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VITERBESE
CENNI DI MICOLOGIA
Premessa
In questo opuscolo troverete le notizie basilari che ogni raccoglitore di funghi dovrebbe
ben conoscere. Si tratta di un agevole strumento di supporto al breve corso di formazione
micologica necessario per l'ottenimento dell'autorizzazione alla raccolta dei funghi epigei
come previsto dalla Legge Regionale del Lazio 5 agosto 1998, n° 32.
Come Associazione Micologica Ecologica Viterbese siamo convinti che in così poche
lezioni non sia possibile far conoscere e riconoscere la realtà micologica dei nostri
ambienti, ma tale corso può diventare un'ottima occasione per illustrare la metodologia
corretta per il riconoscimento dei macrofunghi e soprattutto chiarire quelle poche regole
comportamentali che possono aiutare a conservare e rispettare gli ambienti naturali a noi
così cari e magari invogliare chiunque ad associarsi per condividere questa comune
passione.
I funghi erano classificati, fino a poco tempo fa, come un gruppo appartenente al regno
vegetale, mentre attualmente sono stati collocati in un gruppo separato, il Regno dei
FUNGHI. La micologia, cioè lo studio e la classificazione di questi organismi, ha sempre
creato non poche difficoltà e disaccordi tra gli studiosi, sin da tempi remoti: a tal proposito
si ricorda l'interpretazione che fece di questo gruppo il grande Linneo, inventore della
tassonomia binomia (classificazione di ciascun organismo vivente secondo genere e
specie) ancora oggi in uso per classificare il mondo vivente; Linneo, nella difficoltà di
inserire i funghi nel suo sistema tassonomico, istituì nel 1767 il genere Chaos, cui attribuì
natura animale, per comprendere i funghi allora conosciuti. Dopo Linneo molti scienziati
hanno continuato a studiare e ad approfondire le conoscenze su questi organismi, ma solo
nel '900 si è consolidata la micologia, e solo in questi ultimi decenni si stanno acquisendo
informazioni più profonde a riguardo.
Ciò che si raccoglie nel bosco e che generalmente chiamiamo fungo, non è altro che il
frutto di un organismo microscopico che cresce sotto terra a cui é stato dato il nome di
micelio. Il micelio è formato da un groviglio di tanti filamenti ramificati costituiti da cellule
filiformi e sottilissime dette ife. Quando le condizioni ambientali ed atmosferiche sono
ideali, questo fruttifica e da vita al fungo (tipico per ogni specie) detto carpoforo che
produce le spore per la riproduzione.
Con il termine epigeo si indicano tutte quelle specie in cui il carpoforo si sviluppa sopra il
livello del terreno e che rappresentano la buona parte dei funghi noti ai raccoglitori. Le
specie in cui il carpoforo si sviluppa sotto il livello del terreno sono chiamate ipogee; a
questo gruppo appartengono i famosi tartufi. Vengono definite poi semiipogee le specie
che crescono sotto terra, ma con la parte superiore che fuoriesce appena dal terreno a
maturità per favorire così la dispersione delle spore.
Ora cercheremo di capire quanto sia importante conoscere e, soprattutto, rispettare questi
organismi che sono stati creati per "mangiare" e non per essere mangiati e che quindi
rivestono principalmente un ruolo fondamentale nell'ambito delle relazioni tra gli organismi,
vegetali ed animali, che costituiscono un ecosistema.
Un ecosistema può essere considerato come una macchina che produce sostanza
vivente, utilizzando l’energia solare partendo da sostanze inorganiche (anidride carbonica,
acqua, sali minerali). Ogni macchina ha bisogno di energia, gli ecosistemi utilizzano quella
del Sole, che nel nostro pianeta ne è la fonte primaria, e la trasformano in energia chimica,
che è l’energia della vita. Le piante verdi infatti, grazie alla clorofilla, immagazzinano
energia nelle sostanze organiche che costruiscono, come i carboidrati, dei quali si nutrono
esse stesse o gli animali.
Caratteri organolettici
Il sapore é importante per identificare le specie dei diversi generi, specialmente riferito al
lattice dei lattari, oppure alla carne dei boleti. Può essere dolce, amaro, acre, pepato, di
farina, di ravanello, legnoso, di pesce, ecc. Questo si può percepire subito o dopo una
adeguata masticazione. L’odore è importante per determinare il genere che si vuole
analizzare, basandosi sugli odori delle specie note e farne il confronto.
Morfologia
Vi proponiamo nella figura 1 i disegni schematici di alcuni funghi, riproducendo le forme e
le famiglie più comuni e più note con la rispettive denominazioni principali. Ogni specie ha
delle caratteristiche specifiche che vanno osservate, specialmente quelle che rendono
possibile la differenza rispetto al sosia pericoloso. Di seguito saranno evidenziate le
principali caratteristiche morfologiche delle diverse parti di cui è costituito il carpoforo
(cappello, imenio, gambo, veli, carne).
Cappello
Gli elementi importanti da osservare, alcuni rappresentati nella figura 2 con disegni
schematici, sono: le dimensioni del diametro; il colore nei diversi stadi di crescita e
condizioni atmosferiche; l'aspetto morfologico. Quest'ultimo può essere: convesso,
depresso, pianeggiante, globoso, ecc.; il disco (la parte centrale) può risultare: umbonato,
ombelicato; il margine (la parte periferica) può essere: liscio, striato, involuto; il
rivestimento può essere: viscido, asciutto, igrofano, verrucoso, squamato, fibrilloso,
zonato, ecc.
Imenio
L'imenio costituisce la parte fertile del carpoforo, cioè dove si trovano le spore; nel nostro
caso è costituito da lamelle, da tubuli oppure da aculei. È un particolare di grande aiuto
per la determinazione. Nel caso delle lamelle possono essere rispetto al gambo: distanti,
smarginate, adnate o decorrenti. Delle lamelle va anche osservato il colore ed il loro
portamento. Rispetto a quest’ultimo aspetto le lamelle si posso presentare: rade, fitte, con
lamellule, biforcate.
Sui tubuli va osservato: colore e presenza di viraggio. Nei pori (estremità dei tubuli) va
osservato: il colore, se concolore ai tubuli oppure differente, nonché la loro forma.
Sugli aculei vanno osservati: il colore e l'inserzione sul gambo.
Gambo
Importanti da osservare sono: le dimensioni in proporzione al diametro del cappello; si
dice corto se la sua lunghezza é molto inferiore, medio se é all'incirca uguale, grande se é
più lungo; la posizione rispetto all’inserzione sul cappello: centrale, eccentrico, laterale; la
sua forma risulta: cilindrica, obesa, claviforme; la base: normale, attenuata, bulbosa,
radicata, volvata; la struttura: omogenea, eterogenea, piena, cava; se la superficie é
concolore al cappello oppure diversa; l'ornamentazione può essere, reticolata, granulosa,
fibrillosa, squamata; la presenza di veli.
Veli
Alcuni generi appena nati, per proteggere il carpoforo, sono avvolti da un velo generale,
detto anche universale, che lo copre interamente (ad esempio nello stato di ovulo delle
amanite); alcuni altri generi da giovani sono muniti di veli parziali, i cosiddetti anelli, a
protezione dell'imenio.
Carne
Va distinta la carne del cappello da quella del gambo; accertare la presenza di lattice o
meno; la consistenza può essere: compatta, molle, fibrosa, cassante, il colore iniziale e la
possibile presenza di viraggio (cambiamento di colore).
CARATTERISTICHE ECOLOGICHE
L'ecologia di un fungo, detta anche habitat, riguarda l'ambiente di crescita in relazione
anche alle piante con cui convive. Le caratteristiche ecologiche sono anche aspetti di
Strada S. Nicolao n° 9 01100 – Viterbo – C.F. 90107730567
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ASSOCIAZIONE MICOLOGICA ECOLOGICA
VITERBESE
crescita che ogni specie manifesta; in particolarmente si dice: solitario quando cresce
singolo, gregario quando diversi esemplari crescono vicini, cespitoso quando diversi
esemplari sono uniti alla base, allineati che crescono in fila, a circolo crescenti a forma di
cerchio; oppure, terricolo che cresce sulla terra e lignicolo sul legno .
LA RACCOLTA
Il modo corretto per la raccolta del fungo è raccoglierlo intero, esercitando sul gambo, ove
possibile, una breve e delicata torsione.
Per quanto riguarda l’abbigliamento del raccoglitore, pur non essendoci regole precise, si
consiglia di utilizzare:
- vestiti a strati in modo da potersi spogliare o rivestire a seconda delle necessità;
- coprire gambe e braccia per evitare graffi, punture di insetti o morsi velenosi;
- calzature comode ed adatte alle caratteristiche del terreno ed alle condizioni
meteorologiche;
- coltello per la sommaria pulizia dei funghi raccolti e cesto forato per il loro trasporto.
MICOTOSSICOLOGIA
Generalità e contaminazione dei funghi
Per quanto riguarda il potere nutritivo dei funghi, si deve ricordare che questi non possono
essere considerati a tavola un alimento indispensabile all'alimentazione umana. E' vero
che possono essere eccellenti dal punto di vista organolettico e che contengono anche
sostanze con alto valore nutritivo, ma in quantità così ridotte, se paragonati ad altri
alimenti, da rendere inaccettabile un'alimentazione solo a base di funghi. Si calcola che
l'equivalente di un chilo di carne bovina sia di qualche decina di chili di canterelli!
La composizione media di un fungo è per il 90% d'acqua, per il 3% di proteine, per il 3,5%
di carboidrati e per il resto di grassi, di sostanze minerali, di fibre grezze, di vitamine e di
aromi. In paragone ad altri alimenti, l'apporto nutritivo più rilevante è in sostanze minerali
(soprattutto potassio e acido fosforico).
Purtroppo a volte però possono causare spiacevoli conseguenze. Non tutte le persone
riescono a digerire i funghi, indipendentemente dal loro grado di commestibilità, ciò si può
verificare sia con i funghi che con altri alimenti. Esistono anche allergie individuali per una
o più specie fungine. Non sempre gli avvelenamenti che si verificano dopo aver
consumato funghi sono da imputare alla loro tossicità. Infatti si rischia un'intossicazione
alimentare se:
● i funghi sono stati tenuti in buste di plastica;
● il fungo secco viene messo a bagno in contenitori non idonei;
Avvelenamento da Funghi
Fatte queste ultime note di attenzione possiamo incominciare il ragionamento sulla
tossicità come elemento caratteristico dividendo i principi tossici in due grandi categorie:
principi termolabili (eliminabili);
principi termostabili (ineliminabili).
Per le tossine termolabili cioè eliminabili col calore è necessario cuocere i funghi ad una
temperatura di 70 °C circa. Siamo in presenza di principi tossici la cui intensità è molto
variabile così come lo è il grado di disturbo causato; la pericolosità è però relativa essendo
sufficiente una cottura completa (minimo 15 minuti) per scongiurare pericoli. Tra i funghi
che sono portatori di tali principi ricordiamo: Amanita junquillea, Amanita rubescens, le
Amanita del gruppo vaginata (sottogenere Amanitopsis), Armillaria mellea s.l., Lepista
nuda, Clitocybe nebularis, Russula olivacea (e verosimilmente altre congeneri del
medesimo gruppo), i Boletus del gruppo del luridus, le Morchella, le Helvella, le Peziza,
etc.
Ben più pericolosi sono i principi tossici della seconda categoria; infatti qualsiasi intervento
operiamo sul fungo (bollitura, essiccamento, etc)i non modificano le sue caratteristiche di
tossicità. Anche in questo caso abbiamo varie gradazioni di tossicità che vanno da lievi
dolenzie a gravi e gravissimi avvelenamenti che possono culminare con la morte.
Certamente in molte sindromi la gravità è commisurata alla quantità ingerita, ma in molti
casi i principi tossici sono così nocivi che bastano pochi grammi di fungo per produrre esiti
disastrosi. I principi termostabili, ovvero ineliminabili anche con prolungata cottura, che
risiedendo nei funghi possono dare adito a due tipi di sindrome: a lunga o a breve latenza.
Al di là dell’intensità dell’avvelenamento è del tutto ovvio che le forme più pericolose sono
quelle a lunga latenza perché l’insorgenza ritardata della sintomatologia fa sì che gli
interventi curativi si possono praticare quando ormai i principi tossici sono saldamente
instaurati e il materiale ingerito è in buona misura già assimilato. Invece la precocità del
sintomo rende possibile, da un lato gli interventi curativi tempestivi e dall’altro la rimozione
indotta dell’ingerito non ancora del tutto assimilato. Da quanto detto emerge un concetto
importante: la diagnosi precoce è, comunque, un mezzo decisivo per una cura il più
possibile efficace. La capacità, da parte dell’intossicato, di descrivere appropriatamente il
fungo colpevole dell’avvelenamento è un utile strumento per la cura, così come lo è il
recupero di qualsiasi residuo fungino, sia esso crudo, cotto o emesso con vomito che,
tempestivamente inviato a un micologo, consentirà di risalire alla/e specie in questione e
permetterà di intraprendere l’iter curativo più idoneo.
La complessità della tossicologia non consente di consigliare un rimedio di pronto
soccorso valido per ogni tipo di sindrome; occorre che, ai primi sintomi, si contatti un
medico o meglio se si raggiunge al più presto un pronto soccorso ospedaliero. E’
comunque buona norma non cibarsi di funghi sconosciuti o dubbi.
Sindrome falloidea: è il caso più pericoloso e ad esso sono riferibili la maggior parte dei
decessi. Specie responsabili: Amanita phalloides , A. verna, A. virosa, Galerina marginata,
2. Il versamento, nonché il periodo di validità annuale del contributo di cui al comma 1, è da riferirsi alla data di rilascio ovvero di rinnovo
del tesserino regionale di autorizzazione.
3. Il contributo di cui al comma 1 non è dovuto qualora:
a) non si eserciti l’attività di raccolta dei funghi durante l’anno;
b) i raccoglitori di funghi epigei spontanei abbiano superato il sessantacinquesimo anno di età.
9. ( Modalità di raccolta)
1. La raccolta dei funghi epigei spontanei e degli altri prodotti del sottobosco è vietata durante le ore notturne, da un'ora dopo il tramonto
a un'ora prima della levata del sole.
2. Nella raccolta dei funghi epigei spontanei e degli altri prodotti del sottobosco è vietato l'uso di rastrelli, uncini o altri mezzi che
possano danneggiare lo stato umifero del terreno, il micelio fungino o l'apparato radicale della vegetazione.
3. E' vietato calpestare, danneggiare e distruggere la flora fungina anche delle specie non commestibili.
4. Il carpoforo raccolto deve conservare tutte le caratteristiche morfologiche atte a consentire la sicura determinazione della specie. E'
fatto obbligo ai raccoglitori di pulire sommariamente i funghi all'atto della raccolta e di riporli e trasportarli in contenitori rigidi ed aerati atti
a consentire la dispersione delle spore. E' vietato in ogni caso l'uso di contenitori di plastica per tutti i prodotti del sottobosco.
5. E' vietata la raccolta e l'asportazione, anche a fini di commercio, della cotica superficiale del terreno, salvo che per opere di
regolamentazione delle acque, per la manutenzione ordinaria e straordinaria della viabilità e per le pratiche colturali, fermo restando
l'obbligo dell'integrale ripristino dello stato dei luoghi.
10. (Divieti di raccolta)
1. La raccolta dei funghi epigei spontanei e degli altri prodotti del sottobosco è vietata:
a) nelle riserve naturali integrali regionali;
b) nelle aree ricadenti in parchi e riserve naturali regionali, individuate dai relativi organismi di gestione;
c) nelle aree specificamente interdette dalla Giunta regionale, su proposta degli enti locali interessati e sentita la commissione tecnico-
consultiva di cui all'articolo 12, per motivi silvo-colturali ovvero perché ritenute di particolare valore naturalistico o scientifico;
d) nelle aree ricadenti in parchi nazionali e riserve naturali statali, salvo diverse disposizioni dei competenti organismi di gestione.
2. La raccolta è altresì vietata nei giardini, nei parchi privati per tutta la loro estensione, e nei terreni di pertinenza degli immobili ad uso
abitativo per un raggio di almeno 100 metri, salvo che ai proprietari.
3. E' vietato inoltre raccogliere i funghi e gli altri prodotti del sottobosco nelle aree urbane a verde pubblico e per una fascia di 10 metri
dal margine delle strade di viabilità pubblica, nonché nelle aree recuperate da ex discariche e nelle zone industriali.
13. (Ispettorati micologici
1. Presso ogni azienda USL è istituito un centro di controllo micologico pubblico denominato ispettorato micologico, con funzioni, tra
l'altro, di informazione, identificazione e controllo dei funghi per prevenire fenomeni di intossicazione, nonché di supporto tecnico agli
ospedali in caso di intossicazione.
2. Gli ispettorati micologici sono istituiti utilizzando strutture già operanti e personale già dipendente delle aziende USL. 3. Gli ispettorati
micologici possono avvalersi, tramite apposita convenzione, ed escludendo in ogni caso l'instaurazione dí rapporti di lavoro dipendente,
della collaborazione delle associazioni micologiche di rilevanza nazionale o regionale per lo svolgimento delle funzioni di riconoscimento
delle specie fungine destinate all'autoconsumo e per altre attività.
14. (Corsi di formazione)
1. Le Province, i Comuni, le Comunità montane, le aziende USL, le associazioni micologiche di rilevanza nazionale o regionale e gli enti
pubblici o privati organizzano e svolgono, nell'ambito della programmazione regionale in materia di formazione professionale, corsi di
formazione micologica finalizzati al rilascio dell'attestazione di cui all'articolo 4, comma 5, lett. a), ovvero corsi per il conseguimento
dell'attestato di micologo secondo i criteri e le modalità di cui al decreto del Ministero della sanità 29 novembre 1996, n. 686, anche in
vista della assegnazione di personale agli ispettorati micologici.
15. (Vigilanza)
1. La vigilanza sull'applicazione della presente legge è demandata al personale del Corpo forestale dello Stato, ai nuclei
antisofisticazione e sanità dell'Arma dei Carabinieri, alle guardie venatorie provinciali, agli organi di polizia urbana e rurale, agli operatori
professionali di vigilanza ed ispezione delle aziende USL, alle guardie giurate campestri, agli agenti di custodia dei consorzi forestali e
delle aziende speciali, alle guardie giurate volontarie ed agli uffici di sanità marittima, aerea e di confine terrestre del Ministero della
sanità.
2. Le guardie giurate volontarie, addette ai compiti di vigilanza, devono possedere i requisiti di cui all'articolo 138 del testo unico delle
leggi di pubblica sicurezza, approvato con R.D. 18 giugno 1931, n. 773, ed essere riconosciute dal Prefetto competente per territorio.
3. Nelle aree protette nazionali e regionali la vigilanza viene svolta con il coordinamento degli enti di gestione.
16. (Sanzioni)
1. Per le violazioni delle disposizioni di cui al presente capo, salve le sanzioni più severe eventualmente stabilite dalle leggi vigenti, si
applicano le seguenti sanzioni amministrative pecuniarie:
a) da lire 100mila a lire 200mila per chi
1) esercita la raccolta senza avere versato il contributo annuale di cui all'articolo 5;
2) contravviene alle disposizioni relative ai limiti di raccolta di cui all'articolo 3;
b) da lire 100mila a lire 300mila per chi:
1) esercita la raccolta dei funghi in giorni della settimana diversi da quelli stabiliti dalla Provincia ai sensi dell'articolo 4, comma 10;
2) esercita la raccolta dei funghi in periodi di divieto ai sensi dell’articolo 11;
3) esercita la raccolta dei funghi nelle aree riservate ai sensi dell'articolo 6,comma 5;
c) da lire 200mila a lire 600mila per chi:
1) esercita la raccolta dei funghi senza il prescritto tesse-rino regionale di autorizzazione;
2) esercita la raccolta dei funghi nelle aree vietate a norma dell'articolo 10;
3) contravviene le disposizioni relative alle modalità di raccolta di cui all'articolo 9;
d) da lire 50mila a lire 100mila per le violazioni delle disposizioni di cui al presente capo non espressamente sanzionate.
medesima.
3. Ogni violazione delle disposizioni di cui al presente capo, fermo restando l'obbligo della denuncia all'autorità giudiziaria per i reati
previsti dalla legge ogni qualvolta ne ricorrano gli estremi, comporta altresì la confisca del prodotto raccolto che deve essere
consegnato ad enti di beneficenza ed assistenza ovvero ai soggetti titolari delle aree tabellate a raccolta riservata nel caso di prodotto
raccolto nelle aree medesime.
4. Nei casi di recidiva delle violazioni di cui al comma 1, lett. c), nn. 2 e 3, l'autorizzazione alla raccolta dei funghi è sospesa per un
periodo di un anno.
5. Per l'accertamento delle violazioni delle disposizioni di cui al presente capo e per l'irrogazione delle relative sanzioni si applicano le
disposizioni contenute nella legge 24 novembre 1981, n. 689 e nella legge regionale 5 luglio 1994, n. 30.
6. Delle sanzioni comminate per le violazioni di cui al comma '1, lett. c), nn. 2 e 3, viene apposta annotazione sintetica sul tesserino
regionale di autorizzazione.
Ricordiamo che il bosco ci ospita, quindi non disturbiamo con urla e schiamazzi, non
lasciamo nulla che non sia biodegradabile. Approfittiamo della sua ospitalità per rilassare
la mente ed il corpo, guardare con curiosità lo spettacolo che ci viene offerto,
meravigliandoci del perfetto disegno della natura. La sera a casa, saremo soddisfatti per
aver trascorso una giornata particolare.