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Rocco Coronato

Consigli sulla tesina e norme redazionali


1. LA SCELTA DELL’ARGOMENTO
Una buona tesina comincia prima che andiate dal docente a
chiederla. Chiedere al docente di assegnare una qualsiasi tesina, senza
alcuna vostra indicazione, fa una impressione iniziale non esattamente
positiva. Può anche essere sufficiente sapere ciò che non volete fare. Il
lavoro per la tesina sarà un vostro contributo originale e un lavoro ci
auguriamo appassionante: è bene che vi impegniate a fare qualcosa che vi
piace. Come avrebbe detto Catalano (Quelli della Notte, 1985), è meglio
studiare qualcosa che ci piace e si trova piuttosto che qualcosa che
detestiamo ed è difficile da trovare.
Prima di contattare il docente, individuate il genere e il periodo che,
stando ai corsi che avete seguito o alle vostre letture personali, ritenete più
vicini ai vostri interessi. Non occorre avere già in mente il titolo esatto:
basta la vostra reale disponibilità a studiare qualcosa che vi piace. Consiglio
anche di scegliere un argomento o un autore di cui avete già letto qualcosa.
Anche se non dovete certo aspettare di avere finito tutti gli esami
(tutt’altro), è importante contattare il docente quando realmente pensate di
potere cominciare a lavorare alla tesi. Una volta iniziato, il lavoro di lettura
e scrittura deve procedere regolarmente e con una scadenza di massima ben
delineata. Ne va del vostro tempo, soprattutto.

2. LA SCELTA DEL DOCENTE


Dopo questo primo autoesame, contattate il docente che ritenete più
vicino al vostro argomento di tesina. E’ buona regola rispettare gli ambiti di
studio del docente, proprio come, dall’altra parte, si cerca di rispettare il piiù
possibile le motivazioni dello studente. Tenete presente anche gli interessi
del docente, insomma, più che altre motivazioni estemporanee e magari
legate a un corso passato, o a una lezione o conferenza che vi è piaciuta.
Maggiore la convergenza fra i vostri interessi e l’esperienza di ricerca del
docente, maggiore sarà la collaborazione e l’assistenza che potrà fornirvi.
Ecco i miei interessi di ricerca, in ordine di tempo ma non di priorità:

 Teatro elisabettiano e giacomiano (1576-1642);


 rappresentazioni contemporanee di Shakespeare nel cinema,
nell’arte, nella musica;
 satira e narrativa settecentesca;
 musica pop-rock, soprattutto anni ’80-’90, e rapporto con la
letteratura;
 narrativa contemporanea inglese.
3. IL LAVORO PREPARATORIO
3.1 Crearsi una bibliografia
Trovato l’argomento della tesina, il secondo problema che
s’incontra, nonché quello lamentato più di frequente dagli studenti, è la
bibliografia. Solitamente il docente fornisce solo qualche riferimento
bibliografico iniziale. E lo fa non solo perché (di solito) lui/lei si è già
laureato/a e quindi non vuole ripetere il lavoro. Nella valutazione
complessiva della tesina rientra anche l’intelligenza con cui lo studente, al
termine di tre anni di studio, riesce a costruirsi la propria bibliografia. Dal
modo in cui saprete scegliervi le vostre letture dipenderà anche il valore
della tesina.
Chiaramente il vostro docente saprà consigliarvi lungo il percorso,
evitandovi perdite di tempo o suggerendovi letture più mirate. Ma è
importante capire che il lavoro preparatorio non consiste nel creare una lista
di titoli possibili e poi andare a ricevimento per farsi dire quelli che bisogna
leggere. Dovete chiedere un parere sulle vostre impressioni di lettura, non
uno sconto sull’elenco degli oggetti da sfrondare. Difendete in pieno, anche
da voi stessi, l’opportunità che vi si offre di produrre una riflessione
autonoma di una certa lunghezza e di stile scholarly.

3.2 Che cosa cercare?


O, per citare la domanda più ricorrente, come devo cercare? Dipende
in larga parte dall’argomento della vostra tesina. Ma esiste sicuramente una
considerazione più generale, che studiate Shakespeare o il contemporaneo
che ha pubblicato un solo verso nella sua vita, ed è l’ERRARE.

3.2.1. ERRARE
(Esigenza di Restringere la Ricerca Altrimenti Rischiamo l’Esaurimento)
Soprattutto se fate ricerca su un classico, ad esempio Shakespeare,
non ha molto senso digitare semplicemente “William Shakespeare” e vedere
cosa succede o, peggio ancora, andare a leggersi i titoli delle 15641616
pubblicazioni che saltano fuori. Bisogna incrociare il nome del vostro
autore con qualche altro dato che restringa la scelta. Ad esempio, digitare
“William Shakespeare AND Italy” potrà già restringere le pubblicazioni agli
scritti pubblicati in Italia su Shakespeare, ai rapporti fra Shakespeare e
l’Italia rinascimentale, e così via. Cominciamo a ragionare. Meglio ancora
arrivare a un dato tipo “Shakespeare AND Italy AND 20th Century
Interpretations”. Si tratta dello stesso metodo (o linguaggio booleano) usato
per i motori di ricerca Internet. Una piccola regola pratica (nonché di igiene
oculistica) è che se i risultati della vostra ricerca superano i cento titoli,
probabilmente è segno che dovete ancora affinarla.
3.2.2 Eccezione all’ERRARE
Una possibile eccezione a questa esigenza generale si ha quando
avete a che fare o con autori (ingiustamente considerati) ‘minori’, o con
autori contemporanei, o tutt’e due le cose insieme. In questi casi, potete
anche provare semplicemente a digitare il nome dell’autore e vedere cosa
succede.

3.3 Dove cercare?

3.3.1. La ricerca per soggetto,


o la Catena di S. Antonio Ben Temperata
Come si arriva all’etichetta giusta, quando cerchiamo all’interno di
un soggetto? Se le categorie che trovate nei libri (almeno quelli di lingua
inglese, sul risvolto del frontespizio) sono universali, lo stesso non si può
dire per i raggruppamenti arbitrari creati da ogni biblioteca. In generale,
soprattutto nelle prime fasi di una bibliografia, consiglio di applicare una
buona versione della Catena di S. Antonio: cercate di ottenere altri titoli dai
primi libri o articoli che trovate utili. Quando trovate un buon libro o un
articolo, andate a controllare la bibliografia. Un buon articolo o libro,
proprio come la vostra tesina, è anche il frutto di buone letture, e può
rivelarsi la chiave di partenza per la vostra ricerca bibliografica. Mettiamo
che stiate facendo una tesina sulle citazioni colte nella musica pop inglese.
Durante il vostro lavoro vi imbattete in questo libro, che pure non è a prima
vista direttamente pertinente:
R. Coronato, Shakespearean Echoes in ‘Nevermind’. Seattle: The Buckstars Press, 2003.

Il catalogo della biblioteca riporta, sotto la scheda bibliografica, queste


indicazioni:
1) Cobain, Kurt Donald (1967-1994). Life.
2) Shakespeare, William (1564-1616). Intepretations.
3) Shakespeare William (1564-1616). Allusions in popular culture.

La categoria 1 vi porterà solo a altre (e poche) pubblicazioni su Cobain,


magari non direttamente pertinenti alla vostra tesina. La categoria 2
riporterebbe invece ai 15641616 titoli succitati. Cliccare invece sulla
categoria 3 del soggetto potrebbe indirizzarvi verso altri titoli interessanti.

3.3.2 Strumenti elettronici


Con queste avvertenze in mente, potete fare delle buone ricerche sui
cataloghi bibliografici in rete. Cominciate ovviamente dal catalogo della
Facoltà di Lettere e delle Biblioteche senesi. Ma è anche utile dare
un’occhiata ad altri database. Probabilmente vi daranno molti (troppi)
risultati). Anche questo fa parte del gioco: la vostra originalità deriva anche
dalla vostra abilità nello scremare le informazioni in eccesso.
Ecco i cataloghi bibliografici più utili a mio giudizio:

1) The British Library (www.bl.uk)


http://catalogue.bl.uk/F/?func=file&file_name=login-bl-list (l’indirizzo potrebbe però cambiare nel
tempo; riferitevi sempre all’address generale)
Un patrimonio bibliografico sconfinato, fondamentale soprattutto per chi lavora sulle opere originali
di Cinque e Seicento. Di recente hanno convogliato tutti i vari cataloghi in uno solo, l’Integrated
Catalogue. Si può fare solo una domanda, e i risultati troveranno quelle parole sia che si trovino nel
titolo, nel soggetto, nel nome dell’autore o dell’editore, e così via. Soprattutto in questo caso, tenete
presenza l’ERRARE.

2) Senate House Library, University of London


http://www.ull.ac.uk/
Molto agile e intuitivo nella ricerca, soprattutto quella per soggetto. Altri cataloghi che potrebbero
tornare utili sono quelli della School of Advanced Study, sempre dell’Università di Londra
(http://lib.sas.ac.uk/). Questo catalogo comprende anche le pubblicazioni presenti nel Warburg
Institute (http://www.sas.ac.uk/warburg/).

3) Holllis Catalog, Harvard University


http://lms01.harvard.edu/F?func=file&file_name=find-b&local_base=pub
La perfezione.

Sempre con questa cautela in mente, potete anche rivolgervi ad altri


strumenti elettronici, i database. Fra quelli che potete trovare anche nei
terminali della Biblioteca di Lettere, consiglio sicuramente la bibliografia
MLA. Funziona molto bene per le pubblicazioni critiche in lingua inglese,
soprattutto gli articoli; per pubblicazioni in altre lingue, italiano incluso,
temo non sia altrettanto esaustiva. La Biblioteca della Facoltà di Lettere
dispone inoltre di un ottimo repertorio di risorse elettroniche onlineperiodici
online (http://www.asb.unisi.it/asb/ita/res.php?menu=res). Particolarmente
utile è LION LITERATURE; se compare il simbolo della pagina aperta, o
meglio ancora della macchina fotografica, avete fatto tombola: vuol dire che
il testo è direttamente consultabile online. Per le riviste, ottimo è JSTOR,
dove trovate molte riviste letterarie internazionali, direttamente consultabili
online. Dovete collegarvi all’indirizzo (http://www.jstor.org) da un
computer collegato alla rete d’ateneo. Potete anche stampare gli articoli.
E poi esiste, ovviamente, Internet. Per la ricerca bibliografica potete
provare Google o qualsiasi altro motore di ricerca con cui abbiate
familiarità: come certamente saprete, una buona ricerca si può fare o
digitando un numero congruo di termini uniti da AND, in modo da
restringere il campo ai documenti dove compaiono tutti insieme quei termini
(es., Shakespeare AND Hamlet AND Greenblatt AND Purgatory, se volete
leggere qualcosa sul libro di Greenblatt sul purgatorio in Hamlet) oppure, se
il termine è già sufficientemente delineato, semplicemente mettendolo
all’interno di virgolette (“Hamlet in Purgatory”). E’ noto che su Internet si
trova tutto e niente. Potete imbattervi in un’ottima bibliografia critica sulle
rappresentazioni novecentesche di Amleto nella cinematografia bolognese,
così come nel sito che rivela che le opere di Shakespeare sono state scritte in
realtà dalla moglie o dal suocero. E’ molto più probabile che farete incontri
ravvicinati del secondo tipo. In generale, diffidate di siti che non fanno
riferimento a università, riviste, case editrici, enti di ricerca o studiosi
chiaramente localizzabili. Comunque vale sempre la pena trovare. Se
cercate un articolo sul vostro autore, magari avrete la fortuna di trovarlo in
rete digitando esattamente il titolo (vedi però Citazioni da Internet).
Una recentissima (novembre 2004) e quanto mai utile innovazione di
Google è Scholar Google (http://www.scholar.google.com). Potete trovare
abstracts, riferimenti bibliografici, e se vi va bene, addirittura i testi degli
articoli, che potrete quindi citare nella vostra tesi. Qui potete stare sicuri:
compaiono solo riviste serie, elettroniche o cartacee.

4. TROVARE I TESTI
4.1 Italia
Fatta la bibliografia, perlomeno quella di partenza, restano da trovare i libri
e gli articoli desiderati che non siete riusciti a localizzare in loco.
La Biblioteca di Lettere potrà aiutarvi anche a ordinare libri col prestito
interbibliotecario o fotocopie di articoli.
Per restare nell’ambito toscano e italiano, potete provare anche con questi
cataloghi:
Cataloghi di altre biblioteche italiane
http://wwwbiblio.polito.it/it/documentazione/biblioit.html

Per trovare un LIBRO si può provare con l’Istituto Centrale per il Catalogo Unico. E’ ancora in aggiornamento; se
non trovate un testo, non vuol dire necessariamente che non si trovi magari in una biblioteca a voi vicina.
http://opac.sbn.it/cgi-bin/IccuForm.pl?form=WebFrame

Per trovare le biblioteche che possiedono un PERIODICO:


http://acnp.cib.unibo.it/cgi-ser/start/it/cnr/fp.html?m040=ACNP&m040=TEMP&action=find

4.2. UK
Pur consapevole degli esborsi morali ed economici che anche un’ora di vita
normale oltre Manica comporta, invito sempre a riflettere sul fatto che in
sette giorni riuscite a mettere insieme i dati e le pubblicazioni che altrimenti
vi richiederebbero settimane di tempo: anche questo è un buon risparmio.
Poi è sempre un buon segno, e rincuora, vedere un italiano/a che va in
Inghilterra a fare ricerca senza particolari paure o remore. Ecco qualche
breve nota sulle biblioteche londinesi più note.

The British Library


Forse, orgoglio inglese a parte, è vero che nella sua complessità rappresenta the world’s knowledge. Bisogna però
imparare a usarla. I tempi di consegna dei libri ordinati si sono ultimamente ridotti a circa un’ora; non tutti gli
ordini però vanno subito a buon fine (i libri non sono fisicamente collocati tutti nell’edificio). Se avete poco tempo
a disposizione, e soprattutto non avete un’idea chiara di cosa cercare, conviene provare prima alla Senate House
Library e riservare la British Library solo per i titoli che non siete riusciti a trovare altrove. Attenzione alle
fotocopie: limitatevi a pochissime pagine, a meno che non abbiate un lavoro remunerativo presso una banca
inglese.
Senate House Library, University of London
Tenete presente questa biblioteca, egregiamente fornita soprattutto nel settore della letteratura inglese, per due
ottimi motivi:
- i libri sono in larga parte open-shelf; quindi in un solo colpo d’occhio potete controllare di persona tutti
o quasi i libri sul vostro autore o periodo, prendervi quelli che vi interessano e magari fotocopiarli in
parte senza dovere chiedere un mutuo;
- particolarmente fornita e facile da consultare è la sezione dei Periodicals, di solito i più rognosi da
trovare nelle altre biblioteche.
Per entrare bisogna pagare un’iscrizione (attualmente, 25 sterline alla settimana o 5 al giorno), no matter what.
Per chi non deve svolgere un lavoro specialistico sulle edizioni originali, questa mi sembra la biblioteca più pratica
da usare.

The Warburg Institute


Particolarmente consigliato per chi fa tesine di argomento rinascimentale ed è preparato psicologicamente a vedere
gli eredi degli eruditi monaci medioevali aggirarsi a ogni ora del giorno e della notte tra gli scaffali. Evitare
accuratamente la mensa (ma ciò vale per tutta Londra).

Un lavoro altrettanto proficuo può essere svolto in qualsiasi buona


biblioteca universitaria inglese. Particolarmente user-friendly è quella di
Cambridge (http://www.lib.cam.ac.uk/). Fondamentale è anche la Bodleian
di Oxford (http://www.rsl.ox.ac.uk/).

5. STILE, CITAZIONI E BIBLIOGRAFIE


5.1 Aspetto del testo
Usare un solo carattere (Times New Roman, Arial, Garamond), dimensione
12. 2000 battute per pagina. Paragrafo giustificato, con rientro di 1 cm a
sinistra per la prima riga.
Non usare il grassetto (se non per i titoli dei capitoli).
Limitare il corsivo solo ai titoli di opere, parole straniere o parole usate in
un’accezione particolare dall’autore o comunque diversa dall’uso comune.
In generale non ricorrete ad alcun segno di enfasi (sottolineato,
MAIUSCOLO, etc.) all’interno del testo. Le virgolette (“ ”) vanno usate,
oltre che per le citazioni, per indicare un uso inconsueto, autoriale, originale,
mteaforico di una parola. Evitate anche i segni logico-matematici, quali
frecce, segno di uguaglianza, equazioni, elenchi numerati, etc. Questi segni
vanno riservati solo a schemi di trasmissioni tra testi, ordine delle edizioni,
serie di date e schemi cronologici e filologici, legami tra testi e loro
successive edizioni, etc.: in questo caso una figura, debitamente
accompagnata da una precedente spiegazione, risulta più chiara del solo
testo.
Le (parentesi) vanno usate per indicare date di pubblicazione o per
aggiungere informazioni non rilevanti, relative a quanto immediatamente
precde, che preferite compaiano nel testo, e non in nota. In casi eccezionali,
possono servire ad aggiungere una considerazione aggiuntiva rispetto al
testo principale, ma non abusate di questo espediente: se la considerazione è
importante, conviene metterla nel testo.
La forza di una frase non ha bisogno di enfasi esterna. E se non ce l’ha, non
sarà un punto esclamativo a darla!
Limitate al massimo anche l’uso del punto interrogativo. Non è forse vero
che usata la prima volta, la domanda retorica può esser efficace, ma la
seconda annoia, e la terza stanca? Dite semplicemente quello che pensate,
senza far finta di chiedere conferma al lettore.
5.2 Citazione di un testo
Quando adottate un sistema di citazione, mantenetelo costante per tutta la
tesina. Ecco i miei consigli.

I puntini di sospensione vanno messi solo nel caso che abbiate abbreviato
nella citazione il testo riginale al suo interno, es.:

Lo stesso Ian Brown ricorda così l’idea dietro la genesi di She’s A


Waterfall: “In quel momento passò un ferry diretto verso l’Irlanda, la
sirena fece un fischio […] ed ecco l’idea di associare quella
partenza alla decisione di una ragazza che cambia vita”.

Non mettete i puntini prima e/o dopo la citazione (è chiaro che prima e/o
dopo quella porzione c’è altro testo).

Se la citazione è breve, ovvero non supera le 3-4 righe, basta inserirla nel
testo principale in mezzo alle virgolette, mantenendo lo stesso carattere e
dimensione.

Es.:

Qui vale la pena citare il punto di vista di R. Coronato sulla


questione: “La scena grunge di Seattle era solo il punto di partenza
per un’operazione che in realtà avrebbe portato Cobain a emulare e
infine superare i riveriti mostri sacri degli Anni ‘70”. 1 Ma sarebbe
stato un riconoscimento lungo e interminabile, e in larga parte
postumo.

Se invece la citazione supera questo limite, allora andate a capo,


possibilmente impostate dei margini a sinistra e destra per isolare meglio la
citazione, e usate lo stesso carattere ma con una dimensione leggermente
inferiore (es., 10).
Es.:

E se dovessimo ancora avere difficoltà nel separare il mito Cobain


dai suoi più reali successi artistici, al di là della fama, possiamo
concludere con le parole finali della monografia di Coronato:
Cobain riuscì a dare melodia al caos, a urlare con intonazione dal profondo senza
trasformarsi in un urlatore fintamente ribelle; parallelamente, il suo pop si fece caotico e
distorto per raccontare storie di alienazione universalmente comprensibili. Dal punto di vista
musicale, fu vera gloria, purtroppo celata dalla fama mondana. Kurt Cobain era un genio
travestito da moda, non il contrario; un compositore preparato e accorto, nonché un poeta rock
di maniacale cura; un artista vivo, piuttosto che un’icona morta-in definitiva, è stata l’unica
voce nella nostra generazione che, senza diventare un cliché, ha acquistato il diritto irripetibile
e onomatopeico di farci sentire che rumore fa il dolore, che suono ha l’angoscia.1

Se solo Cobain avesse potuto leggere questo.

5.3 Come indicare i dati bibliografici

5.3.1 Libri
R. Coronato, I Went to London and All I Got Was Fish & Chips, Mate!
(Liverpool-Everton: The Scowse Press, 1994), p. 89.

5.3.2 Articoli su riviste


R. Coronato, “On the Unconscious Principles of Compulsive Used-Cd’s
Purchasing: A Rehab Perspective”, Journal of Experimental Consumerism
28(2002), pp. 45-67.

5.3.3 Capitoli di libri


R. Coronato, “Why Shakespeare Really Isn’t That Much”, in Bardolatry
and Its Discontents, a cura di A. Hathaway (Stratford-Under-Avon: The
Redolent Yob Press, 1997), pp. 56-77.

5.4 Note
Potete riportare le note a pié di pagina (soluzione che preferisco) o alla fine della tesina. La
prima volta che citate un testo, riportate completamente i dati bibliografici
e il numero di pagina da cui proviene la citazione:

1. R. Coronato, “The Stone Roses Rule! The Art of She Bangs the
Drums”, The Lazy Spinsters’ Powwow One-Off Journal 2(1999), p.
17.

Se nella tesina citate un testo già indicato completamente in una nota


precedente, è sufficiente riportare l’autore, una forma abbreviata del titolo e
il numero di pagina:

1. R. Coronato, “Stone Roses Rule!”, p. 42.

Se non ci sono confusioni fra più testi di uno stesso autore, potete anche
ricorrere a op. cit. seguito dal numero di pagina:

1. R. Coronato, op. cit., p. 42.


Se citate la stessa opera riferita nella nota immediatamente precedente, e se
quel testo era l’unico citato, senza possibili ambiguità, potete limitarvi a
usare ibidem seguito dal numero di pagina:

1. R. Coronato, “I Stake My Claim: The Smiths and Contemporary


Poetry”, in The Chosen Rejects: Dumb Papers on Morrissey & Co.
(Madchester: The Happy Mondays De-Press, 1999), p. 67.
2. Ibidem, p. 78.

5.5 Citazioni da Internet


Se trovate un articolo già apparso in forma cartacea e riprodotto fedelmente
su un sito web con indicazione delle pagine originali, o a maggior ragione
state utilizzando un articolo tratto da una rivista esclusivamente elettronica,
potete citarlo direttamente dal sito Web sulla vostra Bibliografia. In nessun
altro caso è lecito (od elegante) citare opere critiche e tanto più letterarie
rimandando a indirizzi web. I libri esistono ancora, e sono sempre preferibili
a un miscuglio di www, http, ////, .com, etc. Una tesina che per il testo di
Hamlet rimanda in bibliografia a un indirizzo web non arriverà alla
discussione neanche se al ricevimento si presenta lo spettro di Shakespeare
con aria accondiscendente.

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