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18 Farioli, Ferioli
Pelloni
Cenni storici
La radiologia nasce alla fine del 1800 con la scoperta dei raggi X a
cura di Wilhelm Conrad Röntgen. Era un fisico della Prussia (attuale
Germania Est), quasi tutte le scoperte di nuove metodiche
radiologiche sono dovute a fisici. Durante esperimenti con le correnti
elettriche, interpose la propria mano (o quella della moglie) tra queste
correnti e una pellicola fotografica ottenendo questa immagine. Per la
prima volta l'uomo è riuscito a osservare l'interno del corpo umano
senza doverlo aprirlo (come fa il chirurgo) o sezionarlo (come fa il
patologo). Dopo soli 6 anni Röntgen ricevette il premio Nobel per la
Medicina proprio grazie alla scoperta di questa radiazione prima
sconosciuta, che lui chiamò raggi X.
Successivamente la radiologia si è evoluta in modo estremamente
rapido. Partendo da questi primi esperimenti c’è stata una evoluzione
molto marcata e molto impetuosa che ha fatto si che ci fossero sempre nuove modalità e
possibilità per avere immagini del corpo umano, non solo utilizzando i raggi x ma anche:
Ultrasuoni (da cui è nata l’ecografia negli anni 60)
Da una diversa metodica di utilizzo dei raggi X la tomografia computerizzata (o
TAC) negli anni 70
Campi magnetici e radiofrequenze (da cui è nata la risonanza magnetica intorno
agli anni 80)
Isotopi radioattivi (da cui la medicina nucleare)
La radiologia (scienza dei raggi X) inizialmente era una metodica “artigianale” (un
professionista, il radiologo, con il proprio camice di piombo per proteggersi dalle radiazioni
che ben presto si dimostrarono pericolose osservava le pellicole radiografiche),
successivamente a questa si sono andate ad aggiungere varie metodiche: ecografia, TAC,
risonanza magnetica e medicina nucleare. Questo insieme di metodi viene definito
Diagnostica per immagini. Spesso però la radiologia e la diagnostica per immagini
vengono utilizzate come sinonimi.
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01 Diagnostica per Immagini A 16.10.18 Farioli, Ferioli
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interventi hanno potuto sostituire la chirurgia tradizionale. E' possibile svolgere operazioni
imaging guidate relativamente banali, come drenaggi di raccolta di liquidi, oppure più
complesse, come embolizzazioni intra arteriose, terapie con radiofrequenza e
alcoolizzazioni.
Sorgente di energia
Esistono tantissimi tipi di energia, alcuni di essi sono utilizzati per creare immagini del
corpo umano.
• Raggi X: sono i progenitori della diagnostica per immagini, ma sono ancoras molto
usati. Sono utilizzati per la radiologia, che si divide in “tradizionale” e “digitale”, e
per la tomografia computerizzata. Quest'ultima è la definizione corretta per
l'acronimo TAC (tomografia assiale computerizzata), anche se il termine giusto
sarebbe TC.
• Energia generata dagli isotopi radioattivi (come i raggi gamma): alla base della
medicina nucleare.
RADIOLOGIA
Tecnica di imaging che si basa sull'impiego dei raggi X. Si divide in radiologia
convenzionale (o tradizionale) e radiologia digitale (che sta prendendo largamente il
sopravvento).
Produzione dei raggi X: i raggi X sono presenti anche in natura, ma per la radiologia
abbiamo bisogno di raggi prodotti artificialmente usando il tubo radiogeno (o tubo di
Coolidge). Esso è un dispositivo contenuto all'interno delle macchine radiologiche. E'
costituito da un'ampolla, ovvero un contenitore di vetro dove viene creato il vuoto.
All'interno di questo dispositivo sono contenuti 2 elettrodi: un catodo (carico
negativamente) costituito da un filamento di tungsteno, e un anodo (carico positivamente)
costituito da un disco di tungsteno o molibdeno che, nelle apparecchiature TAC, ha la
capacità di ruotare su se stesso.
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Per produrre i raggi X si deve creare una corrente elettrica a bassa tensione a livello del
catodo; riscaldando il filamento di tungsteno si forma una nubecola di elettroni (carichi
negativamente) che staziona intorno al filamento, per effetto termoelettrico. Dal momento
che l'anodo è carico positivamente, abbiamo una differenza di potenziale tra anodo e
catodo, e gli elettroni vengono attirati con forza verso l'anodo. La produzione di elettroni è
proporzionale alla corrente elettrica che attraversa il filo. Questi impattano, con alta
energia, contro l'anodo dal quale vengono frenati. Da questo impatto scaturisce per il 99%
calore (non ci interessa, è un problema
per gli ingegneri che costruiscono
queste macchine, devono trovare un
modo per disperdere il calore, come la
rotazione dell'anodo) e per l'1% raggi
X.
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fascio che entra nel corpo è minore di quella del fascio che esce: i raggi vengono assorbiti
dalla materia biologica o vengono deviati.
• L'intensità del fascio. Un fascio molto potente verrà attenuato poco. Questo è un
parametro su cui deve agire l'operatore.
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Alcuni fotoni vengono fortemente
attenuati, quelli che passano attraverso
le ossa, non andranno ad annerire la
lastra per cui rimarrá di colore chiaro,
altri vengono attenuati poco ( quelli che
passano attraverso i polmoni, questi
hanno una densitá molto bassa e
verranno attenuati poco) riuscendo a
impressionare di nero la lastra. Ci
saranno aree poco impressionate
(bianche) molto impressionate (nere) e
impressionate parzialmente (grigie).
Ancora oggi si una il termine lastra fotografica perché in origine l’emulsione fotografica era
spalmata su una lastra di vetro. Oggi sono fatte su delle pellicole di plastica.
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• Ridotta risoluzione di contrasto: un’immagine radiografica non consente di
rappresentare sulla pellicola, come entità separate, due strutture anatomiche
(normali o patologiche) che attenuano i raggi X nello stesso modo, perché avendo 2
valori di attenuazioni (densitá) simili anneriscono allo stesso modo la pellicola. Per
far fronte a questo problema sono state messe a punto altre metodiche (ecografia,
Tac...), inoltre vengono usati prodotti chiamati mezzi di contrasto allo scopo di
accentuare il contrasto esistente tra diversi organi.
TERMINOLOGIA RADIOGRAFICA
Sulla base di ciò che abbiamo detto fino ad
ora, vediamo come vengono descritti i reperti
patologici in ambito di diagnostica radiologica
tradizionale così da essere in grado di
interpretare i referti della radiologia che
incontreremo molto spesso.
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Molto importante è il concetto di OPACITÀ. Su un’immagine radiologica abbiamo opacità
quando il coefficiente di attenuazione dei raggi x di un tessuto è aumentato, provocando la
comparsa di un minore annerimento della pellicola radiografica e l’immagine diventa
bianca.
Nell’immagine vediamo due RX torace a confronto: nel primo ho un torace sano. Nel
secondo vedo che il polmone sinistro si presenta molto più biancastro, è molto opaco, è
presente una massa radiopaca (ad esempio un tumore polmonare) che sostituisce l’aria e
attenua i raggi x più di quanto essa non faccia.
Attenuando di più i raggi x, fa si che il fascio emergente
da quella zona sia più debole e annerisca meno la
pellicola fotografica che conseguentemente risulterà
bianca.
Vediamo poi un ginocchio. confrontandolo con un
ginocchio normale, nell’omero presentato il tessuto
normale è sostituito da un tessuto molto più denso che
attenua molto di più i raggi x e provoca quindi la
comparsa di una radiopacità sulla pellicola radiografica.
L’esempio mostrato è un quadro di osteosarcoma osteoblastico.
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anatomici, evidenziare i piani retrostanti oppure di correggerle in parte migliorando i
contrasti, evitando al paziente ulteriori dosi di raggi (le immagini possono essere
schiarite, rese più scure, si può aumentare il contrasto, si possono ingrandire
facendo degli zoom)
Si possono archiviare in formato digitale all’interno di sistemi molto complessi.
Le immagini sono fruibili più facilmente, avendo a disposizione comodamente
anche immagini passate viene agevolata la diagnosi.
A proposito della fruibilità delle immagini digitali nella provincia di Modena dal 2004 esiste
un sistema chiamato PACS che permette di visualizzare tutte le immagini radiografiche
fatte negli ospedali dalla postazione dello studio del medico; è una rete provinciale che
mette a disposizioni dei medici tutte le immagini radiologiche che vengono eseguite negli
ospedali pubblici della provincia di Modena (è presente anche a Reggio Emilia e Bologna).
La tecnica digitale ha soppiantato in maniera ormai completa la tecnica tradizionale anche
per la maggiore fruibilitá, la più facile archiviazione e permette un risparmio dosimetrico
(miglioro digitalmente l’immagine per non dover eseguire una seconda lastra al paziente
se non fosse stata eseguita in modo ottimale)
Mezzi di contrasto
Il contrasto può essere di due tipi, il contrasto naturale o quello artificiale.
Il contrasto naturale è la nostra capacità di vedere su una
radiografia normale solo gli organi che hanno differenze di
assorbimento di raggi x particolarmente rilevanti tra di loro, per
cui si vedono molto bene le ossa che assorbono molti raggi X
quindi appaiono bianche, l’aria perché non li assorbe quasi
per niente e di conseguenza appare bianca mentre il resto
non viene visto bene. I vari distretti sono resi rappresentabili
grazie alla differente densitá rispetto agli organi vicini.
Quindi sulla base del contrasto naturale le indagini radiografiche sono a bassa risoluzione
di contrasto perché vediamo solo gli organi che hanno grandi differenze di contrasto tra
loro. Questo spesso non è sufficiente per certi apparati o organi, l’osso è il polmone lì
riesco a studiare, il resto faccio fatica.
Si può ricorrere quindi al contrasto artificiale, che è un artificio
che ci consente di accentuare il contrasto naturale esistente tra i
vari organi e i vari apparati introducendo attraverso varie vie e
modalità dei prodotti, chiamati mezzi di contrasto, in grado di
aumentare o ridurre l’attenuazione (assorbimento) del fascio di
raggi X.
I mezzi di contrasto sono quindi sostanze introdotte
nell’organismo (attraverso varie vie) in grado di modificare
l’assorbimento dei raggi X degli organi permettendo di
distinguere dei parenchimi e dei tessuti che altrimenti non
sarebbero tra loro differenziabili, in quanto dal punto di vista del
loro contrasto naturale presentano un indice di assorbimento dei
raggi X tra loro molto simile e un insufficiente contrasto radiologico, non verrebbero
rappresentati in modo sufficientemente evidente.
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I mezzi di contrasto vengono divisi in due gruppi:
Negativi o trasparenti che se introdotti in determinati distretti anatomici riducono
l’attenuazione dei raggi X (fondamentalmente rappresentati da gas come aria,
ossigeno e anidride carbonica), sono gas che hanno una bassissima densità
Positivi o opachi che aumentano l’attenuazione del fascio di raggi X essendo
formati da sostanze molto dense che assorbono tutti i raggi X, avremo come effetto
una opacitá molto forte.. Sono i più frequenti e utilizzati e vengono a loro volta divisi
in due gruppi:
1. Mezzi contrasto che possono essere iniettati per via endovenosa o arteriosa,
sono chiamati farmaci idrosolubili, solitamente sono formati da molecole che
contengono 3 atomi di Iodio che formano composti ad alto peso molecolare e
conseguentemente risultano molto radiopachi.
2. Mezzi di contrasti somministrati per bocca o per via rettale sono quelli non
idrosolubili (chiaramente non possono essere somministrati per via
endovenosa).
Questi mezzi di contrasto possono essere utilizzati per lo studio del tubo digerente,
esofago, stomaco… possono essere usati contrasti opachi in combinazione con contrasti
trasparenti, ovvero gli esami a doppio mezzo di contrasto (solfato di bario e anidride
carbonica).
Sempre lo stesso mezzo di contrasto somministrato per bocca può
essere usato per lo studio di intestino tenue, se invece viene iniettato per
via rettale (in combinazione o meno con la somministrazione di aria)
possono essere usati per lo studio radiologico del colon.
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Questi stessi contrasti possono essere somministrati in modo endocavitario (direttamente
dentro cavitá) dove attraverso il catetere si riesce ad opacizzare la vescica (cistografia
retrograda) e l’utero con la isterosalpingografia. Per effettuare invece le arteriografie si
devono iniettare i mezzi di contrasto
per via arteriosa e servono per
evidenziare ad esempio le stenosi
arteriose (dilatabili tramite la
radiologia interventistica direttamente
con un catetere a palloncino:
angioplastica). Se invece il contrasto
viene iniettato nelle vene viene
chiamato flebografia.
Questo è quello che è tuttora possibile realizzare in termini di immagini partendo dai raggi
X e dalla possibilitá di far incidere il fascio. Di raggi X che ha attraversato una area
anatomica di interesse o su una pellicola radiografica o su un device elettronico che è
capace di registrare quanto un fascio di raggi X è stato assorbito.
Se iniettiamo in un organo dell’aria questa non attenua per nulla il fascio di raggi X
incidenti sull’organo e pertanto renderá quell’organo più scuro, piú nero (nella
rappresentazione radiografica) se invece iniettassimo (ad esempio nello studio del canale
digerente) contemporaneamente un mezzo di contrasto opaco (solfato di bario) che un
contrasto trasparente (l’aria) realizziamo un esame che si chiama “a doppio contrasto”, la
finalitá di questa metodica è quella di creare un effetto di trasparenza che è provocato
dall’aria e un effetto di verniciatura, di spennellatura di contrasto opaco sulla superficie
dell’organo che diventa visibile grazie alla presenza di aria che lo ha disteso. Si mettono
assieme le proprietá dei contrasti positivi e di quelli negativi per realizzare una procedura
con cui si riesce a studiare la mucosa di certi organi. Questa tecnica può essere usata
nello stomaco (studio a doppio contrasto dello stomaco) sia del tenue (prisma del tenue a
doppio contrasto) sia per lo studio del colon (colon a doppio contrasto). Ne parleremo in
modo più approfondito quando studieremo la diagnostica per immagini del tubo digerente.
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Tomografia deriva dal greco ‘tèmnòmai’ che significa appunto “tagliare”: infatti è come se
“affettassimo” il paziente e ogni fetta la potessimo visualizzare sul piano assiale.
Il paziente entra nella macchina in cui c’è un tubo radiogeno che eroga raggi X ed è in
grado di “affettare” virtualmente l’addome, il torace o altri distretti d’interesse e di mostrare
immagini assiali.
Nell’elaborazione di una radiografia ad esempio del torace con tecnica digitale l’intervento
dell’elaboratore è modesto, marginale.
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Nella creazione di un’immagine TAC è invece
determinante l’intervento di un elaboratore
elettronico perché la modalità con cui l’immagine
si forma non può prescindere dalla presenza di
un’elaborazione elettronica.
Componenti di un’apparecchiatura TC
PRINCIPI FISICI
I principi su cui si basano i calcoli effettuati dall’elaboratore sono:
Il principio più importante su cui si basa la TAC è che, conoscendo l’energia del fascio di
raggi X emesso (energia del raggio incidente) e l’energia del fascio di raggi X emergente
(rilevato nel momento in cui arriva al detettore) è possibile calcolare di quanto questo
fascio è stato attenuato e in quali punti è stata subita questa attenuazione.
Nei procedimenti di calcolo per l’elaborazione dei dati si ha la formazione di una matrice
formata non solo da pixel (elementi di superficie), ma anche da voxel1: elementi in cui oltre
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Un voxel (volumetric picture element) è un'unità di misura del volume. Il voxel è
la controparte tridimensionale del pixel bidimensionale [Wikipedia]
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alla superficie si ha anche uno spessore, all’interno del quale vengono immagazzinate,
sotto forma di numeri, le informazioni che sono pervenute dall’elaboratore analogico
digitale.
Per cui, a ciascuna di queste aree corrisponde un valore numerico che poi viene
trasformato in un valore di densità (bianca, nera, grigia) che corrisponde all’attenuazione
che il fascio ha subito.
Dalla slide:
Nella ricostruzione dello strato corporeo, la sua superficie viene suddivisa in una matrice di
elementi di dimensioni uniformi (PIXEL). Per la determinazione dei valori di attenuazione
di ciascun pixel, l’oggetto viene diviso in una matrice costituita da 512 piccoli elementi per
lato di volume uniforme (VOXEL) e viene misurato il rispettivo coefficiente di attenuazione
da differenti punti di vista lungo un arco di circonferenza.
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Hounsfield) che corrispondono ai valori di densità del
tessuto adiposo.
Essendo quindi una lesione contenente tessuto
adiposo si tratta di un angiomiolipoma renale.
In questa TAC abbiamo invece una lesione localizzata
a livello epatico con valori di densità pari a 0 HU, che
sulla scala di Hounsfield corrisponde all’acqua. Si
tratta quindi di una cisti epatica.
La scala di Hounsfield inizialmente aveva dato grande speranza perché si pensava che ad
ogni valore di densità corrispondesse un tessuto normale e/o un tessuto patologico da
esso distinguibile.
In realtà si è poi scoperto non essere così. Ci sono infatti dei range di sovrapposizione tra i
tessuti, che non consentono, basandosi soltanto sui valori di densità, di distinguere tessuti
normali da tessuti patologici. E’ possibile fare questa distinzione solo per valori limite:
- valori molto bassi che indicano la presenza di aria
- valori molto alti (verso i 1000), che indicano la presenza in quella regione di tessuto
calcificato
- Valori intorno allo 0 che indicano la presenza di liquido sieroso/acqua
L’altro dato in più che possiamo sfruttare sono quei valori che abbiamo visto negli esempi
precedenti: valori intorno -150/-200 HU che corrispondo al tessuto adiposo.
Tutti gli altri valori (dai 20-30 HU fino ai 200-300 HU) sono valori aspecifici: per cui non è
misurando la densità che possiamo fare diagnosi (ad eccezione dei valori limite che
abbiamo visto precedentemente).
Per fare diagnosi è necessario completare lo studio con altre indagini: è fondamentale ad
esempio effettuare uno studio della vascolarizzazione dell’area d’interesse.
Quando si fa una TAC si fanno quindi una serie di scansioni assiali e partendo da queste,
come abbiamo detto, è possibile effettuare delle ricostruzioni multi-planari, cioè delle post-
elaborazioni rese possibili per il fatto che si hanno a disposizione immagini digitali.
E’ possibile effettuare diverse elaborazioni:
- Ricostruzioni multi-planari, come ad esempio sul piano sagittale, o coronale
- Elaborazioni tridimensionali con la possibilità anche di eliminare ad esempio le parti
scheletriche per osservare solo la componente molle, di vedere solo le parti in cui è
presente il mezzo di contrasto, oppure di lasciare in evidenza solo le parti ossee e
togliere le parti molli ecc.
Si tratta quindi chiaramente di una possibilità enorme che l’elaborazione elettronica ha
messo a disposizione per creare delle immagini che possano essere sfruttate a scopo
diagnostico.
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EVOLUZIONE APPARECCHIATURE TC
Le TAC hanno subito un’evoluzione molto importante:
- TC di prima generazione (fine degli anni ’70):
permettevano di creare una singola immagine ogni 45-50
secondi. Per fare una TAC addome potevano quindi
essere necessari 40-45 minuti.
- La TAC volumetrica in cui il tubo poteva continuare a ruotare intorno al paziente
mentre il lettino porta paziente entrava all’interno del gantry.
- TAC spirale multistrato: macchine multidetettore che hanno reso la metodica di
indagine estremamente rapida (la scansione dell’intero addome richiede circa 14-15
secondi contro i 40 minuti richieste dalle prime apparecchiature)
TERMINOLOGIA TAC
Dal momento che i valori della tac sono espressione della densità che un determinato
organo ha, e di conseguenza dell’attenuazione che ha indotto sul fascio di raggi X che lo
ha attraversato, la terminologia utilizzata riflette questa caratteristica.
I parenchimi/le strutture/le lesioni vengono quindi descritte in base alla loro densità.
Una lesione piena di acqua, ha una densità molto bassa. All’immagine appare come una
struttura nera rispetto al parenchima che gli sta intorno (cosi come nero appare il polmone
appunto perché pieno di aria). In questo caso la lesione viene definita IPODENSA.
Una lesione che presenta una densità sostanzialmente uguale a quella del parenchima
che gli sta intorno, viene definita ISODENSA.
Se invece la lesione è più bianca, vuol dire che ha una densità maggiore e viene quindi
definita IPERDENSA.
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Una volta iniettati e.v. opacizzano i vasi e rendono in questo modo ben visibili le strutture
vascolari, rendono meglio visibili le lesioni che possono essere presenti negli organi
parenchimatosi e consentono soprattutto lo studio della vascolarizzazione delle strutture
normali e delle eventuali lesioni in esse presenti.
Possono essere utilizzati anche mezzi di contrasto somministrati per bocca o per via
rettale (anche se vengono usati sempre più raramente): servono per rendere meglio
visibile il lume degli organi cavi (esofago, stomaco, tenue, retto..) soprattutto in determinati
esami TAC e per la valutazione di determinate patologie (esempio: entero-tac, colon-tac).
Vediamo ora il confronto tra due TAC, quella a sinistra effettuata senza mezzo di
contrasto, quella a destra invece con mezzo di contrasto. In quest’ultima, attraverso l’uso
del mdc, si ottiene una perfetta opacizzazione dell’aorta ed è possibile vedere la presenza
di un flep intimale, espressione di una dissecazione aortica. In questo caso quindi, tramite
la somministrazione di mdc è possibile fare diagnosi con grande confidenza e
accuratezza.
Quindi ad un’eventuale domanda “A cosa servono i mezzi di contrasto in TAC?”
- Servono a vedere meglio i vasi
- A studiare la vascolarizzazione delle lesioni
Facciamo un altro esempio:
Mettiamo a confronto TC del fegato sia senza mezzo di contrasto e.v. sia con mezzo di
contrasto e.v.
Nelle TC senza mdc le lesioni presenti a livello epatico non possono essere caratterizzate
unicamente sulla base della loro densità in quanto risultano essere del tutto aspecifiche; è
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necessario, per fare diagnosi, studiarne la vascolarizzazione e ciò può essere fatto solo
tramite somministrazione del mezzo di contrasto. Analizzando le caratteristiche di
vascolarizzazione possiamo infatti dire che una delle lesioni è espressione di una
patologia benigna quale l’ iperplasia focale nodulare, mentre l’altra lesione della TC
presenta caratteristiche di vascolarizzazione (sia nel tempo arterioso sia nel tempo
venoso) tipiche di un angioma.
INDICAZIONI CLINICHE
La TAC È una metodica estremamente utile per lo studio del torace (in particolare del
parenchima polmonare) e dell’addome superiore.
E’ possibile anche studiare il collo e l’addome inferiore anche se la qualità dell’immagine è
nettamente inferiore rispetto a quella della risonanza magnetica che è diventata forse la
metodica più accurata in assoluto per lo studio del collo e delle patologie degli organi in
esso contenuti, e dell’addome inferiore maschile e femminile.
E’ ottimale per lo studio dell’apparato scheletrico (per la valutazione delle componenti
corticali e spongiose); è meno accurata invece, per motivi che riguardano la risoluzione di
contrasto, per lo studio delle componenti molli (in cui si preferisce l’ecografia o la RM).
La TAC inoltre è la metodica che per prima ha permesso di osservare il sistema nervoso
centrale per la quale viene ancora ampiamente utilizzata, soprattutto nello studio delle
acuzie (traumi, emorragie, ictus ecc.). E’ stata invece soppiantata dalla risonanza
magnetica per lo studio in elezione (nei pazienti cioè che è possibile studiare e preparare
con calma) per patologie tumorali e patologie della sostanza bianca.
Vantaggi:
- Sono indagini rapidissime (in 2-3 minuti è possibile fare uno studio vascolare
completo del corpo)
- Ha una risoluzione spaziale eccellente: permette di vedere dettagli anatomici
raffinati
- Ampia disponibilità delle apparecchiature: ormai è disponibile quasi ovunque.
Nella provincia di Modena ad esempio è presente a Mirandola, a Carpi, a
Baggiovara (3), al Policlinico (3), a Castelfranco, a Vignola, a Sassuolo (2) e a
Pavullo.
La TAC è un’apparecchiatura quindi diffusa sul territorio provinciale e si presta
soprattutto ad un uso nelle emergenze/urgenze o nel primo livello diagnostico.
Limiti:
- Utilizzo di Raggi X: tra le metodiche a disposizione è quella più irradiante. Per
questo motivo una TAC viene effettuata su indicazioni precise, solo quando
strettamente necessaria (quando quello che pensiamo di poter vedere tramite TAC
non può essere visto con altre metodiche).
Ad esempio non viene effettuata una TAC per valutare l’eventuale presenza di
calcoli della colecisti: questi infatti possono essere benissimo osservati tramite
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ecografia, evitando in questo modo di esporre inutilmente il paziente a radiazioni
ionizzanti.
- Utilizzo di mezzi di contrasto iodati: si tratta di farmaci dotati di una certa
nefrotossicità Dovendo essere eliminati per via
renale, richiedono una buona funzionalità del
rene.
Sono farmaci poi che, anche se raramente,
possono dare reazioni allergiche: da quelle più
banali come i pomfi cutanei, a quelle più gravi
quali edema della glottide, spasmi bronchiali o
laringei che possono anche mettere a rischio la
vita del paziente.
- Pur avendo una buona risoluzione spaziale la TAC presenta limiti di risoluzione di
contrasto: alcune patologie (es. patologie degenerative della sostanza bianca,
patologie delle parti molli e del midollo spinale) risultano essere completamente
invisibili alla TAC. Sono invece evidenti con la risonanza magnetica che ha una
risoluzione di contrasto estremamente più elevata.
ULTRASUONI
Furono scoperti alla fine dell’800 quando i fratelli Curie, che studiarono poi estesamente la
radioattività, videro che alcuni cristalli (es. il quarzo) erano in grado di produrre un’energia
acustica particolare se sottoposti ad un campo elettrico. Questa energia venne definita
ultrasuono perché risultava non udibile alle frequenze dell’orecchio umano.
Questa energia ebbe un primo ambito di applicazione bellico in quanto venne utilizzata nei
sistema sonar delle navi durante la seconda guerra mondiale.
Poi continuò ad essere utilizzata come sistema sonar per rilevare la presenza di oggetti
sottomarini e nella navigazione commerciale.
Solo negli anni ’60 si intuì che questo tipo di energia ad ultrasuoni poteva essere applicata
alla medicina e venne utilizzata per creare una metodica chiamata poi ECOGRAFIA
utilizzabile a scopo diagnostico.
Negli anni ’60 l’ecografia venne introdotta nella clinica e poi a partire dal 1972 la
tecnologia cominciò ad evolvere in maniera rapida.
Gli ultrasuoni sono onde meccaniche elastiche con un andamento di tipo sinusoidale
caratterizzate da alcuni parametri fisici, di cui uno dei più importanti è la frequenza. Questa
corrisponde al numero di oscillazioni nell’unità di tempo e la sua unità di misura è l’hertz
(Hz).
Per definire un’onda acustica un ultrasuono è necessario che abbia una frequenza
superiore a 20000 Hz (frequenza superiore a 20000 cicli al secondo).
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- Lunghezza d’onda: distanza tra due picchi di
pressione consecutivi
- Ampiezza (A): altezza del picco di pressione
- Periodo (T): tempo necessario per compiere un
ciclo completo
IMPEDENZA ACUSTICA
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La riflessione del fascio ultrasonoro si verifica a livello delle cosiddette interfacce tissutali, i
punti in cui vengono a contatto due tessuti che hanno una diversa impedenza acustica.
L’impedenza acustica è la resistenza che ogni mezzo fisico (in questo caso parliamo di
mezzi biologici) oppone al passaggio degli ultrasuoni e dipende fondamentalmente dalla
densità tissutale e dalla velocità di propagazione degli ultrasuoni.
Per cui quando gli ultrasuoni incontrato un’interfaccia vengono in parte riflessi e in parte
trasmessi ai tessuti sottostanti.
Nel momento in cui il cristallo riceve il fascio riflesso e trasmette l’informazione
all’elaboratore elettronico questo forma un’immagine che dipende all’ecogenicità, ovvero
da quanto la struttura che il fascio di ultrasuoni ha incontrato ha riflesso o non ha riflesso il
fascio acustico.
Terminologia ecografica
- Possiamo trovarci di fronte a strutture che non riflettono il
fascio e nell’immagine appaiono nere. Queste strutture
vengono definite TRANSONICHE O ANECOGENE.
- Le strutture che riflettono in maniera importante il fascio
acustico (riflettono il fascio molto di più rispetto agli
organi/tessuti che gli stanno intorno) vengono definite
IPERECOGENE e all’immagine appaiono bianche.
- Le strutture che riflettono il fascio in maniera analoga ai
tessuti che gli stanno intorno vengono definite
ISOECOGENE.
- Le strutture che riflettono meno il fascio rispetto alle
strutture vicine vengono definite IPOECOGENE e
appaiono all’immagine leggermente più scure.
In questo caso vediamo invece una struttura bianca; questo vuol dire che ha riflesso il
fascio di ultrasuoni di più rispetto al parenchima epatico che gli sta intorno (ipoecogena).
Ha una densità tissutale maggiore, molte più interfacce. In questo caso possiamo solo dire
che si tratta di una struttura solida. Poi sono le caratteristiche semeiologiche che ci
possono orientare meglio sul tipo di lesione, ma fondamentalmente non possiamo, avere
solo con l’ecogenicità, la certezza di che tipo di lesione si tratti.
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Di solito le strutture solide ipoecogene sono quelle che destano maggiori sospetti, sono
quelle che più frequentemente sono associate a lesioni non benigne.
In questa ecografia abbiamo invece lesioni isoecogene: si intravedono, per effetto massa,
una grossa lesione del lobo sinistro del fegato che ha la stessa ecogenicità del
parenchima epatico normale. Anche in questo caso possiamo solo dire, basandoci
sull’ecogenità, che si tratta di una lesione solida.
Con le indagini ecografiche per fare previsioni sul tipo di lesione analizzata, cosi come
nella TAC, è importante andarne a valutare la
vascolarizzazione.
Per studiare la vascolarizzazione in ecografia il
sistema più accurato è quello che impiega i mezzi di
contrasto che devono andare ad agire
sull’ecogenicità.
Vengono utilizzate particelle di galattosio che
contengono delle micro bolle di aria che, una volta
iniettate nel circolo ematico, entrano in soluzione (per
cui l’involucro esterno della particella che corrisponde al galattosio si scioglie) e creano
una marea di interfacce che generano degli echi di ritorno nei territori anatomici, sia
normali sia contenenti lesioni, all’interno dei quali riescono ad andare a distribuirsi.
Sono con mezzi di contrasto definiti “blood-pool” in quanto non diffondono al fuori
dell’albero vascolare (non finiscono nell’interstizio cellulare come quelli usati in TAC o
molti di quelli usati nella risonanza magnetica).
INDICAZIONI CLINICHE
L’ecografia è diventata in molte discipline un’estensione del
normale esame obiettivo (quello basato su ispezione,
palpazione, auscultazione ecc.).
Viene quindi utilizzata in molti ambiti disciplinari come
complemento di indagini cliniche:
- In ambito internistico lo studio ecografico è diventato
quasi una regola per la valutazione del fegato, del
pancreas o delle vie biliari, in ambito ginecologico
l’esame obiettivo viene sempre completato con ecografia eseguita per via
sovrapubica o endocavitaria.
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- Utile per lo studio delle parti molli superficiali muscolo-tendinee e non: tiroide
(ecografia come complemento della palpazione cervicale), mammella, testicoli,
occhio
- Ecocardiografia: integrazione della visita cardiologica
- Utile per il monitoraggio della gravidanza: è necessario eseguire almeno 3
valutazioni ecografiche per il monitoraggio di una gravidanza normale o ancora di
più in caso ci siano complicanze.
Vantaggi:
- Metodica che da un punto di vista biologico risulta essere innocua. Questo non vuol
dire che è privo di effetti negativi perché comunque in piccola misura provoca un
riscaldamento dei tessuti.
Esistono infatti anche terapie ultrasoniche utilizzate per il trattamento ad esempio
degli strappi, delle tendiniti, delle lesioni muscolo-cutanee: viene quindi usata
ultrasonoterapia, con frequenze diverse però da quelle utilizzate in ambito
diagnostico, allo scopo di riscaldare i tessuti.
A scopo diagnostico l’ecografia non riscalda i tessuti in maniera significativa, al
massimo di qualche frazione di grado e rimane comunque dal punto di vista
biologico innocuo. Per questo motivo vengono tranquillamente utilizzate nel
monitoraggio della gravidanza o dell’ovulazione nelle pratiche di fecondazione
assistita.
- Sono apparecchiature altamente disponibili e presentano costi limitati. Se le TAC
costano intorno ai 300000 euro, un ecografo, di qualità accettabile, costa intorno ai
30000. Sono quindi più facilmente reperibili sul territorio. Sono a disposizione di
molti medici di base e di specialisti quali quelli di ginecologia, endocrinologia,
cardiologia, oculistica ecc.
- Esecuzione relativamente rapida. Relativamente perché se consideriamo
un’ecografia di primo livello, ad esempio la “fast” effettuata in pronto soccorso per
vedere se il paziente ha un versamento intra-addominale, allora possiamo parlare
di un’esecuzione relativamente rapida; nel caso invece delle metodiche di secondo
livello, ad esempio quelle effettuate per lo studio del feto in gravidanza o delle
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patologie muscolo-tendinee allora l’ecografia risulta essere meno rapida (possono
essere richiesti anche una decina di minuti).
- Metodica eseguibile al letto o al domicilio del paziente: si hanno infatti a
disposizione anche apparecchi portatili alcuni dei quali collegabili al telefono sulla
quale è possibile vedere le immagini ricreate dall’elaboratore.
Limiti:
- Metodica condizionata da problematiche legate al paziente. Il fascio di ultrasuoni
ogni volta che incontra un’interfaccia viene in parte riflesso e in parte continua in
profondità. Se però prima di raggiungere il pancreas ad esempio ci sono 20 cm di
tessuto adiposo sottocutaneo, il fascio viene quasi completamente riflesso da
quest’ultimo e al pancreas arriva un fascio ormai deprivato della caratteristiche
fisiche accettabili. Per questo motivo l’obesità rappresenta un importante fattore
limitante importante
Per lo stesso motivo un altro fattore limitante è il meteorismo: infatti gli ultrasuoni
non si trasmettono nell’aria. Di conseguenza laddove il fascio di ultrasuoni incontra
anse intestinali piene di aria il fascio viene disperso e non risulta essere più utile a
fini diagnostici.
- Non è panoramica: permette di studiare distretti abbastanza limitati. Mentre ad
esempio la TAC permette uno studio completo dell’addome: mostra la componente
parietale e addominale, la componente ossea e delle parti molli, il fegato, il
retroperitoneo, la colonna vertebrale ecc. l’ecografia vede solo alcune sue parti.
- Non può essere utilizzata per lo studio del parenchima polmonare (per la
presenza di aria) e dell’osso maturo, composto da tessuto osso calcifico rivestito
da una compatta che riflette completamente, fin dalla sua superficie, il fascio di
ultrasuoni e non consente perciò nessun tipo di analisi morfologica o strutturale sul
resto della struttura ossea.
Viceversa può essere utilizzato per lo studio dell’osso immaturo (quello che ancora
contiene la cartilagine). Per questo motivo nei neonati si effettua lo screening della
displasia dell’anca con ultrasuoni. In questo caso si vede infatti anca e bacino
perché costituito prevalentemente da tessuto cartilagineo. Quest’ultimo a differenza
di quello compatto non riflette completamente gli ultrasuoni, ma li riflette in maniera
proporzionale alla componente cartilaginea o ossea in via di formazione.
- Metodica operatore-dipendente. Questo vale anche per le altre metodiche di
diagnostica per immagini dove influisce sempre la bravura dell’operatore che svolge
l’esame.
Per l’ecografia è necessario però sottolineare un altro aspetto: in questo tipo di
indagine infatti la diagnosi viene effettuata durante l’esame stesso dall’operatore
che lo svolge (le immagini vengono riprodotte più a scopo medico-legale che non a
scopo diagnostico) tenendo anche in considerazione alcune modalità di
esecuzione dell’esame quali ad esempio la posizione della sonda ecografica (ad
esempio se viene posizionata a livello intercostale o sottocostale), con quale
pressione viene premuta ecc.
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Questo invece non accade nella TAC o nella risonanza magnetica dove le immagini
vengono analizzate dopo l’esame e poi refertate.
L’ecografia quindi è una metodica su cui è difficile avere una seconda opinione,
cosa invece più fattibile per la TAC o per la risonanza magnetica.
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