Termine indefinibile perché definibile in tanti modi.
PLATONE: qualità metafisiche, si rifà ai concetti di armonia, simmetria e forma. Il bello
platonico coincide con l’idea di bene. I principi elencati sopra vengono riproposti in maniera diversa in base all’arte o espressione artistica a cui vengono applicati (es. nell’architettura di un palazzo le simmetrie devono essere empiriche, sensibili e non relegate al piano metafisico) [pag. 154] o Il bello non è “oggetto prodotto” (né risultato di tecnica o ingegno) o origine di una poetica ma coincide con il BENE, è un’idealità reale e non può essere limitata dalle esperienze sensibili. [pag. 158] VITRUVIO [pag. 159] SOFISTI: Gorgia, bellezza= attributo retorico del discorso, capace di costruire illusioni. Definizione legata all’aspetto formale e all’uso che ne si fa. [pag. 158] ARISTOTELE: esclude la tecnica sola come origine dell’arte, che è data da un’unione della potenza creativa e della tecnica. Genera piacere ed è dettata dall’ordine. [pag. 158] TOMMASO D’AQUINO: Bellezza sensibile. Ripresa vecchi temi. Affinità tra bello e bene, ma il bello non è la causa finale ma la causa formale. Dimensione conoscitiva dell’immagine, piacere provocato dall’oggetto stesso (legato sempre ai concetti di proporzione, ecc) per vie sensibili (vista e udito). [pag. 159-160] Rinascimento: divisioni, da un piano ideale sta emergendo l’importanza di uno spazio umano concreto legato alle relazioni tra esperienza e ragione o uomo e natura. (le visioni classiche non scompaiono) La misura e la proporzione, medianti la raffigurazione del corpo umano, sono il “modello” per le arti visive. Accostamento Artista e Dio nella misura in cui entrambi creano forme che si prestano alla visibilità. Accostamento di bellezza e arte. L’arte non è più degradazione dell’idea ma una nobilitazione emblematica ed essenziale che l’artista indirizza verso la bellezza. L’arte non è degradazione dell’idea perché non è più mera copia ma è rielaborazione del processo creativo (creazione) [pag. 160-161] Due correnti di pensiero: 1. Assolutizzazione simbolica, sigillo stilistico di un senso veritativo dell’arte. 2. Frantumazione fondata sulla pluricategorialità del piacere e sull’abbandono delle convenzioni e delle categorie. Scissione tra bellezza OGGETTIVA, ritenuta proprietà, qualità (ideale o reale) e una visione SOGGETTIVA del bello, riferita al piacere che suscita, al gusto dei soggetti e allo scopo che deve soddisfare (Platone vs. sofisti). Tra questi si stabiliscono punti di vista MEDIATORI. [pag. 156-157] 1700, nascita estetica: si continua a insistere sul carattere metafisico della bellezza. Sono centrali le definizioni di bellezza in quanto “unità” o “uniformità” nella varietà (ripresa dalla definizione di Leibniz di armonia), ritorno alle origini. L’accettazione della VARIETÀ indebolisce la valenza strettamente soggettiva del gusto (se il bello è vario allora il gusto deve essere oggettivo e viceversa). [pag. 155] o Antichi: bellezza arbitraria fondata sull’abitudine a delle proporzioni. I MODERNI sono invece in grado di coglierne l’ oggettività e la permanenza, il senso che prescinde dalle scelte storiche o psicologiche. [pag. 162] LEIBNIZ: parla della bellezza come “uniformità nella varietà” [pag. 162] influsso della filosofia empirista Locke DIDEROT: visione mediatrice. Dice che la bellezza è la “percezione dei rapporti”, relazione del bello, che appartiene sia alle intrinseche qualità espressive delle cose, sia alla loro ricezione percettiva. [pag 163] BAUMGARTEN, Gottlieb: parte da Diderot ma per lui la bellezza è un certo “accordo”, ma all’interno di una dimensione radicata nella sensibilità, nelle sue parti sottili e confuse. WINCKELMANN: neoclassicismo. Influenza sensuale Baumgarteniana. Ma il bello artistico non è mera imitazione della natura ma come nei greci ne è la sua modellazione in forme ideali, capaci di coglierne l’essenza. [pag. 164] KANT: La bellezza non è per Kant un campo che possa venire sottomesso a un giudizio scientifico bensì l’orizzonte sentimentale di un giudizio di gusto soggettivo (di ogni soggetto in quanto tale) e disinteressato, distante dalla morale quanto dalla conoscenza, con un’esclusiva finalità formale. Vi è poi una bellezza artistica, che attraverso la nozione di genio (talento naturale che da le regole all’arte), riporta al mondo della natura. [pag. 164- 165] l’attività di genio produce idee estetiche, dove il legame tra la sensibilità e la ragione suscita dei fronte all’opera non una sola rappresentazione, mimetica e definitoria, bensì molteplici rappresentazioni, sempre irriducibili a qualunque verbalizzazione normativa. IRRIDUCIBILE SPECIFICITÀ ANTROPOLOGICA. [pag. 165] Nel romanticismo non esiste il tentativo di definire la bellezza, viene vista come un’impropria volontà di razionalizzare che ne tradisce l’intrinseca verità. Il bello non è un gioco formale, tantomeno la ricerca di una regolistica misura o di una perfetta imitazione della natura: è un ideale filosofico che viene inseguito allargando attraverso l’arte il tradizionale spettro espressivo della filosofia. [pag. 165] o SCHILLER e GOETHE grazia, bellezza in movimento attraversata dal caso, una bellezza in cui non domina un’astratta necessità bensì la libertà della creazione, l’impulso costruttore. [pag. 165-166] HEGEL: manifestazione sensibile dell’idea (ma strettamente legato al senso mistico- simbolico. [pag. 156]. La bellezza è una realtà simbolica dove la poesia è l’incontro del genio con i misteri (o le tragedie), della natura e della storia. Il bello è definito (in polemica con Kant) “soggettivizzazione” della bellezza, come la forma sensibile dell’idea. Il bello può essere soltanto artistico poiché l’idea incarna il suo contenuto spirituale in forme storico-sensibili. [pag.166] Crisi definitoria del concetto di bellezza, che si andrà aggravare quando viene introdotto il principio di libertà espressiva dell’artista. [pag. 155] VICTOR HUGO: le molteplicità delle forme brutte (e non l’armonia della bellezza) sono le sole capaci di dire la complessità dell’arte. grottesco [pag.166] BAUDELAIRE: Bello elemento duplice composto da un elemento eterno, invariabile e indeterminabile e da un elemento relativo, occasionale (epoca, moda, la morale, passione). Progressivo abbandono dell’aspetto “eterno” di bello (es avanguardie, abbandono convenzioni). Morte dell’arte, squilibrio tra il contenuto spirituale dell’arte e le sue forme, che porta ad una banalizzazione dell’arte stessa. [pag. 156] NIETZSCHE: l’arte apollinea è ormai attraversata da un impulso dionisiaco, spirito di ebbrezza e di trasgressione eccedente. [pag.167] 1900: distruzione dell’idea classica di bello con le avanguardie. [pag.167]