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vantaggi e svantaggi
(INIZIO MODULO 3)
la sociolinguistica
ci sono diverse definizioni —> una delle piu comuni è “lo studio della lingua in rapporto con la
società”
def. di berruto e cerroni “una linguistica che tiene conto dei fatti sociali”
quindi, sociolinguistica studia la lingua nei termini dei suoi usi presso una comunità sociale.
a) la lingua come struttura si tiene per se stessa, e la variazione sociale e solo un “rumore” non
determinante per la lingua come sistema. in questocaso la SL è vista come arginale.
b) non si puo fare nessuno studio senza che non si considerasse che gli studiosi siano
comunque uomini inseriti in una società.
il riconoscimento della SL come disciplina vera e propria ha attraversato una fase, in cui era detta
socio-linguistica (trudgill)
si hanno comunque difficoltà nella definizione di assiomi all’interno della sociolinguistica (es è
difficile stabilire cosa sia una classe sociale o una lingua standard). inoltre la sociolinguistica si
basa su dati di campo.
l’interesse di base della sociolinguistica è la variazione. il riconoscimento che tutto il parlato si
basa su una variazione graduale che il parlante produce, e che l’ascoltatore è in grado di
interpretare.
negli anni 50 attestatio il primo termine di sociolinguistica, anche se in realta il vero padre è
william labov, e i suoi studi condotti negli anni 60 —> (1972) sociolinguistic patterns volume
fondamentale.
da questa opposizione tra forma e funzione della lingua si cono creaste prospettive “forti’ (tutto
deve essere calato nella società per avere un senso, non esiste linguistica pura) e prospettive
“deboli” (SL non ha valore linguistico).
quante sociolinguistiche?
“l’individuo non esiste come unità di analisi linguistica.” —> bisogna considerare gli individui
come facenti parte di una certa categoria sociale.
1) sociolinguistica variazionista (labov): una correlazione tra variabili indipendenti (di tipo sociali)
e variabili dipendenti (di tipo linguistico)
2) etnografia del parlato: si è legata all’antropologia. non variabili sociali come esterne e
predefinite, ma andare a vedere nello specifico di ogni comunità quali sono le variabili sociali
significative per spiegare la variazione.
3) identità linguistica: studia le variabili linguistiche as livello di struttura dei repertori linguistici, e
di come i parlanti rappresentano la propria identità sociale attraverso la lingua.
- quantitativa vs qualitativa
- in senso largo vs in senso stretto
- correzionale vs interpretativa
martha’s vineyard
isola di 600 abitanti. divisa in up-island, rurale, e down-island, zona turistica. labov raccolse dei
dati da parte dei residenti, differenziate per età, etnia, soon di residenza ..
variabili linguistiche:
egli dimostra che la centralizzazione sia un tratto sentito come prestigioso, che parte da un
gruppo di parlanti, estendendosi anche agli altri. le persone che volevano lasciare l’orso la non
centralizzavano —> in quanto avvertita come variante di scarso prestigio, e molto contadina.
labov conduce delle interviste generali, introducendo una domanda sul “pericolo di vita” (il
parlante, dovendo parlare di qualcosa molto attaccato alla propria vita, non pone piu attenzione a
come sta parlando) e sul “valore libertà”.
ipotesi: vedere se la pronuncia con o senza r è dotata di maggior o minore prestigio a new york.
egli va in 3 grandi magazzini dell’epoca, sak’s, macy’s, klein —> ogni magazzino per una
categoria sociale diversa (piu o meno facoltosa).
egli individua oggetti al 4 piano (fourth floor), poi scende di un piano e chiede ai commessi dove
si tore a un oggetto al 4 piano. lo chiede due volte (seconda volta ci sono i tratti piu standard, piu
accettati, la prima volta si dice in modo informale tendenzialmente). poi si appunta eta, sesso, e il
o parlante ha pronunciato la r o meno.
dopo gli studi di labov, vi furono altri studi con lo stesso metodo in europa, anni 80.
importanti gli studi di coupland nel galles. esperimento noto come sue, impiegata di un’agenzia di
viaggi.
teoria del recipient-design: adattamento (fonetico) verso il proprio interlocutore allo scoperto di
risultare più simpatico.
questa teoria viene formalizzata in un modello, detto modello CAT (communication
accommodation theory): accomodamento può essere convergente vs divergente. si definiscono
quindi tre dimensioni principali:
infine, studi di penelope eckert a detroit, studio alla scuola superiore di belten high —>
applicando il metodo dell’osservazione partecipante.
domanda di ricerca: quali sono le strutture sociali rilevanti per la lingua di quella comunità? divise
gli studenti in 3 gruppi: jocks, burnouts, in-between.
era la volontà degli studenti di appartenenti ad una certa categoria a definire le variabili
linguistiche. eckert introduce la nozione teorica della comunità di pratica: un gruppo id individui
caratterizzati da tre parametri, impegno reciproco, impresa comune, repertorio comune.
schema di berruto: identifica tutte le discipline che sono a contatto con la SL per diversi motivi.
egli identiifvcsa una SL in senso stretto (indagine puramente sulla lingua in relazione ai fatti sociali,
legato ad un paradigma laboriamo quantitativo) o in senso largo (versante della etnografia, che
studia di piu l’identità linguistica).
- nozione di gergo
b) dall’analisi della conversazione:
- mezzi e metodi per l’analisi del dialogo
- regista della conversazione (applicazione nei dialoghi map-task)
c) etnografia del parlato (classificazione del contesto): domanda esame.
il modello speaking:
S = situation. si distingue in due: setting (come sono disposti i partecipanti) e scena (in che
situazione si trovano i partecipanti? es adesso siamo a lezione).
P = participants in ratificati (possono intervenire) e non ratificati (si dividono in palesi, che
sappiamo che ci sono ma non possono intervenire o nascosti, qualcuno che origlia. es il pubblico
a casa din u’intervista è partecipante)
E = ends. si dividono in risultati e fini o scopi della comunicazione
A = acts come viene portata avanti la comunicazione. quali mosse conversazione ali vengono
fatte, quali contenuti linguistici vengono trasmessi, ecc
K = key. la chiave di interpretazione. come devo interpretare un certo scambio comunicativo?
I = instrumentalities, strumento. canale di comunicazione, quello che viene detto letteralmente
N = norms, norma di interazione, prima parla A poi parla B + come interpretare ciascun atto.
G = genres i generi comunicativi, es racconto, intervista, ecc
-
un conto è descrivere una variazione linguistica, un conto è spiegarla —> trovare una correlazione
sistematica tra variabili linguistiche e variabili sociali che spieghi il rapporto che la società ha con
la lingua (e viceversa)
si seguono quindi due approcci principali:
srutture sociolinguistiche
quando la variazione è sia diastratica che diafasica si parla di distribuzione di prestigio. la variabile
che presenta questa distrubuzione sia diastratica che diafasica è detta marker.
domanda: come stabiliamo che una variante è standard o sub-standard? o meglio, esistono
varianti classificate come substandard a livello linguistico?
in generale, si: variabili marcate a livello sociolinguistico (legate ad una pronuncia semplice,
variante piu trascurata). i cosiddetti vernaculars, richiedono un minor impegno cognitivo.
1) paradosso dell’osservatore: dobbiamo osservare i parlanti che parlano, am senza che loro
pensino di essere osservat, o altrimenti si comporterebbero in maniera diversa (es introducono
variabili formali). questo paradosso non è il pregiudizio del ricercatore (= influenza della mia
idea di indagine scientifica).
2) paradosso di genere: se in una comuni8ta linguistica abbiamo due varianti, una piu standard
(più prestigiosa) e una sub standard (meno prestigiosa), le donne introdurranno nel loro
parlante solo quella piu prestigiosa. gli uomini useranno piu le varianti sub-standard, che
creeranno un prestigio coperto. ci ci chiede se quetso paradosso abbia ancora senso, dati i
cambiamenti sociali degli ultimi decenni.
variabili diastratiche
diastratia definita in base alla classe sociale, in senso anglofono. per derminare la classe sociale
si mettono in lista diversi fattori, es lavoro del parlante, zona di residenza, ecc.
assunto di base: le classi sociali più alte sono quelle piu esposte alle varianti standard rispetto a
quelle basse.
avrebbe più senso utilizzare il livello di istruzione, che concede ad un parlante “educato” a livello
alto di utilizzare un linguaggio aulico oppure un italiano più formale.
il continuum diafasico
si distingue tra formale e informale. per la SL laboviana la formalità e intesa come grado di
attenzione al proprio proloquio —> si fa attenzione non solo a cosa si dice, ma anche a come lo si
dice.
la comunità linguistica
definizione basilare: comunità linguistica è una comunità sociale che condivide tratti linguistici.
sorgono problemi: cosa si intende per comunità sociale? quanti tratti linguistici bisogna
condividere perche si parli di comunità linguistica?
a questo si allaccia i’ll concetto di repertorio linguistico: insieme di tutte le risorse e linguistiche
che i membri di una derminata varietà linguistica possiedono. + gamma dei mezzi linguistici a
dispozione del singolo o della comunità.
- individuale o comunitario
- monolingue, bilingue, multilingue (difficile che esista un completo monolinguismo)
storicamente, tutte le comunità linguistiche hanno almeno due lingue o varietà per usi distinti (es
uso formale e uso informale).
repertori plurilingui
- in-diglossia: se i due codici A e B appartengono allo stesso diasistema (es tedesco standard e
tedesco svizzero parlati in svizzera)
- out-diglossia: se i due codici A e B appartengono a lingue diverse, non imparentate
modelli plurilingui
1) dilalia: compresenza di due lingue in cui la varietà A può occupare anche gli ambiti d’uso
della varietà B esempio dell’italiano, si usa nei contesti sia alti che bassi, ma in quelli bassi
troviamo anche i dialetti.
2) diacrolettia: comprensiva di due lingue interscambiabili negli usi alti (usi basso chiaramente
assegnati alla varietà B) es catalano e castigliano, in cui castigliano può essere usato solo negli
usi alti, mentre in quelli bassi si usa il catalano.
esiste un standard italiano? non a tutti i livelli (in particolare fonetico / fonologico)
dialetti e dialects
per parlare di dialetto dobbiamo avere una lingua di riferimento a cui contrapporli.
la lingua franca
usata per comunicare tra parlanti con diverse L1, per scopi scientifici. definita anche come lingua
veicolare. usata come lingua di scambio (esempio del veneziano).
quando abbiamo lingue con una chiara distribuzione sociale, si parola di:
pluri-/bilinguismo: due o più lingue con un chiaro rapporto/distribuzione sociale all’interno della
comunità:
- bilinguismo comunitario / sociale = unità di riferimento è la comunità
- bilinguismo invidiale =
concetto di configurazione di dominanza: riferita piu al bilinguismo invidiale. una lingua domani
sull’altra in base a 4 fattori:
- frequenza d’uso
- funzioni a cui è adibita
- atteggiamenti dei parlanti
- utilità nella comunicazione
tipologie di bilinguismo
il contatto linguistico
quando un parlante ha a dispozione una o piu lingue diverse, può accadere che non le tenga
completamente separate, ma che le alterni nell’ambito di uno stesso enunciato.
dalla parte dei parlanti: due lingue sono in contatto se appartengono al repertorio linguistico di un
parlante e sono effettivamente usate (anche in modo e con frequenza differente)
dalla parte dei sistemi linguistici: due lingue sono in contatto se si influenzano reciprocamente dal
punto di vista della struttura linguistica.
5 tipi di contatto:
anche altri tipi di contatto —> unidirezionale vs bidirezionale: una sola delle lingue in contatto
accoglie elementi linguistici dell’altra (legata anche al prestigio linguistico). si parla di lingua fonte
o modello & lingua ricevente o replica
- NEL SISTEMA: i trasferimenti di materiale linguistico avvengono nei sistemi linguistici (es
mrofosintassi, lessico):
a) di superficie: prestito lessicale
b) di profondità: cambiamento di strutture grammaticali
- nel discorso: il contatto si manifesta nell’uso alternato di piu lingue in una certa situazione
comunicativa.
- alternanza di codice
- code-switching
- code-mixing
- prestiti / calchi
- ibridismi
alternanza di codice: passaggio da una lingua ad un’altra a seconda dello speech event, o la
situazione comunicativa di cui si è partecipanti, o dell’interlocutore (o meglio, destinatario) a cui ci
si rivolge. fishman evidenzia come i parlanti discutano di certi argomenti solo in una data lingua.
puo dipendere dall’argomento (conosciuto in una lingua X), o dall’interlocutore, oppure non
abbiamo termini tecnici per riferirci all’altra lingua.
code-switching: l’utilizzo funzionale di più di una lingua, da parte di uno stesso parlante, nel
corso di un singolo micro testo o del medesimo evento comunicativo. si dintingue tra:
- interfrasale (tra frasi diverse)
- intrafrasale (nella stessa frase)
- tag-switches (il segmento in un altro codice codice è limitato a interiezioni, parentetiche o
riempitive)
sooty µ
code-mixing: le due lingue si mescolano tra di loro senza che possa essere definibile una presi
efunzione [ragramntica-comunicativa si simboli elementi commutati. detta anche enunciazione
mistilingue. sempre a livello intra-frasale. a volte legata a alcune lessicali o effetti stilistici. sempre
a livello intra-frasale.
nelle 13 formule di complimento, dalla 6 in poi non è più presente il verbo, ci si concentra
sull’oggetto. gli uomini centrano i complimenti sugli oggetti.
- insertion: inserimento di materiale lessciale della lingua B nella struttura della lingua A. si
richiama in qualche modo al modello della lingua ‘matrice’
- alternation: lo switch riguarda la struttura di lingue diverse. non ci sonon dipendenze sintattiche
chiarite a livello strutturale.
- congruent lexicalization: entrambe le lingue contribuiscono alla struttura morfosintattica della
frase, senza che chiari confini strutturali siano identificabili. le parole che compongono il code-
mixing sono quindi inserite abbastanza casualmente in una lingua o nell’altra.
ibridismi
sono parole composte da morfemi provenienti dalle diverse lingue in contatto. es chattare. a
differenza del CM, non hanno significato sociale, pragmatico o comunicativo. solitamente, gli
ibridismi sono comunque classsificati tra i fenomeni di prestito.
fused lects
nel caso due lingue restino a contato in modo duraturo, si hannno due estremi:
- l;’uso combinato din entrambe le lingue all’interno di un enunciato perde valore sociale e
comunicativo, ma assume caratteristiche di obbligatorietà, diventando quasi grammaticale.
fusione tra lingua A e B da vita ad una lingua C.
lingue miste
language shift > language death
a livello dei parlanti si ha un regressione linguistica. la lingua A non viene più utilizzata perche la
comunità non ha piu la necessità di usare la lingua A.
a livello di repertorio si ha uno shift, sostituzione. la lingua A riduce i suoni ambiti d’uso, sostituta
gradualmente dalla lingua B.
language attrition
la pragmatica
ci sono due visioni in opposti one su cosa sia la pragmatica e quale sia il suo obiettivo:
- la pragmatica è una componente parallela alla semantica sintassi, morfologia. vista come
sterna al sistema linguistica.
- la pragmatica è una prospettiva cognitiva, sociale, e culturale sui fenomeni linguistici in
relazione al loro uso in forme di comunicazione.
i pragmaticisti si son intersecati raramente dalla distribuzione sociale o areale degli elementi che
osservavano.
problema: le varianti di una variabile dovrebbero rappresentare un modo alternativo per dire la
stessa cosa (labov). questo non capita con le varianti pragmatiche:
- livello di espressione:
a) espressioni e pronomi
b) interiezioni ed esclamazioni
pragmatica e diacronia
descrittivi vs performativi
- enunciati constativi: che descrivono qualcosa della realtà. possono avere un valore di verità
- enunciati performativi: con questi e enunciati si compiono delle azioni sulla realta. legate ai
verbi performativi, ovvero che cambiano lo stato delle cose della realtà. perché l’atto sia
eseguito, questi verbi devono comparire alla I pers. singolare. esempio “vi dichiaro dottori in..”
VECCE
massima di quantità: dai un contributo tanto informativo quanto richiesto (ne piu ne meno del
necessario)
- non essere eccessivamente verboso
- non essere neanche criptico
massima di qualità: dai un contributo cher sia vero (rispetto alla tua conoscenza attuale)
- non dire ciò che ritieni falso
- non dire ciò do cui non hai prove adeguate
massima di relazione: sii pertinente rispetto ai contenuti della conversazione
cooperazione e violazione
in realtà, tutta la comunicazione è una violazione delle massime conversazionali (es sai che ore
sono? credo le 9, viola quantità, relazione, e qualità)
presupposizioni: elementi che un enunciato non dice in maniera esplicita, ma che si suppone che
siano esistiti o che esistano perché un enunciato abbia senso. es luca mangia la mela.
presuppongo che luca sia una persona, un essere umano in grado di mangiare, e che la mela sia
qualcosa che si mangia.
le presupposizioni riflettono la conoscenza condivisa del mondo, il fatto che si coindvida un certo
bagaglio di conoscenze tra interlocutori.
il non detto o implicito linguistico fa appello indirettamente a una visione del mondo che si pensa
condivisa con l’interlocutore. nel caso non sia cosi, si crea un problema di comunicazione.
inferenza: creazione di un legame logico tra elementi non esplicatemnte collegati. molte fake news
si diffondono secondo questo processo, stimolando la creazione di un legame inferenziale. es.
pioggia su milano. aumenta il costo dei gelati —> qual è la possibile inferenza? che la pioggia
faccia aumentare il costo die gelati. la veridicità o meno del collegamento è dato dalla nostra
conoscenza.
la “faccia”
FTA (face-threatening-act): atti che che minacciano la faccia (positiva o negativa) in forma piu o
meno aggressiva.
le massime di leech
massima del tatto: minimizza i costi per gli altri + massimizza il beneficio per gli altri
massima di modestia
massima di accordo
- don’t impose
- give options
- be friendly
3 variabili socio-culturali:
è una materia che studia i meccanismi attraverso cui la conversazione si struttura e is articola.
1) naturalismo: lavora solo su dati raccolti sul campo, aka conversazioni vere. (le convo sono
registrate e poi trascritte)
2) sequenzialita’: l’interazione è una sequenza temporale id azioni diverse del parlante e
dell’interlocutore. la conversazione è una sequenza interconnessa di azioni.
3) adiacenza: la vicinanza di due persone coinvolte in una comunicazione non è casuale (anche
in caso di disaccordo). se la vicinanza è casuale (es bus affollato) usiamo vari mezzi
paralinguistici per indicare l’a adiacenza o non adiacenza. fondamentale è la nozione di
coppie adiacenti (es sequenza domanda risposta. “come stai?” “sto bene”)
4) punto di vista dei partecipanti: la conversazione viene modellata rispetto ai partecipanti,
rispetto all’ identità dell’interlocutore in un determinato momento e alle circostanze
5) contestualità: tutti quegli elemtni del contesto che i partecipanti considerano rilevante per la
conversazion. il parlato riflette la struttura sociale e la ricrea (prospettiva antropologica)
6) linguaggio comune prassi: prospettiva sul parlare —> il parlarle è agire socialmente
socialmente nel mondo
turni conversazionali
per capire quando è il proprio turno, bisogna rilevare il; punto di rilevanza transazionale (PRT).
esso si identifica con alcuni elemtni:
a) volontarie:
b) involontarie: portano a sequenze di riparazione.
il regista è colui che controlla il potere interazionale —> in questo caso, si parla di conversazione
asimmetrica, poiché uno dei due parlanti controlla la conversazione e il suo andamento
(normalmente, si presuppone che i due interlocutori siano sullo stesso livello). es conversazione in
classe, dibattito politico, conversazione tra nativo-non nativo.
- ha adesso a diritti negati agli altri partecipanti es puo introdurre nuovi argomenti, oppure dare /
togliere i turno di parola agli altri
- apre e chiude la conversazione
applicazioni sociolinguistiche e pragmatiche
etnolinguistica