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Come nel 1.200, a Faeto e Celle di San Vito si parla ancora francoprovenzale: non un dialetto, ma una vera lingua riconosciuta come minoritaria. Da anni, nelle due enclave in provincia di Foggia, si cerca di difendere il patrimonio linguistico dallo spopolamento e dalla perdita dellinsegnamento in famiglia di Antonio Ricucci
il Ducato
Celle san Vito e Faeto: dove resistono gli ultimi 800 francoprovenzali del Sud
on sono colonie doltremare, ma un pezzo di Francia tra le montagne del Subappennino dauno: le isole linguistiche francoprovenzali di Faeto e Celle di San Vito, rispettivamente il Comune pi alto della Puglia (primato conteso con Monteleone di Puglia) e il pi piccolo, con i suoi 176 abitanti. Come 700 anni fa, qui, a pi di ottocentro chilometri dallArpitania, si parla il francoprovenzale, una delle dodici lingue riconosciute come minoritarie dalla legge 482/1999. Le origini dei due borghi vanno indietro fino al Medioevo: per Celle, la fondazione si fa risalire a una piccola comunit monastica che aveva costruito in altezza le sue cellette per sfuggire alla malaria che infestava il torrente Celone, poco pi sotto. Sulla fondazione di Faeto, invece, la ricerca storica si divide in due ipotesi: secondo la prima, che trova fondamento in due editti del re Carlo dAngi (uno dell8 luglio 1268 e laltro del 20 ottobre 1274). Dopo la vittoria sugli Svevi nella battaglia di Benevento del 1266, Lucera continuamente esposta alle razzie dei Saraceni, perci il re invia soldati angioini a fortificare il feudo di castrum Crepacordis, che si trovava sulla via Traiana; a loro si uniscono maestranze di sudditi provenienti dalla Provenza e cos nasce Faeto. Con leditto successivo, Carlo dAngi concede agli abitanti di non tornare in Francia e restare sulle alture del Subappennino dauno. Laltra ipotesi, quella sostenuta per primo dallo storico Pierre Gilles nel XVI secolo, vorrebbe i paesi di Celle, Faeto, Monteleone, Montacuto e Motta Montecorvino, fondati da valdesi in fuga dalle persecuzioni religiose durante il 400. Ancora oggi, il francoprovenzale resiste, soprattutto in ambito familiare, dove si compie lapprendimento principale dal momento che il patois, per oltre 700 anni, cio dal 1200 a fine 1800, non mai stata una lingua scritta; il primo documento (1875) redatto in francoprovenzale, infatti, la traduzione della nona novella del Decamerone di Boccaccio da parte del cellese Alfredo Perrini. Boccaccio narra la storia di Federigo degli Alberighi e del suo falcone: dopo aver speso invano tutte le sue ricchezze per conquistare la donna che ama, Federigo, ormai povero non esita a sacrificare il suo falco per pranzare con la donna che ama, che si decide a sposarlo. Nel 1892, segue la parabola del Figliol prodigo in faetar a cura di Giacomo Morosi. Sempre in quegli anni, nel 1873, Isaia Graziadio Ascoli, pa-
Cartello bilingue allingresso di Faeto. Nella pagina a destra, Anna Conte e Antonietta Cocco con le ragazze dello sportello linguistico. A destra, Giovanni Agresti
fonte: Arpitania.eu
dre della glottologia italiana, stabil con certezza che la lingua parlata a Faeto e Celle san Vito non assomigliasse a nessuno dei dialetti apulo-sannitici circostanti e neppure, come qualcuno erroneamente credeva, allalbanese: la scoperta delle isole alloglotte di Celle e Faeto, che da allora in poi saranno oggetto di ricerche da parte di numerosi studiosi: Antonio De Salvio, Giacomo Morosi, Dieter Kattenbusch, Michele Melillo, Ernest S c h l e, Tu l l i o Telmon. Ma a dispetto di questa tradizione secolare di trilinguismo (la coesistenza di francoprovenzale, italiano e dialetto pugliese del foggiano), nellunica scuola del paese, una sezione distaccata della scuola Virgilio di Troia, il francoprovenzale non viene insegnato nellorario didattico. Anna Conte, docente a Faeto e fiduciaria del dirigente scolastico, spiega: Lattivit didattica dinsegnamento del francoprovenzale prevista come extracurricolare e per farla ogni anno c un docente. A scuola il francoprovenzale non viene usato anche perch non tutti gli insegnanti sono del posto e quindi non lo com-
prendono. Un altro punto a sfavore delluso del francoprovenzale nella didattica ordinaria, per la professoressa, il fatto che le classi siano miste per et (pluriclasse): una modalit con la quale secondo linsegnante assai difficile gestire la didattica. Terza concausa la mancata stabilit del corpo docenti. Il quadro nel quale il francoprovenzale sopravvive non dei pi rosei; a darci lidea del rischio drammatico che questa lingua corre la maestra Cinzia Cocco: Alle elementari, su 24 iscritti solo due lo parlano; gli altri non lo conoscono. E le cause? Le maestre spiegano che in molte famiglie resta lidea che sia un dialetto, da evitare per parlar meglio litaliano; inoltre, i matrimoni misti tra giovani faetani o cellesi e abitanti dei paesi limitrofi, come Roseto Valfortore, Castelluccio Valmaggiore e Troia riducono le possibilit che il francoprovenzale venga trasmesso ai figli: In questo caso, la lingua della madre quella vincente spiega Conte- perch, la lingua francoprovenzale la si succhia, esattamente come nellallattamento. Come detto, alla fine delle scuole medie i faetani (i ra-
Una scuola e 70 alunni. Anna Conte: Non bisogna aver paura della contaminazione
gazzi di Celle, una ventina in tutto, studiano a Castelluccio valmaggiore, con leccezione di due) si trasferiranno altrove per le scuole superiori, dove parlano in faetano, allinizio, per subito si accorgono di non essere compresi dai nuovi compagni, aggiunge Conte. E perci, la scuola promuove scambi culturali biennali con altre comunit di lingue minoritarie; per esempio, nel 2010-2011 con le scuole di Sassari e Aosta, questanno e il prossimo anche con quelli friulani di Udine. Non un viaggio distruzione perch i ragazzi vengono ospitati in famiglia potendosi cos confrontare insieme ai loro coetanei che trovano le stesse barriere linguistiche. A ci si aggiunge che lattivit dello sportello linguistico comunale di Faeto, nato grazie ai fondi della legge sulle minoranze linguistiche (ripartiti dalla Provincia di Foggia) sospesa, a causa del commissariamento dellamministrazione comunale. Il lessico francoprovenzale rimasto legato agli usi della civilt contadina,mentreperiterminidinuovo conio c la contaminazione con il dialetto pugliese:Ma non bisogna averne paura, ragiona Conte per la quale necessario che la
lingua venga contaminata per mantenerla viva. A Faeto, per esempio, la lingua maggiormente influenzata dallaccento napoletano rispetto al cellese; questo perch siamo collegati con larea campana, con Greci e Savignano Irpino. Uno dei tentativi di dare sistematicit alla produzione scritta in francoprovenzale il concorso in lingua Abb Cerlogne, organizzato inVal dAosta, a cui partecipano, dal 1989 gli alunni della scuola faetana; questanno il tema scelto quello della Scuola cuore del villaggio. A Faeto e Celle San Vito, invece, viene organizzato il concorso letterario Giuseppe La Nave, aperto anche a chi non scrive in francoprovenzale. Da parte sua, la Provincia si affida alla societ Euromediterranea per la progettazione di azioni destinate alla salvaguardia delle minoranze. La stessa societ cura la realizzazione dei contenuti del portale www.minoranzelinguistiche.fg.it, che funge anche da Sportello linguistico virtuale, con documentazione e aggiornamenti sul tema. Al momento per, non attiva la sede foggiana dello Sportello, e la web tv tematica sospesa. Pubblicata una collana di autori in lingua e una guida turistica su Chieuti e Casalvecchio, Celle e Faeto. Da Palazzo Dogana spiegano che i fondi sono ripartiti dalla Regione, ma la Provincia, da parte sua non stanzia alcun finanziamento.
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Obiettivo normalizzazione
Orgoglio delle origini, con un lessico nuovo per mantenere viva la lingua. Ma non tutti sono daccordo
er la prima volta, il 12 e 13 agosto dellanno scorso, a Faeto si svolta lUniversit francoprovenzale destate (Ufe); ne abbiamo parlato con lideatore, Giovanni Agresti, sociolinguista e ricercatore dellUniversit di Teramo. Tutto nasce dal progetto Langues dEurope et de la Mditerrane (Lem) del Ministero della Cultura francese. La nostra intenzione era quella di non fare una cosa accademica; perci, abbiamo organizzato atelier di lingua francoprovenzale tenuti da insegnanti e scrittori locali, e i partecipanti andavano dagli otto ai 60 anni. La novit che in questa occasione, per la prima volta, la lingua locale stata insegnata a l l e s t e r n o. Parallelamente, spiega Agresti, si svolgevano delle conferenze per gli studiosi. Durante questa due giorni, si sono incontrati linguisti, residenti, emigrati faetani e cellesi in vacanza nel borgo natio; cerano anche Ines Cavalsanti e Teresa Geminatti della Chambra dOc piemontese. Agresti racconta che Geminatti e uno scrittore locale, Salvatore Carosielli, a un certo punto si sono messi a parlare, ognuno nel francoprovenzale di provenienza, e si sono compresi bene. Una situazione privilegiata dove, a differenza che in altre isole linguistiche cos piccole fanno a gara sul dare importanza alla
lingua madre; per loro un orgoglio usare la lingua francoprovenzale. Per Agresti, il punto cruciale per la tutela del francoprovenzale la sua normalizzazione: Si rende molto pi servizio a una lingua locale ancestralespiega - utilizzandola, ad esempio, per redigere un verbale di contravvenzione, anzich pubblicando dei bellissimi libri di poesie. Al contrario, se luso della lingua quello circoscritto alla lingua del cuore, c il rischio che muoia. Trovata la soluzione per continuare a parlare francoprovenzale anche nei prossimi decenni? Non tutti i faetani sono daccordo: secondo il sociolinguista, infatti, alcuni parlanti preferiscono mantenere una lingua ibernata in un passato mitico e indefinito, piuttosto che una lingua ammodernata e utilizzata quotidianamente, un atteggiamento chiamato, mutuando il termine dalla psicanalisi, resistenza alla cura. Tutto nasce dallesigenza di creare neologismi francoprovenzali per poter parlare questa lingua ancora nel 2012 poich il suo lessico rimasto fermo alla societ contadina e isolata cos comera fino allunit dItalia. Chi si oppone alla normalizzazione linguistica crede sia ridicolo creare un neologismo e percicontinua Agresti- preferisce mantenere una lingua ibernata in un passato mitico e indefinito, piuttosto che una lingua ammodernata e utilizzata, su base volontaria, tutti i giorni.
Il Comune di Faeto, per favorire la normalizzazione, ha tradotto in francoprovenzale alcuni atti amministrativi: certificati di nascita e morte, matrimonio, statuto bilingue. E il francoprovenzale di Faeto, grazie al progetto Tramontana, potrebbe avere una ribalta eu-
ropea. Tramontana, promosso da Lem Italia e altre associazioni francesi e portoghesi, cofinanziato al 50% dallUnione europea con 200.000 euro, e prevede la creazione di un portale e linserimento di circa 800 interviste di unora ciascuna su tratti di continuit lingui-
stica, tradizioni e riti religiosi, tesa anche a favorire percorsi di turismo culturale. Al momento, per, a causa del commissariamento dellamministrazione comunale faetana, tutto sospeso, e c il rischio che questa preziosa opportunit possa scivolare via.
A lezione di francoprovenzale
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o, imparare il francoprovenzale non mi piace: la sincerit di una ragazzina delle medie disarmante. Siamo alla scuola Virgilio di Faeto e marted pomeriggio c la lezione, extra orario scolastico, di francoprovenzale; ci sono otto alunni di prima e seconda media: tre ragazze tutte sedute a destra accanto alla nestra, separate dai loro compagni maschi. Entro in classe e vengo accolto dalle due docenti, Anna Conte e Maria Antonietta Cocco: lei lesperta di francoprovenzale che la scuola ha scelto per linsegnamento della lingua. Gli alunni sono agitati, forse la mia presenza a fargli questeffetto, oppure come ricorda Cocco sono qui da stamattina, poich per problemi di orario in questa settimana la lezione slittata al marted pomeriggio. Mi fanno vedere i loro quaderni dove traducono poesie dallitaliano al francoprovenzale: alcuni di questi lavori, sul tema della scuola come cuore del villaggio parteciperanno al concorso Cerlogne che questanno si svolge a Fnis, in Val dAosta, dal 16 al 18 maggio. C Giuseppe, che sollecitato dallinsegnante, comincia a parlare in francoprovenzale; c Antonietta, che di Celle san Vito, beccata dai suoi compagni, un coro unanime che in francoprovenzale la etichetta come la Cigliaje (cellese, in francoprovenzale); c Ramona, che vive a Faeto da due anni e di francoprovenzale non conosce niente perch sua madre rumena e suo padre polacco: Faccio molta fatica ad impararlo, riconosce. C anche Matteo, il sindaco junior che con altri dodici ragazzi compone il Consiglio comunale dei ragazzi, sul valore del quale linsegnante insiste; quello che per mi colpisce che tra ragazzi e insegnante non c una vera comunicazione in francoprovenzale; anche fra di loro i piccoli faetani non sono a loro agio a interloquire in lingua nel contesto scolastico. Leccezione Miriana, unalunna di terza media che parla volentieri la lingua dei suoi genitori: entrambi, Carmelina e Pasquale, sono faetani. Mi sembra unaltra dimostrazione del rischio paventato da Cocco che aveva individuato nei matrimoni misti tra indigeni e abitanti dei paesi limitro una delle cause che inuiscono sul futuro di questa lingua: I risultati che abbiamo con il corso- confessa linsegnantenon sono ottimi. Solo quelli che hanno appreso la lingua in famiglia riescono a mantenerla pura, mentre gli altri spesso confondono pronunce diverse; un esempio quello della parola cinne, (cane in francoprovenzale) che sento sempre pi spesso pronunciare cenne, con una e anzich la i del vero francoprovenzale. Inne, anche i ragazzi di terza media che avevano fatto lezione prima che arrivassi a scuola, si uniscono a noi: intonano un bellissimo coro natalizio a cappella in francoprovenzale: Il mondo che risplende di luce. A un certo punto Mario, un ragazzino dallaria vispa e i capelli spettinati, inizia a leggere in francoprovenzale un suo racconto, Luigi: uno scherzo del sagrestano di Faeto al suo parroco, che prima della messa sostituisce il vino destinato alla consacrazione con laceto. Una volta concluso il brano, alunni e insegnanti applaudono il nostro Luigino e si scambiano complimenti e frasi ironiche in lingua locale: una gran confusione, nella quale chi scrive perde il lo della comprensione; almeno nora, il francoprovenzale salvo.
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i fronte a Faeto, c Celle di san Vito, il pi piccolo comune pugliese in assoluto con i suoi 170 abitanti. Colpa soprattutto della massiccia emigrazione dal Sud al Nord negli anni 60, in particolare a Torino, la citt della Fiat. Ed l, nel capoluogo piemontese che si costituita e opera l Associazione francoprovenzale dei pugliesi in Piemonte, fondata da Vincenzo Minichelli e presieduta da Silvano Tangi, che spiega: La lingua francoprovenzale di Celle e Faeto pressoch identica, con pochissime differenze, che per ci sono. Negli ultimi cinque annisottolinea il presidente- sono state pubblicate altrettante tesi di laurea sul francoprovenzale: in particolare, i cellesi hanno apprezzato il lavoro di Arcangelo Martino (emigrato a Brandtford, Canada) sulle Reliquie francoprovenzali nella parlata di Celle san Vito, pubblicato anche online dal Centro studi documentazione Memoria orale (Cesdomeo) piemontese. Lassociazione, che raduna 50 iscritti, dal 2000 organizza cinque cicli dincontri con 10 oratori sul tema del francoprovenzale, ricevendo come contributo, ai sensi della legge 26 sul patrimonio linguistico, un migliaio di euro dalla Regione Piemonte. Il 12 agosto di ogni anno gli emigrati ritornano a Celle, 1.000 abitanti durante agosto per ritrovarsi tutti insieme: si celebra una messa in francoprovenzale; il giorno dopo festa patronale in onore di San Vincenzo Ferrer, mentre il 15 giugno si celebra San Vito. La diaspora cellese, spiega Tangi, diffusa particolarmente in Canada, a Brandford e a Favria Canavese, in Piemonte. Unemigrazione che per, sia per Tangi che per il sindaco cellese Palma Maria Giannini si fermata: Cinque anni fa, con il primo periodo di crisi e la chiusura di alcune aziende dellindotto Fiat, ci sono state alcune famiglie rientrate a Celle san Vito. Anche il primo cittadino sostiene che il rischio spopolamento stato evitato: Negli ultimi tre anni, sono arrivate qui una decina di famiglie. Quelli che si spostano da Celle, continua il sindaco- lo fanno perch si sposano con altre persone di fuori. Lo sportello linguistico comunale di Celle San Vito, attualmente chiuso, riaprir questestate. Il progetto viene presentato di anno in anno-spiega il sindaco- e lo facciamo soprattutto per dare un po di lavoro ai giovani del posto. Giannini spiega che il Comune pronto a mettere 60.000 su 200.000 euro qualora la Presidenza del Consiglio dei Ministri approvi un progetto che ci permetterebbe di tener aperto per due
Una veduta di Celle San Vito. Qui sotto, lorchestra Sparagnina di Corigliano. A destra, in alto Le Faitare, in basso Giuseppe Cocco
anni di fila lo sportello, concentrandoci maggiormente sul turismo. Purtroppo, ammette Giannini non la nostra lingua a portare turismo. I primi a uccidere la ricchezza linguistica sono stati gli intellettuali. Vincenzo Minichelli, autore di un dizionario italia-
no-francoprovenzale pessimista sul futuro della sua lingua: manca linteresse affettivo per la lingua, aggiunge. Raggiunto telefonicamente a Torino, dove vive ormai dal 1954, Minichelli ricorda che un tempo era una vergogna parlare il dialetto francopro-
venzale e spiega che la situazione peggiorata rispetto agli anni 60, e nel giro di pochi anni la lingua si perder, anche se questo fisiologico con le lingue minoritarie. Ne sono gi scomparse seimila in tutto il mondo in quattro anni. Che fare dunque?
La salvaguardia affidata alla scrittura, visto che i giovani e i bambini non parlano pi il francoprovenzale. Per Minichelli, quello che non va nelle realt di Celle e Faeto la mancanza di insegnanti di francoprovenzale, a differenza che in Piemonte.
linguistica. Il metodo dinsegnamento per promuovere la lingua minoritaria il Content and Language Integrated Learning (Clil), cio apprendimento di lingua e contenuti contemporaneamente, in modo da dare pi importanza alla lingua stessa. In questo modo materie come matematica, scienze e altre, sono insegnante nella lingua da tutelare. In particolare, nella scuola media-elementare di Faeto,
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ome il blues ha raccontato al mondo la schiavit nera nei bianchi campi di cotone, cos le Faitare rivisitano la fatica del mondo contadino arcaico a passi di danza; i loro spettacoli folcloristici, densi di riferimenti simbolici, condensano secoli di civilt rurale nei quali affondano le radici di lingua e cultura francoprovenzale. A fondare il gruppo, nel 1994, stata Giovanna Gallucci: Lidea mi venuta viaggiando molto allestero. I balli e le coreografie rispecchiano la cultura francoprovenzale, a cominciare dal costume, una veste nera con un grembiule giallo, che ho disegnato e infine fatto approvare a Pavia Santa Maria, unanziana centenaria custode delle tradizioni locali. Una sorta di disciplinare, cos come avviene per le produzioni alimentari doc. Tutte le danzatrici hanno una chiave appesa alla vita: E il simbolo del potere della donna di casa nella societ contadina- spiega la direttrice- Infatti, la donna era lultima a uscire di casa, perci portava la chiave nei campi con s. Al tramonto, invece, con la stessa chiave apriva per prima la casa preparandola per larrivo del marito. Anche la Ballata con il passo cadenzato sottolinea il ruolo cruciale della donna nelleducazione, e quindi nella trasmissione del patrimonio culturale ai figli. Le altre coreografie del gruppo, sempre accompagnate da canti in francoprovenzale precisa Gallucci, sispirano a momenti rituale del mondo contadino; come ad esempio, la ballata con il cernicchio (lu c-rnicchj in lingua francoprovenzale), un crivello in legno e metallo che serviva a tracciare i solchi dove seminare il granturco. Oppure la ballata del pane e dellOstia, dove i movimenti ritmati che rappresentano le fasi della mietitura, il setaccio della farina, la pasta fatta a mano, sottintendono significati religiosi legati al Vangelo e ricordi storici legati al periodo della guerra, quando le donne facevano la pasta in casa per sopravvivere alla scarsit di viveri. La compagnia si esibisce regolarmente a Faeto in due occasioni: per il 13 giugno, festa di santAntonio patrono del paese e nella Giornata del provenzale. Ma le manifestazioni di cui Gallucci va pi orgogliosa sono quella nel 2002, sul sagrato di Piazza San Pietro, per il papa Giovanni Paolo II, che ci ha anche ricevuto in udienza; la direttrice sottolinea anche lo speciale legame con la Provenza, in particolare con lEscolo Mistralenco di Arles, dove ci siamo esibite nel 2005 e rimarca anche laspetto socializzante di questo gruppo: Eun modo per stare insieme fra noi
donne, in un paese che altrimenti offre poco. Chi preferisce cantare anzich danzare pu iscriversi alla corale Nuova Provenza, fondata negli anni 70 dallallora parroco di Faeto, ora diventato vescovo, Raffaele Castielli. La direzione affidata a Giulia DAloia, il presidente Vito Carosielli: Siamo circa quaranta, uomini e donne di tutte le et: si pu dire che ogni famiglia faetana ha almeno un corista. Abbiamo un repertorio che comprende canti di musica classica, sacri e francoprovenzali- ci spie-
ga.- Questo risponde al nostro spirito che quello di far conoscere il francoprovenzale in punta di piedi, poich un concerto esclusivamente in lingua potrebbe non essere compreso da chi non lo parla. Finora i cantori faetani hanno inciso due album in francoprovenzale Cumm un suajm luntan (Come un sogno lontano) e Funtan d Fait (Fontane di Faeto). Lultima esibizione della corale stata a Faeto, in occasione delle celebrazioni per il centocinquantesimo anniversario dellunit dItalia; e prima an-
cora, Carosielli e i suoi coristi si sono esibiti in Svizzera e a Prato, dove risiedono due delle pi grandi comunit di faetani emigrati. Non solo balli e canti, per. La comunit francoprovenzale di Celle e Faeto ha anche il suo giornale, Il Provenzale, nato nel 1969 e diretto da Aldo Genovese, Il giornale , stampato in 1.500 copie a gennaio e agosto, viene diffuso direttamente dai suoi collaboratori- spiega Nicola Pastore, uno dei redattori-. Da questanno ci sar anche la versione
online , con larchivio dei numeri cartacei. Pi della met delle copie viene spedita allestero dove risiedono gli emigrati faetani a Cleveland e Bridgeburd. Purtroppo, afferma Genovese, sono sempre di meno quelli che ritornano durante lestate. Mi ricordo che grazie al cambio favorevole euro-dollaro, venivano qui anche i faetani dall America. Ma ora, con la crisi e laumento delle spese, noto che perfino gli emigrati in Germania stentano a tornare qui, figuriamoci gli americani.
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Saldo nati-morti 2011 * dati Censimento forniti dallUfcio Anagrafe di Faeto in via provvisoria