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piante C3

Piante caratterizzate da una fissazione fotosintetica del carbonio realizzata


da un solo enzima, la Rubisco, che è la modalità più diffusa negli organismi
vegetali.
Tramite il metabolismo fotosintetico tutte le piante convertono la CO 2 in

carboidrati, ma lo fanno in modo diverso suddividendosi in almeno tre gruppi.


La denominazione ‘piante C3’ si è originata dalla constatazione che, nella

conversione della CO2, la prima molecola stabile che si forma è l’acido

fosfoglicerico cioè un composto a tre atomi di carbonio.


La serie di reazioni biochimiche che realizza la fissazione del carbonio nelle
piante C3 va sotto il nome di ciclo di Calvin-Benson. L’acido fosfoglicerico,

si forma per la reazione della CO2 con uno zucchero a 5 atomi di

carbonio, il ribulosio 1,5 bisfosfato. L’incontro tra la molecola di CO2 e il

ribulosio 1,5 bisfosfato è la reazione di carbossilazione, catalizzata da un


enzima, la ribulosio bisfosfato carbossilasi/ossigenasi detta anche RubisCO,
che è l’enzima chiave del ciclo di Calvin ed è l’unico enzima carbossilante
nel ciclo fotosintetico delle C3.

Di conseguenza la Rubisco è la proteina solubile maggiormente presente


nel cloroplasto ed è una delle più abbondanti nella biosfera.
Le piante a C3 sono generalmente piante che hanno il loro habitat nei climi
temperati.

Si chiamano a C3 poiché il primo composto organico della fotosintesi è una


catena carboniosa a 3 atomi di carbonio, la 3-fosfo gliceraldeide o
gliceraldeide 3-fosfato (3PGAL), che esce dal ciclo di Calvin.

Le piante a C3 sono fotosinteticamente attive di giorno, mentre di notte


chiudono gli stomi e diventano consumatrici di ossigeno.

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Il processo avviene all'interno di un'unica cellula.

Le piante C3 fotosintetizzano efficientemente solo a temperature moderate


(la massima efficienza si ha a 20 °C) poiché, essendo gli stomi aperti di
giorno, una temperatura eccessiva induce un aumento della traspirazione di
acqua dalle foglie.

Il ciclo di Calvin-Benson della fotosintesi clorofilliana è un processo


metabolico ciclico che avviene nello stroma del cloroplasto e che utilizza ATP
e NADPH provenienti dalla fase luce-dipendente per sintetizzare glucosio.

Questo ciclo costituisce la cosiddetta fase oscura della fotosintesi ed è


indipendente dalla luce.

Il processo fissa una molecola di CO2 a una molecola a 5 atomi di carbonio, il

ribulosio-1,5-bisfosfato, grazie a un enzima chiamato RuBisCO (ribulosio-1,5-


bisfosfato carbossilasi ossigenasi); una serie di reazioni permettono la sintesi
di glucosio e fruttosio.

Il glucosio è costituito da sei atomi di carbonio mentre la CO2 ne ha uno solo.

Si arriva alla formazione di un composto instabile a 6 atomi di carbonio, che


immediatamente si decompone in due molecole a 3 atomi di carbonio, il
3-fosfoglicerato (acido 3-fosfoglicerico, PGA)

Ogni 6 molecole di CO2 fissate nel ciclo di Calvin-Benson, si ha la formazione

di 12 molecole di gliceraldeide-3-fosfato (3PGAL)

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CLOROFILLA

La clorofilla è un pigmento di colore verde,è presente nei grani dei


cloroplasti delle cellule vegetali, o negli organismi procarioti che realizzano
la fotosintesi clorofilliana.

.La clorofilla è una sostanza chimica presente nei cloroplasti delle piante, che permette alle
piante di assorbire e utilizzare la luce.

Nelle piante la clorofilla viene sintetizzata a partire dal succinil-CoA e dalla


glicina, nonostante l'immediato precursore della clorofilla a e b sia la
protoclorofilla.

Negli eucarioti non sono presenti clorofille, ma considerando quelle dei cianobatteri
plastidiali degli archeplastidi ("piante") si potrebbe impropriamente dire siano
presenti due diversi tipi di clorofilla:

•la clorofilla a, che assorbe soprattutto la luce blu-violetta e rossa


•la clorofilla b, che assorbe soprattutto la luce blu ed arancione.

Altri pigmenti minoritari sono i carotenoidi, che assorbono un ampio spettro della
luce blu e che riflettono la luce arancio.

Le piante appaiono verdi, poiché le lunghezze d'onda del verde sono le meno
assorbite dai cianobatteri plastidiali delle piante. Le clorofille degli altri eubatteri
(come i cianobatteri a vita libera e molti proteobatteri) sono leggermente diverse.

La clorofilla è una clorina prodotta attraverso lo stesso processo metabolico


delle porfirine come l'eme, alle quali è strutturalmente simile.
La molecola ha una struttura ad anello, al centro del quale c'è un
atomo di magnesio che ha la funzione di mantenere la struttura rigida per
evitare che l'energia solare si disperda sotto forma di calore prima che possa
essere utilizzata per il processo fotosintetico.

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Dall'anello poi parte una lunga catena idrofoba che serve per ancorare la
molecola di clorofilla alle membrane tilacoidi.
Vi sono alcune forme differenti che avvengono naturalmente, ma la più
universalmente diffusa tra le piante terrestri è la clorofilla a.
La clorofilla è vitale per la fotosintesi che permette alle piante di ottenere energia
dalla luce.

Le molecole di clorofilla sono specificamente posizionate e circondate da complessi


proteici chiamati fotosistemi che sono racchiusi nei tilacoidi dei cloroplasti.

In questi complessi la clorofilla serve a due funzioni principali.

La funzione della gran parte della clorofilla, fino a diverse centinaia per fotosistema,
è di assorbire la luce e trasferire l'energia ad una coppia specifica di clorofilla nel
centro di reazione del fotosistema. A causa della selettività della clorofilla rispetto
alla lunghezza d'onda assorbita, le aree della foglia contenenti la molecola
appaiono verdi.

Esistono due tipi di fotosistemi:

•il fotosistema I o P700


•il fotosistema II o P680
"700" e "680" indicano la lunghezza d'onda in nanometri in cui i due diversi accettori
primari hanno il loro picco di assorbimento.

La funzione del centro di reazione della clorofilla è utilizzare l'energia assorbita e


trasferita dall'altra clorofilla nel fotosistema per provocare una separazione di
cariche, una specifica reazione di ossidoriduzione in cui la clorofilla dona un elettrone
a una serie di intermediari molecolari lungo la cosiddetta catena di trasporto
degli elettroni.

La clorofilla del centro di reazione caricata (P680+) è poi ridotta nuovamente allo
stato di equilibrio acquisendo un elettrone.

Nel fotosistema II l'elettrone che riduce il P680+ proviene infine dall'ossidazione


dell'acqua in O2 e 4H+ ad opera del complesso evolvente ossigeno.

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Tra l'altro grazie a questa reazione gli organismi fotosintetici producono ossigeno
gassoso costituendo la fonte di quasi tutto l'ossigeno presente nell'atmosfera
terrestre.

Il fotosistema I lavora tipicamente in serie col fotosistema II così il P700+ del


fotosistema I è normalmente prodotto dal fotosistema II attraverso intermediari
nella membrana tilacoide.

Il flusso di elettroni prodotti dalla clorofilla del centro di reazione è usato per
trasportare gli ioni H+ attraverso la membrana tilacoide creando un potenziale
chemiosmotico usato prettamente per produrre energia chimica da ATP.

Quegli elettroni infine riducono il NADP+ in NADPH, un riducente universale


utilizzato per ridurre il CO2 in zuccheri come anche per altre riduzioni biosintetiche.

I complessi clorofilla-proteina del centro di reazione sono in grado di assorbire


direttamente la luce e produrre separazione di cariche senza altri pigmenti
clorofilliani.

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