobre 2009 ed organizzate dal
Dipartimento di Filosofia dell’Università di Pisa e dalla Scuola Normale Superiore di Pisa.
1
Cfr. Nicoletta Tirinnanzi, Introduzione a Giordano Bruno, Opere mnemotecniche, tomo 1, a cura di
Marco Matteoli, Rita Sturlese, Nicoletta Tirinnanzi (Milano 2004) xiv–xxi.
2
Cfr. Giordano Bruno, Cantus Circaeus, in id., Opere mnemotecniche (n. 1 sopra) 1.664–668.
3
Sull’arte della memoria si veda Paolo Rossi, Clavis universalis. Arti della memoria e logica
combinatoria da Lullo a Leibniz (Milano-Napoli 1960); Frances A. Yates, The Art of Memory (Chicago
1966); Cesare Vasoli, “Arte della memoria e predicazione,” Lettere Italiane 38 (1986) 478–499; Umberto
Eco, “Mnemotecniche come semiotiche,” La cultura della memoria, a cura di Lina Bolzoni e Pietro Corsi
(Bologna 1992) 35–36; Lina Bolzoni, La stanza della memoria. Modelli letterari e iconografici nell’età
della stampa (Torino 1995); Mary Carruthers, The Craft of Thought. Meditation, Rhetoric, and the Making
of Images, 400–1200 (Cambridge 1998).
4
Bruno, Cantus Circaeus (n. 2 sopra) 692.
5
Ibid. 670–672.
NEL LABORATORIO DELLA FANTASIA 395
Scriptura etiam habet subiectum primum chartam tanquam locum; habet subiectum proxi-
mum minium, et habet pro forma ipsos characterum tractus. Ita et haec ars obiective duplex
admittit subiectum: primum videlicet, quod est locus, et proximum, quod est appositum sive
adiectum. Potentialiter etiam duplex admittit subiectum, memoriam videlicet atque phanta-
siam in genere loco unius, et speciem phantasiabilem seu cogitabilem in genere loco alterius.
Et admittit pro forma intentionem et collationem specierum existentium in uno subiecto ad
species existentes in alio subiecto.6
Secondo l’interpretazione bruniana i subiecta e gli adiecta per eccellenza sono quindi
da considerarsi la fantasia e la conoscenza stesse: la prima è infatti il luogo e il
sostrato universale che accoglie la rappresentazione di qualsiasi contenuto mentale,
mentre la seconda è il mutevole e molteplice complesso di tutto quanto è esperito e
che, per essere compreso e divenire oggetto di elaborazione conoscitiva, deve “pren-
dere corpo” nella dimensione fantastica e divenire così oggetto della nostra esperienza
visiva interiore. Tutta la conoscenza può pertanto arrivare a possedere la forma di un
complesso teatro interiore, composto dai simboli e dai significati delle informazioni e
costruito nella “materia” fantastica.
Tale interpretazione, che in apparenza palesa problematiche di carattere stretta-
mente tecnico, possiede invece, all’interno del sistema della nolana filosofia,
importantissime valenze teoriche: sostenere che tutta la conoscenza avviene attraverso
il filtro della visualità interiore implica, come si è visto, una precisa nozione dei pro-
cessi conoscitivi subordinati all’esperienza sensibile e, conseguentemente, al filtro
cognitivo della fantasia-memoria; questa è lo spazio nel quale le rappresentazioni
percettive ed i simboli delle nozioni già acquisite si incontrano, sono messi in relazio-
ne tra loro e producono nuovi oggetti semantici, dai quali è tratto quanto ha valore di
conoscenza. Non si può dunque pensare senza l’apporto di immagini: l’utilizzo di una
tecnica che, nello specifico, sia fondata proprio sulle immagini mnemoniche è secondo
Bruno lo strumento più utile, coerente ed efficace per sostenere l’attività di tutta la
mente. Tale concezione non è solo il frutto di una particolare visione dei processi
conoscitivi, ma affonda le proprie radici in una precisa idea del cosmo e del “posto”
ontologico che l’uomo occupa al suo interno. Nella prospettiva infinitistica
dell’universo la natura si staglia—con i suoi molteplici ed infiniti volti—tutta di fronte
a Dio, come suo somigliante effetto e come speculare riflesso; ne riflette infatti
l’infinita luce creativa nella perenne produzione e trasformazione degli enti che la
costituiscono:
6
Bruno, De umbris idearum, in id., Opere mnemotecniche (n. 1 sopra) 1.144.
7
Bruno, De la causa, principio et uno in id., Dialoghi filosofici italiani, a cura di Michele Ciliberto (Mi-
lano 2000) 213.
396 MARCO MATTEOLI
Ecco dumque che della divina sustanza, sì per essere infinita, sì per essere lontanissima da
quelli effetti che sono l’ultimo termine del corso della nostra discorsiva facultade, non pos-
siamo conoscer nulla, se non per modo di vestigio come dicono i Platonici, di remoto effetto
come dicono i Peripatetici, di indumenti come dicono i Cabalisti, di spalli o posteriori come
dicono i Talmutisti, di specchio, ombra et enigma come dicono gli Apocaliptici.8
8
Ibid. 207.
9
Bruno, De umbris idearum (n. 6 sopra) 90–92.
10
Su questi temi Cesare Vasoli, La dialettica e la retorica dell’Umanesimo. ‘Invenzione’ e ‘Metodo’
nella cultura del XV e XVI secolo (Milano 1968).
11
L’espressione è utilizzata da Paolo Rossi nel capitolo “La logica fantastica di Giordano Bruno,” in id.,
Clavis universalis (n. 3 sopra) 103–134.
NEL LABORATORIO DELLA FANTASIA 397
Nobis autem cum datum est illam artem invenisse et perfecisse, nec locis materialibus—
verificatis scilicet per sensus exteriores—ultra non indiguimus, nec ordini locorum
memorandorum ordinem adstrinximus, sed puro phantasiae architecto innixi, ordini rerum
memorandarum locorum ordinem adligavimus.12
Non solo i luoghi devono essere articolati e strutturati come se fossero un sistema di
classi gerarchiche e subordinate, ma, in base alla innovativa concezione di questa tec-
nica, se si vuole far corrispondere l’ordine delle immagini e dei luoghi a quella dei
concetti da memorizzare, occorre che una singola informazione (e relativa immagine)
sia collocata in un luogo individuale, mentre un concetto più generale abbia come
luogo un contesto più ampio, in modo che possa contenere le immagini delle nozioni
da quello comprese. Secondo questo criterio si ricava innanzitutto, dall’organizzazione
logica dei dati, la regola per ordinare e subordinare gli spazi mnemonici, con l’idea di
farli divenire anch’essi “simbolo” dei contenuti e delle informazioni di livello più
generale. Scenari molto ampi vengono così creati ad hoc per collocarvi molte
informazioni, mentre le ulteriori suddivisioni di quel principale nucleo semantico sono
distribuite nelle corrispettive partizioni degli spazi (edifici, piani, stanze ed angoli),
facendo corrispondere alla scansione logica del materiale mnemonico, l’andamento
della strutturazione dei luoghi. In questo modo, dunque, cioè grazie all’esclusivo ri-
corso al sostrato fantastico, all’utilizzo sistematico delle immagini-segno e, infine,
all’organizzazione classificatoria dei luoghi e delle figurazioni mnemoniche, l’arte
della memoria si trasforma in una discursiva architectura, ovvero un maniera di figu-
rare e disporre le immagini per far sì che esse “parlino” e comunichino in maniera
efficace e coerente le informazioni che esse rappresentano, trasformando il loro com-
plesso scenario, nel segno visibile di un sistema di nozioni e la loro scandita sequen-
zialità—percorsa dalla vista interiore di chi ricorda—nello scorrere prolifico del
ragionamento e dell’ingegno discorsivo.
Ancora una volta i sorprendenti esiti sul piano tecnico e dialettico della rinnovata
arte della memoria di Bruno, non restano confinati nel campo dell’attività retorica, ma
evocano importantissime implicazioni di carattere filosofico, dando conferma a nuovi
modelli teorici di descrizione della realtà. La considerazione, infatti, che anche le ar-
chitetture dei luoghi possono e devono essere un modo per “registrare” ed esprimere
informazioni di ordine contestuale e che, dunque, all’interno di tali scenari, tutto è
12
Bruno, De umbris idearum (n. 6 sopra) 140.
13
Ibid. 154.
398 MARCO MATTEOLI
Noi veggiamo che tutte le forme naturali cessano nella materia, e novamente vegnono nella
materia … e le forme tutte insieme non intenderle, se non come che sono disposizioni varie
della materia …. Però si son trovati di quelli che avendo ben considerata la raggione delle
forme naturali, come ha possuto aversi da Aristotele et altri simili, hanno concluso al fine,
che quelle non son che accidenti e circostanze della materia.14
Perché dumque le cose si cangiano, la materia particulare si forza ad altre forme? Vi ris-
pondo, che non è mutazione che cerca altro essere, ma altro modo di essere. E questa è la dif-
ferenza tra l’universo e le cose de l’universo: perché quello comprende tutto lo essere e tutti i
modi di essere; di queste ciascuna ha tutto l’essere, ma non tutti i modi di essere. E non può
attualmente aver tutte le circostanze et accidenti; perché molte forme sono incompossibili in
medesimo soggetto.15
In questi dumque astri o mondi (come le vogliam dire) non altrimente si intendono ordinate
queste parti dissimilari secondo varie e diverse complessioni … di corpi composti, de siti e
figure, che ne gli animali son le parti dette eterogenee … Se dumque altrimente la terra et al-
14
Bruno, De la causa, principio et uno (n. 7 sopra) 241.
15
Ibid. 280.
NEL LABORATORIO DELLA FANTASIA 399
tri mondi sono animali che questi comunemente stimati, son certo animali con maggior e più
eccellente raggione.16
Cum vero in rebus omnibus ordo sit atque connexio, ut inferiora mediis et media superiori-
bus succedant corporibus, composita simplicibus, simplicia simplicioribus uniantur, … ut
unum sit universi entis corpus, unus ordo, una gubernatio, unum principium, unus finis,
unum primum, unum extraemum.17
16
Bruno, De l’infinito, universo e mondi, in id., Dialoghi filosofici italiani (n. 7 sopra) 389.
17
Bruno, De umbris idearum (n. 6 sopra) 50.
400 MARCO MATTEOLI
Subiecta adiectiva vero sunt quaedam, quae locis praedictis adiici possunt, differentia a suis
substantivis in hoc, quod illa perpetuo manent eadem et immobilia; haec vero, licet perpetuo
inibi manere debeant atque maneant, tamen pro occasione adventantium formarum atque
imaginum moventur, alterantur et in varios atque diversos usus assumuntur, dum per ea
aliquid fit vel ipsi actioni eadem inseruntur quoquo pacto.18
18
Bruno, Cantus Circaeus (n. 2 sopra) 682.
NEL LABORATORIO DELLA FANTASIA 401
Animam ratiocinantis perpetuo unitam proprio subiecto, pro diversarum formarum adventan-
tium occasione diversimode se gerentem, adque specierum quaruncumque productionem
convertibilem, longeque vivacius quam alibi institutum adiectivum subiectum rerum nobis
subministrantem occursum, agricola appello.19
19
Giordano Bruno, Explicatio triginta sigillorum, in id., Opere mnemotecniche, tomo II, a cura di Marco
Matteoli, Rita Sturlese, Nicoletta Tirinnanzi (Milano 2009) 54.
20
Cfr. ibid. 68, 140.
402 MARCO MATTEOLI
Unicam in unico scientiam subiecto contemplabar. Eius enim quot fuerant precipuae partes,
totidem praecipuae ordinabantur formae, quotque secundariae partium portiones, totidem
primariis secundariae formae adnectebantur … Horum quidem signa per certa, determinata
inque ordinem digesta loca dum praesentarentur, eorum significata pro nostro libito eorum-
que ratione meliore ad alia atque alia conceptacula referebantur.22
21
Cfr. Bruno, De umbris idearum (n. 6 sopra) 222–288.
22
Bruno, Explicatio triginta sigillorum (n. 19 sopra) 68–70.
NEL LABORATORIO DELLA FANTASIA 403
del sistema di Lullo, ma, in questo caso, tutto sotto forma di immagini mnemoniche.
La cosa fece intuire a Bruno che era possibile estendere un atteggiamento del genere a
qualsiasi contenuto informativo, non solo strettamente lulliano: “Hinc ad inventionem
faciendam, oculo uniformiter ad omnia visibilia se habenti atque successive converso
unus fons, unum speculum praesentabit universa; unus habitus in una quadam formali
serie complebitur, dum quodlibet subiectum per illam examinabitur.”23 Una volta che
infatti era stato stabilito il codice tramite cui connotare e raffigurare le singole parti
dell’intero scenario e dopo averlo arricchito di oggetti e figure che facilitassero
l’interazione tra le immagini, diveniva immediata la possibilità di modificare tutti
questi simboli, componendoli, aggregandoli e mettendoli in relazione con tutti gli altri.
In questo modo da una prima stratificazione di significati e proprio in virtù dei partico-
lari segni che aveva scelto per rappresentarli, della peculiare configurazione dei luoghi
e, soprattutto, della presenza di figure utilizzabili nei più svariati modi, egli poteva
accedere a tutte le possibilità espressive implicite in questo tipo di scenario, agendo ed
operando sui simboli che vi aveva collocato e dando vita a nuove scene per ogni nu-
cleo semantico volesse rappresentare.
L’animazione e la composizione sia delle immagini, sia degli scenari mnemotecnici
può sembrare una forma alta e tecnicamente complessa dell’arte della memoria e, in
virtù della estrema fecondità espressiva dei segni e delle figurazioni chiamate in causa,
può essere interpretato come uno strumento sterile e ridondante di fronte all’istanza di
dover ordinare e classificare il sapere, semplificando e unificando le relazioni tra
quanto è oggetto di conoscenza. Va osservato, tuttavia, che la maggior parte degli
espedienti mnemonici di Bruno, quando non sono volti a far esercitare i propri lettori
con l’animazione delle immagini, sono intesi come mezzi proprio per portare distin-
zione tra i simboli mnemonici e, soprattutto, come mezzo per fornire visioni chiare e
ordinate dei relativi contenuti. Nell’arte di Bruno non solo è prioritario strutturare i
luoghi seguendo il principio che fa corrispondere all’ampiezza dei contesti la portata
logica dei contenuti in essi disposti, ma l’idea che ogni cosa sia connessa e interrelata
alle altre è un paradigma fondamentale della praxis mnemonica:
Si unum est ordinatum, membra ipsius alia membris aliis sunt adnexa et subordinata, ita ut
superiora secundum verius esse subsistant, in extensam molem et multiplicem numerum ver-
sus mateiram se exporrigentia. … Quem ordinem cum suis gradibus qui mente conceperit,
similitudinem magni mundi contrahet aliam ab ea, quam secundum naturam habet in se ipso.
Unde quasi per naturam agens, sine difficultate peraget universa.24
23
Ibid. 142.
24
Bruno, De umbris idearum (n. 6 sopra) 86–88.
404 MARCO MATTEOLI
in estensione e durata può farsi tutta in tutte le cose e in tutti i frangenti, trasforman-
dosi e mutando gli enti sulla sua superficie, affinché in essa abbiano esito ed esplica-
zione tutte le possibili forme ed in ciò venga uguagliata quella assoluta coincidenza di
potenza ed atto che giace al fondo della sua essenza divina. La vicissitudine degli enti
è pertanto il ritmo e l’azione con cui la natura si perpetua e si rende infinita: di fatto
una singola cosa è solamente un anello di una catena illimitata di eventi, mentre questa
acquista tanto più “senso”—dal punto di vista del principio universale che anima il
divenire—quanti più esemplari essa assomma; ogni individuo è pertanto “struttural-
mente” necessario ad essa, fondando la propria ragione d’esistenza in tutti gli individui
che l’hanno preceduto e in quelli che lo seguiranno. In maniera analoga anche il più
piccolo dei dettagli espresso da un singolo ente è necessario alla sua completezza, per-
ché è uno dei possibili aspetti—per quanto transeunte e contingente—che esso deve
estrinsecare per poter perfezionare l’opera di realizzazione della propria essenza uni-
taria: “accidentium ideas esse volunt theologi, qui intelligunt Deum esse immediatam
causam uniuscuiusque rei, licet secundos deos causasque non excludant. Et nos in pro-
posito ideo omnium volumus esse ideas, quia ab omni conceptabilii ad easdem con-
scendimus.”25 Ogni cosa, anche il dettaglio meno significativo, trova giustificazione
nella dimensione essenziale e formale che, in qualche modo, giace unificata—nella
condizione di “potenza”—sul fondo della sostanza naturale, causa e fonte di tutto
quanto esiste. Per questo motivo Bruno sottolinea che la natura opera a tre diversi li-
velli, tutti e tre necessari e fondamentali per dare piena espressione alle possibilità
implicite in essa: “Cum igitur omne possibile natura praestet, sive ante naturalia, sive
in naturalibus, sive per naturalia, ita intelligas a naturalibus omnibus actionem profi-
cisci, ut naturam per eadem agere non ignores.”26 Sia a livello “metafisico,” quando
l’essenza stessa detta il ritmo macrocontestuale del prodursi di ogni cosa, sia in natu-
ralia, ovvero con gli atti stessi della creazione naturale e, infine, per naturalia, cioè
attraverso la relazione e l’interazione delle cose ed entro il contesto naturale, la natura
risulta essere dunque l’unico agente e causa di ogni atto di produzione e trasformazio-
ne che si manifesta nell’universo. Trasferendo questo paradigma sul piano mnemotec-
nico e paragonando gli enti di memoria (cioè l’unione di un significato ad un segno
visibile) a quelli naturali, si ha che l’azione di produzione e gestione dei segni
mnemonici è fondata, anzitutto, sull’attività cognitiva stessa che, per sua natura, passa
attraverso i segni della fantasia; in secondo luogo l’uomo produce enti mnemonici
quando concepisce un concetto e l’associa ad un’immagine scelta per rappresentarlo;
infine, proprio come la natura, egli può produrre anche attraverso i segni, ovvero fare
sì che la composizione e la trasformazione delle immagini dia vita a nuove
raffigurazioni e, di conseguenza, ai nuovi significati che possono essere espressi
tramite esse. Come si può osservare il parallelo non è affatto forzato: “Quod si ita est
ut melius philosophantibus apparet, id, quod primo est ars, nil aliud est dicendum
quam naturae facultas connata rationi cum seminibus primorum principiorum.”27 Pen-
sare, conoscere, creare immagini ed elaborarne i significati è un tutt’uno con il pro-
25
Ibid. 112.
26
Ibid. 130.
27
Ibid. 126.
NEL LABORATORIO DELLA FANTASIA 405
durre stesso della natura che, anche a livello cognitivo, manifesta la propria azione
creatrice. Certo: questa continuità non è priva di elementi contraddittori e divergenti,
perché l’arte della memoria, racchiusa entro i limitati confini dell’esperienza del sin-
golo, può solo tendere a concepire e abbracciare l’intensità e la portata infinita del
produrre naturale. Di contro le tecniche di memoria riescono a trattenere nel tempo la
presenza “fisica” (sub specie phantastica) di individui il cui valore “qualitativo”
risiede, a livello naturale, proprio nel fatto che essi si dissolvono per lasciare posto
all’esplicazione di altre possibilità:
Forma vero extrinseca atque figuris inventoris clavis magnae per artem duro committitur
lapidi vel adamanti. Item conditiones, actus et nomen memoriae et cogitativae obiectis
perpetuanda committuntur, quae tamen natura retinere non potuisset, quandoquidem
fluctuantis materiae stomachus mature omnia digerit.28
Sed unde, inquam, haec arti facultas? Inde nimirum ubi viget ingenium. Ingenium cuius est
proxime? Hominis. Hominis vero cum suis facultatibus omnibus unde emanavit primo? A
natura sane parturiente. Ergo si ab exordio intueberis …, ad naturae cultum atque recogni-
tionem inclinator. Id sane praestabis cum vociferanti clamantique principio intimiusque nos
illustranti animum intenderis.29
L’arte della memoria è dunque pensata come mezzo e via pratica per sperimentare
nell’interiorità la presenza e la continuità di questo principio produttivo, che agisce
anche nell’intimo della dimensione umana anche attraverso l’esperienza “vertiginosa”
della distanza che separa la finitezza e la singolarità dell’individuo dall’infinito della
vicissitudine naturale. La distanza può infatti essere colmata imitando e assecondando
l’arte della natura sia in virtù del tessuto e dello spazio germinativo dove essa si com-
pie (il parallelo materia/fantasia), sia nelle dinamiche produttive e generative del sa-
pere, derivate dalla mutazione e trasformazione dei segni, che aspirano, per l’appunto,
a riprodurre le dinamiche creative dei processi vicissitudinari. Se a ciò aggiungiamo il
fatto che Bruno considera l’unione di significato e sua rappresentazione come un’unità
inscindibile ed univoca (ripetutamente egli dichiara infatti di rifiutare il concetto di
sinonimia, poiché ogni segno deve avere un solo significato) e che quindi ogni
figurazione mnemonica può essere considerata come una sorta di “ente” del mondo
mnemonico, appare chiaro che tutta la dimensione fantastico-mnemonica può essere
letta come un modello in scala dell’universo naturale. Il laboratorio della fantasia
“funziona,” perché è una sorta di proiezione interiore della natura, un esperimento di
simulazione degli equilibri e delle dinamiche naturali, nel tentativo di dare una
28
Ibid. 128.
29
Ibid.
406 MARCO MATTEOLI
30
Cfr. ibid. 2.