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SUI BIOFILM
Autori:
Enrique Orihuel Iranzo, Ramón Bertó Navarro, Juan José
Canet Gascó, Fernando Lorenzo Cartón, Alma Milvaques
Cucart and Maria Sanz Puig
2 CHRISTEYNS
Biofilm, una presenza
comune e pericolosa
Una delle principali preoccupazioni per quanto riguarda l’igiene
nell’industria alimentare è la formazione di biofilm. Le condizioni
ambientali presenti all’interno di un’industria alimentare favoriscono
in molti casi la presenza di una varietà microbica molto diversificata,
che può comprendere microrganismi patogeni in grado di formare
biofilm, come Listeria monocytogenes, Salmonella enterica,
Escherichia coli o Pseudomonas aeruginosa.
Malgrado la presenza di biofilm sia comune a qualsiasi tipo di industria
alimentare, esistono una serie di condizioni che ne favoriscono la
presenza: superfici porose o con imperfezioni, ambienti con un alto
livello di umidità, residui di materia organica o depositi di calcare e
ovviamente una contaminazione microbica.
La presenza di biofilm è particolarmente preoccupante perché,
all’interno di un biofilm, i microrganismi sfruttano una barriera
protettiva che li protegge da tutti i tipi di stress ambientale, nonché
dall’azione degli agenti antimicrobici comunemente utilizzati nelle
industrie alimentari nei processi di pulizia e disinfezione. All’interno
della matrice polimerica del biofilm la penetrazione e la diffusione dei
principi attivi microbicidi è difficile e, pertanto, solo i microrganismi
che si trovano nella regione più esterna del biofilm saranno esposti
a una concentrazione letale del prodotto. La parte rimanente dei
microrganismi verrà in contatto con una concentrazione subletale
del disinfettante che, non solo non sarà in grado di eliminarli, ma
potrebbe anche provocare la comparsa di cellule resistenti.
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Cosa sono
i biofilm?
I biofilm sono colonie di microrganismi uniti tra loro e adese a un
substrato solido, che fornisce loro stabilità, nutrienti e protezione.
Sono circondati da una matrice mucillaginosa formata da un
conglomerato di diversi tipi di biopolimeri - noti come Extracellular
Polymeric Substances (EPS) - che costituiscono il supporto della
struttura tridimensionale del biofilm.
Un biofilm consente alle cellule microbiche uno stile di vita
completamente diverso rispetto allo stato planctonico, facilita
la crescita dei microrganismi e li protegge da fattori ostili, come i
disinfettanti, consentendone la sopravvivenza.
Le sostanze esopolimeriche (EPS) sono fondamentali per la
formazione di un biofilm e con la loro molteplicità forniscono
diverse funzioni che consentono la sopravvivenza delle cellule nel
biofilm contro le aggressioni esterne e la loro capacità di espandersi.
La complessità della matrice di un biofilm e il livello di protezione
che questo stile di vita fornisce ai microrganismi fanno sì che la
loro formazione rappresenti un rischio significativo per la sicurezza
alimentare e che il controllo del biofilm richieda l’applicazione di
specifiche procedure igieniche, nonché l’uso di strumenti adatti.
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Le fasi della formazione
di un biofilm
La formazione di biofilm sulle superfici segue un processo sequenziale
che inizia con l’adesione delle cellule microbiche alla superficie. Ciò
si traduce nella formazione di microcolonie, che inducono le cellule
raggruppate tra loro a cambiamenti fenotipici grazie ai quali queste
cellule si adattano al nuovo ambiente e iniziano a produrre EPS per
formare la matrice del biofilm e consentirne la crescita. Il biofilm
maturo ha una struttura che si estende perpendicolarmente alla
superficie, spesso a forma di fungo, e dotata di canali attraverso i
quali possono circolare acqua e sostanze nutritive.
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Esiste una grande varietà di EPS che possono formare la matrice del
biofilm, a seconda dei microrganismi presenti, delle forze di taglio in
fase di formazione, della temperatura e della disponibilità di nutrienti.
Come illustrato nella Figura 2, la formazione di un biofilm inizia con
l’adesione dei microrganismi a una superficie, seguita dalla loro
crescita e colonizzazione. Successivamente, si formano la matrice
extracellulare e i canali interstiziali, fenomeno influenzato da un
meccanismo di comunicazione tra i microrganismi chiamato quorum
sensing. Una volta che il biofilm è maturo, inizia la fase di dispersione,
in cui piccoli frammenti di esso si staccano e colonizzano altre
superfici, dove possono sviluppare un nuovo biofilm. In questo modo,
la formazione iniziale di un biofilm su una superficie in un punto
specifico del processo produttivo può portare alla sua espansione
in diversi punti dell’industria alimentare.
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Di cosa sono fatti
i biofilm?
I biofilm sono di solito formati contemporaneamente da più specie
microbiche: batteri, muffe, alghe, ecc. e si insediano su superfici che
ne favoriscono l’adesione (porose, graffiate o ruvide) o che sono state
sottoposte a un inadeguato programma di lavaggio e disinfezione.
In generale, i componenti principali della matrice del biofilm sono
acqua, polisaccaridi, proteine, acidi nucleici, lipidi e altri biopolimeri.
La struttura del biofilm è influenzata dall’EPS nonché da molti altri
fattori, come le condizioni idrodinamiche, la concentrazione dei
nutrienti, la mobilità batterica, la comunicazione intercellulare e gli
ioni metallici che possono trovarsi nell’ambiente.
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Raccomandazioni per
controllare i biofilm
La presenza di biofilm sugli impianti rappresenta un rischio
elevato per la sicurezza alimentare e può anche causare problemi
di funzionamento delle apparecchiature. I biofilm svolgono una
funzione protettiva nei confronti dei microrganismi che ospitano,
riducendo l’efficacia dei trattamenti di disinfezione.
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Biofilm multispecie e
l’industria alimentare
La coesistenza di diversi tipi di microrganismi nello stesso ambiente
favorisce la formazione di biofilm multispecie. Infatti, sebbene la
formazione di biofilm mono-specie sia possibile in laboratorio, i
biofilm trovati nell’industria alimentare sono per lo più costituiti da più
specie batteriche o anche da una combinazione di specie batteriche
e fungine. Ad esempio, biofilm di Bacillus cereus, E. coli, Shigella spp.
e S. aureus sono stati rilevati negli impianti di lavorazione delle uova
o del latte (Jan et al., 2011; Sharma e Anand.2002) o biofilm di Listeria
spp., Staphylococcus spp. e Vibrio spp. sono stati isolati in macchinari
industriali nelle industrie di lavorazione del pesce (Gutiérrez et al.,
2012; Shi & Zhu, 2009).
All’interno dei biofilm multispecie, possiamo trovare un’ampia varietà
di microrganismi che crescono molto vicini gli uni agli altri. Ciò
promuove la creazione di interazioni interspecie, che possono dare
origine a nuove funzioni o sviluppare differenti capacità. Questi tipi
di interazioni possono giocare un ruolo chiave, sia nel mantenimento
della struttura del biofilm che nello sviluppo di funzioni specifiche.
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Ad esempio, è stato osservato che possono aumentare la resistenza
agli agenti antimicrobici, aumentare la virulenza nei processi infettivi
o migliorare la degradazione dei composti organici (Roder et al.,
2016). L’organizzazione spaziale delle specie all’interno del biofilm
e la possibilità di condividere i polimeri che formano la matrice
determina il loro grado di persistenza nei biofilm multispecie, nonché
la loro resistenza ai trattamenti di lavaggio e disinfezione.
Molti dei microrganismi patogeni di origine alimentare possono
aderire a un gran numero di superfici e formare biofilm nella maggior
parte delle condizioni ambientali che si possono trovarde all’interno
di un impianto di produzione alimentare. In ogni caso, un batterio che
si trova in forma planctonica in un’industria alimentare e si deposita
su una superficie che contiene un biofilm, tenderà ad unirsi ad esso,
potenziando la diversità microbica al suo interno. Per questo, la
presenza di un biofilm nell’industria alimentare, anche se si tratta di
un microrganismo non patogeno, è un problema perché può favorire
ad eventuali microrganismi patogeni di potersi unire ad esso.
All’interno di un biofilm multi-specie si possono trovare gradienti
di ossigeno e nutrienti che ne favoriscono l’eterogeneità. Pertanto,
i batteri incorporati all’interno si possono trovare in un gran numero
di microambienti specifici. (Bidrier et al., 2015). Ciò favorisce che
questi biofilm possano ospitare anche microrganismi con condizioni
di crescita specifiche. In questo senso, è stato dimostrato che i biofilm
di Pseudomonas spp. facilitano l’adesione di Campylobacter jejuni, un
microrganismo che necessita di condizioni microaerofile per crescere
(Ica et al., 2012). Inoltre, è stato osservato che specie batteriche
come E. coli, P. aeruginosa, L. monocytogenes, S. aureus o S. enterica,
sono in grado di adattarsi a questa eterogeneità mediante lievi
cambiamenti nella loro espressione genica. I batteri quindi si adattano
al microambiente circostante, dando origine a diversi fenotipi, che
contribuiscono all’eterogeneità batterica all’interno del biofilm.
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Biofilm e agenti
patogeni
La persistenza di L. monocytogenes, Salmonella spp. e altri
microrganismi patogeni sugli impianti di lavorazione alimentare è
strettamente correlata alla presenza di biofilm.
Listeria monocytogenes
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Salmonella
Campylobacter
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Successivamente, quando si trova in condizioni ambientali idonee
al suo sviluppo, questo biofilm rilascia i batteri in esso contenuti,
facilitando così il loro ingresso nella catena alimentare e provocando
la contaminazione degli alimenti.
Questo stud io conclud e che Campylobacter spp può facilmente
percepire un ambiente ostile e cercare di proteggersi formando un
biofilm per rilasciare successivamente batteri che possono entrare
nella catena alimentare. Occorre quind i valutare come prevenire
questo fenomeno, sia a livello della alterazione della matrice del
biofilm per poter agire sui batteri, che a livello della prevenzione
della sua formazione.
Pseudomonas spp.
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Staphylococcus spp.
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Strumenti rapidi per
controllare ed eliminare i
biofilm
Nelle industrie alimentari, la validazione dei processi igienici è
fondamentale per garantire che le superfici a contatto con gli alimenti
siano nelle adatte condizioni igieniche prima di iniziare la produzione.
Questa validazione include il controllo della presenza di residui fisici
o chimici e di microrganismi indesiderati.
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Il prodotto viene applicato a spruzzo, sotto forma di schiuma, sulle
superfici da campionare; con il successivo risciacquo viene rimosso
il prodotto e la presenza del biofilm è segnalata dalla persistenza
della colorazione. TBF® 300 è un grande aiuto per il controllo di
contaminanti microbici sulle superfici mentre altri sistemi alternativi,
che identificano solo i microrganismi catalasi positivi, non sono in
grado di rilevare la loro presenza quando sono inglobati in un biofilm.
D’altra parte, esistono altri sistemi per verificare la presenza di un
biofilm che sono costosi e complessi e generalmente richiedono
l’uso di specifiche apparecchiature.
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Storie di successo sulla
rimozione dei biofilm
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Controllo del biofilm in un impianto di imbottigliamento
Era stata segnalata la presenza di una contaminazione microbica
nelle confezioni di bevande analcoliche. Non tutte le confezioni
o lotti produttivi risultavano contaminati, ma la contaminazione
si manifestava in modo discontinuo. Questa è una indicazione
indiretta della possibile presenza di biofilm, che vengono portati via
(microrganismi presenti nelle porzioni che si staccano dal biofilm) dal
flusso della bevanda in circolazione e depositati nei contenitori. Parti
del circuito sono state smontate per l’ispezione visiva e per applicare
il kit di rilevamento del biofilm TBF® 300. In alcune giunzioni e
curve del circuito è stata osservata una persistente colorazione rosa
che ha dimostrato la presenza della matrice esopolimerica del biofilm
(Figura 5).
Figura 5. Presenza di biofilm rilevati dal colore rosa prodotto dal kit TBF® 300.
La presenza di biofilm è stata rilevata sulle valvole e nelle filettature di collega-
mento tra le tubazioni dell’impianto.
È stata messa a punto una procedura per il controllo dei biofilm, con-
sistente nel ricircolo, dopo una fase iniziale di risciacquo e lavaggio
alcalino, del prodotto MIDA® SAN 328 EC alla dose del 3% per 3 ore.
Successivamente è stato effettuato un risciacquo con acqua fino alla
completa rimozione di ogni residuo. Dopo questi trattamenti non è
stata rilevata la presenza di alcun biofilm ed i risultati microbiologici
effettuati dall’azienda hanno verificato l’assenza di contaminazione
microbica. È stato stabilito un protocollo preventivo che prevede
il trattamento periodico degli impianti con MIDA® SAN 328 EC in ag-
giunta alla normale procedura di sanificazione.
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Controllo del biofilm su superfici aperte
La presenza di una inaccettabile contaminazione microbica nel prodo-
tto finito, inclusa la presenza di L. monocytogenes, è stata segnalata da
diverse industrie alimentari. Nell’affrontare il problema, la prima fase
dello studio consiste nel determinare le cause, in gran parte legate alla
presenza di biofilm sulle superfici che entrano in contatto diretto con
gli alimenti in lavorazione. L’utilizzo del kit TBF® 300 si è dimostrato
uno strumento fondamentale per rilevare la presenza di biofilm, che
agiscono come nicchie di contaminazione e ostacolano l’azione dei di-
sinfettanti, favorendo la persistenza delle cellule microbiche.
Le seguenti fotografie (Figure 6, 7 e 8) mostrano i risultati posi-
tivi della presenza di biofilm, rilevati con il kit TBF® 300, su diverse
superfici di industrie alimentari che si sono poi dimostrate, dopo i
relativi test microbiologici, essere la causa di contaminazioni del
prodotto finito da parte di microrganismi alterativi e patogeni.
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Figura 7. Presenza di biofilm in dosatori a tramoggia.
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Conclusioni
La presenza di microrganismi alterativi e patogeni nelle industrie
alimentari è relativamente frequente, in quanto possono venire veicolati
negli impianti di produzione in molteplici modi. Una volta presenti nelle
strutture produttive, una combinazione di vari fattori determina la loro
capacità di sopravvivere, diventando così un potenziale pericolo per
l’alimento in lavorazione.
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Soluzioni specifiche per controllare tutti i
tipi di biofilm nell’industria alimentare