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Nella scorsa lezione abbiamo concluso trattando le caratteristiche meccaniche passive dei vasi
e abbiamo quindi definito la pressione transmurale come pressione relativa data da
∆Ptm=Pint-Pest
dove, la pressione del vaso è un valore a cui dovremmo aggiungere(come in tutti i distretti
corporei) quello della Patm=760mmHg.
Riferendo tutte le P alla T possiamo dire che la Pint è ad es. pari a 100mmHg e che la
Pest=0(assumiamo che sia zero per comodità, in effetti non è cosi perché all’est del vaso
abbiamo tessuto e non atmosfera e vedremo che nei tessuti la pressione può essere
leggermente positiva o inferiore rispetto a quella atmosferica). La pressione transmurale è la
pressione che distende il vaso, abbiamo visto che non tutti i vasi si comportano allo stesso
modo:
COMPLIANZA, molto più elevata nella vena cava(per distenderla occorrono solo 24cm
d’H2O)
ELASTANZA, reciproco della complianza, molto più elevata nell’aorta(per distenderla
occorrono 300cmd’H2O)
L’immagine ci illustra a cosa è attribuibile il diverso comportamento meccanico della vena
cava e dell’aorta.
La vena cava è più distendibile dell’aorta per la diversa struttura della sua parete.
Dimostriamo ciò sperimentalmente: Immaginiamo di avere un preparato con un pezzettino di
vaso.
Ora prendiamo in considerazione insieme all’aspetto meccanico passivo dei vasi il loro
comportamento correlato al flusso di sangue nei vasi.
Abbiamo già visto cos’è il moto laminare e abbiamo trattato la viscosità del sangue e del
plasma(a tal proposito ricordiamo la LEGGE di EINSTEIN: ηsangue=ηplasma.(1+2.5Ht),
che mette in relazione la viscosità del sangue e del plasma con l’ematocrito ).
Quindi flusso di acqua e flusso di cariche sono esattamente la stessa cosa e sono descritti da
una legge simile. Quindi è un analogo della legge di Ohm.
Gittata cardiaca, flusso di sangue nel circolo sistemico e nel circolo polmonare. Flusso di
sangue che dobbiamo esaminare in questa serie di tubi che sono il circolo sistemico e/o
polmonare. Le resistenze viscose sono quelle che vengono offerte da questa serie di tubi, posti
in serie o in parallelo. Vediamo ora qual è il ∆P.
Le due curve nella figura sono simili si riferiscono rispettivamente al circolo sistemico e al
circolo polmonare. Tali curve ci dicono qual è la pressione che vige nei vari distretti del circolo
o sistemico o polmonare partendo dall’inizio, ossia dalla valvola semilunare, dall’arco aortico,
dalle arterie per arrivare fino alla vena cava.
Circolo sistemico,osserviamo in rosso il profilo della pressione arteriosa, profilo di tipo
oscillatorio e non continuo, che sembra smorzarsi alla fine delle arteriole, in realtà non è cosi,
l’oscillazione non si smorza: sappiamo che fino alla vena cava la pressione che troviamo nel
circolo sia sistemico sia polmonare è sempre pulsatile(anche se la pulsatilità diminuisce di
poco, gradualmente la pressione è sempre pulsatile,vedremo che tale caratteristica costituisce
un enorme vantaggio dal punto di vista meccanico). Anche il flusso è pulsatile ed è ovvio che lo
sia in quanto non abbiamo uno stantuffo che spinge il sangue dentro nell’arco aortico, ma
abbiamo un’immissione di tipo discontinuo che dipende dall’apertura alterna delle
semilunari, si aprono e si chiudono e cosi via.. ciò causa l’insorgenza di un flusso pulsatile che
esamineremo più avanti.
Ora cominciamo ad esaminare l’andamento della pressione media,che è la pressione che vige
nel vaso integrata su tutto il ciclo cardiaco, siccome la pressione pulsa non prendiamo come
riferimento quella massima o quella minima, ma la pressione media chiamata anche
funzionale, pressione integrata(dovremo passare attraverso un calcolo d’integrale) sull’intero
ciclo cardiaco. Nella figura la pressione media non è rappresentata ma sta più o meno a metà
tra il valore di max e di min, la figura ci dice che andando avanti nel circolo le due pressioni
divetano simili e l’oscillazione si smorza: ricordiamo che non si smorza, ma semplicemente si
riduce.
Vediamo ora che pressione c’è nel primo tratto dell’aorta. Nella figura abbiamo una
diversificazione tra aorta, grosse arterie, arteriole, capillari, venule, vene fino a giungere alla
vena cava e all’atrio destro. La pressione media a livello dell’aorta, nell’arco aortico, è di circa
100mmHg, diventa circa 95 a livello delle grosse arterie:
abbiamo detto che V= ∆P/R =100-95/R=5mmHg/R
il flusso di cui stiamo parlando è la gittata cardiacaGC, che percorre contemporaneamente
tutto il ciclo sistemico e tutto il ciclo polmonare, quindi c’è questo flusso che avanza nei vari
distretti. Istante per istante l’aorta le arteriole, i capillari, le venule, la vena cava sono
attraversati da un flusso che è sempre quello, la gittata cardiaca; questo in condizioni normali
se non ci sono emorragie perché se pratichiamo una perforazione nell’aorta addominale
risulta chiaro che il flusso di sangue che giunge all’arteriole e ai capillari sarà di meno perchè
parte del sangue uscirà dall’aorta addominale. Ma nel caso fisiologico il flusso in ogni istante è
lo stesso ed è la gettata cardiaca. Allora qual è la differenza di pressione che fa spostare questo
flusso di sangue, e che lo sostiene, dall’ingresso del circolo a livello della valvola semilunare
fino alla fine delle grosse arterie(ad es.)?
La pressione subito dopo i lembi della semilunare è circa 100mmHg, alla fine dell’aorta e delle
grosse arterie è circa 95mmHg(figura,valore medio che c’è alla fine dei grossi vasi) diviso R.
Quindi un gradiente(=differenza, in questo caso di pressione) di 5mmHg,molto piccolo, è
quello che sostiene il flusso dall’ingresso al circolo sistemico fino alla fine dei grossi vasi.
Ora applichiamo lo stesso ragionamento a tutti i segmenti.
Nelle arteriole entra con 95mmHg ed esce con 35, a questo livello la caduta di pressione è di
60mmHg, nei capillari da 35mmHg a 15mmHg è di circa 20mmHg, poi il il gradiente che fa
spostare il sangue dai capillari nelle vene è di 10mmHg(da 15 a 5mmHg) e infine arriva con
3mmHg nell’atrio sinistro. Facciamo conto che questo 3 nell’atrio sia circa zero perché in
questo distretto la pressione può anche essere inferiore a quella atmosferica(-1,-2), questo
perché nel torace c’è una depressione, chiamata intrapleurica, che genera un valore di
pressione inferiore a quello atmosferico in tutte le strutture intratoraciche ed il cuore ,
ovviamente, è una di queste;specialmente durante l’inspirazione l’atrio può assumere valori di
pressione leggermente inferiori a zero.
Grazie esclusivamente ad un gradiente di pressione sufficiente a vincere le resistenze viscose al
flusso il sangue scorre nel circolo sistemico: esce dall’aorta, passa nei distretti distali,
attraversa i capillari e ritorna all’atrio destro. Questo gradiente sarà dato dal valore di
pressione che c’è a livello dell’aorta meno il valore di pressione che c’è a livello dell’atrio
destro, ci sono circa 100mmHg di gradiente di pressione che sostengono il flusso di sangue nei
vari distretti e il ritorno di sangue all’atrio destro. Se questo gradiente dovesse diminuire
molto non ce la farebbe più a vincere le resistenze al flusso, legate alle caratteristiche
geometriche dei vasi. In genere, il gradiente diminuisce perché diminuisce l’azione di pompa
cardiaca, allora il gradiente diventa insufficiente, il flusso diminuisce, diminuisce la gettata
cardiaca e possiamo avere tanti effetti patologici.
Circolo polmonare , anche qui il flusso di sangue che attraversa i vari compartimenti
arterioso, arteriolare, venoso fino ad arrivare arrivare all’atrio sinistro è lo stesso, abbiamo
visto studiando la legge di starling che la gettata del cuore destro e sinistro sono esattamente le
stesse, quindi il flusso è uguale anche nel circolo polmonare, è evidente però che il regime di
pressione è molto diverso nel primo caso arriviamo ad un max di 120mmHg nel secondo ad
un max di 20-30mmHg, questo perché le resistenze che si incontrano nel circolo polmonare
sono molto più basse ed è cosi possibile per il ventricolo destro gestire in regime di pressione
più basso(infatti la sua parete è molto più sottile contiene molte meno fibre miocardiche
di quello sinistro), sostenere una pressione molto più bassa per avere lo stesso flusso.
Abbiamo visto che nelle arterie la caduta di pressione è di circa 10 mmHg, nelle arteriole 60,
nei capillari 20, nelle vene 10mmHg, il totale è100mmHg e vediamo che il distretto dove la
caduta di pressione è maggiore è quello delle arteriole, definite come distretto resistivo, cosi
come abbiamo definito distretto capacitativo le vene, perché la maggior parte del sangue ivi è
contenuto. Distretto resistivo significa che non solo ci sono più resistenze che motivano una
maggior caduta di pressione, ma che queste resistenze possono essere modificate modificando
il flusso di sangue a valle. Se le resistenze a monte diminuiscono aumenta il flusso a valle, se le
resistenze aumentano il flusso diminuisce, perché aumentando le R varia il ∆P e diminuisce il
V°(flusso). Le resistenze vengono aumentate variando il raggio, R e r sono inversamente
proporzionali, se il r diminuisce le R aumentano, se stringo un tubo diminuisco il flusso in
uscita che esce ad una velocità maggiore, se non lo stringiamo esce con una portata maggiore,
ma con una pressione minore ed una minore velocità. Nel nostro caso il raggio viene
modificato mediante processi di vasocostrizione e vasodilatazione. Esemplificazione della
relazione che sussiste tra flusso, pressione e resistenze(PRU, peripheral resistance unite=unità
di resistenze periferiche, si utilizzano queste unità per la misurazione delle resistenze in
termini relativi perché a volte risulta difficile misurarle in termini assoluti).
Sappiamo che nostro vaso non è una struttura elastica perfetta dal punto di vista fisico, lo è
per il suo significato biologico, perché quando abbiamo analizzato il caso fresh abbiamo
trovato una curva e non una retta in un diagramma T/r.
Se nel vaso c’è una pressione P1 qual è il raggio? Se la struttura fosse elastica perfetta la
pressione sarebbe un punto sulla retta che descrive il diagramma T/r per P1. Ma il punto che
sta contemporaneamente sulla retta che descrive la legge di Laplace e sulla curva reale(quella
che abbiamo dell’arteriola scissa e studiata) è il punto d’intersezione tra le due. Il punto A
identifica il solo punto di equilibrio meccanico del nostro vaso reale nella condizione in cui
all’interno del vaso c’è una pressione P1, quindi per raggiungere il suo equilibrio meccanico,
se nel vaso impongo una pressione P1, l’unico raggio possibile per la nostra arteriola descritta
dalla curva rossa sarà r1 corrispondente al punto d’intersezione(retta/curva)A, ed avrà una
tensione T1. noi abbiamo un vaso rilasciato che ha una parete elastica se dentro ha una
pressione P1 ha un’unica possibilità di avere un raggio r1 e una tensione T1 in questo puntoA,
tutta la tensione che si sviluppa nella parete è una tensione elastica essendo il vaso rilasciato e
dipende dalle sue caratteristiche elastiche. Immaginiamo di aumentare la pressione nel vaso
(aumenta la GC,varia la pressione e varia la pressione anche nell’arteriola;oppure basta
cambiare la posizione da verticale a supina, la pressione nel vaso cambia) che diventa P2, la
curva si interseca con una retta nuova che ha una pendenza P2 superiore a P1 nel punto B e si
sposta a destra; allora il nostro vaso varierà il raggio perché alla nuova condizione di
equilibrio meccanico l’unico raggio possibile è r2 e tensione T2. All’aumentare della pressione
in un arteriola passiva, rilasciata aumenta anche il raggio. Se la pressione dovesse diminuire ci
portiamo da una situazione A ad un ipotetica situazione(non rappresentata in figura) dove la
curva si interseca con una retta con pendenza minore e dove avremmo un raggio inferiore a r1
e una tensione inferiore a T1. Questo comportamento che unisce quello di una struttura
elastica pura con quello di una struttura elastica non pura, quale il vaso, ci dice che se
l’arteriola è rilasciata, grazie alla sua struttura elastica, rimane sempre in una situazione di
stabilità vasale: il vaso potrà aumentare o diminuire il suo calibro ma è sempre pervio e il
raggio si adegua al valore di pressione transmurale che c’è in quell’istante, se la Ptm aumenta
il r aumenta se la Ptm diminuisce il r diminuisce. Questo è importante ai fini dell’economia
generale del circolo perché il r è un parametro molto importante nella legge di poiseuille dove
compare alla quarta potenza variazioni piccole della pressione vasale causano variazioni del
raggio che a sua volta modifica il flusso del sangue(durante l’esercizio muscolare la pressione
aumenta un po’, i vasi si distendono un po’ e potranno farsi veicolo di un flusso maggiore
all’organo, in questo caso il muscolo, le cui arteriole si sono dilatate; viceversa se si
vasocostringe il sistema splancnico si avrà a quel livello un flusso più basso).
La condizione di stabilità vasale è quella di un arteriola rilasciata in cui la tensione che c’è
nella parete è legata solo alla caratteristica elastica del vaso, quindi il comportamento di
stabilità vasale dell’arteriola è completamente passivo ed è legato alle sue caratteristiche
meccaniche.
Ttot = P x r = Te + Ta
T = P2 x r =Te
pto di apertura critica, pto in cui la curva rossa diparte dall’asse delle ascisse.
Le arteriole abbiamo visto che sono dotate di una componente elastica , ma anche muscolare,
non parleremo solo di tensione elastica(Te) come per l’ arteriola rilasciata, ma parleremo
anche di una tensione attiva(Ta). La tensione totale nella parete non è sempre e solo legata alla
componente di tensione elastica perché possiamo avere dentro anche una componente di
tensione attiva, che è quella che insorge nel vaso quando facciamo contrarre la componente
muscolare. Immaginiamo di avere sempre il nostro vaso, i comportamento reale è identificato
dalla curva rossa(la stessa di prima); siamo nella condizione descritta dal punto B, in cui nel
vaso rilasciato abbiamo una pressione P2 e un raggio r2. Ora stimoliamo il nostro vaso
con l’ortosimpatico, che facendo contrarre la muscolatura radiale provoca la comparsa di una
tensione Ta e questa tende a chiudere il vaso, ma di quanto lo chiude?
La tensione totale che si sviluppa nella parete del vaso è data da due componenti Te e Ta ed è
uguale alla tensione che ci aspettiamo che ci sia nel vaso sulla base della legge di Laplace, ossia
T= P x r, se P è P2 la tensione tot che c’è nella parete del nostro vaso sarà uguale punto per
punto ad ogni raggio al valore di tensione dettato dalla legge di Laplace, rappresentata dalla
retta nera. Se la tensione attiva è zero, come nel caso precedentemente visto, c’è un unico
punto che possiamo considerare, quello d’intersezione della curva rossa con la retta nera. Ma
se, invece, prendiamo in considerazione anche una tensione Ta, allora la Ttot dovrà essere
data dalle due componenti, tensione elastica e tensione attiva. La Ta corrisponde al tratto che
sta tra cuva rossa e retta nera, la Te sarà quella tensione che sommata a quella attiva darà la
tensione totale, che è la tensione dettata dalla legge di Laplace. Se la Ta è quella rappresentata
in figura l’unico punto in cui la Te sommata alla Ta da la Ttot sulla linea di Laplace è r3.
Quindi se imponiamo nel vaso una tensione Ta, avendo all’interno una pressione P2, questo
non avrà più raggio r2, ma si riduce un po’, per assumere il valore r3.
Quindi a parità di pressione nel vaso, se questo è rilasciato il raggio è r2 se il vaso è
leggermente contratto il raggio è r3.
Possiamo far variare il raggio di qualsiasi struttura elastica(arteria, arteriola..)
passivamente,come nel primo caso che non descrive la specificità dell’arteriola;oppure, data
una certa pressione, possiamo far variare il raggio e quindi il flusso a valle variando il sistema
ortosimpatico, come nel secondo caso che descrive la specificità dell’arteriola(c’è una
componente elastica). Ovviamente la Ta può assumere tutti i valori che stanno tra curva rossa
e retta nera, se impartissimo una tensione troppo elevata, ossia se consideriamo un valore Ta
troppo alto , di lunghezza maggiore a quella massima che c’è tra curva e retta, il nostro vaso
collasserebbe. È comunque rarissimo che il vaso collassi, data l’ampia gamma di valori che
può assumere la Ta, il vaso modifica il suo raggio senza mai collassare;ciò che succede
nell’arteriola è che si garantisce una pur piccola apertura del vaso,anche a raggi molto bassi,
senza consentirne la completa chiusura.
Questo diagramma Volume/Pressione venosa ci illustra come la forma della vena si modifica,
non è dissimile dal diagramma precedentemente visto, abbiamo il volume al posto del raggio e
la pressione al posto della tensione, ma il significato è analogo, di andare ad osservare la
distensibilità ad es. Nel caso delle vene vengono espanse al max del proprio diametro o volume
con pressioni molto basse( nella figura si arriva addirittura a 30cmH2O ma il volume max è
stato gia raggiunto a 20cmH2O), invece, ricordiamo che in un’arteria la Pmedia è circa
100mmHg, molto più alta. A differenza del vaso arterioso o arteriolare per le vene c’è la
possibilità di collassamento, se la pressione diventa inferiore a zero il vaso si restringe e poi
può addirittura collassate si verifica che nel vaso abbiamo una Ptm inferiore a zero(anche nei
vasi polmonari accade:le vene del circolo polmonare in alcune condizioni possono collassare).
In corrispondenza della pressione di apertura il vaso comincia ad aprirsi bene, segue la fase di
maggior distensibilità, seguita poi da una fase di raggiungimento di plateaux dettato dal fatto
che le strutture cominciano ad essere messe in tensione ; risultano evidenti le differenze con le
arterie.
Nelle scorse lezioni abbiamo analizzato le struttura dei vari vasi,entrando nel dettaglio, e le
pressioni che ci sono nei vari punti del circolo sistemico e polmonare. Prendiamo in
considerazione il circolo sistemico, nell’aorta abbiamo una pressione di circa 100mmHg e la
parete ha uno spessore di 2mm, mentre nel capillare abbiamo una pressione di 15/20mmHg e
lo spessore della parete è di 1µm, quindi la pressione nell’aorta è 5volte superiore a quella di
un capillare e lo spessore della parete 2000volte superiore.
Perché il capillare non si rompe se ha una parete 2000 volte più sottile dell’aorta e supporta
una pressione solo 5volte inferiore?
La risposta alla domanda è nella legge di Laplace: Ptm = T/r , allora T = Ptm x r
Quindi possiamo andare a calcolare la tensione nell’aorta, nei vari distretti e anche nei
capillari e vedere cosa accade.
Abbiamo la pressione media in mmHg, L’internal pressure che sarebbe sempre la pressione
media espressa però in dyna/cm2 per questo i valori sono diversi: 1cmH2O = 103dyne/cm2 ,
1mmHg = 1,3cmH2O , allora 1mmHg = 1,3 x 103dyne/cm2 qui ne abbiamo 100, quindi:
100mmHg = 1,3 x 105dyne/cm2. Il raggio è 1,3cm, 1cm=10 4 µm. Se moltiplichiamo per l’aorta
e per i capillari il valore di pressione espresso in dyne/cm2 e il valore del raggio otteniamo la
tensione che è 170000dyne/cm e 16dyne/cm rispettivamente. Quello che consente al capillare
di avere al suo interno una pressione abbastanza elevata pur avendo uno spessore di solo1µm
è legato alla tensione della parete che è cosi bassa perché è basso il raggio. Se il raggio del
capillare fosse più grande la tensione sarebbe maggiore e non ci potrebbe essere una pressione
cosi bassa, l’esito sarebbe che ci sarebbe una minor perfusione perchè capillari più grandi
darebbero una peggior perfusione settoriale del tessuto, la parete sarebbe più spessa per poter
contrastare la pressione per evitare la rotura quindi sarebbero molto ostacolati i flussi di
liquido oppure ci sarebbe un maggior accumulo di liquido nel tessuto: O il tessuto sarebbe
edematoso o vi sarebbe una minor per fusione tissutale. Quindi, il fatto che i capillari siano
cosi piccoli migliora la perfusione, garantisce la possibilità di avere questa pressione di per
fusione ed evita sia il collassamento dei vasi che la possibile insorgenza di edema. Il tutto è
legato alle dimensioni(esempio di anatomia funzionale).
LEGGE di BERNOULLI
Etot = P . V + ½ m . vel2 + mgh
La legge di Bernoulli è la legge della conservazione dell’energia totale in un fluido e ci dice che
l’energia totale in un fluido è data da tre componenti:
1-Pint x V, pressione interna che chiameremo laterale
2-componente legata all’energia cinetica del flusso che sta scorrendo
3-componente gravitazionale
Quando si parla di un fluido è bene normalizzare al volume, quindi al posto dell’energia totale
tratteremo dell’energia totale per unità di volume. L’energia totale per unità di volume del
sangue, in questo caso, è data dalla pressione laterale, che non è altro che la pressione che
agisce sulla superficie interna del vaso è quindi in questo caso l’analogo della Ptm, ma in
questa accezione definendola laterale intendiamo che è la pressione che agisce contro la parete
espandendola, non è altro che il raffinamento del concetto che già abbiamo di pressione
transmurale, più la componente cinetica più la componente gravitazionale.
1-COMPONENTE CINETICA
Quando si parla di circolo si parla di flusso e quando si parla di flusso si parla di resistenze: in
quest’equazione non è indicata un’altra grandezza importante che l’energia dissipata
sottoforma di calore contro gli attriti viscosi. Qui si immagina l’energia totale conservata in
un fluido ideale, un fluido reale ha degli attriti e l’energia totale non è mantenuta costante o
meglio è mantenuta costante se prendiamo in considerazione il valore del calore dissipato.
Considereremo il sangue come un fluido ideale che scorre nel circolo con un moto laminare.
Etot/V = P + ½ δ . vel2
Nella condizione in cui il nostro tubo, attraversato sempre da un flusso costante, presenta un
restringimento, se il flusso è uguale a velocità per sezione(V° = vel . sez), se la sezione aumenta
o diminuisce in un punto, essendo il flusso lo stesso in A, B, C, dovrà variare la velocità in
corrispondenza di sezioni diverse. Un flusso costante attraversa sezioni diverse a velocità
differenti. Se la sezione A >sezione B, allora velocità A < velocità B.
La velocità, nella nostra legge di Bernoulli semplificata, ci dice che se l’energia totale rimane
costante e se la velocità inA è minore della velocità inB, allora PA>PB. Possiamo osservare in
figura che a livello del capillare laterale corrispondente ad A la pressione laterale che si
esercita sulle pareti è maggiore rispetto al capillare in corrispondenza di B, il menisco sale di
più in A che in B.
A)
Osserviamo ora cosa accade in un vaso che non ha restringimenti. PA impone un flusso(PB
non è uguale a PA perché in un flusso reale, a differenza di quello ideale precedentemente
visto, vi sono gli attriti e per avere un flusso da A a B la PA>PB) quindi se andassimo ad
analizzare la pressione laterale da A a B troveremmo un profilo decrescente. La riga
orizzontale ci indica quale sarebbe il profilo di pressione in un fluido ideale, non esistente, la
linea che decresce ci indica quello che troviamo in un fluido reale(dispersione sottoforma di
calore per vincere gli attriti viscosi). Se ora imponiamo una restrizione nel tubo in cui scorre
un fluido reale gli effetti sono più o meno analoghi a quelli osservati per un fluido ideale: la
pressione in B è ancora inferiore rispetto a quella che abbiamo trovato per un fluido ideale
perché devono essere vinti alcuni attriti.
B)
Una conseguenza funzionale è di tipo pratico. La figura ci illustra quali sono quelle
componenti di energia totale che abbiamo ripartito tra pressione laterale e componente
cinetica. Se sommiamo quest’ultima, ½ δ . vel2, ad una pressione, ha le stesse dimensioni di
una pressione. Immaginiamo di dover misurare la pressione in un paziente, solitamente si
misura con uno strumento non invasivo, lo sfigmomanometro, ma in chirurgia o se si ha
l’esigenza di misurarla in qualche recesso o nell’arteria polmonare si usano dei cateteri molto
perfezionati. Come si posiziona dunque il catetere? Non è la stessa cosa posizionarlo nella
stessa direzione del flusso di sangue o nella direzione opposta. Se dobbiamo misurare la
pressione di un vaso, dove la P è la pressione laterale, nella maniera corretta dobbiamo fare
un taglietto o un buchino laterale nel vaso per inserire il cateterino, in questo caso misuriamo
la pressione laterale. Se, poniamo il catetere rivolto verso il flusso ed il tubicino è stato aperto,
misuriamo sia la pressione laterale che l’impatto dell’energia cinetica, facciamo una
sovrastima della pressione laterale, che ci induce in errore perché tanto è maggiore la velocità
di scorrimento del liquido tanto sbagliamo nella misurazione della pressione laterale. Se
mettiamo il catetere nella stessa direzione del flusso con l’apertura che guarda verso la stessa
direzione di scorrimento del sangue facciamo una misurazione per difetto, quindi una
sottostima della pressione laterale.
Il
fenomeno
del
restringimento porta alla formazione delle placche ateromatose, conseguenza più interessante
dal punto di vista fisiologico e patologico. Osserviamo la figura ottenuta con la metodologia
dell’ecodoppler su un vaso arterioso, troviamo un segmento di vaso sano, la confluenza di due
vasi e una grossa placca ateromatosa. Nel primo segmento la sezione del vaso è costante è il
sangue fluisce a velocità costante, dove c’è la placca troviamo il restringimento del vaso, la
sezione diminuisce perchè c’è del materiale lipidico di deposito. Il flusso del sangue è sempre
costante nonostante vi sia il restringimento, dunque ciò che varia è la velocità, che sarà
maggiore in corrispondenza della placca; se la velocità aumenta diminuisce la pressione
laterale, se la pressione in corrispondenza della placca diminuisce è favorita l’ulteriore
deposizione di materiale lipidico. La placca ateromatosa, una volta formata, si ingrandisce
sempre più e può andare ad occludere più o meno totalmente il vaso: se il vaso è totalmente
occluso è impedita la perfusione a valle e ciò provoca un’ipossia, un’anossia periferica, se il
vaso non è totalmente occluso si verifica un fenomeno molto particolare che si chiama flutter.
Il flutter consiste nel fatto che il vaso si apre e si chiude ripetutamente causando a valle un
flusso intermittente. Se il vaso è occluso il flusso cessa, se il flusso cessa la pressione a valle
crolla a zero e la pressione a monte diventa uguale a quella più a valle, ossia aumenta. Il fatto
che a monte Paumenti e a valle diminuisca causa un gradiente di pressione a cavallo della
placca ateromatosa più grande di prima ed ecco che il flusso riparte si riapre un pertugio dove
c’è la placca ed un fiotto di sangue passa ad elevata velocità, ma se la velocità è elevata la
pressione laterale è bassa e il flutter si richiude e via di seguito..
Quindi si verifica quest’apertura intermittente che ha delle gravi conseguenze sulla perfusione
dei tessuti periferici.
Tutto questo è conseguenza della legge di Bernoulli applicata al nostro circolo.