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Di che cosa si occupa propriamente l'estetica?

Il primo ambito a cui si pensa è quello che ha a che fare con la definizione dei canoni di ciò che, storicamente, è stato definito
come BELLO.

Bello – Brutto
Tragico - Comico
Regolare - Deforme
Grazioso - Sgraziato
Sublime – Spregevole (acc. morale)
Proporzionato - Grottesco

L’estetica non è solo la serie di teorizzazioni su ciò che significa “bello”, “sublime”, ma è, forse in maniera più radicale, quella
parte della filosofia che si interroga sulla percezione e sulla particolare modalità di comprensione del mondo che avviene
attraverso il sensibile, il proprio corpo e il mondo. Pensare il mondo è dominio dell’estetica.

Estetica dal greco


Àisthesis Sensazione
Aisthànomai Percepire

Creare una pubblicità efficace significa quindi sapere comunicare attraverso strumenti estetici che sappiano richiamare un
senso comune del bello, ma anche poter comunicare nuovi immaginari e, in fondo, nuove forme di bellezza.

La definizione che inaugura il senso moderno del termine è quella di Alexander G. Baumgarten, che nel 1750 nel suo testo
maggiore Aesthetica, la definisce come la «scienza della conoscenza sensibile», l’arte dell’analogo della ragione, ma anche
l’arte di pensare in modo bello, che proprio perché implica uno stretto rapporto con la materialità del corpo, affonda le sue
radici nell’indistinto e nell’oscuro della materialità.

MONDO ANTICO

Il concetto di arte (téchne) indicava, nel mondo antico, un “saper fare” ossia una capacità tecnica, in grado di giungere,
tramite regole, alla realizzazione di oggetti. Non implicava necessariamente nessun tipo di creatività o fantasia.
In senso generale, indicava prima di tutto la capacità di costruire.
Anche per questo motivo, nel mondo antico non esiste una vera e propria teoria estetica, tuttavia proprio in questo periodo si
formano alcuni dei concetti che costituiscono, in effetti, l'ossatura di questa disciplina della filosofia.
Ad esempio, i concetti di téchne, mimesis, catarsi, che troviamo da subito implicati nella discussione sul bello.

ETA' CLASSICA

Idea di bellezza legata alla proporzione numerica e all’armonia dell’insieme (canone di Policleto).
• Platone --> nel suo pensiero non esiste alcuna identificazione di "arte" e "bello", concetto che egli continua a mantenere
legato alla dimensione metafisica, propria del mondo delle idee. La posizione di Platone rispetto all’arte è estremamente
complessa e sfaccettata, oscilla tra definizioni positive o negative, sino a condannare la pittura come menzognera nella
Repubblica (libro X), che lo porta a condannarla come mera copia (mimesis) della verità.
• Aristotele --> l'arte indica lo spazio della potenzialità contrapposta alla necessità. Si tratta di un'opera dell'uomo, che si
differenzia sia dalla natura che dalla conoscenza. Per Aristotele, la mimesis e' il vero scopo dell'arte perché crea il piacere
nella visione, attraverso una verosimiglianza che attrae e convince lo spettatore. Non si tratta di mero tecnicismo, ma di una
operazione razionale che soddisfa l'uomo in ciò che gli è più proprio, ossia l'anima razionale. Scopo fondamentale della
fruizione artistica e della sua creazione è la conoscenza. Imparare è piacevole. L’anima non pensa mai senza immagini.
• Cicerone --> mimesis va intesa come una libera rappresentazione. In questo modo, egli inserisce un elemento ulteriore
nella discussione, ossia la libertà espressa dall’artista proprio nella sua opera. Questa è la strada che porterà alla formazione
del concetto di fantasia come elemento positivo della creazione.
MEDIOEVO

Posizione dominante dell’ interesse religioso, che obbligava a subordinare la comprensione della questione del bello a quella
teologica.
C'erano state, tra il VII e il IX secolo, le condanne iconoclaste, seguite dalla riabilitazione dell’ uso delle immagini, che
avevano reso difficile il rapporto con gli oggetti artistici.
Si passa da una condanna a una progressiva accettazione e utilizzazione delle immagini con una finalità di moralizzazione
delle persone meno istruite. Un uso sistematico, quindi, dell’ immagine per comunicare e trasmettere gli insegnamenti della
Chiesa in mancanza di una alfabetizzazione diffusa, come ben testimoniano le vetrate delle chiese gotiche.

UMANESIMO E RINASCIMENTO

Si assiste ad una affermazione piena e positiva della imitatio che, proprio in virtù della rinascita degli studi classici, diviene
fondamentale strumento per imparare "dagli antichi”.
Sospesi tra il concetto di imitazione dell'ideale e imitazione della natura, gli autori dell'epoca si trovano spesso a fare un uso
indistinto dei due.
L'artista viene riconosciuto nella sua specificità, nel rispetto per le regole che attengono alla sua arte, ma anche grazie alla
possibilità di trasgredire le stesse regole poste.
L'arte è comunque una via di accesso all'idea, cioè alla forma ideale e perfetta di una cosa, non più un'entità meta"sica.
L'epoca che vede il passaggio dal Rinascimento al Barocco, implica anche una maturazione di alcune tematiche: l'autonomia
dell'artista rispetto al tecnico e allo scienziato, oltre alle nuove questioni riguardanti i limiti della libertà inventiva dell’artista e
il peso dell'immaginazione.

BAROCCO

Il Barocco indica in maniera abbastanza ampia un'epoca (600) dominata dal trionfo della fantasia nelle arti e dall'ingegnosità
delle soluzioni linguistiche. In realtà, sussiste anche un'anima prettamente razionalista che accompagna la sfrenatezza
barocca, anticipando il classicismo settecentesco.
Il secolo è dominato, in generale, dalle discussioni sull'ingegnosità, l'arguzia, il wit, termine inglese che indica sia l'artificio che
cattura l'attenzione, ma anche uno stato di esaltazione poetica come la mania platonica.
Nel secolo del barocco, anche il classicismo segna in maniera determinante la storia dell'estetica, poiché cerca di definire le
regole per creare un piacevole risultato artistico. Norma astratta e piacere sensibile sono i due poli dell'estetica classica.
A cavallo tra una ricerca impostata all'identificazione di elementi che si richiamano al classico, e una tendenza a sottolineare il
lato soggettivo del bello, con la creazione fantasiosa e ingegnosa, si pone il concetto di gusto.
Il gusto è un concetto che coniuga l'aspetto soggettivo con quello oggettivo; il genio è per alcuni autori legato a
caratteristiche umane come il sentimento (Bouhours e Du Bos), alla fantasia (Hume) o ancora l'intuito (Shaftesbury).
Possiamo dire, in linea generale, che gli elementi che caratterizzano l’estetica barocca sono quelli legati a un apprezzamento
della fantasia nelle pratiche artistiche, al di là delle forme perfette in nome dell’originalità e dell’eccedenza. Tutto ciò che è
particolare, irripetibile, diventa interessante per il barocco.

Per Locke, l’idea che sorregge la nostra conoscenza proviene solo dall’esperienza del sensibile, la nostra mente è
originariamente una tabula rasa che, progressivamente, si riempie di sensazioni che diventano poi oggetto di riflessione,
costituendo l’idea.

700

• Baumgarten --> darà inizio all’estetica moderna, il termine coniato basandosi sulla parola greca aisthesis (sensazione), inizia
ad assumere con lui il significato che ora conosciamo, grazie al suo capolavoro L’Estetica (1750). Nella definizione di
Baumgarten si possono cogliere aspetti importanti, anche in vista delle declinazioni future: "L’estetica (teoria delle arti
liberali, gnoseologia inferiore, arte del pensare in modo bello, arte dell’analogo della ragione) è la scienza della conoscenza
sensibile"
• Burke: nel suo Inchiesta sul bello e il sublime (1757), teorizza la netta differenza tra bello e sublime: il sublime non è un
bello superiore, ma ha una natura completamente diversa, improntata alla mancanza di forma e armonia. Il sublime porta
con sé un piacere misto a paura, definito come delight. “Non è un diletto puro, ma va unito ad una certa inquietudine. Il
diletto che proviamo in tali casi è quello che ci vieta di fuggire scene di miseria
Numerosi studiosi del Settecento, tra cui Moritz, condividono e rafforzano l'idea che l'imitazione sia prodotto autonomo
dell'artista e, al tempo stesso, sia un atto legato al macrocosmo, di cui costituisce il rispecchiamento.
Sarà:
• Kant --> a mettere in crisi questa nozione positiva, grazie alla discussione del concetto di genio che attuerà nella "Critica
del giudizio". Fondamentale è anche la definizione che fornisce del Bello, come descrivibile in quattro punti:*
1. Bello è ciò che piace universalmente senza concetto (secondo la quantità): è universale perché ciò che è
bello piace a tutti, e senza concetto in quanto non è conoscitivo (cioè determinante). Si tratta di un
giudizio dell'armonia
2. Bello è l’ oggetto di un piacere senza interesse (secondo la qualità): si giudica la bellezza senza alcun
interesse, perché la bellezza è dove non c’è interesse né fisico, né pratico
3. Bello è la forma della finalità di un oggetto (secondo la relazione). Una cosa è bella quando è armonica
(proporzionata nelle sue parti)
4. Bello è l’ oggetto di un piacere necessario (secondo la modalità). La bellezza provoca un piacere
necessario

800 - ROMANTICISMO

Il genio diviene il concetto portante del Romanticismo, nel quale si vengono a sovrapporre il genio e la creazione, magari con
un tratto tragico e prometeico, divino e alle volte diabolico, in grado di provare la dimensione sublime dell'uomo.
La discussione sul genio creatore, spirito divino, libero da norme e creatore di nuovi paradigmi, lo connota come solitario,
destinato all'incomprensione e alla solitudine, in preda spesso alla follia.
L'Ottocento è anche il secolo della valorizzazione del brutto. Autori come Rosenkranz e Hugo hanno contribuito a definire
questo concetto estetico determinante per il contemporaneo.

KANT
Tenta di analizzare le modalità formali del giudizio estetico cogliendo in esso un potenziale punto di collegamento tra il
giudizio di tipo conoscitivo (ragion pura) e quello morale (ragion pratica).
Ci sono due tipi di giudizio:
• DETERMINANTI: formulati dall'intelletto. Se ne conosce sia l'individuale che l'universale.
• RIFLETTENTI: formulati attraverso la capacità del giudizio. Se ne conosce solo il particolare e bisogna estrapolarne
l'universale.
◦ ESTETICO: giudica il Bello e lo percepisce attraverso il sentimento. Precede il piacere. Riguarda rapporto soggetto-
oggetto ed è soggettivo. Coglie armonia che si vede nelle cose

‣ BELLO * --> giudizio estetico su ciò che ha una forma. Provoca piacere
‣ SUBLIME --> giudizio su ciò che è informe. Provoca piacere spiacevole.
• MATEMATICO: è un sentimento rivolto a qualcosa di infinitamente grande rispetto all'uomo (es. cielo
stellato)
• DINAMICO: sentimento rivolto a qualcosa di infinitamente potente rispetto all'uomo (es. tempesta marina)
◦ TEOLOGICO: giudizi della finalità. Si tratta di ricercare la finalità nella natura e nelle cose che ci circondano. Più
oggettivo del giudizio estetico. L'IO vede la finalità dell'oggetto.

HEGEL
Bello artistico è prodotto dallo spirito (superiore alla natura)= verità, libero e spirituale.
Arte non ha finalità. Poesia è la forma più elevata. Arte è luogo della bellezza.

SCHOPENHAUER
• Mondo come volontà: autocoscienza, irrazionale. Il corpo è il ponte tra volontà e rappresentazione. La natura è
manifestazione della Volontà. Differenza fra intelletto e ragione. Scopo della Volontà: auto-affermazione.
• Mondo come rappresentazione (parvenza, sogno, illusione. Il mondo che accade sotto i nostri sensi non è il vero mondo).
L'uomo comune conosce attraverso i sensi, il genio (artista) attraverso l'idea, cioè oltrepassa il fenomeno (rappresentazione)
per giungere all'essenza delle cose (arte lo permette, non la scienza).
L'artista realizza il bello attraverso una visione disinteressata del piacere.
Musica è la voce suprema della volontà.
Attraverso arte distacco momentaneo dalla sofferenza del vivere.
Uomo si libera cogliendo la propria appartenenza alla realtà noumenica (asceta, nirvana).
NIETZCHE
Dimensione ermeneutica dell'esistenza umana.
Non esiste una verità assoluta.
l'io è una costruzione del pensiero.

MARX

Karl Marx parte dalla filosofia hegeliana per rovesciarne sostanzialmente i risultati, proseguendo l'opera di demistificazione
iniziata da Feuerbach.
La sua produzione è costituita da:
• una parte filosofica
• una parte politico-ideologica
• una parte economico-sociologica (quella che rimane, tutt’ora, viva)
• studi storici
La critica di Marx ha origine dal concetto di alienazione, che egli intende in modo diverso sia da Hegel che da Feuerbach.
L'alienazione non appartiene solo alla coscienza, ma è caratteristica anche del mondo reale, dell'attività dell'uomo.

L'analisi di Karl Marx è materialistica perché egli considera che i diversi fattori strutturali materiali, in particolare tecnologici ed
economici, siano determinanti per lo sviluppo della storia umana, e quindi anche per la creazione di un ordine sociale.
Questa visione della storia si differenzia nettamente dall’idealismo hegeliano, che poneva invece, alla base dei cambiamenti
politici e sociali, la politica, la filosofia, etc., ossia quelli che Marx chiama elementi sovrastrutturali.
Marx ritiene che l’unico soggetto della storia sia la società nella sua struttura economica, e per questo le forze produttive
giocano un ruolo fondamentale.
Marx afferma che il “modo di produzione” della vita materiale della società è determinato: - dal livello di sviluppo delle “forze
produttive della società”
- dai “rapporti di produzione”, in particolare dai rapporti di proprietà che determinano se una società è divisa in classi o no
I rapporti di produzione sono la base della struttura economica della società sulla quale si eleva la sovrastruttura ideologica
(filosofia, religione...) e giuridica (stato, partiti, diritto).
l modo di produzione della vita materiale condizionano il processo sociale, politico e spirituale della vita.

Studia i cambiamenti della società moderna legati allo sviluppo del capitalismo, ossia un modo di produzione radicalmente
diverso dai suoi precedenti storici, costituito da due elementi:
• il capitale: ossia i mezzi di produzione usati per produrre merci
• il lavoro salariato: l’insieme dei lavoratori che, privi dei mezzi di produzione, vendono la propria forza lavoro in cambio di un
salario
Il capitalismo è un sistema classista e nella società capitalista sono presenti due classi:
• la borghesia, ossia i capitalisti proprietari dei mezzi di produzione
• il proletariato, ossia la classe operaia priva dei mezzi di produzione. La forza-lavoro è l'unico “bene” che l'operaio può
vendere per procurarsi il lavoro.
Il rapporto fra classi è conflittuale, fondato sullo sfruttamento.

Marx chiarisce che sono le condizioni materiali a determinare la nascita di determinate idee, ogni ideologia è figlia quindi del
suo tempo e lo giustifica.
La materialità dell'esistenza costituisce la struttura (economia, sfera della produzione), mentre le idee non sono altro che
sovrastruttura (cultura, politica, religione, morale, arte, diritto etc.), derivante e determinata. Le sovrastrutture ideologiche, a
loro volta, influenzano la struttura, e determinano la voglia di cambiamento.
KITSCH

Espressione di una modernità asservita alla produzione e al consumo, che ritrova in questi surrogati dell'arte dei mezzi per
soddisfare la propria ambizione di possesso.

HEIDEGGER
Qual è l'essenza dell'opera d'arte?
Il problema dell'origine dell'opera d'arte è la provenienza della sua essenza. L'artista è l'origine dell'opera. Non c'è uno senza
l'altro.
L'opera d'arte non è solo cosa, trasmette qualcos'altro.

PONTY
Ponty pubblica il suo testo più conosciuto, la Fenomenologia della percezione, nel 1945; si tratta della sua tesi di dottorato e
susciterà reazioni discordanti.
1. La percezione come modalità origInaria della coscienza
Lo studio della percezione, condotto senza pregiudizi dagli psicologi, finisce per rivelare che il mondo percepito non è
una somma di oggetti, nel senso che le scienze attribuiscono a questo termine; che la nostra relazione con esso non è
quella tra un pensatore e un oggetto del pensiero; e, infine, che l'unità della cosa percepita, sulla quale molte coscienze
concordano, non è assimilabile a quella di un teorema, come è stato riconosciuto da vari pensatori, né l'esistenza
percepIta è assimilabile all' esistenza ideale.
La percezione è qui intesa in relazione a un tutto che, di principio, è comprensibile solo attraverso alcune sue parti o alcuni
suoi aspetti. La cosa percepita non è un'unità ideale posseduta dall'intelligenza, come ad esempio una nozione geometrica, è
una totalità aperta all'orizzonte di un numero indefinito di vedute prospettiche che concordano secondo un certo stile, stile
che definisce l'oggetto in questione.

ARCHITETTURA
Come insegna la fenomenologia, tra l’uomo e il mondo esiste una coimplicazione originaria, che crea un “campo” all’interno
del quale si abita il mondo. L’architettura contemporanea tenta sempre più di tradurre nelle costruzioni il ritmo dell’esistenza,
costruendo un’esperienza completamente diversa dalle altre arti, proprio perché ci permettono di “abitare” per fruire. Tra i
molti gli architetti che si ispirano a questa nuova modalità di pensare l’abitare, possiamo ricordare Stephen Holl (1947), che
nel costruire il Museo di arte contemporanea di Helsinki, Kiasma (1998), rende omaggio esplicitamente all’opera di Merleau-
Ponty.
CINEMA
FOTOGRAFIA

Le fotografie parigine di Atget precorrono la fotografia surrealista.

AURA IN FOTOGRAFIA

es. Blossfeld, Sander, Ray, Freund


RAY

FREUND

Ha fotografato Frida Kahlo, Virginia Woolf..

SU ALCUNI MOTIVI DI BAUDELAIRE


CHOC

CULTURA VISUALE
ESTETICA ORIENTALE

Che significato può avere il vuoto? Per quanto riguarda la tradizione occidentale, tradizionalmente viene interpretato come
“mancanza”, incompiutezza, quindi in definitiva, come qualcosa di negativo. Acquisisce un valore fondamentalmente
positivo, però, quando parliamo di esperienza mistica, nella quale il contatto diretto e totale con il divino avviene grazie al
“vuoto” preliminare dell’ uomo.
In Oriente, invece, possiede un valore diverso...

L’ estetica del buddhismo chan (cinese) e zen (giapponese) valorizza da sempre la funzione estetica e meditativa del vuoto,
acquisendo così una forma tipica che la connota in modo antitetico alla filosofia occidentale
Elemento fondamentale del buddhismo è il fatto di configurarsi come una “pratica di vita”. La tensione caratteristica di
questa forma di vita è una resa estetica dall’ accordo necessario con la dominante naturale. Più che essere dominato dalla
volontà di fare, di realizzare, l’ artista orientale è quindi attento alla costituzione di un vuoto di volontà che permette alla vera
azione di realizzarsi.

LA STANZA DEL THE


Se è vero che «l’ uso artistico del vuoto è osservabile in quasi tutte le forme artistiche dell’ Estremo oriente», vi è però un
luogo in cui il vuoto sembra concentrare e mettere in massima evidenza la sua presenza e la sua funzione: questo luogo è il
sukiya, la stanza da tè. Il vuoto che in questo luogo si celebra, oltre che fisico ed estetico, è morale e mentale.
[...]
Le stesse finestre, formate da intelaiature a grata che risaltano sullo sfondo luminoso – ma non trasparente – della carta di
riso, riprendono il motivo composito del pavimento e delle pareti, in modo che il gioco misurato, quasi geometrico, di linee
scure e superfici chiare, è presente in ogni parte della sukiya. È così che si rendono manifeste e addirittura sensibili in maniera
unitaria e coerente tanto la presenza che la funzione dialettica del vuoto: nessun ragionamento discorsivo né alcuna
dimostrazione logica potrebbero illustrare meglio di questa rappresentazione sensibile il contenuto del passo taoista «essere
e non essere si danno nascita tra loro».

WABI-SABI
Le due parole sono riunite in un’ unica estetica o tipologia di bellezza – wabi-sabi – [...] Wabi può essere tradotto con
«povertà» e all’ inizio della sua storia aveva tutte le connotazioni negative di questo stato. La vita del contadino – dura,
modesta e spoglia – è wabi.
Wabi dal punto di vista estetico si riferisce a quella sorta di rozzezza che si può riscontrare in un cappello da contadino: abiti
quotidiani, poco costosi, cose che continuano a essere utilizzate molto dopo che si sono consumate e rotte. [...] Wabi inteso
come bellezza è umiltà, asimmetria e imperfezione, una bellezza fatta di disgregazione, di terra, foglie autunnali, erba nella
siccità, piume di corvo. Per queste ragioni, apprezzare il wabi è un’ affermazione del mondo e una sorta di rifiuto della sua
trasformazione per il puro piacere. Wabi dal punto di vista estetico è una connessione con il mondo nella sua imperfezione
[...] Sabi significa «solitudine». Che ha a sua volta origine in una parola che è ampiamente negativa. In parte si può pensare a
sabi come allo stato soggettivo che è appropriato per l’ esperienza del wabi: una sorta di desolazione o depressione
meditativa che può essere dolce.

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