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Lingua francese
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Il francese (français, AFI: [fʁɑ̃ˈsɛ]) è una lingua Francese


appartenente al gruppo delle lingue romanze. Al Français
2022, è parlata da 274,1 milioni di parlanti totali[1]. Parlato in Francia
Diffusa come lingua materna nella Francia Canada
metropolitana e d'oltremare, in Canada Belgio
(principalmente nelle province del Québec e del Svizzera
Nuovo Brunswick, ma con una presenza significativa Lussemburgo
anche in Ontario e Manitoba), in Belgio, in Svizzera, Monaco (e altri...)
presso numerose isole dei Caraibi (Haiti, Dominica,
Saint Lucia) e dell'Oceano Indiano (Mauritius, Regioni Europa, America, Africa,
Comore e Seychelles), in Lussemburgo e nel Asia, Oceania
Principato di Monaco, è lingua ufficiale di circa 32 Locutori
stati ripartiti su tutti i continenti (come eredità
dell'impero coloniale francese e della colonizzazione Totale 274,1 milioni
belga), oltre che di numerose organizzazioni (Ethnologue, 2022)
internazionali come l'ONU, la NATO, il Comitato
Classifica 16 (2021)
Olimpico Internazionale e l'Unione postale
universale. Costituisce inoltre, insieme con l'inglese e Altre informazioni
il tedesco, una delle tre lingue di lavoro dell'Unione
Scrittura Alfabeto latino
europea. In Italia è parlato e tutelato in Valle
d'Aosta, dove gode di uno status di coufficialità[2] con Tipo SVO - flessiva -
l'italiano accusativa (ordine
semilibero)
Sebbene non sia ai primissimi posti tra le lingue più
parlate del mondo per numero di madrelingua (80,0 Tassonomia
milioni secondo Ethnologue, 2021), essa costituisce Filogenesi Lingue indoeuropee
invece la seconda per diffusione (dopo l'inglese) per
Lingue italiche
numero di paesi in cui è ufficiale e per numero di
Lingue romanze
continenti in cui è parlata. Le stime dei locutori totali
sono difficili a causa della diffusione maggiore del Lingue italo-occidentali
francese come lingua seconda che come lingua Lingue gallo-iberiche
materna e del grosso peso che hanno nella Lingue galloromanze
demografia di questa lingua i vasti territori Lingua d'oïl
dell'Africa francofona, in cui l'avanzare della Francese (Français)
conoscenza del francese è in costante crescita grazie
Statuto ufficiale
alla scolarizzazione e per i quali non sono sempre
disponibili statistiche precise o aggiornate. Tuttavia Ufficiale in Organizzazioni
secondo le stime dell'Organizzazione internazionale internazionali
della francofonia[3], vi sono nel mondo circa 300 Unione europea
milioni di locutori (è la quinta lingua più parlata al Unione africana
mondo in base al numero di parlanti totali). Ma,
Nazioni Unite
come numero di parlanti nativi (L1), è la numero 17.
https://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_francese 1/31
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Attualmente il francese è la seconda lingua più UNESCO


insegnata al mondo dopo l'inglese, anche grazie a UNICEF
una capillare rete di servizi linguistici e culturali UNEP
NATO
OCSE
Consiglio d'Europa
OIF
OSCE
Interpol

Lingua ufficiale
Francia
Belgio
Benin
Burundi
Burkina Faso
Camerun
Canada
Ciad
Comore
Costa d'Avorio
Gabon
Gibuti
Guinea
Guinea Equatoriale
Haiti
Lussemburgo
Madagascar
Mali
Monaco
Mauritius
Niger
Rep. Centrafricana
Rep. del Congo
RD del Congo
Ruanda
Senegal
Seychelles
Svizzera
Togo
Vanuatu

Lingua culturale e/o


amministrativa:
Algeria
Andorra
Dominica
Laos
Marocco
https://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_francese 2/31
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incentrati sui Centres Culturels Français (CCF, Saint Lucia


dipendenti dalle Ambasciate) e sulle sedi Tunisia
dell'Alliance française.
Lingua regionale e/o
minoritaria:
Amapá
Indice Cabinda
Storia Isole del Canale
Louisiana
Diffusione nel mondo Maine
Distribuzione geografica Pondicherry
Europa Saarland
Francia Valle d'Aosta
Il francese di Parigi
Il francese settentrionale Regolato da Académie française
Il francese meridionale Office québécois de
Belgio la langue française
Svizzera Codici di classificazione
Lussemburgo
ISO 639-1 fr
Valle d'Aosta (Italia)
Isole normanne ISO 639-2 fre (B) / fra (T)
America
ISO 639-3 fra (https://iso639-
Canada
3.sil.org/code/fra)
Stati Uniti d'America
(EN)
Caraibi e America del Sud
Africa Glottolog stan1290 (http://glo
Algeria, Tunisia e Marocco ttolog.org/resource/
Africa subsahariana languoid/id/stan129
Africa orientale ed Oceano Indiano 0) (EN)
Asia Linguasphere 51-AAA-i
Medio Oriente
India e Paesi del sud-est asiatico Estratto in lingua
Estremo Oriente Dichiarazione universale dei diritti umani,
Oceania art. 1
Tous les êtres humains naissent libres et
Alfabeto
égaux en dignité et en droits. Ils sont doués de
Preambolo
raison et de conscience et doivent agir les uns
Pronuncia puntuale in francese standard
envers les autres dans un esprit de fraternité.
La riforma ortografica del 1990
Premi Nobel
Note
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
Dizionari Distribuzione geografica del francese:
Grammatica madrelingua
lingua amministrativa
lingua importante, secondaria e/o
culturale

https://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_francese 3/31
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Storia
Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della lingua francese.

Lo stesso argomento in dettaglio: Lingua francese antica.

Il francese è il risultato delle contaminazioni linguistiche che il


latino volgare ha subito nella Gallia romanizzata, a partire
soprattutto dal V secolo. Tra i principali idiomi che
contribuirono a influenzare la trasformazione della lingua
parlata in Gallia durante l'epoca tardo antica si ricordano:

La lingua celtica, principale idioma preesistente al latino, la


quale ebbe un'enorme influenza nella sedimentazione di
alcune particolarità fonetiche tipiche del francese, quali
l'uso delle nasali o delle vocali turbate. Per quanto riguarda
il lessico, l'influenza della lingua gallica fu più limitata:
attualmente i termini francesi di origine celtica non sono più
Diffusione delle lingue galloromanze
di un centinaio, tra i quali chemise ("camicia", da
nella regione francese. Le tonalità
CAMISIAM), cervoise ("birra fermentata", da CERVESIAM),
verdi e gialle indicano gli idiomi
baiser ("bacio", attestato già in Catullo come BASIUM) e
char ("carro", da CARRUM). Molti toponimi di città francesi appartenenti alla famiglia delle
risalgono ugualmente all'epoca celtica (LUTETIA lingue d'oïl; le tonalità rosse
PARISIORUM: Paris; ROTOMAGUS: Rouen; indicano le lingue d'oc, mentre sono
CATOMAGUS: Caen; BELLOVACI: Beauvais). segnate in blu le varianti del
francoprovenzale.
Il francone occidentale e altre lingue del ceppo germanico
parlate dai Franchi, che rappresentano i principali idiomi di
superstrato rispetto al latino volgare di Gallia. Tra le lingue
romanze, il francese si rivela quella meno conservativa nei confronti della lingua madre,
probabilmente anche a causa dell'alto indice di germanizzazione. Come in italiano, molti
termini legati al campo semantico della guerra (guerre, da WERRA) sono di origine germanica,
tra i più comuni épée ("spada", da SPATHA), blesser e blessure ("ferire" e "ferita", da
BLESSE), o ancora gagner ("vincere uno scontro", poi divenuto di accezione comune, da
WAIDANJAN). Numerosi termini astratti indicanti i colori (blanc, "bianco", da BLANK), le qualità
morali o caratteriali (riche, "ricco"; hardi, "coraggioso", "ardito"; laid, "brutto";) e
l'amministrazione territoriale (fief,"feudo", da FEHU; ban, "bando", da BAN; alleu, "allodio", da
AL-OD; marquis, "marchese", da MARKA) sono di origine germanica. Dal punto di vista
morfologico, il francese ha ereditato dalla lingua francona numerosi suffissi quali –ISK, poi
evolutosi in –ois, -ais come nel caso dell'eponimo français ("francese", da FRANKISK, uomo
libero), o ancora il peggiorativo –ARD (in vieillard, "vegliardo"; bâtard, "bastardo").

Le lingue romanze sviluppatesi in Francia sulla base di queste influenze si articolavano in un


ramificato sistema di varianti regionali. I linguisti riconducono ciascuno di questi idiomi all'interno
di tre grandi famiglie distinte: quella delle lingue d'oïl (parlate a nord della Loira; tra le più
rappresentative si ricordano il franciano di Parigi, il vallone del Belgio e l'anglo-normanno), quella
delle lingue d'oc parlate a sud della Loira (tra di esse la più importante è di gran lunga il
provenzale) e infine il francoprovenzale, parlato diffusamente nell'area geografica compresa tra la
Savoia, la Svizzera romanda, la Valle d'Aosta e le valli arpitane piemontesi.

L'evoluzione del latino volgare parlato in Gallia è attestata da numerosi documenti collocabili tra la
fine dell'VIII secolo e l'inizio del X. Tra i testi più interessanti si cita il Glossario di Reichenau,
prodotto a nord della Loira intorno all'anno 750, in cui compaiono alcuni slittamenti semantici di
termini già presenti nel latino classico che hanno poi assunto un diverso significato in francese (il
verbo DONO si sovrappone al più classico FERO; oggi in francese il verbo donner significa infatti
"dare" e non "donare"; il termine volgare FORMATICUM, da cui discende il moderno fromage,
sostituisce allo stesso modo il classico CASEUM).
https://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_francese 4/31
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Gli studiosi tendono tuttavia a identificare nel vero atto di


nascita della lingua francese il Giuramento di Strasburgo
(842), documento di fondamentale importanza per la storia
politica e linguistica dell'Europa. Con tale trattato, infatti,
vengono poste le basi per la nascita di quella compagine politica
corrispondente all'odierna Francia, mentre appare ormai
evidente la presenza di una netta divaricazione tra la romana
lingua parlata in Gallia e la teotisca lingua utilizzata nelle
province germaniche. Il primo testo letterario in lingua
francese di cui si abbiano notizie certe è invece la Sequenza di Una parte del Giuramento
Sant'Eulalia (888), caratterizzata dall'uso di una prosa ritmata
a cadenze regolari e dallo sviluppo di una forma primitiva di
condizionale romanzo.

La lingua francese esercitò una notevole influenza sullo sviluppo dell'inglese a seguito della
conquista dell'Inghilterra da parte dei Normanni di Guglielmo il Conquistatore (Battaglia di
Hastings, 1066). L'anglo-normanno si impose con il suo prestigio come nuova lingua di corte,
confinando il precedente idioma anglosassone al rango di vernacolo utilizzato dal popolo
illetterato. Con il passare del tempo, tuttavia, i legami politici e culturali tra l'Inghilterra e la
Normandia si affievolirono, determinando la perdita di vigore dell'anglo-normanno, che finì con
l'essere assorbito dal nativo sassone. Il risultato di tale evoluzione fu la nascita del medio inglese,
una lingua che conservava una struttura morfo-sintattica tipicamente germanica, ma che
presentava un lessico costituito in gran parte di lemmi d'origine francese e latina.

In ambito continentale, invece, la precoce affermazione di Parigi quale centro del potere politico ed
economico della Francia contribuì a rafforzare la posizione del franciano, variante della lingua d'oïl
parlato nella regione dell'Île-de-France, che cominciò lentamente a imporsi sugli altri dialetti. Per
buona parte del Medioevo, tuttavia, la cultura e la letteratura di lingua d'oïl sviluppatasi a nord
della Loira coabitarono con la cultura e letteratura di lingua d'oc fiorite tra il XI e il XIII secolo
nella regione del Midi. Tale situazione di equilibrio perdurò fino alla crociata albigese bandita nel
1209 dal re Filippo Augusto contro i catari della città di Albi. Tale evento traumatico contribuì alla
devastazione delle corti provenzali e al declino della cultura occitana, che perse definitivamente il
suo predominio a favore del francese. Nonostante questa espansione, il latino rimase ancora a
lungo la lingua della scuola, della cultura accademica e dei decreti reali. Nel 1532, ad Aosta fu
redatto il primo atto notarile al mondo in lingua francese[4], mentre a Parigi era ancora in uso il
latino. Nel 1536, la Valle d'Aosta, in particolare il Conseil des Commis, fu la prima amministrazione
al mondo ad adottare la lingua francese come idioma ufficiale, tre anni prima del Regno di
Francia.[5] Fu solo con l'Ordonnance de Villers-Cotterêts, promulgata dal re Francesco I nel 1539,
che il francese si impose in Francia come lingua ufficiale dei decreti reali e degli atti parlamentari.

Le guerre d'Italia (1494-1559) permisero alla Francia di entrare in contatto con le raffinatezze
artistiche e letterarie del Rinascimento italiano. Tale incontro ebbe profonde influenze anche da un
punto di vista linguistico, con la nascita di un petrarchismo francese e l'adozione di molti termini
latini di origine colta, spesso accolti nella loro forma italianizzata. Nel medesimo periodo si assiste
alla nascita del movimento poetico della Pléiade, i cui membri spingono in direzione di una
codificazione accademica della lingua francese, al fine di ripulirla dall'uso di barbarismi e di
esaltarne le intrinseche qualità di clarté e mesure. Nel 1549 il poeta Joachim du Bellay pubblicò il
suo trattato Défense et illustration de la langue française, in cui attaccava duramente l'impasto
linguistico "popolare" utilizzata dagli autori della tarda età medievale, sostenendo la necessità di
promuovere una lingua illustre che potesse allo stesso tempo essere idioma d'uso e di penna. Nella
seconda metà del Cinquecento, il francese parigino cominciò a essere conosciuto (ma non ancora
parlato) in tutto il territorio nazionale, arricchendosi nelle forme grammaticali e nel lessico tramite
l'acquisizione di termini filosofici, politici e scientifici attinti direttamente dal latino letterario.

https://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_francese 5/31
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Il XVII secolo (Grand Siècle) è considerato un periodo d'oro per la


diffusione della lingua, della letteratura e della cultura francese in
Europa. Nel 1635 il cardinale Richelieu fondò l'Académie française,
l'ente che ancora oggi sorveglia l'uso della lingua e le sue variazioni,
con lo scopo di rendere il francese la lingua della diplomazia
internazionale, nonché l'idioma di riferimento per gli scambi culturali
tra persone di differente nazionalità. Il trattato di Vestfalia (1648), con
cui si conclude la sanguinosa guerra dei trent'anni, fu redatto in
francese e segnò l'inizio di un'egemonia politica e culturale della
Francia destinata a durare fino al 1815. Nel corso della seconda metà
del secolo, inoltre, il prestigio della corte di Luigi XIV contribuì a fare
del francese la lingua ufficiale delle élite aristocratiche e intellettuali
dell'intero continente. Nel frattempo, continuava l'attività normativa Francesco I, il sovrano che
dell'Académie, tramite l'adozione di una riforma ortografica volta a promulgò l’Ordonnance de
normalizzare alcune oscillazioni risalenti all'epoca medievale (Roy Villers-Cotterêts nel 1539.
divenne Roi; françoys divenne français). Con la pubblicazione del
Dictionnaire de l'Académie française (1694), infine, il modello di
razionalità e chiarezza con cui la lingua francese e la Francia si identificano ancora oggi si impose
in modo definitivo all'interno dei confini nazionali.

Nel XVII secolo il francese cominciò inoltre ad affermarsi nei continenti extraeuropei grazie
all'espansione coloniale della Francia. Con la fondazione di Québec (1608) la lingua di Molière si
impiantò per la prima volta nel Nord America, dove la comunità dei primi coloni, proveniente in
gran parte dalla Normandia e dalla Bretagna, diede vita a un continuum dotato di un'omogeneità
culturale e linguistica che la stessa Francia avrebbe raggiunto soltanto duecento anni dopo.

Durante l'età dell'Illuminismo il francese continuò ad affermarsi come


idioma della diplomazia e della cultura europea. La pubblicazione
dell'Encyclopédie contribuì inoltre a rafforzare la sua posizione di lingua
franca per la divulgazione del sapere tecnico e scientifico. Alcuni tra i testi
fondamentali per la nascita della moderna teoria dello Stato risalgono
proprio a questo periodo; tra i più importanti, si ricordano le Lettres
persanes (1721) e l'Esprit des lois (1748) di Montesquieu, oltre al
Dictionnaire philosophique di Voltaire.

Fu solo con la Rivoluzione che il francese divenne una lingua


autenticamente nazionale e popolare. Se fino ad allora, infatti, la maggior
Quarta edizione in due parte della popolazione aveva continuato a esprimersi utilizzando i vari
volumi del Dictionnaire dialetti locali, il Governo repubblicano emanò una serie di decreti atti a
(1768). trasformare quello che era stato per secoli un idioma di corte nella lingua
della Grande Nation. L'istruzione pubblica e gratuita per tutti permise di
rafforzare la presenza del francese sul territorio. L'uso dei patois venne
scoraggiato e aspramente combattuto, in quanto ritenuto veicolo di ignoranza e di corruzione
morale. La lingua nazionale, viceversa, avrebbe dovuto incarnare i valori repubblicani e patriottici
di Liberté, Égalité, Fraternité. Nel corso del XIX secolo, proprio mentre le conquiste coloniali in
Africa, in Asia e in Oceania aprivano nuovi spazi per l'espansione mondiale della lingua, il
perfezionamento del sistema scolastico nazionale e la progressiva diffusione della stampa
quotidiana permisero al francese di affermarsi definitivamente come lingua parlata presso la
totalità del territorio nazionale.

Il Romanticismo aveva nel frattempo introdotto alcuni elementi di innovazione nell'ambito


dell'uso letterario della lingua. La polemica nei confronti delle regole classiche sfociò nell'adozione
di un linguaggio aperto alle infiltrazioni delle lingue regionali o dei vari gerghi sociali. Nel XIX alla
pubblicazione della settima edizione del Dizionario della Accademia di Francia, si applicò la
Riforma ortografica della lingua francese del 1878, che apportò pochi ma significativi cambiamenti
https://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_francese 6/31
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alla lingua.Tra gli scrittori romantici, Victor Hugo fu il primo a


condurre, all'interno del suo capolavoro Les Misérables (1862),
una riflessione di ampio respiro intorno al fenomeno linguistico
dell'argot, gergo utilizzato fin dall'inizio dell'Ottocento dalla
malavita parigina.Tale sperimentazione di tipo linguistico, pur
contrastata dai parnassiani e dal purismo di illustri scrittori
quali Gustave Flaubert, continuò a fiorire nel XX secolo, grazie
all'opera di Guillaume Apollinaire e dei futuristi. Agli anni
Cinquanta risale un nuovo gergo giovanile noto come verlan,
basato principalmente sull'inversione dell'ordine delle sillabe
all'interno di una parola.

Nonostante la tradizione normativa di carattere accademico


sopravviva ancora oggi, la lingua francese dell'inizio del XXI
secolo si caratterizza per la presenza di un certo numero di
prestiti linguistici in vari ambiti semantici. Nell'ambito del
lessico sportivo e colloquiale, sono particolarmente frequenti gli Calligramma di Apollinaire
anglismi (challenge al posto di défi per indicare la "sfida" in
ambito sportivo; match per indicare una partita; score per
indicare il "punteggio"; job per indicare i lavoretti stagionali), mentre, al contrario di quanto
avviene in Italia, il lessico legato all'informatica o all'economia tende a essere maggiormente
francesizzato (ordinateur al posto di "computer"; disque dur al posto di "hard disk"; souris al
posto di "mouse"; pourriel al posto di "spam"; courriel al posto di "e-mail"; taux d'obligations per
"spread"; agence de notation per "agenzia di rating"). Nell'ambito del linguaggio parlato dagli
immigrati e dai loro discendenti nelle banlieue, alcune espressioni idiomatiche registrano invece la
presenza di prestiti consolidati dalla lingua araba, per via della massiccia immigrazione da paesi di
lingua araba.

Diffusione nel mondo


Lo stesso argomento in dettaglio: Lingue della Francia.

Come risultato dell'espansione coloniale della Francia, e in


misura minore del Belgio, nel corso dell'età dell'imperialismo, il
francese è oggi parlato correntemente in più di 35 Stati ripartiti
su cinque continenti. Benché il "francese standard", chiamato
anche français international, sia preso a modello in tutto il
mondo per l'insegnamento della lingua a livello scolastico,
esistono numerose varianti locali che si sono arricchite, nel
corso del tempo, di prestiti linguistici, espressioni idiomatiche o Distribuzione dei madrelingua
influssi tipici delle culture preesistenti presso l'area geografica francesi in 6 paesi nel 2021.
in cui si sono sviluppate.

Non bisogna confondere tali varianti del francese con quelli che molto spesso vengono
erroneamente definiti i "dialetti" parlati in Francia. Esattamente come nel caso dell'italiano, infatti,
questi ultimi non possono essere considerati semplici varianti del francese. Si tratta in effetti di
lingue autonome che hanno subito una progressiva decadenza socio-culturale di fronte all'avanzare
dell'idioma di Parigi, fino a essere relegate all'interno di una dimensione fortemente minoritaria.

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Tale discorso vale per le lingue d'oïl come il vallone, il piccardo o il normanno e ancora di più per la
famiglia delle lingue d'oc, come ad esempio il provenzale, che presentano una filogenesi autonoma.
In Francia, studiosi e linguisti non parlano infatti di dialetti, quanto di langues régionales.

Distribuzione geografica
Lo stesso argomento in dettaglio: Francofonia.

Paesi di madrelingua Paesi in cui il francese è Paesi in cui il francese è


francese: lingua ufficiale: lingua di insegnamento
obbligatoria o lingua
Europa Europa amministrativa
Francia Belgio Europa
Belgio Francia
Lussemburgo Andorra
Svizzera
Monaco Africa
Lussemburgo
Monaco Svizzera Algeria
Valle d'Aosta Valle d'Aosta Marocco
Isole del Canale Isole del Canale Mauritania
America Tunisia
Baliato di
Jersey Asia
Canada
Guernsey Haiti Libano
America Stati Uniti Laos
Canada Louisiana
Haiti Francia
Dominica d'oltremare
Saint Lucia Africa
Francia Benin
d'oltremare
Burkina Faso
Martinica Burundi
Guadalupa Camerun
Saint-Martin Rep.
Saint- Centrafricana
Barthélemy Ciad
Guyana Comore
francese Rep. del Congo
Saint-Pierre e RD del Congo
Miquelon
Costa d'Avorio
Stati Uniti
Gabon
Louisiana Gibuti
Maine Guinea
New Guinea
Hampshire Equatoriale
Africa Madagascar
Mali
Comore
Mauritius
Mauritius
Niger
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Seychelles Ruanda
Francia Senegal
d'oltremare Seychelles
Mayotte Togo
Riunione Francia
d'oltremare
Oceania
Asia
Francia
d'oltremare Territorio di
Pondicherry
Polinesia Oceania
francese
Wallis e Futuna Vanuatu
Nuova Francia
Caledonia d'oltremare

Paesi in cui il francese è lingua di cultura privilegiata

Egitto
Israele
Moldavia
Romania
Stati Uniti
Cambogia
Vietnam

In grassetto sono evidenziati gli Stati sovrani, mentre le dipendenze e le regioni a statuto
autonomo sono segnate con carattere normale.

Europa

La lingua francese si è storicamente sviluppata in Europa, dove è parlata da circa 73 milioni di


locutori madrelingua. I principali luoghi europei in cui si parla questa lingua sono la Francia, il
Belgio, la Svizzera, il Lussemburgo e la Valle d'Aosta. Pur rimanendo fondamentalmente simili,
queste varietà presentano delle peculiarità lessicali e fonologiche assai interessanti.

Francia

Il francese di Parigi

La definizione di francese parigino equivale grossomodo con quella di francese standard, essendo
la variante della capitale presa a modello per l'insegnamento della lingua in tutto il mondo.
All'interno di tale variante esistono tuttavia notevoli discrepanze dettate principalmente da fattori
socio-culturali. I banlieusards di origine magrebina o gli studenti del Quartiere latino, ad esempio,
difficilmente si esprimeranno utilizzando un lessico e una struttura sintattica che rispettino le
norme dettate dall'Académie française. Già Victor Hugo definiva la parlata di Parigi come un buon
compromesso "choisi par les peuples comme intermédiaire entre l'excès de consonnes du nord et
l'excès de voyelles du midi". Dal momento che il francese parigino si identifica con il francese
standard, è assai difficile individuare dei tratti "dialettali" che lo distinguano rispetto alle altre

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varianti. È possibile invece sottolineare alcuni elementi


peculiari della parlata di Parigi e, per estensione, del francese
standard, che non sempre emergono nella prassi d'uso di altre
varianti dialettali. Tra le peculiarità più comuni si ricordano,
dal punto di vista fonologico:

l'uso comune della r uvulare.


la chiusura della o nasale (come in on, mon, bon bon
pronunciati /õ/ invece di /ɔ̃/), la fusione della u nasale con /
ɛ̃/ (come in un, parfum, brun che hanno la stessa nasale di Vista di Parigi dalla cattedrale di
pain, fin, brin) e l'apertura di /ɛ̃/ in /æ̃ /. Notre-Dame.

Per quanto concerne la morfologia e la grammatica, il francese


parigino privilegia più di altre varianti l'uso dei partitivi per esprimere una quantità indefinita (es.
"Compro il pane" = "J'achète du pain"), così come l'accordo del participio del verbo avoir qualora
preceduto da pronomi relativi o che esprimono il complemento oggetto ("Sono i dolci che ha
preparato per la cena di stasera" = "Ce sont les gâteaux qu'il a preparés pour le dîner de ce soir").

Il francese settentrionale

Sotto la definizione di français septentrional si collocano tutte quelle varianti idiomatiche diffuse a
nord di Parigi che subiscono l'influenza di lingue d'oïl diverse dal francese, quali il vallone, il
piccardo o il normanno. Le principali differenze rispetto alla lingua standard sono di natura
fonologica: tutte le nasali vengono pronunciate con un'enfasi maggiore, mentre il fenomeno della
liaison è presente anche in quei casi in cui la normativa accademica tende a ometterlo. Anche la
pronuncia delle vocali chiuse tende a essere particolarmente accentuata. Per quanto riguarda il
lessico, prestiti provenienti dalle lingue regionali coabitano con espressioni mutuate dal bretone,
dal fiammingo o dal tedesco, tradizionalmente parlati da minoranze residenti presso le zone di
confine.

Il francese meridionale

Le varianti di francese parlate a sud della Loira sono influenzate dalla coesistenza con l'occitano,
che ha continuato a fungere da lingua madre per una buona parte della popolazione rurale almeno
fino alla prima metà del XX secolo. La pronuncia del Midi è caratterizzata da un indebolimento
generalizzato della nasalizzazione, spesso sostituita da una palatalizzazione di /n/ (come in pain, a
volte pronunciato [pɛŋ] in luogo di /pɛ̃/). Allo stesso modo, la pronuncia delle vocali toniche è
molto più aperta rispetto a quanto accade nel francese standard; la parlata meridionale pronuncia
spesso e volentieri anche le e muets in fine di parola.

Belgio

Il francese è una delle tre lingue ufficiali del Belgio, assieme all'olandese e al tedesco, ed è lingua
materna di circa il 43% dell'intera popolazione (4,5 milioni di persone). In questo paese il francese
fu storicamente la lingua delle élite culturali ed economiche nelle grandi città, soprattutto a
Bruxelles, dove la maggioranza della popolazione parlava tuttavia l'olandese. Con il passare del
tempo, la vitalità del vallone e delle altre lingue d'oïl parlate in Vallonia venne meno,
determinando una massiccia francesizzazione di questa regione, similmente a quanto accadde nelle
Fiandre, ove i dialetti del fiammingo e del frisone perdevano terreno di fronte all'avanzata
dell'olandese.

https://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_francese 10/31
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Quando nel 1830 il Belgio ottenne l'indipendenza dal Regno Unito dei Paesi Bassi, le élite
cattoliche e francofone della capitale imposero il francese come unica lingua ufficiale, mentre al
fiammingo venne riconosciuto uno status di ufficialità solo a partire dal 1908. Nel corso del XIX
secolo, inoltre, il prestigio del francese come idioma della cultura e del commercio internazionale
favorì un drastico mutamento della situazione linguistica di Bruxelles. La capitale,
tradizionalmente fiamminga, divenne una città a maggioranza francofona a partire dal 1910,
consolidando una tendenza destinata a rafforzarsi nei successivi cento anni.

Oggi la regione di Bruxelles è ufficialmente bilingue francese-


olandese, ma l'uso del francese appare di gran lunga
predominante. Lo status di capitale dell'Unione europea che la
città belga ricopre tende infatti a favorire l'uso del francese e di
altre lingue della diplomazia, come ad esempio l'inglese e il
tedesco, acuendo il declino dell'olandese, ormai parlato e
compreso da poco meno del 16% della popolazione residente
(contro il 77% per il francese). Negli ultimi anni, inoltre, il
massiccio afflusso di immigranti provenienti dall'Africa
francofona e dal Maghreb ha ulteriormente esteso l'uso del
francese nella Regione di Bruxelles-Capitale e nei comuni I territori di lingua francese sono
fiamminghi limitrofi, determinando la nascita della tache evidenziati in rosso. Essi
d'huile francophone. Molti politici fiamminghi denunciano la comprendono la Regione di
diffusione del francese in regioni tradizionalmente di lingua Bruxelles-Capitale e la Vallonia, con
olandese come una violazione ai confini della frontiera l'eccezione dei comuni che
linguistica fissata con la Costituzione federale del 1970. costituiscono la Comunità
germanofona del Belgio.
La questione linguistica è spesso oggetto, nell'ambito della
politica belga, di un violento scontro tra valloni e fiamminghi,
divenendo in questo modo la cartina al tornasole delle profonde divisioni economiche e culturali
che separano le due principali comunità del Paese. Negli ultimi anni, il partito indipendentista
Nuova Alleanza Fiamminga di Bart de Wever ha sovente utilizzato l'argomento linguistico per
proporre una secessione delle Fiandre dal resto del Belgio.

Il francese belga è perfettamente comprensibile per tutti gli altri francofoni, ma presenta alcune
peculiarità fonologiche e morfologiche. In primo luogo, si segnala un uso abbondante della liaison
e una tendenza a pronunciare le vocali scure in modo chiuso, similmente a quanto accade nel
français septentrional. Le nasali sono rafforzate a tal punto che alcuni termini omofoni nel
francese di Francia sono pronunciati in modo diverso dai belgi francofoni (brin e brun sono
omofoni in Francia a causa dell'indebolimento della nasalizzazione di u, mentre in Belgio la
differenza di pronuncia è mantenuta). La lettera w, pronunciata a volte [v] in Francia, diventa [w]
in Belgio, probabilmente a causa dell'influsso dell'olandese, per cui una parola come wagon è
pronunciata differentemente nei due paesi.

In ambito lessicale, il francese belga conserva alcune forme arcaiche ormai cadute in disuso in
Francia. I numerali superiori a 60 (soixante), ad esempio, non adottano il sistema di numerazione
vigesimale, ma un computo su base decimale simile a quello presente nella lingua italiana. I belgi
non dicono dunque soixante-dix per indicare il numero 70, ma septante; invece il numero 80 è
quatre-vingts e non huitante come in Svizzera; così come 90 si dice nonante e non quatre-vingt-
dix. Allo stesso modo, in Belgio non si usa indicare la colazione come petit-déjeuner, ma
semplicemente come déjeuner, termine che in Francia definisce il "pranzo". Il pasto di
mezzogiorno si chiama per i Belgi dîner, termine che per i francesi identifica invece la "cena". In
Belgio il pasto serale è ancora chiamato souper, termine arcaico con cui in Francia si designava, al
tempo dell'Ancien Régime lo spuntino notturno consumato al ritorno da uno spettacolo teatrale.

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Il francese belga, soprattutto nella sua variante brussellese, presenta molti prestiti dall'olandese e
dalle altre lingue germaniche. Nel campo della pubblica amministrazione, ad esempio, il sindaco
(maire in Francia) è chiamato bourgmestre, dall'olandese burgemeester, così come il comune
(mairie per i francesi) diventa la maison communale, calco dall'olandese gemeentehuis[6]. Altri
termini olandesi entrati nell'uso corrente del francese belga sono legati soprattutto all'ambito
culinario, come ad esempio gaufre, waterzooi, fritkot, in francese baraque à frites ("friggitoria"),
ma anche ad altri ambiti come "kot" (camera per studenti).

Svizzera

Il francese è, insieme con il tedesco, l'italiano e il romancio, una delle quattro lingue ufficiali della
Svizzera a livello federale. È la lingua materna di circa il 20% della popolazione (2 milioni di
persone), tradizionalmente concentrata nella regione occidentale del paese, nota come Svizzera
romanda. Il francese è inoltre lingua ufficiale in sette cantoni: Giura, Vaud, Neuchâtel, Ginevra,
Berna, Friburgo e Vallese. La più grande città francofona della Svizzera è Ginevra.

Il francese svizzero, pur influenzato a livello fonetico dal preesistente francoprovenzale, si distanzia
poco da quello parlato in Francia. Tra le peculiarità lessicali più importanti si ricordano l'uso delle
forme septante, huitante e nonante al posto di soixante-dix, quatre-vingts e quatre-vingt-dix.
Numerosi sono i prestiti dal tedesco, sia nell'ambito dell'amministrazione (la già citata maison
communale, calco linguistico dal tedesco Rathaus, sostituisce il termine mairie per indicare il
"municipio") sia in quello della lingua quotidiana (foehn, prestito dal tedesco al posto di sèche-
cheveux, che in francese significa "asciugacapelli"; natel, parola-macedonia di origine tedesca che
sostituisce portable per indicare il "telefono cellulare").

Lussemburgo

La lingua nazionale del Granducato di Lussemburgo è il lussemburghese, ma il francese e il tedesco


sono entrambi riconosciuti come lingue ufficiali. Grazie alla vicinanza con la Francia e con il
Belgio, oltre che alla presenza di numerosi lavoratori frontalieri, il francese viene praticato
quotidianamente da una grande maggioranza di lussemburghesi. La stampa, sia scritta sia
televisiva, e la giurisprudenza sono i due ambiti della vita nazionale in cui il francese svolge il ruolo
di lingua ufficiale de facto, mentre i dibattiti politici in sede parlamentare avvengono spesso in
tedesco. Il sistema scolastico è trilingue e prevede una progressiva sostituzione del
lussemburghese, utilizzato alla scuola primaria, con il francese e il tedesco, idiomi usati
comunemente nell'ambito dell'istruzione superiore e universitaria.

Valle d'Aosta (Italia)


Lo stesso argomento in dettaglio: Francese valdostano.

Sebbene per i valdostani non di madrelingua italiana la lingua madre sia nella maggior parte dei
casi il dialetto valdostano della lingua francoprovenzale, a essere riconosciuto come lingua co-
ufficiale è il francese, in virtù dello status ufficiale di questa lingua in Valle d'Aosta a partire (a
livello amministrativo) dal 1536, ossia tre anni prima della Francia stessa[7].

La Costituzione italiana protegge e sostiene le minoranze linguistiche, siano o meno esse dotate di
un riconoscimento a livello ufficiale. La Valle d'Aosta, regione a statuto speciale dal 1948, riconosce
il francese come lingua ufficiale a parità di dignità con l'italiano. In virtù di tali disposizioni,
l'apparato amministrativo della regione è perfettamente bilingue, così come il sistema scolastico (il
monte ore riservato allo studio della lingua francese è identico a quello dedicato all'italiano) e la

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segnaletica stradale. I toponimi valdostani sono esclusivamente in francese (tranne nei due comuni
walser di Gressoney-Saint-Jean e di Gressoney-La-Trinité), ad eccezione di Aosta, il cui nome
ufficiale è Aosta/Aoste.

Tra le peculiarità del francese valdostano, a livello lessicale si segnala l'uso di alcuni termini
obsoleti oppure inesistenti nella variante standard, in quanto provenienti dal dialetto valdostano o
dall'italiano. Alcuni esempi sono syndic (termine in origine francese, ma oggigiorno obsoleto nel
francese di Francia) per sindaco (presente ugualmente nella Svizzera romanda) e maison
communale (proveniente dal patois) per municipio. Sono presenti inoltre delle espressioni
idiomatiche tipiche non in uso altrove[8].

Isole normanne

Le Isole del Canale, situate al largo della costa francese della Manica, sono una dipendenza della
Corona britannica, ultimi resti degli antichi possedimenti inglesi in Francia, su cui il re
d'Inghilterra governa non in quanto tale (le isole non fanno parte direttamente del Regno Unito)
ma in qualità di Duca di Normandia. Benché l'inglese si sia con il tempo imposto nell'arcipelago
come idioma dell'amministrazione e della comunicazione, l'uso di alcune varianti dell'antica lingua
anglo-normanna rimane ancora vivo, soprattutto sulle due isole principali di Jersey e Guernsey. Le
varianti di francese note come jersais e guernensais sono inoltre tutelate e protette dal governo
come parte integrante del patrimonio culturale dell'arcipelago. Tra le principali peculiarità lessicali
si ricorda l'uso di termini di età medievali per la descrizione di realtà amministrative proprie delle
isole normanne come baillage, bailli o ancora fief.

America

Il continente americano fu storicamente il secondo in cui il francese venne introdotto come lingua
materna, in seguito alla colonizzazione di vaste aree del Canada, degli Stati Uniti e dei Caraibi
operata dalla Francia tra il XVII e il XVIII secolo. Oggi in America vivono circa 15 milioni di
persone per cui il francese è lingua materna, la maggior parte dei quali è concentrata nella
provincia canadese del Québec, ma con comunità significative anche in Ontario, nel Nuovo
Brunswick, in Louisiana e nelle Antille. A questi vanno aggiunti coloro che hanno per prima lingua
il creolo francese, parlato nei Caraibi da circa 10 milioni di persone. Sommando questi dati, si può
capire come l'America francofona, con i suoi 25 milioni di parlanti, possa costituire un modello
linguistico e culturale in grado di distanziarsi sia da quello proposto dall'America anglosassone sia
da quello veicolato dall'America Latina. Il francese risulta altresì la quarta lingua più parlata
nell'intero continente americano dopo lo spagnolo, l'inglese e il portoghese.

Canada

Il primo esploratore francese a giungere in Canada fu Jacques Cartier, che sbarcò presso le coste
del Bas-Saint-Laurent nel 1534. Un reale tentativo di colonizzazione non avvenne tuttavia prima
del 1608, quando Samuel de Champlain fondò la città di Québec, che ancora oggi è riconosciuta
come culla della francofonia americana, oltre a essere l'unico centro urbano in tutto il Nord
America provvisto di una cerchia di mura.

Nei decenni successivi la colonizzazione francese portò alla nascita di una comunità linguistica
compatta di circa 60 000 abitanti. Quando, nel 1763, la Francia fu costretta a cedere tutte le sue
colonie alla Gran Bretagna, la popolazione francofona del Canada riuscì a mantenere vivo l'uso
della propria lingua, pur dovendo misurarsi con la crescita demografica degli insediamenti inglesi.
L'isolamento nei confronti dell'antica madrepatria e l'influenza della lingua inglese determinarono
una profonda trasformazione nelle strutture linguistiche del francese canadese, che oggi si
differenzia sensibilmente dalle varianti europee per la pronuncia, per l'uso di alcuni arcaismi e di
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molte espressioni idiomatiche. Se per un francofono europeo


non sussistono particolari difficoltà di comunicazione
nell'ambito di contesti formali in cui si faccia uso di una forma
standardizzata del francese canadese, assai più problematico
risulta il confronto con il joual, variante sociolinguistica
utilizzata in un contesto familiare e giovanile, il cui ruolo è
simile a quello dell'argot in Francia.

Nell'ambito del francese canadese è inoltre possibile


distinguere alcune varianti autonome, frutto di uno sviluppo
peculiare delle diverse comunità di parlanti a livello storico e
La diffusione della lingua francese
culturale. Non bisogna dimenticare infatti che i coloni che nel
in Canada. In marrone scuro sono
corso del XVII e del XVIII secolo si stabilirono nella Nuova
evidenziate le zone in cui si
Francia erano soprattutto di origini bretoni e normanne, e che
concentrano le comunità di
questo fatto contribuì a influenzare lo sviluppo del francese così
madrelingua francese, mentre in
come è tuttora parlato in Canada. Allo stesso tempo, la marrone chiaro sono segnalate le
presenza di legami storici più o meno consolidati delle varie regioni bilingui. In giallo le aree in
comunità di coloni con la madrepatria ha determinato una cui la prima lingua parlata è
differenziazione territoriale della lingua in numerosi dialetti. l'inglese.

In Canada il francese è oggi parlato da circa 10 milioni di


persone (circa il 31% della popolazione canadese). La variante
di gran lunga più diffusa è quella del Québec, unica provincia a forte maggioranza francofona della
confederazione, in cui si concentra la più grande comunità della francofonia americana (7,5 milioni
di locutori, circa il 94% della popolazione della provincia). A grande distanza, seguono la variante
franco-ontariana, parlata da 580 000 abitanti dell'Ontario (5% della popolazione totale), e il
dialetto acadiano, parlato da circa 380 000 persone nel Nuovo Brunswick (33% della popolazione
totale; il Nuovo Brunswick è l'unica provincia completamente bilingue del Canada) e nelle altre
province marittime. Comunità minori sono inoltre disseminante nelle province anglofone del
Manitoba, dell'Alberta e della Columbia Britannica[9].

Da un punto di vista fonologico, il francese canadese si contraddistingue per la mancanza della /ʁ/
uvulare, sostituita da una /r/ vibrante simile a quella presente in italiano, oltre che per una
pronuncia fortemente chiusa delle vocali toniche, per certi aspetti affine a quella del Belgio e della
Francia settentrionale.

Il lessico si caratterizza per la presenza di numerosi arcaismi in uso nel XVII secolo e ormai
scomparsi in Europa. L'automobile viene spesso designata con il termine char, che in Francia
indica esclusivamente il "carro". Allo stesso modo la "bevanda", boisson nella lingua standard, è
definita tramite l'uso dell'antico vocabolo breuvage, che ha inoltre dato origine al termine
equivalente inglese beverage. Ancora, l'atto del "guidare la macchina" (fr. conduire) è espresso
ricorrendo al verbo chauffer (da cui deriva chauffeur, "autista"), mentre la "cena" è resa con l'uso
del termine souper, risalente all'epoca dell’Ancien Régime. Molti anglicismi presenti nella lingua
d'uso comune in Francia sono stati eliminati dal francese del Québec nel tentativo di difendere la
purezza della lingua dall'influenza dell'inglese americano. Il parcheggio, comunemente chiamato
parking in Europa, diventa in Canada stationnement, mentre nella segnaletica stradale è possibile
notare la presenza del termine francese arrêt in luogo dell'inglese stop, comune in Francia e negli
altri paesi francofoni. Il lessico del francese canadese presenta inoltre numerosi lemmi in grado di
descrivere realtà prettamente nordamericane (raquetter, "camminare con le racchette sulla neve";
caribou, "caribù"; cabane, "bungalow"), oltre ad abbondare in prestiti provenienti dalle lingue dei
nativi americani.

Stati Uniti d'America

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La lingua francese fu storicamente parlata in due aree ben distinte degli Stati Uniti, cioè nella parte
settentrionale del New England al confine con il Canada, corrispondente agli attuali Stati del
Maine e del New Hampshire, e in Louisiana, che fu colonizzata dai francesi nel periodo compreso
tra il 1682 e il 1803. Malgrado la forte anglicizzazione che ha interessato questi territori,
soprattutto a partire dalla seconda metà dell'Ottocento, entrambe le regioni presentano ancora
oggi un legame molto forte con la lingua e la cultura francesi. Nel Maine e nel New Hampshire il
francese è la lingua materna rispettivamente del 5% e del 6% della popolazione, con percentuali
che sfiorano il 25% nelle contee più settentrionali. I motivi di questa diseguale distribuzione dei
francofoni vanno ricercati nella prossimità dei due Stati con le frontiere del Québec e del Nuovo
Brunswick, circostanza che facilita il mantenimento della lingua in tali regioni.

Quanto alla Louisiana, la sua identità al tempo stesso francese, creola e afroamericana costituisce
un motivo d'orgoglio per i cittadini dello "Stato del pellicano". Il francese è riconosciuto come
lingua ufficiale accanto all'inglese e gode di speciali misure finalizzate alla sua protezione e
promozione come parte del patrimonio culturale della Louisiana. Si stima che circa l'8% dei
louisianesi siano di madrelingua francese: la maggioranza di questi ultimi è concentrata nelle
regioni meridionali dello Stato, comprendente le 22 parrocchie dell'Acadiana, in cui la tradizionale
cultura creola è ancora viva. Nella regione dell'Acadiana circa il 33% della popolazione parla il
francese cajun, fortemente influenzato dal dialetto acadiano del Nuovo Brunswick, dal creolo
haitiano, dalle lingue parlate dalla comunità afroamericana, dall'inglese e dallo spagnolo. Con circa
2 milioni di locutori madrelingua, il francese è inoltre, dopo l'inglese, lo spagnolo e il cinese, la
quarta lingua più parlata negli Stati Uniti.

Caraibi e America del Sud

Il francese è presente a vario titolo nella regione caraibica, con comunità particolarmente
consistenti nelle grandi e piccole Antille. La Francia colonizzò nel corso del XVII e del XVIII secolo
molte di queste isole, allora economicamente strategiche per la loro produzione saccarifera. La
maggior parte di tali territori venne ceduta alla Gran Bretagna al termine della guerra dei sette
anni (1763), circostanza che favorì la nascita di un bilinguismo francese-inglese in molti di questi
arcipelaghi. Nello Saint Lucia e nella Repubblica di Dominica, ad esempio, la maggior parte della
popolazione ha come lingua materna il creolo francese, mentre l'inglese resta la lingua dei media e
dell'amministrazione. Il più importante paese francofono dei Caraibi è la Repubblica d'Haiti,
colonizzata dai francesi nel Settecento e resasi indipendente dopo la rivolta di schiavi neri guidata
da Toussaint Louverture nel 1803. I suoi 9,5 milioni di abitanti parlano come lingua materna il
creolo haitiano, una lingua pidgin evolutosi a partire dal francese grazie all'apporto di numerosi
elementi della sintassi e del lessico tipici delle lingue africane parlate dagli schiavi. Circa il 40%
della popolazione, appartenente alle classi più colte, dichiara di poter inoltre esprimersi
correntemente in francese. La lingua è ufficiale nei dipartimenti d'oltremare francesi di Martinica e
Guadalupa, oltre che nel territorio sudamericano della Guyana francese.

Africa

Nell'ultimo decennio l'Africa ha definitivamente superato l'Europa come continente in cui si


concentra il maggior numero di francofoni. Eredità della colonizzazione operata tra il XIX e il XX
secolo dalla Francia e, in minor misura, dal Belgio, la lingua di Molière è oggi parlata da più di 146
milioni di africani in ben 25 dei 54 Stati in cui è suddiviso il continente nero. Nella maggior parte
dei casi si tratta di una lingua seconda, utilizzata in contesti lavorativi, economici e culturali da
persone che conservano tuttavia l'uso delle lingue locali, quali ad esempio l'arabo, il wolof o il
sango. Proprio per questo motivo è bene ricordare che negli Stati più poveri dell'Africa
subsahariana, ove il grado di scolarizzazione è particolarmente basso, non è raro che una fetta
consistente della popolazione ignori del tutto o parzialmente il francese, che pure in molti casi è
designato come l'unica lingua ufficiale (si vedano i casi del Niger, del Mali o del Burkina Faso).
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Nelle aree più densamente urbanizzate degli Stati più progrediti (come
ad esempio la Costa d'Avorio o il Gabon) è parlato al contrario dalla
quasi totalità della popolazione, e negli ultimi anni sta cominciando a
diffondersi come lingua materna per le giovani generazioni di africani.
Il francese è, subito dopo l'arabo, attualmente la lingua più diffusa
dell'Africa e la seconda più parlata.

Algeria, Tunisia e Marocco

In Nordafrica il francese è parlato correntemente in tutta la regione del L'Africa francofona. In blu
Maghreb e principalmente in Algeria, Tunisia e Marocco, che nel corso sono segnati i paesi in cui il
dell’Ottocento divennero colonie o protettorati della Francia. A francese è lingua ufficiale o
differenza di quanto avvenne in altri paesi africani, l’espansione della amministrativa, in azzurro
lingua fu particolarmente rapida già in epoca coloniale. Il motivo quelli ove riveste il ruolo di
principale di tale diffusione risiede nella massiccia immigrazione di lingua di cultura
coloni europei che si stabilirono in questi territori d’oltremare; si privilegiata. In verde sono
pensi, ad esempio, che circa un milione di coloni di origine francese (i segnati gli Stati non
cosiddetti pieds-noirs) risiedeva nella sola Algeria nel 1962, alla vigilia francofoni facenti parte
dell’indipendenza di questo paese. In secondo luogo, la vicinanza dell'OIF.
geografica della Francia continentale e la presenza di una rete urbana
piuttosto sviluppata permisero ai colonizzatori di affiancare alle
tradizionali scuole coraniche un sistema scolastico statale, laico e francofono, che contribuì con
efficacia alla diminuzione del tasso di analfabetismo.

Purtuttavia, in seguito all’indipendenza questi tre Paesi hanno cercato di cancellare l’eredità
coloniale promuovendo una forte politica di arabizzazione, che si concretizzò nell’adozione della
lingua e identità araba come pilastri dell'unità statale, a detrimento tanto del francese quanto del
berbero, oggi riconosciuto solo in Marocco ed Algeria. Il francese ha comunque continuato in
parallelo ad essere ampiamente utilizzato come lingua amministrativa, commerciale e turistica.
Anche il sistema scolastico usa il francese come idioma veicolare, affiancandolo all’arabo a partire
dai primi anni di scolarizzazione. Molte facoltà universitarie (soprattutto quelle di carattere
giuridico, scientifico ed economico) continuano inoltre a proporre esclusivamente i loro corsi in
francese. Per quanto riguarda i media, il francese continua ad essere utilizzato accanto all’arabo nei
giornali, nella televisione e in internet. A questo proposito basti notare ad esempio che le versioni
algerina, tunisina e marocchina del giornale online Huffington Post sono disponibili
esclusivamente in francese[10].

Oggi il francese è parlato da circa il 33% della popolazione del Marocco (14 milioni di persone), dal
33% degli algerini (16 milioni di persone) e da ben il 66% dei tunisini (6,5 milioni di persone), per
la grande maggioranza dei quali è una lingua seconda, appresa dunque sui banchi di scuola e usata
in contesti formali e lavorativi. Proprio per questo motivo il francese parlato nel Maghreb assume i
tratti della lingua standard, non avendo sviluppato peculiarità dialettali di rilievo ad esclusione di
qualche sporadico prestito dall’arabo. Al contrario, la lingua francese ha fortemente condizionato
la composizione dell’arabo maghrebino, soprattutto da un punto di vista lessicale.

Africa subsahariana

La vasta porzione dell’Africa subsahariana compresa tra l’Oceano Atlantico, il deserto del Sahara e
il bacino del fiume Congo, con una superficie pari al doppio di quella degli Stati Uniti d’America,
costituisce il più vasto continuum francofono al mondo. In tale regione, colonizzata tra la fine
dell’Ottocento e l’inizio del Novecento dalla Francia e in minore misura dal Belgio, è presente
infatti un blocco di 18 Paesi in cui il francese è lingua ufficiale o co-ufficiale (Benin, Burundi,

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Burkina Faso, Camerun, Ciad, Costa d’Avorio, Gabon, Guinea, Guinea Equatoriale, Mali,
Mauritania, Niger, Repubblica centrafricana, Repubblica del Congo, Repubblica democratica del
Congo, Ruanda, Senegal e Togo) per un totale di circa 90 milioni di persone.

In questi territori il francese, importato con la colonizzazione, è stato mantenuto anche dopo
l’indipendenza come lingua ufficiale in quanto strumento neutrale di comunicazione tra etnie
storicamente rivali che, pur ritrovandosi a convivere all’interno dello stesso Stato, spesso
parlavano lingue diverse. A partire dagli anni Settanta, tuttavia, il francese iniziò ad essere
percepito non più come una semplice lingua straniera ereditata dalla colonizzazione, bensì come
una parte integrante del patrimonio linguistico e culturale africano. Tale cambiamento di
prospettiva fu reso possibile dall’attività di molti scrittori africani francofoni, tra i quali il
senegalese Léopold Sédar Senghor, che nell'ambito della corrente poetica detta negritudine per
primo rivendicò il suo diritto a scrivere in francese per esprimere realtà peculiari tipiche del suo
paese d’origine.

A causa di questo retroterra storico, è importante sottolineare come il francese si sia evoluto in
Africa all’interno di un contesto per lo più multilingue. Lingua amministrativa e dell’istruzione,
negli ultimi decenni si è affermato inoltre come lingua materna delle giovani generazioni di
africani nelle grandi metropoli della Costa d’Avorio, del Camerun, del Gabon e del Congo. Per
questo motivo il francese popolare ha subito un profondo mutamento linguistico rispetto alla
norma standard. Per quanto riguarda la fonologia si segnala, ad esempio, una diversa pronuncia
dei dittonghi e della /r/: entrambi questi fenomeni sono generalmente semplificati nel francese
africano, per cui il verbo partir è spesso pronunciato patie, dunque con una lenizione completa del
fonema /r/; inoltre, in posizione iniziale di parola, si assiste a una frequente palatalizzazione della
velare sorda.

Per quanto riguarda lo sviluppo del lessico e della sintassi, non è possibile parlare di un singolo
"francese africano", ma di molte varietà africane della lingua francese sviluppatesi a contatto con i
vari popoli e le varie culture indigene del continente nero. Tra le varietà più importanti si ricorda il
francese popolare della Costa d'Avorio o nouchi, sorta di argot nato nelle strade della capitale
Yamoussoukro; la struttura sintattica del francese appare in questo caso permeata di parole di
origine africana, soprattutto per quanto riguarda i termini del lessico familiare. Tra gli esempi più
comuni si cita il termine Bingue per indicare la Francia e, per estensione, i paesi occidentali;
couper, nel senso di "rapinare", "rubare soldi"; chap, chap, che significa "rapidamente", gombo,
nel significato di "lavoretto stagionale"; e infine fer, che può indicare sia l'automobile sia un'arma
da fuoco. Ancora più distante dalla norma standard è il camfranglais, sorta di argot camerunense
che mischia le strutture sintattiche proprie del francese e dell'inglese con un lessico perlopiù
africano, come nel caso della frase on va all back au mboa, che significa "stiamo per tornare a
casa", dove la struttura sintattica del pronome impersonale on seguito dal futur proche è tipica del
francese standard, ma è seguita tuttavia all'espressione inglese all back e dal termine africano
mboa, che colloquialmente significa "villaggio", "regione". Altre varietà degne di essere menzionate
sono il francese popolare del Senegal e del Benin, entrambi condizionati dal contatto con la lingua
wolof.

Infine non bisogna dimenticare l'influenza importante che il francese belga ha esercitato nello
sviluppo delle varianti parlate in Africa equatoriale. In effetti il più grande paese francofono
africano è la Repubblica Democratica del Congo, abitato da circa 90 milioni di persone, dei quali
ben 42 milioni hanno una conoscenza completa o almeno parziale della lingua francese. Questo
vasto paese, ricco di materie prime, tra il 1885 e il 1960 fu colonia del Belgio; di conseguenza la

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variante linguistica che si è imposta è stata quella parlata a Bruxelles, con la conseguente
diffusione di molti belgicismi fonetici (pronuncia di /w/) e lessicali (uso dei numerali decimali,
nomi dei pasti della giornata, prestiti dalla lingua fiamminga).

Africa orientale ed Oceano Indiano

In Africa orientale e nell'Oceano Indiano vi sono cinque paesi in cui il francese è lingua materna
e/o ufficiale, ai quali vanno aggiunti un certo numero di isole ed arcipelaghi che fanno parte della
Francia d'oltremare, per un totale di circa 10 milioni di persone che lo parlano. Il più importante
Stato francofono della regione è il Madagascar, il quale mantiene l'uso amministrativo della
vecchia lingua coloniale accanto all'idioma nazionale, il malgascio, che invece rimane la lingua
materna e veicolare della gran parte della popolazione.

Decisamente più fluida invece è la situazione linguistica dei piccoli arcipelaghi delle Seychelles e
delle Mauritius: queste isole, infatti, erano originariamente prive di una popolazione autoctona e
sono state popolate soltanto negli ultimi cinquecento anni in seguito alle diverse ondate di
colonizzazione europea (olandese, francese e inglese), che hanno lasciato ciascuna un'importante
impronta linguistica e culturale. A queste comunità bianche di origine europea vanno poi aggiunte
quella nera degli ex schiavi di origine africana, quella degli indù provenienti dall'Asia e infine la
comunità musulmana di origine araba. Come risultato di questa complicata storia linguistica, al
giorno d'oggi in questi stati la maggioranza della popolazione vive in un contesto plurilingue:
mentre l'inglese si è imposto come lingua dell'amministrazione e della politica, il francese e un
creolo derivato da questa lingua sono parlati dalla maggioranza della popolazione come lingua
veicolare; dal canto suo, invece, l'arabo si mantiene come lingua delle funzioni religiose e delle
scuole coraniche. Il bilinguismo arabo-francese, con il primo prevalente nell'ambito della sfera
privata e il secondo di gran lunga maggioritario nella vita pubblica, è presente anche
nell'arcipelago delle Comore e nel piccolo stato di Gibuti.

Il francese è inoltre lingua ufficiale e materna della maggior parte della popolazione dei
dipartimenti d'oltremare della Francia nell'Oceano Indiano, vale a dire Mayotte, Riunione e le altre
isole sparse dell'Oceano Indiano. Benché la variante insegnata nelle scuole sia quella della lingua
standard, nell'uso comune della vita di tutti i giorni si sono imposte alcune varianti lessicali
riguardanti soprattutto l'ingresso di termini di origine africana per indicare realtà sconosciute nella
Francia metropolitana (ad esempio, babouk è un termine di origine africana spesso usato, ad
esempio, al posto di araignée per indicare genericamente la famiglia degli aracnidi, benché indichi
in realtà soltanto una varietà specifica di ragno).

Asia

Il francese ha svolto in Asia un significativo ruolo culturale nel corso dell'Ottocento e del
Novecento; tuttavia i traumi della decolonizzazione e la successiva fase della guerra fredda hanno
determinato nella maggior parte dei casi una brusca cancellazione di questa eredità coloniale, che
oggi sopravvive soltanto in alcuni paesi del Vicino Oriente e presso minoranze in quelle regioni del
Sud-est asiatico che furono conquistate dalla Francia. Nonostante questa apparente marginalità,
tuttavia, il francese negli ultimi anni ha visto un'enorme diffusione come seconda lingua straniera
più studiata dopo l'inglese, soprattutto nei paesi dell'Estremo Oriente, quali ad esempio la Cina e il
Giappone.

Medio Oriente

La lingua francese è presente in Medio Oriente fin dal Medioevo, quando durante le Crociate
vennero fondati nella regione della Siria e della Palestina alcuni principati cristiani retti da dinastie
francesi e fiamminghe. Grazie al prestigio della Francia, tra la fine del XVIII secolo e la prima metà
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del XX secolo si impose inoltre come idioma della cultura e del commercio, diventando di fatto la
seconda lingua corrente di paesi come l'Egitto, il quale fu conquistato brevemente da Napoleone
nel 1798-1800 e dove nel 1869 i francesi ultimarono la costruzione del Canale di Suez; inoltre
divenne lingua amministrativa in Siria e in Libano, che dopo la prima guerra mondiale vennero
amministrati per circa vent'anni dalla Francia attraverso un mandato della Società delle Nazioni.
Nella seconda metà del Novecento l'introduzione di massicce politiche di arabizzazione e
l'influenza crescente degli Stati Uniti hanno determinato la fine di questa preminenza del francese
su buona parte dell'area e la sua sostituzione con l'inglese come lingua degli affari.

Tuttavia il Medio Oriente continua ad ospitare numerose istituzioni culturali francofone di grande
importanza, come ad esempio l'Université Senghor e il Lycée français di Alessandria d'Egitto; il
francese viene insegnato inoltre come lingua straniera privilegiata, accanto all'inglese, nelle scuole
della Siria e di Israele. Un discorso a parte vale per il Libano, che a causa dei forti legami culturali e
religiosi con la Francia e il resto dell'Occidente, continua a usare il francese come lingua
amministrativa con status ufficiale accanto all'arabo. L'Organizzazione internazionale della
francofonia stima infatti che circa la metà degli abitanti del Libano, la cui capitale Beirut era nota
fino agli anni Ottanta del XX secolo come la Parigi del Medio Oriente, conosca e pratichi
quotidianamente la lingua francese.

India e Paesi del sud-est asiatico

La seconda regione dell’Asia in cui storicamente il francese fu più presente è la penisola


indocinese, che venne colonizzata dalla Francia nel periodo compreso tra il 1868 e il 1954. Durante
tale periodo il Vietnam, il Laos e la Cambogia, che insieme formavano la federazione dell’Indocina
francese, adottarono questo idioma come lingua amministrativa usata negli uffici ed insegnata
nelle scuole e nelle università. Negli anni Trenta del Novecento, dunque, le élite politiche ed
economiche di Saigon e di Hanoi erano perfettamente francofone e le stesse grandi città vietnamite
avevano assunto un aspetto maggiormente europeo e più specificatamente francese (ancora oggi in
questi paesi sopravvivono molte boulangerie che cercano, con i loro croissant e i loro pain-au-
chocolat, di richiamare la tradizione culinaria dell’antica madrepatria).

La brusca caduta del regime coloniale in seguito alla battaglia di Dien Ben Phu (1954) e la sua
sostituzione nella maggior parte dei casi con regimi comunisti estremisti (come ad esempio quello
dei Khmer rouges in Cambogia) che bollarono il francese come idioma della borghesia
occidentalizzata e decadente, contribuirono tuttavia a un rapido declino della lingua nel corso della
seconda metà del secolo, al punto tale che questa, non più insegnata nelle scuole, corse il rischio di
scomparire. Dopo la fine della Guerra Fredda, inoltre, quando questi Paesi si aprirono nuovamente
all’economia di mercato, essi adottarono come principale lingua franca l'inglese, che cominciò
dunque ad essere insegnato nelle scuole come prima lingua straniera al posto del francese. Negli
ultimi anni, tuttavia, il francese sta lentamente recuperando parte del suo prestigio grazie
all’adesione di questi tre Paesi all’Organizzazione internazionale della Francofonia e all’avviamento
di corsi di lingua in immersione nelle principali università. Secondo le stime dell'OIF oggi la lingua
sarebbe parlata dal 4% della popolazione in Laos, dal 2% in Cambogia e soltanto dallo 0,6% in
Vietnam[11]. Di questi tre Stati solo il Laos ha conservato in parte il francese come lingua
amministrativa, ancora oggi visibile nella segnaletica stradale e nei cartelli che indicano i nomi
degli uffici pubblici nelle grandi città come Vientiane o Luang Prabang[12]. Su molti di questi
cartelli, peraltro, è possibile ravvisare errori di ortografia abbastanza banali agli occhi di un
occidentale, chiaro segnale che ormai nemmeno le élite istruite padroneggiano perfettamente la
lingua.

L'importanza che il francese ha giocato in quest'area del mondo appare tuttavia evidente se si
considera la profonda influenza che la lingua di Molière ha avuto sul lessico delle lingue parlate
dalle popolazioni locali (khmer, lao e soprattutto vietnamita), dove numerose parole, riferite
soprattutto all’ambito della gastronomia, dell’amministrazione della tecnologia, sono state prese in

https://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_francese 19/31
13/10/23, 19:33 Lingua francese - Wikipedia

prestito proprio dall'idioma dei colonizzatori. In lingua vietnamita, ad esempio, la parola ga


significa “stazione” e deriva dal francese gare; xi-né, "cinema", è invece l'esatta trascrizione
fonetica dell'equivalente francese ciné, a sua volta forma abbreviata di cinéma; lo stesso discorso
vale per la parola so-co-lat, "cioccolato", derivante da chocolat, e per il termine bup-bé, “bambola”,
trascrizione fonetica in lingua vietnamita della parola poupée.

Occorre ricordare infine che la presenza del francese fu significativa anche nel subcontinente
indiano, il quale fu oggetto dell'espansionismo commerciale della Francia tra il XVII e il XVIII
secolo. Nel 1954, quando i francesi cedettero i loro insediamenti in India alla neonata Unione
indiana, quest'ultima creò il territorio federale di Pondicherry, regione autonoma a statuto speciale
dove, benché sia ormai poco parlato, il francese rimane una delle lingue ufficiali accanto al tamil, al
telugu e all'inglese. Nel quartiere europeo di Pondicherry, chiamato ancora oggi dai locali la Ville
Blanche e caratterizzato dalla presenza di molti edifici in stile coloniale francese, la lingua
dell'antica madrepatria gode ancora di una certa visibilità nei nomi delle vie e delle strade, sulle
targhe e nei pannelli pubblici. In città ha sede inoltre il Lycée français de Pondichéry, la più antica
e prestigiosa scuola francese di tutto il continente asiatico.

Estremo Oriente

Negli ultimi anni un'importante crescita dello studio del francese come lingua straniera ha
interessato i paesi dell'Estremo Oriente, in modo particolare la Cina e il Giappone.

Per i cinesi il francese si sta rapidamente imponendo come la lingua degli affari più importante
dopo l'inglese. Questo rinnovato interesse per la lingua di Molière si spiega con gli ambiziosi piani
di investimento economico che Pechino ha lanciato nelle regioni più povere dell'Africa
subsahariana, dove i cinesi intendono costruire infrastrutture moderne in cambio della possibilità
di sfruttare direttamente i giacimenti di materie prime e di fonti di energia presenti nel sottosuolo
del continente nero. La necessità di comunicare più facilmente con questi Paesi lontani, quasi tutti
francofoni, spiega dunque la forte crescita di alunni cinesi che scelgono ogni anno il francese come
lingua straniera all'università.

Per quanto riguarda il Giappone, invece, l'interesse per la lingua francese riguarda maggiormente il
campo della gastronomia, della moda e dello stile di vita. Benché siano relativamente pochi gli
studenti che davvero lo praticano a un livello ottimale, questo idioma ha una grande visibilità
presso le strade delle metropoli nipponiche in quanto usato spesso e volentieri per pubblicizzare
prodotti commerciali, come profumi, cibo e vestiti, legati a un'idea di lusso e raffinatezza
tipicamente associati alla Francia. Questo tipo di francese usato nei menu dei ristoranti di lusso e
più in generale nel commercio al dettaglio è definito franponais e si caratterizza per la presenza di
espressioni inesistenti nel francese standard e che risultano essere calchi lessicali dalla lingua
giapponese, oltre che per la presenza di numerosi errori di trascrizione fonetica.

Oceania

Il francese è, insieme all'inglese, l'unica lingua indoeuropea parlata in Oceania, come conseguenza
della colonizzazione operata dalla Francia nel corso dell'Ottocento e del Novecento, che interessò
principalmente la regione della Polinesia. Il primo francese a mettere piede nel Continente
Nuovissimo fu l'esploratore Louis-Antoine de Bougainville, che nel 1768 raggiunse per primo
l'isola di Tahiti. Nel corso del secolo successivo i missionari francesi introdussero la loro lingua e la
religione cattolica presso i nativi, aprendo la strada alla colonizzazione della Polinesia francese,
dell'arcipelago di Wallis e Futuna e della Nuova Caledonia. Tutti questi arcipelaghi sono tuttora
parte integrante della Repubblica francese con lo statuto di territorio d'oltremare e dunque il
francese rimane l'unica lingua ufficiale, parlata dalla maggior parte della popolazione e usata
nell'ambito delle istituzioni locali, della pubblica amministrazione e nelle comunicazioni.

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Venuto a contatto con le lingue locali, il francese dell'Oceania sviluppò alcune varianti regionali, la
più interessante delle quali è il français caldoche o della Nuova Caledonia. In questo arcipelago,
annesso dalla Francia nel 1853, sorgeva una delle colonie penali più grandi dell'Impero francese,
dove venivano internati galeotti di diversa provenienza geografica e socio-culturale (detenuti
politici, delinquenti comuni, spie, assassini...). Di conseguenza il francese parlato dai primi abitanti
della Nuova Caledonia era costituito da un impasto linguistico molto eterogeneo, esposto
all'influenza dell'argot parigino e delle diverse varianti dialettali, sul quale si innestarono numerosi
prestiti provenienti dalla lingua kanak parlata dalle popolazioni locali. Qualche esempio:
l'espressione va baigner! (letteralmente, "torna ai lavori forzati!") significa semplicemente
"vattene!"; tal tool è invece un'espressione di origine polinesiana spesso usata al posto di au revoir
per congedarsi; trapard, altro termine polinesiano, è usato al posto del francese requin per
indicare in modo generico gli squali; wet è un vocabolo kanak che è utilizzato per definire gli
indigeni della Polinesia, mentre il suo esatto contrario, zoreil, indica invece, con una sfumatura
leggermente dispregiativa, un francese proveniente dalla madrepatria. Occorre ricordare infine che
il francese è lingua ufficiale, insieme all'inglese e al bichelamar, dell'arcipelago indipendente di
Vanuatu, dove circa il 37% della popolazione lo usa come lingua veicolare.

Alfabeto

Preambolo
Lo stesso argomento in dettaglio: Alfabeto francese e Fonologia della lingua francese.

I principali diacritici sono: à, â, ç, è, é, ê, ë, î, ï, ô, ù, û, ü, ÿ, æ e œ.

Otto consonanti sono chiamate “consonnes muettes”, cioè “consonanti mute”. Esse sono le
seguenti: d, g, n, p, s, t, x, z. Quando si trovano in posizione finale, cioè in fine di parola,
generalmente non sono pronunciate. Questa regola vale anche per un gruppo di consonanti mute
che si trovino in fine di parola. Le consonanti mute, da sole o in un gruppo, sono considerate “in
fine di parola”, o “in posizione finale”, quando non sono seguite da vocali.

Altro tratto caratteristico della lingua francese è la liaison, ovvero "legamento" in italiano: difatti
essa è l'unione fonetica di due parole distinte. Tale fenomeno linguistico si presenta quando si è al
confine tra due vocaboli, per cui il primo termina in consonante, mentre il secondo incomincia con
una vocale (come, per esempio, nous avons e ils admirent). Da notare che la liaison non si
manifesta sempre per ogni margine consonantico-vocalico fra due parole.[13]

Pronuncia puntuale in francese standard

La tabella mostra la pronuncia puntuale in francese, suono per suono e includendo i cluster
consonantici. I suoni sono quelli del francese standard, senza accenni alle varietà (e.g. francese
canadese, africano, oceanico in Nuova Caledonia...) e approfondimenti storici estesi che spiegano
molti anacronismi e mancate corrispondenze nell'ortografia. Al contenuto in tabella, si aggiunge
che la pronuncia delle lettere doppie (e.g. "attacco" in italiano) in francese non è
geminata/tensificata, ma è scempia. In altre parole, non si pronunciano le doppie. In più, si
introduce un elemento fonetico fondamentale in francese a partire grossomo dall'Ottocento: la
nasalizzazione, presente pure in lingue come il portoghese, il polacco, l'hindi, il bengali e il dialetto
shanghainese. Una vocale si dice nasalizzata se pronunciata tenendo la parte morbida del palato
(cioè il velo palatino) rilassato, in modo tale da fare uscire il suono attraverso il naso. In francese,
la /m/ e /n/ in svariati casi cadono, nasalizzando la vocale precedente. Le nasalizzazioni sono
spiegati mentre si illustra la consonante "n".

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13/10/23, 19:33 Lingua francese - Wikipedia

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Lettera/digrafo Spiegazione
IPA

È una "a" di albero. La versione con l'accento


a, à /a/ grave, "à", si usa per disambiguare graficamente
degli omofoni.

È una "a" di albero, aperta ma più gutturale, cupa,


cavernosa e posteriore, pescata dal fondo della
gola, come l'inglese "car" pronunciato con la
pronuncia Oxbridge/Queen English/Received
â /ɑ/~/a/
Pronunciation. La differenza comunque oggi si sta
perdendo. In talune parole, l'accento circonflesso
indicava la caduta di un'antica *s appena dopo la
vocale o di un'ulteriore vocale poi caduta.
In sillaba chiusa (cioè che finisce per consonante) è
una "e" aperta di "tè", a meno che la consonante
finale non sia una "r" muta o una "z" muta, nel qual
caso diviene una "e" chiusa di "perché". Se non ha
e /ɛ/, /e/, /ə/ l'accento tonico (non ortografico) si riduce ad una
vocale neutra, la schwa. Si ottiene immaginando di
declamare i nomi delle lettere dell'alfabeto ("a, bi,
ci, di, e, effe, gi...") togliendo le vocali ("b, c, d, f,
g...").

È una "e" chiusa di "perché". In svariate parole


é, ée /e/ indica la presenza in passato di una consonante
che seguiva la vocale, inclusa una *s.

È una "e" aperta di "tè" e dunque più aperta di /e/,


con la bocca più spalancata e la lingua
leggermente più distante dal palato. L'accento
ê, è /ɛ/
circonflesso in svariate parole indica la presenza in
passato di una consonante che seguiva la vocale,
inclusa una *s.
La -e non accentata a fine parola cade in
pronuncia, tranne che nel caso in cui la parola sia
monosillabica (ad esempio "que, de, je"), nel canto
(per necessità metriche), o quando ci sono incontri
-e, -es muta
di consonanti difficili da pronunciare (ad esempio in
"carte d'identité"). In tutte queste evenienze si
pronuncia come una schwa; ciò avviene anche se
la "e" è seguita da una singola "s".

È una "e" di "perché". In francese, questa vocale si


æ /e/ chiama e dans l'a. Si trova solo in latinismi (come
ad esempio il nome proprio "Lætitia").

Quando non c'è la legatura, si pronuncia come una


ae /a.e/ /a/ seguita da /e/. Si trova in prestiti, ad esempio
"paella" (un piatto originario di Valencia).
In sillabe aperte è una "é" di "perché", in sillabe
ai, aî; ei, eî /ɛ/, /e/
chiuse è una "è" di "tè.

È grossomodo una "ai" di faina. La


dieresi/umlaut/tréma sopra la "i" indica che quello
aï /ai/ che in apparenza è un dittongo non si pronuncia /e/
o /ɛ/ ma così come è scritto, e che la -i fa parte
della sillaba successiva, ad esempio "naïf".

eu, eû, œu /ø/ È una "e" di elmetto ma in più è anche


arrotondata/procheila: si pronuncia tenendo le
labbra arrotondate in un cerchiolino, senza per
forza sporgerle verso l'esterno. La vocale è chiusa

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Lettera/digrafo Spiegazione
IPA

e si trova normalmente in sillabe aperte (cioè che


finiscono per vocale)

È simile alla /ø/, dunque la vocale arrotondata


appena spiegata, ma più aperta, e si trova
eu, œu /œ/ normalmente in sillabe chiuse (cioè che finiscono
per consonante). In francese, questa vocale aperta
si chiama e dans l'o.

È una /ø/, tranne che in svariati latinismi nei quali si


œ /œ/, /e/
pronuncia come la "e" di "perché".
È una /o/ chiusa seguita da una /ɛ/. La dieresi
oë /o.e/
segnala una divisione tra sillabe.

È una "i" di indicare. La ï, oltre alla segnalazione


che fa parte di una seconda sillaba a sé, forma
sempre dittonghi (con poche eccezioni, come lo
i, î, ÿ; ï- /i/; /j/-
stesso "naïf"). Invece, la "y" con l'umlaut ha la
particolarità di essere usata in dei nomi propri, ma
la pronuncia è quella di una semplice /i/.

Si riduce alla sola /i/ siccome, come già accennato,


-ie -/i/
la -e non accentata a fine parola cade in pronuncia.
È una "o" di ora, vocale arrotondata chiusa. Se è
succeduta da una -r o da una -l, oppure se è in una
o /o/; /ɔ/ sillaba chiusa di cui viene pronunciata l'ultima
consonante, diventa aperta (come la "o" di
"occhio").

ô /o/ È una "o" di ora, vocale arrotondata chiusa.

È una "ua" di quaglia, quindi un dittongo che inizia


oi, oî /wa/
con la semivocale chiusa arrotondata /w/.
È una "uai" di guai, a cui segue un'altra vocale. Un
-oy(+a)- -/waj/- esempio di questa combinazione complessa di
vocali è "royaume"

È una "oi" di "oimè/ohimè", poiché la dieresi indica


oï /oi/ la separazione di quello che altrimenti sarebbe un
dittongo.

È una "o" di ora, vocale arrotondata chiusa. Se è


succeduta da una -l o da una -r, oppure se è in una
au, eau; au(+l), au(+r) /o/; /ɔ/
sillaba chiusa di cui viene pronunciata l'ultima
consonante, diventa aperta.
Sono due "o" aperte e di fila, che perlomeno nella
oo /ɔ.ɔ/ parlata curata e standard non culminano in un
allungamento vocalico.

È una "i" di indicare che in più viene pronunciata


u, ù, û, -ü- /y/
arrotondata. Per ü vedi avanti

È la versione semivocalica della vocale arrotondata


/y/, che si scrive /ɥ/, seguita poi dalla "e" aperta. -
ue /ɥɛ/
ue, a fine parola, produce -/y/ a causa della caduta
di -e non accentata a fine parola.
È una "ui" di "quinto", con la /u/ arrotondata e in
versione semivocalica. Se dentro la parola, subito
-uy; -uy- -/ɥi/; -/ɥij/-
dopo dà origine a un dittongo. Un esempio è
"Guyenne"

ou, oû, oue; où- /u/; /w/- È una "u" di ultimo; "où" invece, poiché forma
sempre dittonghi (eccetto in "où", dove), è la
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Lettera/digrafo Spiegazione
IPA

semivocale chiusa arrotondata /w/-. In -oue, a fine


parola, produce -/u/ a causa della caduta di -e non
accentata e a fine parola.

È una "b" di balena, consonante sonora. In


generale, una consonante si dice sonora se il
palmo della mano intorno alla gola sente le
b /b/ vibrazioni delle corde vocali (e.g. si paragonino "ffff"
e "ssss" a "mmmm" e "vvvvv"). Nelle combinazioni -
bt- e -bs- si desonorizza in /pt/ e /ps/ poiché la
consonante successiva è sorda.

c(+a), c(+o), c(+u), -c /k/-, -/k/ È una "c" di cane, consonante sorda.
È una "s" di senza, consonante sorda. La
pronuncia muta anche in italiano, spagnolo,
portoghese, rumeno e polacco a causa di un
fenomeno di palatalizzazione innescato dalla
presenza di due vocali anteriori. In francese antico,
c(+e), c(+i) /s/-
era */t͡ s/. Nelle combinazioni -cce- e -cci- il
raddoppio si pronuncia /ks/ a causa della
palatalizzazione, mentre in tutte le altre il raddoppio
si riduce in /k/ poiché le tensificazioni in pronuncia
non esistono in francese, come già accennato.

È una "sci" di scienza, consonante sorda. Se la


ch /ʃ/; /k/ parola è un grecismo, è una "c" di cane,
consonante sorda.

È una "d" di dente, consonante sonora. A fine


d; -d /d/; muta
parola è muta, salvo eccezioni.
dj /d͡ ʒ/- È una "gi" di giallo, consonante sonora.

f /f/ È una "f" di farfalla, consonante sorda.

È una "g" di galera, consonante sonora. A fine


g(+a), g(+o), g(+u); -g /g/-; muta parola è muta, salvo che in prestiti da lingue
straniere.
È una "gi" di giorno senza contatto tra organi,
consonante sonora.

Nelle combinazioni -gge- e -ggi- si


pronuncia /ʒ/ singola e per
g(+e), g(+i) /ʒ/
palatalizzazione. Se il gruppo "ge" si trova
davanti ad un'altra vocale si la "e" non si
pronuncia (ad esempio in "Georges", /
ʒɔʁʒ/)

gu(+a), gu(+e), gu(+i), È una "g" di gallo, in cui non si forma il dittongo
/g/-
gu(+o) poiché salta la semivocale /w/.

È una "gue" di guerra e una "gui" di guidare, in cui


si sente il dittongo, la cui presenza è indicata
gü(+e), gü(+i); -guë /gw/-; /gy/
proprio dalla dieresi sulla "u". In -guë, per la caduta
di -e a fine parola e non accentata, si ricava -/gy/.
Oggi è muta eccetto che in alcuni prestiti. Si presti
h muta
attenzione al digrafo "ch".

È una "gi" di giorno senza contatto tra organi,


j /ʒ/
consonante sonora.

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Lettera/digrafo Spiegazione
IPA

È una "k" di koala, consonante sorda. Si trova


k /k/
raramente in prestiti.

È una "l" di leva, consonante sonora. La


combinazione -il e -ill a fine parola si riduce in una
/j/ semivocalica, ad esempio "soleil", sole (non
l; -il, -ill /l/; /j/ varia nemmeno con la liaison). In poche eccezioni,
tipicamente quando solo -il è preceduto da
consonante o nulla, si pronuncia così come si
scrive, ad esempio il, fil.
È una "m" di mano, consonante sonora. Per la
m /m/ nasalizzazione e le combinazioni con
nasalizzazione, vedi le caselle sotto.

Di base, è una "n" di nave, consonante sonora.


Questa pronuncia si sente quando compare a inizio
parola (ad es. "neige", neve) e quando è in
posizione intervocalica (ad es. "ananas", ananas).
Quando invece si trova a fine parola (e quindi -n) o
n vedi descrizione
prima di un'altra consonante, cade e nasalizza la
vocale precedente, con un comportamento dunque
molto vicino alla "n" in portoghese (ad es.
"maman", mamma; "enchanté", piacere di
conoscerLa).

am-; an-, -an;


È la "a" aperta e gutturale a cui si aggiunge la
/ɑ̃/
em-, en- nasalizzazione. Si ricorda poi la caduta di /n/ e /m/.

È la "a" aperta e gutturale a cui si aggiunge la


aen, aën /ɑ̃/
nasalizzazione.
aim-, -aim; ain-, -ain; eim-, -
eim; ein-, -ein; im-, in-, în-, - /ɛ̃/ È la "e" aperta a cui si aggiunge la nasalizzazione.
in,

È la "o" arrotondata e aperta a cui si aggiunge la


om-, on-, -on /ɔ̃/
nasalizzazione.

È una "que" di questione, con la /e/ aperta e colpita


oin, oën /wɛ̃/
da nasalizzazione.
È la "e" arrotondata e aperta, a cui si aggiunge la
nasalizzazione. Il gruppo finale "-um" si pronuncia /
um-, -um; un-, -un /œ̃ /
ɔm/ nei latinismi e nei nomi degli elementi chimici
(ad esempio "vanadium", vanadio).

È la "e" aperta a cui si aggiunge la nasalizzazione.


Dopo quest'ultima nasalizzazione, si nota come le
vocali /i/, /y/, e /ø/ nasalizzate non esistono in
ym-, ym- /ɛ̃/
francese. In più, la /e/ e la /o/ per nasalizzarsi deve
sempre aprirsi, mentre la /a/ deve diventare
gutturale.

È una "gni" di bagni, come in italiano, eccetto in


gn /ɲ/, /gn/ poche parole in cui si sente il gruppo /gn/ per
esteso.
È una "n"(+"c" o "g") di panca ma senza consonanti
ng /ŋ/ di rilascio. Si trova in prestiti come "parking,
camping".

È una "p" di pala, consonante sorda. A fine parola è


p; -p /p/; muta
muta, salvo eccezioni.

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Trascriz.
Lettera/digrafo Spiegazione
IPA

ph /f/ È una "f" di farfalla, reperibile in grecismi.

È una "c" di cane, senza che si pronunci il dittongo


qu(+a), qu(+e), qu(+i),
/k/- siccome cade la semivocale. Un esempio in cui
qu(+o), -q
invece compare a fine parola è "cinq".
È una "que" di quercia e "qui" di aquila, siccome
anche in queste due combinazioni la dieresi sopra
qü(+e), qü(+i); qu /kw/-; /ku/ la "u" disambigua la presenza della semivocale /w/.
La combinazione -qu- seguita da consonante si
pronuncia /ky/.

È una "r" di rana ma non solo è una consonante


polivibrante sorda, ma in più, come in tedesco (in
cui però è sonora e infatti si trascrive /ʀ/) non si
pronuncia facendo vibrare la punta della lingua
contro il palato, ma si pronuncia facendo vibrare
l'ugola (un pendaglio in fondo alla bocca) con la
r; -r /ʁ/; /ʁ/, muta
radice della lingua sollevata in zona uvulare. Esce
dunque una "r" molto gutturale e sorda. La "r" è
muta nelle parole che terminano in scrittura in -er (e
dunque, tipicamente, negli infiniti dei verbi della
prima coniugazione), salvo eccezioni (ad esempio
in "hiver", inverno).

È una "s" di senza, consonante sorda. Se


intervocalica, è una "s" di rosa, che è sonora.
Anche la -s nell'articolo determinativo plurale "les"
s; -s /s/, -/z/-; muta
si vocalizza in /z/ se seguito da parola plurale che
inizia per vocale. A fine parola è muta, salvo
eccezioni.
sc(+a), sc(+o), sc(+u) /sk/- È una "schi" di schiena.

È una "s" di senza, consonante sorda. La


sc(+e), sc(+i) /s/-
pronuncia deriva dalla solita palatalizzazione.

È una "sci" di scienza, consonante sorda. Si trova


sch /ʃ/
in prestiti tedeschi ma non solo, ad es. "haschisch".
È una "s" di senza, consonante sorda. La "C con la
cedilla/cédille", cioè un gancetto o uncinetto in
basso, storicamente si pronunciava */t͡ s/ ed era
ç /s/
presente pure in spagnolo. Oggi si trova ancora in
francese, portoghese e catalano. Dopo la C con la
cedilla si trovano solo le vocali -a, -o, -u.

È una "t" di tavolo, consonante sorda. Se seguita


dalla semivocale /j/ (e il caso esemplare è il suffisso
-tion), muta in una "s" di senza, consonante sorda
t; -tion; -t /t/; -/sjɔ̃/; muta (eccetto in pochi casi e se a inizio parola, ad es.
tiens). A fine parola, la "t" è muta eccetto nel
gruppo -ct, -/kt/ (ad es. correct) e -pt, /pt/ (ad es.
concept) ed altre eccezioni.

È una "t" di tavolo, consonante sorda, ed è


th /t/
reperibile in svariati grecismi.
tch /t͡ ʃ/ È una "ci" di ciao, consonante sorda.

v /v/ È una "v" di vela, consonante sonora.

È una "v" di vela o una semivocale /w/. Si trova


raramente in prestiti e la pronuncia varia proprio in
w /w/, /v/
base all'origine del prestito (ad esempio, se è
tedesco sarà /v/).

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Lettera/digrafo Spiegazione
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Se a inizio parola, è una "cs" di clacson; se in


mezzo alla parola e intervocalica, il cluster si
vocalizza in /gz/; se a fine parola, è muta in
pronuncia eccetto nei grecismi. In più, nelle
x vedi descrizione combinazioni -xca-, -xco- e -xcu- non muta (cioè il
cluster si pronuncia -/ksk/-), ma si semplifica in -
xce- e -xci-, tale per cui si pronuncia -/ks/-. Quanto
alla preposizione articolata "aux" (alle), per liaison
se seguita da vocale si pronuncia /oz/ .

Seguita da vocale, è una "i" di iena, dunque una


semivocale che forma dittonghi. Seguita da
y /j/; /i/
consonante o in fine di parola si riduce a una "i" di
indicare.
È una "s" sonora di rosa. A fine parola è muta,
z; -z /z/; muta
salvo eccezioni.

In conclusione si aggiunge che, nel fenomeno fonetico detto "liaison" (legame), svariate consonanti
finali che cadono in pronuncia perché mute vengono invece pronunciate per intero se la parola che
le segue inizia per vocale. Solo la "x", "s" e "f" subiscono una lieve mutazione in /z/, /z/ e /v/.

A questo fenomeno, si aggiunge un ulteriore fenomeno sia fonetico che ortografico, quello
dell'"élision" (elisione/eliminazione di suono), una vocale cade se seguita da un'altra vocale (e.g. je
aime > j'aime; je ai dormi > j'ai dormi; le arbre > l'arbre; la église > l'église; me/te a téléphoné >
m'a/t'a téléphoné; ne arrête > n'arrête; de Albert > d'Albert; Que as-tu dit? > Qu'as-tu dit?; si il/si
ils > s'il/s'ils. !!! si elle > non cambia).

La riforma ortografica del 1990


La proposta di riforma dell'ortografia francese, indicata dal Conseil supérieur de la langue
française (ossia "Consiglio superiore della lingua francese", organo collegiale costituito dalle
rappresentanze di diversi paesi francofoni) e poi approvata, ha rettificato la scrittura del 3% circa
del vocabolario gallico. Tuttavia, l'Accademia francese dà soltanto raccomandazioni riguardo
all'uso dei termini sottoposti a riforma, senza l'imposizione di alcun obbligo.

Queste correzioni hanno l'obiettivo di aumentare l'intelligibilità tra il parlato e lo scritto della
lingua francese, quindi renderlo più trasparente fonologicamente, pur rispettando l'etimologia
delle parole; in aggiunta si vogliono anche dettare dei criteri per la formazione di nuovi termini.
Ciononostante, la maggior parte dei francofoni continua ad aderire all'ortografia tradizionale[14].

Premi Nobel
Hanno vinto il Premio Nobel per la letteratura i seguenti scrittori di lingua francese:

Sully Prudhomme (1901, Francia)


Maurice Maeterlinck (1911, Belgio)
Romain Rolland (1915, Francia)
Anatole France (1921, Francia)
Henri Bergson (1927, Francia)
Roger Martin du Gard (1937, Francia)
André Gide (1947, Francia)
https://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_francese 27/31
13/10/23, 19:33 Lingua francese - Wikipedia

François Mauriac (1952, Francia)


Albert Camus (1957, Francia)
Saint-John Perse (1960, Francia)
Jean-Paul Sartre (1964, Francia, premio rifiutato)
Samuel Beckett (1969, Irlanda)
Claude Simon (1985, Francia)
Jean-Marie Gustave Le Clézio (2008, Francia)
Patrick Modiano (2014, Francia)
Annie Ernaux (2022, Francia)

Note
1. ^ (EN) What are the top 200 most spoken languages?, su Ethnologue, 3 ottobre 2018. URL
consultato il 27 maggio 2022.
2. ^ Statuto speciale della regione autonoma Valle d'Aosta, titolo VI, su regione.vda.it. URL
consultato il 25 febbraio 2021.
3. ^ (FR) Organisation internationale de la Francophonie, su francophonie.org. URL consultato il 25
febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 24 luglio 2010).
4. ^ Perché la Valle d'Aosta è autonoma? - Pays d'Aoste. (https://www.paysdaoste.eu/perch%C
3%A9-la-vda-%C3%A8-autonoma/)
5. ^ La Vallée d'Aoste : enclave francophone au sud-est du Mont Blanc., su zigzag-
francophonie.eu. URL consultato il 27 dicembre 2012 (archiviato dall'url originale il 4 dicembre 2013).
6. ^ La dicitura Maison communale è inoltre presente anche in Valle d'Aosta - v. Jean-Pierre
Martin, Description lexicale du français parlé en Vallée d'Aoste, éd. Musumeci, Quart, 1984.
7. ^ Emmanuele Bollati, Congregazioni dei tre stati della Valle d'Aosta, Stamperia reale di G.B.
Paravia, Torino, 1884.
8. ^ Jean-Pierre Martin, Description lexicale du français parlé en Vallée d'Aoste, éd. Musumeci,
Quart, 1984.
9. ^ https://www.thecanadianencyclopedia.ca/fr/article/langue-francaise
10. ^ Huffington Post Maghreb, su huffpostmaghreb.com.
11. ^ https://www.cairn.info/revue-geoeconomie-2010-4-page-71.htm
12. ^ https://traitdefraction.com/laos/luang-prabang-et-son-architecture-coloniale/
13. ^ Grammatica francese | La liaison, su grammaticafrancese.com.
14. ^ cfr. il sito (http://www.orthographe-recommandee.info/index.htm) per le nuove regole.

Voci correlate
Grammatica francese
Lingue per numero di parlanti madrelingua
Académie française
Africa francofona
Unione Africana
Unione Europea
Federazione dell'Africa orientale
ONU
Alfabeto francese
America francofona
Argot
Dictionnaire de l'Académie française

https://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_francese 28/31
13/10/23, 19:33 Lingua francese - Wikipedia

Fonologia della lingua francese


Français fondamental
Francese cajun
Francese del Québec
Francese valdostano
Francofonia
Organizzazione internazionale della francofonia
Letteratura francese
Letteratura francofona
Lingua francese antica
Ortografia della lingua francese
Lingua spagnola
Verbi spagnoli
Lingua portoghese
Grammatica portoghese
Verbi portoghesi
Lingua catalana
Lingua romanza
Lingua latina
Inglese medio

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elang=it)
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Collegamenti esterni

(IT, DE, FR) Lingua francese, su hls-dhs-dss.ch, Dizionario storico della Svizzera.
(EN) Marius Sala e Rebecca Posner, French language, su Enciclopedia Britannica,
Encyclopædia Britannica, Inc.
(EN) Opere riguardanti Lingua francese, su Open Library, Internet Archive.
(EN) Lingua francese, su Ethnologue: Languages of the World, Ethnologue.
En Français (http://enfrancais.loescher.it/) portale di risorse gratuite per chi insegna e chi
studia la lingua francese (Loescher Editore)
L'Académie française, su academie-francaise.fr.
Office québécois de la langue française, su olf.gouv.qc.ca. URL consultato il 21 aprile 2019 (archiviato
dall'url originale il 19 agosto 2007).
Organisation internationale de la Francophonie, su francophonie.org. URL consultato il 7 luglio 2010

https://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_francese 29/31
13/10/23, 19:33 Lingua francese - Wikipedia

(archiviato dall'url originale il 24 luglio 2010).


Avenir de la langue française, su avenir-langue-francaise.fr.
Le français dans les institutions européennes (PDF), su rpfrance.eu.
Délégation générale à la langue française et aux langues de France, su culture.gouv.fr.
Rapport au Parlement sur l'emploi de la langue française (PDF), su dglf.culture.gouv.fr.
Service de la langue française, su languefrancaise.cfwb.be.
(FR) Le Point du FLE (http://www.lepointdufle.net/cours-de-francais.htm) Accesso alle più utili
risorse di lingua francese presenti su Internet
(FR) Fondation Alliance française, su fondation-alliancefr.org.
(FR) Alliance française Paris Ile-de-France, su alliancefr.org.

Dizionari
Dizionari bilingui: Larousse (http://www.larousse.fr/dictionnaires/francais-italien) (inglese,
spagnolo, tedesco, italiano, arabo, cinese)
Dizionari bilingui: Garzanti (https://web.archive.org/web/20090827103505/http://www.garzantili
nguistica.it/index.html) (richiede registrazione) Zanichelli Compatto (http://dizionari.corriere.it/di
zionario_francese/index.shtml)
Dizionari monolingui: CNRTL (http://www.cnrtl.fr/lexicographie/), TLFi (http://atilf.atilf.fr/dendien/
scripts/tlfiv4/showps.exe?p=combi.htm;java=no;), OQLF (http://www.granddictionnaire.com)
Dizionari etimologici: CNRTL (http://www.cnrtl.fr/etymologie/)
Dizionari Synonymes, su comment-dire.net. URL consultato il 19 agosto 2011 (archiviato dall'url originale
il 20 settembre 2011).

Grammatica
(FR) Le Conjugueur (http://www.leconjugueur.com) coniugazione dei verbi
(EN) Francese per i viaggiatori (http://www.languagetrav.com/french) Pronuncia, frasi,
collegamenti
(FR) Le Trésor de la Langue Française informatisé, su atilf.atilf.fr.
(FR) Tantissimi esercizi di lingua francese (Dr. Meul Etienne), su etienne-meul.be. URL consultato
il 31 gennaio 2006 (archiviato dall'url originale il 14 febbraio 2006).
FrenchVerbConjugator.com (http://www.frenchverbconjugator.com) Esercizi per migliorare la
pronuncia francese dei verbi
Thesaurus BNCF 6544 (https://thes.bncf.firenze.sbn.it/termine.php?id=6544) · LCCN
(EN) sh85051829 (http://id.loc.gov/authorities/subjects/sh85051829) · GND
(DE) 4113615-9 (https://d-nb.info/gnd/4113615-9) · BNF (FR) cb11935375d (https://cat
Controllo di
alogue.bnf.fr/ark:/12148/cb11935375d) (data) (https://data.bnf.fr/ark:/12148/cb119353
autorità
75d) · J9U (EN, HE) 987007550641805171 (http://uli.nli.org.il/F/?func=find-b&local_bas
e=NLX10&find_code=UID&request=987007550641805171) · NDL (EN, JA) 00563732
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