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Per biofilm si intende una comunità di cellule microbiche adese ad una superficie, inglobate in una matrice
polisaccaridica secreta dalle cellule stesse. I biofilm si formano su substrati umidi, solidi, naturali, su tessuti
molli e duri di organismi viventi e piante. Sono ubiquitari. L’unità strutturale del biofilm è la microcolonia.
Essi sono costituiti da una:
• componente biotica → microbi (batteriovirus, protozoi, muffe, lieviti, alghe unicellulari)
• componente abiotica → rappresentata dalla sostanza organica e inorganica che rimangono
intrappolate nel liquido.
Nei biofilm i microbi compiono il loro ciclo vitale, quando poi muoiono rilasciano DNA che contribuisce alla
viscosità del mezzo.
Pe quanto riguarda la componente biotica distinguiamo:
➢ BIOFILM POLIMICROBICI → si formano in ambiente non sterile
➢ BIOFILM MONOMICROBICI → si formano in distretti dell’organismo che dovrebbero essere sterili o
nelle superfici di strumenti medici invasivi come protesi, cannule e catetere.
Le cannule sono sottili tubicini di materiale plastico o di acciaio (aghi) che vengono somministrati per via
endovenosa per somministrare farmaci o sostanze nutritive. La formazione del biofilm può avvenire per:
asepsi cutanea, assenza di pulizia del catetere o per persistenza catetere venoso in situ.
I cateteri urinari vengono utilizzati per favorire l’eliminazione di urina contenuta nella cavità vescicale. La
cateterizzazione uretrale, può essere usata per 1-2 gg al fine di sopperire ad una temporanea incapacità del
paziente di eliminare l’urina.
In alcune circostanze la cateterizzazione può essere permanente per lunghi periodi di tempo con maggior
possibilità di infezioni a carico del tratto urinario.
La matrice è costituita da esopolisaccaridi (EPS). Quest’ultimi forniscono alla comunità microbica moltissimi
vantaggi tra cui:
Per quanto riguarda la formazione del biofilm, esiste un sistema di comunicazione tra cellule batteriche
della stessa specie detto quorum sensing: un sistema di regolazione trascrizionale che utilizza molecole
segnale (solitamente omoserina lattone nei Gram- e peptidi nei Gram+).
Il quorum sensing dipende dalla densità cellulare: le molecole segnale non hanno effetto fino a che la
densità della popolazione è bassa. Nel momento in cui la popolazione batterica raggiunge una
concentrazione critica, si accumula una quantità adeguata di molecola segnale che attiva la popolazione
cellulare a svilupparsi in biofilm.
Una volta formato il biofilm, i batteri continuano a comunicare tra loro per controllare l’equilibrio del
biofilm e la produzione di fattori di virulenza come il rilascio di enzimi e tossine.
RESISTENZA DEI BIOFILM BATTERICI AGLI AGENTI ANTIMICROBICI
La resistenza antimicrobica dei biofilm non è genotipica cioè portata da plasmidi, trasposoni o
legata ad eventi mutazionali) ma è dovuta a strategie multicellulari e o alla capacità delle singole cellule,
interne al biofilm, di differenziarsi in uno stato fenotipico tollerante l’azione degli antimicrobici.
I meccanismi responsabili della resistenza possono essere diversi:
• ritardata penetrazione dell'agente antimicrobico attraverso la matrice del biofilm
• un alterato tasso di accrescimento dei microrganismi all’interno del biofilm
• cambiamenti fisiologici dei microrganismi inclusi nel biofilm in risposta alle condizioni ambientali
• formazione di cellule persister
Nel biofilm c’è un gradiente di ossigeno e di nutrienti, infatti nella parte più profonda si trovano gli anaerobi
e solitamente sono forme quiescenti necessitano di meno nutrienti per cui si trasformano in forme a basso
metabolismo e per tale motivo sono dette anche persistenti; in quanto resistano anche agli antibiotici che
agiscono solo su vie metaboliche attive. Più precisamente si ritiene che una sottopopolazione di
microrganismi del biofilm acquisisca un particolare fenotipo (PERSISTERS), altamente protettivo.
L’agente antimicrobico pur riuscendo a penetrare attraverso la superficie del biofilm non è in grado di
eliminare tutti i microrganismi poiché parte di questi si trovano in uno stato persistente che conferisce loro
una ridotta sensibilità agli antibiotici. Tale fenomeno è indotto dall’adesione a superfici oppure dal quorum
sensing.
PLACCA DENTALE
La placca dentale rappresenta una complessa comunità microbica che si riscontra sulla superficie del dente.
Occasionalmente la placca può accumularsi al di sopra dei livelli compatibili con lo stato di salute della
cavità orale, portando ad una variazione delle specie microbiche della placca ed a predisporre la bocca
all’insorgenza di malattie. La sua calcificazione porta alla formazione del tartaro.
Le zone maggiormente colonizzate sono: le facce approssimali, le aree delle superfici lisce vicino al margine
gengivale e il solco gengivale.
Lo sviluppo del biofilm nella placca può essere distinto in diverse fasi.
1) Nel momento in cui la superficie del dente viene ripulita le molecole dell’ospite si depositano sulla
superficie del dente per formare la pellicola acquisita
2) Successivamente si ha l’adsorbimento dei microrganismi con le molecole della pellicola acquisita
sulla superficie del dente, si instaurano quindi interazioni fisico-chimiche tipo forza di Wan der
walls e interazioni specifiche tra adesine batteriche e recettori della pellicola acquisita → (adesione
irreversibile).
3) Dopo circa 24 h della formazione della placca prevalenza streptococchi (95%) quasi assenti batteri
anaerobi obbligati. I pionieri si moltiplicano formando microcolonie.
4) Si verifica poi il fenomeno di co-aggregazione di microrganismi a batteri già adesi e questo
comporta una diversificazione della popolazione microbica della placca. Dopo 1-3 giorni, i
colonizzatori secondari (Gram- anaerobi) aderiscono ai Gram+ (batteri/batteri, co-aggregazioni
specifiche) e si moltiplicano. Qui si assiste ad una diminuzione del potenziale redox
5) Successivamente si ha la crescita e la maturazione di biofilm quindi la comunità diventa più
complessa con presenza di diversi strati microbici di cocchi, bacilli e fusobatteri. In secondo luogo si
assiste anche alla colonizzazione da parte di microrganismi icroaerofili e anaerobi aerotolleranti
(Prevotella, Actinobacillus e Capnoctophaga)
6) Poi si ha l’adesione, microrganismi anaerobi stretti quali Porphyromonas, Tanneralla,
Fusobacterium, Aggregatibacter, Treponema, detti anche colonizzatori tardivi che aderiranno a
microrganismi già presenti formando la placca stabilizzata. In questa placca si riconoscono
disposizioni microbiche stratificate particolari a «panocchia di granturco»
7) Infine, si ha il distacco delle cellule dal biofilm ad una fase planctonica (di solito nella saliva) che
faciliterà la colonizzazione di nuovi siti. Nella placca matura la pellicola acquisita è da tempo
degenerata e i microrganismi si ritrovano a contatto diretto con lo smalto dei denti
Anche nella placca dentale i batteri nel biofilm hanno un’aumentata resistenza ai farmaci antiobiotici.
Fusobacterium agisce da ponte fra i colonizzatori tardivi (Eubacterium spp.) e colonizzatori primari
(streptococchi)
Le condizioni ambientali su un dente non sono uniformi, le differenti superfici variano come fonte di
materiali nutritizi e nel grado di protezione. Queste differenze si riflettono sulla composizione della
popolazione microbica per cui potremmo osservare due tipi di placca:
✓ Placca sottogengivale
✓ Placca sopragengivale (placca delle superfici lisce, placca interprossimale, placca dei solchi)
La placca subgengivale → a livello del margine è simile a quella delle superfici lisce; nella profondità del
solco invece è caratterizzata da una minore quantità di matrice intercellulare, infatti troviamo cocchi o a
volte anche spirochete
La placca dei solchi delle facce occlusali → ha una composizione più semplice, qui si ha una carenza di
nutrienti e troviamo per lo più Gram+. Anche la sua organizzazione è semplice senza formazioni a palizzata
e a pannocchia.
La placca interprossimale → ha una massiccia presenza di placca tra gli spazi interprossimali. Troviamo
sempre gram+ tra cui streptococchi e Actinomyces
1) Si ha prima la demolizione di macromolecole in molecole più piccole capaci di essere acquisite più
facilmente
2) Dopodichè le molecole vengono acquisite mediante vari trasportatori. Il trasportatore di zuccheri
più noto è il sistema di trasporto delle fosfotrasferasi (PTS)
Il sistema PTS ha un ruolo cruciale nei batteri orali quando la carenza dei fattori nutritivi diventa un fattore
limitante e la specie batterica deve cercare di reclutare gli zuccheri, anche se presenti in tracce, come
succede ad esempio fra un pasto e l’altro.
TARTARO SOTTOGENGIVALE ha un colore rossiccio per la presenza di piccole emorragie gengivali. E’ più
consistente e si deposita nelle profondità del solco gengivale. Trovandosi al di sotto della gengiva non è
immediatamente visibile e contribuisce alla formazione della tasca parodontale collegata alla parodontite.
Il tartaro sottogengivale provoca spesso alitosi.
L’igiene orale quotidiana non è sufficiente a rimuovere placca e batteri in particolar modo negli spazi
interdentali e in eventuali sacche presenti all’interno delle pareti gengivali.
Il tartaro provoca l’infiammazione permanente delle gengive e il più spesso è il responsabile delle malattie
parodontali
Al fine di evitare l’insorgere di carie e il propagarsi di patologie come piorrea e gengivite è necessario la
rimozione meccanica del tartaro.
I prodotti che si usano per prevenire la formazione del tartaro contengono zinco o polifosfati in grado di
inibire la mineralizzazione rallentando così l’accrescimento dei cristalli e riducendo la coalescenza.
Questi composti possono inoltre esercitare un’attività antimicrobica inibendo l’ATP sintetasi un enzima
importante per il controllo del pH intracellulare dei batteri orali.
Nel tartaro sono state individuate 22 specie, ma predominano per lo più Streptococchi e Actinomiceti.
Tra i vari batteri ricordiamo B. matruchotii che è in grado di incorporare calcio e fosfato per formare
depositi intracellulari di fosfato di calcio.